Alpinismo Giovanile
Sezione di Padova
Domenica 05 Maggio 2013
In collaborazione con il gruppo Naturalistico Culturale
Responsabili: Elena Crivellaro AAG Nicola Franchin AAG
Silvia Giordano Aiuto AAG Fabio Gibellato Aiuto AAG
Grado di difficoltà del percorso: E
Dislivello complessivo in salita: 320 m. ca.
Dislivello complessivo in discesa: 320 m. ca.
Quota massima raggiunta: 272 m. Monte Lupia
Lunghezza del percorso: 8,5 km.
Segnavia del percorso: bianco rosso
Orario di partenza: Da S. Germano dei Berici alle 10:30 per partenza da Padova ritrovo ore
9:00 nel parcheggio del campo sportivo di Teolo, per chi volesse c’è la cerimonia
inaugurazione corsi alle 8:00 davanti al cimitero
Durata complessiva dell’escursione e descrizione in sintesi della stessa:
5,30 - 6 ore circa così suddivise: 3 - 3,30 ore circa da San Germano dei Berici (33 m)
all'Azienda agrituristica di Contrà Valli (211,80 m), passando per Case Brustolà (247,30 m); 2
ore circa dal termine del Sentiero Didattico (234 m) a San Germano dei Berici (33 m),
passando per la base del Monte Lupia (272 m).
Presenza d’acqua potabile lungo il percorso: Contrà Valli
Cartografia: Carta Tecnica Regionale scala 1:10.000 n. 125140
L’escursione proposta è un ampio percorso anulare che, in senso antiorario, si snoda sulle
colline che sovrastano i paesi di San Germano dei Berici e Grancona e che si stende attorno ai
monti Faeo (286 m) e Lupia (281 m).
Note storiche e geografiche a cura di L. Carretta
Prima di procedere alla descrizione del percorso proposto, si ritiene utile fornire alcune
informazioni generali sulla zona che si andrà a visitare.
I Colli Berici, compresa la zona oggetto della presente escursione, sono sorti circa 30
milioni di anni fa; in quel periodo al loro posto si trovava una laguna tropicale, che
occupava tutta l'attuale provincia di Vicenza, e che era separata dal mare da una grande
barriera corallina alta alcune centinaia di metri. Questa poderosa scogliera affiora ancora
oggi con le suggestive pareti rocciose di Lumignano, Costozza, Barbarano e Mossano e la
sua antica collocazione era parallela, e poco distante, alla moderna strada statale della
Riviera Berica.
Numerose isole, inoltre, punteggiavano il bacino interno ed una cintura periferica di
vulcani - al termine del periodo geologico dell'Oligocene - alimentava il comprensorio con
esplosioni ed accumulo di materiale lavico; tutti i Berici, e buona parte dell'Italia
settentrionale, successivamente si sollevarono ed a questa fase seguì l'apparizione dell'attuale
struttura di gruppo e collinare compatto, che gli agenti atmosferici hanno completato nel
lento scorrere del tempo modellando così il rilievo come lo si vede ai giorni nostri.
In pratica i Colli Berici sorgono isolati rispetto al sistema orografico prealpino e le
formazioni rocciose che li compongono sono relativamente semplici; la loro emersione viene
ad identificarsi come il risultato di un corrugamento locale della crosta terrestre avvenuto ai
margini e nell'ultima fase dell'orogenesi alpina (iniziata 70 milioni di anni fa e terminata 1
milione di anni fa circa). Questa piega anticlinale (convessa verso l'alto) che li caratterizza
ha sollevato di alcune centinaia di metri, sopra il livello del mare, un pacco di strati rocciosi
di sedimenti marini esponendoli di conseguenza agli agenti meteorici; tali agenti, assieme ad
altre concause, sono stati i principali artefici del modellamento del rilievo che oggi si
osserva.
Con la loro nascita, i Berici hanno iniziato l'evoluzione segnata da svariati fenomeni
che hanno portato ai caratteri di paesaggio naturale oggi visibile ma in continua
trasformazione: particolarmente attivo è, ed è stato, il carsismo che, in questo tavolato di
formazioni calcaree, ha agito in superficie ed all'interno, innestandosi nella fitta rete di
fratture che la pila di sedimenti ha subìto in seguito ai bradisismi ed alle intrusioni
vulcaniche. Infine i Berici, con le loro 430 cavità naturali conosciute, sono una delle più
interessanti aree carsiche d'Italia e continuano ancora oggi a rivelare ambienti nuovi.
I Colli Berici occupano un'area di oltre 200 chilometri quadrati e presentano
paesaggi molto vari caratterizzati dalle rupi del versante orientale, dai profondi valloni del
versante interno, dall'altopiano centrale digradante verso la pianura veronese e dal
suggestivo Lago di Fimon. Due lunghe valli, inoltre, tagliano quasi a metà il gruppo
collinare, la Valle di Fimon da Nord e la Liona da Sud, separate solamente da una sottile
cresta di alture, e che creano così due zone distinte: quella orientale dalla morfologia più
aspra e selvaggia e quella occidentale in cui l'altopiano declina dalla quota di 400 metri fino
alla pianura.
Il carsismo si evidenzia al massimo nelle doline, dal fondo spesso coltivato e ricco di fertile
terra rossa, il cui colore intenso si sposa perfettamente al verde della vegetazione ed al
grigio della pietra.
I Colli Berici costituiscono oggi un grande museo di testimonianze della millenaria
presenza della cultura umana in questa regione.
I più antichi siti preistorici studiati nei Berici sono rappresentati da alcune grotte
naturali che si aprono nel versante orientale tra Lumignano e Mossano; tali grotte hanno
permesso di documentare la frequentazione dei Colli da parte di popolazioni di cacciatori
che conducevano una vita seminomade rifugiandosi stagionalmente presso caverne e ripari
sotto roccia.
Numerosi altri siti, anche all'aperto ed in riva ai bacini lacustri, hanno accertato
successivi frequenti insediamenti fino alle soglie della nostra storia in cui reperti sono visibili
e visitabili presso la Sezione di Preistoria del Museo Civico di Vicenza.
Accesso stradale
Al punto di partenza dell'escursione si può arrivare: dopo aver percorso un tratto della Strada
Provinciale n. 89 <<dei Colli>> fino all'incrocio con la Strada Provinciale <<del
Buonsenso>> che, a destra del senso di marcia fin qui seguito, porta a Selvazzano Dentro e
Saccolongo. Si segue quest'ultima e, giunti al semaforo di Fossona,si prosegue diritto fino ad
arrivare a Bastia. Qui si oltrepassa il semaforo (non si può girare a destra in quanto alla
domenica c’è mercato) e dopo aver percorso la strada per circa 500 metri si prendono le
frecce a destra per Lovolo/Barbarano. Alla fine della strada si sbocca sulla statale n. 247 si
gira a destre e dopo 100 metri circa si gira a sinistra, si arriva a Sossano, si gira a destra
entrando in città e dopo aver passato la chiesa principale sulla destra continuare sempre
diritto. Dopo una serie di curve si arriva a San Germano. Nei pressi della Piazza della Pace di
San Germano possono essere parcheggiate le automobili.
Descrizione del percorso
Dalla piazza ci si dirige a destra in direzione di un capitello votivo dedicato alla
Madonna di Monte Berico.
Subito inizia la salita tra le abitazioni del paese che fiancheggiano la strada asfaltata.
Tra le case si nota l'affioramento di una roccia di colore bruno - giallastro, sottilmente
stratificata: rappresenta livelli di tufiti piuttosto tenere, dentro le quali, nei tempi passati, sono
state ricavate nicche e piccole gallerie da adibire a deposito per gli attrezzi.
Si segue per un buon tratto la via sulla quale ci si trova, anche quando questa si fa
decisamente più ripida permettendo di guadagnare quota in breve tempo.
Dopo aver superato una brusca curva a sinistra, e dopo aver superate le ultime case del
centro di San Germano dei Berici, l'itinerario prosegue, in leggera salita e su strada asfaltata,
tra due alti filari di bagolaro, di acero campestre e di albero di Giuda.
Giunti in corrispondenza di un bivio, si prende a destra e si continua a salire fino a
raggiungere, presso Casa Ceolato, un basso edificio che racchiude un impianto di pompaggio
dell'acqua.
Il tratto che ora si percorre in falsopiano, su fondo sterrato e su comoda e larga
carrareccia, permette di notare un paesaggio che è frutto dell'intervento dell'uomo: una
<<masiera>>, sulla sinistra, o il ripido versante terrazzato e coltivato a vigneto od a frutteto
lungo il bordo sinistro si può notare la marruca (Paliurus spinachristi) .
La marruca, ha areale mediterraneo dove è presente in
ambienti aridi e caldi. Gli usi sono limitati per le ridotte
dimensioni del tronco. Lo si può trovare impiegato per
formare siepi che, grazie alle numerose spine, sono
praticamente impenetrabili. Fiori piccoli giallo
verdognoli in corimbi ascellari
Fioritura: a fine maggio.
Habitat: pendii sassosi , rocciosi, aridi ed assolati e
lungo i corsi d’acqua
La stradina successivamente inizia a scendere fino
a giungere sul fondo dell'incisione dello Scaranto dei
Curii.
Qui, in prossimità della Fontana dei Curii (quota
79,30 m), si attraversa il piccolo corso d'acqua che
scende dallo scaranto.
Il corso d'acqua, nel tempo, ha originato curiose concrezioni travertinose sulle quali, in
un ambiente fresco e umido, trovano ideale terreno di crescita muschi, epatiche e felci.
Dalla fontana, il percorso si restringe ora ad un semplice sentiero in lieve salita che si
snoda prevalentemente in una successione di tratti boschivi a carpino nero (ostrya
carpinifolia) con sottobosco di edere e di pungitopo (ruscus aculeatus)e di brevi radure in cui
affiora la roccia calcarea.
Il carpino nero è un albero
grandezza, corteccia liscia e
lineari. Foglie alterne, ovatoall'apice e doppiamente
riuniti in amenti penduli; i
lunghi, quelli femminili molto
brattee. Frutti: acheni lisci,
Fioritura: aprile- maggio.
Habitat: terreni freschi e
caducifolio di media
compatta con lenticelle
lanceolate, acuminate
seghettate ai margini. Fiori
fiori maschili cilindrici e
più corti, formati da
protetti da due brattee.
lungo i corsi d’acqua
Pungitopo è un piccolo arbusto sempreverde con fusti eretti e rigidi, molto ramificato da
cladodi o fillocladi, con sembianze di foglia, per la forma (ovato-acuminati con apice
pungente) e per la funzione di fotosintesi clorofilliana. Foglie di piccole dimensioni,
triangolari o lanceolate, poste al centro dei cladodi. Fiori dioici, bianco- verdi, solitari o
appaiati all’ascella delle foglie. Frutti: bacche sferiche rosse, contenenti uno o due semi.
Fiori Fioritura: febbraio-aprile
Habitat: sottobosco e macchia evoluta.
Poi, dove il bosco si fa più fitto, alcuni stretti tornanti permettono di superare in breve
tempo il tratto più scosceso, fino a scavalcare un naturale gradino morfologico.
Il bosco ora si apre e ben presto ad esso segue, sempre in salita, un tratto cespugliato.
Si prosegue seguendo la massima pendenza del versante della Boscà, su un sentiero a
tratti gradinato e che si snoda sinuoso tra un cespuglio e l'altro per raggiungere il crinale
collinare.
Una <<masiera>> sulla sinistra, quando su ampia carrareccia ci si immerge
nuovamente in un bosco più fitto, permette di raggiungere una pozza d'acqua stagnante,
ricoperta sulla superficie da lenticchia d'acqua: è la Busa d'acqua di Graziotto.
Si supera la pozza e, in corrispondenza di un trivio, si prende a destra in leggera salita;
poco prima di giungere nella corte di Casa Graziotto si piega bruscamente a sinistra seguendo
una traccia di sentiero che passa accanto a due vasche di roccia, anch'esse scavate per
raccogliere - per scopi irrigui - l'acqua piovana.
Superando alcune rive terrazzate (oggi non più coltivate) ci si riporta sulla carrareccia
che sale da Casa Graziotto; si prende a sinistra e si tiene questa direzione anche in
corrispondenza dei due successivi bivi, vicini alla sommità del crinale collinare.
A tratti, la fascia boschiva si apre e lascia spazio a piccole radure prative.
La carrareccia sulla quale ci si trova continua a salire, anche se ora con minore
pendenza.
Prima di sbucare su un tratto più aperto e panoramico, sulla sinistra si incontra il
“Casotto Graziotto”.
Questa è la prima di una serie di curiose costruzioni in pietra, che si trovano per la
maggior parte nel territorio del San
Germano dei Berici (ma ve ne sono
anche a Grancona, a villana, a
Sossano e a Barbarano). Nella
forma tipica ricordano vagamente
gli igloo. Sono inseriti nella parte
terminale
delle
murette
di
recinzione o nelle barriere di
contenimento di terrapieni oppure
sorgono isolati. Realizzati sempre a
secco, hanno una pietra centrale di
chiusura più grande delle altre, che
funge da chiave di volta. Le pietre
che compongono queste costruzioni
sono quasi sempre a scaglie, hanno basi notevoli rispetto ad una camera interna di varia
forma, ma sempre relativamente più piccola rispetto alla base della costruzione. La copertura
è generalmente costituita da un piccolo strato di terriccio ricoperto di iris o edera.
Per quel che concerne l’origine di queste costruzioni vi sono parecchie ipotesi storiche che
devono essere ulteriormente approfondite. Una ipotesi riguarda la traccia nordica
riconducibile ai Reti, una popolazione nomade che occupava l’area occidentale del bacino
del Danubio che durante le diverse migrazioni giunse a sfiorare l’area berica.
L’accostamento fra i casotti e le case dei Reti è dovuto al fatto che le costruzioni sono simili,
anche se in genere la camera interna della casa retica ha una forma esclusivamente
quadrangolare ed è presente quasi sempre un corridoio di entrata che invece non è mai stato
riscontrato nei casotti berici. Un’altra ipotesi riguarda la “pista del sud”; nell’Italia
meridionale esistono molte costruzioni paragonabili ai casotti come i trulli pugliesi e alcune
abitazioni dell’appennino centro meridionale. Concludendo non si può escludere che i casotti
siano semplicemente il tentativo di liberare le colture dalle pietre che infestavano i fondi
dando così origine ad ammassi di pietre dapprima ammonticchiate alla rinfusa e poi pensate
con un preciso scopo, quello di rifugio temporaneo per uomini o piccoli animali domestici.
Superato il <<Casotto Grazioso>> la carrareccia prosegue in un leggero saliscendi, a
tratti fiancheggiata da alte siepi.
Si supera un'abitazione e, dopo un'altro breve tratto di bosco rado, ci si porta in leggera
discesa su una strada asfaltata che scende verso il gruppo di case di Contrà Ghenzo (quota
228,20 m).
Mantenendosi sulla destra, e proseguendo su asfalto, prima di raggiungere il nucleo
abitato si svolta a sinistra per “Strada delle Vaccarette”. Si tratta di una carrareccia sterrata in
piano, fiancheggiata sul lato a monte da una “masiera”.
Superata una abitazione isolata, il percorso guidato procede attraversando una fascia
boschiva per aprirsi poi su campi coltivati a vigneto e a cereali. Quando il percorso inizia a
scendere quasi nascosto sulla destra, all’interno di un vigneto si può vedere il “Casotto delle
Vaccarette”.
La carrareccia diventa un sentiero e scende verso lo Scaranto dei Curii che poi si
risale. All’inizio della salita si trova la Fontana Marcolin dopo la quale si piega decisamente a
sinistra e si prosegue in salita.
Arrivati alla strada asfaltata, la si attraversa e si continua a salire arrivando davanti
all’ingresso di due cave di pietra tenera. Si prende il sentiero sulla destra e dopo qualche
centinaio di metri si giunge nei pressi della Contrà Brustolà.
Una volta sbucati sulla strada asfaltata si piega a sinistra, senza raggiungere Contrà
Brustolà (quota 247,30 m) e, dopo un breve tratto in salita, si trova un'altro bivio quando la
strada, adesso sterrata, piega a destra: la si segue in sempre leggera costante salita fino a
raggiungere la sommità della dorsale collinare.
Lo sguardo, a questo punto, spazia sulle colline circostanti del rilievo berico fino a
Zovencedo, a San Gottardo ed a Grancona e più in là, quando le giornate sono serene, fino ai
profili seghettati delle Piccole Dolomiti.
Dopo aver oltrepassato due abitazioni abbandonate, la carrareccia prosegue su terreno
aperto e coltivato ed inizia a scendere fino a portarsi in prossimità dell'incisione sospesa che
ospita il nucleo di Contrà Valli (quota 211,30 m).
Alla fine della discesa, in corrispondenza di un bivio, si prende a sinistra su comoda
stradina in falsopiano (Via Valli), passando a fianco di alcune abitazioni nei pressi delle quali
verrà effettuata la sosta per il pranzo al sacco (quota 211,80 m, 3 - 3,30 ore circa dalla
partenza).
L'ultima costruzione della contrada è un'azienda agrituristica, oggi attrezzata anche
con un'area di sosta, che fornisce prodotti coltivati con metodi biologici e biodinamici.
Nei pressi, a valle della strada, un bacino impermeabilizzato raccoglie abbondante
acqua e poco più in là piccole pozze d'acqua, anch'esse artificiali, ospitano una ricca fauna ed
un'interessante vegetazione igrofila.
Dopo la sosta l'escursione riprende proseguendo per la strada asfaltata fino a
raggiungere una cabina elettrica. Qui, in corrispondenza di un bivio dove sorge anche una
croce votiva, si prende la carrareccia che sale nel bosco. Ad un successivo bivio, si prosegue
diritti sempre in salita. Ora il fondo è tornato sterrato e il percorso procede attraversando fasce
boschive termofile. La stradina piega decisamente a sinistra in corrispondenza di un bivio a T
qui si deve prendere il sentiero davanti e si sale il pendio lungo la linea di massima pendenza.
Si aggira così la cima del Monte Lupia. Dopo esser passati sotto la casa che è stata costruita
sulla cima ci si immette nella carrareccia che e si gira a destra in direzione est.
Abbandonato così il sentiero più largo, che prosegue in direzione nord, si segue una
traccia evidente che porta in breve ad un'area di sosta dove sorge, incastonata nella roccia, una
cappelletta votiva. Successivamente inizia, a valle dell'area di sosta, una discesa ripida nel
bosco, con un succedersi di curve pronunciate, superando antichi terrazzamenti e piegando
poi decisamente a sinistra in direzione sudest, seguendo per un buon tratto una bassa
<<masiera>>.
Si prosegue l'escursione continuando a perdere costantemente quota riportandosi in
una porzione del versante che sovrasta San Germano dei Berici. Un ultimo tratto breve in
discesa, protetto a valle da una staccionata, permette di raggiungere la strada che sale da San
Germano dei Berici.
Si segue quest'ultima in salita per poche decine di metri, poi si volta a destra e si
imbocca una carrareccia in discesa che attraversa un oliveto, in vista del sottostante ripiano
morfologico che ospita Ca' Vajenta.
Ritornati sulla strada asfaltata, si prende a sinistra, sempre in discesa, fino ad arrivare
ad un bivio in prossimità del quale si lascia la strada che scende a valle e si gira a sinistra per
fiancheggiare il lungo complesso di Ca' Vajenta, preceduto da un'oratorio del 13¡ secolo
dedicato a Sant'Antonio da Padova.
La strada attraversa tutto il nucleo abitato e si fa sentiero all'altezza delle ultime
abitazioni, quando ormai il percorso sovrasta di poco il centro di San Germano dei Berici. Il
sentiero su cui ci si trova dopo un centinaio di metri sbuca sulla stradina percorsa all'inizio
dell'escursione (quota 57 m circa): girando a destra si arriva in breve alla Piazza della Pace
(33 m) dove si ritrovano le automobili e dove ha termine l'escursione (2 ore circa dalla base
del Monte Lupia).
Il rientro a Padova avverrà in modo autonomo: gli occupanti di ogni singola
automobile decideranno secondo le proprie esigenze.
Scarica

Sabato 16 – Domenica 17 giugno