Aimone
Barocco
Boglione
Calandri
Carretti
Carroll
Casorati
Cherchi
D’Adda
de Maria
Eandi
Fanelli
Franco
Gastini
Gatti
Gay
Gilli
Gorza
Griffa
Gyarmati
Mainolfi
Mantovani
Mascia
Merz
Navaretti
Rama
Rocco
Rondelli
Ruggeri
Saroni
Sasso
Tabusso
Viarengo Miniotti
Zoppegni
Si ringraziano tutti i collezionisti prestatori delle opere
e in particolare l’Associazione Amici della Biblioteca Luisia di Vigone.
IL SEGNO FORTE
CIVICA GALLERIA D’ARTE CONTEMPORANEA
“FILIPPO SCROPPO” di TORRE PELLICE
fascino discreto dell’incisione
IL SEGNO FORTE
12 maggio - 7 luglio 2012
fascino discreto dell’incisione
inaugurazione
sabato 12 maggio - ore 17,30
ingresso libero
orari:
martedì, mercoledì, giovedì: 15.30 - 18.30
venerdì, sabato: 10.30 - 12.30
chiusura: domenica, lunedì
Civica Galleria d’Arte Contemporanea “F. Scroppo”
via Roberto d’Azeglio, 10 - TORRE PELLICE
e-mail: [email protected]
info: 0121.932530
www.galleriascroppo.org
Comune di
Torre Pellice
Realizzazione e Stampa: Tipografia Grafica Stilgraf - 0121909530
Nino
Francesco
Marcello
Mario
Gigliola
Jessica
Francesco
Sandro
Mario
Nicola
Fernando
Franco
Francesco
Marco
Vincenzo
Daniele
Giancarlo
Gino
Giorgio
Lea
Luigi
Pino
Antonio
Mario
Guido
Carol
Alberto
Lia
Piero
Sergio
Marina
Francesco
Elisabetta
Alma
Acquaforte e puntasecca
(part. da G. Carretti)
IL SEGNO FORTE
fascino discreto dell’incisione
a cura di Alexandra Wetzel
La mostra introduce alle in¿nite potenzialità di una
forma d’arte in cui l’atto creativo è condizionato dalla
tecnica, da un lato vincolo intransigente, dall’altro of¿cina di sperimentazione dal sapore alchemico.
L’incisione è opera originale e inedita, creata dall’artista con mezzi e procedimenti speci¿ci su una matrice e
poi stampata in tiratura limitata. Il foglio impresso appare
organico, chi lo guarda non vi sente il fardello dei molteplici passaggi; il segreto del procedimento si cela dietro
l’immagine.
La maggioranza dei trentaquattro artisti in mostra, torinesi per nascita o per scelta, è presente con stampe calcogra¿che, in cui sul foglio, passato sotto il torchio, viene
impresso l’inchiostro contenuto nei solchi della matrice
incisa, solitamente di metallo.
Pochi scelgono di incidere l’intera lastra direttamente,
senza l’intervento dei mordenti: Pino Mantovani esalta
la freschezza del disegno “dal
vero” scalfendo rapidamente e
senza ripensamenti il morbido
alluminio davanti al soggetto
prescelto. Le creature fantastiche di Antonio Mascia sono
tracciate con una punta af¿lata,
a puntasecca, su laste di rame
precedentemente sagomate.
Guido Navaretti inizia a solcare la lastra con il suo
strumento prediletto, il bulino, trovando ogni volta un
ritmo speci¿co che lo conduce ad un’immagine nuova.
Alberto Rocco prepara la lastra alla maniera nera, ricoprendola pazientemente
di una ¿tta rete di segni
che in stampa darebbe
il nero, per liberare in
seguito le luci e i mezzitoni dell’immagine,
raschiando e schiacciando la granitura della
super¿cie.
Marcello Boglione,
presente in mostra con
un’acquaforte naturalistica dall’inconfondibile atmosfera,
è il primo esponente della tradizione incisoria che fa capo
all’Accademia Albertina, nota per la capacità dei suoi esponenti di coniugare l’ortodossia del mezzo con una grande
libertà di interpretazione.
Mario Calandri e Franco Fanelli, e in egual modo Lia
Rondelli, Fernando Eandi, Elisabetta Viarengo Miniotti e Francesco Barocco, creano il loro personale mondo
accostando e sovrapponendo con mano esperta e ludica le
tecniche tramandate, dall’acquaforte,
dall’acquatinta e dalla vernice molle (procedimenti indiretti
in cui la lastra viene
scal¿ta dall’azione
dell’acido nelle zone
non coperte da vernice) all’incisione diretta della lastra.
Sergio Saroni accosta sul foglio ben cinque matrici,
mentre Gigliola Carretti separa le tecniche materialmente
tagliando a strisce le lastre, incise una ad acquaforte e l’altra a puntasecca, per ricomporle sul piano del torchio come
fossero quinte scenogra¿che.
Il segno profondo e asciutto di Francesco Franco sembra scolpire lo spazio luminoso, appena velato dalle leggere ossidazioni del rame, le stesse che danno all’incisione
di Lea Gyarmati, stampata su tela di cotone, un’aura quasi
orientale. Il chiaroscuro delle acqueforti di Vincenzo Gatti
e Daniele Gay nasce invece dalla modulazione dell’intervallo fra segno e segno e dai diversi tempi di morsura
nell’acido.
Quando nell’artista
che incide prevale il
pittore o lo scultore,
le vie per raggiungere
certi risultati si fanno
più personali, rasentando l’eresia della
tradizione incisoria.
Qui il colore può farla
da padrone: l’acquaforte di Piero Ruggeri
vive del contrasto tra rosso e nero, le acquetinte di Nino
Aimone o di Mario Merz sembrano acquerelli a tutti gli
effetti. Acquatinta impressa a colori anche per i “tre segni” che ruotano sui fogli di Giorgio Griffa. Gino Gorza,
Luigi Mainol¿ e Carol Rama conservano l’immediatezza
del gesto con pennellate
larghe di inchiostro di
china e zucchero sulla
lastra, successivamente
preparata per riprodurle
fedelmente in stampa.
Marco Gastini aggiunge un collage applicato
tra foglio e lastra e in
più interviene a mano
libera dopo la stampa.
Il segno preciso di Alma Zoppegni crea ombre nitide sul foglio bianco, impresso a secco, senza inchiostro.
Jessica Carroll evidenzia la zona impressa a secco circondandola di un nero intenso. Francesco Tabusso ottiene un
segno morbido, simile al carboncino, disegnando su un foglio sottile applicato sulla lastra preparata a vernice molle.
Anche Nicola de Maria usa la vernice molle, integrandola
però con interventi pittorici sulla lastra.
Gli scultori Sandro Cherchi e Marina Sasso sfruttano
l’aggressività dell’acido: il primo usa le particolari ossidazioni della lastra di ferro per dare profondità e
volume alle sue ¿gure,
la seconda sperimenta
col mordente applicato
direttamente sulle lastre
della composizione.
La stampa in rilievo
è rappresentata in mostra dalle linoleumgra¿e di Giancarlo Gilli, intagliate con la sgorbia e impresse
senza mezzetinte, rullando l’inchiostro nero sulle super¿ci
non scavate. Le litogra¿e di Mario
D’Adda e Francesco Casorati sono
in¿ne stampate in piano, senza intagli, appro¿ttando dell’avversione tra
acqua e grassi: l’inchiostro aderisce
ai segni tracciati con una matita grassa, mentre viene ri¿utato dalle parti
imbevute d’acqua.
Le opere in mostra provengono
in parte dalla collezione storica della
Civica Galleria, altre sono frutto di
recenti donazioni, mentre la parte più
cospicua è formata da generosi prestiti di collezionisti locali.
Per un piccolo museo come il nostro, questa è forse la formula
espositiva ideale per adempiere la sua missione in un momento di dif¿coltà di ogni genere per le istituzioni culturali.
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