Rassegna stampa
13 gennaio 2015
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INDICE
ANICA - ANICA SCENARIO
13/01/2015 Avvenire - Nazionale
Mason cala il tris, è "Boyhood" il film più premiato
5
13/01/2015 Corriere della Sera - Roma
Addio a Rosi, la passione e la ragione
6
13/01/2015 Corriere della Sera - Nazionale
«Boyhood» vince i Golden Globes Il regista: 12 anni di emozioni sul set
8
13/01/2015 Corriere della Sera - Nazionale
La rivincita del cinema povero anti Hollywood
10
13/01/2015 Il Fatto Quotidiano
Hollywood come Budapest
11
13/01/2015 Il Giornale - Nazionale
«Boyhood» trionfa E «Fargo» fa la pelle ai detective di culto
13
13/01/2015 Il Giornale di Vicenza
Regione e Confindustria: fondi per moltiplicare i "ciak" qui
15
13/01/2015 Il Messaggero - Nazionale
La cerimonia Napolitano e big del cinema per l'ultimo saluto a Rosi
16
13/01/2015 Il Messaggero - Nazionale
"Boyhood" in marcia per l'Oscar
17
13/01/2015 Il Secolo XIX - Nazionale
ASSEGNATI I GOLDEN GLOBES "BOYHOOD " , UN TRIONFO CHE PROFUMA DI
OSCAR
19
13/01/2015 Il Tempo - Nazionale
Ai Golden Globe Hollywood è «Charlie» E Clooney incanta tutti
21
13/01/2015 La Repubblica - Nazionale
Boyhood verso l'Oscar***
23
13/01/2015 La Stampa - Nazionale
Jurassic Hollywood le novità sono sequel (c'è pure Terminator)
25
13/01/2015 La Stampa - Nazionale
Ai Golden Globes più sobri vince il film girato in 12 anni
26
13/01/2015 La Stampa - Aosta
Film Commission, 60 mila euro a "Bianco" di Daniele Vicari
27
13/01/2015 Libero - Nazionale
IL CECCHINO FA SECCO SIANI
28
ANICA WEB - ANICA WEB
12/01/2015 www.corrierecomunicazioni.it 16:42
L'industria dei contenuti: "Piano banda larga, il governo ci ha cancellato
30
12/01/2015 www.e-duesse.it 17:34
Nuovi scenari per The Business Street
34
ANICA - ANICA SCENARIO
16 articoli
13/01/2015
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 24
(diffusione:105812, tiratura:151233)
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AGORÀ spettacoli Golden Globes.
Mason cala il tris, è "Boyhood" il film più premiato
ALESSANDRA DE LUCA
Il presidente Usa Barack Obama non ha partecipato alla marcia di Parigi, ma domenica sera sul tappeto
rosso dei Golden Globes le star hollywoodiane hanno sfilato con il distintivo «Je suis Charlie», per dire no agli
attacchi terroristici, ma anche alle minacce della Corea del Nord, come ha sottolineato Theo Kingma,
presidente dell'Associazione della Stampa estera che ogni anno anticipa gli Oscar con i prestigiosi Globi
d'Oro. Tre sono andati a Boyhood , il film più premiato, che ha vinto come miglior opera drammatica, per
l'interpretazione della non protagonista Patricia Arquette e la regia di Richard Linklater impegnato per dodici
anni, a partire dal 2012, a raccontare la vita di Mason, prima bambino e poi adolescente. Un esperimento
cinematografico già premiato con l'Orso d'Argento al Festival di Berlino, aperto l'anno scorso da Grand
Budhapest Hotel di Wes Anderson, che a sorpresa è la migliore commedia dell'anno, mentre il superfavorito
Birdman , che ha invece inaugurato la Mostra di Venezia, si aggiudica i premi per la sceneggiatura e
l'interpretazione di Michael Keaton nei panni di un attore hollywoodiano in crisi e in cerca di riscatto sulle assi
di un palcoscenico di Broadway. Che la malattia al cinema colpisca il cuore di Hollywood lo dimostrano il
premi a Julianne Moore, che precocemente colpita dall'Alzheimer in Still Alice si allontana inesorabilmente
dalle realtà, e quello a Eddie Redmayne, accartocciato su una sedia a rotelle per diventare l'astrofisico
Stephen Hawking in La teoria del tutto , film che vince anche per la migliore colonna sonora. Premiati anche
Amy Adams, pittrice protagonista di Big Eyes di Tim Burton, e J.K. Simmons, non protagonista di Whiplash ,
divertente storia di un aspirante batterista jazz. Selma. La strada per la libertà , ovvero il racconto della
storica marcia di Martin Luther King prodotto da Brad Pitt, ottiene solo un riconoscimento per la migliore
canzone, mentre il russo Leviathan e l'americano Dragon Trainer 2 , entrambi presentati a Cannes, sono
rispettivamente il miglior film straniero e il miglior film di animazione. Premio alla carriera per George Clooney
che invita a «non camminare nella paura» e si lascia andare a una tenera dichiarazione d'amore per la
moglie Amal.
Foto: REGISTA. Richard Linklater
ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 13/01/2015 - 13/01/2015
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Corriere della Sera - Roma
Pag. 9
(diffusione:619980, tiratura:779916)
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La cerimonia
Addio a Rosi, la passione e la ragione
Il presidente Giorgio Napolitano e tutto il cinema italiano per l'ultimo saluto laico In sala Il Capo dello Stato
compagno di scuola al Liceo Umberto I di Napoli
Stefania Ulivi
La coppola scozzese poggiata sulla bara ospitata nella sala De Luxe della Casa del cinema a cui si
aggiungono via via un paio di fotografie (una con Gianmaria Volonté) una madonnina lasciata da Franco
Zeffirelli, alcune rose rosse. Accanto la corona di rose bianche del presidente della Repubblica, scortata da
due corazzieri. Un addio fatto di poco e di tantissimo quello a Francesco Rosi, scomparso nella casa romana
sabato scorso a 92 anni. Passione e rigore legati insieme nel saluto a un uomo di cultura che come pochi altri
ha saputo raccontare con passione e rigore il paese attraverso il suo cinema.
«Caro, dolcissimo, adorato Franco, per tutta la vita ho stranamente combattuto con l'idea e l'angoscia della
tua morte. Forse perché avendo un rapporto così speciale, sapevo che la tua mancanza mi avrebbe dilaniata.
Avrei volentieri dato volentieri la mia vita in cambio della tua, per poter godere ancora dei tuoi pensieri, della
tua dolcezza, del tuo amore. Il tuo profondo senso della giustizia, il dovere morale, l'amore per la verità, il non
essere mai sceso a compromessi, la tua poesia, mi hanno fatta diventare quella che sono. Sono così sono
fiera di essere tua figlia, fiera di essere almeno un po' una piccola parte di te. Mi mancherai tanto. Io che tutta
la vita ti ho chiamato "Franco", ora non riesco che a chiamarti "papà"». È la figlia Carolina a chiudere la
commemorazione laica commossa e affettuosa che ha riunito alla Casa del cinema gli amici cari, i colleghi,
moltissimi cittadini che hanno continuato nell'omaggio fino al pomeriggio. Amici come l'ex compagno di
scuola al Liceo Umberto I di Napoli Giorgio Napolitano che ha assistito alla cerimonia seduto accanto a
Carolina. Una delle ultime uscite da presidente della Repubblica vissuta come un fatto privato, a parte il
saluto con il ministro Franceschini, il presidente della Regione Lazio Zingaretti, il vicesindaco Luigi Nieri, e il
direttore della casa del Cinema Gosetti.
Parla un po' anche a nome suo lo scrittore Raffaele La Capria («Siamo stati un gruppo di amici napoletani
venuti a Roma ciascuno con un sogno: io di diventare scrittore, Franco regista e Antonio Ghirelli giornalista. E
uno di noi è anche diventato presidente della Repubblica. Siamo stati una generazione fortunata. Per me
Franco non è morto. Me lo sento vicino»). Lo ricordano, oltre al fratello Massimo e Furio Colombo, i colleghi
di diverse generazioni. Ettore Scola («in queste occasioni si tende a parlare di sé, ma con Franco non è così,
perché aveva una personalità fortissima. Con lui ci si divertiva moltissimo, era pieno di ironia»), Marco Tullio
Giordana, Roberto Andò e Peppuccio Tornatore («La tua frase, quell'intercalare ostinato e ossessivo "ma
comunque andiamo avanti", non era rassegnazione. Non ci sono vicolo cieco o vetro chiuso che non
possiamo superare: questa è la tua lezione, essere un cittadino che ha sempre avuto in pugno il
ragionamento e l'amore del cinematografo»). Intorno c'è tutta la famiglia del cinema. Marco Bellocchio, Paolo
Sorrentino, Francesco Maselli, Giuliano Montaldo, Nicola Piovani, Liliana Cavani, Lina Wertmüller, Paolo
Villaggio, Michele Placido, Paolo Virzì, Mario Martone, Daniele Vicari, Giuseppe Piccioni. Solo per citarne
alcuni.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La figlia Per tutta la vita ti ho chiamato Franco, ora riesco solo a chiamarti papà
Scola Aveva una personalità fortissima, con lui ci si divertiva, era pieno di ironia
Tornatore Andare avanti comunque Questa è la tua lezione da cittadino
Foto: Amici
e colleghi C'erano moltissimi attori e registi ieri alla Casa del cinema per l'ultimo omaggio a Francesco Rosi.
Da sinistra, in senso orario: il presidente Napolitano, compagno di scuola del regista con Carolina Rosi,
Giuliano Montaldo, Paolo Sorrentino, Michele Placido, Lina Wertmüller, Paolo Virzì, Lina Sastri, Ettore Scola.
ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 13/01/2015 - 13/01/2015
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Corriere della Sera - Roma
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(diffusione:619980, tiratura:779916)
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ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 13/01/2015 - 13/01/2015
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13/01/2015
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 46
(diffusione:619980, tiratura:779916)
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La sorpresaTrionfa Linklater. Riconoscimenti per Amy Adams, Julianne Moore, Michael Keaton
«Boyhood» vince i Golden Globes Il regista : 12 anni di emozioni sul set
Tre trofei al film sulla crescita di un bambino. A Clooney il premio alla carriera
Giovanna Grassi
LOS ANGELES I Golden Globes hanno premiato come miglior film drammatico un'opera indipendente,
Boyhood , lanciata dal Sundance, girata in meno di un mese e mezzo ma diluita nell'arco di 12 anni (le
riprese sono durate dal 2002 al 2013) per raccontare il viaggio verso la maturità di un bambino di sei anni,
Mason, interpretato da Ellar Coltrane.
«Gli attori che si sono reincontrati tante volte nel corso dei 12 anni - ha detto Richard Linklater, vincitore
anche come miglior regista - hanno sempre indossato i loro abiti e mostrato le loro vere facce, senza trucco e
senza interventi di chirurgia estetica, come avevo detto loro all'inizio della nostra avventura, che è stata un
impegno emozionale e professionale assolutamente corale».
I Globes assegnati dai membri della Hollywood Foreign Press (diversissimi dagli Oscar, sanciti da circa 90
giornalisti della stampa internazionale con sede a Los Angeles) hanno dunque premiato un film sperimentale,
lontanissimo dai modelli hollywoodiani.
La cerimonia è stata anche un momento corale di impegno e di solidarietà nei confronti della Francia, delle
vittime degli attacchi terroristici e in favore della libertà di stampa. In molti, dai vari presentatori agli attori,
dagli ospiti alle numerose celebrità in sala, hanno sfoggiato il distintivo «Je suis Charlie» o mostrato cartelli a
sostegno del giornale satirico Charlie Hebdo e contro ogni forma di terrorismo.
Appelli in tal senso sono stati lanciati, tra gli altri, da George Clooney, alla prima uscita ufficiale hollywoodiana
con la moglie Amal e insignito del premio alla carriera Cecil B.deMille, e dalle conduttrici della serata Tina Fey
e Amy Poehler. I giornali e i network americani hanno definito l'evento «a truly global ceremony», una
cerimonia davvero globale. Il regista texano Linklater, classe 1960, ha ritirato il premio per Boyhood
accompagnato dai suoi attori protagonisti, Patricia Arquette (miglior interprete drammatica) ed Ethan Hawke.
Nel film sono i genitori di Mason, che (in una sovrapposizione tra fiction e realtà) viene seguito dall'età di sei
anni, nell'adolescenza, fino ai 18 quando entra al college. Con lui la sorellina Samantha (interpretata da
Lorelei Linklater, figlia del regista).
Patricia Arquette, figlia d'arte, 46 anni, terza di cinque fratelli, tutti attori, ha commentato così il suo successo:
« Boyhood è stato vissuto da tutti noi come parte della nostra vita reale perché nel corso di dodici anni
ognuno di noi ha dovuto fare i conti con lacrime e sorrisi, gioie e dolori. Abbiamo raccontato il viaggio nella
vita del protagonista e della sua famiglia, nella quale interpreto una madre divorziata e combattiva, come mi è
accaduto di essere nelle vita vera. Intorno a noi e ai membri del cast e della troupe, nel corso di dodici anni,
sono cambiati non solo il microcosmo personale di ciascuno fatto di affetti e tribolazioni, di conquiste e
perdite, ma anche l'America e i suoi presidenti e il mondo intero. Si è trattato anche di un viaggio - ha
concluso l'attrice - nelle nostre memorie, tra passato e futuro».
Linklater ha ribadito: «Amo girare lunghe storie a puntate per il cinema, come è accaduto nella trilogia
inaugurata nel 1995 da Prima dell'alba con Ethan Hawke e Julie Delpy e chiusa nel 2013 con Before midnight
. Mi affascina raccontare la società dando voce alla gente comune, proprio come i genitori divorziati del film e
come il piccolo Mason».
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Le rosse
Dall'alto: Amy Adams, 40 anni: miglior attrice per la commedia «Big Eyes» di Burton Julianne Moore, 54 anni,
è la miglior attrice drammatica per «Still Alice»
Foto: Il cast di «Boyhood»: da sinistra Patricia Arquette (46 anni), Lorelei Linklater (20, figlia del regista), il
regista Richard Linklater (54), Ellar Coltrane (20) ed Ethan Hawke (44). Le riprese del film sono durate più di
dodici anni
ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 13/01/2015 - 13/01/2015
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13/01/2015
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 46
(diffusione:619980, tiratura:779916)
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Foto: Je suis Charlie George Clooney (53) con la moglie Amal Alamuddin (36). Il divo, che esibiva la spilla
«Je suis Charlie», ha ricevuto il «Cecil B. De Mille Award»
ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 13/01/2015 - 13/01/2015
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13/01/2015
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 46
(diffusione:619980, tiratura:779916)
La rivincita del cinema povero anti Hollywood
Paolo Mereghetti
Ha visto giusto l'Universal nel far nuovamente uscire Boyhood (la prossima settimana): il film di Richard
Linklater è stato incoronato ai Golden Globes come miglior film drammatico e il suo regista come il migliore in
assoluto. Senza contare il premio a Patricia Arquette come non protagonista. Un piccolo grande trionfo che
unito a quello di Grand Budapest Hotel come miglior commedia conferma il ruolo sempre più importante che
le produzioni «indipendenti» stanno conquistando. In una Hollywood dove sembra dominare solo l'«usato
sicuro» - leggi: il sequel o il remake come grimaldelli per portare più giovani al cinema - le opere originali
tornano a farsi largo nell'apprezzamento degli addetti ai lavori (e di un pubblico over quaranta tornato a far
sentire il suo peso anche al botteghino). Lo confermano i quattro riconoscimenti ai migliori attori - Julianne
Moore ( Still Alice ) e Eddie Redmayne ( La teoria del tutto ) per i drammi, Michael Keaton ( Birdman ) e Amy
Adams ( Big Eyes ) per le commedie - dove la performance recitativa prende forza anche dalla serietà dei
temi trattati (malattia, crisi identitaria, riconoscimento dei propri meriti). Così come il premio per il miglior film
straniero a Leviathan del russo Andreij Zvyagintsev, solleva temi politici che vanno al di là del puro pretesto
narrativo. Vedremo giovedì se questa tendenza «anti» major sarà confermata anche dalle nomination agli
Oscar.
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ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 13/01/2015 - 13/01/2015
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Il commento
13/01/2015
Il Fatto Quotidiano
Pag. 18
(tiratura:100000)
AI GOLDEN GLOBE VITTORIA A SORPRESA PER WES ANDERSON E"BOYHOOD" DI LINKLATER. LE
STAR DIVENTANO TUTTE " CHARLIE " VERSO GLI OSCAR A due giorni dalle nomination agli Academy
Awards, " Birdman " e " Selma " potrebbero non essere poi così favoriti
Federico Pontiggia
Golden Globes, vince la B. Non quella dello strafavorito B i rd m a n , ma di B oy h o o d , l ' arte-vita di
Richard Linklater che trionfa ai 72esimi riconoscimenti della stampa estera accreditata a Hollywood. Miglior
film drammatico, miglior regista e migliore attrice non protagonista, Pa t r i c i a A rq u e t te . Ma la B
vittoriosa è anche della Berlinale, che mette dietro Cannes e Venezia: l ' anno scorso B oy h o o d vinse per
la regia l ' Orso d ' Argen to, metallo assegnato (Gran Premio della Giuria) anche a The Grand Budapest
Hotel di Wes Anderson, che ai Globi la spunta quale migliore commedia/musical battendo proprio B i rd m a n
. Insomma, Berlino sugli scudi e qualche previsione in chiave Oscar da rivedere: a due giorni (il 15 gennaio)
dalle nomination agli Academy Awards, sicuri che B i rd m a n del messicano Alejandro González Iñárritu e
Selma , sulla marcia di Martin Luther King per il diritto di voto nel 1965, siano ancora i papabilissimi? Tranche
de vie lunga 12 anni, con gli attori Ethan Hawke, Arquette, Lorelei Linklater e Ellar Coltrane seguiti e filmati
dal 2002 al 2014, B oy h o o d ha incassato un ' ipoteca pesantissima per le statuette più ambite:
tradizionalmente meno inclini a premiare i film piccoli, indipendenti e senza star di prima grandezza, i Globi
stavolta hanno stupito e, secondo molti analisti Usa, spianato la strada per la vittoria finale all ' 87esima Notte
degli Oscar, in programma al Dolby Theatre di Los Angeles il 22 febbraio prossimo. Vedremo, ma agli annali
vanno già gli iroGnici ringraziamenti di Wes Anderson ai membri della Hollywood Foreign quali " Dagmar,
Munawar, Helmut, Anka... " . Fronte degli attori, i migliori drammatici sono il londinese Eddie Redm ay n e ,
metamorfico ed empatico nei panni del fisico teorico Stephen Hawking affetto da SLA ne La teoria del tutto
(da giovedì in sala), e Julianne M o o re per Still Alice , mentre per commedie e musical la spuntano Michael
Keaton , l ' ex supereroe hollywoodiano che cerca il rilancio in B i rd m a n , e Amy Adams , protagonista del
burtoniano Big Eye s . SE JULIANNE Moore e la dimenticata Rosamund Pike di Gone Girl sono in pole
position per gli Oscar, Keaton vs. Redmayne, con il Benedict Cumberbatch di The Imitation Game per terzo
incomodo, è la probabile disfida maschile. Non sarà della partita George Clooney, ma accompagnato dalla
fresca sposa Amal s ' è già consolato con il Cecil B. DeMille alla carriera dei Globes: nell ' ac ceptance
speech , ha guardato ai " milioni di persone (che) hanno marciato non solo a Parigi ma in tutto il mondo. Ed
erano cristiani, ebrei e musulmani. Erano i leader dei paesi del mondo e non hanno marciato per protestare.
Hanno marciato per supportare l ' idea che non cammineremo nella paura. Non lo faremo. Je suis Charlie .
Thank you " . Se tra dichiarazioni, spille e cartelli #CharlieHebdo è stato IL tema politico, ai Globes non sono
mancati riferimenti al #SonyHack, con le presentatrici Tina Fey e Amy Poehler a sbeffeggiare la Corea del
Nord per The Interview : la coppia ha replicato per Bill Cosby, recentemente accusato a più riprese di
violenza sessuale. Poche risate, comunque. Nell ' agenda della serata losangelina anche i diritti LGBT, grazie
alla premiata serie Amazon Transpare n c y con Jeffrey Tambor nel ruolo di un transgender, e il caso
Ferguson, con John Legend e Common laureati per la canzone Glory di Selma : " Sentivo che era più di un
film. Io - ha detto Common - sono il ragazzino nero disarmato che avrebbe bisogno di una mano, ma invece
gli viene dato un proiettile. Sono i due poliziotti caduti in servizio. ( ... ) Ora è il momento di cambiare il mondo
" . CONNOTAZIONI geopolitiche, viceversa, per la vittoria tra i film stranieri del russo Lev i a t h a n di Andrey
Zvyaginstev (prossimamente nelle nostre sale con Academy Two): non accadeva dal 1969, quando Guerra e
pace di Sergey Bondarchuk bissò anche agli Oscar, che un film russo trionfasse ai Golden Globe Awards.
Qui ha battuto il candidato principe, il polacco Ida , e l ' outsider svedese Force Majeure : dopodomani, nella
corsa agli Oscar, potrebbe trovare anche Ti m b u kt u di Abderrahmane Sissako, dalla Mauritania con due
occhi sul fondamentalismo islamico. Infine, il controcanto televisivo dei Globes: hanno vinto le serie nuove di
ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 13/01/2015 - 13/01/2015
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Hollywood come Budapest
13/01/2015
Il Fatto Quotidiano
Pag. 18
(tiratura:100000)
ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 13/01/2015 - 13/01/2015
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
pacca, da The Affair (miglior drama più l ' attrice Ruth Wilson) a Tra n s p a re n t e Fa rg o (migliore miniseri/
TV movie e il cattivo Billy Bob Thornton). Calici in alto per la vittoria del " drammatico " Kevin Spacey , alias il
mefistofelico politico Frank Underwood di House of Cards , viceversa, tanta è la delusione per True Detect i
ve : quattro nomination, tra cui i protagonisti Matthew McConaughey e Woody Harrelson, e nessuna
trasformata. Per il resto, tutto il mondo è paese, e il manuale Cencelli impera anche a Hollywood: Amazon
(2), FX (2), Showtime (2), The CW (1), HBO (1), Netflix (1), PBS (1) e Sundance TV (1), hanno vinto tutti. E
nessuno.
Foto: Il cast vittorioso di " The Grand Budapest Hotel " col regista Anderson Ansa
13/01/2015
Il Giornale - Ed. nazionale
Pag. 23
(diffusione:192677, tiratura:292798)
«Boyhood» trionfa E «Fargo» fa la pelle ai detective di culto
Il film sperimentale di Linklater vince e lancia la corsa per gli Oscar. Tra le serie , il tributo ai fratelli Coen
sbaraglia l'investigatore di Matthew McConaughey
Pedro Armocida
«Benvenuti, voi gruppo di deprecabili e viziati mascalzoni dallo scarsissimo talento». Così si è aperta l'altra
notte la 72a edizione dei Golden Globe con le presentatrici, Amy Poehler e Tina Fey (attrici comiche famose
negli States cresciute al SaturdayNight Live ), che all'Hilton di Beverly Hills in California hanno fatto da
mattatrici per l'intera serata ormai considerata, più a torto che a ragione, l'anticamera degli Oscar (ne sa
qualcosa Leonardo DiCaprio che ha vinto due Golden Globe come migliore attore - l'ultimo lo scorso anno
con The Wolf of Wall Street di Scorsese ma mai un Oscar). Così, se dopodomani conosceremo le
candidature per le più importanti statuette che verranno poi assegnate il 22 febbraio al Dolby Theatre di Los
Angeles, oggi possiamo solo fantasticare su una certa tendenza di giudizio proveniente dall'associazione
della stampa estera accreditata a Hollywood che vota i Globi d'oro sia in campo cinematografico che
televisivo. Nel primo caso ecco che un pugno di pellicole - Boyhood , Birdman , La teoria del tutto e Grand
BudapestHotel - si è spartito i premi più importanti mentre per il migliore film in lingua non inglese il russo
Leviathan ha avuto la meglio sul polacco superfavorito (anche agli Oscar) Ida . Dunque lo straordinario film di
Richard Linklater, Boyhood , che segue la crescita in tempo reale per 12 anni di un ragazzo dall'età di sei
anni, si piazza in pole position anche per le future statuette. Al film, interpretato da Ellar Coltrane e Ethan
Hawke, che Universal farà uscire nuovamente al cinema per l'occasione il 22 gennaio, sono andati i premi
nelle categorie miglior film drammatico, regia e migliore attrice non protagonista (Patricia Arquette). Mentre
Grand Budapest Hotel di Wes Anderson ha vinto come miglior commedia. La bizzarra divisione tra film
"drammatici" e di "commedia" vede proseguire questa dicotomia anche per i premi agli attori con il
riconoscimento a Julianne Moore per il ruolo superdrammatico di affetta da Alzheimer in StillAlice (visto al
festival di Roma) e a Eddie Redmayne per la sua interpretazione dell'astrofisico Stephen Hawking in La teoria
del tutto (premio anche alla colonna sonora) che esce dopodomani al cinema e di cui stasera è prevista
l'anteprima in tre sale "Bio", eccellente iniziativa che ogni settimana presenta film in edizione originale con
sottotitoli in italiano, a Milano (Colosseo), Roma (Adriano) e Bologna (Capitol). Meritatissimo anche il Golden
Globe a Michael Keaton nei perfetti panni di una star in declino (e chissà se non sarà Oscar visto che molti
votanti dell'Academy si potrebbero immedesimare), in Birdman di Alejandro González Iñárritu, opera che ha
aperto lo scorso festival di Venezia e che ha ottenuto anche il premio per la sceneggiatura. A chiudere la rosa
dei migliori attori ecco Amy Adams per il film di Tim Burton Big Eyes e J.K. Simmons come non protagonista
per Whiplash di Damien Chazelle. Durante la serata non sono mancati gli accenni all'attualità con la coppia di
conduttrici che è tornata sull'affaire del film Sony TheInterview («Stasera celebriamo le serie tv che
conosciamo ed amiamo insieme a tutti i film che andavano bene alla Corea del Nord») mentre George
Clooney, premiato alla carriera, con la neosposa Amal Alamuddin è stato l'unico, insieme al "cantantattore"
Jared Leto, a ricordare i fatti di Parigi pronunciando «Je Suis Charlie». Per quanto riguarda il piccolo schermo
, molte sono state le sorprese come i due premi andati a The Affair , migliore serie drammatica e migliore
attrice Ruth Wilson, o come la doppietta di Transparent sia nel genere comedy che per il ruolo da
protagonista di Jeffrey Tambor. La particolarità è che quest'ultima serie è prodotta e distribuita in streaming
da Amazon esattamente come House of Cards di Netflix che ha visto finalmente premiato come migliore
attore, dopo una miriade di nomination, Kevin Spacey che ha così scherzato: «Questo è solo l'inizio della mia
vendetta». Mentre Billy Bob Thornton ha conquistato lo scettro di miglior attore per Fargo che ha vinto anche
come miglior miniserie a dispetto della favorita True Detective . Perché anche ai premi, per fortuna, le
sorprese a volte non mancano.
ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 13/01/2015 - 13/01/2015
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»GOLDEN GLOBE
13/01/2015
Il Giornale - Ed. nazionale
Pag. 23
(diffusione:192677, tiratura:292798)
ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 13/01/2015 - 13/01/2015
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
I vincitori La bella attrice è stata premiataperilsuoruolonelfilmdrammatico «Big Eye» di Tim Burton Amy
Adams Miglior attore per la miniserie televisiva«Fargo»,soffiailpremio a Matthew McConaughey Billy Bob
Thornton Miglior attore drammatico per la serie «House of Cards» in onda su Sky Atlantic Kevin Spacey È
stata votata miglior attrice per il suo ruolo drammatico da malata in «Still Alice» Julianne Moore Miglior attore
nelle commedie perlaweb serie«Transparent» dove interpreta il trasgender Jeffrey Tambor
Foto: DA RECORD Patricia Arquette, Lorelei Linklater, Ellar Coltrane, Ethan Hawke protagonisti di
«Boyhood», il film che ha dominato i «Golden Globe», durato 12 anni. La pellicola racconta la vita di una
famiglia, attraverso gli occhi di un ragazzo, narrando la crescita di Mason, interpretato da Ellar Coltrane
Foto: SOLIDARIETÀ George Clooney, con il distintivo con la scritta «Je Suis Charlie» (nel cerchio), ha
ricordato i morti di Parigi
13/01/2015
Il Giornale di Vicenza
Pag. 7
(diffusione:41821, tiratura:51628)
Regione e Confindustria: fondi per moltiplicare i "ciak" qui
Ermanno Olmi durante le riprese del film "Torneranno i prati" VENEZIA Per far girare un film in Veneto si
devono sborsare soldi. Sì, proprio così. La Sicilia, piuttosto che la Puglia o il Trentino, contribuiscono
economicamente alle riprese della produzione. Ma le disponibilità di cassa della Regione non consentono
queste operazioni di sponsorizzazioni. Ma è certo che in Veneto ci si è accorti dell´importante ritorno che
rappresenta l´industria cinematografica. E a crederci, in prima linea, c´è Confindustria Veneto che ha trovato
il sostegno economico della Regione per far decollare l´operazione della "Film commission".
CONFINDUSTRIA. Lo conferma l´assessore alla cultura e vicepresidente della Regione, Marino Zorzato:
«Nel 2010 si è avviato un percorso di collaborazione con Confindustria, sancito dalla sottoscrizione di un
protocollo d´intesa finalizzato alla valorizzazione del patrimonio industriale e culturale delle imprese e la
promozione della cultura d´impresa. Un progetto che si è arricchito lo scorso settembre con 5 azioni e che a
fine anno abbiamo finanziato con 120 mila euro. In particolare, una di queste linee di azioni, il progetto di
"Incubatore per la Film commission" è stato oggetto di un finanziamento specifico di 50 mila euro». FILM
COMMISSION. L´obiettivo è creare, grazie appunto a Confindustria che diventerà una sorta di braccio
operativo, una rete di offerte (da quelle alberghiere alla manodopera tecnica e artistica) per incentivare le
produzioni cinematografiche a lavorare in Veneto. «La realizzazione di un film rappresenta un´occasione
importante di promozione in grado di determinare effetti economici positivi e ricadute sia sul piano
professionale che su quello della valorizzazione del territorio. Non solo. Un buon progetto cinematografico,
che si traduce in un buon film è sicuramente, per i luoghi in cui esso è ambientato, un ritorno d´immagine e
vetrina d´eccellenza. È esemplare il caso della pellicola "Io sono Li" di Andrea Segre per la sensibilità e la
capacità del regista di coinvolgere lo spettatore in un percorso di conoscenza di un Veneto minore. Per
questo la Regione, con le ultime delibere approvate in Giunta, ha sostenuto direttamente la produzione di film
come pure l´ assegnazione di contributi per un bando per un ammontare di altri 700 mila euro». SOSTEGNO
DIRETTO E BANDO. In particolare, il Veneto ha stanziato 350 mila euro per il sostegno diretto nella
produzione di sei progetti, proprio come per la pellicola di Ermanno Olmi finanziata nel 2013 dal titolo
"Torneranno i prati". Si tratta di film documentari sulle storie del Veneto legati alla Grande Guerra. La
Regione poi si è anche impegnata ad acquisire, a titolo gratuito, copie delle opere in formato digitale per
distribuirle nelle scuole e nelle mediateche. Altri 350 mila sono stati stanziati lo scorso maggio per un bando
destinato "ai produttori veneti" e per "il sostegno alla produzione cinematografica e audiovisiva". Sono
pervenuti 30 domande e a novembre la Giunta ha approvato i vincitori: sette progetti di produzione e otto di
sviluppo cinematografico.CRI.GIA.
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CULTURA: FINANZIAMENTI PER IL CINEMA . Sei le nuove pellicole che verranno realizzate
13/01/2015
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:210842, tiratura:295190)
Gloria Satta
Satta a pag. 31 Per salutare il vecchio leone Francesco Rosi, che riposa nella bara sormontata dalla sua
coppola a quadri e presidiata dai corazzieri, sono arrivati in tanti. Il cinema di oggi e di ieri, le istituzioni, la
gente comune: tutti in fila alla Casa del Cinema, accolti dallo sguardo familiare e malinconico del Mastroianni
immortalato sulla facciata. E tutti desiderosi di rendere omaggio al regista che ha inventato il cinema di
denuncia, all'intellettuale che fino all'ultimo giorno dei suoi 92 anni ha cercato la verità, s'è indignato, ha
combattuto fosse anche per scongiurare la chiusura di uno storico cinema romano, l'America. Funerale laico.
Ma ieri mattina la commozione e le lacrime hanno regalato all'omaggio funebre una sacralità inaspettata. E'
stato l'addio a un uomo e al tempo stesso a una stagione irripetibile del cinema e della cultura italiana. Il
Presidente Giorgio Napolitano, ex compagno di scuola e amico di Rosi fin dai tempi della giovinezza
napoletana, accarezza il feretro in silenzio poi abbraccia la figlia del regista, Carolina, che ha gli occhi
cerchiati dalle ultime notti insonni. È suo l'intervento più intimo e toccante: «Avrei dato la vita per starti vicina
ancora un po'», sussurra l'attrice. «Ti ho sempre chiamato Franco, ma oggi mi sento di chiamarti solo papà».
I REGISTI Ci sono il presidente del Senato Grasso, il ministro Franceschini, il presidente della Provincia
Zingaretti, l'assessore Marinelli, Rutelli, Bassolino, Imposimato. Sfilano mesti i padri fondatori del cinema
italiano: Montaldo, Maselli, Wertmuller, Cavani, Zeffirelli, Gregoretti. Scola ironizza sulle commemorazioni
sempre più frequenti per quelli della sua età. «Franco aveva una personalità fortissima», racconta, «metteva
la stessa puntigliosa serietà dei suoi film in ogni momento della vita». Non mancano i registi più giovani, che
Rosi seguiva con appassionato interesse. Il premio Oscar Tornatore dice «sei sempre stato un cittadino
combattente con l'arma della passione civile e del cinema, la tua intelligenza e il tuo rigore ci mancheranno
moltissimo ma andremo avanti, come raccomandavi tu». Resta in silenzio Sorrentino, premio Oscar anche lui
come il maestro Piovani. Giordana, legato a Rosi da un rapporto filiale, è sopraffatto dalle lacrime e non
riesce a concludere il suo intervento.
STEREOTIPI Ci sono anche Andò, autore di un film sul regista appena scomparso, Placido, Pontecorvo,
Bruni, Piccioni. E Renato Scarpa, Ugo Pagliai, Paola Gassman, Paolo Villaggio, Enrico Lucherini, Marisa
Laurito, Furio Colombo, Luca De Filippo, Aurelio De Laurentiis, Guendalina Ponti. Il fratello di Rosi, Massimo,
dice: «Da napoletani, abbiamo combattutto una vita contro lo stereotipo di pizza e mandolini». Lo scrittore
Raffaela La Capria, 92 anni, racconta: «Poco prima che se ne andasse ci siamo scambiati una stretta di
mano, un mezzo sorriso e un bacino. Per me Franco non è morto, me lo sento vicino».E' per questo, spiega,
che non riesce a piangere.
Foto: CASA DEL CINEMA Funerale laico, ieri mattina, a Villa Borghese Il presidente Napolitano, e accanto il
regista Sorrentino
ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 13/01/2015 - 13/01/2015
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La cerimonia Napolitano e big del cinema per l'ultimo saluto a Rosi
13/01/2015
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 31
(diffusione:210842, tiratura:295190)
"Boyhood" in marcia per l'Oscar
UNA CERIMONIA TRA BATTUTE E IMPEGNO CLOONEY: «ANCHE IO SONO CHARLIE» GIOVEDÌ
L'ANNUNCIO DELLE NOMINATION A "FARGO" E ALL'UMORISMO NERO DEI COEN IL
RICONOSCIMENTO COME MIGLIOR SERIE TELEVISIVA
Marta Valier
LOS ANGELES Il giorno dopo i Golden Globes si pensa agli Oscar. Boyhood è in pole position dopo la serata
al Beverly Hilton, dove la Hollywood Foreign Press Association ha assegnato i premi al cinema e alla
televisione. Con tre globi come miglior regista (Richard Linklater), miglior film drammatico e miglior attrice non
protagonista (Patricia Arquette), Boyhood fa centro. Il regista ha impiegato dodici anni per girare il film che
racconta dodici anni di vita di un ragazzo, dai sei ai diciotto. Tra i vincitori di ieri ci sono anche Michael
Keaton, migliore attore brillante per Birdman di Inarritu, che ha ottenuto anche il globo per la migliore
sceneggiatura, ed Eddie Redmayne. Il britannico ha ottenuto il Globo per il suo ruolo nei panni dell'astrofisico
Stephen Hawking in La teoria del tutto . Patricia Arquette, Julianne Moore, miglior attrice drammatica per Still
Alice e J.K. Simmons ( Whiplash ) sembrano inarrestabili: oltre al Golden Globes di domenica, hanno già
messo in tasca diversi premi nei mesi scorsi. Anche il film russo Leviathan di Andrey Zvyagintsev avanza
spedito fin dal festival di Cannes dove ha vinto la Palma d'Oro. Negli ultimi quattro anni i miglior film stranieri
ai Globes ( In a Better World , A Separation , Amour e La grande bellezza ) hanno vinto anche l'Oscar. «Più
pensiamo al successo di questo film più ci rendiamo conto che non importa se sei coreano, americano, russo
o francese - ha detto Zvyagintsev - La tragica storia di un uomo comune che si ritrova faccia a faccia con un
sistema indifferente è una storia universale». Il film di Wes Anderson The Grand Budapest Hotel ha vinto
come miglior commedia. Il regista di The Royal Tenenbaums continua ad affascinare con la sua nuova
fantasiosa storia del Grand Budapest Hotel. Meno chiaro il destino di The Imitation Game e Selma . Il primo,
del norvegese Morten Tyldum si basa sulla vera storia di Alan Turing (Benedict Cumberbatch), il padre
dell'informatica che durante la seconda Guerra mondiale decifrò il codice segreto nazista. Non ha vinto nulla,
ma è quasi sicuro che giovedì, quando verranno annunciate le nominations all'Oscar, ricominceremo a
sentirne parlare. Selma invece, che ha dovuto cedere la statuetta del miglior film a Boyhood , è riuscito
comunque a farsi sentire. La pellicola della regista e attivista afroamericana Ava DuVernay che racconta la
marcia guidata da Martin Luther King per il diritto di voto dei neri, ha ottenuto il premio per la migliore
canzone, Glory di John Leggend e Common che ha sfruttato l'occasione per fare un discorso appassionato
sui diritti civili e sulla forza dell'attivismo. Per la tv, l'umorismo nero dei fratelli Coen ha conquistato il Golden
Globe per Fargo , miglior miniserie e miglior attore protagonista con Billy Bob Thornton. A mani vuote True
Detective . I membri dell'Academy of Motion Picture Arts and Sciences che votano per gli Oscar sono diversi
da quelli dalla HFPA, e la Academy ha già votato per i finalisti della corsa agli Oscar, prima ancora di sapere
chi avesse vinto i Golden Globes. Quindi vincere un globo d'oro significa solamente avere l'opportunità di
parlare per 45 secondi a tutti i membri dell'Academy. La serata di domenica è trascorsa fra battute sulla
violazione informatica ai danni della Sony «Buonasera manipolo di mocciosi senza talento» ha detto la
presentatrice Tina Fey riferendosi alla mail pubblicata ai danni di Angelina Jolie, e quelle sferzanti sulle
accuse di stupro a Bill Cosby: «La bella addormentata credeva di aver bevuto un caffè con lui», dice l'altra
presentatrice Amy Poehler. A Clooney, vincitore del premio alla carriera Cecil B. DeMille, è toccato il discorso
più impegnato: «Oggi è stato un giorno straordinario, milioni di persone hanno marciato, non solo a Parigi ma
in tutto il mondo. Erano cristiani, ebrei e musulmani... Non per protestare, hanno marciato per l'idea che non
cammineremo con la paura. Non lo faremo. Anche io sono Charlie».
MASINI TORNA A SANREMO IN GARA CON "CHE GIORNO È"
I riconoscimenti
ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 13/01/2015 - 13/01/2015
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Il film si aggiudica tre Golden Globe Premi anche a Keaton e Redmayne I PREMI
13/01/2015
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 31
(diffusione:210842, tiratura:295190)
ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 13/01/2015 - 13/01/2015
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La commedia
La serie tv
La carriera
Interprete Il premio per la categoria è andato al fantasioso "Grand Budapest Hotel" firmato dal regista Wes
Anderson Due globi a Fargo: migliore miniserie tv e migliore attore protagonista Billy Bob Thornton Miglior
attore Michael Keaton per Birdman, tra le donne è stata premiata anche Julianne Moore Il premio Cecile B.
DeMille è andato a George Clooney, che è arrivato sul red carpet con la moglie Amal Alamuddin
Foto: Il cast di "Boyhood" festeggia alla premiazione
13/01/2015
Il Secolo XIX - Ed. nazionale
Pag. 30
(diffusione:103223, tiratura:127026)
Premiati il film indipendente di Linklater e "Grand Budapest Hotel"
FRANCESCA SCORCUCCHI
UNA STATUETTA vinta ai Golden Globes significa soprattutto una cosa: avere 45 secondi di tempo per
parlare a ognuno dei 6500 membri dell'Academy of Motion Pictures Arts and Sciences, che fra un mese
decreteranno i vincitori dei prossimi Oscar. Ecco perché questo premio, assegnato da un manipolo di
giornalisti stranieri presenti a Los Angeles e riuniti nella Hollywood Foreign Press Association, è così
importante. Non certo per il peso specifico del premio a volte andato a film e artisti assolutamente
immeritevoli, non per le prospettive di carriera e nemmeno per il glamour di una festa come a Hollywood ce
ne sono tante. La ragione è una sola: accendere un riflettore sul proprio film ad un mese dagli Oscar. Ed ecco
perché "Boyhood", il progetto di Richard Linklater la cui realizzazione è durata 12 anni, il tempo di crescita
reale del protagonista Mason, interpretato da Ellar Coltrane, da ieri ha qualche chance in più di vincere. Il film
ha ottenuto le statuette per il migliore film drammatico, per la regia, allo stesso Linklater e per la migliore
attrice protagonista, Patricia Arquette, che interpreta la madre di Mason e, siccome i 6500 rappresentanti
dell'Academy ieri sera erano li ad ascoltarlo, il regista ha puntato il dito sulle particolarità che rendono così
unico il suo film ovvero l'aver spalmato la produzione nell'arco temporale di 12 anni: "Sono il filmmaker più
fortunato al mondo, tutti hanno creduto in "Boyhood", nessuno ha mollato, con il tempo anzi, erano tutti
ancora più dedicati. Questo premio andrebbe consegnato alle 450 persone che si sono dedicate al film in tutti
questi anni". Altrettanto diretto il messaggio di Michael Keaton che interpretando un attore di film da fumetto
sul viale del tramonto ha portato in scena se stesso in "Birdman". Keaton ha vinto il Globo d'oro per il migliore
attore brillante e sul palco ha detto parole capaci di dare vigore alla gara del film di Inarritu, che ieri ha vinto la
statuetta per la sceneggiatura. «Alejandro - ha detto l'ex Batman - non c'è nessuno in questa sala che dopo
oggi non voglia fare il prossimo film con te». Da ieri ha molte più chance di vittoria anche "Gran Budapest
Hotel", il film di Wes Anderson che, uscito a marzo, non aveva grosse aspirazioni per la stagione dei premi
ma che l'attenzione riservata dai membri della Hfpa ha ora portato in corsa. Il film ha vinto il Golden Globe per
la migliore commedia. Diminuiscono invece le chance da Oscar per Jennifer Aniston. L'ex Rachel di
"Friends", per la prima volta impegnata in un ruolo drammatico, imbruttita e ingrassata in "Cake", è stata
battuta da Julianne Moore nel film sul dramma dell'Alzhaimer, "Still Alice". La Moore era candidata anche
nella categoria migliore attrice brillante, ma a vincere quel Globo d'oro in questo caso è stata Amy Adams per
"Big Eyes", ultima fatica di Tim Burton. Eddie Redmayne ha vinto il Globe per il migliore ruolo drammatico.
Interpretava il fisico paraplegico Steven Hawking in "La teoria del tutto". È un grande anno per gli attori
inglesi, anche se "The Imitation Game", il film che vede protagonisti Benedict Cumberbatch e Keira Knithely
non ha vinto nulla domenica. Difficilmente il film sarà snobbato nella corsa agli Oscar ma senz'altro aver
conquistato qualche premio avrebbe aiutato la pellicola di Morten Tyldum che racconta la vita e la morte del
matematico Alan Turing che favorì la vittoria degli alleati nella Seconda Guerra Mondiale decifrando il codice
Enigma. Turing era gay e le bigotte leggi inglesi di allora lo portarono al suicidio. Nemmeno "Pride", altra
pellicola inglese, che racconta la raccolta fondi della comunità gay per aiutare i minatori durante lo sciopero
degli anni Ottanta, ha ottenuto alcun premio, ma il tema della diversità è stato celebrato con la vittoria della
serie tv "Transparent" che racconta il mondo dei transgender. I Globes infatti sono assegnati anche al meglio
della produzione del piccolo schermo. La serata è trascorsa in leggerezza, con le due presentatrici Tina Fey e
Amy Poehler a fare battute sulla vicenda delle minacce nordcoreane alla Sony per il film "The Interview". «I
Golden Globes celebrano il meglio dei film che la Nord Corea ci permette di mostrare», ha detto la Fey.
Mentre Poehler ha riservato una battuta alla vicenda Bill Cosby: "La Bella Addormentata credeva di aver solo
bevuto un caffè con l'attore". Toni più seri si sono toccati quando alcune delle star salite sul palco hanno
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ASSEGNATI I GOLDEN GLOBES "BOYHOOD " , UN TRIONFO CHE
PROFUMA DI OSCAR
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Il Secolo XIX - Ed. nazionale
Pag. 30
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ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 13/01/2015 - 13/01/2015
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voluto dimostrare solidarietà alla Francia per l'attentato terroristico della scorsa settimana. George Clooney,
che ha ottenuto il premio alla carriera Cecil B. DeMille, al termine del suo toccante discorso ha detto: «Oggi è
stato un giorno straordinario, milioni di persone hanno marciato, non solo a Parigi ma in tutto il mondo. Erano
cristiani, ebrei e musulmani... Non hanno marciato per protestare, hanno marciato per l'idea che non
cammineremo con la paura. Non lo faremo. Quindi, anche io: je suis Charlie».
Foto: A fianco il cast del film "Boyhood", da sinistra: Patricia Arquette, Lorelei Linklater, Ellar Coltrane e Ethan
Hawke. Sotto, da sinistra, George Clooney che ha ritirato il premio alla carriera Cecil B. DeMille con il
distintivo "je suis Charlie"; Eddie Reydman miglior attore drammatico per il film "La teoria del tutto" e Amy
Adams che ha vinto come miglior attrice brillante per "Big Eyes"
Foto: ATTORE BRILLANTE
Foto: Michael Keaton vince per "Birdman" di Inarritu
13/01/2015
Il Tempo - Ed. nazionale
Pag. 20
(diffusione:50651, tiratura:76264)
Ai Golden Globe Hollywood è «Charlie» E Clooney incanta tutti
George alla moglie Amal «Qualunque alchimia ci unisca sono orgoglioso di stare con te» Riconoscimenti
Migliori attori Michael Keaton Redmayne, Julianne Moore
Paolo Musiello
Anche Hollywood diventa Charlie, nella serata dei Golden Globe. Emozioni per la partecipazione delle star al
fronte antiterrorismo, e poi naturalmente i premi. "Boyhood" ha trionfato al Gala dei riconoscimenti della
stampa estera a Hollywood, tradizionalmente considerati di buon auspicio per gli Oscar, ottenendo i premi al
migliore film drammatico, regia e attrice non protagonista. "Birdman", la black comedy diretta dal messicano
Alejandro González Iñárritu, ha incassato i premi come migliore attore di commedia a Michael Keaton e
migliore sceneggiatura. Durante il gala, presentato da Amy Poehler e Tina Fey, numerosi i riferimenti ironici al
recente attacco informatico subito dagli studi Sony. Toni molto più solenni sono stati usati per ricordare gli
attentati a Parigi: «Io sono Charlie», ha detto in francese l'attore Jared Leto presentando un premio. L'attore,
regista e produttore George Clooney, che ha ricevuto il Cecil B. DeMille Award alla carriera, ha ricordato le
manifestazioni contro il terrorismo, definendole «non marce di protesta ma per provare che non andremo
avanti con la paura». Clooney ha anche dichiarato il suo amore per la moglie, Amal Alamuddin. Era la prima
volta che i due comparivano insieme sul tappeto rosso di un premio cinematografico -lei sfolgorante in nero e
guanti bianchi- dopo le nozze a Venezia. «Oggi è un giorno straordinario», ha detto l'attore e regista,
ricevendo il premio alla carriera. «Milioni di persone hanno marciato non solo a Parigi, ma in tutto il mondo;
ed erano non cristiani, ebrei, musulmani, e leader di tutto il mondo. E non hanno marciato per protestare, ma
a sostegno dell'idea che non avremo paura. Je suis Charlie». Poi ha proseguito con un inno al "carpe diem",
cogliere l'attimo: «Ho avuto un anno straordinario». Tutti gli occhi erano puntati sulla moglie Amal, la bella
avvocatessa britannica di origini libanesi; e lui ha continuato: «È una cosa straordinaria quando si trova
qualcuno da amare e ancora meglio quando sei stato in attesa tutta una vita». «Amal, qualunque sia
l'alchimia che ci ha unito, non potrei essere più orgoglioso di essere tuo marito». Tornando ai riconoscimenti,
"Birdman" non ha centrato il premio per la migliore commedia, andato a "Grand Budapest Hotel" di Wes
Anderson, né quello per la migliore regia, vinto da Richard Linklater per "Boyhood" che ha anche ottenuto il
premio per la migliore attrice non protagonista, andato a Patricia Arquette. Forse l'unico perdente è stato "The
Imitation Game" che non ha avuto nessuno dei cinque premi per i quali era in gara. Eddie Redmayne ha vinto
il Golden Globe come miglior attore di film drammatico per la sua interpretazione di Stephen Hawking nel film
"The Theory of Everything". Juliane Moore è stata premiata come migliore attrice drammatica per il suo ruolo
in "Still Alice". Amy Adams ha ottenuto, per il secondo anno consecutivo, grazie a "Big Eyes" il Golden Globe
come miglior attrice nella categoria comedy. Quanto ai Globe per la tv, hanno vinto due premi per ciascuno
"Fargo","Transparent" e 'The Affair". "Fargo", miniserie tratta da film del 1996 dei fratelli Coen, che aveva
ricevuto 5 nomination, è stata premiata come miglior miniserie o film tv e per il miglior attore protagonista Billy
Bob Thornton Nella categoria comedy ha trionfato la nuova webserie prodotta da Amazon "Transparent", che
ha portato a casa anche il premio per il miglior attore protagonista a Jeffrey Tambor per il suo ruolo di
transessuale. "The Affair", storia di due amanti, ha vinto come miglior serie drammatica e la protagonista
Ruth Wilson ha vinto il premio come migliore attrice. Gina Rodriguez, protagonista di "The Virgin Jane", ha
vinto come miglior attrice di una serie comedy, mentre Kevin Spacey si è aggiudicato un Globe come miglior
attore drammatico per il ruolo in "House of Cards". Tra le gag, la più sapida è stata quella di Jason Renner
che presentava un premio con Jennifer Lopez. Lei era in difficoltà per aprire la busta e ha detto: «Ho le
unghie», e Renner, fulmineo, «hai anche i globi», ha risposto fissandole i seni.
Foto: Successi Patricia Arquette, premiata per «Boyhood» e sotto, Michael Keaton miglior attore in
«Birdman»
ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 13/01/2015 - 13/01/2015
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Verso l'Oscar «Boyhood» trionfa nei premi della stampa estera
13/01/2015
Il Tempo - Ed. nazionale
Pag. 20
(diffusione:50651, tiratura:76264)
ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 13/01/2015 - 13/01/2015
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Foto: Coppia George Clooney, qui sul red carpet con la moglie Amal, ha ricevuto il Golden Globe alla carriera
13/01/2015
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 56
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Boyhood verso l'Oscar***
Il Globe a Linklater vince l'anti- Hollywood
SILVIA BIZIO
LOS ANGELES ÈSTATA UNA notte dei Golden Globes all'insegna della solidarietà con la Francia e di «Je
suis Charlie» e non dominata dalle superstar, dove hanno conquistato i premi maggiori piccole e talora
provocatorie produzioni come il bizzarro, divertente Grand Budapest Hotel di Wes Anderson e il film di
Richard Linklater Boyhood, singolare itinerario di formazione di un ragazzino, singolare perché realizzato in
12 anni con gli attori riuniti una volta all'anno per girare in ogni set una parte del racconto che si sviluppa
appunto nello stesso arco temporale. Vittorie anche per Birdman del messicano Alejandro Gonzales Iñarritu,
per cui Michael Keaton ha conquistato il Globe come miglior attore (che si candida alla pole position per gli
Oscar - anche in questo senso i Globe sono importanti). Durante la cerimonia, sul palco tutti i protagonisti
sfilati hanno esibito una spilla "Je suis Charlie" e nei discorsi ascoltati sono stati frequenti i riferimenti alla
libertà di parola e soprattutto alla tolleranza. Anzitutto da parte di George Clooney, che ha ricevuto il premio
Cecil B. De Mille alla carriera, e di Jared Leto.
La vittoria di Boyhood lancia la marcia del film di Linkater (che ha vinto il Golden Globe anche come miglior
regista) verso gli Oscar. Premiata anche Patricia Arquette come miglior attrice non protagonista. «Siamo tutti
fallibili» ha detto Linkater ricevendo il premio, «e voglio allora dedicare questo riconoscimento a tutti i genitori
che ce la mettono tutta, pur a volte sbagliando, per il bene della famiglia, che fanno sempre del loro meglio».
Felice, il regista ha spiegato il progetto che sta dietro il suo film che molti critici mettono in testa alla classifica
delle opere migliori uscite nel 2014. «Volevo realizzare un'opera sull'infanzia. Come genitore quando hai un
figlio pensi a queste cose, e volevo vedere un ragazzino crescere, dai 6 ai 18 anni, con lo stesso attore di
fronte alla cinepresa. Sembrava un'impresa impossibile, dodici anni per completare un film, non era mai stato
fatto prima, una follia. E la cosa buffa è che ogni anno, quando ci si ritrovava, avevamo la sensazione di fare
sempre meglio. È stato un work in progress in tutti i sensi. È il progetto di una vita, l'impegno doveva essere
massimo da parte di tutti.
Come sapete ho usato anche mia figlia, Lorelei. È stata un'esperienza incredibile anche per lei, ma
soprattutto per entrambi, come padre e figlia. Tutti noi esploravamo non soloi personaggi ma anche noi
stessi, una forma di terapia di gruppo prolungata nel tempo.... La vita andava avanti, ma anche il film e gli
attori hanno messo tutto se stessi in questo progetto. Ma anche la storia era ben strutturata: io credo
fermamente nella struttura, nell'arte come nella vita. Senza disciplina, anche formale, non saremmo mai
riusciti a portare a termine questo lavoro così sui generis».
Le riprese di Boyhood sono cominciate nel luglio del 2002 e sono finite nell'ottobre del 2013, per un totale di
39 giorni di riprese. Ogni anno, il cast (intanto i bambini crescevano. e gli attori adulti mettevano su righe e
chili) e la troupe si riunivano per girare alcune sequenze. Dice Patricia Arquette: «Nessun attore riceve mai
questo tipo di proposta, in cui il proprio personaggio cambia con il tempo, come tutti cambiamo,
inevitabilmente, lentamente, misteriosamente.
Sapevo che era un'opportunità che capita una volta nella vita. È bello vedere la gente che invecchia, i figli
che crescono, rompendo tutte le regole convenzionali del cinema. Gli studios ti dicono solamente: questo è
ciò che il pubblico vuole vedere. Linklater ha detto "no, questo è ciò che noi vogliamo far vedere, la vita, e la
vitaè bella, vedere figli che cresconoè bello, vedere genitori che fanno sbagli è bello"».
"Boyhood" Miglior f ilm
"Grand Budapest Hotel" Miglior f ilm commedia o musicale
Richard Linklater Miglior regista
ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 13/01/2015 - 13/01/2015
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R2 Spettacoli & TELEVISIONE Sorprese ai premi che anticipano le celebri statuette. Vincono i meno
conformisti come "Grand Budapest Hotel" di Anderson
13/01/2015
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 56
(diffusione:556325, tiratura:710716)
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Eddie Redmayne "La teoria del tutto" Miglior attore f ilm drammatico
Julianne Moore "Still Alice" Miglior attrice f ilm drammatico
Amy Adams "Big Eyes" Miglior attrice f ilm commedia
Michael Keaton "Birdman" Miglior attore f ilm commedia
Leviathan (Russia) Miglior f ilm straniero
Dragon Trainer 2 Miglior f ilm d'animazione
George Clooney Premio alla carriera
TV
The A!air Miglior serie drammatica
Transparent Miglior commedia
Fargo Miglior miniserie
CINEMA I premi 2015 LE DIVE NOTTE DI STELLE In alto, la vertiginosa scollatura di Jennifer Lopez.
Sotto, Julianne Moore
Foto: SUL PODIO Il regista Richard Linklater (al centro) con alcuni attori del cast di "Boyhood", Globe come
miglior film
Foto: IMPEGNATO George Clooney con il premio alla carriera, ha espresso solidarietà alla Francia
13/01/2015
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 30
(diffusione:309253, tiratura:418328)
Jurassic Hollywood le novità sono sequel (c'è pure Terminator)
VITTORIO SABADIN
Quella appena iniziata si annuncia come una grande stagione cinematografica, anche se con un'aria un po'
troppo familiare: dei film in uscita, quasi tutti sono sequel di qualche recente successo. I critici si domandano
per quale ragione a Hollywood abbiano smarrito la fantasia e non sembrino più disposti a rischiare in
qualcosa di nuovo. Dagli studios rispondono che la maggior parte dei critici è di mezza età e non capisce
cosa vogliono i ragazzi: rivedere in continuazione qualcosa che li ha fatti impazzire. I sequel non sono certo
una invenzione recente. A Birth of a Nation di David Wark Griffith del 1915 seguì Fall of a Nation nel 1916 e
da allora non si è più smesso. Grazie ai remake, si fanno fruttare meglio i soldi investiti nel primo film. A volte,
dopo avere acquistato i diritti di un personaggio, non si può non andare avanti. Se Sony smettesse di fare
Spider Man , i diritti tornerebbero a Marvel, che farebbe i sequel con Disney. Bisogna dunque rassegnarsi,
sarà così per un bel po'. Si comincerà in febbraio con il terzo film della serie Taken , si continuerà con il
settimo Fast & Furious , rinviato di un anno per la morte dell'attore Paul Walker, con il terzo Fantastic Four e
con il secondo Pitch Perfect e Ted . Torneranno anche sequel di film che credevamo ormai impresentabili,
come Terminator: Genisys , con l'inossidabile Schwarzenegger, Jurassic World , con dinosauri marini
Liopleurodon capaci di ingoiare un pescecane, e Mission Impossible 5 , nel quale Tom Cruise vola sopra
Londra personalmente aggrappato alla carlinga di un aereo. C'è molta attesa per l'ennesimo Star Wars, The
Force Awakens con il vecchio cast della trilogia iniziale e il gran ritorno del Millennium Falcon; ovviamente per
The Hunger Games: Mockinjay - Parte 2 e per Spectre , il 24° Bond, vero e insuperabile re dei sequel. Ci
sarà anche qualcosa di nuovo da ottimi registi: Steven Spielberg, con Tom Hanks nella parte di un
procuratore che durante la Guerra fredda cerca di liberare un pilota di U-2 prigioniero dei sovietici, come
realmente avvenne nel 1960; Quentin Tarantino, con il western The Hateful Eight e Ridley Scott, che
sull'onda di Gravity e Interstellar , manda Matt Damon a cercare di sopravvivere su Marte. Ma il film dell'anno
potrebbe essere In the Heart of the Sea di Ron Howard, la storia della baleniera Essex, con i marinai
sopravvissuti alla deriva per settimane, costretti a cibarsi dei compagni e quasi tutti impazziti quando
toccarono terra. Una delle vicende più terribili mai avvenute, sulla quale sarà per fortuna difficile fare un
sequel.
ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 13/01/2015 - 13/01/2015
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I TITOLI IN ARRIVO
13/01/2015
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 30
(diffusione:309253, tiratura:418328)
Ai Golden Globes più sobri vince il film girato in 12 anni
Trionfa "Boyhood" in un premio turbato e condizionato dai fatti di Parigi
LORENZO SORIA LOS ANGELES
I Golden Globes segnano l'inizio della cosiddetta «Awards Season», quel periodo di tre mesi che si conclude
con la serata degli Oscar a fine febbraio in cui Hollywood si ferma e pensa più che altro a premi e statuette. E
sono rilevanti perché spesso i suoi risultati anticipano quelli del premio più prestigioso. I vincitori Ma l'edizione
numero 72, domenica sera, non ha aiutato a cambiare il destino di una stagione in cui il film favorito e
dominante non c'è. Boyhood , che Richard Linklater ha girato nell'arco di 12 anni, è stato votato miglior film
drammatico. Grand Budapest Hotel , l'eccentrica produzione di Wes Anderson, ha battuto a sorpresa
Birdman ed è la miglior commedia. Per il resto, i premi sono andati un po' in tutte le direzioni. Ma il dato più
sorprendente dell cerimonia, nota per l'atmosfera festaiola e per la quantità di champagne che si consuma, è
che a poche settimane dal presunto attacco degli hacker nordcoreani contro il film The Interview e a pochi
giorni dai tragici fatti di Parigi, Hollywood ha cercato il giusto equilibrio tra humour e serietà. «Stasera
celebriamo tutti i film che la Corea del Nord ha approvato!», hanno esordito Tina Fey ed Amy Pohler, le
presentatrici, che hanno chiuso lo show con un'attrice vestita da generale coreano che faceva selfie con i divi.
I premi a Transgender , Selma e The Normal Heart hanno offerto l'occasione di parlare di temi come la
tolleranza nei confronti dei transessuali, i diritti civili e l'Aids. Ma il tema che ha dominato la serata è stata la
strage di Parigi e l'attacco alla libertà di espressione. Molti nominati tra loro Amy Adams, Alexandre Desplat e
Helen Mirren - indossavano bottoni con la scritta «Je suis Charlie». Billy Bob Thornton, premiato per la
miniserie Fargo , si è limitato a un amaro e ironico Thank You: «In questi giorni - ha detto - puoi finire nei guai
per qualunque cosa dici». Alla carriera George Clooney, che ha ricevuto un premio alla carriera, ha
ringraziato i colleghi per il successo e la nuova moglie Amal Alamuddin per il suo amore. Ma soprattutto ha
voluto rendere omaggio ai morti di Parigi e a chi era sceso in piazza: «Cristiani, ebrei e musulmani - ha detto
-, leader di Paesi di tutto il mondo. E non hanno marciato per protestare ma per appoggiare l'idea che la
paura non vincerà. Dunque, Je suis Charlie». Tornando ai premi, Boyhood ne ha vinti tre: miglior film,
migliore attrice non protagonista per Patricia Arquette e miglior regia per Richard Linklater. Birdman ha perso
contro Budapest , ma ha vinto per la migliore interpretazione maschile (Michael Keaton). Il miglior attore
drammatico è Eddie Redmayne, che in La teoria del tutto interpreta l'astrofisico Stephen Hawking, Julianne
Moore ha vinto come attrice drammatica con Still Alice , Amy Adams nella commedia grazie a Big Eyes . Tra i
film stranieri ha prevalso Leviathan , con cui il russo Andrey Zvygainstev ha montato un non tanto velato
attacco al regime di Vladimir Putin. Per la tv, successi per The Affair e per Kevin Spacey, il machiavellico
politico di House of Cards . Nella foto, una scena di «Boyhood», che segue la vita di un ragazzo dai 6 ai 18
anni; è stato girato in 12 anni e racconta dal vero la sua crescita 3 premi Sono quelli andati a «Boyhood», film
, regia e attrice (Patricia Arquette) 2 premi A «Birdman» e «Grand Budapest Hotel», ora considerati tra i
favoriti per gli Oscar assegnati a fine febbraio
Foto: ANSA
Foto: AFP
Foto: AFP
Foto: AFP
Foto: George Clooney con Amal e la spilla «Je suis Charlie»
Foto: Julianne Moore, attrice drammatica dell'anno
Foto: Helen Mirren con penna per Charlie Hebdo sull'abito
ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 13/01/2015 - 13/01/2015
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La storia
13/01/2015
La Stampa - Aosta
Pag. 45
(diffusione:309253, tiratura:418328)
È di 80 mila euro il finanziamento che Film Commission Valle d'Aosta distribuirà a chiusura del budget 2014.
La fetta più grossa della cifra, 60 mila euro, va a «Bianco», il nuovo film di Daniele Vicari su una delle
tragedie alpinistiche più gravi della storia, avvenuta sul Monte Bianco nel 1961. Le riprese s'inizieranno
ufficiosamente a marzo a Courmayeur dove Elio Germano (nei panni di Walter Bonatti) e Luca Argentero, 2
dei 6 protagonisti «alpinisti», gireranno tra il set, con il pilone centrale del Frêney (una verticale di 750 metri a
ridosso della cima del Bianco) ricostruito nella cittadina, e gli spazi in quota. La ricaduta sul territorio
valdostano della coproduzione italo-francese targata Mir Cinematografica e Aeternam sarà di 500 mila euro.
«Avanzi di Balera»
Dal bando Doc-Film Fund Valle d'Aosta, ridotto a una sessione unica invece della solita doppia, 15 mila euro
andranno al progetto «Avanzi di Balera» (titolo provvisorio) prodotto da Daniele Ietri dell'Associazione La
Fournaise di Jovençan (sul cui sito si possono seguire tutte le fasi) e diretto da Alessandro Stevanon.
«Vogliamo raccontare quel fenomeno radicato nella tradizione italiana e che ha trovato nelle periferie urbane
e nelle campagne del Nord la sua celebrazione e i suoi idoli: cantanti, musicisti, ballerini, manager, gestori di
locali sono i protagonisti di questo universo variegato, multiforme e contraddittorio sopravvissuto al boom
economico» dice il regista che girerà tra la Valle, il Piemonte, la Lombardia e il Friuli. «Prima però - aggiunge
- è necessario per me aver colmato il processo di avvicinamento con i personaggi e le loro storie: questo
investimento sul tempo mi fa capire quale deve essere la giusta distanza tra il soggetto e la storia che voglio
raccontare. In questo modo i personaggi diventano narratori indiretti di un mondo che non potrebbero
raccontare solo con parole, così come la sala da ballo, per paradosso, è l'immagine riflessa delle loro
intimità». Storia di una sfida
I 5 mila euro, da destinarsi alla postproduzione, andranno invece a «Furia», documentario di Marcello Vai
(Moebius Film) che racconta l'incredibile sfida di un ragazzo con un passato difficile attraverso la
competizione sportiva. [f. s.]
ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 13/01/2015 - 13/01/2015
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Film Commission, 60 mila euro a "Bianco" di Daniele Vicari
13/01/2015
Libero - Ed. nazionale
Pag. 27
(diffusione:125215, tiratura:224026)
IL CECCHINO FA SECCO SIANI
Siamo in guerra, boom d'incassi per il film di Clint Eastwood
GIUSEPPE POLLICELLI
Il titolo dell'ultima commedia cinematografica di Alessandro Siani avverte che «si accettano miracoli», ma il
miracolo vero, intanto, lo ha fatto Clint Eastwood. L'inossidabile Clint, infatti, ha inaugurato il 2015 con un
risultato ai botteghini italiani che ha del clamoroso: la sua ultima pellicola, American Sniper , basata sulla
storia vera del cecchino texano Chris Kyle (interpretato dall'attore Bradley Cooper), ha incassato durante la
scorsa settimana ben 5.700.000 euro, divenendo in questo modo il più alto risultato di sempre per un film di
Eastwood nel primo week-end di programmazione e sottraendo sorprendentemente il podio proprio a Siani. È
vero che quest'ultimo è ancora in vantaggio se si guarda agli incassi complessivi, 12.260.000 euro, ma
Eastwood è giunto ormai a quota 12.050.000 e il sorpasso è da ritenersi scontato. L'eccezionalità dell'evento
sta nel fatto che American Sniper è, come ogni altro lavoro di Eastwood, un film nient'affatto leggero e
soprattutto per nulla consolatorio, raccontando la vicenda di un militare americano che, durante la guerra in
Iraq, diviene il miglior cecchino nella storia delle forze armate Usa (dichiarava di avere abbattuto oltre 250
nemici), salvo venire ucciso in un poligono di tiro, una volta ritornato in patria, da un commilitone affetto da
disturbo post traumatico da stress. Benché Eastwood abbia sempre e meritatamente goduto, da noi, di
un'ottima considerazione da parte del pubblico oltre che della critica, un simile exploit si spiega soltanto
tenendo conto dello stato d'animo prevalente fra gli italiani in questo momento storico. Come già detto,
American Sniper ricostruisce la vicenda di Chris Kyle, arruolatosi nei marines nel 1998 (dopo avere assistito
in televisione agli attentati compiuti da al-Qaida ai danni delle ambasciate americane del Kenya e della
Tanzania) e rivelatosi in breve tempo un cecchino di letale efficacia. Quella di Kyle è indubbiamente una
figura controversa e che suscita reazioni contrastanti: a volte di adesione incondizionata e altre di ripulsa. Ma
la sensazione,confortata dagli eccezionali dati del box office, è che in questi giorni di sanguinoso assedio all'
Europa da parte del terrorismo islamico gli spettatori vedano nel soldato texano l'emblema di un Occidente
che si vorrebbe maggiormente capace di difendersi dalla violenza dei fanatici. Il tipo di partecipazione
emotiva suscitata da American Sniper è stato ben descritto, con grande onestà intellettuale, da Giampiero
Mughini, il quale ha ammesso sul sito Dagospia: «Vi confesso, anche se orribile, che quando il Chris Kyle del
film di Eastwood punta il mirino del suo fucile contro un bambino iracheno al quale la madre ha affidato una
granata da lanciare contro i soldati Usa, io "tifo" per Kyle. Falluja era un inferno, non un'aula universitaria
dove ognuno pronunciasse il suo gusto della sfumatura intellettuale. Era un inferno come lo era stato nella
Seconda Guerra mondiale Dresda: bambini e donne tedesche fatti bruciare vivi pur di costringere la
Germania nazista ad ammainare le bandiere». Inevitabile poi, di fronte a una sequenza come quella descritta
da Mughini, pensare alle bambine nigeriane imbottite di esplosivo e mandate a farsi esplodere dagli esaltati
criminali dell'organizzazione islamica Boko Haram. E allora ci si reca al cinema per osservare sullo schermo
le gesta necessariamente spietate di un soldato che fa sempre centro, nella speranza che anche l'Occidente
riesca presto a colpire il micidiale avversario che ne sta mettendo in discussione la sopravvivenza.
Annientandolo una volta per tutte. Bradley Cooper è il cecchino Chris Kyle in «American Sniper», il film di
guerra diretto da Clint Eastwood
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«American Sniper»
ANICA WEB - ANICA WEB
2 articoli
12/01/2015
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AUDIOVISIVO
Le associazioni che raggruppano autori e produttori di film e serie Tv lanciano un appello a Palazzo Chigi:
"Grave mancanza l'assenza dell'industria dell'audiovisivo dal progetto di Palazzo Chigi: il video è driver della
diffusione di Internet". Serve piano ad hoc per lo switch-over da broadcast a broadband
di L.M.
Gli autori e i produttori di film, serie tv e web, documentari, sono doppiamente interessati allo sviluppo della
banda ultralarga: da una parte sono di gran lunga i principali generatori della domanda, dall'altra attendono
dalla distribuzione online una quota rilevante dei loro ricavi prospettici. Per questo chiedono al governo un
piano per il video su broadband.
Il ruolo cruciale della distribuzione dei contenuti audiovisivi come driver di crescita nei consumi di banda è
stato evidenziato nell'intervento a firma di tutte le associazioni di autori e produttori (Anica, Apt, Pmi, Doc-It,
100 Autori, Anac) che hanno partecipato alla consultazione pubblica online lanciata dal governo su "Strategia
italiana per la banda ultralarga' e 'Strategia per la crescita digitale'. La consultazione si è chiusa il 20
dicembre.
I due documenti in consultazione su Internet (che impegnano risorse pubbliche per 10,5 miliardi di euro in 6
anni, più 6 miliardi di risorse private) analizzano diversi settori interessati, ma in 210 pagine - sottolineano i
firmatari dell'intervento - non fanno alcun cenno all'offerta audiovisiva. Si tratta, dicono, di una mancanza
grave che rischia di vanificare la riuscita del piano.
La produzione audiovisiva, ribadisce il comunicato diffuso da Anica & Co, è il settore maggiormente
interessato al successo del piano su due versanti: come principale beneficiario e come principale driver della
domanda.
L'andamento dei ricavi dell'industria dei contenuti è sempre più correlato alla penetrazione e alla velocità
della rete. Questa correlazione è molto forte; la classifica dei diversi paesi per penetrazione e velocità della
banda larga coincide con la classifica per dimensioni della industria dei contenuti in termini di occupazione,
capitalizzazione, ricavi. Lo stesso processo produttivo si svolge in misura crescente in remoto (per gli effetti
speciali, colonne sonore, monitoraggio ecc.): ciò rende determinante non solo la classifica della velocità in
download (Italia quart'ultima in Europa) ma anche la velocità upload (Italia penultima). Il download è la via per
raggiungere il pubblico, l'upload è la via per partecipare a processi produttivi che sono sempre più multipolari.
Se l'Italia resterà in fondo alla classifica dell'agenda digitale europea, dicono autori e produttori,
inevitabilmente resterà in coda anche per lo sviluppo della sua industria creativa.
La mancanza dell'audiovisivo nei documenti in consultazione è ancor meno spiegabile sul lato della
domanda. Proprio il documento 'Strategia italiana per la banda ultralarga' indica che 'l'estensione della
copertura dei servizi a banda larga rende la loro penetrazione strettamente correlata all'effettivo utilizzo di
Internet. L'esame del profilo di utilizzo di Internet consente, quindi, di identificare ulteriori aspetti rilevanti per
favorire lo sviluppo della banda larga e ultralarga nel nostro Paese'. È sottointeso che nella valutazione del
profilo di utilizzo di Internet non si debba esaminare solo chi utilizzi Internet, ma anche come Internet venga
utilizzato.
Ebbene, il video è diventato in tutto il mondo il principale utilizzatore della banda, il principale motivo per il
quale gli utenti si connettono e chiedono più velocità .
Nella relazione annuale sull'attività svolta e sui programmi di lavoro Agcom 2014 si legge: "Nel complesso, i
video si confermano come la tipologia di traffico che occupa le reti in misura preponderante (circa il 70% del
totale), seguiti, ad oggi, dal traffico da filesharing (18%). I principali paesi europei presentano previsioni di
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L'industria dei contenuti: "Piano banda larga, il governo ci ha cancellato
12/01/2015
16:42
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crescita maggiori nel traffico concernente i contenuti video, il cui aumento è quantificato nella misura del 31%
nel prossimo quinquennio, contro il 29% stimato a livello mondiale". Nei paesi nei quali si stanno affermando
offerte su rete IP in abbonamento (quali Netflix, Amazon Prime, Hulu, BTVision, Canal Play, Orange TV) si
segnala una forte crescita del traffico in streaming video. L'utilizzo simultaneo di più device e l'avvento del 4K
e dell'UHD sono ulteriori fattori che aumenteranno lo spazio occupato dal video sulla rete internet. Tutti gli
istituti di ricerca prevedono che entro il 2018 il video occuperà nel mondo tra l'80 e il 90% traffico internet
mondiale. La centralità del video per la rete internet è un fenomeno di rilevanza mondiale, ma che può avere
in Italia un peso persino maggiore.
Il principale argomento usato dalle imprese di telecomunicazione italiane a giustificazione del ritardo nei loro
piani di investimento, sostengono i firmatari del documento, è la carenza di domanda di nuove connessioni e
di connessioni più veloci. In effetti l'Italia è tra i paesi europei più anziani e con minor penetrazione di
computer. Non ha mai usato internet il 34% degli italiani, il doppio delle medie europee.
Per stimolare la domanda, i documenti in consultazione dedicano largo spazio al driver costituito dalla PA,
concentrandosi sulle piattaforme abilitanti. Manca, invece, completamente un piano per il trasferimento del
video entertainment da broadcast a broadband, manca cioè lo strumento prioritario per aggredire il problema.
I dati misurati sulle reti di tutto il mondo mostrano invece che nel breve e medio periodo il vero driver della
domanda è il video. Pubblica amministrazione, sanità , istruzione on line, non sono il driver, ma il dividendo,
ottenuto grazie all'aumento di penetrazione e velocità della domanda di video. Anche per ottenere questo
auspicabile dividendo è necessario che i documenti in consultazione siano integrati con un piano prioritario
per il trasferimento del video entertainment da broadcast a broadband.
Se analizziamo quel 34% di italiani che non hanno mai usato internet, scopriamo che coincidono con la
popolazione che consuma più televisione broadcast, addirittura oltre le 6 ore al giorno. La connessione dei
televisori alla rete rende i prossimi anni decisivi. Nei prossimi cinque anni il fenomeno più rilevante per la rete
internet e per i telespettatori sarà la connessione dei televisori alla rete, tramite set top box, consolle e
soprattutto Smart TV. Il 44% dei televisori venduti quest'anno sono Smart Tv. Nel 2017 saranno il 77%.
È iniziato lo switch over che farà diventare tutti i televisori terminali ibridi, con un ingresso broadcast ed uno
broadband. Probabilmente lo switch off non avverrà mai, perché alcuni generi, quali lo sport e altri servizi
lineari a largo ascolto che necessitano della diretta, continueranno a lungo a essere fruiti in broadcast; ma lo
switch over sarà massiccio per gli altri generi.
A inizio 2014 solo l'8% dei televisori italiani erano connessi alla rete. In questo caso il ritardo può essere
velocemente recuperato. Il fenomeno iPlayer in UK o il modello Netflix in America che in soli tre anni ha
spostato in broadband un terzo del tempo televisivo di trentacinque milioni di famiglie, dimostrano che il take
off può essere rapido. Il problema è l'assenza di un piano e di un coordinamento con il Piano Banda
Ultralarga.
Autori e produttori chiedono un Piano nazionale per lo switch over, per accelerarne i tempi, per rendere
prevedibili gli investimenti necessari, per costruire le condizioni migliori per l'industria delle infrastrutture e per
quella dei contenuti.
Lezioni dall'esperienza recente dello switch off analogico-digitale.
Appena due anni fa l'Italia ha completato con successo la migrazione da analogico a digitale terrestre. II
piano ultrabroadband è più importante, ma non più difficile da realizzare dello switch off terrestre. Tra il 2006
e il 2012 tutti gli italiani hanno dovuto cambiare televisore o dotarlo di un set top box esterno. I broadcasters
hanno dovuto cambiare tutti gli impianti e le frequenze di trasmissione. Il tutto complicato da una pregressa
gestione caotica dello spettro, in assenza persino di un catasto.
L'esperienza dello switch off della televisione terrestre da analogico a digitale è ricca di insegnamenti e di
errori da non ripetere. Tra gli errori ricordiamo i soldi pubblici sprecati per sovvenzionare i servizi forniti dalla
PA e i decoder interattivi. Di questi servizi e dei decoder interattivi non è rimasto nulla. Nonostante questi e
altri errori, nel caso della televisione digitale terrestre l'Italia è riuscita a rispettare le scadenze, a restare nelle
12/01/2015
16:42
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medie europee a garantire un servizio universale.
Il Comitato Nazionale Italia Digitale (Cnid) istituito nel 2006 e sciolto nel 2012, presieduto dal Governo, ha
coordinato le attività della Rai, dei broadcaster privati, degli altri stakeholder e dell'Agcom. Il principale fattore
del successo è stato l'impegno dei broadcaster che hanno massicciamente informato la popolazione sui
vantaggi della nuova piattaforma, sulla quale hanno gradualmente offerto contenuti esclusivi. Grazie ai
broadcaster, il digitale terrestre era conosciuto da tutti, molto prima dello switch off, e già utilizzato da una
maggioranza della popolazione.
Il ruolo dei broadcaster.
Ingaggiare i broadcaster è determinante anche per il successo del piano ultrabroadband. Si tratta, anche in
questo caso, di organizzare un massiccio piano di comunicazione sostenuto da un'offerta di contenuti
esclusivi. Solo il 15% degli italiani dichiara di essere 'abbastanza informato' sulla Smart TV. Quanto ai
contenuti fruibili su tv connessa, nella prima fase il driver è la catch up tv. L'offerta di tutti i programmi andati
in onda su tutte le televisioni in chiaro nella settimana precedente, è facilmente realizzabile e comunicabile;
riproduce in meglio la funzionalità del videorecorder, che era velocemente penetrato nel 70% delle famiglie
italiane.
Questa offerta coordinata diventerebbe la porta dalla quale i telespettatori passano dal broadcast al
broadband. In rete, accanto alla catch up gratuita, scopriranno una offerta amplissima per dimensione e
varietà di film, serie tv, documentari e cartoni, sempre disponibili. Il servizio di 'Content discovery' presentato
all'ingresso di questa porta rivestirebbe un ruolo chiave nella e promozione dei contenuti nazionali.
La distribuzione su televisori connessi è la forma ideale per la fruizione di film, serie tv, documentari e cartoni.
La connessione rapida dei televisori è una concreta occasione per aumentare i ricavi dell'industria dei
contenuti. Per i fornitori di contenuti è importante anche che l'accesso sia aperto e che le Guide ai programmi
che i telespettatori utilizzeranno assegnino una adeguata prominenza ai prodotti nazionali.
Oggi autori e produttori soffrono il collasso dell'home entertainment, che in Italia si è dimezzato, perdendo
400 milioni in cinque anni. 7 Solo 40 milioni sono stati sinora recuperati con il Video on demand à la carte o in
abbonamento. Le esperienze estere dimostrano però che la distribuzione in VOD e SVOD può non solo
recuperare il mercato DVD perso, ma largamente superarlo.
Ci sono tutte le condizioni per una fase di espansione del mercato e dell'industria nazionale; ma in assenza di
una consapevolezza e di un piano dai parte dei decisori politici ci sono anche tutti i rischi per un drammatico
ritardo o una internazionalizzazione passiva. Il problema nel ripetere il successo della transizione al digitale
terrestre è che all'epoca i broadcaster vedevano un loro interesse nel valorizzare la loro rete, oggi vivono i
televisori ibridi come perdita di esclusività nell'accesso al telespettatore.
Il ruolo fondamentale del Servizio pubblico televisivo
Sintomatico il comportamento della Rai. Pur partecipando a un consorzio con gli altri broadcaster che ha
sviluppato le specifiche per una piattaforma di connessione dei televisori e dei STB e ha raggiunto gli accordi
con i principali costruttori mondiali, ha poi tirato il freno a mano, in attesa di indicazione del governo. La Rai
ritiene che nel breve termine la Connect tv sia contraria all'interesse aziendale e che le decisioni di medio
termine competano alla proprietà , cioè al governo. Il governo non ha dato nessuna indicazione. Il
comportamento della Rai influisce anche su quello degli altri broadcaster, i quali hanno avviato piccole
iniziative proprietarie on demand (Infinity e Sky on demand) con la cautela di non 'cannibalizzare' la centralità
del broadcast.
Quando arriverà Netflix -Italia ultima tra i paesi europei- troverà un paesaggio ben diverso da quello trovato in
Francia, dove per entrare nel mercato ha dovuto investire in produzioni francesi, perché grazie all'IPTV e a un
50% di televisori già connessi esistono già significative offerte nazionali pay; o in Gran Bretagna dove la Bbc
ha guidato la migrazione del video su internet con iPlayer e poi la connessione dei televisori con Youview.
La Rai deve essere il perno del Piano per lo switch over da broadcast a broadband. Alcuni atti sono
prerogative esclusiva del governo. La nuova Concessione per il Servizio pubblico televisivo (scade a maggio
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2016 e il governo ha annunciato l'anticipo al 2015) incarichi la Rai di guidare il processo di connessione dei
televisori alla rete realizzando: una campagna massiva per la connessione dei televisori alla rete; un servizio
integrato gratuito di catch up; un servizio di 'Content discovery' e una piattaforma aperta a tutti i fornitori di
contenuti, ma con la migliore esposizione dei contenuti nazionali e delle offerte che rispettano le norme
europee a tutela della diversità culturale; un presidio pubblico nella gestione e l'uso dei preziosi Big data
generati dai consumatori di video on line.
Governance e obiettivi quantitativi.
Il Governo coordina le attività dei principali stakeholder (tra i quali rientrano Autori e Produttori) e monitora lo
stato di avanzamento del Piano per lo Switch over da Broadcast a Broadband, che è parte integrante del
Piano nazionale Banda ultralarga.
Il Piano di switch over si prefigge due obiettivi misurabili: spostare 90 degli attuali 250 minuti medi giorno da
broadcast a broadband, in 6 anni, generando una domanda aggiuntiva di 15 milioni di Terabyte annui;
utilizzare il servizio televisivo, che è onnipresente, per dimezzare le abitazioni non connesse (da 33% a 16%
attuale media Nord+Centro Europa) e da 44% a 25% degli individui che non accedono a internet almeno una
volta alla settimana e, soprattutto, dal 34% al 15% degli italiani che non hanno mai usato internet.
Utilizzo progressivo della banda UHF da broadcast digitale terrestre a unicast verso apparati mobili. Partire
subito per attuare almeno Il piano Lamy
La connessione dei televisori è la chiave di volta dello sviluppo della rete fissa. L'uso delle frequenze è la
chiave dello sviluppo della distribuzione dei contenuti su rete mobile. La politica dello spettro comporta
purtroppo tempi lunghi e necessariamente coordinati con gli altri paesi europei e a livello ITU. Il braccio di
ferro tra broadcaster e operatori mobili sull'uso della banda UHF è comune a tutti i paesi europei. Nonostante
i tempi lunghi confermati in tutta Europa dal rapporto Lamy, l'Italia rischia di accumulare ritardi anche nella
rete mobile. Vista dal lato dei produttori di contenuti, la questione è rilevante. Il rendimento della distribuzione
in streaming unicast è di un ordine di grandezza superiore a quello della diffusione broadcast in Digitale
terrestre. Un'ora/spettatore di visione Digitale terrestre genera per l'industria dei contenuti in media 5
centesimi di euro, al lordo della quota trattenuta dai broadcaster. Un'ora di visione in streaming Over the top
genera 50 centesimi lordi. La distribuzione in streaming su rete mobile ,inoltre, è complementare e non
sostitutiva di quella su rete fissa, dal momento che si affermano modalità di Continuity hand over tra le due
reti. La possibilità di iniziare la visione su un device mobile e completarla su televisore (o viceversa) è
condizione utile per lo sviluppo del mercato e per la sua redditività . Per i produttori di contenuti è quindi vitale
che la banda UHF sia utilizzabile per l'internet mobile nei tempi più rapidi e comunque non più tardi di quanto
lo sia negli altri paesi europei. L'obiettivo minimo è il rispetto della tempistica prevista dal rapporto Lamy.
Obiettivo che l'Italia rischia di mancare. I ricavi orari sono stimati dividendo i ricavi complessivi di ciascuna
piattaforma distributiva per le ore di visione.
Conclusioni
Autori e produttori ritengono di importanza vitale il successo della Strategie esposte nei documenti in
consultazione. Per essere efficace il Piano nazionale banda ultralarga va integrato con un Piano di switch
over da broadcast a broadband. Autori e produttori sono a disposizione del governo per approfondire,
insieme agli altri settori industriali coinvolti, obiettivi, governance e aspetti operativi del Piano integrativo
proposto.
12/01/2015
17:34
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Nuovi scenari per The Business Street
Ecco chi è al lavoro per il potenziamento del mercato del Festival di Roma
Se da una parte il Festival di Roma sta vivendo una nuova fase di incertezza e transizione (si va verso le
dimissioni del Cda della Fondazione Cinema, c'è la necessità di trovare un nuovo direttore, si dovrà fare i
conti con un budget ridotto), dall'altra la macchina del mercato è già in movimento. Secondo quanto risulta a
e-duesse, Anica, Luce Cinecittà e Apt starebbero lavorando al potenziamento di The Business Street che li
vede coinvolti direttamente nel progetto di sviluppo insieme a chi, in tutti questi anni, ha operato per la
crescita e l'affermazione del mercato. Per il suo potenziamento, l'edizione del 2015 di The Business Street
potrà contare su 1,5 milioni di finanziamento da parte del Ministero dello Sviluppo Economico.
ANICA WEB - ANICA WEB - Rassegna Stampa 13/01/2015 - 13/01/2015
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