La mia scelta nonviolenta La nonviolenza non corrompe la verità La nonviolenza non corrompe la verità Molti anni fa quando frequentavo alcuni gruppi di azione studentesca, ascoltando i dialoghi dilaniati dalle diverse posizioni politiche, scelsi la nonviolenza. Perché la nonviolenza attiva permette di non corrompere la verità. Mentre la logica della violenza non permette di vedere le ragioni dell’altro e nella mancanza di dialogo si corrompe la verità alla base degli obiettivi studenteschi del tempo. Invece la nonviolenza attiva ti permette di dialogare senza raggiungere la rottura, circoscrivendo il confronto civile ed escludendo lo scontro violento. Progetto costruttivo Questo modello di dialogo permette di concentrarsi sui punti comuni sui quali costruire dinamiche comuni ed impostare un progetto costruttivo.(GBateson ) Negare le idee dell’altro corrompe la verità del messaggio di cui si è portatori e alimenta il conflitto fra le parti. Gandhi ci insegna che i mezzi che usiamo rivelano ciò che siamo, porre le proprie idee e rimanere in ascolto delle idee dell’altro conduce alla realizzazione del progetto costruttivo. Cos’è il Satyagraha Il Satyagraha può essere tradotto come forza della verità dell’anima, rappresenta un processo di ricerca della verità. Il Satyagraha può essere anche interpretato come una strategia di peacebuilding positivo a livello sociale. Come processo di disobbedienza civile o di resistenza nonviolenta. Il Satyagraha, esercitando la capacità di tollerare la sofferenza piuttosto di reagire con violenza, spezza il ciclo della violenza. Il Satyagraha e i Corpi Civili di Pace Gandhi teorizzava la costruzione di un esercito nonviolento addestrato alle metodologie della nonviolenza attiva da impiegare nelle situazioni di conflitto, Shanti Sena. Durante il conflitto nella ex Yugoslavia, il deputato europeo del gruppo verde Alex Langer, teorizzò un intervento di forze disarmate per il superamento del conflitto. Alberto L’Abate ha condotto diverse azioni di interposizione nonviolenta nei conflitti, a partire dall’esperienza dell’Ambasciata di Pace all’interno di Campagna Kossovo. Uscire dagli schemi per agire il cambiamento La violenza costruisce una simmetria tra le parti in conflitto, l’aggressore compie un azione e l’aggredito risponde con un’azione. In questo modello si vuole sopraffare l’avversario per ottenere la vittoria. Le azioni si susseguono in un crescendo di violenze. La nonviolenza non ha come scopo la distruzione dell’avversario, ma persegue la trasformazione del conflitto attraverso un dialogo tra le parti. Bisogna uscire dallo schema della violenza per riuscire a trasformare il conflitto e agirne il cambiamento.(P. Watzlawicz) I tempi della nonviolenza due esempi Nella Libya la fine della dittatura aiutata dall’intervento NATO non ha veramente liberato le popolazioni locali ma le ha rese debitrici nei confronti dei paesi occidentali e lascia sul campo germi di prossimi nuovi conflitti. Nella Birmania la lunghissima lotta nonviolenta, attuata dalla popolazione e dalla loro Leader ha favorito un radicato mutamento nella societa’ civile che ha reso impossibile il proseguimento della dittatura,che nonostante la feroce repressione attuata,e’ oggi disponibile al cambiamento, e permettera’ di costruire le basi per una futura democrazia. i corpi civili di pace come terzo soggetto La prima regola per un intervento civile di pace e’ la richiesta di intervento da parte delle popolazioni o delle associazioni della societa’ civile del paese che subisce la privazione dei suoi diritti fondamentali. La seconda e’ l’impegno alla non partigianeria ed il termine coniato per esprimerla e’ Equi-vicinanza. La terza e’ il rispetto e lo studio approfondito delle tradizioni e delle culture locali. La quarta e non ultima e’ l’uso delle tecniche di nonviolenza attiva come unico strumento di azione. Quale percorso per gli ICP? Origini dell’intervento civile in zone di conflitto Rivoluzioni e azioni popolari nonviolente, orrore per gli effetti della guerra alimentano una coscienza diffusa sulla necessità di Corpi Civili di Pace. Henri Dunant nel 1859 è testimone della battaglia di Solferino e nel 1863 fonda il Comitato Internazonale della Croce Rossa. Prim Convenzione di Ginevra e nascita de Diritto Internazionale Umanitario. William James, “The MoralEquivalentof War” 1906, propone un Servizio Civile di Pace. Quale percorso per gli ICP? Origini dell’intervento civile in zone di conflitto Pierre Ceresole e pacifisti cristiani olandesi fondano nel 1919 il Servizio Civile Internazionale. Paradigma Gadhiano della politica nonviolenta gli Shanti Sena, forze sviluppate tra il 1922 e il 1948 per interporsi negli scontri tra Hindu e Musulmani. Abdul GhaffarKhan fondò e rese operative negli anni 1920 e 1930 le Camicie Rosse. Quale percorso per gli ICP? I pionieri dei Corpi Civili di Pace MaudeRoyden e la PeaceArmy inglese degli anni ‘30 per fermare l’aggressione giapponese in Cina. JayaprakashNarayan, leader dello Shanti Sena e Salvator de Madariaga, diplomatico spagnolo, alla fine degli anni ‘50 propongono al Segretario Generale dell’ONU i Guardiani della Pace. War Resister International fonda, nel 1960, la Brigata Mondiale di Pace per l’Azione Nonviolenta: seguono due marcie internazionali; una di barche contro gli esperimenti nucleari in Tanzania, e un’altra tra New Delhi e Pechino. Quale percorso per gli ICP? I pionieri dei Corpi Civili di Pace Nel 1981 nascono, in Canada, le PeaceBrigades International (PBI): servizio di accompagnamento nonviolento, testimonianza, educazione alla pace, che si svilupperà in Colombia, Messico, Guatemala, Indonesia, e Nepal. Un’esperienza che verrà riconosciuta dalla relazione del Parlamento Europeo, “NonviolentCivicAction in SupportofHumanRights and Democracy” Nel 1995 Alex Langher del Gruppo Verde al Parlamento Europeo presenta un progetto di legge per la costituzione dei Corpi Civili di Pace. Quale percorso per gli ICP? I pionieri dei Corpi Civili di Pace in Italia Uno straordinario movimento popolare ha democraticamente ottenuto, in forza dell’art11 della Costituzione Repubblicana, due leggi (la 230/1998 e la 64/2001) che istituiscono una “Difesa Civile non armata e nonviolenta” tramite il Servizio Civile Nazionale, che può operare sia in Italia che all’estero. Tale servizio, autonomo dal servizio militare, risponde anch’esso al dovere costituzionale di difesa della Patria. Quale percorso per gli ICP? I pionieri dei Corpi Civili di Pace in Italia L’associazionismo italiano ha implementato, in autonomia rispetto alle istituzioni, importanti missioni di Corpi Civili di Pace; nei Balcani per liberare Sarajevo dall’assedio - 1992 la marcia dei 500 - 1993 MirSada con 2000 partecipanti. In Medio Oriente con centiania di attivisti che dal 2001 in poi si sono avvicendati in Palestina compiendo azioni di interposizione civile a difesa dei diritti del popolo palestinese. Quale percorso per gli ICP? I pionieri dei Corpi Civili di Pace in Italia Nel sanguinoso conflitto del Congo 300 volontari dei Beati i Costruttori di Pace hanno organizzato il Simposio per la Pace in Africa che ha poi permesso l’intervento dei caschi Blu dell’ONU. Nel 2006 di nuovo 110 volontari sono andati in Congo per monitorare e sostenere il processo elettorale. E anche in Italia per arginare razzismo e cultura mafiosa. Quale percorso per gli ICP? Nel 2007 nasce il Tavolo Interventi Civili di Pace, convocato dal MAE Favorire un dialogo strutturato con le istituzioni e gli organi politici italiani e stranieri al fine di ottenere riconoscimento formale degli ICP e promuovere la reaalizzazione di interventi di peacebuilding e di peacekeeping civile. Definire gli obiettivi, le caratteristiche e le pratiche degli ICP, divenendo organo di garanzia e facilitando la convergenza di obiettivi, strategie e priorità delle associazioni membre. Sostenere e migliorare l’eeficacia degli interventi civili in aree di conflitto, agevolando la condivisione delle risorse e fornendo consulenze. Aumentare la visibilità delle tematiche ICP e sensibilizzare l’opinione pubblica sulla cultura della nonviolenza attiva. Quale percorso per gli ICP? Nel 2007 nasce il Tavolo Interventi Civili di Pace, convocato dal MAE Fanno parte del Tavolo ICP: Associazione per la Pace - Servizio Civile Internazionale sezione italiana - Un Ponte per…- Centro Studi Difesa Civile Archivio Disarmo - IPRI rete CCP - Ass. Papa Giovanni XXIII Operazione Colomba - Tavola della Pace Friuli Venezia Giulia - Operatori di Pace Campania PeaceBrigades International sezione italiana - Centro Gandhi Edizioni - Berretti Bianchi - CasaPace Milano - Essi condividono i seguenti principi: Nonviolenza nella gestione del conflitto, oltre che nei rapporti con le forze armate sul campo e nelle relazioni tra operatori. Indipendenza da condizionamenti politici Imparzialità rispetto alle parti in conflitto, pur schierandosi sempre in difesa dei diritti umani. Equità di genere nelle relazioni tra operatori e con la popolazione locale. Rispetto per la cultura locale e adoione di uno stile di vita semplice il più possibile in sintonia con quello della popolazione locale. Quale percorso per gli ICP? Nel 2007 nasce il Tavolo Interventi Civili di Pace, convocato dal MAE Campi d’Azione: Monitoraggio dei diritti umani e denuncia delle violazioni Monitoraggio elettorale Promozione, educazione e sensibilizzazione del processo di pace Mediazione e facilitazione dei processi di riconciliazione tra le parti Interposizione non armata tra le parti Accompagnamento nonviolento di persone minacciate Empowerment delle parti più deboli e oppresse dal conflitto Attivazione e valorizzazione di reti tra persone, organizzazioni e/o istituzioni Aiuto umanitario, sostegno ai profughi e assistenza nel reintegro di combattenti nel post conflitto Progetto Pilota ICP in Palestina: Raccogliendo la Pace Progetto Pilota ICP in Palestina: Raccogliendo la Pace Il progetto nasce dall’idea di realizzare un intervento civile di Pace in Palestina con lo scopo di implementare presenze di media e lunga durata. Interventi di questo tipo sono finalizzati a prevenire e risolvere situazioni di conflitto, tramite una realistica e professionale alternativa nonviolenta diretta esclusivamente ai civili e alle loro esigenze prioritarie. Progetto Pilota ICP in Palestina: Raccogliendo la Pace L’intervento prevede l’invio di un certo numero di volontari in alcuni villaggi nei territori occupati dai coloni israeliani (es: Al Masara, IrakBurin) per aiutare i contadini palestinesi nella raccolta delle olive, inoltre l’intervento prevede il monitoraggio di situazioni di aggressione e violenze da parte dei coloni. Progetto Pilota ICP in Palestina:Associzioni promotrici Progetto Pilota ICP in Palestina:Raccogliendo le Olive L’Intervento è stato effettuato dopo aver ricevuto una richiesta da parte delle popolazione civile palestinese. Durante l’Intervento: Le Associazioni hanno garantito la sicurezza e l’anonimato dei volontari. I volontari hanno lavorato nel villaggio per raggiungere l’obiettivo del progetto. I volontari hanno partecipato insieme alla popolazione alle azioni di interposizione, come le manifestazioni del venerdì, di protesta per la costruzione del muro. Progetto Pilota ICP in Palestina:Raccogliendo le Olive Durante e dopo l’Intervento: I volontari mandano report quotidiani sul blog dedicato e al loro rientro in Italia sono in giro nei loro ambienti cittadini per raccontare la loro esperienza e informare su ciò che accade in Palestina oggi.