autostory /lancia fulvia
di Renato Dainotto - Foto Luci&Immagini
Regina di cuori
motore rivoluzionario e tenuta di strada formidabile.
Così la coupé conquista gli italiani. un amore
che si alimenta anche grazie alle vittorie nei rally
R
azza difficile, i lancisti.
Quelli veri, lo zoccolo duro,
con i capelli grigi, non si accontentano mai. Gente – anzi,
automobilisti – che dal 1906
(anno in cui Vincenzo Lancia
e Caudio Fogolin fondano la
Lancia&C) non si sono accontentati di una semplice automobile. Per questi fini intenditori, ogni nuova Lancia doveva
essere figlia dell’innovazione.
Nuova nella linea, impeccabile
nel comfort, con un motore
al passo coi tempi e con doti
stradali capaci di coniugare
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brillantezza e sicurezza. E
quando sul finire degli anni ’50
vengono gettate le basi del progetto che darà vita alla Fulvia,
sono queste le linee guida che
muoveranno la penna di Antonio Fessia. Quest’uomo merita
un posto d’onore nell’olimpo
dei personaggi italiani. Non
solo per essere il “papà” della
Flavia e della Fulvia, ma anche
per la tenacia e il suo grande
carattere. Perché la sua vita
professionale, all’inizio, non
è stata facile. Il suo approccio
intuitivo e sperimentale al la-
voro non piaceva ai “baroni”
della meccanica dell’epoca. In
Fiat, all’inizio della carriera, arrivarono a esiliarlo in Germania, presso la NSU. La svolta,
per Fessia, arriva nel 1954. La
Lancia è in difficoltà. La casa
in quel periodo ha investito
troppo sull’Appia: l’auto però,
oltre a essere molto costosa da
produrre, non piace a causa
delle carenze meccaniche. I
“lancisti” non la trovano innovativa. Fassia viene incaricato
di togliere i difetti. Il professore, così poi lo chiameranno,
Nelle immagini
di queste pagine,
una Fulvia Coupé
1.2 del 1967 con
motore 1.231 cc
da 80 CV.
La “Fulvietta”
è stata declinata
nelle versioni
Rallye, Rallye S
e HF. Tutte
accomunate
da una grande
tenuta di strada.
incrementa la potenza, taglia
i consumi e migliora la guidabilità. E l’auto inizia a vendere secondo le aspettative. Poi
arriva il successo della Flavia,
e Fessia diventa l’indiscusso
direttore tecnico della Lancia.
Proprio a lui saranno affidate
le future automobili. Nel 1960
inizia a progettare la Fulvia. I
manager della Lancia spingono
per un’auto a trazione posteriore derivata dalla terza serie
della Appia. Il passaggio alla
trazione anteriore voluta da
Fessia per la Flavia è costato
tantissimi soldi alla casa. Ma
Fessia è irremovibile: anche
la Fulvia sarà a trazione anteriore. Poi c’è il problema del
motore. Quello “piatto” della
Flavia non ha mai convinto, e
quindi si ricorre a un quattro
cilindri a V con testata sin-
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gola. Cioè quello che passerà
alla storia come il motore a V
stretto Lancia. Il motore ha
soluzioni moderne, con una
testata molto complessa. Il
propulsore è compatto in larghezza (ottimo per la trazione
anteriore) ma risulta alto, e per
mantenere basso il profilo della
vettura si decide di installarlo
in posizione inclinata di 45°.
Intanto il reparto di progettazione sta lavorando alla Fulvia
berlina, che vedrà la luce nel
1963. In poco più di un anno
vengono vendute solo 32.200
Fulvia berlina. Il progetto della
Fulvia ha ben altre ambizioni: da sempre Lancia attribuisce grande importanza alle
versioni sportive. I lancisti si
aspettano una coupé sulla base
della Fulvia. Se la immaginano
sportiva e grintosa. Quando
nel 1965 arriva nelle concessionarie, la Fulvia Coupé è una
vera esplosione di consensi.
La linea disegnata da Piero
Castagnero è rivoluzionaria
ed elegante al tempo stesso.
Il motore a V stretto Lancia è
un gioiello di meccanica, e il
nuovo telaio che supporta il
motore e guida le ruote direzionali è stato perfezionato per
aumentare la tenuta di strada.
Insomma ci sono tutti gli ingredienti che piacciono ai lancisti.
La Fulvia Coupé quindi è subito un successo e lo rimane
a lungo, tanto che i numeri di
produzione arrivano quasi a
superare quelli della berlina.
La prima serie della Fulvia
Coupé monta un motore 4V
di 1,2 litri per una potenza di
80 CV. L’auto raggiunge i 160
km/h e percorre mediamente
ben 11,1 km/l. Ma non sono le
prestazioni l’aspetto migliore
della vettura. È la dinamica di
marcia a entusiasmare: l’auto
ha un’elevata tenuta di strada
e un comportamento che trasmette sicurezza. Tanto che
in Lancia si decide presto di
farla correre. Per essere precisi, la Fulvia Coupé debutta
contemporaneamente al Salone di Torino e nelle gare al
Tour de Corse (chiude all’ottavo posto). In Lancia hanno
fretta di portare ai vertici la
vettura. Le prime corse sono
promettenti, ma per arrivare
alla vittoria serve qualcosa di
più a livello meccanico. Così
la base di partenza, la vettura stradale, viene migliorata
con la versione HF. Ci vuole
un’auto che possa battersi alla
pari con l’Alfa Romeo GTA, la
Cortina Lotus o la Renault R8
Gordini. La Fulvia HF 1.6 è la
risposta della casa piemontese,
con i suoi 115 CV del motore
che arrivano a oltre 160 della
versione da corsa. E quando
la HF debutta nei rally, si apre
una nuova era per Lancia. La
prima vittoria è firmata CellaRamoino al Rally dei Fiori, seguita da un altro centro al San
Martino di Castrozza del 1966.
Sopra: a
sinistra il posto
di guida con
volante in legno
a due razze
e cruscotto
sempre rifinito
in legno chiaro;
a destra la leva
del cambio,
al pianale ma
in posizione
rialzata. Il
motore a V
stretto ha
un ingombro
laterale ridotto,
per adattarsi
alla trazione
anteriore.
Qui a lato,
l’abitacolo a due
posti più due.
Lancia Fulvia Dal 1972 al 1984 viene prodotta in 472.868 esemplari
1963: berlina
a trazione anteriore
La Fulvia Berlina debutta con
la trazione anteriore: una scelta
costosa dal punto di vista
industriale. Questa vettura,
prodotta fino al 1972, non
avrà una grande diffusione.
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evoluzione sportiva
È subito amore
Nel 1965 arriva la versione
coupé. Per i lancisti è subito
amore. E con le prime vittorie
nei rally esplodono le vendite,
sino a sopperire alla debolezza
commerciale della berlina.
Fulvia sport
versione zagato
Zagato disegna una variante della
Fulvia Coupé con carrozzeria
simmetrica, cioè con una coda
avvolgente e proporzionata con il
muso. Viene prodotta tra il 1965 e
il 1972 in 7.102 esemplari.
Poi nel 1967 arriva la seconda
vittoria per mano di Sandro
Munari al Rally dei 999 Minuti.
Da questo momento, le vittorie
si susseguono sino ad arrivare
alla conquista del campionato internazionale costruttori
nel 1972. Nei rally le vittorie
di Sandro Munari resteranno
per anni impresse nei ricordi
degli appassionati. Se la Fulvia
Coupé stradale è stata un grande successo commerciale, lo
deve anche a questo. I numeri
di vendita parlano chiaro.
La Lancia Fulvia Coupé viene
anche reinterpretata da Zagato, che realizza la versione
Sport con una maggiore cura
aerodinamica. La Fulvia Sport
è molto differente nella linea,
con carrozzeria a due volumi
e un piccolo portellone sulla
coda. Il prototipo del 1965
piace, ma la vettura non ruberà mai la scena alla “vera”
Fulvietta. Avrà però oltre 7.000
estimatori.
motore a v stretto
un gioiello
Sotto il cofano della Fulvia batte
un motore a V di circa 12 gradi
con cilindrate che variano da
1.216 cc della prima serie a 1.584
della HF 1.6. Viene montato
inclinato su un lato di 45°.
Regina dei rally
vince le gare più dure
Agile, leggera e con un’efficiente
trazione anteriore, la Fulvia
HF domina la scena delle gare
mondiali. Con Sandro Munari si
impone al rally di Montecarlo e
vince il titolo costruttori del 1972.
competizioni
Imbattibile
Dalla Fulvia HF la tradizione Lancia
dei rally prosegue con la Stratos, la
037, la S4 e poi la Delta. Tutte auto
che hanno dominato il campionato
mondiale fino a far definire la casa
italiana “ammazza rally”.
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