PASTORALE
VOCAZIONALE
Questo progetto di pastorale vocazionale è
una sollecitazione offerta a tutti i religiosi
della Provincia perché la scelta del Capitolo
trovi attuazione e impegno.
Oltre ai membri dell’equipe vocazionale,
alla sua stesura hanno contribuito – con la
loro esperienza e i loro suggerimenti – i religiosi dell’intera Provincia consultati durante
le visite alle comunità.
Questo testo descrive in parte la nostra realtà, ma vuole anche essere stimolo per nuovi
progetti e nuove possibilità. È principalmente uno strumento di lavoro.
SPIEGAZIONE
DEL LOGO
Lo sfondo azzurro e bianco di questo logo è
il cielo stellato, simbolo della vita in Dio che
ognuno – ogni stella – è chiamato a vivere
con gioia e passione. Gli uomini infatti danzano e si tengono per mano, volgendo lo
sguardo in ogni direzione, pronti ad accogliere chiunque in quel cerchio immaginario, e contemporaneamente uniti attorno ad
un Cuore rosso che batte e richiama a
quell’Amore con la A maiuscola che è la
fonte di ogni bene. Gioia, accoglienza, passione, sguardo verso l’alto, comunione…
tutti valori che ogni cristiano, e a maggior
ragione ogni animatore vocazionale, è chiamato a vivere per essere una stella che brilla perché ha incontrato la Luce.
PROGETTO DI PASTORALE VOCAZIONALE
…PER GUARDARE IL CIELO
E CONTARE LE STELLE
“Un formicaio ai piedi di un vecchio abete. Milioni di formiche nere corrono senza sosta, perfettamente organizzate. Sezione trasporto aghi e foglie; sezione ricerca semi, insetti, larve; sezione allevamento e cura piccoli; comitato difesa degli assalti… Un giorno la formica n.
49.783.511 si fermò.
Ansimando s’appoggiò al lungo ago che stava trascinando e alzò lo sguardo. Si sentiva svenire…, abituata a scansare i fili d’erba, i sassolini, i bruchi, ora i suoi occhi si smarrivano nell’azzurro immenso del cielo, il cuore le scoppiava d’emozione guardando il grande tronco, i
rami ordinati, il verde brillante.
“n. 49.783.511 – gridò il capo settore – gli altri sgobbano e tu poltrisci! T’assegno per punizione un quarto d’ora supplementare!”. La sera la formica n. 49.783.511 fece il recupero di lavoro. Poi, mentre tutte s’infilavano nelle tane, restò fuori e scoprì le stelle. Un incanto! Tutta la
notte ebbe gli occhi pieni di luce. Da allora i turni supplementari di
punizione aumentavano, ma lei non si preoccupava. Anzi, diceva
a tutti: “Alzate gli occhi. C’è qualcosa di grande sopra di noi, non
possiamo portare solo larve e semi. Non avete mai guardato nemmeno l’abete!”. Le altre, per tutta risposta, la prendevano in giro:
“Tu guardi e guardi, ma come riempiamo le riserve di cibo? Chi ripara la casa quando piove?”. La formica n. 49.783.511 lavorava,
s’impegnava, rendeva bello il suo formicaio. Ma brontolavano lo
stesso: “Se guardare il cielo fosse utile, dovresti essere più brava di
noi, invece sei anche tu come noi. Le stelle non servono a niente”.
Così va spesso avanti anche il formicaio umano, anche nelle nostre comunità, ove nessuno spesso ha il coraggio di Abramo di guardare il cielo e contare le stelle.
Immagini
Arcabas
Grafica e impaginazione
Pensieri e Colori Coop. Sociale - Milano
www.pensieriecolori.it
INDICE
Prefazione
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Introduzione
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Principi teologico-pastorali
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I soggetti dell’animazione vocazionale
• La comunità
• L’animatore di PV locale
• L’equipe vocazionale
• L’animatore di PV provinciale
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Percorsi comunitari di fede nella PV
• In-vocazione
• Con-vocazione
• Pro-vocazione
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Itinerario formativo
Icona biblica dei discepoli di Emmaus
• Accostarsi all’altro
• Seminare
• Accompagnare
• Educare
• Formare
• Discernere
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Occasioni - Fonti di esperienza
• Ecclesiale
• Provinciale
• Locale: parrocchie-santuari-ministeri vari
28
Preghiere
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Conclusione
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Appendice bibliografica
37
4
PREFAZIONE
Il XX Capitolo Provinciale ha indicato nella pastorale
vocazionale uno dei quattro ambiti da privilegiare.
Dopo un anno di cammino, ci siamo dati degli strumenti: un animatore vocazionale provinciale, un’équipe, degli animatori vocazionali locali, le comunità, un
progetto di pastorale vocazionale.
È questo progetto di pastorale vocazionale che consegniamo a tutti i religiosi e a tutte le comunità, ben
coscienti che il più resta ancora da fare.
Proponiamo la pastorale vocazionale come un obiettivo importante perché crediamo che il carisma, donato attraverso p. Eymard alla Chiesa e al mondo,
sia ancora attuale.
L’ideale di p. Eymard: far conoscere a tutti gli uomini
l’amore di Dio rivelato nel sacramento dell’Eucaristia,
è il cuore del nostro impegno vocazionale. Egli oggi
lo affida a noi, come lo aveva affidato ad una sua corrispondente: “mi piacerebbe tanto che girasse con
una torcia in mano, simile alla folgore, a mettere il
fuoco dell’amore eucaristico dappertutto” (lettera a
Tholin-Bost, 16 marzo 1858).
La pastorale vocazionale rappresenta una sfida per
ciascuno, perché prima di tutto è questione di riappropriarci della nostra vocazione, per poi saperla proporre in modo attraente e convincente, donando il
cuore pulsante della nostra vita.
La pastorale vocazionale domanda il coraggio di dialogare con il nostro mondo, in particolare con quel-
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lo giovanile; per tanti aspetti diverso dal nostro, ma
con un punto in comune: la sete di gioia, di pienezza, la sete di Dio.
La pastorale vocazionale domanda un’attenzione a
tutti i “luoghi” dove le vocazioni hanno il loro sviluppo: le famiglie, le parrocchie, i gruppi, le associazioni e i movimenti; domanda un respiro ampio di
Chiesa; domanda di collaborare e di operare per costruire e far crescere la “casa e scuola di comunione”.
Implichiamoci con rinnovato slancio in questa sfida,
concentrandoci su ciò che può essere fatto. La preghiera e l’offerta della propria vita, con le sue gioie, i
suoi dolori, non è poca cosa, se ci crediamo.
Anche tutti coloro che condividono il carisma di S. Pier
Giuliano Eymard dovrebbero essere coinvolti nella promozione del tipo di vocazione che lui ha sognato.
Non vogliamo sopravvivere ad ogni costo, è la nostra missione che ci provoca a ravvivare la nostra vita
e ad accogliere la sfida della pastorale vocazionale.
Per realizzare questo impegno domandiamo l’intercessione della Madonna del Santissimo Sacramento
e di S. Pier Giuliano Eymard.
Fraternamente
Prato, 15 ottobre 2004
P. Manuel Barbiero sss
Superiore Provinciale
INTRODUZIONE
È il Signore che chiama alla sua messe.
Nella preghiera e in tutte le nostre attività pastorali
avremo cura di invitare i fedeli e soprattutto i giovani
ad assumere la loro responsabilità personale
al servizio del Vangelo nella Chiesa.
Noi lavoriamo in collegamento con la diocesi
per promuovere le vocazioni ai ministeri e alla vita religiosa.
Rispettosi del cammino delle persone,
sapremo discernere gli orientamenti dello Spirito
ed accogliere coloro che desiderano
condividere la nostra vita.
(RV 47)
Questo progetto di pastorale vocazionale è una sollecitazione offerta a tutti i religiosi della Provincia perché la scelta del Capitolo trovi attuazione e impegno.
Oltre ai membri dell’equipe vocazionale, alla sua stesura hanno contribuito - con la loro esperienza e i loro suggerimenti - i religiosi dell’intera provincia consultati durante le visite alle comunità.
Questo testo descrive in parte la nostra realtà, ma vuole anche essere stimolo per nuovi progetti e nuove possibilità. È principalmente uno strumento di lavoro.
Se nessuno può avere la pretesa di dire tutto e in modo definitivo su un argomento, questo
vale ancor più riguardo ai giovani di oggi e in particolare al tema della ricerca vocazionale.
Tutti avvertiamo la fatica di fare programmi e di lavorare in questo settore, proprio perché siamo di fronte ad una realtà in continuo cambiamento. Gli stessi giovani sono scoraggiati dalle forme di impegno definitivo, immersi come sono in una cultura come la nostra, ispirata al relativo e al provvisorio.
Pur essendo consapevoli di queste difficoltà, crediamo ugualmente sia possibile proporre un cammino, che ogni comunità potrà incarnare nella propria situazione e adattare alle proprie possibilità.
Ci auguriamo, perciò, di offrire un’occasione di confronto, ma soprattutto un incentivo a un
rinnovato impegno nel campo della pastorale giovanile e vocazionale.
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PRINCIPI
TEOLOGICO
PASTORALI
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a pastorale vocazionale, come ogni impegno pastorale, esige ragioni vere, un
orizzonte teologico, una serie di profonde motivazioni pastorali.
Non possiamo qui sviluppare adeguatamente queste motivazioni teologico-pastorali. Preferiamo rimandare allo studio di alcuni testi, che a nostro giudizio ogni animatore di pastorale vocazionale dovrebbe conoscere e che segnaliamo nell’appendice bibliografica a questo documento. Qui ri-
L
chiamiamo, molto rapidamente, alcuni di questi principi teologico-pastorali, tratti dal documento “Nuove vocazioni per una nuova Europa”.
•Il mistero del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo fonda l’esistenza piena dell’uomo, come chiamata all’amore nel dono di sé e nella santità, come dono nella Chiesa per il mondo.
•L’esistenza di ciascuno è frutto dell’amore creativo del Padre, del suo desiderio efficace, della sua parola generativa. L’atto creatore del Padre ha
la dinamica di un appello, di una chiamata alla vita. L’uomo viene alla vita perché amato, pensato e voluto da una Volontà buona che l’ha preferito alla non esistenza, che l’ha amato ancora prima che esistesse, che l’ha conosciuto prima di formarlo nel seno materno, che l’ha consacrato
prima che uscisse alla luce (cfr. Ger 1, 5; Is 49, 1.5; Gal 1,15).
•Riconoscere il Padre significa che noi esistiamo alla maniera sua, avendoci creati a sua immagine (Sap 2,23). In questo è contenuta la fondamentale vocazione dell’uomo: la vocazione alla vita e a una vita subito
concepita a somiglianza di quella divina. Se il Padre è la fonte perenne
dell’esistenza e dell’amore, l’uomo è chiamato, nella misura del suo esistere, a essere come Lui; e dunque a “dare la vita”, a farsi carico della vita di un altro.
• Se l’uomo è chiamato a essere figlio di Dio, nessuno meglio del Verbo
Incarnato può “parlare” all’uomo di Dio e raffigurare l’immagine riuscita
del Figlio. Per questo il Figlio di Dio, venendo su questa terra, chiama ogni
uomo a seguirLo, a essere come Lui, a condividere la sua vita, la sua parola, la sua pasqua di morte e risurrezione, addirittura i suoi sentimenti.
• La struttura di ogni vocazione, anzi la sua maturità, sta nel continuare Gesù nel mondo. Ogni chiamato è segno di Gesù: in qualche modo il suo
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cuore e le sue mani continuano ad abbracciare i piccoli, a sanare i malati, a riconciliare i peccatori e a lasciarsi inchiodare in croce per amore di tutti. L’essere per gli altri, con il cuore di Cristo, è il volto maturo di ogni vocazione. Per questo
è il Signore Gesù il formatore di coloro che chiama, l’unico
che può plasmare in loro i suoi stessi sentimenti.
• La vita cristiana per essere vissuta in pienezza, nella dimensione del dono e della missione, ha bisogno di motivazioni
forti, e soprattutto di comunione profonda con il Signore: nell’ascolto, nel dialogo, nella preghiera, nella interiorizzazione
dei sentimenti, nel lasciarsi ogni giorno formare da Lui e nel
desiderio ardente di comunicare al mondo la vita del Padre.
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• In tutte le catechesi della comunità cristiana delle origini è
palese la centralità del mistero pasquale: annunciare Cristo
morto e risorto. Nel mistero del pane spezzato e del sangue
versato per la vita del mondo la comunità credente contempla l’epifania suprema dell’amore, la vita donata del Figlio
di Dio.
• Nella celebrazione dell’Eucaristia, “culmine e fonte” della vita cristiana, viene celebrata la massima rivelazione della missione di Gesù Cristo nel mondo. Nella comunità che celebra il mistero pasquale ogni cristiano prende parte ed entra
nello stile del dono di Gesù, diventando come Lui pane spezzato per l’offerta al Padre e per la vita del mondo.
• L’Eucaristia è sorgente di ogni vocazione cristiana: in questo
senso diventa icona di ogni risposta vocazionale; come in Gesù, in ogni vita e in ogni vocazione, c’è una difficile fedeltà
da vivere sino alla misura della croce. Colui che vi prende parte accoglie l’invito-chiamata
di Gesù a “fare memoria” di Lui, nel sacramento e nella vita, a vivere “ricordando” nella
verità e libertà delle scelte quotidiane il memoriale della croce, a riempire l’esistenza di gratitudine e di gratuità, a spezzare il proprio corpo e versare il proprio sangue. Come il Figlio.
• L’Eucaristia genera la testimonianza, prepara la missione: “Andate in pace”. Si passa dall’incontro con Cristo nel segno del Pane, all’incontro con Cristo nel segno di ogni uomo. L’impegno del credente non si esaurisce nell’entrare, ma nell’uscire dal tempio. La risposta alla
chiamata incontra la storia della missione. La fedeltà alla propria vocazione attinge alle sorgenti dell’Eucaristia e si misura nell’Eucaristia della vita.
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I SOGGETTI
DELL’ANIMAZIONE
VOCAZIONALE
12
e nostre comunità sono chiamate a una grande attenzione e amore per i giovani. In questa direzione avvertiamo la necessità di un maggior coordinamento tra la pastorale giovanile, quella familiare e quella vocazionale: il tema
della vocazione è infatti del tutto centrale per la vita di un giovane. Dobbiamo far sì che ciascuno giunga a discernere la forma di vita in cui è chiamato a spendere tutta la propria libertà e creatività: allora sarà possibile valorizzare energie e tesori preziosi. Per ciascuno, infatti, la fede si traduce in vocazione e sequela del Signore Gesù”.
“L
CEI, O.P. 2001/2010
CON CHI INTRAPRENDERE
L’ANIMAZIONE VOCAZIONALE?
Vogliamo chiarire un punto fermo di questo progetto: la pastorale vocazionale non è un problema che riguarda alcuni “addetti ai lavori”. Essa chiama in causa la testimonianza di vita e
il coinvolgimento di tutti i religiosi sacramentini. Certo, alcune figure di seguito menzionate
restano destinatari di questo progetto, perché possono e devono mettere in atto decisioni da
cui effettivamente dipende il coinvolgimento di tutti. Tuttavia, non li possiamo considerare come “delegati”, poiché ogni consacrato deve sentirsi “proposta vocazionale”.
Questo lavoro vuole offrire dei punti di riferimento e delle indicazioni concrete. D’altra parte,
rivolgendoci a tutta la provincia, non possiamo proporre un metodo di lavoro che risponda alle specifiche esigenze di ogni realtà locale. Per questo ci auguriamo che l’aiuto dello Spirito e
la creatività di ognuno possano favorire un’effettiva attuazione delle indicazioni che daremo.
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LA COMUNITÀ
La vera guida alla maturazione delle vocazioni è lo Spirito Santo, il quale però, opera per mezzo di
uomini e quindi anche attraverso di noi, riuniti nel nome del Risorto in comunità pasquali1.
È necessario che ogni comunità senta l’urgenza di questo compito senza dimenticare che è
la testimonianza della vita di ognuno la migliore forma di evangelizzazione delle vocazioni.
Per questo ogni comunità è impegnata a diventare sempre più cosciente di esserne essa stessa evocatrice e formatrice. Consapevoli che il primo messaggio delle nostre comunità è la testimonianza della loro vita2, ogni comunità diventa pienamente comunità vocazionale,
cioè segno leggibile di radicalità evangelica, di servizio, di fraternità, di serenità e gioia, se è:
• luogo accogliente per tutti coloro che cercano uno spazio di vita
• luogo in cui si respira la gioia e la speranza che scaturiscono dalla certezza della risurrezione di Cristo
• luogo in cui è possibile “stare a mensa” con i fratelli in modo sereno e tranquillo, trovare
momenti di condivisione delle fatiche per dare e ricevere sostegno nelle difficoltà
1
2
RV 7
RV 37
• spazio aperto alla realtà locale e alla Chiesa universale
• realtà capace di dialogare con tutti, in particolare con i giovani, scoprendone il linguaggio e
i sentimenti
• capace di mettersi al servizio di “coloro che bussano alla porta”, senza aver paura di “perdere tempo”, perché il tempo è di Dio.
Perciò in tali comunità, ogni religioso sacramentino è chiamato a:
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• mettersi in gioco e vivere la proposta vocazionale in prima persona;
• curare la propria formazione nel confronto costante con la parola di Dio e con tutti coloro
che lo possono aiutare nel cammino;
• pregare ed educare alla preghiera e all’invocazione;
• essere seminatore, accompagnatore, educatore, formatore;
• saper fare discernimento e aiutare altri a discernere;
• indicare la presenza di un Altro;
• essere testimone convincente e credibile;
• essere entusiasta della propria vocazione;
• essere segno della presenza costante di Gesù Eucaristia nelle nostre case, attraverso la cura
delle relazioni con tutti coloro con cui condivide la quotidianità;
• curare le scelte concrete nella povertà, castità e obbedienza perché siano rimando a Cristo
povero, casto e obbediente;
• diffondere e difendere quei valori che rendono la società migliore: la giustizia, la solidarietà,
la pace, ecc.
L’ANIMATORE DI PV LOCALE
Ogni comunità ha nominato un religioso come animatore di pastorale vocazionale locale,
perché ricordi l’importanza del ruolo vocazionale di ognuno. Egli infatti:
• è segno vocazionale della sua comunità e fa sintesi di ciò che la comunità esprime;
• cura e sollecita la disponibilità e la competenza vocazionale di ciascuno;
• tiene contatti con CDV, CISM e con l’animatore provinciale.
L’ÉQUIPE VOCAZIONALE
L’équipe vocazionale è formata da diverse persone impegnate in campo educativo, ognuna
caratterizzata da una precisa scelta di stato di vita: matrimonio, sacerdozio, consacrazione religiosa e ricerca vocazionale ancora in atto. L’attività dell’équipe consiste nel fornire supporto
e contributi a partire dalla propria esperienza. Essa infatti:
• si confronta e collabora con l’animatore provinciale;
• accoglie e promuove proposte e iniziative per la formazione degli animatori locali;
• è disponibile alla progettazione e alla realizzazione di iniziative per i giovani.
L’ANIMATORE DI PV PROVINCIALE
La figura dell’animatore provinciale ha la funzione di collegamento e di riferimento per tutta l’animazione, compito questo che è servizio, prima che alla Provincia, ai giovani e alla Chiesa tutta.
Egli:
• è un religioso che prega, a cui sta a cuore la realtà vocazionale;
• è animatore degli animatori a livello locale;
• è colui che richiama continuamente alla collaborazione e alla responsabilità dell’animazione vocazionale;
• lavora in stretto rapporto con l’équipe e gli animatori a livello locale;
• è responsabile dell’animazione vocazionale della Provincia.
Dunque l’animazione vocazionale è responsabilità di tutti, non si può pretendere che
poche persone possano riassumere in sé tutto ciò; proprio per questo una volta ancora appare chiara la necessità che siano tutte le comunità ad essere promotrici della pastorale vocazionale, collaborando attivamente e fiduciosamente.
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PERCORSI COMUNITARI
DI FEDE NELLA PV
n questa parte il progetto raccoglie, per quanto possibile, suggerimenti, suggestioni, punti forza e consigli emersi dal confronto tra i componenti delle varie
comunità della nostra Provincia.
Questi ultimi si sono soffermati soprattutto su questi temi: la preghiera personale e liturgica, la vita fraterna in comunità, la disponibilità al servizio e la testimonianza di vita, che qui di seguito sintetizziamo attorno a tre nuclei principali: in-vocazione,
con-vocazione, pro-vocazione.
I
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IN-VOCAZIONE
“Ogni vocazione nasce dall’in-vocazione”
• Preghiera personale
• Preghiera comunitaria
• Far scoprire ai giovani la bellezza dell’Eucaristia
Concretizzazioni
• Preghiera comunitaria vocazionale mensile
• Scuole di preghiera per giovani
• Direzione e accompagnamento spirituale dei giovani
• Sussidi per la preghiera
• Celebrazione dell’Eucaristia
• Adorazioni eucaristiche guidate
CON-VOCAZIONE
“Ogni vocazione cresce nella con-vocazione”
• Riscoprire la bellezza del vivere insieme
• Contribuire alla costruzione di “comunità evangeliche”
• Riscoprire la nostra identità carismatica
• Divenire capaci di progettualità
• Essere uomini di relazione, cioè esperti in umanità, per essere uomini di vocazione
(da chi-amati diventare chi-amanti)
• Vivere una forte esperienza di fraternità, nella stima, nel rispetto, nella fiducia, dando valore al fratello
Concretizzazioni
• Vivere un’esperienza coerente di vita (integrazione tra fede e vita)
• Condivisione e confronto sulla Parola di Dio
PRO-VOCAZIONE
“Ogni vocazione è pro-vocazione”
• Diffondere sempre più responsabilità e coinvolgimento all’interno delle comunità
• Essere uomini inseriti nella storia e nel territorio, che conoscono e soffrono i problemi della gente e se ne fanno carico
• Vivere la carità nella relazione con i fratelli
• Annunciare il Vangelo in modo attraente
Concretizzazioni
• Apertura alle sollecitazioni della realtà esterna e conoscenza di quella giovanile
• Creazione di spazi di condivisione della fede con i giovani
• Identificazione ed offerta di esperienze di vita comune
• Coinvolgimento nella vita della Provincia
• Possibilità di incontro e confronto con dei testimoni di vita
• Cura del Sacramento della Riconciliazione perché sia momento vocazionale
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ITINERARIO
FORMATIVO
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Icona biblica dei discepoli di Emmaus (Lc 24,13-35)
Ed ecco in quello stesso giorno due di loro erano in
cammino per un villaggio distante circa sette miglia
da Gerusalemme, di nome Emmaus, e conversavano
di tutto quello che era accaduto. Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano
incapaci di riconoscerlo. Ed egli disse loro: “Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante
il cammino?”. Si fermarono, col volto triste; uno di
loro, di nome Clèopa, gli disse: “Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è
accaduto in questi giorni? ”. Domandò: “Che cosa?
”. Gli risposero: “Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l’hanno crocifisso. Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son
passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro e non avendo tro-
vato il suo corpo, son venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro
e hanno trovato come avevan detto le donne, ma lui non l’hanno visto”.
Ed egli disse loro: “Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti!
Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua
gloria? ”. E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furon vicini al villaggio dove erano diretti,
egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: “Resta con noi
perché si fa sera e il giorno già volge al declino”. Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e
lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. Ed essi si dissero l’un l’altro: “Non ci ardeva forse il cuore nel petto
mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?”.
E partirono senz’indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: “Davvero il Signore è
risorto ed è apparso a Simone”. Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la
via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.
Atteggiamenti pedagogico-evangelici
La parte pedagogica è colta all’interno del vangelo, sull’esempio di quello
straordinario animatore-educatore vocazionale che è Gesù, e in vista di un’animazione vocazionale scandita da precisi atteggiamenti pedagogico/evangelici:
accostarsi all’altro, seminare, accompagnare, educare, formare, discernere.
Questi atteggiamenti aprono prospettive importanti a chi lavora nella pastorale vocazionale: l’animatore è chiamato ad accostarsi all’altro facendo il primo passo, a seminare il buon seme della vocazione, ad accompagnare nel
cammino che conduce il cuore ad “ardere”, ad educare alla fede e all’ascolto del Dio che chiama, a formare agli atteggiamenti umani e cristiani per discernere, infine, la presenza del dono che viene dall’Alto.
Sono dimensioni del mistero della chiamata che da Dio giunge all’uomo attraverso la mediazione dei fratelli3.
3
Cfr. Nuove Vocazioni per una nuova Europa
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ACCOSTARSI ALL’ALTRO
Mentre discorrevano e discutevano insieme,
Gesù in persona si accostò e (…) disse loro:
“Che sono questi discorsi che state
facendo fra voi durante il cammino?”
ICONA
Il sentiero che si snoda alle spalle dei tre viandanti è il luogo dell’incontro. I discepoli sono distratti dai molti pensieri e non guardano Gesù: uno
guarda per terra, l’altro il compagno di viaggio.
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CHI AMA, AMA PER PRIMO
È Gesù che viene a cercarci: così anche noi siamo chiamati a
metterci in cammino con i giovani, rivolgere loro per primi la
parola, anche se non sembrano interessati a noi. Con rispetto,
pazienza infinita, tenerezza, perché il linguaggio dell’amore arriva al cuore anche della persona più chiusa.
CHI AMA, VA OLTRE LE APPARENZE
I giovani hanno paura di essere giudicati dagli adulti, la loro
fragilità li induce spesso a porsi in modo aggressivo e poco
accogliente. L’animatore vocazionale è chiamato ad ascoltare
la loro richiesta, spesso inespressa, di relazione con qualcuno
cui confidare le proprie ansie, le proprie domande di senso.
CHI AMA, SA ASCOLTARE IN SILENZIO
Gesù pone una domanda per iniziare il dialogo, ma poi resta in silenzio finché i due discepoli hanno terminato il racconto e a loro
volta lo interrogano. Anche all’animatore è chiesto di porsi in ascolto per suscitare silenziosamente la fiducia di chi gli sta di fronte.
SEMINARE
“E cominciando da Mosè e da tutti i profeti
spiegò loro in tutte le Scritture
ciò che si riferiva a lui”.
ICONA
Nella terra scura piena di lettere disordinate, confuse, frammenti di parole,
di frasi, ogni discorso perde il proprio senso: quante sono le domande alle
quali l’uomo non sa rispondere… Solo se la terra è disposta ad accogliere la
croce d’oro, la logica dell’amore folle di Dio, solo allora i frammenti potranno ritrovare ordine e senso e sarà possibile comprendere le Scritture, intuire che la morte non chiude l’orizzonte ma lo apre alla vita, alla luce.
INCONTRO TRA DUE LIBERTÀ – LA SEMINA NELLA LIBERTÀ
All’interno del cammino pedagogico c’è il momento della semina: ciascuno di noi è terreno in cui Dio sparge il seme della vocazione cristiana, la quale è incontro tra la libertà imperfetta dell’uomo e quella perfetta di Dio. L’animatore vocazionale è chiamato a preparare il terreno, creando i presupposti perché la semina sia feconda.
IL CORAGGIO DI SEMINARE OVUNQUE
Come Gesù chiama a sé tutti, così l’animatore vocazionale semina “ovunque”, si rivolge ad ogni persona, annunciando e proponendo il Vangelo con coraggio e senza pregiudizi.
LA SEMINA AL TEMPO GIUSTO
Come il seminatore sparge il seme al momento opportuno, così l’animatore vocazionale rispetta i tempi dell’altro. Egli deve tener presente
la situazione ed i sentimenti che il giovane vive in quel particolare momento, per poter comprendere quale è il vero bene della persona.
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ACCOMPAGNARE
“…e camminava con loro”
ICONA
Gesù cammina al loro fianco. Un discepolo ha la mano sul
capo, è il segno della fatica dei suoi ragionamenti, non riesce a darsi delle risposte. L’altro ha le mani sul cuore: l’amore per Gesù non è morto con lui, ma sembra vacillare. Entrambi sono prigionieri del passato.
CAMMINARE
L‘itinerario pedagogico/vocazionale è un viaggio verso la maturità della fede, che conduce a decidere in libertà e responsabilità secondo il progetto pensato da Dio, viaggio in compagnia dell’animatore vocazionale che prega per conoscere
la strada e la voce di Dio, e diventa capace di indicare la presenza di un Altro.
TESTIMONIARE E CONDIVIDERE
Alla sequela di Gesù, l’animatore vocazionale condivide la fatica di chi cerca la propria vocazione e testimonia la propria scelta e l’essere stato scelto da Dio; egli è chiamato a diventare testimone convincente e credibile, affinché il suo messaggio diventi
“buona notizia”, coinvolgendo il giovane nella sua totalità.
CUSTODIRE
Come Gesù si prende a cuore la storia di ognuno e risveglia il
desiderio di Dio, così l’animatore vocazionale ha il compito di
creare dentro di sé lo spazio per accogliere la storia del giovane, custodirla e ripresentarla trasfigurata dallo sguardo di fede.
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EDUCARE
“Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti
egli fece come se dovesse andare più lontano
ma essi insistettero: resta con noi perché si fa sera
e il giorno già volge al declino.
Egli entrò per rimanere con loro”.
ICONA
I discepoli sono sulla soglia della casa e invitano lo sconosciuto
ad entrare. Gesù entra, in una casa normale: un pavimento con
delle piastrelle, un tavolo, un vaso con della frutta. È casa nostra, egli abita dove lo si lascia entrare. “Resta con noi”: preghiera di allora, preghiera di sempre.
LA CONOSCENZA DI SÉ
La passione e la morte di Gesù hanno interrotto il cammino di fede dei due di Emmaus: il Messia
“potente in opere e in parole”, speranza di liberazione per Israele, non ha risposto alle loro aspettative umane. La scelta vocazionale dei giovani spesso è messa in crisi o resa impossibile perché
si ha un’interpretazione della vita troppo “terrena”. L’animatore vocazionale aiuta il giovane a conoscersi, a liberarsi dalle paure nei confronti della vocazione per giungere alla verità e alla costruzione dell’io vero.
IL MISTERO
L’itinerario vocazionale si muove all’interno di un unico mistero, quello del rapporto tra Dio
e l’uomo. Un autentico cammino porta sempre e comunque a crescere nella conoscenza dell’amore di Dio e aiuta il giovane a scoprire la bellezza del mistero della vita, collocando fuori di sé, in Dio, la ricerca del fondamento dell’esistenza.
L’INVOCAZIONE
Senza il Signore e la sua Parola è notte nella vita, non c’è senso. L’animatore prega ed educa
alla preghiera di invocazione, di fiducia, di gratitudine, perché essa diventi luogo di “ascolto
del Dio che chiama”, colloquio che fa scoprire la propria vocazione.
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FORMARE
“Quando fu a tavola con loro prese il pane,
disse la benedizione lo spezzò e lo diede loro.
Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero”.
ICONA
La tavola apparecchiata, i piatti, i bicchieri, il pane, un candelabro acceso, tutto dice condivisione, intimità, confidenza, amicizia. I discepoli riconoscono Gesù da come benedice e spez24
za il pane. È il segno di un’esistenza tutta improntata al dono. Grazie a quel pane ricevuto e
donato è possibile riconoscere Gesù come salvezza e pienezza di vita.
RICONOSCERE GESÙ
Formare è il momento principale dell’itinerario formativo in cui al giovane si propone un
modo di essere per condividere la vita del Figlio ed avere la Sua “forma”.
Nell’episodio di Emmaus Gesù prende il pane, lo benedice, lo spezza e lo dà loro, un gesto forte che solo lui poteva fare ed è per questo che viene riconosciuto! In questi quattro verbi è riassunta tutta la sua storia ed il suo insegnamento, è come il suo ritratto più fedele, ciò
che aveva lasciato ai suoi discepoli perché lo ripetessero in memoria di lui, con il suo stesso
cuore. L’animatore aiuta a comprendere che Cristo in ogni Eucaristia ripete quei quattro gesti per dire al giovane che lì dentro c’è anche lui, la sua vocazione, il suo futuro, la sua realizzazione piena. Anche lui riconoscerà Cristo quando in Lui scoprirà/riconoscerà se stesso4.
LA GRATITUDINE
I due di Emmaus riconoscono il Signore nel gesto eucaristico e il loro cuore si colma di gioia:
dal riconoscimento nasce la ri-conoscenza. L’animatore aiuta il giovane a riconoscere nella
propria vocazione quella pienezza di felicità cercata da molto tempo e realizzata in modo
assolutamente gratuito da Dio. Dalla scoperta di questo amore senza condizioni scaturisce la
risposta grata che rende pronti a giocare la propria vita.
LA VERITÀ DELLA VITA
Il significato della vita, come bene ricevuto che diviene bene donato, è nel segno eucaristico.
Ogni animatore è chiamato ad invitare il giovane a fare dell’Eucaristia il centro di un’esistenza tutta improntata al dono. Per questo lo aiuta a conoscere più intimamente Gesù e il suo
mistero, e a capire che solo Lui è la Via e che l’Eucaristia costituisce il senso e la verità anche
della sua esistenza5.
4
5
Cfr. A. Cencini, Vangelo giovane, Ed. Rogate, pp. 35-36
Cfr. A. Cencini, Vangelo giovane, Ed. Rogate, p. 36
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DISCERNERE
“Ma lui sparì dalla loro vista […].
E partirono senz’indugio e fecero ritorno a Gerusalemme […].
Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via
e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane”.
26
ICONA
Ora Gesù non c’è più, è scomparso; la stanza
resta vuota, la tavola apparecchiata, una sedia
rovesciata, in fondo la porta è aperta sul cielo
stellato. La decisione è presa: i discepoli tornano a Gerusalemme, non hanno più bisogno di
segni eccezionali per credere. Hanno sperimentato la presenza di Gesù: possono scegliere.
CAPACITÀ DECISIONALE
Il cammino vocazionale è un processo di discernimento che deve condurre il giovane ad assumersi delle responsabilità, fino alla maturazione di una decisione definitiva. È proprio la capacità di decidere, infatti, che spesso viene a
mancare nei giovani di oggi. L’animatore vocazionale ha il compito di prepararli progressivamente ad assumere le responsabilità personali a partire dalle concrete scelte quotidiane,
secondo i valori della gratuità, della costanza,
della sobrietà, dell’onestà, affidando loro compiti adeguati per valorizzarne le capacità.
“RITORNO A CASA”
La scelta vocazionale indica novità di vita, ma è anche segno di un recupero della propria identità, quasi un “ritorno a casa”, alle radici del proprio io. L’animatore vocazionale aiuta il giovane a prendere coscienza di questa identità più profonda, e a fondarla sul riconoscimento
del dono e sulla gratitudine che ne scaturisce. La realizzazione piena di se stessi consiste nel
seguire l’unico progetto che può dare felicità, quello di Gesù.
TESTIMONIANZA E COMUNITÀ
Il giovane che ha vissuto l’incontro con Cristo ha bisogno di “riferire ciò che gli è accaduto”
sia con le parole che con le opere, perciò la testimonianza non può prescindere dal contesto
comunitario. L’animatore vocazionale stimola il giovane a scoprire e ritrovare quotidianamente la sua chiamata, mettendosi al servizio della comunità ecclesiale in uno scambio di doni:
la testimonianza del giovane, infatti, fa crescere la fede della Chiesa, la fede e la testimonianza della Chiesa suscitano e incoraggiano la scelta del giovane6.
27
6
Cfr. A. Cencini, Vangelo giovane, Ed. Rogate, pp. 35-36
OCCASIONI
FONTI DI
ESPERIENZA
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importante dare ai giovani tempi e spazi per conoscersi e scoprire la propria
identità cristiana. Elenchiamo pertanto alcuni suggerimenti per offrire occasioni atte a sviluppare atteggiamenti di autentica ricerca vocazionale.
È
“Occasioni” che si trasformino in esperienza, cioè
in evento decisivo in quel momento, che ha la forza di suggerire una nuova impostazione di vita e
nuovi contenuti dell’esistenza.
“Occasioni” che siano opportunità concrete di carità, di servizio gratuito,
in particolare verso i bisognosi, perchè dal solo “fare” si giunga alla comprensione delle motivazioni più profonde ed autentiche dell’agire.
“Occasioni” che si trasformino in esperienze forti capaci di sollecitare a “salti di qualità” nel proprio cammino spirituale.
Le proposte che intendiamo realizzare possono essere raggruppate secondo
3 livelli diversi:
• ECCLESIALE
Valorizzare tutte quelle occasioni che la Chiesa ci offre per promuovere
una mentalità vocazionale: ordinazioni, professioni religiose, giornate missionarie, per la vita e di preghiera per le vocazioni, GMG, congressi eucaristici...
• PROVINCIALE
Creare occasioni capaci di far vivere le caratteristiche peculiari del nostro
carisma (vedi calendario eventi), continuando a sostenere con spirito di
collaborazione e condivisione i progetti già esistenti.
• LOCALE
Programmare l’attività pastorale con un’attenzione particolare alla dimensione vocazionale, affinché ogni comunità diventi “grembo delle vocazioni”.
La parrocchia
Noi vogliamo fare delle nostre parrocchie delle autentiche comunità plasmate dall’Eucaristia, sorgente e centro della loro vita (RV 41).
La vocazione normalmente nasce in seno alla comunità parrocchiale, per
questo la pastorale vocazionale si inserisce nei cammini catechistici, dei
gruppi genitori, delle giovani coppie, di fidanzati, nella formazione dei ministranti e nelle varie attività educative presso gli oratori.
29
Il santuario
Fedeli alla nostra tradizione spirituale offriamo spazi
privilegiati di preghiera e di adorazione eucaristica (RV
41).
Per le comunità presenti nei santuari, l’animazione
vocazionale consiste soprattutto nella capacità di presentare se stesse come “testimonianza vivente” concreta e gioiosa di una vita dedicata a Dio e ai fratelli. Esse si inseriscono nel tessuto della chiesa locale
offrendo proposte che conducano ad accogliere anche scelte di presbiterato, diaconato e vita religiosa.
30
I ministeri vari
Stando in ascolto delle nuove sensibilità, vogliamo rispondere alle attese degli uomini di questo tempo con
una catechesi adeguata, un’iniziazione alla preghiera
e un risveglio delle responsabilità (RV 42).
I ministeri vari svolgono un’azione di animazione e
di proposta vocazionale:
- prestando attenzione al linguaggio dei mezzi di comunicazione
- con l’annuncio di una spiritualità eucaristica in sintonia con il nostro tempo
- accompagnando adulti, giovani e famiglie nella crescita spirituale e nell’ascolto della volontà di Dio
- offrendo la testimonianza del nostro carisma con
uno stile di vita semplice e fraterno
- favorendo l’apertura degli orizzonti e coinvolgendo nella missione ad gentes.
CONCLUSIONE
Il Signore in mille modi mette ancora nel cuore il desiderio di seguirlo; invita ad alzare lo sguardo, a contemplare il cielo stellato e a credere alla sua promessa.
Vogliamo raccogliere questa sfida e abbandonare le nostre incertezze per fidarci sempre più
di Lui. È Lui solo che suscita le vocazioni, sta ad ognuno di noi favorire le condizioni perché
un giovane possa rispondere a questa chiamata.
“Signore manda giovani
che si lascino porre nel cuore
le domande della fede;
fà che gli animatori vocazionali
abbiano l’energia necessaria
per comunicare ai giovani
l’arte di vivere
nel rispetto dei propri desideri
e del proprio cuore;
benedici questo progetto
perché diventi strumento utile
a chi accetta il rischio
di educare alla fede
e di accompagnare
il cammino della vocazione”.
31
Ringraziamo
36
suor Sandra Castoldi,
Silvia e Gabriele Colli Lanzi,
Patrizia Pedretti e Gianluca Rosati
per la collaborazione alla stesura di questo progetto.
BIBLIOGRAFIA
1. DOCUMENTI ECCLESIALI
Nuove vocazioni per una nuova Europa, Documento finale del Congresso sulle vocazioni e la
vita consacrata in Europa, maggio 1997
Nota pastorale CEI, Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia, maggio 2004
§ 9, 12.
2. TESTI DI APPROFONDIMENTO
ANGELINI G., Tu seguimi, Treviso, Ed. S. Liberale 2003.
BALTHASAR H.U., Vocazione, Roma, Editrice Rogate 2002.
BIANCHI E., Che senso ha pregare per le vocazioni? Magnano, Qiqajon 1991.
CENCINI A., Vocazioni, dalla nostalgia alla profezia, Bologna, EDB 1989.
CENCINI A., La storia personale casa del mistero, Milano, Paoline 1997.
CENCINI A., Chiamò a sé quelli che volle, Milano, Paoline 2003.
CENCINI A., Luce sul mio cammino, Milano, Paoline 2002.
CENCINI A., Guarda il cielo e conta le stelle, Milano, Paoline 2000.
CENCINI A., Famiglia, giovani e parrocchia, Milano, Paoline 2004.
CENCINI A., Il mistero da ritrovare, Milano, Paoline 1997.
CENCINI A., Quando Dio chiama, Milano, 1998.
CENCINI A., Qualcuno ti chiama, Brescia Queriniana 1999.
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2001.
37
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MARTINI C.M., Incontri dell’ora decima, Edizioni CVX
PAGANI S., L’accompagnamento spirituale dei giovani, Cinisello Balsamo, S. Paolo 1997.
3. DAL CATECHISMO DEI GIOVANI
CdG1, Io sono con voi
cap. 5 “Chiamati a seguire Gesù”
CdG2, Venite e vedrete
cap. 5 “In Cristo nuove creature”
cap. 7 “Vita cristiana, vita nello Spirito”
cap. 8 “Chiamati ad amare”
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4. RIFERIMENTI CINEMATOGRAFICI
www.acec.it
5. RIVISTA “VOCAZIONI”
www.chiesacattolica.it (sezione vocazioni)
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