&spettacoli cultura MARTEDÌ 15 GENNAIO 2008 15 Saskia Sassen, studiosa della globalizzazione, terrà oggi a Genova una conferenza (foto Gianni Ansaldi) GIULIANO GALLETTA «N EL MIO UL TIMO libro mi pongo la do manda,chifala Storia? Certamente la potenza mili tare Usa. In poche settimane ha cam biato la storia dell’Iraq. Ma credo che la Storia venga fatta anche dal basso, soltanto che i tempi di questa trasfor mazione sono molto più lunghi. Nei giorni scorsi Bill Clinton ha detto che senza il presidente Johnson gli afroa mericani non avrebbero avuto i diritti civili. Mi sembra un’osservazione sba gliata, Clinton dimentica che erano cento anni che gli afroamericani lot tavano per i loro diritti e quelle leggi sono il risultato delle loro battaglie». Saskia Sassen, sociologa, docente alla Columbia University («Mi ha chiamato Joseph Stieglitz racconta perchéerainteressatoalmiotipodiri cerche»), è una delle massime stu diose degli effetti politici della globa lizzazione. Nei suoi libri (il più re cente, “Una sociologia della globaliz zazione, è in uscita in questi giorni in Italia per Einaudi) ha affrontato il tema cruciale del rapporto tra il capi talismo avanzato e la democrazia, i modi in cui lo Stato nazionale e libe rale tenta di affrontare il problema della governabilità di meccanismi che lo travalicano e di come i cittadini pos sano sperare di influenzare le deci sioni che riguardano la loro vita. Ha creato il concetto di “città globale” come nuova dimensione spaziale e culturale della vita contemporanea. Neigiorniscorsiabbiamolettola notizia che Tony Blair è diventato consulente della J.P. Morgan, una delle più grandi banche d’affari del mondo, pensa che conterà più adesso o quando era premier? «Questa è una buona battuta. Di si curo gli inglesi sono rimasti abba stanza choccati dalla notizia. In mate ria di rapporto tra politica e finanza, voi in Italia avete Berlusconi che ap partiene più alla sfera del folklore, Blair non è folklorico, lui è veramente il politico “professionista” che, in sieme al “burocrate”, rappresenta il modello oggi prevalente. Nulla a che vedere con quello che abbiamo inteso, fino a ieri, con la parola statista. Non dimentichiamo poi che il sistema della finanza mondiale vale 300 tri lioni di dollari, supera cioè il prodotto interno lordo dei 25 Paesi più ricchi. Il potere finanziario, che non va confuso SASSEN governare la città globale Nelle megalopoli si sviluppa il capitalismo estremo ma anche la possibilità di nuove forme di lotta politica con quello delle banche, che a volte possono avere un ruolo regolatore, ha una capacità assoluta di dominio dell’economia e quindi della società». Ci troviamo perciò di fronte all’incapacità dei governi nazio nali di gestire i processi globali e ad un vero e proprio deficit di demo crazia? «In questo periodo sto studiando come lo Stato liberale si sta modifi cando di fronte alla pressione della globalizzazione. Assistiamo ad un au mento del ruolo del potere esecutivo, che può sperare di influenzare anche uno scenario internazionale, a fronte di un indebolimento di quello legisla tivo che resta, in un certo senso, “rele gato” ad una dimensione locale. Per questo tutti i Paesi tendono a un raf forzamento dell’esecutivo. È quello che sta accadendo anche in Italia con un governo di centrosinistra come quello di Prodi». In questo quadro la capacità di incidere dei cittadini sembra ri dursi ancora. Non c’è di che essere ottimisti. «Personalmente sono pessimista a livello dell’analisi ma devo essere otti mista sul fronte della politica. È evi dente che i cittadini non vengono più trattati come tali, ma come semplici consumatori. Mi pare però di vedere nel mondo una nuova voglia di “fare politica”. Negli Stati Uniti, Obama, ‘ IL MERCATO UNIVERSALE Il potere finanziario ha una capacità assoluta di dominio della società >> L’INCONTRO ••• SASKIA SASSEN riceve oggi alle 17.30 a Genova, Palazzo Tursi, il premio “Mondi migrantiCa rige” per gli studi sulle migrazioni internazionali, promosso da Cen tro studi Medì, Fondazione Carige e Mondi migranti. La sociologa parlerà sul tema “Cittadini e im migrati nel mondo globale”. Gio vedì e venerdì al Teatro Modena si terrà un convegno su “Giovani e migranti nelle città globali” nel cui ambito giovedì alle 15.30 Gad Lerner intervisterà Saskia Sassen che non ha un programma politico particolarmente ricco, sta però inter cettando questa nuova esigenza. Na turalmente si tratta di un modo nuovo di fare politica, rispetto alla tradizione novecentesca dei partiti e dei sinda cati che hanno svolto un ruolo impor tante in un capitalismo di tipo keyne siano, ma che è entrato in crisi di fronte al ritorno dei meccanismi dell’accumulazione primaria. Nel 2003 ho partecipato a Londra alla grande manifestazione contro la guerra in Iraq; c’erano un milione di persone con idee politiche molto di verse, ma che si univano su un obiet tivo comune. Quella volta era la pace, ma il tema può essere l’ambiente o i problemi dell’immigrazione. Ciò può avvenire soprattutto nel contesto delle città globali che sono circa una quarantina nel mondo. È lì che il capi tale globalizzato, elettronico, elusivo, assolutamente privato, realizza se stesso ma dove, contemporanea mente, nello stesso spazio urbano, le fasce della popolazione povera, i mi granti, i giovani e tutti coloro che sono esclusi dai canali di riconoscimento ufficiale, trovano la possibilità di di ventare forza sociale». In questo senso Internet gioca un ruolo fondamentale, come grande occasione di autoricono scimentocollettivodeimovimenti. «Certamente, ma non soltanto. I migranti hanno ad esempio dei loro canali di comunicazione “fisici” molto efficienti. Il cosmopolitismo non è l’unica caratteristica di questi movi menti: c’è n’è una parte, che definisco “immobili”, che agiscono su problemi locali molto specifici, ma che però hanno la percezione che qualcuno, nello stesso momento e in altri Paesi, stia lavorando sugli stessi temi o su temi simili». Lei negli ultimi anni ha viaggiato molto anche in Cina: come vede il ruolo geopolitico di questo Paese? «Credo che i dirigenti cinesi ab biano saputo gestire la globalizza zione in modo molto intelligente, anche ammettendo pubblicamente i propri errori. Naturalmente ci sono questioni gravissime da affrontare, in primo luogo la povertà, che in alcune aree è enorme. Hanno creato una sorta di Frankenstein che ora è diffi cile governare, ma nei cinesi ho tro vato un’intelligenza e un’efficienza straordinarie e anche, a dispetto del regime, spazi di libertà». Golden globes senza festa “Espiazione” sbaraglia tutti “Lo scafandro e la farfalla” è il film straniero. Premi a Daniel DayLewis e Julie Christie FRANCESCA SCORCUCCHI LOS ANGELES. Se non fosse per il fatto che il compositore italiano Dario Marianelli ha vinto per la mi gliore colonna sonora originale, ci sa rebbe poco da festeggiare in questa sessantacinquesima edizione dei Golden Globes, passati dal glamour di una cena di gala alla freddezza di unaconferenzastampa. Marianelli, pisano, 44 anni, cresciuto musical mentetraFirenzeel’In ghilterra, ha composto una trentina di colonne sonore e lo scorso anno è stato candidato all’Oscar per le musiche di “Orgoglio e Pregiudi zio” di Joe Wright, lo Dario Marianelli, premio stesso regista del film per la colonna sonora che lo ha visto vincere domenica sera, “Espia zione”, trionfatore anche nella cate goria più importante: miglior film drammatico. L’altra categoria per i film, miglior musical o commedia, è stata vinta da “Sweeney Todd: The Demon Barber of Fleet Street”, musi cal di Tim Burton di cui è protagoni sta Johnny Depp, che cantando per la prima volta sullo schermo si è aggiu dicato anche il Globo d’oro come mi gliore attore brillante. Un’altra inter pretazione musicale, quella della pa rigina Marion Cotillard nei panni di Edith Piaf ne “La vie en Rose”, è valsa l’analogo premio femminile. Fra gli attori drammatici hanno prevalso DanielDayLewis,neipannidiunpio niere dell’estrazione del petrolio nella California del diciannovesimo secolo ne “Il Petroliere”, e Julie Chri stie, che ha raccontato il dramma dell’Alzheimer in “Away From Her”. Fra i non protagonisti, scontata la vit toria di Javier Bardem, interprete di uno psicopatico assassino in “Non è un paese per vecchi” (che è anche valso ai fratelli Coen, che l’hanno scritto e diretto, il premio alla mi gliore sceneggiatura). Meno prevedibile il premio andato aCateBlanchettneimaschilipannidi Bob Dylan in “I’m not there” di Todd Haynes. La statuetta per il miglior re gista è andata a Julian Schnabel per “Lo scafandro e la farfalla” che ha vinto anche il Golden globe per il mi glior film straniero. Fra i film d’ani mazione“Rataouille”l’haspuntatasu “Bee Movie” e sul lungometraggio dei Simpson. I giornalisti dell’Hollywood Foreign Press Association, che orga nizzano i Golden Globes, premiano anche le star della tv: i premi sono an dati anche a Glenn Close, David Du chovny, Queen Latifah e Jeremy Piven, ma l’annuncio dei vincitori nonavevailsaporediunafesta.Igior nalisti televisivi che si sono susseguiti sul palco, per meno di un’ora annun ciando i vincitori, ce l’hanno messa tutta per scaldare l’ambiente con bat tutedeltipo“nonavreimaipensatodi essere io un giorno a pronunciare la fatidica frase: the winner is...”. Senza tappeto rosso, celebrità in abito da sera e sorrisi scintillanti, senza premi consegnati sul palco, persino senza quei lunghi ringraziamenti ad agenti e avvocati, il sapore non era quello di una vittoria, né per chi il premio l’ha ricevuto, né per chi l’ha organizzato. La festa non c’è stata a causa dello sciopero degli sceneggiatori che da due mesi a questa parte tiene sotto scacco l’industria cinematografica hollywoodiana. Il Wga, il sindacato che li riunisce, aveva infatti minac ciato di mandare a monte la cerimo nia fermando con i picchetti le star in procinto di entrare al gala. George Clooney, e con lui molte altre cele brità, aveva annunciato che non avrebbe mai danneggiato i lavoratori in sciopero forzando i picchetti e così gli organizzatori dell’evento si sono rassegnati a trasformare la serata di festa in un veloce e stringato annun cio dei vincitori. «È stata la fine di un incubo ha commen tato Jorge Camara, pre LO SCIOPERO sidente dell’Hollywood Foreign Press Associa tion Il prossimo anno torneremo a festeggiare ivincitoricomeènostra consuetudine». Fuori dalle porte del Beverly Hilton Hotel, dove si svolgeva la conferenza stampa, un piccolo gruppo di manifestanti c’era. Erano le categorie più deboli: cameraman, sarte, ristoratori. Con i loro cartelli, sostenuti dai clacson degli automobi listi, chiedevano la ripresa delle trat tative fra case di produzione e autori, affinché lo sciopero possa finire e loro tornare a lavorare. La cerimonia con le star è stata annullata per l’agitazione degli sceneggiatori Dall’alto: “Espiazione”, “Sweeney Todd”, “Lo Scafandro e la farfalla”, Daniel DayLewis e Julie Christie