Neo Genesis Evangelion Vs Mazinga 1° CAPITOLO CITTA’ DI TOKYO Sembrava una mattinata come tutte le altre per la città che un tempo era la capitale del Giappone, con tutti i suoi abitanti impegnati nelle loro attività di sempre. Dopo il cataclisma denominato Second Impact, molte cose erano cambiate: prima di allora, Tokyo era una delle metropoli più grandi del mondo. Ma in seguito a quel disastro, il livello delle acque si era alzato di parecchio, inondando buona parte della città. E come se non bastasse, Tokyo era rimasta vittima anche di una delle numerose guerre, civili e non, scoppiate negli anni immediatamente successivi a quel cataclisma, ottenendo anche ‘l’onore’ di essere utilizzata come bersaglio per la prima bomba N2 mai costruita, che distrusse la periferia della città.Il governo, le industrie, e buona parte della popolazione emigrarono altrove, riducendo Tokyo ad una città fantasma. Quando poi il caos provocato dal Second Impact cessò, il governo giapponese, che nel frattempo si era trasferito nella città di Neo-Tokyo 2, decise di provare a recuperare l’ex-capitale,Una discreta parte dei territori sommersi venne bonificata, permettendo così la costruzione di nuovi edifici che, insieme al recupero di quelli scampati alla guerra e all’inondazione, fece si che Tokyo venisse ripopolata.Anche le varie industrie volsero lo sguardo su Tokyo, decidendo di sfruttare il suo fascino storico come palcoscenico per organizzare fiere e mostre dei loro prodotti.Così Tokyo risorse, anche se ormai, con le dimensioni ridotte, la popolazione pure, le ditte che la usavano solo per presentare le novità, era l’ombra della grande metropoli di un tempo.Ma era comunque una città viva.La gente passeggiava tranquilla per le strade, quando all’improvviso tutto cominciò a tremare.“Che succede? Un terremoto?” erano le domande che più venivano in mente alle persone mentre cercavano di reggersi in piedi con non poche difficoltà. Ma la natura non c’entrava niente, poiché un essere gigantesco spuntò all’improvviso dal suolo della città, seminando subito il panico tra la gente che cercava disperatamente di fuggire in qualunque direzione.L’essere aveva due gambe e due braccia, entrambe di colore nero, e tutti e quattro gli arti avevano delle strane dita dalla forma estremamente lunga.La testa raffigurava un volto umano, illuminata da due occhi rossi e con un’espressione malvagia.Ai lati della testa, sulle spalle, due protuberanze a forma di arco, e sul petto una terza protuberanza di forma circolare,Rapidamente, dopo essersi guardato in giro. il mostro cominciò ad abbattere alcuni palazzi semplicemente camminandoci attraverso. “Mio Dio! Non è possibile! Cos’è quel mostro?!” gridò un uomo mentre scappava.“Vuol radere al suolo la nostra città!” gli fece eco un altro. Ma questo mostro non sembrava avere il semplice scopo di distruggere, perché sembrava si stesse dirigendo verso un luogo preciso, un grosso palazzo dalle pareti a vetrata alto almeno venti piani.Si piazzò davanti al palazzo, e si chinò come a cercare qualcosa attraverso le finestre.“Professore, presto scappi! Sta chiaramente cercando noi!” gridò un ragazzo con i capelli castani lunghi, che indossava un camice bianco e osservava dalla porta di un laboratorio l’enorme massa del mostro che oscurava l’intero edificio. “Non posso. Non posso farlo. Manca cosi poco, cosi poco. Non mi fermerò adesso!” gli rispose un uomo sulla sessantina, molto alto, che indossava anche lui un camice bianco e stava trafficando davanti ad un computer munito di microscopio elettronico, Al centro del laboratorio, pieno di congegni di vario tipo, stava un grande contenitore di colore nero e di forma rettangolare, alto una decina di metri e largo cinque, dal quale uscivano diversi cavi che finivano nel pavimento. “Si! Si! Le cellule si sono attivate. Hanno iniziato ad unirsi. Vive! Vive!” esclamò con gioia l’anziano uomo.“Professor Ogisa! La prego! Il mostro si sta girando da questa parte! Andiamocene!” gridò il giovane cominciando a tirarlo per un braccio.“No Akito, no! Vattene tu se vuoi. Ma io non mi muoverò di qui finché non vedrò cosa verrà fuori dal completamento del processo” rispose Ogisa liberandosi con uno strattone. “Professore…” fece per replicare Akito, ma si interruppe quando vide attraverso la porta che il mostro li aveva localizzati. QUALCHE MINUTO PRIMA, A NEO-TOKYO 3 La sirena dell’allarme aveva cominciato a suonare nell’immenso Geo-Front della Nerv.Ma stranamente la futuristica città, destinata a diventare la capitale del Giappone, non passava al suo assetto bellico e l’allarme non era stato trasmesso ai civili.“Cosa sta succedendo?” domandò il maggiore Misato Katsuragi giungendo di corsa sul ponte di comando. Il maggiore stava tranquillamente mangiando nel self service della Nerv, approfittando del suo turno di riposo, quando quella maledetta sirena per poco non la faceva affogare.“I nostri sistemi satellitari hanno ricevuto dati riguardanti la comparsa di un oggetto sconosciuto di enormi dimensioni” informò Shigeru Aoba. “Si tratta di un angelo allora?” chiese Misato.“Non lo sappiamo ancora con certezza. Però l’oggetto è comparso a Tokyo, ben lontano da qui”. “A Tokyo?! E che ci fa un angelo a Tokyo!?”“Non penso si tratti di un angelo” disse una voce femminile alle sue spalle.“Ritsuko. Come mai sono arrivata prima io di te sul ponte di comando?” domandò il maggiore alla bionda dottoressa che indossava sempre il suo camice bianco.“Non appena è scattato l’allarme, sono stata convocata dal comandante Ikari nel suo ufficio” rispose Ritsuko superando il maggiore e dirigendosi alla postazione di Makoto Hyuga. “Avete i dati sull’obbiettivo?” domandò Ritsuko all’operatore.“Non ancora, riscontriamo alcuni problemi” rispose quest’ultimo. “Lascia fare a me” disse la donna sporgendosi in avanti e cominciando a trafficare sui tasti del computer con una velocità eccezionale. Tanto che Maya Ibuki, seduta alle sue spalle, la guardava con grande ammirazione, come suo solito.In pochi secondi lo schermo principale del ponte di comando si illuminò, mostrando le immagini riprese dall’alto del misterioso mostro che aveva attaccato Tokyo.In quel momento sembrava fermo davanti ad un palazzo, come se cercasse qualcosa. Ritsuko effettuò alcuni zoom sul mostro, e cominciò ad esaminarlo.“Cosa ne pensi?” domandò poi Ritsuko indietreggiando fino ad affiancarsi a Misato “Ti sembra davvero un angelo?”“No” rispose dubbiosa Misato “assomiglia di più ad una specie di gigantesco robot”.“E infatti” si inserì Hyuga “ho appena ottenuto il diagramma d’onda di quell’essere. E’ arancione, non è un angelo”. “Questa storia mi puzza. Chi può aver costruito un simile robot? E perché l’ha mandato a Tokyo?” si chiedeva il maggiore.“Maggiore Katsuragi, vuole che contatti i piloti di Eva?” domandò Maya.“Si. Anche se non si tratta di un angelo, non possiamo certo permettere che vengano uccisi dei civili. Mandate immediatamente a chiamare i piloti, adesso sono a scuola”.“Sei sicura che sia una buona idea? Tokyo è lontana da noi, vuoi mandare gli Eva ad affrontare un nemico dalle potenzialità sconosciute? Senza neanche permettere ai ragazzi di poter utilizzare le armi, le coperture di Neo-Tokyo 3?” domandò la dottoressa.“Correremo il rischio. Approntate i preparativi per l’equipaggiamento tipo F da usare sugli Eva-01 e 02. Lo 00 purtroppo è fuori standard per gli equipaggiamenti speciali. E inviate sul luogo i mezzi per il rifornimento energetico degli Eva”. “Annullare gli ultimi ordini e disattivare l’allarme” tuonò autoritaria una voce maschile dietro le due donne.Misato si voltò sorpresa: il comandante Gendo Ikari aveva appena fatto la sua comparsa sulla torre mobile, che il maggiore non aveva sentito alzarsi a causa della sirena dell’allarme che proprio allora cessò.A fianco del comandate, silenzioso e in piedi, il suo vice Kozo Fuyutsuki, Gendo, nella sua solita posa, fissava attraverso i suoi occhiali scuri il maggiore Katsuragi che sembrava essere rimasta alquanto interdetta. E immaginando già cosa volesse dirgli, la anticipò: “Maggiore Katsuragi, il compito della Nerv consiste nel combattere gli angeli. Se quell’essere non è uno dei nostri nemici, allora non è un qualcosa che ci riguardi”.“Ma… ma comandante Ikari, la Nerv deve proteggere l’umanità. Anche se quel mostro non è un angelo, potrebbe comunque possederne la stessa pericolosità e forza. E il suo obiettivo, qualunque esso sia, potrebbe mettere a repentaglio la sicurezza del mondo” obbiettò Misato.“Anche se fosse, quello non è un angelo. Quindi non ha l’ATField. Ci penseranno le forze strategiche di autodifesa a fermarlo. E poi, se veramente volessero il nostro intervento, lo avrebbero chiesto. Invece niente. Segno che quelli dell’alto comando giapponese, sempre molto insofferenti nei nostri riguardi, ritengono che questa sia una sfida alla loro altezza, perciò non ci vogliono tra i piedi stavolta”. Misato fece per replicare ancora, ma Ritsuko le mise una mano sulla spalla scuotendo il capo, volendole trasmettere un chiaro messaggio.Lascia perdere, ormai il comandante ha deciso così e niente gli farà cambiare idea. Misato strinse i pugni e si girò per guardare il mostro sullo schermo e anche Gendo osservava incuriosito lo schermo, segno che la presenza di quel mostro comunque lo interessava. Ma non erano solo quelli della Nerv che osservavano le azioni dell’essere. Dentro una base segreta costruita all’interno di una montagna, in un'altra enorme sala piena di monitor e circondata dall’oscurità, tre persone coperte dal buio stavano visionando l’operato del mostro, tramite collegamenti satellitari e telecamere inserite direttamente negli occhi del gigante. “Signore, Ruger 80 ha individuato il professor Ogisa” comunicò un operatore, che indossava una tuta di colore blu notte.“Perfetto. Sapevo che il buon Ogisa non mi avrebbe deluso. Sperava di potersi nascondere da me, ma era soltanto un illuso” rispose una oscura figura ghignante, al centro del trio che osservava i monitor.“Aspetta a cantare vittoria. Non ha ancora preso ciò che ci serve” ribatté la seconda figura alla sua destra.“Infatti. Qualcosa potrebbe andare storto” proseguì la figura a sinistra.“Stupidaggini! Chi può fermarci? Chi? Nessuno! La Nerv, forse, ma conosco bene Gendo Ikari, se non si tratta di qualcosa che riguardi gli angeli e i vari progetti che porta avanti, non muoverà un dito contro di noi. Ah ah ah ah ah ah!!!!” In città, all’improvviso un enorme braccio di colore nero sfondò come niente le vetrate e i muri del palazzo dove si trovava Ogisa, e penetrò nel laboratorio distruggendo tutto,Akito venne colpito da alcune macerie e cadde a terra, mentre Ogisa venne sbattuto di lato dallo spostamento d’aria, e sgomento osservò quella mano afferrare il contenitore e strapparlo via dai suoi sostegni, “No! Non puoi portarmelo via!” gridò Ogisa che incurante del rischio si aggrappò con tutte le sue forze alla mano del mostro mentre cominciava a ritirarsi.Ma non rimase attaccato a lungo, andò a sbattere con la testa contro alcuni spuntoni delle mura sfondate e cadde sul pavimento del corridoio antecedente il laboratorio, in mezzo ai frammenti delle vetrate sfondate. Il mostro alzò la mano destra come a contemplare l’oggetto che aveva appena rubato, mentre Ogisa, disperato, si affacciò da una finestra urlando: “Ridammela!”Poi una frase sovrastò ogni altro rumore: “ROCKET PUNCH!”* La voce giunse all’improvviso da dietro il palazzo col laboratorio, una voce maschile che sembrava amplificata da un microfono, Poi una specie di rombo, due oggetti velocissimi si abbatterono sul mostro e uno lo colpì alla mano destra facendogli cadere il contenitore rubato, L’altro invece lo prese in pieno volto, mandandolo a terra, Ogisa allibito osservò il contenitore schiantarsi al suolo, ma il suo contenuto non doveva aver subito danni, quel contenitore era stato costruito apposta in modo resistentissimo, Poi si chiese chi fosse intervenuto, ed ecco che il terreno cominciò a vibrare leggermente, quasi a passo di marcia. Una nuova ombra apparve a fianco del palazzo, un robot di colore nero e bianco, con due strane antenne rosse sul petto che ricordavano un po’ una Z, sulla parte inferiore del viso una sorta di griglia, mentre la parte superiore della testa era aperta, e vi era agganciato un veicolo di colore rosso con all’interno una persona, che si intravedeva tramite un vetro a forma di semicupola, Le braccia invece parevano mutilate, perché prive di avambracci, I due oggetti che avevano colpito il mostro però tornarono indietro e andarono ad agganciarsi proprio li, ed erano proprio gli avambracci che mancavano, Ogisa fu colpito come da un lampo. Quella figura, lui la conosceva bene, ne aveva seguito molte volte le imprese quando era più giovane, quasi quaranta anni fa, nel periodo pre-Second Impact, Lo scienziato mormorò: “M…. Mazinga Z! Sono arrivati in tempo!” “Co… cosa!? Mazinga Z!!!???” sbraitò nel buio la figura centrale del trio, L’atmosfera era di colpo cambiata nella base nascosta dentro la montagna, “Esatto. Proprio lui” confermò con calma la figura a destra, “A quanto pare non era andato distrutto nello scontro finale contro il Dottor Inferno” constatò la figura a sinistra, “Maledetto! Maledetto! Presto, ordinate a Ruger 80 di fare a pezzi quel rottame!”Anche alla Nerv, tutti rimasero sorpresi.“Ma.. cosa… che cos’ quel robot?” mormorò Misato, “Non lo so, ma chi l’ha costruito si meriterebbe una bella lezione di design” commentò sarcastica e impassibile Ritsuko, La dottoressa trovava infatti il design del nuovo arrivato non brutto, ma datato, soprattutto rispetto a quello degli Eva. “Quel robot non mi è nuovo” diceva con calma Gendo, “Infatti. Difficilmente tu puoi ricordartelo, perché durante il periodo in cui agiva eri solo un bambino. Ma io lo rammento bene. Quello è Mazinga Z” spiegò con calma Kozo, “Mazinga Z. Ma certo, il robot che negli anni 70 proteggeva il Giappone e il mondo da misteriosi mostri meccanici. Ma dopo una terribile battaglia contro il mandante di tali mostri, un certo Dottor Inferno mi pare, scomparve misteriosamente e tutti lo dettero per distrutto”, Misato aveva sentito i discorsi tra i due uomini: “Mazinga Z? Accidenti, ogni tanto me ne parlava la mamma, ma alla stregua di una favola della buona notte. E invece esiste veramente”. “Io non ne avevo mai sentito parlare” disse invece Ritsuko “ma sembra una tecnologia interessante”, L’interesse e l’apprensione per lo scontro che stava per svolgersi a Tokyo aumentava,In città, i due giganti si fronteggiavano in silenzio. A bordo di Mazinga Z, un giovane osservava il mostro,“Tsk, stupido mostro meccanico. Facevi i conti senza l’oste, vero? Ora te la vedrai con Mazinga Z!” gridò sicuro di se il ragazzo che indossava una tuta rossa, in alcuni punti il rosso era molto scuro in altri più chiaro, e con stivali di colore giallo scuro e un casco bianco con visiera per gli occhi che gli copriva interamente la parte superiore del viso,Mazinga si lanciò correndo contro Ruger 80, provò a dargli un pugno, ma il mostro proprio allora fece scattare in avanti le sue lunghe dita, che si trasformarono in una sorta di funi, presero Mazinga per la cintola, lo sollevarono e iniziarono a sbatterlo contro i palazzi in tutte le direzioni. “Urgh… bastardo!” ringhiò il ragazzo, che subito gridò: “KOUSHIRYOKU BEAM!”,dagli occhi del suo robot partirono dei raggi di colore giallo, che colpirono in pieno le dita del mostro sciogliendole, Tornato con i piedi per terra, Mazinga si lanciò nuovamente contro Ruger 80 e riuscì a sbatterlo al suolo pesantemente mettendocisi sopra. Ma prima che potesse fare qualcos’altro, la strana protuberanza sul petto del mostro si illuminò e all’improvviso generò un raggio di colore bianco che alzò di peso Mazinga Z per una cinquantina di metri e poi lo scagliò lontano, fuori dalla città, “Dannato!” esclamò il giovane pilota non appena atterrò (alquanto malamente), “Ah ah ah ah ah! Avete visto? Ruger 80 funziona alla perfezione. Il suo raggio di energia solidificante ha colto in pieno Mazinga Z. Il Dottor Inferno era un idiota, non ha mai capito veramente come si costruiscono i mostri meccanici!” esclamò al colmo della gioia la figura al centro del trio, “Aspetta Cerberus! Mazinga Z non è stato ancora sconfitto” replicò la figura a destra,“Infatti. Ci sarà un motivo per cui quel robot ha sconfitto cosi tante volte il Dottor Inferno” continuò l’uomo a sinistra, “Grrrr… Gog, Magog, maledetti fratelli. Non capisco perché vi tengo al mio servizio. Non fate altro che rovinare il mio entusiasmo!” rispose a denti stretti Cerberus, “Cerchiamo solo di mantenerti coi piedi per terra” risposero all’unisono i due fratelli. “Bah! Ruger 80! Recupera il contenitore e portamelo subito!”,“L’ha messo ko!” esclamò preoccupata Misato,Tutti alla Nerv avevano cominciato a fare il tifo istintivamente per Mazinga Z, Ma ora sembrava che il mostro lo avesse sconfitto, “Affascinante. Prima quei ‘ROCKET PUNCH’, ora questo ‘KOUSHIRYOKU BEAM’. Quel Mazinga Z sembra possedere un armamentario incorporato superiore a quello degli Eva”, “Scommetto che vorresti fare dei test con gli Eva e Mazinga” le disse Misato senza distogliere gli occhi dallo schermo, “Sono sempre aperta alle nuove esperienze”, “Maggiore, abbiamo rivelato la presenza di un altro oggetto sconosciuto che si avvicina alla città” avvertì Aoba, “E adesso chi diavolo può essere!” Il mostro si chinò sul contenitore per raccoglierlo con le mani nonostante le dita fossero ridotte quasi a dei moncherini e fu allora che irruppe sulla scena il professor Ogisa, stanco di essere un semplice spettatore, che si mise davanti al contenitore come se volesse proteggerlo col suo corpo, “Il frutto del lavoro di una vita… non ti lascerò portarlo a quel maledetto!” ma Ruger 80 lo stesso protese la sua mano, la sua ombra copriva l’intera strada, deserta e piena di macchine abbandonate. All’improvviso venne colpito alla testa da un grosso sasso, Niente di grave, ma sufficiente per far voltare il mostro nella direzione da cui proveniva il macigno, Dietro alcuni palazzi era apparso un nuovo robot, alquanto buffo: basso, grasso, un corpo di colore rosso e una testa di colore rosa dall’aspetto alquanto tozzi, Infine braccia e gambe gialle, “Ehi, stupido mostro! Ora te la vedi con Boss Robot e il suo pilota, il qui presente Boss!” disse una voce anch’essa tozza (si può dire che una voce è tozza?) che apparteneva ad un uomo di mezza età pure lui tozzo ( stavolta il termine è azzeccato), brutto e con la mascella squadrata. Lo strano robot cominciò a mettersi in una serie di pose che avrebbero dovuto essere da macho, ma lo facevano sembrare solo un demente, alla Nerv, le reazioni variarono a seconda delle persone: Ritsuko si fece scendere un gocciolone di sudore lungo la fronte, Misato rimase con la bocca aperta, Gendo e Fuyutsuki fecero due sorrisi divertiti, mentre i tre operatori stavano per scoppiare dalle risate, e invano cercavano di controllarsi mettendosi una mano davanti alla bocca, Ma Gendo osservava anche l’uomo col camice bianco, un piccolo punto sullo schermo, che a costo della sua vita sembrava voler proteggere il misterioso contenitore rettangolare, evidente obiettivo del mostro. Il buffo robot cominciò a tirare macigni, pietre, sassi e sassolini contro Ruger 80, che ovviamente non sortivano alcun effetto, mentre quest’ultimo lentamente si avvicinava, “Sei un duro eh? Allora prendi questo, e quest’altro, e quest’altro ancora!”Man mano che il mostro si avvicinava, Boss Robot lanciava pietre sempre più velocemente, finchè non si fermò col fiatone, mentre Ruger 80 si era piazzato proprio davanti a lui e lo fissava dall’alto in basso, “A… aspetta che uff uff… riprendo fiato…. Uff…” ma ovviamente il mostro non lo aspettò, con un calcio lo mandò in aria e mentre riscendeva gli diede un altro calcio che lo fece rotolare per la strada come una grossa palla da bowling, Infine si schiantò contro una montagna, “E-ehi…. Ti avevo detto di aspettare… ghe ghe…” mormorò Boss mentre tutto intorno gli giravano stelline e cose varie, Ruger 80 si diresse nuovamente verso il contenitore, vicino al quale stava trafficando Ogisa, che approfittava della distrazione del mostro, “Non temere, ti salverò io. Ti salverò” e aprì il contenitore, rivelando al suo interno una figura umana avvolta in una tuta nera e con un casco grigio munito di visiera sulla testa. “Bene, ora ti libero dalla stasi criogenica e potrai scappare..” mormorava soddisfatto l’uomo, che però, preso com’era, non si accorse del ritorno del mostro finché la strada non venne nuovamente ricoperta dalla sua ombra, “No! No!” gridò l’uomo mentre la mano di Ruger 80 riafferrava il contenitore sollevandolo insieme al professore che non voleva staccarsi, Quando il mostro si accorse della presenza dell’anziano uomo, lo fece volare via con un leggero movimento della mano, come quando ci si libera di un fastidioso insetto. Ogisa gridando cadde a terra da un altezza di trenta metri almeno, Ruger 80 aveva completato la missione, poteva rientrare alla base, quando un ombra calò su di lui, Mazinga Z lo prese alle spalle colpendolo pesantemente con le mani unite, il mostro perse nuovamente il contenitore, che ricadde al suolo, e si voltò per riaffrontare il suo nemico, ma stavolta il giovane pilota era pronto, gridò: “RUST HURRICANE!” e dalla griglia sul viso di Mazinga partì una sorta di getto d’aria simile ad un piccolo tornado, che si abbatté sul mostro, il quale riuscì a evitare il grosso dell’attacco, ma le sue braccia vennero colte in pieno e in pochi secondi si dissolsero, “Voglio vedere come farai adesso senza braccia!” esclamò sghignazzando il pilota, Proprio in quel momento però, le strane protuberanze a forma di arco che il mostro aveva sulle spalle si alzarono, calarono su Mazinga Z e spingendolo dalle spalle lo sbatterono contro il petto di Ruger 80. “Ma che diavolo…”Ogni domanda del pilota fu impedita dall’illuminarsi improvviso della protuberanza sul petto del mostro, che fece scattare nuovamente il suo raggio di energia solidificante, Mazinga si ritrovò in una morsa, le protuberanze che lo tenevano per le spalle lo spingevano sempre più in direzione del mostro, ma il raggio bianco lo premeva sul ventre spingendolo nella direzione opposta, “Arghhh… che pressione terribile. Mazinga Z rischia di spezzarsi in due!” esclamò il giovane, che comunque non si perse d’animo. “KOUSHIRYOKU BEAM!” gridò, lanciando una nuova raffica proprio negli occhi del mostro, sciogliendoli e trapassando la testa del nemico da parte a parte, Ruger 80 sembrava soffrire moltissimo, cominciando a scuotere la testa come se fosse preda di spasmi, e interruppe l’attacco col raggio solidificante. “Bene! ROCKET PUNCH!” urlò allora il pilota puntando le braccia verso l’alto in direzione delle protuberanze che lo bloccavano, I pugni partirono e distrussero tali protuberanze, liberando cosi Mazinga, “Perfetto. E’ ora il colpo di grazia! BREAST FIRE!” disse il ragazzo allontanandosi dal mostro e lanciando un raggio di colore rosso da quella specie di antenna che aveva sul petto il suo robot, Il raggio investì in pieno Ruger 80, e dopo pochi secondi iniziò a scioglierlo, riducendolo ad un ammasso di metallo fuso, “Ce l’ho fatta!” esultò il pilota di Mazinga Z schioccando le dita “Le riparazioni su Mazinga hanno funzionato perfettamente. Ora può finalmente ricominciare a distruggere mostri meccanici come un tempo”, All’improvviso una voce giunse via radio all’interno del veicolo: “Buon lavoro Ken, ma ora non crogiolarti. L’esercito giapponese sta arrivando, e ti ricordo che stavolta Mazinga Z non ha la sua benedizione. Recupera la capsula criogenica, soccorri il dottor Ogisa e rientra alla base, presto! Ah, non dimenticarti di raccogliere quell’idiota di Boss. Glielo ho detto che i tempi ormai sono cambiati, ma lui niente.” “Agli ordini signor Kabuto”, “Ce l’ha fatta! Evviva!” gridò tutta contenta Misato, “Si calmi maggiore Katsuragi. Non vedo il motivo per cui debba eccitarsi tanto. Quel Mazinga Z non è dei nostri, non sappiamo nulla di cosa stia succedendo li, quindi potrebbe essere anche lui un nemico da abbattere” le disse Gendo, Ritsuko invece continuava a guardare interessata Mazinga Z, attratta evidentemente dalla enorme potenza di fuoco di quel robot, “Forse è un nemico da abbattere” replicò Misato “ma intanto finora non ha fatto del male a nessuno”. Ritsuko: “Sta facendo qualcosa”, Ken, il pilota del Mazinga, si guardava intorno: “Dov’è finito quel contenitore che il mostro cercava?”, Vide il contenitore, ma vide anche un uomo li vicino che giaceva per terra in una pozza di sangue. “Accidenti, è sicuramente lui il dottor Ogisa, devo aiutarlo!” Ken fece chinare il suo robot fino al suolo, aprì l’abitacolo della cabina di controllo e agilmente saltò giù dirigendosi verso l’uomo agonizzante, Gli prese il polso, era debolissimo come il respiro dell’uomo. “Coraggio, ora chiamo un ambulanza” lo rassicurò Ken. “N-no… lei…. Lei è lì dentro” indicò leggermente il contenitore aperto “non deve…. metterci le mani… s-sopra… C… Cerberus… Na…” si sforzò di dire l’uomo, e poi reclinò il capo, Ken osservava scuro in viso l’uomo appena deceduto, poi si alzò e si diresse cautamente verso il contenitore,Era ancora aperto e si affacciò al suo interno, ma con sua grande sorpresa era vuoto, c’erano soltanto una tuta e un casco abbandonati sul fondo, Il giovane si guardò intorno: “Qualunque cosa fosse il contenuto di questa capsula, se l’è svignata durante il combattimento”, poi guardò il corpo di Ogisa, “Poveraccio. Dunque il cattivone di turno si è messo in moto.” in lontananza cominciarono a sentirsi sirene e rumori di cingoli, l’esercito stava arrivando, Ken risalì su Mazinga Z e si allontanò rapidamente. “Si sta allontanando. Potete seguirlo?” domandò Gendo, a grandi passi Mazinga Z uscì dalla visuale dello schermo, perché i satelliti erano puntati solo sulla zona dove era avvenuto il combattimento, si non dovrebbero esserci pro…” Aoba si interruppe all’improvviso, “E’ scomparso! Appena uscito dalla città. il suo segnale è scomparso!”, “Come avrà fatto?” si domandò Misato, l’unica risposta fu il rumore della torre mobile con sopra Gendo e Fuyutsuki che cominciava a scendere sotto lo sguardo di tutti, “NO! NO! Il mio mostro meccanico! Quel maledetto Mazinga Z me l’ha distrutto!” sbraitava Cerberus mentre osservava Mazinga che si allontanava, appena fu uscito dalla città, anche loro ne persero le tracce, “Te l’avevamo detto di non cantare vittoria troppo presto” gli disse Gog alla sua destra, “Mazinga Z è un nemico temibile” continuò MaGog alla sua sinistra, Cerberus allungò le braccia facendo scattare da esse delle lame e puntandole contro le gole dei due fratelli, “Smettetela di provocarmi, o laverò questo pavimento col vostro sangue!”, ma i due fratelli non si scomposero: “Invece di minacciarci, faresti meglio a organizzare le ricerche del nostro obbiettivo” gli dissero parlando contemporaneamente, ringhiando Cerberus fece rientrare le sue lame e ordinò ad uno degli operatori: “Mandate nostri agenti a setacciare l’intera area di Tokyo. Il nostro obiettivo non può essersi allontanato troppo. Non ha posti dove andare, non ha conoscenti, nulla”. Fine Capitolo 1 *Nota: Per i nomi delle armi, ho utilizzato quelli originali, ma per quanto riguarda i nomi dei robot, mi sono attenuto a quelli della versione italiana. Per me ormai Mazinga sarà sempre Mazinga, non Mazinger. 2° CAPITOLO I soldati perlustravano l’area in cui era avvenuto lo scontro tra Mazinga Z e Ruger 80, Squadre di tecnici controllavano ciò che era rimasto del mostro meccanico, un ammasso informe di metallo ormai freddo e alto una ventina di metri, Soldati in tuta nera tenevano lontani i curiosi, mentre altri uomini vestiti in borghese interrogavano i testimoni della battaglia, Le testimonianze erano molto confuse, la gente in quei momenti pensava soprattutto a scappare. Comunque tutti furono concordi nel descrivere il robot che aveva sconfitto il mostro e i più anziani di loro, che rammentavano ciò che accadde negli anni 70, confermarono anche il nome del robot. Uno degli uomini in borghese andò da un gruppo di ufficiali che, sistematisi dentro un palazzo evacuato, erano seduti attorno ad una cartina geografica di Tokyo posta su un ampio tavolo rettangolare, “Signore” disse l’uomo in borghese facendo il saluto militare rivolto ad un uomo di mezza età con i baffi e uno sguardo duro, sulla cui divisa portava i gradi da generale e il cognome Kitano “abbiamo appena finito di raccogliere tutte le testimonianze. Non ci sono dubbi, si trattava davvero di Mazinga Z”, “Questa notizia decisamente non mi rallegra” rispose l’uomo “se c’è una cosa che non sopporto, e avere tra i piedi quei dannati giganti che sembrano usciti dai cartoni animati per bambini. Non bastavano quegli stupidi Evangelion della Nerv?! Ora ci si mettono anche quelli del passato, rottami buoni al massimo per essere esibiti in un museo!” “Non so che dirle signore. Comunque Mazinga Z è tornato, ed è riuscito a distruggere quel mostro prima che radesse al suolo la città” replicò l’uomo in borghese, “Tenente, non si azzardi più a difendere quello stupido rottame in mia presenza. I tempi sono cambiati, il mondo che Mazinga Z proteggeva non esiste più. Avrebbe fatto meglio a restare un ricordo del passato. E io gli farò pentire di essere tornato. Voglio che mettiate immediatamente i nostri servizi segreti all’opera, che scoprano chi ha rimesso quel dannato robot in circolazione. Con lo Stato Maggiore me la vedrò io”. “Signorsì”, “Ora passiamo ad un altro argomento. Avete detto che c’è una vittima, giusto? Di chi si tratta?” domandò il generale. “Abbiamo appena finito di raccogliere le informazioni su di lui dopo aver rovistato nei vecchi archivi di impronte digitali del periodo pre-Second Impact” rispose uno degli ufficiali che stavano attorno al tavolo “Era il professore Higuchi Ogisa, sessant’anni, esperto in biologia e ingegneria genetica. Per almeno vent’anni aveva lavorato all’università di Kyoto, poi nel caos provocato dal Second Impact scomparve misteriosamente, e qualcuno lo diede anche per morto. E quando ritornò a farsi vivo, nel 2001, lasciò ogni impiego universitario ritirandosi a vita privata. Da allora non sappiamo più niente di lui”. “Informazioni?! Queste le chiamate informazioni?!” sbraitò Kitano “Io voglio sapere immediatamente cosa stava facendo qui quel vecchio, perché quel dannato mostro spuntato dal sottosuolo sembrava cosi interessato al suo lavoro, e cosa c’era in quel maledetto contenitore che avete raccolto dalla strada. Non so che farmene di un riassuntino della sua vita!”, “Si, signore” rispose il suo ufficiale subalterno con voce bassa, “Bah, che massa di incapaci! Lei, colonnello Fujita” Kitano indicò un altro degli ufficiali seduti intorno al tavolo “i suoi uomini hanno finito di studiare quel contenitore? A cosa serviva?” Fujita prese in mano alcuni fogli e si schiarì la voce: “Il contenitore si è rivelato essere una capsula criogenica la cui struttura interna prevedeva rinforzi in titanio, inseriti per permettere alla capsula di resistere anche agli urti più violenti. Al suo interno abbiamo trovato una tuta aderente nera di tipo elastico, creata apposta per adattarsi a qualunque tipo di corporatura umana. Questo rende impossibile stabilire se la persona la dentro era un uomo o una donna. Ma la cosa più interessante era il casco: la sua visiera era anche uno schermo, e dentro il suddetto casco era inserita una memoria contenuta in alcuni mini cd. Abbiamo visionato il contenuto di questi cd, e direi che potremmo definirlo… didattico”. “Didattico?” “Si, generale. Abbiamo inserito i mini cd nei nostri computer, e contenevano migliaia di nozioni di storia, geografia, cultura, lingue, persino informazioni di meccanica e di guida su auto, barche e aerei, che si susseguivano ad un ritmo vertiginoso. Quasi come se l’occupante di quella capsula fosse qualcuno che non ne era mai uscito, e tutte quelle informazioni servivano a dargli un istruzione, a fargli da scuola insomma”, Kitano rimase in silenzio per un po’, poi disse: “Voglio che setacciate immediatamente tutta l’area vicino a Tokyo. Fermate qualunque tipo sospetto, uomo o donna che sia. E cercate di scoprire al più presto a cosa stava lavorando il professor Ogisa”. Una decina di minuti dopo i soldati stavano controllando le zone boscose che confinavano con Tokyo. Forse l’unico vantaggio avutosi con l’abbandono della città da parte della popolazione, era che la natura aveva potuto finalmente riprendersi ciò che era suo, ottenendo anche delle piccole vendette contro l’uomo che l’aveva deturpata, con la vegetazione che ricopriva interamente decine di edifici abbandonati, quasi volesse inglobarli. La zona boscosa intorno all’ex-capitale era enorme, e il governo stava pensando di farne un area protetta. Ora, in mezzo a tutto quel verde, soldati in tuta mimetica si aggiravano armi in pugno, alla ricerca di non si sa bene cosa. Due di loro si erano allontanati molto dal grosso del gruppo, addentrandosi in un boschetto. “Che idioti” si lamentava sottovoce uno dei due soldati col suo compagno “i nostri superiori ci mandano in questa giungla senza neanche dirci cosa dobbiamo cercare. Ci hanno detto via radio: ’Fermate qualunque persona sospetta, uomo o donna che sia’. Ma che diavolo significa?! Non si rendono conto che si può sembrare sospetti in un infinità di modi?!” “Che vuoi farci. Quelli sono bravi solo a dare ordini. Poi, quando riusciamo a combinare qualcosa di buono, noi ci prendiamo un semplice: ‘Ottimo lavoro, ragazzi!’, mentre loro si beccano medaglie, avanzamenti di grado e una ricca pensione” gli rispose l’altro. “La vita del soldato fa proprio schifo. Non era come mi aspettavo”. “Però oggi sembra che sia successo finalmente qualcosa di nuovo”. “Ti riferisci alla battaglia tra quel Mazinga Z e quella specie di mostro? In effetti deve essere stato uno spettacolo interessante”. “Ah, Mazinga Z. Se fosse ancora vivo il mio vecchio, sicuramente andrebbe su di giri. Quando era giovane lui andava pazzo per Mazinga Z, diceva che era una sorta di idolo per quelli della sua generazione e sin da piccolo mi faceva una testa tanta per raccontarmi le imprese di quel robot”. D’un tratto, un fruscio tra i cespugli alla loro sinistra. “Che cosa è stato?” domandò uno dei soldati puntando il suo mitra in quella direzione, “Sarà stato un animale” rispose l’altro. “Io vado a dare un occhiata” gli rispose il primo e cautamente si avvicinò al cespuglio cominciando a scuoterne le foglie con la canna della sua arma. “Ti copro” gli disse il suo compagno puntando il mitra in modo da colpire qualunque cosa fosse sbucata da dietro quel cespuglio. Però videro una cosa che non si aspettavano assolutamente: dietro il cespuglio stava rintanata una ragazza che doveva avere almeno 20 anni, molto bella e completamente nuda, La pelle liscia, un corpo dalle proporzioni perfette, lunghi capelli castani e occhi verdi, Stava seduta sulle ginocchia e fissava incuriosita e per nulla imbarazzata i due soldati, che invece erano arrossiti. Non avevano mai visto prima una donna cosi bella. “D… direi che abbiamo trovato un tipo sospetto…” disse uno. “Una tipa anzi… e che tipa…”, “C…chiamiamo la base…” L’altro però non fece in tempo a rispondere, perché qualcosa con un guizzo fulmineo lo colpì al collo trapassandolo da parte a parte. Tra gli schizzi di sangue che uscivano dalla ferita al collo, inflitta con una sorta di pugnale, il soldato cadde a terra gemendo e contorcendosi. “Ma che diavolo…” gridò l’altro, che stava per girarsi e per sparare verso gli alberi da cui sembrava essere arrivata la lama. Ma un secondo oggetto, anch’esso fulmineo, lo colpì in piena fronte conficcandosi profondamente nella sua testa, e facendolo cadere a terra morto e con un espressione sorpresa dipinta sul viso, alcune gocce di sangue avevano bagnato il volto della ragazza nuda, che si toccò quel liquido rosso con le dita e lo guardò sorpresa. Dagli alberi saltarono alcune ombre, che toccarono terra con grande precisione: erano quattro uomini che indossavano una tuta nera e una sorta di armatura sul petto, le braccia e le gambe. Indossavano una maschera che sulla fronte riportava un piccolo e strano simbolo: un animale ringhiante simile ad un lupo e con tre teste. “Base, abbiamo trovato l’obiettivo” disse uno dei quattro uomini con una voce che sembrava contraffatta, L’uomo doveva avere un auricolare inserito nella maschera. Gli giunse una risposta: “Bene. Il nostro capo sapeva che pedinare quelli dell’esercito sarebbe stata un’ottima mossa. Abbiamo lasciato che facessero loro il lavoro per noi. Ora procedete alla cattura con la massima cautela e ricordatevi di prenderla viva e intatta”, I quattro uomini puntarono le braccia contro la ragazza, mentre si muovevano lentamente e con fare deciso verso di lei, e dagli avambracci spuntarono delle minuscole canne, La ragazza continuava a guardarli incuriositi, poi finalmente parlò: “P… perché li avete uccisi?” Come risposta da una delle canne partì una minuscola freccia che prese la ragazza alla spalla sinistra, “Ahi!” esclamò la ragazza estraendo prontamente la freccetta dalla sua spalle e guardandola. “Non è possibile. Quelle freccette sono intrise di un narcotico potentissimo, che agisce in meno di un secondo!” esclamò uno dei quattro, che si prepararono a lanciare altre frecce contro di lei, ma la ragazza si scurì in volto, e li fissò con occhi duri, occhi in cui all’improvviso brillò una strana e sinistra luce. In quel momento, un giovane con lunghi capelli castani, che indossava camicia e pantaloni jeans e aveva un piccolo zaino sulle spalle, stava correndo a perdifiato per il bosco. Sulla testa aveva una grossa benda, in alcuni punti leggermente sporca di sangue, segno che era stato medicato da poco, Il ragazzo fino a quel momento era riuscito ad evitare tutte le pattuglie di soldati che perlustravano i boschi, più per fortuna che per abilità, e per maggiore sicurezza aveva deciso di aggirarli facendo un giro lungo, continuava a guardarsi attorno, guardava dietro cespugli o massi, perfino sotto le radici di grandi alberi che spuntando dal suolo formavano una sorta di cavità, era chiaramente alla ricerca di qualcosa. Poi udì un grido abbastanza lontano, seguito da quattro tonfi sordi. Con espressione preoccupatissima, corse in direzione del grido, senza riuscire a capire se a gridare fosse stato un maschio o una femmina. Percorsa una cinquantina di metri, si ritrovò in uno spiazzo e vide uno strano spettacolo: quattro uomini indossanti una tuta nera giacevano per terra, mentre una ragazza nuda era piegata su altri due uomini, che sembravano dall’abbigliamento essere soldati, e dava le spalle al nuovo arrivato. Sembrava che la ragazza stesse armeggiando con qualcosa, poi con movimenti secchi di entrambe le braccia tirò fuori due pugnali la cui lama era sporca di sangue, e li gettò a terra.Spaventato, il ragazzo cercò lo stesso di avvicinarsi con molta prudenza alla donna, che ad un tratto sembrò percepire la sua presenza, si girò di scatto mettendosi in piedi ( e facendo arrossire al massimo il giovane), poi una forza invisibile sembrò afferrare il giovane per il collo e sollevarlo ad almeno dieci metri dal suolo. La ragazza aveva uno sguardo duro, i pugni chiusi. “A… aspetta… io sono… sono un amico…” provò a dire il giovane “sono… sono Akito Sagisu… l’assistente di laboratorio di tuo padre… il professor Higuchi Ogisa!”“Mio padre!” esclamò la ragazza. “S…si, e sono un amico, devi credermi. Tu sai che sono sincero… Nadia”. La ragazza lo fissò con sguardo scrutatore per alcuni secondi, poi un leggero sorriso si disegnò sul suo viso, e finalmente Akito sentì quella forza invisibile che lo posava delicatamente a terra, Il giovane assistente tirò un sospiro di sollievo, era riuscito a trovare la figlia, anche se nata artificialmente, del suo mentore. Si tolse lo zaino dalle spalle, e ne estrasse dei vestiti, un paio di stivaletti, una camicia con un pantalone jeans e anche della biancheria intima femminile (che aveva comprato poco prima nel primo negozio aperto che aveva trovato, rispondendo imbarazzato alla commessa che lo guardava: ”Sono per la mia fidanzata. Manda sempre me a fare le compere”) che porse alla ragazza, di cui tentava anche di non fissare la nudità, ma i suoi occhi erano come calamitati dalla bellezza di lei. Nadia però si era nuovamente piegata sui due soldati morti, uno aveva una ferita al collo, l’altro alla fronte, due ferite provocate sicuramente da quei quattro uomini che giacevano per terra dietro di loro come se fossero morti. La ragazza posò le mani sulle due ferite, i cui lembi cominciarono a brillare, Le ferite si richiusero, ma i due soldati restavano morti. “Perché?” domandò la ragazza, “Perché cosa?” le domandò a sua volta Akito che si stava innervosendo sempre più: con tutti i soldati che circolavano nella zona, non era prudente restare li, dovevano andarsene al più presto. “Perché non tornano in vita?” chiese Nadia. Allora Akito capì cosa stava pensando la ragazza, lui conosceva, anche se non nei dettagli, quali fossero le capacità di Nadia. “Nadia, mi dispiace, ma i tuoi poteri non funzionano cosi. Puoi guarire, puoi salvare persone in condizioni disperate, ma non puoi resuscitare i morti. Non puoi più aiutare questi due”, “Ma… ma io…” “Ti prego, ora andiamocene. Vedi quei quattro uomini vestiti di nero e stesi li? Sicuramente ce ne sono altri come loro, che non commetteranno l’errore di sottovalutarti. Prima che arrivino, dobbiamo andarcene da qui”. Nadia fissava in silenzio i due soldati morti, “Non sentirti in colpa per loro, non sei tu la responsabile della loro morte. e se proprio vuoi vendicarli e vuoi impedire che altre persone muoiano, vieni con me. Io ti aiuterò a farlo sconfiggendo il mandante di quelli uomini in nero”. Nadia mormorò: “Mi dispiace tanto…”, finalmente la ragazza si alzò, Akito si girò e le diede i vestiti. Quando fu vestita, la prese per mano e cominciarono a camminare con passo veloce: “Per fortuna conosco bene questa zona. Mancano due chilometri per uscire dal bosco, dovremmo trovare una fermata dell’autobus che conduce in città, Andremo a casa mia, poi con la mia macchina ci recheremo da un uomo che, almeno secondo le parole del professor Ogisa, dovrebbe poterci aiutare”. “Senti… Akito. Mio padre… è morto.” Akito si bloccò e guardò sorpreso Nadia. Sapevo di non poterlo negare: “Si. Come lo sai?”, “Ho avvertito la sua morte, e morto per proteggermi” disse la ragazza, “Scusa la mia fretta, ma se vuoi piangere, adesso non è il momento”. “Non ho bisogno di piangere. Quando è morto, io ero con lui, ho provato quello che ha provato lui. Un dolore, una sofferenza, che valgono più di qualunque lacrima”. Calò il silenzio tra i due, poi si sentirono rumori di numerosi passi. “Andiamocene!” esclamò Akito e i due si misero a correre, non appena i due ragazzi se ne furono andati, i corpi dei quattro uomini in nero d’improvviso si incendiarono, alte fiamme che li ricoprivano interamente.e proprio allora sbucarono dalla vegetazione gli altri soldati, che cercarono di prestare un inutile soccorso ai loro compagni morti, e si chiedevano perplessi cosa fosse successo li prima che arrivassero, “Maledizione! Maledizione!” sbraitava Cerberus dentro la sua base segreta. Si trovava all’interno di una strana stanza, le cui pareti erano di vetro e mostravano una sorta di acquario, ma in quell’acqua non nuotavano pesci, ma mostruose aberrazioni: squali bianchi muniti di braccia e gambe artigliate e con un espressione ancora più feroce di quella degli squali normali, meduse di orrende aspetto e dai tentacoli lunghi decine di metri, piovre con enormi bocche piene di denti aguzzi e posizionate sulla sommità della testa. Esemplari di fauna marina che Cerberus aveva modificato geneticamente per poi crogiolarsi nel piacere di vedere le sue creature mentre combattevano tra loro oppure mentre si nutrivano di poveri malcapitati che Cerberus gettava tra le loro fauci o perché l’avevano deluso oppure per il semplice gusto di farlo, ma in quel momento era troppo adirato per godersi gli “spettacoli” delle sue creazioni. Restando fermo nell’ombra al centro della stanza, ribolliva di rabbia al pensiero che i suoi subalterni erano stati vicinissimi nel mettere le mani sopra l’arma che il professor Ogisa aveva creato. Ma avevano sottovalutato i poteri di cui era dotata quell’arma, che li aveva stesi senza problemi ma lasciati in vita, nell’armatura delle loro tute erano istallate microtelecamere, che erano rimaste sempre in funzione e quindi avevano permesso a Cerberus di vedere che aspetto avesse l’arma creata da Ogisa e anche di vederla allontanare insieme a quel Akito Sagisu. Però i suoi uomini si erano dimostrati autentici idioti, non meritavano di vivere, quindi aveva utilizzato il comando di autodistruzione che aveva fatto istallare in tutte le tute dei suoi sottoposti, “Morite tra le fiamme, porci! Questa fine vi meritate!”, Ma restava il fatto che l’obiettivo era sfuggito, sicuramente non si trovava più a Tokyo e non sapeva dove cercarlo. Proprio allora giunsero da un ascensore camuffato sul pavimento due uomini piuttosto giovani, identici nell’aspetto quindi gemelli, che indossavano un vestito rosso con la parte che ricopriva il torace e il ventre completamente nera, e circondato da un ampio mantello color viola scuro. Entrambi avevano anche i capelli raccolti in una coda di cavallo cosi lunga che quasi toccava il pavimento, “Gog, Magog, fuori di qui! Non ho tempo da perdere con voi!” esclamò Cerberus. “Già, di sicuro inveire contro tutto e tutti è un modo migliore di passare il tempo” replicò Gog, il gemello a destra, “Abbiamo deciso di includerti tra chi ha il potere, ma non stai facendo una gran bella figura” continuò MaGog. “Come osate parlarmi cosi?!” gridò Cerberus uscendo dall’oscurità: Cerberus era alto almeno due metri, aveva addosso un armatura nera che ricordava un po’ le armature dei cavalieri medioevali, ma molto più minacciosa, e un ampio mantello anch’esso nero, infine indossava anche un elmo alquanto particolare: nella parte frontale era raffigurato un grande e intimidatorio volto di lupo, e attraverso la bocca di quest’ultimo si vedeva il viso di Cerberus, un uomo giapponese dalla carnagione scura e i lineamenti feroci. Poi altri due volti di lupo, più piccoli, si trovavano uno immediatamente sopra quello principale, e l’altro invece nella zona posteriore dell’elmo. “Osiamo, osiamo. Ricordati di questo: se è vero che sei stato tu ad apportare le migliorie ai mostri meccanici che hanno permesso alla tecnologia micenea di risorgere dopo la sconfitta del Dottor Inferno, e anche vero che siamo stati noi due a fornirti il materiale necessario per fare ciò. Noi abbiamo raccolto ciò che restava dell’organizzazione del Dottor Inferno e l’abbiamo forgiata in modo che ci permettesse di conquistare il mondo” disse Gog. “E quando abbiamo deciso di lavorare insieme, abbiamo anche stabilito che noi due non saremmo stati i tuoi servitori, ma i tuoi alleati. Il nostro è un triumvirato. E’ vero, quello che impartisce la maggior parte degli ordini sei tu, hai il carisma e la ferocia che ogni leader dovrebbe avere, ma anche noi due sappiamo farci rispettare. Il piano per la conquista del mondo l’hai ideato tu, e ci trova d’accordo, ma non dimenticare mai chi è che ti ha aperto la porta” continuò MaGog, “Non mi servono lezioni di storia” disse Cerberus che a stento tratteneva la sua rabbia. “Allora, miei… alleati” pronunciò questa parola come se non credesse affatto nel suo significato letterale “che cosa mi consigliate?” Gog: “Il compianto dottor Ogisa non era uno sprovveduto. Avrà sicuramente preso delle precauzioni nel caso gli accadesse qualcosa prima che potesse inserire la sua creatura nel mondo. E conosceva bene gli ambienti militari, sapeva che se mettevano le mani su di lei, l’avrebbero usata come arma. Quindi è da escludere che il suo assistente, Akito Sagisu, si rivolga al governo giapponese o a qualche altra organizzazione ufficiale”. MaGog: “E sicuramente non avrà voluto caricare con un simile responsabilità le spalle di un ragazzo uscito fresco fresco dall’università. Dunque crediamo che dovremo cercare nel passato di Ogisa eventuali suoi conoscenti a cui era capace di affidare la sua creazione”. “Si tratterà sicuramente di qualcuno che ha conosciuto prima del Second Impact. Dopo il disastro e la morte della moglie e della figlia, viveva rintanato, lontano dal mondo, grazie anche a me” disse Cerberus con un malvagio sorriso di soddisfazione “organizzate vaste ricerche di archivio, voglio che setacciate palmo a palmo la vita di quel vecchio prima del Second Impact”. “Molto bene. Lo vedi che ti siamo d’aiuto?” domandò ironico Gog. “Se non fosse stato per noi, adesso staresti ancora a perdere tempo con le tue maledizioni” continuò altrettanto ironico MaGog. I due gemelli se ne andarono, mentre Cerberus, con le mani conserte dietro la schiena, fissava il suo sinistro acquario, “Continuate pure a darvi delle arie, brutti idioti. Pensate che solo perché siete stati i miei fornitori, potete sfruttarmi come vi pare? Quando il mondo sarà mio, mi divertirò a sezionarvi per vedere se anche dentro siete gemelli”. IL GIORNO DOPO UFFICIO DEL COMANDANTE SUPREMO DELLA NERV Gendo aveva appena posato la cornetta del telefono sulla sua scrivania, Rimase pensieroso per un po’ a fissare il vuoto, poi chiamò il suo vice Kozo Fuyutsuki che in quel momento si trovava sul ponte di comando. Kozo entrò con calma nell’ufficio mettendosi affianco a Gendo e guardandolo in faccia: “Di cosa volevi parlarmi, Ikari”. “In riguardo al combattimento di ieri tra il redivivo Mazinga Z e quel misterioso mostro meccanico, ho chiesto ad alcune mie conoscenze nell’esercito giapponese di tenermi costantemente informato su tutto ciò che scoprivano su questo caso, in particolare sull’identità di quel misterioso uomo col camice bianco che abbiamo visto essere pronto anche a morire pur di proteggere il misterioso contenuto di quella capsula, evidente bersaglio del mostro”. “Ci sono dunque delle novità?”, “Oh si. Molte novità. Ho chiesto che mi mandassero un fax, e dovrebbe arrivare proprio adesso” e infatti si udì un bip continuato giungere da un grosso tiretto della scrivania. Gendo lo aprì rivelando la presenza di un fax che stava stampando un messaggio, Il comandante tolse il foglio col messaggio e lo passò al suo vice, che lo osservò incuriosito. Lo sguardo di Fuyutsuki scorreva con grande rapidità quelle righe fresche di stampa, finché non si bloccò su un nome: “Ogisa… Higuchi Ogisa!” mormorò l’anziano uomo. “Immagino che te lo ricordi” disse Gendo “Io lo avevo già sentito questo nome. Era il tuo predecessore alla cattedra di biologia metafisica a Kyoto, giusto?”, “Si. Era stato anzi proprio lui a inaugurare quel tipo di studi all’università di Kyoto. Considerava quella facoltà quasi come una figlia, e quando giunsi li, mi riempiva sempre di raccomandazioni su quale fosse il modo migliore di agire in quel campo. Era una persona veramente geniale, e diventammo ottimi amici, uno dei pochi veri amici che avevo. Purtroppo la nostra amicizia venne troncata dal Second Impact, lui sparì dalla circolazione, e in molti lo credemmo morto. Poi nel 2003 mi scrisse una lettera, in cui mi diceva che era vivo e stava bene. Avrei voluto rispondergli, anche rincontrarlo, ma sulla lettera non c’era l’indirizzo del mittente. E da allora più niente.” “Di sicuro in questi anni non è rimasto con le mani in mano. Il laboratorio in cui conduceva il suo misterioso esperimento era suo, ma lo aveva comprato sotto falso nome, quasi come se si nascondesse da qualcuno. Tu non hai idea su che cosa lavorasse?”, “No”. “Questa vicenda mi incuriosisce sempre più. Ho detto alle mie conoscenze nell’esercito di tenermi costantemente informato su ogni possibile sviluppo, e per il momento più di questo non possiamo fare” concluse Gendo. Frattanto Fuyutsuki continuava a fissare il foglio che aveva in mano. SCUOLA MEDIA DI NEO-TOKYO 3 Shinji Ikari era in classe, che pigiava pigramente alcuni tasti del computer portatile che ogni alunno aveva con se, Il professore si era perso, tanto per cambiare, nei suoi ricordi riguardanti ,il Second Impact, e puntualmente trasformava cosi ogni lezione in una tortura per i suoi studenti. Perché li costringeva ad ascoltare una storia che ormai conoscevano a memoria, e siccome erano nell’orario delle lezioni, erano anche obbligati a mostrarsi attenti, c’era chi vi riusciva di più, come la capoclasse Hikari, e chi meno, come Toji, che faceva sbadigli a tutto spiano. Shinji si chiedeva come facesse Toji a comportarsi in classe in quella maniera senza essere mai ripreso dal professore. Rei Ayanami invece guardava fuori dalla finestra, mentre Asuka stava leggendo un fumetto, ma in maniera alquanto originale: lo aveva scannerizzato su un cd, che aveva poi inserito di nascosto nel suo computer personale. E cosi, fingendo di premere in continuazione i tasti del PC per far credere a tutti che stesse prendendo appunti, in realtà si stava facendo una lettura decisamente poco scolastica e molto divertente, perché aveva sorriso molte volte, un sorriso che in più di un occasione sembrava sul punto di trasformarsi in una risata sguaiata, anche Kensuke era impegnato in una lettura che sembrava interessarlo molto, del tutto estranea alla lezione e meno ingegnosa di quella di Asuka: leggeva, tenendola sotto il banco, una rivista che a giudicare dalla numerose pieghe della copertina, doveva essere molto vecchia, Non sembrava però una rivista riguardante argomenti militari, non c’erano scritte o immagini di armi e mezzi bellici. Pareva al contrario uno di quei settimanali di informazione che trattavano un po’ tutti i campi, “Chissà cosa sta leggendo Kensuke” pensò Shinji, quando ad un tratto si udì la voce del professore dire autoritaria: “Aida, cosa succede? Non ti interessa la mia lezione?” Come per magia, tutti quasi scattarono sull’attenti, pur restando seduti: Toji si mise dritto sulla sedia cercando di assumere l’espressione più concentrata e interessata che potesse fare, Asuka veloce come un lampo finalmente premette veramente un pulsante della tastiera togliendo la schermata col fumetto e facendo apparire al suo posto un'altra contenente appunti sulla lezione. Sapendo che il professore ripeteva sempre le stesse cose, l’aveva preparata la sera prima, “Alla faccia di chi dice che Asuka è imprudente!” pensò Shinji, persino Rei girò il suo sguardo dalla finestra all’interno dell’aula. Kensuke invece era diventato rigido come una statua, mentre il professore con calma si alzava e si dirigeva verso di lui. “Cosa stai leggendo?” gli domandò quando fu davanti a lui. Inizialmente spaventato, Kensuke riprese rapidamente il controllo: “Vede professore, siccome lei parla sempre del Second Impact, allora ha fatto nascere in me il desiderio di sapere come fosse esattamente il mondo prima di quel disastro. Cosi sono riuscito ad ottenere uno dei giornali del periodo pre-Second Impact e non ho saputo resistere alla tentazione di dargli subito un occhiata” e subito gli porse il giornale che stava leggendo, mentre il professore lo guardava severamente. L’insegnante prese la rivista, era davvero molto vecchia, e cominciò a sfogliarla, Nella classe era sceso un silenzio quasi irreale, appena disturbato dallo sfogliare del professore, dopo un po’ gliela restituì: “Va bene. Mi congratulo per il tuo scrupolo di approfondire l’argomento che stiamo studiando. Ma la prossima volta che vuoi informazioni sul periodo pre-Second Impact, chiedile a me direttamente”, “Si professore, sicuramente”. Il professore si girò tornando al suo posto, Kensuke si rilassò sulla sua sedia sospirando per lo scampato pericolo e la lezione riprese. Durante l’intervallo, Kensuke era uscito dalla classe ed era andato sul terrazzo per consumare il suo pranzo, seguito da Toji e Shinji. Sul balcone c’erano anche la capoclasse Hikari e Asuka, che stranamente avevano scelto lo stesso posto dei ragazzi per pranzare e perfino Rei era presente, mentre fissava in silenzio il panorama appoggiata alla ringhiera. “Allora Kensuke” esordì Toji mentre divorava un panino “che cosa stavi leggendo di cosi interessante? Tanto lo sappiamo tutti che era soltanto una balla quella che hai raccontato al prof”. “Stavo cercando notizie su un robot storico che è tornato nuovamente alla luce” esordì Kensuke frugando nella sua borsa per tirare fuori la vecchia rivista, “Ovvero?” domandò Shinji. “Ma come? Non lo avete saputo? Ah già, la solita censura militare. Parlo del ritorno di Mazinga Z e della battaglia che ha sostenuto ieri contro un misterioso mostro meccanico a Tokyo”, “Mazinga chi?” domandarono insieme Toji e Shinji, “Be, non mi sorprende che voi non lo conosciate. Mazinga Z operava negli anni 70. A quell’epoca i nostri stessi genitori erano solo dei bambini. Io ho saputo della battaglia sbirciando i dati di mio padre, come mio solito. La Nerv è stata messa in allarme dal ritorno di Mazinga, lo ritengono un possibile concorrente o addirittura un possibile nemico. Mio padre parlava al telefono e diceva che Mazinga Z non si faceva più vedere dalla metà degli anni 70, e allora sono andato a cercare informazioni su internet, ma senza trovare nulla. Evidentemente tutte le informazioni su quel robot sono state cancellate sia dallo scorrere del tempo, sia dalla confusione provocata dal Second Impact. Lo rammentano ormai solo coloro che all’epoca erano adolescenti come noi. E cosi sono andato a rovistare nel baulone”. “Baulone?!”, “Si, un vecchio e grosso baule dove conserviamo tutte le riviste con cui collaborò mio nonno, che faceva il giornalista. Aveva lavorato si può dire per tutti i giornali più importanti di quegli anni, e sapevo che rovistando, rovistando avrei trovato qualcosa. Perciò” il ragazzo si mise a sfogliare il giornale molto velocemente, e subito lo piazzò davanti ai suoi due amici “eccolo qui Mazinga Z!”, Shinji e Toji osservavano incuriositi quelle pagine ingiallite: c’era la foto in bianco e nero di un grosso robot che, in mezzo ad uno scenario di palazzi distrutti e in fiamme, combatteva contro strani giganti dall’aspetto orrido o grottesco. E il titolo dell’articolo diceva: “Eccezionale scoop di un nostro giornalista! Ripresa dal vivo una delle battaglie tra il misterioso Mazinga Z e i mostruosi esseri meccanici che minacciano il Giappone e il mondo!” “Immagino che il fotografo che ha fatto lo scoop fosse proprio tuo nonno, vero?” domandò Shinji, “Si. Solitamente, stando a quanto è scritto qui, la gente non assisteva mai alle battaglie di Mazinga Z. Era troppo presa a scappare e la zona veniva isolata dall’esercito. Ma mio nonno superò i divieti e andò a vedere lo stesso”, “Dev’essere un vizio di famiglia allora!” pensò Toji, che forse aveva finalmente capito da chi Kensuke avesse preso il coraggio di andare a rischiare la vita pur di filmare qualcosa. “Fatemelo vedere questo famoso Mazinga Z!” disse all’improvviso Asuka irrompendo sulla scena e mettendo entrambe le braccia sulla testa di Toji, col risultato di farlo cadere steso per terra, sembrava che la ragazza avesse fatto finta di non badare alla discussione tra i tre amici, e invece aveva ascoltato eccome. “Tsk. E che è sto rottame?! Il mio 02 è mille volte meglio! Non lo pensi anche tu, Shinji?”, “Be… ora come ora…” rispose imbarazzato Shinji. “Cosa vorresti insinuare?! Che il mio 02 è peggiore di quel Mazinga!?” replicò Asuka alquanto irritata e minacciando col suo pugno il povero Shinji. “No, no! Non mi permetterei mai di dire una cosa simile!”, “Insomma, vuoi levarti di dosso?! Pesi una tonnellata!!” gridò Toji cercando di alzarsi. “Coooosa!!?? Stai forse insinuando che sono pesante?!” “Si, sembri esile ma pesi come una cicciona!” replicò il ragazzo. Toji cominciò a scappare inseguito da Asuka, che sembrava sul punto di lanciare fulmini e saette, mentre la capoclasse cercava invano di fermarli. Rei li fissava distrattamente mentre Shinji e Kensuke facevano un risolino nervoso, frattanto Akito stava viaggiando a velocità sostenuta con la sua macchina su una strada secondaria che si allontanava da Tokyo. Avevano appena fatto in tempo a lasciare la città prima che i militari chiudessero ogni strada, Ora erano in viaggio da almeno tre ore, tre ore cariche di tensione per il giovane Sagisu, che sussultava ogni volta che su quella strada semideserta incrociavano qualche macchina. Nadia per sicurezza l’aveva fatta sdraiare sul sedile posteriore, la ragazza fissava con il viso rivolto verso l’alto il paesaggio che si intravedeva dal finestrino, La sua espressione era impenetrabile. Akito però sentiva il bisogno di parlare, di rompere quel silenzio: “Sei stanca Nadia?”, “No, non preoccuparti”. Di nuovo tornò il silenzio, che venne nuovamente interrotto stavolta da Nadia: “Senti, quest’uomo da cui mi stai portando… sei sicuro che possa aiutarci?”, “A essere sinceri non lo so. Ma tuo padre mi diceva che l’uomo da cui stiamo andando adesso era l’unico amico rimastogli, l’unico di cui si fidasse ancora”, “Capisco. Sai, è tutto cosi strano”,“Cosa è strano?” “Io conosco questo mondo, eppure allo stesso tempo mi è sconosciuto. Non l’ho mai affrontato direttamente, l’ho sempre visto come attraverso uno specchio. E ora che ne ho cominciato a conoscere alcuni aspetti, mi fa paura. So che gli uomini sono in grado di uccidere, ma vederlo fare direttamente… mi ha lasciata inorridita, e arrabbiata anche”, “Tranquilla, sono sicuro che riusciremo a sconfiggere colui che inseguiva tuo padre e che ne ha anche provocato indirettamente la morte. E dopo aver fatto questo, potrai finalmente farti una vita” la rassicurò Akito, “Farmi una vita? Io avevo già avuto una mia vita, e il destino aveva già deciso una volta di togliermela. Non devi nascondermi niente, mio padre mi ha informata di tutto mentre ero nella capsula criogenica”,“Di tutto?”, “Si”. La macchina proseguiva il suo viaggio mentre il pomeriggio volgeva al termine e si avvicinava la sera,intanto, nella base segreta di Cerberus, il malvagio stava ancora contemplando il suo acquario personale, quando dal suolo si alzò un piccolo piedistallo con uno schermo, Cerberus lo fissò, mentre lo schermo si illuminava rivelando il volto di uno dei due gemelli suoi alleati. “Buone notizie Cerberus. Abbiamo completato la nostra ricerca, e abbiamo una lista di nomi tra i quali potrebbe esserci quello dell’uomo a cui aveva pensato Ogisa nel caso fosse morto”. Sullo schermo iniziò a sfilare un elenco di nomi, Cerberus li guardava in silenzio, finchè non ne indicò uno col dito: “Lui, sono sicuro che è lui”. “Kozo Fuyutsuki? Cosa te lo fa pensare?”, “Il fatto che sia il vice-comandante della Nerv. Quale posto migliore poteva trovare Ogisa per proteggere la sua creazione? Ovviamente non avrà mai avuto l’intenzione di affidarla alla Nerv ufficialmente, ma certamente Ogisa avrà puntato sull’amicizia che lo legava a Fuyutsuki, nella speranza che quest’ultimo riuscisse lo stesso a impiegare le risorse di una delle più potenti organizzazioni del mondo”. “Dunque Akito Sagisu si sta dirigendo verso Neo-Tokyo 3? Mandiamo nostri uomini allora”, “No, o almeno, non solo nostri uomini. Non dimenticarti che il nostro obiettivo possiede poteri eccezionali, potrebbe stendere da sola un esercito di soldati, per quanto bene addestrati possano essere. Terremo pronti all’azione alcuni mostri meccanici. Se i nostri uomini falliranno, interverranno loro”.“Non ti preoccupi degli Evangelion?” “Quegli umanoidi possono essere molto pericolosi, ma basta troncare il loro cavo di alimentazione, far passare cinque minuti e il gioco è fatto”. “E se si facesse di nuovo vivo Mazinga Z?” “L’altra volta ha vinto solo perché non lo avevamo previsto. Ma adesso, se dovesse provare a farsi vivo, troverà pane per i suoi denti”. Lo schermo si spense, e Cerberus sorrideva: “Mio caro Gendo, a quanto pare i nostri destini sono inevitabilmente legati”. IL GIORNO DOPO Due uomini stavano maneggiando intorno ad un' antenna televisiva sopra uno dei palazzi residenziali di Neo-Tokyo 3, Indossavano tute da operaio e avevano tre cassette per gli attrezzi ai loro piedi. Uno di loro, mentre teneva entrambe le braccia sull’antenna, come se volesse controllare qualcosa nel dettaglio, avvicinò il viso al polso destro, e cominciò a parlare: “Base, qui avvistatori 2-6. Stiamo tenendo sotto controllo la casa del bersaglio terziario”. Da una minuscola radio mimetizzata nell’orologio che l’uomo portava al polso, giunse la risposta: “Molto bene. Gli altri avvistatori sono posizionati lungo il tragitto che compie di solito per andare al lavoro. Al primo movimento sospetto, riferite immediatamente”, “Ricevuto base. Proprio adesso il bersaglio sta uscendo”,dall’ingresso principale del palazzo posto proprio di fronte a quello su cui si trovavano i due uomini, uscì il vice-comandante della Nerv Kozo Fuyutsuki, che chiamò un taxi per dirigersi alla metropolitana che lo avrebbe condotto dentro il Geo-Front, Fuyutsuki appariva molto tranquillo, e non si accorse di decine di occhi che lo spiavano, nascosti tra la gente che già dal primo mattino affollava quelle strade. Quando l’uomo scese dal taxi per avviarsi verso la metropolitana, due figure uscirono da un vicolo: erano Akito e Nadia, che cercavano di apparire come due semplici fidanzati, “Eccolo, e quell’uomo con la divisa marrone. Lo riconosco dalla foto che mi mostrò una volta il professor Ogisa” disse Akito, spingendosi con Nadia attraverso la folla. I due ragazzi erano arrivati la sera prima a Neo-Tokyo 3, ma per prudenza avevano deciso di non andare subito in città, fermandosi vicino ad una cascina abbandonata e dormendo in macchina, poi si erano avviati a piedi verso il centro abitato. Ora sembrava arrivato finalmente il momento in cui avrebbero potuto ricevere un aiuto sicuro contro coloro che li davano la caccia, Fuyutsuki attendeva tranquillo che arrivasse il treno, mentre Akito e Nadia erano ad una ventina di metri da lui. Lo avrebbero raggiunto subito, se non fosse stato per le numerose persone che si frapponevano tra lui e loro. Potevano anche chiamarlo a voce, ma Akito preferiva non dare nell’occhio. E fu proprio allora che un gruppetto di teppisti, cinque in tutto, sbucato da una scala mobile li vicino, adocchiò Nadia e fischiando si avvicinarono a lei. Uno di loro la prese per il braccio bloccandola, e le disse con tono strafottente: “Ehi bellezza, perché non lasci perdere quel merdoso con cui stai adesso e non vieni con noi, uomini veri?”“Si, abbiamo certi gingilli che non ti immagini neanche” continuò un altro. Nadia li fissava incuriositi, sapeva che tipo di persone fossero, ma era la prima volta che ne vedeva dal vivo, come sarebbe stato per qualunque altra cosa d’altronde, Akito invece pensò: “Oh no! Ci mancavano solo i teppisti adesso!” Cercò di scaricarli il prima possibile: “Sentite voi, lei sta con me e non le interessano tipi come voi!” “Tu non interferire, stronzetto!” lo minacciò uno dei cinque cominciando a spingerlo indietro e allontanandolo da Nadia, che fu affiancata da altri due teppisti che le serrarono le braccia,“Su, andiamo a divertirci!” le dissero insieme con sorrisi pochi rassicuranti e cominciando pure ad accarezzarle i capelli. “Nadia!” la chiamò Akito, mentre il teppista lo faceva indietreggiare sempre più a spintoni. Il ragazzo avrebbe voluto reagire, ma chi lo spingeva era un dannato bestione alto quasi due metri e con una corporatura da gorilla. Allora Nadia pose fine ai tentennamenti, i suoi muscoli si irrigidirono, e con voce incredibilmente decisa, esclamò: “Lasciateci stare e andatevene!” Negli occhi della ragazza brillò nuovamente quella luce sinistra. A quel punto i teppisti che bloccavano Nadia la lasciarono di scatto, anche quello che spingeva Akito si bloccò, e tutti e cinque se ne andarono in silenzio muovendosi quasi come automi. Mentre la gente intorno era rimasta indifferente, solo qualcuno aveva dato giusto qualche occhiata distratta, Nadia si avvicinò ad Akito: “Stai bene?” gli domandò premurosa, Akito la guardava in modo strano, sapeva cosa fosse in realtà Nadia e immaginava cosa avesse fatto, ma lo inquietava lo stesso: di fronte a lui c’era un essere dotato di energie incredibili, che avrebbe potuto portare la razza umana all’estinzione. L’aver collaborato con Ogisa e l’averla vista crescere dentro quella capsula criogenica gli aveva permesso di mascherare i suoi timori e anche di attenuarli (quando conosci bene una cosa, la temi di meno), ma aver visto in quel momento in azione anche solo una briciola del potere che Nadia racchiudeva dentro, aveva fatto crollare le sue sicurezze. “Perché mi guardi cosi?” gli domandò ancora Nadia guardandolo perplessa. “S… si, sto bene! Andiamo!” Akito si voltò e fece giusto in tempo a vedere il treno, su cui era appena salito Fuyutsuki, partire come faceva sempre, “Maledizione!” esclamò Akito “Ora non ci resta che andare vicino a casa sua e attendere che torni!” “Ma non potremmo tentare di rintracciarlo?” propose Nadia. “No, non credo sia prudente andare troppo in giro. Vieni, troviamo un posto da cui potremo sorvegliare la sua casa senza dare nell’occhio”, Akito riprese la mano di Nadia e ricominciò a farsi largo tra la folla per uscire dalla stazione. Però fu proprio in quel momento che una ventina di uomini, perfettamente mescolati tra la folla e vestiti come normali passanti, senza dare nell’occhio cominciarono a formare una sorta di cerchio intorno ai due ragazzi, un cerchio che si restringeva sempre di più man mano che Akito e Nadia si avvicinavano all’uscita. Nadia si fermò di colpo, trattenendo anche Akito che continuava a tenerla per mano, “Che succede?” domandò il ragazzo, “Ci attaccano!” fece in tempo a gridare Nadia, e un istante dopo quei venti uomini balzarono addosso ai due ragazzi, e addormentarono all’istante Akito con una delle loro freccette lanciate da un falso orologio. Il ragazzo crollò tra le braccia di due di quegli uomini che prontamente lo portarono via, giustificandosi davanti alle persone che non avevano assistito all’aggressione: “Il nostro amico ha avuto un malore, lo portiamo fuori”. La gente che si trovava in quel punto invece, udendo il grido di Nadia, si girò incuriosita, ma la curiosità fu sostituita dallo spavento quando videro ben tre di quegli uomini volare in aria e andare a sbattere contro alcuni passanti. Rapidamente la sala fu riempita dalle grida di terrore e dai passi delle persone che scappavano in tutte le direzioni. Alcuni degli assalitori lanciarono altre freccette narcotizzanti contro Nadia, ma la ragazza le afferrò tutte con velocissimi movimenti delle mani, un po’ come se afferrasse delle mosche e con altrettanta incredibile velocità le rilanciò contro di loro, colpendoli al collo e mandandoli al tappeto. Erano rimasti dieci aggressori, che giravano intorno a Nadia come se la sorvegliassero, mentre la sala si era completamente svuotata, anche Nadia si guardava intorno, e d’un tratto si accorse che Akito era scomparso. La rabbia si impadronì di lei, quegli uomini sicuramente lavoravano per lo stesso uomo che aveva provocato la morte di suo padre. E ora le avevano portato via anche il suo primo e finora unico amico. Gli occhi di Nadia si illuminarono nuovamente di una luce sinistra, ed ecco che i suoi aggressori caddero senza motivo apparente in ginocchio, i loro corpi si irrigidirono, i loro volti indicavano sofferenza e agonia. “Dove avete portato Akito? Ditemelo o farò esplodere i vostri cervelli!” li minacciò Nadia, La ragazza li fissò per qualche secondo con grande concentrazione, come se scrutasse dentro di loro, “Dunque lo ritroverò li?” Nella sua base segreta, Cerberus, tramite le microtelecamere inserite nei suoi uomini, e affiancato da Gog e MaGog, osservava la scena. “Grrr… hanno catturato quello stupido ragazzino, ma non so che farmene dei pesci piccoli! E’ lei che voglio! Ma come temevo, è troppo potente!” ringhiò Cerberus, “Immagino che adesso manderai all’attacco i mostri meccanici che abbiamo per sicurezza inviato a Neo-Tokyo 3 lasciandoli poi nella stratosfera sopra la città perché non li scoprissero” disse Gog. “Dopo l’antipasto che abbiamo gustato con Ruger 80, e arrivato il momento di passare ai piatti forti” continuò MaGog. “Si. Attun! Ofilot! Marpen! Forx! Attaccate la città di Neo-Tokyo 3 e portatemi viva e vegeta quella ragazza, non importa a quale prezzo!” “Siamo sicuri che possano farcela?” domandò Gog, “Certamente. Se Nadia potesse sfruttare al massimo il suo potenziale, non ce la farebbero. Ma quella ragazza ha ancora scarsa esperienza e in più, siccome ho calcolato che Ogisa è stato costretto a farla uscire dalla capsula criogenica prima del previsto, la sua struttura genetica non ha ancora raggiunto il pieno sviluppo, Quindi non riuscirà a sopportare un uso massiccio e prolungato dei suoi poteri” spiegò trionfante Cerberus, dalle nuvole al di sopra di Neo-Tokyo 3, sbucarono all’improvviso quattro mostri meccanici. Il primo, Attun, aveva un corpo antropomorfo racchiuso in una specie di armatura di colore marrone, con una fila di lame poste in orizzontale tutte intorno alle mani, Ofilot invece sembrava un grosso ragno, con otto zampe e due teste, posizionate una sulla schiena e l’altra sullo stomaco. Marpen pareva un grosso carro armato, munito di cingoli artigliati, e braccia che avevano delle asce al posto delle mani. Infine Forx era in pratica un gigantesco cobra, lunghissimo, con un malvagio viso incrocio tra quello umano e quello di un rettile, e braccia squamose con mani artigliate. L’apparizione di quei mostri gettò nel panico le persone che camminavano per le strade di Neo-Tokyo 3, che videro il cielo oscurarsi e alzarono lo sguardo verso l’alto vedendoli, anche gli uomini delle postazioni di sicurezza della Nerv furono presi alla sprovvista. Nel Quartier Generale dell’agenzia risuonò l’allarme, purtroppo mancava il tempo di far passare la città all’assetto da battaglia, per cui gli altoparlanti si limitarono ad ordinare ai civili di correre verso i rifugi, anche se non avevano affatto bisogno che qualcuno glielo dicesse, I mostri atterrarono in città alzando un gran polverone e con un fracasso enorme, e cominciarono a dirigersi verso la stazione dei treni metropolitani dove si trovava Nadia. Il maggiore Misato Katsuragi stava dormendo tranquillamente immersa nel suo futon, mentre Asuka in cucina scalpitava perché Shinji si sbrigasse a preparare la colazione, visto che dovevano andare a scuola. “Ma ti vuoi muovere? Massimo tra venti minuti dovremo essere a scuola!” gridava la ragazza, che si agitava sulla sedia come uno che, dopo essere stato legato, cerca invano di liberarsi, “Si Asuka, arrivo” diceva Shinji destreggiandosi come poteva tra due toast e due succhi di frutta. “Ma non dovresti preoccuparti più di tanto. Possiamo sempre chiedere alla signorina Misato di darci un passaggio con la sua macchina”. “Ma scherzi?! Prima che riusciamo a schiodarla dal letto, passerebbe l’intera giornata” replicò Asuka, poi sembrò al ragazzo di udire qualcosa provenire da lontano, Shinji ebbe un brutto presentimento, uscì dalla cucina e si diresse verso la porta d’ingresso dell’appartamento. “Ma dove te ne vai adesso?! Mi lasci cosi senza colazione?!” gli gridò da dietro Asuka, senza ottenere risposta. “Ma tu guarda che tipo. Uno cosi imbranato, cosi semplice, che riesce a pilotare bene l’Eva solo perché ha un immensa fortuna, un tale stupido… e proprio lui mi devo sognare la notte?! Cosa c’entra un sempliciotto come quello Shinji con la personificazione della perfezione, ovvero la sottoscritta?!” pensava Asuka, Che subito scoppiò in una grossa risata: “Complimenti Asuka, ti meriti il premio come migliore sparafesserie dell’anno!” Si alzò e andò a servirsi da sola, cominciando a mangiucchiare il toast. “Peccato però che l’attrazione verso Shinji non sia una fesseria. Stupido Shinji! Come hai osato farmi innamorare di te! Per punizione, mi mangio anche il tuo toast, uffa”. e proprio allora sentì Shinji gridare: “Asuka! Presto, vieni qui!” Misato stava ancora dormendo, quando il telefono che teneva affianco iniziò a suonare, all’iniziò cercò di ignorarlo, ma lo squillo era troppo vicino per farlo. Allora pensò di far passare qualche altro squillo, in modo che chi la chiamava capisse che non voleva essere disturbata. Ma chiunque fosse era molto ostinato, e cosi alla fine Misato si decise a rispondere, “Pronto” disse ancora sonnecchiante. “Misato! Ma si può sapere perché ci hai messo tutto questo tempo per rispondere!? Vieni subito qui e porta i ragazzi, Rei compresa, ci stanno attaccando!” le urlò Ritsuko dall’altra parte della cornetta. Non appena senti la parola ‘attaccando’, Misato subito si mise a sedere sul letto, tutto il sonno sparì in un attimo e proprio in quel momento piombarono nella sua stanza Asuka e Shinji, gridando insieme: “Ci sono dei mostri in città!” “Preparatevi a salire sugli Eva, mentre io mi cambio” ordinò loro Misato. Asuka e Shinji uscirono dalla camere per tornare a vedere quegli strani esseri che erano appena atterrati nella città, mentre Misato indossava uno dei suoi abiti di lavoro il più velocemente possibile. I quattro mostri meccanici avanzavano tra i palazzi, anche se i danni erano minimi perché tutti gli edifici di Neo-Tokyo 3 erano corazzati e già predisposti per resistere ad eventuali attacchi, Il sistema difensivo della città aprì il fuoco contro di loro, ma senza sortire alcun effetto. Marpen fece scattare le asce che aveva sulle braccia lanciandole contro alcune rampe lanciamissili e distruggendole con pochi colpi. Le asce, collegate alle braccia tramite delle catene energetiche, rientrarono rapidamente al loro posto, in breve arrivarono davanti alla stazione dei treni, Ofilot sparò dalla bocca del viso che aveva sulla parte inferiore una specie di ragnatela, che si attaccò al tetto dell’edificio, e tirando lo divelse. I quattro mostri meccanici si affacciarono dal punto dove prima c’era il tetto, e osservavano la sala d’aspetto piena di macerie e di corpi di persone schiacciate mentre fuggivano, mentre scrutavano quel luogo disastrato alla ricerca di Nadia, quest’ultima se ne stava rintanata in un angolo, sotto una colonna, e si guardava intorno spaventata. Akito era scomparso, fuori c’erano dei giganteschi mostri che sicuramente cercavano lei, e non aveva nessuno a cui rivolgersi. C’era l’amico di suo padre, ma non aveva il tempo di cercarlo, poi udì dei gemiti provenire dalla sua destra, e vide due persone, una bambina con la sua mamma, che erano state travolte dalle macerie, la madre aveva protetto la piccola col suo corpo mettendola sotto di sè, ed era rimasta ferita gravemente, emetteva qualche debole lamento, mentre la bambina sembrava illesa e tra le lacrime chiamava in continuazione la mamma. Nadia rimase shockata da quella vista, poi il suo sguardo si spostò sulle altre persone rimaste ferite o uccise e allora la paura fu sostituita dalla rabbia, e i suoi occhi si illuminarono di nuovo con quella luce sinistra, che tuttavia non era mai stata intensa come in quel momento. Ci fu un tremolio nella struttura, poi qualcosa di invisibile sembrò colpire i quattro mostri mandandoli a sbattere contro i palazzi circostanti. Nadia con calma si alzò, si diresse verso la madre e la bambina sollevando le macerie che le ricoprivano senza nemmeno toccarle, poi impose le mani sulle due persone, le cui ferite si illuminarono e si richiusero in un istante. La madre sembrò riprendersi subito, senza fare domande, col terrore negli occhi, prese in braccio sua figlia e corse via. Nadia le guardò finché non furono uscite, poi alzò lo sguardo sui mostri che in quel momento si riaffacciarono dal tetto distrutto, non appena i loro sensori visivi riconobbero il bersaglio, Ofilot sparò di nuovo una delle sue ragnatele, mentre Forx si teneva pronto ad afferrare la ragazza non appena la ragnatela l’avesse bloccata, ma dall’interno della stazione ci fu come un lampo, e qualcosa di velocissimo uscì dal tetto volando in verticale, quasi fosse stato sparato. Era Nadia! La ragazza si alzò fino a cento metri di altezza, fermandosi poi a mezz’aria, e osservando dall’alto i mostri. Marpen e Ofilot lanciarono nuovamente le asce e la tela, che però si infransero contro uno scudo telecinetico che teneva le loroarmi ad una decina di metri di distanza dalla ragazza. Forx si alzò di scatto mettendosi dritto sul suo corpo da serpente e si lanciò contro Nadia cominciando a menare uno dopo l’altro dei pugni micidiali. Ma neanche questi colpi riuscirono ad avere la meglio contro la barriera. Poi Nadia sollevò le braccia, ed ecco che contemporaneamente anche i quattro mostri si sollevarono in aria senza essere toccati e cominciarono ad alzarsi sempre di più, “Vi piacerebbe farvi un bel voletto senza ritorno nello spazio, magari lanciati verso il sole?” domandò loro la ragazza. Dalla sua base segreta, Cerberus, seduto sul suo trono, e i due gemelli osservavano il tutto da un enorme monitor, “Incredibile! Ha sollevato quei mostri pesanti svariate tonnellate come se niente fosse!” disse Gog. “Le energie racchiuse in quel corpo sono eccezionali!” continuò MaGog. “Oh si, io ho dato il mio notevole contributo, ma è anche merito di Ogisa. Ah, se non fosse scappato dopo aver scoperto i miei piani. Il mio genio unito al suo, cosa avremmo fatto insieme!” diceva Cerberus “Ma non preoccupatevi, come vi ho già detto, quella ragazza non ha ancora raggiunto la piena maturità genetica, quindi…” Mentre Nadia continuava a sollevare sempre più in alto i mostri che invano si agitavano, all’improvviso sangue cominciò a colarle dal naso e dalle orecchie, e la vista le si appannò, “N.. no.. che mi… che mi succede?” mormorò la ragazza mentre sentiva le forze venirle meno, Cominciò a cadere, anche i mostri iniziarono a scendere.“…se si tira troppo la corda, alla fine si spezza!” “Il suo corpo non ha sostenuto lo sforzo necessario per compiere ciò che stava facendo!” commentò Gog, “Perché, come ha detto il nostro caro Cerberus, non è ancora pronto a sostenere tali sforzi. Ma non possiamo lasciarla morire” proseguì MaGog, “Tranquilli. Ci penseranno i mostri meccanici a salvarla e a portarla da noi”. I quattro mostri meccanici raggiunsero il suolo prima di Nadia, e subito Forx tirò fuori una impressionante lingua da rettile la cui punta biforcuta si avvolse intorno alla ragazza prendendola al volo e non appena ci fu il contatto, Nadia sentì il suo corpo irrigidirsi, mentre la sua pelle sembrava bruciare. “Aiut…o… sussurrò Nadia, mentre sveniva e il suo corpo assumeva un colorito verdastro, “Avete visto? Quello è il mortale veleno di Forx, inserito sia nei suoi denti che nella lingua. Un veleno creato apposta per neutralizzare definitivamente Nadia, una sostanza che blocca all’istante qualunque attività organica, tranne quella di cuore e polmoni. Ormai è nostra. Fate rientrare i mostri alla base” ordinò Cerberus pieno di malvagia gioia. I quattro mostri meccanici stavano per obbedire, quando una raffica di colpi sparati da vicino, li colpì alle spalle, I mostri si voltarono, e videro tre umanoidi antropomorfi, affiancati l’un l’altro, armati e pronti a sfidarli, Quello al centro era di colore viola, con un corno sulla fronte, L’umanoide a destra invece era di colore rosso e sembrava avere quattro occhi. Infine l’ultimo a sinistra era blu e aveva un occhio solo, erano armati con quelle che sembravano lanciamissili e fucili mitragliatori,Gli Evangelion della Nerv. “Arghhhh!” gridò Cerberus sbattendo il pugno sul bracciolo del suo trono con tanta forza che lo distrusse “Adesso ci si mettono pure quei dannati Evangelion?! Perché c’è sempre qualcuno che mi ostacola proprio quando ormai sono ad un passo dal traguardo?! Ordinate ai mostri di mettere al sicuro il loro bottino, e poi che maciullino quegli umanoidi schifosi!”, Gog e MaGog lo osservavano e sembravano divertiti dalle manifestazioni di rabbia del loro alleato, “Comunque, per facilitare il tutto… Forx!” I piloti degli Evangelion osservavano quelle strane creature che avevano davanti, “La signorina Ritsuko aveva ragione. Quelli non sono angeli” diceva Shinji, che impugnava due Pallet Gun. “Mi sembra ovvio, stupido! E poi gli angeli hanno sempre attaccato uno alla volta, mai in quattro” gli rispose Asuka, che aveva nella mano destra del suo Eva un lanciamissili, “Mi sembra che quella specie di gigantesco cobra, tenga una persona imprigionata con la sua lingua” notò Rei, anche lei armata con un Pallet Gun. Infatti Forx teneva ancora Nadia con la sua lingua, la ragazza era svenuta ma sembrava rigida come una statua, e la sua pelle era diventata quasi verde, Il mostro allungò la sua lingua di alcune centinaia di metri, e depose Nadia come se fosse un sacco, sul tetto di un palazzo ai confini della città, poi si abbassò come se volesse nascondersi tra i palazzi. Subito Marpen partì all’attacco con i suoi cingoli, travolgendo tutto e lanciandosi addosso agli Eva, che lo scansarono per un pelo, ma subito il mostro lanciò le asce che aveva al posto delle mani contro lo 01, colpendolo in pieno petto e lanciandolo all’indietro, Shinji si schiantò contro un palazzo. “Stai bene Shinji?” gli domandò Misato via radio. “Si, l’AT-Field ha assorbito l’impatto” rispose il ragazzo mettendosi in piedi, invece Asuka si muoveva molto agilmente, evitava gli attacchi di Ofilot che lanciava getti di ragnatela cosi grandi, che avvolgevano quasi completamente i palazzi che colpivano, “Non fai altro che sputare” gli disse sarcastica Asuka “ora fammi vedere se sei bravo anche ad ingoiare”. Rapidamente lo 02 saltò sopra Ofilot, e gli infilò nella bocca del viso che teneva sulla schiena la canna del suo lanciamissili. Premette il grilletto più volte di seguito, e lanciò i colpi direttamente nella bocca, che esplose fragorosamente insieme al resto del viso e al lanciamissili, “Ops, mi sa che ho esagerato” disse Asuka, mentre Ofilat cominciò ad agitarsi e fece cadere a terra lo 02, Rei invece affrontava Attun, che cominciò a far ruotare le lame che aveva intorno alle mani. Cercò di colpire lo 00 muovendo le mani avanti e dietro, Rei sparò con la sua arma, ma i proiettili non servivano a niente contro la corazza del mostro, che continuava ad avanzare e riuscì a distruggere il Pallet Gun di Rei. Il mostro menò altri colpi contro lo 00, che però lo sfioravano soltanto, e a tratti emettevano scintille, come se avessero urtato contro qualcosa di invisibile, “L’At-Field mi protegge” pensava Rei. La ragazza non si perse d’animo, afferrò direttamente le mani di Attun e cercò di farlo indietreggiare, impiegando al massimo la forza nelle gambe dell’Eva, sembrò riuscirci e lo lanciò contro un palazzo, Invece Shinji schivava i colpi di Marpen e contemporaneamente gli sparava contro con i suoi Pallet Gun,ma senza ottenere alcun risultato, finché il mostro non gli andò addosso con i suoi cingoli, sbattendolo al suolo e cominciando a striderci sopra. I due fucili dello 01 vennero sbriciolati, “Urgh! Vorrebbe schiacciarmi, ma l’ATField lo impedisce, per fortuna” pensava Shinji mentre poggiava le mani sulla parte inferiore di Marpen che ora gli stava sopra e facendo leva con le braccia riuscì a sollevarlo e lanciarlo via, anche se non di molto. Sul ponte di comando della Nerv, tutti assistevano alla battaglia. “Mi sembra che siano alla pari. Le armi degli Eva non sortiscono grandi effetti contro quelli strani mostri. Ma neanche loro riescono a fare qualcosa agli Eva protetti dagli AT-Field” diceva Ritsuko, “Si, ma quei mostri, molto probabilmente hanno la stessa origine di quello che ha di recente attaccato Tokyo. Cosa ci fanno qui?” si chiedeva Misato. Gendo e Fuyutsuki osservavano impassibili come loro solito dalla torre mobile, “Cosa ne pensi, Ikari” disse Fuyutsuki chinandosi fino all’orecchio di Gendo che stava seduto davanti a lui. “Quei mostri hanno un obiettivo ben preciso.” rispose l’uomo “E penso proprio sia quella persona che uno di loro aveva imprigionato con la lingua. Ma un momento… che fine ha fatto quel mostro? Quel gigantesco cobra”. In quel momento risuonò una spia luminosa sul ponte di comando, e contemporaneamente nei tre Eva si attivò il timer della riserva energetica. “Che succede?” dissero insieme i tre ragazzi, “Qualcosa ha reciso nello stesso momento tutti e tre gli Umbilical Cable!” gridò Aoba. “Agli Eva restano quattro minuti e quarantacinque secondi di autonomia!” avvertì Maya, “Ma chi può essere stato?” si domandò Ritsuko, Come risposta qualcosa sembrò alzarsi dai palazzi, un figura invisibile di cui si intravedevano solo i bordi, Ma poi ridiventò completamente visibile, rivelandosi come Forx, che sorrideva, in modo sinistro. “Ecco dove era finito! Quel mostro ha anche capacità camaleontiche, che gli permettono di rendersi quasi invisibile” disse Gendo. “Avete visto?” domandò pieno di se Cerberus ai due gemelli “Gli Eva sono armi micidiali, anche se i loro stupidi piloti riescono a sfruttare solo una piccola parte del loro potenziale. Comunque sono sempre degli ossi duri per via dell’AT-Field. Il loro unico punto debole è il cavo di alimentazione. Cosi ho mandato Forx a reciderlo, mentre gli altri tre distraevano gli Eva in modo che non se ne accorgessero”. “Complimenti” dissero insieme Gog e MaGog, “Ora che facciamo?” domandò Shinji alle sue compagne, mentre il periodo di autonomia si esauriva inesorabilmente e i mostri meccanici si tenevano a distanza. A quel punto, non erano costretti a combattere per forza, potevano benissimo aspettare che scadessero i cinque minuti della riserva degli Eva, limitandosi a schivare eventuali attacchi, “Bastardi! Non avete ancora vinto!” esclamò Asuka, che di corsa si diresse verso uno degli alloggiamenti situati dentro i palazzi, e che custodivano Umbilical Cable. Ma non appena lo vide, Forx scattò in avanti e come una piovra con i tentacoli, avvolse i tre Eva col suo lunghissimo corpo, cominciando a stringere. Anche se l’AT-Field impediva al mostruoso serpente di stritolarli, gli Eva erano comunque bloccati, mentre Marpen e Ofilat distruggevano o rendevano impraticabili tutti gli alloggiamenti con i cavi energetici di emergenza. Il sistema difensivo di Neo-Tokyo 3 intervenne di nuovo, cominciando a lanciare raffiche di missili e proiettili esplosivi contro i mostri, ma Attun cominciò a distruggere come niente tutte le rampe con le sua mani circondate di spade, Ai piloti giunse via radio la voce di Misato: “Ragazzi, ritiratevi immediatamente. Vi rimangono appena due minuti di autonomia. Se l’energia termina, e voi siete ancora li, senza l’At-Field a proteggervi, quei mostri vi faranno a pezzi in un istante”. “Ritirarsi?! Scusi se glielo dico, signorina Misato, ma è più facile dirlo che farlo” le rispose Shinji che muoveva avanti e indietro le leve per l’induction mode senza risultato, “Questa specie di serpente ha una stretta micidiale” continuò Rei, “Piantatela di lamentarvi. Mi è venuta un idea per liberarci: espandete al massimo l’AT-Field dei vostri Eva, io farò altrettanto” ordinò Asuka, Shinji: “Come?... Ma certo!” I ragazzi si concentrarono, e i campi protettivi dei loro Eva cominciarono ad espandersi sempre di più, allentando la presa di Forx, che tentava di resistere, ma quando si rese conto che continuando in quel modo il suo corpo rischiava di lacerarsi, allora si ritirò, Velocemente gli Eva corsero verso una rampa di uscita che proprio in quel momento si stava aprendo su una strada e vi saltarono dentro. La rampa rapidamente si richiuse, mentre un ascensore riportava gli Eva nel Geo-Front, “Ritirarsi in quel modo, scappare con la coda fra le gambe! Che vergogna!” si lamentava Asuka, “Posso capire il tuo desiderio di rivincita, ma se restavamo lassù saremmo morti. E da morta, come potevi pensare di vendicarti?” le disse Shinji, “Per una volta hai detto una cosa giusta, stupi-Shinji. Ma quei mostri la sopra si sbagliano di grosso se pensano che è finita qui”. In quel momento, tutte le luci negli Entry Plug si spensero per il termine dell’energia, “Il rientro degli Eva è stato completato, maggiore” informò Hyuga. “Bene. Adesso però che facciamo? Non penso sia una buona idea lasciare quei mostri liberi di agire, ma riarmare gli Eva e rispedirli in superficie può essere pericoloso” diceva Misato. Ritsuko stava per risponderle, ma fu interrotta da Aoba: “Rilevato un oggetto volante non identificato in direzione nord. E’ apparso dal nulla e si dirige qui a grande velocità”, “Chi può essere? Un altro mostro?” Misato invece non pensò ad un altro mostro: “Che sia…”, I quattro mostri meccanici, dopo aver visto gli Evangelion ritirarsi nel sottosuolo, si diressero verso il tetto su cui avevano lasciato Nadia, La ragazza giaceva ancora svenuta, il suo corpo aveva sempre un colorito verde. Forx fece scattare in avanti la sua lingua per riafferrarla, Ma due oggetti scintillanti e velocissimi, simili a stelle ninja, sfrecciarono nell’aria e tagliarono la punta di quella lingua, facendone uscire un liquido verdastro, Poi si udì un rumore come di razzi, ed ecco che dal cielo arrivò Mazinga Z. Atterrò su un palazzo ponendosi proprio davanti ai mostri, Stavolta il misterioso robot aveva qualcosa agganciato al ventre, uno strano mezzo dotato sulla schiena di affilate ali color rosso chiaro, “Perfetto. Anche i Southern Cross Knife funzionano perfettamente. Proprio come il Jet Scrander. Avete sconfitto gli Eva, ma stavolta ve la vedrete con Mazinga Z, stupidi mostri” disse sicuro di sè Ken, il giovane pilota del Mazinga. “Mazinga Z è qui!” esclamò Misato. “Sembra proprio che dove vadano quei mostri, vada anche lui” disse Ritsuko. “Be, allora forse ci penserà lui a sconfiggere quei mostri”. “Aspettiamo e vediamo se è in grado di farcela” disse Gendo. “Ah, Mazinga Z. Chissà come, ma me lo aspettavo. Vedo che ti piacciono le entrate in scena alla ‘arrivano i nostri’, stavolta però non te la caverai. Sei da solo contro ben quattro dei miei mostri meccanici. Ti faranno a brandelli” disse Cerberus, Ofilat lanciò nuovamente la sua tela, per imprigionare i piedi di Mazinga, ma il robot spiccò il volo verso l’alto, e poi scese in picchiata contro di loro, Forx scattò verso l’alto muovendo a spirale il suo corpo e cercando di colpirlo, ma Ken abilmente schivò l’attacco facendo andare Mazinga Z a zig zag e con le sue ali affilate riuscì anche squarciare parte del corpo di Forx. Il giovane pilota si fermò a mezz’aria voltandosi verso il mostro, il cui corpo si agitava e faceva uscire dalla ferita un liquido simile a sangue. “E’ una posizione perfetta. KOUSHIRYOKU BEAM!” gridò Ken, lanciando nuovamente i suoi raggi ottici dentro la ferita, generando una grossa esplosione e tagliando in due parti Forx, Le parti del mostro si schiantarono al suolo, e cominciarono ad agitarsi come in preda all’agonia. Una delle due parti andò addosso proprio ad Attun e Ofilat “Meno uno!” esclamò soddisfatto Ken. Ma proprio allora due asce si attorcigliarono intorno alle ali di Mazinga e lo trascinarono giù sbattendolo al suolo, Era opera di Marpen, che sollevò Mazinga cominciando a sbatterlo in tutte le direzioni, e distruggendo interi palazzi, “Maledetto! SGANCIAMENTO!” gridò Ken tirando una piccola leva affianco al suo sedile. Il Jet Scrander si staccò dal ventre di Mazinga, che prontamente atterrò in piedi, Ken urlò: “MISSILE PUNCH!” ed ecco che il ventre del suo robot si aprì e ne uscì un missile bianco che colpì Marpen in pieno viso, nessun danno, ma diede a Ken il tempo sufficiente per saltare direttamente addosso al mostro meccanico, “BREAST FIRE!” . E di nuovo un raggio di colore rosso partì dalle antenne che Mazinga portava sul petto. Il raggio investì in pieno tutta la parte superiore di Marpen, e grazie alla vicinanza la sciolse subito, Ken saltò via giusto in tempo per non essere travolto dall’esplosione della parte inferiore del mostro meccanico. “Meno due! Guardate e imparate, Evangelion!” Quando improvvisamente Mazinga venne avvolto da un immenso corpo color verde, che subito cominciò a stringere bloccandolo in una morsa. “Ma che…” Ken si guardava stupito. Era ancora Forx, o meglio la parte del mostro che lui aveva amputato, si muoveva come se fosse dotata di una volontà propria, mentre l’altra parte, con la testa e le braccia, sogghignando in modo sinistro si avventava su di lui cominciando a tirargli fortissimi pugni direttamente sulle testa. Ken sentiva il frastuono prodotto da quei pugni giganteschi cosi vicino che quasi gli spaccava i timpani, Mazinga Z reagì: “RUST HURRICANE!” e facendo partire dalla griglia sul viso quella sorta di tornado, riuscì a far indietreggiare Forx, poi con i Koushiryoku Beam cominciò a fondere la seconda parte del mostro che lo imprigionava, e riuscì ad allentare la presa quanto bastava perché potesse liberarsi facendo leva con le braccia. “Uff… me la sono vista brutta. Meno male che il vetro del Pilder è fatto di un materiale quasi indistruttibile e che avevo la cintura attaccata. Altrimenti sarei già uno spezzatino. Ora…” Prima che potesse finire la frase, qualcosa di bianco si riversò sulla testa di Mazinga, ricoprendo interamente il veicolo dove stava il pilota, “Non vedo più niente!” esclamò Ken. Ofilat lo aveva colpito con una delle sua ragnatele, Mazinga cercò di liberarsene con le mani, ma Forx lo attaccò di nuovo prendendolo per le spalle e buttandolo a pancia sotto contro la strada. In questo modo, restando sempre dietro di lui e tenendolo adesso per le braccia, non doveva temere le armi di Mazinga, e lo teneva anche fermo, mentre Attun si avvicinava minaccioso alla testa di Mazinga facendo roteare come le pale di un elicottero le lame che aveva intorno alle mani, “Merda!” ringhiò Ken. Le lame erano vicinissime ormai a Mazinga, Ken già ne sentiva chiarissimo il rumore, quando ecco che una figura rossa si lanciò su Attun, prendendolo per le spalle e buttandolo con forza di lato. “Va bene, mostriciattoli, è arrivato il momento del secondo round!” gridò Asuka a bordo del suo Eva-02, e impugnando nelle mani una Sonic Graive e una Smash Fork, Intanto una piccola raffica di quelle che sembravano scariche elettriche, si abbatterono sul volto di Forx, facendolo indietreggiare. Anche Shinji era tornato sul campo di battaglia, aveva un fucile a positroni e una Sonic Graive, corse affianco a Mazinga Z e tentò di parlare col pilota di quel robot provando tutte le frequenze radio, “Pilota del Mazinga Z, stai bene?” Shinji si sentiva un po’ impacciato, ma del resto era la prima volta che a bordo di un Eva parlava con qualcuno che non faceva parte della Nerv. Inizialmente si sentirono solo scariche, poi arrivò un sommesso: “Si”. Shinji non capiva se quella voce cosi sommessa fosse dovuta al fatto che il misterioso pilota del Mazinga era restio a parlare con uno sconosciuto, oppure perché quello stesso pilota provava vergogna per essere stato aiutato. Ofilat tornò alla carica con la sua tela, ma stavolta la sua ragnatela interruppe la sua corsa contro uno scudo in metallo, pure Rei era tornata col suo Eva, e copriva Shinji con lo stesso scudo con cui lo aveva protetto durante lo scontro col 5° Angelo, ma stavolta aveva anche il suo Sniper Rifle, che le permise di sparare rapidamente due colpi in successione direttamente negli occhi della seconda faccia di Ofilat, accecandolo. Il mostro cominciò a sputare la sua tela in tutte le direzioni, ma Rei continuava a proteggersi col suo scudo e cercava di avvicinarsi, almeno finché non dovette lasciare lo scudo perché si era riempito a tal punto di ragnatela che questa colava sul terreno attaccandocisi e bloccandolo. Ma ora era abbastanza vicina per poter saltare sul dorso del mostro meccanico, estrarre il proprio Progresive Knife e con esso incidere la schiena del nemico e aprirla, Ofilat cominciò a muoversi in tutte le direzioni in modo alquanto agitato, tentava di scrollarsi chi era salito su di lui, ma Rei lasciò il Knife e si aggrappò con la mano libera ad uno dei lembi dello squarcio da lei aperto, e tra tutti quei meccanismi strani e il continuo fuoriuscire di liquidi simili a sangue, le sembrò di vedere una sfera bianca e pulsante circondata di cavi. “Potrebbe essere come per il nucleo degli angeli” pensò Rei, che scaricò tutti i colpi del suo fucile direttamente sulla sfera, distruggendola. Ofilat si bloccò, cominciò a tremare tutto, Rei intuì cosa stava succedendo, ma prima che potesse spostarsi il mostro meccanico esplose, e l’esplosione sollevò in aria lo 00 mandandolo contro alcuni palazzi. “Rei, tutto bene?” chiese Misato via radio, “Si, sono solo un po’ scossa” rispose Ayanami scuotendo la testa, “Bene allora. Sembrerebbe che stavolta gli Eva possano farcela contro quei mostri” diceva Misato a Ritsuko sul ponte di comando, “Pur non condividendo del tutto l’idea di ridare i cavi di alimentazione agli Eva e di rispedirgli in superficie, abbiamo seguito il tuo consiglio di usare le armi da taglio. E si è dimostrato un idea vincente” rispose Ritsuko “Ma se quei mostri torneranno qui, non dovremo più farci trovare impreparati. Penso sia arrivato il momento di fare qualcosa per l’alimentazione degli Evangelion”. “Quando la battaglia sarà finita, ordinate agli Eva di catturare Mazinga Z e di arrestarne il pilota” ordinò ad un tratto Gendo, “Come?” esclamarono insieme Misato e Ritsuko, “Si. Mazinga Z potrebbe risultare di ostacolo per la Nerv. Inoltre sono convinto che il suo pilota potrà darci informazioni preziose”. “Ma ci sta aiutando!” obbiettò Misato. “Questi sono i miei ordini” replicò impassibile Gendo. Asuka affrontava Attun, il loro scontro era un volteggiare di lame nell’aria, ma Asuka stavolta era in vantaggio, Le lame di Attun non riuscivano a penetrare l’AT-Field dell’Eva-02, mentre le armi della ragazza sarebbero riuscite sicuramente a perforare l’armatura del mostro meccanico, perché erano in grado di tagliare qualunque cosa. Ogni tanto Attun mirava al cavo di alimentazione, ma Asuka lo intuiva subito e prontamente indietreggiava, ad un certo punto Attun provò un affondo, Asuka girò su se stessa e riuscì ad andare alle spalle del mostro, e con un colpo netto della Smash Fork gli troncò la testa, che cadde a terra in un crepitio di scintille. “Beccati questo!” gridò trionfante Asuka, che piantò la Sonic Graive nel corpo del mostro attraverso il collo squarciato, Pochi secondi, e il mostro esplose e anche Asuka esplose in uno “Urrà!!!! Chi è la migliore, eh?” “Asuka, a dopo i festeggiamenti. È rimasto ancora un mostro” l’avvertì Misato via radio, Asuka si voltò pensando di dover affrontare un nuovo nemico, ma non era cosi,Lo 01 e Mazinga Z fronteggiavano le due parti di Forx, dopo che Shinji aveva finito di liberare, col Progresive Knife, la testa del Mazinga dalla ragnatela di Ofilat, “Che strano sistema di pilotaggio” aveva pensato Shinji quando vide il Pilder inserito sulla testa di Mazinga Z. Forx si lanciò all’attacco con la parte dotata di braccia, tese verso di loro, ma venne intercettato da Mazinga, il cui pilota gridò: “IRON CUTTERS!” e i pugni del robot nuovamente partirono in avanti, stavolta però delle lame apparvero ai loro fianchi e tranciarono le braccia del mostro, che continuò comunque l’attacco scattando in avanti con la testa. “Koushiryoku Beam!” urlò Ken, centrando in pieno il viso di Forx e iniziando a scioglierlo, Senza più riuscire a vedere, Forx si schiantò sul suolo davanti a Mazinga Z, che con il Breast Fire alla massima potenza lo sciolse,Shinji invece affrontava la seconda parte di Forx, che cercava di schiacciarlo muovendo come una mazza la parte terminale della coda, Lo 01 evitava questi colpi, poi facendosi coraggio prese la rincorsa, saltò verso l’alto, conficcò il Glaive nell’estremità superiore del nemico, e cominciò poi a scendere tenendo sempre la lama dentro il corpo del mostro meccanico, Cosi man mano che scendeva apriva uno squarcio dentro il quale sparava col fucile a positroni. Una rapida serie di esplosioni, e anche la seconda metà di Forx venne distrutta, Non appena toccò il suolo, Shinji tirò un grosso sospiro di sollievo: “Che battaglia. E’ stata più dura di quella combattute contro gli angeli”. “Shinji, Asuka, Rei” Misato si fece nuovamente sentire “Avete fatto un buon lavoro. Solo che….”,“Che cosa?” domandò incuriosito Shinji, “Dovete catturare Mazinga Z”. “Ehhhh!? Ma è assurdo! Quel robot sarà anche brutto e pure più basso di un Eva, ma ci ha aiutato!” esclamò Asuka, “Giusto. E poi per quale motivo dovremmo catturarlo?” continuò Shinji, “Mi dispiace, ma sono gli ordini del comandante Ikari”, “Non disturbatevi” si inserì all’improvviso una nuova voce. “Ma chi… il pilota di Mazinga Z! Avevo lasciato la radio dello 01 aperta a tutte le frequenze!” esclamò Shinji, La radio l’aveva effettivamente dimenticata, ma stranamente fu felice di averlo fatto. Ken non appena aveva sentito l’ordine agli Eva di catturarlo, richiamò il Jet Scrander, che giaceva sepolto sotto le macerie di un palazzo, e non appena lo vide alzarsi in volo e scendere in picchiata verso di lui, fece una rapida corsa e saltò verso l’alto.Il Jet Scrander si agganciò al ventre del Mazinga, i razzi andarono al massimo della loro potenza, e rapidamente Mazinga Z scomparve tra le nuvole. Nella sua base segreta, Cerberus aveva assistito in silenzio alla seconda sconfitta dei suoi mostri meccanici.“Cosa hai intenzione di fare adesso?” gli domandò Gog. Cerberus si alzò di scatto dal suo trono, e ringhiò: “Ho commesso un errore di valutazione, ma non lo ripeterò in seguito. Vedrete Evangelion e Mazinga Z, che fine fanno coloro che osano contrastarmi. Gog, MaGog! Iniziate immediatamente a studiare un modo per annullare l'AT-Field degli Eva. Voglio che mi troviate un arma sicura da applicare ai mostri meccanici in modo che possano distruggere gli Evangelion senza bisogno di troncare il loro cavo esterno. Inoltre ho deciso che sfrutteremo le tecniche segrete per la costruzione di un mostro meccanico di tipo Alpha!” “Sei sicuro che sia una buona idea?” replicò Gog. “Quei mostri modello Alpha sono potentissimi, ma anche molto difficili da controllare. Per questo siamo stati restii a usarli subito” continuò MaGog. “Io non temo niente. Ho in mente un piano ben preciso per sistemare sia gli Eva che Mazinga Z. Ma sono stanco di avere sorprese spiacevoli. Voglio che i nostri prossimi mostri siano invincibili, e il modello Alpha lo piloterò io stesso!”,Intanto Ken stava volando col Mazinga Z portandosi al di sopra delle nuvole. “Maledizione! Mi sono lasciato intrappolare da quei mostri meccanici troppo facilmente! E ho anche dovuto accettare l'aiuto degli Evangelion. Che vergogna, farmi aiutare da quei… cosi! Non sono neanche veri robot!" pensava il giovane pilota mentre stringeva la cloche del Mazinga cosi forte che sembrava quasi volerla rompere, “Ken, mi ricevi?" gli giunse una comunicazione via radio. “Si, signor Kabuto. Forte e chiaro”, “Hai agito bene in questa battaglia, ma a volte ti sei lasciato prendere troppo dall'entusiasmo. Ricorda, finché non hai sconfitto tutti i tuoi nemici, non puoi pensare di aver già vinto. Ora rientra alla base, le coordinate sono sempre le stesse”, “Si, ma le prometto che la prossima volta non mi lascerò intrappolare in quel modo. E non avrò neanche bisogno dell'aiuto degli Evangelion!", “Se ti comporti cosi, allora commetti un grande sbaglio” arrivò sempre via radio un'altra voce maschile. “Sempai Tetsuya, cosa vuole dire?" “Ricordati che una volta io la pensavo come te, credevo di poter sconfiggere da solo qualunque nemico, e di non aver bisogno dell'aiuto di nessuno. Il mio egocentrismo stava per condurci alla sconfitta, ma anche se a caro prezzo, ho imparato la lezione. Cerca di impararla anche tu”. “Va bene” rispose scocciato Ken “Ma… ore che ci penso, che fine ha fatto Boss? Non che potesse servirmi, ma sbraitava cosi tanto che voleva venire con me…”, All'improvviso via radio giunse un certo frastuono, un rumore che a Ken sembrò quello di…. Scope, “Cos'è questo rumore?" chiese il ragazzo. “Be… ecco vedi…” provò a dire Kabuto, che venne interrotto da uno strillare: “Kabuto! Tetsuya! Maledetti! Come avete osato legarmi e chiudermi dentro questo sgabuzzino?! Slegatemi subito che devo farvela pagare!!!" “Ah, ho capito” disse Ken scuotendo il capo. IL GIORNO DOPO I danni alle strutture di Neo-Tokyo 3 causati dal combattimento tra Evangelion, Mazinga Z e i mostri inviati da Cerberus, erano molto ingenti, almeno quattro quartieri erano andati interamente distrutti, e altri due erano danneggiati, I danni poi erano resi ancora più gravi dal fatto che l'arrivo di quei mostri meccanici era stato così improvviso che la Nerv non aveva fatto in tempo a far passare la città all'assetto da battaglia, e molti civili erano rimasti uccisi. Sia per motivi di sicurezza che per mancanza di alloggiamenti all'interno dell'area cittadina, si decise che il resto degli abitanti di Neo-Tokyo 3 sarebbe stato trasferito nelle città situate nei dintorni mediante l'ordine D-17. Il governo e l'esercito giapponese, quest'ultimo rappresentato da un certo Kitano, avevano collegato l'attacco portato a Neo-Tokyo 3 con quello avvenuto poco tempo prima a Tokyo, e insistevano perché fossero loro ad occuparsi della vicenda, ma Gendo fu irremovibile: “Quei mostri meccanici hanno attaccato la città mimetizzante il sistema d'intercettamento della Nerv causandogli gravissimi danni. E hanno anche rischiato di distruggere i nostri Evangelion. Oramai questa questione è di nostra competenza, della Nerv!" e grazie ai suoi appoggi nella Nazioni Unite e nello stesso governo giapponese, il comandante Ikari aveva avuto facilmente la partita vinta. Ora, mentre squadre di operai e di bulldozer cominciavano rapidamente a sgombrare le strade dalle macerie, Gendo e Fuyutsuki osservavano i lavori dallo schermo principale sul ponte di comando. “La situazione è veramente disastrosa. Il potenziale difensivo di Neo-Tokyo 3 è sceso del 45%. Se un angelo, o altri mostri meccanici dovessero attaccarci, ce la vedremmo veramente brutta” si lamentò Fuyutsuki. “Infatti. Ma in ogni caso non saremmo comunque mai del tutto indifesi. Gli Evangelion non sono affatto usciti male dalla battaglia contro quei mostri. Certo però che dovremo apportare loro delle modifiche, per impedire che in eventuali futuri scontri soccombino” rispose inflessibile Gendo. “Immagino che ti stia riferendo al problema dell'alimentazione esterna”. “Si, quello è senza dubbio il principale punto debole di un Eva. Per questo ho accolto la richiesta della dottoressa Akagi di risolverlo mediante l'inserimento negli Evangelion di un nuovo tipo di batteria autonoma e ricaricabile e provvederemo anche all'installazione di nuove armi e al rafforzamento di quelle già esistenti”. “Provvedimenti senza dubbio adeguati. Ma ricordati del motivo per cui inizialmente all'interno degli Eva abbiamo usato batterie della durata di appena 5 minuti”, “Non potrei mai dimenticarlo. Idioti dell'esercito o leccapiedi del governo, come quel Tokida, per tutto questo tempo non hanno fatto altro che deriderci perché, nonostante vantassimo una tecnologia sofisticatissima, abbiamo usato per gli Eva un cavo di alimentazione esterno e un sistema energetico interno dalla durata cosi ridotta. Però in fondo non possono certo immaginare che sono limitazioni dovute non ad una inferiorità tecnologica, ma al semplice fatto che noi abbiamo il costante bisogno di tenere sotto controllo gli Eva. E per questo stesso motivo, la corazza di un Eva funge anche da meccanismo costrittivo, e perché un Evangelion possa muoversi dev'esserci sempre l'Entry Plug inserito col pilota dentro”. “Misure necessarie per tenere sotto controllo delle divinità. Peccato che, anche se solo in condizioni particolari, queste divinità hanno dimostrato di potersene infischiare altamente di tali restrizioni” replicò con leggero sarcasmo Fuyutsuki, “Giusto, ma la nuova batteria che inseriremo ha una durata di tre ore soltanto, e può essere ricaricata solo dall'esterno. Perciò gli Eva saranno in grado di combattere a lungo senza doversi più preoccupare del cavo, ma non all'infinito. E nel caso dovessero impazzire, la loro follia non durerebbe a lungo”,“Ma pensa ai danni che potrebbero causare nell'attesa che la nuova autonomia si esaurisca”. “E tu pensa invece cosa succederebbe all'umanità e ai nostri progetti se quei mostri meccanici dovessero ritornare e riuscire a distruggere i nostri umanoidi. A volte il rischio vale la candela”, “Una buona risposta. E per quanto riguarda invece l'obiettivo di quei mostri?” “La misteriosa persona che quel mostro a forma di cobra aveva afferrato con la lingua e poi posato su un palazzo, è scomparsa. Ho mandato una squadra a perlustrare il tetto di quel palazzo, ma non hanno trovato niente, solo delle chiazze di vomito. Evidentemente, anche se quella persona è riuscita ad andarsene, non sta affatto bene. E qualcosa mi dice che si tratta della stessa persona al centro del misterioso esperimento di Ogisa”, “Davvero?" “Si. All'interno della capsula criogenica che il primo mostro meccanico aveva cercato di rubare a Tokyo, hanno trovato una tuta elastica e un casco con inserito un programma digitale di educazione globale. Chi stava in quella capsula poteva essere un maschio o una donna, ma i nostri servizi segreti hanno interrogato le persone che si trovavano all'interno della stazione al momento dell'attacco, e in particolare è stata molto interessante la testimonianza di una donna con la sua bambina. Hanno raccontato che una ragazza molto bella e con i capelli castani lunghi, le avrebbe aiutate, prima sollevando le macerie che le avevano travolte senza neanche toccarle, e poi avrebbe messo le sue mani sui loro corpi guarendoli all'istante”. “Be, mi sembra chiaro che questa misteriosa ragazza è anche la persona che stava dentro quella capsula criogenica, visto anche il tentativo dei mostri meccanici per catturarla. Ma perché sarebbe venuta proprio qui?" Gendo non disse nulla e cominciò a fissare Fuyutsuki inarcando un sopracciglio, Fuyutsuki rimase quasi senza fiato: “Vuoi dire…. Cioè, tu credi che….. Ogisa l'abbia mandata da me?!" “E perché non dovrebbe essere cosi? L'hai detto tu stesso che eravate ottimi amici, e la vostra amicizia è stata interrotta dal Second Impact, non da litigi o incomprensioni. Quindi è possibilissimo che Ogisa, nel caso gli succedesse qualcosa, abbia deciso di affidare a te il frutto del suo esperimento”. “Si, potrebbe essere. E poi, quei mostri hanno attaccato la stessa stazione della metropolitana che utilizzo per venire nel Geo-Front”. “Spero non te la prenderai se aumento la sorveglianza intorno al tuo appartamento, vero? E spero anche che questa ragazza la porterai qui, se mai verrà da te. Perché sono sicuro che è ancora in città. Ma farla cercare dai nostri uomini non servirebbe a molto, sappiamo solo che ha i capelli castani lunghi ed è bella. E solo a Neo-Tokyo 3 ci sono parecchie ragazze cosi, senza contare eventuali turiste”, Fuyutsuki non disse nulla, immerso nei suoi pensieri. “Immagino di poter interpretare il tuo silenzio come un 'si'. E infine, c'è il problema di Mazinga Z. Non lo voglio tra i piedi, è solo un residuato bellico”, “Però sembra che combatta contro gli stessi mostri meccanici che ora combatteremo anche noi” obbiettò il vice-comandante. “Non importa. Non è mia abitudine fare affidamento su degli sconosciuti. Già ieri abbiamo avuto una buona occasione per catturarlo, ma l'incompetenza di uno dei piloti ha fatto sfumare quell'opportunità. Una cosa che mi ha seccato molto”,Era sera, e nell'appartamento di Misato Katsuragi la maggior parte delle luci erano spente, tranne quella del soggiorno. Misato stava in cucina e sorseggiava una birra, mentre osservava delle foto, posate sul tavolo, che ritraevano i mostri meccanici recentemente apparsi in città, nel soggiorno, illuminato solo da uno schermo televisivo, c'erano Asuka, che stava leggendo un fumetto seduta su una poltrona, e Rei, che guardava la televisione, o meglio, fissava e basta lo schermo seduta su una sedia. La ragazza dai capelli azzurrini era un ospite inattesa, invitata da Misato nella speranza che, insieme ad Asuka, potesse consolare Shinji, che si era chiuso in camera sua, Shinji infatti, non appena tornati dalla base, era andato a chiudersi li dentro, senza dire una parola, ma il maggiore sapeva benissimo quale fosse il motivo del suo atteggiamento. Subito dopo la battaglia, Shinji era stato convocato dal comandante Ikari nel suo ufficio, e il ragazzo sperava che volesse nuovamente congratularsi con lui per il buon combattimento che aveva sostenuto. Questa era anche la speranza di Misato quando accompagnò Shinji fino all'ingresso dell'ufficio di Gendo, ma lei non poté entrare perché una guardia le mise un braccio davanti facendole intendere che il comandante voleva vedere solo Shinji. quindi fu costretta a restare indietro mentre il giovane pilota con ancora indosso la Plug Suit accedeva all'ufficio del comandante supremo. Certo la donna era conscia del fatto che Shinji non poteva continuare in quel modo, andare incontro a grandi sofferenze, rischiare spesso la vita, solo per ricevere delle lodi da quel bastardo che aveva per padre, Ma intanto Shinji non aveva altro modo per raggiungere la felicità, almeno per il momento, quindi bisognava accontentarsi. Però sarebbe arrivato il momento in cui Shinji avrebbe affrontato suo padre faccia a faccia, da uomo a uomo, Il colloquio era stato breve, si e no cinque minuti, ma quando Shinji era uscito dall'ufficio di Gendo, aveva lo sguardo basso e camminava con la schiena ancora più curvata del solito. Misato avrebbe voluto andargli incontro, ma ancora quella guardia le impediva di avanzare, nonostante si trattasse di percorrere un corridoio di appena sei metri, la donna osservava sgomenta il ragazzo che dava quasi l'impressione di trascinarsi mentre camminava, e quando finalmente era arrivato da lei, gli aveva preso le spalle e sollevato lo sguardo: negli occhi di Shinji c'era tristezza, dolore, la speranza frantumata che le cose sarebbero andate diversamente. “Shinji, cosa ti ha detto?!", “Niente!" rispose Shinji passandosi una mano sul naso “Assolutamente niente, Ora, mi porti a casa, per favore”. Il ragazzo era passato oltre, Misato furente aveva lanciato uno sguardo pieno di odio verso la porta dell'ufficio di Gendo, e l'unica cosa che l'aveva trattenuta dal fiondarsi li dentro per far saltare la testa a quel bastardo con un colpo di pistola, era stato il pensiero che se scatenava una sparatoria li, Shinji rischiava di restare coinvolto. Misato aveva raggiunto Shinji negli spogliatoi, era stato molto rapido a cambiarsi d'abito, quasi volesse restare in quel luogo il minor tempo possibile. Il maggiore era entrato mentre Shinji chiudeva il suo armadietto e gli era andato, vicino mettendosi dietro di lui: “Shinji, cosa ti ha detto? Avanti, dimmelo”, “Non mi ha detto niente” aveva risposto Shinji facendo per andarsene. Misato, infastidita dall'atteggiamento di Shinji, aveva sbattuto con forza il pugno contro un armadietto: “Maledizione Shinji! Io voglio aiutarti! Ma non posso farlo se continui ad escludermi!” Shinji era rimasto in silenzio, i secondi passavano, e Misato allora gli aveva dato le spalle, rendendosi conto dello sbaglio che aveva fatto: “Scusami… io… io adesso sono stata davvero una stupida! Arrabbiata per il fatto che tuo padre ti ha chiaramente ferito un'altra volta, su chi vado a sfogarmi? Proprio su di te. Perdonami” e si era avviata verso l'uscita dello spogliatoio. “Mi ha rimproverato” aveva detto ad un tratto Shinji, Misato si era fermata e girata: “Che cosa?", “Ha detto che per colpa mia non siamo riusciti a catturare Mazinga Z, perché avevo lasciato la radio attivata e il pilota di quel robot aveva cosi sentito l'ordine di catturarlo”. Misato lo aveva fissato in silenzio, “Ha detto che sono un incompetente… un distratto… un idiota…. e anche..”,Le mani di Shinji avevano cominciato a tremare dopo essersi chiuse a pugno, Misato aveva provato il desiderio di andare da lui per provare a consolarlo, ma era sobbalzata per lo spavento quando Shinji all'improvviso aveva cominciato a menare pugni contro l'armadietto, con una frequenza e una forza inusuali per un quattordicenne. “Bastardo! Bastardo! Io…. Io rischio la vita per lui, per farmi vedere da lui, per farmi apprezzare da lui, e cosa fa?! Per una semplice distrazione mi rimprovera, mi tratta come se fossi niente, tutto quello che ho fatto finora buttato al vento!?”. Misato era corsa dal ragazzo, bloccandogli le braccia e allontanandolo dall'armadietto che si era sporcato in alcuni punti di sangue. Ed erano le mani di Shinji a sanguinare, “Basta Shinji! Basta! Basta! Ferirti non migliorerà le cose!" “Non… non significo niente per lui… ne come figlio… ne come pilota. Su quest'ultima cosa…. C-ci speravo… farmi apprezzare da lui almeno come pilota di Eva, guadagnare almeno in questo modo le sue attenzioni” mentre parlava la rabbia lasciava spazio alle lacrime, cadde in ginocchio facendo cadere per terra anche Misato. “Mi disse che ero stato bravo, per la prima volta si complimentò con me, mi sentì cosi fiero…. Per lui ero diventato importante… o cosi credevo… e invece.. non riuscirò mai a significare qualcosa per lui… sono niente ai suoi occhi… niente… niente… io sono niente.” Misato lo aveva stretto forte: “Shhh… shhh… non dire queste cose, non dirle più Shinji. Tu significhi tanto per molte persone, e non solo come pilota di Eva”, Il maggiore accarezzando i capelli di Shinji, aveva comonciato a capire come si sentisse, per quanto le fosse possibile. La reazione di Shinji a molti poteva sembrare esagerata, essere rimproverati duramente per una distrazione può far storcere il naso, ma non scatenare un simile attacco isterico, Ma quello che era successo a Shinji, non era che la naturale conseguenza di una vita cosi giovane eppure già riempita di amarezza, solitudine, tristezza, perdite affettive, una vita che sosteneva se stessa con le lodi delle altre persone, e soprattutto con quelle di suo padre. Quell'unica frase che Gendo gli aveva detto dopo la battaglia contro il 10° Angelo, quel '“Sei stato bravo, Shinji!”, quell'unica frase era diventata il fondamento dell'esistenza del ragazzo, gli aveva fatto intravedere la possibilità di essere amato dalla persona che più di tutte voleva l'amasse: suo padre e invece il sentirsi rimproverato per un motivo per nulla grave, aveva fatto traboccare il vaso, dopo che ci si era illusi di poterlo ancora salvare. Quel rimprovero aveva ottenuto un effetto amplificato all'ennesima potenza dalla sofferenza latente in Shinji, Non solo Gendo non avrebbe mai trattato Shinji come un figlio, ma non lo avrebbe mai tenuto in grande considerazione neanche come pilota, visto che lo aveva aspramente rimproverato per una distrazione che non aveva avuto alcuna conseguenza veramente negativa. Durante il viaggio di ritorno verso il loro appartamento, Shinji, con alcuni cerotti sulle mani, era stato per tutto il tempo seduto sul sedile posteriore senza dire una parola, A volte guardava il pavimento della macchina, altre volte fuori dal finestrino. Asuka stava seduta davanti, ed era straordinariamente calma, a volte se ne usciva con qualche commento entusiasta sul modo con cui aveva combattuto contro i mostri meccanici, ma niente battutacce, soprattutto contro Shinji. Ormai si stava facendo sera, e Misato pensava che avrebbe risollevato il morale del ragazzo la vicinanza delle persone a cui teneva di più: lei, Asuka… e Rei. Per questo aveva deciso di fare un salto a casa di Rei per andarla a prendere, e ovviamente Asuka aveva avuto da ridire: “Che cosa!? Vuoi dire che stasera dovrei sorbirmi anche l'Allieva modello?! Non se ne parla!!”. “Guarda che anche Rei oggi è stata impegnata duramente nella battaglia contro quei mostri. Stare in compagnia potrebbe farla rilassare”. “E lei che ha bisogno di rilassarsi?!” domandò allibita Asuka, e questo non solo fece sospettare a Misato che Asuka non stuzzicava Shinji perché aveva capito che stava col morale a terra, ma anche che la rossa probabilmente non voleva Rei tra i piedi perché desiderava essere lei a tirare un po’ su Shinji. Comunque Misato ormai aveva deciso, e aveva mandato Asuka a chiamare Rei, tra le proteste della ragazza zittite con un categorico: “Vai!” del maggiore. Sbuffando Asuka si era avviata verso l'appartamento e dopo pochi minuti ne era scesa seguita da Rei, che le andava dietro con calma. Rei si era affacciata dal finestrino della macchina: “Buonasera, maggiore Katsuragi”, “Buonasera Rei, ti va di passare la serata a casa mia con Shinji e Asuka?", “Non ho altro da fare questa sera” aveva risposto impassibile la ragazza. Allora Misato aveva aperto lo sportello e alzato in avanti il sedile per farla sedere affianco a Shinji, sapendo che Asuka non avrebbe mai rinunciato al posto davanti e invece, prima ancora che Rei potesse fare un passo, era stata Asuka a fondarsi sul sedile posteriore, mettendosi vicino a Shinji che continuava a restare in silenzio, Misato aveva guardato sorpresa Asuka, “Embé Misato, cosa guardi? La First è un ospite, no? E all'ospite spetta sempre il posto davanti!” si era giustificata Asuka. Ora erano tutti e quattro a casa, Asuka e Misato indossavano le loro abituali mise casalinghe, pantaloncini corti e magliette alquanto attillate, ma l'idea di Misato non sembrava aver avuto molto successo, perché Shinji, come se le ragazze non ci fossero, era andato a chiudersi in camera sua, senza uscire neanche per la cena, preparata tramite cibi precotti, visto che Rei non sapeva cucinare, mentre Misato e Asuka ai fornelli… Meglio non rischiare. Finita la cena, si erano ritrovate senza nulla da fare, il loro obiettivo era consolare Shinji, ma sembrava proprio che per quella sera non sarebbe uscito dalla sua stanza, Il maggiore provò a chiamare Shinji andando da lui, ma il ragazzo non rispose, stava sdraiato sul letto, girato verso il lato opposto alla porta, e dormiva, o meglio fingeva di dormire e certo trascinarlo fuori di li non sarebbe servito. C'era un'atmosfera molto tesa nell'appartamento, alla fine Misato decise di cominciare a studiare nuove strategie contro altri eventuali attacchi da parte di quei mostri meccanici, ma più che altro era un modo per passare il tempo nella speranza che Shinji uscisse, Riuscì a resistere fino a mezzanotte, poi, anche per colpa della birra, decise di andare a dormire, ma siccome era troppo tardi per permettere a Rei di tornare a casa da sola, le aveva approntato un futon nella sua camera. “Spero non ti disturbi il russare” disse la donna a Rei abbozzando un sorriso e dando per scontato che Ayanami avrebbe passato la notte da loro e proprio per questo motivo prima era andata un momento a telefonare al servizio di sicurezza della Nerv per dirgli di non preoccuparsi per Rei, avrebbe dormito da lei. “Non si preoccupi, maggiore” rispose Rei, che guardava la televisione, ma senza interesse, non cambiava neanche canale per cercare qualcosa che l'interessasse. Sbadigliando Misato diede la buonanotte anche ad Asuka, ancora immersa nella lettura dei suoi fumetti, e che si stava creando una vera e propria cultura. “Ma non ti annoi a leggere solo fumetti?" le chiese Misato, “No, è un ottimo esercizio per me che devo ancora imparare tutti i kanji” rispose la ragazza senza distogliere lo sguardo dalle pagine. Misato si avviò verso la sua stanza, fermandosi un attimo davanti alla porta di Shinji, sembrò tentata di bussare, ma poi lasciò perdere, Ora erano rimaste solo Asuka e Rei, ma la prima, dopo una decina di minuti, si addormentò pesantemente sulla poltrona, Rimasta sola, Rei attese alcuni minuti, poi si alzò, guardò Asuka addormentata, disattivò il volume della TV e si fermò come ad ascoltare il silenzio nella casa, Infine chiuse la televisione, e nonostante fosse calato un buio pesto nella casa, riuscì a trovare la porta d'ingresso senza problemi ed uscì, Ma prima che la porta si chiudesse alle sue spalle, si voltò in direzione della camera di Ikari, come se attendesse qualcosa, poi andò verso l'ascensore. Avrebbe anche potuto dormire a casa del maggiore Katsuragi, ma quello non era il silenzio a cui era abituata. Lei voleva un altro tipo di silenzio, un silenzio dalla durata temporanea che comunque anticipava il silenzio del luogo da lei desiderato, Il silenzio del Nulla. In quei momenti la ragazza voleva solo estraniarsi da tutto e da tutti, l'avevano fatta venire in quella casa perché speravano che consolasse Ikari, però lei aveva come sentito che in quel momento il Third Children non poteva essere consolato da alcuno, si era chiuso in se stesso ancora di più, schiacciato dal dolore, dalla tristezza, dalla solitudine… Sentimenti che anche lei cominciava a conoscere, ma riusciva a far tacere pensando a quel nulla che desiderava cosi tanto, Inoltre il maggiore non voleva che lei tornasse a casa perché riteneva pericoloso che una ragazza andasse in giro la notte da sola (e il tragitto era anche abbastanza lungo), ma Rei non si preoccupava affatto di correre eventuali rischi. La considerazione che aveva per la sua vita era talmente scarsa, che anche le battaglie contro gli Angeli le sosteneva non per il bene dell'umanità o per mettersi in mostra, ma solo perché il comandante Ikari le aveva ordinato di distruggere gli Angeli, quelli strani esseri dall'origine divina, Ma se fosse dipeso solo da lei, non si sarebbe curata del fatto di poter morire in battaglia. E non si preoccupava neanche della possibilità di provocare dolore, con la sua morte, a coloro che sembravano tenere a lei , “Se anche dovessi morire, ci sarà sempre chi mi sostituirà”, Rei camminava per le strade deserte, giusto ogni tanto qualche gatto la spiava furtivo dai vicoli che affiancavano la strada principale, Ormai mancava meno di un isolato per il condominio dove abitava, ma proprio mentre passava affianco ad un vicolo, qualcuno uscì dall'ombra e le cadde addosso. Sulle prime Rei pensò che fosse qualcuno che voleva aggredirla, e non se ne preoccupò più di tanto, Le venne in mente di scappare, ma giusto perché una sua eventuale morte sarebbe stata un intoppo per il comandante Ikari. Non ce ne fu bisogno però, perché il presunto aggressore subito stramazzò al suolo con un tonfo sordo, come se non riuscisse a reggersi in piedi. Rei incuriosita si girò e fissò quella persona, illuminata dalla luce di un lampione: una ragazza più grande di lei, con i capelli lunghi e castani, stava riversa su un fianco e aveva uno strano colorito, con un che di verdastro. Un po’ di bava le colava da un angolo della bocca, e sembrava avere anche il corpo leggermente rattrappito, Rei si inginocchiò con calma guardando quella ragazza, i cui occhi erano ben vivi, chiedevano aiuto e insieme la esploravano. Senza dire una parola, passati alcuni minuti, Rei prese per le braccia quella misteriosa ragazza e senza eccessivo sforzo cominciò a trascinarla verso il suo appartamento. Nella sua base segreta, Cerberus, in piedi e con in mano un bicchiere a calice pieno di vino rosso come sangue, osservava in silenzio il suo sinistro acquario, D'un tratto entrarono Gog e MaGog. “Allora, Cerberus, sei alle prese con le tue meditazioni notturne?" domandò con sarcasmo Gog, “Certamente allenare la mente è un ottimo sport” proseguì con altrettanto sarcasmo MaGog. “I miei pensieri sono soltanto miei” rispose brusco Cerberus “Piuttosto, come va l'interrogatorio del ragazzo che abbiamo catturato?" Gog: “I nostri uomini stanno facendo un buon lavoro, gli stanno infliggendo la giusta dose di dolore senza tuttavia arrivare al punto di ucciderlo”. MaGog: “Peccato però che tutto quello che il ragazzo conosce, noi lo sappiamo già”, Insieme: “E' inutile tenerlo. Tanto vale ucciderlo!" “No” si oppose Cerberus “può esserci ancora utile. Da quello che ho visto grazie alle microtelecamere inserite nei nostri uomini che hanno attaccato Nadia alla stazione, mi sembra di capire che quella ragazza tiene molto ad Akito. Inoltre, sembra che abbia anche estrapolato dalle loro menti l'ubicazione della nostra base, ma per adesso non c'è bisogno di preoccuparsi. Ci vorranno alcuni giorni perché cessi l'effetto del veleno di Forx, fino ad allora Nadia sarà vulnerabile come un neonato”. “Sarebbe una buona occasione per catturarla allora” disse Gog. “Ora che non può usare i suoi incredibili poteri” continuò MaGog. “Si, ma non sappiamo dove è finita. Sicuramente è ancora a Neo-Tokyo 3, ma in quale punto lo ignoriamo. L'unica cosa che possiamo fare, per adesso, è sorvegliare la casa di quel Fuyutsuki”. Gog: “Come facciamo a sapere che non è stata catturata dalla Nerv?" MaGog: “Oppure che non abbia già raggiunto Fuyutsuki?" “Non può averlo fatto. Perché le nostre spie mi hanno informato che anche la Nerv ha aumentato la sorveglianza intorno all'appartamento del vicecomandante. Questo vuol dire che, dopo aver visionato la battaglia, hanno fatto due più due, e hanno non solo capito che la ragazza catturata da Forx era anche dentro la capsula che Ruger 80 ha cercato di rubare a Tokyo, ma devono anche aver scoperto che stava cercando di contattare proprio Fuyutsuki, vista la sua amicizia con Ogisa”. Gog: “Sguinzagliare i nostri uomini per tutta Neo-Tokyo 3 può essere un pericolo. Metteremmo in allarme la Nerv. E non sarebbe neanche saggio mandare altri mostri meccanici, adesso. Ci sono gli Evangelion e sicuramente interverrebbe di nuovo anche Mazinga Z ”. MaGog: “E non possiamo neanche aspettare che Nadia venga da noi, perché in quel caso si sarebbe completamente ripresa e potrebbe benissimo scoperchiare la montagna che ricopre la nostra base, fra le altre cose”. Cerberus fece un ghigno malvagio: “Mi è venuta un idea, noi faremo si che Nadia venga da noi prima che riacquisti il suo pieno potere!" “E come pensi di fare?" gli domandarono insieme i due gemelli. “Eh eh eh eh! E' arrivato il momento di rendere utile ai nostri scopi Akito Sagisu. E come prosegue la costruzione di quei nuovi mostri meccanici attrezzati per distruggere l'AT-Field?" Gog: “I quattro progetti sono già avviati. Abbiamo visionato attentamente i filmati di tutte le battaglie sostenute finora dagli Evangelion contro gli Angeli, e osservando gli scontri contro il 5° e il 10° Angelo, credo proprio che abbiamo trovato ciò che cercavamo. Fra circa tre giorni saranno pronti”. MaGog: “Mentre per il mostro modello Alpha attendiamo che tu ci comunichi le tue modifiche personali”.“Perfetto! Ora lasciatemi solo!” Gog e MaGog si guardarono e uscirono dalla stanza.Rimasto solo, Cerberus si avvolse nel suo mantello: “Prenderò Nadia e contemporaneamente mi libererò di Mazinga Z e degli Evangelion! Stavolta nessuno mi fermerà! Nessuno!”. Shinji si alzò dal letto stiracchiandosi e cominciando a massaggiarsi la schiena.Si sentiva le ossa a pezzi, probabilmente perché aveva dormito in una posizione alquanto scomoda. L'altra sera era andato a dormire prestissimo, o almeno, aveva tentato di dormire, ma per una buona oretta non aveva fatto altro che piangere in silenzio, e lo provavano alcune macchie umide sul cuscino, e si era anche sentito prendere da un enorme rabbia, rabbia mescolata al dolore emotivo, un cocktail temibile. Forte era stata la tentazione di prendere gli oggetti contenuti nella sua stanza e mandarli per aria, mettendosi a gridare, ma era riuscito a controllarsi, la patina di assoluta calma e passività con la quale si era rivestito, avevano impedito a tutta quella rabbia di uscire, quel guscio, che lui benediva in quanto lo teneva lontano da tutto e da tutti, impedendo che venisse ferito. Però nello stesso tempo lui odiava quel guscio, perché gli uomini non sono fatti per stare soli, però quella protezione, proprio perché lo teneva isolato, era anche fonte di dolore, di amarezza, di solitudine. Ora la sofferenza procuratagli da suo padre era stata assimilata, non eliminata, andando ad aggiungersi ai già numerosi dolori che permeavano il suo animo, però prima, negli spogliatoi, era successa una strana cosa: per la prima volta, il guscio aveva ceduto, anche se solo per pochissimo. Per la prima volta aveva liberato tutta la rabbia, la frustrazione che aveva accumulato, e, anche se si era trattata di una reazione violenta, si era sentito finalmente… vivo, Però lui temeva una cosa del genere: se si liberava del guscio, chi l'avrebbe protetto dai dolori dell'anima? e poi, c'era la possibilità che ogni rottura del muro che aveva alzato intorno al suo cuore, coincidesse con un'altra reazione violenta. Ma un comportamento cosi feroce, non avrebbe finito col condurlo all'autodistruzione? ora che era ormai sicuro che lui neanche come pilota avrebbe mai significato qualcosa per suo padre, cosa lo tratteneva li? Non aveva forse detto una volta che lui pilotava l'Eva solo per sentirsi lodare da Gendo? Si guardò i cerotti che aveva sulle mani: negli spogliatoi, chissà cosa avrebbe fatto ancora, se non fosse intervenuta la signorina Misato a fermarlo. Già, la signorina Misato, Era stata cosi gentile con lui, aveva cercato di aiutarlo, cercando di coinvolgere anche Asuka e Ayanami, e le due non si erano certo tirate indietro. Ma lui come aveva ricompensato i loro tentativi? Non degnandole neanche di uno sguardo, rinchiudendosi nella sua stanza, fuggendo nuovamente. “Bah, ormai è inutile pensarci. Ciò che è fatto, è fatto!" sbottò mentalmente, consapevole di sbagliare e incapace di rimediare a ciò. Guardò l'orologio sul suo comodino: erano solo le 4 e mezza del mattino. Era decisamente andato a letto troppo presto, “E adesso che faccio? Sonno non ne ho più, ed è troppo presto per fare qualsiasi cosa. La signorina Misato, Ayanami e Asuka ormai saranno addormentate da un pezzo. Mah, forse riuscirò a rilassarmi guardando un po’ di televisione”, Uscì dalla sua stanza e camminò a tentoni lungo la parete del corridoio, cercando di ricordare dove fosse l'interruttore della luce. Dopo alcuni tentativi di tastare il muro risultati vani (e dopo essere anche andato a sbattere con la gamba contro uno sgabello), finalmente raggiunse il soggiorno, trovò l'interruttore e lo premette. Ma non appena la luce si accese, sentì dei mugugni come di fastidio dietro di lui, si voltò e vide Asuka che dormiva sprofondata su una poltrona, e si agitava leggermente disturbata dalla luce, “Ops!” esclamò Shinji, che prontamente spense la luce. “Accidenti! Asuka che dorme nel soggiorno? E come può essere? Lei di solito vuole dormire su letti veri e propri, è già tanto se accetta i futon, ma una poltrona proprio no”. Poi a Shinji venne il sospetto che la ragazza fosse rimasta li fino all'ultimo nella speranza che lui si facesse vedere, e questo pensiero lo intristì ancora di più, facendogli maledire maggiormente il suo guscio, che nel tenere lontani tutti, distanziava anche coloro che volevano aiutarlo. “Se sei rimasta lì fino a tardi per me, devo cercare almeno in parte di ringraziarti”, Per potersi muovere al buio senza disturbare il sonno della ragazza, Shinji accese la luce in cucina, illuminando cosi leggermente parte del corridoio e del soggiorno, e andò nella sua camera, tirando fuori da un cassetto una coperta e un cuscino. “Almeno cosi starà più comoda” pensava tornando nel soggiorno, Sapeva che la cosa migliore sarebbe stata in realtà portare Asuka nella sua stanza, dalla quale lo aveva sfrattato non appena venne ad abitare con loro. Ma per fare questo avrebbe dovuto prenderla in braccio e quindi lo trattenne il timore che Asuka, svegliandosi all'improvviso e ritrovandosi tra le braccia di lui in corridoio, lo aggredisse dicendogli cose tipo: “Aaaahhhhh! Maniaco! Pervertito! Volevi portarmi nella tua camera per approfittare di me mentre dormivo, vero? Prendi questo, e quest'altro!”, Sorridendo nervosamente, si avvicinò a lei sulla poltrona e le mise la coperta sopra. Poi, per farla stare ancora meglio, decise di stenderle anche le gambe mettendole sopra una sedia, Nel toccare le gambe nude della ragazza, si sentì percorso come da un brivido, Asuka aveva una pelle incredibilmente liscia e morbida, e quasi come se fosse un qualcosa di puro che temeva di contaminare col suo tocco, Shinji ritrasse le mani, “Ma che sto facendo? Mi imbarazzo solo perché ho toccato la gamba di una ragazza? So di essere solo un bambino, ma qui sto sfiorando il ridicolo”, Con calma le sollevò una alla volta le gambe prendendole per le caviglie e le posizionò sopra la sedia. Poi, con grandissima delicatezza, le spostò la testa mettendole dietro un cuscino e poi rimettendole il capo nella posizione originaria, Si fermò a scrutare quel viso addormentato, quei lineamenti cosi belli e perfetti, “Quando Asuka dorme, è davvero bellissima. Certo, nessuno immaginerebbe che dietro tanta bellezza si nasconde un terribile caratteraccio, ma a me Asuka piace sia cosi che da sveglia. È davvero una ragazza unica. Ehi, ho detto che mi piace? Che strano, mai usata prima questa parola per una ragazza. Ne ho viste tante carine, ma nessuna è mai riuscita a farmi anche solo pensare: 'Mi piace'. Però è certo che Asuka mi fa uno strano effetto, anche quella sera, quando piombò nel mio letto, io tentai di baciarla. Non avevo mai tentato di baciare una ragazza prima di allora, e neanche adesso so cosa mi spinse a farlo. O meglio, penso di saperlo. Solo che per me è una cosa cosi… insolita”. Shinji cominciò ad alzarsi, ed ecco che senza preavviso Asuka alzò le braccia, e avvinghiandole intorno al collo del ragazzo, si portò la testa di Shinji al petto, Shinji, soffocando un grido di stupore, divenne rosso a tal punto da far sembrare che fosse quello il suo colorito naturale, mentre Asuka faceva muovere le braccia sul collo e sulla schiena del ragazzo, Shinji si sforzò di guardare in faccia Asuka: la ragazza aveva ancora gli occhi chiusi, stava dormendo, però nel sonno sorrideva felicemente. “Oh cavolo, mi sa che sta sognando il signor Kaji! Ma se si sveglia adesso, e mi trova in questa posizione, è sicuro che stavolta mi fa volare fuori dalla finestra! Devo svincolarmi”, Con la massima attenzione, Shinji cercò di spostare le braccia di Asuka, ci riuscì e corse come un lampo nella sua camere, dimenticandosi anche la luce in cucina accesa. Il giovane Ikari si mise seduto sul letto a gambe incrociate, aveva il respiro affannoso come se avesse corso per chissà quanto tempo, mentre la sua faccia riprendeva un colore normale, Però si sentì qualcosa di duro in mezzo alle gambe, e allora per la seconda volta soffocò un grido: ”Si… si è dilatato un'altra volta! Che vergogna!” Intanto nel soggiorno, Asuka, dopo essersi calmata, mormorava: “… Shinji…” 5° CAPITOLO Misato, destata dal suono della sua sveglia, si alzò dal letto ancora mezza addormentata, con un occhio chiuso e l'altro aperto, Si stiracchiò le gambe e le braccia e poi sbadigliò, uno di quelli sbadigli che le tramutavano la bocca in una sorta di voragine, Se fosse dipeso da lei, avrebbe dormito per almeno altre tre ore, ma siccome aveva il turno del mattino alla Nerv, allora doveva alzarsi per forza massimo alle sette e mezza, per poi essere alla base entro le otto in punto. Si guardò attorno, e vide affianco al suo, un altro futon, vuoto, “Che strano… perché c'è un altro futon in camera mia?" pensò sonnecchiante, Poi si ricordò: “Già, è vero. Stanotte Rei ha dormito qui. Ma il futon è intatto. Avrà dormito in soggiorno”, Misato uscì dalla sua stanza e andò in bagno. Poi si diresse verso la cucina, e passò affianco alla camera di Shinji, che aveva la porta aperta, Il maggiore guardò furtiva nella stanza, non c'era nessuno, le coperte del letto erano smosse, ma non sembravano essere state alzate. “Mmm… Shinji deve aver dormito vestito. Però se è uscito dalla stanza, allora è un buon segno… spero”, Nonostante il sonno, Misato rammentava benissimo cosa fosse successo al ragazzo il giorno precedente, e un sottile velo di tristezza apparve sul suo viso, “Ma adesso dove sarà Shinji?" Misato trovò Shinji in cucina mentre preparava la colazione con indosso un grembiule, “Buongiorno Shinji” esordì Misato sorridendo, e sperando che il ragazzo rispondesse nello stesso modo, “Buongiorno a lei, signorina Misato” rispose Shinji girandosi e sorridendo anche lui, Misato si rallegrò: “Mi sembra in buona forma stamattina. Meglio cosi”. Passarono alcuni minuti, con Shinji che preparava un brodo per Misato e del the per lui e Asuka, che stava ancora dormendo, mentre Misato aveva messo mano alla sua ennesima birra, poi il maggiore e il ragazzo si guardarono in giro con occhi perplessi.Chiesero l'uno all'altra: “Dov'è Rei?"Silenzio. Quando riprovarono a parlare dopo alcuni secondi di imbarazzato mutismo, ridissero la stessa cosa: “Come sarebbe a dire 'Dov'è Rei?'”Di nuovo silenzio. Asuka si stava lentamente svegliando sulla poltrona, ma nel muoversi sentì le sue ossa scricchiolare, “Ahhh… la mia schiena! Ma chi me la fatto fare di dormire su questa cavolo di poltrona?" si lamentò la ragazza massaggiandosi la schiena, Quando provò ad alzarsi, vide cadere dalla poltrona una coperta e un cuscin e le sue gambe erano posate su una sedia. ma era certa di non essere stata lei a mettersi in quella posizione la sera prima e di non aver preso nessun cuscino o coperta. “E questi da dove spuntano?" si chiese alzandosi dalla sedia e chinandosi per raccoglierli, Sicuramente glieli avevano messi addosso dopo che si era addormentata, ma chi poteva essere stato? Non Misato, perché era andata a dormire prima di lei, e siccome la sua tutrice ha il sonno istantaneo e pesante come macigni, era impossibile che si fosse alzata nella notte e neanche l'Allieva Modello, figurarsi. Quella non fa niente se prima non glielo ordinano. Restava una sola possibilità, “Possibile che sia stato…” Ma i suoi pensieri furono interrotti dal grido di Shinji e Misato: “REIIIIIIIIII!" Quel grido improvviso la fece sobbalzare, mentre dalla cucina piombarono in soggiorno i due urlatori, che si guardarono attorno e poi cominciarono a controllare in tutte le stanze, “Maledizione, non è in soggiorno come pensavo io!" esclamò Misato mentre guardava in bagno, “E non è neanche con la signorina Misato, come credevo io!" disse Shinji che controllava nella camera di Asuka, Rovistarono da cima a fondo l'appartamento, con movimenti tanto veloci che Asuka faticava a seguirli con lo sguardo, e poi si ritrovarono nuovamente nel soggiorno, “Qui la spiegazione è una sola: Rei se ne andata senza dire niente. Accidenti a lei! Dopo che avevo avvertito il servizio di sicurezza di non preoccuparsi se non la vedevano tornare a casa perché avrebbe dormito qui! Se dovesse succederle qualcosa… il comandante Ikari vorrebbe la mia testa su un piatto d'argento!" si disperò Misato mettendosi le mani tra i capelli. “Un momento, riflettiamo. Se è uscita, e considerando il fatto che oltre al suo appartamento non ha altri luoghi dove andare, proviamo a chiamarla li” propose Shinji, “Non ha telefono in quella casa. Useremo il cellulare” disse Misato dirigendosi verso il telefono. In mezzo al soggiorno era rimasta Asuka, che tutta crucciata osservava i suoi coinquilini, “Shinji, dov'è l'agenda con i numeri?" domandò Misato che non ricordava il numero di Rei probabilmente a causa della tensione. “E' nel secondo cassetto in basso…” provò a spiegare Shinji che stava dietro di Asuka, ma mentre cominciava a camminare anche lui verso il telefono, inciampò in una delle gambe della poltrona, cadde a terra mettendo le braccia in avanti e senza volerlo afferrò il pantaloncino di Asuka abbassandolo e lasciando vedere il sedere della ragazza coperto da una mutandina bianca, Asuka abbassò lo sguardo su se stessa, e prima divenne rossa come i suoi capelli, poi si voltò verso Shinji fissandolo con sguardo demoniaco. “Tu…. Tu… Tu… Tu……!!!" “Ma… ma non… non l'ho fatto… apposta…” provò a giustificarsi Shinji con una voce che sembrava quasi uno squittio, mentre anche lui arrossiva per l'imbarazzo, Stupido!!!!" gridò Asuka menandogli un destro micidiale, poi gli saltò addosso cominciando a strozzarlo, “Baaaah!" esclamò Misato scuotendo il capo davanti a quello spettacolo e trovando finalmente l'agenda con il numero del cellulare di Rei, Rapidamente compose il numero, e nell'attesa che qualcuno rispondesse, si mordeva il labbro inferiore battendo un piede a ritmo frenetico sul pavimento. “Ti prego, rispondi rispondi rispondi rispondi!”,Dopo alcuni squilli, finalmente dall'altra parte della cornetta giunse un inespressivo: “Pronto”, Misato tirò un fortissimo sospiro di sollievo: “Rei, grazie al cielo! Dove ti trovi?" “Sono nel mio appartamento” rispose Ayanami. “Si può sapere cosa ti è saltato in mente?! Te ne sei andata senza dirmi niente, dopo avermi fatto credere che avresti dormito da noi! Ma ti rendi conto che se ti fosse successo qualcosa, il comandante Ikari se la sarebbe presa con me? E comunque, stai bene? Vuoi che ti venga a prendere?" “Veramente maggiore, io non ho mai detto che avrei dormito da voi. Se lei, a causa dei miei silenzi, ha capito cosi, mi dispiace. Le assicuro che la prossima volta dirò esattamente quali sono le mie intenzioni”, Rei parlava con voce assolutamente atona, non c'erano sarcasmo o rimprovero nelle sue parole.Misato provò ad obiettare ma lasciò perdere. “Comunque, vorrei che mi facesse un piacere. Evidentemente ieri, quando sono tornata a casa, devo aver preso freddo e ora ho un principio di febbre. Quindi, se le è possibile, dica ad Ikari e poi al comandante supremo e alla dottoressa Akagi che per qualche giorno resterò ferma a casa mia per riposarmi”. Misato rimase sorpresa, ma non dal fatto che la ragazza avesse la febbre, perché anche se da quando la conosceva non l'aveva mai vista malata, Rei era comunque una persona di carne e ossa,però era la prima volta che Rei avanzava una richiesta personale, Il maggiore spesso era spesso portato a credere che Rei avrebbe adempiuto il suo dovere sempre, in qualunque condizione fisica si trovasse, Aveva ancora davanti agli occhi quella ragazza stesa su una barella, ansimante, bendata, debole, che nonostante tutto tentava di obbedire al comandante Ikari e di salire sull'Eva-01 per combattere contro il 3° Angelo, nel giorno in cui Shinji arrivò per la prima volta a Neo-Tokyo 3, Una cosa che rattristava Misato: “Rei, perché ti comporti come un automa?" Perciò in quel momento, la sorpresa fu sostituita da una certa contentezza: finalmente Rei cominciava ad avere cura di se stessa. “Sei sicura? Vuoi che ti venga a trovare oppure che ti mandi un medico?" chiese ancora Misato, “Stia tranquilla, maggiore Katsuragi. Un po’ di febbre non ha mai ucciso nessuno. E dica al comandante Ikari di non preoccuparsi, in caso di eventuali attacchi verrò sicuramente alla base”. “Mmm… va bene Rei, farò quello che mi hai chiesto. Riguardati, mi raccomando, Se riusciremo a trovare il tempo, o io o Shinji potremmo venire a trovarti. Però mi raccomando, che non succeda mai più quello che è successo stanotte”.“Glielo prometto”.Riattaccarono entrambe. Misato si voltò e vide un infuriata Asuka che aveva bloccato un disperato Shinji con una mossa da catch, “Adesso basta, voi due!" ordinò autoritaria Misato, che spiegò loro cosa le aveva detto Rei. “Accidenti, spero che Ayanami non abbia niente di grave” disse Shinji mentre si rialzava insieme ad Asuka. Ma lui, a differenza della rossa, era tutto dolorante, “Ma cosa vuoi che abbia quella li!" esclamò Asuka ”Sprizza salute da tutti i pori, anche se è pallida come un cadavere!" “Su, preparatevi per andare alla base. Dato che la città è stata evacuata, la scuola è temporaneamente chiusa. Ma non credo che chiudervi dentro casa sia la soluzione migliore. Verrete con me, cosi potrete osservare i lavori di potenziamento degli Evangelion e prepararvi ad altri eventuali scontri con quei mostri meccanici”, Rei rimase per qualche secondo col cellulare in mano, in cucina, poi andò nella stanza dove teneva il letto e sul letto si agitava e contorceva una ragazza con lunghi capelli castani, preda di spasmi muscolari, sudatissima e che sembrava avere anche una febbre altissima. Qualche volta gli spasmi erano cosi violenti che la facevano piegare in due, e quando questo accadeva, la ragazza vomitava sul pavimento un liquido verdastro, Rei fissava impassibile quelle chiazze di vomito che sporcavano il pavimento del suo appartamento, non aveva messo bacinelle per evitarlo perché non aveva alcuna cura della sua casa. In realtà una bacinella c'era, vicino al letto, ma era già piena d'acqua e c'era anche un panno, Rei si piegò sulle ginocchia affianco alla ragazza sul suo letto, prese il panno e glielo passò sulla fronte per asciugarle il sudore. All'interno della base della Nerv, Asuka e Shinji stavano mangiando qualcosa nel self service e nonostante non ci fosse stata scuola indossavano le divise scolastiche, avevano passato le precedenti sei ore facendo prima gli ennesimi test di sincronia, che ormai li avevano lungamente annoiati, e poi si erano recati a visionare i lavori di ristrutturazione dei loro Evangelion, in vista di altri attacchi da parte di quei mostri meccanici. Una visita guidata dal maggiore Katsuragi, che i ragazzi avevano trovato abbastanza interessante: era stata inserita un nuovo tipo di batteria al posto della precedente, posizionata all'interno della corazza dell'umanoide, che aumentava di molto il periodo di autonomia portandolo a due ore, ed era decisamente meno vulnerabile del cavo, Per quanto riguardava invece le armi, oltre al potenziamento delle armi da fuoco, erano state inserite nelle lame simili a spade negli avambracci e che spuntavano dai gomiti. Quelle lame sfruttavano lo stesso tipo di funzionamento del Progresive Kinfe, ma erano ancora più affilate e molto più spesse di tutte le altre armi bianche degli Eva, quindi più resistenti, Inoltre si stavano modificando anche i supporti verticali montati sulle braccia, in modo che ospitassero un nuovo tipo di arma da fuoco che ancor prima dell'attacco dei mostri meccanici, si era già deciso di inserire negli Eva, Tuttavia la dottoressa Akagi non volle dilungarsi in ulteriori spiegazioni, Ma in quel momento i due ragazzi non avevano voglia di parlare di questo, perché le loro menti erano prese da tutt'altro genere di pensieri. Mentre mangiavano il contenuto dei loro piatti in totale silenzio, si sentivano appena soltanto i rumori delle loro posate, ogni tanto si lanciavano l'un l'altra delle occhiate nervose, Prima di allora c'erano stati Misato, i test di sincronia, le osservazioni sulle modifiche agli Eva che li avevano distratti, però adesso erano entrambi agitati nel trovarsi da soli insieme, Shinji ricordava cosa era successo quella notte, quando lui, anche se senza volerlo, si era ritrovato addosso alla ragazza dai capelli rossi,Si sentiva peggio rispetto a quella volta in cui aveva cercato di baciarla la notte prima dello scontro contro il 7° Angelo, perché in quell'occasione nonostante il suo tentativo, alla fine si era fermato senza neanche sfiorarla. Invece adesso non solo era finito praticamente col viso nel seno di lei, ma quando Asuka gli aveva messo nel sonno le braccia intorno al collo e aveva passato le sue mani sulla schiena di lui, in Shinji era stata fortissima la tentazione di rispondere al suo abbraccio, di accarezzarle i capelli, di posare finalmente le sue labbra su quelle di Asuka, colei che per la prima volta era riuscita a fargli pensare“mi piace”, ma alla fine fuggiva tali tentazioni, fino a quel momento la ragazza non aveva fatto altro che prendersi gioco di lui, e cosi avrebbe continuato a fare, ne era sicuro. “Io non riuscirò mai a farle capire ciò che provo per lei, e lei non potrebbe mai provare qualcosa per uno come me”, Asuka mangiava senza troppa voglia, e ogni tanto si fermava a giocare col cibo usando una posata, era alquanto indispettita nei confronti di Shinji che sedeva affianco a lui per via del piccolo incidente successo in mattinata, “Sto porco!” pensava la ragazza “dice che è stato un incidente se mi ha abbassato il pantaloncino scoprendomi le mutandine! Dice che è inciampato! Ma chi crederebbe a simili panzane?! L'ha sicuramente fatto apposta! Maiale! Si meriterebbe un bel calcio nelle palle! ”. Eppure c'era qualcosa che non andava, perché se Asuka sembrava solo odiare Shinji, allora come mai aveva cominciato da diverso tempo a sognarselo la notte? Lo sognava spesso, e l'ultimo sogno poi le era sembrato molto più realistico del solito, quasi come se lo avesse veramente stretto tra le braccia, e non solo nella sua mente, Simili sogni erano fonte di imbarazzo per lei, nemmeno il signor Kaji era apparso cosi tante volte nei suoi sogni. Ma oltre che di imbarazzo, erano fonte anche di delusione, perché le facevano vedere ciò che non accadeva nella realtà: quell'idiota di Shinji non mostrava il minimo interesse verso di lei, non riusciva a vedere in Asuka niente di più di una coinquilina, o di una collega, visto che entrambi pilotavano l'Eva, o di un amica, nello scontro contro l'8° Angelo si era gettato nel magma per salvarla, un gesto che l'aveva fatta sperare, Ma perché poi non aveva fatto più niente per lei? La risposta poteva essere una sola: non provava niente per lei, per quanto Asuka cercasse di stuzzicarlo, anche con gli insulti. Neanche il preoccuparsi sinceramente per lui dopo quello che gli era successo nell'ufficio del comandante Ikari l'aveva smosso, Solo un amica, niente di più, era evidente, e la sua amicizia non le bastava. “Sembra proprio che Shinji mi amerà solo nei miei sogni. Dannazione! Shinji! Mi fai venire una rabbia incredibile! Perché non ti piaccio?”,Misato arrivò in quel momento nella sala mensa, e rimase subito colpita dal silenzio del locale e dal mutismo di Shinji e Asuka,“Mamma mia, che atmosfera allegra” mormorò il maggiore, che si avvicinò ai ragazzi chiamandoli per nome,Non appena la sentirono, Shinji sussultò sulla sedia, ad Asuka un boccone per poco non le andava di traverso,“Ma si può sapere perché siete cosi tesi? Non ditemi che siete in apprensione per via di quei mostri meccanici? Dopo tutte le battaglie contro gli angeli, oramai dovreste essere abituati a tensioni simili”. Piccola bugia, e Misato lo sapeva bene, non ci si abitua mai completamente a situazioni simili, Si può raggiungere un certo equilibrio di tolleranza, ma basta poco per infrangerlo, però voleva sapere cosa era successo a quei due per farli stare cosi zitti,“Non c'è nessun motivo particolare” disse Asuka infastidita “e solo che sono ancora arrabbiata perché stamattina questo idiota mi ha abbassato il pantaloncino per guardarmi le mutandine”. “Non è vero! E' stato un incidente! ” si difese Shinji. Misato capì subito che era una scusa: “Ma se tu ce l'avevi ancora con lui per quel incidente, in tutto questo tempo le tue grida si sarebbero sentite per tutta la base. Quando sei arrabbiata neanche con un bavaglio si riesce a zittirti. Invece silenzio assoluto. E' strano”. “Ma insomma” gridò Asuka alzandosi in piedi ”quale sarebbe il problema? Che abbiamo fatto un po’ troppo silenzio? Vuoi sentirci parlare? Ecco, dico ‘bla bla bla bla bla bla bla bla bla’!” la ragazza gesticolò nervosamente con le braccia “Ho detto qualcosa, contenta? Dici qualcosa anche tu, Shinji!” Shinji si sforzò di sorridere e mormorò: “Qualcosa”. Misato e Asuka lo guardarono, e quest'ultima gli diede un cazzotto sulla testa facendolo finire con la faccia nel piatto che aveva davanti a sè. “StupiShinji!” sbraitò Asuka andandosene con passo veloce. Shinji lentamente alzò il viso, e Misato cominciò a pulirglielo con un fazzoletto di carta, “Volevo diminuire la tensione con una battuta, per quanto vecchia. Ma è stata una idea idiota” si giustificò Shinji. “Già, è stato come versare benzina sul fuoco” gli rispose Misato “ma credo che un po’ sia stata anche colpa mia. Non dovevo insistere per sapere il motivo del vostro silenzio. Senti, io dovrò fermarmi alla base per tutto il pomeriggio e probabilmente anche per tutta la notte. Le modifiche agli Eva verranno ultimate entro domani, ma il comandante vuole che rivediamo tutte le nostre strategie di battaglia nel caso tornino quei mostri meccanici. Ma tu e Asuka potete tornare a casa”, “Va bene”, “Ho un idea. Siccome tu e Asuka avrete il pomeriggio libero, perché non andate a trovare un po’ Rei? Forse le farebbe piacere vedere delle facce amiche”. “Non credo che Asuka lo apprezzerebbe. Sarebbe come innescare casualmente una bomba atomica. Al massimo, potrei andarci io solo”, “Come vuoi tu. Nessuno ti obbliga”, Shinji e Asuka erano usciti dalla base e si erano separati. Mentre la ragazza si era messa a passeggiare lungo un marciapiede che dava su una fila di negozi, Shinji si era incamminato verso l'appartamento di Rei Ayanami, Aveva proposto ad Asuka di seguirlo, ma la rossa, non appena aveva sentito che si trattava di andare a trovare Ayanami, era esplosa in un fortissimo “Stupido!” e poi gli aveva anche lanciato contro una scarpa. “Che strano. Eppure quando avevo iniziato il discorso chiedendole se voleva venire con me, si era mostrata molto interessata. Si vede che proprio non le piaccio”, Camminando per le strade, deserte dopo l'evacuazione della città, illuminate dal rosso acceso del sole che tramontava, e infastidito dal rumore dei numerosi cantieri che senza un attimo di pausa sgombravano le macerie dei palazzi distrutti durante l'ultima battaglia, arrivò infine al quartiere di prefabbricati dove abitava Rei e qui ci fu come un cambiamento improvviso di atmosfera, il rumore dei cantieri sparì quasi per incanto, sostituito dal leggero e continuo frinire delle cicale. Arrivò infine davanti al palazzo dove abitava Ayanami, e cominciò a salire le scale, fino a giungere davanti alla porta dell'appartamento dove abitava la ragazza, “Non è la prima volta che vengo io, eppure ogni volta sento una strana atmosfera che mi da i brividi. Sembra quasi un luogo situato in un'altra dimensione”, Provò a suonare il campanello, ma era rotto, come sempre del resto, Allora provò a bussare: “Ayanami, sono io, Ikari. Sono venuto a vedere come stai”,dopo alcuni attimi di totale silenzio, Shinji udì dei passi provenire da dietro la porta. La porta si aprì leggermente e dallo spiraglio si affacciò Ayanami. “Salve Ikari” esordì freddamente Rei, “Uhm… ciao, Ayanami. Ecco, volevo sapere come stavi. Ops, te l'avevo già detto, scusami”, “La febbre è stabile tra 38 e 39. A volte mi gira un po’ la testa, vengo colta da leggeri tremori e mi viene in certi casi da rimettere”,Shinji rimase sorpreso non tanto da quelle parole, ma dal modo con cui le aveva pronunciate: Rei gli aveva descritto i suoi sintomi con una tale indifferenza e sinteticità che sembrava quasi non essere lei la malata, ma un infermiera che leggeva la cartella clinica di un paziente, però Rei sembrava stare bene, si reggeva in piedi senza problemi, l'unico elemento che poteva far pensare ad una malattia era un fazzoletto che la ragazza teneva in mano per un lembo, un fazzoletto in alcuni punti sporco di vomito, “Vuoi che ti dia una mano?" “Non c'è bisogno, grazie." “Ma sei sicura? Hai detto che ti girava la testa, e che ti veniva da rimettere. Forse è meglio se entro, oppure che ti fai ricoverare all'ospedale della Nerv. Li almeno saresti assistita 24 ore su 24”, “Se tu entri, c'è il rischio che ti ammali, Ikari. E un ricovero in ospedale è troppo per una semplice influenza, sarei solo d'intralcio. Non preoccuparti per me, non ho bisogno di essere assistita. C'è altro?”.Rei parlava con voce atona, sembrava quella di un robot. Shinji provò a dire qualcos'altro, ma sapeva di non avere altri argomenti. Poteva provare ad insistere perché Rei lo facesse entrare, ma a che pro? Rei sembrava effettivamente stare bene, e lui non poteva certo costringerla con la forza a farsi aiutare da lui, “No. Scusa se ti ho disturbato. Mi raccomando, attenta a non prendere freddo” le disse Shinji salutandola con un cenno della mano e allontanandosi,“E tu, Ikari, invece come stai?” domandò ad un tratto Rei. Shinji a quella domanda si fermò, Rei non si era dimenticata che il giorno prima Misato l'aveva invitata a casa loro perché risollevasse il morale del ragazzo. Ma quello era una argomento che Shinji non voleva più toccare, dopo che si era sforzato tanto per sotterrarlo, non voleva certo essere proprio lui a disseppellire quel dolore,cercò di essere il più sintetico possibile anche lui, e anche vago: “Ho soltanto ingoiato un altro boccone amaro” rispose Shinji voltandosi con un mezzo sorriso sul volto, “Capisco” concluse Rei chiudendo con calma la porta,Shinji riprese a camminare diretto verso casa. Quando Rei, da dietro la porta, udì i passi di Shinji che si allontanava,tornò dalla sua assistita, quella misteriosa ragazza dai lunghi capelli castani era ancora sdraiata sul letto, sembrava che finalmente avesse smesso di vomitare, ma era ancora molto sudata e con respiro affannoso, Rei ricominciò col fazzoletto a ripulire la sua inattesa ospite da un po’ di vomito che le era caduto sul vestito, la ragazza aveva gli occhi chiusi, ma quando sentì il fazzoletto di Rei che la toccava nuovamente, li aprì. Ora quegli occhi indicavano gratitudine verso Ayanami, che impassibile continuava la sua opera di ripulitura. 6° CAPITOLO Quella sera Asuka e Shinji erano soli a casa loro, Misato aveva telefonato per avvertirli che purtroppo non ce l'avrebbe fatta a tornare a casa, quindi loro due per la cena dovevano fare da soli e per fortuna Shinji lo aveva previsto, quindi, dopo la visita lampo ad Ayanami, era andato in un supermarket a comprare qualcosa di diverso dai soliti cibi precotti usati da Misato. Quando la cena fu in tavola, Asuka aveva appena finito di cambiarsi, e si presentò da Shinji col solito pantaloncino corto accompagnato da una maglietta rossa talmente corta e stretta che lasciava scoperto l'ombelico della ragazza e metteva ben in evidenza il seno, Shinji davanti a quella vista si sentì imbarazzato: “A-Asuka… ma perché sei vestita cosi?” “Cosa c'è di strano? Sono libera di vestirmi come mi pare, no?” rispose la ragazza sistemandosi i capelli con fare seducente. “Be, si, e solo che… no, niente. Mangiamo” disse Shinji accomodandosi al suo posto. “Ma perché dobbiamo mangiare proprio qui? Adesso che non c'è Misato non abbiamo bisogno di giocare a fare la famigliola. Andiamo a mangiare in soggiorno, magari davanti alla tv” propose Asuka. “Err… come vuoi tu” rispose Shinji guardando la ragazza in modo strano. Andò a prendere due vassoi, uno rosso e l'altro giallo, e ci mise sopra piatti, bicchieri e posate, mentre Asuka andava a sedersi sulla poltrona grande del soggiorno.poi Shinji portò i vassoi in soggiorno, diede il vassoio rosso ad Asuka che si era seduta al lato destro della poltrona lasciando libero il posto al centro e andò a sedersi per terra poco davanti alla poltrona, mettendo il suo vassoio su un tavolino. Cominciarono a mangiare senza dire una parola, mentre in televisione davano un vecchio film di fantascienza,Finita la cena, continuava il silenzio tra i due ragazzi, e non si riusciva a capire se era dovuto al fatto che non avevano argomenti di cui parlare, oppure si sentivano imbarazzati o ancora erano stati presi dalla visione del film, Alla fine Asuka sbuffò annoiata, mentre Shinji disse, commentando una scena del film: “Povero Anakin. Hanno ucciso sua madre”. “Shinji, mi porteresti il telecomando?" domandò Asuka. Shinji prese il telecomando e si voltò per porgerglielo, ma Asuka si allungò dalla poltrona e gli mise una gamba intorno al collo, facendo piegare il ragazzo sulla schiena e verso di lei, Shinji divenne rosso come un peperone, con la bocca quasi coperta dal polpaccio di Asuka, mentre la ragazza diceva: “Ti ho chiesto di portarmelo, non di porgermelo”. Shinji deglutì nervosamente, Asuka gli tolse la gamba da intorno al collo mentre lui si alzava da terra e gli portava il telecomando,ma quando ricevette il telecomando, Asuka si limitò a metterlo sul bracciolo della poltrona, senza toccare alcun tasto, mentre Shinji stava per tornare a sedersi sul pavimento,“Perché non ti metti qui affianco a me? Staresti sicuramente meglio” gli propose Asuka,Shinji deglutì nuovamente, e quasi come se quello di Asuka fosse stato un ordine, andò a sedersi sulla poltrona insieme a lei. Ricominciarono a guardare il film, ma Shinji si sentiva i battiti cardiaci aumentare sempre di più, quasi come se il cuore volesse saltargli fuori dal petto,I suoi occhi passavano di volta in volta da Asuka alla televisione. Asuka invece sembrava abbastanza rilassata, mise un braccio disteso dietro la poltrona, però pian piano cominciò ad alzarlo e ad avvicinare la sua mano alla spalla sinistra di Shinji. La mano di Asuka si muoveva con movimenti lenti e misurati, sembrava quasi un ragno che si avvicinava quatto quatto alla sua vittima. Quando il primo dito della mano di Asuka toccò la sua spalla, Shinji si sentì diventare sempre più nervoso, e il suo nervosismo aumentava man mano che le altre dita si aggiungevano alla prima,quando infine tutta la mano fu posata sulla spalla, il ragazzo fu sul punto di esplodere. “Basta!" esclamò quasi gridando, si alzò di scatto dalla poltrona e corse nella sua stanza,Asuka rimase sorpresa per quello scatto improvviso di Shinji, ma quando lo vide chiudersi nella propria camera, la sorpresa fu sostituita dalla rabbia. “Maledetto! Possibile che non provi assolutamente niente per me?! Io non ho altro modo per farti capire che ti amo, se te lo dicessi a parole penseresti ad uno scherzo. E quando decido di sfruttare l'unica arma in mio possesso per far si che anche tu ti innamori di me, ovvero il mio corpo, cosa fai? Vai a chiuderti in camera tua, come se ti facessi schifo! Bastardo! Maledetto Shinji Ikari!” pensò Asuka che presa dalla rabbia afferrò il telecomando e lo lanciò contro il pavimento, Shinji, in camera sua, si teneva una mano sul petto, come se volesse tenere il cuore fermo dentro il petto. “A… accidenti, Asuka stavolta si è davvero scatenata con le sue provocazioni. Si diverte a vedermi in difficoltà, a vedere le mie reazioni esagerate, da stupido impedito. E purtroppo non me la sento di replicarle che non è vero che sono uno stupido, perché in realtà lo sono eccome. La tentazione di rispondere ai suoi ammiccamenti è quasi soffocante, ma non posso farlo! Non posso dare libero sfogo ad un amore non ricambiato, sarebbe un suicidio emotivo”. Shinji si buttò sul letto mettendo la testa sotto il cuscino. “Devo cercare di dormire, devo dormire… devo fuggire. Mi maledico per questa mia unica maniera di agire, ma non conosco altri modi per proteggermi!” Rei, piegata leggermente sulle ginocchia, accudiva la sua inattesa ospite sempre immobilizzata sul letto, e le porgeva un bicchiere d'acqua sollevandole lievemente il capo e facendola bere a piccoli sorsi. Anche prima aveva provato a farla bere, le sembrava disidratata, ma la misteriosa ragazza aveva bevuto troppo in fretta col solo risultato di rimettere l'acqua, Rei si alzò per andare a posare il bicchiere in cucina, poi sarebbe andata in bagno per preparare un'altra pezza e una bacinella, “Co… come ti chiami….?” Quella domanda pronunciata da una voce molto flebile fece fermare Rei che si voltò verso il letto, La ragazza che accudiva la fissava dopo aver girato con grande fatica la testa, la gola quasi contratta da continue deglutizioni, il volto coperto di sudore.“Come… ti chia… mi?" ripeté. “Rei. Rei Ayanami” rispose impassibile la First Children. “Io…. Io sono…. Nadia… O-Ogisa…” Rei riprese quello che stava facendo prima, andò in cucina a posare il bicchiere d'acqua e poi andò in bagno per la bacinella, tornò da Nadia, usò la nuova pezza per asciugarle il sudore, poi le sistemò la lenzuola del letto perché fosse ben coperta, “Cerca di dormire. Presumo che entro domani la febbre ti sarà passata quasi del tutto”. Nadia annuì e chiuse gli occhi,dopo qualche minuto Rei smise di asciugarle il sudore e rimase ferma a guardarla per diverso tempo,poi chiuse la luce e si sdraiò sul pavimento, un pavimento freddo, ma non le importava. Rimase ad ascoltare il silenzio, un silenzio diverso dal solito, perché disturbato dal respiro a volte difficile di Nadia. Ma non le dava fastidio. “Un fantasma di carne e ossa” mormorò Rei prima di chiudere gli occhi e di addormentarsi. IL GIORNO DOPO Shinji si svegliò dopo un sonno alquanto contrastato, e si accorse che per la seconda volta aveva dormito con i vestiti, Affacciando la testa da sotto il cuscino, guardò la sveglia: erano solo le sette, ma lui in quei giorni non aveva scuola, perciò poteva anche dormire un altro po’. Provò a girarsi sul letto stendendo le braccia, ed ecco che il suo braccio sinistro toccò qualcosa affianco a lui,qualcosa di morbido e caldo come… come un corpo umano!Shinji trasalì, deglutì nervosamente, e lentamente si girò. Affianco al ragazzo, sotto le coperte, c'era Asuka che dormiva con un espressione serena e che sembrava indossare soltanto una canottiera nera. Shinji soffocò un grido mettendosi una mano davanti alla bocca, per l'ennesima volta rosso come un peperone, si alzò lentamente dal letto, uscì dalla stanza senza fare il minimo rumore e corse in bagno a sciacquarsi la faccia con acqua freddissima, “Mio Dio, ha proprio deciso di distruggermi!” pensava Shinji, Passata una mezz'ora, Asuka si svegliò, si strofinò gli occhi con le mani e vide che Shinji non c'era più. Delusa, si mise a sedere sul letto sbuffando sconsolata: “Ho fallito un'altra volta!”,Shinji stava preparando la colazione con dei toast, ed era alquanto nervoso, temeva che Asuka si facesse nuovamente avanti con le sue provocazioni e per questo motivo, quando Asuka arrivò in cucina lui trasalì leggermente. Ma la ragazza stavolta non sembrava essere ancora in vena di provocazioni, indossava un pantalone jeans con cintura e una maglietta rossa a maniche corte. Si sedette al suo posto, e guardò pigramente il pavimento con un braccio poggiato sul tavolo e mettendosi una mano sotto il mento, Shinji si era fermato a guardarla, finché Asuka non lo fissò a sua volta e gli disse: “Shinji….”“S-si? ”“Il toast” indicò lei con un dito e senza scomporsi. Shinji si girò e vide che i toast, dentro il tostapane, si stavano bruciando e già emettevano un leggero filo di fumo. “Oh no! ” esclamò Shinji prendendoli subito dal tostapane e cominciando poi con un coltello a togliere le parti bruciate, “Ecco qui. Sono un po’ bruciati ma ancora commestibili” disse Shinji servendo i toast su un piatto insieme a due bicchieri pieni di succo di frutta, Asuka, senza dire una parola, prese entrambi i toast con tutte e due le mani e cominciò a mangiarli in contemporanea, un boccone alla volta ciascuno,“Ehm… Asuka” provò a obiettare Shinji, allibito e con una gocciolina di sudore che gli scendeva lungo la fronte “l'altro toast veramente era mio”. Ma Asuka non lo ascoltò, divorò i due toast senza dire una parola, allora Shinji decise di bere il suo succo di frutta, ma Asuka, che aveva appena finito i toast, afferrò rapida come un fulmine i due bicchieri e bevve il loro contenuto, anche stavolta una sorsata alla volta per ciascun bicchiere,Shinji rimase con la bocca aperta a metà per lo stupore, mentre la gocciolina di sudore diventò un gocciolone.“A…. Asuka… la mia… la mia cola….” Finito di bere, Asuka si alzò con tutta calma e se ne andò dalla cucina, lasciando Shinji inebetito, “Mio Dio” pensava Shinji ”è veramente peggiorata! Non solo si diverte a mettermi in imbarazzo con le sue pose sexy, adesso vuole anche farmi morire di fame!” Asuka invece, tornata in camera sua, sbatté n pugno contro la parete: “StupiShinji! Ti meritavi una punizione per quello che mi hai fatto! Ma cosa devo fare per vedere il mio amore contraccambiato? Vestirmi da sadomaso e legarti al letto?!” , Shinji andò nella sua stanza, sapeva che anche se la scuola era stata chiusa, loro dovevano comunque uscire la mattina presto per recarsi alla base, per fare nuovi test e sperimentare gli Eva nelle loro nuove versioni. Cercò di non pensare al comportamento di Asuka: “Mah, forse in questo periodo si sente particolarmente aggressiva e vuole sfogarsi in qualche modo. Provare a replicare non servirebbe a molto, sia perché ha ragione nel considerarmi un idiota, sia perché potrei ottenere anche l'effetto opposto a quello che voglio. Asuka potrebbe aumentare la dose delle sue prese in giro. In questi casi, la cosa migliore è ignorare”. Poi cominciò a guardare il suo vestiario: perché doveva continuare ad indossare la divisa scolastica anche adesso che non c'era scuola? Lui nel suo armadio aveva altri abiti, anche se sicuramente coperti dalla polvere. Provare a cambiare poteva essere una buona idea e cosi Shinji per quella mattina indossò un paio di pantaloncini, una maglietta a righe bianche-rosse e una camicia jeans. Quando uscì dalla stanza, si incrociò con Asuka e si irrigidì, Asuka lo squadrò da capo a piedi, poi andò verso la porta d'ingresso. E quando fu vicina alla porta, un mezzo sorriso si disegnò sul suo volto: “Che abbia deciso di vestirsi diversamente per me? Allora forse la mia strategia sta funzionando. Dovrò provarci ancora, dopo”.I due ragazzi lasciarono una sardina a Pen Pen, che ancora dormiva nel suo appartamento-frigorifero, indossarono scarpe da ginnastica ed uscirono. Rei si svegliò dopo aver dormito sul pavimento, senza essere disturbata dai muscoli doloranti o dai vestiti sporchi di polvere, dopo li avrebbe lavati, anche se in realtà non ne sentiva il bisogno,però sapeva che almeno un minimo di riguardo verso la sua persona doveva averlo, più che altro perché eventuali suoi problemi sarebbero stati ostacoli per l'operato della Nerv. Si girò verso il letto, per controllare le condizioni di quella misteriosa ragazza di nome Nadia che le era letteralmente piombata addosso l'altra notte. Stava ancora dormendo sul letto, e sembrava non essersi mossa affatto. Rei allora andò in cucina per bere un po’ d'acqua e controllare anche il contenuto del minuscolo frigorifero che teneva quasi in disparte in un angolo. Vi trovò solo qualche pezzo di pane, che aveva messo li dentro per farlo conservare più a lungo,ma avrebbe dovuto farselo bastare, se usciva per comprare qualcosa, sarebbe stata vista dagli uomini del servizio di sicurezza, e questo rischiava di far scoprire la sua ospite. Tornò nella stanza dov'era il letto, Ma il letto era vuoto con leggera perplessità, Rei cominciò ad ascoltare nuovamente il silenzio del suo appartamento, Rumori provenivano dal bagno, acqua che scorreva, e poi da li uscì fuori Nadia, ancora molto pallida, per stare in piedi doveva reggersi al muro, “Cosa stai facendo?" chiese Rei. “Do… dovevo andare in bagno. Ma visto che dormivi non volevo disturbarti” rispose Nadia, che avanzò verso il letto e fu sul punto di crollare, ma Rei prontamente l'afferrò e la fece sdraiare, Le toccò la fronte: “La febbre ti è passata, ma sei ancora molto debole, non devi alzarti”. “Scusami” rispose Nadia abbozzando un sorriso. Nella stanza risuonò lo squillare di un cellulare, Rei andò a prenderlo e rispose: “È lei comandante Ikari? Cosa le serve? I test per le verifiche degli Eva? Mi scusi, ma oggi ancora non me la sento di uscire di casa. Ma credo che entro domani ce la farò a venire. No, non ho bisogno di dottori, la febbre ormai mi è passata. È solo che voglio stare attenta ad eventuali colpi d'aria. Non si preoccupi, non ho problemi. Arrivederci” e chiuse la comunicazione. “Chi era?" domandò Nadia.“Il mio creatore” rispose atona Rei. Gendo rimase con la cornetta del telefono ancora in mano, mentre la comunicazione cessava.“Rei non verrà neanche oggi?" domandò Fuyutsuki al suo fianco, “Sembra di no. E dalla sua voce non mi sembra neanche che stia male. E' davvero strano. Sono quasi tentato di pensare che mi stia nascondendo qualcosa”.Mise a posto il telefono e parlò col suo vice: “Le ricerche hanno dato ancora esiti negativi, vero?"“Si” rispose Fuyutsuki “sia gli appostamenti vicino a casa mia che le ricerche effettuate in città finora sono risultati inutili. Quella misteriosa ragazza sembra sia scomparsa”. I pensieri di Gendo si fermarono per un attimo, collegandosi alla strana sensazione che aveva sentito prima parlando con Ayanami: possibile che Rei stesse nascondendo…“No, non può essere. Io conosco Rei alla perfezione, non potrebbe mai mentirmi. E poi, perché dovrebbe aiutare una sconosciuta? ”pensò. “Senza abbandonare le ricerche in città, concentriamoci nelle zone circostanti Neo-Tokyo 3” ordinò impassibile Gendo, Asuka e Shinji uscirono in quel momento dalle Entry Plug dopo aver terminato le esercitazioni a bordo degli Evangelion con le nuove armi, era dalla prima mattinata che eseguivano test su test, e avevano fatto solo una breve pausa per il pranzo. “Niente male quelle nuove armi, non trovi?" domandò Asuka al ragazzo. “Si, niente male” rispose lui, che sembrava avere la testa tra le nuvole. “E adesso cos'hai?”“Non ho niente” “Non pensare di darmela a bere. In faccia tieni scritto: “Ho un problema a caratteri cubitali. Cosa c'è?” Shinji rimase a guardarla per un po’, poi se ne andò via di corsa. “Ehi Shinji, ma dove corri?”gli gridò da dietro Asuka, senza ottenere risposta, Asuka rimase esterrefatta: “Ma perché ora ha reagito cosi? Gli ho solo chiesto cosa aveva. Se non voleva rivelarmelo, bastava che me lo dicesse. Che forse non mi ritenga all'altezza di ascoltarlo? Pensa che i suoi problemi interiori sono sprecati con me? Che sono solo una bambina capricciosa e irascibile e per questo non potrei mai capirlo? Se pensa questo, allora che vada al diavolo!”. Però non se la sentiva di mandarlo al diavolo, era al contrario addolorata che Shinji non riuscisse a vedere in lei una confidente. E per fermare il dolore, aveva un solo modo: arrabbiarsi, dare spazio all'ira perché scacciasse il dolore, Si avviò verso l'uscita della base, finiti i test potevano anche andarsene, e ora Asuka voleva cercare in città qualche posto in cui potersi sfogare. Si era dimenticata della nuova posa sexy che aveva appena pensato per lui. Shinji, con un leggero fiatone, si era fermato e appoggiato dietro una parete a pensare: “Accidenti Asuka. A volte ho davvero voglia di mandarti al diavolo. Perché vorrei confidarmi con te, vorrei quasi gridarti che mi piaci, mi piaci moltissimo, ma se lo facessi tu rideresti di me, e quelle che finora sono state solo punzecchiature maliziose, si trasformerebbero in frecce infuocate. Non potrei sopportarlo. Ma perché mi sono innamorato di te? Perché mi sono innamorato di una bellissima demone?” Shinji si staccò dalla parete, e cominciò a camminare, quando incrociò Misato.“Shinji” esordì la donna “dove stai andando? E dov'è Asuka?” “Pensavo di tornare a casa, anche se non ne ho molta voglia. E Asuka non so dove sia”.“C'è qualcosa che ti turba, vero? Vuoi parlarmene?”“Non so se ci riuscirò”, “Proviamo” concluse la donna mettendogli un braccio intorno alle spalle e conducendolo in uno dei bar panoramici situati sugli edifici-cielo del Geo-Front. Si sedettero intorno ad un tavolo, Misato con in mano una tazza di caffè, e Shinji con una lattina di aranciata, “Allora, qual è il problema, Shinji”. “Non per offenderla, signorina Misato, ma io… io preferirei non parlare di Asuka”.“Perché?”, “Temo di non essere ancora in grado di affrontare un simile argomento… Non saprei trovare le parole… non saprei spiegarlo. A volte trovo difficile spiegarlo anche a me stesso… si insomma…” “Ho capito, ho capito” rispose Misato sorseggiando il caffè “e non preoccuparti. Ne parleremo quando ti sentirai pronto”,Shinji trasse un sospiro di sollievo. “Comunque mi sembra che ci sia altro, oltre ai tuoi problemi con Asuka”. “Si, ecco vede, dopo quello che è successo nell'ufficio di mio padre io… Io temo di non avere più un valido motivo per salire sull'Eva-01”. “Cosa?!” Misato sgranò gli occhi “ma sei sicuro di quello che dici?” “Temo di si. Me ne sono accorto quando prima sono salito sullo 01 per effettuare i test sulle nuove armi. L'essere sull'Eva non riusciva a coinvolgermi in alcun modo, niente tensione, niente emozioni, solo un senso di estraneità. Mi sentivo come uno che entra in una casa sconosciuta”. “Forse non provavi niente perché quello era solo un test, non una vera battaglia”, Shinji scosse la testa: “No, non si trattava di quello. Perché più volte mi veniva in mente un pensiero: che cosa ci faccio qui? Perché continuare a combattere, perché continuare a soffrire? Salire sull'Evangelion. Io non lo facevo per l'umanità, io lo facevo per me. Lo facevo perché volevo sentirmi lodato, lo facevo per avere un motivo che giustificasse la mia esistenza. E volevo che quelle lodi provenissero da mio padre, soprattutto. Volevo rendermi visibile davanti a lui, volevo che si accorgesse che esisto. Ma era solo un illusione, un'illusione che mi ha regalato qualche momento di felicità, ma le felicità illusorie spesso sono quelle che ti feriscono di più quando cadono. Ora che so che per mio padre io non valgo nulla, né come figlio né come pilota, non ho più un motivo che mi spinga a continuare per questa strada”. Misato ascoltava in silenzio, finì di bere il caffè, poi parlò: “In questo momento sei molto sincero con me, Shinji. È quindi giusto che lo sia anche io. Se tu hai intenzione di andartene, nessuno ti fermerà. In fondo ne hai già avuto la prova, in passato. Ma io vorrei che tu non te ne andassi, sia perché mi dispiacerebbe vederti andare via con le tue sofferenze interiori aumentate rispetto a quando sei venuto qui per la prima volta, sia perché noi abbiamo un bisogno quasi disperato di te. Io non so per quale motivo il comandante Ikari non si scompone minimamente quando dici di volertene andare, e perché fa tanto affidamento su Rei. Perché, con tutto il rispetto per quella povera ragazza, Rei tecnicamente parlando è la meno dotata tra i piloti di Eva. Però tu sei preziosissimo per la Nerv, il tuo tasso di sincronia è alto, e più il tempo passa e più aumenti la tua abilità nel combattimento. Tutti noi abbiamo bisogno di te,soprattutto adesso che è arrivato questo nuovo nemico. So che ti sembrerà brutto, probabilmente avrai l'impressione che noi della Nerv abbiamo una visione strumentale della tua persona, ma è cosi per tutti noi. Molte volte mi è sembrato che i nostri misteriosi superiori ci considerino tutti, dal semplice tecnico fino al comandante Ikari, mere pedine sacrificabili per raggiungere uno scopo”. Shinji ascoltava in silenzio, a volte beveva un sorso della sua bibita, altre volte guardava il soffitto. In ogni caso, cercava di evitare lo sguardo di Misato. Misato se ne accorse: “Scusami. Tu cercavi in me parole di conforto e invece temo di essere riuscita solo a deprimerti ancora di più. Mi dispiace, il fatto è che io non sono portata per consolare gli altri, in quanto adulta ho una certa esperienza di vita e per questo a volte posso dire le parole giuste, ma in realtà sono una vigliacca che fugge dalla realtà usando il lavoro e l'alcol”. Shinji la fissò alzando leggermente la testa: “Mi sta dicendo che non è in grado di consigliarmi?", “Un consiglio te lo potrei pure dare, ma sarebbe influenzato da quella visione strumentale di cui ti ho parlato prima. Per me, dovresti restare qui, almeno finché non avremo sconfitto quei mostri meccanici e il loro mandante e se mi chiedi un motivo, potrei dirti che devi imparare a combattere per gli altri, non più per te stesso”. “Dovrei combattere per gli altri quando gli altri non hanno mai fatto niente per me?" “Nessuno ti dà niente per niente. Tutti nel mondo sembrano seguire questa logica e sembra quasi impossibile che qualcuno compia delle azioni senza aspettarsi qualcosa in cambio” disse Misato con un leggero sorriso che sparì rapidamente come era apparso. “Dovrei combattere per qualcuno che mi considera un mero strumento?" Misato sembrò imbarazzata: “Se non vuoi combattere proprio per tutti, fallo per Asuka e Rei”. Farlo per Asuka, la ragazza che amava: questo sembrava un buon motivo, peccato che Asuka, pur potendo, non provasse nulla per lui, lo maltrattava sempre, godeva a metterlo in difficoltà usando il suo splendido corpo, una forma di divertimento che rasentava la crudeltà e il sadismo. Quindi Shinji dovrebbe combattere per una ragazza che non ricambia il suo amore e che al massimo lo può usare come giocattolo? In realtà sarebbe stato capace di farlo, di combattere per Asuka. Ma a patto che lei ricambiasse il suo amore,Già, decisamente Shinji era in sintonia col resto del mondo almeno in questo: nessuno ti dà niente per niente. Farlo per Rei, allora, la splendida, glaciale, Rei… un amica? O qualcosa di molto diverso da un amica? Rei quando si trattava di ascoltarlo, lo faceva, e non lo avrebbe mai preso in giro. Sembrava quindi una possibile compagna ideale, a parte il problema della sua freddezza. Però con Rei c'era qualcosa che non andava, nel cuore di Shinji non schioccava alcuna scintilla verso Ayanami, mentre per Asuka era come se in lui ardesse un fuoco. Rei era bellissima, pallida ed eterea, all'occhio non sfuggiva, neanche al suo, Ma non riusciva proprio a vedere in lei un amante, un amica sicuramente, ma un amante no. Comunque, lui era capace di combattere per salvare un amico. Poteva dunque continuare a combattere per Rei. Eppure questo non lo soddisfaceva, perché lui voleva essere amato da Asuka e se andava via, c'era la possibilità che non l'avrebbe mai più vista. “Fantastico Shinji, bravo ”si diceva pensando il giovane Ikari “sei passato dall'ossessione di sentirti lodare da tuo padre all'ossessione di essere amato da Asuka. Un'altra battaglia persa in partenza.", Shinji si alzò dalla sedia, salutò freddamente Misato e se ne andò. Misato, rimasta sola, si mise una mano tra i capelli: “Ma che idiota che sono! Perché ho questa pessima abitudine di mettermi a fare la maestra di vita! Io sono l'ultima che può permettersi di dare consigli a quei poveri ragazzi”. Si stava ormai facendo sera, e Rei continuava ad accudire la sua 'ospite', che comunque sembrava avere doti di ripresa eccezionali, considerando che appena due giorni prima sembrava una moribonda. La febbre ormai era scesa a 37°, in quel momento Nadia era ancora distesa sul letto, ma solo perché se provava ad alzarsi la testa le girava leggermente. Però aveva voglia di muoversi, e Rei l'aveva aiutata a fare alcuni giri della stanza sorreggendola sulla spalla. Ora la stava aiutando a bere un po’ di latte. Dopo le avrebbe fatto mangiare dei pezzi di pane, duro e raffermo, che Rei aveva ammollato con l'acqua. “Bevi piano” diceva Rei, la cui espressione non cambiava di una virgola. “Grazie per quello che fai per me. Non mi aspettavo di essere aiutata in questo modo da una sconosciuta” rispose Nadia sorridendo. “Mi dispiace di non poterti portare nell'ospedale della Nerv. Li saresti curata nel modo migliore”,“Hai fatto bene, non dispiacerti. Vedi, io sono…. particolare” e dicendo questo Nadia puntò un dito verso un bicchiere che stava sul lavello in cucina, la mano della ragazza tremò e in contemporanea lo fece anche il bicchiere, che cominciò a lievitare in aria da solo alzandosi fino a 10 cm dal lavello. Però Nadia sembrava sotto sforzo, e improvvisamente il bicchiere ricadde malamente al punto di partenza. “Scusami, sono ancora debole, ma dovevo farlo, per farti capire meglio i miei motivi. Se fossi andata in un ospedale, mi avrebbero fatto dei controlli e se scoprivano che non ero normale, non credo mi avrebbero dimessa facilmente. Comunque c'è una cosa che volevo chiederti: perché non l'hai fatto? Non mi conosci, chiunque altro avrebbe chiamato subito un ambulanza. E perché quando quel ragazzo è venuto ieri pomeriggio gli hai mentito? E non hai detto niente di me neanche all'uomo con cui parlavi al telefono”. Rei, che impassibile aveva assistito a quello spettacolo, rispose: “Quando sei caduta a terra, ti ho guardata negli occhi, e ho visto qualcosa. Qualcosa di familiare per me, e mi ha fatto capire che tu eri diversa, e non era consigliabile per te un ricovero in ospedale. Per lo stesso motivo, ho finto di essere malata e ho impedito a tutti quelli che mi conoscevano di entrare qui o di visitarmi”. “Cosa poteva essere quella cosa che hai visto nei miei occhi? E perché ti era familiare?" “Perché si tratta della stessa cosa che vedo ogni giorno nei miei occhi quando mi guardo allo specchio: la solitudine, il desiderio di tornare al nulla dal quale siamo state strappate. C'è un particolare che ci accomuna." “Hai agito cosi per un sentimento di solidarietà verso di me." Rei, sentendo quella parola, solidarietà, piegò leggermente la testa di lato come se non capisse. “Un particolare che ci accomuna…” continuò Nadia anche lei impassibile “prima hai parlato di un certo comandante Ikari, definendolo il tuo creatore. Vuoi dire che anche tu…”, “Anche io non sono normale. Sono un essere umano, ma diverso da chiunque altro. Proprio come te”, “Tu non hai nessuno?" “Il comandante Ikari, penso sia colui che posso considerare come mio padre, forse ho un legame affettivo con lui… forse. Ma sento che si tratta di qualcosa che pur essendo dentro di me, non fa parte di me. E poi c'è Ikari, Shinji Ikari, il pilota dello 01. Forse posso definirlo amico. Con me è gentile, come il comandante Ikari, ma l'affetto che provo per Ikari non è dovuto a quella forza estranea. Sento che è qualcosa che appartiene a me. Ma non so definirlo. E tu?" “Mio padre, il dottor Higuchi Ogisa, un grande scienziato. E lui che mi ha creato insieme ad un altro che preferisco non nominare. Ma è morto. Poi ho incontrato Akito Sagisu, il mio primo amico, per un po’ si è preso cura di me, ma l'hanno rapito. So dove si trova, e ho intenzione di andare a salvarlo non appena starò meglio." “Capisco. Vado a prenderti il pane” disse Rei alzandosi per andare in cucina. “Non mi ha detto tutto” pensò Nadia ”e nonostante la sua impassibilità, so che l'ha fatto perché preferisce non parlarne. E proprio come me, anche io preferisco non dirle tutto su di me. Però… però lei mi potrebbe capire. Neanche con Akito avevo mai parlato in modo cosi sciolto. Vorrei confidarmi con lei, e penso che anche a lei farebbe bene confidarsi con me. Ma non voglio costringerla, e non voglio neanche coinvolgerla. Quando mi sarò ripresa completamente, me ne andrò subito via da qui. Dovunque vado, quell'uomo mi insegue, pronto a distruggere tutto pur di prendermi. Ma io non voglio essere più causa di morte." Rei tornò da lei con i pezzi di pane su un piatto, e glielo porse.“Mangia piano” disse Rei, “Sei brava come infermiera” disse con ironia Nadia. “Ho una certa conoscenza medica, grazie all'esperienza personale” rispose risoluta Rei, A tarda ora, nelle deserte strade notturne, si aggiravano due figure, un uomo adulto e un ragazzo, che indossavano vestiti casual. “Sempai Tetsuya, ormai abbiamo girato questa città in lungo e in largo senza trovare nulla. Ma siamo sicuri che sia qui?" domandò il ragazzo, con i capelli neri e dalla capigliatura folta e spettinata. “E' l'unico luogo in cui possiamo cercarla” rispose l'uomo. Anche lui aveva una capigliatura abbastanza folta e i capelli neri, era molto alto e doveva avere una certa età, per via di alcune rughe sul viso e per le tempie completamente bianche, “Ma se non riusciamo a trovarla, Ken, allora non potremo fare altro che aspettare la sua prossima mossa”. “E' carina, molto carina” commentò Ken tirando fuori dal taschino della sua giacca una foto e guardandola, “Lei ha 20 anni, tu 17. La differenza non è enorme, ma credo che dovresti aspettare ancora. E metti via quella foto”. “Perché? Scusi sempai, ma chi può vederla da qui?" “Le distanze spesso non contano. Hai ancora molto da imparare, Ken, sui nostri nemici. Ora muoviamoci, finiamo il giro di questo quartiere e poi rientriamo. Qualcosa non mi quadra, qui”. Tetsuya si guardava in giro, fissando i vicoli bui come se cercasse qualcosa, poi spinse in avanti Ken per fargli capire che dovevano ricominciare a muoversi. Intanto nell'appartamento di Rei, quest'ultima aveva finito di far mangiare Nadia.“Tu non mangi niente?" le domandò Nadia.“Sono abituata a mangiare poco. Non preoccuparti. Vogliamo dormire?"“Va bene”. Sotto gli occhi di un allibita Nadia, Rei si sdraiò nuovamente per terra adagiandosi su un lato e dicendole: “Buonanotte”. “Non avrai mica intenzione di dormire per terra?!" “Non è un problema per me. E poi, anche ieri sera ho dormito per terra”. “E perché mai?" Rei piegò nuovamente e leggermente la testa di lato: “Perché il letto è occupato da te, ovvio no? Non potevo certo farti dormire per terra, in quelle condizioni”. “Si, lo capisco, ma potevi lo stesso dormire qui. O usare un futon, coprirti in qualche modo, insomma”.“Io non ho di queste esigenze”. Nadia la fissava, all'inizio perplessa, poi ci fu una certa tristezza e comprensione nei suoi occhi, e infine determinazione. Senza dire una parola, Nadia si alzò da letto, incurante di capogiri e simili, si avvicinò a Rei, la prese sulle braccia sollevandola da terra e la posò sul letto,poi si rimise sul letto affianco a lei e girata verso la porta, coprendo entrambe con la leggera lenzuola. Rei provò a replicare, ma Nadia la zittì mettendole un dito sulla bocca: “Zitta! E dormi!",Shinji, girato di fianco, si svegliò di soprassalto nel suo letto. Con un certo timore, cominciò a spostare un braccio stendendolo dietro di lui, Il braccio percorse la superficie del letto senza trovare ostacoli. Il ragazzo tirò un sospiro di sollievo, Asuka non li aveva teso ulteriori tranelli come la mattina precedente.però rimase anche un po’ dispiaciuto per questo, perché quelle prese in giro almeno indicavano che lui era al centro dell'attenzione di Asuka anche se in negativo. “Patetico, davvero patetico. Sono talmente innamorato che adesso mi soddisfa anche l'essere insultato da lei”, Shinji finalmente aveva indossato il suo pigiama, dopo due giorni in cui aveva dormito vestito, e andò in bagno. “Non so che cosa mi trattenga ancora dal andarmene da qui. Non ho più uno scopo, sono circondato da persone che non ricambiano il mio amore, che mi insultano, che possono anche provare qualcosa per me ma lo nascondono sotto espressioni di ghiaccio oppure avendo visioni strumentali su di me, un semplice mezzo per combattere gli Angeli. Allora perché non me ne vado? E' semplice, perché nel bene o nel male, qui ho trovato persone che comunque si preoccupano per me, che mi hanno detto lo stesso parole gentili, insomma, una famiglia. Forse non la migliore, ma comunque una famiglia”. Andò in cucina per preparare la colazione, ultimamente toccava sempre a lui, Misato aveva ancora passato la notte alla base, mentre Asuka non era decisamente portata per i lavori domestici (era già tanto se riusciva a riordinare, qualche volta, la sua stanza). Asuka era già a casa quando lui il giorno prima era rientrato a sera inoltrata, la trovò che guardava la televisione distrattamente. La ragazza trasalì leggermente quando Shinji entrò, e davanti alla sua reazione, Shinji si innervosì. Ma lei disse in modo molto sbrigativo: “Finalmente sei tornato. Non preoccuparti per la cena, mi sono arrangiata con dei panini” e corse a chiudersi nella sua camera,Ora Shinji non sapeva se prepararla anche per lei, decise di andare a chiederglielo e bussò alla sua porta.“Cosa vuoi?" gli domandò Asuka dalla stanza.“Err… volevo sapere se facevi colazione”. “No, mangerò qualcosa alla base. Dobbiamo andarci anche oggi, no?" “Si. Ma sei sicura che sia una buona idea? Dovremo andare subito nelle Simulation Plug e poi nelle gabbie per gli allenamenti. Dovrai aspettare l'ora di pranzo per mangiare”.Attimi di silenzio.Poi Asuka continuò: “Senti… Shinji…."“Cosa c'è?"Di nuovo attimi di silenzio. “No… niente. Ora mi vesto, preparati la tua colazione che poi andiamo alla base”.“Come vuoi” concluse Shinji ritornando in cucina. Il ragazzo tornò davanti al lavello, pensando: “Perché adesso è cosi strana? Cosa la tormenta? Perché non si confida con me? Ah già, io non significo niente per lei”.Rei si svegliò stiracchiandosi gli occhi, mentre alcuni raggi di sole le sfioravano il viso.Era sola nel letto, non sapeva dove fosse Nadia. Poi sentì dei rumori in cucina, Nadia era li che armeggiava con qualcosa. Con calma Rei si alzò, avvicinandosi alla cucina.“Cosa stai facendo?" chiese a Nadia,“Sto preparando un po’ di the. Ho trovato una confezione praticamente nuova in uno stipo. Spero non ti abbia disturbato”. “No. Non ho mai usato quella confezione di the. A dire il vero non ricordo neanche perché l'ho presa”.“Ma sai almeno preparare un the?"“Teoricamente si”. Nadia inarcò un sopraciglio: “Capisco. Be, non preoccuparti. Ora ti preparerò io un po’ di the. Mettiti comoda e lascia fare a me”.“Ma tu stai bene?" “Si. Ho ancora un cerchio alla testa, e i miei poteri non sono proprio al massimo, ma posso farcela. Non potrò mai ringraziarti abbastanza per avermi aiutato” disse Nadia sorridendo.“Prego” rispose Rei andando a sedersi sul letto. Rei voleva chiedere una cosa a Nadia: durante il dormiveglia, l'aveva sentita agitarsi, e mormorare un nome, quello di Akito. Le parole erano confuse, a metà, ma sembrava che lo stessero torturando, e Nadia lo sentiva nella sua mente. Tuttavia decise di non domandarle niente, ciò che le stava succedendo in quel momento era cosi strano… cosi nuovo per lei, che voleva affrontare una questione alla volta, La giovane pilota di Eva fissava Nadia mentre preparava il the, una cosa normalissima, comune, ma non per lei. Nadia cominciò a fischiettare un motivetto allegro, e fu allora che Rei piegò nuovamente la testa su un lato, con una leggera espressione interrogativa. “Perché la tua bocca fa quel rumore?"“Quale rumore?" “Quello che stavi facendo prima di farmi questa domanda”. “Oh, stavo semplicemente fischiando. Un modo per rilassarsi e passare il tempo. Tutto qui”.“Era bello il tuo fischiare di prima, lo rifaresti?" “Sicuro” disse Nadia, ricominciando a fischiettare lo stesso motivetto di prima.Rei ascoltava con un certo interesse Nadia, lei sapeva dell'esistenza del fischiare, ma finora nessuna delle persone che aveva conosciuto, lo avevano mai fatto.“Mi insegneresti a farlo?" domandò ad un tratto Ayanami. “Posso provarci” rispose Nadia sorridendo. Si sedette affianco a lei sul letto e provò a spiegarglielo: “Devi mettere le labbra in questo modo, tieni la lingua abbassata”.Rei provò diverse volte, ma le uscivano solo dei sibili.“E' difficile”. “Si tratta solo di farci l'abitudine. Col tempo ci riuscirai” le disse Nadia mettendole una mano sulla spalla. “Adesso vorrei farmi una doccia. Oggi dovrò andare alla base della Nerv, non posso assentarmi ancora, o il comandante Ikari manderà qualcuno a sincerarsi delle mie condizioni, e potrebbe scoprirti. Mi dispiace lasciarti sola”. “Non preoccuparti, ormai mi sono grosso modo ripresa. E comunque sono contenta che tu abbia qualcuno che pensa a te”. “Non è cosi. Il comandante Ikari sembra che si prenda cura di me, in realtà i suoi obbiettivi sono altri. Io servo per un… progetto”. “Progetto?" domandò Nadia. “Neanche io so con esattezza di che cosa si tratti. Una parte di me lo sa, ma lo tiene celato al mio io cosciente, seppellito in grande profondità. E' un qualcosa che dev'essere ancora rivelato, che si rivelerà solo quando sarà il momento propizio. Io desidero tornare al nulla, l'avrei già fatto, se non fosse che sono prigioniera di questo corpo. Questo corpo non è veramente mio, è solo un amalgama costruito per realizzare quel misterioso progetto." “Amalgama? Vuoi dire creato unendo dna diversi?" “Si. Il dna della Madre… e il dna della defunta compagna del comandante Ikari”.“Il dna della Madre? E chi sarebbe questa Madre?" “Non lo so. So solo che quando mi devo riferire a lei, mi esce quest'unico termine…. Madre! Riguardo invece l'altro dna, lo so perché a volte il comandante Ikari, dopo avermi fissata attentamente ma solo quando siamo soli, mi dice: 'Quanto somigli a Yui'. Ho chiesto in passato alla dottoressa Akagi, la collaboratrice del comandante, chi fosse questa Yui. Era la moglie”. “Vuoi dire che ti usa come se fossi una sorta di palliativo?" ”Si, in attesa di qualcosa che non so definire”.Attimi di silenzio tra le due ragazze, “Non ho mai parlato cosi tanto, neanche con chi conosco”.Nadia restò in silenzio, “E non capisco perché ne parlo con te. Non sono propensa a rivelare dettagli cosi personali”. “A questo credo di poterti rispondere io: perché io e te ci somigliamo più di quanto tu creda. Mio padre, il dottor Ogisa, mi ha creato partendo dai resti di sua figlia Nadia morta durante il Second Impact.Rei inarcò un sopraciglio: perché Nadia all'improvviso aveva cominciato a parlare di se stessa come se fosse un'altra persona? “Il suo è stato un eccellente lavoro, ha ricreato il corpo della figlia sin nei minimi particolari, e poi ha inserito nella matrice originaria del dna di Nadia, ogni ricordo che aveva della vita di sua figlia. Perché io fossi lei in tutto e per tutto. Adesso ti chiederai perché parlo di me come se fossi un'altra persona. Questo perché io sono consapevole di essere solo un sofisticato clone, creato da un uomo che non sapeva accettare la perdita della figlia, e che quindi aveva anche lui bisogno di un palliativo. Me l'ha detto mentre mi istruiva, che io sono un clone, forse perché pensava di farmi un favore e di evitarmi future, scioccanti, rivelazioni. E invece mi ha dannato, se avessi ignorato tali particolari, avrei potuto continuare a vivere come Nadia Ogisa, e invece ora so di essere solo una bambola, creata apposta per far rivivere qualcuno che il destino aveva già selezionato per la morte. Ogisa doveva essere davvero disperato, non capiva che io non avrei mai potuto unire la consapevolezza di essere sia Nadia Ogisa che un clone. Dovrei odiarlo, ma non ci riesco, i miei ricordi sono quelli di Nadia, sono portata istintivamente a credermi sua figlia e a considerarlo come mio padre. Tu non puoi immaginare lo sforzo che devo compiere adesso per parlare di lui come se non fosse il mio genitore, e di me come se non fossi sua figlia. E c'è di peggio. Anche io servo per un progetto, come te non so di che cosa si tratti, ma so di un uomo, anzi un mostro con sembianze da uomo, che ha aiutato Ogisa a crearmi fornendogli tutti i mezzi necessari e suggerendo anche alcune modifiche al mio dna, lui diceva per rendermi migliore. Ed è a causa di questi interventi che mi ritrovo dei poteri mentali. Ma quando Ogisa scoprì che quel mostro lo aiutava per loschi fini, rubò il mio embrione e si nascose da lui per molti anni vivendo in incognito”. “Come si chiama questo… mostro?" “Non me l'ha rivelato. Ma sono sicura che è lui il mandante di quei mostri che hanno attaccato recentemente questa città. Dio, è cosi… cosi angosciante. A volte sembrò allegra, perché mi sento invadere da questi ricordi di Nadia, ed ho la fortissima tentazione di abbandonarmi ad essi. Potrei farlo, anzi, lo faccio, ma poi arriva la consapevolezza che non sono veramente miei. Io…. Io non dovrei essere viva. Mi sento come… come…” “Come un fantasma di carne e ossa” concluse Rei, “Si. Si, è cosi”. Rei la fissò, quella sensazione che aveva già avuto fissando Nadia, ora trovava un perché, quella sensazione di familiarità. Rei allungò le braccia e abbracciò Nadia, che ricambiò quel abbraccio. La First Children sentì qualcosa di umido bagnarle le spalle. “Grazie. Ora vai a farti la doccia e poi vai alla tua base, non preoccuparti per me” disse Nadia sorridendo e asciugandosi le lacrime con le dita. Rei lentamente si staccò da lei e andò nel bagno per lavarsi, Si spogliò rapidamente, gettando senza alcun riguardo i vestiti e la sua biancheria intima per terra, poi entrò sotto la doccia, e cominciò a far scorrere l'acqua sulla sua pelle pallida e candida, sciacquandosi i capelli azzurrini, massaggiandosi il corpo con le mani.“Acqua… una sensazione piacevole.. però…” Intanto l'acqua le scendeva lungo le guance sotto forma di gocce, che ricordavano molto delle lacrime.Nadia, ancora seduta sul letto, fissava il pavimento, “Non è stato un caso il nostro incontro. Forse… inconsciamente, avevo sentito la tua sofferenza simile alla mia. Ma quando tu andrai alla tua base, io me ne andrò da qui, recupererò le forze, aiuterò Akito e poi… la farò finita”. IN QUEL MOMENTO Shinji, con indosso la Plug Suit, era nuovamente seduto nel self service della Nerv, in attesa che cominciassero i nuovi test. Gli altri giorni a quell'ora i test li avevano iniziati da un pezzo, ma adesso avevano dovuto prima informarsi sulle nuove strategie elaborate da Misato, con l'aiuto dei Magi, durante la precedente notte. Il ragazzo era immerso nei suoi pensieri, quando ecco che dalla porta arrivò Asuka, anche lei con la tuta, Non appena la vide, Shinji si irrigidì leggermente, quasi come se Asuka fosse un pericoloso predatore pronto a balzargli addosso. E in un certo senso, era cosi, ma Asuka non fece niente del genere, andò a sedersi dall'altra parte del tavolo di Shinji, mettendosi in un angolo, e accavallando le gambe, Asuka tambureggiava sul tavolo col medio e con l'indice della mano sinistra, facendo dondolare la gamba accavallata. Fissava Shinji con nervosismo, un nervosismo acuito dal fatto che Shinji sembrava ignorarla, si sforzava di non guardarla. “Non mi considera minimamente. Mi chiedo cosa devo fare. Lasciar perdere? Non se ne parla, come farei senza quell'idiota? Riprovare con la tattica di prima? Ma se ora ho deciso di agire in quest'altro modo, è proprio perché forse le altre volte sono stata troppo aggressiva, chissà cosa si era immaginato questo stupido!" Shinji cercava di non guardare Asuka, se ne stava girato e curvato sulla sedia, la testa chinata, le braccia come abbandonate sui fianchi. Però sentiva una voglia incredibile di girare la testa per guardarla, e tentava disperatamente di resisterle. “Che atmosfera tesissima. Sento che sta nuovamente complottando qualcosa contro di me. Se è cosi, perché non me ne vado? Probabilmente perché ogni volta che mi dice qualcosa spero che sia qualcosa di bello. E poi perché, come ho già appreso, quando mi insulta, mi soddisfa essere comunque al centro della sua attenzione”. Alla fine Asuka si decise, si alzò e cominciò a dirigersi con determinazione verso di lui, mentre camminava pensava: “Fa che non si metta a ridere, oppure che non mi snobbi! Altrimenti prima lo ammazzo e poi mi suicido! E fa che riesca a trovare il coraggio per dirglielo”. Ad ogni passo della ragazza, Shinji sentiva la sue pressione interna aumentare: “Oh no! Arriva! Cosa vorrà fare?"Asuka si fermò proprio davanti a lui, e visto che Shinji non alzava la testa per guardarla, allora gliela alzò lei mettendogli un dito sotto il mento finché gli occhi di lui non si fissarono su quelli azzurri della ragazza, Asuka trasse un profondo respiro. “Senti, Shinji,…." E fu in quel momento che la sirena dell'allarme cominciò a risuonare in tutta la base, Sul ponte di comando tutti scattarono ai loro posti, mentre Misato e Ritsuko giungevano da un ascensore.“Rapporto!" ordinò Misato. “Abbiamo rivelato cinque oggetti in rapido avvicinamento da ovest. Sono apparsi all'improvviso” informò Shigeru Aoba. “Odio quelli che si presentano senza invito” commentò sarcastica Misato. “Sono nuovi mostri meccanici, vero?" domandò Ritsuko. “Diagramma d'onda arancione! Si, possono essere solo altri mostri meccanici!" assentì Makoto Hyuga, “Bene. Preparate l'uscita degli Eva. Fate andare la città in assetto da combattimento. Rei non è ancora tornata alla base, maledizione! Asuka e Shinji dovranno cavarsela in due.” disse Misato. “Non potremmo mandarla a prendere?” domandò Ritsuko. “E come potremmo fare? Quei mostri saranno qui tra pochissimo, se facessimo muovere qualcuno per le strade della città, verrebbe sicuramente schiacciato. Purtroppo Rei abita in periferia, quindi lontano dalle entrate del Geo-Front. Anzi, per sicurezza è meglio che le dica di non venire, almeno finché le acque non si saranno calmate. Procedete a lanciare gli Eva 01 e 02!" Nadia stava ancora seduta sul letto a riflettere, mentre Rei con calma si stava vestendo, quando improvvisamente Nadia mormorò: “Sta… succedendo di nuovo…” e contemporaneamente il suono della sirena d'allarme risuonò in quel quartiere di prefabbricati, Velocemente Rei, anche se indossava oltre alla biancheria intima solo la gonna, si diresse verso la porta dell'appartamento e l'aprì, cominciando a fissare il cielo azzurro. In cielo non c'era niente, ma d'un tratto apparvero cinque figure in volo da dietro una montagna: il primo di quegli esseri aveva un corpo ovale ricoperto di aculei, in mezzo ai quali spuntavano due braccia, due gambe e una specie di viso. Un altro aveva un corpo tozzo e di colore grigio, di forma comunque umana, e sia sulle braccia che sugli arti teneva delle enormi mitragliatrici. Un terzo, di colore verde scuro e dotato di quelle che sembravano quattro zampe, montava una enorme elica sulla schiena e sembrava che stesse rannicchiato su se stesso. Infine gli ultimi due, entrambi di colore blu, volavano affiancati, di forma umanoide e con due antenne ciascuno sulle testa, “Sono arrivati altri mostri meccanici” commentò impassibile Rei ”Devo andare alla base”. “No! Non faresti in tempo. Ormai quei mostri sono in città, se provi ad andarci verrai sicuramente schiacciata da loro” le disse Nadia mettendole una mano intorno al braccio. Improvvisamente squillò il cellulare di Ayanami, che incurante di ciò che stava per avvenire nella città, andò a rispondere. La telefonata fu molto rapida, Rei, dopo l'iniziale “Pronto?", non fece altro che ascoltare il suo interlocutore in silenzio, poi la telefonata terminò. “Chi era?" domandò Nadia senza spostarsi dalla porta. “Il maggiore Katsuragi. Mi ha detto la stessa cosa che mi hai detto tu, restare qui in attesa di un momento migliore per raggiungere la base” rispose Rei tornando vicino alla porta.“Una decisione saggia”. Rei guardò prima la sua amica, poi la città in lontananza, dove proprio in quel momento atterrarono i cinque mostri e cominciarono a colpire senza motivo apparente i palazzi vicino a loro, sbriciolandoli. Effettivamente era troppo pericoloso cercare di raggiungere il Geo-Front, ma Rei non provava molta considerazione per la sua vita e non le importava di perderla.“Credo che dovrei andare lo stesso”.Nadia si irrigidì: “Io credo che sia meglio di no!"Rimasero in silenzio per alcuni secondi, poi Rei annuì: “Si… penso sia meglio che attenda un momento migliore…”Rientrarono nell'appartamento.Intanto, in un altro ponte di comando, un grande sala di forma rettangolare piena di strumenti e schermi, risuonava un nuovo tipo di allarme, “Signor Kabuto, abbiamo intercettato un nuovo gruppo di mostri meccanici” gridò un operatore col camice bianco. “Immagino che il loro obbiettivo sia sempre Neo-Tokyo 3” rispose con calma un uomo seduto su una poltrona posta al centro della sala.“Si, signore”. “Contattate Ken e ditegli di prepararsi subito ad uscire con Mazinga Z”. In una palestra dalle pareti completamente bianche, il cui pavimento era coperto da un leggero tappeto di gomma, due persone si stavano allenando in un combattimento d'arti marziali, vestiti col caratteristico karateghi bianco. La persona più giovane si lanciò contro l'altra, chiaramente più anziana, tentò di dargli un pugno stendendo il braccio, ma l'avversario afferrò il braccio del ragazzo a mezz'aria e girandosi di spalle lo fece capitolare a terra. Il ragazzo atterrò prontamente sui piedi rimettendosi in piedi. “Ancora non ci siamo, Ken. Sei troppo impulsivo. Quante volte te lo devo ripetere?"“Sempai Tetsuya, in battaglia è importante essere decisi” replicò Ken. “Si, ma la determinazione non deve diventare avventatezza. Guarda che io parlo per esperienza personale, ricordalo sempre”. Improvvisamente risuonò l'allarme, e subito Ken, che aveva intuito all'istante cosa stava succedendo, scattò fulmineo verso l'uscita dalla palestra. “Non voglio lasciare neanche un braccio dei nemici agli Evangelion” commentò sprezzante, Tetsuya lo sentì, e si mise una mano sul viso scuotendo il capo: “Perché ho l'impressione che quel ragazzo sarà la mia fine? Mi sembra di parlare al vento. Comunque ormai la ristrutturazione del mio robot dovrebbe essere completa, perciò non sarà solo oggi”. Cerberus, dalla sala di controllo, osservava i suoi cinque mostri mentre cominciavano la loro opera di distruzione a Neo-Tokyo 3. “Questi ultimi giorni sono stati snervanti. Odio non poter agire. Ma ora è finalmente tutto può cominciare! Gog, MaGog, l'esca è pronta?" domandò Cerberus ai due gemelli in piedi affianco a lui. Gog: “Si, la stiamo conducendo in questo momento sul luogo”. MaGog: “Non appena glielo ordineremo, entrerà in azione subito”. “Molto bene. Evangelion, Mazinga Z, questo sarà il vostro ultimo giorno! Ah ah ah ah ah ah ah ah ah ah!" 7° CAPITOLO I mostri meccanici cominciarono la loro opera di distruzione, apparentemente distruggendo diversi palazzi a casaccio, Intanto, nel Geo-Front della Nerv, le Entry Plug con dentro Shinji e Asuka, venivano inserite negli Evangelion. Asuka sembrava molto emozionata, si sfregava le mani impaziente: “Non vedo l'ora di scendere in campo. Sconfiggerò quei mostri in un solo round stavolta. E inoltre… combattere servirà a distrarmi da altri pensieri più personali”. Shinji invece sembrava molto pensieroso, con la testa leggermente curvata. “Perché sono salito di nuovo a bordo? Oh, accidenti. Pensavo che non mi sarei più posto questa domanda. Ma ora è diverso, ora quello in cui credevo è stato messo in crisi. Però andare sull'Eva è l'unica cosa che posso ancora fare, se voglio restare ancora qui, con la mia famiglia…. Una famiglia che mi sfrutta soltanto!" con un leggero moto di rabbia, Shinji sbatté il pugno sinistro su una delle leve di comando. “Shinji” apparve in uno minischermo olografico il volto di Misato “Tutto bene?", Shinji si ricompose prontamente: “Si, certo”., Misato lo guardò dubbiosa, poi ordinò di lanciare gli Eva in superficie. In superficie i mostri meccanici si voltarono in direzione dei punti d'uscita degli Evangelion, e proprio allora una selva di missili e proiettili esplosivi fu indirizzata contro i mostri per impedire che ostacolassero l'entrata in scena degli Eva, Infine gli Eva 01 e 02 arrivarono in città sbucando ad una distanza di circa cento metri dai loro avversari. Cerberus e i suoi alleati gemelli osservavano, tramite immagini trasmesse dai sensori visivi dei loro mostri, l'arrivo degli Evangelion. “Un momento” disse Gog “ma sono solo in due”. “Che fine ha fatto lo 00?" continuò MaGog. “Non importa. Se sono solo in due, il nostro lavoro sarà più facile. E anche se l'Eva mancante dovesse arrivare in seguito, siamo preparati” replicò seccamente Cerberus, che osservava come gli Evangelion fossero grosso modo identici alla prima volta in cui li avevano affrontati, Solo che stavolta i supporti verticali dei due umanoidi erano molto più lunghi, arrivavano quasi fino alle ginocchia, ed erano più spessi, quanto le braccia e sulla parte posteriore degli avambracci c'erano due protuberanze sottili che si estendevano dal gomito fino al polso, Infine, dietro la schiena non c'erano più gli Umbilical Cable. All'interno delle Entry Plug si accesero i timer della riserva energetica, solo che stavolta non riportavano cinque minuti di autonomia, ma ben due ore. “D'accordo, date inizio all'attacco!" ordinò Misato mentre dietro di lei si alzava come al solito la torre mobile con sopra Gendo e il suo vice. “Si!" risposero insieme Shinji e Asuka prendendo da due palazzi che si trovavano affianco a loro dei Pallet Gun la cui canna era molto più lunga del solito, Cominciarono a sparare contro i nemici diverse raffiche di colpi, che stavolta sembravano avere un maggiore effetto rispetto alla battaglia precedente: i corpi dei mostri meccanici sembravano infatti sussultare sotto i colpi dei fucili. “I Pallet Gun potenziati funzionano. La loro capacità offensiva è stata aumentata di cinque volte” notò con leggero compiacimento Ritsuko. “Forse il combattimento si concluderà facilmente” provò ad azzardare Misato, ma proprio allora i mostri partirono all'attacco: quello dotato di aculei lanciò tutti quelli frontali verso l'unità 01, Shinji eresse l'At-Field, che parò i colpi ma non riuscì ad annullare la spinta di quelle punte, che distrussero il fucile dell'Eva e spinsero l'umanoide all'indietro, mandandolo a sbattere contro alcuni palazzi. Shinji provò a rialzarsi, ma un altro mostro, quello con l'elica sulla schiena, gli saltò addosso dopo aver fatto un enorme balzo in avanti, lo afferrò con le due zampe anteriori e poi lo lanciò in aria, e facendo contemporaneamente avviare la sua enorme elica scatenò una sorta di tromba d'aria che bloccò lo 01 al suo interno, facendolo girare a mezz'aria come una trottola impazzita.“Aahhh, aiuto!" gridò Shinji, mentre intorno a lui tutto girava all'impazzata. E se non fosse stato per le mini cinture che ancoravano saldamente gambe e cintola del pilota al sedile dell'Entry Plug, il ragazzo avrebbe cominciato a sbattere contro le pareti della capsula. “Resisti Shinji!" gridò Asuka che prese la mira sul mostro che teneva bloccato il ragazzo, ma il mostro con le mitragliatrici su tutti gli arti si mise improvvisamente a sedere per terra, le braccia e anche le gambe si misero in orizzontale puntandosi contro lo 02 e cominciarono a sparare proiettili incendiari, scatenando contro l'Eva una vera tempesta di fuoco. Asuka eresse l'At-Field, ma davanti a tutto quel fuoco, che faceva tremare in modo impressionante l'Entry Plug, portò istintivamente le braccia incrociate davanti alla testa. “Maledizione! In mezzo a tutto questo fuoco non vedo più niente!" sbraitò la ragazza, che quindi non vide gli ultimi due mostri di colore blu alzarsi in volo. Appena furono a circa cinquanta metri d'altezza, le antenne sulla loro testa cominciarono ad emettere scintille, poi da esse scaturirono due raggi che formarono sopra di loro una grossa sfera di energia bianca. La sfera infine venne lanciata contro Asuka, impattò contro l'At-Field generando una grossa esplosione che fece sprofondare per diverse decine di metri l'Eva nel sottosuolo della città. “Oh no! Quei mostri sono troppo forti! Dobbiamo aiutare Shinji e poi ordinare la ritirata” disse Misato, col cuore in gola per la sorte dei piloti. “Non è ancora detto” disse ad un tratto Gendo sempre impassibile ”siamo ancora agli inizi”, Improvvisamente la terra cominciò a tremare, ed ecco che dal suolo sotto il mostro con l'elica spuntarono due braccia rosse, le braccia dello 02. “Ora mi avete davvero fatto incazzare!" urlò Asuka, mentre lo 02 usciva dal pavimento stradale aprendo una voragine e sollevando di peso il mostro, e come se fosse un arma ne puntò la schiena contro i due mostri che avevano lanciato la sfera d'energia e stavano ancora sospesi in aria. Come risultato, la tromba d'aria si spostò, lasciando andare lo 01 che cadde fragorosamente al suolo, e prese invece gli altri due mostri, i quali cominciarono a roteare dentro il vortice cozzando molto volte e molto violentemente l'uno contro l'altro. “Fatevi un bel ballo, stronzi!" ridacchiò Asuka, quando nuove raffiche di proiettili incendiari e aculei si riversarono su di lei prendendola di lato. “Urgh, bastardi!" strillò la giovane pilota, che tuttavia si rifiutava di lasciare la presa del mostro a quattro zampe, anche se i colpi degli altri due nemici facevano indietreggiare di diversi metri il suo Eva, tanto che per fermarsi Asuka dovette puntellarsi al suolo con i piedi. Infine l'elica si fermò e i due mostri gemelli precipitarono al suolo abbattendo alcuni edifici, Invece i mostri con gli aculei e le mitragliatrici continuavano a bersagliare con i loro colpi lo 02, nel quartier generale della Nerv Ritsuko rimase impressionata dal fatto che gli aculei di quel mostro sembravano non finire mai. Asuka si difese usando come scudo il mostro che stava tenendo con le mani, il quale cominciò a ritrovarsi la schiena distrutta dai colpi dei suoi due compagni, ma fu Asuka a dargli il colpo di grazia: “E ora proviamo i nuovi cannoni!" L'Eva-02 scagliò contro gli altri due mostri quello con l'elica perché continuasse a farle da scudo, poi Asuka premette un pulsante sulla consolle davanti a lei, ed ecco che i supporti verticali dell'Eva si aprirono interamente, rivelando ciascuno due canne oblunghe e di colore scuro, simile a dei cannoncini, che rapidamente si misero in orizzontale puntati contro la pancia del nemico a quattro zampe. “Fuoco!" gridò Asuka premendo contemporaneamente i grilletti delle cloche. I cannoncini fecero fuoco all'unisono, e i loro colpi centrarono in pieno il mostro dilaniandolo con un immensa esplosione accecante, seguita da una pioggia di minuscoli frammenti metallici e non era finita li, perché dei quattro colpi sparati dai cannoni dell'Eva,due superarono l'esplosione e colpirono un altro mostro, quello con le mitragliatrici. Anche lui venne distrutto esplodendo molto fragorosamente e l'esplosione mandò a gambe all'aria il mostro con gli aculei che gli stava affianco, scagliandolo a diverse decine di metri di distanza. Asuka si era leggermente coperta gli occhi con una mano per via della luce dell'esplosione, ma quando questa si esaurì, osservò entusiasta il suo lavoro. “Fantastico! Questi cannoni che sparano proiettili MN2 sono la fine del mondo!"“Si, ma cerca di non esagerare adesso. Ricorda che ne bastano pochi per radere al suolo un intera città” le comunicò via radio Ritsuko. “Comunque sei stata molto brava Asuka!” si inserì Misato “Ora però non perdere la concentrazione. Di mostri ce ne sono ancora tre e non pensare di poterli distruggere tutti con gli MN2, o di Neo-Tokyo 3 lascerai solo un mucchio di crateri. Senza contare che durante gli allenamenti avevamo stabilito di usare quell'arma solo dopo aver portato i nemici fuori dall'area cittadina”. “Certo, certo”.“E non dimenticarti di Shinji”. Asuka si voltò verso lo 01, pensando: “Non me lo sono certo dimenticato. Altrimenti per quale motivo pensi che abbia iniziato la mia riscossa distruggendo quella specie di rospo provocatornadi?" L'Eva-01 giaceva come dimenticato riverso al suolo, Shinji al suo interno era ancora vivo, ma completamente frastornato, dopo l'esperienza della tromba d'aria, Il ragazzo era anche lui riverso sul sedile dell'Entry Plug, temeva di muoversi perché la testa gli faceva un male cane e la vista continuava a girargli, “Come abbia fatto a non vomitare tutto quello che ho mangiato nella mia vita è un mistero” pensò. Lentamente e barcollando mise l'Eva in piedi, e osservava il campo di battaglia, Vedendo i due grossi crateri sul terreno e lo 02 di Asuka, che senza esitazioni e impugnando una Sonic Glaive estratta da un palazzo armato si preparava ad affrontare gli altri tre mostri che si stavano rialzando, capì subito cosa era successo. Un leggero sorriso amaro si dipinse sul suo volto: “Asuka ha fatto tutto da sola, ha resistito agli attacchi di quei mostri ed è riuscita a distruggerne due. E' veramente una ragazza straordinaria. Grazie a lei, non hanno alcun bisogno di me. Già prima avevo perso ogni motivo per pilotare l'Eva, ora capisco che non sono affatto necessario, la Nerv ha Asuka, e anche Rei. Sono solo un peso”.“Shinji” giunse la voce di Misato “Tutto bene?"“Si, sono ancora vivo”. “Te la senti di continuare il combattimento?" Shinji fu tentato di rispondere che non gli importava più niente, comunque ormai era in ballo e doveva ballare, Avrebbe aiutato Asuka a vincere quella battaglia, poi se ne sarebbe andato dalla Nerv. “Posso continuare” rispose abbastanza risoluto il ragazzo, che attivò le nuove lame inserite negli avambracci degli Eva, lame molto lunghe e spesse che spuntavano dal gomito, di colore grigio scuro, e che emettevano un sottile ronzio, tipico delle armi bianche che usavano l'eccitazione molecolare. Intanto Cerberus assisteva alla battaglia dalla sua base, e la distruzione di due dei suoi mostri non sembrava preoccuparlo. “Gli Evangelion hanno imparato a fare la voce grossa” commentò Gog. “Sono ancora più temibili dunque” proseguì MaGog. “Signore” disse uno dei loro operatori ”abbiamo avvistato un oggetto volante che è apparso all'improvviso e si muove in direzione di Neo-Tokyo 3” “Mazinga Z! Finalmente! Ora possiamo far scattare la fase due del piano” esultò Cerberus “Procedete!" A Neo-Tokyo 3, i mostri meccanici si rimisero in piedi, e cominciarono a muoversi con circospezione, come se cercassero qualcosa, mentre i due Evangelion si paravano di fronte a loro pronti a scattare. All'improvviso uno dei due mostri gemelli con un pugno sfondò, senza alcun apparente motivo, il tetto di un palazzo adibito ad abitazione, e lo ritrasse rapidamente, Sia i piloti di Eva che il personale sul ponte di comando della Nerv osservavano perplessi quel gesto, poi ad Asuka sembrò di vedere qualcosa nella mano del mostro che si era abbattuta sul palazzo. Usò lo zoom visivo e vide che quella mano sembrava aver afferrato qualcosa, anzi qualcuno: una persona con lunghi capelli castani. “Sembra che il mostro meccanico abbia catturato una persona!" avvertì Asuka. “E' vero, o almeno anche i nostri sensori rivelano la presenza di una possibile presenza umana” disse Shigeru Aoba “provo ad analizzare più attentamente il tutto”, Ma prima che potesse farlo, il mostro con gli aculei li sparò nuovamente contro tutti e due gli Eva, che attivarono le proprio barriere per proteggersi e ci riuscirono. Però era solo un diversivo, i nemici rapidamente si alzarono in volo allontanandosi dalla città di gran fretta, come se avessero preso ciò che cercavano e quindi potevano rientrare. “Stanno scappando” disse Shinji “signorina Misato, che facciamo adesso?" Misato era dubbiosa, non le piaceva che quei mostri fossero liberi di scorazzare per il Giappone, poteva ordinare ai ragazzi di lanciarsi all'inseguimento, ma cosi facendo avrebbero corso un grosso rischio nell'allontanarsi dalla città. Ancora più dubbioso era Gendo, lui sapeva qual'era il vero obbiettivo dei mostri meccanici, ovvero la misteriosa persona creata dal professor Ogisa, e sembrava che quei mostri l'avessero catturata e anche Gendo stava cominciando a nutrire un certo interesse verso quella misteriosa arma, un interesse unito al timore che potesse essere usata in qualche misterioso piano che avrebbe sconvolto i suoi progetti. Ma i dubbi c'erano comunque: come avevano fatto i mostri a sapere che il loro bersaglio era proprio li? Quando avrebbero avuto il tempo per localizzarlo se erano impegnati in una dura battaglia? Comunque alla fine il comandante decise di non correre troppi rischi in ambo i sensi: “Ordinate agli Eva 01 e 02 di inseguire quei mostri meccanici per controllare cosa abbiano preso. I piloti dovranno rientrare subito solo nel caso i nemici si allontanino troppo da Neo-Tokyo 3. E mandate immediatamente una squadra a prelevare Rei per portarla qui. L'Eva 00 difenderà la città nel caso di eventuali nuovi attacchi a sorpresa”. “Signorsì” rispose impassibile Misato che diede le disposizioni. I due Evangelion cominciarono a inseguire di corsa i mostri meccanici, mentre dall'uscita d'emergenza più vicina all'appartamento di Rei uscì una jeep nera. Gli Eva 01 e 02 continuavano la loro corsa attraversando le montagne e i boschi, senza mai perdere di vista i tre mostri meccanici che volavano a circa duecento metri d'altezza.“Non ne posso più di andare dietro a quegli stupidi mostri. Sembriamo api che inseguono il miele. Potrei abbatterli con gli MN2” disse Asuka alquanto seccata. “Non credo sia una buona idea. Mio padre ha detto che dobbiamo controllare cosa hanno catturato quei mostri e dubito che potremmo farlo se tu li riduci a particelle subatomiche” le rispose Shinji provando a scherzare, Asuka mugugnò, mentre si allontanavano sempre più da Neo-Tokyo 3. Al quartier generale della Nerv, Misato era sempre più nervosa: “Non mi piace per niente. Si trovano in territorio scoperto. Ormai i ragazzi sono fuori dal campo visivo delle nostre postazioni, possiamo vedere quello che fanno solo grazie ai sistemi di registrazione dati degli Eva. Dovremmo ordinare loro di rientrare”. “Bene” diceva soddisfatto Cerberus “Gli Eva sono arrivati al punto prestabilito. I mostri meccanici sono sacrificabili, fateli atterrare. Mazinga Z si dirigerà sicuramente verso la loro posizione. Quando li raggiungerà?" “Tra circa un minuto, mio signore” rispose un operatore.“Fate entrare in azione l'esca!"Intanto Asuka e Shinji videro i tre mostri meccanici atterrare in un ampia radura situata proprio davanti a loro. “Si sono fermati finalmente. Facciamoli a pezzi” gridò Asuka. “Però qui c'è qualcosa che non va. Sembra quasi che ci abbiano allontanati apposta da Neo-Tokyo 3. Che sia una trappola?" pensava Shinji. Intanto lui e Asuka si disponevano intorno ai mostri meccanici pronti al combattimento, All'improvviso un grido dall'alto: “ROCKET PUNCH!" Due pugni, arrivando da un gruppo di nuvole, piombarono sulle teste dei mostri gemelli distruggendole e facendo stramazzare al suolo i corpi decapitati. Poi i pugni ritornarono nelle nuvole, si udì un rumore di razzi ed ecco che dal cielo piombò Mazinga Z, con il Jet Scrander attaccato alla schiena. “Mmf, sono arrivato in tempo. Un altro po’ e questi idioti di Evangelion mi rubavano tutto il divertimento” disse Ken alquanto eccitato mentre atterrava pesantemente sul suolo. “E' tornato Mazinga Z!" esclamò Misato vedendo nello schermo principale il robot nero e bianco che atterrava, “Che gli Eva si tengano pronti a combatterlo. Se sarà necessario, potranno anche distruggerlo. Non voglio interferenze esterne” ordinò Gendo. In quel momento, Shigeru Aoba notò qualcosa di strano sui suoi strumenti, una specie di interferenza.“Che cosa sarà?" mormorò dubbioso. Contemporaneamente, l'ultimo mostro rimasto, quello con gli aculei, lanciò una nuova raffica dei suoi colpi contro gli Eva e contro Mazinga. Gli Eva però pararono le punte usando nuovamente gli At-Field, mentre Ken scansò l'attacco e usando il Breast Fire alla massima potenza colpì e sciolse il nemico, “Questa è vera potenza!" esclamò soddisfatto Ken. “Ma chi si crede di essere quello?!" sbraitò Asuka “Shinji, dimmi su quale frequenza hai parlato con quello li l'altra volta!”Shinji dubbioso le diede la frequenza giusta, e si pentì immediatamente di averlo fatto. “Ehi tu, lo sai che non è bello intrufolarsi nelle battaglie altrui?". Ken, inizialmente stupito di sentire una voce estranea via radio, rispose prontamente: “E cosi il pilota dello 02 è una ragazza? Tsk, la guerra è una cosa da uomini, le donne al massimo possono essere mere spalle”. “Razza di lurido dinosauro misogino! Hai una voce giovane, ma in realtà devi avere almeno 70 anni, visto che fai ragionamenti da nonno!" “Sono più esperto e abile di te, stupida ragazzina viziata!" “Ha parlato mister modestia”! Shinji ascoltava allibito Asuka e lo sconosciuto pilota del Mazinga Z che litigavano tra loro, e temeva che arrivassero a picchiarsi. Poi si ricordò dei loro ordini e si avvicinò ai resti di uno dei due robot gemelli, ovvero a quello che teneva in mano la persona catturata in città. Controllò la mano e rimase stupefatto: nella mano il mostro non teneva una persona, ma solo un pupazzo che riproduceva fattezze umane. Il ragazzo sbarrò gli occhi e capì tutto in un attimo: “E' una trappola!" gridò sia ad Asuka che al pilota del Mazinga. “Cosa?!" esclamarono insieme Ken e Asuka voltandosi verso Shinji. D'un tratto la terra cominciò a tremare e qualcosa eruppe violentemente dal suolo, Sul ponte di comando Shigeru Aoba vide sgomento la strana interferenza notata prima aumentare le sue dimensioni e bloccare ogni comunicazione con gli Eva, anche il contatto con i sensori visivi si interruppe. “Cosa sta succedendo?!" gridò Misato. “E' una trappola!" commentò Gendo “Ordinate agli Eva di rientrare immediatamente!", “Impossibile! Abbiamo perso tutti i contatti con gli Eva!" disse allarmato Makoto. “Rei deve raggiungere al più presto Shinji e Asuka per aiutarli” si inserì Ritsuko “Dove si trova adesso?" Shigeru: “La squadra mandata a recuperarla dovrebbe arrivare da lei proprio adesso”. La jeep della Nerv si fermò proprio davanti al palazzo condominiale dove abitava Rei e i soldati si accorsero che il palazzo aveva il tetto distrutto e profondi squarci ne percorrevano le pareti dall'alto in basso. “Merda! Ma cosa è successo?" si domandò il soldato che guidava il mezzo. “Guarda li” gli rispose un altro soldato indicando un oggetto piuttosto grande e dalla forma quasi rettangolare che spuntava da un muro al pianterreno “Un enorme pezzo di metallo scuro è penetrato dal tetto e poi ha sfondato i vari piani. Dev'essere un frammento di uno dei mostri meccanici. Speriamo che al First Children non sia successo niente”. La squadra composta da quattro uomini scese dalla jeep e corse verso l'appartamento di Rei, la porta era aperta, entrarono in quel luogo pieno di crepe e calcinacci sul pavimento, e guardarono dappertutto senza trovare niente. “Qui non c'è anima viva!"“E allora il First Children dov'è?" Rei e Nadia stavano appostate vicino ad un albero, ai margini di uno dei boschi che si trovavano intorno a Neo-Tokyo 3. Si erano prese un grosso spavento, soprattutto Nadia, mentre assistevano alla battaglia tra mostri meccanici ed Evangelion, avevano sentito quella specie di sibilo che proveniva dall'alto e si faceva sempre più vicino, e poi un tonfo sordo che aveva fatto tremare l'intero edificio, un tremore tanto forte che il palazzo sembrava sul punto di crollare. Nadia, dopo aver bloccato con i suoi poteri e con grande sforzo alcune macerie che rischiavano di colpirle, aveva preso per mano Rei e l'aveva quasi trascinata di corsa fuori dall'appartamento, per rifugiarsi tra gli alberi. Da li avevano visto i mostri allontanarsi volando, inseguiti dagli Eva. “Penso che ora potremmo tornare” disse Rei, che nonostante tutto manteneva sempre una certa calma, “Si, ora penso di si” rispose Nadia, quando improvvisamente si voltò verso i boschi che le due ragazze avevano alle spalle, come se sentisse qualcosa.Rei la guardava incuriosita: “Cosa c'è?" “Non può essere…. Lui… è qui?" mormorò Nadia.“Lui chi?" “Aspettami qui!" disse Nadia cominciando a correre verso gli alberi. Rei continuò a fissarla incuriosita e perplessa per alcuni secondi, poi le andò dietro. I due Evangelion e Mazinga Z si ritrovarono di fronte quattro mostri meccanici che erano spuntati dal suolo: erano tutti di colore rosso sangue, molto alti e dall'aspetto massiccio, ricoperti con una corazza talmente lucida e liscia che se non fosse stato per le giunture sarebbe sembrata un unico pezzo. Le braccia e le gambe erano molto larghe, cosi com'era larga la base del collo, mentre la testa era schiacciata. Sul viso solo un apertura nera a forma di triangolo rovesciato. Infine, al posto della mani, c'erano delle enormi spade che sembravano retrattili. “Altri mostri?!" esclamò Shinji, preoccupato dalle dimensioni e dall'aspetto dei nuovi arrivati, perché erano molto più minacciosi dei mostri precedenti. “Figurati, per me sarà una sciocchezza batterli!" gridò Ken che si lanciò contro di loro gridando: “KOUSHIRYOKU BEAM!" I raggi ottici di Mazinga raggiunsero il petto di uno dei quattro mostri, ma si infransero inoffensivi contro la corazza, e il mostro alzò un braccio colpendo in pieno viso Mazinga Z e facendolo volare all'indietro per un centinaio di metri. Ken atterrò su un rialzo roccioso frantumandolo e sollevando un enorme nuvola di polvere.I nemici avevano dei riflessi notevoli nonostante la loro mole. “Ben gli sta a quell'idiota!" esclamò Asuka “Forza Shinji, dimostriamogli cosa sappiamo fare!"Lo 02 si lanciò contro i quattro mostri, estraendo le nuove lame dagli avambracci, e provò un affondo nella testa di quello più vicino. Ma la lama scalfì appena la corazza, riuscendo a penetrare in essa ma di poco, “Ma come?!" mormorò Asuka, prima che gli altri tre mostri la colpissero insieme con dei raggi ottici di colore rosso sbalzandola in aria come se niente fosse.Lo 02 cadde per terra proprio davanti allo 01. “Asuka!" gridò Shinji, che davanti a quella vista si riprese da una sorta di apatia e si lanciò anche lui contro i mostri meccanici. Il tentativo del ragazzo però non ebbe più fortuna di quelli di Asuka e Ken, infatti i quattro mostri puntarono le loro braccia contro lo 01, le braccia poi si aprirono rivelando la presenza di sei piccoli cannoni situati intorno alla spada che avevano al posto delle mani. I cannoni vennero puntati in contemporanea verso l'Eva e sempre simultaneamente fecero fuoco, Shinji fu investito da decine di raggi del colore del fuoco, e il suo Eva fu scagliato indietro a grande distanza, cadendo sopra un bosco e schiacciando un gran numero di alberi. I mostri cominciarono a muoversi contro gli Eva, mentre Ken, semi svenuto a bordo di Mazinga, veniva avvicinato da una grossa figura uscita lentamente dalla vegetazione.“Ehi! Ehi Ken! Svegliati!" diceva una voce tozza mentre una mano altrettanto tozza bussava sul vetro della cabina di guida di Mazinga. Ken lentamente si riprese: “… chi…. Boss!? Sei tu Boss?" “Certo ragazzo. L'unico e il solo. Attendevo nascosto nel bosco il momento buono per agire” rispose il pilota del buffo Boss Robot che cominciò a sghignazzare. “Sembra che quei mostri siano finalmente una sfida degna di Mazinga Z” disse Ken alzandosi e preparandosi a lanciare i Rocket Punch contro i nemici. “Be, non lo so… quei mostri mi sembrano un po’ troppo forti.. forse dovremmo aspettare Tetsuya…” “Non essere vigliacco. Nessun mostro potrà mai essere più forte di Mazinga Z . E poi non sono un bambino, e voglio dimostrare al sempai Tetsuya che so cavarmela da solo. ROCKET PUNCH!" I pugni partirono e colpirono la schiena di uno dei mostri, che erano voltati verso gli Eva, ma non sortirono nessun effetto, rimbalzarono contro la corazza e caddero nel bosco li vicino, Però Ken ottenne l'effetto di attirare l'attenzione dei mostri, due di loro si voltarono verso Mazinga e a grandi passi cominciarono a muoversi verso di lui. “Oh cazzo!" esclamò Ken, mentre Boss Robot cominciò a urlare mettendo le braccia in alto: “Oh no! Vengono da questa parte! Aiuto! Aiuto!" “Proverò ad attaccarli dall'alto!" gridò Ken che si alzò in volo col Jet Scrander, Ma uno dei mostri lanciò in avanti la lama retrattile del braccio destro, la lama divenne incredibilmente lunga e trafisse da parte a parte Mazinga nella zona della cintola, per poi sbatterlo giù al suolo. “Merda!" gridò Ken mentre l'altro mostro cominciava a bersagliare Mazinga con i suoi raggi ottici: le raffiche energetiche percorrevano tutta la superficie del robot arrivando direttamente al pilota che gridava per il dolore. “No! Ken resisti, ora li sistemo io!" gridò Boss, che strappò un grosso albero e brandendolo come una mazza si lanciò contro i mostri meccanici. Ma uno dei mostri polverizzò l'albero con una raffica ottica, afferrò Boss per il collo sollevandolo da terra, e lo lanciò via come una bambola di pezza. “Ancoraaaaaa!!!?????" gridò Boss mentre lui e il suo robot cominciavano a sbattere a destra e a sinistra contro alcune pareti montuose come la pallina di un flipper impazzito, Infine Boss Robot concluse il suo volo finendo con metà del corpo conficcata nel suolo di una foresta. “Gli anni passano ma la storia non cambia! Uffa, sono davvero stufo!" sbuffò Boss che invano agitava le gambe all'aria del suo robot per cercare di liberarsi, Asuka dolorante si rimise in piedi e fissò con rabbia i suoi nemici, che stavano ancora infierendo su Mazinga Z. “Dannati mostri. Ora vi faccio vedere io. Shinji, mi senti?" “Si” rispose Shinji mentre si rialzava lentamente. “Ascoltami: adesso i due che sono davanti a noi li attaccheremo insieme, e per farlo cominceremo ad avvicinarci muovendoci di corsa e a zig zag, cosi non avranno il tempo di prendere la mira. Poi useremo le nuove lame negli avambracci per colpirli agli occhi, e dopo che li avremo accecati, li finiremo con gli MN2!"“D'accordo”, I due Evangelion si prepararono a muoversi, e il via fu dato dagli stessi mostri meccanici, quando provarono a colpirli con nuove raffiche ottiche, Intanto anche Ken, ancora sotto il tiro dei raggi ottici, cominciò a reagire. “Basta! Mazinga Z non finirà mai cosi!" Facendo leva sulla cloche di comando, e cercando di ignorare il dolore, faticosamente riuscì a rialzarsi. “BREAST FIRE!" gridò, mirando tuttavia non ai mostri, ma al terreno sotto di loro, Il raggio del Mazinga distrusse il terreno e fece perdere l'equilibrio ai nemici quel tanto che bastava per costringerli a cessare l'attacco, Velocemente Ken si alzò in volo, pronto a tentare un attacco aereo. Anche gli Evangelion avevano cominciato il contrattacco: muovendosi a grande velocità in entrambi i lati, evitando con agili salti i colpi dei mostri meccanici, si avvicinavano sempre più agli obiettivi che continuavano a stare affiancati, Infine si piazzarono inginocchiati proprio dietro di loro, estrassero le lame dagli avambracci e gli saltarono addosso prima che potessero voltarsi. “Ora!" gridò Asuka, e sia lei che Shinji si piazzarono sopra le spalle dei nemici e cercarono di affondare le lame negli occhi degli avversari. Ma proprio in quel momento, sulle spalle dei due robot nemici si aprirono delle piccole fessure, Asuka e Shinji fecero appena in tempo a scorgerle quando da esse uscì una specie di lampo, Un secondo e nell'aria schizzarono delle grosse gocce di un liquido di colore bluastro. Shinji allibito guardò il suo Eva: dalla fessura apertasi sulla spalla del mostro su cui lui si trovava, era uscita una lunga e sottile lama dai bordi seghettati, una lama che sfiorava il fianco destro del suo Eva, bloccato nell'atto di colpire con le lame degli avambracci, ma la cosa che più lo stupiva e spaventava era che la lama del nemico aveva penetrato in un secondo il suo ATField, come se non ci fosse! “Ma è impossibile, mi avevano detto che l'AT-Field può essere penetrato solo dagli Angeli o da un altro Eva!" commentò il ragazzo. Poi Shinji spostò lo sguardo sullo 02: anche lui era rimasto fermo nell'atto di affondare le sue armi negli occhi del nemico, ma con una differenza sostanziale, La lama uscita dalla spalla del secondo mostro aveva trapassato da parte a parte il ventre dell'Eva, e il sangue dell'umanoide era schizzato in aria macchiando la parte interna dell'AT-Field, E siccome il Field era invisibile, si aveva l'impressione che le macchie di sangue bluastro fossero sospese a mezz'aria, La lama poi cominciò a muoversi a come una sega, e altro sangue bluastro schizzò fuori dall'Eva, la cui ferita iniziava a ingrandirsi sempre di più e sembrava sul punto di tagliarlo in due. “Asukaaaaaaaa!!!!!" gridò Shinji, mentre il mostro meccanico afferrava con altre due lame lo 02 intorno alla cintola e lo buttava a terra. Intanto Mazinga Z volando stava bersagliando i mostri sotto di lui con varie raffiche di Koushiryoku Beam e Missile Punch, senza ottenere però il minimo effetto, I nemici, come i loro due compagni, aprirono le braccia e cominciarono a lanciare raffiche di colpi laser contro Ken, che faticava ad evitarle tutte. Era come essere intrappolati in una sorta di ragnatela. “Dannazione! Non mi danno tregua! Temo che continuando di questo passo…” Alcuni colpi centrarono in pieno le ali del Jet Scrander distruggendole, Ken perdette il controllo e cominciò a precipitare, ma i mostri meccanici lo ricolpirono simultaneamente con i raggi ottici uniti a quelli sparati dalle braccia, e fermarono Mazinga Z a mezz'aria in una sorta di morsa energetica, mentre Ken urlava in preda al dolore. L'energia delle raffiche nemiche lo raggiungeva direttamente, si sentiva il corpo paralizzato, e anche alcuni dei comandi davanti a lui esplosero. “Maledizione! Il nemico ha chiaramente potenziato le sue armi. Temo che Ken e i piloti degli Evangelion non ce la faranno” disse l'uomo che stava seduto al centro della sala comando della base di Mazinga Z. “Immagino che sia il mio turno allora” esordì Tetsuya Tsurugi giungendo affianco dell'uomo seduto. Tetsuya indossava una tuta rossa, scura in alcuni punti come le braccia, e teneva sotto braccio un casco bianco con protezione per il mento. “La ristrutturazione del tuo robot non è stata ancora completata al 100% però”, “Non importa. Penso che ce la farò lo stesso” disse Tetsuya che di corsa si avviò verso l'uscita dalla sala.“Fai attenzione” si raccomandò l'uomo seduto. Tetsuya si fermò e si voltò con un leggero sorriso di sfida: “Non preoccuparti Kabuto. Non stai parlando con un novellino”. “Stupendo! Stupendo! Le lame funzionano alla perfezione. Sono in grado di penetrare gli AT-Field degli Eva!" esultò Cerberus. “Le nostre nuove lame concentrano fasci di energia positronica sulla loro superficie…” “E poi i meccanismi di movimento danno loro una velocità molto prossima a quella della luce” spiegarono Gog e MaGog pieni di orgoglio per la loro creazione. “Ora ridurranno gli Evangelion e Mazinga Z in pezzi. Ma l'obiettivo principale a che punto è?"“Dovrebbe entrare in contatto con l'esca proprio ora”. Nadia si inoltrava sempre più nel bosco, seguita a breve distanza da Rei, che non trovava troppo difficile stare dietro alla sua amica, Ad un certo punto Rei dovette rallentare perché ostacolata da un tratto di boscaglia molto fitto, e quindi perdette di vista Nadia, La ragazza dai capelli azzurrini si fermò per cercare con lo sguardo un punto dove la boscaglia era meno fitta, e continuare cosi il suo inseguimento. Quando dopo circa un minuto trovò tale punto, ricominciò la sua corsa andando nella stessa direzione in cui aveva visto andare Nadia, e dopo alcuni minuti di corsa, Rei finalmente ritrovò Nadia, in una radura dove gli alberi si diradavano. Rei si avvicinò lentamente a Nadia, che le dava le spalle e sembrava anche chinata su qualcosa, quel qualcosa era una persona, e quando Rei si avvicinò ulteriormente capì che si trattava di un ragazzo, steso per terra a pancia sotto. Nadia era china su di lui e cercava di rianimarlo. “Akito! Akito, ti prego rispondimi!" diceva Nadia scuotendo leggermente le spalle del ragazzo. “Nadia…” la chiamò perplessa Rei restando dietro la sua amica. ”Rei" rispose Nadia voltandosi verso la ragazza “Ti prego, aiutami. Lui è Akito, quel mio amico di cui ti parlai prima”. Sentendo questo, Rei si chinò anch'essa su Akito e con delicatezza le due ragazze lo girarono per metterlo con la schiena per terra. Akito sembrava svenuto, e alcune strane cicatrici lineari solcavano il suo volto.“Akito, mi senti? Sono io, Nadia”. Akito finalmente sembrò rispondere, emise un leggero lamento e aprì con grande sforzo gli occhi.“N…. Nadia….?" “Si, sono io” disse Nadia visibilmente felice per aver ritrovato il suo amico.“Questa situazione non mi piace” disse Rei “Faremmo meglio a tornare in città”.Akito si voltò leggermente verso Ayanami: “E tu…. Chi… sei?" “Non preoccuparti, è un amica” lo tranquillizzò Nadia che tentava di aiutare Akito a mettersi in piedi. “Come facevi a sapere che era qui?" le domandò Rei che guardava Akito in modo strano. “D'un tratto ho percepito la sua presenza mentalmente. Scusami se sono scattata in quel modo, ma non ho saputo resistere, dovevo controllare personalmente se era veramente lui”, quando Akito fu in piedi, mise un braccio intorno alle spalle di Nadia, e l'altro braccio sulle spalle di Rei. Poi cominciarono lentamente ad avviarsi verso l'uscita dal bosco. “Mio signore” informò uno degli operatori di Cerberus “Il bersaglio è appena entrato in contatto con l'esca”. “Molto bene” esultò Cerberus “procedete alla cattura!"“Akito, come ti senti? Cosa ti hanno fatto quei maledetti?" “Io… io non lo so… so solo che mi torturavano, legato ad una sedia… mi facevano domande.. su di te, su tuo padre… su tutto. Ma i miei ricordi sono cosi confusi che non rammento neppure se ho risposto alle loro domande oppure no. Poi vedo solo buio.." “Ma adesso sei salvo, non preoccuparti, ti porterò da qualcuno che saprà aiutarti, vedrai”.Rei ascoltava in silenzio, e continuava a guardare sospettosa Akito, C'era decisamente qualcosa che non andava, anche se non riusciva a capire che cosa fosse, Nadia era decisamente felice di rivedere il suo amico, forse anche troppo felice, sembrava non preoccuparsi più di niente, Neanche di come facesse Akito a trovarsi li.Lo avevano liberato? Ma perché? Anche se non possedeva informazioni utili potevano usarlo ancora come ostaggio, merce di scambio. E invece…. Rei fu tentata di avvertire Nadia dei suoi sospetti, ma glielo impedì Akito, perchè venne colto da una serie impressionante di spasmi, e stramazzò al suolo contorcendosi come se fosse preda di un violentissimo attacco epilettico. “Akito!? Akito!" gridò disperata Nadia. Lei e Rei volevano aiutarlo, ma quegli spasmi erano cosi violenti che non riuscivano a tenerlo minimamente fermo. Inoltre il suo corpo sembrava si stesse deformando, ma era difficile dirlo, si muoveva troppo. “Nadia… dobbiamo andarcene!" le disse con voce decisa Rei.“Ma… io…” “N-NADIA!!!!!" gridò all'improvviso Akito con la bocca piena di una specie di bava verde e ancora preda degli spasmi “SCAPPAAAAAAAARRRRRRGGGGGHHHHHHHHHHHH!!!!!!" L'ultima parola si tramutò in un inumano urlo, mentre il corpo di Akito cominciò a crescere a dismisura, i vestiti si lacerarono e la pelle cominciò a cadere, rivelando i sottostanti tessuti muscolari la cui superficie ribolliva come l'acqua calda, Nadia e Rei indietreggiarono, spaventate e inorridite, mentre un ombra sempre più grande le ricoprì. Akito si era trasformato in un mostro alto almeno una trentina di metri, dalla forma umanoide e molto curvata. I muscoli erano visibili, ma continuavano a mostrare strane e grosse bolle sulla superficie, La testa era un teschio umano ricoperto da un sottile strato di muscoli e nervature, con occhi rosso sangue. La creatura ruggì, e decine di piccoli tentacoli le uscirono dalla bocca guizzando contro Nadia e Rei che fuggirono tra gli alberi, “Signore, la trasformazione è riuscita” informò uno degli operatori di Cerberus, “Bene!" rispose Cerberus, soddisfatto di sapere che tutte le sue migliorie alla tecnologia micenea funzionavano alla perfezione. I micenei univano gli esseri umani alle macchine, lui invece aveva preferito lavorare direttamente sugli uomini, modificandoli tramite l'ingegneria genetica. “Ora, mostro Realian, cattura Nadia Ogisa e portamela qui!" “Maggiore Katsuragi!" gridò preoccupato Shigeru Aoba “I nostri sensori hanno rivelato la presenza di un nuovo mostro apparso all'improvviso in uno dei boschi confinanti con Neo-Tokyo 3!" “Cosa!? Non ci voleva, proprio ora che stavamo organizzando delle squadre per andare in aiuto dei ragazzi. Qui di Eva è rimasto solo lo 00, ma Rei sembra sparita nel nulla. Cosa possiamo fare?"Misato per la prima volta si sentì con le mani legate, del resto la preoccupazione per i piloti di Eva era tale che il sangue freddo del maggiore sembrava venir meno. Ritsuko invece era ancora impegnata, con l'ausilio di Maya e dei Magi, nel vano tentativo di ripristinare i contatti con gli Eva. “Niente da fare. Sembra che i ragazzi siano isolati da una specie di campo magnetico, ma non ho mai visto prima nulla del genere” borbottava la scienziata. Gendo continuava a restare impassibile: “E' qui. Quella battaglia era solo un diversivo per allontanare gli Eva e Mazinga Z. Ma la misteriosa persona che i mostri meccanici cercano è ancora qui. E senza gli Eva, temo che non potremo fare nulla contro quel mostro che è apparso ora”. Shinji, in preda alla rabbia, si lanciò contro i mostri meccanici che avevano colpito lo 02, Asuka non rispondeva alle chiamate del ragazzo, e in lui, oltre alla rabbia, crescevano anche i sensi di colpa. “Se fossi stato più deciso, se avessi pensato a combattere invece di piangermi addosso. E ora Asuka potrebbe essere…. No, non lo è! Non può esserlo. Ma questi bastardi la pagheranno cara!" Shinji attivò i cannoni MN2 e sparò diversi colpi contro i nemici, che furono letteralmente ricoperti dalle enormi esplosioni dei proiettili lanciati dallo 01, In realtà i danni furono minimi, i mostri si ritrovarono con le corazze appena annerite e indietreggiarono di qualche passo, ma le esplosioni distolsero l'attenzione degli altri due mostri dal Mazinga Z, che tenevano ancora bloccato a mezz'aria, e lo lasciarono finalmente cadere a terra. Mazinga Z rimase fermo al suolo, col corpo fumante, mentre i quattro mostri meccanici cominciarono ad avanzare a passo di marcia verso lo 01. Shinji iniziò istintivamente a indietreggiare davanti a quei colossi che si muovevano contro di lui, si rese conto che farsi prendere dalla rabbia non era consigliabile, ma anche cosi non sapeva che cosa fare. Tentò di usare nuovamente gli MN2, ma un mostro fece scattare in avanti le lame retrattili nelle braccia e distrusse i cannoni montati nei supporti degli Eva. “Oh no!" disse Shinji, mentre i nemici riaprirono il fuoco contro di lui sbattendolo a terra e quando gli furono addosso cominciarono a colpirlo a ripetizione con le lame retrattili, bagnando l'aria con impressionanti schizzi di sangue rosso. Era incredibile la facilità con cui quelle lame penetravano l'AT-Field, Shinji si sentiva le braccia, le gambe, il torace trafitti in continuazione da spade invisibili.Ogni fitta era brevissima, ma devastante come dolore. “Aaaahhhh! Io… aiutatemi… Asuka… signorina Misato… Ayanami… papà…. MAMMAAAAAAA!!!!" Ken debolmente si sforzò di aprire gli occhi, non si sentiva più il corpo, forse tutte quelle scariche energetiche avevano paralizzato il suo sistema nervoso, Riusciva comunque a vedere i mostri meccanici, di spalle, mentre infierivano sullo 01, quando gli sembrò di udire una sorta di grido, simile a quello di una bestia. Il mostro Realian ruggì spaventosamente, e scattò in avanti per afferrare Nadia e Rei, che correvano in mezzo agli alberi, Le due ragazze cercavano di nascondersi sotto la fitta vegetazione, ma il mostro le stanava rapidamente, sradicando gli alberi con le braccia. Ma alcuni alberi erano molto grossi, e il doverli spostare permetteva a Rei e Nadia di guadagnare alcuni preziosi secondi,Videro davanti a loro una ripida discesa, Nadia prese sottobraccio Rei e vi si gettò con un balzo abbastanza ampio, Sul fondo della discesa vi era una folta e molto estesa macchia di cespugli, e le due fuggitive si ficcarono li sotto, Il mostro si fermò più in alto, e cominciò a cercarle con lo sguardo. Quando si accorse di non riuscire più a vederle, lanciò alcuni ruggiti rabbiosi, ma poi il suo sguardo si concentrò sulla macchia di vegetazione sottostante, e fece uscire i tentacoli dalla bocca, che cominciarono ad allungarsi lungo il terreno in direzione dei cespugli. “Non… non puoi cercare di fermarlo con i tuoi poteri?" domandò Rei col fiatone mentre spiava tra i rami le azioni del mostro, quei tentacoli si avvicinavano sempre di più e non ci avrebbero messo molto a trovarle. “Temo di no. Non mi sono ancora ripresa completamente, ed è troppo grande. E poi, li dentro è intrappolato Akito. Devo tentare qualcosa per aiutarlo” rispose Nadia, inorridita per quello che avevano fatto al suo amico. “Non ci resta molto tempo. Cosa facciamo?" Nadia rimase pensierosa per qualche attimo, poi disse: “Quel mostro non vuole tutte e due, vuole solo me. E per quanto mi riguarda c'è solo una cosa che posso fare”, “Cosa?" domandò perplessa Rei, ma Nadia le mise una mano sulla fronte e quasi all'istante Rei svenne, senza un minimo rumore. “Nonostante la tua freddezza, sei molto testarda. Non vorresti mai lasciarmi, ma io non voglio perdere anche te” disse Nadia poggiando delicatamente al suolo Rei. I tentacoli ormai erano a pochi metri da loro, Nadia si scurì in volto e con un fulmineo balzo uscì dai cespugli e corse via, I tentacoli, quasi ad un passo da Rei, si voltarono in direzione di Nadia e cominciarono a inseguirla come anche il mostro Realian, che ringhiava minaccioso. Nadia sentì la testa che cominciava a girarle, era ancora troppo debole e far addormentare Rei si era rivelato uno sforzo eccessivo, ma almeno aveva distolto l'attenzione del mostro dalla sua amica, L'Eva 01 ruggì nuovamente, dopo aver spaccato la sua stessa corazza facciale e sembrava non curarsi dei mostri meccanici che tenevano le loro lame piantate nel suo corpo e imbrattate di sangue rosso, anzi, l'Eva afferrò con le mani due lame infilate nelle gambe, i muscoli delle braccia si ingrossarono in modo impressionante e in un attimo le lame si infransero in mille pezzi. Allora i mostri meccanici ritrassero le altre lame e cominciarono a fare fuoco con i loro raggi ottici, ma lo 01 si mosse con una velocità tale che sembrò quasi sparire nel nulla, le raffiche nemiche colpirono il nulla, mentre l'Eva atterrava sulle spalle di uno degli avversari, Le ferite dell'Eva si rigenerarono tutte in pochissimi secondi. Il mostro su cui era atterrato l'Evangelion fece uscire la lama seghettata dalla schiena, ma lo 01 la afferrò rapidissimo con una mano, la lama cominciò a muoversi e sangue sgorgò dalla mano dell'Eva, che tuttavia spezzò come niente anche quella spada, poi con un pugno l'Eva in berserk squarciò la corazza protettiva della testa del mostro meccanico, afferrò i vari meccanismi interni e li strappò via con un colpo secco. Il mostro barcollò, ma non cadde a terra, mentre gli altri tre aprirono il fuoco contro l'Eva che venne colpito in pieno e fu sbalzato via dalla schiena del loro compagno, però l'Eva controllò la caduta, atterrò perfettamente a quattro zampe e si fermò a fissare ringhiando i suoi nemici. Ken osservava sbalordito quel combattimento, il suo corpo era ancora intorpidito, non avrebbe potuto aiutare l'Eva, ma sembrava che non ce ne fosse bisogno, “Questo dev'essere il cosiddetto Berserk. Accidenti, si comporta come una bestia quell'Eva”. Mentre pensava ciò, a Ken sembrò di intravedere un ombra situata al di là delle nuvole, un ombra piuttosto grande e anche veloce, che procedeva in linea retta e sembrò rallentare quando fu esattamente sopra l'Eva impazzito. Inizialmente il ragazzo pensò che poteva trattarsi di un altro nemico, ma quella misteriosa figura volante dopo qualche secondo riprese il suo volo andando ancora più veloce e sparendo alla vista. Lo 01 ruggendo si lanciò nuovamente contro i mostri meccanici, che reagirono con una nuova arma: sui loro corpi si aprirono numerosi comparti come se fossero degli sportelli, e da questi comparti delle fruste ronzanti di colore rosso guizzarono fuori in direzione dell'Eva. Le fruste erano moltissime, parecchio lunghe e sembravano quasi dotate di vita propria, Lo 01 ne schivò una parte, ma erano troppe anche per lui, e cosi lo afferrarono, avvolgendolo e lasciando scoperta solo la testa, Non appena lo presero, cominciarono ad emettere scariche elettriche e a tirare le braccia e le gambe per strapparle, Lo 01 si dimenava ruggendo come un leone in gabbia. Intanto Nadia non riusciva più a fuggire da quel mostro, ormai quasi tutto il bosco era stato distrutto, gli alberi divelti o schiacciati, e le forze la abbandonavano. Nadia aveva dovuto fare non poche acrobazie, nel vero senso della parola, per impedire che i tentacoli del mostro la prendessero, una persona normale sarebbe già stata catturata, Ma ora il fisico della ragazza, ancora in parte debilitato, cominciava a cedere, la testa le girava, il respiro era molto, troppo affannoso. Aveva provato a fermarlo anche con la telecinesi, ma senza riuscirci, nelle sue condizioni aveva bisogno di concentrazione, e il mostro non glielo permetteva, C'era ancora la telepatia, ma i tentativi di contattare Akito dentro quella mostruosità non avevano ottenuto risultati. Akito ormai era morto, al suo posto c'era solo il mostro, Nadia si fermò poggiandosi con le braccia ad un albero, vide in lontananza la città di Neo-Tokyo 3, Se la raggiungeva, forse poteva farcela, in quella città c'erano sicuramente molti posti in cui nascondersi,però non aveva più la forza per raggiungerla. Sentì un ringhiare sommesso dietro di lei, si voltò, il mostro Realian la sovrastava minaccioso, Allungò una mano per prenderla, Nadia chiuse gli occhi pensando: “Almeno Rei è al sicuro, mi basta questo”, quando dal cielo arrivò qualcosa di accecante, poi ci fu un boato e un violento spostamento d'aria spinse Nadia a terra. La ragazza, colta di sorpresa, riaprì gli occhi, e vide che il corpo del mostro fumava, come se fosse stato colpito da qualcosa, Realian fissò il cielo ruggendo sia per la rabbia che per il dolore, le poche nuvole cominciarono a muoversi in circolo e ad aprirsi, rivelando la presenza di un oggetto di forma umanoide e dotato di ali che stava sospeso a mezz'aria. Lo strano oggetto, forse un robot, alzò il braccio destro verso l'alto, ed ecco che due fulmini piombarono dal cielo colpendo direttamente quella figura, che tuttavia sembrò non risentirne, poi si udì una voce: “Thunder Break!", il braccio alzato mirò alla creatura e dalla sua mano uscì una sorta di fulmine che velocissimo colpì il mostro Realian in piena testa. Il mostro indietreggiò mentre lo strano robot atterrò in ciò che restava del bosco, frapponendosi tra Nadia e Realian, Sulla testa del robot uno veicolo rosso, con all'interno una persona. “E quello chi diavolo sarebbe?!" esclamò Misato osservando la scena sul monitor principale, Avevano visto il bosco che veniva distrutto da quel nuovo mostro e avevano anche avvistato una ragazza che veniva inseguita dal mostro. Misato avrebbe voluto aiutarla, ma come potevano fare senza gli Eva? Invece il comandante Ikari se ne era uscito con un misterioso: ”E' lei!" “Chi sarà quel robot? E' Mazinga Z?" domandò Hyuga. “No” rispose Ritsuko “guardatelo bene. Somiglia molto a Mazinga Z, ma ci sono delle differenze: quel nuovo robot è più grande, le corna ai lati della testa sono curvate verso l'alto e la piastra pettorale è formata da un pezzo unico a forma di V. Dev'essere un altro modello di Mazinga”. “Ah, e cosi abbiamo un nuovo giocatore. Molto bene, la partita si fa più interessante. So chi sei e so chi ti pilota, ma io per elaborare questo piano ho pensato ad ogni evenienza. Quindi non riuscirai a fermarmi” disse Cerberus osservando il nuovo arrivato e mostrandosi alquanto calmo. Tetsuya, dopo aver fatto rientrare le ali del robot nella schiena, fissava il mostro davanti a lui da dentro l'abitacolo del Brain Condor, strinse con decisione la cloche di comando ed esclamò: “Ora mostro, affronterai la potenza del Grande Mazinga!" Asuka, adagiata in modo scomposto sul sedile del Plug, cominciò lentamente a riprendersi, si sentiva un fortissimo dolore allo stomaco, un dolore talmente forte che prima doveva averla fatta svenire, Provò a muoversi, ma solo il braccio sinistro rispose ai comandi del suo cervello, il resto del corpo era come addormentato. “Dove… dove sono? Ah, mi ricordo, stavo combattendo contro quei mostri, poi mi hanno colpita, bastardi…." La ragazza era ancora connessa all'Eva, le pareti dell'Entry Plug mostravano ancora ciò che accadeva all'esterno, e quando vide l'Eva-01 bloccato dai nemici, pensò allarmata: “Mio Dio, Shinji!", Voleva andare ad aiutarlo, ordinò allo 02 di muoversi, ma l'Eva non si mosse. Lo 01 continuava ad essere tirato dalle fruste dei mostri meccanici, i muscoli tesi al massimo, poi l'Eva lanciò un altro urlo fortissimo, ed ecco che le fruste cominciarono ad espandersi, come se si stesse creando uno spazio sempre più grande tra loro e l'Eva, e infine si lacerarono esplodendo in migliaia di frammenti. L'Eva-01 fece un enorme balzo in avanti, sembrò puntare verso uno dei mostri meccanici, e congiunse le mani puntandole verso l'alto, poi atterrando proprio davanti ad uno dei nemici, con un movimento rapido e secco, abbassò le mani sempre congiunte, e come dal nulla sulla parte frontale del mostro si aprì una fenditura perfettamente verticale che dalla testa arrivava fino ai piedi. Miriadi di scintille sprizzarono da quella spaccatura, poi l'Eva vi infilò deciso la mano, e improvvisamente il corpo del mostro cominciò a deformarsi e a gonfiarsi dall'interno, e infine esplose. Asuka assisteva sgomenta a quello spettacolo: l'Eva di Shinji era sicuramente in berserk, ma fino ad allora gli stati di berserk le erano sempre stati descritti solo verbalmente e non sembravano essere niente di eccezionale. Invece ora, il vederne uno con i suoi occhi, le faceva capire chiaramente quale fosse il vero potenziale degli Evangelion, Un potenziale che i piloti scalfivano appena. “Lo 01 ha usato l'At-Field: prima l'ha concentrato nella mani, poi come se fosse una spada l'ha usato per aprire il mostro. Infine, quando ha infilato la mano dentro quella spaccatura, ha fatto espandere il Field distruggendo il nemico dall'interno. Incredibile, noi piloti non riusciremmo mai a usare l'At-Field in quel modo!" Gli altri mostri meccanici reagirono aprendo nuovamente il fuoco contro lo 01, che evitò gli attacchi saltando verso l'alto e senza flettere le gambe. Poi, a mezz'aria, l'Evangelion fissò i suoi nemici, gli occhi dell'umanoide si illuminarono e come per magia, lo 01 sparì, come se non ci fosse mai stato. Asuka e Ken rimasero a bocca aperta.Dov'era finito?Tetsuya fronteggiava il mostro Realian, che si lanciò contro di lui urlando e mettendo le mani in avanti. Tetsuya non si lasciò intimorire e corse a sua volta contro il mostro, gridando: “MAZINGER BLADE!" e da un piccolo alettone situato sulla gamba sinistra del Grande Mazinga uscì una spada capovolta. Il pilota afferrò la spada per il manico, la girò e poi si lanciò per terra verso destra, passando di fianco e sotto le braccia del mostro, in modo da oltrepassarlo, Appena gli fu alle spalle, Tetsuya affondò la lama nella schiena del mostro, facendo sprizzare uno strano liquido viscoso e di colore verdastro. Il mostro Realian urlò per il dolore, e fece girare la testa e le gambe di 180° gradi verso Mazinga, “Ah, dunque sei snodabile eh?" commentò sprezzante Tetsuya “Ma non spaventi!". Il Grande Mazinga si allontanò con un balzo, mentre i tentacoli che uscivano dalla bocca del mostro cercavano di afferrarlo allungandosi sempre di più, ma Tetsuya faceva volteggiare abilmente la sua spada davanti a lui, tranciando i tentacoli, poi Tetsuya vide Nadia, esausta e poggiata ad un albero, che osservava lo scontro a qualche decina di metri di distanza. “Ragazza!" le gridò l'uomo tramite un microfono esterno “Allontanati presto! Qui l'atmosfera si riscalderà molto”. Nadia lentamente si allontanò mettendosi dietro alcuni alberi per poi accasciarsi a terra esausta, e non appena lo fece Tetsuya si allontanò ulteriormente dal mostro e spalancò le braccia del suo robot. Gridò: “BREAST BURN!!" e dalla piastra pettorale del Grande Mazinga partì un intenso raggio di colore rosso che colpì in pieno il mostro e cominciò a scioglierlo,Realian emise alcuni orrendi gorgogli, poi si ridusse ad un putrido e nauseante ammasso di materia organica. “Non è stata una battaglia difficile, ma del resto… questo è solo l'inizio” disse Tetusya, che però pensava: “Accidenti, stavo per dire che il Grande Mazinga può schiacciare senza problemi qualunque nemico. Ma devo ricordarmi che ormai non ho più l'età per dire spacconerie. Certe abitudini sono dure a morire”, Il Grande Mazinga si avvicinò lentamente a Nadia chinandosi su di lei, mentre ciò che restava del mostro continuava a ribollire. “Tutto bene ragazza?"“Insomma, mi sento a pezzi. Ma tu chi sei?" “Mi chiamo Tetsuya Tsurugi, posso aiutarti." All'improvviso Tetsuya sentì alcuni rumori sospetti dietro di lui, e fece appena in tempo a voltarsi che una specie di ameba gelatinosa gli saltò addosso, e inglobò il Grande Mazinga. Nadia non aveva ancora capito bene cosa stesse succedendo, ma dai cespugli vicino a lei sbucò un'altra ameba gelatinosa che fulminea le andò addosso, I tre mostri rimasti cominciarono a guardarsi intorno, alla ricerca dell'Eva-01 che si era improvvisamente volatilizzato. Anche Asuka e Ken lo cercavano con lo sguardo, e alla ragazza sembrò di scorgere qualcosa di molto grande e indistinto che si muoveva velocemente davanti agli alberi, quando uno dei nemici d'un tratto si sollevò in aria e si lanciò contro il terreno, schiantandosi contro di esso. “Ma cosa fa?" si chiese Ken.“Che strana mossa, ma perché si è lanciato contro il terreno?" pensò Asuka, Sulla schiena del mostro caduto a terra poi, come dal nulla, si aprì uno squarcio di forma irregolare, e tutti i vari meccanismi cominciarono ad uscire da questo squarcio e a strapparsi senza motivo apparente. “Ma cosa sta succedendo?" si chiedeva sempre più stupita Asuka ”Sembra quasi che delle mani invisibili lo stiano dilaniando. Un momento….. mani invisibili?!" Asuka provò a concentrare il suo sguardo sullo squarcio e a tratti le parve di vedere qualcosa, una figura quasi invisibile, si scorgevano molto leggermente solo i contorni, e ben mimetizzata col paesaggio, che infieriva sul mostro. E quella figura poteva essere una cosa sola.“Non… non può essere! Ma ha dei limiti?!"“Lo 01 sarebbe diventato invisibile?" esclamò Gog. “E come avrebbe fatto?" domandò MaGog. “Posso solo avanzare teorie, ma probabilmente ha usato il suo At-Field a mo di specchio per riflettere il panorama circostante su se stesso e potersi cosi mimetizzare alla perfezione. Questo comunque non salverà lo 01, anche se devo ammettere che sono davvero interessanti questi Evangelion. Quando distruggeremo la Nerv, dovremo risparmiare i dati di progettazione degli Eva. Con il loro potere unito a quello dei mostri meccanici, potrei estendere il mio dominio fino alle stelle.“Credi davvero all'esistenza di popoli extraterrestri?" gli chiese Gog. “Certo. Forse non ricordate che al tempo di Mazinga Z c'erano anche altri robot che combattevano per l'umanità? E tra questi c'era un robot di origine aliena chiamato Goldrake o Grendizer, le fonti sono rare e insicure su questo. Questi altri robot agivano in maniera più nascosta rispetto a Mazinga, ma comunque esistevano. E Goldrake era la prova certa dell'esistenza di forme di vita aliene e intelligenti. Ora però non è tempo per pensare al futuro, concentriamoci sul presente, un presente gratificante come non mai." I due mostri meccanici rimasti fecero fuoco contro il misterioso essere che stava dilaniando il loro compagno, ma i loro colpi centrarono soltanto lo squarcio, e dettero il colpo di grazia al mostro steso per terra, il cui corpo fu dilaniato a metà da un esplosione. Dopo l'esplosione, i cervelli elettronici dei mostri cominciarono ad elaborare la possibilità che il loro nemico fosse lo 01 diventato in qualche modo invisibile, e cosi attivarono vari tipi di sensori visivi, tra questi c'erano anche sensori di ricerca calorifica, e perlustrando l'area, rilevarono la presenza di una sagoma rossa e di forma umanoide, che si avvicinava a loro agilmente e silenziosamente sul lato destro con uno scatto i due mostri si voltarono verso quel lato, e uno sparò con i suoi raggi ottici, l'altro invece lanciò in avanti le lame delle braccia. Ma la sagoma rossa con un velocissimo salto verso l'alto evitò l'attacco, e il nemico che aveva usato le lame alzò lo sguardo e vide quella creatura rossa che gli cadeva addosso, Un attimo, e usando l'AT-Field per aumentare la sua velocità e mettendo una gamba tesa in avanti a mo di calcio, l'Eva-01 diventò visibile e squarciò dalla testa ai piedi il mostro, tagliandolo in due parti uguali. Ora era rimasto un solo nemico,Il Grande Mazinga invece era stato interamente inglobato dal mostro Realian, che persa la sua consistenza solida sembrava essersi tramutato in una specie di creatura gelatinosa e trasparente di colore verdastro alta una quarantina di metri. I movimenti del robot erano difficoltosi, ma il pilota non si perse d'animo. “Sei duro a morire, ma non mi hai ancora sconfitto!" esclamò Tetsuya. “ATOMIC PUNCH!" e i pugni del Grande Mazinga cominciarono a ruotare su se stessi e staccandosi dalle braccia si lanciarono in due direzioni diverse, aprendo due grossi squarci nel corpo gelatinoso del mostro grazie anche al loro movimento rotatorio. Tetsuya approfittò degli squarci, gridò ancora: “NERBLE MISSILE!" e dalla cintola del Grande Mazinga fuoriuscì un missile che esplose allargando ancora di più gli squarci su quella superficie gelatinosa, La parte superiore del robot era libera, ma le gambe erano ancora intrappolate dentro il mostro, che stava per richiudere gli squarci aperti dal Mazinga. “Lo spazio è sufficiente. SCRANDER DASH!", Sulla schiena del robot riapparvero le ali affilate di colore rosso insieme a due razzi, che andarono subito alla massima potenza e riuscirono a liberare del tutto il Grande Mazinga. Tetsuya fece andare in alto il suo robot, i pugni si riattaccarono alle braccia, poi guardò sicuro di se il mostro, che ora si era tramutato in una specie di blob pieno di tentacoli che tendevano verso di lui. “Ho una bella sorpresa per te. Invertire polarità e ora BREAST BURN!" Il raggio pettorale del Grande Mazinga fu sparato nuovamente contro il mostro, ma stavolta il raggio era di colore bianco, Realian venne colpito in pieno e quasi all'istante congelò interamente, fino a diventare una grottesca scultura di ghiaccio, “E per finire… NERBLE MISSILE!"Dalla cintola del Grande Mazinga partirono uno dopo l'altro quattro missili che centrarono il mostro congelato distruggendolo completamente. “Bene. E ora posso aiutare la ragazza. In realtà ero uscito per aiutare Ken e gli Evangelion, e non sapevo cosa fare quando a Neo-Tokyo 3 è spuntato quest'altro mostro. Ma quando l'Eva-01 è andato in berserk, Kabuto mi ha detto di venire immediatamente qui”. Il Grande Mazinga atterrò in mezzo al bosco semidistrutto dalla battaglia, e cominciò a guardarsi attorno, “Ehi ragazza, dove sei?" gridò Tetsuya. L'enorme robot sollevò anche alcuni alberi caduti nello scontro per controllare che la ragazza non fosse finita li sotto, e non trovò niente. “Ma dove sarà finita?",poi Tetsuya vide alcuni elicotteri militari con l'insegna della Nerv che si avvicinavano in assetto da battaglia. “Tsk, Gendo Ikari non sopporta davvero aiuti esterni” commentò sarcastico l'uomo, Il Grande Mazinga si levò di nuovo in volo e si allontanò velocemente. Il pilota di uno degli elicotteri rimase sbalordito per la velocità del Mazinga.“Neanche i nostri jet sono cosi veloci!" sbottò! Giunse una voce via radio: “Caposquadriglia Falco, potere inseguire il bersaglio?"“Temo proprio di no. Sarebbe più facile inseguire un fulmine” rispose rassegnato il pilota. L'Eva-01 fronteggiava l'ultimo mostro rimasto, che mise le braccia in avanti e velocemente l'Eva le afferrò con le mani, I due giganti, con le braccia tese, cercavano di avere l'uno il sopravvento sull'altro, e inizialmente il mostro sembrò avere la meglio, mettendo al massimo i suoi servomotori. Ma improvvisamente i muscoli delle braccia dell'Eva si gonfiarono, diventando almeno il doppio come dimensioni, e cosi, nonostante fosse più piccolo, lo 01 riuscì a far piegare sulle ginocchia il suo nemico. Il mostro meccanico reagì con una raffica ottica che si rivelò inutile, perché venne deviata da un At-Field, lo 01 strinse le mani fino a farle penetrare nelle braccia del suo avversario e infine con due movimenti secchi e rapidi, strappò entrambe gli arti del mostro, Per ultimo lo 01 mise una mano a taglio, concentrò intorno a essa un At-Field a forma di lama, e facendo muovere con grande velocità quella sorta di spada invisibile, tagliò in quattro parti il mostro meccanico.“Ce l'ha fatta!" esclamò Asuka, ancora quasi immobilizzata. Ma almeno adesso riusciva a muovere anche una gamba. “Per quanto mi secchi farlo, devo riconoscere che quegli Evangelion quando vogliono sono incredibili” commentò Ken, Anche lui finalmente ricominciava a muoversi, L'Eva-01 rimaneva immobile, emettendo un leggero respiro animalesco che diminuiva man mano fino a sparire del tutto. Allora l'Eva cadde in ginocchio restando nuovamente fermo.Lo stato di berserk era cessato, Asuka lo fissava, e poi sentì una voce esausta via radio: “…Asuka…” Era la voce di Shinji, La ragazza voleva rispondere con un “Stai bene Shinji?", ma la risposta si tramutò in un grido di avvertimento: “Attento!" Asuka aveva visto uno dei mostri sconfitti, il penultimo, che alzava un braccio in direzione della schiena dello 01. La lama nel braccio partì ancora fulminea e colpì l'Eva nella zona sottostante il collo, trapassandolo da parte a parte.Contemporaneamente, via radio giunse ad Asuka prima un grido di dolore, e poi uno strano rumore come di qualcosa di metallico che si rompeva. “Shinji… oh mio Dio. Il punto che ha colpito… li c'è l'Entry Plug!!! Shinji!!!! Shinji!!!!" Nella sua base Cerberus aveva assistito impassibile alla nuova sconfitta dei suoi mostri.“Peccato” disse Gog ”se quell'Evangelion non fosse andato in… come lo chiamano? Ah si, berserk, avremmo distrutto tutti i nostri nemici più pericolosi." “E invece non solo non li abbiamo distrutti, ma ora abbiamo anche un nuovo nemico, il Grande Mazinga. Speriamo almeno che il pilota dello 01 sia morto” continuò MaGog fissando l'immagine dello 01 trafitto. “Comunque i problemi per Mazinga Z non sono ancora finiti” sogghignò Gog ”Visto che ora faremo entrare in azione uno dei nostri dispositivi di tracciamento”.“Si. La prossima volta faremo loro una bella sorpresa” aggiunse il suo gemello. Cerberus non disse nulla, ma si alzò sotto lo sguardo dei suoi alleati e si diresse con passo deciso verso la sua sala dell'acquario, Una volta giunto a destinazione, si fermò al centro della sala fissando le orrende creature che conteneva. “Non importa se in questa battaglia non siamo riusciti a distruggere Mazinga Z e gli Eva. Erano solo obiettivi secondari. L'importante…” Nella sala cominciò a sentirsi uno strano rumore, sul soffitto si muoveva come un insetto una strana creatura molto più grande di una persona, che si lasciò cadere proprio davanti a Cerberus. “… è aver raggiunto l'obiettivo principale” disse il malvagio con un sinistro sorriso stampato sul volto, La creatura davanti a lui era una massa gelatinosa di colore verdastro, che si muoveva tramite delle zampe da ragno. E dentro quella specie di ameba, si vedeva chiaramente un corpo umano in posizione fetale, Il corpo di una ragazza. 8° CAPITOLO Lentamente riapre gli occhi, e subito sente un fortissimo dolore alla pancia, un dolore talmente forte che sembra passarle da parte a parte il ventre. Dove si trova? In una stanza dalle pareti spoglie e bianche, sul soffitto un singolo lampadario al neon di forma quadrata, Forse una stanza d'ospedale, visto che lei si trova anche sdraiata su un letto. Prova ad alzarsi, ci riesce, ma appena si stacca dal cuscino la testa comincia a girarle come una giostra, e quindi la ragazza ricade sul letto. Affianco al letto c'è un comodino con sopra una sveglia, lei gira la testa e guarda che ore sono, Le 6 e 20 del mattino. Cerca di guardarsi per capire cosa indossa: una specie di pigiama bianco, e questo rafforza l'ipotesi che sia in un ospedale, Si sforza di rammentare cosa le è successo, ma i ricordi sono ancora confusi, molto confusi. I suoi ricordi sono solo dei flashback, lampi improvvisi che vanno e vengono senza alcun ordine apparente, Rammenta delle strane creature, lei combatte contro di loro a bordo del suo 02 e sembra farcela, ma poi arrivano altri mostri di colore rosso, e la situazione cambia radicalmente. Lei non era sola, c'erano anche un robot nero e bianco che non le stava affatto simpatico e c'era anche lo 01, Non appena ricorda questa parola, le appare subito in mente un immagine: l'Eva-01 trafitto al petto dalla lama di uno dei mostri.“Shinji!!" grida Asuka mettendosi a sedere sul letto e quasi incurante del martellante mal di testa che subito l'assale. “Allora, a che punto sono le ricerche?" domandò impassibile Gendo Ikari al maggiore Misato Katsuragi che stava sull'attenti davanti a lui, seduto nella sua solita posa dietro la scrivania del suo ufficio, Affianco a Misato c'era Ritsuko. “Finora le ricerche hanno avuto esito negativo. Le abbiamo estese a tutta l'area del Giappone, chiedendo anche la collaborazione delle forze armate di auto difesa, ma senza trovare nulla” rispose Misato.“Ha studiato il dossier che le ho mandato?", “Si signore, e siamo andati subito a cercare nei luoghi dove sorgeva il laboratorio denominato Centro di ricerche fotoatomico, e abbiamo trovato solo un cumulo di rovine abbandonate da molti anni. Lo stesso vale per i controlli effettuati a maggiore profondità alla ricerca di livelli sotterranei." “Ciò non mi sorprende. Quel dossier è alquanto scarno di notizie perché la maggior parte delle informazioni sono andate perdute durante le guerre post Second Impact, ma risulta lo stesso che quel laboratorio fu bombardato con alcuni prototipi di mine N2. Ovvio quindi che non sia rimasto niente. Comunque c'era la possibilità che chi ha riportato alla luce la tecnologia del Mazinga, avesse insediato li la sua base, magari nel sottosuolo. Peccato. Però una cosa positiva c'è: quel dossier ci ha rivelato il nome del secondo Mazinga, ovvero Grande Mazinga, Inoltre, avete trovato tracce della ragazza inseguita da quel mostro organico?" “No. Dopo averla persa di vista nel caos della battaglia abbiamo setacciato tutto il bosco senza trovare nulla. Abbiamo però ritrovato Rei, in un punto poco distante dal luogo dello scontro, e stava bene, anzi, dormiva beatamente”. Gendo spostò leggermente lo sguardo su Ritsuko: “Dottoressa Akagi, a che punto sono le riparazioni degli Evangelion?" “I danni inferti allo 02 sono gravi, ma dovremmo essere in grado di ripararli entro due giorni lavorando al massimo. Riguardo lo 01 potrà tornare operativo entro domani, perché a parte la ferita al petto non presenta altri danni se non alcuni leggeri tagli nella corazza."“E il pilota dello 02?" “Ha subito un feedback nervoso di media gravità che l'ha paralizzata interamente per alcune ore. Il suo sistema nervoso aveva bisogno di un lungo periodo di riposo e inattività per riprendersi, quindi le abbiamo somministrato un sedativo. I test medici hanno dimostrato che non necessita di altre cure. Già entro domani potrà tornare a casa”, “D'accordo, potete andare”. Le due donne salutarono il comandante con un leggero cenno della testa e uscirono dall'ufficio avviandosi verso l'ascensore situato all'estremità opposta del corridoio, “Il comandante ha sguinzagliato ogni mezzo della Nerv per rintracciare i due Mazinga. E il motivo mi sembra chiaro: vuole ritrovarlo” disse Ritsuko mentre premeva il pulsante di chiamata dell'ascensore. “Infatti” rispose impassibile Misato “ma vuole ritrovarlo in quanto pilota o in quanto figlio?", Ritsuko non disse nulla mentre entravano nell'ascensore e le porte si richiudevano davanti a loro. Sente un leggero peso sul viso, accompagnato da un leggero e continuo rumore di macchinari simile ad un bip, Sotto di lui c'è qualcosa di morbido, sembra un materasso. Prova a muoversi, ma i muscoli sembrano come addormentati, i movimenti sono lenti, lentissimi, e costano grande sforzo. Cerca di aprire gli occhi per vedere dove si trova, quello che gli si para davanti è un soffitto di un bianco sporco, con due luci al neon, Prova a muovere gli occhi e vede una mascherina per l'ossigeno sul suo volto, mentre la stanza è bianca e spoglia. Lui è su un letto, circondato da macchinari medici, e si sente delle bende su tutto il ventre e intorno al collo, Sulla parete destra c'è una finestra, non molto grande e a forma di oblò, dietro il vetro c'è un azzurro intenso e leggermente scuro. “Che… che strano cielo…” pensa Shinji Ikari mentre viene colto da un improvvisa sonnolenza,evidentemente i leggerissimi movimenti che ha compiuto sono stati troppo per il suo fisico debilitato. Sta per chiudere gli occhi, ma prima che questo avvenga per un attimo li spalanca sbalordito, Dietro il vetro ha visto passare qualcosa, qualcosa dalla forma affusolata, Un qualcosa che non avrebbe mai potuto vedere, se quell'azzurro fosse stato l'azzurro del cielo. “Un… un pesce!?" dice con un mormorio il ragazzo prima che la stanchezza abbia la meglio su tutto, anche sul suo stupore, “Shinji… oh mio Dio. Il punto che ha colpito… li c'è l'Entry Plug!!! Shinji!!!! Shinji!!!!" Asuka osservava con terrore quella scena: l'Eva-01 era stato trapassato da parte a parte dalla lama del mostro meccanico e a giudicare dai rumori che aveva sentito via radio, sembrava che la capsula di pilotaggio fosse stata presa in pieno. Quei maledetti mostri meccanici si erano rivelati più pericolosi del previsto, ancora letali anche dopo essere stati fatti a pezzi. Lo 01 si accasciò con le ginocchia al suolo e se non stramazzò fu solo per la lama che gli spuntava dalla base del collo, il sangue dell'Evangelion cominciò a fuoriuscire dalla ferita, “Maledetti! Maledetti! Maledetti!" ringhiò Asuka, cercando di non pensare al fatto che Shinji poteva essere morto. Eppure una parte della sua mente sembrava volerla terrorizzare, proiettando nei suoi occhi immagini di Shinji tagliato in due parti esatte, ma subito lo sgomento fu sostituito dalla rabbia, una rabbia immensa. “Muoviti, ferraglia rossa! Muoviti, muoviti, muoviti!" urlò la ragazza imprecando contro lo 02 e l'Eva sembrava che fosse sul punto di muoversi, cominciò a tremare, quando dal cielo giunse una voce: “THUNDER BREAK!" e un istante dopo un fulmine piombò sul mostro meccanico distruggendolo e facendogli estrarre la lama dal corpo dello 01, che stramazzò al suolo. Poi si sentì una specie di rombo, e davanti allo 01 atterrò un robot quasi identico a Mazinga Z, Il nuovo arrivato si chinò sulla schiena dello 01 e dopo alcuni brevi tentennamenti, dovuti probabilmente al fatto che non aveva capito subito quale fosse la posizione esatta della capsula, strappò via la copertura dell'Entry Plug estraendolo dall'umanoide. Il cuore di Asuka sobbalzò quando vide che il lato destro del Plug era percorso da uno squarcio orizzontale dai contorni perfettamente lineari. Dallo squarcio colava LCL rossastro, anziché arancione, “Il… il sangue…” mormorò Asuka, costretta a fare da spettatrice, Il secondo Mazinga posò a terra il Plug, poi dalla sua testa uscì un uomo, che indossava una tuta di colore soprattutto rosso con un casco bianco. Il pilota cercò lo sportello d'accesso della capsula, lo trovò e quando lo aprì altro LCL mescolato a sangue cadde per terra, L'uomo con la tuta rossa si affacciò dentro l'Entry Plug, poi rapidamente si strappò le parti della sua tuta che ricoprivano le braccia e le mise dentro il Plug. Infine chiuse lo sportello e risalì sul suo robot, che prese in mano la capsula, Il secondo Mazinga si alzò in volo allontanandosi velocemente, seguito dal Mazinga Z che nel frattempo si era rimesso in piedi barcollando un po’. Anche Mazinga Z si alzò in volo e nonostante le sue ali fossero alquanto malridotte, riuscì ad allontanarsi, rimasta sola, Asuka fissò il punto nel cielo dove prima c'erano i due Mazinga. Poi spostò lo sguardo sullo 01, che giaceva abbandonato come la carcassa di un animale divorato dai predatori, era sola, e per la prima volta la solitudine le faceva paura.“Ehi, Asuka!"Asuka si svegliò di soprassalto, tutta sudata. Era ancora nella stanza d'ospedale, e davanti a lei la fissava una preoccupata Misato. “Ti agitavi nel sonno. Tutto bene Asuka? " domandò il maggiore. “Si, certo!" rispose Asuka mostrando una falsa sicurezza. “Sei venuta qui per sottopormi a qualche interrogatorio"?" continuò infastidita Asuka. “No, non preoccuparti, sappiamo già cosa è successo grazie al sistema di registrazione interno dello 02. In realtà sono passata ad augurarti la buonanotte. Io adesso torno a casa, ma penso che per te sia meglio trascorrere questa notte qui all'ospedale”, Asuka guardò la sveglia sul comodino affianco al letto, Il display segnava le nove di sera, aveva dormito per ben 15 ore?! “Ma porca…” si lasciò scappare la ragazza, “Cosa c'è?", “No, niente. Senti, io non voglio assolutamente passare la notte qui. Torno a casa con te!” disse risoluta Asuka.“Ma sei sicura? Forse dovresti…”“Non devo fare niente… qui!" Con un balzo Asuka scese dal letto, il corpo era solo leggermente intorpidito, e si piazzò davanti a Misato. “Allora, mi vai a prendere i vestiti che ho lasciato nello spogliatoio oppure devo andare in giro con questo camicione? Guarda che ne sarei capace!" sbottò il Second Children. “D'accordo, hai vinto. Vado a prenderti i vestiti, poi parlerò col medico” disse Misato alzandosi dal letto e uscendo dalla porta.Asuka rimase sola nella stanza. “Nuovamente sola, sempre sola. La solitudine mi fa paura, mi ha sempre fatto paura. Solo che adesso non riesco più a nasconderlo a me stessa. StupiShinji! Guarda come mi hai ridotto!", Rei stava seduta sul pavimento della doccia, con le ginocchia portate al mento e le braccia che cingevano le pallide cosce della ragazza. Il getto d'acqua della doccia dall'alto le cadeva sulla schiena e in parte sui capelli e poi, formando un piccolo gorgo, si infilava silenziosa e veloce nello scarico. Era tutto buio e silenzioso nel suo nuovo appartamento, assegnatole dopo la distruzione del precedente, e identico a quest’ultimo perché situato nello stesso quartiere di condomini in fase di demolizione. Solitamente a Rei piaceva farsi la doccia, la sensazione dell'acqua che scorreva sul suo corpo l'aveva sempre trovata rilassante, rigenerante. E anche l’ambiente in cui si trovava era praticamente lo stesso in cui aveva vissuto per tanto tempo, ma stavolta c'era qualcosa di diverso.Ma cos'era che non andava? eppure sembrava tutto normale: era sola, come sempre, in mezzo al buio, in mezzo al silenzio. Era il nulla che lei conosceva bene, molto bene e allora cos'era quella sensazione di disagio?Una sensazione di… vuoto… ma un vuoto strano… diverso da quello a cui era abituata…Forse aveva capito che il nulla poteva anche non essere il suo destino? e dopo aver capito ciò non riusciva più a sopportarlo sapendo che poteva avere qualcosa di meglio? “Se hai qualcuno che ti capisce, non sei più sola” disse la ragazza chiudendo gli occhi, Shinji riaprì gli occhi di scatto e cercò di guardarsi in giro. Era ancora nella stessa stanza di prima, e anche quella strana finestra a forma di cerchio era sempre li, Ora finalmente sembrava sentirsi bene, la stanchezza di prima era scomparsa e quindi adesso aveva il tempo per chiedersi: dove sono? Sono stato catturato dal nemico? Tutto quello che ricordava era che Asuka gli gridava di stare attento, poi sentì un dolore lancinante al collo e contemporaneamente un rumore come di metallo che veniva squarciato. Infine una sensazione di freddo al ventre e poi il buio. Ma adesso che si era ripreso, doveva cercare di venire a capo di quella situazione, si mise a sedere sul letto, e subito fu colto da fitte di dolore al ventre, che era interamente coperto da bende ma le fitte di dolore non erano molto intense, e poteva muoversi. Quindi si tolse una flebo dal braccio e i vari sensori collegati agli strumenti medici, e scese dal letto, però non appena gli strumenti cessarono di rilevare i suoi segni vitali, cominciarono a trillare come tanti campanelli e Shinji non sapeva come spegnerli, all'improvviso qualcuno entrò impetuosamente nella stanza, che disponeva di una porta automatica, Shinji sussultò e si girò. Era un uomo basso, tozzo e dalla mascella squadrata, che indossava una divisa scolastica vecchissima e piena di toppe, “Uè, ragazzino! Cosa fai?! Non puoi ancora scendere dal letto!" esordì l'uomo con un vocione rauco.“Eh?! Ma io…." L'uomo lo prese per un braccio e lo sbatté sul letto: “Sei ancora convalescente! E dovresti riposarti. Per recuperare le forze hai bisogno di mangiare, perciò…” Il nuovo arrivato uscì un attimo dalla stanza, sotto lo sguardo di un allibito Shinji che rimase ancora più allibito quando lo vide rientrare con un vassoio pieno di roba da mangiare di ogni tipo. “Mangia quanto vuoi!" continuò l'omone cominciando a ingozzarlo di cibo che gli ficcava in bocca con un cucchiaio gigante, Shinji cominciò ad annaspare e ad agitare le braccia come uno che sta soffocando, il cibo era buono, ma quell'omone gli dava una cucchiaiata dopo l'altra ad un ritmo frenetico, e ogni tanto anche lui dava un assaggio, anzi, un assaggione.“Ho… no… glub… fermati…”“Su mangia! E' tutta gnam gnam roba buona!" continuava a dire l'omone con un largo sorriso da idiota. Nel corridoio vicino passò in quel momento Tetsuya, che sentendo quel rumore provenire dalla stanza entrò e vide tutta la scena. “Boss! Boss! Fermati! Ma cosa vuoi fare? Ucciderlo?!" Boss sorpreso si girò e rispose: “Ma il dottore ha detto che si sarebbe ripreso e che avrebbe avuto bisogno di mangiare!" “Appunto. Mangiare, non morire soffocato dal cibo! Lascialo stare, che è meglio”.“Ok, ok, me ne vado” sbuffò Boss uscendo dalla stanza e portandosi dietro il vassoio, Tetsuya si avvicinò a Shinji, che tossendo cercava di riprendere fiato.“Scusalo. Boss è un bonaccione, ma purtroppo ha una delicatezza da elefante. Tutto ok?"“S-si… coff coff..", “Mi sembra che tu ti sia ripreso bene… Shinji Ikari." Shinji fissò in viso lo sconosciuto che aveva di fronte: “Conosce il mio nome?" “Si. Abbiamo intercettato i messaggi radio che provenivano dalla tua base operativa. Io sono Tetsuya Tsurugi, piacere” rispose con calma Tetsuya porgendogli la mano. “Capisco…” disse Shinji dubbioso, poiché non sapeva se fidarsi o meno. Comunque gli strinse la mano. “Capisco i tuoi dubbi” continuò Tetsuya come se avesse letto i suoi pensieri “ma ti assicuro che sono infondati. Qui non sei affatto un prigioniero, anzi, ti abbiamo salvato la vita”.“Davvero?" “Si. Il tuo Eva è andato in berserk, mi pare si chiami cosi, e ha dato una sonora lezione a quei mostri meccanici. Ma a quanto pare erano costruiti per resistere anche a danni gravissimi, e uno di loro è riuscito, quando sembrava finito tutto, a trafiggere il tuo Evangelion e a colpire quella capsula dove vi posizionate voi piloti. Sei rimasto ferito gravemente, io ti ho soccorso, e avevi il ventre squarciato, con tanto di intestini che sporgevano fuori dalla ferita." Shinji rabbrividì sentendo questo e si guardò il ventre: “Ero veramente ridotto cosi? Però adesso mi sento bene. Cioè, ho qualche fitta al ventre, ma se davvero fossi stato sventrato in quel modo, non dovrei sentirmi peggio? E Asuka, che ne è stato di Asuka?!" “Asuka? Ah, ti riferisci al pilota dello 02, vero? Sempre grazie alle intercettazioni radio, sappiamo che è salva, tranquillo”. Sentendo questo, Shinji si calmò, ma non riusciva a spiegarsi come poteva sentirsi cosi bene se le sue ferite erano cosi gravi. “Se vuoi sapere come mai sei salvo, sappi che ti sei salvato perché nel nostro reparto ospedaliero usiamo una tecnologia avanzatissima e ormai perduta, la tecnologia degli antichi Micenei."“Micenei?" “E' una lunga storia, ma forse adesso sei stanco e vuoi riposare.", “Non ho per niente sonno, adesso”. “Capisco. Del resto hai dormito per un intero giorno, sotto l'effetto dei sedativi. Comunque, tu vuoi delle risposte, vero?" Shinji annuì in silenzio, Tetsuya allora aprì uno sportello del mobile che stava vicino al letto, e ne tirò fuori una tuta grigia mettendola sul letto. “Indossa questa, dovrebbe essere della tua taglia, e le bende per sicurezza non toglierle ancora. Io ti aspetto fuori dalla camera e quando sarai pronto, avrai tutte le risposte che vuoi”, Tetsuya uscì e Shinji lentamente cominciò a cambiarsi, “Quel Tetsuya sembra un tipo a posto, forse posso fidarmi. Comunque ora come ora non posso fare altro che seguirlo e sperare che vada tutto bene”. Mentre stava per infilarsi il vestito sopra le bende, le fissò: ”Asuka, spero che tu stia bene. Sono sicuro che con te al mio fianco, non sarei cosi nervoso”. Finito di vestirsi, guardò nuovamente la finestra a forma di oblò, e stavolta fuori di essa era tutto buio. “Mah, ma avrò visto veramente… un pesce? Forse è stato solo un sogno… ” Shinji uscì dalla stanza e si ritrovò in un corridoio dalle pareti bianche e lisce, non molto largo, con Tetsuya che lo attendeva appoggiato con la schiena ad una parete.“Bene, andiamo” disse l'uomo quando lo vide. I due cominciarono a camminare lentamente, Shinji si guardava in giro curioso, ma quel corridoio era sempre uguale, solo ogni tanto era interrotto da qualche porta, Shinji prese coraggio e tentò di fare una domanda: “Mi scusi… signor Tetsuya.." “Odio sentirmi chiamare cosi. Mi sembra che mi diano del vecchio. Chiamami Tetsuya e basta” rispose l'uomo. “Mi scusi…”“Non fa niente. Cosa volevi dirmi?”.“Ecco io… prima, alla finestra della mia stanza, ho visto passare un… ”“Pesce”.“Si! Ma come…” “Quella su cui sei adesso è una base sottomarina. E quella non era finestra, ma un vero e proprio oblò”.“Una base sottomarina?" “Esatto. E adesso ti porterò da una persona che potrà spiegarti tutti i dettagli. Io invece non sono molto portato per le chiacchiere”. I due giunsero alla fine del corridoio, e davanti a loro c'era un ascensore. Quando le porte si aprirono, Tetsuya entrò per primo, seguito da uno Shinji ancora dubbioso. L'ascensore molto rapidamente e senza un minimo rumore cominciò a salire, e quando le porte si riaprirono, Shinji si ritrovò davanti un enorme sala di forma rettangolare con molti macchinari e operatori in camice bianco intenti a lavorare.“Benvenuto nella nostra sala comandi” gli disse Tetsuya. Il ragazzo si guardò intorno: non si intendeva molto di tecnologie, comunque tutti quegli strumenti dovevano essere molto sofisticati, anche se la struttura di quella sala era meno complessa di quella del ponte di comando della Nerv. Ma l'attenzione di Shinji fu catturata da una poltrona situata proprio al centro della sala, Vi era seduta una persona che dava le spalle a Shinji, una persona con una capigliatura nera e folta, più di quella di Tetsuya. “Kabuto, il nostro giovane ospite si è ripreso” disse Tetsuya all'uomo seduto sulla poltrona. Quest'ultimo si girò, rivelandosi come un uomo di mezz'età che aveva conservato comunque lineamenti giovanili, a parte qualche ruga qua e là, e che indossava un completo nero sotto un camice bianco da scienziato. “Benvenuto ragazzo” lo salutò con un gentile e sottile sorriso l'uomo ”Io sono Koji Kabuto, il direttore di questo centro di ricerche”. “P.. piacere di conoscerla” rispose Shinji titubante. “Non essere troppo formale. Nessuno ha intenzione di farti del male” continuò Koji.“Va… bene”.“Allora, a questo punto vorrai delle informazioni, e sarò ben lieto di dartele. Qui sei nella nuova sede del centro ricerche sull'energia fotoatomica, denominato Fortezza delle Scienze”. “Energia fotoatomica? Non ne ho mai sentito parlare” ribatté perplesso Shinji. “E' una particolare forma di energia, un energia pulita e dalle potenzialità immense, scoperta da mio nonno, Juzo Kabuto, che aveva scoperto anche il japanium, un rarissimo minerale il cui unico giacimento fu scoperto sul monte Fuji più di quaranta anni fa. Dal japanium mio nonno ottenne la superlega Z, una lega di gran lunga superiore a qualunque altro metallo." “E perché adesso non le usano?" “Ora ci arrivo. Agli inizi degli anni settanta, mentre mio nonno, aiutato anche da mio padre Kenzo, approfondiva sempre di più la sua tecnologia basata sul japanium, una terribile minaccia si abbatté sul mondo: uno scienziato che si faceva chiamare Dottor Inferno, si era impossessato della tecnologia dei Micenei, e voleva conquistare la Terra. I Micenei avevano raggiunto un notevole sviluppo tecnologico, e avevano creato delle enormi macchine di svariate forme e dimensioni per proteggersi dagli invasori. Queste macchine noi le abbiamo chiamate mostri meccanici, e il Dottor Inferno decise di usarle per realizzare i suoi piani di conquista. Quando mio nonno se ne rese conto, decise di costruire un robot in grado di sconfiggere i mostri meccanici”.“Sta parlando di Mazinga Z, vero?"Koji rimase in silenzio per qualche secondo: “Non proprio. In realtà mio nonno creò un primo potentissimo robot chiamato MazinKaiser. Ma siccome il suo potere distruttivo risultò troppo elevato, decise allora di costruirne una versione depotenziata, ovvero il Mazinga Z, che in seguito venne coadiuvato dal Grande Mazinga, un altro robot creato da mio padre Kenzo sulla base del lavoro svolto da mio nonno, e che venne affidato al qui presente Tetsuya. Come base operativa utilizzammo il centro ricerche per l'energia fotoatomica diretto dal professor Yumi, un caro amico di mio nonno”. “Se noi adesso siamo qui, allora vuol dire che avete vinto la guerra contro il Dottor Inferno”. “Certo. Fu una guerra molto dura, che costò molti sacrifici, il mio Mazinga Z venne distrutto nella fase conclusiva di tale guerra e allora lo sostituì col MazinKaiser, di cui fino a quel momento ignoravo l'esistenza. Grazie all'apporto decisivo del MazinKaiser riuscimmo ad ottenere la vittoria. E anche quando la minaccia del Dottor Inferno fu rimpiazzata da quella ancora più grande del redivivo impero di Micene, dopo una dura lotta io e Tetsuya riuscimmo a rispedire tutti quei mostri all’inferno. Questa espressione poi è particolarmente azzeccata, visto che i Micenei si erano rifugiati nelle profondità della terra. Tuttavia i governi del mondo, che ci avevano appoggiato, finirono con l'avere paura della tecnologia del Mazinga, e quindi decisero di porre un veto sull'utilizzo bellico di tale tecnologia. Il professor Yumi poteva dedicarsi solo a studi di carattere scientifico, su come impiegare l'energia fotoatomica per scopi pacifici. E non avemmo nulla da obiettare su questo. Quando poi il professor Yumi morì, io presi il suo posto. Ma quando avvenne il Second Impact e ci fu quel lungo periodo di guerre civili, il governo giapponese decise di spazzare via il centro di ricerche, timoroso che il nemico si impossessasse della nostra tecnologia. Sganciarono alcune bombe N2 e distrussero tutto, compreso il Grande Mazinga. Io, Tetsuya e Boss, un nostro amico, ci salvammo per miracolo, insieme ad alcuni tecnici e scienziati, ovvero quelli che vedi qui adesso. Mentre per il MazinKaiser non ci furono problemi, perché lo tenevamo custodito in una piccola base costruita dentro una montagna. Decidemmo di nasconderci, perché il governo giapponese avrebbe potuto cercare di ucciderci se avesse saputo che qualcuno era sopravvissuto alla distruzione del centro”. “E poi cosa è successo?" domandò Shinji disgustato per la ferocia e l'ingratitudine del governo, che aveva distrutto coloro che in passato avevano salvato il mondo intero. “Qualche anno dopo, quando ormai ci eravamo rassegnati a trascorrere ciò che restava delle nostre vite nell'ombra, incontrammo uno scienziato fuggiasco come noi, Higuchi Ogisa, che aveva bisogno di aiuto. Ci disse di essere un brillante genetista, desideroso di riportare in vita la figlia morta, che era stato contattato da un misterioso individuo di nome Cerberus, che diceva di poterlo aiutare. Ma dopo aver scoperto che Cerberus in realtà bramava di conquistare il mondo, Ogisa era scappato portando con se il frutto del suo lavoro, e cercava qualcuno che potesse fermare Cerberus”.“Non poteva rivolgersi al governo?" “Avrebbero riso di quella storia, lui non aveva prove dell'esistenza di Cerberus. O peggio ancora, potevano credergli e sottrargli il risultato delle sue ricerche. E in realtà anche noi eravamo restii a credergli. Ma non appena Ogisa ci disse che Cerberus usava la tecnologia degli antichi micenei per i suoi piani, in noi si riaccese il fuoco di una volta, e decidemmo di aiutarlo. Io e Tetsuya ricostruimmo Mazinga Z e il Grande Mazinga, e poi creammo la base dove ti trovi adesso, la Fortezza delle Scienze, basandoci su un progetto di mio padre Kenzo, una base in grado di muoversi sott'acqua e di riemergere al momento opportuno, del tutto autosufficiente e dotata dell'unica branca pacifica della scienza micenea, ovvero la loro tecnologia medica, che ti ha salvato la vita, Dovendoci muovere di nascosto, e avendo a disposizione pochi uomini e pochi mezzi, impiegammo anni per costruire tutto questo, ma fummo avvantaggiati dal fatto che anche Cerberus impiegò parecchio tempo per apprendere i segreti della tecnologia micenea. E col passare del tempo trovammo altri uomini valorosi disposti ad aiutarci." “Ma qual'era il frutto delle ricerche di Ogisa? Non voleva riportare in vita la figlia?" “Si, mediante un sofisticato clone, ma Cerberus applicò delle modifiche a questo clone, in modo da renderlo funzionale al suo piano di conquista, anche se ammetto che non lo conosciamo nei dettagli. E purtroppo Ogisa non volle saperne di interrompere il suo lavoro, e non volle neppure eliminare le modifiche apportate da Cerberus, perché tali cambiamenti permettevano al clone di difendersi efficacemente da eventuali nemici. Il disperato amore paterno di Ogisa aveva annebbiato il suo senso di responsabilità. Quando fu sul punto di concludere il suo lavoro, fece giusto in tempo ad informarci che Cerberus lo attaccò."“Si riferisce all'attacco di alcuni giorni fa a Tokyo?" “Esatto. Arrivammo in tempo per impedire che il lavoro di Ogisa cadesse in mani sbagliate, ma non riuscimmo a salvare il dottore, e poi perdemmo le tracce del clone, che si chiama Nadia. Infine il clone finì a Neo-Tokyo 3, e il resto lo conosci”, Shinji rimase in silenzio per un po’, cercando di chiarire nella sua mente quello che aveva sentito. In lui c'era stato un primo istinto di offrire il suo aiuto, per quanto scarso, a quegli uomini, ma aveva già abbastanza problemi con la sua vita privata e gli Eva, per impelagarsi nelle faccende altrui. Quindi non volle fare altre domande su quella vicenda, mettendo a tacere la sua curiosità, Ci pensassero i Mazinga a sconfiggere quel Cerberus. “Capisco quello che ha detto. Ma adesso che volete fare di me?" Koji e Tetsuya si guardarono, poi il primo disse: “Come ti ho già detto, nessuno vuole farti del male. Per adesso sei ancora convalescente, ma quando ti sarai ripreso del tutto, ti riporteremo a Neo-Tokyo 3”.“Grazie”. “Tetsuya, perché non fai fare un giro della nostra base a questo ragazzo?" “D'accordo” rispose Tetsuya che condusse Shinji all'ascensore in modo che potessero scendere, Dentro l'ascensore, Tetsuya osservava Shinji che restava in silenzio.“Sei rimasto senza parole, ragazzo?"“Eh?... No, non è questo. E' solo che…."“Meno sai di questa faccenda, meglio è. E' questo che pensi?" Shinji rimase zittito da quelle parole, Tetsuya sorrise: “Lo immaginavo. Purtroppo il mondo va cosi, ognuno si fa i fatti propri, e non vuole immischiarsi nelle questioni degli altri”. “Lo so bene, questo” commentò Shinji, In fondo, lui era un ottima dimostrazione vivente di quell'egoismo. “Sai, adesso potrei farti una delle solite prediche che si facevano una volta, per farti capire quanto sbagli a pensare queste cose, l'importanza dell'altruismo… ecc ecc. Ma non lo farò. Perché dubito che quattro parole pronunciate da uno sconosciuto possano scuoterti nel modo giusto. Se vorrai restare ancora con noi, osservandoci, forse capirai qualcosa, ma dev'essere una tua scelta”, “Ma perché voi dovreste interessarvi a me? Non ci conosciamo per niente”. “Perché è evidente che soffri, il tuo animo è tormentato da qualcosa. E se possiamo fare qualcosa, vorremmo farla”.Shinji rimase ancora in silenzio. Che fosse questa la mano che attendeva segretamente? Che finalmente fosse arrivata davvero l'occasione per lui di migliorarsi? Ma voleva veramente cambiare? In fondo, anche in quelle condizioni, un certo equilibrio l'aveva raggiunto. Però, se cercava di cambiare tutto, non avrebbe travolto la sua già fragile esistenza? Se non voleva correre quel rischio, allora non doveva fare niente. “Le vostre motivazioni mi sono poco chiare” disse Shinji, cercando di far capire a quell'uomo che quell'argomento non gli interessava. Le porte dell'ascensore si aprirono e i due uscirono. “Vieni, in attesa ti faccio visionare i lavori di riparazione dei Mazinga”. Attraversando un corridoio, giunsero in un immenso hangar, dove decine di tecnici, direttamente o con l'ausilio di bracci meccanici, stavano riparando il Mazinga Z, circondato da una serie di impalcature. Il Grande Mazinga invece non aveva bisogno di riparazioni e se ne stava quasi in disparte in un angolo, in piedi e immobile, silenzioso spettatore delle riparazioni del suo 'fratello minore', Tetsuya e Shinji osservavano il tutto da una rampa a mo di balcone. “Accidenti, quanto lavoro” commentò Shinji osservando quei tecnici che si muovevano di corsa da una parte all'altra dell'hangar tenendo in mano schede tecniche o impartendo ordini agli addetti dei bracci meccanici, che con precisione chirurgica saldavano e sostituivano i pezzi danneggiati. “Nella vostra base della Nerv, non riparate in questo modo gli Evangelion?" chiese Tetsuya. “Be no. Cioè, io non ne capisco molto, ma i nostri tecnici si limitano a riparare i danni alla corazza dell'Eva, mentre i danni inferti direttamente all'umanoide si rigenerano da soli”.“Molto comodo. Vuoi andare a vederli più da vicino?” “Davvero posso?" esclamò contento Shinji, che rimase sorpreso dalla sua stessa reazione: si comportava come un bambino felice per aver ricevuto il permesso di salire sulle giostre.“Certo che puoi. Andiamo”. Ma quando si avviarono verso la porta che permetteva di scendere dalla rampa, qualcuno entrò da quella stessa porta e si piazzò davanti a loro. “Ben arrivato Ken. Ti presento Shinji Ikari, il pilota dell'Eva-01” disse Tetsuya al nuovo arrivato. Ma Ken ignorò Shinji, senza degnarlo neanche di uno sguardo, e parlò direttamente a Tetsuya: “Sempai, vorrei sapere a che punto sono le riparazioni del mio Mazinga Z”, Shinji non rimase sorpreso più di tanto, era evidente che quel tipo lo detestava, ma lui era abituato a questo. Tetsuya invece rispose a Ken: “Saranno tutte completate entro domani” e nello stesso tempo lo fulminò con uno sguardo severissimo. Ken capì l'antifona, guardò Shinji, con sufficienza, e gli porse la mano. Shinji gliela prese, e Ken strinse forte mentre diceva: “Sono Ken Yamashita, pilota del Mazinga Z”. “Shinji Ikari” rispose l'altro ragazzo, Sentita la risposta, Ken se ne andò. “Sembra che non gli sia simpatico” disse Shinji. “Infatti. Vorrei dirti che è solo apparenza, che in realtà è un bravo ragazzo, e potrebbe pure esserlo, ma anche se lo fosse, non fa nulla per mostrarlo. Ken è un teppista vero e proprio, che ho tolto dalla strada perché avevo intuito il suo talento. E' molto bravo, ma anche molto egocentrico, ritiene di non aver bisogno di nessuno, e ha deciso di pilotare il Mazinga per sentirsi superiore a tutti. Per certi versi assomiglia a me quando ero più giovane, sai anche io ero molto egocentrico, e mal sopportavo gli ultimi arrivati che si dimostravano più bravi di me. Lo trovavo ingiusto, io sin da piccolo mi ero sottoposto a duri allenamenti per guidare il Grande Mazinga, e mi riempiva di rabbia vedere qualcuno, salito quasi per caso sul Mazinga, ottenere risultati come i miei. Però io combattevo per il bene dell'umanità, non per far vedere agli altri quanto ero bravo”.Shinji guardò Tetsuya e sorrise. “Perché sorridi?" “Perché conosco una persona che per certi aspetti assomiglia sia a lei che a Ken” rispose Shinji, certamente il ragazzo si riferiva ad una certa ragazza dai capelli rossi. “Oh… capisco. Comunque non prendertela per Ken, è fatto cosi. Gli Evangelion non gli piacciono, e quindi non gli piacciono neanche i piloti di Eva, li ritiene dei perdenti”. Quando i due scesero nell'hangar, Tetsuya presentò Shinji ad alcuni tecnici, che si dimostrarono molto cordiali con lui, Il ragazzo osservava col naso all'insù i due Mazinga, giganti di metallo che avevano salvato l'umanità in passato. Poi Shinji scorse qualcosa con la coda dell'occhio, gli era parso di vedere una figura avvolta in una veste bianca scomparire in un corridoio che portava fuori dall'hangar, sentendo una strana e irresistibile curiosità, e del tutto dimentico di Tetsuya e degli altri, Shinji si diresse verso quel corridoio, e lo percorse molto rapidamente, scoprendo che conduceva ad una porta blindata di colore nero. Shinji toccò con una mano la porta blindata, che aveva una piccola tastiera digitale nel punto in cui avrebbe dovuto esserci la maniglia. “Cosa ci sarà dietro questa porta…” si chiese Shinji, che sembrava come ipnotizzato, Improvvisamente, dall'altra parte del corridoio arrivò Tetsuya: “Shinji! Finalmente ti ho trovato”. Shinji spaventato si voltò e mise le mani dietro la schiena, come se nascondesse qualcosa.“Mi… mi scusi. Io non volevo… fare nulla!" “Meno male che ti ho trovato. Questa base è grande, potevi perderti. Se vuoi andare in giro, fatti accompagnare da me”.“Si… mi scusi” ripeté Shinji chinando la testa, Tetsuya si avvicinò e gli mise una mano sulla spalla: “Adesso non spaventarti. Non è successo nulla”, poi l'uomo guardò la porta dietro il ragazzo e rimase pensieroso. “Dai, continuiamo il giro della base, poi ti mostrerò il tuo alloggio. Non penso che tu abbia più bisogno di stare in infermeria”. Tenendo sempre una mano sulla sua spalla, Tetsuya condusse Shinji fuori dal corridoio, Il ragazzo si voltò un ultima volta verso quella misteriosa porta blindata, e sentì un brivido lungo la schiena. Misato stava seduta davanti alla scrivania in camera sua. Il volto della donna era illuminato dalle immagini provenienti dallo schermo del suo computer portatile, che trasmetteva il filmato del combattimento tra Eva 01 e mostri meccanici del giorno prima, registrato dal sistema di telecamere dell'Eva 02. Lo 01 in berserk aveva nuovamente scatenato la sua furia primigenia, distruggendo i nemici con una violenza e con un potere che avevano lasciato allibita Misato, La donna credeva di essersi ormai abituata a quello spettacolo, d'altronde aveva già assistito a due berserk dello 01, ma non era cosi. Gli Evangelion avevano ancora parecchi segreti anche per coloro che li avevano costruiti, e affidarsi a loro poteva sembrare, e forse lo era, un azzardo. Se le cose stavano cosi, allora era un gesto da stupidi continuare ad usarli. “Da stupidi oppure da disperati” mormorò Misato mentre premendo un tasto bloccava l'immagine un istante prima che uno dei mostri meccanici trafiggesse lo 01 al collo con una lama retrattile. Era la quarta volta che visionava quel filmato, e ogni volta che arrivava a quel punto, le veniva un groppo in gola, oppure si copriva il collo con una mano, come se avessero trafitto lei e non l'Eva. E adesso non se la sentiva più di sopportare quella vista, “Mio Dio… Shinji… cosa ti hanno fatto…." Il filmato più avanti mostrava l'arrivo del Grande Mazinga, il cui pilota soccorreva Shinji e poi lo portava con se chissà dove, sicuramente per assicuragli cure mediche. “Se ti hanno soccorso, allora eri vivo. Ma adesso come stai? Quelli che ti hanno portato via non si sono fatti sentire. Non sappiamo nulla delle tue condizioni. Voglio credere con tutto il cuore che sei vivo, ma le immagini dell'Entry Plug ridotto in quel modo, l'LCL mescolato con tutto quel sangue…” Quelle immagini la tormentavano eppure continuava a guardarle, perché? Forse per punirsi, punirsi perché anche se voleva bene a quei ragazzi, non esitava a coinvolgerli in battaglie sanguinose. La sua mano aveva il palmo aperto, in modo da poter dare delle carezze, ma nello stesso tempo quel palmo aperto serviva anche a spingere dei poveri quattordicenni a bordo di giganteschi umanoidi perché combattessero. Consolatrice e insieme aguzzina, ecco cosa si sentiva di essere, una bella contraddizione, ma era una contraddizione in sintonia con la sua vita, tutta basata sui contrasti. Un atteggiamento sbagliato, solo che lei fingeva di non accorgersene, un'altra sua 'ottima' abitudine, però quelle immagini… lo 01 trafitto… Shinji scomparso, ferito e forse morto… e tutto per colpa sua, perché lei lo aveva spinto a salire nuovamente sull'Eva. Prima di quel combattimento Shinji le aveva chiesto aiuto, non credeva più nel suo ruolo di pilota, e lei aveva saputo dirgli soltanto di continuare a salire sull'Eva, sicuramente Shinji era risalito sull'Eva per seguire il suo consiglio ed ora quelle immagini le mostravano le conseguenze del suo dannato gesto e la tormentavano. Un tormento a cui si sottoponeva volontariamente, spinta da quella parte di se che era consapevole di sbagliare, ma poi arrivò l'altra parte di se stessa, quella che voleva continuare a vivere in quel modo per proteggersi dalla realtà. “Io ho fatto il mio dovere di ufficiale strategico della Nerv”.Una semplice scusa. “No. Era il mio dovere”.Non sempre fare il proprio dovere significa fare anche la cosa giusta.“Basta!" Misato brusca spense il PC e si alzò dalla sedia, doveva riposarsi gli occhi dopo ore passate davanti ad uno schermo, prima alla base e ora a casa, alla ricerca di eventuali indizi sull'ubicazione della base dei Mazinga o dei mostri meccanici e i risultati erano stati nulli. La donna andò in cucina a prendersi una lattina di caffè, niente birra, Pen Pen dormiva tranquillo e beato nel suo frigorifero, mentre Asuka stava seduta con le gambe incrociate sul pavimento in soggiorno e guardava la televisione. “Non riesci a prendere sonno, Asuka?" chiese Misato. “In quel dannato ospedale ho dormito per più di mezza giornata. Come posso avere ancora sonno?" rispose brusca Asuka. Misato si avvicinò ad Asuka e le mise una mano su una spalla, ma la ragazza se la tolse di dosso.“Non sono una mocciosa bisognosa di coccole!" “Va bene, va bene. Io vado a riposare, anche se so già che sarà difficile”. “Perché difficile? Per quello che è successo a stupi-Shinji? Ti preoccupi troppo secondo me, vedrai che quell'idiota tornerà presto, forse pure troppo presto! Perciò non vale la pena di stare in ansia."“Ne sei sicura?" “Certo che ne sono sicura. So per esperienza che gli idioti sono duri a morire!", Misato ascoltò in silenzio e andò nella sua camera, per poi voltarsi verso il soggiorno. “Povera Asuka. Combattuta tra l'apparire forte e la sua solitudine. Le parole che mi ha detto in realtà erano rivolte a se stessa, per rassicurarsi che Shinji sta bene e che tornerà presto da noi”, Shinji stava sdraiato sul letto della stanza assegnatagli da chi lo ospitava. Il letto era comodo e la stanza arredata con una scrivania e un piccolo armadio, prima aveva ricevuto un'altra visita di quello strambo Boss, che lo aveva intrattenuto giocando a carte e lo aveva anche assordato con un numero imprecisato di risate sguaiate. Boss diceva che era un asso nel giocare a carte, ma chissà come, su dieci partite non ne aveva vinta neanche una e poi, quando se ne andò, disse che lo aveva fatto vincere perché convalescente, ma siccome sudava vistosamente, a Shinji venne il dubbio che non avesse perso volontariamente. Adesso però Shinji non riusciva a dormire, sia perché aveva già riposato per tutto il giorno, sia perché era preso da un turbine di pensieri sulle cose nuove che aveva visto e continuava anche a pensare ad Asuka, chiedendosi come stava e cosa stava facendo in quel momento. “Quanto vorrei che stesse pensando a me in questo momento. E forse lo sta pure facendo, ma solo per chiedersi che fine ha fatto il suo giocattolo preferito. Che tristezza, essere innamorato di qualcuno che non ricambia. Dovrei cercare di distrarmi, ma non ho con me il mio fido SDAT Player. E questo posto è cosi silenzioso, che non posso neanche concentrarmi su qualche rumore”. Difatti nel corridoio fuori dalla stanza c'era un silenzio assoluto, e anche se nelle stanze che affiancavano quelle del ragazzo ci fosse stato qualcuno, le pareti erano cosi spesse che non si sentiva nulla.D'un tratto quel monotono silenzio fu interrotto da strani passi, Shinji riuscì a sentirli perché la porta non era spessa quanto le pareti e li trovò strani perché avevano un ritmo claudicante e molto lento. Incuriosito Shinji si alzò dal letto, si avvicinò alla porta e questa si aprì non appena il sensore ottico rivelò la presenza del ragazzo. Shinji rapidamente si spostò di lato, preferiva non essere visto da chiunque stesse camminando in quello strano modo, e quando il rumore si allontanò, si affacciò nel corridoio, non c'era nessuno, ma il rumore di passi era ancora udibile, e velocemente Shinji si infilò nel corridoio per seguirlo. Non sapeva nemmeno lui perché lo facesse, Che cosa gliene importava in fondo? E perché doveva correre eventuali pericoli quando poteva tranquillamente starsene nella sua stanza?Forse la risposta era legata alla misteriosa porta blindata. Più di una volta quella sera si era chiesto che cosa ci fosse li dietro, non lo aveva chiesto a Tetsuya quando la vide la prima volta perché pensava sempre che meno cose sapeva di quella faccenda e meglio era. Ma da quel momento la curiosità aveva cominciato lentamente a divorarlo, l'immagine di quella porta si era senza motivo apparente insinuata tra i pensieri fissi del ragazzo, e ora sperava segretamente che quegli strani passi appartenessero a qualcuno in grado di svelargli il mistero dietro quella porta blindata. C'erano molti corridoi, Shinji non incontrò nessuno e qualche volta fu sul punto di perdersi, ma siccome quei passi erano molto lenti, il ragazzo non aveva eccessivi problemi a ritrovarli ogni volta che smarriva la strada. Finalmente trovò in un corridoio la persona da cui proveniva quel rumore di passi, un uomo che gli dava le spalle, con indosso un camice bianco, che si muoveva su delle stampelle. “Ecco perché quei passi mi suonavano strani. Ma mi sembra una figura familiare…” L'uomo con le stampelle si fermò davanti ad una porta nera, e digitò un codice su una piccola tastiera che si trovava affianco alla porta. La porta nera si aprì, ma l'uomo anziché entrare si voltò all'indietro e Shinji, che lo stava guardando affacciandosi leggermente dal corridoio, di istinto indietreggiò. “Puoi venire fuori da li… Shinji Ikari” disse l'uomo con le stampelle. Shinji riconobbe la voce: “Signor Kabuto!" e, vistosi ormai scoperto, si fece vedere, Koji sorrise beffardo: “Decisamente fai troppo rumore per poter essere un buon pedinatore”, Shinji si sforzò di rispondere: “Da… da che pulpito viene la predica”. Koji lo guardò inizialmente sorpreso e poi scoppiò a ridere: “Ah ah ah ah ah! Giusto, hai perfettamente ragione! Data la mia condizione, sono l'ultimo che può permettersi tali commenti”.L'uomo fece cenno al ragazzo di avvicinarsi. “Quando l'ho vista prima nella sala di controllo, non mi ero reso conto che usasse le stampelle” disse Shinji. “Già. Queste stampelle sono retrattili, quando non devo usarle posso ridurle a dei piccoli bastoni che stanno comodamente in una tasca del camice. Ora andiamo”, “Dove?"“Dentro questa stanza. Non sei curioso di sapere cosa c'è dentro?"“Be… io…” “Guarda che io l'ho capito che in realtà hai altre domande da fare, ma non vuoi dirle perché non vuoi immischiarti ulteriormente in questa faccenda”. “D… davvero?", “Con la mia esperienza di vita, certe cose si capiscono a occhio. Ho imparato a conoscere le persone scrutando i loro volti. Vieni”. Koji entrò nella stanza seguito da un titubante Shinji. La stanza era del tutto spoglia, solo grigie pareti e non era molto grande. Gli unici oggetti presenti erano due lapidi situate in fondo alla stanza, per terra, Koji si avvicinò alle lapidi, e Shinji vide che c'era qualcosa scritto su di esse: su quella a destra era riportata la scritta 'SAYAKA YUMI' e sull'altra 'SHIRO KABUTO'. Shinji fissò in silenzio quelle lapidi, che gli ricordavano quella di sua madre Yui, anche se quest'ultima era a forma di croce.“Chi sono?" “Sayaka Yumi, la figlia del dottor Yumi, nonché l'unica donna che abbia mai amato. Mentre Shiro era mio fratello minore.", “Quando sono…. Si, insomma…” “Durante l'attacco condotto dal governo giapponese contro il centro di ricerche dell'energia fotoatomica. Sayaka era la mia assistente diretta, mio fratello invece era un ingegnere. Quando ci fu l'attacco, cercai di condurli al sicuro nei sotterranei, ma il soffitto di un corridoio ci cadde addosso. Io mi gettai sopra di loro, per fargli scudo col mio corpo. Ma il destino mi aveva riservato una sorte tragica e ironica: io, pronto a dare la mia vita per loro, mi salvai, e loro invece morirono. Quando mi accorsi che erano morti, anche il mio cuore morì con loro. Incurante del finimondo che succedeva intorno a me, stringevo i loro corpi in attesa della morte, che mai come in quel momento sarebbe stata più gradita. Poi, in mezzo a quel caos, arrivò Tetsuya e mi trasportò a forza via da li. Non appena uscimmo da ciò che restava del centro ricerche, un nuovo bombardamento diede il colpo di grazia alla struttura, e ci privò della possibilità di dare almeno una sepoltura a Sayaka, Shiro e tutti gli altri. Queste lapidi sono semplici decorazioni”. Shinji osservò prima le lapidi, poi l'espressione di Koji, sempre imperturbabile, Stando a quello che aveva detto, doveva aver sofferto molto. Eppure il suo viso e la sua voce non facevano trasparire alcun emozione. Come se lo avesse intuito, Koji continuò a parlare: “Io ormai non posso più versare lacrime. Perché le versai tutte in quel momento, singhiozzando come un bambino, tenendo tra le braccia la mia amata Sayaka e mio fratello. Niente sarà più in grado di farmi piangere, perché niente potrà ferirmi come quella volta." Shinji, sentendo quelle parole, pensò chissà per quale motivo a suo padre Gendo, forse perché l'espressione di Koji in quel momento gli ricordava quella di Gendo, di un uomo che dopo aver toccato l'apice del dolore emotivo, era diventato impermeabile ad esso, “Come… come ha fatto ad andare avanti? Con tutto quello che è successo, dove ha trovato la forza?" “Ti dirò che i primi tempi ero distrutto, ma soprattutto nel fisico. La mia schiena era uscita a pezzi dal crollo, non potevo camminare e a malapena muovevo le braccia. Quando poi scoprimmo come usare la tecnologia medica dei micenei, riuscì a recuperare l'80% di mobilità delle braccia e il 30% delle gambe. Ma come pilota di Mazinga ero finito, i miei riflessi ormai erano più lenti di quelli di una lumaca. Tuttavia decisi di non arrendermi, decisi di combattere. Per impedire che succeda ancora”.“Impedire?" “Si. Impedire che altre persone innocenti provino quello che ho provato io. Per impedire che donne e uomini vengano privati della possibilità di essere felici, della possibilità di vivere. Io ho toccato le soglie del vero dolore, e farò tutto quanto sarà in mio potere per evitare tali sofferenze agli altri. L'ho promisi a Sayaka e Shiro, mentre osservavo le rovine in fiamme del centro ricerche. E io vengo qui non per piangere, ma appunto per rinnovare la promessa”.Le gambe di Shinji cominciarono a tremare, e fece per andarsene da li.La vergogna si impadronì di lui. Perché anche lui aveva provato grandi dolori nel corso della sua giovane vita, ma anziché reagire di fronte ad essi, come aveva fatto Koji, si era chiuso a guscio, diventandone succube e ora provava vergogna nello stare vicino a quell'uomo, che rappresentava ciò che anche Shinji avrebbe dovuto essere se non fosse stato bloccato dalla sua vigliaccheria. “Mi dispiace” mormorò Shinji avviandosi bruscamente verso l'uscita della stanza, “Un momento” lo richiamò Koji “prima non vuoi sapere cosa c'è dietro la porta blindata nera?"Shinji rimase di sasso: “Come… come lo…” “Come lo so? Me l'ha detto Tetsuya prima. Ciò che è successo in quel momento l'ha fatto riflettere, e fa riflettere anche me. Perciò vieni con me, ti mostrerò cosa c'è oltre quella porta”. Shinji avrebbe voluto rifiutarsi, ma il sapere che finalmente la sua curiosità sarebbe stata soddisfatta, gli impedì di obbiettare. I due ripercorsero la serie di corridoi, tornarono nell'hangar dove troneggiavano Mazinga Z, ormai quasi del tutto riparato, e il Grande Mazinga e infine si trovarono di fronte alla misteriosa porta nera. Koji, dando le spalle a Shinji, cominciò a digitare il codice per aprirla, ma quando arrivò all'ultimo tasto, si fermò e chiese al ragazzo: “Senti Shinji, tra le domande che non hai fatto, qual è quella che ritieni più importante?" Shinji trovò strana quella domanda, comunque ci rifletté sopra e rispose: “Be, lei prima ha parlato di un altro Mazinga, il MazinKaiser, scampato alla distruzione del centro di ricerche. Volevo sapere che fine ha fatto questo modello di Mazinga”. Sentendo questo, un largo e soddisfatto sorriso si disegnò sul volto di Koji, che premette l'ultimo pulsante, La porta sibilando si aprì. Nella sua base, Cerberus sorseggiava un bicchiere di vino mentre osservava il suo acquario, Lo trovava sempre molto rilassante. Poi da una porta entrarono Gog e MaGog. “A che punto siamo col condizionamento della nostra ospite” volle sapere Cerberus che non degnò di uno sguardo i due gemelli. “Continua a resistere, ma tempo tre giorni e sarà pronta” rispose Gog. “E per quell'altra faccenda?" “Ormai siamo sul punto di localizzarli. Questione di ore” disse MaGog. “Non dimenticatevi poi della seconda missione da affidare ai nostri uomini. Mi raccomando, che siano autentici professionisti, il loro lavoro dovrà essere molto preciso”. “Li abbiamo già scelti, agiranno nella notte dello stesso giorno” spiegò Gog. Cerberus bevve un sorso di vino e poi sfoggiò un sorriso quasi da squalo. “E' decisamente gratificante sapere che tutto procede come programmato”. 9° CAPITOLO Koji e Tetsuya stavano osservando il panorama acquatico all'interno di una stanza che aveva un enorme parete-finestra, alcuni branchi di pesci nuotavano pigramente davanti a vetro corazzato, Koji stava vicino al vetro sorreggendosi sulle stampelle, mentre Tetsuya era dietro di lui. “Il giovane Ikari ormai si è del tutto ripreso. Tra qualche ora lo porteremo sulla terraferma e contatteremo la Nerv perché vada a prenderlo” esordì Tetsuya, Koji non rispose, continuava ad avere lo sguardo fisso sulla vetrata. “Lo hai fatto, vero?” domandò poi Tetsuya.Koji ancora non rispose. “Gliel'hai fatto vedere dunque”.Sempre silenzio. “Quel povero ragazzo è stato coinvolto in una faccenda molto più grande di lui. Non è giusto aggravare ulteriormente la sua situazione”. “Io gli ho solo fatto vedere cosa c'era dietro la porta blindata, niente di più” disse finalmente Koji ”Ma non gli ho fatto alcun tipo di pressione, niente di niente. Nessuno l'ha costretto e nessuno lo costringerà, la scelta verrà lasciata a lui, hai la mia parola”. “C'è pure un'altra questione. Nadia Ogisa. Mi sembra ormai evidente che il nemico l'ha catturata. E Nadia è proprio lo strumento definitivo che serve a Cerberus per il suo piano. Per quanto ne sappiamo, il piano di quel malvagio potrebbe scattare oggi stesso, quindi dobbiamo muoverci al più presto”. “Lo so. E siccome abbiamo bisogno di ogni aiuto possibile, penso che dovremo rivolgerci a Gendo Ikari”. “Vuoi ricorrere all'aiuto della Nerv? Sei sicuro che sia una mossa saggia?” “Insomma. Non mi fido molto di loro. Del resto è sicuro che anche loro non si fidano di noi. Ma Cerberus si è inimicato anche Gendo Ikari. E come dice quel vecchio detto, il nemico del mio nemico è mio amico”. Shinji stava nuovamente sdraiato sul letto della sua stanza, ma non per dormire, ormai era mattina, lo si capiva abbastanza anche guardando fuori dall'oblò, dove l'azzurro del mare era decisamente più chiaro. Ma anche se fosse stato notte, non avrebbe potuto dormire lo stesso. Non dopo quello che aveva sentito e visto la notte precedente. Nella stanza delle lapidi aveva capito in che modo avrebbe dovuto comportarsi davanti alla sofferenza, anche se sapeva di non avere il coraggio necessario per farlo, Perché reagire, accollandosi moltissime difficoltà e rischi, quando si può benissimo subire passivamente? e poi c'era quello che aveva visto dietro la porta blindata nera. Un dio della guerra imprigionato dentro una ragnatela metallica, che invero avrebbe potuto distruggere come niente, se solo si fosse trovato qualcuno in grado di comandarlo.Ma chi? poi gli venne un dubbio: la domanda che gli aveva fatto Koji prima di aprire la porta, Possibile che… “No! Questo non è possibile! Che idea assurda! E poi io non sono un eroe, riesco a malapena a comportarmi come una persona. Non può essere cosi! Mi rifiuto di pensarlo!"E si nascose la testa sotto il cuscino. Era questa l'unica cosa che riusciva a fare bene, sul ponte di comando della base segreta di Cerberus, il malvagio entrò con passo deciso, accompagnato da Gog e MaGog, Si sedette sul suo trono e ordinò di attivare lo schermo principale. “Allora, a che punto siamo con la localizzazione di quegli insetti?" “Manca pochissimo, mio signore” rispose un operatore. “Bene, molto bene! Gog, MaGog, tenetevi pronti a far partire le prime squadriglie di mostri meccanici”. “Attento però a non essere troppo frettoloso. Anche se non dovremo più affrontare gli Evangelion, restano ancora i due Mazinga, avversari molto temibili. E non abbiamo avuto il tempo per costruire altri mostri come quelli della precedente battaglia”. “Non ha importanza. Manderemo schiere di mostri potendo contare anche sul fattore sorpresa. Mi raccomando, voglio un azione di accerchiamento, quei vermi che hanno osato sfidarmi non dovranno avere neanche un secondo di tregua!”Gog: “E cosi sarà.” MaGog: “Puoi stare tranquillo.” “Signore” avvertì uno degli operatori “Il segnale si è fatto sempre più preciso, e anche se non siamo ancora in grado di calcolare la posizione esatta, lo rileviamo a circa trenta miglia al largo dal porto di Odawara.” “Stupendo! Fate partire all'istante le nostre squadriglie di mostri meccanici” ordinò Cerberus. “La squadra volante si muova ad un' altezza tale da scongiurare il rischio di intercettazione da parte dei radar giapponesi e del nemico” precisò Gog. “E la squadra sottomarina, per lo stesso motivo, si muova rasentando il fondale” continuò MaGog. “Però” osò obbiettare riluttante uno degli operatori che si girò verso Cerberus “mio signore, pensate che sia prudente utilizzare tutti i nostri mostri meccanici per questo attacco?”Cerberus fissò il suo operatore con uno sguardo infuocato: “Neanche il Dottor Inferno è mai riuscito a creare un'armata numerosa come la mia. E sono sicuro che quei maledetti non hanno niente che possa sconfiggere tutti quei mostri in una volta sola. E se oserai ancora criticare una mia scelta, povero stolto, ti staccherò la testa e darò il tuo corpo in pasto agli squali!”, Ken, dall'alto di una pedana, osservava il completamento delle riparazioni del suo Mazinga Z. Ormai erano rimasti da saldare solo alcuni piccolissimi squarci nella corazza, dopodiché sarebbe tornato come nuovo, “Oggi quel ragazzo, Shinji Ikari, se ne andrà” disse una voce alle sue spalle. Ken si voltò, e vide Tetsuya che lo raggiungeva tramite una scalinata metallica. “So bene che quel poppante se ne andrà oggi. E per quanto mi riguarda sono contento di ciò. Non è degno di trovarsi qui, quel tipetto”. “Peccato che la pensi cosi. Siccome è possibile che non lo rivedrai più, questa potrebbe essere la tua ultima occasione per diventare suo amico”. “Cosa?! Io amico di quel moccioso senza spina dorsale!? Ah, non so proprio cosa farmene di amici simili!” Tetsuya lo guardò severo: “Non dovresti dire cosi. E non dovresti neanche essere cosi frettoloso nel giudicare. Cosa ne sai di lui? Nel suo passato potrebbero esserci traumi tali da giustificare il suo comportamento attuale”. “E anche se fosse? Le difficoltà si affrontano, non si fuggono. Quell'idiota di sicuro non ha fatto altro che fuggire per tutta la sua vita, e questo continuerà a fare per sempre. Fuggire. I pavidi li riconosco a fiuto”. “E cosi, oltre a giudicarlo frettolosamente, lo condanni anche senza possibilità d'appello. Ti sembra giusta tutta questa foga contro di lui?” “Si!”“E allora perché finora non sei andato a dirglielo in faccia?”“Eh?” “Ti conosco Ken, tu sei solito parlare senza peli sulla lingua, e ad ogni persona dici direttamente e chiaramente cosa pensi di lei. Eppure non ti ho mai visto andare da Shinji per esprimergli i tuoi giudizi su di lui”. “Non sono andato da lui semplicemente perché non sopporto il suo sguardo da rammollito!”“Sei sicuro? Non è che invece avevi paura a parlargli?” “Paura di quel moscerino?! Con tutto il rispetto, sempai, ma credo proprio che lei adesso stia dicendo solo sciocchezze!” Tetsuya stava per rispondere, quando dal polso del suo vestito giunse un piccolo rumore, simile a quello di un cercapersone. “Stiamo per riemergere” disse allora Tetsuya “Vado a salutare Shinji Ikari. Con un motoscafo lo porteremo sulla terraferma. Continueremo la nostra discussione dopo, Ken”, Tetsuya se ne andò lasciando solo Ken che tornò a fissare il suo Mazinga. Davanti a lui c'era una balaustra, e il ragazzo ci mise le mani sopra stringendo forte, era decisamente arrabbiato, perché Tetsuya aveva ragione. Lui aveva paura di Shinji Ikari, ma non della persona, bensì del pilota. Temeva che se fosse andato da quel ragazzino per dirgli cosa pensava di lui, allora quell'idiota avrebbe potuto trovare la forza di reagire, di rispondergli, di impegnarsi al massimo nella guerra contro il nemico col suo maledetto Evangelion 01 e allora potevano essere cazzi amari per Ken. Perché quei maledetti Evangelion, pilotati da un trio di mocciosi pusillanimi, rischiavano di mettere in ombra Mazinga Z, di renderlo inutile, di farlo etichettare per sempre come anticaglia del passato e lui non poteva permetterlo, non dopo che nel Mazinga aveva trovato la sua ragione di vita dopo anni vissuti sulla strada, L'occasione perfetta per dimostrare il suo valore a tutti coloro che in passato lo avevano costantemente denigrato e umiliato, e non avrebbe mai permesso che gli venisse tolta da un complessato come Shinji Ikari. “Io sono il migliore. Devo essere il migliore! E deve esserlo anche Mazinga Z. E lo diventerà sotto la mia guida. Gli farò vedere io a quei merdosi Evangelion di cosa sono capace!” Il mare era completamente piatto, si percepiva appena una flebile brezza, mentre il sole brillava intensamente nel cielo tra le poche nuvole. Improvvisamente delle enormi bolle d'aria cominciarono ad increspare l'acqua ad un ritmo sempre più veloce, e dopo circa un minuto una costruzione di colore bianco lucente emerse dalle profondità oceaniche: era composta da una gigantesca base rettangolare con sopra tre torri disposte una affianco all'altra. La più alta era quella centrale, posta su una base di forma quadrata e avvolta da un rivestimento oblungo con forme ondulate, mentre le altre due non poggiavano su alcuna base e sulla sommità avevano delle antenne simili a parabole puntate verso l'est e verso l'ovest. Sulla sommità della torre centrale, si notavano enormi vetri rettangolari inframmezzati da piccoli cilindri di metallo e dietro quei vetri si intravedevano delle persone in movimento. “Dottor Kabuto, l'emersione della Fortezza delle Scienze è stata completata senza intoppi” informò uno degli operatori. “Siamo ad una distanza di trenta chilometri dal porto di Odawara” riferì un secondo operatore.“Molto bene” rispose Koji seduto sulla sua poltrona al centro della sala comandi “Aprite l'hangar numero cinque, da li uscirà il motoscafo che riporterà Shinji Ikari sulla terraferma. Subito dopo contatterete la Nerv per avvertirli”. La Fortezza della scienze si erigeva imponente sulla superficie del mare, e mentre l'acqua che era rimasta sulla sommità della parte rettangolare dopo l'emersione, tramite appositi condotti di scolo, veniva nuovamente scaricata in mare, sulla parte frontale della costruzione un pannello di metallo si aprì cominciando a scorrere dentro la parete soprastante. Dietro il pannello c'era un piccolo hangar con una vasca vuota larga otto metri e profonda tre che venne riempita rapidamente di acqua marina tramite delle piccole pompe e quando la vasca fu piena, dal soffitto dell'hangar venne calato un veloce motoscafo di colore rosso che fu posizionato affianco ad un piccolo molo a pelo d'acqua sulla parete destra. Infine la parte anteriore, e sommersa, della vasca si aprì, per permettere al motoscafo di prendere il largo, Sul molo si aprì una porta automatica dalla quale uscirono Shinji, con indosso un jeans marrone e una camicia bianca a maniche corte, e Tetsuya. Shinji fissò con una certa inquietudine l'acqua che riempiva la vasca davanti a lui e quindi tendeva a stare appoggiato il più possibile con la schiena contro la parete, “Cosa c'è?” domandò Tetsuya osservandolo “Hai paura dell'acqua?” “Ehr n.. no, cioè si.. ecco.. il fatto è che io…. Non so nuotare” spiegò Shinji arrossendo leggermente.“Davvero? Come mai?” “Be… in parte perché sin da piccolo ho vissuto in un piccolo paese di montagna, e il mare era parecchio distante quindi ci andavo pochissime volte, e poi perché non mi è mai sembrata una cosa necessaria saper nuotare”. “Capisco. Ma non devi aver paura dell'acqua, Shinji. Ora saliamo sul motoscafo, ti lascerò poco fuori il porto di Odawara, mentre Koji comunicherà alla Nerv dove trovarti, e cosi ti ricondurranno a casa”.“A casa” ripeté Shinji. Pur sapendo che li lo attendevano suo padre e Ayanami con la loro freddezza, Asuka con la sua malignità e la signorina Misato con la sua visione strumentale del ragazzo nonostante il sincero affetto che li legava, nel sentire quel termine, casa, provò qualcosa di molto simile alla gioia. “Eh si, ormai sono loro la mia famiglia, la mia casa, nonostante tutto”. Comunque Shinji era rimasto sorpreso dal fatto che sia Koji che Tetsuya non gli avevano detto nulla per convincerlo a restare con loro. Quella mattina si aspettava una sorta di replica di ciò che era accaduto durante il suo primo giorno alla Nerv, quando il Terzo Angelo attaccava, lui non voleva salire sullo 01 e tutti gli altri, suo padre, la signorina Misato e la signorina Ritsuko volevano che salisse e affrontasse senza alcun addestramento quel mostro e invece nulla. Koji era passato a salutarlo, e anche Boss (che con il suo abbraccio lo aveva quasi soffocato), Tetsuya lo avrebbe salutato una volta arrivati ad Odawara, ma nessuno di loro gli aveva chiesto se era certo di volerli lasciare, se invece non preferiva restare con loro per aiutarli almeno nella guerra contro Cerberus.Niente di niente.Significava che volevano davvero rispettare la sua libertà di scelta, che decidesse lui cosa fare, senza alcuna pressione esterna e Shinji avrebbe dovuto essere contento per questo, ma non ci riusciva, almeno non del tutto. Forse perché, abituato a fare sempre quello che gli dicevano gli altri, temeva di compiere scelte sbagliate da solo. Oppure perché sperava che lo avrebbero aiutato in qualche modo a dare una svolta alla sua vita.Avrebbero potuto…“No! No! Basta con questi discorsi! Io non voglio cambiare! Voler cambiare è una tentazione cui devo resistere! Perché cambiare? Per anni ho vissuto in questo modo e posso continuare a farlo fino all'ultimo” pensò con una certa rabbia. Quel luogo era pericoloso, rischiava di compromettere l'equilibrio di passività e inerzia che si era creato nel corso degli anni.Doveva lasciarlo subito. Shinji si decise, staccandosi dalla parete e compiendo un passo deciso verso il motoscafo, Stava per salire, quando improvvisamente si udì un forte boato provenire da un punto imprecisato della fortezza, l'intera struttura tremò notevolmente, Shinji cadde all'indietro finendo steso sul piccolo molo mentre Tetusya si gettò su di lui per proteggerlo da eventuali crolli delle sovrastrutture. “Che succede?” gridò Koji mentre una sirena d'allarme cominciava a risuonare per tutta la base e la sala comandi non aveva ancora smesso di tremare a causa dell'esplosione. “Rivelata un esplosione di sesto livello nell'hangar riparazioni principale” rispose uno degli operatori.“Si tratta di un incidente?” domandò Koji alzandosi con fatica dalla sua sedia e avvicinandosi con le stampelle ad uno dei monitor della sala che erano diventati in buona parte rossi. “Non lo sappiamo ancora con certezza. Ma non credo, l'esplosione è stata troppo violenta, e nell'hangar riparazioni non c'è nulla che possa generare uno scoppio simile”.“In quell'hangar venivano riparati i Mazinga. Potrebbe essere stata una riparazione malriuscita la causa di tutto?” L'operatore controllò alcuni dati premendo rapidamente i tasti della sua consolle.“Negativo. Per fortuna, sia il Grande Mazinga che il Mazinga Z risultano integri e al loro posto”.“Ma allora…” Koji capì che non si trattava di un incidente, ma molto probabilmente di una bomba.Ma come c'era finita una bomba nella Fortezza delle Scienze? HANGAR RIPARAZIONI-DUE MINUTI PRIMA “Ehi, Yoshiyuki, hai finito? Noi andiamo alla sala pranzo”. Un uomo con una tuta bianca, che su una impalcatura stava saldando un piccolo squarcio nell'avambraccio sinistro di Mazinga Z, si voltò verso chi l'aveva chiamato. “Si. Dammi un minuto per quest'ultimo squarcio e il Mazinga Z tornerà come nuovo” rispose Yoshiyuki sorridendo, Con la speciale saldatrice automatica, creata apposta per compiere lavori sulla superlega Z, l'operaio iniziò a riscaldare i lembi dello squarcio in modo da richiuderlo. Lo squarcio comunque non era molto grande, largo dieci e alto due centimetri soltanto, ci avrebbe messo meno di un minuto per ripararlo. Ma mentre lavorava, gli sembrò di scorgere qualcosa di strano dentro l'apertura, Le scintille della saldatrice illuminarono uno strano oggetto poggiato su uno dei meccanismi interni del braccio del robot, un oggetto di colore nero perfettamente mimetizzato dentro i piccoli spazi bui e vuoti che c'erano tra un congegno e l'altro. Incuriosito, Yoshiyuki infilò la mano dentro lo squarcio, e un po’ a fatica afferrò lo strano oggetto, un piccolo disco largo dieci centimetri e spesso due. Mentre l'operaio lo fissava, improvvisamente una piccola luce rossa si accese al centro del disco, una luce che iniziò subito a lampeggiare con un ritmo sempre più veloce e senza fare il minimo rumore. Yoshiyuki, rimasto inizialmente perplesso, all'improvviso sbiancò, sussurrò “Oh mio Dio!” e subito, voltatosi, lanciò in aria lo strano oggetto verso un punto dell'hangar dove non c'era niente. L'oggetto, prima ancora di toccare il suolo, scoppiò generando un'enorme vampata di fuoco e fumo, che si espandé in quasi tutto l'hangar, e un violento spostamento d'aria che fece crollare l'impalcatura con sopra Yoshiyuki, che purtroppo rimase schiacciato, anche gli uomini nei corridoi e nelle stanza situate vicino all'hangar caddero a terra, mentre le pareti di metallo si surriscaldavano deformandosi paurosamente e l'intera struttura della base tremava. “Qual è l'entità dei danni?" volle sapere Koji. “Per fortuna non sono molti. Le infrastrutture blindate interne della base hanno retto bene. Danneggiati gravemente solo l'hangar per le riparazioni e le stanze e i corridoi vicini. Alcuni feriti e un solo morto accertato, finora”. “Meno male. Perché il mio istinto mi dice che questo è stato solo il prologo”.“Signore, ci siamo. Il segnale è chiarissimo, e la bomba installata da uno dei nostri mostri dentro il Mazinga Z è esplosa come programmato”. “Bene! Stupendo!” esultò Cerberus. “Hai avuto una buona idea ad inserire nei mostri meccanici dell'altra volta quei minuscoli cannoncini interni capaci di sparare proiettili esplosivi. E sono riusciti a centrare in pieno Mazinga Z senza che nessuno se ne accorgesse, perché 'gli eroi' erano tutti concentrati sull'Eva-01” disse Gog. “Un modo brillante per colpire la base dei Mazinga senza dover andare direttamente li. Inoltre quella bomba conteneva anche un segnalatore che ci ha indicato la loro posizione non appena si sono avvicinati alla terraferma. Speriamo che anche il Mazinga Z sia stato distrutto dall'esplosione” continuò MaGog. “Non ha importanza. La loro base è stata sicuramente danneggiata, e in questo momento saranno preda dello stupore e della confusione più totali. E' il momento propizio per attaccarli e distruggerli per sempre! Armata Meccanica, all'attacco!” gridò in preda all'esaltazione Cerberus. Shinji tremando si rialzò sul piccolo molo aiutato da Tetusya, che aveva un'espressione molto seria e preoccupata. “Ma… ma cosa è successo?" domandò Shinji che si sentiva il cuore in petto come un tamburo.“Non lo so. Ma di qualunque cosa si tratti, temo sia una cosa grave”. Appena Tetsuya ebbe finito di parlare, si sentirono degli strani sibili provenire dall'alto, e improvvisamente la superficie marina fu sconquassata da una serie di esplosioni che alzarono spruzzi d'acqua altri anche venti o trenta metri, scuotendo, anche se di poco, la base galleggiante. Alcuni di quegli oggetti sibilanti però colpirono direttamente anche la base, e nuove esplosioni cominciarono “Merda! Mostri meccanici!” esclamò furioso Tetsuya “Shinji, scusami, ma temo che dovrai farci compagnia per un altro pò” e rapidamente spinse il ragazzo fuori dall'hangar col motoscafo, mentre tutti i portelli si richiudevano. Nel corridoio, Tetsuya e Shinji incontrarono Ken che correva trafelato. “Sempai Tetsuya, ci stanno attaccando. Dobbiamo subito raggiungere i Mazinga”.“Naturalmente. Shinji, tu vai nella tua stanza e rimani li finché non sarà tutto finito. A quei mostri penseremo io e Ken”, “S-si” balbettò Shinji. I tre si divisero, Shinji corse verso la sua stanza mentre Tetsuya e Ken si diressero vero l'hangar principale. Quando vi arrivarono, videro le pareti deformate e alcuni cavi che pendevano dal soffitto del corridoio, La porta automatica non si aprì quando i due piloti si misero davanti a lei, l'esplosione doveva aver distrutto i sistemi di apertura, quindi facendo leva con le loro braccia cercarono di aprirla manualmente. La porta si aprì leggermente di pochi cm, che furono comunque sufficienti per vedere il mare di fuoco che riempiva l'hangar e che sbarrava loro la strada. “Niente da fare” sbottò Ken “tentare di attraversare quel muro di fuoco sarebbe un suicidio!”“Già. Per raggiungere i nostri robot dovremo provare a passare dai condotti di aerazione. Muoviamoci!” “Dottor Kabuto! Dal cielo stanno arrivando intere formazioni di mostri meccanici volanti!”“Dannazione! Sullo schermo principale” ordinò Koji tornando a sedersi sulla sua poltrona. Dal soffitto della sala scese un ampio monitor che si illuminò suddividendosi in una quarantina di riquadri, mostranti ciascuno due o tre mostri meccanici di fattezze varie che cominciavano da sopra le nuvole a scendere in picchiata contro la Fortezza delle Scienze, lanciando raffiche laser e oggetti simili a bombe.“Abbiamo calcolato cento mostri che ci attaccano dall'alto”. “Quel maledetto Cerberus. Stavolta ha deciso di non risparmiarsi. Attivate lo scudo protettivo e preparatevi per l'immersione”. Improvvisamente l'intera base cominciò nuovamente a tremare, ma molto più intensamente delle prime volte, gli operatori e Koji dovettero ancorarsi saldamente alle loro poltrone, e stavolta l'origine di quei tremolii sembrava essere sotto la Fortezza delle Scienze.“Maledizione! Attivate le telecamere subacquee!" ordinò Koji. La metà inferiore dello schermo principale cambiò immagine, mostrando la parte sommersa della base, con le sue quattro enormi eliche orientabili che ne permettevano il movimento.E tra le eliche c'erano altri mostri meccanici, simili a squali e a gigantesche piovre, che salendo dal buio oceano attaccavano il fondo della fortezza con raggi laser oppure con missili. “Finché quei mostri sono cosi vicini alla base, non possiamo attivare la parte sottomarina della barriera, perché resterebbero chiusi al suo interno e ci farebbero a pezzi comunque e non possiamo neanche immergerci” avvertì uno degli operatori. “Attivate comunque la parte esterna della barriera. Useremo le nostre armi sottomarine per allontanare quelle bestiacce e poi attiveremo il resto dello scudo. Sbrigatevi!” Mentre le bombe e le raffiche laser dei mostri volanti danneggiavano la parte emersa della enorme costruzione galleggiante, le due antenne posizionate sulle torrette che fiancheggiavano quella centrale emisero un sottile ronzio, poi lanciarono verso l'alto due raggi di colore giallo dai contorni irregolari, che arrivati a circa ottanta metri d'altezza si fermarono a mezz'aria e cominciarono ad espandersi fino a formare una cupola protettiva trasparente che avvolse tutta la parte superiore della base. I colpi nemici cominciarono ad infrangersi inoffensivi contro quella barriera. “Ah, hanno anche uno scudo protettivo. D'altronde è un classico. Ordinate ai mostri meccanici di continuare l'attacco colpendo la barriera sempre negli stessi punti” ordinò Cerberus senza scomporsi, mentre sullo schermo davanti a lui arrivavano le immagini della battaglia trasmesse dalle telecamere interne dei mostri meccanici, Shinji stava chiuso nella sua stanza, nascosto sotto il letto come un bambino che ha paura dei tuoni, Le vibrazioni e i boati sembravano essere diminuiti, almeno come quantità, ma lui era ancora spaventatissimo. “Accidenti, è peggio rispetto a quando attaccano gli angeli. Il Geo Front non l'ho mai visto tremare cosi tanto. Ho… ho paura”. Shinji si rannicchiò su se stesso mettendosi in posizione fetale e tappandosi le orecchie.“Mamma… signorina Misato… Ayanami…. Asuka…. qualcuno mi aiuti”.Ken e Teusya intanto, erano finalmente riusciti a raggiungere l'hangar principale passando per alcuni condotti di aerazione e tossendo numerose volte a causa del fumo che si era infilato nei condotti. Arrivando al termine del condotto, che sbucava in orizzontale proprio sopra il Grande Mazinga, Ken con due calci ben assestati abbatté la grata metallica e diede un 'occhiata verso il basso. L'hangar era immerso in un mare di alte fiamme, che raggiungevano la cintola dei due robot, e il caldo era quasi insopportabile. la respirazione difficile per via del fumo.Ma per fortuna i due Mazinga erano intatti, e i due Pilder già inseriti. Ken e Tetsuya si lasciarono cadere e atterrarono sulla testa del Grande Mazinga, rapidamente l'uomo prese posto nell'abitacolo, attivò il suo robot e facendo salire Ken su una mano, lo poggiò sulla testa del Mazinga Z. “Com'è la situazione?” “Stiamo ancora tentando di allontanare dalla parte sommersa i mostri meccanici, ma almeno, per rispondere agli attacchi dei nostri missili e dei nostri siluri, hanno smesso di attentare al fondo della base, dottor Kabuto”. Koji rimase pensieroso: “Se Tetusya e Ken non escono con i loro Mazinga, la vedo brutta. Deve averli ostacolati il danneggiamento dell'hangar. Però, contro tutti quei mostri, comincio a temere che neanche loro potrebbero farcela. Se solo…” “Dottore, una comunicazione dal Mazinga Z e dal Grande Mazinga” avvertì uno degli operatori.Nella sala rimbombarono le voci di Tetsuya e Ken. “Kabuto! Finalmente siamo riusciti a salire sui nostri robot. Presto fateci uscire”.“Quei mostri meccanici hanno smesso di divertirsi ormai. Forza!” Sulla parte esterna della fortezza si aprirono due vani rivelando la presenza di due elevatori, dai quali spuntarono Mazinga Z e il Grande Mazinga. Dietro l'elevatore del Mazinga Z uscirono due bracci meccanici che reggevano il Jet Scrander e lo agganciarono alle spalle del robot, Mentre Tetsuya dovette solo gridare: “Scrander Dash!” perché due ali rosse spuntassero direttamente dalla schiena del suo automa. I due robot puntarono le braccia verso l'alto e decollarono, la barriera, nei punti davanti a loro si aprì per tre secondi, sufficienti ai due giganti per uscire e si ritrovarono catapultati nella furia della battaglia. Non appena i mostri meccanici si accorsero dei nuovi arrivati, una parte di loro interruppe l'attacco contro la base per scagliarsi contro i due Mazinga. Tre mostri meccanici, un aquila di colore verde, un essere per metà antropomorfo con sei gambe da ragno e un altro a forma di cerchio orizzontale pieno di artigli sui bordi e con al centro una testa viola, si lanciarono sul Grande Mazinga ma Tetusya, sicuro di se, andò loro incontro alla massima velocità e nel momento dell'impatto fece avvitare il suo robot su se stesso, in modo che gli affilatissimi bordi delle ali tagliassero in più parte i mostri, e cosi avvenne. Il Grande Mazinga riprese il volo mentre dietro di lui i mostri esplodevano,e attaccò altri nemici con gli Atomic Punch Ken invece fu preso alle spalle da un mostro simile ad una medusa, che lo prese alla cintola con lunghi tentacoli e cominciò a spingerlo verso un altro mostro, una specie di conchiglia che si aprì rivelando al suo interno una enorme bocca piena di lunghi denti acuminati che a grande velocità iniziò a dirigersi verso Mazinga Z. “Ti sbagli se pensi di potermi fregare in questo modo, stupido mostro!” esclamò Ken, che afferrò i tentacoli con le braccia e iniziò a tirare verso il basso la medusa. Appena la ebbe a portata di mano, la mise davanti a lui, vi affondò i pugni e gridò: “ROCKET PUNCH!” I pugni del Mazinga spinsero con violenza la medusa in avanti , e stracciando i suoi tentacoli, la fecero finire dentro la bocca del mostro-conchiglia che sopraggiungeva in quel momento, e li esplose. Ken diede poi il colpo di grazia al mostro a forma di conchiglia sparando dentro la bocca in fiamme uno dei suoi missili e attaccò gli altri mostri. Nonostante l'inizio nettamente sfavorevole, sembrava adesso che la battaglia stesse volgendo a favore di Kabuto e dei suoi uomini, perché Ken e Tetsuya, senza eccessive difficoltà, abbattevano un mostro meccanico dietro l'altro. “Cosi non va bene. Ma non ho alcuna intenzione di ritirarmi” disse Cerberus osservando lo scontro “Bisogna rimediare. Ordinate ai mostri subacquei di sfondare la parte sommersa della base nemica, e che comincino a distruggerla dall'interno. Avrei voluto eliminare i miei nemici lentamente, prenderli un pezzo alla volta, ma con la loro ottusa resistenza mi costringono ad accelerare i tempi”.“Il Grande Mazinga e il Mazinga Z hanno già eliminato ventuno nemici, dottor Kabuto”. “Molto bene. E per fortuna i danni subiti dalla Fortezza delle Scienze riguardano solo la parte più superficiale. Credo proprio che riusciremo a farcela” disse Koji sogghignando, “Un momento, sta succedendo qualcosa” disse ad un tratto uno degli operatori.“Cosa?”“Guardi lo schermo con i mostri subacquei”. Lo schermo mostrava come tutti i mostri marini avessero interrotto l'attacco e si stessero raggruppando a breve distanza dal fondo della base formando una specie di triangolo. Quando si furono tutti riuniti, lanciarono un unico attacco con i raggi laser, concentrando in un solo punto tutta la loro forza d'attacco. “Quei bastardi.. vogliono….” Sbottò Koji prima che ogni parola venisse interrotta da un gigantesco boato che fece oscillare paurosamente la fortezza, che cominciò ad inclinarsi sul lato destro. Le luci nella sala controllo furono sul punto di spegnersi, e tutti i presenti caddero a terra, compreso Koji, Shinji era ancora rannicchiato sotto il letto, e rabbrividiva di continuo per la paura ogni volta che sentiva in lontananza un esplosione. L'impulso di fuggire si stava facendo sempre più forte dentro di lui, ma dove avrebbe potuto fuggire? Era in una base in mezzo all'oceano, circondata da mostri che attaccavano in maniera implacabile. Cercando di mantenersi il più possibile razionale, sapeva che l''unica cosa che poteva fare era starsene li sotto, confidare nella potenza dei Mazinga e attendere che tutto finisse, Ma improvvisamente ci fu un esplosione molto più forte delle altre, che fece sobbalzare vistosamente sia Shinji che tutto il mobilio. E insieme al sobbalzo, sembrò che l'intera base si inclinasse verso il lato destro, quindi Shinji letteralmente rotolò da sotto il letto finendo con la schiena contro una parete. Quella fu l'ultima goccia: la paura ormai si era impadronita completamente di ogni fibra del suo essere.Doveva andarsene di li, a qualunque costo! Con un espressione terrorizzata, uscì dalla stanza cominciando a correre lungo i corridoi e senza una direzione precisa. “Maledetti! Hanno sfondato completamente la corazza esterna, e stiamo imbarcando acqua a tutto spiano” gridò uno degli operatori. “Questa base è stata progetta per resistere agli attacchi più violenti e anche ad ogni tipo possibile di naufragio. Chiudete immediatamente le paratie e attivate le pompe” ordinò Koji mentre due tecnici lo aiutavano a rialzarsi. “Si dottore. Ma il problema temo che sia un altro. I sensori indicano che il colpo di prima ha aperto una squarcio largo circa dieci metri, ed è sufficientemente grande perché, se non tutti, almeno parte dei mostri meccanici possano penetrare dentro la base. Ci distruggeranno dall'interno”. Prima che Koji potesse rispondere, giunse una comunicazione da Tetsuya: “Kabuto, cosa è successo?” “I mostri meccanici subacquei hanno squarciato parte del rivestimento corazzato e temiamo che lo sfrutteranno per penetrare nella base. Tu e Ken dovete immediatamente immergervi per fermarli. Fortuna che abbiamo modificato i Mazinga in modo che possano usare tutte le loro armi anche sott'acqua”.“Andiamo immediatamente! Forza Ken!” I due Mazinga scesero in picchiata verso il fondo del mare, alcuni mostri meccanici tentarono di fermarli inseguendoli oppure ostacolando la loro discesa, ma i due piloti evitarono abilmente i loro attacchi e richiudendo le ali entrarono in acqua. I mostri dietro di loro invece furono costretti a riprendere quota a pochi metri dall'acqua, perché non progettati per i combattimenti sottomarini. Tentarono la stessa tecnica dei mostri subacquei per perforare lo scudo, concentrando tutta la loro potenza di fuoco in un singolo punto, ma lo scudo resistette.Cominciarono allora a volteggiare sopra la Fortezza, leggermente inclinata sul lato destro, in attesa. In acqua, sotto i piedi dei due Mazinga comparvero delle eliche, piccole ma potenti, per permettere ai due robot di muoversi in quell'ambiente senza affondare. Ken e Tetsuya non ebbero problemi a individuare i mostri meccanici, perché quest'ultimi si erano nuovamente raggruppati fino a formare quasi un'unica massa compatta di forma oblunga che premeva come se fosse un ariete per allargare sempre di più lo squarcio e penetrare nella base. “Diamoci dentro!” gridò Ken “KOUSHIRYOKU BEAM!” e subito i raggi ottici del Mazinga Z colpirono in pieno quell'orrendo nugolo di mostri meccanici distruggendone un paio e disperdendo gli altri, che si sparsero in ogni direzione, “BREAST BURN!” gridò Tetsuya, e il raggio pettorale del Grande Mazinga , facendo bollire l'acqua al suo passaggio, colpì e distrusse altri tre mostri. Ma una volta ripresisi dalla sorpresa, i mostri meccanici passarono al contrattacco iniziando a lanciarsi addosso ai due robot da ogni parte. “Cazzo, ci vengono addosso!” gridò Ken, mentre una gigantesca piovra color acciaio si avventava su di lui. Tentò di schivarla, ma le eliche del Mazinga non lo rendevano veloce quanto quei mostri costruiti appositamente per combattere in acqua, e cosi la piovra riuscì a colpirlo molto violentemente ad un fianco, poi si allontanò, si riavvicinò ancora e ricolpì il Mazinga Z stavolta alla schiena. “Ora basta, bestiaccia!"Ken, non appena il mostro si avvicinò di nuovo, aspettando il momento opportuno, lo prese per un tentacolo fermandolo. Vistosi afferrato, il mostro reagì avvinghiando il Mazinga Z con i suoi tentacoli, e cominciando a colpirlo al petto con la sua bocca a forma di becco. Il suono del metallo contro metallo rimbombava nell'abitacolo del Jet Pilder, e Ken cominciava ad infuriarsi.“BREAST FIRE!” Il raggio calorifico del robot sciolse il becco della piovra, poi con i Rocket Punch Ken riuscì ad allontanarla, Il giovane pilota lanciò anche un missile per darle il colpo di grazia, ma il mostro lo evitò facilmente. “Dannazione! L'ho mancato!” sbottò Ken.“E non sei l'unico” gli disse Tetsuya. Anche lui, con i missili e il Breast Burn tentava di colpire i mostri meccanici, ma riuscivano sempre ad evitare i suoi colpi allontanandosi con grande agilità e poi riavvicinandosi. “Questi maledetti in acqua sono più veloci di noi. Possiamo distruggerli solo con il contatto diretto, e sarà molto, molto difficile agguantarli” spiegò Tetsuya.“Oh no, sempai. Guardi li!” Alcuni mostri meccanici stavano nuovamente tentando di penetrare nella base, e uno di loro ci stava riuscendo, un mostro a forma di squalo con grossi tentacoli ai lati e un volto umano sulla fronte, Era riuscito a ficcare la testa dentro lo squarcio, e utilizzando i tentacoli, stava per entrare completamente. Tetsuya e Ken tentarono di fermarlo, ma gli altri mostri formarono una specie di barriera tra loro e lo squalo, i due piloti li dispersero con i raggi calorifici. Ma quando la visuale fu di nuovo libera, videro che il mostro-squalo era riuscito ad entrare e prima che potessero inseguirlo, i mostri meccanici ripresero i loro attacchi alla mordi e fuggi, fermando cosi i due Mazinga. “Maledizione!” ringhiarono insieme Tetsuya e Ken. Non appena il mostro meccanico fu entrato del tutto dentro la base, cominciò la sua opera di distruzione azzannando con la sua enorme bocca intere pareti e dilaniandole, provocando diverse esplosioni e un fuggi fuggi generale tra i vari tecnici, per muoversi utilizzava i tentacoli, che penetravano nelle pareti deformandole. “Dottor Kabuto, uno dei mostri meccanici è riuscito a penetrare nel settore R4! Sta distruggendo tutto ciò che incontra!”, “Decisamente sta andando tutto storto” commentò con sarcasmo Koji, che ordinò di visualizzare in uno dei riquadri dello schermo principale il mostro invasore e la sua immagine apparve, anche se alquanto disturbata, grazie alle telecamere interne che sopravvivevano al suo passaggio. “Che facciamo ora? I nostri sistemi anti-intrusione sono progettati per respingere esseri umani, non mostri meccanici” chiese angosciato uno dei tecnici, Koji cercò di riflettere: i mostri meccanici volanti avevano interrotto l'attacco, anche se solo per il momento, e alla prima occasione lo avrebbero ripreso. Mentre i due Mazinga erano impegnati a combattere contro i mostri sottomarini, quindi non potevano fermare il mostro dentro la base. Restava una sola cosa da fare, “Sganciare il settore R4. Quel mostro viene dall'oceano, e li lo rispediremo” ordinò seccamente l'uomo. “Ma in questo momento il mostro sta passando nel settore Q2, e quello non è possibile sganciarlo, perché contiene sistemi di importanza vitale per noi” obbiettò uno dei tecnici.“E poi, proprio nel settore R4 c'è anche…” “Lo so. Ma è praticamente indistruttibile quindi resisterà benissimo alla pressione. Adesso pensiamo a sopravvivere, poi lo recupereremo con calma”. Poi una voce risuonò nella stanza: “Fatti sotto mostro! E' arrivato il tuo più grande nemico, Boss Robot!”Il buffo robot di Boss era apparso con aria baldanzosa nell'area distrutta dal mostro, simile ad una galleria dai bordi frastagliati. Koji si mise una mano sul viso: “Mi chiedevo che fine avesse fatto Boss. Ma forse potrà esserci utile se riesce ad attirare nuovamente il mostro dentro il settore R4. Mettetemi in contatto con lui. Boss, mi senti?” “Forte e chiaro Kabuto. Scusa se mi sono fatto vedere solo adesso, ma non volevo rubarvi il lavoro. Ah ah ah ah ah!” “Si Boss, ok. Ascolta, abbiamo intenzione di sganciare il settore R4 in mare aperto, per liberarci di quel mostro. Quindi ci serve che tu lo trattenga ancora li”.“Contaci Kabuto. Grazie alla mia abilità, potrei anche distruggere quel mostro da solo come niente, ma siccome facciamo parte di una squadra e ho molto rispetto per tutti voi, seguirò il vostro piano. La mia prestazione sarà perfetta, quello stupido mostro cadrà in pieno nella trappola e poi…” “Boss, scusa se te lo dico, ma il mostro se ne sta andando e sta distruggendo tutto. Se ora ti dispiace trattenerlo li…” “Volo!” gridò Boss e il suo robot cominciò a correre verso il mostro ruotando come trottole le braccia e assumendo un espressione molto determinata. “Ehi brutto mostraccio! Pensi forse di potermi sfuggire? Vieni qui che ti prendo il naso e te lo schiaccio come una patata!” Improvvisamente il mostro, aiutandosi con i tentacoli, si fermò e distruggendo altre pareti si girò verso Boss fissandolo con occhi assassini e la bocca semispalancata piena di denti acuminati che luccicavano in maniera sinistra.Boss Robot si fermò con i piedi che stridettero contro il pavimento e per poco non finì con la testa dentro la bocca del mostro. “Ops… ma che bei dentini che hai” mormorò Boss cominciando a sudare come una fontana e sorridendo nervosamente ”che… che dentifricio usi?” Il mostro si mosse in avanti e Boss indietreggiò di un passo. “Sai, ripensandoci non sei poi cosi cattivo, non vedo perché dovremmo combattere…” Secondo movimento in avanti del mostro e secondo passo indietro di Boss.“E poi io adoro gli squali, sono cosi maestosi…” Ancora un movimento in avanti del mostro e ancora un passo indietro di Boss. “Inoltre io non mangio mai pesce, non potrei mai fare del male a degli esseri cosi carini…” Un altro movimento in avanti del mostro e un altro passo indietro di Boss. “Be, visto che nonostante la forte simpatia che provo nei tuoi confronti, tra noi non c'è dialogo, credo mi resti solo…."Il mostro tentò di azzannare Boss Robot.“La fugaaaaaa!!!!! Aiutoooooo!!!!!” Boss iniziò a correre, dietro di lui il mostro si protendeva più volte con la bocca in avanti per morderlo e Boss lo evitava saltando in continuazione. “Bene dottore. Boss ha riportato il mostro nel settore R4”.“Procedere allo sganciamento del settore!”In tutti i corridoi, hangar, scale e sale varie vicini a quel settore, paratie metalliche, anticipate dal rumore di sirene d'emergenza, si chiusero in successione cominciando a sigillare tutto ermeticamente. Boss era ancora inseguito dal mostro, quando davanti a lui vide un area di alloggiamento elicotteri che fungeva anche da confine tra le zone R4 ed R5. E vide anche che sul soffitto si accesero delle spie rosse, che segnalavano l'imminente chiusura delle paratie. “Devo fare presto!” urlò Boss e si lanciò in avanti compiendo un balzo che avrebbe anche potuto essere elegante… se il mostro non avesse dato una spinta a Boss col muso, facendo cosi volare il buffo robot oltre la paratia che si stava chiudendo, e facendolo restare con la testa incastrata in un muro dell'altra sala. “Sembra proprio che questo sia il mio destino, che seccatura” commentò Boss mentre cercava di liberarsi dimenandosi, Il mostro era rimasto chiuso dall'altra parte, e prima che potesse cercare di sfondare qualcuna delle paratie, si udì uno strano frastuono, numerosi , centinaia di rumori simili a scatti, e improvvisamente tutta l'area sembrò scivolare verso il basso. VENTI SECONDI PRIMA Shinji continuava a correre a perdifiato lungo i corridoi della Fortezza, forse inconsciamente voleva raggiungere il piccolo hangar dove l'aveva portato prima Tetsuya, ma si era perso. Shinji poi finì in un lungo corridoio e avrebbe continuato a correre per chissà quanto, ma quando vide davanti a lui una porta nera, si fermò. Una porta nera stranamente familiare, che Shinji fissò intensamente, quasi dimentico della paura che provava pochi attimi prima, finché il rumore di una paratia che si chiudeva di scatto dietro di lui non lo fece voltare. Lo stomaco del ragazzo si contrasse, gli venne un terribile, anche se indefinito, presentimento, Shinji sentì altri rumori, le luci elettriche si spensero e si accesero delle luci rosse d'emergenza. Poi ecco che uno strano sobbalzo gli fece perdere l'equilibrio e vide una cosa incredibile: il corridoio dove si trovava cominciò a scendere verso il basso, Il ragazzo prima vide scorrere la paratia davanti a lui, poi una striscia di metallo che sicuramente era un pavimento, poi un'altra paratia, un altro pavimento e cosi via e Shinji aveva la sensazione di trovarsi in un ascensore. Cominciò a indietreggiare senza distogliere lo sguardo da quelle paratie che si scorrevano una dopo l'altra e poi, dopo una decina di secondi interminabili, ecco che non ci furono più paratie, ma il mare. Un ondata di acqua color blu scuro piombò nel corridoio con un rombo assordante e Shinji ricominciò a correre, inseguito da quel mostro liquido in un atmosfera che il rossore sommerso delle luci d'emergenza rendeva simile a quella di un incubo. Shinji sapeva di non avere scampo, anche se fosse sopravvissuto a quella ondata, non sapeva nuotare, e la porta nera davanti a lui era chiusa o almeno cosi credeva, e invece incredibilmente la trovò aperta Shinji non perse tempo a chiedersi come poteva essere aperta quella porta che fino a qualche decina di secondi prima era chiusa ermeticamente. Per lui era l'unica speranza di salvezza, quindi si fiondò dentro la porta e la chiuse con forza un secondo prima che l'acqua lo investisse.Era al sicuro, almeno per il momento e adesso cosa poteva fare? Bloccato li dentro, in un luogo solo parzialmente illuminato dalle luci d'emergenza che certo non lo tranquillizzavano. Tutta quella zona era stata sganciata dalla base, e stava affondando a picco verso il fondo dell'oceano e se pure fosse stata in grado di resistere alla pressione, come avrebbe fatto con l'aria?Era destinato a morire d'asfissia? Oppure a morire di fame e di sete? Una morte lenta e agonizzante, la morte peggiore, il tipo di morte che tutti temevano, e Shinji non faceva eccezione. Preso nuovamente dal panico totale, il ragazzo piangendo cominciò prima a sbattere i pugni contro un muro, nell'impossibile speranza di farsi sentire da qualcuno, poi emise un grido strozzato e si accasciò sul freddo pavimento. E mentre se ne stava rannicchiato per terra, un gigantesco essere demoniaco sembrava fissarlo Il Grande Mazinga e il Mazinga Z erano ancora impegnati nella battaglia contro i mostri meccanici, che proseguiva molto difficilmente, quando avevano visto una sorta di grosso rettangolo staccarsi dal fondo della Fortezza delle Scienze ed affondare, con grosse bolle d'aria che uscivano dai punti più bassi. Ma non ci badarono più di tanto, erano troppo impegnati a combattere e in mezzo alle bolle d'aria, uscì anche il mostro a forma di squalo, mentre un pannello scorrevole andava rapidamente a chiudere il buco che si era aperto sul fondo della base.“Sganciamento del settore R4 completato, dottor Kabuto”. “Molto bene. I vari settori della nostra base sono stati costruiti per sganciarsi in caso di incendi impossibili da domare oppure di invasioni di soldati nemici, ma non pensavo che l'avremmo fatto per scacciare un mostro meccanico. Comunque, almeno questo problema è risolto” commentò Koji osservando sullo schermo la parte staccata che affondava. “Quanto è profonda questa zona?” domandò Kabuto.“Circa duecento metri”. “L'evacuazione del settore è avvenuta senza problemi?”“Certamente”. “Molto bene. Certo non sarà facile recuperarlo ad una simile profondità, ma risolviamo un problema alla volta”, Detto questo tutti si concentrarono nuovamente sulla battaglia, che sembrava in situazione di stallo. Il pavimento è di freddo metallo, e lo sente molto bene attraverso i vestiti. Anche l'aria è molto fredda e buia, e le già tenui luci d'emergenza rosse si stanno lentamente spegnendo, Sembra proprio che per lui sia arrivato il momento di morire e gli fa molta paura. O meglio, gli faceva paura, ma adesso una certa calma e anche una certa rassegnazione si fanno strada nella sua mente, Una parte di lui vorrebbe ancora combattere, ma è frenata dalla situazione in cui si trova, senza via d'uscite: adesso si trova parecchio in profondità, da circa due minuti la sezione sganciata dalla Fortezza delle Scienze si è posata su un fondale piuttosto scosceso, ad una profondità dove la pressione dell'acqua e soprattutto il freddo possono risultare letali e lui non sa neanche nuotare, ciliegina sulla torta, inoltre, nessuno sa che lui si trova li. Il dottor Kabuto e il signor Tetsuya lo credono al sicuro nella sua stanza, dalla quale invece lui era uscito preso dal panico più completo, finendo cosi nella situazione attuale.Cercava una via d'uscita e invece si è ficcato in trappola. E ora non può fare altro che stare rannicchiato su se stesso, in attesa che la morte lo colga. Cerca quindi di addormentarsi, cosi almeno non sarà cosciente al momento del trapasso, e prega che venga subito, cosi smetterà per sempre di soffrire. Non vuole pregare per la sua salvezza, lo potrebbe salvare solo un miracolo, e i miracoli non esistono, Intanto, sott'acqua, i due Mazinga continuavano a combattere contro i mostri meccanici, e lo scontro andava per le lunghe. I mostri erano molto agili e veloci, e riuscivano ad evitare quasi tutti i colpi dei Mazinga, ma questi ultimi erano parecchio resistenti e quindi gli attacchi alla mordi e fuggi non avevano grandi effetti su di loro. “Sempai, cosi non va bene” disse Ken a bordo del Mazinga Z “questo combattimento rischia di andare avanti all'infinito”. “Lo so” rispose Tetsuya ”e per questo forse ho trovato una soluzione”. Il Grande Mazinga si diresse velocemente verso un'antenna che stava sul fondo della base e che veniva utilizzata per i rivelamenti subacquei. Usando la Mazinger Blade, Tetsuya la squarciò alla base e ne estrasse alcuni cavi strappandoli, poi si mise in comunicazione con la sala comandi. “Kabuto, mi è venuta un idea. Al mio via, convogliate tutta l'energia elettrica, ad eccezione di quella necessaria a mantenere attivi gli scudi, nell'antenna sonar numero 3”. “Cosa? Tetsuya, cosa vuoi… Ehi, un momento, se ho capito bene quello che vuoi fare, è molto pericoloso, soprattutto per voi due”. “Anche se è pericoloso, ci darà almeno un momento di tregua. Preparati e attendi il mio via”.Per alcuni secondi non giunse risposta. “D'accordo, e spero di non dovermene pentire” concluse Koji mentre dava le disposizioni,“So quello che faccio, Kabuto” disse Tetsuya “Ken, presto, ritirati dentro la base, è isolata, quindi dovrebbe resistere senza problemi”. Ken stava ancora combattendo contro i mostri meccanici. “Sempai, cosa vuole…” Poi il ragazzo vide che il Grande Mazinga, con la mano sinistra, reggeva un fascio di cavi elettrici presi dall'antenna, mentre l'altra mano era tesa verso il basso, Ken sbiancò: “Sempai, non vorrà mica…” “Hai capito bene cosa voglio fare. Presto, rifugiati nella base”. “Ma è pericoloso! Non ce la farà mai!” “Ken, sapessi quante volte mi hanno detto questo, e io sono sempre qui a dimostrare che sbagliavano. Ora muoviti!” “D'accordo” mugugnò Ken a testa bassa. Mazinga Z si diresse rapidamente verso un compartimento stagno che si aprì non appena il robot gli fu davanti e si richiuse un istante dopo. “E' al sicuro. E ora a noi!” esclamò Tetsuya. I mostri meccanici avevano cominciato a dirigersi in parte verso la paratia che copriva il vuoto lasciato dal settore R4 per sfondarla, e in parte contro il Grande Mazinga. Quando Tetsuya vide i mostri meccanici a pochi metri da lui, sussurrò: “Jun, dovunque tu sia, aiutami” e poi gridò: “Kabuto! Ora!” Kabuto nella sala controllo ordinò di convogliare il 70% dell'energia della base nell'antenna sonar, ma l'elettricità anziché all'antenna arrivò tramite i cavi che teneva in mano, nel Grande Mazinga. Tutta quell'energia sottopose ad uno sforzo tremendo gli accumulatori del robot, alcuni indicatori nella cabina di pilotaggio esplosero, l'energia crepitava intorno al Mazinga rendendolo lucente quasi come una piccola stella, l'acqua cominciò a ribollire sia sotto che in superficie, attraversata da scariche elettriche. I mostri meccanici sorpresi si fermarono e cominciarono a indietreggiare. Tetsuya si sentì il corpo attraversato da quella energia, e sperando nelle capacità di isolamento della cabina e della tuta, gridò: “THUNDER BREAK!” Dalla mano destra del Grande Mazinga partì un fulmine spesso quanto il braccio del robot e dalla potenza devastante, che cominciò a colpire uno dopo l'altro tutti i mostri meccanici, fino a formare una catena luminosa simile alle decorazioni che si mettono intorno agli alberi di natale e poi i mostri meccanici cominciarono ad esplodere in sequenza, la maggior parte, mentre quelli più lontani si ritrovarono con tutti i sistemi interni completamente fusi e cominciarono a colare a picco come sassi. Dopo circa un minuto, l'attacco finì con l'esplosione dell'intero braccio destro del Grande Mazinga a causa di un sovraccarico. Il robot lasciò i cavi e cominciò inerte ad affondare. Koji e il suo staff, che in un silenzio carico di tensione, avevano assistito al tutto, si adoperarono per salvare Tetsuya. “Presto, ora che non ci sono più mostri meccanici, attivate subito la parte sottomarina della barriera” ordinò Koji. I tecnici obbedirono, alcune antenne uguali alle due che si trovavano vicino alla torre centrale, uscirono da alcuni compartimenti ed emisero una seconda barriera protettiva che avvolse con una cupola tutta la parte sommersa della fortezza e il Grande Mazinga si adagiò a pancia sotto sul fondo di questa barriera. “Le condizioni del pilota?” domandò Koji alquanto teso. “Impossibile rilevarle. A causa dell'attacco di prima ci sono troppe interferenze. E il segnale radio è muto” rispose uno degli operatori. Prontamente, dal compartimento stagno in cui si era rifugiato, uscì Ken con il Mazinga Z, che si diresse verso l'altro Mazinga. Arrivando sul fondo della barriera, si chinò sul Grande Mazinga e lo girò. Ken vide Tetsuya che stava riverso sulla cloche di comando senza muoversi. “Sempai Tetsuya, mi sente?” lo chiamò Ken via radio.Nessuna risposta da parte di Tetsuya.“Sempai, risponda!”Ancora nessuna risposta.“Sempai!” gridò Ken. E lentamente Tetsuya si mosse alzando la testa e guardando il Mazinga Z. “Hai… hai visto? Non c'era nulla di cui preoccuparsi” disse Tetsuya con voce affaticata e strizzando l'occhio. “Uff, mi ha fatto venire un colpo, sempai” rispose Ken mettendosi una mano sul petto.“Lo stesso vale per me, vecchio mio” disse Koji inserendosi via radio. “Ho la pellaccia dura, lo sai bene Kabuto. Allora… qual è la situazione?” “Hai fatto un ottimo lavoro, Tetsuya, hai abbattuto tutti i mostri meccanici subacquei. Adesso restano solo quelli in superficie. Se ne occuperà Ken”. “Scordatelo. Io non lascio mai un lavoro a metà. Questo scontro l'abbiamo iniziato io e Ken e insieme lo finiremo” ribatté Tetsuya. Koji voleva replicare ma si trattenne, perché sapeva che era inutile, il senso del dovere del suo amico era troppo grande, sarebbe stato capace di continuare a combattere anche se il Grande Mazinga avesse perso gambe e braccia.“E va bene, testone. Preparatevi ad uscire in superficie in modo da concludere questa battaglia”. Intanto Cerberus, , che aveva assistito alla distruzione di una grossa parte della sua armata, cominciò a mostrare alcuni segni di rabbia. La battaglia stava andando troppo per le lunghe, e adesso neanche bene per lui, I Mazinga e la loro base si erano rivelati ossi più duri di quanto lui avesse previsto, e lo irritava parecchio vedere che le sue previsioni non si stavano avverando, Se il piano a sorpresa e la superiorità numerica del suo esercito non bastavano, allora avrebbe giocato tutte le sue carte fino in fondo. Perché mai avrebbe permesso ai suoi avversari di cavarsela di nuovo. E mai avrebbe permesso a degli insetti di rovinare i suoi piani. Anche a costo di chiedere aiuto a qualcuno. “Gog, MaGog” tuonò Cerberus “E' arrivato il momento di dimostrare cosa sapete fare. Ecco la vostra occasione per dimostrarmi che la vostra abilità non consiste solo nel commentare gli eventi. Andate!” Gog e MaGog fissarono Cerberus con sguardo divertito: “Bene bene. E cosi ti sei ricordato di noi” dissero i due gemelli. “Lo abbiamo fatto apposta a non proporci mai, finora” disse Gog. “Perché volevamo che fossi tu a chiedere il nostro aiuto. Solo in questo modo avresti capito quanto ti siamo indispensabili” continuò MaGog. “Andate!” ringhiò Cerberus. I due gemelli lasciarono la sala controllo e percorrendo un corridoio, raggiunsero una grossa sala vuota di forma circolare e col pavimento di colore nero, Lentamente il tetto della sala si aprì in piccola parte, i due uomini guardarono verso l'alto, e sorridendo soddisfatti, spalancarono le braccia. Sul loro petto comparvero delle pietre simili ad un diamante, che cominciarono a splendere avvolgendo i gemelli in una luce accecante fino a renderli delle sfere di luce. All'improvviso le sfere di luce si alzarono in volo passando attraverso l'apertura nel tetto e poi a grande velocità puntarono verso il mare aperto. “Shinji Ikari!”La voce lo fa sobbalzare, e si risveglia all'improvviso. L'ambiente intorno a lui è cambiato, non è più in quel luogo metallico freddo e buio.Ora si trova in mezzo a delle rocce alte e frastagliate di colore nero, sovrastate da un cielo coperto da nuvole color rosso sangue. “Ma cosa succede?” si domandò il ragazzo mettendosi in piedi, Non riusciva a capire come avesse fatto a finire li.Non si trovava sul fondo dell'oceano? E poi di chi era la voce che lo aveva chiamato? Confuso, Shinji si guardò intorno, cercando qualche punto di riferimento. Ma in lontananza si intravedevano solo montagne rocciose una dopo l'altra. Fissò per un attimo un altura rocciosa davanti a lui, si girò, ma un improvviso quanto istantaneo soffio di vento lo fece rigirare nuovamente. E fu allora che lo vide, Un uomo, apparso dal nulla, stava in piedi sull'altura, sovrastando in maniera quasi minacciosa il ragazzo, che intimorito indietreggiò e per poco non inciampò in un sasso. Shinji scrutò quella figura: era un uomo molto alto, forse raggiungeva i due metri, avvolto in una lunga veste bianca, con in mano un bastone alto quasi più di lui, Il suo viso era coperto da una capigliatura molto folta e da baffi molto spessi e i suoi occhi, che Shinji riusciva a scorgere chiaramente anche da li, erano freddi e penetranti.“Chi… chi sei?” domandò Shinji “Sono un profeta” rispose il misterioso uomo con voce forte e decisa. Era la stessa voce che prima lo aveva chiamato.“Un… un profeta? E… che cosa vuoi da me?”“Sono qui per far si che tu compia una scelta”.“Che scelta?” Il profeta non rispose, ma Shinji sentì un rumore dietro di lui, e si voltò giusto in tempo per evitare che un colpo di spada lo decapitasse. Shinji terrorizzato si ritrovò di fronte un uomo con indosso un armatura nera simile a quella di un samurai, il viso coperto da una maschera di colore rosso che riproduceva le fattezze di un guerriero feroce. “Finalmente ci incontriamo, lurido pusillanime!” tuonò il guerriero con voce gutturale.“Aaahhhh! Chi sei?” gridò Shinji. “La tua morte!” rispose il guerriero menando un nuovo fendente che Shinji evitò per un pelo, Il ragazzo cercò di scappare, voleva chiedere aiuto al profeta, ma era scomparso, Shinji si rifugiò tra le rocce, inseguito dal samurai nero. “Si, codardo, scappa! E' l'unica cosa che sai fare!” “Dottore, riveliamo qualcosa di strano” disse uno degli operatori della Fortezza delle Scienze. “Come se non avessimo già avuto abbastanza guai per oggi, di cosa si tratta?” domandò Koji. “Sul radar sono apparsi all'improvviso due oggetti, che si muovono velocissimi nella nostra direzione. Non riesco a stabilirne la natura, ma potrebbero essere altri mostri meccanici”. “E sarebbero solo due? Un po’ pochini come rinforzi” ribatté Koji perplesso. Il Grande Mazinga e il Mazinga Z erano usciti dall'acqua e avevano ripreso la battaglia, distruggendo sempre più nemici. “Attenti ragazzi. Due oggetti volanti non identificati in rapido avvicinamento” li avvertì Koji. “Tsk, solo due? Li distruggeremo subito” rispose sicuro di se Ken. Tetsuya non rispose, perché in lontananza aveva intravisto due luci all'orizzonte che si avvicinavano a grande velocità. “Ma che diavolo sono?” Le due sfere luminose si fermarono a circa cento metri dalla superficie dell'acqua, e quando la luce si esaurì, rivelarono la loro vera forma: due giganti, il primo di forma antropomorfa, avvolto in un mantello rosso, dalla corporatura possente e muscolosa anch'essa di colore rosso, con un volto ghignante dalla fattezze demoniache e con due lunge corna ricurve sulla fronte. Sembrava una specie di diavolo. Il secondo gigante invece, aveva le fattezze di un animale a quattro zampe, però non sembrava assomigliare a nessuno animale esistente sulla Terra. Comunque anche questo mostro aveva il corpo di colore rosso e una muscolatura possente, il viso rabbioso e simile a quello di un demone. “Ma quelli…." Mormorò Ken.“Sono due demoni!” esclamò Tetsuya. I nuovi arrivati fissarono i mostri meccanici, e silenziosamente questi ultimi cominciarono a ritirarsi dirigendosi verso la terraferma. “Sembra davvero che siano arrivati i pezzi da novanta!” disse Ken. “Molto bene! I demoni dell'apocalisse sono qui per voi! Il mio nome è Gog!” esclamò il gigante dalla fattezze umanoidi. “E io sono MaGog! E sarà per noi un vero piacere farvi sprofondare negli inferi!” continuò il secondo gigante.“Gog e MaGog” ripeté Koji molto preoccupato “sono i nomi di due demoni dell'Apocalisse di San Giovanni. Ho paura che siano molto, troppo forti”, “Sarete voi a sprofondare negli inferi, bastardi!" ringhiò Ken scagliandosi contro di loro e lanciando il Breast Fire alla massima potenza.Ma Gog prese in pieno petto il raggio e cominciò ad assorbirlo. Ken si fermò a mezz'aria, mentre i comandi del Mazinga Z sembravano impazziti: “Ma che diavolo… sta assorbendo l'energia del Mazinga Z! Brutto stronzo, lasciami!”“Ken!” gridò Tetsuya andando in soccorso del suo pupillo. Lanciando con la mano rimasta il Great Boomerang in mezzo al raggio, Tetsuya riuscì ad interrompere il contatto. Gog ridacchiò, e lanciando un raggio dalla bocca, rimandò al mittente l'energia del Breast Fire con potenza triplicata. Mazinga Z riuscì a spostarsi, ma il raggio colpì la barriera protettiva infrangendola e aprendovi un enorme crepa. “Ah ah ah ah ah ah! E questo è niente, 'eroi'. Adesso assaggerete la potenza infernale!” esclamò Gog lanciandosi in picchiata verso la crepa prima che si richiudesse. “Non te lo permetteremo!” gridarono insieme Tetsuya e Ken, che andarono incontro al nemico Ma a quel punto si mosse anche MaGog, che si scagliò contro Mazinga Z e gli serrò intorno alla cintola le zampe anteriori. “Lasciami andare, maledetto!” urlò Ken, che usò i Rochet Punch contro la testa del mostro, ma senza ottenere risultati. MaGog affondò i suoi denti acuminati nel petto del Mazinga Z cominciando ad emettere fiamme altissime che resero l'abitacolo del Jet Pilder caldo come un altoforno e iniziarono a fondere i meccanismi interni del petto di Mazinga Z. “Nyhaaaaaaa!” gridò Ken preda del dolore e della rabbia. “Resisti Ken!” esclamò Tetsuya, che aveva fermato la picchiata di Gog piazzandosi davanti a lui. “Pensa piuttosto a te stesso” gli disse Gog tirando fuori dalla schiena una enorme spada dalla lama fiammeggiante. Tetsuya estrasse nuovamente la Mazinger Blade e cominciò a duellare col mostro Ma dopo appena tre fendenti, la lama della Mazinger Blade era già piena di crepe, un altro colpo e si frantumò del tutto. Gog diede un velocissimo calcio sul petto del Grande Mazinga, che andò a sbattere contro la barriera protettiva, Quest'ultima si era del tutto rigenerata, ma Gog non sembrava affatto preoccupato di ciò. Shinji invece era ancora inseguito dal samurai nero. Disperato, il ragazzo si era nascosto dietro alcune rocce, non sapendo che cos'altro fare, Il samurai arrivò e si fermò per guardarsi intorno. “Non puoi sfuggirmi, verme! Ti troverò, e quando lo avrò fatto niente ti potrà salvare”. Detto questo il samurai si incamminò verso destra “Ma cosa può volere da me quel tizio? E poi dove mi trovo? E che diavolo c'entra quel profeta? Questo è un incubo!” pensò il ragazzo mentre ascoltava i passi del guerriero, resi pesanti dall'armatura, che si allontanava. Quando i passi non si sentirono più, Shinji si affacciò da dietro il suo nascondiglio, La zona sembrava deserta, poteva cercare una via d'uscita oppure quel profeta perché gli desse una mano. Ma improvvisamente una mano lo afferrò da dietro il collo, lo sollevò in aria e lo lanciò contro un pilastro roccioso, Shinji vi andò a sbattere rompendosi due costole costole, Sputò sangue e fu sul punto di mettersi a piangere, mentre il samurai nero, dopo averlo preso alle spalle, si avvicinò a lui con fare minaccioso. “Speri di potermi sfuggire. Sei solo un povero pazzo! Non puoi fuggire da me. Stupido coglioncello!” Il samurai diede un pugno a Shinji rompendogli altre due costole. “Io odio quelli come te. Perché quelli come te recitano il ruolo del bravo bambino. Giusto?”Arrivò un secondo pugno stavolta al viso. “Sanno solo provocare danni e dolore, vero?”Terzo pugno al viso. “Quindi quelli come te dovrebbero solo fuggire, dovrebbero infischiarsene di tutti gli altri”.Quarto pugno al viso. “Ma nonostante tutto tra quelli come te ci sono alcuni che osano anche solo pensare di poter cambiare in meglio”.Quinto pugno. “Pensano di dover essere gentili con gli altri. Di doverli aiutare”.Sesto pugno “Ma non esiste. Non esiste proprio. Ascolta le mie parole: tu sei una nullità, non puoi cambiare, non devi cambiare. Se cambi riceverai solo dolore e ingratitudine. Hai scelto la tua strada, e questa dovrai percorrere per il resto della tua miserabile vita. Nessuno ti vuole, nessuno ti apprezza, nessuno ti ringrazia. Tu non hai nessuno! E quindi tu devi ripagare gli altri con la stessa moneta. Anche gli altri per te dovranno essere nessuno. Hai capito?” Il samurai mollò la presa, Shinji stramazzò al suolo con il viso ridotto ad una maschera di sangue, il respiro doloroso per via delle costole rotte. Le parole del samurai erano per lui solo un eco lontano. Il dolore era troppo, e non era solo dolore del corpo, ma anche e soprattutto del cuore.Aveva perfettamente ragione: perché cercare di cambiare? Se fosse cambiato allora avrebbe dovuto aiutare gli altri, altri che non avevano mai fatto nulla per lui, che lo avevano solo sfruttato. Lui ci era già arrivato prima a queste conclusioni, ma sentendole dire dal misterioso samurai, gli erano sembrate più che mai convincenti. “Io non ho nessuno. Nessuno pensa a me. Nessuno è gentile con me” mormorò. “L'hai capito finalmente. Era ora!” disse il samurai afferrandolo nuovamente per una spalla ed estraendo la spada.“Oblio eterno. E tutti gli altri, lascia che si fottano”.Il samurai alzò la spada per decapitare Shinji, che non opponeva alcuna resistenza,“Non ho nessuno…”, “Bentornato” aveva detto Misato con un sorriso dolce, un sorriso sincero.Shinji spalancò un occhio. “Stupido, hai esagerato” aveva detto Asuka con un sorriso dolce, un sorriso sincero, anche se quella scena non riusciva a ricordare quando fosse avvenuta, dentro di se sapeva che era autentica. “Mi dispiace tanto. Il fatto è che in situazioni simili io non so come dovrei comportarmi” aveva spiegato Rei.“Penso che dovresti sorridere”. E Rei aveva sorriso, un sorriso dolce, un sorriso sincero. Quei momenti, in quei momenti lui era stato davvero felice, una felicità vera, Perché delle persone si erano dimostrate gentili con lui, senza chiedergli nulla in cambio.E tutto questo perché… lui aveva fatto una scelta. Lui si era mosso per prima, lui aveva agito aprendo il suo cuore e facendo qualcosa di spontaneo per gli altri, Ed era stato ricambiato in maniera sincera. Ma allora…Shinji di scatto fissò dritto in volto il samurai. “Non guardarmi cosi!” ringhiò il guerriero, che menò un fendente micidiale per decapitare Shinji. Ma la lama attraversò inoffensiva il collo del ragazzo, come se quest'ultimo fosse stato un fantasma, Sorpreso il samurai lasciò andare Shinji, che rimase dritto in piedi senza problemi, Il ragazzo strappò la spada al nemico, e con un unico colpo, tagliò verticalmente in due parti la maschera del samurai. “Sei un illuso. Questa scelta ti porterà solo dolore! E sbagli a credere che non tornerò. Non sai cosa ti aspetta in futuro!” esclamò il guerriero. Shinji fissò in viso il samurai, e riconobbe in quel volto deformato dalla rabbia e dalla violenza il volto del suo più grande nemico.Il suo unico, vero nemico, Il samurai scomparve, e scomparvero anche le ferite sul viso e nel corpo di Shinji, Davanti a lui ricomparve il profeta.“Dunque hai capito” gli disse il profeta. “Si, ho capito” rispose il ragazzo sostenendo lo sguardo del misterioso uomo. “Hai visto in faccia il tuo nemico”. “Si. Un essere rabbioso e menefreghista, che desidera solo vivere dentro il proprio guscio odiando gli altri. Qualcuno che se potesse, lascerebbe morire tutti. Qualcuno che recentemente è venuto fuori in tutta la sua violenza. E ha cercato di sopraffarmi. E' lui che mi sempre impedito di capire una cosa semplicissima: io devo cambiare. Per il mio bene e soprattutto per il bene di tutti quelli che mi sono vicini devo essere io il primo a cambiare, e finora sono stato uno stupido a pretendere dagli altri qualcosa che io ero il primo a non dare. Volevo dagli altri gentilezza e affetto sinceri con la mia freddezza, la mia passività e la mia gentilezza superficiale. Se voglio essere trattato come un essere umano, allora devo cominciare a comportarmi come un essere umano”. “E cosi sia. Ma ricorda: quello a cui stai pensando adesso è solo uno strumento. La via che scegli di percorrere sarà lunga e difficile, e non mancheranno le ricadute che potranno portarti a nocivi ripensamenti anche sulla tua nuova scelta”, “Le mie gambe adesso sono deboli, ma possono fortificarsi col tempo. Lo spero con tutto il cuore”.“E adesso cosa vuoi fare?” “Voglio cominciare a compiere il mio dovere di essere umano”. Shinji aprì gli occhi e si alzò da quel freddo pavimento di metallo, mettendosi in piedi e fissando il buio davanti a se.“Sono pronto” disse rivolto al buio e come risposta nel buio apparvero due enormi e inquietanti occhi gialli, accompagnati dal rumore di qualcosa che si apriva. In superficie, il Grande Mazinga giaceva inerte sopra la barriera protettiva della Fortezza ed era gravemente danneggiato: oltre al braccio destro, aveva perso anche le due gambe, le ali erano distrutte e profondi squarci erano aperti nella corazza del ventre e del petto. Gog, sospeso in aria, lo fissava con distacco, facendo volteggiare la sua spada di fuoco nella mano Il Mazinga Z invece era intrappolato tra le fauci di MaGog, anche lui sospeso in aria, che si erano ingrandite a tal punto da riuscire ad afferrare per intero il tronco del robot. Le gambe e le braccia del Mazinga penzolavano senza vita ai due lati della bocca della mostro, mentre l'olio del robot, come sangue, colava dal metallo squarciato e gocciolava nel mare sottostante. Nella torre centrale, tutti gli operatori avevano assistito sgomenti alla sconfitta dei due Mazinga, causata da due mostri che più di qualunque altro nemico affrontato in passato, sembravano provenire direttamente dagli inferi. Koji, scuro in viso, osservava attraverso lo schermo Gog e MaGog. Stava cercando una soluzione ma non riusciva a trovarne nessuna. Improvvisamente, alcune distorsioni apparvero sullo schermo principale, tutte le immagini scomparirono, sostituite da due voci: le voci di Gog e MaGog. “Allora, umani, cosa ne dite della nostra potenza?” domandò arrogante il primo dei gemelli.“Noi siamo l'incarnazione definitiva del potere di Micene, e siete stati degli stolti a pensare di poterci sconfiggere” continuò il secondo. “Ma siccome siete tutto sommato delle persone di talento, noi due vi proponiamo una via d'uscita: alleatevi con noi, collaborate al nostro piano di conquista di questo pianeta”.“E salverete la vostra vita!” “Noi lavoriamo per il bene dell'umanità, non potremmo mai aiutare chi vuole schiavizzarla. Inoltre io ho fatto una promessa, tanti anni fa, e intendo mantenerla ad ogni costo” rispose secco Koji. ”Quindi la mia risposta è la stessa che diedi tanto tempo fa ad un altro malvagio che mi fece la vostra stessa proposta: no, assolutamente no!” Koji guardò in viso, una alla volta, tutti gli uomini presenti nella sala. E tutti annuirono decisi.La loro risposta era la stessa di Koji. “E allora” risposero con calma i due gemelli “morite insieme ai vostri ideali e alle vostre promesse!” MaGog lanciò Mazinga Z contro la sommità posteriore della barriera, poi Gog cominciò a far volteggiare la sua spada, si lanciò contro la fortezza e con un unico, potentissimo fendente, distrusse il campo protettivo della barriera con un immenso fragore, mentre pezzi di energia solida volavano ovunque come schegge. I due Mazinga caddero proprio ai piedi della torre centrale, MaGog si avventò contro la base ed emettendo raggi caloriferi dalla bocca distrusse le due torri che fiancheggiavano la principale, mentre Gog cominciò a scagliare lame di fuoco con la spada che iniziarono a distruggere tutta la parte anteriore della base. Con quel ritmo, avrebbero affondato la base in pochi minuti. “F.. fermatevi” gridò debolmente Tetsuya cercando di rimettere in piedi il Grande Mazinga, Ci riuscì appoggiandosi al braccio sano, ma siccome il robot poggiava su dei moncherini che una volta erano gambe, il suo equilibrio era molto precario. Anche Mazinga Z si rimise in piedi, barcollante, con le gambe che tremavano, tentando di fermare con una mano le grandi quantità di liquido che uscivano dai buchi sul torace.“Per distruggere questa base….” mormorò a denti stretti Ken. “Dovrete passare sui nostri corpi” concluse Tetsuya. Gog e MaGog, che li avevano sentiti, risposero insieme: “Come volete. E per onorare il vostro coraggio, vi spazzeremo via usando tutta la nostra forza”. MaGog fece un balzo per avvicinarsi al fratello, i loro corpi cominciarono ad essere avvolti da una luce accecante dello stesso colore del fuoco, sembrarono fondersi in un'unica massa del diametro di sessanta metri circa e infine si lanciarono contro la Fortezza delle Scienze, proprio nel punto in cui c'erano i due Mazinga. Sembrava che un piccolo sole si fosse formato proprio davanti a loro, tutti gli uomini si coprirono gli occhi con una mano.Tranne Koji, Tetsuya e Ken. Solo loro tre fissarono direttamente quella immensa luce, incuranti dei danni che poteva procurare alle loro retine, Sembrava quasi che volessero fermarla con lo sguardo.Oppure che attendessero qualcosa.E qualcosa accadde. Annunciato da un intenso e fulmineo luccichio sott'acqua, un gigantesco raggio di colore rosso emerse dall'acqua lanciandosi alto nel cielo e frapponendosi tra i mostri e la fortezza. Colti di sorpresa, Gog e MaGog furono costretti ad interrompere l'attacco e a dividersi.“Ma cosa…." Esclamarono insieme i gemelli.“Ma quel raggio…” sussurrò Tetsuya.“E' lui!” esclamò Koji. Il raggio si esaurì dopo aver aperto un profondo buco nella superficie dell'acqua, e mentre il buco si richiudeva, una figura emerse lentamente dal mare, una figura massiccia, dotata di ali sottili e lunghe di colore rosso. Somigliava molto ai due Mazinga, ma aveva un design più moderno e imponente. Incastonata tra le due piastre pettorali, aveva una specie di gemma rossa con inciso sopra una Z.“MazinKaiser!” esclamarono insieme Koji e Tetsuya. Ken invece rimase in silenzio: sapeva chi fosse quel robot, ma non riusciva a capire cosa ci facesse li, Tetsuya e Kabuto gli avevano sempre detto che dopo il ferimento di quest'ultimo, nessuno era più riuscito a pilotarlo. Chi poteva dunque essere ai comandi? Gog e MaGog osservarono il nuovo arrivato, che continuò a sollevarsi lentamente in aria fino a pararsi davanti a loro. “E cosi abbiamo un nuovo nemico” commentò Gog. “Questo significa che ci divertiremo ancora” continuò MaGog. Ma nonostante l'apparente sicurezza, i due gemelli erano preoccupati per l'arrivo di quel nuovo modello di Mazinga. Aveva già dimostrato di possedere una potenza terrificante e chissà cos'altro poteva fare ancora, Comunque decisero di mantenere l'offensiva. MaGog si scagliò contro il MazinKaiser, e stranamente quest'ultimo non si scansò e si lasciò prendere in pieno. Il mostro lo afferrò per il tronco dopo aver nuovamente fatto spalancare al massimo la sua bocca, e si abbatté insieme a lui contro la base, sfondando per alcuni metri una parete. MaGog si accorse di quanto la corazza del nuovo Mazinga fosse resistente, perché i suoi denti non riuscivano in nessun modo a penetrarla. Cercò allora di distruggerlo emettendo le sue fiamme distruttive, che avvolsero interamente il MazinKaiser.“Non capisco. Perché non reagisce?” si domandò MaGog. E come se volesse accontentarlo, il MazinKaiser reagì: con le sue possenti braccia, cominciò a spingere da dentro la bocca di MaGog per aprirla. E MaGog, con suo grande stupore, non riusciva ad impedirlo, per quanto sforzasse i suoi muscoli, mentre i servomotori del MazinKaiser aprivano sempre di più le sue fauci, Gli occhi del MazinKaiser si intravedevano tra le fiamme, e scintillavano in un modo che persino MaGog trovò sinistro. Quando si fu completamente liberato il robot, per nulla danneggiato dalle fiamme, cominciò a prendere a pugni MaGog, una serie di ganci ben piazzati in pieno viso costrinsero il mostro ad allontanarsi. “Ci penso io, fratello. Gli farò assaggiare il mio Cutting Blow Infernal!” gridò Gog accumulando moltissima energia fiammeggiante nella sua spada e partendo all'attacco del MazinKaiser, Brandendo la lama, Gog lanciò un micidiale fendente dall'alto verso il basso che colpì in pieno il MazinKaiser alla spalla, lo fece sprofondare con tutte le gambe dentro le lamiere già contorte e sembrò tagliarlo in due. Gog sorrise soddisfatto, ma il sorriso scomparve subito dal suo volto quando si accorse che la sua spada, con la lama completamente incrinata, si era fermata sulla spalla del Mazinga, e l'impressione del nemico tagliato in due era dovuta alle fiamme della spada che si erano scaricate verso il basso. “Come puoi essere sopravvissuto?!” ringhiò Gog, mentre il MazinKaiser con una mano afferrò la spada spezzandola completamente. Gog si allontanò con un balzo all'indietro, il Mazinga attivò le sue ali e gli andò dietro, “Sta lontano!” gridò Gog cominciando a lanciare contro il nemico sfere di fuoco dalle mani. Il MazinKaiser volava in modo alquanto goffo, non riusciva ad evitare quasi nessuna delle sfere, ma anche se colpito in pieno, non riportava alcun danno e veniva rallentato di poco. “Vengo ad aiutarti fratello!” disse MaGog che si attaccò alle spalle del MazinKaiser e lo legò utilizzando catene di fuoco che emise da tutto il suo corpo. “Ti consiglio di arrenderti, chiunque tu sia” intimò Gog al pilota del MazinKaiser ”o distruggerò la tua preziosa base”. Il mostro congiunse le mani e le alzò, formando una gigantesca sfera di fuoco, “Questa sfera è in grado di perforare tutte le lastre blindate con cui avete adornato la vostra base e di raggiungere con il potenziale distruttivo ancora intatto il suo centro energetico. E tu non lo vuoi, vero?” Il MazinKaiser reagì spezzando come niente le catene di fuoco e afferrando per la gola MaGog con la mano destra. “Dunque è questa la tua risposta. Bene, l'hai voluto tu!” esclamò Gog scagliando la sfera contro la fortezza, Prontamente il Mazinga puntò contro la sfera il braccio sinistro, l'avambraccio cominciò a girare sempre più velocemente e violentemente, e il pugno partì a grande velocità diretto verso la sfera. Il pugno intercettò la sfera e riuscì a deviarla verso il mare, con grande incredulità da parte di Gog, “Inaccettabile! Inconcepibile!” sbottò il mostro. Anche l'altro pugno che teneva MaGog per la gola partì, trascinandosi dietro il nemico, Poi gli occhi del MazinKaiser si illuminarono ulteriormente, lanciando due potenti fasci di raggi ottici, il cui rinculo fu tale che spostò la testa del robot, e quindi i raggi mancarono di molto il bersaglio. Ma un istante dopo, la mira dei raggi si aggiustò e colpirono in pieno Gog tagliandogli un braccio. Il mostro urlò per il dolore e la rabbia, reggendosi il moncherino, e dalla pancia del MazinKaiser uscì un enorme missile che centrò in pieno viso Gog facendolo cadere in mare. Quando MaGog vide cosa era successo al fratello, si infuriò ancora di più e attaccò il Mazinga tirando fuori zanne e artigli molto grandi e dall'aspetto mostruoso, Ma il MazinKaiser si girò verso di lui, e mentre i pugni si riattaccavano alle braccia, dalla griglia posta sul suo viso uscirono tre giganteschi tornadi che in pochi secondi si unirono e formarono un unico, gigantesco, tornado che prese in pieno MaGog e lo respinse con grande violenza. MaGog urlò per il dolore, e queste urla aumentarono quando si accorse che quel vento distruttivo stava anche cominciando a corrodere la sue pelle e i suoi muscoli. Il tornado inoltre, oltre a sollevare onde gigantesche sul mare, era cosi violento che spinse indietro lo stesso MazinKaiser, Il robot andò a sbattere contro la fortezza sfondando un'altra parete blindata e penetrandovi per diversi metri, I nemici erano stati sconfitti, eppure il tornado non si fermava, quasi come se lo stesso pilota del Mazinga non riuscisse a controllare quell'arma. Ma finalmente si fermò, e in quel tratto di mare calò una calma quasi irreale. “Non ci posso credere. E' riuscito a sconfiggerli senza eccessive difficoltà” commentò uno degli operatori della sala controllo.Erano tutti sbalorditi, tranne uno: Koji. L'uomo infatti era entusiasta per quello che aveva visto: “Ce l'ha fatta. E' riuscito ad attivare il MazinKaiser! Finalmente, era da un bel pezzo che non ascoltavo più quella musica!”“Dottore, adesso cosa facciamo?” “Tanto per cominciare, cercate di toglierci da qui. Dobbiamo cambiare posizione immediatamente. Non credo che quei mostri torneranno, ma è impossibile che la nostra battaglia non sia stata notata sulla terraferma e sicuramente tra poco qui sarà pieno di navi e aerei militari”. “Subito. Per fortuna le eliche e i timoni non hanno subito danni, e le paratie stagne reggono. Ci muoviamo in direzione sud” rispose uno degli operatori. “Bene. Mandate delle squadre a soccorrere Tetsuya e Ken, e anche il pilota del MazinKaiser”, Il Grande Mazinga e il Mazinga Z si accasciarono per terra, e subito squadre di soccorso uscirono da alcune porte automatiche situate alla base della torre centrale per soccorrere i piloti, Tetsuya e Ken vennero estratti dagli abitacoli dei Pilder. Le condizioni dei due piloti erano buone, erano solo un po’ ustionati e avevano diversi tagli sanguinanti, ma niente di grave. Poi si sentì un rumore di lamiere piegate, e il MazinKaiser uscì dal buco che aveva aperto nella parete usando quel suo gigantesco tornado. Il robot si piegò sulle ginocchia, e il vetro dell'abitacolo del Pilder si aprì, rivelando uno stremato Shinji accasciato sulla cloche di guida. Shinji si asciugò il sudore sulla fronte con una mano. “Che fatica pilotare questo robot!” 10° CAPITOLO Cerberus stava di nuovo contemplando il suo acquario pieno di orride creature modificate geneticamente, Sentimenti contrastanti si mescolavano dentro di lui: da un lato c’era la rabbia dovuta all’ennesima sconfitta, resa ancora più cocente dal fatto che aveva fallito nonostante avesse pensato ad ogni minimo particolare. Almeno cosi credeva, fino a quando non aveva visto entrare in azione un nuovo modello di Mazinga, incredibilmente, maledettamente più potente degli altri due, che aveva permesso ai suoi nemici di vincere quando erano ormai ad un passo dalla sconfitta. Comunque, per fare questo, aveva sconfitto i gemelli Gog e MaGog, e questo univa alla sua rabbia un grande senso di soddisfazione, perché ora quei due arroganti avrebbero dovuto necessariamente ridimensionarsi e smetterla di comportarsi come se fossero suoi pari. E poi la sua rabbia, per quanto grande, era ulteriormente alleggerita dal fatto che non avevano ancora fallito completamente e dalla notizia che aveva appena ricevuto, I suoi nemici non erano riusciti a privarlo dello strumento chiave per conquistare il mondo, e ormai era sul punto di piegare tale strumento come preferiva. “Non tutto il male viene per nuocere” commentò l’uomo, mentre all’improvviso la porta dietro di lui fu aperta bruscamente. Cerberus non si voltò neppure mentre Gog e MaGog entravano con passo leggermente barcollante, Gog era privo di un braccio e cercava invano con la mano rimasta di frenare la fuoriuscita dal moncherino di uno strano liquido in cui erano mescolati sangue e una sostanza viola. MaGog invece aveva in più punti la pelle come scrostata, sul viso, sul petto e sulle gambe, e a tratti si vedevano chiaramente i muscoli e le nervature. Anche lui perdeva quello strano sangue di colore rosso e viola e non era certo un bello spettacolo. “Noto con piacere che siete ancora vivi” li salutò Cerberus con falsa gioia. “Non provocarci!” esclamò furente Gog. “Nessuno ci aveva mai umiliato in quel modo. Mai!” continuò MaGog. “E quando sarà il momento, quel Mazinga e il suo sconosciuto pilota la pagheranno cara!” dissero insieme. “Comprendo la vostra rabbia, ma non c’è più il tempo per perdersi in vendette. Non dimenticate che entro questa notte dovremo attuare la nostra seconda missione, che dovrebbe anche risultare decisamente più facile di quella contro i Mazinga. Inoltre stiamo per arrivare alla fase conclusiva del nostro piano, entro due giorni lo attueremo. E allora niente potrà più fermarci”. Gog e MaGog rimasero in silenzio, ribollendo per la rabbia. Sapere che erano vicinissimi alla conquista del mondo non riusciva a eliminare la vergogna per la sconfitta subita. Non importava cosa diceva Cerberus, la vendetta ci sarebbe stata eccome. Il sole iniziava a calare e il rosso del tramonto era già apparso all’orizzonte. Nella Fortezza della Scienza, ancorata vicino ad un isolotto isolato in mezzo all’oceano, era appena cominciata la conta dei danni subiti durante la dura battaglia avvenuta in quello stesso giorno. Nonostante a prima vista la situazione sembrasse molto grave, visti i numerosi squarci che erano presenti in vari punti della struttura, la fortezza aveva retto piuttosto bene all’attacco dei mostri meccanici, e una buona parte dei suoi impianti interni funzionava ancora a dovere. Tanto più che Koji aveva immediatamente ordinato agli scienziati e ai tecnici di iniziare le riparazioni del Grande Mazinga e del Mazinga Z, chiedendo loro di far tornare operativi i due robot nell’arco di tre giorni al massimo. Ma in quel momento, nella sala comandi della fortezza, era Tetsuya, con una benda sulla fronte e alcuni cerotti, a coordinare i lavori di riparazione. “I danni strutturali sono limitati alla superficie esterna e alle zone interne adiacenti a quest’ultima” stava spiegando uno degli addetti alla sala comandi tramite una mappa video della base “Ma fortunatamente le parti interne hanno resistito all’attacco senza eccessivi problemi. Le pareti in superlega Z con sostegni di rinforzo hanno svolto molto bene il loro lavoro. Gli unici danni veramente gravi sono stati inferti da quei due mostri che ci hanno attaccato per ultimi. Senza il loro intervento, la percentuale di danni sarebbe stata solo del 30% anziché del 47%”. “Capisco” rispose inflessibile Tetsuya “e quanto ci vorrà per riparare i danni?”“Lavorando a pieno regime, direi due settimane per la Fortezza delle Scienze, e sei giorni per i due Mazinga”. “Mmm… no, è troppo. I due Mazinga devono essere riparati massimo entro tre giorni, come ha detto il dottor Kabuto”. “Ma… ma è impossibile! E poi c’è il rischio che riparazioni troppo frettolose compromettano l’efficienza dei Mazinga”. “Niente è impossibile. Ai tempi della guerra contro il Dottor Inferno, era normale dover riparare enormi danni con poco tempo a disposizione, e ci siamo sempre riusciti. Perciò datevi da fare, anche io, Kabuto e Ken vi aiuteremo, impiegheremo ogni uomo presente su questa base, faremo anche a meno di dormire se necessario, ma entro tre giorni quei due robot devono essere completamente riparati!”“Ma perché tutta questa fretta?” “Il nemico è riuscito a mettere le mani sullo strumento che più gli è necessario, non ci metterà molto a realizzare il suo piano. Forse già adesso è troppo tardi, comunque non dobbiamo più perdere tempo, ogni secondo è prezioso. E adesso, al lavoro!” Shinji era seduto sul freddo pavimento metallico dell’enorme hangar, e davanti a lui si erigeva alto e maestoso come una montagna, il MazinKaiser. Il ragazzo non poteva fare a meno di provare soggezione davanti ad un simile gigante, e non poteva neanche fare a meno di chiedersi se lui era davvero capace di pilotarlo. Si guardò le mani, le sottili mani di un semplice quattordicenne, cosi piccole, fragili, e poi sollevò di nuovo lo sguardo sul Mazinga, cosi grande, potente, forse il più potente robot mai creato sulla Terra. Sembrava improbabile che una simile forza potesse essere controllata da un essere umano, figuriamoci poi da uno come lui, Però il Profeta gli era apparso, anzi, probabilmente era stato proprio quel misterioso uomo a condurre Shinji in quel punto della base, durante l’attacco, in modo che il ragazzo restasse bloccato li dentro e potesse finalmente affrontare le sue paure. Ma in questo modo non era stato forzato a fare una scelta? Forse, e probabilmente era stato meglio cosi. “Io sono l’indecisione fatta persona, e solo in una situazione senza via di scampo sono stato finalmente in grado di acquisire sicurezza e di prendere una decisione chiara, smettendo di fuggire. Povero Profeta, neanche io gli ho lasciato molta scelta” pensò Shinji sorridendo leggermente. Poi sentì una porta automatica dietro di lui aprirsi, si voltò e vide Koji entrare, L’uomo si fermò affianco al ragazzo, e restò in silenzio a contemplare anche lui il MazinKaiser. Koji parlò: “Erano quindici anni che non vedevo più questo gigante muoversi. Pensavo che non si sarebbe mai più riattivato, ma tu ce l’hai fatta. Questo dimostra che sei un tipo speciale”. “Io non credo. Non mi sento speciale, sono soltanto un ragazzino che cerca di andare avanti, di sopravvivere più che vivere, giorno per giorno, e non lo faccio neanche bene. Ora ho deciso di cambiare, ma…”“Ma cosa?” “Vede, quando era bloccato là sotto, sul fondo dell’oceano, ho visto qualcosa, anzi.. qualcuno..”“Il Profeta” disse sicuro Koji. Shinji guardò leggermente sorpreso Koji: “Anche lei l’ha visto?” “Si, molto tempo fa. Cosa ti ha detto?” “Mi ha posto una scelta: quella di continuare a fuggire oppure di affrontare la vita, il mondo vero. E io ho scelto la vita. In quel momento mi sentivo carico di energia, i dubbi erano finalmente spariti, e mi sentivo bene. Però dopo, quando ho visto la potenza del MazinKaiser, mi sono chiesto se sono davvero il tipo adatto a pilotarlo. E i dubbi sono tornati. Non ho intenzione di ritirarmi, ma non so neanche come fare quello che devo fare. E’ difficile, e sapevo che lo sarebbe stato, lo stesso Profeta mi aveva avvertito, ma ora che queste difficoltà le tocco con mano, la mia sicurezza vacilla”. “Ma contro quei due mostri te la sei cavata bene, anche se la tua prestazione poteva essere migliore”. “Ho vinto la battaglia contro quei due mostri, ma solo perché il MazinKaiser mi ha aiutato. Tra cloche e leve ci capivo poco o niente, ma ogni volta che la situazione si faceva difficile vedevo un pulsante illuminarsi in modo strano, lo premevo e il MazinKaiser colpiva. Quindi il merito è suo”. “Adesso devi cercare di non sminuirti, Shinji. E devi anche liberarti dall’idea che compiere un impresa eroica significhi necessariamente salvare il mondo e distruggere orde di mostri. Anche il riuscire a vincere i nostri tormenti interiori è un gesto eroico, come pure la tua scelta di provare a vivere realmente. Non sforzarti di essere a tutti i costi un eroe da cartone animato, impegnati sulla strada che hai scelto, affronta le difficoltà, raggiungi la tua metà aiutandoti prima col Mazinkaiser, poi con gli Eva, con gli amici e infine da solo. Maggiori sono le difficoltà, maggiore è il premio finale”. “E’ sicuro di quello che dice?” “Si, anche se ammetto di stare facendo una filosofia scontata e da quattro soldi da vecchio rattrappito” rispose Koji sogghignando. “Ma è una filosofia che funziona, almeno con me. Cercherò di non tradire la scelta fatta davanti al Profeta e di andare avanti fino in fondo”. “Bene. Ora saliamo su quella rampa, di tempo non ce ne resta molto, ti spiegherò la strumentazione del MazinKaiser”. In quel momento entrò Tetsuya, Koji si scusò con Shinji e andò a parlare col suo amico.“Le riparazioni sono iniziate, sono sicuro che tra poco i Mazinga torneranno pienamente efficienti” iniziò Tetsuya “ma c’è un problema”. “Lo so. Anche se riusciamo a riparare in breve tempo i nostri robot, non sappiamo dove andare a cercare i nostri nemici. Dovremmo setacciare da cima a fondo il Giappone per trovarli, perché certamente la loro base si trova li, ma ci metteremmo una vita e adesso non possiamo farlo perché tutte le nostre risorse sono impegnate nelle riparazioni. Ma il tempo a nostra disposizione è ormai agli sgoccioli, forse è anche già scaduto. Abbiamo bisogno di alleati, alleati potenti” spiegò Koji. “Dunque non hai cambiato idea, hai davvero intenzione di chiedere aiuto alla Nerv. In effetti, loro potrebbero cercare la base di Cerberus mentre noi rimettiamo in sesto i nostri robot, e poi potremmo assaltare la base nemica insieme”.“L’unica incognita è se Gendo Ikari accetterà di allearsi con noi”. “Be, vogliamo andare a chiederglielo?”“E perché no?” LA SERA DELLO STESSO GIORNO Gendo era seduto dietro la scrivania del suo ufficio, e controllava alcuni rapporti che gli erano stati consegnati dai suoi contatti all'interno delle Forze Strategiche di AutoDifesa. Ufficialmente i vertici militari giapponesi insistevano a non voler collaborare con la Nerv, anche quando sembrava chiaro che da soli non sarebbero mai riusciti a ottenere nulla contro il misterioso nemico che si celava dietro i mostri meccanici. Quando Gendo aveva chiesto ufficialmente di poter visionare quei dati, si era visto opporre un secco rifiuto, e gli alti papaveri dell'esercito si erano barricati dietro le solite scuse tipo il rispetto delle varie competenze o il bisogno di segretezza per il bene dello stato. Ovviamente Gendo non si era lasciato certo fermare da quegli stupidi che pensavano solo a conservare il proprio posto ad ogni costo, un posto che li aveva resi invidiosi e irascibili come bambini. Il tempo necessario per fare una telefonata e nel giro di un'ora, mentre stava consultando altri documenti riguardanti la Nerv, aveva ricevuto i dossier militari, che parlavano di una misteriosa quanto violenta battaglia avvenuta nelle acque al largo di Odawara. Dal porto di ques'ultima città avevano visto all'orizzonte strani bagliori che variavano per intensità e colore, esplosioni e sfere di fuoco. E quando le unità navali della marina si erano recate sul posto per indagare, avevano trovato il mare pieno di rottami metallici, che per l'aspetto sembravano essere resti di numerosi mostri meccanici e dove c’erano i mostri meccanici c’erano anche i Mazinga, quindi era facile capire cosa fosse successo. Gendo poggiò uno dei rapporti sulla battaglia sopra uno di quelli della Nerv, che riferiva dell’imminente esperimento di attivazione dell’unità Eva-04 nella seconda sezione americana. Durante quella stessa giornata, inoltre, il presidente della commissione Keel Lorenz lo aveva tenuto occupato per più di due ore al telefono. L’anziano uomo era molto preoccupato per l’improvvisa comparsa di quel nuovo nemico, perché non era previsto nella Pergamene del Mar Morto, e quindi temeva che potesse intralciare lo sviluppo del progetto per il perfezionamento. In passato quelle orde di mostri avevano agito per conto di qualcuno che desiderava conquistare il mondo, e quindi c’era un grande rischio che incombeva su tutti loro, Gendo aveva cercato di tranquillizzare Lorenz, non ci sarebbero stati problemi, il progetto sarebbe andato avanti in maniera regolare. Lorenz gli aveva creduto e gli aveva anche concesso carta bianca per quanto riguardava i metodi da usare contro quella nuova minaccia e per Gendo c’era un’unica soluzione veramente valida contro quell’nemico: allearsi con la squadra dei Mazinga. Sebbene non fosse sua abitudine appoggiarsi a qualcuno che non faceva parte della Nerv, e nonostante fosse inizialmente molto scettico e diffidente nei riguardi dei Mazinga, si era reso conto che contro i mostri meccanici, avversari con una potenza di fuoco simile a quella degli angeli ma molto più numerosi, serviva qualcuno dotato di grande potenza distruttiva e di un’altrettanto grande esperienza nel campo e i Mazinga possedevano ambo le cose, una convinzione rafforzata da quello che era successo ad Odawara. Certo anche loro potevano alla fine costituire una minaccia per il progetto per il perfezionamento, anzi, se avessero saputo in cosa consisteva tale progetto, sicuramente avrebbero cercato di impedirlo, ma era sempre possibile tenerli all’oscuro di tutto fino al momento in cui il progetto non sarebbe stato attuato,Nella peggiore delle ipotesi, li avrebbe eliminati, ma non prima di aver sventato la minaccia dei mostri meccanici. Ormai Gendo aveva deciso, ma ora era necessario cercare di contattarli, anche per sapere che fine aveva fatto il Third Children mentre stava riflettendo su questo, Gendo sentì un rumore di passi fuori dalla porta del suo ufficio, e questo lo insospettì molto, perché quei passi erano troppo vicini. Nessuno poteva recarsi all’ufficio del comandante senza una regolare autorizzazione, e se una visita non era prevista, le guardie avevano il compito di impedire ai visitatori, chiunque fossero, di oltrepassare la linea rossa sul pavimento del corridoio, che distava dieci metri dalla rampa di scale che conduceva all’ufficio. Ma se aveva udito quei passi, allora voleva dire che qualcuno aveva superato la linea rossa, e le guardie non gli avevano comunicato nulla. Gendo non perse tempo, estrasse la sua pistola dalla fondina che teneva sotto la giacca, si alzò dalla scrivania e si avvicinò cautamente all’ingresso dell’ufficio, Poteva sembrare una reazione eccessiva, in fondo aveva solo sentito dei passi, ma le guardie non si erano fatte sentire e conoscendo la sua posizione e il suo lavoro sapeva che non doveva dare mai nulla per scontato. I suoi avversari non erano solo gli angeli e sin dai tempi in cui lavorava per il Gheirn era consapevole di essere un potenziale bersaglio e il Geo-front possedeva difese solidissime, ma non esistevano luoghi davvero impenetrabili. Avvicinatosi alla porta, Gendo vi puntò contro la pistola e rimase in silenziosa attesa, I secondi trascorrevano interminabili, ma Gendo non tradiva la minima tensione Poi di scatto si girò e puntò la pistola verso il soffitto dell’ufficio, e in quello stesso istante qualcuno, che doveva essere passato per i condotti di aerazione, sfondò uno dei pannelli che decoravano il soffitto con una rappresentazione dell’Albero della Vita e piombò nell’enorme stanza atterrando proprio davanti a Ikari. Era un uomo con indosso una tuta nera e la testa coperta da una maschera nera, Gendo gli puntò in faccia la pistola, e l’intruso, che già teneva in mano una pistola, velocissimo fece altrettanto. I due uomini quindi si ritrovarono in una situazione di stallo, entrambi con una pistola di grosso calibro a pochi cm dalle loro fronti. Trascorsero altri secondi di silenzio, poi l’intruso, con la voce ovattata dalla maschera, parlò con tono calmo: “Complimenti per non essere cascato nel trucchetto dei passi vicini alla porta”. “Un vecchio trucco, efficace, ma pur sempre vecchio” rispose impassibile Gendo.“Lavorato nei servizi segreti?” “Più o meno… tanto tempo fa. Anche io devo farti i complimenti, per essere riuscito a superare i sistemi di sicurezza”. “Tsk, ne ho incontrati di migliori. E le consiglio anche di trovarsi delle guardie migliori, stordirle è troppo facile”. “Ora dimmi chi sei. Certo non un killer mandato per uccidermi, quelli non parlano mai, sparano e basta”. “Le dirò ben volentieri chi sono, ma prima per favore abbassi l’arma. E per dimostrale che sono in buona fece, lo farò prima io”. L’estraneo abbassò la pistola e la fece cadere a terra.Gendo decise di fidarsi e abbassò anche la sua.“Togliti la maschera” ordinò poi Gendo. L’uomo si tolse la maschera e si presentò: “Sono Tetsuya Tsurugi, il pilota del Grande Mazinga. Piacere di conoscerla Gendo Ikari, comandante supremo della Nerv”. Nel sentire ciò, Gendo dentro di se non poté fare a meno di restare sorpreso: proprio mentre si stava chiedendo come contattare i piloti dei Mazinga, loro erano venuti da lui. “Che cosa vuoi da me?” chiese il comandante, ma in realtà già lo immaginava. “Lei non è uno stupido, comandante Ikari, e sono sicuro che l’ha già capito. Sono qui per proporle un’alleanza contro un nemico che abbiamo in comune, un nemico di nome Cerberus, colui che dirige gli attacchi dei mostri meccanici. Costui rappresenta una minaccia per il mondo intero e dobbiamo assolutamente fermarlo. Ma per fare ciò dobbiamo prima individuare la sua base. Noi, ora come ora, non siamo in grado di farlo, ma potreste farlo voi. Dopo aver individuato il suo covo, ci avvertirete e insieme sferreremo un attacco, noi e gli Evangelion. Hanno già dimostrato di saper lavorare bene insieme”. “Proprio quello che mi aspettavo. Però mi chiedi di fidarmi alla cieca di voi”. “Comprendo che la vostra posizione richieda anche la necessità di mantenere la segretezza su molte questioni, e per questo stia tranquillo, non vogliamo sapere nulla dei segreti della Nerv e degli Evangelion. E per questo mi aspetto che anche lei non voglia sapere nulla sui segreti della nostra tecnologia. Una volta conclusa la battaglia, ognuno andrà di nuovo per la sua strada. Va bene cosi?”“D’accordo, posso accettare” rispose Gendo. Naturalmente ciascuno dei due era sospettoso nei confronti dell’altro. Tetsuya aveva intuito che l’operato della Nerv, anche se ufficialmente ineccepibile, aveva in realtà parecchie zone d’ombra, segreti terrificanti e pericolosi, quanto se non più di Cerberus. E Gendo sapeva bene che questo Tetsuya aveva dei sospetti, e che in realtà lui e i suoi compagni avrebbero sempre continuato a controllare da lontano l’operato della Nerv, pronti ad intervenire alla prima mossa sbagliata. Ma in quel momento la minaccia era un’altra, e l’alleanza era indispensabile. Al resto, ci avrebbero pensato dopo.I due uomini si strinsero la mano. “Ora dobbiamo cominciare la ricerca della base di Cerberus” disse Gendo. “Certo. Ma devo anche riferire un breve messaggio da parte di un suo conoscente”, Mani fredde, metalliche, ti legano a qualcosa di altrettanto freddo, forse un tavolo, Poi vedi una specie di lacci energetici fissarsi attorno alle tue caviglie e ai tuoi polsi. Poi ecco la parte più dolorosa: senti qualcosa simile a spine che dopo essere sbucate dal tavolo obliquo a cui ti hanno legata, penetrano nella tua schiena, nella tua colonna vertebrale e cominciano a ramificare tra i tuoi nervi. Il tuo corpo diventa rigido, ma non insensibile, il dolore aumenta, vorresti gridare ma la bocca non si apre, Non sai chi ti sta facendo questo, vedi solo delle indistinte ombre nere. Infine, ecco il tocco finale: un braccio meccanico dalle linee rotondeggianti e dalla superficie lucida e riflettente che sostiene una specie di casco si avvicina minacciosamente alla tua testa. E dentro il casco intravedi degli aculei, lunghi e sottili. Capisci che vogliono ficcarti quel casco sulla testa, vogliono inserirti quegli aculei nel cervello, Provi di nuovo ad urlare, ma non c’è niente da fare, la bocca non vuole saperne di aprirsi. Il braccio è sempre più vicino, cosi vicino che il tuo viso si riflette su di esso e nello stesso istante in cui intravedi il tuo volto, quell’orrendo casco viene messo sulla tua testa. “NADIA!!!!” gridò Rei alzandosi di scatto sul letto. Aveva il fiatone, era tutta sudata, e teneva una mano sul petto. Era nel suo appartamento, da sola, e indossava un pigiama bianco che le avevano dato all’ospedale. Si alzò per prendere un bicchiere d’acqua, ma dopo solo due passi, un improvviso mal di testa la fece quasi accasciare al suolo. Per non cadere, la ragazza ritornò sul letto e cominciò a massaggiarsi le tempie.“Nadia… cosa… cosa ti stanno facendo?” Fuori dall’appartamento di Rei, non c’era nessuno, la strada e il marciapiede erano vuoti, gli unici movimenti erano quelli di alcune foglie e di qualche lattina che si muovevano sull’asfalto a causa di un leggero vento. Sul lato della strada opposto a quello dove si trovava l’appartamento di Rei, spuntò all’improvviso un barbone ubriaco, con i vestiti vecchi e laceri, che camminava barcollando con in mano una bottiglia avvolta in un sacchetto di carta marrone. La faccia dell’uomo era strana, alternava momenti di felicità ad altri di rabbia, e ogni tanto mormorava frasi sconnesse. “Ma tu… gurada… che malesciutati…. Cacciarmi via perschè secondo loro… sono… ubriaco…Hic! Ma io… io sono un gentiluomo…. Rovinato dalle assicurazioni che… non pagano mai. E nonostante questo… non mi sono certo abbattutoo… Hic, mica ho affosciato tutto nell’alcol, un goscetto e via!” L’uomo bevve un sorso abbondante dalla bottiglie e cadde malamente a terra, ed esplose in una serie di imprecazioni contro un invisibile maleducato che gli aveva fatto lo sgambetto. “Bruttio bastardo, pensi…. pensi di potermi sgambettare perschè mi credi ubriaco anche tu, eh? Hic. Ora ti nascondi per spiarmi e cogliermi…. in fallo, Hic, ma adescio ti faccio vedere io se sono ubriaco”. Il barbone si avvicinò lentamente e malamente ad alcuni cespugli che stavano in penombra vicino al muro di un palazzo abbandonato, aprì, dopo sei tentativi falliti, la lampo dei pantaloni e cominciò a urinare contro il muro. E mentre lo faceva, riprese a parlare contro l’invisibile maleducato che secondo lui gli aveva fatto lo sgambetto e ora lo spiava: “Ecco… se fosci un maleducato…. Ora dovrei farla per strada, e invescie la faccio qui.. Hic. Sono beneducato, io, non sciono mica come… questi qui, che dormono per terra dietro i cespugli… tsk, vestiti di nero come se dovesciero andare ad un funerale”. Il barbone si stava riferendo ad un gruppetto di quattro uomini vestiti con completi neri, che erano sdraiati per terra dietro i cespugli. Il barbone mandò giù un altro sorso di liquore e si allontanò sempre barcollante, e sempre impegnato in una discussione con il maleducato invisibile. Quando se ne fu andato, cinque uomini con indosso la divisa dei soldati di Cerberus e forniti di visori notturni, si affacciarono cautamente da una finestra del primo piano. “Potevamo anche farlo fuori, tanto era solo un barbone pidocchioso” disse uno dei cinque uomini. “Non costituiva alcun ostacolo per la missione, al contrario degli uomini del servizio di sicurezza della Nerv. Ora muoviamoci, abbiamo solo sei minuti prima che la loro base li ricontatti per avere conferma che è tutto a posto. Prima che quei sei minuti siano scaduti, il First Children dovrà essere morto stecchito”. I cinque uomini saltarono giù dalla finestra, e muovendosi molto velocemente e silenziosamente attraversarono la strada e si diressero verso l’appartamento di Rei, Salite le scale, non ebbero problemi a trovarlo, perché per tutto il giorno una loro spia aveva seguito gli spostamenti della ragazza. Trovata la porta giusta, cercarono di capire se la ragazza stava dormendo ascoltando eventuali rumori provenienti da dentro l’appartamento. Non sentendo niente, conclusero che il bersaglio era nel mondo dei sogni, quindi uno di loro cominciò a trafficare intorno alla vecchia serratura per aprirla, per poi accorgersi che era già aperta. Sembrava che Rei avesse ripreso la sua vecchia abitudine di non chiudere mai a chiave la porta della sua casa, I cinque uomini si fissarono e si fecero alcuni segni con la mano, aprirono leggermente la porta cercando di fare il minor rumore possibile nel girare la maniglia, e diedero un’occhiata nel corridoio. Era tutto buio, ma grazie ai visori, che faceva vedere loro ogni cosa come se fosse filtrata attraverso un velo color verde fosforescente, videro che il bersaglio era seduto sul letto. Anche se non stava dormendo, non faceva differenza, non avrebbe avuto il tempo di reagire, I cinque uomini estrassero delle pistole dotate di silenziatore e mirino a infrarossi e fecero irruzione nell’appartamento. Asuka era sdraiata sul suo letto, impegnata nella lettura di un libro, prelevato dalla ‘biblioteca personale’ di Misato (un comodino mezzo sfondato pieno di romanzi e romanzetti messi alla rinfusa), Ma troppi pensieri le si agitavano in testa, e il desiderio di leggere si stava spegnendo con la stessa velocità con cui era nato, Cosi alla fine interruppe la lettura alzandosi dal letto e dirigendosi in cucina per bere qualcosa. Qui incontrò Misato che stava controllando alcuni documenti seduta al tavolo nella sua abituale mise casalinga. “Piaciuto il libro?” domandò Misato senza distogliere lo sguardo dai suoi documenti. “Mah, insomma. La trama è carina, ma io più che sapere se i due sposini da manicomio si rimetteranno insieme o no, vorrei capire che fine ha fatto la loro bambina. E poi la moglie è una vera stronza, fa soffrire il marito, l’amante e il figlio che le è rimasto. Da grande spero di non diventare mai cosi bastarda”. “A me veramente quel libro è piaciuto molto quando l’ho letto per la prima volta, trovo che sia un’opera veramente notevole. Dovresti cercare di andare più a fondo, senza fermarti alle apparenze. Se vuoi, ho altri libri della stessa autrice”. “No, ti ringrazio ma ne ho abbastanza di letteratura, credo che andrò a dormire”rispose Asuka.Squillò il telefono, Misato si alzò e andò a rispondere. Asuka sentiva le parole di Misato al telefono, ma non ci badò, negli ultimi tempi non riusciva più a stare concentrata su niente, anzi, non voleva concentrarsi su niente. Se avesse potuto, avrebbe voluto spegnere il suo cervello come si fa con un elettrodomestico.Quando la telefonata finì, Misato si affacciò sulla cucina. “Asuka, è successo qualcosa di grosso al Quartier Generale della Nerv. Devo correre immediatamente lì” Nel sentire quelle parole, Asuka si accorse di un certo, indistinto, timore che cresceva dentro di lei.“Non… non sarà mica successo….” “No” la tranquillizzò Misato “o almeno non credo. Purtroppo non conosco i dettagli. Adesso andrò alla base e ti farò sapere tutto il prima possibile”. Il maggiore corse nella sua camera, si cambiò in tutta fretta, prese le chiavi della sua Alpine e corse fuori dall’appartamento, lasciando sola un’Asuka che cercava di mantenere il controllo. “Calmati Asuka, calmati, ancora non si sa cosa è successo” si disse la ragazza tornando in camera sua. “Il maggiore Katsuragi se ne sta andando” avvertì un uomo con un binocolo che, nascosto nella vegetazione, stava spiando il condominio di Misato e Asuka. Osservò Misato che, dopo aver lasciato il suo appartamento, saliva a bordo della sua macchina e sgommando con le ruote, si allontanava velocemente diretta verso la base della Nerv. “Questo significa” disse un secondo uomo che si affiancò a quello col binocolo “che il Second Children è rimasto solo. Meglio cosi, incontreremo meno ostacoli. Ora andiamo, abbiamo solo sei minuti di tempo”. Un gruppo di cinque uomini, anche loro vestiti con la divisa nera degli uomini di Cerberus e dotati di visori sugli occhi per permettere di vedere anche al buio, uscì allo scoperto dalla vegetazione che circondava il condominio e con passi rapidi e silenziosi, si diresse verso l’edificio. I sicari raggiunsero l’ascensore e salirono fino al piano in cui si trovava l’appartamento di Misato, percorsero il corridoio e si abbassarono vicino alla porta. Un primo minuto era già trascorso, uno dei cinque uomini inserì una scheda collegata ad un minicomputer nella fessura dove si inseriva la scheda necessaria per aprire la porta, premette alcuni tasti sulla tastiera e in pochi secondi, con un beep, la porta si aprì.Gli intrusi, vedendo che nell’appartamento era tutto buio, attivarono i visori, rapidamente e silenziosamente entrarono tirando fuori le loro pistole di grosso calibro dotate di silenziatore e mirino laser e restando sempre abbassati, cominciarono a controllare il corridoio e il soggiorno, ma non c’era nessuno. Anche in cucina non c’era nessuno, notarono solo alcuni cassetti dimenticati aperti, Uno di loro, con alcuni rapidi gesti della mano, indicò agli altri quattro di andare avanti per perlustrare le tre stanze che stavano in fondo al corridoio sulla destra, mentre lui avrebbe controllato le altre due sulla sinistra. I quattro uomini si divisero in due coppie, e una coppia aprì la prima porta a destra, che aveva un cartello con su scritto ‘Cameretta di Shinji’, l’altra invece andò alla seconda porta, che era il bagno.Però in entrambe non c’era nessuno. Anche il loro quinto compagno, perlustrando la camera da letto di Misato e un’altra stanza, non aveva trovato nessuno, Restava quindi una sola camera, sulla destra, che doveva essere la stanza della Second Children. Cautamente cominciarono ad avvicinarsi, le pistole puntate in avanti, pronte a far fuoco, Raggiunta la porta, aprirono silenziosamente giusto uno spiraglio per controllare senza essere scoperti dall’eventuale occupante della stanza. E l’uomo incaricato di controllare, vide sul letto la sagoma di una persona che dormiva, coperta da un paio di lenzuola bianche. Visto quello, fece un segno con la mano destra agli altri, che risposero di si con un cenno della testa. Quello allora aprì un altro po’ la porta per potervi infilare la canna della pistola, prese la mira puntando il laser rosso del mirino sulla parte superiore del corpo sdraiato sul letto. In rapida successione, sparò tre colpi, che fecero un rumore simile a quello di un leggero sbuffare, e tre buchi dai contorni neri si aprirono in quella che poteva essere la schiena o il petto del bersaglio, a seconda di come fosse girato, L’uomo indicò tramite altre segni della mano, che il bersaglio era stato colpito, ma per essere maggiormente sicuro, decise di entrare per controllare se il bersaglio era veramente morto, e in caso contrario, dargli il colpo di grazia, Entrò nella stanza aprendo del tutto la porta, i suoi compagni rimasero nel corridoio e si misero dritti in piedi, mentre lui continuava a muoversi abbassato sulle ginocchia. Arrivato vicino al letto, notò un particolare: dai buchi delle pallottole aperti nel corpo che giaceva sul letto non usciva neanche una goccia di sangue. L’uomo capì tutto, e proprio allora la luce nella stanza si accese. Quella forte luce, a causa dei visori, fece provare ai sicari la stessa sensazione che si può provare quando qualcuno ti infila dei tizzoni ardenti negli occhi. Urlando, i cinque uomini si tolsero i visori, e cominciarono a sfregarsi gli occhi, che gli sembravano essere bombardati da migliaia di flash luminosi quanto una piccola stella. Asuka, in piedi sopra la sua scrivania che stava accanto alla porta e all’interruttore della luce, non perse tempo, e si lanciò contro gli avversari, cercando di approfittare della loro confusione. Era conscia della superiorità fisica dei nemici, quindi doveva cercare di essere rapida e precisa, e sperare che il suo addestramento alle arti marziali fatto in Germania valesse tutte le ore spese in palestra. Riuscì a stenderne due perché sbilanciati e fece in modo che nel cadere battessero la testa e svenissero, poi si lanciò su un terzo e lo mise al tappeto dandogli due calci ben mirati dietro le ginocchia. La ragazza però era a piedi nudi, e subito si sentì le dita dei piedi indolenzite dopo l’attacco, “Cazzo, questi bastardi non indossano semplici tute. Per poco non mi rompevo le dita dei piedi” pensò la ragazza, che diede al penultimo degli invasori una gomitata alla gola togliendoli il fiato e facendolo inginocchiare. L’ultimo infine, riuscendo a scorgere la figura di Asuka tra i flash che gli martoriavano gli occhi, afferrò la ragazza da dietro per le braccia, ma Asuka unì le gambe e gli diede un veloce doppio calcio nei ‘gioielli di famiglia’. Non bastando, la ragazza gliene diede altri due e finalmente l’uomo mollò la presa cadendo all’indietro. Asuka era in gamba, ma tre dei suoi avversari si stavano già rialzando, e gli effetti dello shock visivo stavano passando,La ragazza quindi, prima prese il suo computer portatile e lo ruppe in testa al primo dei cinque che si era già rimesso in piedi, poi corse fuori dalla stanza cercando di uscire dall’appartamento. Forse poteva tentare di nascondersi nella vegetazione che circondava il condominio, oppure incontrare qualche automobilista che poteva aiutarla a fuggire. Improvvisamente, mentre aveva appena cominciato a correre nel corridoio, vide tre piccoli punti del muro alla sua destra esplodere senza alcun motivo apparente, Ma la ragazza comprese subito che si trattava in realtà di tre proiettili che le avevano mancato la testa per pochissimo, e non ebbe bisogno di girarsi per capire che i suoi aggressori, affacciati dalla sua stanza, le sparavano addosso e che l’avevano mancata solo perché avevano ancora la vista in parte disturbata. Ma se avesse cercato di raggiungere l’ingresso, sarebbe stata un bersaglio troppo scoperto e l’avrebbero centrata sicuramente, per questo si gettò nella prima stanza che si trovò affianco, ovvero il bagno, chiuse le porta e accese la luce. Poi si accovacciò vicino alla vasca, maledicendo per l’ennesima volta il fatto che i giapponesi usavano porte che non si potevano chiudere a chiave. Sapeva che stavano arrivando, e si sentì come un topo preso in trappola, mentre cercava di impedire alla paura di annebbiare la sua capacità di ragionare. “Pensa Asuka! Pensa!” si ripeteva guardandosi attorno. L’unica soluzione che le venne in mente, fu quella di usare il getto della doccia al massimo per lanciare in faccia a quegli stronzi dell’acqua supercalda. Subito quindi aprì l’acqua della doccia sperando che quei bastardi le dessero il tempo sufficiente per far diventare l’acqua caldissima. E per guadagnare altro tempo, staccò dalla parete l’asta di plastica della tendina, e facendo poggiare un’estremità sul bordo esterno della vasca, mise l’asta di traverso infilando l’altra estremità nel buco in cui si infilava la mano per far scorrere la porta. In questo modo la porta non poteva più aprirsi, anche se era una porta cosi sottile che per sfondarla non ci voleva certo una forza erculea. E un istante dopo aver fissato l’asta, sentì qualcuno che da fuori tentava con la forza di aprire la porta. Subito Asuka si rannicchiò dentro la vasca, cercando di non scottarsi con l’acqua che uscendo dalla doccia cominciava a farsi bollente e quando pensò che fosse calda al punto giusta, spense il getto. La ragazza trasalì quando vide diverse pallottole passare da parte a parte la porta per infrangersi contro il lavandino e lo specchio che stava sopra quest’ultimo. Forse gli intrusi pensavano che la ragazza stesse bloccando la porta stando dietro di essa, ma non era cosi stupida per fortuna.Già, la fortuna. Se era riuscita a guadagnare altri due o tre minuti di vita, si doveva in parte alla sua abilità e in parte alla fortuna. Grazie alla fortuna, siccome era troppo nervosa, non era riuscita ad addormentarsi dopo che Misato se ne era andata, e aveva cosi sentito la porta aprirsi, Aveva capito che non poteva essere Misato perché dopo l’apertura della porta, non aveva sentito il minimo rumore di passi, quindi o la porta si era aperta da sola a causa di un malfunzionamento, oppure qualche estraneo era entrato in casa. Non volendo correre rischi, era ricorsa al vecchio trucco dei cuscini sotto le lenzuola, sperando che gli eventuali intrusi ci cascassero, e siccome non aveva visto sotto la porta nessun tipo di luce accendersi, aveva concluso che i possibili intrusi erano dotati di visori notturni, quindi si era piazzata sulla scrivania, vicino all’interruttore, pronta a fare loro una bella sorpresa. Comunque non si era veramente preoccupata fino a quando non aveva sentito la porta aprirsi, poi era apparsa quella strana luce rossa che si puntava contro il suo letto e infine quei tre strani rumori. Riconobbe quella luce rossa, un mirino laser, e quei tre rumori, i rumori dei colpi di una pistola silenziatore, diretti contro il suo letto. Questo significava che non si trattava di ladri di appartamento, ma di veri e propri killer, che erano venuti per lei. Scoprendo questo, aveva cominciato a provare paura, anche se grazie al fatto di essere un pilota di Eva, sapeva impedire alla paura di prendere il controllo. Però quella situazione era di gran lunga peggiore della battaglie a bordo dell’Evangelion, soprattutto in quel determinato momento, nel bagno. Sull’Eva almeno, poteva contare sull’AT-Field come barriera difensiva, e su tutte quella armi da fantascienza Invece adesso come barriera difensiva aveva solo una vasca da bagno, e come arma un getto di acqua bollente. I pensieri della ragazza furono interrotti da un braccio nero che sfondò la porta e da una mano che cominciò a tentoni a cercare l’oggetto che bloccava quest’ultima. Una scena simile a quella di certi vecchi film horror del XX secolo, con una bella ragazza seminuda inseguita da un serial killer mascherato e prima che Asuka potesse fare qualcosa, il braccio trovò e tolse l’asta, e la porta si aprì. Un uomo entrò nel bagno e sparò alcuni colpi in direzione di Asuka, che fece in tempo a nascondersi completamente dentro la vasca, che la protesse dai colpi. La ragazza comunque era consapevole di aver guadagnato solo pochissimi secondi, e che se avesse provato a sporgersi, l’avrebbero freddata con un colpo solo, Perciò, confidando ancora nella sua fortuna, aprì a tutta forza il getto d’acqua bollente, mirando alla cieca e sperando di cogliere il nemico in faccia. E le scappò un mezzo sorriso di soddisfazione quando sentì un secondo grido di dolore. “Aaaaiiiiiiii! La faccia… quella troia mi ha ustionato la facciaaaa!” gridò in preda al dolore l’uomo. I suoi due compagni cercarono di trattenerlo, Asuka li sentì e colse la palla al balzo, uscendo dalla vasca e scattando fuori dal bagno con uno scatto da centometrista, Appena cinque metri la separavano dall’uscita, era veloce, i suoi nemici impegnati a tenere fermo il loro compagno ferito.Poteva farcela, poteva far…Una frase detta in tono rabbioso: “Non ci lasceremo fregare da una mocciosa!”, un sibilo, la cessazione dei lamenti dell’uomo ferito al viso, il rumore di un corpo che cade, un secondo sibilo, una strana sensazione al polpaccio sinistro, come di qualcosa che penetra, una rapida fiammata di dolore, ed ecco che la ragazza non riuscì più a camminare e crollò supina sul pavimento. Cercando di strisciare verso la porta e di resistere al dolore, Asuka si voltò, Due dei sicari l’avevano ferita alla gamba dopo aver ammazzato il loro compagno ustionato, poi si avvicinarono con passo deciso ad Asuka e uno di loro la bloccò mettendole un piede sulla schiena e premendo con forza. “Sei in gamba, puttanella, ma ora ci hai proprio seccati. Assapora ogni secondo di questa paura e crepa una buona volta!” L’uomo caricò il colpo in canna, Asuka chiuse gli occhi, le scappò qualche lacrima di dolore e di rabbia, poi pensò: “Shinji… mi dispiace….” Nell’appartamento risuonarono due spari. Due spari alquanto rumorosi, troppo rumorosi, Asuka non capì perché i colpi di quella pistola col silenziatore fossero diventati all’improvviso cosi rumorosi, poi sentì un corpo alquanto pesante caderle addosso, un esclamazione simile ad un “Oh cazzo!”, altri due spari molto rumorosi seguiti dal rumore di un altro corpo che si accasciava al suolo. Poi un rumore di passi affettati verso di lei, qualcuno le tolse di dosso quel corpo pesante.“Asuka! Stai bene?”Asuka aprì gli occhi: “M…. Misato?!” La sua tutrice, con la pistola ancora fumante in mano, la guardava preoccupatissima.“Asuka, stai bene?” ripeté la donna. “Misato! Sei tu!” gridò Asuka abbracciando il maggiore. Misato rispose al suo abbraccio facendo altrettanto. “Coraggio, adesso è finita” la consolò la donna mentre Asuka dava nuovamente sfogo ad alcune lacrime ma stavolta di gioia. Passati alcuni secondi interminabili, Asuka si ricompose, per quanto le fosse possibile.“In camera mia, ce ne sono altri due, svenuti” disse la ragazza. “Ci penserò io. Ehi, ma sei ferita alla gamba!” esclamò Misato quando vide la piccola pozza di sangue che si era formata sotto la gamba sinistra di Asuka “Metti intorno alla ferita il mio fazzoletto. E stringi forte. Accidenti, ma come è possibile che in pochi minuti sia successo tutto questo?” “Non… non lo so proprio”. “Chiama la base, digli di mandare qualcuno per prendere questi bastardi, io vado a dare un’occhiata in camera tua”. Misato aiutò Asuka ad alzarsi, l’appoggiò al mobile col telefono, poi si diresse verso la camera con la pistola pronta a far fuoco. Ma prima che Asuka potesse comporre il numero, sentì uno strano odore di bruciato, e improvvisamente, senza motivo apparente, i tre cadaveri nel corridoio presero fuoco e sembravano esserci delle fiamme anche nella stanza di Asuka.“Cavolo, che succede?” si domandò Asuka spaventata. “Fuori di qui!” gridò Misato tornando da Asuka, prendendola in braccio, e uscendo dall’appartamento Ma le fiamme, in meno di un minuto si esaurirono, dopo aver completamente carbonizzato i corpi dei cinque assassini, e il rischio di un eventuale incendio fu scongiurato da Misato gettando qualche secchiata d’acqua nei punti in cui la moquette sembrava prendere fuoco. Tornata la calma, le due ragazze si guardarono attorno. “Che casino pazzesco. Prima questi stronzi entrano in casa nostra e per poco non mi accoppano, e poi prendono fuoco senza motivo” sbottò Asuka. “Già, proprio una bella serata. Devono aver sistemato gli uomini del servizio di sicurezza se sono riusciti ad entrare qui dentro senza far arrivare decine di militari della Nerv armati fino ai denti” rispose Misato. “Ma Misato, ora che ci penso, come mai sei tornata indietro?” “Perché durante il tragitto mi sono accorta di aver dimenticato a casa la mia ID card”.“Allora, sia benedetta la tua sbadataggine domestica”. “Proprio cos..” Misato si bloccò all’improvviso come se avesse capito qualcosa. “Cosa… cosa c’è?” “Questi assassini, temo che li abbia mandati quello che sta dietro agli attacchi dei mostri meccanici, se hanno tentato di colpire te…” “La First!” esclamò Asuka. Misato fulminea chiamò il quartier generale perché mandassero qualcuno a casa loro e soprattutto inviassero subito delle squadre all’appartamento di Rei,Poi il maggiore svegliò Pen Pen, che incredibilmente non si era accorto di nulla perché aveva passato tutto il tempo a dormire nel suo frigo, fece salire il pinguino e Asuka in macchina e si diresse verso la base della Nerv. Due grosse jeep militari arrivarono nella strada davanti al palazzo dove abitava Ayanami, e tre squadre di soldati armati con il simbolo della nerv sulla divisa scesero spianando pistole e fucili mitragliatori forniti di torcia elettrica montata sulla canna. Rapidamente due squadre salirono fino all’appartamento della ragazza, mentre la terza restò in strada per bloccare eventuali fughe. Gli uomini della Nerv raggiunsero la porta trovandola socchiusa, si disposero due per lato intorno ad essa, poi con un cenno della mano, un altro dei soldati aprì con un calcio la porta, e una decina di uomini si riversò dentro controllando ogni angolo di quell’appartamento buio. Ma quello che videro li stupì non poco: per terra c’erano cinque cadaveri carbonizzati, disposti a semicerchio vicino al letto della Firts Children. E quest’ultima giaceva sul letto addormentata e illesa, anche se il pigiama e le lenzuola erano sgualciti come se la ragazza si fosse agitata parecchio durante il sonno. I soldati controllarono il resto dell’appartamento e non trovarono nulla, chiamarono qualcuno che portasse via i cadaveri, svegliarono Rei e la portarono al quartier generale, dove sarebbe stata al sicuro. IL GIORNO DOPO Misato sedeva nel suo ufficio, tutta indaffarata nel controllare la cartine topografiche del Giappone e nel catalogare dati su dati. I dati le venivano costantemente passati dallo staff addetto ai Magi, che guidato da Ritsuko, macinava centinaia di informazioni allo scopo di individuare la base del nuovo nemico, di nome Cerberus. Misato dava il suo personale contributo a questa ricerca, anche se il grosso del lavoro veniva comunque svolto dai tre supercomputer, per poi riferire tutto al comandante Ikari. Senza entrare troppo nei dettagli, il comandante la sera precedente l’aveva mandata a chiamare per informarla che era stata stretta una temporanea alleanza tra la Nerv e coloro che manovrano i Mazinga, e che il loro compito era quello di intercettare la base dei mostri meccanici, per poi condurre un attacco combinato. Ma a causa dell’improvviso doppio attacco portato dagli uomini di Cerberus contro Asuka e Rei, Misato era rimasta parecchio impegnata in molte discussioni con Ritsuko e gli ufficiali del reparto servizi di sicurezza. Soprattutto con questi ultimi, che avevano dato a Misato l’impressione di voler scaricare su di lei la responsabilità di quanto successo il giorno prima. Solo quando il comandante Ikari, dopo essersi assicurato che i piloti, specialmente Rei, stavano bene, troncò quelle stupide discussioni faziose, Misato poté finalmente essere informata dei nuovi sviluppi. Una mole di lavoro immane era stata affidata agli uomini della Nerv, quella mattina, e tutti cercavano di svolgerlo con diligenza, in particolare Misato, che riusciva a lavorare meglio e a distrarsi dalla paura provata la sera prima grazie ad una buonissima notizia che aveva ricevuto: Shinji stava bene, ed entro non molto tempo sarebbe tornato da loro. Questa aveva almeno in parte risollevato il morale della donna, che fino al giorno prima era oppressa dall’angoscia di non rivedere più il ragazzo. E sicuramente quella notizia aveva risollevato il morale anche ad Asuka, che durante quei giorni aveva sfogato la sua preoccupazione per Shinji distruggendo come una furia centinaia di mostri meccanici durante le simulazioni di combattimento alla base, In quel momento la ragazza si era stabilita in un appartamento interno alla base, e la ferita alla gamba per fortuna non era grave. Sembrava anche che Asuka, dopo aver ricevuto la notizia che Shinji stava bene, prima avesse finto di non curarsene, uscendosene con un: “Allora quell’idiota tra poco tornerà? Peccato , senza di lui stavo benissimo”, poi era andata a chiudersi nel bagno della sua nuova casa e aveva esclamato gioiosa, e tentando inutilmente di non farsi sentire dal personale che passava nel corridoio : “YEEEAAAHHHHHH!”. Misato lo aveva comunicato anche a Rei, Rei aveva risposto soltanto “Bene”. Impossibile capire dal tono di voce che cosa provasse dentro di se, ma Misato era sicura che anche lei fosse felice. Però proprio Rei aveva dato uno strano alone di mistero a quello che era successo la sera prima: Asuka si era salvata perché aveva saputo difendersi e perché lei era tornata in casa giusto in tempo, ma Rei come aveva fatto a salvarsi?Non era certo il tipo capace di picchiare qualcuno, e in casa non c’erano segni di lotta. Però quei cinque cadaveri carbonizzati, non erano morti a causa delle fiamme, perché recavano segni di arma da fuoco, Ma chi gli aveva sparato? Rei? E con quale arma poi? Il rapporto della balistica forse avrebbe potuto chiarire la faccenda, ma il comandante Ikari, dopo aver interrogato Rei, aveva stabilito che nessuno oltre a lui, poteva vedere quel rapporto. Quindi Misato non credeva proprio che sarebbe riuscita a visionare quei dati. Un nuovo mistero, un altro nuovo mistero andava aggiungendosi a quelli che avevano cominciato ad accumularsi negli ultimi tempi. Ma in quel momento non poteva permettersi il tempo di cercare delle risposte, doveva concentrarsi sul lavoro di individuare la base dei mostri meccanici, e non era certo facile, e l’unica cosa che erano riusciti a stabilire con sicurezza era che la base di Cerberus doveva trovarsi in Giappone. Infatti se i mostri meccanici fossero giunti in Giappone partendo da una base all’estero, avrebbero dovuto esserci avvistamenti anche al di fuori dell’area nipponica, Ma anche restringendo il campo al solo Giappone, esistevano centinaia di luoghi in cui cercare. Una base capace di contenere un numero enorme di mostri meccanici poteva essere custodita dentro una montagna, e in Giappone ce n’erano centinaia di monti capaci di ospitare una base di tale dimensioni. Le cose poi si facevano ancora più difficili se la base in questione era sotterranea, come il Geo-Front, oppure era una base sottomarina, magari costruita sul fondo dell’oceano.Tutto era possibile. Qualcuno bussò alla porta del suo ufficio, la porta automatica si aprì, Misato si voltò per vedere chi fosse.Rei entrò silenziosa nella stanza. “Ah, sei tu Rei. Cosa c’è?” “Maggiore Katsuragi … io… dovrei dirle qualcosa..” Il tono incerto di Rei sorprese Misato.“Rei, qualcosa non va?” Prima che Rei potesse rispondere, si portò improvvisamente le mani alle tempie, una smorfia di dolore si dipinse sul suo viso e cadde con le ginocchia a terra, Misato quasi schizzò dalla sedia e si precipitò affianco a Rei. “Rei! Cos’hai? Ti senti male?”Rei non rispose, e continuò a tenersi la testa. “Chiamo qualcuno” disse Misato facendo per dirigersi verso il telefono sulla sua scrivania, “No!” esclamò allora Rei con voce inaspettatamente autoritaria. Misato si fermò sorpresa. “Maggiore Katsuragi” riprese Rei riprendendo il controllo e rimettendosi in piedi “devo dirle una cosa”. “Cosa vuoi dirmi Rei” domandò Misato accompagnando la giovane pilota fino ad una sedia per farla accomodare. La donna avrebbe potuto approfittare di quel momento per chiedere alla ragazza cosa fosse successo la sera precedente nel suo appartamento, ma se la ragazza stava male, forse non era il caso di mettersi a interrogarla. Gendo, seduto nel suo ufficio parzialmente illuminato, aveva appena finito di leggere il documento redatto dalla balistica sulla presunta sparatoria avvenuta nell’appartamento di Rei, Insieme a lui c’erano Kozo Fuyutsuki, seduto alla destra della scrivania, e Ritsuko, in piedi davanti a lui. Il comandante chiuse il fascicolo, e mettendosi nella sua tipica posa, rimase pensieroso per diversi secondi., Alla fine parlò, tenendo sempre le mani incrociate davanti alla bocca: “Dottoressa Akagi, provvedi a distruggere immediatamente questo fascicolo, cancella i dati inseriti nei Magi e assicurati che i responsabili di questo controllo non parlino con nessuno”. “Già provveduto comandante, ho cancellato personalmente i dati immessi nei computer, e ho scelto con cura i tecnici per il controllo balistico. Se chiamati dalla Commissione, racconteranno una versione ritoccata”. “Molto bene, esegui quest’ultimo lavoro e poi torna all’operazione d’intercettamento della base di Cerberus”, Gendo porse il fascicolo alla dottoressa, che lo prese e se ne andò congedandosi con un cenno della testa. Rimasti soli, Fuyutsuki domandò a Gendo: “Temi che sia successo davvero?” “In base a quei dati, sembrerebbe che i cinque sicari inviati da Cerberus siano stati uccisi dai loro stessi proiettili. Quando hanno sparato contro Rei, qualcosa ha rispedito al mittente i loro colpi, quindi è come se si fossero uccisi da soli. Ma siccome né la parete, né altri oggetti nell’appartamento presentano segni di arma da fuoco. allora ne deduco che il responsabile è stato una sorta di scudo invisibile che si è sovrapposto tra Rei e i killer” rispose impassibile Gendo. “Dunque il tempo finale si sta avvicinando sempre di più”. “Si, ma siamo ancora lontani dal momento fatidico. Quando ho interrogato Rei, ha detto di non ricordare niente di quella sera, e sono sicuro che fosse sincera. Dev’essere stata opera dell’istinto di sopravvivenza, un caso isolato, niente a che fare con il suo Io cosciente”. “In ogni caso sarebbe un problema se la commissione lo venisse a sapere”. “Come hai sentito poco fa, ho già provveduto. Il problema non sussiste”. Sentendo quest’ultima risposta, Fuyutsuki non poté fare a meno di completare mentalmente la frase di Gendo pensando: “Per adesso”. Asuka era nella camera da letto del suo nuovo appartamento, poco diverso da quello di Misato, e indossava una canottiera bianca e un pantaloncino blu. La ragazza si stava allenando menando pugni e calci in aria secondo lo stile di Kung-Fu che le avevano insegnato in Germania durante l’addestramento con lo 02, Imparare a muovere in modo letale e insieme preciso e armonioso il proprio corpo, per poi poter fare lo stesso con l’umanoide. Certamente non era stato un addestramento inutile, visto che era anche merito suo se lei si era salvata la sera prima. Ma in quel momento il suo allenamento non aveva motivi bellici, le serviva per concentrarsi, per cercare di mettere ordine nella sua mente, visto che il suo maestro in Germania le diceva sempre che le arti marziali sono in realtà discipline educative, che servono a controllare la mente attraverso il corpo. O almeno cosi aveva capito lei, Però era ormai un’ora che si allenava, e la situazione non era cambiata affatto, quelle maledette emozioni contrastanti continuavano ad agitarsi nella sua mente come prima, forse anche più di prima. Come mai? Forse perché non si impegnava abbastanza? Perché non aveva imparato bene quella lezione di stampo spirituale? O più semplicemente perché si trattava solo di stupidaggini campate in aria? “Bah! Al diavolo, maledetto Jeet Kun Doo! Non ne posso più!” sbottò la ragazza interrompendo l’allenamento e uscendo dalla camera per andare in bagno, La canottiera e il pantaloncino erano intrisi di sudore e aderivano in modo fastidioso alla sua pelle, quindi la ragazza si tolse tutto, lasciò cadere gli indumenti sul pavimento e si preparò a fare un bagno nella vasca. Nel vedere la vasca, per un attimo si affacciò nella sua mente il ricordo della sera precedente, quando la vasca di Misato era diventata la sua ‘roccaforte’. Mentre osservava l’acqua scorrere dal rubinetto verso il basso, pensò che le sue emozioni in quei giorni si alternavano con la stessa velocità con cui si muoveva quell’acqua. Un groviglio di emozioni passato per un po’ in secondo piano a causa del tentativo di ucciderla, ma che ora era tornato prepotentemente alla carica, ed erano emozioni cosi massicce che riuscivano a rendere i fatti del giorno prima un qualcosa di lontano nel tempo. Quando aveva capito di essersi innamorata di Shinji, aveva provato una sincera gioia, ma poi perché non era riuscita mai a dirglielo chiaro e tondo? Aveva perso tempo con quei tentativi allusivi, temendo che solo con le parole Shinji non le avrebbe creduto. Ma lei non dovrebbe essere una ragazza forte e decisa? E per questo motivo non avrebbe dovuto dichiararsi chiaramente? Forse il motivo era che lei non era pronta ad amare, non era abituata all’essere amata, non sapeva amare, Maledetta ragazzina viziata e prepotente, incapace di esprimere i proprio sentimenti. E maledetto anche Shinji: perché non capiva che lei lo amava? D’accordo che lei non riusciva ad essere chiara, va bene che Shinji non possedeva un intuito alla Sherlock Holmes, ma diamine, almeno un sospetto, una reazione incuriosita, un cercare di capire perché lei si comportasse in quel modo, poteva pure concedergliela.E invece niente. Stupido ragazzino, a capire sei più lento di una tartaruga. Amore e odio, verso se stessa e verso Shinji, la stavano dilaniando. Ma queste due cose in fondo erano niente in confronto alla terza emozione che era sorta in quei giorni, un emozione che aveva fatto riaffiorare ricordi orrendi della sua infanzia, ricordi che mai e poi mai avrebbe voluto ricordare ancora.Quella terza emozione era la paura. Quei pochi giorni erano stati pieni di angoscia per lei, il timore, anzi, l’orrore di non rivedere più Shinji o di rivederlo dentro una cassa da morto, non la facevano dormire la notte, perché le procuravano incubi, incubi con sua madre.Erano anni ormai che non faceva più quel sogno, a volte sognava immagini fumose e indistinte, che le facevano intuire qualcosa, le rammentavano il dolore provato allora e le facevano scappare qualche lacrima nel sonno, ma era certamente meno peggio del sognare la scena vera e propria. E da due giorni era proprio questo che avveniva: rivedeva la scena per intero, lei che correva tutta contenta verso casa, spalancava la porta socchiusa e si ritrovava davanti quella figura, appesa ad una corda, penzolante dal soffitto, con una espressione felice sul volto. E tutto questo succedeva perché Shinji aveva rischiato di farle rivivere indirettamente quella scena con la sua scomparsa. Sarebbero cambiati lo scenario e la vittima, ma non la sostanza. Una persona che lei ama l’abbandona per sempre, lasciandola col cuore in frantumi.Una possibilità che la terrorizzava. “Questa paura.. non l’ho mai dimenticata… ma ero riuscito a renderla solo un brutto ricordo, mentre ora è ritornata in vita, e mi tortura. Shinji sta bene, non l’ho perso, ma ho rischiato di perderlo, e si tratta di un rischio continuo, solo ora l’ho capito veramente. Se dovesse morire in un combattimento contro un angelo….” Rigettando quel pensiero, cercò di sfuggire alla realtà immergendosi nella vasca che nel frattempo si era riempita, Però il medico che le aveva applicato una fasciatura intorno alla ferita alla gamba. le aveva detto che doveva stare attenta a non bagnarla almeno per una settimana, e per questo Asuka dovette farsi il bagno lasciando la gamba ferita a penzoloni fuori dalla vasca. Rei stava osservando una serie di diapositive proiettate su un largo schermo bianco in una stanza vuota. Misato, alle spalle della ragazza, controllava il proiettore, Tutte le diapositive, prelevate di nascosto da uno degli archivi della Nerv, riguardavano foto di montagne dalla base larga e con la cima appuntita. Erano le immagini usate dai topografi della Nerv per realizzare le cartine geografiche necessarie in caso di attacchi angelici fuori dall’area di Neo-Tokyo 3. E le due ragazze si trovavano in quel momento in una vecchia stanza adiacente agli archivi e in disuso da diversi anni, Anzi, gli stessi archivi, pieni di centinaia di schedari in ordine alfabetico coperti di polvere, erano in disuso da parecchio tempo, perché realizzati quando il Geo-Front era ancora in costruzione e quindi non esisteva ancora un computer capace di immagazzinare la gigantesca quantità di dati di cui aveva bisogno un’organizzazione come la Nerv. Ma con la realizzazione dei Magi, tutti i dati vennero inseriti nei computer e il vecchio archivio fu conservato solo perché lo si potesse usare in caso di malfunzionamento dei supercomputer. Il maggiore era nervoso, perché stavano svolgendo quel controllo in segreto, senza aver avvertito nessuno dei suoi superiori. E tutto perché glielo aveva chiesto la stessa Rei. Misato non riusciva a capire bene l’atteggiamento della ragazza, molto sinteticamente le aveva detto che a partire dalla sera precedente aveva cominciato a vedere delle cose, strane immagini, inizialmente solo durante il sonno, ma subito dopo avevano cominciato a martellarle il cervello anche da sveglia. Una sequela di immagini mostruose, strani marchingegni dall’aspetto sinistro, manovrate da ombre indistinte che terminavano sempre con l’immagine di una montagna, un’alta montagna dalla cima innevata e appuntita, con la base larga. Era una richiesta d’aiuto, e seguendo quella richiesta, si poteva scoprire la base dei mostri meccanici, Forse quelle immagini erano legate alla misteriosa morte degli aggressori della ragazza, ma quando Misato le aveva detto che doveva riferirlo al comandante Ikari, Rei si era strenuamente opposta, dicendo che se il comandante avesse scoperto che lei gli aveva nascosto una certa persona e il fatto delle visioni durante l’interrogatorio, c’era il rischio che la abbandonasse. Il maggiore aveva deciso di accontentarla, anche se rischiava grosso ad agire in modo cosi nascosto nei riguardi del comandante, e senza porle altre domande, si era ingegnata per effettuare insieme a Rei quella strana indagine. Aveva detto a Ritsuko che doveva assentarsi dal suo ufficio per compiere alcune indagini direttamente negli archivi analogici, e alla replica della sua amica, che non capiva perché Misato dovesse andare in quel luogo ormai abbandonato del Quartier Generale quando poteva richiamare tutte le immagini che voleva tramite il Magi System, il maggiore rispose semplicemente che non voleva distogliere neanche un byte delle capacità dei Magi dalla ricerca della base nemica. Giunta nei vecchi archivi, Misato aveva trovato Rei ad aspettarla, e insieme avevano aperto uno degli schedari alla ricerca delle diapositive che cercavano, e per loro fortuna le diapositive erano catalogate a scelta in base all’ordine alfabetico oppure alla caratteristiche geografiche, che loro più o meno conoscevano, Ma anche cosi le immagini da visionare erano più di cento. Senza perdere altro tempo, Misato aveva portato Rei nella stanza in cui era conservato il proiettore, che funzionava ancora nonostante la polvere e il lungo periodo di inattività, e aveva iniziato a far scorrere le diapositive. Scartate ben 84 diapositive, Rei disse finalmente: “Eccola, è quella lì!” Misato fissò il monte rappresentato dalla diapositiva, e ne controllò il nome su un elenco preso insieme alle immagini: “Quello è il monte Norikure. Sei sicura?”, Rei non rispose, ma si girò verso Misato fissandola con occhi decisi: il monte era sicuramente quello. “D’accordo. Ora che abbiamo individuato il monte, lo riferirò al comandante Ikari e gli dirò che l’ho scoperto controllando attentamente quella moltitudine di dati che ho in ufficio. Vai negli spogliatoi Rei, e tieniti pronta. Tra poco ci sarà la mobilitazione totale della Nerv” ordinò Misato. “Sei pronto? Ricominciamo!” ordinò Koji, Mentre le riparazioni del Mazinga Z e del Grande Mazinga proseguivano senza sosta, Kabuto aveva portato Shinji e il MazinKaiser sull’isolotto, allo scopo di allenare il ragazzo. Il MazinKaiser lentamente si piazzò davanti a cinque enormi bersagli di plastica alti circa trenta metri e spessi altrettanto, piazzati l’uno dietro l’altro. Il robot spalancò le possenti braccia, Shinji gridò senza troppa convinzione: “FIRE BLASTER!” e dal petto del Mazinga partirono due intensi raggi di colore rosso, che colpirono in pieno il primo bersaglio, lo sciolsero in due secondi e colpirono gli altri bersagli facendogli fare la stessa fine del primo. Ma la potenza del raggio calorifico era tale che Shinji non riuscì a mantenere l’equilibrio del Mazinga, che quindi cadde rovinosamente all’indietro.Koji osservò il tutto, sorridendo.“Ah, che nostalgia” commentò divertito. Shinji nell’abitacolo era finito gambe all’aria, e si massaggiava la testa. Indossava stavolta un casco nero e una tuta nera, dall’aspetto molto semplice rispetto alle Plug Suit e alle divise di Ken e Tetsuya, ma sembrava che non avessero tute da pilota di Mazinga della sua taglia. “Accidenti, non pensavo che mi sarei trovato a rimpiangere gli Evangelion. Loro almeno quando usano le proprie armi, restano sempre in piedi” commentò il ragazzo, che aveva passato l’intera giornata ad allenarsi, ed ora anche quel giorno stava finendo, Si mise in contatto via radio con Koji: “Mi scusi, signor Kabuto, sono caduto ancora”. “Non fa niente Shinji, è normale quando si pilota il MazinKaiser per la prima volta. Pensa che io una volta usando il Rust Tornado, quasi rasi al suolo la città che dovevo proteggere. Comunque credo che tu sia riuscito a memorizzare i comandi principali e ad usare il sistema di puntamento in modo soddisfacente. Si potrebbe fare di meglio, ma il nostro tempo ormai è agli sgoccioli, quindi dovremo accontentarci” rispose l’uomo. “D’accordo, comunque vorrei allenarmi un altro po’ con il sistema di volo” disse Shinji.“Si, ma stavolta cerca di non atterrare in mare aperto come prima”. Shinji si mise in posizione corretta davanti ai comandi, premette un pulsante circolare rosso dicendo, sempre senza molta convinzione, : “KAISER SCRANDER!” e le grandi e affilate ali rosse del MazinKaiser spuntarono dalla schiena del robot. Poi Shinji cominciò a tirare verso di se la cloche di comando, i reattori dello Scrander si attivarono e il robot cominciò a sollevarsi. Shinji non trovava difficile l’alzarsi e l’abbassarsi in aria, quanto piuttosto il muoversi nelle varie direzioni e gli atterraggi. Aveva già fatto tre prove di volo, finendo puntualmente con lo sbandare da ogni lato, col capovolgersi e infine atterrare malamente sempre in mare, senza mai riuscire a prendere in pieno l’isola. Era decisamente negato per pilotare mezzi capaci di volare, ma doveva tentare di adattarsi, Quindi fece muovere in avanti il suo robot e girò la cloche verso destra, il MazinKaiser virò, ma Shinji non riuscì ancora ad evitare che il gigante cominciasse a ruotare su se stesso come una trottola mentre si spostava sulla destra, Faticosamente lo rimise in posizione e tentò altre manovre, non molto esaltanti come risultato, Infine tentò nuovamente un atterraggio e stavolta riuscì a centrare l’isolotto, ma siccome non riuscì a diminuire nel modo giusto la velocità, il MazinKaiser piombò sulla spiaggia atterrando con la pancia, e sollevando un enorme nuvola di sabbia. “Be, è riuscito a centrare l’isola stavolta, quindi è già un passo in avanti” commentò ancora Koji, Poi gli arrivò una comunicazione tramite la ricetrasmittente che teneva sul polso.“Qui Kabuto. Tetsuya, cosa c’è?” Koji ascoltò con attenzione, poi finita la comunicazione si rivolse a Shinji: “Ehi ragazzo, preparati, tra poco si va in guerra! Completa gli allenamenti, hai al massimo altre due ore, e poi andremo alla fortezza”.“Agli ordini” rispose Shinji. Si stava avvicinando il momento della battaglia finale, almeno per quanto riguardava la guerra contro Cerberus, e lui doveva essere pronto. Strinse a pugno le mani, poi afferrò ancora più saldamente la cloche di comando e assunse un’espressione decisa: “Devo cercare di darmi da fare ancora di più. Non deluderò quanti hanno fiducia in me! E’ arrivato il momento di dimostrare con i fatti, con le mie forze, che voglio veramente cambiare”. Cerberus fissava in silenzio il grande schermo posto nella sala operativa della sua base, mentre i suoi uomini erano impegnati in varie funzioni di controllo. La sua rabbia per il fallimento degli attentati contro i piloti della Nerv era inferiore anche a quella provata per la sconfitta inflitta dai Mazinga. Perché cosa poteva importargli di perdere qualche battaglia quando ormai stava per vincere la guerra? Sullo schermo, un’immagine che rappresentava nel suo insieme il pianeta Terra, e il punto dove si trovava il Giappone era messo in rilievo con il colore rosso. “Presto, tutto questo sarà mio! E completata la prima fase, estenderò il mio progetto fino alle stelle, raggiungerò l’immortalità e nessuno potrà fermarmi!” Un’ operatori entrò nella sala: “M… mi scusi, mio signore, ma c’è un rapporto dal laboratorio psichico” disse l’uomo titubante e fermandosi dietro il suo padrone.“Cosa c’è?” domandò Cerberus senza voltarsi. “Il… il soggetto in esame… ecco.. sembra che stia dimostrando una resistenza maggiore del previsto, credevamo di averla soggiogata e invece quella ragazza…”Cerberus afferrò con una mano la testa dell’uomo, sollevandolo in aria come niente. “Cosa vorresti dire? Che entro domani non possiamo effettuare l’esperimento?” “T…. t-t-temo di….. si”” balbettò l’uomo terrorizzato. Cerberus allora strinse la mano fino a stritolare completamente la testa del poveretto, il sangue, la materia cerebrale e i frammenti ossei, schizzarono un po’ ovunque. “Non me ne importa niente delle sue resistenze. Aumentate l’energia delle pinze neurali e il dosaggio delle droghe psichiche. Entro domani voglio che quella troia sia completamente sottomessa!” esclamò furente Cerberus rivolto agli altri operatori che erano rimasti immobili e in silenzio ai loro posti, cercando di trattenere la paura. Cerberus lasciò andare il cadavere dell’uomo che stramazzò a terra, poi se ne andò, diretto verso un altro laboratorio. “Il Fato sembra complottare contro di me. Prima mette sulla mia strada Mazinga Z e la sua cricca, poi gli Evangelion, e infine un nuovo, potentissimo, modello di Mazinga. Fa fallire i miei tentativi di distruggere i nemici dall’interno e adesso questo. Ma nonostante le sconfitte, sono riuscito lo stesso ad ottenere lo strumento indispensabile per il mio piano, ed è per questo che non mi fermerò mai e poi mai. E se io non potrò avere questo mondo, allora nessuno lo avrà. Comunque anche la prudenza può essere utile, ed è per questo che ho in serbo ben due assi nella manica contro i nostri nemici!” Mentre pensava questo, arrivò alla fine di un corridoio, davanti ad una porta metallica che silenziosa si aprì davanti a lui. E immerso nell’oscurità, circondato da impalcatura e da centinaia di bracci meccanici che lavoravano con incredibile velocità e precisione, un gigante oscuro giaceva immobile, nell’attesa di cibarsi del sangue dei suoi nemici. ALCUNE ORE DOPO Era ormai notte fonda, e mancavano ancora quattro ore al sorgere del sole. Ma all’interno del Quartier Generale della Nerv, l’attività era febbrile, tutti gli operatori e i tecnici erano impegnati per ultimare i preparativi di lancio degli Evangelion 00 e 02 e a predisporre l’Equipaggiamento Tipo F. Ritsuko, coadiuvata da Maya, seguiva con attenzione le varie fasi del processo, dava ordini e raccomandazioni, mentre Misato discuteva della strategia da seguire con il comandante Ikari e Fuyutsuki. Il maggiore si trovava con i suoi due superiori in un’ampia sala dalle pareti scure e di forma ottagonale, e l’unica, tenue, illuminazione proveniva da fessure sul pavimento anch’esse di forma ottagonale. Al centro della stanza, una proiezione olografica in formato 3D dell’area in cui sorgeva il monte Norikure, Le tre persone stavano davanti e dietro l’ologramma. “Questa è la zona, un massiccio montuoso piuttosto isolato da grandi centri abitati, solo qualche piccolo villaggio di contadini” spiegò Misato. “Maggiore Katsuragi, è sicura che la base del nemico si trovi dentro questa montagna?” domandò Fuyutsuki. “Finché non verificheremo con i nostri occhi non potremo esserne sicuri al 100%. I Magi calcolano che esiste l’85% di probabilità che il nemico sia lì. Ma intanto le improvvise apparizioni e sparizioni dei mostri meccanici in tempi cosi rapidi risultano estremamente fattibili se la loro base operativa si trova in questo punto.”. Misato aveva detto loro che in questo modo aveva scoperto la base del nemico, quindi non aveva detto nulla di Rei e l’aver constato che effettivamente i mostri meccanici potevano provenire da quella zona, aveva rafforzato la credibilità delle visioni di Rei, nonché il mistero che circondava la giovane pilota. Gendo fissò attentamente il monte sulla mappa, la luce leggera disegnava strane ombre sul suo viso impassibile. Misato illustrò la loro strategia: “Allora l’operazione partirà alle due di questa notte, l’attacco inizierà per via aerea, solo in questo modo potremo avere un’efficace fattore sorpresa. Tra l’altro stando al nostro servizio meteorologico per quell’ora ci sarà una fitta copertura di nubi in quella zona, quindi la copertura visiva è assicurata. Abbiamo allertato anche le Forze Strategiche di Autodifesa e quelle delle Nazioni Unite, nel caso necessiti una copertura terrestre. All’una e mezza gli Eva decolleranno con l’Equipaggiamento Tipo F da una pista mimetizzata e situata fuori dall’aerea di Hakone, nel caso il nemico spii da lontano le nostre attività, e alle due meno cinque si troveranno sull’obbiettivo. Speriamo che la squadra dei Mazinga sia puntuale”. “Lo saranno” rispose secco Gendo.“Se lo dice lei…” “E una volta arrivati sull’obbiettivo come penetreremo dentro la base?” chiese Fuyutsuki. “Be, non conosciamo la consistenza delle difese esterne del nemico, ma sparando una raffica di proiettili MN2…” “Di questo non deve preoccuparsi” intervenne Gendo “Ci penseranno i Mazinga a sfondare la base del nemico. Mi hanno detto che rientra tra le loro specialità sfondare le difese nemiche”. anche nella Fortezza delle Scienze continuavano i preparativi per l’attacco. Il Grande Mazinga e Mazinga Z erano stati riparati in tempi record, e Gendo aveva appena informato Tetsuya della strategia della Nerv. Tetsuya e Koji si erano dimostrati d’accordo, gli Eva e i Mazinga si sarebbero incontrati in cielo, sopra il monte Norikure. Ken invece non si era dimostrato molto d’accordo, pensava che ora che la Nerv aveva svolto il suo compito, poteva farsi da parte e lasciare il campo libero ai Mazinga e ovviamente Tetsuya e Ken avevano cercato di spiegarli che in casi come quello, l’unione faceva la forza, anche perché non sapevano cosa avrebbero trovato nella base di Cerberus. Ken aveva masticato male e se ne era andato per ricontrollare il funzionamento dei comandi del Mazinga Z, Shinji, stava seduto in disparte, in un’angolino dell’hangar, e si massaggiava le braccia, un po’ indolenzite per via dei continui allenamenti sul MazinKaiser, che troneggiava nello stesso hangar, come se fosse smanioso di partire per l’attacco. Il ragazzo non aveva molto da fare, il MazinKaiser non necessitava di riparazioni, e lui non capiva nulla di meccanica e tecnologia, non sapeva neanche riconoscere bene tutti gli strumenti, perciò non poteva neppure aiutare nei vari lavori, Comunque aveva ultimato i suoi allenamenti col MazinKaiser, e aveva imparato a volare abbastanza bene e ad atterrare.Un bel risultato, dopo un solo giorno di allenamento e adesso cercava di memorizzare in maniera sempre più precisa i comandi del suo Mazinga. Era anche nervoso, il nervosismo che precede ogni battaglia, un nervosismo che lui aveva già conosciuto negli scontri contro gli angeli, e che ora era ancora più grande Ma cercava di rilassarsi pensando ad Asuka, la ‘sua’ Asuka, il suo tormento e la sua passione. Già sapeva che, una volta tornato a casa, avrebbe dovuto riaffrontare le sue sfuriate e le sue prese in giro, Ma in fondo c’era abituato, anzi, cominciavano persino a mancargli, e poi erano sempre le uniche prove d’attenzione che la ragazza aveva verso di lui e più di quello, da una come Asuka, non poteva avere. Poi sentì una voce più forte delle altre, proveniente da un altoparlante: “Lavori ultimati. Prepararsi per la partenza. Lasciare l’hangar”. Il momento era arrivato, Shinji si fece coraggio, pensò ad Asuka, alla signorina Misato, ai suoi amici, sia quelli di Neo-Tokyo 3, sia quelli che si era fatto nella Fortezza. Prese il suo casco e si avviò verso la pedana che lo avrebbe condotto al Kaiser Pilder inserito in un tunnel verticale che conduceva all’aperto. Gli altri due Pilder erano nello stesso tunnel, Tetsuya e Ken erano già ai loro posti. “Ehi poppante, vedo che sei in ritardo. Perché non te ne torni a casa tua e non lasci il posto a dei veri piloti?” lo punzecchiò Ken. “Ken” lo richiamò severo Tetsuya. Ken non rispose, si limitò a squadrare Shinji e poi coprì i suoi occhi indossando il casco e calando la visiera protettiva. “Non prendertela Shinji” disse Tetsuya. “Non fa niente, ci sono abituato” rispose Shinji sorridendo leggermente. Seduti ai loro posti, chiusero le cabine, Shinji afferrò i comandi del Pilder e li attivò, un concerto di luci di vario colore si accese davanti al ragazzo. “Shinji” lo chiamò Tetsuya via radio “tieniti pronto, e mi raccomando, sii sempre vigile e non lasciarti mai sopraffare dalla paura, reagisci sempre”. “Si. In fondo devo ricordarmi che non è una situazione troppo diversa da quelle affrontate sugli Eva”. “Bene. Però ho notato una cosa durante gli allenamenti. Sei piuttosto reticente a urlare il nome delle armi”.“Be… ecco… si. Mi vergogno un po’”. Tetsuya ridacchiò: “Ok, nessuno ti obbliga. Però, ora che usciremo con i Pilder, anche tu dovrai gridare le frasi giuste insieme a me e a Ken. E’ un classico ragazzo, e non puoi non rispettarlo”.“Va bene!” esclamò deciso Shinji. “E ora, andiamo!”, I tre piloti misero le loro mani su una leva e la tirarono avanti per dare potenza.“Brain Condor partenza!” gridò Tetsuya, “Jet Pilder partenza!” esclamò Ken, “Kaiser Pilder partenza!” gridò infine Shinji. I tre veicoli partirono in rapida successione, in pochi secondi attraversarono il tunnel e uscirono all’aria aperta. Salirono verso l’alto, poi insieme gridarono “MAZIN GO!” Sotto di loro, si aprirono tre portelli, e i loro tre Mazinga uscirono fuori tramite degli elevatori, in attesa dei piloti. I veicoli fecero un’inversione a U e scesero in picchiata verso le teste dei robot, poi cinque secondi prima dell’impatto si accesero dei retrorazzi per rallentare la velocità di discesa, i tre piloti gridarono di nuovo insieme: “PILDER ON!”, e i loro mezzi si unirono ai Mazinga attivandoli. “Perfetto Shinji” disse Koji osservando il tutto dalla sala comandi “ora andate e buona fortuna!” I tre Mazinga attivarono gli Scrander (quello del Mazinga Z era già agganciato) e decollarono diretti verso il Giappone. In quel momento arrivò un grido via radio nella sala comandi: “Ehi, aspettate, ci sono anche io!” Da un piccolo portello uscì anche Boss Robot, che tentava di seguire i Mazinga volando con una piccola elica montata sulla testa. “Oh no, Boss” commentò Koji mettendosi una mano sul viso. “Devo assolutamente andare, non possono farcela senza di me!” gridava Boss tutto contento nel vedere che la sua aggiunta funzionava. “Ehm, Boss, non credo che sia una buona idea…” obbiettò Koji. “Non dire niente Kabuto. Devo assolutamente far capire a tutti che la potenza di Boss Robot non è affatto diminuita col tempo, anzi! Niente e nessuno mi potrà fermare! Ah ah ah ah ah ah ah ah ah!” e mentre Boss ancora sghignazzava, l’elica sulla testa del suo mezzo si staccò e il poveretto precipitò in mare. “Ehi, aiuto! Non so… glub glub… nuotare..” esclamò Boss con l’acqua alla gola, in tutti i sensi, “Be, almeno cosi Boss sarà al sicuro” disse Koji mentre mandava qualcuno a recuperare il suo buffo amico. Poco fuori la zona di Hakone, la quiete notturna fu interrotta dal rumore del fianco di una montagna che si apriva tramite degli enormi pannelli scorrevoli abilmente mimetizzati con la vegetazione. E dalla grande apertura creatasi, uscirono gli Eva 00 e 02, che erano giunti fin lì appoggiati a schiena ingiù su un apposito trasporto che viaggiava attraverso delle gallerie create per far muovere rapidamente gli Eva in caso di battaglie da combattere fuori da Neo-Tokyo 3 ma sempre nella zona di Hakone. I due giganti raggiunsero un’ampia radura, il terreno si aprì e da esso venne fuori una lunga pista con sopra due aerei da trasporto per gli Evangelion. Gli umanoidi vennero agganciati rapidamente alla parte inferiore degli aerei, e all’una e mezzo preciso, decollarono in direzione del monte Norikure. Durante il viaggio, il generatore degli aerei cominciò a caricare la batteria interna degli Eva per conferire loro le due ore di autonomie. Entrambi i piloti avevano ricevuto degli ordini precisi, uno proveniente dallo stesso comandante Ikari. Nello 00, Rei, con un’espressione determinata, pensava alla sua prima, vera, amica, e trovava molto sospetto il fatto che le visioni si fossero interrotte ormai da molte ore. Asuka invece, pensava al fatto che avrebbe rincontrato il suo Shinji, ma non avendo ancora deciso nulla in riguardo ai suoi sentimenti, tentò di concentrarsi sulla battaglia che li attendeva. I due giganteschi aerei viaggiavano producendo un rombo davvero ridotto, che ascoltato da lontano nel silenzio notturno della natura, sembrava uno di quei tuoni che annunciavano l’arrivo di una tempesta. 11° CAPITOLO La cloche, che inizialmente gli era sembrata parecchio dura, si muoveva ora docile tra le sue mani, Guardando in avanti, osservava le nuvole, di ogni forma e dimensione, che gli scorrevano affianco silenziose e che formavano una sorta di manto che copriva completamente i territori sottostanti. Se invece attraverso il vetro corazzato dell’abitacolo provava a guardare verso l’alto, dove il cielo era sgombro e quindi era possibile vedere le stelle, aveva quasi l’impressione di essere lui stesso a volare, una sensazione magnifica. Controllò i vari indicatori digitali, era tutto in ordine, e il nervosismo della partenza era in quel momento sul punto di soccombere, perché aveva tutto sotto controllo, e attorno a lui c’era solo pace. Finché l’accendersi di una piccola luce sul radar di bordo, e una voce via radio, non lo distolsero da quel momento di pace. “Gli aerei con gli Evangelion sono proprio davanti a noi” comunicò Tetsuya “e sono puntuali come un orologio svizzero. Tra un minuto esatto saranno le due e daremo il via all’attacco. Ora, siccome né quegli aerei, né gli Evangelion, possono fermarsi a mezz’aria come noi, verranno sganciati come bombe sull’obbiettivo, che stando ai dati è proprio sotto di noi. Ma non sapendo volare, gli Evangelion rischiano di essere vulnerabili durante la caduta, quindi spetta a noi proteggerli fino a quando non avranno toccato terra”.“Ma che mezzi scadenti, non sanno volare e ora dobbiamo perfino proteggerli! Bah, umanoidi-spazzatura” sbottò Ken. Shinji rimase in silenzio, con l’inizio dell’attacco, avrebbero perso la copertura radar che li aveva resi invisibili, e lì si sarebbe scatenato un inferno. Ma era una sua scelta la sua presenza in quella situazione, e quindi doveva andare fino in fondo. Il viaggio non era durato molto, ma ad Asuka era sembrata un’eternità.Seduta dentro l’Entry Plug, osservava pigramente il panorama sottostante, che era sempre uguale: nuvole e ancora nuvole. Tra poco avrebbe rincontrato il suo Shinji, avrebbe dovuto essere felice, e da qualche parte lo era. Ma la paura di perderlo era il sentimento dominante, e le venne anche il timore che il rincontrare Shinji proprio durante una battaglia, fosse il preambolo di uno scherzo perverso che il destino aveva intenzione di farle, Farglielo incontrare di nuovo e subito dopo farglielo morire magari proprio davanti ai suoi occhi. Magari per colpa sua, perché non si era mossa troppo velocemente, Un piccolo tocco di classe e il precedente c’era stato, dieci anni prima, Poi le arrivò un segnale sonoro. Il radar dell’Eva aveva individuato tre oggetti in rapido avvicinamento.“Sono loro” comunicò Rei via radio, La ragazza si fece coraggio. “Sei la migliore, ricorda che sei la migliore”. Shinji trasse un respiro profondo, e proprio allora Tetsuya ordinò di iniziare l’attacco scendendo in picchiata. Ken obbedì prontamente, e anche Shinji, abbassando la cloche e facendo penetrare al MazinKaiser la coltre di nubi. Due secondi per superare le nuvole ed ecco che il massiccio monte Norikure si stagliò sotto di loro e nel momento in cui i Mazinga iniziavano la discesa, i due Eva afferrarono con le braccia quattro Pallet Gun, due ciascuno, che erano riposti sotto le ali degli aerei, si sganciarono e cominciarono a scendere in picchiata anche loro. Asuka e Rei strinsero forte le cloche di comando, ed ebbero la sensazione che il forte attrito sulla superficie dei loro Eva venisse trasmesso anche alle loro pelli, almeno finché non attivarono gli At-Field che avrebbero dovuto usare anche per attutire l’impatto.Sotto di loro sembrava ancora tutto normale, non una luce, un movimento, niente, Eppure stavano cadendo già da dieci secondi. “Ehi, ma siamo sicuri che la base del nemico sia in quella montagna?” si domandò Asuka.Come risposta, le arrivò un improvviso bagliore sul lato destro dello 02, seguito da una forte deflagrazione.E poi un altro, e un altro ancora. “La contraerea nemica!” gridò Tetsuya, e dai fianchi della montagna cominciarono ad arrivare lingue di fuoco di grande violenza e in grande quantità. I Mazinga riuscivano agilmente ad evitare i colpi, ma gli Evangelion cadevano in linea retta, e anche se protetti dagli At-Field, erano comunque un bersaglio troppo facile. “Va bene, tocca a noi! Usate i raggi ottici e per individuare il bersaglio seguite la luce dei colpi” ordinò Tetsuya. Ken e Shinji ubbidirono, e usarono i Koshiryuku Beam contro le batterie della contraerea nemica, distruggendole una dopo l’altra, In particolare il MazinKaiser dimostrò ancora una volta la sua potenza, il suo raggio oltre a distruggere le armi del nemico, apriva profondi solchi nelle pareti della montagna, scavando la roccia e le pareti corazzate della base di Cerberus come se fossero burro. Lo stesso Shinji dovette tenere ben saldi i comandi, per impedire che la potenza dei raggi muovesse troppo la testa del robot. Nella sala comandi della base di Cerberus era il caos, un concerto di luci rosse e sirene assordanti, mentre tutti gli uomini correvano ai loro posti. “Allarme! Il nemico ci ha individuati. Fuoco da tutte le batterie del lato ovest, preparate i mostri meccanici per l’uscita” gridò uno degli operatori. “Dobbiamo anche avvertire il nostro signore, presto”. Cerberus stava ancora contemplando la costruzione di uno dei suoi due assi nella manica, ormai completo al 99%, quando gli giunse il rumore delle sirene d’allarme. “Dunque ci hanno trovato. Peggio per loro, mi hanno risparmiato il doverli andare a cercare direttamente” commentò con calma l’uomo. Poi si avvicinò ad un comunicatore posto su un piccolo piedistallo, e prese contatto con la sala comandi. “Riferitemi l’identità dei nemici” ordinò tramite il comunicatore.Ma in fondo sapeva già di chi si trattava. “Sono i tre modelli di Mazinga, E ci sono anche gli Evangelion 00 e 02, che sono atterrati proprio in questo momento. Stiamo preparando i mostri meccanici per l’uscita” rispose uno degli operatori. “No, far uscire i mostri meccanici adesso sarebbe inutile, il nemico non avrà problemi a penetrare nella nostra base e la troverebbe indifesa. Dovete subito disporli all’interno della base, in modo che possano presidiare ogni punto”. “Si mio signore”. In quel momento entrarono nella sala Gog e MaGog. Le loro ferite si erano in buona parte rimarginate, anche se recavano ancora i segni di alcune cicatrici e Gog aveva di nuovo il suo braccio, ma privo di parte della pelle e delle dita.“Siamo sotto attacco” disse il primo gemello. “E tra gli attaccanti c’è il Mazinga che ci ha sconfitto l’altra volta” continuò il secondo.“Ora ci vendicheremo!” dissero infine parlando contemporaneamente. “No!” tuonò Cerberus “Non permetterò alla vostra sciocca sete di vendetta di compromettere tutto. Andate piuttosto nel salone di Cerebro per proteggere lo strumento chiave del nostro piano. Io resterò qui ad osservare il completamento del mio guerriero. Non appena sarà pronto mi unirò alla lotta e spazzerò via quegli insetti”. Gog e MaGog guardarono storto Cerberus e se ne andarono. “Sono io che comando, e quei due prima lo capiranno, meglio sarà per loro”. Fuori dalla montagna invece, le batterie erano state ormai tutte distrutte, dai raggi dei Mazinga e anche dai colpi degli Evangelion, che protetti dagli AT-Field e con i Pallet Gun modificati, li falciavano con grande precisione. Asuka cercava di sfogare tutta la sua ansia, la sua paura e la sua rabbia distruggendo le armi del nemico, Le sue dita premevano cosi forte i grilletti delle leve di comando, che sembrava potesse romperle. Quando aveva visto i tre Mazinga arrivare, aveva capito subito che Shinji si trovava in quello nuovo, più grande degli altri due e le era venuta la tentazione di contattarlo via radio per risentire la sua voce. Ma si trattenne, erano impegnati in una battaglia, non c’era spazio per i sentimentalismi e questa fu la stessa cosa che pensò Shinji quando vide lo 02. “D’accordo. Ora che abbiamo sbaragliato le loro difese esterne, possiamo entrare. Vai Shinji!” ordinò Tetsuya. “Si! Però, ecco, sarebbe meglio se qualcuno mi tenesse” rispose il ragazzo. Rapidamente il Grande Mazinga e il Mazinga Z si misero dietro il MazinKaiser con le braccia poggiate sulla sua schiena.Asuka e Rei non capirono il perché di ciò finché Shinji non attivò il Fire Blaster alla massima potenza, generando un raggio di un intenso colore rosso, che colpì in pieno un fianco della montagna penetrando terra e roccia prima, e lastre corazzate poi, come se non ci fossero. E la spinta all’indietro del raggio era tale che i tre Mazinga furono spostati di circa venti metri all’indietro. Infine una enorme esplosione squarciò la fiancata del monte, una pioggia di detriti di varie dimensioni ricadde sui cinque giganti, che rimasero comunque incolumi e quando il fumo e la polvere si diradarono, nella montagna si era aperto un buco alto e largo quasi cento metri. “Bel lavoro Shinji!” commentò soddisfatto Tetsuya “e ora irruzione!”, I tre Mazinga corsero dentro il buco, seguiti a ruota dagli Evangelion. “Sono entrati nella base nemica, non possiamo più seguirli” comunicò Shigeru. Sul ponte di comando della Nerv, avevano seguito l’inizio dello scontro tramite i sensori a infrarossi dei satelliti, data la copertura delle nuvole, ma ora non potevano fare altro che attendere e sperare per il meglio, Sul volto di tutti si poteva leggere la tensione, solo Gendo e Fuyutsuki restavano impassibili. Misato fissò lo schermo che pochi secondi prima mostrava le immagini riprese dall’alto della battaglia.“In bocca al lupo, e cercate di tornare vivi”. I Mazinga e gli Evangelion fecero irruzione nella base nemica, un’enorme e intricata struttura formata da scale, stanze e corridoi che il raggio del MazinKaiser aveva attraversato aprendovi un grosso tunnel dalle pareti di metallo fuso. Iniziarono ad addentrarsi dentro quel condotto e videro per terra, i resti di alcuni mostri meccanici, che li stavano attendendo in quel punto ed erano stati anche loro travolti dal raggio calorifero. “I mostri meccanici sono qui dentro. Dobbiamo muoverci con prudenza per distruggere questo posto e salvare quella ragazza, Nadia” disse Tetsuya e non appena ebbe finito di parlare, due dischi rotanti arrivarono dall’estremità opposta del tunnel e per poco non colpirono le gambe del Mazinga Z che le evitò per un soffio. “Oh oh, qualcosa mi dice che stiamo per ricevere visite…” disse allora Ken, Il tunnel cominciò a tremare, e si udì in lontananza uno strano rombo, “Visite parecchio numerose..” continuò Shinji fissando come ipnotizzato il tunnel oscuro davanti a loro.“E parecchio pericolose anche” concluse Tetsuya. Difatti da buio cominciarono ad apparire una dopo l’altra, delle teste e dei corpi mostruosi, di ogni dimensione e forma, che puntavano direttamente contro di loro come una mandria di elefanti imbizzarriti. Tutto l’esercito dei mostri meccanici era partito all’attacco. “Va bene, inizia lo spettacolo! BREAST FIRE!” gridò Ken, e il raggio rosso del Mazinga Z fu il primo a colpire quella moltitudine mostruosa, seguito immediatamente dopo dal Breast Burn del Grande Mazinga, dai Koshiryuku Beam del MazinKaiser e dalle raffiche di Pallet Gun degli Evangelion. Questi ultimi avevano ricevuto l’ordine di usare i proiettili MN2 solo in extremis, perché troppo potenti e rischiavano di coinvolgere anche loro, La pioggia di colpi cadde addosso ai mostri meccanici distruggendone molti, ma i nemici erano tanti, troppi, e quelli che venivano distrutti fungevano lo stesso da scudo per gli altri, che si avvicinavano sempre di più ai cinque intrusi. Quando furono troppo vicini, Asuka e Rei gettarono i Pallet Gun ed estrassero le lame dagli avambracci degli Evangelion, Tetsuya utilizzò due Mazinger Blade, mentre Shinji e Ken si tennero pronti ad usare i Rocket Punch e infine si lanciarono anche loro urlando contro i mostri. I due gruppi si scontrarono, e subito fu un turbinare in aria di arti meccanici troncati e liquidi sintetici. Gog e MaGog si trovavano dentro una gigantesca sala circolare e con il soffitto a forma di cupola, le pareti scure e piena di protuberanze. Stavano osservando il combattimento tramite un ologramma, e dietro di loro c’era uno strano oggetto alto venti metri e largo trenta, del colore dell’acciaio e dalla forma vagamente simile a quella di un cervello. Gog: “La battaglia è iniziata”. MaGog: “I nostri nemici sono in inferiorità numerica netta, ma estremamente potenti”. Gog: “Quindi le loro possibilità di vittoria non sono affatto scarse”.“A meno che…” MaGog fissò il fratello con uno sguardo malizioso, “… noi non interveniamo eliminando il pezzo forte dello schieramento nemico” rispose Gog con lo stesso sguardo malizioso. Le loro ferite si erano completamente rimarginate, e questo aveva acuito la loro già grande sete di vendetta. E quasi come se fosse un segno del destino a loro favorevole, un segnale sonoro arrivò dallo strano oggetto a forma di cervello. “I preparativi sono ultimati. L’arma è pronta” commentò Gog. “Bene. Quindi quello stupido di Cerberus non avrà nulla da obbiettare se ci uniamo alla lotta. Basterà attivare il generatore elettrico e il resto verrà da se” concluse MaGog. I due gemelli si avvicinarono all’oggetto color acciaio, ne sfiorarono la superficie con le mani in due punti diversi, e dei piccoli pannelli si aprirono, rivelando la presenza di due grossi pulsanti rossi. I gemelli li premettero, e l’oggetto metallico cominciò a sollevarsi sempre di più, in direzione della cupola che li sovrastava e anche la cupola cominciò ad aprirsi, e oltre essa si poteva intravedere il cielo notturno. “Maggiore Katsuragi, guardi!” disse preoccupato Shigeru. Il monitor mostrava come la cima della montagna si stesse aprendo sempre di più.“Di cosa si tratterrà?” domandò Maya. “Non lo so, ma di qualunque cosa si tratti, non dev’essere nulla di buono. Avvertite i nostri…”, “…. di dirigersi subito verso quel punto della base” ordinò Kabuto, anche alla Fortezza delle Scienze stavano osservando la montagna tramite dei satelliti, e anche loro erano parecchio preoccupati per quel nuovo evento. Koji cominciò a temere che riguardasse il misterioso piano di Cerberus in cui era coinvolta quella ragazza, Nadia, e quindi che fosse già troppo tardi. Il combattimento nel tunnel proseguiva cruento, i Mazinga e gli Evangelion avanzavano a rilento in mezzo a quella moltitudine mostruosa, e i loro vari colpi provocavano diverse esplosioni grandi e piccole. Lentamente erano quasi arrivati alla fine del tunnel scavato dentro la base nemica dal Fire Blaster del MazinKaiser. Il Mazinga Z e il Grande Mazinga presentavano già dei danni, anche se non gravi, mentre gli Evangelion erano protetti dai loro AT-Field che fino ad allora reggevano bene, e il MazinKaiser appariva indistruttibile. Lo stesso Shinji cominciava sempre di più ad acquisire familiarità con quello straordinario robot, Una parte di lui cominciò persino a provare una sorta di piacere nel distruggere quei mostri, poi a tutti loro arrivò una comunicazione via radio dalle rispettive basi, e anche se la frequenza era disturbata, capirono comunque il senso delle parole: stava succedendo qualcosa sulla cima della montagna, che non lasciava presagire nulla di buono. Rei capì subito che la sua amica doveva trovarsi proprio lì sopra e tentò di scavalcare la massa dei mostri per ottenere abbastanza spazio e usare cosi i proiettili MN2 e aprire un nuovo varco. Ma due mostri la afferrarono con dei tentacoli e la sbatterono a terra. “Dannazione! Sembra che stiano per compiere il loro piano, e questi maledetti mostri meccanici ci rallentano troppo” ringhiò Ken. “L’unico che ha la possibilità di raggiungere in tempo la cima di questa montagna è il MazinKaiser! Shinji, vai da solo, noi ti copriremo” ordinò allora Tetsuya. “Io… da solo?” domandò perplesso Shinji. Per un momento lo Shinji timoroso e pieno di dubbi cercò di farsi strada dentro di lui, ma il ragazzo lo rigettò indietro.Non doveva più permettere alle sue paure di bloccarlo.“D’accordo, vado!” rispose allora risoluto il ragazzo. Anche Asuka aveva sentito quell’ordine, e per un attimo ritornò in lei possente la paura di perdere colui che amava e anche lei decise di scacciare tale pensiero, perché pure lei non poteva permettere alle sue paure di bloccarla. Mentre Asuka corse a liberare Rei da tre mostri che le erano saltati addosso e impedivano allo 00 di rialzarsi, il Grande Mazinga e il Mazinga Z, usando il Great Typhoon e il Rust Hurricane, cominciarono a fare spazio intorno al MazinKaiser, in modo che potesse usare nuovamente il Fire Blaster e aprirsi un varco verso l’alto. Shinji attivò il raggio calorifero, ad una potenza più bassa di prima, e ricominciò a fondere il metallo come niente, aprendo un nuovo varco. I mostri meccanici se ne accorsero subito e cercarono di fermarlo, ma i quattro compagni di Shinji fecero da barriera dietro di lui, poi Asuka notò che il pavimento sotto il MazinKaiser in alcuni punti aveva cominciato a piegarsi silenziosamente. Capì subito di cosa si trattava, era la stessa tattica che aveva usato lei quando i mostri meccanici avevano attaccato la seconda volta Neo-Tokyo 3. Gridò via radio: “Shinji attento! Sotto di te!” Shinji la sentì, e un istante dopo il pavimento si squarciò e un mare di fiamme investì in pieno tutti i presenti del tunnel respingendoli. Un buco, ricoperto interamente dal fuoco, si era aperto sotto il MazinKaiser, Shinji ci cadde dentro con le gambe e tentòdi uscirne appoggiandosi con le braccia ai bordi del buco, Ma due braccia mostruose, di colore rosso e dalla muscolatura possente, spuntarono dal mare di fuoco cingendo le spalle del MazinKaiser con forza. “Ti ricordi di noi, Mazinga?” domandò con voce arrogante Gog nella sua forma demoniaca. “L’altra volta ci hai colto di sorpresa, ma ora le cose andranno diversamente” continuò MaGog, sotto forma di mostro a quattro zampe, che diede man forte al fratello sbucando dal mare di fiamme e mordendo con la bocca la cintola del MazinKaiser. “Maledizione! Qualcuno mi aiuti!” gridò Shinji, che stava sprofondando sempre di più in quel mare di fiamme, Purtroppo il pavimento si stava liquefacendo e piegando a causa dell’calore incredibile di quel fuoco infernale e per via del peso dei tre giganti, quindi le braccia del MazinKaiser non riuscivano a trovare qualcosa di abbastanza solido a cui appoggiarsi per fare leva e lo spazio era troppo ristretto per attivare le ali. Fu allora che due ombre si lanciarono contro Gog e MaGog, riuscendo a sbilanciarli e facendogli precipitare verso il basso e Shinji, mosso più che altro dall’istinto, quando vide in maniera indistinta quelle due ombre, riuscì ad impedire di precipitare anch’esso dando prima una gomitata in pieno viso a Gog col braccio destro, e poi con lo stesso braccio diede un pugno anche a MaGog. Cosi si liberò della presa dei due gemelli, e senza tutto quel peso in eccesso, Shinji riuscì ad uscire dal buco di fiamme prima che fosse troppo tardi. Chi l’aveva soccorso? Si guardò in giro e vide che mancavano all’appello il Grande Mazinga e l’Eva-00, mentre i mostri meccanici, lo 02 e il Mazinga Z si stavano riprendendo da quella imprevista entrata in scena. “Ma allora…” Shinji si girò a guardare preoccupato il buco, ancora in fiamme e sempre più largo per via dei bordi che si scioglievano.“Idiota!” gli arrivò via radio la voce di Ken “Non preoccuparti per loro, se la caveranno e terranno a bada quei bastardi di Gog e MaGog. Sbrigati a raggiungere la cima di questa cazzo di montagna, io e quest’altra invece bloccheremo qui i mostri meccanici”. Shinji non sapeva cosa fare. Non voleva abbandonarli, i mostri meccanici si stavano riprendendo, finché non sentì anche la voce di Asuka.“Si, Shinji… vai!”“Asuka….”“Muoviti, stupiShinji!” Shinji non disse più nulla e cominciò a penetrare le strutture sovrastanti della base per raggiungerne la cima, Asuka e Ken infine si lanciarono contro i mostri meccanici che cercavano di raggiungerlo per fermarlo. La caduta non fu molto lunga, ma a Rei sembrò durare parecchio, finché non incontrarono un pavimento più duro degli altri, Rapidamente la ragazza si rialzò, l’ambiente era completamente buio, un’unica luce proveniva dall’alto, proprio dal buco attraverso il quale erano caduti loro. A giudicare dai pavimenti sfondati che si intravedevano, dovevano trovarsi quattro o cinque piani più in basso. Rei tentò di orientarsi in mezzo a quel buio, in cui era finita per aiutare Shinji. Aveva sentito via radio che quel nuovo Mazinga era l’unico in grado di raggiungere in tempo la sua amica prima che le succedesse qualcosa, perciò doveva aiutarlo contro quei due mostri di fuoco. E poi non poteva permettere che succedesse qualcosa a Shinji, ma ora doveva cercare di uscire da lì, e improvvisamente tutto venne illuminato da un intenso fuoco, Rei vide i due mostri erigersi a qualche decina di metri davanti a lei, mentre il Grande Mazinga si rialzava alla sua sinistra.La ragazza notò anche come quel immenso luogo fosse completamente vuoto, non c’era proprio nulla, e le pareti sembravano stranamente gonfie. “Ci avete intralciato!” tuonò Gog. “E per questo farete una morte orribile” continuò MaGog. “Ti sbagli” gli rispose Tetsuya puntandogli contro un pugno del suo robot in segno di sfida “ho un conto in sospeso con voi due mostri”. Gog: “Devi essere davvero stupido, Tetsuya Tsurugi”. MaGog: “Oppure l’età ti gioca brutti scherzi con la memoria”. Insieme: “Ti abbiamo già sconfitto!” Tetsuya contattò Rei: “Ragazza, come ti chiami?” “Rei Ayanami” rispose impassibile la ragazza. “Bene, Ayanami, dovremo agire insieme, e cercare cosi un punto debole”. Gog e MaGog si lanciarono all’attacco circondandosi con piccoli muri di fiamme. Asuka e Ken erano nuovamente immersi nella marea di mostri meccanici, e non si spostavano dal secondo varco aperto dal MazinKaiser per impedire che i mostri lo seguissero e lo fermassero, o almeno gli facessero perdere troppo tempo. Entrambi i ragazzi combattevano come furie scatenate, e tra i due giganti, il Mazinga Z era quello che stava subendo più danni, mentre lo 02 era ancora protetto dal suo AT-Field. Improvvisamente un mostro con delle trivelle al posto delle mani riuscì a sfondare la difesa dei due, e si lanciò dentro il varco, ma Ken lo afferrò per le gambe tirandolo fuori da lì. Il mostro allora si voltò e affondò le sue trivelle nel ventre del Mazinga Z, facendo volare schegge di metallo ovunque. Il Mazinga tentò di allontanare il mostro da se, senza riuscirci. Intervenne Asuka, che con le sue lame decapitò il mostro e poi lo lanciò contro i suoi compagni. “Non ho bisogno del tuo aiuto. Me la cavo da solo!” gridò allora Ken ad Asuka. “Da quello che ho visto prima, non sembra” replicò Asuka. “Per te è più facile, con quel dannato campo protettivo che ti ritrovi, combattere. Io invece subisco danni quasi sempre, e mi va bene cosi, perché la capacità di resistenza è una delle caratteristiche del vero guerriero”. “Oh, per favore, piantala con queste stupidaggini da macho. E poi, se per te, ho un vantaggio troppo grosso, allora, eccoti accontentato”. Asuka disattivò l’AT-Field dello 02. “Ora sono vulnerabile quanto te. Quello che resisterà fino alla fine, sarà il migliore!” Detto questo, Asuka attaccò i mostri con i proiettili MN2 distruggendone almeno cinque, e si scagliò contro di loro. “E poi sarei io quello che dice stupidaggini da macho. Comunque, non perderò mai contro una mocciosa” disse Ken e riprese anche lui l’attacco. Gog lanciava fendenti infuocati con la sua spada, e Tetsuya li evitava tutti, anche se con qualche difficoltà, MaGog invece tentava di sbranare lo 00, ma Rei lo teneva a bada erigendo l’AT-Field alla massima potenza. “Questo mostro è veramente fortissimo” pensava Tetsuya “ma non può essere invulnerabile. Avrà un punto debole da qualche parte”. Il Grande Mazinga continuava ad osservare le mosse del nemico, e gli sembrò di notare qualcosa di strano. “So perché non reagisci” gli diceva intanto Gog “stai cercando eventuali punti deboli, ma non ne troverai. Io e mio fratello siamo invincibili”. Ed ecco che la spada improvvisamente sembrò dividersi in quattro catene, che cominciarono a volteggiare per aria, sfiorando le pareti della sala, Tetsuya tentò di evitarle, ma erano troppo veloci, e cominciavano a chiudersi inesorabilmente su di lui. Rei continuava a tenere a bada MaGog, ma era sempre più difficile, perché il mostro aveva nelle zampe una forza straordinaria, e per quanto la ragazza si sforzasse, non riusciva a tenerlo fermo, i piedi dell’Eva non riuscivano più ad aderire al pavimento e scivolavano all’indietro.MaGog se ne accorse, e aspettando il momento giusto, emise dal suo corpo una piccola onda d’urto composta da fiamme, che fece perdere l’equilibrio all’Eva-00. L’Eva cadde a terra, Rei tentò di difendersi usando i proiettili MN2, ma MaGog non appena vide i due cannoncini che prendevano la mira, subito con un espressione preoccupata con la bocca prese lo 00 per una gamba, facendo provare a Rei un forte dolore all’arto simile a quello delle scottature, e lo lanciò per aria, facendogli sfondare e attraversare il soffitto. Rei piombò al livello successivo, una sorta di magazzino pieno di casse, MaGog con un balzo la raggiunse e le piombò addosso emettendo un muro di fuoco che li avvolse inesorabilmente entrambi. Ma mentre MaGog non subiva danni, Rei si sentì la pelle come bruciare, mentre la corazza esterna dell’umanoide iniziava a sciogliersi. “N… no….. il calore… mi raggiunge anche attraverso l’AT-Field… mi sento svenire… ma se svengo…. mi distruggerà come niente…. D-devo reagire…”Facendo appello a tutte le sue forze, Rei attivò i proiettili MN2 e sparò diversi colpi contro MaGog in pieno viso, riuscendo a respingerlo. Continuò a sparare altri colpi, e stavolta MaGog li incassò senza colpo ferire. “Sei un’illusa, ragazza. Non puoi fermarmi” rispose con tono arrogante MaGog. “Non capisco… non gli fanno niente. Eppure prima lì sotto, sembrava preoccupato quando ha visto che stavo per usarli”. D’un tratto, qualcosa sfondò il pavimento di quel nuovo locale, il Grande Mazinga vi fece irruzione, non di sua iniziativa, ma perché spinto dalla catene infuocate di Gog che gli si erano avvinghiate alle gambe. Quando anche Gog arrivò, facendo roteare le catene, scagliò con forza il Grande Mazinga contro lo 00, e Rei, ancora in parte stordita dall’attacco di MaGog, non riuscì ad evitarlo. L’Eva e il Mazinga fecero un volo all’indietro, distruggendo molte casse e piombando contro una parete, che penetrarono di schiena per una decina di metri. “Bene fratello. Ora possiamo scatenarci” disse trionfante Gog. “Si, fratello. Che provino il dolore del fuoco infernale proveniente dalle nostre fauci” gli rispose MaGog, e mentre cercava tutto dolorante di rialzarsi, Tetsuya cominciò a capire cosa ci fosse di strano nell’atteggiamento dei due mostri. Arrampicandosi letteralmente attraverso le infrastrutture di metallo, scavando con le mani, e provocando il panico tra gli uomini di Cerberus che vedevano corridoi e stanze sfondate all’improvviso da quel gigantesco robot, Shinji finalmente arrivò in quella che doveva essere per forza la sua destinazione, Del resto l’unico criterio che aveva seguito durante la sua scalata era stato quello di andare sempre verso l’alto e quella enorme sala dalle pareti scure e piene di protuberanze sembrava decisamente essere l’ultimo piano, Il luogo era completamente deserto, e Shinji lo trovò strano, perché pensava che ci fosse qualcuno a sorvegliare un luogo che sembrava cosi importante. Comunque l’attenzione del ragazzo fu attirata da uno strano oggetto che si trovava sulla sommità della sala, all’altezza di settanta metri circa, un oggetto del colore dell’acciaio che per la forma somigliava ad un cervello, Se ne stava lì sopra, fermo, vicino ad una cupola che si era aperta per metà, lasciando intravedere il cielo, Shinji decise di raggiungerlo, attivò il Kaiser Scrander e a velocità ridotta decollò verso l’alto. Rapidamente lo raggiunse, e si avvicinò ad esso per osservarlo con attenzione. Era più o meno grande quanto la testa del MazinKaiser, e sembrava essere un unico pezzo, privo di portelli e cose simili, Ma la cosa che più lo stupiva, era il fatto che se ne stava sospeso in aria da solo, non c’era niente che lo sostenesse. “Forse, quella ragazza, Nadia, si trova imprigionata lì dentro. Devo tentare di liberarla” e pensato questo, Shinji manovrò le mani del MazinKaiser in modo che afferrassero il ‘cervello’ per poi aprirlo, un po’ come se fosse una grossa noce. “Mi dispiace per te, ma è troppo tardi!” esclamò improvvisamente una voce imponente e minacciosa. “Cosa!?” esclamò sorpreso Shinji non vedendo nessuno. Il ‘cervello’ vibrò leggermente, e qualcosa di invisibile spinse verso il basso il MazinKaiser, facendolo schiantare violentemente di schiena contro il pavimento, che si riempì di una fitta ragnatela di crepe e il Mazinga rimase immobile, in una posizione simile a quella di un crocefisso. Shinji non riusciva a capire cosa fosse successo: “Ma qui… qui non c’è nessuno! Chi mi ha colpito?! E chi ha parlato prima?!” Tentò di rialzarsi, ma la cloche non si muoveva più di tanto e il corpo del MazinKaiser fremeva come se fosse sottoposto ad un grande sforzo. “E adesso cosa gli prende?” si domandò Shinji sempre più allarmato, tentando invano di far rialzare il robot. “I comandi non funzionano? Ma non può essere, non rilevo alcun danno interno!” Shinji tentò ancora di far rialzare il MazinKaiser, usò tutta la forza di cui disponeva, al punto che i muscoli cominciarono a fargli male, la cloche era cosi tesa che sembrava potesse spezzarsi da un momento all’altro, ma fu tutto inutile. Il MazinKaiser restava sempre nella stessa posizione. “Puoi anche smetterla di agitarti, è inutile!” gli disse ancora la voce di prima, proveniente da chissà dove.“Chi diavolo sei?” gridò Shinji. Scrutando il ‘cervello’ che stava proprio sopra di lui, li parve di scorgere su di esso qualcosa che prima non c’era, una figura umana minuscola, con un mantello.“Vuoi sapere chi sono? Ti accontento subito!” D’un tratto, il MazinKaiser cominciò a sollevarsi da solo, sempre bloccato nella posizione di un crocefisso e restando in orizzontale. Shinji non sapeva proprio cosa fare, nessun addestramento, né con gli Eva, né con i Mazinga, lo aveva mai preparato ad una cosa del genere. “Ayanami, ascoltami bene. Adesso dovrai coprirmi con il tuo AT-Field, mentre io appuro una cosa” disse Tetsuya via radio, Fino a quel momento avevano continuato a scansare gli attacchi di Gog e MaGog, che certo non si erano risparmiati. Rei provava a rispondere con i proiettili MN2, ma i due mostri si lasciavano colpire senza problemi, perché quei colpi li facevano solo sobbalzare leggermente, MaGog balzò addosso a Rei, che evitò per un pelo l’attacco, il mostro atterrò sul punto dove si trovava lo 00 e spiccò un nuovo balzo contro l’Eva che era finito vicino ad una parete. Rei si spostò ancora, MaGog finì contro la parete e la distrusse. “Per quanto tempo pensate di continuare questo balletto, Tsurugi” disse Gog. “Perdere tempo non vi servirà a niente. Noi siamo i più forti” continuò MaGog. Tetsuya non badava loro e finalmente capì tutto: “Essere i più forti non vuol dire essere privi di punti deboli, diretti o indiretti che siano!” esclamò Tetsuya. L’uomo disse a Rei via radio: “Appena te lo dico, metti il tuo AT-Field alla potenza massima, mi raccomando, al massimo possibile” e detto questo si lanciò contro Gog. “Hai intenzione di suicidarti?” gli domandò sprezzante il gemello, che si preparò ad infilzare quello stupido nemico con la sua spada. Ma un secondo prima del contatto, Tetsuya con un balzo oltrepassò il mostro e si fermò vicino al bordo di uno dei due buchi che comunicavano con il buio locale sottostante, Gog e MaGog si guardarono sorpresi e nei loro occhi si poté leggere una nota di paura. “Ha capito tutto! Dobbiamo fermarlo!” gridarono insieme i gemelli, e si lanciarono contro di lui l’uno affianco all’altro. Questione di pochi secondi, Tetsuya ordinò a Rei gridando: “Ayanami, spara contro il pavimento sotto quei due bastardi!”, Rei prontamente obbedì sparando gli ultimi quattro proiettili MN2 sul punto in cui stavano passando i due mostri, che caddero nella grande voragine apertasi. Non avrebbero avuto problemi ad uscirne, ma nello stesso istante in cui il pavimento esplodeva, il Grande Mazinga lanciò un Nerble Missile dentro la sala sottostante, e si fiondò verso lo 00.“ORA!” gridò Tetsuya. E poi ci fu solo un inferno di fuoco e fiamme. “E con questo abbiamo finito!” esclamò Asuka sparando l’ultimo proiettile MN2 contro un mostro bicefalo di colore giallo e facendolo esplodere. La battaglia nel tunnel era finalmente conclusa, tutto era disseminato da montagne di rottami metallici, ma Mazinga Z, privo del braccio destro e pieno di tagli e squarci ovunque, e l’Eva-02, anch’esso con la corazza piena di tagli e tre artigli conficcati nella gamba sinistra, si erigevano vittoriosi. “Non sei malaccio, mocciosa. Ora andiamo ad aiutare il sempai Tetsuya e la tua amica, quei due mostri sono particolarmente tosti”. “Neanche tu sei malissimo, stupido dinosauro misogino. Ma sappi che quella non è mia amica”. Tutto cominciò a tremare all’impazzata intorno a loro, il pavimento cominciò come a ribollire, una sinistra luce rossa filtrava tra le lamiere contorte, accompagnata dal rombo delle fiamme che salivano. Non capendo cosa stesse succedendo, e senza perdere tempo a farsi domande, Asuka si lanciò sul Mazinga Z ed attivò il suo AT-Field estendendolo al massimo. E l’inferno di fuoco e fiamme giunse anche lì. Il MazinKaiser, bloccato come se fosse in croce, era giunto davanti al ‘cervello’, quando la stessa forza che lo teneva bloccato, cominciò a muoverlo per metterlo in verticale con la testa proprio di fronte all’oggetto sospeso. Quando Shinji si ritrovò di nuovo di fronte a quello strano oggetto, poté osservare quella misteriosa figura che aveva visto prima sopra il ‘cervello’. Era un uomo dalla mole massiccia, con indosso un’armatura nera, un mantello, e uno strano elmo che raffigurava tre cani dall’aspetto feroce. “Non penso ci sia bisogno di presentazioni, almeno da parte mia, perché hai già capito chi sono, vero?” domandò l’uomo.La sua voce era forte e decisa, ma anche calma.“S-si” rispose Shinji, consapevole di essere in totale balia del nemico “Tu sei Cerberus”.“Esatto. E tu sei Shinji Ikari, vero?” “Come… come fai a saperlo?” “Ho le mie conoscenze. Ah, ti avverto che ti sarà inutile cercare di colpirmi adesso. Sono protetto da uno scudo telecinetico. Il robot che piloti adesso è un qualcosa di eccezionale, ma io ho dalla mia la forza della mente, superiore a qualunque potere fisico. E per farmi credere, ti concedo una prova. Colpiscimi, forza”. Shinji non se la sentì di fare fuoco contro un altro essere umano come lui, ma mirò al ‘cervello’ in modo da guadagnare un po’ di tempo e nella speranza di poter fare un po’ di danno. Lanciò i Koshiryuku Beam, che però ad un metro di distanza dallo strano oggetto, incapparono in uno scudo invisibile che li respinse mandandoli contro il pavimento sotto di loro. “Avuta questa dimostrazione, spero che non tenterai nulla di stupido”. Cerberus mise un piede nel vuoto, Shinji si aspettò di vederlo precipitare, e invece l’uomo non cadde, anzi, cominciò a camminare come se si trovasse sopra una passerella invisibile, Con calma l’uomo si avvicinò all’abitacolo del Pilder e scrutò Shinji, che non sapeva cosa dire in una situazione cosi irreale. “Non vedo bene con quel casco” disse l’uomo, ed ecco che Shinji sentì qualcosa di invisibile e impercettibile sfilargli il casco, Il ragazzo fissò senza parole il casco andare a posarsi sulle sue gambe. Cerberus lo scrutò con attenzione, come se cercasse qualcosa e Shinji non poté non fare altrettanto in quel momento, Cerberus era un perfetto sconosciuto, non l’aveva mai visto prima di allora, ma scrutandolo con attenzione finì col riconoscere qualcosa di familiare nel suo viso.Non sapeva spiegare cosa fosse, ma sentiva che c’era. E Cerberus doveva aver provato la stessa cosa, perché disse: “Si. Sei davvero sangue del suo sangue. Peccato che l’origine di metà del tuo dna non sia di mio gradimento, avrei potuto risparmiarti”. Quelle parole gelarono Shinji, non perché non se lo aspettasse, aveva pur sempre di fronte il cattivo della situazione, ma perché non riusciva a capire cosa significasse tutta quella messinscena e le sue parole, ‘sei davvero sangue del suo sangue’, cosa significavano?Che Cerberus conosceva…. L’improvviso tremolio di tutta la struttura lo destò dai suoi pensieri, sembrava che fosse in corso un terremoto Ma a parte il tremolio e alcuni cigoli, non accadde altro e loro, sospesi in aria da una misteriosa forza, non avevano di che preoccuparsi. “Mmm… un esplosione parecchio violenta, troppo violenta” commentò Cerberus “solo una cosa potrebbe averla scatenata, ma ormai non ho più bisogno di questa base, che la distruggano pure i tuoi amici”. Cerberus tornò sul ‘cervello’, e con un gesto della mano fece aprire completamente la cupola, il ‘cervello’ riprese a sollevarsi, e il MazinKaiser lo seguiva impotente.Tutti si ritrovarono sulla cima della montagna, all’aperto. Il vento notturno sollevava il mantello di Cerberus. “Arrivati a questo punto, posso dare il via alla parte principale del mio piano”. “Maledetto! Dimmi cosa vuoi fare!” “Semplice. Dominare il mondo. Sappi che nell’oggetto sotto di me c’è la chiave per conquistare questo pianeta. Gli stupidi che mi hanno preceduto, hanno sempre commesso l’errore di provare a sottomettere il mondo con la forza bruta. Illusi. Ecco invece il vero strumento che mi permetterà di conquistare l’intero pianeta in un colpo solo: ora creerò una rete psichica che si estenderà lungo tutto il mondo, e collegherà ogni mente umana, uomo o donna, vecchio o giovane che sia, per poi farle piegare davanti a me. La rete si espanderà nel giro di tre minuti, tre minuti epocali per la storia dell’umanità, perché daranno inizio ad una nuova era, dominata da me e quando questo sarà compiuto, volgerò il mio sguardo alle stelle”. Mentre spiegava, Cerberus si era infervorato.Shinji lo ascoltò incredulo e spaventato, gli sembrava impossibile una cosa del genere, ma considerando tutto quello che aveva affrontato dal giorno del suo arrivo a Neo-Tokyo 3, doveva ammettere che la parola ‘impossibile’ era molto relativa. Tentò nuovamente di muoversi, ma era inutile, quella forza invisibile continuava a tenere bloccato il MazinKaiser, Shinji non riusciva nemmeno ad aprire l’abitacolo del Pilder. “Resistere è inutile. E io non perdono coloro che hanno osato sfidarmi. Tu, quelli della Nerv e dei Mazinga, non conoscerete la schiavitù perché vi punirò tutti con la morte. Mio è il potere della mente. Ma ho voluto che tu fossi testimone del mio trionfo. Le altre volte non mi sono fatto problemi per cercare di ucciderti, ma adesso che sei qui, voglio cogliere l’occasione. Cosi in un certo senso, anche quella persona, sarà presente al mio trionfo, come avrei voluto”. Dalla base del ‘cervello’, spuntarono delle strane antenne, quaranta in tutto, disposte su ogni lato. “MALEDIZIONE! MALEDIZIONE! MALEDIZIONE!” Shinji cominciò a gridare sbattendo i pugni contro la cloche: non poteva deludere in quel modo la signorina Misato, il signor Kabuto, Tetsuya, Ayanami, Toji, Kensuke, e soprattutto Asuka.Doveva fare qualcosa per loro, ma cosa? Era stato immobilizzato prima ancora di poter combattere Aveva fallito su tutti i fronti, altro che uomo, altro che cambiare, era solo un fallito. “Stronzo stronzo stronzo” ringhiò a bassa voce, rivolto sia contro Cerberus che contro se stesso.La paura, il senso di fallimento e l’impossibilità di agire gli fecero scappare alcune lacrime di rabbia. “Ed ora, inizia l’era di Cerberus! Che tutti si inchinino sentendo pronunciare il mio nome!” Le antenne iniziarono a brillare, ci fu uno strano ronzio e non successe niente. Shinji sperò per un istante che qualcosa non avesse funzionato, ma Cerberus distrusse anche quella flebile speranza: “Tu non puoi vederle, e neanche io, con gli occhi del corpo, ma con quelli della mente le vedo! Vedo quei filamenti attraversare alla velocità del pensiero ogni punto del Giappone e poi della Terra, raggiungendo ogni mente e assoggettandola a me!” “Maggiore. Sta succedendo qualcosa, gli strumenti rivelano una strana energia espandersi dalla montagna” avvertì tutto allarmato Shigeru. “E ancora non riusciamo a ristabilire il contatto con gli Eva!” informò Makoto.“Ritsuko, secondo te cosa può essere?” domandò preoccupata Misato. Ma nessuna risposta giunse a Misato, né quest’ultima se ne accorse, perché il tempo sul ponte di comando sembrava essersi fermato.Tutti rimasero immobili. La base della Nerv in pochi secondi fu piena di tanti corpi ormai privati della propria mente, statue viventi.“Dottor Kabuto, dalla cima del monte Norikure sta arrivando uno strano segnale” disse uno degli operatori. Koji non rispose, rimase fermo a riflettere, poi sollevò il viso, nei suoi occhi splendeva ancora la fiamma della speranza. Una fiamma che però un momento dopo si spense, quando la rete psichica raggiunse anche la Fortezza delle Scienze e la rete continuò ad espandersi sempre di più, prima il Giappone, poi le nazioni limitrofe. Shinji si rese conto che era ancora in grado di pensare, sicuramente perché Cerberus voleva che fosse testimone del suo trionfo prima di ucciderlo. Ormai non si sentiva più neanche la forza di lottare. “Ho vinto! E’ mio! TUTTO MIO!” gridò al colmo della gioia Cerberus. “Nadia….” Quella voce… Shinji la riconobbe subito. Non capiva come, se era davvero lei, doveva trovarsi a quasi un centinaio di metri sotto di loro, eppure l’aveva sentita chiaramente. La voce di una persona che non sentiva da diversi giorni. “Nadia….” Cerberus, sentendo quella voce, non poté non restare sorpreso. Si voltò verso il basso e vide che sul pavimento della sala c’era qualcuno, una persona con indosso una tuta bianca, vicino ad un gigante di colore blu con la corazza completamente fusa in più parti.La schiena del gigante era aperta Rei aveva un grosso taglio sul sopraciglio destro, il sangue le colava sul viso gocciolando per terra, aveva parecchi lividi su tutto il corpo e zoppicava. Ma non ci badava, il suo sguardo e il suo pensiero erano rivolti verso il ‘cervello’.“Nadia… so che mi senti…” Rei alzò lentamente le braccia verso l’alto. “Ayanami” gridò Shinji “presto, vattene da lì, è pericoloso!” Rei non badò a quello che diceva Shinji, e continuò a tenere lo sguardo e le braccia verso l’alto.“Nadia… lascia che ti aiuti…” “Sprechi il fiato, stupida ragazzina! Nadia non c’è più, non c’è mai stata. Quella che chiami Nadia non è altro che uno strumento per i miei scopi.”“Rei….” Cerberus si bloccò quando sentì quella voce, debole ma chiara, nella sua testa. Ma non poteva succedere, il suo elmo lo proteggeva dalla telepatia del suo strumento chiave e gli permetteva di inviare i suoi ordini mentalmente. E poteva solo inviare pensieri, non riceverli.“Rei…” Ancora quella voce, la stessa voce, Cerberus cominciò a temere che la vittoria stesse per sfuggirgli di mano, e il timore divenne certezza quando il ronzio emesso dalle antenne divenne irregolare. “No. La rete psichica, si sta disgregando…. Non può essere. Non lo permetterò mai!” I suoi occhi, ricolmi di odio e rabbia, si puntarono su Rei. “Brutta puttana, è tutta colpa tua! Ti ucciderò!” Accecato dalla rabbia, Cerberus, volando grazie alla telecinesi di Nadia, si scagliò contro Rei con il pugno destro in avanti, desideroso di ucciderla con le sue mani e credendo di poter contare ancora sul potere della ragazza bloccata dentro il ‘cervello’.In fondo gli bastavano pochi secondi, e piombando da quella altezza col suo pugno sulla ragazza con la tuta bianca, le avrebbe sicuramente fracassato la testa, e tutto sarebbe tornato come prima. Però non appena vide da vicino il viso di Rei si bloccò per un istante, restando senza parole e quel secondo gli fu fatale, “Non le farai del male!” Il potere che fino a qualche secondo prima lo sosteneva, si ribellò, e deviò la traiettoria del suo volo facendolo schiantare contro una parete. “Non so proprio cosa possa essere, Misato”. Ritsuko rispose alla sua amica, che ritornò a fissare lo schermo preoccupata. “Maggiore, sta succedendo qualcosa. Quella strana energia che si stava espandendo dalla montagna, sembra si stia esaurendo” disse Shigeru. “Ha qualche suggerimento, dottor Kabuto?”Koji fissò il suo operatore: “Si. Dobbiamo confidare nei nostri compagni!” La fiamma della speranza era tornata a splendere negli occhi di Koji anche il MazinKaiser fu finalmente libero, cominciò a precipitare e Shinji riattivò subito il Kaiser Scrander restando sospeso in aria. Intanto il ‘cervello’, che continuava a stare sospeso in aria, prese a vibrare all’impazzata, le antenne che aveva alla base esplosero, la rete psichica si disintegrò completamente, e infine la copertura esterna esplose. Shinji rabbrividì quando vide cosa c’era dentro il ‘cervello’: una ragazza, nuda, seduta su una specie di poltrona, in mezzo ad un groviglio di cavi molto spessi di colore nero contorti come serpenti, che si infilavano dentro il corpo della ragazza, in ogni sua parte. La poverina indossava anche una specie di casco dalla superficie liscia e argentata, che le copriva tutta la testa lasciando scoperta solo la bocca e anche in quest’ultima era stato inserito uno di quei cavi neri. Qualcosa si mosse in mezzo al groviglio di cavi, sembravano dotati di vita propria, e invece era la ragazza stessa, che muovendo le braccia lentamente, le usò per togliersi il casco e Shinji stavolta sentì la voglia di coprirsi gli occhi per l’orrore: la ragazza, con un espressione a metà tra l’esausto e l’allucinato, era senza capelli e su tutta la calotta cranica aveva degli strani buchi. E dentro il casco si intravedevano delle spine in metallo, parecchio aguzze e anche abbastanza lunghe. A spaventare Shinji fu l’aver capito che quegli strani buchi sulla testa della ragazza erano come delle prese, dentro cui inserire quelle spine.“Mio Dio… come… come si può fare una cosa del genere…” Accadde qualcos’altro: nello stesso istante tutti i cavi si staccarono dal corpo della ragazza, che si alzò in piedi e lievitò a mezz’aria per qualche secondo, finché non cominciò a cadere. Subito Shinji afferrò con una mano del suo robot la ragazza, mentre l’orrendo oggetto che l’aveva tenuta prigioniera precipitò al suolo schiantandosi. Il MazinKaiser atterrò vicino allo 00 inginocchiandosi, e pose delicatamente la ragazza nuda vicino a Rei, che si chinò su di lei.“Nadia…” mormorava Rei “Nadia…”“Ayanami, stai bene? E gli altri? Asuka?” domandò Shinji tramite un microfono esterno. “Gli altri stanno bene. La violenta esplosione di prima ci ha conciati male, ma abbiamo resistito e abbiamo tentato di risalire la base per arrivare fin qui. Io sono arrivata per prima e ho cercato di aiutare te e lei”. Rei aveva parlato tenendo sempre gli occhi su Nadia e cullandola sulle gambe. “Ayanami…” mormorò Shinji capendo il legame tra il First Children e Nadia. “Arghhhhhh! Maledetti!” ringhiò improvvisamente Cerberus, che si era appena ripreso ed era alle spalle del MazinKaiser, L’uomo era sopravvissuto alla caduta grazie alla sua armatura e ora, con occhi iniettati di sangue, fissava coloro che lo avevano privato della vittoria quando ormai l’aveva praticamente raggiunta. “Piccoli vermi pidocchiosi! Il lavoro di una vita, distrutto! Ma la pagherete cara!” “Dovresti andarci piano con le minacce” replicò con voce risoluta Shinji mettendosi in piedi col MazinKaiser proprio davanti a Cerberus, per fargli capire meglio la sproporzione di forze che c’era tra loro e lui. “Ti consiglio di arrenderti. Ti consegneremo alle autorità”. “Cosa?! Ah ah ah ah ah ah ah! Stupido moccioso, nessuno potrà mai giudicarmi, perché non ho ancora perso. Credi che abbia già giocato tutte le mie carte? Be, sbagli di grosso”. Cerberus premette un pulsante su uno dei suoi guanti, e tutta la sala iniziò a tremare, molto più violentemente di prima, il pavimento si incrinò e infine qualcosa di gigantesco eruppe dal suolo, Cerberus agilmente saltò su quel qualcosa gigantesco, un mostro di forma umanoide di colore nero, mentre stava ancora spuntando dal pavimento e scomparve dentro la sua testa. Il nuovo arrivato era un mostro dalla corporatura possente, ricoperto con una minacciosa corazza nera, la testa, priva di bocca, aveva una cresta piena di aculei sulla parte superiore, e due occhi di colore verde e dall’aria feroce, le mani artigliate. “Oh maledizione! Ayanami presto, prendi Nadia, salite sullo 00 e andatevene subito da qui!” gridò Shinji infilandosi il casco e mettendosi davanti alla due ragazze per fare loro da scudo. Rei fece come le aveva detto Shinji, si caricò Nadia sulle spalle e si diresse verso il suo Evangelion.Lo 00 si riattivò e si diresse verso il varco nel pavimento da cui era entrato. “Che scappi pure!” esclamò Cerberus da dentro il suo mostro da combattimento, seduto in un abitacolo dominato dall’oscurità e illuminato parzialmente da alcuni monitor di colore verde e da un grande schermo di forma circolare “Quando avrò finito con te, le riprenderò, strapperò gli occhi a quella ragazzina con i capelli azzurrini e poi rimetterò quella cagna di Nadia nel posto creato appositamente per lei. La conquista del mondo è ancora a portata di mano. E ho cambiato idea: prima ti avei concesso una morte rapida e indolore, ma ora che la tua amichetta mi ha fatto davvero incazzare, ti infliggerò tanta di quella sofferenza che mi implorerai in ginocchio di ucciderti!” minacciò Cerberus mediante un microfono esterno, “Scordatelo! Ti fermerò ad ogni costo!” esclamò Shinji mettendosi in posizione d’attacco. “Che siano queste le tue ultime parole! Ora affronterai il capolavoro della tecnologia micenea! Mostro da combattimento Briareus, all’attacco!” Il Briareus diede un pugno al MazinKaiser, Shinji incrociò le braccia davanti al viso per parare il colpo, la cui potenza fu tale che lo spinse indietro mandandolo a schiantarsi contro la parete che stava dietro di lui. “Non c’è gusto a combattere contro di te!” esclamò Cerberus già pregustando la vittoria. L’avambraccio destro del Briareus si trasformò in una trivella nera molto allungata, il mostro si scagliò contro il MazinKaiser puntando all’abitacolo del pilota, Shinji reagì prontamente afferrando con una mano la trivella e stringendola fortemente. La trivella, chiusa in quella morsa, cominciò a sprizzare un’infinità di scintille enormi e smise solo quando il pugno del Mazinga fu stretto al massimo. “E’ bloccato! Devo approfittarne!” pensò Shinji che avvicinò bruscamente il Briareus, gli diede con l’altra mano un pugno allo stomaco, e poi attivò il Turbo Smasher Punch. Il pugno cominciò a girare e partì, ma Shinji teneva con forza il nemico vicino a se, in modo che la spinta dell’arma aumentasse sempre di più e iniziasse a penetrare la corazza del mostro. “Bella mossa” commentò Cerberus, che afferrò con la mano rimasta libera la testa del MazinKaiser.“Vediamo se l’abitacolo in cui ti trovi è ben isolato!” La mano del Briareus si elettrificò, scariche elettriche cominciarono ad accumularsi intorno alla testa del Mazinga e ad abbattersi su di essa. Alcune piccola scariche penetrarono anche nell’abitacolo, Shinji non riuscì a resistere e lasciò infine la presa. Comunque la spinta fin lì accumulata dal Turbo Smasher Punch fu tale che riuscì ad allontanare il Briareus dal MazinKaiser, e stavolta fu il turno di Cerberus di schiantarsi contro una parete. “Ah ah ah ah! Vieni, ti sfido a combattere in cielo!” gridò Cerberus incurante del colpo che aveva appena subito.Due ali nere, simili a quelle di un pipistrello, apparvero sulla schiena del Briareus, che decollò velocissimo verso l’alto. Shinji era consapevole che le sue capacità di combattimento in aria erano scarse, ma non poteva lasciare fuggire quel criminale.Attivò il Kaiser Scrander e gli andò dietro il più velocemente possibile. I due giganti spuntarono all’aria aperta, e si posero uno davanti all’altro girando in circolo e continuando a salire. “Sono contento che tu abbia accolto la mia sfida. Ammira cosa è in grado di fare Briareus!” L’avambraccio destro del Briareus tornò normale, il mostro iniziò a roteare le braccia, ad una velocità sempre più elevata. “Cavolo! Qualunque cosa stia facendo non mi piace. Devo fermarlo!” Shinji iniziò a lanciare raffiche continue di Koshiryuku Beam e di Fire Blaster contro il Briareus, che agilmente le evitava tutte e continuava a roteare le braccia con velocità crescente. “Maledetto! Evita anche questo se ci riesci!” Shinji usò il Giant Missile, l’enorme missile uscì dalla pancia del Mazinga diretto contro Briareus. “Ah. Un missile a ricerca automatica del bersaglio? Questo non posso certo scansarlo, ma ormai è troppo tardi!” Il Briareus si fermò, anche le sue braccia, il missile stava per raggiungerlo, e improvvisamente le braccia si illuminarono, Cerberus le fece roteare ancora una volta e come dal nulla, si creò un tornado gigantesco che inglobò il missile e in pochi secondi raggiunse il MazinKaiser inglobando anche lui. “Cosa…. Cosa sta succedendo?” domandò allibita Misato. Dopo aver assistito all’inizio del combattimento in aria tra quei due giganti, nessuno riusciva a spiegarsi come avesse potuto un simile tornado formarsi in quel modo, dal nulla, “La tecnologia micenea è davvero impressionante. Ma possiamo ancora farcela” pensò Koji osservando quello strano e inquietante fenomeno, Il tornando era talmente grande e forte che persino le nubi del cielo vennero risucchiate in parte, aprendo un largo squarcio in quella barriera grigia che aveva coperto stelle e Luna. Shinji si sentì perso dentro quel vortice, era mille volte peggio rispetto al secondo scontro contro i mostri meccanici, tutto girava all’impazzata, cominciarono ad annebbiarsi i suoi sensi e gli venne anche la voglia di vomitare. Gli strumenti non erano altro che luci che gli giravano intorno come una giostra, fuori dall’abitacolo vedeva solo un informa massa grigia, e gli sembrò indistintamente di vedere una macchia scura in rapido avvicinamento. “Ti restituisco il tuo missile, ragazzino!” gridò Cerberus. Il Briareus si avvicinò al Mazinga, in mano aveva il Giant Missile, e lo lanciò proprio in faccia al MazinKaiser. Il missile esplose, Shinji quasi rimase abbagliato da quella esplosione cosi ravvicinata, era ormai vicinissimo allo svenire, poi il Briareus prese per il collo il MazinKaiser con ambo le braccia, come se volesse strozzarlo, e cominciò a scendere in picchiata uscendo dal vortice e tenendo il Mazinga davanti a se. “Ti do una bella ripassata alla schiena!” Il MazinKaiser si schiantò contro il fianco di una montagna, sollevando una grande nuvola di polvere e detriti, lo scossone fu tale che la cintura di sicurezza di Shinji si spezzò, il ragazzo finì catapultato contro il quadro comandi e si sbucciò il mento, unica parte della testa non protetta dal casco. Cerberus continuava ad insistere, e spinse sempre di più il suo nemico dentro il fianco della montagna, penetrando tonnellate di roccia e terra. “Ti seppellisco vivo!” “Mai!” gridò Shinji. Il dolore provato per la ferita al mento aveva parzialmente risvegliato il ragazzo, Shinji cercò di reagire, i comandi avevano più o meno smesso di girare, vide quello che cercava, e lo attivò alla massima potenza. “FIRE BLASTER!” urlò il ragazzo per darsi forza. La piastra pettorale del MazinKaiser si illuminò di una luce rossa intensa, Cerberus se ne accorse, mollò la presa e tentò di allontanarsi percorrendo all’indietro il condotto che aveva scavato nella roccia con il suo attacco. Ma non fu abbastanza veloce, il fianco della montagna esplose nuovamente, stavolta dall’interno, un raggio rosso si stagliò nel cielo, e quando si esaurì, il Briareus cadde fragorosamente al suolo. “Piccolo bastardo, sei abbastanza tosto allora” commentò Cerberus rialzandosi. Il mostro si guardò attorno, si trovava in una piccola radura. Cerberus notò alla sua destra, non troppo lontana, la montagna che ospitava la sua base: quasi tutta la fiancata sinistra era collassata su se stessa. “Allora è come pensavo. Hanno fatto esplodere uno dei depositi di HC52. Per fortuna sono rimasti tutti gli altri. Non ha perso del tutto la sua efficacia”. Poi un forte rumore alle sue spalle, il MazinKaiser eruttò fuori dall’altra montagna squarciata con le ali spiegate, percorse alcune decine di metri e poi precipitò in picchiata atterrando in ginocchio, mentre le ali del Kaiser Scrander rientravano, miracolosamente ancora illese nonostante tutto quello che avevano passato.“Oh, la mia testa” si lamentava Shinji, il cui sangue gocciolava dal mento, “mi sento come se me l’avessero messa in un frullatore. E ancora mi gira tutto”. Il MazinKaiser lentamente si rimise in piedi, ma non fece in tempo a rimettersi dritto che Briareus gli fu di nuovo addosso, menando una serie impressionate di pugni dati ad una velocità quasi supersonica. E i pugni erano avvolti da una strana energia verde che ne aumentava la forza, La potenza di quei colpi era tale che più volte, quando veniva colpito, il Mazinga si sollevava di qualche metro da terra. “Crepa!”Con un calcio allo stomaco, il Briareus fece chinare in avanti il Mazinkaiser, e infine, dando un doppio pugno a mani incrociate sulla schiena del nemico, lo mise al tappeto. Per Shinji, già stremato, quello fu il colpo di grazia, e svenne. “Misero verme! Hai osato sfidarmi e questa è la tua punizione!” disse con superbia Cerberus. “Basta! Non toccarlo!” gli gridò una voce femminile alle sue spalle.Leggermente sorpreso, il malvagio si girò. L’Eva-02, il Grande Mazinga e Mazinga Z, erano apparsi e sembravano pronti a sfidarlo, anche se piuttosto malconci. Lo 02 aveva la corazza in più punti liquefatta, ed era visibile il rivestimento marrone che ricopriva direttamente l’umanoide alla base dell’unità, e i due Mazinga avevano profonde bruciature e squarci dappertutto. Il viso del robot di Tetsuya era completamente sfigurato sul lato sinistro. L’uomo, che sanguinava in più punti del viso e del corpo, era comunque consapevole di come stavano le cose. “Ho rischiato grosso, ma avevo visto giusto. Aveva capito che Gog e MaGog dentro quel luogo buio e vuoto si trattenevano, facevano molta attenzione durante i loro attacchi a non colpire le pareti, e solo dopo aver spinto me e Ayanami al livello successivo si erano scatenati, facendo comunque sempre attenzione al locale sottostante. Come se lì sotto ci fosse qualcosa di molto pericoloso. Peccato però che non avessi calcolato un’esplosione del genere. Adesso siamo conciati troppo male per combattere ancora. Speriamo solo di poter guadagnare tempo per Shinji. Coraggio, ragazzo. Puoi farcela!” Asuka era la più determinata di tutti, anche lei aveva dei tagli sanguinanti sul viso e si sentiva dolorante come se l’avessero picchiata, ma non avrebbe permesso a quel bastardo di fare del male a Shinji. “Il combattimento sembra essere in fase di stallo” comunicò Shigeru, Lo scontro a cui stavano assistendo sul ponte di comando della Nerv era sicuramente molto violento, anche se le immagini all’infrarossi dall’alto non davano bene l’idea e adesso erano arrivati tre nuovi oggetti vicino ai due che stavano già combattendo. “Possiamo sapere le condizioni dei piloti?” volle sapere Misato. “Negativo. Non riceviamo alcun segnale” rispose Maya. “I tre nuovi oggetti sono i nostri, giusto?” domando Ritsuko. “Ma i nostri, oltre a quello coinvolto nel combattimento in aria, non dovrebbero essere in quattro?” pensò Makoto “Si” rispose ancora Shigeru “ma stando ai sensori c’è un altro oggetto in movimento che si sta dirigendo verso la costa con un andatura piuttosto veloce. E’ proprio adesso ci è arrivata una comunicazione dalle Forze Strategiche di Auto Difesa. Ci chiedono se devono intercettarlo”. “Negativo” si inserì inflessibile Gendo “Lasciatelo proseguire, è dei nostri”. “Dottor Kabuto, un oggetto si sta avvicinando a velocità sostenuta alla nostra base”.“Bene, mi fa piacere che Gendo Ikari abbia rispettato i patti. Non preoccupatevi, è uno degli Eva, e sta venendo a portarci Nadia. Il comandante Ikari mi ha detto che avrebbe dato quel ordine ai suoi piloti se avessero trovato per primi Nadia. Cureremo quella povera ragazza e poi la aiuteremo a inserirsi nella società, a farsi una vita. E’ giusto dopo tutto quello che ha passato” rispose Koji, Rei, ancora incurante del dolore, faceva correre lo 00 tra boschi e montagne, diretta verso il mare, Nadia giaceva svenuta affianco al suo sedile, ed era ancora nuda, perché purtroppo Rei non aveva nulla con se per coprirla. Ma presto sarebbe stata bene, ne era sicura. Cosi le aveva detto il comandante Ikari, e di lui poteva fidarsi, nonostante lei in realtà non meritasse la fiducia del comandante perché gli aveva nascosto alcune cose, Ma lo aveva fatto perché anche se si fidava del comandante, lo stesso non poteva dirsi per i superiori di lui. Mentre pensava questo, Rei non si accorse che Nadia aveva cominciato lievemente a mormorare qualcosa. “Razza di stolti! Anche se foste in piena forma potrei sconfiggervi come niente, e nelle condizioni in cui vi trovate adesso, mi basterebbe una mano per annientarvi!” esclamò Cerberus. “E perché allora non ce l’ho dimostri, invece di perdere tempo in chiacchiere” lo provocò Asuka. “Ti accontento subito!” gridò il malvagio, e il Briareus, con passi possenti, cominciò a correre contro lo 02, Asuka attivò l’AT-Field, ma la sua potenza era troppo bassa. “Merda! La batteria interna è stata danneggiata dall’esplosione di prima, l’ATField non raggiunge nemmeno il 15% di potenza”. Il Briareus sparò una raffica di raggi ottici di colore verde che penetrarono subito il campo protettivo dell’Evangelion, passando da parte a parte l’Eva nella zona della cintola, Asuka strinse i denti quando sentì come se le avessero ficcato nella cintola uno spillone di fuoco. Ma quel dolore fu niente quando il Briareus con la stessa facilità di prima sfondò completamente l’AT-Field con i suoi pugni potenziati, e tempestò di colpi lo 02. Per Asuka fu come essere colpita una dozzina di volte da un treno in corsa e stramazzò al suolo. “Ora tocca a voi due ferrivecchi!” Il pugno del Briareus si abbatté impetuoso sul petto del Mazinga Z trapassandolo da parte a parte, poi lo lanciò in aria e con un calcio lo prese al volo facendolo schiantare contro uno sperone roccioso situato lì vicino. Tetsuya, che sapeva sarebbe finita cosi, tentò di usare il Breast Burn, ma la potenza del Grande Mazinga era cosi ridotta che la piastra pettorale a malapena si illuminò per poi spegnersi. “Dannazione, come temevo!” pensò Tetsuya brandendo allora la Mazinger Blade. “Sei solo un relitto del passato!” gli gridò Cerberus investendo anche lui con una pioggia di pugni potenziati, che respinsero violentemente il Grande Mazinga facendolo crollare a terra esamine, Asuka allora si rialzò e si lanciò contro il Briareus, lo prese per i fianchi e tentò di sbatterlo a terra. Cosa impossibile in quelle condizioni, ma la ragazza non voleva arrendersi, e continuava a insistere, Il suo eroico sforzo sembrava quasi patetico. “Volete davvero prolungare la vostra agonia” commentò Cerberus, che afferrò il collo dell’Eva-02 con la mano sinistra, trasformò l’avambraccio destro nella trivella e perforò lo stomaco dello 02. Asuka si sentì morire, le sembrava che quella trivella stesse trapassando il suo corpo, cercò di resistere stringendo i denti, ma il dolore era troppo, sangue le uscì dalla bocca e infine gridò per la sofferenza svenendo. Il Briareus sbatté lo 02 per terra e si preparò a dargli il colpo di grazia mirando proprio all’Entry Plug.“Muori!” gridò Cerberus. “TURBO SMASHER PUNCH!” Due oggetti afferrarono il Briareus per le spalle e lo spinsero all’indietro facendolo quasi volare.Erano due pugni neri, e si muovevano da soli. Sbatterono il mostro di Cerberus al suolo, e poi tornarono indietro dal loro proprietario, Il MazinKaiser si era rialzato, con gli occhi illuminati di un intenso colore giallo. “Ascoltami…. Ascoltami bene…” Shinji parlava a fatica, ogni respiro era una fitta di dolore “Io… io sono il tuo avversario! Lasciali stare, e… e soprattutto… lascia stare lei!” “Che cosa romantica!” disse con tono canzonatorio Cerberus rialzandosi “I due innamoratini disposti a morire l’uno per l’altra!” “Non credo…. che lei mi ami…” “Come?! Sei pazzo allora! Vuoi morire per una ragazza che non prova niente per te?” “Si, è assurdo. Ma non posso farci niente…. Sono solo uno stupido!”“E allora farò un servizio al mondo eliminandoti!” Il Briareus estrasse dalle spalle due scimitarre di colore nero con le lame seghettate. “In fondo dovrei essere contento che il tuo Mazinga sia cosi robusto. Potrò sperimentare tutte le armi del mio Briareus!” Cerberus si lanciò correndo contro Shinji, che esclamò: “Giochiamoci il tutto per tutto. KAISER BLADE!” Un fascio di luce quasi accecante si sprigionò dalla gemma incastonata al centro del petto del MazinKaiser, e in mezzo a quella luce spuntò una lunghissima e possente spada. Il MazinKaiser afferrò saldamente la sua nuova arma e si lanciò anche lui contro il nemico, I due giganti si scontrarono, le lame si intrecciarono più e più volte in un turbinio di scintille. Cerberus sembrava in vantaggio, Shinji non era abile nel combattimento con la spada, i suoi colpi erano potenti ma prevedibili, quindi facili da evitare, però anche quando il Briareus riusciva ad andare a segno, le sue lame non riuscivano a penetrare la corazza del MazinKaiser. “Non ha senso combattere contro di te! Sei debole! Togliti dalla testa l’idea di essere un eroe!” “Non… non voglio essere un eroe. Voglio essere una persona normale, e ti dimostrerò cosa può fare una persona normale!” Con una mossa a sorpresa, Shinji con la mano libera afferrò saldamente il Briareus sotto un braccio e lanciò in aria il mostro, poi riattivò le sue ali e si diresse contro di lui. “Spostare il combattimento in aria non ti servirà!” gli rinfacciò Cerberus, che riattivò anche lui il suo sistema di volo. Il MazinKaiser si pose proprio davanti a lui, e iniziò ad avvicinarsi velocemente intenzionato a menare un micidiale fendente con cui tagliare in due il nemico, e Cerberus si preparò a pararlo. Improvvisamente però il MazinKaiser cambiò tattica, afferrò una delle sue ali e staccò il Kaiser Scrander lanciandolo contro il nemico. “WING BOOMERANG!” Colto di sorpresa, Cerberus venne prese in pieno da quell’arma che roteava su se stessa e venne spinto all’indietro. L’impatto inoltre fece perdere a Cerberus le sue scimitarre. “Non mi sconfiggerai cosi!” ringhiò l’uomo. “Non intendo sconfiggerti con quello, ma con questo! RUST TORNADO!” I tre tornadi uscirono dalla griglia del MazinKaiser e si unirono in un unico immenso ciclone che investì in pieno il già sbilanciato Briareus. Il mostro venne trascinato lontano dal ciclone verso il monte Norikure, e quando si esaurì, Cerberus precipitò nella stessa sala in cui avevano iniziato il combattimento. Il MazinKaiser toccò il suolo con buona precisione, il Kaiser Scrander tornò sempre roteando da lui, Shinji lo prese al volo e lo riattaccò alle spalle del robot. Poi si diresse verso lo 02 e si chinò su di esso. “Asuka! Asuka mi senti?” Shinji chiamò la ragazza col cuore in gola. Ma anziché una risposta, gli arrivò un’altra domanda, detta da un’altra voce femminile.“Shinji, mi senti?”“Ma… Signorina Misato! E’ lei?” “Si. Abbiamo assistito al tuo combattimento da qui, ma solo ora siamo riusciti finalmente a ripristinare tutti i contatti. Non preoccuparti per Asuka, è ancora viva. Ma adesso sbrigati, devi controllare se il nemico che hai affrontato finora è veramente sconfitto. Non devi lasciare il lavoro a metà”.“Vado subito!” Il MazinKaiser spiccò il volo diretto verso la cima del devastato monte Norikure. Raggiunta rapidamente la vetta, Shinji atterrò dentro i resti della grande sala, gravemente danneggiata in più punti, e non c’erano tracce del Briareus. “Mmm, non mi piace. Sembra il momento migliore per una trappola” disse il ragazzo facendo rientrare le ali e come se lo avesse ascoltato. il Briareus sbucò dal pavimento già distrutto in più punti, e afferrò da dietro il MazinKaiser bloccandogli le braccia. Poi, prima che Shinji potesse fare qualcosa, il Briareus mise all’indietro la testa, sulla quale si aprì una larga bocca piena di denti sottili e acuminati, e infine la abbassò di scatto mirando alla spalla destra del MazinKaiser. “Ma cosa vuole fare? Pensa di potermi sconfiggere mordendomi?” pensò Shinji che confidava nella robustezza del suo robot. Ma nell’attimo in cui la bocca del Briareus toccò la spalla del MazinKaiser, i denti iniziarono a brillare di una strana luce violetta e una violenta esplosione interna scosse il MazinKaiser e il suo pilota, Alcuni comandi esplosero, e Shinji dovette ripararsi dalla scintille mettendo le braccia davanti al viso. La Kaiser Blade gli cadde di mano.“Che diavolo succede?!” esclamò. Mettendo al massimo i servomotori delle braccia del MazinKaiser, Shinji si liberò dalla morsa e afferrò con le mani la testa del Briareus per toglierselo di mezzo. E nel fare questo, Shinji vide qualcosa che lo lasciò stupefatto: la bocca del Briareus era effettivamente riuscita ad azzannare la spalla del MazinKaiser, ma la corazza di quest’ultimo era intatta.“Ma che…” “Piaciuta questa mossa?” gli arrivò la voce di Cerberus “Si chiama ‘Ghost’s Mouth’, i denti del Briareus possono diventare intangibili e quindi superare qualunque corazza lasciandola intatta e colpendo direttamente quello che c’è sotto. E possono anche lanciare scariche energetiche!” Bagliori arrivarono dalla bocca del Briareus, e ad ogni bagliore seguiva una piccola esplosione localizzata dentro il corpo del MazinKaiser, che sembrava preda di convulsioni. Preoccupanti colonne di fumo cominciarono a levarsi dalla spalla colpita e anche dalla piastra pettorale, mentre i sensori interni del Mazinga cominciarono ad attivarsi uno dopo l’altro, per segnalare un numero sempre più crescente di danni interni. “Oh no! Lasciami maledetto!” esclamò spaventato Shinji lanciandosi all’indietro contro una parete per cercare di liberarsi della morsa del nemico. Ma Cerberus non mollava la presa, e i danni al MazinKaiser erano sempre più gravi, poi anche nella cabina di controllo di Cerberus risuonò una spia luminosa, l’uomo se ne accorse e decise di dare il colpo di grazia al nemico. “Sai perché non ho usato prima quest’arma? Perché impiega troppa energia e se la usassi troppo a lungo finirebbe con l’assorbire tutta l’energia del mio mostro, impedendomi cosi di usare il mio colpo migliore!” Il Briareus afferrò il MazinKaiser per i fianchi lasciando finalmente la presa con la bocca e la lanciò verso l’alto, Il Mazinga si conficcò tra le strutture della cupola apribile restandovi bloccato. “Oh merda! Tutta la parte superiore destra del MazinKaiser è fuori uso!” pensò Shinji controllando i danni, Parecchi rivoli di fumo e scintille provenivano dalla spalla e dal braccio destro, che penzolava inerme, del MazinKaiser. Eccitato dalla vista del nemico in difficoltà, Cerberus si preparò ad usare la sua arma più potente: il Briareus fletté leggermente in avanti le ginocchia, strinse i pugni e iniziò ad essere circondato da un’aura energetica accecante, talmente luminosa che tutta la cima del monte Norikure sembrò accendersi. “Stiamo rilevando un’altra strana energia, diversa dalla precedente, ma lo stesso non analizzabile” disse Shigeru, mentre sullo schermo l’immagine ad infrarossi della cima della montagna vedeva l’espandersi di una strana macchia gialla. “Stanno succedendo troppe cose strane! Contattate Shinji!” ordinò Misato. “Inutile, quella strana energia sta disturbando di nuovo le trasmissioni radio”. “Questo colpo sembra fortissimo! Devo evitarlo!” esclamò Shinji, cercando di liberarsi dalle infrastrutture in metallo che lo bloccavano. Farlo con un solo braccio era difficile, perciò dovette aiutarsi con i raggi ottici, e non appena fu libero, l’aura energetica del Briareus partì a razzo contro di lui, condensandosi in un unico immenso raggio luminoso simile ad una cometa la cui coda era sempre collegata al mostro meccanico. “Cazzo!” gridò Shinji terrorizzato da quella luce, Attivò il Kaiser Scrander alla potenza massima e decollò, nella speranza di evitare quel colpo e guadagnare tempo, Ma era tutto inutile, allungandosi al di fuori della montagna, la cometa continuava ad inseguirlo come se fosse dotata di vita propria. Invano Shinji tentava diverse virate per seminarla, la cometa gli stava sempre dietro, e aumentava man mano la sua velocità avvicinandosi sempre di più. “Non sfuggirai alla mia ‘Destroyer Comet’, capace di sprigionare una forza distruttiva pari a quella di un meteorite che si schianta al suolo. Usare questo colpo richiede ogni oncia di potere di Briareus, ma ne varrà la pena, visto che ti distruggerà!” pensò Cerberus osservando soddisfatto la cometa che nel cielo inseguiva il MazinKaiser, Era anche riuscito a danneggiare il nemico, quindi non poteva fallire. Visto da lontano era uno spettacolo affascinante, una linea di luce bianchissima leggermente inclinata che si dirigeva verso il cielo aperto accompagnata da un leggero rombo, Ma per Shinji tutto era tranne che una cosa affascinante, e il leggero rombo era un frastuono infernale. “Mi sa che sono spacciato!” pensò Shinji mentre col fiato in gola volava sempre più in alto inseguito dalla cometa del Briareus, e la pressione lo premeva sempre di più contro il sedile rendendogli difficile la respirazione. Ormai si erano lasciati alle spalle lo strato dell’atmosfera dove si trovavano le nuvole, e davanti a loro cominciava a profilarsi l’immensa distesa di stelle dello spazio, L’attrito era talmente forte da tradursi in un fischio quasi assordante. “E’ la fine, non so cosa fare! Prima o poi l’energia di questa maledetta cometa dovrebbe esaurirsi, ma se non lo facesse? E poi un altro po’ e mi ritroverò nello spazio aperto. Non so se il MazinKaiser è stato pensato per volare anche nello spazio, e io non sono certo il migliore dei piloti”. Poi un’altra spia si accese, e un piccolo schermo segnalò la presenza di cedimenti strutturali sulle ali del Kaiser Scrander. “No, questo significa che tutti quei colpi avevano danneggiato eccome le ali, anche se non visibilmente, e adesso questo fortissimo attrito gli sta dando il colpo di grazia!”Il panico di Shinji fu totale, non sapeva cosa fare, e in cerca di aiuto cominciò persino a parlare al MazinKaiser. “Aiutami! Aiutami MazinKaiser, te ne prego! Devi aiutarci!” Crepe cominciarono ad aprirsi sulle ali, se cedevano la cometa avrebbe investito in un attimo il Mazinga distruggendolo. “Aiutaci!” gridò infine il ragazzo. E come in risposta, qualcosa si illuminò sulla tastiera dei comandi, era una luce rossa, anzi, una gemma rossa, identica a quella incastonata al centro del petto del MazinKaiser, con una Z incisa sopra, Un fascio di luce si sprigionò dalla gemma e come un laser colpì in piena fronte Shinji, Il ragazzo dimentico della situazione rischiosa, vide strani codici passare davanti ai suoi occhi. “Questo… cos’è… dovrei fare questo?” Quel raggio aveva trasmesso dei dati direttamente nel cervello di Shinji. Shinji guardò esterrefatto i comandi del MazinKaiser, chiedendosi se per caso colui che aveva costruito quel Mazinga fosse stato anche un mago, oltre che uno scienziato.A ridestarlo da quei pensieri, fu il rumore dell’allarme per i danni delle ali, che si era fatto ancora più insistente, Shinji guardò dietro di se tramite un monitor la cometa che lo inseguiva. “Mi ha insegnato una tecnica per contrastare questo raggio, ma devo trovare io il modo di attuarla. Già, altrimenti era troppo facile” pensò Shinji. Era ancora spaventato, ma ora che era apparsa una possibilità di salvezza, cercò di reagire. “Forse mi è venuta un’idea. E’ rischiosa, se fallisco sono spacciato, ma anche se non faccio niente sono spacciato. Quindi tanto vale agire”. Facendo appello a tutte le sue forze residue e stringendo i denti, Shinji girò la cloche in modo da far voltare il MazinKaiser per ritrovarsi cosi con la faccia rivolta verso la cometa di luce, che continuava il suo inseguimento. Erano quasi arrivati ormai ai limiti dell’atmosfera terrestre, le ali erano vicinissime al punto di rottura e Shinji finalmente agì: diminuì la velocità in modo da lasciar avvicinare sempre di più la cometa, un globo di luce grande il doppio del MazinKaiser e davvero accecante , che costrinse Shinji a coprirsi gli occhi con una mano per non restare abbagliato, poi il ragazzo allungò il braccio sano del suo robot fino a sfiorare la cometa e riuscì a sfruttare lo spostamento d’aria provocato dalla stessa per fare leva col braccio e allontanarsi quanto bastava per utilizzare la nuova arma. Guadagnati una cinquantina di metri, il MazinKaiser mise la gamba sinistra tesa in avanti, Shinji aprì un piccolo scomparto segreto, situato sotto la cloche, facendovi pressione al centro e scoprendo la presenza di un pulsante circolare nero, Lo premette ed ecco che i razzi del Kaiser Scrander cambiarono direzione, facendo rotta proprio contro la cometa, La gamba tesa in avanti si ritrovò circondata da una luce rossa. “Quel ragazzo non vuole arrendersi, ma ormai è finita, la mia arma lo distruggerà tra pochi secondi!” pensava Cerberus, mentre Briareus era ancora avvolto dall’energia del suo stesso colpo. L’energia cominciava ad esaurirsi, e senza di essa il mostro meccanico sarebbe stato completamente indifeso, tuttavia la cometa anche con l’energia di Briareus esaurita, disponeva ancora di dieci minuti di autonomia, più che sufficienti per travolgere il nemico. Una volta sconfitti quei nemici, avrebbe raggiunto un’altra base micenea, ce ne erano tantissime nascoste in vari angoli del globo, ricolme di una tecnologia addormentata che attendeva solo il risveglio, e da lì avrebbe ricominciato tutto. Inoltre i suoi nemici avrebbero impiegato molto tempo per riprendersi dalle ferite inflitte loro in quel giorno, e lui poteva approfittarne per eliminarli per sempre. Poi avrebbe ritrovato Nadia e l’avrebbe usata per ricreare la rete psichica che gli avrebbe permesso di dominare il mondo. “Non ho ancora perso. Posso ancora farcela!” Improvvisamente qualcosa apparve sullo schermo radar, e quasi contemporaneamente ci furono strane fluttuazioni nel fascio energetico della ‘Destroyer Comet’.“Non capisco. Che significa?” Guardò in alto attraverso lo schermo principale della sua cabina e rimase senza fiato: il suo fascio energetico si stava dividendo in due, e un oggetto non identificato stava piombando proprio su di lui. Sempre visto da lontano era un qualcosa di ancora più spettacolare: una seconda linea color rosso fuoco scendeva in picchiata verso il punto d’origine della linea bianca, tagliando quest’ultima nel mezzo e dividendola in due strisce biancastre che si dissolvevano rapidamente. Il MazinKaiser si era trasformato in una seconda cometa, stavolta di fuoco, e la punta di questa cometa era proprio la gamba tesa in avanti, che fendeva implacabile il raggio nemico e l’aria, L’attrito era tale che l’abitacolo del Pilder era diventato caldissimo, e Shinji teneva duro nonostante i sobbalzi. Sperava che tutto finisse presto, perché non credeva che sarebbe riuscito a sopportare ancora a lungo una situazione simile. “Qu… questo è… il Dynamite Tackle … è.. è terribilmente potente!”" terribilmente potente...sopportare ancora a lungo una situazione simile., e la punta di questa cometa era proprio la gamba tesa, Cerberus non riusciva a credere ai suoi occhi: “Ma… come può essere?! Quel Mazinga è forse una creatura degli inferi?!” In prossimità del monte Norikure, Shinji in mezzo all’aria infuocata che circondava il MazinKaiser intravide dove stava finendo, proprio addosso al mostro Briareus che se ne stava lì immobile, e spostò verso di se di un centimetro la cloche. “NOOOOOOOOOOOO!” gridò Cerberus mentre la cometa di fuoco piombava dentro la montagna e atterrava proprio davanti al Briareus. Il calcio del MazinKaiser provocò un’onda d’urto che si propagò lungo tutta la superficie della base nemica già per metà distrutta mandando per aria i vari frammenti disseminati ovunque, facendo crollare muri e pavimenti ancora integri e provocando numerose frane lungo i pendi della montagna. Il Briareus fu preso in pieno dallo spostamento d’aria della tecnica del MazinKaiser, e si spaccò in due parti quasi nette, che esplosero fragorosamente, una esplosione che si alzò verso l’alto fino ad assumere una forma simile a quella di un fungo. Poi una nuova deflagrazione, dovuta all’energia accumulata nella gamba del MazinKaiser che si scaricava, che dalla sommità del monte si estese verso il basso, livello dopo livello, mentre paurose lingue di fuoco sprizzarono fuori dalla montagna man mano che un livello della base di Cerberus esplodeva. E infine la montagna si accartocciò completamente su se stessa, in mezzo ad una gigantesca nuvola di terra, fumo e detriti vari, Il monte Norikure era ormai solo un nome sulle cartine geografiche.“Il mare finalmente”. La lunga corsa dell’Eva-00 era terminata, davanti all’unità si vedeva in lontananza la costa dove Rei avrebbe trovato ad attenderla degli uomini che avrebbero aiutato Nadia, Presa com’era dal raggiungere la sua destinazione, Rei non si era minimamente accorta di cosa succedeva alle sue spalle, nel cielo. Ma si accorse subito di una mano pallida che le accarezzò il viso. Rei si fermò e con leggera sorpresa si voltò: Nadia si era ripresa, e la fissava dolcemente. “Nadia, cerca di riposarti, tra poco sarai al sicuro” le disse Rei. “Grazie per tutto quello che hai fatto per me. Sei riuscita a riempire per pochi attimi una vita priva di ogni significato. E quegli attimi per me valgono quanto l’eternità”.“Perché mi dici questo?” “Perché non volevo andarmene senza averti prima salutato”. “Ma cosa…” Nadia scomparve sotto gli occhi di Rei, che, cosa molto rara per lei, rimase allibita e senza parole, Un’immensa distesa di rocce e travi metalliche si erigeva nella piana, Il Grande Mazinga, Mazinga Z e l’Eva-02 giacevano per terra ancora immobili. Per fortuna erano lontani abbastanza dalla montagna per non essere colpiti dal crollo, Solo erano ricoperti da uno spessissimo strato di polvere marrone, Tutto era immobile nelle foreste circostanti, una calma improvvisa e quasi irreale era calata in quel luogo. Ma c’era un ombra che si muoveva tra gli alberi, Cerberus spuntò fuori dalla vegetazione ansimante, sudato, ferito e sanguinante in alcuni punti, ma ancora vivo, Il sistema di espulsione di emergenza aveva funzionato, era riuscito a proiettarsi fuori dal Briareus qualche secondo prima che esplodesse. Certo l’atterraggio non era stato dei migliori, ma la capsula di salvataggio era stata creata per resistere a quasi tutto, “Ce l’ho fatta! Sono riuscito a sopravivere. Questa è la prova che sono destinato a conquistare il mondo! Si!” L’uomo si incamminò lungo un sentiero, che l’avrebbe condotto in un piccolo rifugio montano, dove si sarebbe nascosto fino a quando le acque non si fossero calmate, Poi avrebbe raggiunto un’altra base micenea e lì avrebbe ripreso il suo piano di conquista.“Non hai possibilità di fuga!”La voce autoritaria dietro di lui lo bloccò, era la voce di una donna, e gli era molto familiare. “Tu?!” esclamò sbalordito Cerberus voltandosi. Nadia era apparsa dal nulla, rivestita con una strana corazza, che sembrava composta da vari pezzi di metallo, ognuno destinato originariamente ad uno scopo diverso. Fissava con odio l’uomo davanti a se, i suoi pugni erano chiusi, e l’unica traccia rimasta delle torture a cui l’avevano sottoposta erano quei buchi neri che aveva sulla testa. “Notevole. Hai usato la tua telecinesi per attirare a te parte dei numerosi frammenti di metallo disseminati qui attorno, e poi li hai modellati con la tua mente in modo che aderissero perfettamente al tuo corpo formando una corazza” disse Cerberus fissando in maniera truce la ragazza. “Hai indovinato. Non ti permetterò di fuggire. Quel ragazzo, Shinji Ikari, all’ultimo momento ha deviato la traiettoria del suo colpo perché voleva solo sconfiggerti, non ucciderti. Altrimenti non saresti sopravvissuto in nessun modo. Ma adesso io completerò il lavoro che lui ha lasciato a metà”. Cerberus indietreggiò, la sua armatura lo proteggeva dalla telepatia della ragazza, ma non dalla telecinesi. “Non puoi farlo! Io sono il tuo padrone! Tu esisti grazie a me, Ogisa non avrebbe mai potuto crearti senza il mio aiuto!” Nadia iniziò ad avanzare, e man mano che avanzava verso Cerberus, la polvere sollevata dai suoi passi restava sospesa in aria, Segno che l’aria intorno a Nadia si stava caricando di energia psionica pronta ad accanirsi contro il malvagio. “E credi che dovrei ringraziarti? Tu mi hai condannata ad una vita da fantoccio, sono un patetico tentativo di far rivivere una persona morta e sepolta, uno strumento creato per dominare il mondo da parte di un pazzo! Questi poteri sono una dannazione, la mia mente è torturata da ricordi che non sono miei!” Gli occhi della ragazza si illuminarono, e Cerberus si sentì per la prima volta completamente indifeso. “E tutto questo lo devo a te, lurido bastardo. Shinji probabilmente non ti avrebbe mai risparmiato se avesse saputo veramente che razza di mostro sei. Ma io lo so, ed è per questo che adesso ti ucciderò!” Nadia alzò la mano verso Cerberus, che cominciò a sollevarsi dal suolo, quando una raffica di raggi di colore giallo partì dalla distesa di macerie della montagna appena crollata dirigendosi verso l’alto. Pochi secondi dopo, il MazinKaiser spuntò dalle rocce franate. “Oh… oh… mio Dio… non… non credevo che s-sarei sopravvissuto…” mormorò Shinji. Nadia ebbe un momento di distrazione, si era girata verso il MazinKaiser e Cerberus decise di giocarsi il tutto per tutto: puntò un braccio contro la testa della ragazza, e dall’avambraccio partì un proiettile. Ma Nadia fermò al volo il colpo con i suoi poteri e riprese a fissare l’uomo. “Sei solo un vigliacco che colpisce alle spalle. Muori una volta per sempre, mostro!” Nadia rispedì il proiettile al mittente, ma con la telecinesi ne aumentò di almeno mille volte la velocità, il colpo penetrò senza problemi l’armatura di Cerberus, e ne trapassò il corpo uscendo dalla schiena e aprendovi un buco cosi grande che avrebbe potuto passarci attraverso un braccio, L’uomo stramazzò a terra nel suo sangue, Nadia lo aveva fatto, aveva ucciso qualcuno. Ma non riusciva a provare rimorso, perché non riusciva a vedere una persona nell’essere che giaceva a terra in un lago di sangue. “Non… non è possibile… non posso morire… io devo conquistare il mondo…” “Non è cosi. Tu non conquisterai nulla. Per te c’è solo la morte!” gli disse Nadia con la voce piena di disprezzo. “Se… se le cose stanno cosi… se… se non posso avere il mondo, allora lo distruggerò!” Cerberus premette un piccolo pulsante nascosto sul dorso della sua mano destra, per qualche secondo sembrò non succedere niente, poi la terra iniziò a tremare e si sentì un sinistro rumore di meccanismi che si mettevano in moto. “Ma… cosa diavolo succede?” si domandò Shinji a bordo del MazinKaiser. Aveva visto una ragazza vestita in modo strano fare qualcosa a Cerberus, ma era ancora troppo scosso per capire bene cosa stesse succedendo.Si guardava attorno con aria smarrita. “Cosa hai fatto?” domandò Nadia avvicinandosi di corsa al morente Cerberus. “Il mio ultimo dono… una gigantesca trivella… costruita proprio sotto la base, scaverà la crosta terrestre arrivando… fino al nucleo del pianeta… e poi farà esplodere uno… speciale esplosivo di fabbricazione micenea… Una parte di quel esplosivo è andata perduta durante la lotta.. ma ha ancora potenza sufficiente per scatenare terremoti e altri eventi cataclismatici su tutto il pianeta…” spiegò Cerberus con un filo di voce e un sorriso soddisfatto stampato sul viso.“Bastardo!” esclamò Nadia. “Io non conoscerò mai… la sconfitta totale.. sappilo, puttana…” Cerberus tentò di ridere, ma il suo tempo era scaduto, e abbandonato dalla vita reclinò all’indietro il capo.Nadia si guardò attorno, l’area stava vibrando, ma le vibrazioni pian piano diminuivano, cosi come i rumori dei meccanismi. Segno che la trivella stava scendendo sempre più in profondità. Il MazinKaiser non avrebbe potuto fare niente stavolta, né gli Eva né gli altri Mazinga. Toccava a lei, solo lei aveva il potere necessario. Si alzò in volo e si pose sopra i resti del monte, poi alzò un braccio ed ecco che sia gli Evangelion che i Mazinga si sollevarono dal suolo. “Cosa succede adesso?” si domandò Shinji, che stava ancora cercando di capire cosa stesse succedendo.“Non preoccuparti” gli arrivò mentalmente la voce di Nadia “non ho tempo per spiegarti. Sappi che adesso porterò te e i tuoi compagni al sicuro e poi fermerò l’ultima azione di quel pazzo!” Nadia allontanò i cinque giganti mandandoli al sicuro al di là delle montagne che vedeva in lontananza e infine si tuffò dentro la terra, penetrandola grazie alla telecinesi, Passò circa un minuto, e infine qualcosa di gigantesco spuntò dal terreno. L’enorme oggetto salì sempre di più verso l’alto, era molto simile ad una enorme trivella, con la parte superiore parecchio larga e di forma circolare. Sulla parte circolare c’erano inoltre tre grandi oggetti di forma quadrata, insieme ai resti di un quarto andato distrutto, La trivella si alzò sempre di più fino a raggiungere le nuvole, e infine si trasformò in un globo di luce che illuminò a giorno tutta quella zona, provocando anche una pioggia di detriti, e uno spostamento d’aria che sradicò quasi tutti gli alberi situati sotto il punto dell’esplosione.“Hai visto?” “Si, è esploso tutto”. “Pensi sia morta?” “Molto probabile, ma non credo che potremo mai averne la prova. Un esplosione del genere non lascia cadaveri”. “Comunque il piano di Cerberus è fallito. Peccato, era un buon piano”. “Hanno vinto solo una battaglia, non la guerra. Prima o poi ci rifaremo”. “Cosi sarà, fratello”, Dalla foresta che circondava il luogo dello scontro due globi di luce si alzarono in volo e sparirono velocemente all’orizzonte. 12° CAPITOLO Koji osservava il panorama acquatico in silenzio, seduto sulla poltrona del suo ufficio mentre la Fortezza delle Scienze navigava verso chissà quale metà. Qualcuno bussò alla porta, e senza aspettare una risposta entrò. Tetsuya, che si muoveva con una stampella per via di una gamba ingessata e aveva anche una fasciatura intorno alla fronte, entrò lentamente e andò a sedersi su un’altra sedia vicina a quella del suo amico. “Ah, odio essere ridotto cosi!” esordì Tetsuya. “Ti capisco, ma ritieniti fortunato che il medico di bordo ti abbia concesso di scendere dal letto. Altrimenti, con tutte le ferite che hai subito nello scontro di ieri, dovresti passare in infermeria una settimana”. “Lo so, lo so”.Tra i due calò qualche attimo di silenzio. “Sei sicuro di quello che hai visto la notte della battaglia?” domandò poi Koji. “Sicurissimo. Potrei riconoscere quelle sfere di luce anche a mille miglia di distanza. Erano Gog e MaGog. Quei maledetti sono sopravvissuti allo scontro. Di sicuro sono rimasti feriti dall’esplosione che ho provocato, altrimenti anziché andarsene avrebbero cercato di darci il colpo di grazia, dopo che Cerberus ci aveva messo al tappeto definitivamente” rispose Tetsuya. “Ma resta il fatto che sono ancora vivi, una cosa davvero inquietante” continuò Koji “Sono sopravvissuti prima al MazinKaiser, e poi a quella esplosione gigantesca che hai causato tu. Nessun essere umano, cosi come nessun mostro meccanico, potrebbe tanto. Mi sta venendo il sospetto che siano veramente demoni dell’inferno”. “Forse. Oppure sono il frutto di una tecnologia cibernetica a noi completamente sconosciuta. Però non trovi strano che fossero al servizio di Cerberus, che per quanto fosse forte, era comunque un essere umano?” “Eccome se lo trovo strano. Temo anzi che Cerberus fosse diverso dal Dottor Inferno, che non fosse un uomo che ha trovato i resti della tecnologia micenea e ha deciso di usarli per i suoi scopi come fece invece il nostro vecchio nemico, no. Cerberus deve essere stato assoldato da qualcuno. Da Gog e MaGog sicuramente. E forse anche loro agivano a loro volta per conto di qualcun altro”. “Pensi che ci sia dietro l’impero di Micene? Ma lo abbiamo distrutto tanti anni fa. Fu la nostra ultima impresa prima del nostro ‘pensionamento’ . Lo sai bene”. “Ma non abbiamo mai avuto la prova che l’Imperatore delle Tenebre fosse morto. Noi lo abbiamo considerato tale perché avevamo distrutto il suo regno, e perché nel corso degli anni non è successo più niente. Ma adesso temo che non fosse affatto morto, ha semplicemente aspettato il momento migliore per poter agire di nuovo, magari dopo aver creato qualcuno in grado di agire efficacemente al suo posto”. “Potrebbe essere. Ed è un rischio che non possiamo correre. Perché se fosse cosi, allora vorrebbe dire che esiste un’altra base segreta di Micene da qualche parte nel mondo. E da lì potrebbero sferrare nuovi attacchi”. “E proprio per questo motivo che dovremo cominciare a cercare in tutto il mondo queste eventuali nuove basi micenee. E se le troveremo, dovremo essere pronti a distruggerle”. “Ci servirebbe anche il MazinKaiser. I nostri uomini hanno già iniziato le riparazioni. Non avevo mai visto prima di ora il MazinKaiser con tanti danni, però non è niente di irreparabile. Ma Shinji Ikari ha deciso di restare a Neo-Tokyo 3. E noi dobbiamo rispettare la sua scelta”. “Naturalmente. Il ragazzo ha la sua famiglia in quella città, non poteva lasciarla per noi. Senza contare che noi cosa avremmo mai potuto offrirgli? Una vita piena di battaglie? No, assolutamente no. Almeno alla Nerv, eliminati tutti gli angeli, verrà lasciato in pace”. “Sempre che Gendo Ikari non abbia in mente qualcos’altro. Io sono sicuro che oltre all’eliminazione degli angeli, ha un altro scopo”. “Me ne rendo conto, ed è per questo che anche mentre cercheremo i micenei nel mondo, dovremo sempre tenere un occhio puntato verso Neo-Tokyo 3. Però Gendo Ikari si è comportato bene in questa occasione, ha rispettato i patti, e quando conclusa la battaglia le nostre squadre di emergenza si sono incontrate sul luogo dello scontro, ci ha permesso di andare per le nostre strade. E non preoccuparti per il MazinKaiser, in caso di vera necessità, sono sicuro che potremo sempre contare sul aiuto di Shinji. Anche se spero che quel giorno non arrivi mai”.Ci fu una seconda pausa di silenzio. “Peccato che quella ragazza, Nadia, non sia stata fortunata come noi” obbiettò allora Tetsuya. “Già, poverina. Ma è stata una sua scelta quella di tornare indietro, non un trucco di Ikari. Del resto solo lei avrebbe avuto il potere necessario per sollevare da terra quella gigantesca macchina per perforazioni e farla esplodere in cielo senza conseguenze per il Giappone e il mondo” rispose Koji. “Comunque ecco un’altra vita innocente rovinata dai Micenei, e noi non siamo riusciti a salvarla”.“Purtroppo non siamo infallibili”.Nuova pausa di silenzio. “Be, credo sia meglio che vada a controllare le riparazioni del Grande Mazinga”.Tetsuya si alzò e si diresse verso l’uscita. “Se non controlli direttamente, non riesci a fidarti?” gli domandò Koji ironico. “Certo che no. Il Grande Mazinga ha sempre bisogno della mia assistenza” rispose l’uomo “e poi Ken sta facendo lo stesso, oltre all’imprecare per non essere stato lui a sconfiggere il cattivane di turno”. Rimasto solo, Koji tornò a fissare il panorama acquatico. “Hai scelto la tua strada, Shinji, e spero che riuscirai a trovare la felicità. In bocca al lupo”. Misato osservava da una vetrata i lavori di ricostruzione delle unità 00 e 02. I due Evangelion erano ridotti davvero male, ci sarebbero volute due settimane intere di lavoro, a pieno ritmo, per farle tornare pienamente operative. “Prima di oggi, non aveva mai visto un Evangelion cosi malridotto” disse Ritsuko arrivando alle spalle del maggiore “e purtroppo faranno lievitare notevolmente le spese mensili. Avranno di che lamentarsi i nostri finanziatori. Senza contare che saranno anche in buona compagnia, visto che abbiamo ricevuto lamentele dal reparto pubbliche relazioni, dal governo giapponese e dalle Nazioni Unite”. “Il reparto pubbliche relazioni posso capirlo” rispose Misato “visto che devono giustificare davanti all’opinione pubblica tutti i fenomeni della notte scorsa avvenuti nell’atmosfera e persino la sparizione di un’intera montagna. Ma cosa possono avere mai da ridire governo e Nazioni Unite?” “Il primo si lamenta perché dice che abbiamo recato un grave danno al Giappone distruggendo il monte Norikure, mentre il secondo ha da ridire sul fatto che il dispiegamento di forze armate intorno a quel area è stato inutile. A tal riguardo, si lamenta anche il governo per via del mancato utilizzo delle Forze Strategiche di AutoDifesa. E poi perché abbiamo coperto la sparizione dei membri della squadra Mazinga”. “Ma che idiozia! Come se quella montagna l’avessimo distrutta apposta e per divertimento. E poi le forze armate delle Nazioni Unite dovrebbero esserci grate per non averle fatte partecipare direttamente alla battaglia. Quello è stato uno scontro apocalittico, nessun carro armato o caccia avrebbe potuto sopravvivere. E riguardo la ‘fuga’ della squadra Mazinga, la decisione è stata del comandante Ikari, comunque io avrei fatto lo stesso. Quegli uomini ci avevano aiutato senza chiedere nulla in cambio. Cosa avremmo dovuto fare? Dire loro: ‘Grazie mille per averci aiutato a salvare il mondo. Ora per favore alzate le mani, dobbiamo arrestarvi?’ Assurdo!” “Sai come sono fatti quei politici, sanno solo lamentarsi. E sono incontentabili. E poi, penso che abbiano anche voluto prendersi una piccola vendetta contro di noi. Un atteggiamento alquanto infantile, quanto la loro vendetta. Guarda un po’ cosa è appena arrivato via fax dalla Nazioni Unite”. Ritsuko porse a Misato un foglio, il maggiore lo lesse ad alta voce: “Dopo aver riscontrato un eccessivo potere distruttivo, il consiglio supremo ordina l’immediato smantellamento dei cannoni forniti di proiettili MN2 e delle lame bracciali dagli Evangelion unità 00, 01 e 02. Queste armi possono risultare nocive quanto quelle dei nemici, se non di più”. “Che ne pensi?” chiese Ritsuko incrociando le braccia e facendo un sorriso sornione. “Una stupidaggine. Pensano di danneggiarci con una cosa del genere? Sono veramente stupidi. Comunque immagino che il comandante Ikari accetterà”. “Certo. Se fosse qualcosa di importanza vitale per la Nerv, rifiuterebbe, e la farebbe pure franca. Ma visto che anche senza quelle armi i nostri Eva sono in grado di sconfiggere lo stesso gli Angeli, come hanno sempre fatto del resto, ubbidirà. Adesso devo andare, quando avremo un’ora libera che ne dici di andare a bere qualcosa? Offro io”. “Tu che offri da bere? Incredibile. Ma ti avverto che dopo avermi detto cosi, non pensare di potertela cavare con un semplice caffè” rispose Misato facendo l’occhiolino a Ritsuko e puntandole contro l’indice in un atteggiamento fintamente minaccioso. “Certo, conosco i tuoi gusti” rispose Ritsuko sorridendo e andandosene. Rimasta sola, Misato ricominciò a pensare a quello che le aveva detto quel uomo, Tetsuya Tsurugi, la sera prima, mentre le squadre di emergenza raccoglievano i feriti di entrambi i gruppi. Tutto intorno era un via vai continuo di autoambulanza e di autoblindo, mentre alcuni elicotteri militari pattugliavano l’area. I tre Mazinga giacevano supini per terra insieme all’Eva-02, mentre lo 00 era stato localizzato vicino alla costa, ed essendo ancora in grado di muoversi, avrebbe raggiunto da solo una delle entrate per i tunnel collegati al Geo-Front. Le squadre di soccorso erano distanti circa due chilometri dal luogo effettivo in cui era avvenuta la battaglia, e guardando da lì apparentemente non sembravano esserci stati danni. Solo chi fosse già pratico di quella zona infatti, avrebbe potuto accorgersi che, nello sfondo di montagne che circondava quella zona, mancava una cima. Quasi tutti i mezzi lì presenti avevano il logo della Nerv, anche gli elicotteri, ad eccezione di due furgoni, di colore nero e privi di targa, che erano arrivati dal bosco dopo aver agilmente superato i posti di blocco delle Nazioni Unite e gli occupanti di quei due furgoni, uomini con indosso delle tute grigie, erano venuti per raccogliere i piloti dei Mazinga. Un ufficiale in tuta mimetica dava gli ordini usando un megafono: “Forza, Forza! Dobbiamo sgombrare tutto prima che arrivino quelli delle Nazioni Unite e dell’esercito giapponese!” Misato non aveva saputo resistere, e da Neo-Tokyo 3 era arrivata con le squadre di soccorso, e mentre si effettuavano le operazioni, le venivano riferiti gli ultimi sviluppi: avevano trovato il cadavere di Cerberus, e i soldati delle Nazioni Unite e del Giappone premevano per poter occupare al più presto la zona. Ma quando finalmente aprirono l’Entry Plug dello 02, Misato corse verso gli infermieri che portavano via Asuka su una barella, La ragazza era svenuta, il viso in più punti sporco di sangue, ma era viva, con una flebo inserita in un braccio. Misato le fu vicino per tutto il tragitto dallo 02 fino all’ambulanza, provò anche a parlarle, ma fu inutile perché era svenuta. Quando la ragazza fu caricata sull’ambulanza, Misato si volse per cercare Shinji, e sapeva dove trovarlo, Si diresse verso gli uomini che soccorrevano i piloti dei Mazinga, del tutto separati da quelli della Nerv. Avevano già aperto due Pilder, e stavano portando via i piloti, anche loro su delle barelle.Restava solo il terzo Mazinga, il più grosso. Nessuno di quegli uomini badava a lei, finché non si sentì afferrare per una manica. “Chi?” Misato si girò sorpresa, verso un uomo steso su una barella, che aveva fatto cenno ai barellieri di fermarsi un attimo. L’uomo perdeva sangue dalla fronte ed era pieno di lividi, tuttavia i suoi occhi non tradivano la minima sofferenza.“Lei è Misato Katsuragi, vero?” “Ecco… si… ma lei chi…” “Sono solo un amico. Ho capito che era lei perché è identica a come l’ha descritta Shinji”. “Cosa vuole da me?” domandò la donna leggermente sospettosa. “Devo dirle una cosa molto importante: Shinji in questi ultimi giorni è parecchio maturato, e ha deciso di affrontare i suoi problemi. Una cosa che gli fa onore. Ma ha troppa poca esperienza della vita reale, e temo che non sia pronto ad affrontare tutte le difficoltà che gli si presenteranno davanti. E’ come un bambino che ha appena imparato a camminare da solo. Anche se sa reggersi sulle sue gambe, basta poco per farlo cadere. Perciò qualcuno dovrà stargli vicino e aiutarlo. Lei mi sembra la persona più indicata, tiene molto a lui e lui tiene molto a lei. Mi raccomando”.“S… si…”“Signorina Misato!” Misato, sentendosi chiamare, si voltò e vide che mentre quello sconosciuto le parlava, l’abitacolo dell’ultimo Mazinga era stato aperto e sempre su una barella stavano portando Shinji.Il ragazzo aveva riconosciuto la sua tutrice grazie all’uniforme.“Shinji!”Misato corse da Shinji e lo abbracciò. Il ragazzo si mise a sedere sulla barella e fece altrettanto. “Oh Shinji… sono stata cosi in pensiero!” disse Misato lasciandosi scappare qualche lacrima. “Anche io ero in pensiero. Mi è mancata molto, tutti voi mi siete mancati” rispose Shinji, con gli occhi lucidi. L’uomo sulla barella venne caricato su uno dei furgoni, mentre continuava ad osservare Misato e Shinji abbracciati. Shinji, con la testa appoggiata sulla spalla della donna, vide Tetsuya che li osservava da dentro il furgone, I due si scambiarono una lunga occhiata, poi Shinji timidamente alzò una mano e fece un gesto di saluto. Tetsuya rispose annuendo e sorrise facendo il segno dell’ok, Poi chiamò uno dei suoi barellieri e gli disse qualcosa, L’uomo corse dai suoi colleghi che stavano trasportando Shinji e riferì loro il messaggio del loro superiore. Il comandante dei soldati della Nerv andò da Misato per dirle che avevano terminato il lavoro ed erano pronti a sgombrare. Misato quindi lasciò proseguire l’opera dei barellieri, che caricarono Shinji su una delle ambulanze della Nerv, vi salì anche lei, e il mezzo partì. Mentre i mezzi della Nerv e i furgoni provenienti dalla Fortezza delle Scienze partivano, un rumore assordante riempì il cielo: quattro aerei giganteschi, uno della Nerv mentre gli altri tre erano modelli sconosciuti, si profilarono all’orizzonte, col compito di raccogliere i quattro giganti ancora al suolo per riportarli alle rispettive basi. Misato rimuginava su quelle parole: “Farò del mio meglio per stargli vicino, d’altronde è quello che ho fatto per tutto questo tempo, nonostante io non sia esattamente la migliore per questo compito”. Nella stanza d’ospedale non c’era nessuno, ad eccezione dei due giovani pazienti, ognuno sdraiato sul proprio letto. I letti in realtà erano tre, ma uno era vuoto, con le coperte ancora smosse. I due pazienti erano Shinji e Asuka, ed entrambi dormivano, sorvegliati da monitor che controllavano le loro funzioni vitali, In mezzo ai letti dei due c’era una sedia, vuota. Entrarono nella stanza un medico e un infermiera, e il primo domandò alla ragazza: “Che fine ha fatto Ayanami? Non mi sembra che fosse autorizzata ad alzarsi”. “Lo so dottore, ma non ha voluto sentire ragioni, voleva a tutti i costi alzarsi. Per prendere una boccata d’aria fresca, o almeno cosi ha detto. E siccome le sue condizioni non erano gravi gliel’ho permesso. Altrimenti mi sa che avrei dovuto legarla al letto” rispose l’infermiera. “Mmm… va bene. Ora controlliamo gli altri due Children”. Il dottore controllò le cartelle cliniche dei ragazzi. “Il Third Children sta bene, a parte la ferita al mento e contusioni varie. Spero comunque che gli abbiate somministrato lo stesso un piccolo sedativo, perché ha bisogno di riposo assoluto”.“Lo abbiamo fatto dottore”. “Anche la ragazza non ha nulla di grave a parte alcuni tagli e lividi. Tra cinque giorni potremo toglierle le bende dal ventre. Lo shock nervoso è stato forte, ma per fortuna il Second Children è di fibra robusta”. “Abbiamo somministrato anche a lei un sedativo” disse l’infermiera prevenendo la domanda del dottore. “Avete fatto bene, la regola del riposo assoluto vale anche per lei”. Le due persone uscirono e il silenzio tornò nella stanza. Quando fu veramente sicura di essere sola, Asuka aprì gli occhi. “Che razza di personale. Mi hanno dato un sedativo prima rispetto a Shinji e non trovano strano che io dorma ancora. Ma forse è meglio cosi”. Asuka si girò con la testa verso il ragazzo. “E cosi eccoti qui, Shinji. Quanto mi hai fatto penare in questi giorni, il pensiero di non rivederti più mi teneva sveglia la notte e mi chiudeva lo stomaco. Tanta paura, una paura folle. Una paura che io non voglio più provare. Per questo ho preso la mia decisione, già poco prima della battaglia, l’unica decisione che una come me può prendere”.Asuka sospirò. “Non voglio amarti, non voglio provare più niente per te, devi diventare solo un collega di squadra, niente di più. Il mio unico scopo sarà quello che avevo all’inizio, essere la migliore pilota di Eva, perché penso che sia l’unica cosa che può darmi abbastanza sicurezza e certamente è una cosa migliore del cercare di far capire ad un idiota come te che ti amo, anzi, che ti amavo. Quello è stato solo un patetico tentativo di cambiare me stessa, di essere qualcosa che non sarò mai, di avere qualcosa che non potrò mai avere, o meglio, riavere, dopo che mi è stato strappato dieci anni fa.Ho voluto assecondare un nefasto desiderio interiore, pur non avendo dimenticato a cosa mi aveva portato in passato, e ho commesso un errore, a cui devo rimediare.Ma questa è veramente la scelta migliore? Non lo so, secondo me è quella giusta, e al diavolo quello che possono dire gli altri”. Asuka notò che il suo letto non era molto lontano da quello di Shinji, quindi allungò un braccio per cercare di raggiungere la mano del ragazzo. Dovette sporgersi leggermente dal suo letto, le arrivò qualche piccola fitta dallo stomaco, ma alla fine ce la fece, e riuscì a stringere la mano di Shinji. La tenne stretta per molti, lunghissimi secondi. “Solo un gesto d’addio, un piccolo regalo fatto a quella stupida Asuka che pensava di poter amare qualcuno senza soffrire più”. La ragazza lasciò la presa e cercò di addormentarsi mettendosi la testa sotto le lenzuola. “In fondo è una fortuna che quello scemo dormisse, se fosse stato sveglio….” Asuka troncò a metà il pensiero, fece una faccia irritata e tentò con maggiore intensità di addormentarsi, A quel punto le dispiacque molto che il sedativo non facesse più effetto.Le avrebbe garantito un sonno senza sogni. Il corpo giaceva nudo e immobile sul freddo tavolo di metallo dell’obitorio. Solo un lenzuolo bianco ricopriva quel cadavere, lasciando scoperta la testa e il petto, Una persona si avvicinò al tavolo, fissando con attenzione quel viso privo di vita, con gli occhi e la bocca socchiusi. “Dunque eri tu. Avrei dovuto immaginarlo che saresti diventato cosi, con quell’assurdo nome da battaglia e quella armatura, perché hai sempre avuto il vizio della teatralità, sin da quando eravamo piccoli e questa teatralità, unita alla tua megalomania, ha formato un qualcosa che alla fine ti è costato la vita. Ma forse, io, pur essendo decisamente più austero, sono megalomane quanto te. E probabilmente le nostre vite sono state più similari di quanto io stesso voglia ammettere, visto che anche io seguo un sogno che tutti riterrebbero una follia, Però c’è una differenza fondamentale tra noi due: tu hai fallito, io invece raggiungerò il mio scopo”. L’uomo afferrò il lenzuolo e ricoprì totalmente il cadavere, poi uscì dall’obitorio fermandosi a parlare un momento con il responsabile di quel luogo. “Cremate immediatamente il corpo, e gettate le ceneri in mare”. “Agli ordini, comandante Ikari”. Lasciato l’obitorio, Gendo si recò nel suo ufficio, dove lo attendeva Fuyutsuki, Il comandante si sedette assumendo la sua solita posa, sotto lo sguardo rilassato del suo vice. “Chi era quel uomo?” domandò Fuyutsuki. “Ti interessa tanto saperlo?” “Be, certo non era uno qualunque, se la sua presenza ti ha spinto a fargli un’ultima visita all’obitorio”. Gendo rimase in silenzio per un po’, tanto che Fuyutsuki pensò che non volesse parlare di quell’argomento, ma poi Gendo rispose: “Un pezzo di passato, che se ne è andato per sempre”. “Se non hai voglia di rispondere ad una domanda, perché non dici semplicemente che non vuoi parlarne? Devi per forza uscirtene con queste frasi enigmatiche? A volte sembri davvero fissato con la teatralità”. E sentendo quella parola, Gendo sorrise. “Comunque Gendo, prima ho ricevuto una chiamata del presidente Keel. Si congratula con noi per l’eliminazione della nuova minaccia, ma vuole sapere perché, pur avendone l’occasione, non ne abbiamo approfittato per eliminare i membri della squadra Mazinga. Anche loro potrebbero diventare una minaccia”. “Se avessimo cercato di catturarli, avremmo fornito loro la prova che la Nerv segue un secondo fine. Invece in questo modo ognuno è andato tranquillamente per la sua strada. So bene che hanno dei sospetti, ma un sospetto è meno pericoloso di una certezza. Inoltre si sono rivelati essere degli uomini d’onore, e come loro, anche io mantengo sempre la parola data”. Rei stava seduta su una panchina situata fuori dall’ospedale interno del Geo-Front, Indossava un pigiama da ospedale, e il suo bel viso era coperto da vari cerotti, che non le recavano fastidio perché in quanto a ferite fisiche ne aveva subite di peggiori, Con gli occhi osservava i raggi solari che ornavano la volta del Geo-Front fornendo uno spettacolo straordinario di luci ed ombre. Ma la sua mente non badava a quello spettacolo, non l’aveva mai fatto. Stava pensando alla sua amica Nadia, che non c’era più. Inizialmente non aveva saputo spiegarsi perché fosse sparita in quel modo, quando ormai era ad un passo dalla salvezza. Ma ora lo aveva capito: Nadia aveva semplicemente fatto quello che avrebbe fatto ogni creatura strappata contro la sua volontà al proprio luogo d’origine. Ovvero, vi era tornata, La stessa cosa che avrebbe fatto anche lei del resto, se fosse stata al suo posto. Lei, come Nadia, era stata creata per uno scopo, e questo scopo la teneva prigioniera, Magari con la forza, magari con l’affetto, comunque era prigioniera. Ma una volta sparito lo scopo, essa era libera di tornare indietro e anche lei, nel profondo della sua anima, aveva sempre desiderato tornare nel suo luogo d’origine, una volta eseguito il suo compito. Quindi il gesto di Nadia era stato perfettamente logico, Eppure, nonostante sapesse questo, Rei provava qualcosa dentro di lei, qualcosa di brutto, che la faceva stare male. Lo aveva già provato qualche giorno fa, dopo il secondo attacco dei mostri meccanici, un sentimento molto simile a quello che provava adesso. Che cos’era?Prima non lo sapeva con certezza, adesso si.Tristezza. Tristezza perché una persona a cui teneva non c’era più. E non c’era ragionamento logico che tenesse.Nadia se ne era andata. E pensare che, negli ultimi tempi, con Nadia era successo qualcosa a Rei: le era piaciuto essere bloccata in un mondo diverso dal suo perché era insieme ad una persona che la capiva meglio di chiunque altro. Meglio del maggiore Katsuragi, meglio di Shinji Ikari, meglio persino del comandante Ikari E forse, una volta scomparso lo scopo che la teneva prigioniera, pensava che avrebbe potuto persino restare lì, non più perché costretta ma di sua volontà. E magari anche Nadia aveva provato la stessa cosa, quella leggera sensazione di piacere.Ma in tal caso perché si era suicidata? La risposta più ovvia che le veniva in mente era che in realtà Nadia non aveva provato niente del genere, quindi loro due erano simili, ma non molto. Ma era inutile tormentarsi con simili pensieri astrusi, erano i fatti che contavano, ed erano inequivocabili: la persona che la capiva meglio di chiunque altro se ne era andata per sempre.“Oh, Nadia..” mormorò Rei abbassando il capo, Poi uno strano sibilo giunse alle orecchie della ragazza, davvero strano perché non sembrava un sibilo dettato dal vento.Sembrava… un motivetto. Un motivetto molto familiare.Era quello che… Rei si alzò dalla panchina, e cominciò a guardarsi attorno, cercando con lo sguardo.Non trovò nessuno, e pensò che fosse stata solo un’impressione. Quando ecco che il motivetto tornò a farsi sentire, accompagnato stavolta da una leggera brezza, Una brezza che percorse il corpo della ragazza, e sembrò anche accarezzarle il viso, Un tocco dolce, che nonostante fosse provocato da un semplice movimento d’aria, le sembrò molto familiare. Era lo stesso che aveva sentito l’altra notte, nell’Entry Plug dello 00, quando era ormai arrivata alla costa.Il vento cessò, e tornò un silenzio totale.Ma non era tornato tutto come prima.In Rei non c’era più tristezza, ma la speranza. “Allora forse, siamo davvero parecchio simili”.Detto questo, si guardò in giro un’ultima volta e tornò dentro l’ospedale. FINE Il Bazar di Mari www.ilbazardimari.net Online da: Gennaio 2013