OMERO
ODISSEA
MAPPA DEI CONTENUTI E DEI COLLEGAMENTI IPERTESTUALI
Nostoi
Aedi
pag.4: Introduzione
pag. 5: Omero e la questione omerica
pagg. 6-7: Attualità dei poemi omerici
pagg. 8-9: Ulisse ieri e oggi
pag. 10: Itaca di C. Kavafis
LEZIONE
LEZIONE
FRONTALE
FRONTALE
pag. 11: Struttura del poema
La telemachia
Il racconto di Ulisse
Le avventure
Il ritorno e la vendetta
pag. 12: Tempo dell'azione
pag. 13: I luoghi
pag. 14: La realtà storica
pagg. 15-16: Proemio
pag. 17: Il mondo degli Dei
pag. 18: Il mondo degli eroi
pag. 19: Il ruolo delle donne
pag. 20: Ridiamoci un po' su
pag. 21: Il viaggio continua
Analessi
L'itinerario di
Ulisse OgigiaItacaScheria
Il Medioevo ellenico
I primi viaggi
L'aristocrazia guerriera
Il mondo quotidiano
Gli uomini
Ulisse
I Proci
Telemaco
Eumeo
Zeus
APPROFONDIMENTI
Gli dei
Poseidone
Atena
Ermes
Eolo
I personaggi principali
Penelope
Le donne
Nausicaa
Euriclea
La discesa
all'Ade
Circe
I personaggi straordinari
Scilla e
Cariddi
Calipso
Polifemo
Le Sirene
Argo
OMERO: ODISSEA
Presero fiato gli eroi, fiduciosi nei segni del dio.
Ordinò ad essi il profeta di gettarsi sui remi,
annunciando dolci speranze...
L'opera prende il titolo dal protagonista Odisseo,
Ulisse per i Latini, l'eroe greco famoso per la sua
intelligenza e la sua astuzia.
Il poema racconta il suo lungo viaggio per
ritornare a Itaca, la sua isola, dopo la caduta di
Troia. L'Odissea appartiene dunque al ciclo di
narrazioni chiamate nostoi
sfondo della guerra di Troia,
che, sullo
furono composte dagli aedi
per
raccontare gli avventurosi ritorni in patria
degli eroi greci.
Mappa
Omero...Omero...chi era costui?
La figura di Omero è stata sempre avvolta nella leggenda: fin
dall'antichità egli è stato rappresentato come un aedo cieco,
che vagava di città in città per cantare i suoi poemi. In realtà
neppure i Greci possedevano notizie sicure sulla sua
esistenza, che veniva variamente collocata tra
la guerra di Troia (fine XIII sec. a. C.) e il VI sec. a. C..
Gli studiosi moderni propendono per la seconda metà
dell'VIII sec. a. C..
Le diverse ipotesi formulate nel tempo su Omero hanno
dato origine alla cosiddetta "questione omerica".
Gli studiosi si sono divisi su due ipotesi:
1. secondo alcuni l'Iliade e l'Odissea sarebbero state composte da un unico
autore, la prima nella maturità, la seconda nella vecchiaia (tesi unitaria);
2. secondo altri i due poemi sono opera di due autori diversi e solo l'Iliade
sarabbe da attribuire ad Omero (tesi separatista).
Tutti concordano tuttavia nel ritenere che:
a. la composizione dell'Iliade è precedente a quella dell'Odissea;
b. i poemi rappresentano il punto d'arrivo di una lunga tradizione orale;
c. la società nella quale furono concepiti è quella tra il IX e l'VIII sec. a. C.;
d. ciascun poema rivela una struttura unitaria e una forte coesione interna.
Mappa
Montecarlo summer nights - 13 - Ludovico Einaudi Le Onde
VITALITA' E ATTUALITA' DEI POEMI OMERICI
L'Iliade e l'Odissea costituiscono i modelli originari dell'arte
narrativa di tutti i secoli successivi. Con essi Omero ha saputo
cogliere, infatti, alcuni aspetti fondamentali dell'esperienza
umana:
L'Iliade rappresenta il modello di una situazione statica, di
perenne conflitto senza conclusione (l'interminabile assedio
di Troia). Tale modello si ripresenterà sempre in letteratura,
come rappresentazione di contrasti di forze avverse o come
conflitto individuale all'interno della coscienza.
L'Odissea costituisce, invece, il modello dinamico, che si
presenta sotto la forma del viaggio di ritorno, della necessità
di ricordare e ritrovare ciò che è stato perduto: la felicità, le
origini, l'amore, gli affetti familiari.
Il lungo e pericoloso viaggio di Ulisse verso Itaca è anche
simbolicamente ricerca interiore e sarà presente sotto forme
diverse nella letteratura di ogni tempo.
Montecarlo summer nights - 13 - Ludovico Einaudi - Le
Onde
L'ODISSEA, RICERCA INFINITA
Il viaggio di Ulisse è all'origine di tutta la cultura occidentale.
Compiuto da un uomo che desidera solo tornare a casa dopo
una guerra durata dieci anni, esso contiene in sè i simboli della
contraddizione umana: il desiderio della scoperta e la
nostalgia del ritorno.
Le circostanze avverse e la capricciosa volontà degli dei
spingono Ulisse ad affrontare inenarrabili avventure e a vivere
esperienze drammatiche in un mondo popolato da mostri e
privo di riferimenti certi. Così egli attraversa i mari e si spinge
nelle regioni più remote finchè, giunto agli estremi confini del
mondo, resta come sospeso per sette lunghi anni nell'isola
della divina Calipso, esule nostalgico che sente sempre vivo il
richiamo della patria e degli affetti familiari.
Torna infine nella sua amata Itaca, da cui era rimasto lontano
da vent'anni, grazie alla sua ostinazione e alla sua lucidità, che
gli hanno permesso di opporsi alla sorte avversa.
Mappa
ULISSE:
3000 ANNI, MA NON LI DIMOSTRA!
Di tutti gli esseri che respirano e si muovono su questa terra,
nulla la terra produce di minore importanza dell'uomo.
libro XVIII, vv.131-132
Quando Calipso gli offre l'immortalità, Ulisse la rifiuta. Perchè? Per lui ha maggior
valore la condizione umana, malgrado i suoi limiti temporali, o forse proprio per
questi. Eppure è proprio grazie a questo rifiuto orgoglioso che Ulisse si è
conquistato un'immortalità ben più grande: non quella elargita dagli dei, ma quella
conquistata con la sua inesausta ricerca della conoscenza e con la sua
consapevolezza del valore inestimabile della vita.
Che vita? Ulisse è profondamente diverso dai suoi compagni:
A Ulisse preme "vivere", ai suoi compagni "sopravvivere";
Ulisse cerca di apprendere il nuovo, i suoi compagni cercano la sopravvivenza
fisica;
In ogni luogo Ulisse cerca notizie, i suoi compagni cercano cibo.
Paradossalmente, i suoi compagni muoiono, mentre Ulisse, il curioso, il paziente, il
saggio, si salva.
Come intendere tutto questo?
Vivere pienamente, sperimentare tutte le ramificazioni della vita, significa
sperimentare la gioia.
L'immortalità, eliminando la fragilità e la transitorietà, nega alla vita il suo valore
supremo.
ULISSE OGGI: ACCANTO A NOI, DENTRO DI NOI
Ulisse: di volta in volta il guerriero, il predone, il mentitore, l'
avventuriero, il navigatore, l'intraprendente, il solitario, il saggio,
il paziente, il figlio, il padre, lo sposo, l'amante, il cinico, il
vendicatore, il giusto, l'empio, il devoto. Insomma...Ulisse
"uomo", nel bene e nel male. Ulisse prototipo della nostra specie:
le sue contraddizioni sono le nostre e nostre sono le sue speranze
e le sue paure.
In tal senso egli è per noi familiare, come un compagno invisibile,
e sta sempre al nostro fianco, ovunque e comunque.
Ognuno di noi lo porta dentro di sè, se appena vorrà vivere la sua
piccola vita.
"La sua Itaca" è ancora e sempre "la nostra Itaca" .
liberamente tratto da "Incontro con io" di E. Scalfari
Mappa
Track No02
E la tua? Scoprila... qui sotto!
ITACA
di C. Kavafis
Se per Itaca volgi il tuo viaggio
fa voti che ti sia lunga la via,
e colma di avventure e di esperienze.
Non temere i Lestrigoni e i Ciclopi
o Posidone incollerito: mai
troverai tali mostri sulla via,
se resta il tuo pensiero alto, e squisita
è l’emozione che ti tocca il cuore
e il corpo. Né Lestrigoni o Ciclopi
né Posidone asprigno incontrerai
se non li rechi dentro,
se non li drizza il cuore innanzi a te.
Fa voti che ti sia lunga la via.
E siano tanti i mattini d’estate
che ti vedano entrare (e con che gioia!)
in porti sconosciuti prima.
Fa scalo negli empori dei Fenici
per acquistare bella mercanzia,
madrepore e coralli, ebani e ambre,
voluttuosi aromi d’ogni sorta,
quanti più puoi voluttuosi aromi.
Rècati in molte città dell’Egitto,
a imparare e imparare dai sapienti.
Itaca tieni sempre nella mente.
La tua sorte ti segna quell’approdo.
Ma non precipitare il tuo viaggio:
fa che duri a lungo, per anni, e che
da vecchio
tu metta finalmente piede sull’isola,
tu, ricco
dei tesori accumulati per strada,
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha donato il bel viaggio.
Senza di lei mai ti sareste messo
in via: che cos’altro ti aspetti?
E se la trovi povera, non per questo
Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutta l’
esperienza addosso,
avrai già capito cosa vuol dire un’
Itaca.
Mappa
LA STRUTTURA
L'Odissea, come l'Iliade, è composta di 24 canti in esametri,
raccolti intorno a tre nuclei tematici fondamentali:
La telemachia
(libri I-IV): è dedicata a Telemaco, figlio
di Ulisse, che parte alla ricerca di notizie del padre;
I viaggi di Odisseo
(libri V- XII): contiene il
racconto delle peregrinazioni dell'eroe nel
Mediterraneo;
Il ritorno e la vendetta
(libri XIII- XXIV): vi si
racconta il ritorno di Ulisse a Itaca e la sua vendetta sui
Proci.
Mappa
IL TEMPO DELL'AZIONE
I fatti narrati nel poema durano 34
giorni, durante i quali si intrecciano
le due diverse vicende di Ulisse e di
Telemaco, che fino a un certo punto
(31 gg.) procedono parallelamente e
solo nel trentunesimo giorno
confluiscono nello stesso solco.
Inoltre il racconto delle sue
avventure che Ulisse fa al re Alcinoo
(dal IX al XII libro) costituisce una
lunga analessi.
Col ritorno di Ulisse ad Itaca si
ritorna infine al piano del presente.
Come si può ben vedere, il poema
presenta una complessa struttura ad
anello (presente/ passato/
presente), nuova rispetto all'Iliade.
Mappa
I LUOGHI
Lo scenario entro cui si svolgono i fatti narrati è il Mediterraneo,
nelle cui acque e sulle cui sponde si snoda l'itinerario di Ulisse.
I primi libri vengono occupati dal viaggio di Telemaco a Pilo e
Sparta e dai racconti sui vari nostoi che, prima Nestore, poi
Menelao ed Elena, fanno al figlio di Ulisse.
Con la comparsa di Ulisse sulla scena, la vicenda si sposta prima
nell'isola di Ogigia,
poi, dopo il naufragio, a Scheria,
isola dei Feaci, dove l'eroe, attraverso il racconto di tutte le sue
avventure dalla caduta di Troia al suo arrivo nell'isola, ci permette
di allargare lo sguardo a tutto il Mediterraneo.
L'ultima parte si svolge unicamente ad Itaca.
Mappa
LA REALTA' STORICA
Al di là delle vicende fiabesche che vi sono narrate, l'Odissea è una
fonte preziosa di informazioni sul Medioevo ellenico,
età sulla
quale non si possiedono peraltro testimonianze scritte.
La base storica del poema si collega
con i primi viaggi nel Mediterraneo ad
opera di Cretesi, Micenei, Fenici.
La società appare più complessa di quella dell'Iliade:
l' aristocrazia guerriera
che detiene il potere presenta
caratteristiche e comportamenti diversi rispetto a quella
rappresentata nell'Iliade;
compare il mondo quotidiano
con le varie attività
economiche e la stratificazione sociale (artigiani, medici,
aedi, indovini, braccianti, servi);
è molto più rilevante la presenza di figure femminili
Mappa
Ulisse, l'eroe dai mille volti
L'uomo ricco d'astuzie raccontami, o Musa, che a lungo
errò dopo ch'ebbe distrutto la rocca sacra di Troia;
di molti uomini le città vide e conobbe la mente,
molti dolori patì in cuore sul mare,
lottando per la sua vita e pel ritorno dei suoi.
.....................................................................
Anche a noi di' qualcosa di queste avventure, o dea,
figlia di Zeus.
Libro I, vv.1-10
Trad. di Rosa Calzecchi Onesti
I MILLE VOLTI DI UN EROE
Ulisse è uno dei personaggi più affascinanti di tutti i tempi.
Definito da Omero polytropos, cioè "che si volge da molte
parti", è una figura poliedrica e complessa, emblematica di
molti valori e ideali.
ricco d'astuzie: : intelligente e astuto, scaltro e menzognero
(componente caratteriale)
a lungo errò: : Ulisse è il prototipo di tutti i viaggiatori e di tutti i
viaggi, anche di ordine psicologico e mentale (componente
avventurosa)
ebbe distrutto: : anch'egli ha dato il suo contributo di coraggio,
astuzia, sofferenza alla conquista di Troia (componente
guerriera).
vide e conobbe: : Ulisse è il prototipo di chi ha sete di
conoscenza e sente il bisogno di fare esperienza
(componente psicologico-simbolica).
patì lottando: : Ulisse è il prototipo di tutti gli esuli costretti a
errare lontano dalla propria patria: egli è capace di sopportare
qualsiasi difficoltà e sventura per la salvezza sua e dei suoi
compagni (componente romantico- sentimentale).
Mappa
IL MONDO DEGLI DEI
Gli dei di Omero sono raffigurati antroporficamente sia nell'aspetto
fisico, sia nella dimensione psicologica. Ma essi sono anche
immortali. Ogni giorno l'uomo muore un poco, mentre gli dei non
possono: l'uomo è nato per morire, gli dei no. La serietà, l'impegno
dell'eroe mortale, la sua energia, la sua passione derivano dall'essere
di fronte alla morte. Gli dei, avendo dinanzi a sè l'eternità, non
fronteggiano nulla, non si mettono mai alla prova, non scelgono mai,
non sono capaci di mutamento. Perciò essi appaiono vuoti e
inconsistenti, tanto più in quanto contrapposti all'intensità di eroi
come Achille, Ettore, Ulisse, etc.. L'uomo, quindi, è superiore al dio
perchè, essendo destinato a morire, sceglie, agisce, si impegna.
Gli dei intervengono nel mondo degli uomini in alcuni casi secondo
un arbitrio crudele, in altri favorendo in modo sfacciato i loro
prediletti. In tal senso essi rappresentano le forze, inconoscibili per
la razionalità umana, che promuovono, condizionano e limitano
l'azione degli uomini.
Mappa
IL MONDO DEGLI EROI
Gli eroi dell'Odissea appaiono molto diversi da quelli dell'Iliade.
Gli eroi dell'Iliade, come Achille ed Ettore, combattono mossi da ragioni
di onore, di gloria e di difesa della propria gente: essi affrontano con
determinazione e coraggio il loro destino.
Nell'Odissea si combatte poco e solo per ristabilire l'ordine violato:
è ciò che accade ad Itaca con la strage dei Proci, violenta e feroce, ma
necessaria e, in un certo senso, giusta: in tale prova Ulisse si impone,
oltre che per il suo coraggio e per la sua destrezza, grazie all'abilità del
suo piano e all'astuta trappola che ha saputo tendere.
Alla forza e alla prestanza fisica si sono sostituite abilità e
astuzia. E' cambiato il mondo dell'eroe e sono cambiate le sue
armi: agli eroi che avanzano coraggiosamente sul campo di
battaglia, pronti allo scontro con il nemico o a misurare la loro
grandezza in un duello, subentrano altri eroi e altre armi che si
identificano sempre più con le qualità intellettive dell'eroe.
Mappa
IL RUOLO DELLE DONNE
Afferma C. R. Beye: "L'Odissea è un poema
di molte donne e di un sol uomo": dalla
vigile dea Atena all'affettuosa Calipso, dalla
seducente Circe alla tenera Nausicaa, da
Elena ad Arete alla nutrice Euriclea alla
perfida ancella Melanto. E infine c'è
Penelope, oggetto del desiderio dei Proci e
dei sogni nostalgici di Ulisse, la stabilità al
termine dei viaggi avventurosi dell'eroe.
Le donne, insomma, fanno parte di ogni aspetto della narrazione e,
al di là di alcune variazioni minime, sono simili tra loro, cioè
tipiche, come se il poeta avesse voluto sviluppare attraverso di loro
certi valori e associazioni. Queste donne hanno in comune una
certa superiorità nel rapporto coi maschi. L'Odissea coglie
superbamente due forze contrastanti nell'essere dell'uomo: il
bisogno delle donne da una parte e la paura di sottomettersi a
questo bisogno dall'altra.
Mappa
...e ora... ridiamoci un po' su in compagnia di U.
Eco!
A me personalmente il libro piace. La storia è bella, appassionante,
piena di avventure. C'è quel tanto di amore che basta, la fedeltà
coniugale e le scappatelle adulterine...Ci sono colpi di scena, giganti
monocoli, cannibali, e persino un po' di droga...Le scene finali sono
della migliore tradizione western, la scazzottatura è robusta, la
scena dell'arco è tenuta da maestro sul filo della suspense. Che dire?
Si legge di un fiato, meglio del primo libro dello stesso autore,
troppo statico...In questo secondo libro, invece, tutto marcia a
meraviglia...E poi il montaggio, il gioco dei flash back, le storie ad
incastro... insomma, alta scuola, questo Omero è veramente molto
bravo. Troppo bravo direi...Mi chiedo se sia tutta farina del suo
sacco. Anzitutto l'autore non si trova più. Chi lo aveva conosciuto
dice che ...è orbo come una talpa, non segue il manoscritto e dava
persino l'impressione di non conoscerlo bene. Citava a memoria, non
era sicuro di avere scritto proprio così. Lo aveva scritto proprio lui o
era un prestanome?
tratto da "Diario minimo" di U. Eco
Mappa
Colonne Sonore - Sigla - Ciao Darwin - madre natura - Enya Adiemus
IL VIAGGIO CONTINUA...
...ma adesso tocca a voi remare!
Mappa
I personaggi principali
Gli uomini
Le donne
Gli dei
I personaggi straordinari
Mappa
GLI UOMINI
ODISSEO
TELEMACO
EUMEO
PROCI
Mappa
GLI DEI
ZEUS
EOLO
ATENA
ERMES
POSEIDONE
Mappa
LE DONNE
Penelope
Nausicaa
Euriclea
Mappa
I personaggi straordinari
Le Sirene
Polifemo
ARGO
Calipso
Scilla e Cariddi
Circe
Mappa
AEDI E RAPSODI
Demodoco, io t'onoro al di sopra di tutti i mortali.
Certo Apollo o la Musa, figlia di Zeus t'istruirono,
perchè troppo bene cantasti la sorte degli Achei,
quanto subirono e fecero, quanto penarono gli Achei,
come se fossi stato presente o te l'avesse narrato qualcuno.
Odissea, l.VIII (vv.487 sgg.)
La parola “aedo” viene dal greco"aδειν" e significa cantore. Gli aedi erano cantori professionisti
che componevano e cantavano i loro versi con l'accompagnamento della cetra, attingendo a un
patrimonio epico costituitosi in un lungo arco di tempo. Essi facevano parte della “società
orale-aurale”, cioè del parlare e dell’udire. L’aedo cantava a memoria ed era solito narrare i
poemi non per intero ma, per ragioni di tempo, a pezzi, con riferimento a singoli episodi.
La parola "rapsodo" viene dal greco“ràptein” e significa cucire. Infatti il rapsodo era “cucitore
di canti”. I rapsodi appartengono a una fase successiva: erano cantori professionisti che si
limitavano a recitare e cantare, di solito a memoria, brani del materiale epico ereditato dalla
tradizione. A differenza degli aedi, essi ripetevano semplicemente ciò che era stato loro
trasmesso dalle generazioni precedenti, recitando con l’accompagnamento della lira.
In una società in cui la trasmissione della cultura era affidata alla oralità, la poesia diventava
così lo strumento capace di educare le nuove generazioni. Infatti gli aedi e i rapsodi, attraverso i
caratteri degli eroi e delle eroine proposti come modelli positivi o negativi di comportamento,
trasmettevano i valori della loro civiltà e le norme di comportamento civile, politico, morale.
Mappa
I NOSTOI
"Nostos" in greco vuol dire "ritorno". E' andato per noi perduto
un poema greco, appartenente al ciclo epico, intitolato
appunto "Nostoi", attribuito ad Agia di Trezene, in cui si
narrava il ritorno in patria di singoli eroi della guerra di Troia.
Esso raccoglieva canti in parte più antichi, in parte più recenti
dell'Odissea, che è il
nostos di Ulisse.
Due esempi di nostoi
troviamo nell'Odissea
quando Nestore a Pilo
e Menelao a Sparta
narrano a Telemaco il
loro ritorno in patria
dopo la guerra.
Mappa
L'ITINERARIO DI ULISSE
Per quanto ci abbiano provato in tanti, la pretesa di tracciare sulla carta
geografica l'itinerario dettagliato di Ulisse appare assurda.
In realtà il fondamento storico delle peregrinazioni dell'eroe è piuttosto di
natura culturale. Esse sono infatti il riflesso e la proiezione nell'immaginario
dei viaggi compiuti in regioni nuove e remote dai naviganti cretesi, micenei,
fenici, che ritornavano portando, oltre alle mercanzie, racconti straordinari
di strane usanze e fantastiche avventure.
Mappa
Mitica isola definita da Omero l'ombelico del mare.
Posta a Occidente nel Mediterraneo, sede di Calipso, a
18 giorni dall'isola dei Feaci. Per alcuni va identificata
con Malta, per altri con Ceuta, città del Marocco
settentrionale.
OGIGIA
SCHERIA
Favolosa isola ricordata da Omero come sede
dei Feaci, di cui è re Alcinoo, che vive in una
reggia adorna di oro e di giardini meravigliosi.
E' stata identificata con Corcira, oggi Corfù,
isola dello Ionio.
ITACA
Isola greca del mare Ionio che fa parte dell'arcipelago delle
isole Ionie. L'antica Itaca, regno di Ulisse, fu identificata fin dal
V sec. a.C. con quest'isola; ma alcuni studiosi hanno messo in
dubbio tale identificazione ritenendo che le descrizioni di Omero
si adattino molto meglio all'isola di Leucade. Gli scavi
archeologici hanno tuttavia portato alla luce resti del Medievo
ellenico e tracce di un culto ad Ulisse.
Mappa
LA TELEMACHIA
La TELEMACHIA, costituita dai libri I-IV, è dedicata al
viaggio di Telemaco,figlio di Odisseo. Essa inizia in
medias res. Mentre gli dei sono riuniti in concilio per
decidere il ritorno in patria di Ulisse,Telemaco è ormai
impotente a contenere l'arroganza dei centootto Proci,
cioè dei principi che si erano insediati nella reggia come
pretendenti alla mano di Penelope e lì vivevano
dilapidando il patrimonio del re assente. Su esortazione
di Atena, che gli appare sotto l'aspetto del vecchio
Mentore, egli parte perciò con una nave alla ricerca di
notizie del padre e si reca dagli amici paterni, Nestore
e Menelao, dai quali apprende l’epilogo della guerra di Troia e la notizia che Odisseo
è prigioniero di Calipso. Intanto i Proci, venuti a conoscenza della spedizione di
Telemaco, organizzano un agguato per eliminare il legittimo erede al trono. Penelope,
avvisata di quanto sta succedendo, invoca l’aiuto della dea Atena che, in sogno, la
rassicura sulla sorte del figlio.
Il viaggio di Telemaco si configura per lui come necessario, per ricostruire quel
modello da imitare, rappresentato dalla figura paterna, che finora gli è mancato e di
cui, giovane com'è, ha bisogno per orientare la sua azione.
Mappa
IL RACCONTO DI ODISSEO
Vecchio, i tuoi affanni raccontami, e questo rispondimi
vero, perchè lo sappia: chi e donde sei tra gli uomini?
Dov'è la tua città, i tuoi genitori? Su che nave sei
giunto?
Nella seconda parte (libri V-XII)
appare sulla scena l'eroe che,
partito finalmente da Ogigia, viene
sbattuto da una tempesta nell'isola
dei Feaci, dove viene accolto
benevolmente. Subentra qui un
narratore omodiegetico di II grado,
che è l'eroe stesso, il quale,
attraverso una lunga analessi o
flash back, narra su invito del re
le sue avventure
Mappa
IL RITORNO E LA VENDETTA
Tornato a Itaca grazie all’aiuto dei Feaci, Ulisse, travestito da mendicante, si rivela
prima al fedele porcaro Eumeo, poi a Telemaco, che nel frattempo è rientrato a Itaca.
Insieme progettano di vendicarsi dei Proci. Giunto al palazzo, Ulisse viene riconosciuto
dal vecchio cane Argo, che muore subito dopo, e dalla vecchia nutrice Euriclea.
Penelope confida al falso mendicante che l’indomani intende sottoporre i proci a una
prova nella quale il marito era campione: far passare una freccia attraverso gli anelli di
dodici scuri messe in fila; al vincitore darà se stessa come trofeo. Il giorno successivo
Penelope propone la gara, ma nessuno dei Proci riesce a tendere l’arco di Ulisse. Il
finto mendicante, tra lo scherno generale, chiede di tentare l’impresa e riesce a superare
la prova senza fatica. Subito dopo si rivela ai Proci ormai terrorizzati e ne fa strage.
Penelope non riesce a credere al ritorno del marito e lo mette alla prova chiedendogli di
trasportare il loro letto nuziale, ma Ulisse conosce il segreto del letto, che non può
essere trasportato perché lui stesso lo ha intagliato nel tronco di un albero di ulivo.
Avuta la prova certa della sua identità, Penelope, in lacrime, lo abbraccia. Mentre le
anime dei proci scendono nell’Ade e Ulisse ritrova il padre Laerte, i parenti dei Proci
chiedono vendetta contro Ulisse, ma l’intervento di Atena riporta definitivamente la
pace sull’isola di Itaca.
Mappa
L'ARISTOCRAZIA GUERRIERA
Il crollo della civiltà micenea
fu causato dall'insediamento
dei Dori. Al loro interno
emerse ben presto la forza
sociale delle aristocrazie
guerriere, che finirono per
esercitare un dominio
incontrastato sul resto della popolazione. Gli aristocratici
condividevano stili di vita e ideali; inoltre erano uguali dal punto di
vista sociale ed economico. Essi esprimevano al loro interno un re,
il basileus. Si trattava di un sovrano diverso da quello miceneo:
quest'ultimo, infatti, esercitava un potere assoluto, mentre il
basileus era un "primo fra uguali" e le sue funzioni si svolgevano in
armonia con la volontà degli aristocratici, fino a ridursi
gradualmente a quelle di re-sacerdote.
Mappa
IL MEDIOEVO ELLENICO
Nell' XI sec. a.C. i centri di potere miceneo
crollarono sotto i colpi dell' invasione dorica. I
Dori, popolo di origine indoeuropea, si
sovrapposero ai micenei, cancellando le
tracce della loro civiltà.
Cominciò così un lungo periodo di
arretratezza durante il quale crollò
l'organizzazione palatina, scomparve la
scrittura e diminuirono gli scambi
commerciali. Esso durò fino all'inizio dell'VIII sec. e fu chiamato <età
buia>.
In questi secoli "bui" si registrano tuttavia alcuni fenomeni nuovi:
l'introduzione del ferro;
la ceramica geometrica;
la fondazione di colonie in Asia Minore (Ionia d'Asia);
la gestazione della polis
Mappa
ANALESSI
L'analessi o flashback o retrospezione è una figura retorica che consiste
nell'evocazione più o meno ampia di un evento anteriore al punto della storia
in cui ci si trova.
Più precisamente, in un testo, quando l'autore vuole spiegare qualcosa
avvenuto in tempo passato rispetto a quello narrativo del brano, sceglie di
interrompere la narrazione nel tempo presente e di retrocedere nel passato,
narrando così eventi passati come se stesse narrando eventi al presente. Il
flashback è di grande effetto nei romanzi.
Ad esempio, nell'Iliade il narratore, dopo aver evocato la contesa fra Achille e
Agamennone, punto di partenza del suo racconto, ritorna indietro di una
decina di giorni per esporne la causa in una quarantina circa di versi
retrospettivi.
Nell'Odissea, l' analessi, che occupa un blocco di otto canti, viene
introdotta quando Ulisse, ospite alla corte di re Alcinoo, narra in prima
persona le mirabolanti avventure da lui vissute dalla partenza da Troia
fino all'arrivo nell'isola dei Feaci.
Il contrario dell'analessi, cioè la narrazione di eventi collocati nel futuro, è
detto prolessi.
Mappa
Ludovico Einaudi - 01 - Melodia Africana
Omero - Odissea - Egli usci dalla
I
vasca
...Ma smetti questo cantare
straziante, che sempre in petto il mio cuore
spezza, perchè a me venne pazzo dolore;
così cara testa rimpiango, sempre pensando a
quell'uomo...
PENELOPE
...e a lei di colpo si sciolsero le ginocchia e il cuore,
perchè conobbe il segno sicuro che Odisseo le diceva;
e piangendo corse a lui, dritta, le braccia
gettò intorno al collo a Odisseo, gli baciò il capo...
Libro XXIII, vv.205 segg.
Libro I, vv.329 sgg.
Figlia di Icaro e di Peribea, di origine spartana,
sposò Ulisse e, secondo il racconto dell’Odissea, lo
attese fedelmente durante i venti anni della sua
assenza, amministrando i suoi beni e respingendo i
pretendenti alla sua mano.
Celebre lo stratagemma da lei escogitato per prendere tempo e rimandare la scelta
del nuovo sposo: affermando di dovere finire di tessere un lenzuolo funebre per il
suocero Laerte, lavorava di giorno e disfaceva di notte il lavoro che aveva fatto. In
tal modo Penelope non attende passivamente il ritorno del marito, ma è
attivamente fedele. Oltre che sposa fedele, Penelope è anche madre premurosa nei
confronti di Telemaco e donna saggia e accorta. Così, quando Ulisse ha ormai
rivelato a tutti la propria identità, ella appare ancora diffidente nei suoi confronti,
ma in realtà conferma le doti di prudenza e scaltrezza attraverso lo stratagemma
del letto nuziale che spinge l'eroe a svelare un segreto ignoto a tutti e a dimostrare
la sua vera identità.
Mappa
Ludovico Einaudi - 09 - La Nascita Delle Cose
Segrete
Omero - Odissea - Alla sua casa andava la
dea
Luigi Einaudi - I Giorni
Omero - Odissea - Ma quando giunse il
momento
NAUSICAA
...chè sulla terra umana creatura
-uomo nè donna- non m'apparve mai,
che di sembianza a te rassomigliasse:
sicchè, pur riguardandoti, m'incanto...
Libro VI, vv.220 segg.
Figlia del re dei Feaci Alcinoo. Nell’Odissea è descritto il suo incontro con il
naufrago Odisseo per intervento della dea Atena. Vi si narra che Nausicaa, con
il consiglio di Atena, apparsale in sogno, va a giocare nella riva del fiume con
la palla insieme alle sue ancelle. Quando Odisseo all’improvviso sbuca nudo da
dietro un cespuglio, le ancelle scappano per la paura; la bella ragazza, invece,
accoglie il naufrago con grande cortesia, mostrandosi sensibile alle sue
suppliche, gli regala delle vesti e lo invita nella casa del padre, che lo accoglie
calorosamente nel suo palazzo. La bella Nausicaa si innamora perdutamente
di Ulisse perché vede in lui l’uomo di grande esperienza e di illimitata
conoscenza più simile agli dei che agli uomini, il condottiero o il re che ha visto
nel suo sogno.
Sebbene rappresenti un personaggio minore del poema omerico, il poeta ha
infuso in lei una profonda liricità, che la rende speciale, e ne ha sottolineato
l'intelligenza, la sensibilità e l'abilità verbale come doti che stanno al di sopra
Mappa
di tutti gli altri attributi umani.
EURICLEA
Euriclea nondimen, che già da presso
fatta gli s'era ed il suo re lavava,
il segno ravvisò della ferita
dal bianco dente d'un cinghiale impressa...
gaudio a un'ora e duolo
la prese, e gli occhi le s'empier di pianto,
e in uscir le tornò la voce indietro...
Libro XIX, vv.478 segg.
Era la nutrice di Ulisse. Quando Ulisse, tornato a Itaca, non ha
ancora rivelato la sua vera identità, Penelope, che lo crede un
mendicante, chiede a Euriclea di accudirlo e di provvedere a lui.
La vecchia nutrice, nel lavarlo, riconosce una vecchia ferita sul
ginocchio provocata da un cinghiale e non riesce a trattenere le
lacrime. Ma Ulisse, avendo capito di essere stato riconosciuto, la
prega di non rivelare a nessuno la sua identità, per non fare
fallire il suo piano.
Mappa
03 Traccia 3
CIRCE
Si fermarono nell'atrio della dea trecce belle,
e Circe dentro cantare con bella voce sentivano,
tela tessendo grande e immortale, come sono i lavori
delle dee, sottili e splendenti e graziosi.
Libro X, vv. 220
segg.
Circe era una maga figlia di Elio e della ninfa Perseide. Viveva nell’isola d’Eea e tramite
magie e pozioni trasformava gli uomini in animali.
Durante il ritorno ad Itaca, Ulisse e i suoi compagni capitarono nell’isola della maga. Circe
usando filtri magici mescolati al vino, trasformò tutti i compagni d’Ulisse in maiali, mentre
costui, avendo ricevuto dal dio Ermes un’erba miracolosa, rimase immune agli incantesim
della maga. Egli ottenne poi che Circe restituisse sembianze umane ai compagni e rimase
per un anno con lei, divenuta da nemica amica e benevola consigliera. Ella, infatti, lo mise
in guardia contro i pericoli rappresentati dalle Sirene e da Scilla e Cariddi. Grazie al suo
aiuto, infine, Ulisse potrà visitare
il regno dei morti
Circe è un personaggio complesso, potente e terribile, ma anche saggio e umano.
Proiettata in un'atmosfera magica e fiabesca, essa rappresenta molte paure e desideri
dell'uomo della Grecia antica nei confronti della donna: innanzitutto la paura che la donna
potesse far cadere l'uomo in suo potere con la seduzione o con filtri magici e pozioni,
facendogli perdere la sua identità e riducendolo ad uno stato di natura passivo e
animalesco.
Mappa
Ludovico Einaudi - Luce dei miei
occhi
ARGO
...un cane
che stava lì disteso, alzò il capo e le orecchie.
Era Argo, il cane di Odisseo, che un tempo
egli stesso allevò e mai potè godere nelle cacce.
...ora, lontano dal padrone,
giaceva abbandonato sul letame di buoi e muli.
Là giaceva pieno di zecche.
E quando Odisseo gli fu vicino, ecco agitò la coda
e lasciò ricadere le orecchie e...
ecco, fu preso dal Fato della morte.
Libro XVII, vv. 290 segg.
Quando Ulisse finalmente viene ricondotto a Itaca da una nave dei Feaci, non viene
riconosciuto da nessuno, tranne che dalla vecchia nutrice Euriclea e dal vecchio
cane Argo, che un tempo lui stesso aveva addestrato per la caccia. Davanti alla
porta della reggia, l'animale, abbandonato in mezzo al letame e pieno di zecche,
avverte la presenza del padrone e lo riconosce nonostante siano passati vent'anni.
Agita la coda, ma non ha la forza di alzarsi e subito dopo muore. L'episodio viene
descritto con accenti fortemente patetici, che sottolineano da una parte la
condizione di totale abbandono dell'animale, dall'altra il rapporto tra il fedele
animale e l'amatissimo e atteso padrone.
Netta appare la contrapposizione tra un passato felice, armonioso, ordinato, e un
presente dominato dal caos, dall'incuria e dalla sofferenza.
Mappa
Luigi Einaudi - I Giorni
Omero - Odissea - E la ninfa udito il
messaggio
CALIPSO
Dopo aver vagato per i mari ed aver perduto tutti i
compagni, Ulisse approda all'isola di Calipso, ninfa
solitaria dalle lunghe trecce. Figlia di Atlante, che
reggeva il mondo sulle sue spalle, immortale come
tutti gli dei, Calipso non abitava sull'Olimpo, poiché
non apparteneva alla schiera degli eletti che vi hanno
dimora.
Calipso aveva accolto, curato e amato con tutta se stessa il naufrago, sperando
in cuor suo di far dimenticare ad Ulisse la nostalgia della sua Itaca. Ma invano:
egli non faceva che sospirare il ritorno.
Quando Atena ottiene dal padre Giove di ingiungere alla ninfa di lasciar partire i
suo protetto, Calipso si piega alla decisione del re degli dei e permette ad Ulisse
di costruirsi una zattera e di riprendere il mare in direzione della sua isola.
Dopo tanti anni trascorsi insieme, è dolcissimo l'addio tra la ninfa e l'uomo che
ha amato e che ora Zeus le toglie.
Mappa
POLIFEMO
Halloween Horror Movie Themes - The
Shining
Omero - Odissea - Dopo che ebbe sbrigato
...d'un balzo allungò sui compagni le mani,
ne afferrò due a un tempo e li sbattè come cuccioli
a terra: sprizzò a terra il cervello, e bagnò il suolo.
Li squartò membro a membro e apprestò la sua cena:
mangiava come un leone cresciuto sui monti, niente
lasciava,
interiora, carni e ossa con il midollo.
Noi piangendo alzammo a Zeus le mani,
vedendo l'atroce misfatto: eravamo impotenti.
Libro IX, vv. 288 e segg.
Famosissimo Ciclope con un solo occhio in mezzo alla fronte, era figlio della ninfa Toosa e di Poseidone.
Quando Ulisse sbarca in un'isola e, curioso di conoscere la misteriosa creatura che vi abita, penetra nella
sua spelonca con dodici compagni, si trova ad assistere al rientro del Ciclope e del suo gregge. Polifemo,
che colloca un macigno davanti all’ingresso, respinge le preghiere di Ulisse e non intende tenere conto
delle sacre leggi dell’ospitalità. Comincia perciò a far strage dei Greci, cibandosi delle carni di alcuni
compagni di Ulisse, che ghermisce e stritola contro una parete. Ulisse escogita però uno stratagemma: fa
ubriacare il Ciclope con un otre di vino rosso che aveva portato con sé e lo acceca durante il sonno con un
palo aguzzo ed infuocato.
Quando il Ciclope, svegliatosi per il dolore, si mette ad urlare chiedendo soccorso agli altri Ciclopi che
abitano nelle caverne vicine, alla domanda rivoltagli da lontano se mai c’era qualcuno che gli stesse
facendo del male, egli risponde “Nessuno”, perché così, in previsione di quanto sarebbe accaduto, gli
aveva detto di chiamarsi l'astuto Ulisse. Al far del giorno poi, approfittando della cecità di Polifemo, Ulisse
e i suoi, attaccandosi sotto il ventre dei montoni, lasciano finalmente la grotta e si avviano
precipitosamente verso le navi per fuggire da quel luogo maledetto.
L'accecamento di Polifemo provoca la collera vendicativa di Poseidone, che costituisce uno degli elementi
fondamentali nello sviluppo narrativo del poema.
Nell'episodio emergono con evidenza due caratteristiche dell'eroe:
1. la curiosità irrefrenabile, che lo spinge ad affrontare l'ignoto e a fare ogni tipo di esperienza;
2. l'intelligenza e l'astuzia, grazie alle quali riesce a trionfare sulla forza bruta e a salvare se stesso e i
compagni.
Mappa
LE SIRENE
Apocaliptica - Castlevania - Requiem of the
gods
Qui presto vieni, o glorioso Odisseo, grande vanto degli Achei,
ferma la nave, la nostra voce a sentire.
Nessuno mai si allontana di qui con la sua nave nera,
se prima non sente, suono di miele, dal labbro nostro la voce;
poi pieno di gioia riparte, e conoscendo più cose...
LIbro XII, vv. 260 segg.
Nate dal sangue di Acheloo, dio dei fiumi, esse erano molto diverse da come oggi le
immaginiamo. Il loro corpo era infatti costituito per metà dal corpo di una donna e per
l’altra metà da quello di un uccello. A dimostrazione di ciò l’Odissea narra che in
seguito all’inganno subito da Ulisse, esse decisero di togliersi la vita gettandosi in
acqua, cosa decisamente impossibile per un essere per metà pesce.
Le Sirene furono interpretate come simbolo dei pericoli che i naviganti potevano
incontrare sulle loro rotte; in particolare, esse simboleggiavano la bonaccia che
abbandonava lo scafo in balìa delle onde e delle correnti.
L’incontro di Odisseo con le Sirene è immerso in un'atmosfera magica e fiabesca,
determinata dal fatto che le Sirene non compaiono alla vista: se ne ode soltanto la
melodia dolce e seducente della voce, mentre il loro aspetto rimane misterioso. Esse
sfoderano un’arma senz’altro vincente, se l’eroe non fosse saldamente legato
all’albero della nave e non fosse quindi materialmente impedito a soddisfare
l’irresistibile impulso ad abbandonarsi alle loro lusinghe. Le Sirene, infatti, tentano di
attirarlo con il canto di quelle imprese epiche che l’eroe ha vissuto in prima persona e
legano l'ascolto del canto con l'acquisizione della conoscenza, facendo leva su uno dei
punti deboli dell'eroe, cioè il desiderio irresistibile di sapere.
Mappa
ZEUS
Dio supremo,dotato di sapienza e di saggezza, abita
sull’Olimpo, monte della Tessaglia,con la moglie Era. Zeus
veniva rappresentato solennemente seduto su un trono
d’oro con in mano l'Egida, uno scudo su cui erano
raffigurate le più grandi calamità, e i fulmini, dono dei
Ciclopi,che egli usava per distruggere tutto ciò che non gli
era gradito. Il suo animale preferito era l’aquila, simbolo
della regalità e del potere assoluto.
Quando nacque, sua madre Rea dovette nasconderlo, poichè il marito Saturno
(Crono in greco) divorava tutti i figli nati da lei. Crebbe nell'isola di Creta,
nascosto in una grotta e nutrito da una capra. Divenuto grande, abbattè il
padre e divenne "padre degli dei e degli uomini" dai quali pretendeva
obbedienza e rispetto. Nulla avveniva sulla terra senza il suo volere, al quale
nessuno avrebbe osato opporsi.
Nell'Odissea è rappresentato mentre presiede il Concilio degli Dei nel quale si
decide di aiutare Ulisse a ritornare finalmente in patria, nonostante
l'opposizione di Poseidone.
Mappa
POSEIDONE
Fratello di Zeus, quando vennero divisi i
grandi domini dell'universo, ottenne la
signoria delle terre e delle acque. Da lui
provenivano i terremoti e le tempeste. Era
rappresentato armato di un tridente, col
quale scuoteva terra e acque; quando sul
cocchio veloce, tratto da cavalli a lui sacri,
attraversava i suoi domini, lo
accompagnavano le minori divinità
marine, come le Nereidi e i Tritoni.
Poseidone perseguitò tutti gli eroi greci che avevano partecipato alla
guerra di Troia durante il loro ritorno in patria: parecchi di loro trovarono
infatti la morte nelle onde del mare. La sua avversione contro i Greci era
dovuta al fatto che egli aveva costruito le mura di Troia, città che gli era
particolarmente cara e che i Greci avevano distrutto. Ma l'eroe che egli
perseguitò più a lungo fu Ulisse, costretto a peregrinare per dieci lunghi
anni prima di rivedere la sua Itaca, perchè gli aveva accecato il figlio
Polifemo.
Mappa
Subito sotto i piedi legò i sandali belli,
ambrosii, d'oro, che lo portavan sul mare
e sulla terra infinita, insieme col soffio del vento.
E prese la verga con cui gli occhi degli uomini affascina.
Questa tenendo in mano, volò il potente Argheifonte,
e si slanciò sull'onde, come il gabbiano...
ERMES
Libro V, vv.44-51
Figlio di Maia e Zeus, era una delle divinità più
importanti della mitologia greca. Appena nato, si
liberò dalle fasce e per primo costruì con un guscio di
tartaruga la lira, con cui cominciò presto a suonare.
Veniva raffigurato con in testa un berretto a punta, il
"petaso", e con ai piedi i sandali alati, i "talari".
Portava sempre una verga d'oro, donatagli da Apollo.
Era il dio dei viaggiatori, dei pastori e dei mandriani,
degli oratori e dei poeti, della letteratura,
dell’atletica, dei pesi e delle misure, del commercio e
dell’astuzia caratteristica di ladri e bugiardi. Ma era
soprattutto il messaggero degli dei e
l'accompagnatore dei morti nell'oltretomba.
Mappa
ATENA
"Il mio cuore si spezza e io soffro pensando all'infelice
Odisseo. Egli giace in un'isola e patisce nell'animo
aspri tormenti trattenuto da Calipso, che lo obbliga a
restar con lei e gli impedisce di raggiungere la sua
patria".
Figlia di Zeus e della sua prima moglie Metide,
era la dea dell' intelligenza, della sapienza, della
saggezza, della tessitura, delle arti e degli
aspetti più nobili della guerra, mentre la
violenza e la crudeltà rientravano nel dominio di
Ares. Era rappresentata armata di egida (una
pelle di capra su cui era fissata la testa della
Gorgone, che impietriva chi la guardava).
Era nata, già armata, dalla testa di Zeus, aperta
con un colpo d'ascia da Efesto, chiamato a
liberare il re degli Dei dai dolori di un "parto"
molto particolare.
Atena amava tutti i Greci, ma in particolare gli
Ateniesi, della cui città era la protettrice.
Nell'Odissea è la dea che protegge e assiste
costantemente Ulisse.
Mappa
SCILLAScilla,
E CARIDDI
dal lato calabro, e Cariddi
Sleepy Hollow
Theme
dal lato siculo, furono
rappresentate dal mito greco come
due mostri che terrorizzavano i
naviganti al loro passaggio. Scilla
(colei che dilania) e Cariddi (colei
che risucchia) rappresentavano per
i Greci le forze distruttrici del mare.
Un tempo Scilla era conosciuta come una bellissima donna,
figlia di Ecate, la quale fu poi trasformata in un orrendo mostro
di forma canina, dalle sei orrende teste e dalle dodici zampe.
Cariddi, figlia di Poseidone e della Madre Terra, era considerata
come una donna vorace, che Giove scagliò sulla terra insieme
ad un fulmine: ella beveva enormi quantità di acqua che poi
ributtava in mare. Queste due divinità, pur essendo state
localizzate tra le due rive dello stretto di Messina, dove le coste
sono più vicine, furono intese entrambe a rappresentare i
pericoli del mare dove questo è ristretto dalla presenza delle
terre.
Mappa
IL MONDO QUOTIDIANO
Sappiamo con certezza che il mondo descritto
nei poemi omerici non è quello dei secoli VIII e
VII, in cui sembra venissero fissati per iscritto.
Essi si riferiscono a un'età anteriore, che
coincide in parte con l'età micenea, in parte col
Medioevo ellenico, periodo in cui scomparve la
scrittura. Mentre il mondo degli eroi viene
descritto attraverso le vicende narrate, i
riferimenti alla vita quotidiana di quei secoli bui
sono presenti nelle similitudini come un altro
aspetto della esperienza umana.
I contadini rappresentati nelle loro attività quotidiane, la gente
minuta colta nei particolari della sua esistenza, costituiscono un
mondo parallelo a quello degli eroi e sono la prova della visione
globale del poeta, che riesce a creare una sorta di contrasto tra
l'eccezionalità dell'azione eroica e la consuetudine di un'esistenza
normale, fornendoci un'immagine complessiva della realtà.
Mappa
EOLO
...della pelle
di bue novenne appresentommi un otre,
che imprigionava i tempestosi venti:
poichè de' venti dispensier supremo
fu da Giove nomato; ed a sua voglia
stringer lor puote, o rallentare il freno...
Libro X, vv. 28 segg.
Il nome Eolo deriva dal greco aiolos e significa veloce. Secondo la mitologia greca,
Eolo, dio dei Venti, era figlio di Poseidone e Arne. Eolo li dirigeva e li liberava
custodendoli dentro le caverne e dentro un otre a Lipari, una delle isole Eolie, il piccolo
arcipelago a nord della Sicilia, isola nella quale aveva la sua reggia.
Eolo ebbe dodici figli, sei femmine e sei maschi, che si unirono tra loro creando altri
venti.
Quando Ulisse, reduce dalla guerra di Troia, approdò alle isole Eolie, Eolo lo ospitò e,
commosso dal racconto dell’eroe greco, gli fece dono dell’otre di pelle dentro il quale
erano rinchiusi i venti contrari alla navigazione. Durante il viaggio Ulisse fece soffiare
solo il dolce Zefiro ma, mentre l’eroe dormiva, i compagni di navigazione, credendo ch
l’otre regalato da Eolo fosse pieno di tesori, l’aprirono, liberandone i venti che
scatenarono una terribile tempesta dalla quale si salvò solo la nave di Ulisse.
Mappa
14 - Road trippin
LE AVVENTURE DI ULISSE
Città di Troia: In questa città Ulisse combattè per dieci anni la famosa guerra tra
Greci e Troiani.
Terra dei Ciconi: Ulisse e i suoi compagni, partiti da Troia con dodici navi, furono
ben presto sorpresi da una tempesta ed approdarono nella terra dei Ciconi (Tracia),
con i quali furono costretti a combattere.
Terra dei Lotofagi: Salvatisi con la fuga, veleggiarono poi verso sud, ma un
violento vento li spinse fino alla terra dei Lotofagi, possessori di un cibo che faceva
dimenticare il ritorno, da cui furono accolti con ospitalità.
Terra dei Ciclopi: Passarono poi nel paese dei Ciclopi, creature mostruose con un
solo occhio, tra cui il terribile Polifemo, figlio di Poseidone, che divorò alcuni dei suoi
compagni. Ulisse e i compagni superstiti, dopo aver accecato il Ciclope, riuscirono
infine a fuggire grazie a un abile stratagemma.
Isola di Eolo: Giunti nell'isola Eolia, furono benevolmente accolti da Eolo, dio dei
venti, che regalò loro un otre in cui erano rinchiusi tutti i venti tranne Zefiro. Ormai
si vedevano i fuochi accesi dei pastori nell’isola di Itaca e Ulisse, stanco e sereno, si
addormentò. I compagni, credendo che l'otre contenesse un tesoro, lo aprirono. Si
scatenò così una violenta tempesta, che li risospinse a Eolia, da cui stavolta furono
cacciati via.
14 - Road trippin
Terra dei Lestrigoni: A Ulisse e ai suoi compagni non rimase che riprendere la
navigazione a caso. Arrivarono così nella terra dei Lestrigoni, che distrussero le
loro navi tranne una, con la quale fuggirono.
Isola di Eea: Giunsero poi all'isola di Eea, abitata dalla maga Circe, dalla quale i
compagni mandati in avanscoperta furono trasformati in porci. Ulisse invece,
grazie a un'erba donatagli da Ermes, si salvò dagli incantesimi della maga che,
dopo averlo accolto nel proprio palazzo, restituì sembianze umane ai suoi
compagni e li trattenne per un anno presso di sè.
Discesa nell'Averno: Quando ottenne di ripartire, Circe lo inviò prima nel
paese dei Cimmeri, da cui discese nel regno dei morti ad interrogare l'indovino
Tiresia. Qui rivide, oltre a tanti compagni caduti a Troia, la madre Anticlea che egli
aveva lasciato viva ad Itaca.
Isola delle sirene; Scilla e Cariddi; Isola del Sole: Ripreso il proprio
viaggio, Ulisse con la sua furbizia riuscì prima a sfuggire al canto delle Sirene, poi
all'orrido gorgo di Scilla e Cariddi, ma, quando la nave approdò all'isola di
Trinacria, non potè evitare che gli stolti compagni si cibassero della carne delle
mandrie del dio Sole, che li punì del sacrilegio scatenando contro di loro una
tempesta.
Isola di Ogigia: Unico sopravvissuto, dopo nove giorni Ulisse giunse nell’isola di
Ogigia, dove rimase per sette lunghi anni, quasi prigioniero della ninfa Calipso,
innamoratasi di lui.
Qui termina il racconto delle sue avventure narrato da Ulisse alla corte di re
Alcinoo.
Mappa
LA DISCESA DI ULISSE NELL'ADE
11-Porcupine Tree - light mass
prayers
Omero - Odissea - Ma io rimasi
la'
E mi slanciai tre volte, il cuore mi obbligava ad
abbracciarla;
tre volte dalle mie mani, all'ombra simile o al sogno,
volò via: strazio acuto mi scese più in fondo,
e a lei rivolto parole fugaci dicevo:
"Madre mia, perchè fuggi mentre voglio abbracciarti,
che anche nell'Ade, buttandoci al collo le braccia,
tutti e due ci saziamo di gelido pianto?
O questo è un fantasma che la lucente Persefone
manda perchè io pianga e singhiozzi di più?".
Libro XI, vv.206 segg.
Lasciata l'isola di Eea, dove la maga Circe lo aveva trattenuto per un anno, Ulisse si spinge con
una sola nave fino ai confini dell'Oceano e giunge nel paese dei Cimmeri, sempre avvolto nella
nebbia, da dove discende nel regno dei morti per incontrare l'indovino Tiresia e interrogarlo sul
proprio futuro. Qui rivede in un incontro struggente la madre Anticlea, che egli aveva lasciato
viva ad Itaca, e incontra i grandi eroi che avevano combattuto con lui a Troia: Agamennone,
Achille, Patroclo, Aiace ed altri. L'atmosfera inquietante del luogo è caratterizzata dall'oscillare
dei sentimenti dell'eroe tra la "pallida paura" che lo coglie all'apparire degli spettri e il desiderio
di conoscenza che lo anima sempre.
Il canto XI dell'Odissea, la cosiddetta nekia (evocazione dei morti), costituisce il principale
modello per tutte le successive elaborazioni letterarie che hanno per tema la catabasi, cioè la
discesa agli Inferi.
L'incontro di Ulisse con la morte rappresenta l'indispensabile coronamento della sua eccezionale
esistenza. Dopo aver sperimentato i diversi aspetti della vita, dal dolore alla gioia, egli è
chiamato a svolgere una necessaria riflessione sul mondo dei morti. L'incontro con le anime dei
defunti assume perciò il significato di una nuova e più completa conoscenza del mondo.
Mappa
I PRIMI VIAGGI NEL MEDITERRANEO
Le prime esperienze di navigazione si verificarono nel Vicino
Oriente. Nel Mediterraneo la navigazione si svolgeva
solitamente lungo le coste e in ore diurne. Era quindi una
navigazione a vista, che collegava tra loro località non troppo
distanti. La navigazione commerciale si concentrava
soprattutto nel periodo compreso tra marzo e ottobre, quando
le condizioni climatiche erano migliori. Per le distanze maggiori
si praticava la navigazione di lungo corso. Anche in questo caso
si cercava di non perdere di vista la terra. Di notte, se le
condizioni atmosferiche lo consentivano, ci si orientava grazie
all'Orsa maggiore.
Nelle società antiche tutti i popoli di mare praticavano la pirateria. Le ciurme delle navi
erano dotate di armi per assalire e per difendersi. I marinai erano uomini coraggiosi,
pronti ad affrontare i rischi della navigazione d'alto mare: erano quindi per metà
mercanti e per metà guerrieri. La loro attività non consisteva solo nello scambiare merci,
ma anche nell'assalire altre navi o nel saccheggiare città costiere. I più abili nel praticare
questa attività erano considerati i Fenici.
In società che si aprivano gradualmente ai traffici, la figura del mercante marittimo
trasmetteva quindi emozioni contrastanti. Le comunità erano attratte da quegli uomini
che venivano da lontano, portavano beni preziosi e ricercati e raccontavano quello che
accadeva negli altri paesi. Ne erano, però, anche intimorite: in quanto straniero, il
mercante suscitava inquietudine perchè era diverso per l'aspetto, per la lingua, per i
costumi, e costituiva potenzialmente una minaccia. Lo storico greco Erodoto raccontava
che marinai fenici giunti ad Argo, col pretesto di vendere il loro carico, avevano rapito
delle donne venute ad acquistare le loro merci.
Mappa
"Su,torna
alle tue stanze e pensa all'opere tue,
telaio e fuso; e alle ancelle comanda
di badare al lavoro; al canto pensino gli uomini
tutti, e io sopra tutti: mio qui in casa è il comando"
TELEMACO
Libro I, vv.356 e segg.
Figlio di Odisseo e di Penelope, è il
personaggio principale dei primi quattro libri
dell’Odissea. Abbandonato dal padre quando
era ancora in fasce e privo della sua guida
sicura, una volta cresciuto, cerca di difendere
la propria casa dalle pretese dei Proci, senza
riuscirvi. Inizialmente incerto, addolorato per
l'assenza del padre e l'impotenza di fronte
all'arroganza dei Proci, dopo il colloquio con
Atena si trasforma e decide di assumere il
ruolo di capo e la responsabilità che ne
deriva.
Inizia così in lui un processo di maturazione che lo porta prima ad
affrontare un viaggio a Pilo e Sparta alla ricerca di notizie del padre,
poi, al ritorno di quest'ultimo, a schierarsi al suo fianco per vendicare
l'oltraggio dei Proci e ripristinare l'ordine violato.
Mappa
EUMEO
Servo di Ulisse, anzi, il migliore e il più fedele
tra i suoi servi, era addetto alla cura dei suoi
maiali (è ben noto l'epiteto di "divino porcaro"
con cui Omero lo descrive). Egli accoglie con
molta ospitalità il vecchio mendicante, senza
però riconoscere in lui Ulisse. A lui racconta
tutti i suoi dispiaceri per la perdurante assenza
del re, ormai dato per morto, per la sorte di
Telemaco, partito alla ricerca del padre, e della
regina Penelope, assediata dai Proci. La sua
capanna sarà il luogo dove Telemaco rivedrà e
riconoscerà il padre. E da lì prenderà le mosse
la vendetta di Ulisse, che si consumerà di lì a
poco anche grazie all'aiuto del fedele porcaro.
Nel libro XV (vv. 389-484) Eumeo narra la propria storia: figlio del re dell'isola di Sirìa, nei pressi
di Ortigia, venne rapito ancora fanciullo da predoni fenici. Approdati ad Itaca, essi lo vendettero
a Laerte, padre di Ulisse, nella cui casa crebbe, allevato con molta umanità.
Esempio di ospitale accoglienza, egli offre a Ulisse tutto quello che ha in base alle sue condizioni
di vita. Nell'antica Grecia, infatti, si riteneva che l'ospite fosse mandato da Zeus: non accogliere
uno straniero rappresentava perciò il rifiuto di un dono divino.
Mappa
(Colonne Sonore) Profondo
Rosso
...e vibrò contro Antinoo il rigido strale.
Stava egli levando e portando alle labbra
una splendida tazza a due anse
d'oro, con ambe le mani stringendola,
per bere del vino; nè certo pensava alla morte:
come infatti temere che in mezzo al convito
un uomo fra tanti, solo, anche fortissimo,
gli recasse la morte, trista, nera, improvvisa?
Ma in lui Ulisse mirò e lo colse alla gola col dardo:
la punta trafisse diritta il tenero collo. Piegò
riversa la testa il ferito, di mano gli cadde
la tazza, un gran fiotto di sangue gli venne
subito su dalle nari: sbattè, respinse col piede
lontana la mensa, si sparsero a terra
gli avanzi del pasto, il sangue inzuppava
il pane, le carni arrostite. Gridarono i Proci
vedendo quell'uomo cadere, dai
seggi balzarono, andaron qua e là per la sala di corsa...
Libro XXII, VV.8 e segg.
"O cani, voi certi eravate ch'io mai più tornassi
dalla terra troiana...non gli dei paventando
nè pensosi di alcuna umana futura vendetta:
ed ecco arriva la morte e tutti vi stringe".
Questo disse, e una verde paura li prese
tutti. Ciascuno guardava all'intorno,
cercava uno scampo alla morte sospesa.
Libro XXII, vv.39 segg.
I PROCI
Erano centootto principi di Itaca e delle
isole vicine che, insediatisi nella reggia di
Ulisse come pretendenti alla mano di
Penelope, dilapidavano il patrimonio del re
assente e trattavano con arroganza sia la
donna che il figlio Telemaco. I più
prepotenti erano Antinoo ed Eurimaco.
Al suo ritorno Ulisse, con l'aiuto del fedele
Eumeo e del figlio, consuma senza pietà la
sua vendetta contro gli usurpatori.
L'episodio della strage dei Proci
rappresenta il momento più drammatico di
tutto il poema.
Il senso dell'episodio è quello della giusta
punizione che gli Dei infliggono a tutti
coloro che trasgrediscono i loro decreti. La
strage viene infatti presentata come la
giusta esecuzione di una condanna,
realizzata da un eroe astuto contro un
gruppo di prevaricatori che vengono puniti
della loro malvagità.
E' l' affermazione di valori morali che porta
a distinguere personaggi positivi, che
agiscono in nome di norme divine e
umane, e personaggi negativi, arroganti e
inetti.
Mappa
Scarica

Diapositiva 1