IV dom. di Pasqua - B
Gv 10,11-18
“Io sono il Buon Pastore,
conosco le mie pecore
e le mie pecore conoscono me…”
O Gesù, buon Pastore
e unico nostro Salvatore, tu che hai offerto la tua vita
per la nostra santificazione,
rendici docili nell’ascolto della tua parola
e generosi nel viverla, con coerenza,
nei vari momenti della nostra giornata.
Allontana da noi la tentazione di seguire
i venditori di felicità terrene,
che non possono soddisfare il nostro cuore,
e donaci la forza di cooperare con te
nel condurre all’unica Chiesa
i fratelli che ne sono lontani. Amen.
Gv 10,11-18
In quel tempo, Gesù disse: «11Io sono il buon pastore. Il
buon pastore dà la propria vita per le pecore. 12Il
mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non
appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore
e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; 13perché è un
mercenario
e
non
gli
importa
delle
pecore.
14Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie
pecore conoscono me, 15così come il Padre conosce me
e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. 16E
ho altre pecore che non provengono da questo recinto:
anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e
diventeranno un solo gregge, un solo pastore.
17Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per
poi riprenderla di nuovo. 18Nessuno me la toglie: io la do
da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla
di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre
mio».
Domenica Quarta di Pasqua detta del:
LE VOCAZIONI DONO DELLA CARITA’ DI DIO
Siamo tutti chiamati a non perdere di vista la nostra nativa
funzione ministeriale e battesimale che è quella di rivelare
il volto mistico della nostra vocazione: “Coltivando una
familiarità crescente con le Sacre Scritture e una preghiera
personale e comunitaria attenta e costante, per essere
capaci di sentire la chiamata divina in mezzo a tante voci
che riempiono la vita quotidiana. Ma soprattutto l’Eucaristia
sia il ‘centro vitale’ di ogni cammino vocazionale”.
(BENEDETTO XVI,
Messaggio per la XLIX Giornata Mondiale
di Preghiera per le Vocazioni).
Vangelo di Giovanni dal capitolo 7 al 10,42.
Questi capitoli condividono le stesse coordinate spazio
temporali :
* Presenza di Gesù a Gerusalemme nel tempio, o nelle sue
immediate vicinanze, e la festa delle capanne (sino a
10,21).
* Unità tematica riconducibile alle autorivelazioni di Gesù
circa la sua identità e i motivi del suo essere nel mondo:
acqua viva, luce per il cieco nato.
* Nel capitolo 10 è “porta”, ossia unica mediazione verso il
Padre (7), e poi nel nostro brano, “buon Pastore”, guida
verso il Padre attraverso l’ascolto della sua Parola e il
mistero pasquale della sua morte e risurrezione.
Capitolo 10 del Vangelo di Giovanni
 Gesù si presenta ai Giudei increduli come “porta” delle
pecore (1-10 Anno A), ovvero l’unico modo che l’umanità
ha per arrivare a Dio.
 Come pastore stesso che fa uscire le pecore e le
conduce al pascolo (11-18 Anno B).
 Ripresa dell’immagine del pastore in un dialogo tra Gesù
e i Giudei, durante la festa della Dedicazione del tempio
(22-30 Anno C).
Il discorso del pastore segue l’episodio del cieco nato, nel
qual segno Gesù si è mostrato creatore. I veri ciechi sono i
Giudei che non hanno compreso il significato profondo e
divino della sua azione. A loro rivolge l’insegnamento del
pastore, presentandosi come il modello da accogliere e
seguire.
* v. 11/a
“Io sono il buon pastore”…
Io sono: due formule
1) forma assoluta (8,24.28.58; 13,19).
2) formula con il predicato nominale (6,35.51; 8,12; 9,5;
10,7.9; 10,11.14; 11,25; 14,6; 15,1.5).
Buono non è indizio di dolcezza, bontà o affettuosità: tale
immagine è stata deformata da raffigurazioni sdolcinate
che non ne trasmettono fedelmente il messaggio.
Kàlos (=bello)
Letteralmente
“Io sono il pastore, quello bello!”
Bello non estetico ma di valore
valido).
(autentico, giusto,
Gesù si presenta come il pastore per eccellenza, quello
autentico, l’unico capace di realizzare in pienezza la
promessa di Dio relativa al pastore del suo popolo.
Termine “Pastore” nel Primo Testamento
Usato per designare i capi, i re di Israele, i responsabili
delle comunità e le varie autorità (civili, politiche, militari
e religiose).
Ezechiele durante l’esilio scrisse una pagina durissima capitolo 34 - contro i pastori di Israele rimproverandoli di
essere stati la rovina del popolo, colpevoli di aver disperso
il gregge (vv. 11-12).
Il Signore si presenta come il Pastore .
Sulla stessa linea il Salmo 22 [23],1 “Il Signore è il mio
pastore”.
Nella tradizione giudaica era radicato che il Signore fosse
il pastore d’Israele.
Interessante Ez. 34,23-24 testo fondamentale
comprendere l’autopresentazione di Gesù.
per
“Io sono il pastore di cui hanno parlato i profeti, io sono quel
pastore suscitato da Dio , io sono l’intervento di Dio in
persona, io realizzo le sue promesse”.
Nel vangelo di Giovanni l’immagine del pastore tiene il
posto dell’annuncio del regno, presentando Gesù come la
presenza potente e operante di Dio, in quanto re e pastore
del suo popolo e di tutta l’umanità.
GESU’ SI IDENTIFICA
CON DIO STESSO
CHE E’ L’UNICO PASTORE
DEL SUO POPOLO ISRAELE.
* v. 11/b
Il buon pastore dà la
propria vita (offre la vita)
per le pecore…
Il “bello” sta a indicare la disponibilità di Gesù a dare la
propria vita per salvare quella dell’umanità.
* v. 12–13
Il mercenario – che non è pastore e al quale
le pecore non appartengono – vede venire il
lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo
le rapisce e le disperde; perché è un
mercenario e non gli importa delle pecore.
Già nel v. 8 si era distinto dagli altri considerati “ladri e
briganti” interessati a “prendere”: ora sottolinea che la
propria caratteristica è “dare” e si contrappone alla figura
del “mercenario” (misthōtós), cioè uno che lo fa per lo
stipendio (misthós).
Al mercenario interessa la paga, non le pecore: non
intende dare, vuole prendere!
* v. 14
Io sono il buon pastore, conosco le mie
pecore e le mie pecore conoscono me…
Riprende la formula iniziale e aggiunge una nota sulla
vicendevole conoscenza. Nella Bibbia conoscere non è una
nozione astratta, ma una relazione di affetto profondo,
amicizia autentica, un legame forte e appassionato.
* v. 15
così come il Padre conosce me e io conosco
il Padre, e do la mia vita per le pecore.
Dalle “pecore” si passa alle persone umane e al
coinvolgimento con Dio stesso.
La relazione profonda di affetto che unisce Gesù ai suoi è
simile a quella che unisce le persone divine, ed è proprio in
forza di questa conoscenza di amore che Gesù dona la sua
vita con prospettiva universale che riguarda l’intera
umanità.
* v. 16
E ho altre pecore che non provengono da
questo recinto: anche quelle io devo
guidare. Ascolteranno la mia voce
e diventeranno un solo gregge,
un solo pastore.
Il recinto designa il popolo di Israele, Gesù dichiara di non
fermarsi lì, ma di essere pastore anche degli altri popoli,
anche quelli “bisogna” che egli conduca a piena libertà.
IL FINE E’ L’UNIFICAZIONE DELL’UMANITA’,
RICONCILIATA NELL’ASCOLTO
DELL’UNICO PASTORE.
* v. 17
Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia
vita, per poi riprenderla di nuovo.
Gesù rivelatore del Padre, è l’unico pastore in grado di
realizzare il progetto divino, perché capace di dare la
propria vita e capace di riprenderla di nuovo.
* v. 18
Nessuno me la toglie: io la do da me stesso.
Ho il potere di darla e il potere di riprenderla
di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto
dal Padre mio».
Vertice di tutto il discorso.
Giovanni precisa che la morte di Gesù non fu un incidente,
né la vittoria di poteri più forti: Lui ha scelto liberamente di
fare dono della propria vita, evidenziando i propri poteri.
“Riprendere la vita” è tipicamente divino, ma anche il potere
di “dare la vita” non è comune.
Il comando che Gesù ha ricevuto dal Padre
coincide con il motivo per cui il Padre lo ama:
La sua totale dedizione solidale con l’umanità,
accompagnata
dal potere divino di comunicare
ad ogni persona umana
la vita stessa di Dio…
Il Pastore autentico realizza, così, il progetto
trasmettendo all’uomo la vita di Dio.
Preghiamo con Gv 10, 1-10
Signore anche questa
Comunità sente il bisogno di
un punto di riferimento forte,
di una guida, di un pastore.
Il più delle volte rispondiamo
a questo bisogno in maniera
disordinata, percorrendo
strade che non sono le tue
e investendo in progetti
che non hanno niente a che
fare con Te.
Oggi Tu vuoi aprirci gli occhi:
ci inviti a distinguere la
sofferta e generosa tenerezza
del pastore dall’interessato
atteggiamento del ladro e del
brigante.
«Sono io il Pastore che ha
a cuore la tua vita!»:
questo ci ripeti oggi, Signore!
«Sono io il Pastore che ha
parole capaci di rimettervi
in cammino!
Sono io il Pastore che può
ridarvi entusiasmo
e può aiutarvi a mettere
ordine nei vostri progetti!».
Aiutaci, Signore,
ad aprire il nostro cuore
alla tua voce che chiama.
Aiutaci a vivere l’esperienza di
intensa confidenza con Te,
perché da essa
possiamo attingere energie
per testimoniarti Risorto
in mezzo ai nostri fratelli!
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buon Pastore - Parrocchia San Francesco di Assisi Cerignola