SILSIS – Pavia - Area 3
Educazione Linguistica
“Educare alla usabilità linguistica”
lezione 1
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1. Educazione Linguistica (Cristina Lavinio, Comunicazione e linguaggi disciplinari,
Roma, Carocci, cap. I)
a. Anni Settanta. L'irruzione della linguistica nella scuola italiana, cioè in un dominio in cui
fino ad allora dire "lingua" equivaleva a dire "letteratura" (egemonia del concetto di stile,
di modello). Erano gli anni della "nuova questione della lingua.
b. Parallelo impegno sociale di alcuni linguisti a favore della diffusione dell'italiano
standard* (non a scapito del dialetto e delle altre varietà diatopiche, diamesiche,
diastratiche e diafasiche) quale mezzo di integrazione e di partecipazione alla vita
democratica del paese.
c. parole d'ordine: registro linguistico, adeguatezza comunicativa, trasversalità
dell'educazione linguistica, testo e testualità
* non aulico, non burocratico
2. Educazione Linguistica
Le "dieci tesi per un'educazione linguistica democratica"
GISCEL - Gruppo di Intervento e di Studio nel Campo dell'Educazione Linguistica
3. Educazione Linguistica
Le "dieci tesi per un'educazione linguistica democratica"
GISCEL - Gruppo di Intervento e di Studio nel Campo dell'Educazione Linguistica
tesi VI
...
Come non insegna bene l’ortografia, così la pedagogia tradizionale non insegna certo bene la produzione
scritta. Cali un veto pietoso sulla maniera fumosa e poco decifrabile in cui sono scritti molti articoli di
quotidiani. E non si creda che l’oscurità risponda sempre e soltanto a un'intenzione politica, all'intenzione
di tagliar fuori dal dibattito i meno colti. Una analisi di giornali di consigli di fabbrica mostra che in più
d'uno il linguaggio non brilla davvero per chiarezza. E non sempre la limpidezza del vocabolario e della
frase è caratteristica propria di tutti i comunicati delle confederazioni sindacali. Ora, è fuor di dubbio che
gli operai e i sindacalisti non hanno alcun interesse a non essere capiti. L’oscurità, i periodi complicati
sono il risultato della pedagogia linguistica tradizionale. La pedagogia linguistica tradizionale,
dunque, non realizza bene nemmeno gli scopi su cui punta e dice di puntare. In questo senso, essa è
inefficace. Perfino se gli scopi restassero gli stessi, nelle scuole bisognerebbe comunque cambiare tipo di
insegnamento
E' veramente così?
4. Educazione Linguistica
Le "dieci tesi per un'educazione linguistica democratica"
GISCEL - Gruppo di Intervento e di Studio nel Campo dell'Educazione Linguistica
tesi VIIc
...
Nella stessa produzione scritta, la pedagogia linguistica tradizionale tende a sviluppare la capacità di
discorrere a lungo su un argomento, capacità che solo raramente è utile, e si trascurano altre e più utili
capacità: prendere buoni appunti, schematizzare, sintetizzare, essere breve, saper scegliere un
tipo di vocabolario e fraseggio adatto ai destinatari reali dello scritto, rendendosi conto delle
specifiche esigenze della redazione di un testo scritto in rapporto alle diverse esigenze di un testo orale di
analogo contenuto (cioè, imparando a sapersi distaccare, quando occorre, da una verbalizzazione
immediata, irriflessa, che più è ovviamente presente e familiare al ragazzo).
Se mettiamo tra parentesi il soggetto (la pedagogia tradizionale) il quadro è sicuramente
ancora lo stesso
5. Educazione Linguistica
Ma ciò accadeva in un altro mondo
(in cui l'italiano non era la madrelingua di moltissimi italiani)
Le sfide oggi sono in parte le stesse (l'"usabilità linguistica") e in parte altre.
a. italiano lingua seconda
b. italiano lingua di contatto
c. italiano lingua franca (egemone)
d. nuove forme del sapere
e. italiano e lingue straniere
6. ISTAT 2007
"la lingua italiana, i dialetti e le lingue straniere", 20 aprile 2007
Italofonia praticamente raggiunta*, attestato bilinguismo (talvolta con diglossia?)
italiano/dialetto, incremento delle lingua "altre" (pressione migratoria)
quando si parla di "competenza", i parlanti monolingue sono da sommare ai bilingue
tavola 1 (riassunto):
tavola 2 (diffusione geografica):
tavola 3: (italiano e professione):
7. ISTAT 2007
ISTAT 2007: "la lingua italiana, i dialetti e le lingue straniere", 20 aprile 2007
tavola 4 (classi di età e titolo di studio):
tavola 5: (con gli amici):
tavola 7: (con gli amici, per professione):
8. ISTAT 2007
ISTAT 2007: "la lingua italiana, i dialetti e le lingue straniere", 20 aprile 2007
tavola 9: (con gli estranei):
tavola 11: (con gli estranei, per professione)***:
tavola 17: conoscenza di una lingua straniera:
9. Una "nuova educazione linguistica"?
Deve fare i conti con l'italofonia diffusa
Gli studenti sono esposti all'italiano (standard?)
Quale italiano?
La nuova "educazione linguistica" riguarda il concetto di usabilità dei testi scritti e orali
(ma la colpa non sarebbe più certo della pedagogia tradizionale!)
a) Le forme di un diverso "alfabetismo" delle nuove generazioni (distacco dalla verbalità:
l'"accesso al proposizionale" non sembra più così importante)
b) Gli effetti sul presente del particolare corso storico-linguistico dell'italiano (rispetto a
quello di altre lingue europee)
c) Il conseguente, profondo radicamento di alcuni modelli ideali di italiano scritto, debitori
a loro volta di alcuni modelli retorici (rinforzati in ambiente scolastico: l'archetipo "tema in
classe")
10. Raffaele Simone, La terza fase: forme di un sapere che stiamo perdendo
(2001, Bari, Laterza)
"Le forme di un diverso "alfabetismo"
La scrittura ha esaltato il vedere rispetto all'udire, e contemporaneamente e
contemporaneamente ha fatto emergere un nuovo tipo di vedere: la visione alfabetica
Ci sono due tipi di intelligenza: intelligenza momentanea e intelligenza sequenziale. La
prima ignora il tempo. La seconda segue invece la natura del testo (lineare) e non tanto la
sua propria espandendo lo strumento dell'intelligenza sequenziale
Siamo passati in un epoca in cui la conoscenza si acquisisce per via non sequenziale (TV,
musica, ascolto , PC), cioè attraverso l'intelligenza non simultanea e l'elaborazione
successiva (stimoli a basso governo).
C'è il fenomeno del graduale arrestarsi in tutto il mondo del decremento
dell'analfabetismo. Ci fa pensare che la diffusione dell'alfabeto abbia incontrato
impedimenti profondi. Stiamo tornando a una dominanza dell'orecchio e della visione non
alfabetica e le giovani generazioni sono all'avanguardia in questa migrazione a ritroso.
11. Raffaele Simone, La terza fase: forme di un sapere che stiamo perdendo
(2001, Bari, Laterza)
"Guardare è più facile che leggere"
C'è una trasformazione dello stile conoscitivo
Se la lettura è in calo, vuol dire che è in calo il tipoparticolare di inteligenza che le è
specifica
L'intelligenza della visione simultanea non è in grado di stabilire una gerarchia tra le
informazioni che processa
Però anche la visione addestra alcuni tipi di testualità: ci sono considerazioni che valgono
per i testi verbali ma anche per i testi visivi, laddove si presentano ad esempio ordini
inversi delle azioni (non naturali), simultanei, causali. Essi pure necessitano una qualche
capacità elaborativa (che i bambini sviluppano dopo i sette anni). Ma i testi che si
guardano sono molto meno strutturati di quelli che si leggono dal punto di vista
dell'ordinamento degli eventi (si pensi alla difficoltà del montaggio in parallelo, mentre al
testo scritto basta un "mentre" o al flash-back, mentre al testo scritto basta un "prima")
12. Raffaele Simone, La terza fase: forme di un sapere che stiamo perdendo
(2001, Bari, Laterza)
"Il linguaggio dei giovani"
Le giovani generazioni hanno adottato usanze comunicative diverse da quelle dei loro
genitori e si stanno spostando gradualmente verso una sponda oltre la quale c'è il silenzio.
Un linguaggio generico, mancante di referenti precisi, privo di entità cui attribuire i ruoli,
in modo che il lettore riempia questi vuoti con la propria esperienza
La pratica non proposizionale (non gerarchica, non strutturata, non referenziale, non
analitica) che allude a parole generali entro le quali si può includere quello che si vuole
(non referenzialità).
Adesso forse alla verbalità si preferisce l'allusione e la condivisione di esperienze dirette
le esperienze è molto meglio averle e rievocarle che raccontarle analiticamente o tradurle
in discorsi. La musica esclude il proposizionale.
13. Modelli di italiano scritto
Per tutti i sistemi di comunicazione si parla di alternativa fra un sistema centrato
sull’utente e un sistema centrato sull’autore
Il linguaggio burocratico italiano rimane l’esempio più clamoroso di lingua sender-oriented
Dal 1993 a oggi i ministri della funzione pubblica (Frattini, Cassese, Bassanini) hanno
cercato in tutti i modi di invertire l'orientamento del linguaggio della burocrazia e
dell’amministrazione da sender-oriented a receiver-oriented.
Hanno scritto alcune circolari e un Manuale di Stile (a cura di Aldo Fioritto, Bologna, Il
Mulino, 1997)
14. Modelli di italiano scritto
Il modello burocratico (il difficilese di De Mauro) è pervasivo. Alcuni studiosi hanno notato
la tendenza degli italiani a scrivere in maniera molto diversa da come parlano, quasi
imitando la lingua dei centri più accreditati di diffusione dei modelli linguistici (giornali, Tv,
enti pubblici).
Probabilmente questo presunto irrinunciabile potere referenziale posseduto in via esclusiva
da alcune forme dell'italiano ufficiale (come scriveva lo storico della lingua italiana Luca
Serianni nel 1996) costituisce un dato profondamente radicato nella coscienza linguistica
del parlante medio.
C'è una lingua selvaggia che non consiste nella deviazione dalla lingua difficile ma in una
sua imitazione impossibile.
15. Modelli di italiano scritto
Indicazioni: il betametasone è un corticosteroide di sintesi dotato di intensa attività
antiinfiammatoria ed antireattiva pari a circa 8-10 volte quella del prednisolone peso per
peso.
...
Alterazione del bilancio idro-elettrolitico, soprattutto ipokaliemia, che raramente e
soprattutto in pazienti predisposti possono arrivare all’ipertensione
Come si presenta
Che cosa è: zerinol è un analgesico e un antipiretico
Perché si usa: zerinol si usa per i sintomi dell’influenza e del raffreddore
Cosa fare durante la gravidanza e l’allattamento: zerinol non deve essere usato
durante la gravidanza e l’allattamento
Ogni biglietto vale per 2 viaggi ordinari urbani da convalidare su entrambe le facciate
Al viaggiatore sprovvisto di biglietto o con biglietto non valido sarà applicata la normativa
vigente sul vettore che rileva l’irregolarità
...
Può essere usato da più persone contemporaneamente purché una di esse sia in possesso
della matrice
16. Modelli di italiano scritto
17. Modelli di italiano scritto (e orale)
un benzinaio romano intervistato dal tg5 ore 13 del 9 gennaio 2001 dice:
“i miei clienti coi punti delle promozioni non mi hanno mai chiesto buoni benzina, hanno sempre
opzionato per i regali”
18. Storia linguistica
Alcuni linguisti italiani (Tullio De Mauro, Maurizio Dardano, Marcello Duranti) sono d’accordo nel
dire che il grado di verbosità della nostra lingua è alto, l’italiano usa più parole per esprimere lo
stesso concetto senza però variare l’entità del lessico impiegato. Cioè l’italiano medio usa le
parole a blocchi e le ripete fino alla nausea. Di che tipo di parole si tratta?
Si legge in De Mauro, T., 1994, Come parlano gli italiani, Firenze, La Nuova Italia:
Il nostro discorso - sia parlato sia scritto - è poco narrativo (cioè non è fatto di eventi perfettivi e
di nomi concreti e semplici, che diano un’impronta dinamica al nostro racconto). La nostra lingua
è inerte, non si muove perché chi parla e scrive raramente racconta dei fatti.
Chi parla racconta più che altro la propria interpretazione dei fatti (sul "rapsodismo" dei
conduttori di tg e dei giornalisti in genere si veda per esempio il libro del linguista Michele Lo
Porcaro Cattive notizie: la retorica senza lumi dei mass-media italiani, Milano, Feltrinelli, 2005).
C’è invece una eccessiva presenza di aspettualità imperfettiva e di divagazione. C’è l’amore tutto
italiano anche da parte della gente comune per il tecnicismo, le formule e gli stereotipi verbali.
Secondo Vincenzo Lo Cascio (ibidem, pp. 54-55) , l'italiano scritto tende a imitare l'italiano orale
nella soppressione dei nessi che hanno più forza argomentativa e che introducono la
subordinazione (affinché, nonostante, tuttavia, seppure) in favore di quelli coordinativi a più
ampio spettro (quindi, ma, perché).
19. Storia linguistica
La lingua italiana comune si è consolidata sul prestigio di un modello letterario scritto.
L'enorme (e anomalo, in Europa) prestigio di un solo modello lettarario scritto ha causato
indirettamente la separazione tra il destino della lingua scritta e il destino della lingua parlata. Il
modello scritto è stato unitario da sempre (tosco-fiorentino), con pochissime eccezioni. Un
modello unitario parlato non è mai esistito. Per parlare gli italiani hanno continuato
tranquillamente a usare i dialetti (e gli intellettuali qualche volta il francese).
La storica mancanza in Italia di un centro governativo, legislativo e culturale ha impedito che si
formasse una lingua parlata di riferimento e una lingua scritta per glu usi anche non letterari
(illustre, aulica, cardinale, curiale). Agli scopi comunicativi (orali) della vita pratica sono sempre
bastate le lingue locali (dialetti sovraregionali)
Una lingua italiana comune e usata per la comunicazione quotidiana ha iniziato a formarsi a
partire da da circa sessant'anni fa (tv, radio, giornali, scuola, servizio militare). L'uso massiccio
dell'italiano da parte della gente e da parte dei media ha contribuito ad avvicinare il parlato e lo
scritto.
Al giorno d'oggi la strada della lingua italiana è ancora piena di lavori in corso, specialmente
nella morfosintassi (Italiano dell'uso medio o neostandard).
La gente mediamente si sente insicura del proprio mezzo linguistico e ciò avviene più
frequentemente che in altri stati europei nei quali le lingue nazionali presentano meno differenza
tra il parlato e lo scritto e dove hanno avuto centinaia di anni per consolidarsi e diffondersi
attorno a una "lingua tetto".
Quando la gente si sente insicura del proprio mezzo linguistico è convinta che la lingua che usa
per parlare e scrivere nelle situazioni informali non sia adeguata per comunicare in situazioni
formali. Quindi mediamente quando gli italiani scrivono a un destinatario non conosciuto
preferiscono andare sul sicuro e imitare la lingua ufficiale.
20. (effetti della)Storia linguistica
Resistenza al cambiamento
La difficile ricerca di una "medietà" linguistica
Pervasività del modello retorico del tema in classe (la sindrome del foglio di protocollo)
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