VIAGGIO DI AGGIORNAMENTO PROFESSIONALE A NAPOLI
lunedì 22 settembre 2014
Ore
7,00 Ritrovo dei partecipanti alla Stazione FFSS di Trani
Ore
7,30 Partenza in pullman gran turismo per Napoli sponsorizzato dalla ditta GAROFOLI
s.p.a. di Andria
Ore 10,00 Arrivo a Napoli presso la stazione della METRO-ARTE di GARIBALDI (METRO ARTE
raggruppa 14 stazioni della metropolitana di Napoli che hanno accolto, con il
coordinamento artistico di Achille Bonito Oliva, circa 200 opere di 100 tra i più
prestigiosi autori contemporanei.)
Ore 10,30 Inizio della visita in sequenza a 7 Stazioni METRO ARTE (GARIBALDI, UNIVERSITA’,
TOLEDO, DANTE, MUSEO, MATERDEI, SALVATOR ROSA ) costo del biglietto
giornaliero € 3,70
Ore 13,30 Pausa pranzo a carico dei singoli partecipanti
Ore 14,30 Opzione 1 Visita al museo di arte moderna MADRE
(Il palazzo Donnaregina è stato restaurato e adibito a museo su progetto
dell’architetto portoghese Álvaro Siza Vieira, Leone d’oro alla carriera 2012; con la
collaborazione dello Studio DAZ-Dumontet Antonini Zaske architetti associati di
Napoli). Costo ingresso € 7,00
Opzione 2 Visita guidata dall’ing. Ettore Siniscalco al Garage MORELLI (20.000 mq
su sette livelli premiato come miglior parcheggio d’Europa progettato dall'architetto
spagnolo Felipe Lozano) con annesso spazio convegni Agorà MORELLI e la Galleria
Borbonica che è il più affascinante percorso del circuito della Napoli sotterranea e
rappresenta il vanto dell'ingegneria civile borbonica in sotterraneo progettata
dall’arch. Errico Alvino nel 1853. All'interno della Galleria sono stati rinvenuti
numerosi veicoli e motoveicoli degli anni '40, '50 e '60 nonché statue e residuati
della Seconda Guerra Mondiale che sono visibili durante le visite guidate. Costo della
visita guidata alla Galleria Borbonica € 10,00
Ore 18,00 Visita al nuovo showroom realizzato in via dei Mille dalla soc. VIABIZZUNO nota
azienda di apparecchi illuminotecnici con l’illustrazione delle ultime novità in
produzione.
Ore 19,00 Cocktail offerto dalla ditta VIABIZZUNO
Ore 19,30 Partenza per Trani
Ore 23,00 Arrivo alla stazione FFSS di Trani
IL METRO’ DELL’ARTE
La linea 1 della Metropolitana di Napoli, relativamente giovane nel suo complesso, si
distingue per l'elevato contenuto tecnologico, la modernità, l'efficienza.
Ma le più recenti stazioni (inaugurate a partire dal 2001), oltre a queste caratteristiche,
segnano anche un percorso innovativo nel mondo delle infrastrutture metropolitane.
Il progetto di ambienti ampi, luminosi ed eleganti già di per sé contribuisce a rendere più
piacevole e dunque più appetibile l'utilizzo del trasporto pubblico; in più, la partecipazione
di illustri architetti di tutto il mondo al progetto delle stazioni (da Gae Aulenti ad Alvaro
Siza, da Alessandro Mendini a Karim Rashid, da Oscar Tusquets a Dominique Perrault) e
l'introduzione all'interno e all'esterno delle stesse di elementi artistici, di sculture, di
materiali innovativi, di opere d'arte contemporanea rendono la nuova tratta del Metrò
collinare un esempio unico al mondo di arte e urbanistica: qualcosa da inserire nelle guide
turistiche e che andrebbe utilizzata non solo per muoversi all'interno della città in maniera
rapida, comoda e ecologica, ma anche per comunicare al mondo l'immagine migliore di
Napoli.
IL MUSEO MADRE
Nel cuore storico di Napoli, i tre piani dell’ottocentesco Palazzo Donnaregina ospitano il
Madre Museo d’Arte Contemporanea Donnaregina: 7200 mq di spazi espositivi, con
installazioni site-specific, opere della collezione ed esposizioni temporanee
Il MADRE, Museo d’Arte Contemporanea DonnaREgina, si trova nel cuore storico di Napoli,
sulla “via dei Musei”, a pochi metri dal Duomo, dal Museo Archeologico Nazionale e
dall’Accademia di Belle Arti (Galleria d’Arte Moderna), lì dove si sviluppa l’antico quartiere
di San Lorenzo.
Il Museo trae il proprio nome dall’edificio che lo ospita, il Palazzo Donnaregina, che come
tutta l’area in cui sorge deve la denominazione al Monastero di S. Maria Donnaregina,
fondato dagli Svevi (XIII secolo) e poi ampliato e ricostruito nel 1325 dalla Regina Maria
d’Ungheria, moglie di Carlo II d’Angiò. Dell’antico complesso conventuale rimangono oggi
solo la chiesa omonima, che si affaccia su piazza Donnaregina, costruita in epoca barocca, e
la chiesa trecentesca di Donnaregina “vecchia”, in stile gotico, che ha ospitato mostre ed
eventi speciali organizzati dal Museo.
Risalente al XIX secolo, l’edificio è uno splendido esempio di stratificazione storica, tipica
di tutto il centro antico di Napoli. Originariamente il corpo di fabbrica del palazzo
occupava quasi interamente una delle insulae prodotte dall’intersezione di cardi e
decumani dell’impianto viario greco-romano. A metà dell’Ottocento l’edificio è stato
acquistato dal Banco di Napoli che lo trasformò per adibirlo a sede del Banco dei Pegni.
Tra il 1845 e il 1872 l’edificio venne ampliato con l’aggiunta di due ali, e la sistemazione
della parte frontale su via Settembrini, dove venne posto l’accesso principale con la
creazione dell’androne e dei due blocchi scala. Dopo l’aggiunta di un volume edilizio in
cemento armato nei primi anni del ’900, nel secondo dopoguerra il palazzo ha subito
notevoli alterazioni architettoniche, cui si sono aggiunte, dopo il sisma del 1980, alcuni
interventi di rinforzo strutturale. Negli anni ’80 l’edificio fu ceduto in locazione al
Provveditorato agli Studi di Napoli per poi tornare al Banco di Napoli come Magazzino
stampati. In seguito ai gravi danni e dissesti statici provocati dall’alluvione del 2001
l’immobile venne abbandonato.
Acquistato nel 2005 dalla Regione Campania per destinarlo a Museo per l’Arte
Contemporanea, ne è stata concessa la disponibilità alla Fondazione Donnaregina a titolo
di comodato d’uso gratuito e di servizio. Il palazzo è stato perciò restaurato e adibito a
museo su progetto dell’architetto portoghese Álvaro Siza Vieira, Leone d’oro alla carriera
2012; con la collaborazione dello dallo Studio DAZ-Dumontet Antonini Zaske architetti
associati di Napoli, oltre alla parte prettamente espositiva, sono realizzati un auditorium,
una libreria, una biblioteca, laboratori didattici, un ristorante con annessa caffetteria, per
un totale di 7.200 mq, di cui 2662 sono destinati ai diversi livelli di esposizione.
Il 10 giugno 2005 il Madre ha inaugurato i suoi spazi con l’apertura degli allestimenti sitespecific nelle sale del primo piano; tra il 2005 ed il 2006 l’intero edificio è stato
completato, con l’apertura al pubblico delle sale del secondo piano, che ospita parte della
collezione, e quelle del terzo piano destinate alle esposizioni temporanee.
GARAGE MORELLI
Trasformare il vuoto di una cavità che sorge a pochi passi dalla Galleria Vittoria, in un
parcheggio su sette livelli (quattro destinati a 210 box e tre a 215 posti a parcheggio
orario).
Una prima stima prevede, a rotazione, circa 2000 auto al giorno. Un po' di respiro per una
zona come Chiaia, ricca di attrazioni e da sempre povera di parcheggi.
Realizzato «un sogno» in tempi record: costruire dal nulla e nel nulla un mega parcheggio.
Il tutto nel ventre di Napoli. E soprattutto una boccata d'ossigeno per residenti,
commercianti, pendolari, irriducibili dello shopping e turisti "mordi e fuggi".
Sette livelli per una superficie di 20.000 mq. Quattro piani sono sotto terra, i restanti
invece si estendono verso il punto più alto della grotta. Numeri da Guinnes: 50mila
tonnellate di calcestruzzo e 200 km di cavi. Un'unica sala di controllo hi-tech dove si
monitorano grazie a 120 telecamere tutti i movimenti di auto e clienti. Chi ha ideato il
Morelli ha deciso di non dimenticare la storia, il passato della cavità. Come? Mantenendo
intatte alcune zone dalla grotta, che non sono state trasformate in posti auto.
Testimonianze storiche del passato di Napoli che rischiavano di essere nascoste per
sempre dal cemento. Le pareti in tufo, pienamente visibili nella "piazza" del Morelli, sono
ricordi vivi del "recente passato" della nostra città. Grazie ai lavori è stato anche
valorizzato l'accesso allo storico tunnel borbonico, visitato ogni giorno da decine di turisti
e curiosi. Una struttura che parla napoletano. Dai promotori del progetto all'ultimo
operaio sono tutti partenopei (unica eccezione è l'architetto spagnolo Felipe Lozano). Una
scommessa che i napoletani vincono per Napoli. Il tutto con la benedizione del Cardinale
Crescenzio Sepe che ha voluto considerare la struttura coma la prima opera «giubilare»
della città. «Abbiamo mantenuto una promessa non facile, il successo è dovuto a persone
napoletane che hanno dato il cuore, l'anima per il progetto». Massimo Vernetti, entusiasta
imprenditore partenopeo e amministratore della Napoletana Parcheggi, ha stampato in
volto il sorriso di un vincitore. «Il nostro lavoro dimostra all'opinione pubblica che in
questa città delle eccellenze le cose, se si fanno bene e con amore, si possono realizzare.
Anche in tempi record».«Una struttura unica nel mondo». Vernetti la definisce una
«struttura contraddittoria e contrastante» rispetto alla storia di questo luogo. E proprio
per la sua unicità, il Morelli è in gara per vincere il premio come miglior garage in
Europa. «Il vuoto in architettura è come il silenzio in musica».
Fabrizio Gallichi, architetto, ha un concetto filosofico del vuoto. Uno spazio da riempire a
tutti i costi. «Il simbolo di questo vuoto è la piazza che abbiamo voluto lasciare libera per
mantenere la percezione della storia della grotta».
Nella mente di Gallichi scorrono veloci come schegge i disegni, i progetti, le notti insonni
trascorse a pensare: «È un'opera che riempie un vuoto inutilizzato che viene restituito alla
città. Sono fortunato, perché la mia figura professionale è l'unica che può camminare e
vivere nei propri sogni».
Lavori sprint. Al progetto hanno lavorato 150 persone notte e giorno nel corso dei mesi.
Ininterrottamente. «Un team tutto napoletano - spiega l'ingegnere Ettore Siniscalco,
coordinatore dei lavori - perché in questa città abbiamo già tutte le professionalità che ci
occorrono e che ci invidiano in tutta Europa. Un caso unico al mondo - spiega - In altre
realtà nei cantieri si parlano lingue diverse. Se avessimo lavorato, ad esempio, a Berlino
avremmo avuto bisogno di parlare almeno dieci lingue diverse».
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Programma - Ordine degli Architetti BAT