CAPITOLO VII
LO SVILUPPO COMUNICATIVO E
LINGUISTICO
Amabili Debora
Cinaglia Valeria
Di Buò Daniela
Gambelli Laura
Gigli Lorella
Pettinari Emanuela
Visconti Carmen
Zuccari Loredana
CAPITOLO VII
Definizione: Il linguaggio è un sistema comunicativo
complesso: è un codice simbolico che informa sulla realtà,
attraverso la relazione tra i segni (le parole) e gli elementi
della realtà esterna (oggetti, eventi).
E’ un sistema COMPLESSO, perché si analizza a
diversi livelli e possiede alcune proprietà che lo rendono
uno strumento altamente efficiente per pensare e
comunicare.
E’ COMPLESSO perché si sviluppa su diversi LIVELLI:
•
•
•
•
•
•
•
fonologico
lessicale
semantico
morfologico
sintattico
pragmatico
prosodico
= il modo in cui vengono prodotti i suoni del discorso
= le diverse categorie di parole (nomi, aggettivi, verbi)
= i significati trasmessi dalle parole e dalle frasi
= le modifiche delle parole
= le regole per combinare le parole all'interno della frase
= il fine comunicativo del linguaggio
= l'intonazione, il ritmo, la durata e gli accenti.
E possiede alcune PROPRIETA’:
•
E' referenziale
•
E' arbitrario
•
E' convenzionale
•
Si trasmette per tradizione
•
Categorizza
•
Va al di là del “qui ed ora”
•
Non è direzionale
•
E' creativo
•
Crea reti di relazione
•
E' produttivo
•
E' autoreferenziale
Tutte le specie viventi comunicano (trasmettono informazioni
ed influenzano il comportamento degli individui della propria
specie), ma solo quella umana comunica conoscenze complesse
e astratte.
DOTAZIONE BIOLOGICA DEL
LINGUAGGIO
(NATURA)
LINGUAGGIO MEZZO DI
COMUNICAZIONE E COSTRUZIONE DI
RETI SOCIALI
(CULTURA)
LO SVILUPPO TIPICO
Le prime forme di comunicazione (0-4 mesi) sono caratterizzate
dalla:
- centrazione dello sguardo
- interazione diadica con la madre.
Le manifestazioni comunicative precoci non sono propriamente
intenzionali.
...VERSO LE PRIME PAROLE
Lo sviluppo linguistico prende avvio in forma gestuale e preverbale con il PIANTO, a cui si aggiungono suoni vocalici e
consonantici.
Tra i 6 e i 10 mesi compare il BALBETTIO (combinazione di
vocali e consonanti la-la, pa-pa).
Tra i 9 e i 13 mesi compaiono i primi VOCALIZZI
INTENZIONALI (che il piccolo utilizza in combinazione con
gesti cominucativi e sguardi diretti all’interlocutore: indicare,
dare, mostrare). Si tratta di gesti deittici e referenziali che
assolvono la funzione delle parole.
Tra gli 11 e i 13 mesi compaiono le prime parole, sebbene il
bambino conosca un unico sistema comunicativo fatto sia di
gesti che delle prime parole.
...DA 1 A 3 ANNI
•
Intorno ai 16 mesi si stabilizza la distinzione dei due codici
linguistici e si verificano due fenomeni complementari:
l'aumento della produzione verbale e la riduzione fino alla
quasi scomparsa di gesti referenziali. Le nuove parole
aumentano lentamente (da 1 a 10 parole intorno a 13-14 mesi,
40-50 verso i 16 mesi, 190-200 a 20 mesi) e nei primi mesi il
bambino le usa per indicare vere e proprie frasi
(OLOFRASE). Le prime parole sono generalmente nomi,
usati per indicare classi di oggetti molto familiari (mamma,
giocatoli, cibo) seguite da parole indicanti azioni abituali
(dormire, bere, andare).
•
•
Dopo il secondo anno di vita i bambini iniziano ad
impiegare il LINGUAGGIO TELEGRAFICO (frasi composte
da due o tre parole, collegate da una grammatica semplificata,
che rispecchia comunque le regole generali della lingua
madre). E’un passo è fondamentale perché i bambini passano
all'apprendimento della grammatica, sperimentando le regole
assimilate dall'ascolto della conversazione degli adulti.
Fra i 3 e i 4 anni l'acquisizione del linguaggio può dirsi
completa e si può parlare di COMPETENZA LINGUISTICA
e CONVERSAZIONALE: sono in grado di comprendere e
utilizzare le regole condivise che regolano una conversazione
(rispettare i turni di eloquio, utilizzare uno stile indiretto per le
richieste, applicare elementari regole di cortesia, adattare il
proprio linguaggio per renderlo pari alle caratteristiche del
destinatario, sforzarsi di adottare il punto di vista dell'altro
quando si dialoga).
• Il linguaggio viene usato prevalentemente a scopo narrativo
•
•
•
•
(Bruner): attraverso la narrazione viene raccontato il mondo al
bambino e attraverso la narrazione il bambino è in grado di
raccontare eventi, emozioni, …
LA
NARRAZIONE
E'
SEMPRE
DI
NATURA
COMUNICATIVA E SOCIALE.
A livello cognitivo il linguaggio regola il pensiero, in quanto
lo obbliga ad una scansione analitica dell'esperienza e ad una
sua traduzione sequenziale.
La narrazione permette di cogliere il funzionamento di
numerosi processi cognitivi.
Nell'età prescolare, la narrazione è NON OGGETTIVA, ma
ANTROPOCENTRICA, MAGICA E PSICOLOGICA.
• In età scolare la conoscenza assume la forma di un pensiero
paradigmatico basato su criteri oggettivi e logici;
• la comunicazione non è più solo efficace e intenzionale, ma
diventa RIFLESSA e CONSAPEVOLE regolata da norme
convenzionali;
• si sviluppano ulteriori capacità comunicativo-interattive
(comunicazione referenziale);
• il linguaggio si fa ARGOMENTAZIONE e ed esprime
ragionamento.
IN SINTESI
“Il linguaggio va inteso come
amplificazione della conoscenza”.
strumento
di
Bruner
Dalla lingua madre all’italiano
Apprendimento di un nuovo
codice linguistico
Dal silenzio alle prime parole
• Periodo del silenzio
i bambini ascoltano la lingua da apprendere
impegnati nel tentativo di "pescare" le parole nel
fiume indistinto dei suoni quale è, per loro, il fluire
del parlato.
Dal silenzio alle prime parole
Attività di ascolto e comprensione orale
Si chiede ai bambini di eseguire azioni o comandi invece di
puntare sulla produzione orale, che sarà sviluppata in seguito
quando i bambini si sentiranno pronti (TPR).
Le prime parole in italiano
Prime routine comunicative
"Mi chiamo ... , Ho sette anni, Posso andare in bagno? Mi dai per
favore ... ? Posso uscire? Seduto, vieni, alzati... ” La gestualità,
tutt’altro che universale, può risultare un ostacolo; es. l’abbraccio
del saluto, il cenno della testa per dire "sì” non sono condivisi
nemmeno nello stesso continente europeo.
Le prime brevi frasi
• Primo bagaglio linguistico
Il bambino comprende e ripete qualche frase
- oggetti scolastici (banco, sedia, libro, quaderno, matita ... )
- azioni più frequenti svolte in classe (scrivere, leggere,
colorare, tagliare, incollare, disegnare)
Aumentare la frequenza di uso, sottolineare con il tono della
voce le parole da apprendere, chiedere con frequenza al
bambino di individuare e prendere oggetti o di eseguire
determinate azioni
Interlingua
• Meccanismo interno che elabora la lingua ascoltata e
determina costanti tipologie di errori con regole precise che
danno luogo ad una e propria lingua detta interlingua, in
costante
evoluzione
e
avvicinamento
all’italiano.
Es: vado casa, facete, suo libro, suo mamma, suo fratelli
• Principio dell’economicità
• Prima s'impara ciò che è urgente e necessario per
comunicare, le parole "piene", poi ciò che è accessorio.
Sordità fonologiche
• Potranno presentarsi le "sordità fonologiche" cioè la difficoltà
a percepire alcuni suoni o la differenza fra la r e I per i cines i,
fra la i e la e, la o e la u per gli arabofoni , le doppie per gli
albanesi.
Acquisizione del lessico
• Per ampliare il lessico:
- uso delle flashcard, cioè carte con immagini;
- costruzione di giochi come il memory
- costruzione dei vocabolari per immagini
Le regole grammaticali
• Gradualmente si propongono esercizi in cui si chiede di
applicare una regola grammaticale.
• L’alunno applica la regola che conosce nella sua
enunciazione ma, di fatto, nelle produzioni spontanee non la
usa perché non fa parte ancora del suo corredo linguistico
appreso. Es. in un esercizio di completamento con gli
aggettivi possessivi può eseguire correttamente l'accordo con
il nome (" la sua matita") ma nel parlato spontaneo usare
ancora "suo matita".
La correzione degli errori
• L'errore è un indicatore prezioso indice del processo in atto.
E’ bene correggere?
• Nel parlato si può intervenire riformulando in maniera
corretta la frase; nella conversazione spontanea, è
consigliabile intervenire solo quando il contenuto della
comunicazione risulta incomprensibile;
• Nello scritto, correzione sì, ma su compiti calibrati; rendere i
compiti adeguati al livello di competenza dell'alunno.
• Si possono proporre correzioni collettive, revisione tra pari,
attività in coppie o di gruppo che servono per confrontarsi
con i modelli dei compagni italiani, incidendo efficacemente
sull'apprendimento della lingua
Conclusione
Apprendimento della lingua come un gioco con i mattoncini
Lego: s'inizia con PEZZI GRANDI e con poche
possibilità creative, poi si AFFRONTANO PEZZI
SEMPRE PIÙ PICCOLI con cui produrre costruzioni
sempre più elaborate, precise e ricche di particolari.
Racconto di una UdA
Titolo UdA n° 2: “Lo gnomo e il ragno”
ATTIVITA’
• Motivazione (10’): Danza in TPR - Attività in cerchio con il
paracadute (riprendendo la canzone “La botte non è il bottone”)
– gioco ritmico con parole e strumentini (divisione in sillabe
delle parole conosciute in precedenza).
• Globalità (10’): ascolto della canzone “Lo gnomo e il ragno” ed
individuazione della “morale” (oralmente).
• Analisi e Sintesi (35’): consegna del testo e canto insieme.
Correzione degli errori nella scheda consegnata (attività a
coppie)
• Controllo (5’): disegno degli elementi della storia ed
individuazione sintetica dei loro nomi (gioco delle palette con
RAGNO/COMIGNOLO/GNOMO)
• Defaticamento (5’): canto conclusivo della canzone.
LO SVILUPPO COMUNICATIVO E
LINGUISTICO ATIPICO
DEFINIZIONE
E' un linguaggio caratterizzato da capacità linguistiche ridotte o
anomale.
I deficit linguistici interessano:
• l'area fonologica (quantità e tipologia di suoni correttamente
pronunciati);
• l'area semantica (sviluppo del lessico);
• l'area morfo-sintattica (correttezza grammaticale).
La loro origine può essere:
acquisita in seguito a traumi o affezioni patologiche;
evolutiva, in genere, su base genetica.
Gli interventi possono essere:
diagnosi precoce a livello pre-linguistico;
riabilitativi.
Alcune problematiche ancora aperte
Lo sviluppo atipico del linguaggio è:
- un ritardo rispetto allo sviluppo tipico?
- una devianza, cioè uno sviluppo quantitativamente e
qualitativamente difforme dallo sviluppo tipico?
I deficit linguistici sono dissociabili o correlati alle funzioni
cognitive?
Se i deficit linguistici sono correlati alle funzioni cognitive si
hanno modelli dominio-generali (linguaggio = prodotto di più
ampi processi intellettivi).
Se i deficit sono dissociati dalle funzioni cognitive si hanno i
modelli dominio-specifici (linguaggio regolato da meccanismi
specifici).
I DISTURBI LINGUISTICI EVOLUTIVI possono essere:
dipendenti da ritardo mentale (sindrome di Down, sindrome
di Williams);
non dipendenti da deficit cognitivi (disturbi specifici del
linguaggio = DSL);
dipendenti da disturbi specifici della sfera comunicativorelazionale (autismo).
SINDROME DI DOWN
E' di natura genetica dovuta alla trisomia del cromosoma 21;
presenta caratteristiche somato-psichiche peculiari;
presenta un ritardo cognitivo-linguistico in cui il ritardo
linguistico non è proporzionale a quello cognitivo;
è caratterizzato dalla comparsa tardiva delle parole (dopo i due
anni) ed un lento ritmo di acquisizione;
Presenta maggiori difficoltà nell'area morfo-sintattica con
l'omissione di funtori liberi (articoli, preposizioni, ecc...) o
legati (accordi di genere- numero ecc...).
SINDROME DI WILLIAMS
E' di natura genetica dovuta alla perdita del patrimonio genetico
localizzata lungo il cromosoma 7;
presenta un ritardo cognitivo-linguistico con l'aspetto linguistico
meno compromesso;
Presenta una produzione verbale enfatica ed apparentemente
sofisticata.
CONFRONTO
Sindrome di DOWN
Ritardo cognitivo
Elaborazione cognitiva compromessa (MBT) che deriva da
deficit della memoria di lavoro fonologica
Sindrome di WILLIAMS
Ritardo cognitivo
Maggior efficienza della memoria di lavoro,da cui deriva l'abilità
nella riproduzione corretta di termini lessicali
Si evince che:
i diversi profili di sviluppo linguistico dipendono dalla diversità
dei processi cognitivi coinvolti
I DISTURBI SPECIFICI DEL LINGUAGGIO (DSL)
Sono caratterizzati da:
•
assenza di ritardo cognitivo
•
assenza di deficit uditivi
•
assenza di patologie neurologiche
•
assenza di caratteristiche somatiche peculiari
Si manifestano con RITARDO o ARRESTO nell'acquisizione
del linguaggio a livello
fonologico
semantico
morfo-sintattico
pragmatico
La diagnosi del DSL può essere fatta durante il periodo prelinguistico dello sviluppo fonologico.
L'ipotesi più accreditata imputa il disturbo al deficit della
memoria fonologica che consiste nella difficoltà a segmentare il
flusso del parlare e nel decadimento rapido della traccia mnestica.
IL LINGUAGGIO NELL'AUTISMO
Caratteristiche dell'autismo:
- ristrettezza d'interessi;
- tendenza di comportamenti stereotipati;
- scarsità di comportamenti di tipo simbolico, ludico e
immaginativo;
- difficoltà linguistiche.
Il linguaggio negli autistici è variabile
Ci sono casi in cui il deficit linguistico è chiaramente presente
( categoria a basso funzionamento cognitivo).
Ci sono casi in cui il linguaggio è ben consolidato (categoria ad
alto funzionamento cognitivo).
Ci sono casi in cui le difficoltà linguistiche sono particolarmente
sviluppate.
Le difficoltà linguistiche sono legate alle generali difficoltà
cognitivo-relazionali e alle difficoltà di elaborare
adeguatamente la stimolazione.
Queste difficoltà hanno indotto a trovare forme alternative di
comunicazione con l'utilizzo di uno strumento intermedio:
il COMPUTER
utilizzato nella “comunicazione facilitata” e con il quale si
costruiscono scambi comunicativi e relazionali in forma scritta.
In questo modo si possono mettere in luce capacità mentali e
linguistiche in soggetti autistici che sono privi di abilità
linguistiche orali.
Infatti:
si eliminano gli aspetti emotivi della comunicazione diretta e
l'evanescenza del linguaggio parlato;
sono stati raccolti molti testi scritti, prodotti da soggetti autistici
non verbali di età diverse, elaborati con un programma
informatico di analisi statistico-testuale in cui emerge una
grande ricchezza lessicale.
La struttura sintattica impiegata presenta alcune particolarità:
• scarso uso dei funtori
• tendenza ad anteporre gli aggettivi e gli avverbi ai nomi e ai
verbi
• frequenza maggiore di aggettivi e avverbi (che vengono
preferiti dagli autistici perchè: - consentono l'espressione di
punti di vista su oggetti, eventi, azioni...
• esprimono un contenuto psicologico di tipo emotivo).
Si può avanzare l'ipotesi che i soggetti autistici presentano abilità
linguistiche a loro peculiari e che hanno una precisa volontà di
condividere le informazioni.
CONCLUSIONE
L'imperfetta padronanza delle proprietà del linguaggio
non può limitare la comunicazione interpersonale e la
costruzione di sistemi di significato complessi.
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Manuale di psicologia dello sviluppo