Sel chiede al Senato di “congelare” il componente
antimafia dopo le dichiarazioni choc dell’ex
assessore Nicolò Marino
A PAGINA 16
Marco Taviano
Beppe Lumia
Rifiuti, «sospendete Lumia»
Taviano, la strada della felicità
Ballerino, percussionista, circense. A tu per tu
con uno dei più grandi artisti di Messina.
Che ora regala “sogni” ai bambini
A PAGINA 34
ANNO XXI Numero 43
14 NOVEMBRE 2014
SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO
POSTALE A REGIME
SOVVENZIONATO 45% (ME)
EURO 1,50
EMERGENZE/ MESSINA
L’assessore al Comune di Messina, Nino Mantineo
SETTIMANALE DI POLITICA, CULTURA, ECONOMIA
Seviziato sociale
PALAZZO ZANCA ASSALTATO DAI PRECARI. MANCANO I FONDI
PER L’ASSISTENZA. L’ASSESSORE MANTINEO NELLA BUFERA
14 Novembre 2014
il punto
EDITORIALE
L’ultimo
commissario
PROVIAMO A immaginare per un
attimo la Sicilia di oggi, se non ci
fosse stato fino a ieri il prefetto
coi baffetti che da via Camporeale
a colpi di machete ha
vivisezionato metà delle
finanziarie prodotte prima dal
governo Lombardo e poi dal
governo Crocetta.
Metà delle leggi, secondo il
prefetto Carmelo Aronica che sarà
ricordato come l’ultimo
commissario dello Stato in Sicilia,
avevano due pecche: se non erano
incostituzionali, non avevano
copertura finanziaria. E viceversa.
Ora questo controllo, come
succede in tutte le altre regioni,
sarà affidato al ministro degli
Affari regionali, che potrà
sollevare conflitto di competenza
per un conflitto postumo sulle
leggi.
Quello del commissario dello
Stato in Sicilia è un problema
vecchio di 50 anni: ha sostituito la
figura dell’Alta Corte, prevista
nello statuto siciliano che ha
rango di costituzionalità.
Per scoprire questo arcano e
scrivere una ordinanza, a firma di
un giudice siciliano, Sergio
Mattarella, sono passati
cinquant’anni. Mezzo secolo.
Perché lamentarsi poi sull’articolo
37 e 38 dello Statuto, a proposito
del gettito fiscale dell’Isola. Fra
cinquant’anni potremmo scoprire
che questa Isola non è stata
scippata solo da un manipolo di
politici "arruffoni&arraffoni", ma
anche da interessate distrazioni
nazionali: anziché fare valere i
diritti dello Statuto giudici e
politici hanno sonnecchiato in
due modi: calpestando lo spirito
dello Statuto e della Costituzione
da una parte e allungando la
coperta finanziaria, piano piano,
dalla parte dello Stato.
Un tram chiamato discrezionalità
DI
DOMENICO BARRILÀ
IL GRAVE EPISODIO delle percosse all’addetto
Atm, che pretendeva di controllare il biglietto ad
alcuni passeggeri, potrebbe essere attribuito al
caos quotidiano di una città mediamente
popolosa, Messina è la 13^ città italiana per numero di
abitanti, ma non pare l’angolatura giusta. Il difficile rapporto di
noi messinesi col costo dei servizi, pubblici o privati che siano,
è cosa antica, riflesso di variabili culturali e di endemica
mancanza di danaro, aggravatasi parecchio negli ultimi tempi.
Chiedere ai dirigenti del Messina calcio, che si ritrovano stadio
e casse vuoti, e sono a rischio di abbandono. Se tutti se ne
stanno a casa a vedere la partita gratis su Sportube il calcio
chiude. Ora, premesso che esiste una percentuale fisiologica di
“portoghesi” in ogni comunità, in riva allo Stretto il fenomeno è
ipertrofico perché la predetta miscela di problemi economici e
culturali è sempre più difficile mettere sotto governo. I due poli
si contagiano a vicenda, e quello economico si amplifica a vista
d’occhio trascinando con sé anche l’altro. Un euro, quando non
possiedi nulla, è una risorsa da proteggere, ma se tutti
proteggono la loro monetina non ci saranno più tram. Cercare
di salvarsi da soli è l’inizio della fine. L’ultima volta che sono
salito sul tram a Piazza Cairoli diretto verso Sud, il mio
biglietto è stato uno dei pochi a sentire il rumore
dell’obliteratrice, malgrado il mezzo fosse pieno zeppo. Alcuni,
i più timorosi, tenevano in mano il biglietto pronti a immolarlo
nel caso si fosse materializzato il controllore. Altri, più
sfacciati, la maggioranza, non si ponevano neppure il
problema. Due ragazzi sulla ventina avevano colto la mia
sorpresa, “Siamo studenti universitari, veniamo da un’altra
provincia, all’inizio timbravamo, poi ci siamo sentiti un poco
fessi e abbiamo seguito l’onda”. A bordo c’era un controllore,
s’intratteneva amabilmente con i passeggeri, parlando d’altro.
L’esercizio della controlleria poteva turbare il clima
cameratesco. Date le premesse, per alcuni può diventare
persino logico malmenare un addetto che si permette di
Caporedattore: Graziella Lombardo Vicecaposervizio: Daniele De Joannon In redazione: Gianfranco Cusumano, Alessio Caspanello, Michele Schinella Segretaria di redazione: Rossana Franzone, Rosa Lombardo, Francesco
Pinizzotto. Editore: Kimon scrl, via San Camillo, 8 Messina. Tel. 090 9430208
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centonove
SETTIMANALE REGIONALE
DI POLITICA CULTURA ED ECONOMIA
Direttore responsabile
Enzo Basso
Garante del lettore: Attilio Raimondi
centonove pagina 2
chiedere il documento di viaggio. Certi comportamenti non
nascono però dall’oggi al domani, ma sedimentano con la
lentezza dei grandi periodi geologici e finiscono per cambiare
di segno, trasformandosi in diritti. Quando ero piccolo non
poteva sfuggire nessuno, c’era il bigliettaio a bordo, si pagava e
basta. Per automatizzare certe procedure bisogna prevedere
controlli severi e fare in modo che tra controllore e controllato
vi sia una giusta distanza, che escluda complicità. Da noi
questo è impossibile, siamo tutti amici. E faciloni. Chi esercita
una qualsiasi funzione sociale, soprattutto se di controllo, si
carica come una pila del potere che ne deriva, e lo esercita,
godendone. In mancanza d’altro.
Negli anni Sessanta, io ero un bambino e il Messina era in serie
A, le maschere dello stadio (quelle che oggi chiamano gli
steward) rappresentavano la più alta autorità cittadina,
bastava un loro sguardo e gli amici entravano a sbafo.
Naturalmente la maschera che riceveva il favore dai colleghi,
poi lo restituiva agli stessi, così le gratuità si moltiplicavano.
Noi siamo malati di discrezionalità. Tempo fa mi trovavo in una
cittadina della Sicilia Centrale, prima che iniziassi la mia
conferenza mi è stata offerta una granita ai tavolini di un bar
nella via principale. Le auto erano parcheggiate tutte in
seconda fila. Ad un certo punto arriva il vigile e comincia a
fischiare verso le finestre e i balconi. Mi aspetto una babele di
multe, ma il mio interlocutore mi mette l’anima in pace: “Non
ci sarà nessuna multa dottore, il vigile è amico di tutti, fischia
solo per avvisare che lui è passato e che possono stare
tranquilli”. Una recita, niente di più niente di meno, che finirà
per distruggerci, ma persino in quei momenti, da inguaribili
romantici, ci compiaceremo della nostra singolare capacità
discrezionale e per la popolarità che deriva dal suo esercizio
magnanimo (tanto, i soldi sono della collettività, quindi di
nessuno). I risultati sono splendidi, possiamo ammirarli tutti i
giorni. Certo, non ancora per molto, ma quello che resta è
sufficiente per divertirsi un mondo.
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Questo periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana
14 Novembre 2014
riservato
IL CASO. Dietro le dimissioni del manager di Sant’Agata, la richiesta di rinvio a giudizio con l’accusa di aggiotaggio per la Risanamento Spa
Gruppo Enel, Mancuso “spegne” l’incarico
MESSINA. Un amministratore a tempo
Salvatore Mancuso, il manager venuto da
Sant’Agata Militello che gestisce il Fondo di
investimento Equinox. Una nota del gruppo
Enel, in coincidenza con la presentazione
dei risultati del gruppo, ha informato che
per “motivi personali” il finanziere ha
rassegnato le dimissioni dal cda. In verità
dietro il “bel gesto” c’è la richiesta di rinvio
a giudizio che il sei novembre scorso il gup
di Milano Roberta Nunnari ha avanzato con
l’accusa di “aggiotaggio e ostacolo alle
attività di vigilanza”, oltre che per Salvatore
Mancuso, anche per l’immobiliarista Luigi
Zunino. Ad avviso degli inquirenti, due
comunicati stampa diffusi nel 2009,
avrebbe dato false informazioni al mercato
a proposito della società Risanamento, in
merito alla ristrutturazione della
esposizione bancaria del gruppo, quotato
in borsa. La prima udienza al Tribunale di
Milano per Mancuso è fissata il 16 gennaio
prossimo. E siccome il colosso elettrico ha
adottato la “causa di onorabilità”, richiesta
dal Ministero del tesoro, per le società
partecipate, che prevede la decadenza dalle
cariche amministrative in presenza di un
rinvio a giudizio per reati finanziari o
tributari, ecco spiegata “l’indisposizione”
personale.
I giudici ritengono Mancuso
l’amministratore di fatto della società
Risanamento spa. La società di Zunino è
finita prima nell’occhio del ciclone per
ASL MESSINA
Dissesto da 30 milioni
Macchinari inutilizzati nel mirino
MESSINA. Michele Vullo, consultato
dalla società di revisione Deloitte, non
ha avuto esistazioni: "radiografate tutto
e consegnatemi cifre e analisi correlate".
Ma non è escluso che il manager, oggi
sulla graticola per la contestata ipotesi
di fusione tra Ospedale Piemonte e
Centro Neurolesi, decida che la
destinazione del documento finanziario
"sullo stato di salute" della Asl di
Messina non abbia come tappa dovuta
solo l'Assessorato alla Sanità, soggetto
al piano nazionale di rientro, ma anche
la Procura della Repubblica. Il ceck-up
dei conti fa schizzare infatti il buco
finanziario della Asl a trenta milioni di
euro, il più alto della Sicilia. E nella
descrizione della cause del "dissesto"
non ci sono solo "le quote differenziali"
per in servizi resi, ma una serie di
vicende come i macchinari acquistati per
le sale di rianimazione del Papardo,
scandalosamente inutilizzati. Altro
record negativo di Messina: la più alta
cifra nazionale in termini di spesa-pro
capite per i farmaci.
Salvatore Mancuso
alcune edificazioni sospette nell’area di
Sesto San Giovanni, polo industriale
sottoposto a politiche di risanamento”
urbanistico, senza le dovute bonifiche
ambientali: ad avviso dei giudici sotto gli
edifici del Gruppo sarebbero nascoste
scorie industriali nocive per le persone e
l’ambiente. Segnalato da Mancuso, per un
periodo nel cda di Risanamento è stato
presente anche l’avvocato messinese Luigi
Ragno, da sempre vicino, alle posizioni
dell’ex ministro della Difesa di An, Ignazio
la Russa. L’inchiesta e l’improvvisa bolla
immobiliare legata ala crisi, hanno stretto
nella morsa delle banche il gruppo
Risanamento. Due settimane fa sono stati
ceduti immobili di lusso del gruppo, nel
centro di Parigi, per l’importo di un
miliardo e mezzo di euro. La grana
Risanamento per Mancuso si
aggiunge al “pessimo” affare Alitalia,
nella cui compagine societaria il fondo
figurava, rappresentato nella carica di
“vice” di Colaninno, proprio dal
finanziare di Sant’Agata. Per una serie
di singolari coincidenze Colaninno è
ora l’imprenditore che gestisce a Novi
Ligure i cantieri Rodriquez, la prima
società siciliana quotata in borsa,
quando amministratore delegato era
proprio Salvatore Mancuso. Ad
affiancarlo nella guida della società
che brevettò i primi aliscafi alati, utili
anche al pattugliamento di altura, era
allora il direttore generale Gateano
Miccichè, fratello del forzista
Gianfranco, oggi capo del corporate
di Banca San Paolo. A controllare i
conti della Rodriquez, per volontà del
finanziere Carlo De Benedetti che
aveva investito nella Rodriquez fondi
del Credito Romagnolo, allora era
Corrado Passera, ex ministro dello
Sviluppo economico. Rodriquez fu
ceduta al gruppo Cameli-Gerolimich e
finì nel mare magmum di debiti del
gruppo genovese : 1200 miliardi di
vecchie lire. Da allora Mancuso spiccò
il volo verso i lidi della Finanza,
specializzandosi nel “leverage by
out”, lo spezzatino delle aziende.
SOMMARIO
PRIMO PIANO
6/8. Disservizi sociali
Esplode la protesta a Messina. Mantineo nel ciclone
Richiesta di tutela per il maestro della Street art
22. Nebrodi, i custodi della frutta
Parco e istituti agrari per salvare le colture dimenticate
POLITICA
9. Aronica, l’ultimo commissario
La Consulta mette in soffitta il rappresentante dello Stato
10. Province, commissari nel limbo
L’Ars consente la proroga dei funzionari
11. Zuccarello... amaro
L’outsider di Palazzo Zanca sul destino del Pd
12. Leanza Speedy Gonzales
Il leader catanese crea un nuovo gruppo all’Ars
ECONOMIA
23. «Ammirati arabi»
Dalla Perla Jonica di Acireale al Brand Italy a Doha
24. Euro, disastro da archiviare
Tre Exit strategy per uscire dalla crisi
25. La stabilimento in...Grifa
La società pronta a produrre mini car a Termini
SICILIA
13. Università, elezioni col “vizio”
L’Ateneo di Messina al voto
14/15. Gli avvocati azzeccaparcelle
Dovrebbero difendere il Comune di Messina, ma rischiano di essere solo una spesa in più. Ecco perchè
16. Rifiuti, «sospendete Lumia»
Sel chiede di congelare il componente antimafia
17. Pagliara, torrente di Metallo
Maxi inchiesta sull’inquinamento del greto-discarica
18. Pesca, all’ultima spiaggia
Bando da 22 milioni. Ma il settore non risponde
19. Sbaracco, ma con interrogativo
Il Comune compra case per sbaraccare Fondo Fucile
20/21. Blu, alla ricerca di un vincolo
POSTER
27. Horcynus, Tunisia mon amour
Focus sul cinema arabo a Messina
28. Se la tuma va al trotto
Formaggi d’arte a Montalbano
34. Taviano, la “strada” della felicità
A tu per tu con l’artista messinese
RUBRICHE
4-5. Settegiorni
26. Qui Europa / Consumatori
26. Consulenti
30/31. Libri/La Classifica/Lacerti di Letture
32/33/36. Teatro 37. Rubriche
38-39. Lettere & Commenti
38. Qui Scuola / Heritage / Ecologia
39. Eliodoro / 150 Parole da Palermo
39. Antibuddaci / Animal House
centonove pagina 3
TOP SECRET
COMUNE DI MESSINA
Partecipate, raggiro
in vista per la mobilità
MESSINA. Far validare dall'Ufficio
provinciale del Lavoro il piano
della mobilità "interaziendale"
delle aziende "direttamente e indirettamente controllate dal Comune di Messina" di cui alla
legge 27 marzo 2013 e sanare
così tutte le incongruenze di
legge. E' la furbata consigliata
alla giunta, per superare le evidenti e illegali forzature, soprattutto sulla società Feluca, sui
profili dei dipendenti da mandare in mobilità varata nella delibera n.760 della giunta Accorinti
del 9 ottobre scorso. La deliberà è
sprovvista del parere di regolarità contabile.
CONSORZIO AUTOSTRADE
Regione decisa: contratto
regionale ai dipendenti
PALERMO. Il capo gabinetto dell'assessorato alle Infrastrutture
Mario La Rocca è categorico: "Ai
dipendenti del Cas, il consorzio
autostrade siciliane si applica il
contratto regionale". Una posizione netta, considerato il controllo che l'assessorato svolge
sull'ente strumentale della Regione. Ora i sindacati, piuttosto
che il rinnovo del contratto nazionale, dovranno vedere come
comporre il possibile contenzioso sulle maggiori somme finora incassate dai dipendenti.
NOMINE
Procura di Palermo
La bilancia pende per Lari
PALERMO. Il procuratore capo
Messineo è andato in pensione.
Ma si fa sempre più difficile per
Guido Lo Forte, oggi capo della
Procura a Messina già designato
dalla commissione incarichi direttivi del Csm, la nomina a capo
della Procura di Palermo. La
nuova composizione del plenum
del Csm ha visto perdere un consigliere a Unicost, la corrente di
Lo Forte, e guadagnare un consigliere a testa ad Area, la corrente di Sergio Lari, procuratore
di Caltanissetta e ad Eurojust, la
corrente dell'altro magistrato in
corsa, Franco Lo Voi. La bilancia
dei voti, con il supporto di magistratura democratica, ora pende
a favore di Lari. A complicare la
nomina di Lo Forte, anche il richiamo di Napolitano sul numero di protocollo riservato agli
uffici sguarniti di guida: Palermo
figura al quindicesimo posto.
14 Novembre 2014
settegiorni
SOCIETÀ
CHI SALE
Paolo Mazza
MESSINA. Nella classifica nazionale dei prodotti ad origine controllata che hanno
un a corsia prefererenziale
per Expo Milano a conquistare il palmares per la provincia di Messina è la "Pagnotta alla disgraziata". Con
tanto di citazione sulla Gazzetta Ufficiale: onore a Don
Minicu.
Umberto Bonanno
MESSINA. L’ex presidente del
consiglio comunale di Messina è stato assolto nel processo che lo vedeva imputato
per un concorso a Medicina
del Lavoro. Assoluzione per
tutti gli accusati: l’ex rettore
Franco Tomasello, l’ex presidente della Provincia Nanni
Ricevuto, l’ex direttore sanitario Giovanni Materia, il docente Carmelo Abbate, il medico Concetto Giorgianni e la
ricercatrice Giovanna Spatari.
Mario Cavaleri
MESSINA. "Chi ha detto
che i giornali non servono
più?". Il notista politico
della Gazzetta del Sud giovedì mattina, sotto la
pioggia battente di via Garibaldi, ha utilizzato il suo
quotidiano a mò d'ombrello a scivolo, prima di
conquistare, tutto gocciolante, l'ingresso del bar
Doddis per il consueto
caffè mattutino.
Don Giuseppe Trifirò
MILAZZO. Il combattivo
prete di Archi non perde
la sua verve: ha scritto una
dura nota al presidente
Crocetta per fare ritirare la
convenzione sottoscritta
dal commissario della Provincia Filippo Romano con
la Terna per diffondere la
cultura dell'elettrodotto
nelle scuole, rilevando:
"Non abbiamo bisogno di
questi steli...".
Nino Frassica
MESSINA. L’attore messinese
e la sua esuberante comicità
nel libro “La mia autobiografia (70% vera e 80% falsa)”.
Sarà presentato alla libreria
Ciofalo lunedì 17 novembre
ore 18, con la presenza in libreria di Frassica, che saluterà i lettori e firmerà le copie del libro”.
Messina, gli eventi della Giornata Mondiale per la Convenzione Onu
CONSORZIO AUTOSTRADE
In corte d’appello la battaglia
legale sul caso Pintabona
MESSINA. Va avanti in Corte d’appello la
battaglia legale dei figli di Olivia Pintabona
contro l’ex assessore regionale Patrizia
Valenti, Carmelo Torre, Angelo Paffumi e
Giuseppe Faraone per il mancato
conferimento dell’incarico di direttore
generale del Cas nel 2005. Dopo
l’assoluzione dei quattro a cui erano
contestati i reati di abuso d’ufficio e
omissione d’atti, è stata infatti accolta la
richiesta d’appello del legale Aurora
Notarianni, con la prima udienza fissata
davanti alla II sezione del Tribunale il
prossimo 25 febbraio. Oltre una ventina le
pagine i cui i figli di Olivia Pintabona e
l’avvocato Notarianni ribadiscono
molteplici vizi, mancate analisi e scarso
approfondimento dei fatti riscontrati
durante il primo grado. La vicenda, come si
ricorderà, riguarda in parte la nomina a
direttore generale del Consorzio
dell’ingegnere Vincenzo Pozzi, per cui Nino
Minardo, ex presidente del Cas e Felice
Siracusa, ex dirigente dell’area tecnica sono
stati già condannati ad otto mesi di
reclusione con sentenza definitiva emessa
dalla Cassazione lo scorso agosto. La Corte,
nel filone contro l’ex assessore regionale
Valenti, accogliendo la richiesta d'appello,
tra l'altro ha confermato che “l'esercizio
distorto della discrezionalità
amministrativa, che produce un ingiusto
danno, integra sempre il reato di abuso
d'ufficio sottolineando il rilievo dell'art. 97
della Costituzione come norma diretta ad
evitare favoritismi e discriminazioni".
TIZIANA CARUSO
MESSINA. L'Osservatorio per i diritti dell'infanzia "Lucia Natoli" organizza il III Concorso
di disegno e fotografia "Un Arcobaleno dei Diritti", rivolto agli Istituti Comprensivi di I e
II grado messinesi. In occasione della Giornata mondiale che ricorda la Convenzione Onu
per i diritti dell'infanzia, anche quest'anno l'Osservatorio dà appuntamento, per ribadire
l’importanza di questo tema giovedì 20 novembre, dalle 9.30, presso il Salone degli
Specchi della Provincia Regionale di Messina. Nel pomeriggio, invece, nel Salone delle
Bandiere di Palazzo Zanca verrà presentato dalla Fimp Messina il volume “Storie, fiabe e
favole in libertà” frutto di un progetto-concorso rivolto ai bimbi delle scuole messinesi.
Giochi da tavolo Habro, così la manifestazione a Messina
MESSINA. Messina scelta da Hasbro, azienda leader nella produzione di giochi da tavolo,
per la quarta edizione della “Settimana del gioco in scatola”, manifestazione che vedrà
competere altri 50 comuni dello Stivale per aggiudicarsi il titolo di “città più giocosa
d’Italia” e vincere una ludoteca aperta a tutti i cittadini. L’evento a Messina sarà
organizzato da un network di associazioni giovanili che per una settimana allestiranno
vere e proprie stanze del gioco, in cui bambini, ragazzi e adulti potranno intrattenersi
gratuitamente con oltre una cinquantina di giochi messi a disposizione dalla Hasbro. Il
numero di sfide a Taboo, Indovina Chi, l’Allegro Chirurgo o Trivial Pursuit consentiranno
alla città di accumulare punteggio e provare a donare uno spazio dedicato al gioco alla
città. Si inizia a giocare sabato 15, dalle ore 10 alle 21, nell’androne di Palazzo Zanca;
domenica 16, dalle 10 alle 22, alla Feltrinelli Point, in via Ghibellina n. 32; lunedì 17, dalle
16.30 alle 21, al Neverland Park, in via Consolare Valeria, SS 114; mercoledì 19, dalle 10 alle
20, e giovedì 20, dalle 10 alle 13, nel Centro di Aggregazione Giovanile, in via S.
Quasimodo, a Villafranca; sabato 22, dalle 10 alle 13, al Collegio S. Ignazio e al Palacultura
Antonello; domenica 23, dalle 10 alle 21, al Palacultura Antonello.
MESSINA. Il processo per il fallimento dgli storici cantieri navali
Bancarotta Smeb, fioccano le condanne
MESSINA. Concluso il processo in primo grado, dopo otto anni dall’inizio
dell’inchiesta avviata a seguito del fallimento dei cantieri navali Smeb nel 2003 e
altre due società la Fenice compagnia di assicurazione spa e la Sirio srl. Imputati
Lorenzo Lo Verde, Lorenzo Bissoli, Sebastiano Costanzo, Antonio De Simone,
Pippo Isgrò, ex assessore comunale alle politiche del mare, Carmelo Russo,
amministratori della Smeb, i due membri del collegio sindacale Luciano Visintini
(ormai deceduto) e Giuseppe Galeano ed il dipendente Giuseppe Tonnarello.
Tutti sono accusati di bancarotta fraudolenta, documentale, preferenziale e per
distrazione, ipotesi contestate a vario titolo. La sentenza emessa dalla prima
sezione penale del tribunale, presieduta dal giudice Eliana Zumbo e composta
dai colleghi Eugenio Fiorentino e Monia De Francesco, ha condannato a pene
che vanno dai 7 anni di reclusione per l’ex amministratore delegato Renzo
Bissoli ai tre anni inflitti all’ex assessore Pippo Isgrò. Condannati anche Costanzo
a 4 anni, De Simone a 4 anni e 4 mesi, Galeano a 4 anni, Lo Verde, a 4 anni,
Russo, 4 anni e 4 mesi. Prescritto invece il capo d’imputazione per Tonnarello.
CONVEGNI. A Villafranca l’incontro sul 9 novembre di 25 anni fa che sancisce la nascita della Germania unita
Muro di Berlino, quel crollo che cambiò il mondo
MESSINSA. “25 anni fa il crollo che cambiò
il mondo”, è stato questo il tema centrale
del convegno a memoria della caduta del
muro di Berlino organizzato nella mattina
dello scorso 8 novembre presso l'aula
consiliare di Villafranca Tirrena. Dario
Caroniti, docente di Storia delle Dottrine
Politiche dell'Università di Messina, ha
coinvolto con la sua relazione i giovani
studenti intervenuti all'appuntamento
grazie alla partecipazione dell'Istituto
Comprensivo Villafranchese,
rappresentato per l'occasione
dall'insegnante Gianfranca Alessi.
L'incontro è stato moderato dal
consigliere comunale Antonino Costa ed
aperto dai saluti del sindaco Matteo De
Marco che come sempre si è detto
“pronto ad abbracciare simili iniziative di
senbilizzazione”. Il “crollo” del Muro di
Berlino, avvenuto 9 novembre 1989,
sancisce la nascita della Germania unita ed
Una foto che ritrae le prime picconate
simbolo della caduta del Muro di Berlino
centonove pagina 4
è considerato il simbolo della fine dei
regimi comunisti in Europa. Per molti
giovanissimi quel simbolo della
“divisione del mondo”, che tagliò in
due la città di Berlino per 28 anni è
solo carta, nei libri, nelle foto. Proprio
per questo è nata l'idea di confrontarsi
sul tema grazie all'organizzazione
dell'associazione Villafranca Giovane,
presieduta da Gabriele Maimone. Per
l'occasione i ragazzi hanno realizzato
anche dei cartelloni e dei lavori
“articistici” messi in mostra proprio
all'interno dell'aula consiliare. Al
convegno hanno preso parte inoltre
l'assessore comunale alla Cultura
Gianfranco Ammendolia, la presidente
della sezione Fidapa di Venetico
Rosalba Rantuccio, i presidenti delle
associazioni Villafranca Villafranca,
Letizia Bonanno, e Pro Loco, Antonio
Domenico Bonaccorso.
settegiorni
CATANIA. L’iniziativa di Antonio Presti
INIZIATIVE
Il Rito della luce illumina 50 scuole
CATANIA. "Tutto comincia con la luce,
elemento spirituale di energia nuova e
pura, linfa vitale che rischiara gli
animi. Di luce siamo e viviamo, grazie
ad essa ci rigeneriamo ciclicamente, o
meglio, ritualmente seguendo una
linea circolare che infonde rinascita.
Questo è il viaggio del Rito della
Luce". Lo ha affermato il mecenate
Antonio Presti, ideatore del Rito della
Luce e presidente di Fiumara d'Arte,
presentando la nuova edizione che si
terrà nelle scuole Vespucci-CapuanaPirandello e Sante Giuffrida di Catania
dal 18 al 21 dicembre prossimi. "In
una parola rigenerazione della
conoscenza - ha osservato Presti - dei
valori e della coscienza partendo dai
luoghi della cultura, le scuole, la cui
sacralità va ritrovata e custodita.
Quest'anno tutto il mondo scolastico
sarà al centro del Rito che lo innalzerà
a luogo centrale della società. Qui
abbiamo trovato casa". Sono oltre 50
le scuole della città che hanno aderito
al Rito della Luce e che sono già a
lavoro per guidare gli studenti in un
percorso di "rigenerazione dei valori"
per uscire dal buio del consumismo,
della mediocrità e dei finti ideali. In
fondo il rito è in tutto - ha continuato
Presti - è nella scelta di una scuola
diversa ogni anno che rappresenta di
fatto una semina e un investimento
sul futuro; è quando gli artisti
rigenerano altri artisti coinvolgendoli
nell'evento; è nella continuità
temporale del progetto con l'auspicio
che un giorno possa vivere di luce
propria. La nostra è una macchina di
bellezza e valori che ha bisogno
dell'impegno e della partecipazione di
tutti, della città e di chi la vive". Con
questo spirito nasce l'Associazione "Rito
della Luce" che i visitatori, per
autofinanziamento e continuità del
progetto, potranno sostenere durante la
manifestazione con il contributo minimo
di 1 euro.
ROCCALUMERA. Progetto solidale di “E Berta...filava”
La sciarpa più lunga d’Italia
ROCCALUMERA. Attualmente è lunga un chilometro e larga
35 centimetri. L’obiettivo è di fare la sciarpa più lunga del
mondo. Non si tratta di puro esibizionismo ma di un progetto
solidale, “Pontelana” dell’associazione “E…Berta Filava”.
Vogliono tenere in vita lo “smista usato” dopo avere ricevuto
lo sfratto dal comune da un locale che nei programmi
avrebbe dovuto ospitare l’archivio comunale ma che rimane
chiuso. In prima linea oltre 40 donne giovani e anziane che
“sferruzzano”centinaia di gomitoli di lana per realizzare la
sciarpa più lunga d’Italia e raggiungere un vero e proprio
Guinness dei primati. Il record attuale nel Guinness è di 3,2
chilometri. In paese si è scatenata una vera e propria gara di
solidarietà e in tanti consegnano vecchi maglioni e gomitoli
di lana. L’Associazione ogni giorno si impegna ad aiutare gli
indigenti che giornalmente, grazie all’attività dello smista
usato, riescono a trovare abiti,
scarpe e piccoli elettrodomestici
donati dai volontari. Per invogliare
le tante donne a continuare la
missione “Pontelana”, Teresa
Brancato, presidente
dell’associazione, ha messo in palio
decine di premi a chi realizza il
metraggio più lungo. Al momento il
record è detenuto da Sonia Pulitati,
40 anni che ha realizzato ben 146
metri di sciarpa, mentre Gabriella
Esposito ne a fatto 126 metri.
Teresa Brancato
(Giuseppe Pistone)
Notte del vino a Gesso
MESSINA. "La Notte del vino
all'antico Casale di Tramontana"
con degustazioni, poesie e musica
popolare, si svolgerà domenica 16
novembre al villaggio messinese di
Gesso. L'appuntamento è stato
voluto dall'associazione "Gesso la
Perla dei Peloritani", dal Circolo
Giovani e Volonati delle Acli,
dall'associazione Kiklos e dal Museo
Cultura e Musica dei Peloritani. Già
a partire dalle 9,30 è previsto un
raduno di cavalieri a borgo Croce
per una passeggiata a cavallo lungo
le vie del villaggio ed a conclusione
delle esibizioni equestri in Piazza
Sant'Antonio, dove dalle 13 si potrà
desgustare vino novello, castagne e
pane con salsiccia. Visite guidate
durante l'arco della giornata (10,30
e 15) all'antico palmento di Nino
Gnazio ed al Museo di Musica
popolare. Alle 16 rappresentanza di
"Pescatori di San Nicola" sfilerà con
il caratteristico Carromatto ed
inscenerà la tradizione raccolta
della legna che servirà per il
Bamparizzu di Villafranca. A seguire
proiezioni di documenti e filmati
d'epoca relativi alla vendemmi ed
alla pigiatura dell'uva,
intrattenimento della "Compagnia
delle Serenate" di Galati Mamertino
con Totò Franchina, Franco Russo e
Salvatore Pratella, versi dialettali
con il poeta Pippo Bonaccorso e
l'organetto di Paolo Scaltrito. A
conclusione delle attività, seconda
degustazione presso lo slargo
antistante il Museo.
ROSA E NERO
E’ morta la signora Puglisi Marchese
MESSINA. Si è spenta la signora Anna Puglisi Allegra Marchese,
suocera della nostra collega Sonia Padalino. Alla famiglia, in
particolare al figlio Maurizio con Sonia, l’affetto e l’abbraccio del
direttore di Centonove e di tutta la redazione.
Lutto in casa Carbonaro
MESSINA. Si sono svolti ieri i funerali alla Chiesa delle Grazie di
Gravitelli Superiore di Mariano Carbonaro, 90 anni, papà del
capo di gabinetto della Provincia di Messina, Nino. Alla famiglia
Carbonaro le condoglianze di Enzo Basso e della redazione di
Centonove.
Faro commemora Antonino Alessi
MESSINA. Iniziative commemorative dei caduti nelle due guerre
mondiali a Faro Superiore grazie l’associazione “I Faresi”. Nel
corso delle celebrazioni è stato ricordato Antonino Alessi,
giovane Carabiniere originario del Villaggio di Faro Superiore,
medaglio di bronzo e d’oro al valore militare ottenuta durante
la campagna d’Etiopia. All’eroico Carabiniere, prossimamente,
grazie all’impegno dell’Associazione “Il Lanternino”, sarà
dedicata una via del Villaggio nella zona delle nuove costruzioni.
E’ di Belmonte il nonno più giovane d’Italia
BELMONTE MEZZAGNO. Il meccanico palermitano Salvatore
Pizzo, 33 anni, è dal 5 novembre, da quando la figlia Giorgia ha
partorito la piccola Sharon, il nonno più giovane d'Italia. Il
meccanico, che si divide tra Palermo e Taranto, dove lavora, ora
ha assicurato una maggiore presenza in Sicilia.
centonove pagina 5
14 Novembre 2014
SCENDI
Rosario Crocetta
PALERMO. Il presidente della
Regione si è beccato una vera e
propria lezione di stile dal
nuovo assessore all'economia,
Alessandro Baccei: anzichè l'autoblù andrà in giro con la sua
Panda. Un esempio da seguire
per tanti politici siciliani. A
mantenere alta la media resta
comunque il governatore che
di autoblù, anche blindate, ne
ha a disposizione cinque.
Maurizio Lupi
ROMA. Il Ponte sullo Stretto?
Andrebbe fatto, mancano solo
i soldi…Nonostante siano state
fatte decadere le conessioni,
dopo anni e anni di sprechi, ancora c’è chi, come il ministro
per le infrastrutture che rilancia
l’idea Ponte. Che ha prodotto
solo milioni di euro al vento e
un maxi-contenzioso, a campata unica.
Michele Limosani
MESSINA. Dopo la sconfessione sui rapporti tra Università di Messina e aree-metropolitane arriva da parte del
Rettore Pietro una nuova presa
di distanza "fisica": l'economista è stato trasferito quale prorettore dalla stanza attigua a
quella di Navarra a quella più
remota del rettorato.
Peppe Maimone
MILAZZO. L’ambientalista ha
dovuto cedere al peso delle
maldicenze sulla bontà delle
sue battaglie. Il presidente dell’Adasc, infatti, ha dovuto chiedere una certificazione ufficiale
alla Raffineria di Milazzo nella
quale si legge che non solo non
ha mai presentato un curriculum, ma che non ha mai tenuto
colloqui. A metterlo nero su
bianco Luca Franceschini, capo
del Personale della Ram.
Nicola Cucinotta
MILAZZO. Pur vincitore della
battaglia contro l'isola pedonale (ha annunciato che farà il
suo ingresso in via dei Mille a
cavallo della propria motocicletta), il consigliere comunale
di area genovesiana ha preso
una ramanzina dal senatore di
origini messinesi, Sergio Lo
Giudice. Parlando delle sue posizioni in merito ai diritti civili,
ha detto: «Se dovesse iscriversi
ad un gruppo consiliare in Europa, l' unico possibile sarebbe
la Lega Nord».
14 Novembre 2014
primopiano
Il lavoratore dei servizi sociali che ha minacciato il suicidio, mercoledi 12 novembre
MESSINA. Molta assistenza, qualità scarsa, costi elevati e personale male impiegato. Ecco la mappa
Disservizi sociali
Una settimana di fuoco, al termine della quale si trova la panacea: si continua fino a fine anno. E poi?
I confronti tra sindaco e giunta da un lato, sindacati e consiglio dall’altro. Che chiedono la testa di Mantineo
DI
ALESSIO CASPANELLO
MESSINA. Dieci giorni di scioperi ed
occupazioni di palazzo Zanca, una
minaccia di suicidio, bandiere sindacali
al vento, richiesta di dimissioni per
l’assessore Nino Mantineo, poi soldi
trovati e proroga temporanea per 15
giorni. Per i servizi sociali è stata una
settimana di fuoco. Al solito.
LA SOLUZIONCINA. Tre ore di faccia
a faccia serali, nel pomeriggio di
mercoledi 12, tra il sindaco Renato
Accorinti, Mantineo, il direttore
generale Antonio Le Donne ed il
consiglio comunale, ha partorito al
solito il cerotto da applicare alla ferita
già suppurata: 350mila euro da
prelevare dal fondo di riserva
garantiranno servizi e occupazione fino
a fine mese, poi quasi due milioni
saranno raccattati da Tasi (dopo che il
consiglio due milioni aveva votato di
non destinarli ai servizi sociali) e una
“aggiuntina” a mutui già contratti, il che
significherà ulteriori debiti, e il 2014 è
salvo. E il 2015? Ci sarebbero i bandi,
ma chissà. Prima però è necessario un
Nino Mantineo
passo indietro. E capire come i servizi
sociali siano arrivati a questo punto.
“Ma i Cag sono gestiti dai Cas o
appartengono al distretto 26?”. Ormai
orientarsi tra sigle, servizi, appalti e
cooperative è diventato impossibile
anche per gli addetti ai lavori, e il
settore negli anni si è incasinato così
tanto che praticamente ad ogni
scadenza delle proroghe, a palazzo
Zanca scoppia una guerra. E quindi?
Come funzionano i servizi sociali a
Messina? Funzionano molto. Ma male.
MOLTO, E MALE. Sette servizi per
dieci appalti, per un anno, con venti
milioni di euro per circa settecento
lavoratori. E’ la ricetta del comune di
Messina per i servizi sociali. Che servizi?
Palazzo Zanca offre assistenza
domiciliare a circa 300 anziani, servizio
espletato oggi da 131 operatori e gestito
dalla cooperativa Cesim. Poi c’è
l’assistenza domiciliare ai portatori di
handicap: 184 pazienti, una settantina
di operatori, gestione alla coop Alba. Il
servizio è “complementare” al trasporto
dei disabili, gestito dalla coop Progetto
Vita, svolto da 23 operatori e diretto ad
un numero imprecisato di pazienti.
“Comunque molti - spiega Francesca
Fusco, sindacalista dell’Orsa - visto che
i servizi comprendono
l’accompagnamento in ospedali, i
ricoveri in day hospital e la
riabilitazione”. Poi ci sono gli asili nido,
tre, in cui lavorano meno di venti
operatori (di 52 che erano nel 2012) per
quasi cento bambini: numeri ridicoli,
dato che a Messina, i bimbi fino a tre
anni che potrebbero usufruire di un
posto in una struttura nido sono poco
meno di diecimila. E infatti per i 94
posti, la lotta è serrata e la graduatoria
infinita. I Cag, terrificante acronimo per
“centri d’aggregazione giovanile” sono
invece cinque, ci lavorano 45 operatori
(nove per ogni centro, ma dal 2012 la
percentuale si è ridotta
considerevolmente) per assistere un
numero imprecisato di giovani in
difficoltà, e la loro gestione è affidata
SOLUZIONI
“Io farei così...”
L’”EX” CARONITI DIFENDE IL SUCCESSORE: “SETTORE NEL CAOS, MANCA
LA PROGRAMMAZIONE”. E SI TORNA A PARLARE DI VAUCHER
Dario Caroniti
MESSINA. “Non mi va di criticare l’operato di Nino
Mantineo, ci sono passato anche io e so che difficoltà si
incontrano”. Dario Caroniti, predecessore di Mantineo
all’assessorato ai Servizi sociali, concede elegantemente
l’onore delle armi, ma sull’argomento non si tira indietro.
“Ritengo sempre meglio programmare e non operare in
emergenza. Il che, a Messina, vuol dire passare a un sistema di
accreditamento e voucher: una serie di coop che garantiscono
standard e servizi, e l’utente decide a chi rivolgersi. Stai
sostanzialmente sul libero mercato, sceglie l’utente, ci sono
centonove pagina 6
risparmi e il servizio è migliore”. Facile a dirsi, ma a farsi? Io
non sono mai arrivato alla scadenza del contratto, sono
arrivato che era già espletato e sono andato via prima della
scadenza. Si era iniziato a discutere, oggi si è tornato indietro
- spiega l’ex assessore - ma non solo, sarebbe utile anche
differenziare il servizio: il personale di casa Serena, oltre al
servizio agli anziani, è assunto per altro. Ci sono cinque o
dieci dipendenti in una lavanderia per 50 persone, ci sono i
manutentori ed i giardinieri. Perchè non farli lavorare per
altri servizi comunali cambiando l’appalto? Ovviamente tutto
ciò non è possibile se si opera sempre in emergenza, senza
programmazione”. L’ipotesi vaucher era spuntata, tra le altre,
ad inizio anno. Un inizio anno in cui, per i servizi sociali, era
scoppiata una guerra tra la consulta comunale, assessore,
sindacati ed associazioni. Cittadinanzattiva, tra le altre, era la
più fervente promotrice del vaucher. Ipotesi che a Mantineo,
però, non è mai andata giù. Fino a oggi. (A.C.)
primopiano
14 Novembre 2014
FUTURO PROSSIMO
dal comune di Messina alle coop Lilium
e Cas, vincitrici delle gare dopo una
serie infinita di problemi (e già soggetti
gestori dello stesso servizio negli anni
precedenti). Dell’assistenza scolastica (la
corretta dicitura sarebbe assistenza
igienico-sanitaria e trasporto alunni
disabili) non si conoscono con
precisione nè utenti nè lavoratori: erano
rispettivamente 140 e 107 fino al 2012.
A gestire il servizio è la cooperativa
Genesi. E poi c’è Casa Serena.
CASA NON TROPPO SERENA. Lo
storico istituto di ricovero per anziani è
sulla graticola da due anni almeno. La
sua morte era stata decretata dal
commissario straordinario Luigi Croce
a fine 2012, e mese dopo mese è stata
evitata per il rotto della cuffia. Perchè?
La struttura è fatiscente e i lavoratori
sono troppi: quaranta effettivi, più
dodici in attesa di formazione,
praticamente tanti quanto gli anziani
ospitati, cinquanta. Ed è già “grasso che
cola”, dato che fino a poco tempo fa, a
casa Serena prestavano servizio in 101.
Già alla fine di marzo, ai cancelli della
casa di riposo di Montepiselli stavano
per essere messi i lucchetti, poi in
extremis, tirata per i capelli, la soluzione
è arrivata. temporanea. Perchè a giorni è
attesa una visita dei Nas, che
decideranno se tecnicamente la
struttura è a norma, “sanabile” o
irrecuperabile. Storicamente, a gestire
casa Serena ci pensa la cooperativa
Azione sociale. Il 2012 è stato l’ultimo
anno di “scialapopolo” con 104 unità di
personale e 98 anziani ospiti: ciascuno
di essi costava, al mese, 3242 euro più
la compartecipazione. Ma cosa è
successo nel 2012?
LA MANNAIA. Dal 2013, la legge ha
spiegato che gli incassi avrebbero
dovuto coprire il 36% della spesa. Un
disastro, in un settore, quello dei servizi
sociali messinesi, che offre una
moltitudine di servizi ad una
moltitudine di aventi diritto, con
copertura dei costi che nel migliore dei
casi arrivava al 20%. Nel settore degli
asili nido, per esempio, la copertura per
legge del 36% del milione e 300mila
euro dei costi del servizio del 2012, ha
significato niente più esenzioni per chi
già non poteva permettersi nemmeno
tre pasti caldi sulla tavola. Come si è
ovviato? Non si è ovviato. Se non con la
salvaguardia dei posti di lavoro, ma a
scapito dei servizi.
EMILIA ROMAGNA, SCANSATI.
Una cifra dovrebbe far riflettere: per
anni il Comune ha speso tre milioni di
euro per lʼassistenza domiciliare degli
anziani, servizio non garantito
nemmeno in Emilia Romagna, regione
in cui il welfare è religione. Problema è
che, a Messina, le domande di
assistenza erano inferiori rispetto
allʼofferta. Tradotto, spesso si portavano
avanti servizi che giovano solo al
mantenimento del posto di lavoro di
coloro che già ci lavoravano.
Legge 328 in Azioni
I PROGETTI DI PALAZZO ZANCA. TRE MILIONI FINO AL 2015.
LA SUPER PROPOSTA FIRMATA FONDAZIONE DI COMUNITÙÀ
MESSINA. Undici priorità, dieci azioni e un totale di
30.60.065 euro, di cui 2.610.000 provenienti dal Fondo
nazionale previdenza sociale. Sono le cifre che caratterizzano
il nuovo Piano Area Omogenea del distretto socio sanitario
D26, varato dal Comune di Messina, capofila dell'area
omogenea 3. Si tratta degli interventi legati alla 328 del
2010, la "Legge quadro per la realizzazione del sistema
integrato di interventi e servizi sociali", il cui scopo è
l'assistenza, finalizzata a promuovere interventi sociali,
assistenziali e sociosanitari che garantiscano un aiuto
concreto alle persone e alle famiglie in difficoltà. In totale, il
bilancio per il triennio 2013-2015 prevede una spesa totale di
poco più di trenta milioni. Ma ecco quali sono le azioni
inserite dal Comune nel Piano, con una, la più articolata e
impegnativa (quasi un milione di euro), la numero 10, vede
protagonista la Fondazione di Comunità, il cui segretario
generale è Gaetano Giunta, presidente della Fondazione
Horcynus Orca.
AFFIDO FAMILIARE. A coordinare il progetto legato
all'Azione 1 sarà il Centro affidi distrettuale, che si avvarrà di
collaborazioni con Comune, Asp, associazioni di volontariato
e comunità alloggio per promuovere l'affido del minore
attraverso forme più leggere di accoglienza, come il diurno o
part-time. Il costo per il triennio è di 293 mila euro, con il
coinvolgimento di un educatore e un assistente sociale
(84.833 euro a testa), 9000 euro di spese di cancelleria, 7146
di Iva e 108.000 per le spese sostenute dalle famiglie
affidartarie. Totale, 293.814 euro.
INDAGINE SUI BISOGNI. Si tratta dell'azione 2 (dicitura
completa “indagine valutativa sui bisogni e le politiche
sociali dell'ambito omogeneo territoriale di Messina”), che
ha come scopo, innanzi tutto, quello di migliorare la
programmazione e la gestione dei servizi sociali territoriali.
La progettazione e la conduzione spetteranno a
“professionisti certificati nel settore della ricerca valutativa
nel campo delle politiche e dei servizi sociali”. A essere
coinvolti, un responsabile della ricerca, due rilevatori, due
assistenti sociali (questi ultimi a carico delle amministrazioni
pubbliche coinvolte). La gestione sarà indiretta/esternalizzata
con procedura aperta. Questi i costi della triennalità: 60 mila
euro per il responsabile, 45 in due per i rilevatori, 6000 di
cancelleria, 4440 di Iva per un totale di 115.440.
ANNI D'ARGENTO. L'azione 3 mette lo sport al centro della
prevenzione attraverso percorsi di attivazione psico-fisica per
anziani abili. Partner del progetto saranno il Cus Messina e il
corso di laurea in Scienze della Salute. Gli anziani, massimo
50, potranno accedere minimo due volte a settimana negli
impianti della Cittadella universitaria per usufruire della
palestra, della piscina e dei campi sportivi. Saranno impiegati
4 instruttori sportivi pagati a prestazione professionale (spesa
prevista nel triennio 24.960 euro). Così gli altri costui: 54.000
(utilizzazione Cittadella), 2.250 (iscrizione ai corsi), 39.000
(trasporto alla Cittadella), 8.580 (Iva sul Trasporto), per un
totale di 128.790 euro.
“DOPO DI NOI”. L'azione 4, “Famiglie-Comunità per il Dopo
di noi”. In particolare si punta a un percorso che a
prescindere da un evento traumatico come la morte dei
genitori, sostenga una progressiva autonomia dei figli con
disabilità dai 18 ai 64 anni. Due le linee operative, “Ad
ognuno la sua casa” e “Ad ognuno il suo lavoro”. Per
realizzare l'azione, dovrà essere costituito un nucleo
operativo interistituzionale. I soggetti coinvolti? Asp,
Comune, persona titolare di budget salute, soggetti cogestori del privato mediante l'affidamento di almeno
progetti personalizzati/budget di salute (10 il primo anno, 11
per il secondo e il terzo). A livello di costi, allo stato sono
previsti 28.878 euro per spese di gestione e 584.000 per 32
budget di salute. Il totale è 612.878.
centonove pagina 7
METTIAMOCI IN GIOCO. Obiettivo dell’Azione 5, invece,
riguarda la prevenzione e il supporto alle vittime del gioco
d’azzardo in ogni sua forma. A Messina esiste un
Coordinamento provinciale che ha già promosso la
campagna nazionale “Mettiamoci in gioco”, con venti tra
cooperative, associazioni ed enti, che ha firmato un
protocollo con il Comune. L’Azione prevede campagna
informativa, sportello di accoglienza e interventi psicoattitudinali. Così i costi: 105.404 (il coordinatore), 98.644 (un
educatore), 60.000 (i tre psicologi a prestazione), 15.247
(spese di gestione), 15.000 (promozione) per un torale di
308.767 euro.
STEP BY STEP. Mesiazione interculturale al centro
dell’Azione 6, che farà fronte alle esigenze specifiche delle
persone di nazionalità straniera. L’integrazione sociosanitaria sarà garanitita dall’Asp e l’Azione è aperta a tutte le
realtà associative sul territorio. Nel triennio, saranno
impiegati un assistente sociale (65.105 euro) e due mediatori
culturali (161.736), mentre le spese di gestione previste
saranno di 9000. Costo totale, 245.275 euro.
SERVIZIO DI MEDIAZIONE. L’Azione 7 vuole essere una
risposta aggiuntiva e ulteriore al sistema dei servizi sociali.
L’obiettivo è istituire un Servizio di mediazione per la Città di
Messina che si occupi di mediazione familiare e mediazione
penale attraverso le costituzioni di una èquipe integrata di
operatori indicati da Comune, Asp, Ussm e Uepe, di una short
list di esperti in mediazione e di una rete di sensibilizzazione
locale. Il servizio sarà monitorato. Così i costi nel triennio:
129.600 per i 180 voucher per gli incarichi esterni, 9.000 per i
seminari informativi e 12.000 per la stampa del materiale,
per un totale di 150.600.
SISTEMA INFORMATIVO SOCIALE. L’Azione 8 punta a
creare un vero e proprio sistema informativo distrettuale
attraverso la creazione di un network informatico e
l’attivazione del “punto unico di accesso”. Le figure
professionali coinvolte saranno webmaster, programmatore
e formatori, per i quali, nel triennio, è previsto un costo
rispettivamente di 39.000 euro, 39.000 e 27.000. Così le altre
voci: hosting, manutenzione e assistenza al sistema (60.000),
risorse strumentali (60.000). Costo totale, 274.500.
SOS FAMIGLIA. L’obiettivo è il sostegno, il coinvolgimento e
l’acquisizione di competenze dei genitori con figli affetti da
autismo, attraverso un percorso di “parent coaching”
personalizzato per 40 famiglie con minori dai 18 mesi ai 7
anni. La struttura organizzativa vedrà come protagonista una
rete di collaborazione tra servizi pubblici e del privato sociale
e sarà realizzato grazie al contributo dell’Istituto di Fisiologia
Clinica del Cnr. Così i costi nel triennio: 50 iPad mini (16.400
euro), 2 computer desktop (1.600), applicazioni software
(8.000), materiale di consumo elettrico (1.000) e materiale
elettronico di consumo (3.000). Il totale è 30.000 euro.
SVILUPPO UMANO È COESIONE E LIBERTÀ. Protagonista
dell’Azione è la Fondazione di Comunità di Messina,
propone progetti personalizzati centrati sulla relazione
persona-ambiente e “finalizzati a potenziare le capacitazioni
dei soggetti deboli” su queste aree dei funzionamenti
umani: materiali, affettivi, conoscenza, partecipazione. La
partnership con il Comune riguarderà: progetti per la prima
infanzia (che avrà come teatro la Vallata del Camaro); il Patto
educativo (un sistema di agenzie ducative per coinvolgere
non meno di 1500 studenti all’anno); il processo dei Territori
Socialmente Responsabili (Tsr, per sviluppare pratiche
partecipative e di cittadinanza attiva)) e l’Agenzia di sviluppo
dell’economia sociale e solidale. Questi i costi nel triennio:
Prima Infanzia (un coordinatore, 39.000 euro; due operatori
territoriali, 105.000); Patto Educativo (Coordinatore, 36.000;
Educatore, 30.000); Progetto Tsr (Coorganizzatore, 36.000;
due operatori 45.000); Agenzia di Sviluppo (un economista,
120.000; un esperto managment, 105.000; un tutor 39.000;
uno psicologo, 77.580; un assistente sociale, 77.580; un
esperto in progettazione, 30.000); gestione laboratori
(9.000), comunicazione sociale (6.000), azioni di ricerca e
sviluppo (40.384), spese di gestione (15.840), comunicazione
sociale (9.000) Totale più iva, 900.000. (D.D.J.)
14 Novembre 2014
primopiano
ALTRI FRONTI
E Liotta rilancia
la Banca del tempo
Marica Santoro, mediatrice culturale, al fianco dei migranti. Accanto un “collaboratore” per la Protezione civile
MESSINA. Viaggio nel mondo del volontariato. Tra studentesse salvagatti e mediatrici per i migranti
Gli angeli della porta accanto
La crisi fa crescere senzatetto e “affamati” alla mensa dei poveri ma anche un esercito di pensionati che dedica
tempo e risorse. Ecco le loro storie. Dai piccoli soccorsi ai grandi interventi al fianco della Protezione civile
DI VALERIA SCOPELLITI
MESSINA. Davanti ai migranti che
rischiano la vita per arrivare in una società
spesso a loro sconosciuta e ostile, davanti
a centinaia di cuccioli abbandonati che
muoiono per le strade, davanti ai disastri
naturali in cui si ha bisogno nel più breve
tempo possibile di aiuto da parte di
persone competenti, i volontari, che
hanno raccontato le loro storie, non sono
rimasti impassibili. L’indignazione e la
voglia di mettersi in gioco in prima
persona per migliorare la città e i suoi
abitanti portano alcuni messinesi a fare
volontariato nei campi più svariati. Al sud,
e in particolare in Sicilia, il numero di
persone impegnate a offrire gratuitamente
in loro tempo per il bene della collettvità è
particolarmente basso a causa delle
condizioni di vita più precarie e del livello
di scolarizzazione minore rispetto alla
media nazionale, ma questo non
impedisce che anche nella nostra città vi
siano delle persone che dedicano il loro
tempo e le loro risorse per migliorare la
collettività, sia attraverso le associazioni
che lavorando autonomamente.
MONDO ANIMALE. Accarezzare un
cucciolo che senza il suo intervento
sarebbe stato condannato a morte è una
grande soddisfazione per Alessia Rigano,
25 anni, studentessa universitaria, che
negli ultimi anni ha salvato la vita a
decine di gatti trovati moribondi tra i
cumuli di immondizia. La sua è spesso
una lotta contro il tempo e le malattie che
la impegna quotidianamente, per curare
animali in difficoltà. Alcuni dei gatti che è
riuscita a salvare sono rimasti con lei, ma
molti altri hanno trovato una famiglia
pronta ad accoglierli. Svolge il suo lavoro
prevalentemente da sola ma è sempre
pronta a collaborare con le responsabili
del gattile di Messina e ad aiutare chi
come lei ha a cuore la vita degli animali.
MARICA, ANGELO DEI MIGRANTI.
Marica Santoro, 21 anni, aspirante
mediatrice culturale, quando si è resa
conto della situazione dei tanti migranti
che arrivavano nella nostra città, ha
deciso di intervenire mettendo a
disposizione la sua conoscenza delle
lingue per tentare di dare un minimo di
supporto morale ai ragazzi che, fuggendo
da un paese spesso in condizioni
disastrose, arrivano in una città in cui non
mancano le occhiate di sospetto o
l’indifferenza di un popolo, che non solo
non capisce la loro lingua ma nemmeno la
loro storia. Marica si è impegnata in prima
persona per dare amicizia e affetto a
questi ragazzi ospitandoli spesso a casa o
trascorrendo insieme a loro le festività,
tentando di aiutare coloro che sono
costretti a passare lunghi periodi nelle
tende che a causa delle piogge di questi
giorni si trovano circondate dal fango.
PENSIONATI ALLA MENSA. Sono invece
circa 200 i volontari, quasi tutti
pensionati, che si alternano nella gestione
della mensa del povero all’Istituto
Antoniano di Cristo Re. Anche queste
persone non hanno voluto chiudere gli
occhi davanti ai tanti uomini e donne,
italiani e stranieri, che ogni giorno vanno
a mangiare un pasto presso la struttura.
Attraverso il supporto logistico in tutte le
attività dell’istituto che, oltre al cibo, offre
abiti e un posto dove lavarsi o dormire, i
tanti volontari coordinati da fratello Drago
e fratello Marsè, mettono in pratica gli
insegnamenti del Vangelo cambiando la
loro vita e quelle degli ospiti.
ANTI CASTASTROFI. L’indignazione di
essere considerati gli abitanti di una delle
città meno vivibili d’Italia è stata invece la
spinta che ha convinto Massimo Minutoli,
dipendende della Marina Militare, e
alcuni suoi colleghi delle forze armate, a
creare un’associazione di volontariato a
supporto della protezione civile. Nei dieci
anni dell’associazione, i volontari hanno
messo le loro conoscenze a disposizione
degli abitanti nei momenti di maggiore
difficoltà, dall’alluvione di Giampilieri, al
terremoto de L’Aquila. Loro sono stati tra i
primi a spalare il fango e a soccorrere le
vittime della tragedia che ha colpito
Messina negli ultimi anni e, senza alcun
sostegno, si sono sempre dimostrati pronti
ad intervenire nelle catastrofi a fianco di
chi ha perso tutto. Questi esempi di
impegno devono servire da invito a tutta
la comunità per dare il loro contributo
prendendo in affidamento uno dei minori
che vivono nelle tende, accogliendo un
animale abbandonato o aiutando le
persone più bisognose.
BANCA DEL TEMPO. Il volontariato non
è solo un aiuto unidirezionale nei
confronti delle categorie più deboli,
superare l’idea di assistenza verso un
soggetto passivo per arrivare a uno
scambio equo di tempo e di saperi può
essere la chiave per la creazione di un
futuro migliore. Marta Liotta, 31 anni,
medico, da due anni guida, nella nostra
città, la “Banca del Tempo”, che sostiene
la socializzazione degli iscritti attraverso
un processo di collaborazione e scambio
Protagoniste della “Banca del tempo”
centonove pagina 8
MESSINA. Il volontariato non è solo
un aiuto unidirezionale nei confronti
delle categorie più deboli, superare
l’idea di assistenza verso un soggetto
passivo per arrivare a uno scambio
equo di tempo e di saperi può essere
la chiave per la creazione di un
futuro migliore. Marta Liotta, 31
anni, medico, da due anni guida,
nella nostra città, la “Banca del
Tempo”, che sostiene la
socializzazione degli iscritti
attraverso un processo di
collaborazione e scambio di tempo
che è la reale moneta di scambio per
i soci. Questa nuova idea di
volotariato si esprime in maniera più
ampia anche nel progetto
Timerepublik che, promosso in Italia
da Gaetano Biondo, offre, attraverso
un’organizzazione aziendale, una
piattaforma web che facilità lo
scambio di prestazioni in tutto il
mondo. Il risultato più importante di
questi progetti è senza dubbio la
volontà di creare una relazione
familiare tra i partecipanti che
attraverso lo scambio di favori
permetta a ciascuno di esprimere al
meglio le proprie potenzialità e di
ricevere del tempo da un'altra
persona, con la consapevolezza che,
donando il proprio tempo si regala
un bene di inestimabile valore.
di tempo che è la reale moneta di
scambio per i soci. Questa nuova idea di
volotariato si esprime in maniera più
ampia anche nel progetto Timerepublik
che, promosso in Italia da Gaetano
Biondo, offre, attraverso
un’organizzazione aziendale, una
piattaforma web che facilità lo scambio
di prestazioni in tutto il mondo. Il
risultato più importante di questi progetti
è senza dubbio la volontà di creare una
relazione familiare tra i partecipanti che
attraverso lo scambio di favori permetta
a ciascuno di esprimere al meglio le
proprie potenzialità e di ricevere del
tempo da un'altra persona, con la
consapevolezza che, donando il proprio
tempo si regala un bene di inestimabile
valore.
14 Novembre 2014
politica
AUTONOMIA SICILIANA. La Consulta mette in soffitta il rappresentante dello Stato e le sue impugnazioni
Aronica, l’ultimo commissario
La sentenza segue un’ordinanza del maggio scorso che metteva “sotto processo” il mantenimento
del sistema di controllo delle leggi nonostante la riforma del titolo V. Occhi puntati sui coflitti ancora in corso
DI
DANIELE DE JOANNON
PALERMO. Il Commissario dello Stato
presso la Regione Sicilia? Ha fatto la fine
dell’Alta Corte: è stato messo in soffitta
con un ritardo di cinquantasette anni
rispetto alla promulgazione della
sentenza della Consulta, la 38 del 1957,
che ne disponeva l’assorbimento delle
competenze da parte della giurisdizione
costituzionale. Il Commissario, infatti,
agiva in tandem con l’organismo
previsto dallo Statuto siciliano: aveva
cinque giorni dalla promulgazione di
una legge per inviarla all’Alta Corte, che
doveva decidere entro venti giorni.
IMPUGNAZIONI ADDIO. Quella
relativa all’ultima finanziaria targata
Rosario Crocetta è stato il canto del
cigno di Carmelo Aronica, che non
potrà più fare alcuna impugnazione. Il
perché? La Corte Costituzionale ha
dichiarato incostituzionale quella parte
dell’articolo 31, comma 2, della legge
87 del 1953 (come sostituito
dall’articolo 9, comma 1, della delle
131 del 2003), limitatamente alle
parole “Ferma restando la particolare
forma di controllo delle leggi prevista
dallo statuto speciale della Regione
siciliana”. Come conseguenza, gli
articoli 27, 28, 29 e 30 dello Statuto,
che prevedevano in origine l’accoppiata
Alta Corte-Commissario (e poi solo
quest’ultimo) non trovano più
applicazione. In Sicilia, infatti, d’ora in
poi sarà vigente il sistema di controllo
successivo (e non preventivo) previsto
dalla Costituzione e dalle leggi per le
regioni a statuto ordinario e per le
province autonome. Il tutto, per
ripristinare il criterio del “maggior
vantaggio” finora mancante.
Carmelo Aronica
ERA DE MAGGIO. Proprio in
coincidenza con la Festa dell’Autonomia
Siciliana, la Consulta aveva emesso
un’ordinanza che sembrava essere il
primo passo per un ridimensionamento,
se non una vera e propria scomparsa,
della figura del Commissario dello Stato.
Un’ordinanza, la 144 (relatore Sergio
Mattarella), che puntava ad allineare
la Sicilia alle altre Regioni, nel rispetto
della riforma del Titolo V della
Costituzione del 2001, il quale, nelle
more della riforma dello Statuto, aveva
come scopo quello di garantire una
maggiore autonomia. Così, però, non è
mai stato fino ad oggi (giovedì 13, ndr),
tanto che il “controllo preventivo” non
era mai cessato, ìimplementandosi,
piuttosto, nel corso del tempo.
IL COMMISSARIO. Il primo
Commissario dello Stato si insedia nel
giugno del 1947. Inizialmente ha
funzioni di controllo preventivo di
legittimità costituzionale dei disegni
di legge approvati dallʼArs, ma
successivamente le funzioni vengono
ampliate. Lʼattività più nota del
Commissario è la possibilità ricorrere
alla Corte Costituzionale verso le leggi
regionali, quando si avvisino
violazioni di norme costituzionali e
statutarie e di principi generali
dellʼordinamento giuridico. Le norme
impugnate sono centinaia dagli anni
Cinquanta ad oggi. Tra
incostituzionalità e conflitti tra Stato e
regioni il Commissario si è occupato
di tutto, dalle bibite gassate ai precari.
La lista delle norme impugnate in
oltre cinquantanni di attività è lunga,
e la Regione è finita alla Consulta
oltre trecento volte.
QUI CONSULTA. All’interno
dell’ordinanza, era già presente una
spiegazione sul perché l’indirizzo
precedente, in merito a Statuto
Siciliano e modello di impugnazione,
non potevano essere comparabili per
come pensato nel 2001. Non è raro,
però, che la Corte cambi
giurisprudenza. A maggio e adesso,
però, lo ha fatto respingendo una
questione di legittimità e individuando
l’incostituzionalità di una norma
procedurale, il che significa
modificarne la giurisprudenza. Nel
mirino, in buona sostanza, era (ed è)
finita l’impugnazione preventiva delle
leggi regionali, che altrove possono
essere impugnate solo dopo la loro
promulgazione (e soltanto da parte del
governo centrale). Per la Consulta,
quando il commissario, che esiste solo
in Sicilia, impugna le norme ancora da
votare, “lede” la maggiore autonomia
della Sicilia. Spiegava, nel maggio
scorso, Luigi D’Andrea, docente di
Diritto Costituzionale all’Università di
Messina: «Il sistema italiano comporta
un controllo successivo alla
promulgazione della legge che entra in
vigore. Qui la norma viene impugnata
preventivamente».
I RIFLESSI POSSIBILI. La sentenza,
frutto di una discussione dell’8 ottobre
(relatore Sergio Mattarella), decisa il 3
novembre e depositata il 13, porta la
firma di Paolo Maria Napolitano
(presidente), Sergio Mattarella
(Redattore) e Gabriella Paola
Melatti (Cancelliere). Con il suo
deposito si aprono scenari tutti da
valutare. Ad esempio, teoricamente,
qualsiasi ricorso pendente,
determinato da impugnazioni del
Commissario dello Stato, teoricamente
potrebbe diventare inammissibile. È
anche vero, però, che negli ultimi anni
nessun governatore siciliano, dopo
Raffaele Lombardo, ha deciso di portare
il conflitto fino alla Consulta,
“infischiandosene” della impugnazione
preventiva.
SVOLTE
Gli articoli inefficaci
IL PROVVEDIMENTO RENDE AUTOMATICAMENTE
INATTUALI QUATTRO NORME DELLO STATUTO
PALERMO. La sentenza della Corte Costituzionale
segna una svolta epocale nella storia siciliana,
riportando a effettiva quell’Autonomia (seppur pari
a quella delle altre regioni dopo la riforma del
Titolo V) le cui norme (l’esistenza del Commissario
dello Stato) erano divenute un boomerang.
Questi, infatti, era il sistema delle norme previste
dallo Statuto, così come descritto dalla sentenza
della Consulta: “Detto regime di controllo delle
leggi siciliane, delineato dal medesimo statuto di
autonomia, era originariamente contrassegnato dai
seguenti caratteri principali: competenza dell’Alta
Corte per la Regione siciliana, composta di membri
«nominati in pari numero dalle Assemblee
legislative dello Stato e della Regione» (articolo 24),
a giudicare «sulla costituzionalità: a) delle leggi
emanate dall’Assemblea regionale, b) delle leggi e
dei regolamenti emanati dallo Stato, rispetto al
presente statuto ed ai fini della efficacia dei
medesimi entro la Regione» (articolo 25);
competenza dell’Alta Corte a giudicare «dei reati
compiuti dal Presidente e dagli Assessori regionali
nell’esercizio delle funzioni di cui al presente
Statuto, ed accusati dall’Assemblea regionale»
(articolo 26); competenza del Commissario dello
Stato a promuovere «presso l’Alta Corte» i giudizi su
leggi e regolamenti dello Stato, sulle leggi regionali,
centonove pagina 9
sulle accuse a Presidente e Assessori regionali
(articolo 27); termini molto brevi per il controllo
delle leggi regionali: cinque giorni per
l’impugnazione da parte del Commissario dello
Stato e venti giorni per la decisione dell’Alta Corte,
con facoltà di promulgazione, trascorsi trenta giorni
dall’impugnazione, da parte del Presidente della
Regione (artt. 28 e 29); termini più ampi (trenta
giorni) per il Commissario dello Stato e il Presidente
della Regione per impugnare le leggi e i
regolamenti dello Stato (articolo 30)”.
Questo infieme di norme, che adesso perdono
efficacia, si è mantenuto anche dopo la riforma del
Titolo V a causa della parte impugnata della legge
131 del 2003, che faceva espressamente salva «la
particolare forma di controllo delle leggi prevista
dallo statuto speciale della Regione siciliana».
14 Novembre 2014
politica
ZOOM
Cerreti non festeggia
IL CONSIGLIERE PROVINCIALE
SPINGEVA PER IL TURN OVER
Antonino Ingroia
Filippo Romano
MESSINA. L’Ars consente la proroga dei funzionari che guidavano gli enti. Ma le poltrone tremano
Province, commissari nel limbo
Quasi certamente non verranno confermati Ingroia a Trapani e Tucci a Palermo. Anche il messinese
Romano non ha certezze. Dopo le dimissioni da capo di gabinetto del prefetto rischia il trasferimento
DI
GIANFRANCO CUSUMANO
Messina. Tuti fermi: alle province
regionali ritornano i commissari.
L’Assemblea regionale siciliana ha
approvato il disegno di legge che
prevede un’ulteriore proroga di sei
mesi, fino al 7 aprile del 2015, del
commissariamento delle province,
trasformate nel 2013 in Liberi
consorzi. Ma si sbaglia chi pensa che
il ritorno dei vecchi commissari (tra
cui il messinese Filippo Romano)sia
scontato. Il presidente Rosario
Crocetta potrebbe, addirittura,
cambiarli tutti in blocco.
L’Ars ha approvato un emendamento
di Antonello Cracolici, presidente
della commissione Affari istituzionali,
che prevede la nullità degli incarichi
«a soggetti titolari di altri incarichi
nella pubblica amministrazione
regionale». L’ex pm Antonio Ingroia,
ad esempio, non potrà essere
riconfermato alla guida del Libero
Consorzio di Trapani perché a capo
della società partecipata della
Regione Sicilia e-Servizi. Per
raggiunti limiti di età è quasi certo
che non sarà nemmeno riconfermato
il commissario del Libero Consorzio
di Palermo Domenico Tucci perchè la
legge nazionale vieta il conferimento
di incarichi a personale in pensione.
Stesso trattamento potrebbe essere
riservato anche a Giuseppe Romano,
74 anni, commissario a Catania dove
ricopre anche un posto anche
componente del cda dell’ateneo ea
Benito Infurnari, settantenne, già
segretario generale alla provincia
regionale di Messina, nominato ad
Agrigento. «La legge adesso da’ la
possibilità di proseguire il percorso
intrapreso - si limita a dire il vice
prefetto Filippo Romano - ora tocca
al governatore Crocetta cambiarli
tutti o in parte». Romano per
Messina. Si è rivelata una vittoria di
Pirro quella dell’ex consigliere
provinciale Roberto Cerreti che,
assieme al “Movimento liberi
Insieme”, aveva spinto per la
mancata proroga dei commissari.
Grazie all’appoggio degli onorevoli
Rinaldi e Vinciullo la nomina era
passata in Commissione Affari
istituzionali, recepita anzitempo da
Crocetta, ma bocciata dall’Ars.
«Come volevasi dimostrare, lo
psichedelico Governo Crocetta, ha
nuovamente cambiato idea sulla
Legge - scrive Cerreti - Di fatto,
l’opportunità per dimostrare
l’apoliticità nella nomina dei nuovi
professionisti del sottogoverno
provinciale, dando un freno agli
oramai consolidati feudi non
elettivi creati dal Governatore
Crocetta e dai suoi alleati con il
piccolo esercito di Commissari
Straordinari, è stata scartata
definitivamente».
ricoprire l’incarico a Palazzo dei
Leoni si è dimesso dalla carica di
capo di gabinetto alla prefettura di
Messina ed è stato posto “ a
disposizione”. Se non venisse
riconfermato il Ministero degli
Interni gli dovrà assegnare una nuova
sede. Al suo posto, infatti, è
subentrata Adelia Maio proveniente
da Reggio Calabria.
«Ho rinunciato perchè ritenevo
qualificante affrontare questa
esperienza a Palazzi dei Leoni ammette Romano - non ho rimpianti
ed accetterò qualsiasi cosa mi riservi
il futuro».
MESSINA
Urega, tutto da rifare per Sciacca
SALTA LA NOMINA DELL’EX RESPONSABILE DEL GENIO CIVILE. IL PRESIDENTE
DELLA REGIONE HA AZZERATO LE SCELTE CONCORDATE CON L’ASSESSORE TURRISI
MESSINA. Entra nel limbo la nomina dell’ex presidente del
Genio civile di Messina, Gateano Sciacca, all’Urega, l’organismo
di controllo sugli appalti sopra soglia che ora sarà chiamato ad
esprimersi anche sulle gare relative alla sanità.
Il presidente della Regione, Crocetta, prima di partire per il
Quatar, ha azzerato le nomine agli Urega, già concordate con
l’ex assessore Nico Torrisi. Tutto da rifare.
Il ritrovato dialogo con l’ala del partito che fa capo ad
Antonello Cracolici , sponsor di Luigi Insinga, ha scatenato gli
appetiti anche delle altre coalizioni, che vogliono indicare i loro
nomi.
Gaetano Sciacca
A “saltare”, oltre Sciacca che si è visto annullare dal giudice del lavoro Bellino il
ricorso di urgenza contro la nomina di Santoro, sponsorizzato dal presidente
dell’Ars Giovanni Ardizzone, alla guida del Genio civile di Messina, potrebbe
essere anche il magistrato Giovanni Tinebra, che mostra avere problemi di
salute, ed era stato indicato da Torrisi per l’Urega di Catania. Tinebra, nel
provvedimento annullato da Crocetta, era l'unico nome
esterno all'amministrazione regionale: tutti i nominativi
proposti erano nomi intyerni all'amministrazione. Una
politica di spendind rewiev, che forse si è deciso di
rivedere: ogni componente "esterno" costa alla regione
51mila euro in più.
L’ex presidente dell’Ars, Francesco Cascio, si è già
espresso per mantere alla carica di presidente dell’Urega
di Palermo, l’avvocato Enrico Sanseverino.
A Messina resta in sella invece l’ex Intendente di Finanza
Giuseppe Merlino, indicato dall’ex assessore forzista,
Nino Beninati.
centonove pagina 10
14 Novembre 2014
politica
A RUOTA LIBERA. L’outsider di Palazzo Zanca sul destino del Pd
Zuccarello... amaro
Ex genovesiano, chiede un taglio netto col passato, bacchettando
i colleghi d’aula. Prossimo obiettivo? La segreteria cittadina
DI
TIZIANA CARUSO
MESSINA. «Alcuni
consiglieri del Pd
continuano a non capire
che la musica è
cambiata e che le
vecchie logiche su cui si
è basato il partito sono
arrivate al capolinea».
Rompe le righe Daniele
Zuccarello, più di
quanto non abbia già
fatto negli ultimi tempi
anche con le “operazioni
verità” sulle partecipate
o con lo schierarsi a
fianco del sindaco
Daniele Zuccarello
Accorinti sul molo
Norimberga. E recita un
però a fare cosa… Ho stima personale
canovaccio che sembra ripetersi ormai
nei confronti di colleghi di partito
da tempo a mo’di infinito rosario.
come Emilia Barrile, Paolo David
EX GENOVESIANO. «Sento ancora
o Felice Calabrò, ma quello che
parlare di tesseramento e di pacchetti
continuo a ripetere in ogni occasione è
di voto», attacca il consigliere dei
che serve una netta cesura col passato,
Progressisti democratici che fino a
con le tessere, con i patronati e le
qualche anno fa riusciva a incidere
cooperative».
poco o nulla sulle dinamiche del
GRAN FERMENTO. La frenetica
Consiglio comunale, ma dopo aver
dialettica di cui al momento è
bissato l’elezione, ha deciso di mettersi
protagonista il Pd, sembra far presagire
sotto e ha iniziato a fare le pulci al
che, oltre al fermento dovuto
passato e al presente amministrativo di
all’auspicato rinnovo dei vertici locali
Palazzo Zanca. Ringalluzzito dal
del partito, a bollire in pentola sia
seguito ottenuto dalle sue conferenze
anche altro. Dal Cga alle nazionali. «Si
stampa al vetriolo ha deciso che,
vocifera che l’esito del Cga potrebbe
adesso più che mai, è il momento di
non essere favorevole al centro sinistra
“distinguersi”. «Tutti andavano nella
- commenta Zuccarello - è così se
segreteria di Genovese, bisogna vedere
DISSIDI
prima molti erano appesi allo stesso
filo, adesso qualcosa è cambiato, anche
se non in meglio. Non ho sentito alcun
collega dichiarare di puntare sul voto
d’opinione, anzi molti rivendicano il
fatto di avere un elettorato fidelizzato
a priori». E Zuccarello si lancia anche
in pronostici sulla data delle prossime
nazionali: «Tutto fa pensare che si
voterà già la prossima primavera».
QUESTIONE DI “SQUADRE”.
«Vedo che all’interno del Pd si stanno
cercando di formare delle squadre, ma
una cosa è il dialogo, un’altra è il
sentirsi o l’essere parte di un gruppo –
afferma - anche io, ad esempio, porto
avanti molte battaglie con la collega
Donatella Sindoni, ma non per
questo la considero una mia
sottoposta». È da questa logica che
dovrebbe ripartire il Pd secondo
l’outsider Zuccarello che precisa: «Il
vero Pd, non quello che per la caduta
di Genovese o una sentenza del Cga
non ci penserebbe due volte a
cambiare maglia…». Anche perchè
cambiare maglia, eventualmente,
converrebbe soprattutto a chi era
legato a doppio filo col passato…
SPONDA RENZIANA. «Sia chiaro
che non farò mai parte dell’area dem, o
con chi a Messina porta avanti questa
corrente… E come me tanti colleghi
intendono smarcarsi da
quell’etichetta». Intanto però
Zuccarello da “renziano” si dice
convinto che i cosiddetti “renziani”
della prima ora siano troppo
“estremisti” per riunire tutte le anime
del Pd. «Alessandro Russo sarebbe
un ottimo segretario cittadino, anche
se l’ideale sarebbe una figura in grado
di unire, piuttosto che dividere», così
senza troppi fronzoli si lancia anche lui
nella scalata al Pd.
Democratici...ma non
con Carmelo Pino
MILAZZO. Il sindaco Carmelo Pino
aderisce al Pd, ma i Democratici di
Milazzo lo respingono. In una nota
i direttivi dei due circoli cittadini
hanno confermato di non volerlo
candidare alle amministrative di
primavera ribadendo «il giudizio
profondamente negativo nei
confronti dell’amministrazione
guidata da Carmelo Pino e che
intendono promuovere un
progetto politico ad essa
alternativo». Naturalmente in
prima fila c’è l’avvocato Giovanni
Formica, lo sfidante più coriaceo.
Ma a non avere gradito la presa di
posizione è stato il vice sindaco
Stefania Scolaro, anche lei Pd, la
quale ha ribadito di non volersi
dimettere e che porterà la
questione all’attenzione della
commissione regionale di garanzia
del partito per contestare “la
discriminatoria mozione posta ai
voti e che impedisce ad un iscritto,
peraltro sindaco di una coalizione
di centro-sinistra di sottoporsi alle
primarie».
Carmelo Pino
TRATTATIVE
Comitati in partenza
DUE ORGANISMI NON PREVISTI DALLO STATUTO
DOVRANNO GESTIRE IL PARTITO. CON QUESTI NOMI
MESSINA. IL Pd dello Stretto, senza organismi dal
congresso di un anno fa, si avvia a creare il suo
Comitato. Si tratta di un organo non previsto dallo
Statuto, frutto di un lavorio ai fianchi del segretario
regionale Fausto raciti, da parte dei deputati Filippo
Panarello e Pippo Laccoto. Il Comitato, che dovrebbe
affiancare il segretario provinciale Basilio Ridolfo, non
ha compiti chiari, salvo un generico impegno, senza
data, di portare il Pd provinciale ad un nuovo
congresso, forse nel 2015, forse mai. Affiancato
all’organismo, dovrebbe inoltre nascere un altro
comitato, più ridotto, che dovrebbe “gestire la politica
del partito” nella città di Messina. Anche in questo
caso, non una segreteria (perché si richiederebbe un
congresso), ma una soluzione ibrida, sempre
coordinata da Ridolfo, con il contributo delle varie
anime.
CHI ENTRA. Per il comitato provinciale, capeggiato dal
segretario, dovrebbe vedere l'ingresso in quota
rilevante delle componenti che fanno capo a Panarello
e Laccoto, che si sono spesi per avviarlo. È certa la
suddivisione delle posizioni che contano: il responsabile
dell'organizzazione del Comitato dovrebbe spettare
alla componente di Laccoto, con molta probabilità
Paolo Scarvaggi, vero braccio destro del deputato di
Brolo. D'altro canto, l'altra casella di peso, la tesoreria
provinciale, andrebbe a Emanuele Giglia, consigliere
e vicinissimo uomo di fiducia di Filippo Panarello. Il
comitato sarebbe in tutto composto da un numero di
membri suddivisi equamente tra l'area Genovese,
quella renziana e altri quattro alla componente
cuperliana. Il comitato cittadino, che dovrà mediare
posizioni politiche più delicate in vista dei possibili
rimpasti di giunta Accorinti, sarà composto da profili
più identificati. Sicuro l'ingresso di Felice Calabrò e
del capogruppo al Consiglio comunale, Paolo David.
Per l'area Cuperlo, dovrebbero fare l'ingresso
Armando Hyerace e Giuseppe (Giuppi)
Siracusano, mentre l'area Renzi “della seconda ora”,
che fa riferimento a Laccoto è ancora in ricerca dei
centonove pagina 11
nomi giusti, stante la dichiarata indisponibilità
all'ingresso nel Comitato dei renziani “della prima
ora”. Probabile l'ingresso di Santi Daniele
Zuccarello, non sgradito ai renziani storici. Infine, i
civatiani, non proprio coesi. Mentre sembra certo
l'ingresso di Piero David, si distanzia per non
legittimare questo “comitato ibrido” il gruppo che fa
riferimento a Peppe Grioli, ex segretario cittadino,
che segue la stessa posizione dei renziani storici.
CHI NON CI STA. Come detto, esclusa l'ipotesi
dell'ingresso in entrambi i Comitati della componente
“storica” dell'area Renzi di Messina città e dell'area
Civati. Entrambe le aree, critiche con la soluzione
salomonica tratta fuori dal cilindro di Raciti, restano
ferme sulla necessità di andare al più presto ad un
congresso provinciale aperto, dibattuto e serio, non
frutto di accordi tra componenti a scapito della
chiarezza della linea politica. I renziani storici, peraltro,
nutrono dubbi sulla regolarità statutaria del Comitato,
soprattutto di quello cittadino, che andrebbe a
sostituire una segreteria comunale, unico organismo
previsto per gestire il partito a livello cittadino.
Daniele De Joannon
14 Novembre 2014
politica
L’INTERVENTO di Santino Morabito
Rottamiamo le partecipate
Un momento della presentazione di “Sicilia Democratica”
PROTAGONISTI. Il leader catanese crea un nuovo gruppo all’Ars
Leanza Speedy Gonzales
Si chiama Sicilia Democratica e a fine mese verrà consacrato
come nuova forza politica. Pronta a far centrosinistra con Renzi
PALERMO. Detto, fatto. Lino Leanza,
già segretario regionale del Mpa, è
stato più veloce del suo sito web
(www.linoleanza.it), che ancora porta
in homepage il richiamo ad Articolo 4,
il partito da lui fondato insieme ai
nemici di oggi, Sammartino, Nicotra e
Ruggirello, e all’amico Totò Cascio.
Infatti, dalla frattura seguita alla
nascita del Crocetta ter, l’inossidabile
leader politico catanese ha tirato fuori
dal cilindro “Sicilia democratica”, il
nuovo movimento che sarà presentato
a fine mese alle falde dell’Etna ma che
in Assemblea regionale è già una
realtà.
IL NUOVO GRUPPO. “Sicilia
democratica” nasce insieme ai cinque
deputati che hanno deciso di seguirlo
nell’addio ad Articolo 4. Avrà come
capogruppo Totò Lentini e come vice
capogruppo Luisa Lantieri. Ne
faranno parte anche lo stesso Leanza,
Giambattista Coltraro, Carmelo
Currenti (messinese, già deputato
tarfgato Fli) e Salvatore Cascio. «Non
si tratta solo di un gruppo ma di un
vero e proprio partito che avrà una
organizzazione tradizionale - ha
spiegato Leanza alla presentazione - e
intendo riferirmi ad un modo di
concepire la politica e l’organizzazione
di partito».
LA CONVENTION. Sicilia
democratica terrà la sua costituente il
29 e 30 novembre. In quella occasione
saranno varati lo Statuto, il Manifesto,
il simbolo, il codice etico che tutti gli
aderenti dovranno sottoscrivere, il
piano programmatico e quello
organizzativo. «Le linee guida della
nostra azione non cambiano. Al centro
dell’attività politica di Sicilia
democratica ci sarà sempre la lotta
all’esclusione sociale, lo sviluppo, la
legalità, interventi per il
potenziamento delle Piccole e medie
imprese, la promozione della cultura,
dell’istruzione e della Formazione nella
convinzione che di cultura e turismo si
mangia soprattutto in Sicilia. Su tutto,
naturalmente, il lavoro vera emergenza
sociale da affrontare».
LE PARTNERSHIP. Da un punto di
vista politico la collocazione di Sicilia
democratica non cambia rispetto alla
precedente. «Restiamo nell' alveo del
centro sinistra - ha spiegato Leanza fedeli ai patti presi con il presidente
della regione e la maggioranza. Siamo
una forza di questa maggioranza ed
esprimiamo l’assessore all' agricoltura
Nino Caleca (nominato quando
Articolo 4 era compatto) così come il
suo predecessore Ezechia Paolo
Reale dunque nulla cambia nella
maggioranza rispetto a ieri». La mossa
di Leanza si inserisce nel più ampio
quadro di coloro che vedono in Matteo
Renzi e nel renzismo un sicuro traino
per future elezioni. In tal senso, Leanza
dialoga già da tempo con Totò
Cardinale, leader del Pdr e, come lui,
determinante per trovare la quadratura
nell’ambito del Crocetta ter.
MESSINA. Serietà e
trasparenza sono i
presupposti essenziali della
buona politica, soprattutto
di quella che ambisce
a“cambiare Messina dal basso”. Un
qualunque studente delle scuole medie
inferiori avrebbe capito che i conti del
Piano di Riequilibrio decennale non
quadravano con quelli rendicontati dalle
società partecipate. L’ammontare
complessivo del debito, desunto per
approssimazione, ammonterebbe
all’incirca a 500 milioni di euro. Com’è
noto, le condizioni necessarie per vagliare
la fattibilità di un piano di smobilizzo
sono due: 1) certezza dell’assommare del
debito da scomputare; 2) consistenza e
continuità dei flussi finanziari che ne
garantiscano il regolare ammortamento
negli anni. Il primo requisito non trova
conferma nella aritmetica dei bilanci delle
partecipate; il secondo sarebbe coperto,
giusta assicurazione dell’Amministrazione,
da una intensificata attività di recupero
dei residui attivi di bilancio. Vaste
Programme. Resta il dubbio sull’operato
dell’assessore Signorino. Come sia potuto
accadere che un illustre docente
universitario di Economia, possa aver
licenziato un piano di riequilibrio così
palesemente squilibrato resta un mistero.
Il rischio dissesto è sempre più
incombente, anche per i ritardi accumulati
nell’approvazione dei bilanci. Il Comune
di Messina è ancora sprovvisto sia del
bilancio consuntivo 2013 che del bilancio
previsionale 2014.
Il dissesto non è ancora dichiarato ma la
situazione finanziaria di Messina in uno
stato di dissesto di fatto. Nel tunnel del
default ci siamo ficcati da tempo e
comunque ci tocca di uscirne. Sarà dura
per i cittadini onesti sui quali ricadrà
l’onere della rateizzazione del debito del
Comune. Poco o nulla cambierà per
quello zoccolo duro di elusori, evasori e
menefreghisti vari. Stando così le cose
meglio la fine della paura del dissesto che
continuare nella stucchevole disputa del
dissesto sì, dissesto no.
Poiché la vita continua, proviamo a
DISSIDI
Rinaldi s’arrabbia, e lancia strali su Crocetta
MESSINA. I Cinquestelle attaccano e Franco Rinaldi, deputato del Pd, contrattacca. Ma
non tanto Valentina Zafarana, la portavoce che chiedeva se avesse intenzione di
dimettersi dopo il rinvio a giudizio subito nell’ambito dell’inchiesta Corsi d’Oro,
piuttosto il presidente della regione Rosario Crocetta, eletto grazie anche ai 19mila voti
del cognato di Francantonio Genovese, deputato nazionale ed ex segretario regionale
del Partito: «Da quando sono stato eletto - ha incalzato Rinaldi - sono stato oggetto di
attacchi da parte di colleghi, e soprattutto dal presidente della Regione Crocetta che ha
detto una serie di sciocchezze, dall’inizio della legislatura fino a ieri. Crocetta ha detto
inizialmente che ero socio di un ente di Formazione, cosa mai accaduta, poi ha detto
che mi dovevo dimettere perché coinvolto nell’inchiesta. Non capisco perché un
presidente della Regione straordinario come questo ce l’abbia con me».
centonove pagina 12
ripartire col piede giusto, il che vuol dire
che dobbiamo revisionare la politica della
spesa. Nel nostro piccolo, proviamo a
guadagnare risparmiando sulle società
partecipate sulle gigantesche “sprecopoli”
che hanno divorato le risorse più ingenti
della città. Cominciamo a vendere
ovvero a tagliare quelle “non strategiche”
come il Consorzio di Tutela del Limone
Interdonato di Sicilia, il Consorzio per Le
Autostrade Siciliane, l’Ente Autonomo
Fiera di Messina, Feluca Spa, Il Tirone Spa,
Innova Business Innovation Centre Spa,
Messina Sviluppo S.C.P.A., Nettuno Spa,
Polisportiva Città di Messina Soc. Arl,
So.Gas Spa, , So.Ge.Pat Srl.
Teniamo, invece, in capo al Comune
quelle che effettivamente forniscono un
servizio pubblico: Atm, Amam,
Messinambiente Spa, Istituzione per i
Servizi Sociali. Ristrutturiamole
profondamente in modo che possano
stare da sole sul mercato, senza pesare
sulle tasche dei contribuenti messinesi.
L’idea giusta è quella di dar vita ad una
holding, nella quale far confluire tutte le
partecipate al fine di: 1) abolire i
consigli di amministrazione delle
municipalizzate per avere una gestione
più snella delle attività; 2) maggiore
unitarietà di indirizzo e di controllo; 3)
programmazione finanziaria e fiscale di
medio-lungo periodo che possa
consentire di risparmiare risorse con cui
finanziare gli investimenti futuri; 4)
realizzare un’unica struttura con un
Amministratore delegato,
indipendente, scelto per meriti
professionali. I risparmi ricavati dalla
ristrutturazione dovranno essere
destinati ad alleggerire il carico tributario
dei cittadini. Il default, dunque, come
opportunità per imboccare la strada
“necessaria per la modernizzazione della
città”. Non è detto che il mercato sia
interessato a rilevare società che non
hanno un orizzonte plausibile di business.
In questo caso occorre liquidarle,
salvaguardando i livelli occupazionali.
Attraverso la guadagnata mobilità infra
holding i dipendenti in esubero possono
essere ricollocati in altri posti. Il personale
più prossimo alla pensione, potrebbe
beneficiare di programmi di
prepensionamento.
La cancellazione delle pleonastiche
partecipate servirà a ridurre le
commistioni con la politica e ad azzerare
la gara di favori che gli amici dei politici
fanno a ogni nomina per avere una
poltrona. Nel breve periodo il risparmio
non sarà granché ma i benefici della
pulizia vanno ben
al di là delle risorse che
vengono liberate. Perseguire la
“spending review” vuol dire abbracciare
una nuova filosofia del lavoro volta a
migliorare efficienza e efficacia della
macchina statale, in una logica di gestione
basata sulla sistematica analisi e
valutazione dei costi e dei risultati finali.
* Presidente 5° Circoscrizione
14 Novembre 2014
sicilia
MESSINA. L’Ateneo va al voto nonostante il ricorso su una doppia candidatura, accolto a metà
Università, elezioni col “vizio”
Daniele Travisano di Atreju Crono aveva ottenuto ragione dalla Commissione presieduta da Franco Astone
sull’esclusione di Massimo Parisi, in corsa per Senato e Dipartimento con liste diverse. Ma l’Ufficio elettorale...
DI
DANIELE DE JOANNON
MESSINA. All'Università di Messina, si
concludono oggi (venerdì 14, ndr)
elezioni universitarie che potrebbero
essere “invalidate” per un vizio di base.
A sostenerlo è Daniele Travisano,
consigliere della IV Circoscrizione,
studente del corso magistrale di
Economia e presentatore di una delle
liste in corsa per il rinnovo dei dodici
rappresentanti negli organi superiori
accademici, “Atreju-Crono”: «Per come si
sono messe le cose, chiunque dovesse
risultare sconfitto avrebbe ottime
possibilità di invalidare la tornata
elettorale presentando un ricorso». Il
perché Travisano lo conosce bene,
essendo stato protagonista di una
vicenda finita in commissione elettorale.
LA DOPPIA CANDIDATURA. Il 31
ottobre scorso, a candidature presentate
e non più modificabili per il rinnovo dei
rappresentanti in Senato Accademico,
Consiglio di Amministrazione, dell'Ersu
(Ente regionale per lo studio
universitario) e dello Csasu (Comitato
Studentesco Attività Sportive
Università), nonché nonché di quelli,
circa 240, all'interno dei Dipartimenti,
Travisano scrive all'Ufficio elettorale
d'Ateneo segnalando che Massimo
Parisi è contemporaneamente in corsa
per il Senato con la lista Orum e al
consiglio di Dipartimento di
Giurisprudenza con Uninsieme, lista
della sua associazione. Proprio a causa
della doppia candidatura, Travisano
chiede di pronunciare l'esclusione
automatica di Parisi, “stante l'evidente
violazione” del comma 3 dell'articolo 7
del regolamento elettorale, che così
recita: “Non sono ammesse più
Daniele Travisano
Massimo Parisi
candidature dello stesso candidato in
liste diverse; in caso di più candidature,
il candidato viene escluso dalla
competizione elettorale”. La questione
viene affrontata durante la stessa
giornata dalla Commissione elettorale.
COSI' LA COMMISSIONE. In aula
Senato, il 31 ottobre, sono presenti il
presidente Franco Astone e i
componenti Giovanni Moschella,
Pietro Nuccio, Domenico Perri (in
rappresentanza degli studenti) e
Simona Corvaja (personale tecnico
amministrativo). Assente, la docente
Anna Lazzaro. Astone comunica
l'istanza di Travisano e,
contestualmente, anche la trasmissione,
da parte dell'Ufficio Elettorale, della
rinuncia di Parisi alla candidatura al
consiglio di dipartimento, protocollata il
giorno prima, il 30 ottobre. “Nella
predetta nota – si legge nel verbale
della seduta della Commissione – lo
studente evidenzia di aver appreso, a
seguito della pubblicazione sulla home
page del sito web dell'Ateneo, della
propria doppia candidatura... In specie,
lo studente afferma di aver
esplicitamente richiesto al proprio
presentatore di lista, già prima della
scadenza del termine per la
presentazione, di non formalizzare la
propria candidatura in seno al consiglio
di dipartimento... richiesta rimasta
inevasa”. Nel trattare la questione,
Astone spiega: “La possibilità che un
candidato presenti più candidature in
Organi diversi è condizionata a che lo
stesso partecipi alla competizione
elettorale con la medesima lista, o, al
limite, che una delle due liste non sia
presente in uno dei due diversi Organi
Collegiali. Nel caso di specie, il signor
Parisi, nonostante la lista Orum fosse
presente sia in Senato Accademico che
al Consiglio di Dipartimento di
Giurisprudenza, ha presentato la
propria candidatura per il predetto
Consiglio con la diversa lista
“Uninsieme”, ricadendo così nelle
previsioni di cui al più volte richiamato
articolo 2”.
LA DECISIONE. Per la Commissione,
che valuta fondata l'istanza di
Travisano, Massimo Parisi non può “che
essere escluso dalla competizione
elettorale”. La decisione viene presa a
maggioranza dei presenti, con
l'astensione di Perri. E la rinuncia
protocollata il 30 ottobre? “Nessuna
efficacia sanante sembra pertanto
potersi attribuire alla rinuncia alla
candidatura al Consiglio di
Dipartimento del signor Parisi, posto
che la stessa è intervenuta oltre il
termine di scadenza di presentazione
fissato dal decreto di indizione delle
elezioni”, argomenta la Commissione.
MA L'UFFICIO... Il 10 novembre, data
iscritta in protocollo, a rispondere a
Daniele Travisano è direttamente il
direttore generale dell'Ateneo,
Francesco De Domenico, da cui
dipende l'Ufficio elettorale guidato da
Giuseppe Bonanno. Due righe in cui
si legge che, “in riscontro alla nota,
relativa alla richiesta indicata in oggetto,
si comunica che non è stato adottato
alcun provvedimento di esclusione”.
TRAVISANO COMMENTA. Massimo
Parisi, studente di area Pd vicino al
prorettore alla Legalità, Antonio
Saitta, rimane quindi in corsa: «Ho
cercato di risolvere la questione per un
dovere morale legato all'immagine
dell'Ateneo, perché legalità è anche un
modo di agire e rispettare le regole»,
spiega il ricorrente. Che aggiunge: “È
stata trattata con leggerezza una
questione che potrebbe diventare un
caso nazionale, perché, chiunque perda
le elezioni potrebbe presentare ricorso e
vincerlo...».
LA SCHEDA
All’ultima preferenza
ECCO GLI STUDENTI, I DOTTORANDI, GLI ASSEGNISTI
E GLI SPECIALIZZANDI CHE SI STANNO MISURANDO
MESSINA. Ma ecco chi sta correndo per un
accaparrarsi una delle poltrone che contano nella
tornata elettorale in corso.
SENATO ACCADEMICO. Gli studenti hanno cinque
posti a disposizione. Per la lista Orum ci sono Miko
Branca (Orum), Arianna Crea (Università Eclettica
di Emilio Minniti), Francesco Armone (Morgana
di Alberto De Luca) e Massimo Parisi (Pd corrente
legata al prorettore Antonio Saitta). La lista
Nettuno-Figli di Ippocrate, invece, propone Leo
Staiti (Ermes) e Saverio Currello (Ages). Infine,
Atreju-Crono scende in campo con Francesco
Torre (Atreju, riferimento storico, il consigliere
comunale Piero Adamo) e Paola Zagami (Crono,
di un altro rappresentante d'aula di Palazzo Zanca,
Fabrizio Sottile). I candidati degli assegnisti di
ricerca e dei dottorandi (un posto) sono Salvatore
Giovinazzo e Alessandro Saccà, mentre
candidata per gli specializzandi (una poltrona in
palio) è Marica Galati.
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE. I due seggi a
disposizione vedono favoriti Orum (un seggio tra
Mauro Arena, Giuseppe Laganà e Giulia
Iapichino) e Nettuno-Figli di Ippocrate di Giuseppe
Nirta (in ballo, Saverio Curello e Pierluigi Russo).
Atreju-Crono ripropone la coppia Francesco Torre e
Paola Zagami.
centonove pagina 13
ERSU. Così, invece, per l'Ente regionale per lo studio
universitario: l'Orum schiera Marco Giorgianni
(Gea di Ivan Cutè), Giuliana Grillo (Messina
Giovane di Ciccio Rella) e Licia Puliafito (Credito
Accademico di Giuseppe Mandanici); NettunoFigli di Ippocrate propone Antonio Iacopino e
Santi Enrico Bruno, Carmelo Talia e Placido Zito
(tutti Nettuno). Per Atreju Crono, ancora Torre e
Zagami. Candidato per i dottorandi e gli
specializzandi è Marco Lamberti.
CSASU. L'ultima partita si gioca infine per i posti al
Comitato Studentesco Attività Sportive Università, a
cui ambiscono l'Orum con Andrea Patania (Gea di
Ivan Cutè), Gianluca Puglisi (Uninsieme di
Giovanni Lo Schiavo) e Roberta Strano (Morgana
di Alberto de Luca). In corsa, ci sono poi Umberto
Oliva e Simone Coletta (area Pd).
14 Novembre 2014
sicilia
Beppe Alfano
MESSINA. Dovrebbero difendere la cassa del Comune e recuperare crediti ma rischiano di essere solo una spesa in più. Ecco perchè
Gli avvocati azzeccaparcelle
Falzea, Tigano e Cucinotta i legali che vantano le cifre più cospicue: da soli quasi metà dei debiti di Palazzo Zanca.
Seguono Bonni Candido ed Edoardo Bucca. Ma in tempi di crisi salta il “Collegio”. Meglio la gestione in house
DI
TIZIANA CARUSO
MESSINA. Le memorie storiche
dell’Avvocatura comunale ammettono di
fare fatica a ricordare una causa in cui
Palazzo Zanca sia risultato vittorioso,
soprattutto economicamente. E non
soltanto perché in molti dei
procedimenti instaurati il Comune
risultava praticamente indifendibile
(vedi alcuni grandi appalti). Ma anche
perché, per decenni, le casse comunali
hanno rappresentato quasi una sorta di
bancomat per chi riusciva a trascinare
fino al terzo grado di giudizio persino
cause perse in partenza. Oppure perché,
come nel caso dei canoni delle case
Arcobaleno, inseriti nel consuntivo
2013, conteggiati e mai riscossi dal
1991 al 2013, i potenziali crediti
sarebbero diventati inesigibili poiché il
Comune non ha mai esibito titoli per
poterli richiedere. O ancora, soprattutto
perché, nei casi in cui Palazzo Zanca è
riuscito a portare a casa una vittoria, è
risultato abbastanza “difficile”
riscuotere.
VUOTO A PERDERE. E’ così ciò che
poteva rappresentare anche una grande
risorsa per un comune in rosso, ovvero il
ricorso a un’aula di tribunale per fare
valere i propri diritti, si è trasformato
nell’ennesimo vuoto a perdere di un
ente locale. Un vuoto a perdere che, a
fronte di risultati che molti giudicano a
dir poco scarsi, a Messina, ha creato una
voragine di non poco conto. C’è chi dice
che il vero problema di Palazzo Zanca
non siano tanto le partecipate, quanto i
contenziosi, una massa pressoché
inquantificabile di potenziali debiti che
di fatto difficilmente può essere
“governata”, soprattutto da un Comune
in perenne stato d’emergenza.
Collateralmente al contenzioso,
“pesantissimi” sono poi i debiti creati
dalla sfilza di legali a cui si è rivolto
Palazzo Zanca nel corso degli anni.
LA TOP TEN. Nella top ten degli
avvocati creditori all’ultimo posto c’è il
tandem composto da Renato Caudo e
Massimo Mazzullo, entrambi vantano
un credito di circa 146 mila euro a testa.
Più sù troviamo Franco Saccà, a cui
Palazzo Zanca deve circa 177 mila euro.
Salendo c’è invece uno degli avvocati
preferiti dagli enti locali, ovvero Andrea
Lo Castro, anche se nel caso del
Comune, a differenza della Provincia
(della quale il legale è creditore per
circa 600 mila euro) le somme vantate
sono poco più di 220 mila. Un gradino
più in alto troviamo Giovanni Giacoppo,
già indicato dal sindaco Renato
Accorinti come componente del Cda del
Vittorio Emanuele. A lui Palazzo Zanca
deve circa 350 mila euro. Poi troviamo
Carmelo Iaria che sfiora i 390 mila euro.
Supera la soglia dei 400 mila euro
Bonny Candido, mentre Edoardo Bucca
per poco non arriva a 490 mila euro. Sul
podio troviamo al terzo posto Gregorio
Falzea, al secondo Aldo Tigano e al
primo Rosario Cucinotta. I compensi dei
tre sommati arrivano quasi alla metà del
debito totale del Comune dovuto a
parcelle legali. Rispettivamente, infatti,
avanzano quasi 700 mila euro Falzea,
oltre 1,3 milioni di euro Tigano e quasi
1,650 mila euro Cucinotta.
FATTURE CONTESTATE. Ovviamente,
soprattutto negli ultimi tempi, quando
la coperta è diventata sempre più corta,
alcuni dei salati conti presentati dagli
avvocati a Palazzo Zanca sono stati
anche contestati. E per svariati motivi.
Ad alcuni legali, ad esempio, è stata
fatta notare qualche svista: ovvero l’aver
inserito due volte la stessa voce in
fattura. Altre contestazioni sono nate
anche dal non voler accettare di ricevere
le somme liquidate dal giudice, in forza
di un regolamento in base al quale, per
quella stessa causa, il legale di fiducia
aveva chiesto al Comune molto di più. E’
anche con le contestazioni, dunque, che
si è cercato di dare una sorta di stretta
alla manica larga con cui per decenni
Palazzo Zanca ha deciso di gestire il
ricorso alle aule dei tribunali. A dare la
dimensione del fenomeno è anche una
determina del dirigente all’Avvocatura
Calogero Ferlisi che lo scorso 17 ottobre
ha chiesto l'impegno di oltre 400mila
euro a favore degli avvocati componenti
del Collegio di Difesa, ovvero
semplicemente iscritti all'Abo dei
fiduciari, per poter procedere al
pagamento dell'onorario e competenze
per fasi e gradi di giudizi già definiti
stabilendo di impegnare le somme dal
capitolo di PEG 20900/41 del bilancio
di previsione 2014 e dando atto che la
spesa da impegnare appariva necessaria
per evitare danni patrimoniali certi e
gravi all'Ente. Ferlisi chiedeva inoltre di
riservarsi di subimpegnare la somma
previa presentazione di regolare fattura
CECK UP
Contenziosi pericolosi
DALLA DITTA SCHIPANI PER L’APPALTO ILLUMINAZIONE
AI 24 MILIONI CHIESTI DALLA GEPCO SALC
MESSINA. Fino a qualche tempo fa i maggiori
creditori del Comune, sulla carta, erano il Mondo
Messina, la curatela fallimentare e il F.C. Messina
Peloro. Sulla carta però, perché anche gli ultimi risvolti
giudiziari al Tar hanno dimostrato come la richiesta di
oltre 80milioni di euro per la mancata concessione
dello stadio San Filippo non avesse molta ragion
d’essere e come, Palazzo Zanca, avesse ottime
possibilità di uscirne vincitore anche al Cga. L’esito del
giudizio già qualche tempo fa poteva dunque non
essere poi così incerto, anche se proprio “incerto” è
stato il parere sull’opportunità di transigere la
controversia dato da Francesco Marullo di Condojanni,
legale di fiducia nominato dal Comune. Tra i maggiori
potenziali creditori del Comune c’è poi la ditta
Schipani per l’appalto sulla pubblica illuminazione,
una controversia che sfiora i 40 milioni di euro. Un
altro fardello di non poco conto riguarda gli appalti
dello svincolo di Giostra. La Gepco Salc ha chiesto circa
24 milioni di euro, mentre la Torno 15 milioni e, in
quest’ultimo caso, addirittura il Comune decise di
affidare la procura a ben tre legali. Ci sono voluti Aldo
Tigano e Bonny Candido, con l’aggiunta di Gregorio
Falzea, per dire che con la Torno, sarebbe stato
opportuno un tentativo di transazione. C’è poi il
centonove pagina 14
contenzioso Ato-Messinambiente che vale oltre 24
milioni di euro e quello da 15 milioni con l’Adroma
Impianti per il risarcimento danni dovuto alla mancata
realizzazione di un centro commerciale. Il lodo
arbitrale con l’Eas che vale quasi 12 milioni e mezzo,
per cui lo stesso Tigano ammette che sarebbe utile
l’avvio di una transazione. O quello con la Astaldi da 3
milioni e mezzo, dove sempre Tigano ha valutato
opportuna la transazione e il contestuale inserimento
di una somma da inserire in via prudenziale nel piano
di riequilibrio. O anche il lodo con la Demoter e l'ATI
Ferrari Puglisi. In mezzo ci sono poi una serie di altri e
più "piccoli" contenziosi con la Agriverde (da 10
milioni di euro), con il gruppo immobiliare 2R (per
quasi 4 milioni). Per centinaia di migliaia di euro con
l'Istituto Don Orione e la cooperativa Azione Sociale.
14 Novembre 2014
sicilia
AL VOTO
da arte degli avvocati e solo dopo avere
operato i necessari e dovuti controlli in
ordine alla congruità della richiesta con
le previsioni di legge e i regolamenti,
anche comunali, che disciplinano le
spettanze degli avvocati.
BYE BYE COLLEGIO. Un’altra “tegola”
che si è abbattuta sulla testa di alcuni
avvocati messinesi “legati” al Comune è
stata l’abolizione del Collegio di difesa.
A sollecitarla durante una delle sue
“visite” a Palazzo Zanca sarebbe stato
Vito Tatò, il consulente nominato dalla
Procura di Messina per fare luce sulla
mancata dichiarazione di dissesto. Cosa
è cambiato da allora? Se si sfogliano le
pagine che elencano gli atti
dell’esecutivo Accorinti non serve una
calcolatrice per poter affermare con
certezza che la maggior parte
riguardano incarichi legali affidati dal
Comune. Quasi tre quarti delle delibere
approdate e approvate in Giunta,
provengono infatti dall’ufficio affari
legali di Palazzo Zanca. Nonostante le
uniche ad avere avuto grande risalto
mediatico siano state quelle relative alla
questione tir e all’isola pedonale, sono in
realtà una miriade le controversie di cui
il Comune è stato protagonista
nell’ultimo anno. Anche se rispetto al
passato, certamente, c’è qualche
differenza… Con l’abolizione del
Collegio di difesa, risultano aumentati i
procedimenti che il Comune gestisce “in
house”.
INTERNI VS ESTERNI. Così,
Aldo Tigano
Rosario Cucinotta
sottotraccia, è già guerra perché la
nuova rimodulazione del personale
voluta dal segretario generale Antonio
Le Donne, prevede che l’ufficio legale
del Comune sia rimpolpato, attraverso
un atto di interpello interno, arrivando a
quota 10 unità, tra i mal di pancia di
chi sostiene che il personale interno non
sia in grado, ne’ abbia tanta voglia di
portare soldi in cassa al Comune o
quantomeno limitare i danni e di chi,
addirittura, sostiene che un legale
esterno costi meno di uno interno.
Stabilire se per Palazzo Zanca sia più
conveniente rivolgersi a un legale
esterno piuttosto che a uno interno, non
è però così facile, soprattutto alla luce di
quanto accaduto anche con le fatture
contestate agli esterni. Quello che è
certo è che ogni legale interno al
Comune costa circa 1800 euro lordi al
mese, ma a questo si devono aggiungere
i 16 mila euro annuali derivanti
dall’indennità di alta professionalità e il
fatto che un interno può chiedere a
Palazzo Zanca fino a un massimo del
50% dello stipendio lordo annuale in
base al numero di cause vinte. Per gli
esterni si è operato in maniera diversa,
in base ovviamente ai regolamenti
approvati nei diversi anni, nell’epoca di
Francantonio Genovese, ad esempio,
c’erano i minimi contrattuali più una
decurtazione del 10% in caso di
soccombenza, Buzzanca la fece salire
invece al 40%. Il regolamento oggi in
vigore a Palazzo Zanca è stato invece
“varato” nell’era Croce e stabilisce degli
scaglioni sui valori della causa. Ad
esempio dinnanzi alla Corte d’appello,
agli organi di giustizia amministrativa e
contabile di primo grado, se il valore
della causa supera i 500mila euro il
compenso complessivo è di 21.870 euro,
se invece il valore è indeterminato o
indeterminabile il legale comunque
percepirà 2.170 euro. Anche se adesso si
sta procedendo verso un nuovo
regolamento che dovrebbe escludere dai
compensi iva e cpa.
SVOLTE&RISVOLTI. Il bando per costruire il nuovo albo di avvocati di fiducia. Con 200 richieste di iscrizione
Quella “rivoluzione” legale targata Accorinti
FERLISI ANNUNCIA L’INTENZIONE DI AVVALERSI DI PROFESSIONALITÀ
INTERNE SIA PER IL PATROCINIO CHE PER LA CONSULENZA
MESSINA. Fu annunciata come una rivoluzione legale,
la scorsa estate, ma da allora a parte gli immediati
benefici dovuti all’abolizione del Collegio di difesa, di
cambiamenti radicali non se ne sono visti poi così
tanti. A parte il dover segnalare se si è iscritti o no a
logge massoniche, il bando per costituire il nuovo
albo di legali di fiducia, approvato la scorsa estate,
prevede comunque, oltre alla discrezionalità, altri
criteri di arruolamento che contemplano, ad esempio,
il principio di rotazione, di vicinanza al foro di
competenza, delle diverse specializzazioni
evidenziate da ogni singolo legale ed infine la
consequenzialità e la complementarità con incarichi
precedenti. Sono stati poco più di 200 gli avvocati
professionisti che hanno fatto richiesta di iscrizione
all’albo comunale, tra questi 21 sono stati esclusi per
difetto di forma della domanda o perché la richiesta
è stata presentata fuori termine. Fra questi c’è anche
chi, soprattutto in questi ultimi mesi, ha più volte
battuto cassa al Comune per i servizi legali resi. Come
Rosario Cucinotta che, nonostante le rimostranze e
gli enormi crediti accumulati, ha deciso di mettersi
nuovamente a servizio di Palazzo Zanca.
Un primo bilancio dell’azione messa in campo
dall’Amministrazione lo ha fornito qualche tempo fa
il dirigente dell’Avvocatura Calogero Ferlisi
specificando anche che “è stato e sarà intendimento
Scalata all’Ordine
CELONA SI PREPARA A LASCIARE
LO SCETTRO A CIRAOLO.
MA RESTANO DUE NODI
DA SCIOGLIERE
MESSINA. Intanto a Palazzo
Piacentini è già scattata la corsa
all’Ordine degli avvocati.
L’uscente Franco Celona ha più
volte dichiarato di non volersi
candidare, lasciando il suo
scettro in mano a Vincenzo
Ciraolo che, senza troppa fatica,
sembra ormai scontato, sarà il
nuovo presidente messinese.
Anche se prima di ufficializzare
ogni candidatura si attende il
via libera del Ministero alle
norme che dovranno
regolamentare la corsa
all’Ordine. Il primo dato certo è
che Messina passerà da 15 a 21
consiglieri, altra novità è che
quest’anno non ci saranno
ballottaggi, quindi l’obiettivo
dei concorrenti (si prevedono al
massimo 2 o tre schieramenti)
sarà quello di presentare
immediatamente una lista
“forte”. Se il “nodo” più grande
da sciogliere sono le modalità di
assegnamento dei voti di lista e
di preferenza, in dubbio ci sono
anche i termini con cui le
cosiddette “quota rosa” o
“quote di genere” potranno
farsi largo in questa
competizione anche perché non
sono mancate le contestazioni
sul vincolo che almeno un terzo
dei consiglieri eletti faccia parte
del cosiddetto “sesso debole”.
Più probabile è che alla fine si
propenda per un sistema che
ricalca le ultime tornate
elettorali politiche, ovvero
“l’imposizione” che almeno un
terzo dei candidati presentati da
ogni lista siano donne. Che
intanto a Palazzo Piacentini già
si scaldano. A cominciare da
Alessia Giorgianni che per ben
due anni ha mancato l’elezione,
o ancora da Mara Carrabba,
Elena Florio e Aura Notarianni…
Il sindaco Renato Accorinti con Calogero Ferlisi
dell’Amministrazione avvalersi delle professionalità
interne sia per l’attività di patrocinio che di quella
consulenza, mentre l’affidamento di incarico a
professionisti esterni sarà limitato ai casi in cui non
siano reperibili all’interno le professionalità richieste
dalla particolare difficoltà della richiesta prestazione
professionale ovvero nei casi in cui il sovraccarico di
lavoro dovesse mettere in dubbio l’efficacia della
difesa”.
centonove pagina 15
Vincenzo Ciraolo
14 Novembre 2014
sicilia
ZOOM
REGIONE. Sel chiede alla Presidenza del Senato di congelare il componente antimafia: troppe commistioni
Rifiuti, «sospendete Lumia»
In una intervista l’ex assessore all’Energia, Nicolò Marino, punta il dito contro la mafia dell’antimafia:
«Lo Bello, Montante e Lumia cercarono di condizionarmi». E Crocetta? «Cambiava discorso»
MESSINA. Il fuoco, che covava sotto la
cenere, ora è divampato. E sul ciclo dei
rifiuti e il ruolo ambiguo di
Confindustria e del senatore Peppe
Lumia, punta il dito senza mezzi termini
l’ex assessore all’energia Nicolò Marino,
oggi presidente di una sezione della
Corte di Appello di Roma. Al giornalista
Mario Barresi de “La Sicilia”, Marino
svela le complicità tra Lumia, Ivan Lo
Bello e Montante da una parte e il finto
disincanto di Crocetta.
Al centro: gli affari delle discariche.
“Una sera-racconta Marino- mi chiama
Lumia e mi chiede un incontro urgente.
Dico che sono a Catania e decidono di
venire a Catania Ivan Lo Bello,
Antonello Montante e Lumia. L’incontro,
in un clima concitato, si svolge all’Hotel
Excelsior.
Montante accusa Marino di essere
l’ispiratore di alcuni articoli sul Fatto
quotidiano in cui si parla della “mafia
dell’antimafia” e degli affari collegati.
Marino risponde a Montante che non gli
permette di utilizzare quel tono e
Montante rincara: “Tu non devi
sguinzagliarmi il vicequestore Buceti al
seguito: se dobbiamo farci la guerra a
colpi di dossier io sono pronto…”. Il
magistrato Marino, che ha prestato
servizio a Caltanissetta, dove tra l’altro
ha pure indagato su Crocetta: “Non ho
bisogno di sguinzagliarti nessuno, io so
chi sei…”.
Beppe Lumia
In un successivo incontro a Tusa, dopo
alcune verifiche a Palermo con i
dirigenti, Marino capisce che Crocetta è
nelle mani di Confindustria. “A precise
domande faceva finta di non capire…e
cambiava discorso”.
Cosa chiedeva Marino: che gli
imprenditori come Catanzaro, pagassero
il risarcimento delle stazioni di
conferenza, milioni e milioni di euro,
che non sono mai stati chiesti in termini
di risarcimento dalla Regione…”.
Ora che la patata bollente dei rifiuti è
scoppiata volano gli stracci:il deputato
di Sel Erasmo Palazzotto ha chiesto al
presidente del senato di sospendere
immediatamente Giuseppe Lumia dalla
commissione antimafia e avviare
prontamente le verifiche istituzionali sul
ciclo dei rifiuti in Sicilia”. Al centro delle
polemiche il ruolo di Lumia in molti
affari “opachi”: l’iniziativa Agriverde a
Gela, un grande campo fotovoltaico con
l’imprenditore Stefano Italiano, ora
bloccato per mancanza di fondi; i
rapporti controversi con l’architetto
Francesco Agnello, l’uomo delle coop
che ha trattato gli investimenti di
“Palermo Sviluppo” e “Licata” Sviluppo”,
oltre che la gestione della stazione Lolli
di Palermo, finita dopo un
interessamento di Montante, nelle mani
di Rosario Basile, il presidente dell’Irfis,
titolare della società di vigilanza Kmg, in
quota Udc. Gli affari decennali del
Porto di Termini Imerese: un attivismo
quello di Lumia, che comincia a destare
qualche sospetto anche nella sinistra
“storica”: di lui ha parlato il pentito
Francesco Campanella a proposito di
una beaty-farm a Bagheria.
Lumia, Lo Bello e Montante hanno
reagito preannunciando una querela per
diffamazione a carico di Marino. Il
presidente Crocetta, ha detto solo che
Marino è “un uomo ossessionato”.
L’impressione è che sui rifiuti e sul ruolo
e gli interessi di Confindustria rischia
ora di abbattersi un’ombra sinistra,
qualla che si mastica con la
commistione.
Se TirrenoAmbiente
continua ad abbancare
MESSINA. Il sequestro della discarica di
Mazzarrà sant’Andrea da parte della
Procura di Barcellona non ha fermato le
polemiche. A soffiare sul fuoco è ancora
Mario Foti, sindaco di Furnari, paese
confinante con l’impianto, che dopo la
“vittoria” torna alla carica, infierendo
su TirrenoAmbiente, società che la
discarica la gestisce. I suoi strali, questa
volta, sono diretti alla mancata messa in
sicurezza del deposito rifiuti, perchè
“tale opera illecita, come peraltro
ammesso anche dalla stessa
Tirrenoambiente, presenta profonde
crepature e cedimenti, che creano una
emergenza igienico- sanitaria e di
pericolo per la stabilità di tutto il sito”,
scrive Foti in una lettera inviata
all’assessorato regionale ai Rifiuti, alla
Prefettura e persino alla commissione
Antimafia, in cui spiega che alla messa
in mora dei vertici di TirrenoAmbiente
di agosto non ha fatto seguito alcun
atto concreto. E che, anzi, la discarica
affidata in custodia giudiziale a Roberto
Carenzo, dipendente della stessa
società, ha visto un abbancamento
abusivo di un milione di metri cubi.
“Tale circostanza - scrive Foti - mentre
da un verso potrebbe modificare il
corpo del reato oggetto di sequestro
preventivo e per altro verso, con le
condizioni metereologiche che in
questo periodo ci affliggono, potrebbe
procurare un vero disastro ambientale”.
“Con la presente - è la richiesta che Foti
inoltra al presidente della regione
Rosario Crocetta - si ribadisce
formalmente l’opportunità di non
consentire più alla società
TirrenoAmbiente di gestire e di avere
ancora in custodia un impianto
pericoloso in queste condizioni”.
FURNARI
Foti: «Lopes mente»
IL SINDACO ACCUSA L’EX ASSESSORE
«SI È PURE CAMBIATO IL NOME: FRANCO»
FURNARI. Sindaco Foti, ma lei è stato davvero
consulente di Nello Giambò?
Io sono stato il legale del Comune di Mazzarra
Sant’Andrea, quando era ancora la città dei vivai e non
dei rifiuti. E ho avuto incarichi come avvocato, quando
sindaco era il professore Giambò. Preciso che faccio il
legale e non mi occupo né di pesca né di bandi
fotovoltaici.
Perché si riferisce alla pesca e all’energia alternativa,
anziché ai rifiuti? A chi pensa?
Ho letto l’intervista del signor Franco.
E chi è Franco?
Al secolo, il signor Armando Lopes, ex assessore
provinciale, durante l’amministrazione Buzzanca.
Durante la sindacatura a Furnari del fratello Salvatore, si
E l’incontro con Pino Innocenti?
è nascosto con il nome meno conosciuto ed è stato uno
Non ho mai partecipato ad incontri con Lopes e
dei cittadini ricorrenti contro l’ampliamento della
Innocenti. Ho conosciuto Innocenti quando sono stato
discarica. Il Comune all’epoca non fece ricorso, lo fecero
eletto sindaco in un dibattito televisivo.
i cittadini, e il Cga, il consiglio di giustizia ammnistrativa,
Ma non le risulta un esposto-denuncia con la firma di
lo ha dichiarato inammisibile per carenza di interesse.
trecento cittadini di Furnari dodici anni fa?
E cosa non condivide dell’intervista?
A Furnari esposti ne sono stati presentati numerosi, io
Tutto. Ma soprattutto le false insinuazioni sulla
sono stato nel 2006 autore di due manifestazioni con
correttezza del mio operato.
fiaccolate contro la discarica di Mazzarrà e in quella sede
Come sindaco?
abbiano raccolto 450 firme, anche con cittadini di Terme
Si, che è fuori di dubbio. Ma non condivido soprattutto
Vigliatore, e non ho mai visto “Franco” Lopes. Per
il suo richiamo alla presunta primogenitura su questa
quelle manifestazioni mi sono scontrato
battaglia per la chiusura di Mazzarrà
con Giambò, diventato nel frattempo
Sant’Andrea.
presidente di Tirrenombiente e per quelle
Quella di Lopes sarebbe una rivendicazione
manifestaazioni mi sono procurato
tardiva?
l’inimicizia di Tindaro Calabrese e della
Lopes non si è mai esposto in prima linea,
cosca dei Mazzarroti, che hanno
nella battaglia contro la discarica. Si è
notoriamente appoggiato Salvatore
semplicemente limitato, all’epoca in cui era
Lopes, fratello di Armando, procurando la
consigliere provinciale, a chiedere la riduzione
mia sconfitta con gli ultimi dodici voti
della tariffa per Furnari, che subìva il disagio,
truccati.
ma non mi risulta abbia mai ha chiesto la
Mario Foti
R.C.
chiusura della discarica.
centonove pagina 16
sicilia
Discarica a cielo aperto nel torrente Pagliara
ROCCALUMERA. La Procura di Messina apre fascicolo sulla discarica nata nel greto
Torrente di metallo
Le associazioni ambientaliste denunciano da anni i conferimenti abusivi di rifiuti speciali.
Si teme la presenza di inquinanti chimici. Il Genio Civile dispone bonifica. I sindaci si lavano le mani
DI
GIUSEPPE PISTONE
Roccalumera. Montagne di rifiuti
edili derivanti da attività di
costruzione e demolizione, fogli di
catrame, suppellettili in legno di
arredamento, pneumatici usurati. Il
torrente Pagliara è una discarica a
cielo aperto. Una emergenza
ambientale che ha portato la procura
di Messina ad aprire un fascicolo dopo
l’ennesimo scempio sl torrente
Pagliara che attraversa i comuni di
Pagliara e Roccalumera. Il sospetto
adesso è che in quell’aria ci sia la
presenza di metalli pesanti. A giorni è
previsto il sopralluogo del Genio civile
per valutarne la pericolosità. L’accesso
di Contrada Piana trasformato in vero
e proprio crocevia di mezzi pesanti per
l’aria demaniale. Un’indagine scattata
in seguito alle decine di esposti e
denunce da parte di ambientalisti e
cittadini che più volte hanno assistito
inermi ad un vero e proprio via vai di
autocarri che scaricano ogni tipo di
materiale nell’alveo del torrente. A
testimoniarlo l’intervento dei
carabinieri della stazione di
Roccalumera che nei giorni scorsi
hanno sorpreso un giovane
imprenditore edile, Samuel La Torre,
intento a depositare materiale inerte
nel greto del torrente alla luce del
sole. I carabinieri guidati dal
luogotenente Santo Arcidiacono hanno
identificato il giovane e denunciato
per «abbandono di rifiuti speciali su
area demaniale». Tutta la zona, circa
400 metri quadrati, è stata
sequestrata. Una segnalazione inviata
anche al Noe di Catania che
verificherà la tipologia di rifiuti
abbandonati. A scendere in campo una
task force di militari coordinati dal
capitano della compagnia dei
carabinieri di Messina Sud, Paolo
Leoncini, che ha avviato attività di
monitoraggio del territorio al fine di
reprimere questi episodi. «C’è in ballo
la salute pubblica dei cittadini.
L’obiettivo è tentare di risalire ad
eventuali ditte che decidono di disfarsi
in questo modo di rifiuti speciali
pericolosi», spiega Leoncini. Nel
tempo si sono susseguire decine di
denunce di associazioni ambientaliste
come Wwf e Man (Mediterranea
associazione per la natura) che hanno
portato a sequestri di mezzi pesanti ed
ettari di area demaniale, ma
evidentemente non sono bastate a
mettere fine allo scempio nel Pagliara.
Il sospetto adesso è che in quell’aria ci
sia la presenza di metalli pesanti
altamente tossici. I sindaci Gaetano
Argiroffi di Roccalumera e Mimmo
Prestipino di Pagliara declinano ogni
responsabilità sul controllo del
torrente. «L’area in cui vengono
LA POLEMICA
Il bluff della videosorveglianza
LE TELECAMERE INSTALLATE DIECI ANNI FA NON SONO MAI STATE ATTIVATE
Roccalumera. Per evitare depositi di rifiuti nel torrente Pagliara era stato
installato anche un impianto di videosorveglianza. Risale a dieci anni è le
telecamere sono puntate principalmente in prossimità degli accessi alla
fiumara di Pagliara. Impianto costato oltre 40 mila euro non solo non ha mai
funzionato, ma non essendo a a raggi infrarossi e nelle ore notturne sarebbe
stato totalmente inutile. Anzi per l’esattezza è stato attivo solo per alcuni
giorni. «A questo punto conviene farne uno tutto nuovo – chiarisce il sindaco
di Roccalumera Gaetano Argiroffi - l’unico modo per combattere questa piaga
dei rifiuti nel torrente Pagliara».
centonove pagina 17
14 Novembre 2014
scaricati rifiuti di ogni genere ricade
nel territorio di Pagliara – chiarisce
Gaetano Argiroffi - la zona di
pertinenza del nostro comune
l’abbiamo ripulita e liberato le canne
dai detriti». Il primo cittadino di
Pagliara è categorico. «Non intendo
occuparmi della questione perché non
è di nostra competenza, ci sono enti
sovra comunali che dovrebbero darsi
da fare - sbotta - non ho gli strumenti
per agire in un piccolo Comune di
appena mille abitanti». Sulla scrivania
del capo del Genio civile di Messina,
Leonardo Santoro, pronta una lettera
di “diffida” alle amministrazioni che
confinano con il torrente Pagliara
affinché si attivino per impedire
l’accesso arbitrario e continuativo nel
greto del torrente attraverso la
disposizione di cancelli, blocchi, massi
e la dovuta segnaletica stradale. «Sulla
questione dei rifiuti speciali nei
torrenti, in area di pertinenza del
centro abitato, è responsabile il
comune, in area extra urbana la
competenza è dell’amministrazione
provinciale - chiarisce Santoro Stiamo predisponendo un sopralluogo
nei prossimi giorni per verificare lo
stato dei luoghi e procedere alla
bonifica del torrente», assicura il capo
del Genio civile. Eppure c’è chi da anni
invia esposti, segnalazioni e denunce
agli organi competenti, come
l’ambientalista Anna Giordano.
Invano. «Speriamo che le indagini
fermino lo scempio della fiumara di
Pagliara costantemente saccheggiata e
ridotta a discarica e cava - dichiara - i
sindaci la smettano di lavarsene le
mani. Ci si sarebbe aspettati che dopo
le alluvioni del 2009 e del 2011 le
amministrazioni comunali mostrassero
maggiore attenzione alla tutela del
territorio e invece fanno finta di non
vedere. Si grida sempre al danno, al
disastro, alle calamità naturali ma
nessuno interviene». L’alveo del
torrente è una pericolosissima
discarica a cielo aperto, proprio a
ridosso dei centri abitati. In particolare
la zona a poca distanza dalla nascente
area artigianale.
14 Novembre 2014
sicilia
IN ALTO MARE. I Gruppi costieri mettono a bando 22 milioni di euro. Ma il settore non risponde
Pesca, all’ultima spiaggia
In tanti comuni scompaiono gli arenili mettendo a repentaglio l’attività dei pescatori. A causa
della crisi non possono garantire il 40% dell’investimento. L’allarme dell’associazione Anapi
DI
GIANFRANCO CUSUMANO
Messina. Dall’Europa arrivano i fondi
per aiutare i pescatori, ma nel frattempo
a scomparire sono le spiagge. Gli undici
Gruppi costieri siciliani (Gac) stanno
mettendo a bando i 22 milioni di euro
del Fondo europeo per la pesca della
programmazione 2007-2013. I fondi
possono essere utilizzati per
l'occupazione nelle zone di pesca
tradizionale e l’incentivazione
dell’ittiturismo, ma il problema
principale del settore, specialmente in
provincia di Messina, è l’erosione o
l’insabbiamento dei tratti di costa. Non
viene risparmiato nessuno. A Capo
d’Orlando a scomparire è la spiggia che
ha ispirato “Sapore di mare” a Gino
Paoli, a Vulcano le suggestive spiagge
nere, a Milazzo il borgo dei pescatori di
Vaccarella. Nella zona ionica a patire è
Santa Teresa. «L’erosione costiera in
provincia di Messina diventa un
fenomeno sempre più preoccupante lancia l’allarme Piero Forte, presidente
regionale Anapi Pesca Sicilia - anche
dove ci sono porti i disagi non
mancano». Gli esempi più eclatanti sono
il porto di Sant’Agata Militello e Capo
d’Orlando. «Senza dimenticare Santo
Stefano di Camastra dove esistono
grossi problema di insabiamento».
Purtroppo i bandi non aiuteranno molto.
«La stampa quando parla di Gac lascia
pensare che ci siano contributi a pioggia,
purtroppo non è così - continua Forte anzi, posso anticipare che molti fondi
dei gac non verranno richiesti. Le
imprse devono compartecipare con il
40% dell’investimento complessivo ma
la congiuntura economica gli impedisce
l’accesso al credito». In provincia di
Messina ci sono due Gac: il Nebrodi che
coinvolge undici comuni da Tusa a Brolo
Erosione a Milazzo nel borgo marinaro di Vaccarella
e il “Golfo di Patti” che arriva fino a
Villafranca. «I nostri bandi scadranno il
20 novembre - spiega Ciro Gallo,
sindaco di Acquedolci, presidente del
Gac Nebrodi - la misura prevede
diversificazione la cui finalità è quella di
rafforzare la competitività delle zone di
pesca, ristrutturare e orientare le attività
economiche, promuovendo pescaturismo ed itti-turismo senza
determinare un aumento dello sforzo di
pesca. In poche parole consetire al
piccolo pescatore di diversificare il
reddito. Purtroppo non possono essere
uilizzati per infrastrutture». Acquedolci
non è esente dal fenomeno erosione. «E’
in corso un ripascimento da un milione
di euro , ma non bastano, il progetto
inviato al ministero ammontava a 5
milioni di euro , abbiamo chiesto
l’integrazione». Il progetto prevede la
posa di pennelli sottomarini. A
minacciare di trasferire le imbarcazioni
sulla strada sono i pescatori di Milazzo.
Nel borgo marinaro di Vaccarella la
spiaggia dove vengono messe a secco le
barche da pesca in alcuni tratti non
esiste più. Le cause vengono attribuite a
dei pontili nati nelle adiacenze. A
portare avanti una battaglia è
l’associazione marinara Nino Salmeri.
«Se continua così faremo un’azione
eclatante - dice il presidente Damiano
Maisano - non abbiamo nessuna risposta
dalle istituzioni». Il comune di Milazzo
ha in programma un intervento di
somma urgenza. E’ stata redatta una
perizia sottoposta all’Assessorato
Regionale Territorio ed Ambiente. Ma i
finanzimanti sembrano in alto mare.
L’ESPERTO
Randazzo: «Le coste
uccise dai lungomare»
Messina. «I killer delle coste messinesi sono i
lungomare sorti negli ultimi decenni». A non
avere dubbi è il professore Giovanni
Randazzo, docente di Dinamica dei litorali.
«La prima cosa che si dovrebbe fare per
mitigare il problema dell’erosione è sistemare
i lungomare si dovrebbero progettare
“passeggiate” parzialmente sommergibili.
Invece di avere la parete esterna rigida
bisognerebbe realizzarla incrinata di 30, 40
gradi e ruvida, in modo che l’acqua smorzi la
propria energia». In Sicilia esiste un piano
coste superato. Lo strumento è stato utile ma
ormai non si può pianificare sulla sua base
perchè non risponde alle reali dinamiche del
territorio. «Al contrario - continua - il comune
di Messina ha un proprio piano di gestione
all’avanguardia, realizzato con il nostro
contributo e che proponiamo come modello
regionale. Vi sono sia rilievi volumetrici
stagionali». Randazzo contesta anche gli
interventi sporadici di molti comuni. «Sono i
più dannosi». L’ultimo quello che vorrebbe
fare Santa Teresa di Riva. «La posa di opere
rigide dovrebbe essere evitata: porterà
all’erosione della spiaggia sottostante. E’ un
processo che conoscono molto bene nel
ragusano e nell’agrigentino». Il futuro,
secondo il docente, dovrebbe essere legato al
ripascimento artificiale con manutenzione e
monitoraggio. «Fare il ripascimento di un
tratto di spiaggia non ha senso perchè poi
questo deve essere gestito. La cosa migliore è
appaltare il servizio ad una impresa che fa il
primo intervento ma poi ha l’obbligo di
gestirlo per i successivi dieci anni. Invece di
spendere la cifra con un solo intervento, si
dovrebbe ripartire in uno spazio temporale
più lungo prevedendo integrazioni di sabbia».
Il dipartimento di Fisica e Scienza della Terra
dell’Università di Messina ha un catalogo
aggiornato delle coste regionali con la qualità
della sabbia e le caratteristiche delle spiagge.
A Messina il problema dell’insabbiamento del
porto di Tremestieri è di attualità. «Lo
sapevano tutti gli esperti che non potrà mai
funzionare. Servirebbe un servizio fisso che
svuoti la sabbia prima che questa entri nel
porto. Personalmente lo smonterei e
cambierei tutto il sistema». (GIA.C.)
ALTRI FRONTI
Rebus Tremestieri
DOPO L’INSABBIAMENTO, C’È CHI PARLA DI CHIUSURA.
LO SFOGO DEL SEGRETARIO DELL’AUTORITÀ PORTUALE
MESSINA. La soluzione? Un intervento di
ripascimento a Galati Marina e l’ampliamento del
Porto. Solo così, secondo Francesco Di Sarcina,
segretario generale dell’Autorità Portuale di Messina,
si potrà chiudere la questione Tremestieri, reso
inagibile da un clamoroso insabbiamento. «Quanto è
accaduto - ammette - ci ha sorpreso. Noi non abbiamo
mai considerato la riparazione della testata del Porto
come risolutiva, ma pensavamo potesse diminuire i
flussi». Di Sarcina, però, vuol mettere le cose in chiaro:
«Il progetto di riparazione di Tremestieri sarà stato
lento, ma era nato per ripristinare la sagoma del porto
e non certo per evitare l’insabbiamento. La nostra
speranza era che contribuisse a ridurlo. Adesso si è
scatenato il finimondo; sento improvvisati esperti che
dicono “abbandoniamolo”. Ok, ma chi sostiene questa
tesi si assuma la responsabilità di realizzare un nuovo
porto». Il segretario entra nel merito della
localizzazione contestata: «Innanzi tutto credo che chi
ha deciso di fare il porto lì non abbia fatto una scelta
fuori luogo. L’ubicazione in sé non è una follia, andava
sicuramente progettato meglio tutto e non in maniera
inadeguata. Le problematiche di Tremestieri sono
marittime e, rispetto a queste, non ho visto, per
quanto a mia conoscenza, grande attenzione: se un
centonove pagina 18
porto non funziona - sottolinea - non è la zona
sbagliata, ma il progetto errato». Finita la stizza, Di
Sarcina entra nel merito degli interventi: «Sono stato
all’assessorato Territorio-Ambiente. Eravamo parecchi
tecnici, e tutti quanti abbiamo convenuto su una
questione che è sempre più chiara. Esiste una
corrispondenza biunivoca tra erosione a Galati e
insabbiamento Tremestieri. In pratica, la sabbia di
Galati si sposta in direzione sud-nord verso Tremestieri,
aumentandone la normale quantità, a causa
dell’erosione determinata dal ripascimento di Santa
Margherita». Nei prossimi giorni, comunque,
l’Autorità Portuale ribandirà la gara per la gestione di
Tremestieri, andata deserta in prima battuta proprio
perché i dragaggi erano a carico dei concessionari.
D.D.J.
sicilia
Le baracche di fondo Fucile
MESSINA. Il Comune compra appartamenti per poter poi risanare fondo Fucile. Ecco da chi
Sbaracco, ma con interrogativo
Pubblicata la graduatoria del bando dalla vita “travagliata”, offrono case sia privati che imprese.
Una delle quali risulta costituita a giugno. E cancellata dalla Camera di Commercio a novembre
DI
ALESSIO CASPANELLO
MESSINA. L’iter è stato travagliato,
ma finalmente pare concluso: con la
pubblicazione della graduatoria degli
alloggi privati da acquistare per fini
di risanamento, per fondo Fucile si
inizia ad intravedere una seppure
flebile luce alla fine del tunnel.
Perchè, nonostante l’atto
amministrativo, i problemi da
superare ci sono. E parecchi.
IL BANDO TRAVAGLIATO. E’
marzo quando l’assessore
all’Urbanistica Sergio De Cola si
rende conto che a fondo FUcile,
periferia sud della città e bomba
ecologica di casette per metà
realizzate in micidiale eternit, non è
previsto alcun programma costruttivo
che possa mettere un tetto sulla testa
a chi abita in una delle baracche da
abbattere: venticinque casupole sono
state già buttate giù, ma per risanare
completamente l’area, ed impedire
che una volta sgomberate le baracche
siano rioccupate nel gito di qualche
ora, c’è da demolirne ancora un
centinaio. Qualcuno degli aventi
diritto ha già ottenuto l’assegnazione
di una casa a scorrimento di
graduatoria, per gli altri non è
previsto nulla, nonostante i quasi
undici milioni messi a disposizione
dalla regione. E quindi palazzo Zanca
vara un bando col quale si tenta di
reperire sul mercato un centinaio di
appartamenti. Il primo problema è
che il termine di metà aprile per la
presentazione delle domande viene
ampiamente sforato: si presentano in
pochissimi e gli adempimenti
burocratici da parte del Comune
prendono più tempo del preventivato,
14 Novembre 2014
quindi si proroga il termine fino a
metà maggio, con istruttoria di
verifica dei requisiti per fine giugno e
richiesta alla Regione per fine luglio.
Anche questi termini vengono
disattesi, e si arriva all’inizio di
novembre per la pubblicazione della
graduatoria. Con una sorpresa.
GRADUATORIA CON SORPRESA.
A presentare offerte sono trentuno
privati e cinque imprese: la Effe D.
Costruzioni di Salvatore Foti, la
Tuttedil di Santino D’Angelo e la
Siracusano Felice & C. offrono al
comune rispettivamente dodici,
quattro e sette alloggi in complessi
già realizzati e dotati di collaudo. Poi
ci sono le case non ancora ultimate
(ma che devono esserlo entro la fine
di novembre) che la Anfa Costruzioni
di Mario Scattareggia e il Parco
delle felci di Silvia Gentile offrono:
undici alloggi la prima, ventiquattro
in due lotti da dodici la seconda. La
curiosità è che la Parco delle felci srl,
costituita a metà giugno di
quest’anno, ha avuto vita brevissima,
dato che l’impresa risulta cancellata il
6 novembre 2014: esattamente il
giorno della diffusione della
graduatoria. La cancellazione è
avvenuta per trasferimento
dell’impresa a Catania. La Parco delle
Felci è posseduta interamente
dall’immobiliare Le Costruzioni dello
Stretto di Antonio Amato. A
dispetto del nome, l’impresa ha sede
a Catania, ed è giovanissima: la
costituzione della società, infatti,
risale a qualche mese fa, al 19
settembre. Attualmente, l’impresa
risulta inattiva. Il 13 giugno, giorno
in cui la Parco delle Felci è stata
costituita, alla Camera di Commercio
è stato registrato un trasferimento
d’azienda dal “socio unico” R.D
Costruzioni srl alla stessa Parco delle
Felci.
ZOOM
Se la Regione non accredita
PALERMO NON HA ANCORA INVIATO TUTTI GLI UNDICI MILIONI PROMESSI
PER LE CENTO CASE. CHE PALAZZO ZANCA VALUTA 900 EURO AL METRO QUADRO
Sergio De Cola
MESSINA. Non è solo il bando ad aver
dato grattacapi all’assessore
all’Urbanistica Sergio De Cola ed al
dirigente all’Edilizia privata Maria
Canale. Perchè a farli sudare freddo ci
pensa la Regione, sempre solerte
quando si tratta di promettere fondi e
poi, quando i fondi si tratta di
trasferirli, improvvisamente vaga Perchè
dei quasi undici milioni che dovrebbero
arrivare da palermo, al momento
palazzo Zanca ne ha in cassa otto e
qualcosa. Basteranno per il centinaio di
appartamenti? Palazzo Zanca si è dato
centonove pagina 19
“al risparmio”, valutando le case in
media 900 euro al metro quadrato,
prezzo molto al di sotto dei valori di
mercato. Scorrendo la graduatoria, si
scopre che il Comune ha privilegiato la
“continuità territoriale”. Tranne
qualche caso, gli appartamenti sono
stati scelti in base alla vicinanza a fondo
Fucile (quindi villaggio Aldisio, Gazzi,
Mangialupi e Cep): questo perchè è già
successo che alcuni degli abitanti delle
baracche, in passato, avevano rifiutato
le case loro assegnate perchè “troppo
lontane”. (A.C.)
14 Novembre 2014
sicilia
MESSINA. Il Comune chiede di tutelare l’opera del maestro della Street Art alla ex Casa del Protuale
Blu, alla ricerca di un vincolo
L’assessorato alle Infrastrutture, titolare dell’immobile, ha girato la richiesta alla Soprintendenza, ma le norme
non prevedono l’arte contemporanea. Le uniche strade si legano alle volontà di artista e committente. Ma...
DI
DANIELE DE JOANNON
MESSINA. La richiesta è stata
presentata alla Regione e la Regione,
assessorato alle Infrastrutture, ha
chiesto a se stessa, ovvero
Soprintendenza di Messina, di
procedere. Solo che, tra il dire e il fare,
c’è di mezzo il mare. Perché non esiste
una precisa norma per poter tutelare
l’opera di Blu, uno dei più noti
esponenti della Street Art italiani e
internazionali, che ha regalato un
nuovo e graffiante volto alla ex Casa del
Portuale di via Alessio Valore. Infatti,
nonostante tutte le innovazioni legate al
Codice dei Beni Culturali, che con
grande slancio ha inserito come oggetti
di interesse anche il design, i paletti
piantati sull’arte contemporanea sono
ancora “stringenti”, tanto più se si tratta
di opere create da un artista vivente.
Per questa casistica, le uniche forme di
tutela esistono per l’eventuale
esportazione all’estero.
Grazia Musolino
BLU A MESSINA. Tutto risale al
2013, quando il “Teatro Pinelli
Occupato”, reduce dalla
riappropriazione del Teatro in Fiera,
decide di aprire le porte della ex Casa
del Portuale, struttura di cui all’epoca
non si aveva certezza della titolarità.
È il collettivo a chiamare Blu,
“commissionando” un’opera che fa
immediatamente il giro del web (sui
siti dedicati all’arte contemporanea e
alla Street Art) e riempie le cronache
dei giornali locali per altre questioni,
di rilievo poco più che provinciale.
L’opera, che corre gran parte del
fronte dell’edificio su via Valore,
inerpicandosi fino a parte della prima
elevazione, ha un forte sapore epico,
si lega intimamente allo Stretto e alla
città e vede protagonista un branco di
pescespada che “nuotano” in un mare
popolato dai simboli del capitalismo,
della guerra, della religione e della
politica, vere e proprie reti in cui si
impiglia una umanità totalmente
omologata. Alcune immagini, come
un pesce che buca un crocifisso, o una
croce che diventa uncino, provocano
la virulenta reazione di alcuni
consiglieri comunali dallo scandalo
facile. Al di là della polemica, una
volta sgombrata la ex Casa del
Portuale dall’occupazione, i riflettori
centonove pagina 20
Blu alla ex Casa del Portuale
si sono spostati sulla conservazione
dell’opera di Blu: un’esigenza
fondamentale, per una città che ha
fame di arte contemporanea, seppur
al di fuori dello spirito stesso della
Street Art, caratterizzata da interventi
che mettono in conto la
temporaneità.
sicilia
14 Novembre 2014
ESCAMOTAGE
Fiumara d’Arte?
Una collezione
GLI ULTIMI SVILUPPI. Il primo
nodo da sciogliere ha riguardato la
proprietà dell’immobile. Alla fine,
complice un atto di vendita
dell’immobile stipulato il 16 maggio del
1959 dall’allora sindaco Carmelo
Fortino e dal console della
Capitaneria di porto Giovanni
Maimone, è venuto fuori che il Bene è
nel patrimonio indisponibile della
Regione, benché al catasto risulti come
Ente urbano ed il Comune di Messina lo
abbia trascritto in Conservatoria come
un bene di sua proprietà. Palazzo Zanca
ha quindi chiesto all’assessorato alle
Infrastrutture, cui fa capo il bene, di
vincolare l’opera di Blu e, di rimando, è
stato chiesto alla Soprintendenza di
procedere. Ma, a questo punto, la
pratica si è fermata per
approfondimenti. «Purtroppo, non
esiste una norma per vincolare Blu»,
spiega la direttrice dell’Unità beni
storico-artistici, Grazia Musolino.
Che aggiunge: «Stiamo predisponendo
una lettera che andrà alla firma del
soprintendente Rocco Scimone, in cui
ribadiamo l’interesse dell’opera e il suo
valore aggiunto, per cui chiediamo
all’assessorato di concordare con noi
interventi di manutenzione. Abbiamo
sottolineato che Blu è un artista che
spicca nel contesto internazionale».
«Diversamente, le strade percorribili
avrebbero potuto essere due: la richiesta
di tutela da parte del committente o
dell’autore». Due circostanze, queste,
improbabili. Nel primo caso, perché il
Teatro Pinelli fa dell’assenza di
personalità giuridica un punto fermo
della sua azione. Nel secondo, invece,
vale una domanda: potrebbe mai un
protagonista della Street Art, il cui
lavoro nasce dall’estemporaneità e dalla
consapevolezza di lasciare un segno che
potrebbe essere cancellato (dal tempo o
ddagli uomini), chiedere la tutela per
una sua creatura?
ALTRI FRONTI
Cammarata resta in attesa
FERME LE PROCEDURE AVVIATE DALL’EX DIRIGENTE TODESCO
PER METTERE AL SICURO IL “CASTELLO” DEL CAVALIERE
MESSINA. E, ancora al palo, è la procedura di vincolo per
ciò che resta della Casa di Giovanni Cammarata, detto il
Cavaliere, in quella via Maregrosso che lui, in decenni di
lavoro, aveva reso “Via delle Belle Arti”. Raccontato da
studi stranieri prima che messinesi, Cammarata è morto
dopo aver difeso strenuamente quel fazzoletto di terreno
che ospitava la casa e il suo giardino, resi un vero e proprio
castello. Il suo lavoro inizia nel 1970, utilizzando la tecnica
delle decorazioni a stampo
tipiche della città ricostruita
dopo il terremoto del 1908.
Realizza sculture, mosaici,
assemblaggi. A vigilare sul
sito (che ancora subisce
aggressioni) è un collettivo
animato fra gli altri dal
sociologo Pier Paolo
Zampieri. Ad avviare il
vincolo era stato Sergio
Todesco, oggi direttore
Giovanni Cammarata
della Biblioteca regionale.
centonove pagina 21
PER UN BLU che si prova a tutelare, c’è
una Fiumara che, invece, troverà la sua
salvaguardia. È quella d’Arte creata dagli
anni Ottanta in poi da Antonio Presti,
un tempo solo mecenate e ora punta di
diamante di una progettualità che vede
creatività, arte e bellezza come
formidabili strumenti per cambiare il
territorio e incidere su esso. Tutto inizia
nel 1982 quando Presti, che già
colleziona arte contemporanea, pensa di
dedicare un monumento alla memoria
del padre e si rivolge allo scultore Pietro
Consagra. Da allora, artisti di fama
nazionale e internazionale (Festa,
Schiavocampo, Nagasawa, ad esempio)
hanno firmato i loro interventi lungo la
vallata del fiume Halesa, vicino Tusa.
L’ultima è “38° Parallelo - Piramide”
(2010) di Mauro Staccioli. Anni fa, era
ancora presidente Totò Cuffaro, fu
varata una legge regionale per Fiumara
d’Arte, con un capitolo di spesa che però
è rimasto vuoto per la rinuncia di Presti,
che nulla vuole più avere a che fare con
la politica. E la tutela, come si sta
ottenendo? «Non era percorribile la
strada del vincolo delle singole opere. Ho
infatti chiesto che venga posto sotto
tutela l’insieme delle sculture come
collezione. La prorpietà di ognuna spiega Presti - si lega al terreno dove
sorge. Si tratta sempre di demanio, che è
o comunale, o regionale o provinciale».
Per quanto riguarda gli interventi, le
gare fatte da Comuni o Consorzi, sono in
parte bloccate da ricorsi al Tar. (D.D.J.)
14 Novembre 2014
sicilia
MESSINA
CARONIA. Il Parco dei Nebrodi e gli studenti dell’Istituto agrario salveranno le colture dimenticate
Nebrodi, i custodi della frutta
Grazie ad un finanziamento regionale di 260 mila euro è stato avviato un campo per recuperare
le pesce Merendella e le albicocche Varvazza. Scomparse a causa del marketing. Così il progetto
DI
GIANFRANCO CUSUMANO
Caronia. Li potremmo definire i
“Calimero” dell’agricoltura siciliana:
sono piccoli, dimenticati e alcune
volte brutti a vedersi. Ma per decenni
sono stati la spina dorsale del settore
agricolo. A salvare dieci varietà di
pesco, tre di albicocco e due di susine
dall’oblio in cui erano stati delegate
dai concorrenti - forse meno buoni
ma con un forte marketing alle spalle
- saranno gli studenti dell’istituto
agrario di Caronia, scuola partner del
Parco dei Nebrodi nell’ambito di un
progetto finanziato dal Piano di
sviluppo rurale (Psr) con 260 mila
euro. Il 5 novembre sono stati
ufficialmente consegnati all’istituto i
terreni dove realizzare campi madre e
di collezione delle cultivar. L’obiettivo
è quello di preservare la biodiversità
ed entità in via di estinzione nei
Nebrodi. Il presidente del Parco dei
Nebrodi, Giuseppe Antoci, e la
dirigente dell’Istituto superiore
"Manzoni", Sauastita Guta, che
comprende l’agrario di Caronia, nei
mesi scorsi avevano firmato il
protocollo d'intesa. Nello stesso
protocollo era stata prevista la
consegna in comodato d'uso
all'Istituto di alcuni attrezzi meccanici
dell' Ente funzionali alle attività
previste. «I ragazzi dei Nebrodi
diventeranno custodi e promotori
dell'identità agricola che distingue i
Nebrodi nello scenario siciliano», ha
detto il presidente Antoci. Il progetto
è legato all’attività della Banca
vivente del Germoplasma allo stato
attuale è operativo in contrada
Giuseppe Antoci,, presidente del parco e la preside Sauastita Guta
Zirbetto, a San Fratello, e in contrada
Pirato, nel comune di Ucria, con
l'annesso "Giardino dei Semplici",
dedicato al botanico nebroidense
Bernardino da Ucria. Si occupa della
conservazione della biodiversità
vegetale presente nei Nebrodi e nel
territorio siciliano. Punta di diamante
53 varietà di fagiolo dei Nebrodi. «Il
progetto prevede varie fasi - spiega
Ignazio Di Ganci, dirigente del parco
dei Nebrodi che cura la Banca del
Germoplasma - quando le piante
madri diventeranno adulte, le
cosiddette “marze” potranno essere
cedute ad agricoltori che le vorranno
impiantare per ridare vigore alla
varietà. Il progetto prevede anche
Il 5 per mille salva
le piante peloritane
Messina. Le piante spontanee dei
peloritani saranno salvate grazie ai
fondi del 5 per mille. Quest’anno
l’università di Messina destinerà i fondi
delle donazioni all’Orto Botanico
“Castelli” che, a sua volta, ha già
pronto un progetto per preservare
piante rare a rischio estinzione.
«Accanto alla conservazione del
germoplasma delle piante coltivate,
altrettanto importante sono le specie
spontanee che assicurano la
biodiversità» dic ela responsabile Rosa
Maria Picone. L’orto botanico di
Messina se ne occupa da più di dieci
anni. La ricerca (e conservazione) che
sarà possibile avviare grazie ai fondi del
5 per mille - la somma si dovrebbe
aggirare sui 40 mila euro - interesserà
cinque specie rare: Cisto a foglie crespe,
Felce bulbifera, Fritillaria messinese,
Salvia a foglie crespe, Limonium di capo
Alì. Quest’ultimo da tempo è stato
scelto come simbolo dell’orto botanico
poichè si tratta forse pianta più rara
salvata grazie all’attività della struttura.
acquisto di attrezzature tecniche volte
alla propagazione in vitro delle piante
(micropropagazione) e poi del
materiale che serve a caratterizzare il
dna nella struttura». Le cultivar da
salvaguardare sono state scelte
pescando dall’elenco stilato
dall’assessorato regionale
all’Agricoltura. Si tratta di dieci
specie a rischio di estinzione di pesco
(tra cui il Lillo, la Merendella, la
Saporita e la Striciata), tre di
albicocco (San Giovanni, Varvazza,
Balistreri) e due di susino (Cirasola,
Oro fino). «Il motivo della scomparsa
è semplice - spiega Di Ganci - il
mercato seleziona cultivar in base alla
produzione, alla resistenza alle
malattie e alla selezione del
consumatore che spesso tralascia la
qualità a prodotti che si presentano
meglio. Questo non significa che
siano meno buone o di qualità».
ZOOM
Olio Sicilia, il Ministero dice si
PUBBLICATO SULLA GAZZETTA UFFICIALE IL DISCIPLINARE
DI PRODUZIONE. ECCO LE CULTIVAR PER OTTENERE L’IGP
Palermo. Il Ministero delle politiche agricole alimentari e
forestali ha pubblicato sulla gazzetta ufficiale (n.260 dell’8
novembre 2014) il disciplinare di produzione necessario a
far riconoscere ad un olio prodotto nell’isola l’igp “Sicilia”.
A presentare la richiesta era stata l'Associazione per la
tutela dell'olio extravergine di oliva di Sicilia. L'indicazione
Geografica Protetta "Sicilia", è riservata all'olio extra
vergine di oliva ottenuta dalle cultivar Aitana, Biancolilla,
centonove pagina 22
Bottone di gallo, Brandofino, Calatina, Cavalieri, Cerasuola,
Crastu, Erbano, Giarraffa, Lumiaru, Marmorigna, Minuta,
Moresca, Nasitana, Nerba, Nocellara del Belice, Nocellara
etnea, Nocellara messinese, Ogliarola messinese, Olivo di
Mandanici, Piricuddara, Santagatese, Tonda iblea,
Vaddarica, Verdello, Verdese, Zaituna e loro sinonimi. La
raccolta delle olive destinate alla produzione deve essere
effettuata nel periodo compreso tra il 1° Settembre e il 30
Gennaio dell'anno successivo. La produzione unitaria
massima consentita, non puo' superare la quantita' di 100
quintali di olive per ettaro. La raccolta deve avvenire
direttamente dalla pianta, manualmente o con mezzi
meccanici. E' vietato l'uso di prodotti cascolanti o di
abscissione. La resa massima delle olive in olio non puo'
superare il 24%.
economia
14 Novembre 2014
PALERMO. Il governatore Crocetta vola in Qatar. A discutere di accordi commerciali e infrastrutture
«Ammirati» arabi
La Perla Ionica di Acireale, e il “Brand Italy”a Doha calamitano l’attenzione del Medio Oriente.
Ecco cosa bolle in pentola, e chi è Sami Ben Abdelaali, il registe dell’operazione
La conferenza di presentazione di “Brand Italy” a Doha, in Qatar, sulle prime pagine dei media locali
DI
ALESSIO CASPANELLO
PALERMO. Il presidente della regione
Rosario Crocetta torna da Doha,
capitale del Qatar, con una valigia
piena di promesse, progetti e buone
intenzioni. Volato in medio oriente
insieme al presidente dell’Ars
Giovanni Ardizzone (ma anche con
il deputato del Pd Bruno Marziano,
il senatore Beppe Lumia, e il
presidente della fondazione Federico II
Francesco Forgione), Crocetta ha
presenziato all’inaugurazione di un
comparto da 1600 metri quadrati
dedicato alle aziende siciliane che
sorgerà all’interno del 95mila metri
quadrati del mega centro commerciale
Alhzam, che sarà inaugurato alla fine
dell’anno. Una “liaison”, quella tra la
Sicilia ed il mondo arabo, che sembra
destinata a dare i suoi frutti in un
futuro non troppo lontano.
LA PERLA TESTA DI PONTE.
Arrivati da conquistatori più di mille
anni fa, oggi gli arabi tornano in
Sicilia. Senza scimitarre, ma col potere
dei petroldollari. La “testa di ponte”
degli affari mediorientali nell’isola è
stata l’acquisizione, da parte sceicco
Hamed Al Hamed dell’albergo La
Perla Ionica di Acireale. L’esponente
della famiglia reale di Abu Dhabi negli
Emirati arabi, ha messo sul piatto 130
milioni di euro per l’operazione: 35
milioni per l’acquisto, altri cinquanta
per la ristrutturazione e il resto per il
rilancio della struttura. Metà dei
cinquanta milioni necessari al
ripristino totale dell’albergo
arriveranno grazie ad un
cofinanziamento europeo e
ministeriale: 24 milioni di euro ai quali
attingere fondi europei per l’industria e
il turismo. E’ il rimo passo in direzione
di accordi commerciali tra gli stati
arabi e la Sicilia. Gli altri?
VOLONTA’ E...SAUDITA. La prima
delle intenzioni è quella di intensificare
i collegamenti aerei. I contatti tra
Crocetta e lo sceicco che ha finanziato
il centro commerciale sceicco
Mohammed Al Emadi, durante la
due giorni (dal 10 al 12 novembre)
dedicata all’inaugurazione dello stand
italiano all’interno del centro
commerciale, hanno previsto anche
l’inaugurazione di una rotta aerea
Palermo-Doha durante i finesettimana.
Chi è andato in Qatar in
rappresentanza delle aziende siciliane?
Oltre cento aziende, spiegano dalla
regione, divise per settori merceologici:
agroalimentare, bio, sistema casa,
artigianato e moda. A fare la parte del
leone sono state le aziende del settore
agroalimentare: la regione ne ha
ammesse a partecipare ben venti, poi il
settore moda con sette, quello
artigianato con dieci aziende, e il
settore casa con altrettante imprese.
LA REGIA. regista dell’operazione di
scambi tra stati arabi e Sicilia è Sami
Ben Abdelaali, già console in Sicilia
in rappresentanza del dittatore
tunisino deposto due anni fa Ben Alì, e
oggi esperto per l’internalizzazione
della Regione Siciliana. residente a
Palermo e con doppia cittadinanza
italo-tunisina, dal 2010 collabora con
l’Ars nei rapporti tra Sicilia e paesi
arabi che s’affacciano sul
mediterraneo. Che quella della Sicilia
per la Tunisia non sia un’infatuazione
passeggera lo conferma la laurea
Honoris causa che l’università di
Messina stava per dare a Ben Alì poco
prima che il dittatore fosse
defenestrato. La delibera è stata
ritirata in tutta fretta dopo i fatti della
“primavera araba”.
ZOOM
Messina, il deserto
NESSUNA IMPRESA INVITATA IN MEDIORIENTE, MA NEMMENO A LONDRA,
KIEV E MILANO. SI SALVA SOLO LA PROVINCIA. A STENTO. ECCO PERCHÈ
MESSINA. E Messina? A casa. A leccarsi le ferite. Mentre
Palermo, Agrigento, Acireale, Caltagirone ma anche Menfi,
Chiaramonte Gulfi, Castelvetrano, Partanna e Comiso, sono
città che si fregiano di aziende ammesse dall’assessorato alle
Attività produttive a partecipare a “Brand Italy” a Doha
nell’inaugurazione del mega centro commerciale arabo il 10
novembre, di Messina città non c’è una sola impresa, e della
provincia solo due aziende, entrambe di santo Stefano di
camastra e tutt’e due produttrici di ceramiche artistiche: la
Pippo Torcivia e la Nigrone Srl Serravalle. Il resto? Un deserto.
Non è la prima volta. Anzi, è la regola. A febbraio, a Kiev, si è
svolta la fiera “Interior Mabel” dedicata alla casa: delle dodici
centonove pagina 23
aziende selezionate dal dipartimento alle attività produttive
ce ne sono di Mascalucia e san Giovanni gemini, ma nessuna
di Messina. Ancora una volta il “salvagente” arriva dalla
provincia: la Regione infatti ha invitato la Nuova Porta Imic di
Torrenova. Stessa solfa a Londra, capitale inglese nella quale a
metà aprile si è tenuta la manifestazione Manifestazione
Natural e Organic Products: quindici aziende ammesse dal
bando emanato dall’assessorato alle Attività produttive e
nessuna di Messina: Tocca alla provincia tenere alto ancora
una volta l’onore, con la Fratelli caprino di Sinagra, che porta
nella City londinese nocciole, mandorle, pistacchi e frutta
secca biologica. E non cambia nemmeno passando a settori
merceologici diversi. Per “Super Pitti Immagine”, fiera di
Milano di fine settembre dedicata alla moda, dalla Sicilia sono
selezionate otto aziende. Palermo fa la parte del leone, c’è
persino Valguarnera caropepe, manca, come sempre,
Messina, e stavolta anche la sua provincia. Una preoccupante
conferma della desertificazione produttiva della città, che da
anni avanza inesorabile. (A.C.)
14 Novembre 2014
economia
DIBATTITI INTERNAZIONALI. Tre Exit strategy per uscire dalla crisi
Euro, disastro da archiviare
Tra le ipotesi anche quello di consentire a Grecia, Portogallo, Spagna e Italia di uscire dall’euro.
Pro e contro di una divisione tra Nord e Sud con Germania e paesi satelliti che fanno la parte del leone
DI
MAURIZIO BALLISTRERI
MESSINA. Nel mentre la
politica italiana rischia di
impantanarsi nelle sabbie
mobili dello scontro
sociale e dello stallo istituzionale, lo
scenario economico globale va
evolvendosi e, con esso, quello
europeo.
Se gli Stati Uniti, utilizzando
l’immissione massiccia di liquidità
monetaria nel sistema economico da
parte della Federal Reserve voluta da
Obama, stanno ormai superando la
recessione conseguente alla crisi
bancaria del 2008, l’Europa non
mostra i segni neppure di una timida
ripresa della sua economia, con una
stagnazione che riguarda anche la
Germania.
Rispetto a questo quadro socioeconomico le “misure non
convenzionali” annunciate dal
presidente della Banca Centrale
Europea Mario Draghi, in concreto
l’acquisto di titoli di Stato dei Paesi
dell’Eurozona, appaiono timide e
insufficienti, mentre non può che
destare sconcerto l’ipotesi attribuita
alla Merkel, di porre il patrimonio
immobiliare degli italiani, in quanto
superiore a quello dei tedeschi, a
garanzia del debito sovrano, dopo la
patrimoniale permanente del governo
di Mario Monti, che ha colpito
soprattutto i piccoli proprietari.
Si discute, finalmente, apertis verbis,
di archiviare il disastro dell’euro, una
moneta forte che ha distrutto le
esportazioni e che è stato introdotta
illuministicamente, senza tenere
conto dei differenziali delle economie
degli Stati che hanno deciso di
adottarla, come ha avuto modo di
spiegare bene di recente Giorgio La
Malfa, presentando a Messina, su
invito dell’Ordine degli Avvocati, il
libro su “Cuccia e il segreto di
Mediobanca”.
Adesso si vuol correre ai ripari,
ipotizzando tre exit strategy:
consentire ai paesi mediterranei,
Grecia, Portogallo, Spagna e Italia in
primo luogo, di uscire dall’euro, cosa
non prevista nei Trattati, che potrebbe
provocare gravi conseguenze sulla
tenuta dei loro istituti di credito e dei
debiti sovrani; dividere l’Eurozona in
Nord e Sud, con la Germania e i suoi
paesi “satelliti”, Olanda, Austria e
Finlandia, che creano un euro forte
del Nord Europa, rispetto ad uno
svalutato del Sud e degli altri Stati
dell’Eurozona; ritiro dall’euro della
Germania che torna al marco
unilateralmente. Quest’ultimo, dai
rumors proveniente da Berlino e da
Bruxelles, sembrerebbe quello più
probabile già addirittura nel 2015,
con l’abbandono da parte tedesca
delle velleità da “Quarto Reich”
finanziario.
In Italia, alla diffusione di queste
notizie, subito le vestali della moneta
unica sono insorte, come se l’euro
non avesse concorso in modo decisivo
all’impoverimento dei cittadini
italiani, alla perdita di potere
d’acquisto, alla disoccupazione ormai
di massa, allo smantellamento del
Welfare State, all’aumento della
pressione fiscale e alla generale
insicurezza sociale.
Dal 1997, quando l’Italia rivalutò la
lira per agganciarla all’Ecu
(condizione impostaci per l’ingresso
nell’euro) la produzione industriale
italiana è scesa del 25%, mentre nello
stesso periodo considerato la
produzione industriale della
Germania è aumentata del 26%.
Dall’entrata in vigore dell’Euro il
saldo positivo della bilancia dei
pagamenti della Germania è uguale a
quello negativo dei paesi
mediterranei come Spagna, Italia,
Grecia, Portogallo, Irlanda, Cipro. Si è
verificato, in buona sostanza, un
gigantesco trasferimento di ricchezza
dall’Europa, Francia compresa, verso
la Germania, con un gioco a somma
zero per l’Eurozona.
E allora, bisogna, aprire subito un
negoziato in Europa per archiviare
l’euro e restituire la sovranità
monetaria ai singoli Stati, che
significherebbe per la nostra
economia poter utilizzare la
svalutazione competitiva di un
tempo, unita alla tradizionale
creatività di imprenditori e lavoratori
italiani, per tornare ai primeggiare
nel mercato globale.
Con buona pace dei monetaristi e dei
fautori della eventuale “dittatura”
della Troika, quella formata da Fondo
Monetario, Unione europea e Banca
centrale europea.
SVILUPPO E TRASPARENZA
Nasce l’osservatorio del centro Pio La Torre
PALERMO. Il Centro Pio La Torre ha costituito l’Osservatorio per lo sviluppo e
la trasparenza: fondi europei, investimenti pubblici e coesione sociale.
L’Osservatorio nasce con l’obiettivo di rendere trasparente ogni azione
economica finalizzata allo sviluppo della Sicilia contribuendo al contrasto di
ogni nefasto connubio con centri di potere occulto, illegale e mafioso. A
costituire il gruppo di lavoro esperti, professori e analisti che lavoreranno alle
tre aree tematiche in cui è suddiviso l’Osservatorio: Fondi Strutturali (FESR,
FSE, PSR); Sicilia – Mediterraneo (flussi di spesa, distretti produttivi, etc..);
Marginalità, coesione sociale e sviluppo (neet, giovani, etc..), pubblicando un
report periodico. A far parte di ciascuna area tematica saranno:
Fondi Strutturali: Antonio Bacarella, Pietro Columba, Roberto D’Agostino,
Renato D’Amico, Enzo Fazio, Alfio La Rosa, Gina Marino, Giuseppe
Provenzano, Emanuele Villa.
Sicilia-Mediterraneo: Mimma Argurio, Tino Cutugno, Renato D’Amico,
Giovanni Frazzica, Salvatore Sacco
Marginalità: Adam Asmundo, Beppe Citarella, Enzo Fazio, Rocco Sciarrone.
centonove pagina 24
14 Novembre 2014
economia
TERMINI IMERESE. La società con capitali brasiliani pronta a produrre citycar
Lo stabilimento in...Grifa
“Nulla osta” da parte del ministero dello Sviluppo economico, via libera dai sindacati:
restano le perplessità sulla solidità finanziaria dell’impresa. Con capitale sociale da 10mila euro
DI
ALESSIO CASPANELLO
PALERMO. Forse la terza sarà la volta
buona, per lo stabilimento ex Fiat di
Termini Imerese, per tornare a
produrre automobili. Dopo il miraggio
“sunny car in a sunny region”, le auto
ad energia solare promesse dal
finanziere agrigentino Simone
Cimino in collaborazione con
l’indiana Reva, dopo l’illusione da
parte dell’abruzzese Massimo Di
Risio di venire in Sicilia ad
assemblare i pezzi provenienti dalla
Cina e mettere sul mercato le vetture
col marchio Dr Motors, ecco che
all’orizzonte appare la Grifa, acronimo
di Gruppo Italiano Fabbrica
Automobili. Il via libera all’operazione
è stato dato a Roma, dall’incontro tra
sindacati (Fim, Fiom e Uilm) col
viceministro dello Sviluppo
economico Claudio De Vincenti,
che ha dato rassicurazioni sulla
solidità finanziaria dell’impresa che
dovrebbe insediarsi nello
stabilimento. Stabilità garantita dalla
partecipazione della banca brasiliana
BRJ (Banco de Rio de Janeiro) al
finanziamento del progetto: sette
modelli di minicar e citycar su due
piattaforme, per le quali Grifa ha
intenzione di mettere sul piatto 25
milioni di euro di investimenti. La
componentistica (motorie,
trasmissione, chassis ed elettronica)
proverrà dalle stesse aziende che
foniscono alla Fiat i pezzi per la nuova
Panda. Il cronoprogramma? Entro il
primo trimestre del 2016 sarà
terminata la fase di progettazione e
sviluppo, subito dopo la produzione
della cosiddetta pre serie, per passare
nel secondo semestre alla produzione
di serie. Entro il 2018 previsto
l’assorbimento di 760 lavoratori. Uno
“scadenzario” ambizioso per
un’azienda, la grifa, il cui sito internet
è di una sola pagina (ma traducibile
in cinque lingue) che riportano solo
una dichiarazione d’intenti e
nient’altro: costruire la prima
automobilina elettrica “plug-in”,
ricaricabile cioè dalle normali prese
domestiche. I dubbi? al solito:
sostenibilità finanziaria dell’impresa.
A possedere il 100% di azioni della
grifa, infatti, è la Energy Crotone 1 (di
Bolzano), azienda fotovoltaica con
diecimila euro di capitale sociale che
si è impegnata per venticinque milioni
di liquidità.
LEGALMENTE
AZIENDA SANITARIA PROVINCIALE
DI PALERMO
AVVISO ESITO DI GARA
Si comunica che, con deliberazione n.239 del 09.10.2014, questa Azienda ha
aggiudicato definitivamente la procedura per la fornitura di presidi specialistici
per odontoiatria suddivisa in 25 lotti per un periodo pari a tre anni. L’importo
complessivo di aggiudicazione ammonta ad Euro 169.926,96 oltre I.V.A..
Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito internet:www.asppalermo.org.
Il Direttore
U.O.C. Provveditorato
Avv.to Fabio Damiani
SETTIMANALE DI POLITICA, CULTURA, ECONOMIA
PUBBLICA GLI AVVISI ED ESITI
DI GARA D’APPALTO SU CENTONOVE
PER CONTATTARE LA REDAZIONE CHIAMA I SEGUENTI NUMERI:
090.9430208 - 9430206 fax 090.9430210 - 090.9430211
RICHIEDI PREVENTIVI ANCHE VIA E-MAIL A: [email protected]
centonove pagina 25
14 Novembre 2014
economia
QUI EUROPA. Il calo del 12 per cento dei prezzi fa scattare l’allarme della Coldiretti. Colpa della crisi e del maltempo
Inflazione, il crollo di frutta e verdura
DI SALVATORE
CIFALÀ
Sono i vegetali freschi a
far segnare il maggior
crollo dei prezzi, con un
calo del 12% al consumo
con effetti che sono molto piu’ pesanti
sulle imprese agricole, ma anche sui
consumatori, con gli acquisti che sono
scesi per la frutta e verdura ben al di
sotto del livello minimo raccomandato
dal Consiglio dell'Organizzazione
Mondiale della Sanità, di almeno 400
grammi per persona al giorno. E’
l’allarme lanciato dalla Coldiretti sulla
base dei dati Istat relativi all’inflazione a
giugno che, con un calo per l’alimentare
dello 0,6 per cento, evidenziano i
pericolosi effetti della spirale deflazione
e consumi sulla tavola degli italiani. Il
consumo di frutta e verdura degli
italiani è sceso al minimo dal 2000
perché le famiglie sono state costrette a
tagliare gli acquisti e a mettere oltre 100
chili di ortofrutta in meno in media nel
carrello nel l 2013, ma la situazione sottolinea la Coldiretti - si è aggravata
pesantemente nel primo semestre di
quest’anno per l’effetto congiunto della
crisi economica e del maltempo. Nel
CONSUMATORI
corso del 2013 - spiega la Coldiretti sono state acquistate complessivamente
dagli italiani 7,8 milioni di tonnellate di
ortofrutta con una netta prevalenza
della frutta con 4,2 milioni di tonnellate
sulla verdura che è scesa a 3,6 milioni di
tonnellate. La Coldiretti è impegnata in
una operazione di rilancio dei consumi
della frutta e verdura di stagione
durante l’estate e presenterà al Governo
una serie di proposte per interventi che
diano al settore migliori prospettive per
il futuro. In particolare Coldiretti chiede
una corretta riconversione varietale; il
coordinamento unico per l’immissione
TURISMO GASTRONOMICO
Fondo di garanzia
per i mutui
Vademecum
de “Il Sole a tavola”
Con la stipula del Protocollo
d’intesa tra il Mef e l’Abi, è
stata data attuazione al nuovo fondo
di garanzia per i mutui per la prima
casa. Il fine è quello di offrire ai
cittadini garanzie per l’accensione di
mutui ipotecari per l’acquisto, ovvero
per l’acquisto e per interventi di
ristrutturazione e accrescimento di
efficienza energetica, di unità
immobiliari da adibire ad abitazione
principale prima casa (escluse le
categorie catastali A1, A8 e A9). La
garanzia è concessa nella misura
massima del 50 per cento della quota
capitale per mutui di importo non
superiore a 250 mila euro. Ne può fare
richiesta chi non è già proprietario di
altri immobili ad uso abitativo. Il
fondo è destinato a giovani coppie
(dove almeno uno dei due non ha
superato 35 anni), nuclei familiari
monogenitoriali con figli minori,
giovani di età inferiore ai 35 anni
titolari di un rapporto di lavoro
atipico, conduttori di alloggi di
proprietà degli IACP. La domanda va
presentata direttamente alla Banca
aderente all’iniziativa.
Avv. Francesco Suria
PALERMO. Presentato al Servizio
turistico di Palermo il libro edizioni
d’arte Kaos “Il Sole a tavola - Il
patrimonio agroalimentare in Sicilia”,
presente oltre gli autori - l’agronomo
Marilù Monte e l’ingegnere Stefania
Petrotta - anche Alessandro Rais,
dirigente Generale del Dipartimento
Turismo, Carlo Ottaviano, giornalista
gastronomico del Gambero Rosso e
Maurizio Scaglione Presidente della
Commissione marketing della Camera
di Commercio di Palermo. Questo
volume offre un prontuario dei
principali prodotti ortofrutticoli siciliani
e ne elenca proprietà nutrizionali e
curative, dati tecnico scientifici, nozioni
sulla stagionalità e coltivazione nonché
curiosità legate al loro uso e alla
tradizione. Se è vero, quindi, che
l’alimentazione racconta più di ogni
altra cosa, cultura, clima e geografia di
un territorio ecco che questo libro
diventa uno strumento di viaggio alla
scoperta dell’Isola, attraverso storia e
origini di quelli che sono gli ingredienti
della maggior parte dei nostri piatti.
Completano, il testo, numerose e
gustose ricette delle tradizione siciliana
ed un particolare riferimento alla
pratica dell’orto in balcone.
del prodotto sul mercato; la
regolamentazione del sistema degli
sconti e delle vendite sottocosto nella
grande distribuzione organizzata; la
regolamentazione sul commercio in
materia di confezionamento che riduca i
costi evitando il moltiplicarsi di formule
diverse; lo sviluppo di fondi mutualistici
per affrontare le situazioni eccezionali;
la progettazione di nuove forme
assicurative multirischio che
comprendano le situazioni di crisi;
l’esclusione della frutta più facilmente
deperibile dal sistema del libero servizio
nella Gdo.
BORSE DI STUDIO
SCUOLE
Così i premiati
di Caronte&Tourist
MESSINA. Anche quest’anno i saloni del
Grand Hotel De la Ville ospiteranno la
manifestazione di consegna dei Premi
allo Studio offerti da Caronte & Tourist
ai migliori diplomati delle scuole
superiori di Villa San Giovanni.
L’iniziativa, alla sua quinta edizione e
organizzata con l’Amministrazione
Comunale di Villa, prevede
l’assegnazione di 10 borse di studio di
2.000,00 euro ciascuna a tre diplomati
dell’Istituto “Nostro-Repaci”, due
dell’Istituto Tecnico Commerciale, due
dell’IPSIA “Enrico Fermi” e tre del
Professionale Alberghiero. La selezione
degli studenti da premiare è stata
effettuata da un’apposita commissione
composta dall’amministratore delegato
della Caronte & Tourist, Antonino
Repaci; da Marco Santoro, delegato dal
sindaco di Villa Rocco La Valle; da Maria
Grazia Richichi, presidente della
commissione pari opportunità del
comune villese; dai docenti e dirigenti
scolastici Maria Adelaide Barbalace,
Antonietta Barbaro, Maristella
Spezzano, Graziella Ramondino e
Antonino Cotroneo; dal parroco della
chiesa di Maria SS.ma di Porto Salvo,
Antonio Carfì e dalla rappresentante
degli studenti, Maria Postorino.
NOTIZIE DAI CONSULENTI DEL LAVORO
Assunzioni di giovani, domande per l’incentivo
L’Inps riconosce un incentivo per l'assunzione d'iscritti al
programma Garanzia giovani. Per le avviamenti effettuati dal
10 ottobre 2014 al 30 giugno 2017, infatti, è possibile inviare
on line all’Istituto, anche tramite i Consulenti del lavoro quali
intermediari abilitati, una richiesta preliminare d’ammissione
all’incentivo. La verifica del diritto avverrà in base al criterio
dell’ordine cronologico di presentazione delle domande. Nell’istanza va indicato il
lavoratore nei cui confronti è intervenuta o potrebbe intervenire l'assunzione (a
tempo indeterminato o a termine), oppure la trasformazione a tempo
indeterminato di un precedente rapporto a termine, oltre alla regione e alla
provincia di svolgimento della prestazione lavorativa. L'incentivo è rivolto alle
assunzioni di disoccupati a tempo indeterminato o a termine (almeno 6 mesi),
aventi un'età tra i 16 e i 29 anni ed iscritti al programma nazionale “Garanzia
giovani”. Il bonus va da 1.500 a 6.000 €, andrà conguagliato sui contributi dovuti
all’Inps e non è cumulabile con altri incentivi economici o contributivi. Quindi,
prima di procedere, è consigliabile valutare gli effetti relativi ad altre agevolazioni
(es. lavoratori in mobilità, legge n.407/90 per disoccupati di lunga durata, norma
che peraltro è in previsione di scadenza al 31.12.2014). La concessione
dell'incentivo soggiace ai principi generali in materia di agevolazioni stabiliti dalla
legge Fornero, nonché alla regolarità contributiva (Durc), alla regola de minimis,
oltre all'osservanza delle norme sulla sicurezza lavoro e al rispetto di accordi e
contratti collettivi nazionali, nonché territoriali e aziendali. La domanda deve
essere inoltrata avvalendosi esclusivamente del modulo d'istanza online «GAGI»,
disponibile all'interno dell'applicazione «DiResCo - Dichiarazioni di Responsabilità
del Contribuente», sul sito www.inps.it. Il modulo è accessibile seguendo il
percorso «servizi on line», «per tipologia di utente», «aziende, consulenti e
professionisti», «servizi per le aziende e consulenti» (autenticazione con codice
fiscale e pin), «dichiarazioni di responsabilità del contribuente». L’Inps verifica
requisiti e disponibilità ed il datore, entro i 7 giorni lavorativi successivi alla
ricezione della comunicazione positiva dell'Istituto, deve (se ancora non l'ha fatto)
effettuare l'assunzione, o trasformare il rapporto di lavoro a tempo
indeterminato. Poi ha 14 giorni per comunicarla all’Inps.
centonove pagina 26
poster
14 Novembre 2014
MURALES DI UMANITÀ VARIA
MESSINA. Nelle città dello Stretto focus sul cinema arabo indagando il tema Mediterraneo in Costituzione
Horcynus, Tunisia mon amour
Appuntamento conclusivo il 6 dicembre con il Premio Horcynus Orca ai movimenti civici tunisini
e il concerto dei Fratelli Mancuso con l'Orchestra del Cilea. Obiettivo: raccontare una rivoluzione in corso
MESSINA. Era stata annunciata nel corso
della sessione estiva e adesso arriva, a
cavallo dello Stretto, l'edizione invernale
dell’Horcynus Festival, il focus sulla sponda
sud del Mediterraneo dell'appuntamento
dedicato alla sintesi dei percorsi di ricerca
promossi dalla Fondazione Horcynus Orca,
tra economie sociali e solidali, finanza etica
e produzioni estetiche del Mediterraneo.
Non cambia il tema portante di questa
edizione 2014, Mediterraneo in
Costituzione, che indaga a partire da un
osservatorio privilegiato: la Tunisia, Paese
ospite del festival.
“Siamo giunti al secondo anno dell'edizione
invernale dell'Horcynus Festival – sottolinea
Gaetano Giunta, presidente della
Fondazione Horcynus Orca – un
appuntamento pensato e costruito affinché i
programmi di ricerca avviati nel corso
dell'anno abbiano un importante impatto
educativo sui nostri territori. Non a caso
questa edizione è stata progettata insieme
all'Università Mediterranea di Reggio
Calabria e ad alcune scuole superiori
dell'area dello Stretto di Messina. Saranno
centinaia i ragazzi e i giovani che avranno
la possibilità di incontrare intellettuali,
protagonisti, testimoni di quelle aree del
Mediterraneo così fortemente tormentate,
dove in modo frammentato si sta
consumando una sorta di terza guerra
mondiale, ma che d'altra parte costituiscono
anche un laboratorio straordinario, e spesso
senza voce in Occidente, di costruzione di
speranze di liberazione e di futuro. Non è
un caso quindi – conclude Giunta – che il
Paese ospite sia la Tunisia e che il Premo
Horcynus Orca 2014 venga assegnato ai
movimenti civili tunisini protagonisti nel
2011 della rivolta e poi della costruzione
Erfan Rashid
Gaetano Giunta
della prima Costituzione democratica
dell'area”. Quella tunisina, infatti, è la prima
e al momento unica Costituzione
democratica laica nata dalle macerie della
Primavera Araba. Un punto d'approdo che
l'Horcynus Festival invernale vuole
ricostruire, a partire dallo sguardo offerto
dalla cinematografia araba e mediterranea
su tutta la regione mediorientale, con la
sezione “Mare di Cinema Arabo”, diretta da
Erfan Rashid. Martedì 11 e mercoledì 12
novembre nell'Aula Magna della Facoltà di
Architettura dell'Università Mediterranea di
Reggio Calabria si è parlato di Iraq,
Kurdistan e Libano attraverso alcuni
cortometraggi. A inquadrare le pellicole il
direttore artistico della sezione nonché
direttore del programma arabo del Dubai
Film Festiva, il giornalista curdo-iracheno
Erfan Rashid. L'Horcynus Festival si è poi
spostato al Teatro Politeama Siracusa di
Reggio Calabria per incontrare gli studenti
dell'Università per Stranieri “Dante
Alighieri”.
Venerdì 17, invece, l'Horcynus Festival si
trasferisce al Cinema Apollo di Messina per
l'incontro coi ragazzi delle scuole superiori,
ai quali verrà proposto, nell'ambito della
giornata dedicata alla Tunisia, Ya Man Aach
(Campa cavallo) di Hinde Boujemaa
(Tunisia, 2013), un film ambientato a
Tunisi nel 2011 sul quale il pubblico si
confronterà con la regista tunisina. A
seguire verrà proiettato il docufilm Wooden
Hand (Mano di legno) di Kaouther ben
Haniya (Tunisia/Francia, 2013). “Nel
nostro piccolo, tra Messina e Reggio
Calabria, stiamo facendo un grande lavoro,
un capitolo – conclude Erfan Rashid,
direttore artistico della sezione Mare di
Cinema Arabo dell'Horcynus Festival – di
un discorso iniziato quando non si sentiva
parlare di rivoluzione. Fin da allora
l'Horcynus Fest segnalava le forze in
movimento, quelle dei giovani che nel
2011 sono sfociate nello tsunami che ha
travolto le dittature. Una rivoluzione che
ancora non si è fermata e continuerà a
produrre effetti non sempre positivi. Ma un
cambiamento c'è stato e lo spauracchio
della dittatura nelle menti dei cittadini è
caduto, anche se purtroppo scorrerà
ancora molto sangue, perché, citando il
Premio Nobel egiziano, le rivoluzioni le
fanno i folli ma se ne appropriano gli altri,
come è accaduto in Egitto. Il ruolo di Mare
di Cinema Arabo in questo quadro –
aggiunge – è quello di raccontare
attraverso la cinematografia cosa sta
accadendo. E mi sento di dire che anno
dopo anno, mese dopo mese, stiamo
costruendo un muro contro l'ignoranza di
queste realtà troppo spesso sconosciute in
Occidente. Un muro su cui si può
disegnare una speranza verso un futuro
migliore”. È in questa cornice che si
inseriscono i due eventi speciali
dell'Horcynus Festival, entrambi in
programma per la serata conclusiva, quella
del 6 dicembre al Teatro Politeama
Siracusa di Reggio Calabria: la consegna
del premio Horcynus Orca ai movimenti
civici per la Costituzione democratica in
Tunisia e il concerto dei Fratelli Mancuso
insieme all’Orchestra del Teatro Comunale
Francesco Cilea diretta dal Maestro Dario
Siclari, una produzione musicale Horcynus
Orca.
centonove pagina 27
ACCADDE OGGI
A MESSINA
A CURA DI
FELICE IRRERA
1587, arriva il Gran Maestro
di S.Giovanni di Gerusalemme
G Il 14 novembre 1587,
sabato, il Gran Maestro
dei Cavalieri di San
Giovanni di
Gerusalemme, con
cinque triremi
dell’Ordine e dodici
siciliane, chiamato da
Sisto V, giunse a
Messina. La domenica,
poi, entrato in porto con
le triremi
pomposamente
adornate, fu salutato
con grandissimi applausi
da tutta la città, dalle
bombarde delle rocche e
delle fortificazioni.
Quindi, salì sul ponte di
legno elegantemente
allestito, e lo stradigò D.
Bernardino Gusman e il
senatore della settimana
Pietro Faraone, l’uno a
destra, l’altro a sinistra,
lo fecero stare al centro
e, preceduti dalla schiera
degli uomini più illustri,
lo accompagnarono alla
reggia. (P. Samperi,
“Messana Illustrata”,
vol. I, libro VI).
1905, l’assessore trasferisce
la parrocchia S.Giacomo
GIl 14 novembre del
1905 così annota
Gaetano La Corte Cailler:
“Stamane, di nascosto
quasi, l’Assessore Arturo
Lella, delegato del
sindaco De Cola-Proto,
trasferì la Parrocchia di
S. Giacomo in S. Caterina
Valverde e consegnò al
Sac. Giovanni Pagano
tutti gli arredi del
monastero! Nel verbale,
redatto da Achille
Clarese, c’è detto che la
Parrocchia si trasferisce
perché la chiesa
dell’Indirizzo è
pericolante, mentre si
officia sempre colà! E
così l’Arcivescovo – a
mezzo del Pagano –
afferra tutto” (G. La
Corte Cailler, Il mio
diario (1903-1906),
Edizioni GBM 2002).
14 Novembre 2014
posterstoria
MONTALBANO ELICONA. Opera d’arte dall’origine antica legate alla lavorazione del latte
Se la tuma va al trotto
Resistono i cavallucci dei casari-artisti sui Nebrodi. Piccole produzioni anche a Floresta,
Mistretta e San Mauro Castelverde per incantare gli occhi e il palato. La loro storia
DI
GIUSEPPE PANTANO
MONTALBANO ELICONA. È
naturalmente legata a una società di
tipo pastorale la lavorazione del latte
secondo tecniche che la tradizione
tramanda da secoli. Sui Nebrodi, in
particolare nel centro montano di
Montalbano Elicona e in quelli
dell’area circostante, come Basicò o
Floresta, il derivato più tipico del latte
vaccino è la provola, un formaggio di
particolare pregio, piriforme ed a pasta
filata semidura. In questo campo si
può ben dire che Montalbano goda di
una certa notorietà, tant’è che a
Messina o in provincia, anche quella
prodotta in altri luoghi viene spesso
spacciata come “provola di
Montalbano”. La stessa cosa accade per
il pane e non vi è a tutt’oggi - come
sarebbe auspicabile - un marchio che
ne tuteli la denominazione d’origine.
Proprio nell’ambito di tale lavorazione
era molto diffusa, sino a qualche
tempo addietro, la fabbricazione di
piccole forme figurate, le più comuni
delle quali raffiguravano dei rubicondi
e stilizzati cavalli, chiamati,
traducendo dal dialetto galloitalico del
luogo, “cavallucci di tuma” (dove
“tuma” è un francesismo giunto in
Sicilia con i Normanni e vocabolo
ancora presente in Piemonte, dove si
producono dei piccoli formaggi
chiamati, appunto, “tomini” ).
Ovviamente, non tutti coloro che
producevano le provole erano in grado
di realizzarli, ma solamente alcuni con
più spiccate attitudini creative, dei veri
e propri casari-artisti.
FOLKLORE E GUSTO. Al giorno
d’oggi, queste lavorazioni “speciali”
sono quasi scomparse: se ne conoscono
piccole produzioni attualmente
realizzate nella vicina Floresta, ma
anche a Mistretta, sui monti Nebrodi, a
San Mauro Castelverde, sulle Madonie,
tutti paesi montani nei quali qualche
volenteroso appassionato li produce
ancora, più spesso per mostre di
prodotti tipici e slow-food.
I “cavallucci”, anche se ora gli viene
riconosciuto un valore di
rappresentanza folkloristica, hanno in
realtà una lunga tradizione alle spalle
con una storia tutta da scoprire.
Sono stati segnalati in passato da
insigni studiosi come l’etnoantropologo Giuseppe Pitrè, in “La
famiglia, la casa, la vita del popolo
Cavallucci di tuma
siciliano” (Palermo, 1913) e
dall’archeologo Biagio Pace nel suo
“Arte e civiltà della Sicilia antica”
(Roma, 1949), in cui quest’ultimo
annota che «per la festa dell’Assunta a
Enna la statua di San Pasquale,
protettore degli armenti ovini, reca
formaggini in forma di cavallucci e di
daini». Anche l’antropologo Antonino
Uccello, nel suo libro “Bovari, pecorari
e curatuli. La cultura casearia in
Sicilia” (Palermo, 1980), ha raccolto
testimonianze sul mantenimento delle
antiche tecniche di produzione di
questo formaggio, riferendo che «nella
zona dei Nebrodi è usanza antica
apportare una variante alla produzione
della provola, destinando la tuma alla
produzione di deliziosi cacetti figurati
(a forma di cavallo e di altri animali),
che furono esposti alla Mostra
etnografica siciliana di Palermo nel
1892». Grande estimatore e
buongustaio dei “cavallucci” fu anche
l’editore e critico d’arte Vanni
Scheiwiller, che ne conservava un
esemplare in bella vista nel suo studio
di Milano. Da aggiungere anche che
alcune ipotesi etimologiche farebbero
risalire proprio ai “cavallucci” la
controversa origine della parola
“cascavaddu”, ‘caciocavallo’, voce già
attestata nei documenti a partire dal
1300 in poi (la prima parte del
vocabolo ineccepibilmente deriva dal
latino “caseus”).
STILIZZATI E NON. In quelli
attualmente prodotti, benché stilizzati,
sono presenti particolari veristici e
ornamenti (come la sella, le redini e
altri finimenti) che, insieme, offrono
la possibilità di interessanti raffronti
iconografici con raffigurazioni equestri
di varie epoche, aprendo nuovi fronti
di ricerca. I “cavallucci” sono senza
dubbio delle forme artistiche molto
antiche che ricordano addirittura (per
rimanere in Sicilia) le figure di equidi
graffite vicino alle grotte dell’Addaura
a Palermo, attribuite, come è noto, al
tardo Paleolitico.
La tomba di Franz Cannizzaro al Cimitero acattolico
Sono quindi da ritenere opere d’arte, di
un’arte primitiva e popolare, se si
vuole, ma la cui dignità e importanza
non può certo essere messa in
discussione e la cui origine si perde nel
tempo: è da supporre, infatti, che al
Il rettore La Galla con professoressa Eliana Napoli (foto di Sergio Fici)
centonove pagina 28
posterstoria
pari di statuette votive venissero
offerte alla divinità pagane in rituali di
ringraziamento per l’abbondanza dei
frutti delle mandrie. Riti che, transitati
nel culto cristiano, sono giunti sino a
noi, come dimostrano la citata festa
dell’Assunta di Enna e “la cavalcata dei
pastori” di Geraci Siculo, nella quale
«dei giovinetti a cavallo recano a mo’
di offerta colombe, cavallucci e daini
che, simboli degli armenti, verranno
poi benedetti in chiesa e quindi
distribuiti».
Come ci fa sapere il Pitrè, cui si
riferisce quest’ultima citazione, i
“cavallucci” non erano i soli soggetti di
quest’arte, ma vi era tutto un corteo di
altre figure, tra cui le forme a
fiaschetta, le colombe e i daini, quelle
più usuali. Se si escludono le rare
raffigurazioni di oggetti d’uso e
14 Novembre 2014
qualcuna antropomorfa, sono
certamente prevalenti le figure
zoomorfe (cavalli, colombe e cervidi)
in ossequio alla propria origine rituale
legata alla fertilità degli animali.
Come in tutti i riti sacrificali, le offerte
venivano poi consumate e, in questo
caso, esclusivi destinatari di questi
“doni speciali” erano i bambini che
potevano superbamente esibirli per la
propria attività di gioco, non disgiunta
da quella alimentare.
CAVALIERI E COLOMBE. Bisogna
anche aggiungere che, secondo un
vetusto e rigido rituale, mentre i
“cavallucci” erano destinati ai maschi,
le “colombe” erano di assoluta
prerogativa femminile, non senza
ulteriori significati simbolici. Il
cavallo, infatti, per i fanciulli è sempre
stato l’oggetto del desiderio sin dai
tempi più remoti e il mezzo di
trasporto più prestigioso e nobile
dell’antichità. Legato all’immagine dei
cavalieri, alle imprese eroiche della
cavalleria di ogni tempo, il cavallo è
pertanto simbolo forte dell’identità
maschile. Altrettanto chiara nel suo
simbolismo è la colomba, donata alle
fanciulle, animale evocatore di
dolcezza e di purezza, il cui richiamo
religioso, all’Annunciazione e allo
Spirito Santo, è altrettanto evidente.
Inoltre, la colomba è il simbolo
universale della pace e della speranza:
fu il primo animale a scendere
dall’Arca di Noè, portando nel becco
un ramoscello di ulivo (altro simbolo
di pace) per annunciare la fine del
diluvio.
Quindi il “cavalluccio” ha svolto nel
tempo una quadruplice funzione –
votiva, simbolica, ludica e alimentare –
ma purtroppo, come si può intuire, si
trattava di un’arte effimera, destinata a
durare poco proprio per il suo uso
commestibile che concludeva il suo
percorso con il “consumo dell’opera
d’arte”. Di essa, così, finite le sue
funzioni, non ci rimane più niente.
Forse solo l’ammirazione per un’arte
antica e inimitabile o forse solo il
privilegio di giochi infantili vissuti con
il gusto sapido dei “cavallucci”.
ON LINE
I formaggi che raccontano la storia
TORINO. I formaggi tipici della Sicilia finalmente
valorizzati da un progetto che contribuisce a
salvaguardarne la biodiversità. Da adesso sono anche
facili da trovare, grazie la vendita online. Al salone
del Gusto di Torino ha infatti preso il via la fase finale
del progetto europeo di Cooperazione
Transfrontaliera nel Mediterraneo “Lactimed”,
finanziato dall’Ievp (Instrument Européen de
Voisinage et de Partenariat) grazie al quale Francia,
Tunisia, Egitto, Grecia, Libano e Italia si confrontano
sulle produzioni lattiero-casearie, con lo scopo di
potenziare produzione e distribuzione. E tutto ciò
grazie a Sicilian roots, progetto ideato da Slow Food,
partner di Lactimed, che ha individuato nel team di Le
Trazzere del Gusto - un selezionatore di prodotti di
qualità siciliani - le competenze necessarie per far
conoscere al pubblico i formaggi di produzioni
limitate.
Le Trazzere del Gusto avrà il compito di proporre
mese per mese, in base alla stagionalità dei prodotti,
una diversa selezione delle eccellenze casearie
comprese nel progetto, riunite in plateaux, ordinabili
online sia al dettaglio che all’ingrosso. Grazie al
progetto si potrà conservare e tramandare questo
straordinario patrimonio di piacere, cultura e
biodiversità, sostenendo una vera “Resistenza
Casearia”. Il meccanismo del gruppo di acquisto
centonove pagina 29
cosiddetto della ‘resistenza’ ha già preso il via a
Torino, dove Le Trazzere del Gusto hanno presentato
al pubblico le prime raccolte iniziando dai plateaux di
ottobre, novembre e dicembre. Il plateau di
novembre prevede: Ragusano Dop di Floridia Rosario
- Modica (Rg); Vastedda della Valle del Belìce Dop
dell'Az Agricola Ovini e Natura - Santa Margherita
Belìce (Ag); Provola dei Nebrodi di Borrello - Sinagra
(Me); Ricotta Doppio Forno del Caseificio Il Risveglio
dei Nebrodi - Tortorici (Me); Provola delle Madonie al
limone dell'Az. Agr. Invidiata - Collesano (Pa);
Pecorino siciliano Dop dei fratelli Cucchiara - Salemi
(Tp). Per ordinare un plateau è possibile visitare la
pagina www.letrazzeredelgusto/lactimed. Per
maggiori informazioni www.sicilianroots.com.
14 Novembre 2014
posterlibri
L’INTERVISTA. A tu per tu con Guglielmo Pispisa a due mesi dal suo ultimo libro “Voi non siete qui”
«La mia storia per Messina»
Il primo racconto ambientato nella sua città per «partire dal reale di un ordinario quotidiano
e trasformarlo in narrativa». Una sensibilità e un “orecchio” che diventa ora “caso di studio”
MESSINA. A due mesi dalla
pubblicazione, un nuovo
appuntamento per lo scrittore
messinese Guglielmo Pispisa e il suo
ultimo romanzo, “Voi non siete qui” (il
Saggiatore, 2014): si terrà martedì 18
novembre, alle ore 15, nella sala
mostre del Dipartimento di Civiltà
Antiche e Moderne dell’Università di
Messina l’incontro intitolato
“Nell’officina linguistica di un
romanziere contemporaneo”, dialogo
su temi di lingua e stile tra il prof.
Fabio Rossi e l’autore che conclude il
corso di Metodologia della ricerca
linguistica italiana.
Oggi, dunque, “Voi non siete qui” è
affrontato anche come un “caso di
studio”, dopo una presentazione che
ha visto il Monte di Pietà affollato.
Che bilancio traccia Guglielmo
Pispisa della “performance” di questo
suo quinto romanzo?
“E’ ancora presto per tracciare un
bilancio. Ma ho una impressione molto
forte. E cioè che questo romanzo abbia
suscitato particolare interesse. Per
esempio, mi stanno arrivando commenti
non solo da persone che conosco, ma
anche da lettori sconosciuti, che mi
affidano la loro ‘recensione’ personale. E
che dicono cose che mi fanno riflettere”.
Forse in questo coinvolgimento gioca
un ruolo anche la curiosità, visto che
il romanzo è ambientato a Messina e
il suo protagonista, come l’autore, è
un avvocato quarantenne, i luoghi
sono identificati e le battute dei
personaggi di “contorno” hanno il
sapore della “presa diretta”?
LACERTI DI LETTURE
“Me lo aspettavo e devo dire che non mi
fa una grande impressione. Sapevo che
ambientare una storia nel ‘cortile di
casa’ avrebbe portato molti a cercare di
capire chi fossero davvero le persone che
stanno dietro ai personaggi, chi mi
avesse ispirato. E' una cosa che accade
anche quando scrivi di luoghi lontani
dai tuoi, figurarsi quando scrivi della tua
piccola città. Chi non scrive, spesso non
si rende conto di quanto l'invenzione
pura conti in narrativa. Anche se parti
da un contesto reale o molto somigliante
al reale, come ho fatto io, tutto quel che
viene dopo è una manipolazione, un
tradimento della realtà, una
mistificazione a fini simbolici. Mi capita
che mi si dica ‘Ma quel tal personaggio
è...’ oppure ‘Ma ti riferivi a quel fatto,
vero?’. Ma scrivere è un’operazione più
complessa di così, la realtà ti fertilizza,
per così dire, ti imbeve e ti concima, ma
quel che nasce dopo è fantasia. Se lo fai
bene, la gente ci vede quello che
conosce, ci riconosce quello che sa,
adatta la tua fantasia alla sua esperienza
di vita. E il risultato finale ovviamente
non ha molto a che fare con persone
vere e fatti veri”.
Tuttavia una volta hai dichiarato che
tu difficilmente vedi film o compri
libri che rechino la dicitura “Basato
su una storia vera”.
“Si, è vero. C'è oggi purtroppo come un
primato della realtà sul fantastico, nella
mente di tutti, e questo un po' mi
dispiace. Pare che essersi basati ‘su una
storia vera’ sia una buona pubblicità,
molti amano interessarsi a storie che
pensano realmente accadute. Io lo trovo
un poco avvilente, sminuisce il lavoro di
uno scrittore. Anche perché, pure se un
romanzo è tratto dalla cronaca, non sarà
mai la realtà, il racconto in presa diretta
della realtà, ma una versione fantastica
di quel fatto di cronaca, e dunque
sempre invenzione”.
Ma, infine, cosa rappresenta “Voi non
siete qui” per il suo autore?
“Per la prima volta ho ambientato una
storia nei luoghi, nel mondo nel quale
sono nato e cresciuto. Avevo forse
bisogno di ripartire da qui, di raccontare
le cose intorno. Non credo per
un'esigenza morale o civile, ma perché
per la prima volta mi sentivo davvero in
grado di farlo. Partire dal reale di un
ordinario quotidiano e trasformarlo in
narrativa, in qualcosa che possa risultare
interessante, coinvolgente, significativo.
LA CLASSIFICA
Guglielmo Pispisa
Ci vogliono una sensibilità e un
‘orecchio’ che prima pensavo di non
avere e forse davvero non avevo. A un
certo punto però mi sono reso conto che
ci volevo provare, anzi che era l'unica
cosa che avessi voglia di fare. Ero
pronto, e proprio per questo non ho
vissuto l'esperienza come fosse una
fatica, un fardello, è venuto naturale.
Una nuova fase della vita e della mia
scrittura, immagino”.
R.C.
DI FELICE IRRERA
I protagonisti delle storie (racconti o romanzi) di quest’autore, che si dedicò
all’insegnamento, appartengono al mondo burocratico, scolastico o impiegatizio e sono
uomini senza qualità, inconcludenti, costruiti con una prosa disadorna, talvolta con la
soppressione degli stessi nessi narrativi. Con questo romanzo Fiore vinse il premio Enna
Savarese e nella giuria c’erano Leonardo Sciascia, Salvatore Battaglia ed Enrico Falqui.
Angelo Fiore, L’incarico, Pungitopo, pp. 192, € 16,00
Casati Modigliani
Dan Brown
1Sveva
La moglie magica - Sperling & Kupfer
4
Inferno - Mondadori
Markus Zusak
Stefano Benni
2Storia
di una ladra di libri - Frassinelli
5
Pantera - Feltrinelli
Tiziano Tersani
Massimo Gramellini - La magia di
3straordinaria
Un' idea di destino. Diari di una vita
6
un buongiorno - Longanesi
Longaneri
www.wuz.it
FRASI CHE FANNO UN RACCONTO, DIVERSO DA QUELLO NARRATO DALL’AUTORE (A CURA DI CARMELO CELONA)
Governo della ragione
LA RAGIONE mette sempre i principi davanti ai
sentimenti e agli istinti; per questo quasi
sempre ne esce sconfitta. “I sentimenti anche i
più belli, non appartengono alla filosofia. Dei
sentimenti si suol dire che sono qualcosa di
irrazionale. La filosofia, per contro, non solo è qualcosa di
razionale ma rivendica a sé per sua natura il governo della
ragione.” Non vi è pensiero scientifico senza esercizio
filosofico. Senza esercizio filosofico, non c’è scoperta, non c’è
futuro, non c’è avvenire, non c’è progetto. Progettare è un
esercizio filosofico: il progetto è uno sguardo gettato oltre
l’immediato: un’idea sul futuro. “L’energia atomica, scoperta
e liberata dalle scienze, viene presentata come la potenza
che deve determinare il cammino della storia. Eppure non ci
sarebbero mai state scienze se la filosofia non le avesse
precedute.” L’uomo progredisce di domanda in domanda.
“Che cos’è filosofia? È una domanda storica in cui è in
gioco il nostro destino.” Nessun ragionamento può essere
un ragionamento compiuto se non si conoscono storia e
fatti. Solo comprendendo il passato si può progettare bene
il futuro. “Cos’è la filosofia? Cammino in direzione di una
risposta alla nostra domanda, non è una rottura con la
storia, non è una negazione della storia ma, al contrario,
un’ appropriazione, una trasfigurazione di ciò che ci è stato
tramandato.” Si comprende quando tutto ci attira, quando
tutto ci stupisce. Quando il nostro cervello è carta
assorbente. “Lo stupore non si trova semplicemente
all’inizio della filosofia come, ad esempio, il fatto di lavarsi
le mani precede un’operazione chirurgica. Il provar stupore
sorregge la filosofia e la domina dall’inizio alla fine. ”
Essere curiosi di tutto ci rende imprudenti e ci espone a
grandi rischi. Rischi che dobbiamo correre se vogliamo
provare il piacere della meraviglia.
centonove pagina 30
“Lo stupore come stimolo domina da capo a piedi ogni
passo della filosofia. Lo stupore è strettamente connesso a
soffrire, subire, sopportare. ” La ragione deve avere come
unica certezza il dubbio. Si ragiona quando il dubbio
domina sulla passione. “Dubbio e disperazione da un lato,
cieco fanatismo di principi non dimostrati dall’altro, si
fronteggiano contrapponendosi. Paura ed angoscia si
mescolano a speranza e fiducia.”
Quando la ragione soccombe agli istinti, sgorgano drammi.
“Sovente non basta la ragione libera da ogni influsso delle
passioni, disposta alla fiducia nell’onnicomprensività
logico-matematica dei suoi principi e delle sue regole.”
La poesia è l’emozione della ragione: l’espressione emotiva
del pensiero.
“Tra pensiero e poesia regna una parentela nascosta.”
Lacerti tratti da: “Che cos’è la filosofia ” - 1956
Martin Heidegger
posterdibattiti
14 Novembre 2014
PALERMO
NOVITA’. Ciò che inferno non è di Alessandro D’Avenia
Quando aiutavoDon Pino
Nel “girone” di Brancaccio il coraggio di lottare e inseguire
i sogni al fianco di chi ha donato la vita per amore
DI
EMANUELA GIORGIANNI
PALERMO 1993, non una storia di
cronaca o di mafia, semplicemente la
storia di 3P, Padre Pino Puglisi, un
rompiscatole. “Uno che rompe le scatole
in cui ti nascondi, le scatole in cui ti
ingabbiano, le scatole dei luoghi
comuni”. Dopo tre anni dall’ultimo
romanzo, Alessandro D’Avenia è tornato
con Ciò che Inferno non è. L’autore
palermitano dell’acclamato bestseller
Bianca come il latte Rossa come il sangue
racconta, con la sua solita abilità
narrativa, del suo maestro di religione
al Liceo, figura che lasciò in
lui un marchio indelebile.
Don Pino è di Brancaccio, il
quartiere di Palermo in cui
alla morte di Falcone i
bambini esultano “ha vinto
la mafia”, ma lui per la sua
gente fa di tutto, dà la vita.
All’inizio dell’estate chiede a
Federico, suo studente, di
dargli una mano con i
bambini nel tempo libero.
Federico, entra, così, a
contatto con la realtà dalla
quale non riesce, e non vuole più
separarsi. Decide allora di abbandonare
il suo viaggio in Inghilterra, e restare col
professore in quel mondo così lontano
dal suo, dove si ritrova col labbro
spaccato e senza bicicletta, dove tutti
devono eseguire gli ordini di Madre
Natura, ma dove incontra anche
bambini pieni di sogni come lui, e
Lucia, che, pur essendo immersa nella
realtà, continua a cercare qualcosa di
migliore, senza voler fuggire. Il ragazzo,
e con lui il lettore, riesce quindi a
trovare, anche all’inferno, ciò che
inferno non è.
Ogni parola del romanzo si rivolge
direttamente al cuore di chi la sta
leggendo, lo scuote, per nascondersi poi
nella sua anima. Forse è proprio perché
Federico ne ha una passione smisurata,
ma in questo romanzo non vi è parola
che non sia sentita, l’autore rende vive
le emozioni dei personaggi, portandoli
davanti agli occhi del lettore. Uno stile
avvincente, una narrazione che si
alterna tra la prima e la terza persona,
due registri linguistici che a poco a poco
si fondono. Ho amato particolarmente
la sicilianità che permea il tutto, la
descrizione della nostra terra, il “Mii” a
inizio frase, le espressioni dialettali,
sembra davvero di essere trasportati lì.
Federico è convinto che tutti debbano
avere cinque parole che esprimano il
proprio essere, e quelle di questo libro
potrebbero essere amore, coraggio, eroi,
sogni e sorrisi. L’amore in tutte le sue
forme, da quello per la propria terra a
quello per gli altri, anche e soprattutto
per chi non sembra meritarlo. Perché
“l’inferno è perdere la libertà di amare”.
Il coraggio, che non è non aver paura,
ma riconoscere di averla e non fermarsi,
il coraggio di Don Pino, che termina la
sua vita dicendo “ me lo aspettavo”, il
coraggio di Federico, di suo fratello, di
Lucia. Tutti loro sono eroi,
eroi che si sacrificano,
sacrificare, come dice
D’Avenia, nel senso di
“sacrum facere” rendere
sacro. Don Pino, infatti, ha
reso sacre tutte le vite che
gli sono venute incontro. È
ancora un libro di sogni,
ogni uomo, anche immerso
nell’inferno, non perde la
capacità di sognare, anzi
assume ancora di più la
forza di dare a quel sogno
realtà, come dimostrano queste pagine.
E sorriso, ciò che inferno non è fa
sorridere anche in mezzo alle lacrime,
proprio come Don Pino, che non
abbandonò mai il suo sorriso
contagioso, Don Pino che accoglie la
morte sorridendo, e per quel sorriso il
suo assassino non riuscirà più a dormire
la notte. Il valore di queste parole riesce
a scovare tutto ciò che inferno non è,
mostra che “ci sono posti dove l’inferno
non può arrivare, neanche all’inferno”.
Particolare dell’immagine della copertina del libro
Le medaglie di Antonio Ugo
Le opere dello scultore raccontate da Spadaro e Di Carlo
PALERMO. E’ stato presentato
all’Archivio Comunale di Palermo, il
volume “Commemorare a Palermo: le
medaglie di Antonio Ugo” di Maria
Antonietta Spadaro e Melchiorre Di
Carlo, Edizioni Kalós. La presentazione
è inserita nel ricco calendario di eventi
della Settimana delle Culture. Saranno
presenti gli autori. Il libro presenta il
corpus delle medaglie ad oggi note,
realizzate dallo scultore palermitano
Antonio Ugo (1870-1950) e fa
riscoprire al pubblico questi i piccoli
“monumenti” in miniatura, nati per
commemorare eventi e personaggi della
nostra storia. Antonio Ugo si dedicò con
particolare passione all’arte della
medaglistica, riuscendo a creare
preziose opere in una tecnica antica e
indubbiamente complessa. In oro,
argento e bronzo, ogni pezzo illustrato
racconta episodi e figure che nei primi
decenni del XX secolo, hanno segnato
momenti significativi per la nostra città.
Dallo studio di inediti documenti
relativi a tale produzione, sono emersi
anche aspetti insoliti della personalità
PRESENTAZIONI
Le incisioni di Francesco Sicuro per Messina
MESSINA. Presentato al Feltrinelli Point Messina “Una città in architettura. Le
incisioni di Francesco Sicuro per Messina” (ed. Caracol). Insieme con l’autore,
l’architetto Nicola Aricò, sono intervenuti Federico Martino, Tommaso Manfredi e
Luigi Giacobbe. Tra il 1767 e il 1770 Francesco Sicuro rilevò le più importanti
architetture pubbliche – laiche e religiose – e le piazze “storiche” di Messina, per
riprodurle con tecnica incisoria. Fino a noi sono giunte ventuno piccole acqueforti e
una incisione a bulino di grande formato. Un’altra non meno imponente incisione è
andata dispersa, ma ci è nota attraverso la copia eseguita, circa un quindicennio
dopo, da Jean-Pierre-Laurent Houel. Fin dall’Ottocento, si è creduto che le singole
stampe fossero fogli volanti. Questa edizione ne propone una lettura critica e
ricostruisce il progetto editoriale che le aveva ispirate per destinarle a un Atlante
volutamente inteso a contestare un disegno propagandistico avverso alla città. Le
ventuno acqueforti formano infatti il visibile parlare di una guida alle avanguardie
architettoniche e alle morfologie urbane, secondo un percorso tracciato da echi
grafici interni alle stesse riproduzioni.
centonove pagina 31
dello scultore, che gli autori
evidenziano nei loro testi,
accompagnando il lettore in un percorso
di sicuro interesse.
Melchiorre Di Carlo e stato Ispettore P.T.
a Palermo. Appassionato bibliofilo,
cessata l’attività lavorativa, si è dedicato
alla conoscenza dell’opera dello scultore
Antonio Ugo. Lo studio delle opere di
Ugo, andato avanti per lungo tempo, lo
ha portato da un lato a fotografarne per
la città di Palermo e dell’intera Sicilia i
monumenti e dall’altro a ricercare in
archivi pubblici e privati le notizie
documentarie. Nel 2011 è tra i
fondatori, assieme ad altri appassionati,
dell’Associazione Culturale “Antonio
Ugo”. Alcuni suoi testi su opere di Ugo
sono sul sito dell’Associazione
(www.associazioneantoniougo.it).
Maria Antonietta Spadaro, architetto e
storico dell’arte, già docente di Storia
dell’Arte nei licei e di Storia dell’Arte
Contemporanea alla Scuola di
Specializzazione della Lumsa di
Palermo, è vicepresidente nazionale
dell’Anisa per l’educazione all’arte. È
membro della commissione
toponomastica del Comune di Palermo.
Si occupa di didattica dei Beni culturali
e ha pubblicato per bambini racconti
fantastici ambientati a Palermo e
dintorni. È autrice di numerosi saggi
sull’arte siciliana e non solo, tra cui
Raffaello e lo Spasimo di Sicilia (1991),
Palermo. Palazzo delle Aquile (2004) e
Renato Guttuso (2010). Per questa casa
editrice ha scritto: O’Tama e Vincenzo
Ragusa. Echi di Giappone in Italia
(2008), con cui ha vinto il premio
letterario “Il paese delle donne” di
Roma; Palermo città d’arte (2009); Il
Museo per tutti (2010). Ha curato
mostre d’arte tra le quali Novecento
Siciliano (2003-04), Giovanni Lentini.
Un palermitano a Milano (1882-1948)
(2011) e Michele Catti (2013).
14 Novembre 2014
posterteatro
Liuna Wertmuller in Un’allegra fin de siecle
ENNA. Risultati e progetti del nuovo direttore del teatro Garibaldi, Mario Incudine
Qualcosa di Nuovo
Il talentuoso musicista impegnato a “difendere” il sogno e il progetto civile di mantenere attivo un teatro
capace di dare alla comunità cultura e lavoro. Le sinergie con le altre strutture. Grazie a un sindaco “illuminato”
DI
PAOLO RANDAZZO
ENNA. Parliamo della nuova stagione
ufficiale del Teatro comunale di Enna,
certo, e ne parliamo col suo nuovo
direttore, il musicista talentuoso e
sempre molto attivo, Mario Incudine,
ma parliamo soprattutto di un sogno e
un progetto alla realizzazione quale
gran parte dei teatranti siciliani negli
ultimi anni ha dedicato moltissimi
sforzi: il sogno e il progetto civile di
avere in ogni città e paese della nostra
terra un teatro vivo, attivo, capace di
dare alle comunità cultura e lavoro.
Cultura vera: ovvero un’elaborazione
intellettuale che sia legata alla
contemporaneità e alle reali condizioni
di vita delle persone; lavoro vero perché,
a parte i pochi addetti che servono al
funzionamento di una sala teatrale, il
Mario Incudine
teatro, quando è vivo, è molto altro
(dalla produzione alla comunicazione,
dalla concreta ideazione e realizzazione
degli spettacoli al management che
serve a promuoverli e a tenerli in vita).
Un teatro pubblico che ruolo può
svolgere nel contesto di una piccola
città e di un territorio distante dai
grandi centri urbani? Ci rifeririamo
non solo al Teatro di Enna, ma alla
miriade di teatri che si trovano in
moltissimi paesi siciliani e che sono
sottoutilizzati o non sono utilizzati
affatto.
«Credo che una città, piccola o grande
che sia, non possa vivere senza un
teatro. Una città senza teatro è cieca, è
una città che non si confronta con gli
input esterni, che non cresce e non si
rinnova. Il teatro, soprattutto in una
piccola comunità, rappresenta un luogo
d’incontro, uno dei pochi veri “comuni
luoghi” che capovolgono la valanga di
luoghi comuni che siamo abituati a
sentire. Un teatro pubblico, soprattutto
in una realtà periferica, garantisce la
sopravvivenza di una comunità, fornisce
strumenti per osservare la realtà in
modo diverso, crea una coscienza
collettiva e critica che sa leggere il
passato, capire il presente e proiettarsi al
futuro».
Quali collaborazioni con i teatri
pubblici siciliani?
«Un piccolo teatro deve stringere patti
d’alleanza coi grandi teatri, entrare in
una rete che lo riporti al centro del
panorama culturale regionale
attingendo dall’esperienza e dalla
proposta artistica delle realtà maggiori.
Per questo coi tre teatri siciliani, il
Biondo di Palermo, lo Stabile di Catania
e il Vittorio Emanuele di Messina,
abbiamo stilato delle convenzioni per
fare circuitare anche nel nostro teatro
compagnie e artisti di altissimo livello.
Ma l’idea è anche quella di lavorare a
progetti comuni, a coproduzioni che
possano mettere insieme il meglio delle
risorse umane e artistiche di tutte le
realtà. Devo dire che ho trovato
entusiasmo e disponibilità per cui si è
creato un rapporto di grande sinergia».
Oltre al comune di Enna, quali enti
pubblici stanno partecipando al
sostegno di questa impresa e con
quale impegno?
«L’amministrazione comunale e il
sindaco Garofalo hanno investito
moltissimo sulla stagione teatrale, prima
(quattro anni fa) riaprendo un teatro
chiuso e poi sostenendo la prima
stagione dopo 14 anni. Pur riducendo i
costi all’osso grazie appunto alla sinergia
con altri teatri, con produttori,
compagnie e organizzatori e a rapporti
Doppio fronte
centonove pagina 32
personali messi in campo,
l’amministrazione ha dato un contributo
importante anche in termini di risorse
umane, impegno degli uffici, attenzione
verso i giovani con tariffe vantaggiose e,
pensando alle fasce meno fortunate
della città, con abbonamenti da
destinare a chi non avrebbe avuto
possibilità di vedere gli spettacoli. Un
aiuto importante alla realizzazione di
tutto è venuto dall’ Università Kore di
Enna al suo decimo compleanno».
Quali criteri artistici ha tenuto presenti
nel disegnare la nuova stagione del
Garibaldi di Enna?
«Prima di tutto ho tenuto conto della
vocazione naturale del teatro: un teatro
piccolo, 300 posti, dove non si può fare
tutto per mancanza di spazio scenico
sufficiente. Ho scelto spettacoli che
potessero raccontare storie del nostro
tempo, che avessero come fil rouge l’
esistenza e la resistenza, il sogno e la
denuncia, la poesia e la concretezza.
Una stagione che faccia pensare e
svagare allo stesso tempo, un ventaglio
di spettacoli, dove tutti i generi possano
fondersi. Ecco la nuova drammaturgia, i
nuovi linguaggi, il teatro sociale, di
ricerca e innovazione, il teatro canzone,
la commedia musicale, la danza e la
musica d’autore con concerti di grandi
cantautori e film muti musicati dal vivo.
Poi il teatro per ragazzi ogni domenica
pomeriggio con musical, fiabe e
spettacoli di pupazzi e due format
nuovissimi: il “teatro del gusto” che
trasformerà il palcoscenico in una
grande cucina dove degli chef stellati
cucineranno con prodotti a chilometro
zero e offriranno agli spettatori le
ricette, il procedimento per cucinarle e
ciò che avranno cucinato, e “carta
bianca” all’interno del quale saranno
invitati degli artisti a fare ciò che
vogliono in un happening d’
improvvisazione».
Come pensa di valorizzare le realtà
artistiche private che sono presenti a
Enna e nel territorio circostante?
«Il teatro è soprattutto di chi opera nel
territorio e sarà dato ampio spazio a
tutti gli artisti e gli operatori culturali
della città e del territorio. In questo
senso abbiamo creato due format ad hoc
il primo “Enna per Enna” che
raccoglierà le proposte di chi vorrà
utilizzare il teatro, e “Enna andata e
Ritorno” che vedrà ritornare sul palco
tutti quegli artisti ennesi che lavorano
nel mondo dell’arte fuori».
posterteatro
MESSINA. Parla il presidente di Latududini Gigi Spedale sul futuro del teatro. E non solo
Fus che Fus la volta buona
«Il decreto sul Fondo unico per lo Spettacolo è un risultato ma se non si regolamenta di rischia di
mantenere vecchi privilegi e penalizzare le giovani Compagnie». I 17 teatri stabili per esempio...
DI
GIGI GIACOBBE
MESSINA. Lo incontri a cinema, teatro,
mostre di pittura, convegni culturali,
sempre nelle prime file silenzioso,
attento, calmo, pronto ad intervenire e
dire la sua al momento giusto. Sto
parlando del 57enne messinese Gigi
Spedale, presidente di Latitudini, rete
siciliana di drammaturgia
contemporanea, operatore-organizzatoreproduttore teatrale e cinematografico
nonché curatore di vari festival e
rassegne. Arriva dinoccolato e in ritardo
al mitico ormai Bar Tosca accanto al
Vittorio Emanuele e molto volentieri
risponde alle mie domande.
Innanzitutto Gigi cos’è Latitudini?
«E’ un’Associazione culturale nata nel
2011 che raccoglie drammaturghi,
compagnie teatrali, teatri comunali e
centri universitari, formata al momento
da circa 30 associati».
Cosa si propone questa Rete?
«Identificare e sostenere gli obiettivi di
chi si occupa di Teatro contemporaneo».
Con quali risvolti?
«Lusinghieri direi, perché oltre a dare un
senso di forte identità e di promozione a
livello regionale e nazionale, siamo
riusciti ad avere un confronto serrato con
le istituzioni, soprattutto siciliane, con la
possibilità d’intervenire sulle normative
regionali e nazionali».
Ma in concreto cosa è stato fatto?
«Sono stati organizzati una serie
d’incontri e convegni regionali e
nazionali multidisciplinari per analizzare
sia le produzioni artistiche
contemporanee regionali, sia le modalità
di sostegno pubblico alle attività teatrali.
Abbiamo collaborato attivamente alla
realizzazione di importanti festival e
rassegne teatrali. Abbiamo avviato una
stretta collaborazione con il Teatro
Stabile della Sardegna, con il quale
abbiamo appena concluso a Cagliari il
primo Festival nazionale interamente
dedicato alla nuova Drammaturgia
Siciliana, con ospiti di tutto rilievo (da
Spiro Scimone a Luigi Lo Cascio,
passando per Giuseppe Massa e Giuseppe
Provinzano)».
Sulla legge teatrale in Sicilia che tipo
d’interventi avete fatto?
«Nella mia qualità di presidente ho
portato avanti le istanze provenienti dal
nostro mondo presso la Commissione
Cultura e Lavoro dell’Assemblea
Regionale Siciliana, in audizione
congiunta con gli organi del governo
regionale almeno in tre occasioni ».
Quali risultati avete ottenuto?
«Promesse tante, risultati concreti alcuni,
intanto attirare l’attenzione
dell’Amministrazione regionale sulla
specificità del Teatro
contemporaneo con
annesse produzioni ».
Avete ottenuto altre
risposte dal governo
regionale?
«Nel 2011/2012 col
precedente governo
regionale sono state
accolte a livello di
regolamenti (che sono
poi delle circolari
assessoriali) alcune
modifiche alla buona
Legge Regionale N°25
del 2007. Allo stato
attuale queste buone
intenzioni sembra
siano state
dimenticate ».
Perché?
«Non sono stati
finanziati per il 2014
alcuni importanti
capitoli di spesa col
risultato di riservare il
sostegno finanziario
alle Compagnie più
grosse e più anziane,
le uniche in grado di
Gigi Spedale
sostenere un impegno
economico
rilevantissimo per poter dimostrare
almeno da 40 a 80 giornate di recita e da
500 a 1000 giornate contributive ».
Cosa succedeva prima?
«Fino al 2013 la Regione Sicilia sosteneva
anche le produzioni di particolare valore
artistico a prescindere da questi numeri.
Parimenti sosteneva le tournée extraregionali e l’acquisto delle attrezzature e
il Teatro per ragazzi ».
Ma alla Regione Sicilia chi s’interessa
di Teatro?
«A parole parecchi, nei fatti la delega allo
Spettacolo è affidata ad un assessore che
si occupa principalmente dei flussi
turistici e delle aziende (hotel, agenzie di
viaggio, B&B etc…) annesse, trascurando
il valore strategico della crescita culturale
dei cittadini, cui contribuisce l’attività del
Teatro».
Ma col Teatro si mangia?
«Con il Teatro e la Cultura in genere si
favoriscono le condizioni per un sano
sviluppo economico. Ogni produzione
mette in movimento una serie di
operatori a volte “invisibili” di cui il
legislatore sconosce la portata o non
tiene conto, non comprendendo, per
esempio, che in una produzione si lavora
anche per mesi, chiedendo al territorio
una serie di servizi, che sono alberghi,
B&B, luoghi di ristoro, piccoli artigiani,
taxi, spedizionieri, cartolerie etc… con
benefici evidenti per tutte queste
categorie ».
Com’è al momento la situazione
legislativa nazionale? C’è una Legge
sul Teatro?
«L’attuale ministro Dario Franceschini ha
emesso a luglio di quest’anno un decreto
ministeriale che dà nuove regole per
F.U.S. (Fondo Unico per lo Spettacolo),
ma siamo ancora in attesa dei
regolamenti attuativi, per comprenderne
la reale portata».
Quali sono le novità?
«E’ presto per pronunciarsi in assenza dei
regolamenti, tuttavia la mia impressione
o sensazione è che nei fatti verranno
disattese le promesse di sostegno alle
Compagnie giovani e di cancellazione
delle situazioni di privilegio esistenti ».
A cosa ti riferisci?
«I 17 Teatri Stabili italiani ad esempio
(che hanno sperperato ingenti risorse
pubbliche senza una reale responsabilità
personale degli amministratori) non si sa
bene come verranno sostituiti dai
cosiddetti Teatri Nazionali, di cui non
conosciamo il numero esatto né
l’ubicazione. Da indiscrezioni pare che al
di sotto di Roma ce ne sarà solo uno o
addirittura nessuno. Si auspica una più
stretta collaborazione fra Enti pubblici e
Compagnie private, ma si predispongono
strumenti che, di fatto, asserviranno
queste ultime, più deboli, ai primi
superdotati ».
Quale sarà il destino delle Compagnie
private?
«Attualmente le Compagnie più ricche
continueranno ad essere avvantaggiate
perché solo loro potranno sostenere il
costo di diverse migliaia di giornate
lavorative e potranno diventare Teatri
d’Interesse Pubblico con almeno 6000
(seimila) giornate lavorative in un anno.
Inoltre temo che sopravvivranno solo
quelle che riusciranno a captare la
“benevolenza” di qualche struttura
pubblica o privata che possa mettere a
loro disposizione più o meno
gratuitamente le strutture agibili
indispensabili per sviluppare una tale
mole di numeri».
E le Compagnie più piccole, quelle che
fanno Teatro sperimentale e di ricerca
che fine faranno?
«E’ previsto per il 2015 un contributo, di
cui non si conosce l’entità, al Teatro
d’Innovazione e Sperimentazione e al
Teatro per l’infanzia e la gioventù. In
questo caso queste Compagnie devono
dimostrare almeno 1000 (mille) giornate
lavorative con 90 recite».
Con la nuova Legge si teme che
scompaiano le Compagnie private dei
giovani. E’ così?
« E’ probabile, perché con le nuove regole
è difficile che una Compagnia appena
costituita - seppure valida culturalmente possa avere i requisiti richiesti che
quantificando sono: precedenti
finanziamenti ministeriali, fidejussione
bancaria, dimostrare d’avere ottenuto un
sostegno finanziario da parte dell’Ente
locale ».
Puoi dire a quanto ammonta, in
termini di euro, il finanziamento per le
attività teatrali in Sicilia e in Italia?
« Per il 2014 ammontano in Sicilia circa
950 mila euro, in Italia circa 60 milioni di
euro. Ma ci sarebbe ancora tanto da
aggiungere, oltre ai semplici numeri».
Carmen Di Per, Gigi Spedale, Lo Sardo e Vincenzo Tripodo
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14 Novembre 2014
14 Novembre 2014
posterprotagonisti
PERSONAGGI. Ballerino, percussionista e circense. A tu per tu con un grande artista
Taviano, la “strada” della felicità
Dal posto fisso alla street art: la parabola di un giovane messinese. Che dalla città dello Stretto in giro
per il mondo ha cambiato vita. Regalando il sogno di una scuola di cultura per bambini disagiati
Mario Taviano nello spettacolo Malambo Fantasia. Nella pagina accanto, Taviano è Ciuffo
DI
MARIA TIZIANA SIDOTI
MESSINA. In equilibrio su trampoli o
cilindretti con tavolette dall'ispanico
suono rolla bola, e sguardo su ai piatti
cinesi, e mani veloci a far "viaggiare"
palline e birilli con lo swing di nastri
colorati, a catturar bambini e non solo
dagli occhi spalancati a voler imparare la
magia delle arti circensi: questo è lo
"spettacolo" che si apre, quando in
"scena" arriva Ciuffo, cappellino giallo
con un grande fiore rosso, un sorriso che
cammina, e il divertimento in occhi che
si nutrono dello stupore dei piccoli.
Ovvero Mario Taviano, giovane
messinese, classe '77, nelle sue vesti
d'artista ed insegnante di piccolo circo in
giro in questi giorni in alcune librerie
della città da Baba Jaga a Doralice. Che
anche ballerino e percussionista, porta
l'arte di strada dalla piazza al teatro al
sociale, dall'Italia alla Spagna fino
all'Argentina. Ma che fino a qualche
anno fa a lavorare in un laboratorio di
fisica a Catania per una grande
multinazionale subito dopo il diploma di
perito industriale al centro del suo
"cerchio" di vita non aveva l'arte del
circo.
DA PERITO A BALLERINO. «La doppia
specializzazione in elettronica e
telecomunicazioni mi ha permesso di
lavorare subito alla STMicroelectronics.
Da piccolo però coltivavo la passione per
la danza e la musica e così, una volta che
ero più indipendente economicamente,
ho fatto un provino all'Associazione
Danza Accademica T.M.B. della signora
Lo Giudice, una delle più antiche a
Catania, anche se pensavo fosse tardi»,
racconta Taviano. Che, già avvicinatosi
alla danza latino americana e caraibica
all'etneo Oikos Club, alla T.M.B. studia
moderna, hip pop e classica. «Ho iniziato
con i piccoli: è stato abbastanza strano.
Ho fatto tantissimi sacrifici: dalle 6 alle
14 a lavoro, dalle 16 alle 20 in
Accademia, quasi tutti i giorni. Dopo
qualche anno ho partecipato ad un
laboratorio di musical di 21 mesi, che
mi ha formato fino alla realizzazione di
un musical (inedito "Ma cosa vuoi che
sia" di Massimiliano Salfi con
l'associazione culturale M.a.s.t. Musica
arte e spettacoli teatrali, ndr): peccato
che non è andato avanti per mancanza
di fondi», seguita Mario.
CAMBIO VITA. Che rivela: «Questa vita
era molto sacrificante. Ma legato a
questo c'è stato un cambiamento di vita
netto contro il consumismo: avevo un
posto fisso, la moto, ma non ero felice.
Ho lasciato il lavoro, venduto la moto, e
comprato un camper, e sono andato in
giro per l'Europa». E spiega: «È stata una
scelta di vita, aiutata dall'avvicinarsi alla
danza. Ho puntato su una qualità della
vita ed ora ho un ritmo diverso, vivendo
con meno cose: facevo un lavoro che mi
piaceva ma non mi piaceva stare davanti
ad un computer in un laboratorio, dove
sei un numero, ed in un sistema di
competizione, consumismo e tutto quel
che rappresenta una multinazionale.
Fare quel che mi piace, mi rende più
felice: non significa che non passo
momenti difficili ma la fatica si sente
meno. Di questi tempi non è facile essere
LA STORIA
Gerard Foucaux
centonove pagina 34
felici ma nella semplicità è la felicità». E
così prima tappa del viaggio è nel 2006
Roma, dove studia e lavora con
l'insegnante e coreografo Marco
Stramacci. «Qui ho il primo approccio
con le arti circensi con corsi di mano a
mano, fuoco con bastone e bolas,
bandiere», ricorda Mario. Che seguita:
«Mi è piaciuto molto, ho deciso di
approfondire a Barcelona, e di usare,
avendo sempre avuto la passione per i
bambini, quel che sapevo fare come
mezzo per l'educazione». Prima un corso
14 Novembre 2014
posterprotagonisti
intensivo di acrobatica nella scuola di
circo di Rogelio Rivel e poi in quella di El
Circ petit in Pineda de Mar a
perfezionare le basi di acrobatica, aerei,
equilibrismo, e giocoleria tra 2007 e
2008 sempre a Barcellona di Spagna,
dove studia anche tip tap nel centro
sociale La Nave. «L'esperienza a La Nave,
che ora purtroppo ha chiuso, mi ha fatto
crescere e mi è piaciuta ancor più delle
scuole: era un movimento culturale, da
dove tutti gli artisti di strada, circo,
palco, che andavano a Barcelona – dice
con piccolissimo accento spagnolo Mario
– passavano, sposandone la causa. C'era
uno scambio gratuito con gli artisti, e ho
lavorato anche nel sociale, insegnando ai
bambini le arti circensi e ai genitori come
assitere i figli in sicurezza. Là mi è nata
la passione per la strada». Ed aggiunge:
«La bellezza della strada è che dai un
servizio pubblico alle persone che
possono restare, se piace, e sono libere,
nello spettacolo a cappello, di fare una
donazione. È più difficile conquistarle,
anche perchè ci sono tanti elementi di
distrazione, come l'ubriacone che passa o
il ladro che ti ruba, ma se piace, lo
scambio è più sincero, è vero al 100%.
Poi a Barcelona come in tante città
d'Europa non si è potuto più fare
spettacolo a cappello, ed è venuta meno
quella filosofia che mi aveva fatto
innamorare di questa città». Infine,
sempre a Barcellona durante uno
spettacolo del Cirque du Soleil è
catturato da una performance di
malambo fantasia con boleadoras, lacci
con palle di cuoio, disciplina nata da el
malambo, danza folklorika argentina.
«Unisce circo, danza e musica: era quello
che cercavo da tempo, inventandomi
spettacoli con tip tap e giocoleria. Ho
deciso di studiarlo: ho contattato
Eduardo Rodriguez del Cirque du Soleil,
e sono andato 2 volte a Buenos Aires, da
ottobre a dicembre 2009 e da settembre
a novembre 2012, a studiare malambo
de boleadoras con lui», precisa Mario.
Che confessa: «Cerco di cambiare
mentalità e di non chiudermi ma
aprirmi, per questo non faccio solo una
disciplina: viaggiare, confrontarsi con
altri artisti e non solo, ti apre la mente e
ti fa crescere».
DA CIUFFO A MALAMBO. Con studio,
passione e ricerca, Mario dalla lunga
treccia a segnare anni di viaggi e
scoperte, mantenendo forte il legame
anche con la sua terra, è un artista dai
tanti volti. Per i bambini è l'artista di
circo Ciuffo. «Il nome è nato tanti anni fa
in Spagna: c'erano tanti artisti di strada
ed un bambino fece una battuta sui miei
capelli», ricorda Mario. Che al momento
lavora da solo in piccolo circo di
mezz'ora, o di un'ora con bambini più
grandi in coppia con Ignazio Lax con cui
forma I Circolieri. «Ho ridotto la parte
spettacolistica, perchè preferisco
coinvolgere i bambini: puoi fare cose
spettacolari dal punto di vista tecnico ma
i bambini vogliono essere coinvolti,
altrimenti non si divertono. Io con loro
mi diverto: non ci sono filtri, non li puoi
ingannare, non ci sono trucchi», spiega
Mario. Che usa le arti circensi con
funzione preventiva verso problematiche
infantili e adolescenziali, come
strumento di gioco ed educativo per
sviluppare creatività, concentrazione,
memoria, coordinamento visivomotorio, autostima, rispetto
reciproco con fiducia e bisogno
l'uno dell'altro, integrazione con
senso dell'unicità di ognuno,
tolleranza e sensibilità,
responsabilità e
comunicazione.
Negli anni ha
collaborato con
varie associazioni
in volontariato per
bambini da contesti
di disagio: dai corsi
di danza alla
comunità terapeutica
Lelat al laboratorio di piccolo
circo alla Cooperativa Sociale
Lilium con spettacolo a
Villaggio Aldisio a Messina, alla
cura dell'area artistica per
l'associazione il Giglio a
Milazzo in colonia estiva con
tanto di evento circense con
coinvolgimento di 150 bambini
e attestato di merito. Ha lavorato
con Tintinnabula, no profit per
l'infanzia. Ma Taviano non è solo
Ciuffo, è anche un artista di
Malambo Fantasia con il fascino
delle percussioni del bombo, la
danza del malambo e le
acrobazie delle boleadoras
nello spettacolo omonimo in
formazione con Christian
Quando c’era Gérard Foucaux
MESSINA. Ora in tempi di Facebook e Youtube la sua
arte sarebbe arrivata anche attraverso il web. Ma per
chi negli anni '80 era bambino era facile incontrarlo
per le strade della città di Messina, per strada là dove
la sua arte nasceva e si nutriva. Alla villa Mazzini per i
vari Gioco Festa e dintorni tra la Passeggiata a Mare e
lo sguardo sullo Stretto, e per qualche tempo
sinanche alla tv locale TeleTime, magrissimo, tutto
faccia ed occhi, tratti neri su bianco cereo ed il rosso,
quasi in fiore in bocca, catturava senza parlare in un
mix di risate e malinconia i bambini, rendendo visibile
Puleo. «È una mescla, un misto tra
folklore argentino della Pampa con me e
le percussioni africane di Guinea con
Christian, e le contaminazioni dei nostri
viaggi», dice Mario, che talvolta
collabora anche con Grazia Maugeri,
danzatrice di flamenco. «Lavoro in
teatro, in strada, nelle feste e nelle sagre,
in hotel come il Raja di Panarea di lusso
però con una politica sostenibile per
l'ambiente, là dove c'è arte, seguendo il
principio morale di lavorare gratis nel
sociale o di vendere lo spettacolo, anche
in hotel, altrimenti sarebbe discriminante
al contrario rispetto alla mia scelta di no
al consumismo, ma senza conformarmi
più a contesti che non mi piacciono: non
collaboro con associazioni o persone che
sponsorizzano politiche su cui non sono
d'accordo, e per lo spettacolo per
bambini in contesti non educativi»,
afferma Mario. Che confessa: «Il sogno è
quello di aprire una scuola di cultura,
danza, musica, arti circensi per
ragazzi disagiati all'estero o anche
qui a Messina, perchè qui per i
giovani ci sono molte cose ma non
alla portata di tutti e manca anche
l'appartenenza alla propria cultura:
all'estero in paesi più
poveri le accademie di
cultura sono gratis, si
sfornano più talenti e
si tolgono i ragazzi
dalla strada. Io
sono stato seguito
da mia madre ma
non tutti hanno
questa fortuna.
Con la scuola
possono fare una
cosa sana, magari non
tutti diventano artisti
ma hai lasciato qualcosa,
un piccolo contributo alla
crescita, e la nostra vita
dipende dagli incontri che si
fanno, com'è successo a me.
La mia è stata una questione
più di scelta di vita che di
coraggio: c'è la nostra vita in
gioco e mi piacerebbe
spingere altri a farlo».
l'invisibile delle impalpabili emozioni, era Gérard
Foucaux. Che, mimo e giocoliere francese di
Normandia, dopo aver studiato mimo a Parigi al circo
di Annie Fratellini, andò in Germania e poi in Sicilia, e
scelse come sua città Messina alla fine degli anni '70,
dove viveva e lavorava, soprattutto per strada, con
l'anticonformismo di chi fa conoscere la sua arte in
tempi difficili, tra il divertimento di tanti ma anche
l'indifferenza e la presa in giro di altri, tra alti e bassi
nella vita, tra le pieghe di un doloroso passato
d'infanzia con pudore custodito, e nel riconoscimento
d'artista. E a Messina in un giorno di dicembre del
2008, lui che forse per primo ha portato l'arte del
mimo di strada in città, se ne è andato, piegato in
centonove pagina 35
APPUNTAMENTI
Baba Jaga, non solo libri
MESSINA. Mario Taviano, Ciuffo, porta
il suo laboratorio di piccolo circo, dove
insegna equilibrismo su piccoli
trampoli, rolla bola e con piatti cinesi,
giocoleria con palline e birilli, e swing
con nastri, in 3 appuntamenti a
minicorso con possibilità di repliche,
dopo un incontro formativo il 29
ottobre ogni domenica, dal 9 al 30
novembre, saltando il 23, dalle 9:30
alle 10:30 alla libreria Doralice di
Viviana Montalto in via Consolare
Pompea, e alla Baba Jaga di Barbara
Cucinotta nel cuore della città in via
Argentieri a 2 passi dal Municipio.
Che, aperta a fine maggio con un
nome antico come le fiabe, ha
ospitato lo spettacolo di piccolo circo
di Taviano ad ottobre, ed un primo
corso dello stesso ogni lunedì dal 27
ottobre fino al 10 novembre. La Baba
Jaga, specializzata in vendita di libri e
giochi didattici per bambini e ragazzi,
e servizi dedicati a bambini e famiglie,
oltre ad un catalogo aggiornato
attento alla piccola editoria
indipendente, ai temi della legalità ed
intercultura, all'apertura anche a
operatori e insegnanti, e ad incontri
con autori ed illustratori, organizza
eventi ma anche corsi e laboratori: per
bimbi da 6 anni in su "Appuntamenti
per giovani esploratori tattili" con
Eleonora Bovo e Nico Marabello un
sabato al mese con giochi di creazione
manuale con sentieri sonori e percorsi
esplorativi tattili, e "Incontri per
filosofi in erba" con Lucrezia Borgia
ogni giovedì alle 18, partendo dalla
lettura di un breve racconto; dai 3 ai 6
anni "Una storia per ciascuno",
incontro genitori-bambini un venerdì
al mese a cura dello Studio
Pedagogico Radici; il sabato mattina
"Animastorie" di Cinzia Ferrara, Fata
Spettinata racconta una fiaba con
alcuni bambini protagonisti, ogni
giovedì alle 16 "Corso di lingua russa
per bambini" a cura dell'Associazione
Messina-Russia; e tra i 2 e i 4 anni
Libro fammi creSCERE. Per info:
Facebook dedicata. (M.T.S.)
silenzio dalla malattia, forse velocemente
dimenticato per anni da tanti. La sua storia ora è in
un libro "I funerali di Gérard Foucaux. Un mimo
francese in Sicilia" di P. P. Zampieri per terrelibere.org
nel 2009, mentre l'associazione Meter&Miles negli
appuntamenti per un Natale socio-solidale ha
organizzato un incontro "Lo stato attuale della
cultura a Messina, ricordando il mimo Gerard
Foucaux" alla Feltrinelli point a dicembre 2013 con
l'intervento tra gli altri dell'artista di strada Eugenio
Vanfiori, in ricordo delle esperienze formative con
Gérard, citato anche in un'intervista nella sua tesi di
laurea.
(M.T.S.)
14 Novembre 2014
posterspettacoli
Sala Laudamo. In basso Angelo Campolo (foto Galletta)
MESSINA. Il progetto innovativo che affianca la programmazione del teatro Vittorio Emanuele
Laudamo aperta
Spettacoli, concerti, laboratori. Ma anche festival delle scuole e incontri con le librerie.
Debutta il 14 novembre con “Istinto” il programma di Campolo e Pavone. Così il cartellone
DI
NUNZIA LO PRESTI
MESSINA. Spettacoli, concerti,
laboratori, rassegne, incontri con le
librerie, festival delle scuole e non
solo: questo è “Laudamo Aperta”, un
progetto ricco e innovativo che, in
continuità con la programmazione del
Teatro Vittorio Emanuele, apre le porte
della sala Laudamo al pubblico più
nuovo e curioso offrendo un ampio
programma di appuntamenti. Tra le
iniziative spicca il progetto “Laudamo
in città”, ideato e diretto da Angelo
Campolo e Annibale Pavone, della
compagnia Daf - Teatro dell’esatta
fantasia. Il 14 novembre alle 2, debutto
dello spettacolo “Istinto” diretto da
Angelo Campolo con i trenta ragazzi
del laboratorio di ricerca teatrale
permanente “Nel Paese dei Balocchi”.
Lo spettacolo è la prima tappa
dell’ideale “viaggio” che il pubblico
compirà nelle “stanze segrete” del
Paese dei Balocchi, per esplorare alcuni
temi del racconto di Collodi. Si
comincerà dalla stanza dell’Istinto,
dove tutto è ancora in potenza, dove
sono riposte le speranze di una vita
ancora non consumata. Il protagonista
sarà proprio il “pezzo di legno”, la
massa informe, grezza, non ancora
levigata, che scenicamente diventa il
simbolo di un'incontenibile energia da
spendere in vista del futuro che verrà.
Dopo il debutto di venerdì 14, lo
spettacolo resterà in scena fino al 23
per poi riprendere dal 27 al 31
novembre.
Seguiranno nei mesi successivi gli
spettacoli, o meglio le “stanze” della
Solitudine, dell’Inganno e infine
dell’Amore, per un esperimento mai
fatto a Messina, che permetterà ai
ragazzi del laboratorio di lavorare con
quattro docenti diversi, “registi” di una
stanza specifica. “Solitudine”, andrà in
scena dal 20 febbraio al 1 marzo, con
la regia di Annibale Pavone, “Inganno”,
regia di Paride Acacia, celebre
interprete di Jesus Christ Superstar, dal
17 al 26 marzo, ed infine “Amore”, dal
29 maggio al 7 giugno 2015, che avrà
come regista Giacomo Ferraù, giovane
attore protagonista dello “spettacolo
evento”, vincitore del premio Iin Box,
diretto dal regista argentino Cesar Brie,
“Orfeo ed Euridice”, in scena a fine
maggio. Collaboreranno artisticamente
al progetto Saverio Tavano, regista e
autore di Patres, spettacolo reduce da
numerosi consensi nazionali
nell’ultima stagione, e Sarah Lanza,
danzatrice e coreografa. Tutto questo
rappresenta l'evoluzione naturale del
lavoro svolto da Campolo e Pavone nei
quattro anni di direzione del
laboratorio di ricerca teatrale “Il gioco
più serio”, certamente molto radicato
nel territorio, durante il quale,
utilizzando come pretesto l’opera di
Shakespeare, sono state coinvolte più
di ottanta persone di età diverse,
guidate da professionisti e maestri
come Michele Abbondanza, coreografo
e docente della Scuola del Piccolo
Teatro di Milano, Enzo Vetrano e
Stefano Randisi, registi ed attori
palermitani, il compianto Franco
Scaldati, poeta e drammaturgo.
Le date seguenti – dopo il debutto il
14 - sono quelle del 25 e 26 novembre
con l’anteprima della rassegna Incroci,
in tutto cinque spettacoli che con le
loro storie “incrociano” la città dello
Stretto. Nella Tirante sarà
protagonista assoluta di “Figghia
d’arte”, uno straordinario monologo
che ripercorre la vita e la carriera
della grande attrice del cinema muto
Pina Menichelli, con le musiche dal
vivo di H.E.R. “Figghia d’arte”
racconta la storia di un’attrice, di una
scelta, di una famiglia di attori
girovaghi, del passaggio dal teatro al
cinema, e dal cinema muto al sonoro,
ma soprattutto, racconta di una
donna, una donna moderna, che
precorre i tempi. Protagonista della
programmazione della Laudamo,
nell’ambito del contenitore “Laudamo
Aperta”, sarà anche la musica con
concerti e spettacoli performativi
promossi dal Teatro di Messina, come
è già stato “Ritratti di signora”, il 23 e
il 24 ottobre 2014, che ha visto in
scena Antonio Lo Presti, voce
recitante, affiancato dalla cantante
Eliana Risicato e dal maestro Melo
Mafali al pianoforte. In arrivo “Padam
padam”, il 5 e 6 dicembre 2014, un
concerto-spettacolo di Adele Tirante,
accompagnata da Mirko Dettori alla
fisarmonica, dedicato alla figura di
Edith Piaf.
Eventi speciali saranno le repliche di
“Patres”, drammaturgia e regia di
Saverio Tavano (19 e 20 dicembre),
della compagnia lametina Scenari
Visibili, spettacolo vincitore di
riconoscimenti importanti come il
“Premio contro le mafie” del MEI
2014 e il “Festival Inventaria” di
Roma, che porta in scena una storia
che parla del rapporto tra i padri ed i
figli, in un sud che fatica a smarcarsi
da un destino di solitudine e
allontanamento. E poi ancora “Frida
Kahlo”, omaggio alla pittrice
sudamericana di Donatella Venuti (13
e 14 dicembre). E ancora molto altro,
per far rivivere questo spazio culturale
così importante, come da anni non
accadeva.
FILOSOFIE
«Una sfida e un esperimento»
MESSINA. “Istinto” è un esperimento mai provato a Messina e una grandissima
sfida nello stesso tempo. Uno spettacolo con 30 persone alla Laudamo e che
non sarà sempre lo stesso spettacolo ogni sera. Lo spettatore avrà la possibilità
di vederlo nel primo weekend 14-16 ma poi potrà tornare dopo, nelle settimane
successive, e non vedrà la stessa cosa, ma una roba diversa, il lavoro per come si
sarà sviluppato ed evoluto. Ci avviamo a costituire un vero e proprio Centro di
formazione teatrale. Non una a Scuola, ma un Centro, molto più dinamico e
funzionale, che sia punto di riferimento per il Sud Italia e che dialoghi con i più
importanti interlocutori italiani a Roma, Milano e Genova. Ma già quest'anno
abbiamo avviato la collaborazione con l'Accademia Silvio D'Amico, faremo un
Focus sul verso. Il prossimo anno faremo una produzione assieme, che
debutterà al Festival di Spoleto. Avremo con noi anche tante persone che,
interessate alla formula innovativa del nostro progetto, passeranno a trovarci
alla Laudamo: fra gli altri, Walter Pagliaro neo Consigliere delegato della
Fondazione Inda di Siracusa, Giovanna Marinelli, assessore alla Cultura di Roma,
Andrea Marcucci Presidente della 7^ Commissione Cultura del Senato, Cleo Li
Calzi neo Assessore regionale Turismo Sport e Spettacolo.
Giuseppe Ministeri, Ass. DAF – Teatro dell'esatta fantasia
centonove pagina 36
posterrubriche
NUOVE VISIONI
MUSICA
NOTO
DI CESARE NATOLI
DI MARCO OLIVIERI
Il lotto per il jazz
Cercasi produttori
illuminati
Produzione e distribuzione
cinematografiche, in Italia,
come scriverebbero cronisti
poco originali, brancolano nel
buio. L’ennesima conferma si ha dai dati
che sono stati diffusi in questi giorni: 27
film in sette mesi (e altri otto nelle
prossime settimane) con una pletora di
commedie italiane usa e getta, quasi
indistinguibili tra di loro, che hanno
contribuito a segnare un anno di crisi
anche per quanto riguarda gli incassi.
Inoltre, il successo del film di Mario
Martone, “Il giovane favoloso”,
contraddice l’idea dominante che basti
inserire i soliti attori nella solita
commedia, scritta professionalmente ma
senza molta inventiva, per ottenere un
facile consenso. In questo clima di
depressione e di latitanza di idee, la
garbata e divertente comicità di Ficarra e
Picone, senza picchi ma gradevole, nel
loro nuovo film, “Andiamo a quel paese”,
risolleva un po’ le commedie italiane e
ottiene ottimi riscontri nel primo
weekend. Nel frattempo, approda nelle
sale pure un maestro come Ermanno
Olmi (“L’albero degli zoccoli”, “La
leggenda del santo bevitore”, “Il
mestiere delle armi”) con “Torneranno i
prati”, ambientato in una notte del 1917,
mentre infuriano i combattimenti sugli
Altipiani. Nel cast Claudio Santamaria,
Alessandro Sperduti e Francesco
Formichetti, con musiche di Paolo Fresu.
Un’occasione per riflettere, in maniera
alta e profonda, sulla morte assurda di
tanti giovani, ieri come oggi, tra il
silenzio di Dio e la cecità degli uomini,
nel centenario della prima guerra
mondiale.
MESSINA
La Parigi di Luigi La Rosa
MESSINA. L’appuntamento è per le 19 di
sabato alla Libreria Colapesce di Messina,
dove Manuela Modica presenterà il
primo romanzo del messinese Luigi La
Rosa, “Solo a Parigi e non altrove” (edito
da “Ad est dell’Equatore”). Si tratta di un
viaggio nella topografia storica e
aneddotica di Parigi, ma soprattutto
nella geografia sentimentale delle sue
storie e delle sue leggende. Nessun'altra
città ha radunato intorno a sé scrittori,
artisti, musicisti e intellettuali quanto la
Ville Lumière, e come in ogni viaggio
pure qui punto di partenza sono i luoghi
- quelli fisici da attraversare con il piacere
stupito del flâneur, e quelli invisibili,
metafisici, frutto del sogno e
dell'immaginazione. Ogni paragrafo
prende infatti spunto da un indirizzo
preciso, opportunamente indicato sulla
rotta dei percorsi, che la parola tramuta
in suggestione.
14 Novembre 2014
Sicilia “Documentaria”
Al Teatro Tina Di Lorenzo la rassegna dal 14 al 23 novembre
NOTO. Provateci voi a vivere di cinema e
fotografia restando ad abitare in Sicilia:
non è esattamente quel che si dice un’
impresa semplice, eppure molti giovani in
Sicilia ci stanno provando e, in qualche
modo, ci stanno pure riuscendo. Occorre
pensare in grande, lavorare sodo e
studiare, uscire dalla nostra terra per
capire come va il mondo e rientrarci
agguerriti e determinati, non restare
isolati e fare rete. È questa in estrema
sintesi anche la storia del collettivo
artistico netino “Frame off”, un gruppo di
giovani netini che, dopo l’ Università
stanno provando a vivere appunto di
cinema e di fotografia colta. Una storia
che questi giovani stanno provando a
mettere a frutto organizzando, in seconda
edizione, “Documentaria” ovvero una
rassegna di cinema-documentario che
comincia ad avere numeri e solidità di
sicuro rilevo: dieci giorni, dodici opere in
mostra, sei serate di proiezione,
diciassette registi presenti, due workshop
aperti e un focus di approfondimento. Il
tutto nel teatro comunale “Tina di
Lorenzo” e col sostegno del Comune di
Noto che, mai come in questo periodo,
appare una fucina inesauribile di eventi
culturali. Ecco le date dell’evento: venerdì
14 novembre, alle 19 “Giuliana Saladino.
Come scrive una donna” e alle 21.15
“Loro della munnizza” di Playmaker
Produzioni; sabato 15, alle 19 “Cargo” di
Vincenzo Mineo, alle 21.15 “Per Ulisse” di
Giovanni Cioni; domenica 16, alle 19
“L’albero di Giuda” di Vito Cardaci, alle
21.15 “Io sono una parte del problema”,
CaneCapovolto; venerdì 21, alle 19 “L’ora
di Spampinato” di Vincenzo Cascone e
Danilo Schininà, alle 21.15 “Segni
particolari: documentarista” di Christian
Carmosino; sabato 22, alle 19 “Aishiteru
my love” di Stefano Cattini, alle 21.15
“Terra del ritorno” di Valentina Pellitteri, a
seguire “Himera” di Valentina Pellitteri e
Christian Rainer; domenica 23, alle 19
“Pride” di Gaspare Pellegrino, alle 21.15
“Ghora: La danza degli Dei” di Alessandro
Cartosio e Irene Majo Garigliano, alle
21.45 la presentazione dei video realizzati
dai partecipanti nel corso dei Workshop
che si terranno nella Sala Dante del
teatro: dal 17 al 21 (“La regia
documentaria” a cura di Alessandro
Aiello) e dal 18 al 21 (il “Film maker
web”, a cura di Alessandro Micieli).
Sempre Lunedì 17 alle 16.30 il focus su:
le nuove frontiere del documentario: web,
Documentario e opere Crossmediali,
modalità di produzione e metodi di
crowfunding.
P.R.
La notizia è di qualche
giorno fa: il governo
stanzierà cinquecentomila
euro per promuovere
progetti che diffondano la
musica jazz in Italia e all'estero. Non è
molto, per la verità, ma sembra
comunque un’apertura almeno
simbolicamente positiva. Singolare,
inoltre, la fonte dalla quale attingere la
somma: le risorse, infatti, arriveranno
dal gioco del lotto. Proprio così, due
ambiti apparentemente lontani anni
luce come la musica jazz e il gioco del
lotto si incontreranno; o meglio, i soldi
racimolati da chi punta sulla fortuna
serviranno per aiutare le strutture che
operano nel settore del jazz per far
crescere e sostenere progetti formativi
sul territorio - ma anche in rete - e per
supportare artisti e giovani talenti. Il
bando è rinvenibile online su
spettacolodalvivo.beniculturali.it, ed è
rivolto a organismi pubblici o privati
senza scopo di lucro. Essi potranno
presentare i propri progetti entro il 5
dicembre 2014. Le finalità dovranno
appunto prevedere attività di
formazione e sostegno degli artisti
italiani per diffondere la musica
jazzistica italiana, specie all’estero; in
aggiunta, la possibilità di fungere da
punti di raccordo delle varie realtà
associative poste sul territorio a livello
di comunicazione e promozione. I
progetti verranno scelti da una
commissione nominata dal Segretario
generale del Ministero dei beni e delle
attività culturali e del turismo, che
vaglierà le proposte ricevute
assegnando un punteggio sulla base di
diversi parametri: rispetto delle finalità,
sostenibilità e congruità economica del
progetto e possibilità che l’idea possa
sorreggersi autonomamente negli anni
successivi.
DE GUSTIBUS
L’America a tavola
QUANDO VADO all’estero in genere non frequento
ristoranti italiani, non perché non ce ne siano di
buoni, ma semplicemente perché preferisco
dedicarmi alla cucina locale o nel caso di grandi città
come New York alla vasta offerta di cucina etnica. Di
recente a New York ad esempio sono stato in un ristorante che
offriva la tipica cucina del Laos ma anche in un divertente locale
dove si praticava una cucina cinese di ultima generazione, una
sorta di fusion con gli occhi a mandorla. Ma sono stato anche in
un gran bel ristorante italiano, uno dei più famosi a NYC ovvero
l’Osteria del Circo, fratellino minore del famosissimo Circo di Sirio
Maccioni uno dei pilastri della ristorazione italiana nella Grande
Mela. L’Osteria del circo si trova sulla %% strada tra la VI e la VII
Avenue a due passi da Columbus Circe, insomma in pieno centro a
centonove pagina 37
Manhattan, qui a prevalere nettamente e la cucina italiana e
toscana in particolare, Sirio è originario di Montecatini., al
contrario che a Le Cinque dove prevale la cucina internazionale,
anche se non mancano in carta piatti italiani. Io ho preso
un’ottima zuppa di cozze e vongole per antipasto, davvero ben
fatta ed abbondante mentre per secondo ho optato per il
caciucco alla livornese, anche questo perfettamente eseguito e
ricchissimo. Ma era buono anche buoni i garganelli al nero di
seppia e il pollo cotto classicamente al mattone. Buonissimi anche
i zucchini fritti, delle chips croccanti e saporite. Ovviamente
l’offerta è molto più ampia e dettagliata. Carta dei vini vasta e
ben articolata che parla soprattutto toscana e Piemonte anche se
non mancano etichette di altre regioni Sicilia compresa. Prezzi
tutto sommato non altissimi, soprattutto se si approfitta dei menù
degustazione che a pranzo partono da 28 dollari alla carta invece
con due piatti e un dolce si spendono intorno a 70 dollari tasse e
mancia escluse.
14 Novembre 2014
posterlettere
QUI SCUOLA
GUI
HERITAGE
DI ANDREA SMITH
DI SERGIO BERTOLAMI
Quota ’96, pensionati dal giudice
Io parlo ai muri
Se ne discute da quando è
stata pubblicata la cosiddetta
legge “Fornero”, che ha
sconvolto il precedente
assetto pensionistico. Tutti
sembrano d’accordo, in molti hanno
presentato proposte ed emendamenti
per le circa 4.000 persone della scuola
rimaste fuori dalla “quota ‘96”, ma alla
fine o cadono nel dimenticatoio oppure
si scopre, com’è avvenuto di recente con
il decreto Madia, che non c’è la copertura
finanziaria e, quindi, non se ne fa nulla.
Sono stati creati gruppi, comitati di
protesta e sono stati presentati diversi
ricorsi che non hanno avuto buon fine,
per motivazioni diverse. Adesso, però,
c’è una novità: il giudice del lavoro di
Salerno, a differenza di altri dichiaratisi
incompetenti, ha riconosciuto il diritto
alla pensione a 42 docenti salernitani in
quota ’96 con decorrenza dall’1/9/2012.
Questo rappresenta una speranza
oppure una via da seguire. Speranza
perché finalmente potrebbero essere
maturi i tempi per eliminare questa
ingiustizia sociale, determinata da un
errore inizialmente negato. Era ed è noto
che nella scuola l’unica data in cui è
possibile andare in pensione è il 1°
settembre e che il computo
dell’anzianità avviene per anni scolastici,
periodo che è a cavallo di due anni solari.
Di conseguenza, la data limite fissata per
la determinazione dei requisiti doveva
essere naturalmente riferita, per il
personale della scuola, al 31 agosto 2012,
naturale conclusione dell’a.s. 2011-2012 e
non al 31/12/2011. Visto il fallimento
dell’azione politica, presentare nuovi
ricorsi può essere una via da seguire,
perché altri giudici potrebbero allinearsi
sulle posizioni del giudice del lavoro del
Tribunale di Salerno ed ottenere un
effetto domino che farebbe far saltare i
calcoli di risparmio che la Ragioneria
dello Stato ha opposto come motivo del
negato pensionamento.
RIMANGO AFFASCINATO
dalle piccole cose
marginali, che spesso
chiariscono il senso della
vita. Ieri, leggendo
un’edizione di primo
Ottocento, ho notato due
parole astruse. Due refusi, conseguenti
al fatto che il tipografo aveva
scambiato le lettere terminali, così
“dentro a” e “vertiginoso” sono
diventati “dentrogi” e “vertianoso”
Chi disconosce la composizione a
piombo non apprezzerà abbastanza la
maestria di un tipografo, che sotto la
luce fioca di una lampada componeva
il testo lettera per lettera. Con
pazienza ed attenzione. Il parallelo col
sapere oggi a portata di mano mi ha
rammentato Jacques Lacan quando
diceva: «mi sforzo che non abbiate un
accesso troppo facile al sapere, così che
voi dobbiate metterne del vostro». I
fortunati lo hanno imparato dai loro
buoni maestri, che insegnavano la
profondità, da acquisire con scrupolo,
piuttosto che l’esaltazione narcisistica
della genericità e della banalità. Lacan
in un saggio sempre attuale, “Io parlo
ai muri”, riecheggia l’esperienza
traumatica di molti docenti di fronte a
classi dalla motivazione quasi azzerata.
I muri, afferma il filosofo, «sono fatti
per circondare un vuoto» ed insegnare
è tentare di demarcare, limitare,
questo vuoto. Ma con la
consapevolezza che non si può dire
tutto e che l’allievo dovrà metterci il
resto. Come quel tipografo alle
competenze aggiungeva bravura e
tenacia. Per Lacan, elemento cardine è
il linguaggio attraverso cui trasmettere
una vera seduzione intellettuale,
perché anche la parola «che si indirizza
ai muri ha la proprietà di
ripercuotersi». Così da convincere che
per sapere bisogna desiderare sapere.
[email protected]
ECOLOGIA&AMBIENTE
CONVEGNI
Dalla messinesità alla messinesitudine
MESSINA. Il concetto di identità, nel comune sentire di gran parte della comunità
messinese, tende a volte a confondersi col termine di “messinesità”. L’utilizzo di
quest’ultimo termine, tuttavia, si rivela spesso fuorviante in quanto, piuttosto che
rendere l’idea di tale identità, suggerisce una serie di luoghi comuni responsabili, di
fatto, dello stato di degrado anche culturale della nostra città. Nella “messinesità”
comunemente intesa, infatti, più l’orgoglio campanilistico di segno negativo che
tende a tenere lo sguardo fisso sulla città del passato, distogliendolo dalla città
attuale, prigioniera di vizi antichi e nuovi e sempre in attesa di “liberatori” che
puntualmente si rivelano pigri o distratti. Si potrebbe sostenere che a Messina siano in
buona sostanza attribuibili due distinte identità: quella storica, derivante dal ruolo che
la città ha ricoperto nel passato; e quella vissuta nel nostro tempo, in cui la Vara di
mescola al pescestocco, allo scirocco e alla pignolata, ma anche al familismo, alla
mancata osservanza delle regole, in una parola alla cialtronaggine “buddace”.
Esistono insomma da una parte una “messinesità”, che fornisce una chiave di lettura
deformante della nostra città contribuendo a rendere un’immagine esterna deteriore,
dall’altra una “messinitudine”, che invece costituisce l’identità positiva di Messina,
racchiudendone i valori da preservare. La sfida consiste dunque nel costruire una
“messinitudine” conforme al patrimonio di Messina, contrapponendola alla
“messinesità” delle consorterie, degli struggimenti nostalgici e della mancata
attenzione verso il bene comune. Realizzando così il progetto di un’identità nutrita da
senso comunitario e impegno civile e rappresentata da cittadini con volontà di
lavorare a progetti di bellezza e consapevolezza del loro ruolo. Di questa tematica si
occuperà l’incontro che si terrà il prossimo 26 novembre per la rassegna “Il Cortile dei
Gentili”, nei locali della Biblioteca Regionale, a cura del direttore Sergio Todesco. A
relazionare, con interventi destinati a sollecitare l’intervento del pubblico, lo
psicoterapeuta Domenico Barrilà ed il medico-scrittore Giuseppe Ruggeri.
DI ANNA GIORDANO
Ipocrizia e prevenzione
QUANTA INCOMMENSURABILE ipocrisia,
infinita, che aleggia e permea la quasi
totalità delle amministrazioni pubbliche.
Ad ogni pioggia, alluvione, esondazione,
frana, colata e ahimè vittime, è tutto un
“mai più” che si leva corale, poi, passato il momento,
tutto torna come prima, al quando non ci si ricorda che
i fiumi e le fiumare esondano, e hanno bisogno delle
loro aree golenali, dove la natura aveva previsto che
potessero espandersi quando arrivava la piena. Così
come ci si dimentica che il mare è potente, come il
vento e le correnti, e non c’è ingegneria che tenga che
possa impedire che gli elementi che hanno modellato
un intero pianeta, possano fare altrettanto in quel di
Tremestieri e non solo. Galati rischia di scomparire, ma
forse non sanno gli abitanti, che le nuove opere
previste, approvate senza uno studio di impatto
ambientale aggiornato, ma fermo, come dati
sull’erosione, al 2008, non faranno che aggravare la
situazione. Certo, si faranno, con ingentissime somme,
opere a difesa, non estemporanee ma presumibilmente
durature, e il problema si sposterà (forse) più in là,
oppure lo scirocco impetuoso renderà vano tutto ciò. A
voglia noi stupidi ambientalisti a segnalarlo al Ministero
dell’Ambiente, con dati alla mano e logica e conoscenza
(ahimè) delle dinamiche ambientali. Aria fritta la nostra,
parole al vento (di ogni quadrante), vuoi mettere? un
aggiornamento dello studio? tempo perso, inutile, e via
libera ad opere che bene non faranno, né all’ambiente
né a seguire, alle persone, insieme alla previsione
inverosimile di porre un porto dove sboccano ben tre
fiumare. Non ci sono neanche i dati dell’alluvione del
2009, la portata delle fiumare è stata calibrata su dati
centonove pagina 38
senza le piogge torrenziali che ormai caratterizzano gli
anni dopo il 2008. Buona fortuna. Il Presidente della
Repubblica qualche giorno fa ha invitato i Comuni ad
avere attenzione per il territorio. Anche queste, parole
al vento. Gru e ruspe sono al lavoro, un po’ ovunque,
qui come altrove. Il diniego ad un progetto non si vede
quasi mai, l’interesse privato supera la logica della
prevenzione, che non costa nulla, mentre il governo
nazionale dice di voler investire 7 miliardi per la lotta al
dissesto. Dire no non costa nulla, riparare prosciuga le
casse pubbliche. Mi viene da pensare che sia iniziato da
tempo il business dell’emergenza. Guardo le mappe
dell’ENEA che dicono dove a Messina si rischia non
grosso, ma grossissimo. Mi viene il terrore, mentre le
perizie post alluvione del 2011 giacciono chissà dove.
Poi, quando succederà, si griderà di nuovo “mai più”, e
tutto tornerà come prima nel giro di pochissimo tempo.
Non c’è speranza, no, neanche per sbaglio.
postercommenti
ALFABETOMINIMO
di Giovanni Merenda
Frocetta e maialetti
B come Beccalossi. L'assessore regionale della
Lombardia Viviana Beccalossi chiama durante una
trasmissione televisiva il governatore della Sicilia
Crocetta "frocetta". Noi una opinione sull'eleganza
verbale e di pensiero della Beccalossi ce l'avevamo
già e questo episodio non fa che confermarlo. Ma
forse ci sarebbero gli estremi per dichiare guerra,
noi siciliani, alla Lombardia. Chi ce l'ha prepari la
lupara. Io al momento ne sono sprovvisto. Ne
cercherò una su ebay.
C come cashemire. Brutta figura nelle strade di
Knightsbridge. Il proprietario di una Lamborghini
Aventador, circondato da una decina di ammiratori,
ha mandato il suo gioiello talmente fuori giri da
provocare un piccolo incendio. E per spegnerlo, ha
usato il suo pullover.
Naturalmente doveva essere di cashemire.
C come cori popolari. ''Compagno, lei per chi ha
votato?''. Renato Brunetta incalza un pensionato
durante il collegamento a Ballarò, condotto da
Massimo Giannini su RaiTre. E dopo un lungo
battibecco sulla Legge di Stabilità, il pubblico in
piazza apostrofa il capogruppo di Forza Italia a
Montecitorio, chiamando per nome in
coro:"Coglione, coglione, coglione...".
C come perfetto cretino. Il titolo del settimanale
berlusconiano "Chi" sulla ministra Marianna Madia
che mangia il gelato non è solo volgare e
antifemminista. E' sopratutto un titolo che solo un
perfetto cretino poteva concepire.
G come gruppo segreto. Nella provincia di Deir
ez-Zor si aggirano circa trecento uomini addestrati
da pochi mesi a rapire e uccidere i membri dello
Stato islamico che hanno invaso le loro città. Si
muovono di notte, in moto, evitando di restare a
loro volta vittime dei raid. Il portavoce, Abu Ali
Albukamali: "Ne abbiamo eliminati più di cento". I
Jihadisti ormai si muovono in piccoli gruppi. Da
150 PAROLE DA PALERMO
Il mezzo è il messaggio
DI
MARIA D’ASARO
Nella nostra società scorrono fiumi di
parole e anche un “twitter” fa politica.
Non c’è da meravigliarsi allora se a
Ballarò, noto mercato di Palermo, un
fruttivendolo vende limoni con un cartello
ad effetto. I limoni, a maggio, erano “M5
limoni” perchè: “Tanto la vita non può
essere più aspra di così”. In un cartello
recente, gli agrumi si pongono contro
“Quella parte di italiani che per
Juve/Roma fanno i pazzi a bisticciare” e
diventano limoni anti virus Ebola! La
trovata del fruttivendolo si appaia con
quella del venditore di pannocchie (per
noi “pollanche”) che, sulla spiaggia di
Mondello, delizia i bagnanti con le sue
rime. Il sociologo Marshall McLuhan
affermava che “il mezzo è il messaggio”: il
mezzo utilizzato nella comunicazione
influenza l’informazione. Davvero,
nell’immaginario collettivo dei
palermitani, adesso pannocchie e limoni
sono più di un alimento: ai limoni si
associano virtù terapeutiche e le
pannocchie evocano rime baciate.
14 Novembre 2014
ELIODORO
soli per le strade piene di detriti e macerie non
girano più, hanno paura, temono di essere rapiti e
giustiziati. Non dai combattenti curdi o dalle bombe
della coalizione, ma da un gruppo di guerriglieri che
si fa chiamare il 'Bianco Sudario' ('White Shroud'),
come il velo di cotone con cui vengono avvolti i
cadaveri dei musulmani. E che li sta uccidendo
metodicamente. Una buona notizia e una trama
perfetta per un film.
K come Ku klux khan. Salvini si è lamenta
dell'accoglienza che gli è stata riservata in una visita
del campo nomadi di Bologna. Anzi ancor prima di
arrivarci. La Lega si è molto lamentata di questo
episodio. Come se il gran maaestro del Ku klux khan
si lamentasse dell'accoglienza ricevuta mentre
passeggiava col cappuccio bianco e la divisa per le
vie di Harlem.
M come cattive maestre. Due maestre di
Scarmagno in Piemonte hanno dato ai loro piccoli
alunni un tema geniale. "Preferiresti che morisse
prima la mamma o il papà?" Era meglio se morivano
prima, anzi non nascevano per le niente le due
geniali maestre.
M come maialetto. Nella puntata dello scorso 8
dicembre di Che tempo che fa era entrata in studio
spingendo un carrello con un maialino nero
adagiato dentro, "Un ospite eccezionale,
un'esclusiva assoluta", aveva ironizzato Luciana
Littizzetto che con quello sketch voleva introdurre
l'argomento della puntata: la decisione della Corte
Costituzionale di dichiarare incostituzionale la legge
elettorale, il porcellum. Ma quei due minuti di
diretta con il maialino, costano ora alla Littizzetto
l'iscrizione nel registro degli indagati. Il reato
ipotizzato per lei è maltrattamento di animali. A
denunciare la comica, l'associazione 'Animalisti
italiani', una onlus romana. Io amo molto gli
animali, i miei 15 gatti lo possono testimoniare, ma
in questo caso credo proprio che si esageri.
N come nazisti dell'Illinois. Era stato fermato
perché durante una menifestazione omofoba della
destra indossava una divisa simil nazista (ma era
quella che Chaplin aveva creato per il film Il grande
dittatore) e portava un cartella con la solidarietà dei
nazisti dell Illinois alla manifestazione.
Naturalmente i nazisti dell Illinois son quelli del film
Blues Brothers. Fortunatamente ha trovato un
giudice cinefilo che ha capito la divertente
provocazione e l'ha mandato libero.
ANIMAL HOUSE
Dehors, il nodo della discordia
CATANIA. Dopo mesi di concertazione il regolamento sui dehors, le
strutture mobili all’esterno dei locali (bar, ristoranti ed altro) approda in
Consiglio comunale con il fardello di 140 emendamenti. Baruffa in aula
e tutto rinviato. Gli esercenti spingono, i consiglieri vogliono gestire il
controllo e Catania resta con un decennale ritardo rispetto le altre
grandi città.
ANTIBUDDACI
DI DINO CALDERONE
Calcio e Città
MESSINA. Le vicende
legate all'Acr Messina
non si riducono al pur
interessante ambito
sportivo, ma riflettono
da sempre aspetti significativi della
città. Recentemente Pietro Lo
Monaco, proprietario della società,
ha comunicato che a fine stagione
potrebbe lasciare l'Acr Messina,
perchè i costi di gestione sono
divenuti per lui insostenibili.
Speriamo si tratti solo di una
minaccia per stimolare i messinesi
appassionati di calcio a tornare allo
stadio per sostenere la squadra e,
quindi, grazie ai maggiori introiti,
anche la società. Lo Monaco è uno
dei maggiori esperti italiani di calcio.
Ha ricoperto tutti i ruoli più
importanti del settore (calciatore,
allenatore, manager, direttore
sportivo), ma è evidente che, dopo
avere lavorato per altre società,
raggiungendo risultati di assoluto
rilievo (Catania e Udinese in
particolare), ora che ha acquisito la
proprietà di una squadra, il Messina,
voglia esprimere in maniera più
piena e totale le grandi idee
innovative e le notevoli capacità
progettuali che lo animano. In un
periodo così difficile per la città,
l'eventuale abbandono o
ridimensionamento dell'impegno di
Lo Monaco, sarebbe sicuramente una
grave perdita, non solo dal punto di
vista calcistico. Il calcio infatti non è
solo sport, ma cultura, identità,
economia, socialità. La creazione di
centinaia di posti di lavoro sarebbe
possibile grazie a un ACR Messina che
si consolida e produce iniziative ad
essa connesse. Se il giocattolo che Lo
Monaco è riuscito a costruire in poco
tempo (realizzando ben due
promozioni consecutive!), si dovesse
rompere irridemiabilmente, ci
sarebbero conseguenze negative per i
tifosi, che si ostinano a frequentare il
San Filippo. Ma anche gli appassionati
di calcio, molto numerosi, che
preferiscono seguire le partite di
calcio del Messina in diretta, ma su
sportube, perderebbero questa
possibilità, con la squadra precipitata
in serie inferiori alla Lega Pro, dove
probabilmente finirebbe il Messina,
senza la guida autorevole di Lo
Monaco. Sarebbe comunque tutta la
città, anche chi non ama il calcio, a
sprecare uno stimolo allo sviluppo, e
non solo sportivo.
[email protected]
DI ROBERTO SALZANO
Fiume Arrone, fiera degli orrori
UN DISASTRO senza precedenti. L'ecosistema
della Riserva del Litorale Romano e delle oasi
devastato da un evento dall'impatto
gravissimo. Oleodotto alle porte di Roma: ripetuti tentativi
di furto, come spiegato dall'Eni? Collassamento della
struttura, come ipotizzato da alcuni? Un'onda di cherosene
ha contaminato, da Palidoro a Maccarese, decine di ettari,
in buona parte agricoli.
La rete interna dei canali che irrigano i campi è stata
riempita dal carburante fuoriuscito e l'evento ha causato la
morte di tanti degli animali ospitati da quelle acque. I
volontari hanno trovato numerose carcasse senza vita,
perché è scattata una trappola mortale. La catena
alimentare è stata intaccata e pesantemente compromessa. I
pesci sono diventati dei bocconi avvelenati. Gli uccelli che
centonove pagina 39
hanno mangiato il pesce galleggiante sono andati incontro
ad una fine atroce, esattamente come le volpi che hanno
poi predato quegli esemplari. Il fiume Arrone è diventato
una fiera degli orrori.
Il sindaco di Fiumicino ha lanciato l'allarme e sul posto sono
intervenuti i volontari delle associazioni animaliste. Dolo,
colpa, incidente? Indipendentemente dalla risposta, come
troppo spesso accade sono stati gli animali a farne le spese,
a pagare il prezzo più alto. Un'area di notevole importanza
per le sue produzioni agricole ma anche di assoluto valore
naturalistico messa in ginocchio, distrutta, cancellata.
L'ennesimo tassello si è unito al desolante quadro della
progressiva distruzione dell'ambiente. Divieto assoluto di
utilizzo dell'acqua, di pesca e di abbeveraggio degli animali
in pascolo, perché un'onda oleosa, calando implacabile
verso il mare, ha avvelenato ogni forma di vita capitata
lungo la sua scia. Ancora una volta, nonostante i tentativi di
arginare e rimediare, un paradiso è andato perduto.
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Centonove 43-2014