DELLE www.corrierecomunicazioni.it n°5. 18 marzo 2013 3 [email protected] Hard&Soft IL FOCUS New deal per il made in Italy? ► Carnevale Maffè: «Oggi i computer li tocchiamo, domani li indosseremo. I device saranno sempre più connessi e dotati di sensori e il segreto sta nella piattaforma: con il sistema moda e design potremmo rientrare in gioco anche noi italiani» dei giochi sono sempre più bassi, i cicli di vita più veloci. E il valore si sposta: nel 2012 le app per gioco di iOS e Android hanno superato il valore dei giochi per Nintendo Ds e Playstation Vita. Allora ha davvero vinto il modello di integrazione di Apple e Ibm? Ibm nel suo settore ha fatto scelte strategiche già da molti anni. Ha eliminato la parte in cui non aveva più margini soddisfacenti, cioè la produzione di pc, e vende hardware e servizi. Vende in realtà soluzioni, ti chiede cosa vuoi fare e poi ci pensa lei: antoniodini I l segreto è nella piattaforma. Il modello economico che nasce dall’integrazione tra hardware e software porta in primo piano il cambiamento dei mercati consumer e aziendale del settore Ict. Secondo Carlo Alberto Carnevale Maffé, docente di strategia alla Sda Bocconi di Milano, questo è l’ultimo passaggio prima di arrivare al computer “indossabile” del futuro. Dal “software is king” e l’hardware una commodity di Microsoft, siamo passati a un mondo nuovo: dov’è il valore oggi? Coesistono sistemi diversi, ma la verità è che oggi i soldi si fanno in due modi. Vendendo qualcosa che la gente paga volentieri e frequentemente oppure facendo lavorare gli altri. Cominciamo dal primo: cosa vuol dire? L’hardware consumer ha cicli più rapidi del software: la gente ha più desiderio di comprare un nuovo apparecchio ogni dodici mesi. È il modello dei produttori di Ibm ha dieci anni di vantaggio su tutti ma, anche se i margini stanno calando, continua a presidiare il territorio Coesistono sistemi diversi ma oggi i soldi si fanno vendendo qualcosa che la gente paga volentieri o facendo lavorare gli altri smartphone e tablet, ma sempre più anche dai produttori di pc. Si progetta prevedendo una obsolescenza programmata soprattutto di funzionalità e design, per fare largo a nuove generazioni. E il secondo modello? Qui parliamo di piattaforme ed ecosistemi: App store, Android market e Facebook. Il capofila costruisce una piattaforma inno- visto che non è cambiato solo il tipo di strumenti e di interazione con le tecnologie, ma anche gli usi e le abitudini”. È l’era della semplificazione e del consolidamento, che avrà conseguenze profonde. La situazione di oggi è complessa. Assieme agli smartphone infatti sono arrivati anche Twitter e Facebook in mobilità, l’app di Amazon per fare acquisti ovunque, confrontando in tempo reale i prezzi dei prodotti nei negozi con quelli online e chiudendo comunque la transazione sul posto. Ci sono i social media per condividere foto, posizione, stati d’animo. L’offerta negli app store è enorme, la gestione complicata. “Se cambi il telefono - dice Pasquali - migrare app e dati è facile. È difficile portarsi dietro le configurazioni, i settaggi delle singole app. E non parliamo poi di Facebook, che continua a cambiare i parametri della privacy, i settaggi delle condivisioni: un incubo per gli utenti più pigri o frettolosi”. L’integrazione tra hardware, software e servizi che già è avvenuta, dice Pasqua- vativa, e questa è la sua unica innovazione. Poi guadagna con l’intermediazione della vendita di prodotti innovativi di terzi, attraverso la sua piattaforma. In questo mondo fatto di app, fatto di universi separati e monopolistici, ci si assicura una rendita basata sull’innovazione permanente realizzata da altri. Questo è anche uno stimolo per hardware nuovo, perché le app in competizione tra loro sfruttano al massimo la tecnologia sulla quale si appoggiano. Quindi secondo lei sono questi gli aspetti rilevanti, più che l’integrazione tra hardware e software? No, l’integrazione è fondamentale, avviene a monte ed è il presupposto. Così come un po’ di storage, un po’ di server, un po’ di cloud, e poi i suoi venditori ti curano, ti fanno la certificazione, si preoccupano della compliance. Ha dieci anni di vantaggio su carlo alberto carnevale maffè tutti ma, anche se i margini stanno calando, docente di Strategia alla Sda Bocconi presidia il territorio. Dietro ci sono gli altri: Oracle con l’acquisto di Sun, Hp, la stessa a valle si integrano questi sistemi con le Microsoft con le alleanze con Dell e Nokia. piattaforme e quindi gli ecosistemi di sviIl futuro cosa ci riserva? luppatori. Il ciclo di vita del software distriIl futuro sono i wearable computer, i combuito digitalmente diventa velocissimo e gli puter indossabili. Gli iWatch di Apple, gli utenti oggi non pagano più 100 euro per un occhiali di Google. Oggi i computer li tocapplicativo, ma 99 centesimi, al massimo chiamo, domani li indosseremo. Gli appatre o quattro euro. recchi saranno sempre più connessione e Questo avviene solo nel mondo consumer sensoristica. Qui rientra in gioco la moda, il o anche in quello B2B? design, il valore aggiunto dell’oggetto. PoAvviene ovunque. Anche nel mondo delle tremmo rientrare in gioco anche noi italiani console per videogiochi: un mercato mi- con il sistema moda-e-design. E comunliardario dove stanno nascendo ecosistemi que le piattaforme sono lo sbocco naturale basati sui social media. Anche qui si stanno dell’integrazione hardware e software. digitalizzando i canali di vendita: i prezzi La dimensione sociale dell’uso tecnologico ha cambiato faccia al mercato li. Adesso la frontiera è un’altra: “È un discorso in cui rientra la consumerizzazione e l’evoluzione dei computer verso qualcosa di più semplice da usare, di più immediato. È una sfida di complessità: oggi la vita quotidiana sta diventando faticosa da gestire con le attuali piattaforme. Cambiano i parametri di un servizio nel cloud e tu devi rialfabetizzarti da capo per gestirlo. Inoltre, apparteniamo a troppe reti : Facebook, Twitter, Instagram e altre. È un mondo sempre più complesso”. Pasquali osserva il rapporto delle persone con le tecnologie. I risultati sono sorprendenti: ad esempio su Facebook le funzioni relative alla privacy o la possi- bilità di organizzare in cerchie i contatti sono utilizzati meno di quanto si potrebbe pensare. “Il motivo - dice Pasquali - non è perché non interessi la propria privacy, ma perché i parametri di settaggio sono diventati troppi e troppo complessi internamente a Facebook e ancora di può quando Facebook diventa l’hub della no- stra vita online”. Il risultato è che si lavora in un’altra direzione: adesso le persone mettono in rete cose meno personali che vadano bene per tutti. Si rinuncia cioè a usare nella loro totalità gli strumenti e i settaggi della privacy, risolvendo sul piano delle pratiche d’uso i rischi connessi al complessificarsi della propria vita online. “Certo si tratta di un segnale che la sbornia espressiva e identitaria di Facebook è forse passata, ma anche di un sintomo di una più ampia domanda di semplificazione della tecnologia a fronte del moltiplicarsi degli usi che ne facciamo e delle relazioni e consumi che attraverso essa sviluppiamo”. Le conseguenze sono notevoli e centrano appieno il tema della convergenza, conclude Pasquali: “Semplificare vuol dire anche consolidare e avvicinarsi sempre più a singole piattaforme che fanno tutto. C’è stata la convergenza e adesso stiamo entrando nell’era della semplificazione, che viene chiesta dagli utenti. Presto, con il fenomeno della consumerizzazione, le aziende seguiranno”. A.D.