arcireport settimanale a cura dell’Arci | anno XII | n. 17 | 15 maggio 2014 | www.arci.it | report @arci.it Verso una revisione complessiva delle norme sugli enti non profit di Paolo Beni presidente nazionale Arci Sarà la volta buona per dare finalmente al terzo settore quelle riforme che da anni chiede ottenendo solo promesse? È quanto auspicano migliaia di organizzazioni sociali dopo la presentazione da parte del Presidente del Consiglio delle linee guida per una legge delega sul terzo settore. Ma stavolta sembra prevalere l’ottimismo, visto il consenso registrato dal documento, che delinea un ambizioso progetto di revisione complessiva delle norme sugli enti non profit. Una messa a punto resa tanto più opportuna dal peso crescente di un terzo settore che si sta dimostrando attore decisivo per reagire alla crisi economica, sociale, culturale che attraversa il paese. Associazioni, cooperative sociali, gruppi di volontariato sono spesso nelle nostre comunità un argine alla frammentazione sociale, protagonisti della tenuta e dell’innovazione del welfare pubblico, volano di sviluppo e di nuova occupazione, palestra di civismo e presidio di democrazia partecipativa. Ma è proprio la rilevanza del terzo settore che impone l’esigenza di monitorarne l’evoluzione nel contesto dei mutamenti sociali e aggiornare il quadro normativo di riferimento, tanto allo scopo di tutelare l’identità, l’autonomia e la trasparenza delle formazioni sociali, quanto con l’obbiettivo di incentivarne l’azione con idonei strumenti di accreditamento e sostegno. Una legge per il terzo settore non è un provvedimento corporativo a favore di una categoria, ma un investimento nel capitale umano del paese, per valorizzare le sue energie migliori: la libera iniziativa dei cittadini che si associano per contribuire al bene comune. Serve un riordino del corposo insieme di leggi di settore che oggi norma la pluralità di forme organizzative del terzo settore ma che presenta anche il limite di essere stato prodotto in tempi diversi e per ‘compartimenti stagno’. Da qui la necessità - ferma restando l’articolazione dei diversi soggetti - di aggiornare le leggi di settore alla luce di nuove esigenze o vecchie lacune, armonizzare i singoli provvedimenti e verificarne la coerenza con l’evoluzione delle normative europee. Opportunamente le linee guida prevedono la revisione del Libro I del Codice Civile per dare più flessibilità all’attuale disciplina codicistica, semplificare le procedure di riconoscimento della personalità giuridica, favorire l’autonomia statutaria degli enti e definirne al tempo stesso i criteri per la gestione economica e i requisiti sostanziali in relazione alla responsabilità verso terzi. Fondamentale per la sostenibilità di molte attività non profit è l’intento di rafforzare il sostegno al terzo settore col riordino della fiscalità di vantaggio, l’armonizzazione delle agevolazioni fiscali fra le diverse categorie di enti e il potenziamento del 5 per 1000. Una grande opportunità è il rilancio del servizio civile volontario, destinato a coinvolgere fino a 100.000 giovani. Soprattutto, alla semplificazione del quadro normativo si accompagna la conferma della dimensione democratica e partecipativa e dei valori peculiari del non profit italiano: la sussidiarietà, l’economia sociale, un modello di welfare universalistico e inclusivo. Senza dubbio un buon inizio, anche grazie alla scelta del governo di coinvolgere nella elaborazione del progetto un gruppo di parlamentari espressione diretta del mondo del terzo settore. Ora, via alla consultazione ([email protected]) di associazioni e cittadini. Fino al 13 giugno, poi si procederà alla stesura definitiva della legge. 2 arcireport n. 17 | 15 maggio 2014 elezionieuropee Elezioni europee, le/i candidate/i che lavorano nell’Arci si presentano Raffaella Bolini - Lista L’Altra Europa con Tsipras, circoscrizione Centro Fra i 73 candidati della lista L’Altra Europa con Tsipras ci sono anche io, nella circoscrizione Centro. Ringrazio chi ha avuto il coraggio di inventare questa avventura collettiva e necessaria. E tutti coloro che, provenienti da realtà e identità diverse, hanno deciso di farla propria. Del resto, le storie più belle di questo paese le abbiamo sempre fatte così: insieme, uniti e plurali. È possibile liberare la nostra Europa dalla dittatura della finanza e del mercato. È possibile un’altra Europa che promuova emancipazione popolare ed uguaglianza. Ma serve un’alleanza europea forte abbastanza per imporre un cambiamento vero. Bisogna che prenda forza un progetto politico al servizio dei diritti e della democrazia. Con la scusa della crisi stanno smantellando tutte le garanzie sociali conquistate nel passato. Hanno distrutto qualsiasi politica pubblica per il lavoro, lo sviluppo, l’ambiente, i servizi. La metà della ricchezza dell’Italia è tornata nelle mani di una piccola minoranza. Per tutti gli altri la vita è tornata ad essere insicura e sempre più difficile. Per rubarci i diritti, ci tolgono sempre più democrazia. Che a noi è necessaria. Perché la partecipazione democratica è l’unica forza possibile di chi non ha potere. Ma possiamo cambiare le cose. Se facciamo fronte comune per far vincere un’altra idea di Europa. Insieme a chi in tutti i paesi d’Europa vive la stessa nostra condizione. Occupando la politica dal basso, perché torni ad essere progetto di cambiamento. Come fanno tutti i giorni i circoli dell’Arci, seminando cultura e valori buoni, combattendo la solitudine, costruendo solidarietà e mutuo aiuto. Sono milioni, in Italia, le persone impegnate in attività sociali, nel volontariato, nei movimenti, negli spazi sociali autogestiti. La loro è la politica vera: il cambiamento che marcia sulle gambe delle persone. Per non sentirci soli di fronte alle difficoltà, per trovare coraggio e diventare più forti. Che è l’unico modo in cui i piccoli possono cambiare le cose e fare grandi imprese. È successo tante volte nella storia. Può succedere ancora. Dipende da noi. Nicolò Ollino - Lista L’Altra Europa con Tsipras, circoscrizione Nord-Ovest Mi chiamo Nicolò Ollino, ho 25 anni e sono studente all’ultimo anno di Giurisprudenza a Torino. Sono attivo da alcuni anni in politica e seguo praticamente fin dalla sua nascita il circolo Arci Casa del Popolo – Santa Libera di Asti. Importante centro di aggregazione, attività sociale e culturale, quindi politica, di offerta di base di servizi alla collettività. La mia candidatura per la lista L’Altra Europa con Tsipras nella circoscrizione Nord-Ovest nasce così come molte altre come candidatura collettiva, proposta appunto dalla Casa del Popolo nell’intenzione di provare a dare casa in questa lista a quel fondamentale complesso di istanze di base dell’associazionismo e dei valori guida dell’Arci, di tutte quelle persone e compagni che quotidianamente animano preziosamente le nostre attività, costruendo piccole ma preziose pratiche di moderna Resistenza nel quotidiano. L’Altra Europa con Tsipras, per la sua portata programmatica e per il suo significato politico rappresenta al meglio quello spirito solidale, di presidio democratico e per i diritti, di vecchia e nuova generazione, sociale, partecipativo, che lega o che maggiormente dovrebbe legare un circolo all’altro, una realtà all’altra, una esperienza virtuosa all’altra. La richiesta di far sì che l’Eu- ropa, quella nuova, quella ‘altra’, dia maggiore forza e tutela a tutto quel complesso di diritti sociali, dei giovani e del lavoro che fino ad oggi hanno anzi trovato compressione indebita, così come la difesa dell’ambiente e una spinta per la conversione ecosostenibile della produzione, così come la difesa e l’espansione delle prerogative di quelle fasce di popolazione che fino ad oggi a torto hanno visto trattare la propria condizione non come fenomeno ma come problema, penso all’universo migrante, sono punti centrali del nostro programma, della pratica diffusa alla Casa del Popolo di Asti e della mia sensibilità sociale e politica. Alessandra Quarta - Lista L’Altra Europa con Tsipras, circoscrizione Nord-Ovest Ho 28 anni, sono nata a Lecce e mi sono trasferita a Torino per studiare giurisprudenza. Da poche settimane ho conseguito il dottorato e sono da due anni professoressa incaricata presso l’Università del Piemonte Orientale. Studio la proprietà e i beni comuni, due temi che per me non possono restare ‘accademici’. Per questo ho sempre utilizzato i miei studi come strumento al servizio dei movimenti sociali, prestando supporto legale a numerose vertenze locali e nazionali, dalla difesa del territorio all’esperienza del Teatro Valle a Roma, dalla Costituente dei beni comuni alle occupazioni di diversi spazi sociali (Re- bedia di Pisa, Scup di Roma). Ho partecipato e partecipo a movimenti e battaglie in difesa dei beni comuni, a partire dall’esperienza del referendum del 12 e 13 giugno 2011. Avevo lavorato, insieme ad altri giuristi, alla difesa dei quesiti referendari di fronte alla Corte Costituzionale e poi ho partecipato attivamente alle attività del Comitato Acqua Pubblica di Torino. In questo contesto ho conosciuto l’Arci, con l’impegno che tanti e tante hanno messo in quella battaglia: raccogliere le firme, organizzare la campagna elettorale, fare i flash mob, organizzare il voto di oltre 1000 fuorisede. Proprio in quei giorni mi sono avvicinata a quello che ora è il ‘mio’ circolo, le Officine Corsare, di cui sono vicepresidente. Negli ultimi due anni l’Arci è stata il luogo in cui ho potuto esprimere la mia azione politica, contribuendo alle attività del mio circolo e svolgendo un’azione anche nel Comitato di Torino, di cui sono garante. Per la prima volta ho deciso di candidarmi, per portare in Europa i nostri temi, le nostre lotte e le nostre istanze. In questi mesi di campagna elettorale ho potuto conoscere dal vivo molte realtà che svolgono un lavoro importante sul territorio ed è stato un vero piacere conoscere tanti compagni e compagne della nostra associazione e ricevere il loro appoggio. 3 elezionieuropee arcireport n. 17 | 15 maggio 2014 Un’altra strada per l’Europa Un appello ai candidati alle elezioni della Rete europea degli economisti progressisti (Euro-pen) Hanno creato un deserto e la chiamano ripresa. A poche settimane dalle elezioni europee del 25 maggio 2014, di fronte all’assenza di una discussione europea su come uscire dalla crisi, la Rete europea degli economisti progressisti (Euro-pen) prende la parola. Denuncia le politiche sbagliate che prolungano la depressione e propone cinque strade alternative nell’appello Un’altra strada per l’Europa, lanciato da 40 personalità dell’economia, della cultura e della società civile, diffuso in tutta Europa. Le questioni chiave sono: fermare l’austerità; controllare la finanza; espandere il lavoro; ridurre le divergenze; ridurre le disuguaglianze; espandere la democrazia. Per ciascun argomento vengono avanzate proposte precise su come intervenire con un cambiamento delle politiche europee. L’Appello chiede che queste proposte siano messe al centro della campagna elettorale e delle attività del nuovo Parlamento europeo e della nuova Commissione. Si chiede ai cittadini «di sostenere quest’altra strada per l’Europa e di votare per quei candidati e forze politiche che si impegnano a promuoverla. L’emergere di una coalizione progressista nel nuovo Parlamento europeo sarà essenziale per evitare che continuino le politiche fallimentari delle ‘grandi coalizioni’ tra centro-destra e centro-sinistra, attualmente al potere in molti paesi europei». L’Appello ci ricorda che «L’Europa potrà sopravvivere solo se cambierà strada. Europa deve significare giustizia sociale, responsabilità ambientale, democrazia e pace. Quest’altra Europa è possibile; la scelta è nelle nostre mani». Le organizzazioni della Rete europea degli economisti progressisti (Euro-pen) sono: EuroMemo Group, Economistes Atterrés (Francia), Sbilanciamoci! (Italia), Transnational Institute (Olanda), EconoNuestra (Spagna), Econosphères (Belgio), Beigewum (Austria), Transform! Europe, Critical Political Economy Research Network. Tra i primi firmatari ci sono Elmar Altvater, Etienne Balibar, Luciana Castellina, Susan George, Mary Kaldor, Maurizio Landini, Chantal Mouffe, Mario Pianta, Rossana Rossanda, Saskia Sassen. L’Appello è stato sottoposto ai candidati italiani al voto per il Parlamento europeo. Le adesioni raccolte saranno presentate in una Conferenza stampa che si terrà a Roma il 16 maggio presso la Fondazione Basso. Cambiamo la finanza per cambiare l’Europa! FEBEA lancia una raccolta di firme per chiedere ai candidati alla Presidenza della Commissione UE regole che riconducano la finanza al servizio del bene comune La Federazione Europea delle Banche Etiche e Alternative (Febea) ha lanciato una raccolta di firme per chiedere ai candidati alla presidenza della Commissione Europea l’impegno ad adottare regole capaci di fermare la deriva speculativa della finanza e ricondurla al servizio dell’economia reale e del bene comune. In meno di 48 ore sono state raccolte quasi 6mila firme. Febea riunisce 25 istituti finanziari orientati alla sostenibilità sociale e ambientale attivi in 14 Paesi Europei. L’italiana Banca Etica è stata tra i promotori della Federazione che oggi conta più di 500.000 persone, tra soci e clienti, che hanno scelto la finanza etica. Le banche aderenti a Febea - nel loro insieme - realizzano un totale attivo di 28.279 mln € (dati 2012). «La causa più evidente della crisi che sta colpendo l’Europa ormai dal 2007 è sicuramente il modello di sviluppo intrapreso, a partire dai primi anni ‘90, dalla finanza mondiale – si legge nel testo della petizione -. I mercati finanziari si sono sviluppati in modo incontrollato, ma questo sviluppo non sarebbe stato possibile senza leggi e decisioni poli- tiche permissive ed accondiscendenti, e negli ultimi venti anni la politica si è progressivamente piegata al mondo finanziario. Inoltre, di fronte a questi fenomeni di portata globale, i cittadini si sentono spesso impotenti, semplici ‘spettatori’ di processi apparentemente lontani dal quotidiano, che a prima vista non si riescono ad influenzare. Ora che ci troviamo in prossimità delle elezioni europee, è importante che i candidati si assumano la responsabilità di intervenire per correggere le distorsioni del sistema finanziario, ridando alla politica il ruolo che merita. Solo un messaggio chiaro in tal senso permetterà ai cittadini di acquisire nuova fiducia nella politica e votare con maggiore coscienza». Per questo, attraverso la petizione i cittadini europei potranno porre 6 domande cruciali ai candidati alla Presidenza della Commissione Europea: 1. Come intende intervenire nel processo di introduzione di una Tassa sulle Transazioni Finanziarie, che sia efficace nel contrastare la speculazione in tutti i Paesi UE. 2. Cosa intende fare per garantire quella separazione tra banche che svolgono attività finanziarie rischiose e banche basate principalmente sulla raccolta del risparmio, auspicata dal Rapporto Liikanen? A tal proposito riterrebbe opportuna una completa separazione giuridica tra banche commerciali e banche di investimento? 3. Cosa ne pensa di un riconoscimento specifico del ruolo sociale svolto dalle banche etiche, anche nell’ ambito della normativa di Basilea III? 4. Cosa intende fare per contrastare i Paradisi fiscali, fonti importanti di quelle distorsioni che hanno causato la crisi finanziaria? 5. Cosa intende fare per contrastare il shadow banking system, cioè quell’insieme di intermediari finanziari non bancari che fornisce servizi simili alle banche commerciali, con modalità che tendono ad evitare gli ordinari controlli delle autorità di monitoraggio? 6. Ad integrazione della European Market Infrastructure Regulation (EMIR) cosa intende fare per regolamentare i derivati, che sono stati tra gli strumenti finanziari alla base dell’odierna crisi, e che ancora oggi hanno un peso rilevante? Per firmare: www.change.org 4 arcireport n. 17 | 15 maggio 2014 solidarietàinternazionale Sarajevo2014 – peace event Dal 6 al 9 giugno si terrà a Sarajevo un importante Forum internazionale su pace, disarmo e nonviolenza. Sarà l’occasione per incontrare migliaia di persone provenienti dalla regione dei Balcani e da altri paesi europei e non, impegnati per la pace. Tutti insieme si contribuirà a proclamare un chiaro messaggio contro la guerra e la violenza, a 100 anni dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale. L’intento principale è mostrare che il potere della nonviolenza attiva è l’unica via sostenibile per trasformare un mondo di guerra e violenza in una cultura di pace Every day is a Nakba day di Manuela Ecate volontaria Servizio civile Arci «C’è bisogno di una reazione brutale. Dobbiamo essere precisi su chi colpiamo, se accusiamo una famiglia palestinese dobbiamo colpirli senza pietà, donne e bambini inclusi… Non dobbiamo distinguere fra colpevoli e innocenti». Anno 1948, Yigal Allon, comandante della forza d’ élite della Hagana. Il 15 maggio 1948 è una data, non la data, convenzionalmente scelta per porre luce sulle conseguenze tutt’oggi visibili di un piano criminale minuziosamente ideato e realizzato dallo Stato sionista di Israele. Tale data segna la fine del mandato britannico sulla Palestina e la nascita d’Israele, Stato che si erge sulle rovine di oltre 500 villaggi e l’esodo forzato della popolazione preesistente. Più di 700mila palestinesi sono costretti all’esodo a piedi o sulla monta di un asino per dirigersi verso Giordania, Libano, Siria, Cisgiordania e Striscia di Gaza a seguito dell’attacco sistematico delle milizie terroristiche della Haganah. Alcuni anni dopo, la legge denominata dei ‘Presenti-Assenti’ autorizza in via ufficiale la confisca dell’80% delle proprietà arabe. Secondo la risoluzione 181 dell’Onu (adottata il 29 novembre 1947) al ritiro delle truppe britanniche avrebbe dovuto far seguito la nascita di due Stati indipendenti: uno ebraico e uno arabo-palestinese, ma questo, come ben sappiamo, non avvenne. Lo Stato di Israele si rifiutò di rispettare i termini dell’accordo così come fece nei riguardi della risoluzione 194 dell’11 dicembre 1948 che sancisce il diritto dei palestinesi a ritornare nella loro terra: sei milioni di profughi dislocati nei campi rifugiati, privati ancora oggi di ogni diritto che non sia quello della sopravvivenza, e di cui mai si fa menzione nelle lunghe e infruttuose trattative di pace intercorse tra Israele e Palestina sotto l’egida degli Stati Uniti. Il 15 maggio 1948 fu sì una Nakba (‘catastrofe’ in arabo), ma la sua attuazione non fu di certo decisa in un giorno e le violenze a danno dei palestinesi non iniziarono in quella data. L’ideologia sionista nasce nel 1895 per opera di Theodor Herzl che, in quell’anno, iniziò a tenere un diario dedicato esclusivamente ad annotare gli avanzamenti della «causa ebraica». Al tempo egli già delineava il programma completo di rimozione delle popolazioni non-ebraiche dal futuro stato sionista, attraverso l’esproprio dei terreni e l’allontanamento dei contadini dai loro terreni. È necessario, dunque, conoscere le origini di questo lungo e ininterrotto processo di giudaizzazione della Palestina per leggere in modo appropriato le vicende attuali e prendere consapevolmente una posizione rispetto al modus operandi dei nostri governi, i quali ci rendono complici del perpetrarsi di inaccettabili iniquità. Commemoriamo questa data ma non limitiamo a oggi le azioni in difesa del popolo palestinese, poiché supportare la causa palestinese significa supportare lotte importanti, quali il diritto alla libertà, alla sicurezza personale e all’autodeterminazione. e nonviolenza. Le vicende odierne in Ucraina, Siria e Africa Centrale, e in tante altre parti del mondo, così come le guerre che hanno interessato l’Ex Jugoslavia negli anni ’90 e le proteste sociali di questi mesi in Bosnia ed Erzegovina, richiedono un chiaro pronunciamento e impegno che espliciti che ci sono alternative alla guerra rappresentate dalla trasformazione nonviolenta del conflitto, così come dimostrato in numerose campagne nonviolente e proclamato nella dichiarazione ‘Cultura di Pace’ dell’Unesco. Maggiore sarà la partecipazione all’Evento di Pace di Sarajevo, maggiore sarà la possibilità di dare un segnale forte e chiaro che «un altro mondo è possibile». Le registrazioni online sono già aperte. Dall’Italia è in fase di organizzazione una Carovana della Pace con partenza da Trieste e arrivo a Sarajevo, passando per Zagabria e Banja Luka. L’incontro sarà organizzato sul modello dei social Forum, cioè con assi tematici affrontati in plenaria e declinati in workshop autogestiti e promossi dalle associazioni partecipanti. I workshop saranno 100, accompagnati da 5 tavole rotonde incentrate sulle cinque principali tematiche dell’evento: cultura di pace e nonviolenza; questione di genere, donne e nonviolenza; pace e giustizia sociale; riconciliazione e rapportarsi al passato; militarismo e sue alternative. Dettagli sui diversi workshop e sulle tavole rotonde sono reperibili sul sito ufficiale dell’evento. Negli stessi giorni, le piazze e le strade di Sarajevo saranno animate da iniziative culturali riguardanti la musica, la letteratura, la poesia, il teatro, la fotografia, il cinema, l’arte. Sarà anche allestita una zona dedicata ai bambini, denominata ‘kids Zone’, dove verranno svolte attività di educazione alla pace e promozione della pace. Un invito particolare è rivolto ai giovani, che avranno a disposizione un Campo giovani con attività a loro dedicate. Tutte le info su www.peace-event.eu 5 migranti arcireport n. 17 | 15 maggio 2014 L’Arci non ha diffamato l’ex ministro Maroni Il Tribunale di Roma respinge il suo ricorso giudicando veritieri i fatti denunciati e ammissibili le critiche al suo operato È stata depositata ieri sera la sentenza con cui il Tribunale di Roma respinge la richiesta dell’ex ministro Maroni di perseguire l’Arci per diffamazione. La vicenda risale al 2009, quando l’allora Ministro degli Interni citò in giudizio l’associazione per una dichiarazione del responsabile immigrazione Filippo Miraglia, rilasciata nel luglio del 2008, che Maroni giudicò lesiva della propria immagine e reputazione. Nel comunicato stampa si faceva riferimento all’ordine impartito alle prefetture dal ministero dell’Interno di imporre ai dirigenti scolastici la schedatura degli studenti stranieri, con particolare attenzione ai minori rom, sinti e camminanti. L’Arci denunciò il carattere discriminato- rio, razzista e persecutorio nei confronti delle minoranze etniche di questa misura, oltre che intimidatorio nei confronti dei dirigenti scolastici, degli insegnanti e delle famiglie dei ragazzi stranieri, e ne chiese l’immediato ritiro. Il giudice, accogliendo le argomentazioni della difesa (le avvocate Cordaro e Sinopoli, dirigenti Arci), nella sentenza afferma che l’intento diffamatorio non esiste poiché la notizia pubblicata rispondeva a requisiti di verità e quindi rientrava nel diritto costituzionalmente garantito alla libertà di informazione. Mentre i termini adottati per censurare l’iniziativa del ministro vengono ritenuti consoni ai fatti denunciati e rientranti nel libero esercizio del diritto di critica, che ovviamente si fonda su inter- pretazioni soggettive. Secondo il giudice, le espressioni usate ‘non fuoriescono dalla correttezza verbale’ né possono ritenersi ‘oggettivamente offensive o volgari’. Insomma, riconosciuti come veri i fatti denunciati, le espressioni come ‘persecuzione’ o ‘volontà intimidatoria’ vanno ritenute ammissibili e non perseguibile chi le ha utilizzate. Una sentenza importante dunque, oltre che per il dispositivo (la non procedibilità contro l’Arci), anche e soprattutto per le motivazioni che giustificano tale decisione. Un incoraggiamento per chi, come noi, si batte da sempre contro qualsiasi forma di discriminazione e per l’affermazione dei diritti di tutte e tutti, siano essi cittadini italiani o stranieri. Rabbia e disperazione nel CIE di Ponte Galeria di Sara Prestianni Ufficio Immigrazione Arci Nella zona della fiera, dietro muri alti, sorge il centro di identificazione ed espulsione di Roma. Luogo di detenzione amministrativa per stranieri in attesa d’espulsione diventa un limbo di attesa e disperazione per centinaia di uomini e donne. All’ingresso i responsabili di Questura e Prefettura rispondono alle domande dei giornalisti: «Ad oggi sono detenute 105 persone. 75 uomini e 35 donne. Le principali nazionalità: Nigeria e Africa del Nord». Il centro é una struttura carceraria composta da gabbie. All’interno delle gabbie sorgono le strutture di alloggio. I letti sono inchiodati al suolo per paura che possano essere usati in modo contundente. Le lenzuola sono di carta. All’interno del centro é proibito portare qualsiasi oggetto contundente o infiammabile. Tutto é fatto perché non si ripetano le rivolte prodotte nei mesi passati in questo CIE e in molti dei CIE della penisola che ne hanno ridotto il numero da 13 a 5. I resti delle rivolte appaiono anche durante la visita in lembi di griglie bruciati. Nel reparto maschile gli uomini errano da gabbia a gabbia. Ciò che più li dispera é l’assurda detenzione a tempo prolungato. Molti vengono dal carcere e non capiscono perché devono stare mesi in più della pena che é stata data loro in una struttura che loro stessi definiscono peggio del carcere. Ma anche per chi non viene dal carcere la detenzione nel CIE risulta incomprensibile. Ancora di più se si pensa al fatto che per una inottemperanza amministrativa di assenza di documenti possono restare fino 18 mesi detenuti in queste strutture fatiscenti. Alcuni nigeriani che si trovano al CIE sono appena sbarcati sulle coste italiane. Intercettati da Mare Nostrum nel Mediterraneo sono stati portati in un centro di smistamento in Sicilia come le centinaia di profughi che arrivano in questi giorni in fuga dalla Libia. La maggior parte dei loro compagni di viaggio é stata trasferita in un centro d’accoglienza, altri sono stati liberati con un foglio di via, loro, i più sfortunati, sono stati detenuti con un decreto d’espulsione in un clima di totale arbitrarietà. Poco importa che la situazione in Nigeria degeneri quotidianamente. Ciò che sembra importare di più é il fatto che la Nigeria abbia firmato accordi di riammissione che facilitano l’espulsione dalla maggior parte degli Stati membri. Poco importa anche che siano appena sbarcati, che rischino di avere la scabbia che dilaga nelle carceri libiche, che nessuno ha fatto loro delle analisi per capire lo stato medico sanitario dopo il lungo viaggio in mare. L’importante sembra solo espellerli velocemente approfittando di una paese che collabora nel ‘recuperare’ i propri cittadini. Nel reparto delle donne regna la stessa disperazione con toni di rabbia. All’interno donne che vivono da anni in Italia, sposate con italiani, con bambini che le aspettano fuori e che temono vengano loro sottratti. Denunciano avvocati che sembra non fare niente se non prendere soldi e giudici di pace che firmano il rinnovo della detenzione in modo quasi sistematico. Delle grida si levano tra i corridoi. É una donna bosniaca che si é appena vista rinnovare di altri due mesi la permanenza nel CIE. Grida la sua rabbia. Come lei altre donne, da anni in Italia, temono un ritorno in un paese che spesso neanche conoscono. I muri colorati degli alloggi del reparto femminile non attenuano la disperazione causata da una detenzione incomprensibile, mentre le famiglie le aspettano fuori e da loro temono di essere separate per anni. 6 arcireport n. 17 | 15 maggio 2014 migranti Continua la protesta dei richiedenti asilo del Pala Nebiolo a cura dei soci del circolo Arci Thomas Sankara di Messina Sono riprese le proteste al Pala Nebiolo. Intorno alle 9 di mercoledì 14 maggio, i richiedenti asilo del Pala Nebiolo muniti di fischietti e cartelli hanno manifestato all’interno della tendopoli: «Non abbiamo bisogno di voi, abbiamo bisogno di andare via da qui (On n’a pas besoin de vous, on n’a besoin de partir)». Le denunce sono sempre le stesse: le condizioni di invivibilità della tendopoli (servizi igienici inadeguati e acqua calda insufficiente per tutti, alte temperature nelle tende), la mancanza di denaro (sostituito da pacchetti di sigarette e carte telefoniche, in assenza peraltro di cellulari o telefoni con cui chiamare l’esterno), il cibo insufficiene per quantità e qualità, l’abbigliamento inadeguato, la somministrazione di un unico farmaco generico, la mancanza di orientamento giuridico, la permanenza indeterminata nel centro. Tutto ciò conferma la mancanza di controlli sul rispetto della convenzione siglata tra l’ente gestore e la prefettura, malgrado l’esposto presentato alla Procura della Repubblica e le numerose testimonianze dei richiedenti asilo sulle violazioni degli standard minimi di accoglienza. A oltre sette mesi dall’avvio di questa esperienza concentrazionaria, nata all’insegna dello ‘stato di eccezione’ e dell’ ‘emergenza’, non è più possibile credere che sia la contingenza a deter- minare le condizioni di vita all’interno del Pala Nebiolo. Queste condizioni si sono infatti cronicizzate e descrivono la ‘normalità’. Il circolo Arci Thomas Sankara ribadisce la necessità di porre fine all’esperienza di ‘in-accoglienza’ del Pala Nebiolo, sostenendo la protesta dei richiedenti asilo ed invita la città a solidarizzare e chiedere il rispetto dei diritti umani. Prova ne è il fatto che i ‘centri di smistamento’ non sono previsti da nessuna legge e regolamento nazionale o internazionale e i tempi di permanenza sospendono colpevolmente la procedura per l’accesso alla protezione internazionale. Riteniamo infine che l’accoglienza ‘diffusa’ costituisca l’unica alternativa possibile; la creazione di un sistema nazionale di prima e seconda accoglienza rispettoso degli standard europei non può essere più rinviata. Arci e Caritas incontrano il sottosegretario Manzione Oliviero Forti della Caritas italiana e Filippo Miraglia dell’Arci hanno incontrato, nel pomeriggio del 14 maggio al Viminale, il sottosegretario Manzione e il prefetto Compagnucci, vice capodipartimento Libertà civili del Ministero dell’Interno. L’incontro si è svolto su invito del sottosegretario, dopo il grido d’allarme lanciato dalle due organizzazioni sulle falle del sistema d’accoglienza per i richiedenti protezione internazionale. Si è dunque discusso, in un clima costruttivo, di quali misure adottare con urgenza per porre rimedio alle gravi difficoltà manifestate dall’attuale sistema d’accoglienza, soprattutto dopo gli ultimi sbarchi. Il sottosegretario Manzione si è impegnato a farsi carico delle preoccupazioni sollevate, in particolare per quel che riguarda, da una parte, la necessità di una programmazione e coordinamento degli interventi e dall’altra per garantirne un’adeguata copertura finanziaria, indispensabile per offrire un’accoglienza dignitosa. Arci e Caritas ritengono positivo soprattutto l’impegno, assunto dal sottosegretario, di coinvolgere nel Tavolo di coordinamento nazionale una rappresentanza delle organizzazioni attive sul territorio in questo campo. Miraglia e Forti si augurano che gli impegni assunti dal rappresentante del governo portino a una soluzione rapida di una situazione ormai diventata ingestibile oltre che lesiva dei diritti fondamentali delle persone che chiedono protezione. Riconoscersi per esistere Le associazioni italiane dei Rom e dei Sinti hanno presentato, il 15 maggio a partire dalle 14 presso la sala Rossa dell’Istituto Luigi Sturzo a Roma, la campagna nazionale Una legge per il riconoscimento giuridico della minoranza storicolinguistica rom e sinta in Italia. Davide Casadio, Dijana Pavlovic, Vojislav Stojanovic, Saska Jovanovic hanno descritto la proposta depositata alla Corte di Cassazione ‘Norme per la tutela e le pari opportunità della minoranza storico-lunguistica dei rom e sinti’. Ci sono stati, tra gli altri, interventi di esponenti della Cgil, della Uil e per l’Arci nazionale di Filippo Miraglia. A seguire, interventi di Giovanna Grenga e Roberta Cipollini su rom e sinti nelle istituzioni italiane e musiche della cultura zigana con il Trio Gipsy. 7 arcireport n. 17 | 15 maggio 2014 legalitàdemocratica Liberarci dalle Spine: 10 anni di impegno contro le mafie a cura del comitato Arci Pisa Il progetto LiberArci dalle Spine ha compiuto 10 anni. Non sono pochi 10 anni di campi antimafie sui terreni confiscati a Cosa Nostra, insieme alla cooperativa Lavoro e non solo di Corleone. 10 anni di attività sui temi della legalità democratica, della giustizia sociale e delle buone pratiche. 10 anni di incontri nelle scuole, cene della legalità e promozione dei prodotti provenienti dalle terre confiscate. Per festeggiare questo importante anniversario, dal 9 all’11 maggio si sono svolte a Pisa tre intense giornate di formazione, socialità e condivisione. Il comitato Arci di Pisa, insieme al comitato Arci toscano, ideatore dell’iniziativa, e in collaborazione con Cgil, Spi-Cgil e Libera, ha coordinato i lavori che si sono svolti nei circoli, nelle università e nelle scuole. In ogni incontro sono emersi i racconti dei giovani che hanno deciso di trascorrere le proprie vacanze estive nei terreni confiscati alle mafie a Corleone, ma anche a Monreale, Canicattì, Santa Maria la Fossa e Parete. Tutti si sono impegnati concretamente in quelle terre dove le mafie avevano messo radici profonde, estirpandole e piantando semi di legalità e speranza. «Quando andiamo a Corleone o a Casa Caponnetto, queste diventano casa nostra» racconta un volontario, mentre le sue parole si alternano a foto della raccolta dei pomodori, di Portella della Ginestra, del murales del Quarto Stato dipinto presso un bene confiscato a Malvello. I momenti di riflessione non sono mancati: «In una quarta elementare abbiamo parlato di mafie e di antimafia sociale, contrapponendo il pomodoro ‘cattivo’, prodotto dalle mafie, a quello ‘buono’, proveniente dai beni confiscati». Nell’incontro sui Misteri d’Italia sono venuti inevitabilmente in mente gli ‘obelischi’ di Capaci, sull’autostrada fra Punta Raisi e Palermo, consentendo ai giovani volontari del servizio civile di capire meglio le dinamiche che generarono le stragi dei primi anni novanta. Come ai campi antimafia partecipano ragazzi e ragazze da tutta Italia, anche a Pisa si sono riuniti i rappresentati di numerosi comitati Arci italiani, condividendo idee e metodi di lavoro, insieme ai soci della cooperative, che hanno portato la loro appassionata testimonianza. Nell’incontro Ragazze e ragazzi di ieri e di oggi a fianco della cooperativa Lavoro e non solo, è emerso il fondamentale contributo dei volontari pensionati dello Spi-Cgil, non solo nella gestione delle cucine dove si preparano i pranzi per i giovani al lavoro nei campi, ma anche l’attualità delle vecchie e nuove Resistenze. Il decennale ha dato infine il via alla Carovana antimafie in Toscana, che ha fatto tappa al Triangolare della legalità tra le squadre di calcio di Libera, Arci e Vip, che hanno posato prima delle sfide con lo striscione sui nuovi schiavi. Ma le sfide per l’antimafia non sono finite: c’è bisogno di coraggio e occorre ancora ‘sporcarsi’ le mani nella terra, per rafforzare le nostre comunità attraverso la cultura democratica, la difesa dei diritti e azioni di resistenza e responsabilità. Amministratori sotto tiro: 351 atti di minaccia e di intimidazione nel 2013 Gli amministratori locali e i funzionari pubblici sono sotto tiro. Lo certifica il rapporto Amministratori sotto tiro, che la rete degli enti locali antimafia, Avviso Pubblico, ha presentato a Roma alla presenza della Presidente della Commissione parlamentare antimafia, Rosy Bindi e del Ministro agli Affari Regionali, Maria Carmela Lanzetta. Nel 2013 sono stati 351 gli atti di minaccia e di intimidazione da parte dei clan. Un vero e proprio bollettino di guerra. Si parla di una media di 29 intimidazioni al mese, praticamente una ogni giorno. Lettere contenenti minacce e proiettili, auto incendiate, spari alle abitazioni, uso di esplosivi, aggressioni verbali e fisiche; ma anche sequestro di persona, ferimento con colpi di arma da fuoco e omicidio. Alcuni Sindaci, anche del Nord, costretti a vivere sotto scorta. Altri che si sono dimessi per paura o pensano di farlo perché avvertono un profondo senso di solitudine e la lontananza da parte delle Istituzioni. L’aumento delle intimidazioni nei confronti di chi gestisce la cosa pubblica è un’inaccettabile provocazione alla democrazia e conferma l’importanza che le mafie danno al condizionamento della politica. Ma, al tempo stesso, dimostra che ci sono tantissimi amministratori che fanno onestamente il loro lavoro e che, pur in presenza di gravi episodi di minacce e di atti di violenza, non piegano la schiena e continuano a lavorare con dedizione e serietà. La costruzione e il rafforzamento della buona politica impone di stare al fianco di quelle centinaia di amministratori locali che quotidianamente s’impegnano per il buon governo, spesso senza percepire grandi indennità e quasi sempre lasciati nell’isolamento. I cittadini italiani non possono, come spesso accade, essere passivi spettatori di questa drammatica situazione ma hanno il dovere di sostenere queste persone, che danno un segnale forte e concreto di speranza all’intera comunità. Nel contrasto alle mafie e ai tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata nella pubblica amministrazione è indispensabile fare ‘rete’ e costruire un ‘fronte’. Come sostiene il Presidente di Avviso Pubblico, Roberto Montà: «Se non ci può essere mafia senza politica, ci deve essere una politica senza mafia». E per esserci una politica senza mafia devono essere prima di tutto i cittadini a volerla, perché la partita contro la criminalità organizzata potrà essere vinta solo quando la giocheremo tutti insieme. Sul sito www.avvisopubblico.it è possibile visionare il rapporto completo. 8 arcireport n. 17 | 15 maggio 2014 carovanaantimafie Riflessioni di viaggio di Alessandro Cobianchi Coordinatore Carovana Internazionale Antimafie La Carovana (oramai Internazionale) Antimafie è giunta al suo primo giro di boa. Partita il 7 aprile da Roma, si chiuderà a ottobre con la ‘coda’ italiana, poi la partenza per il suo lungo viaggio europeo. Quest’anno compie 20 anni, un traguardo importante, di cui siamo grati ai fondatori di Arci Sicilia e a Rita Borsellino, primi pionieri di un viaggio denso di storie, di persone, di temi. Come quasi tutti i ventenni ha molto brio ma anche qualche distrazione. L’edizione 2014 è sicuramente ‘distratta’ dai congressi (Arci, Cgil e Uil) ma anche dalle elezioni amministrative ed europee. Nonostante le perplessità, è comunque iniziato il cammino contro la tratta degli esseri umani. I nuovi schiavi è infatti il tema prescelto dalla cabina di regia per parlare di quel milione di persone che in Europa vive una condizione di lavori forzati. La Carovana intende affrontare con la forza della partecipazione la questione della debolezza dei diritti dei migranti ma anche dei lavoratori indigeni. Uno degli argomenti dei carovanieri, nei tanti incontri con gli studenti, è proprio la riflessione che, l’asticella dei diritti, a furia di abbassarla per qualcuno, si abbassa per tutti. Argomento in fondo un po’ cinico perché ci sarebbe da lottare anche quando i diritti diminuiscono per pochi o per uno solo. La riflessione va ripresa ma il dato certo è che la forbice fra coloro che sfruttano e coloro che sono sfruttati si fa sempre più larga. Basta leggere i dati sulla ricchezza in Italia per comprendere meglio la diseguaglianza nel nostro Paese. Ben presto le tracce rivelano sui territori una realtà ancor più amara. Il viaggio inizia la mattina del 7 aprile, siamo in 4 e ci troviamo a fare una tappa imprevista: ci sono i due giovani carovanieri da prendere a Foggia per arrivare poi tutti insieme a Roma dove dobbiamo ritirare i furgoni. Che la Carovana sia una fatica lo si comprende subito, l’auto è strapiena e nessuno di noi riesce a stare comodamente sul sedile, siamo stipati su un cumulo di manifesti, locandine, brochure che, per un miracolo della fisica, sono tutte con noi nell’utilitaria di Piero, prima di essere distribuite su due capienti furgoni. A Roma, in serata c’è la prima tappa: circolo Arci Fanfulla, si proietta il video I sogni hanno gambe, realizzato da Valorizziamoci, in cui si racconta il viaggio (o parte di esso) dello scorso anno. Le interviste a Rita Borsellino, a Luigi Ciotti, ai carovanieri, agli amministratori locali, alla gente dell’Arci e dei sindacati, sono un formidabile sunto di ciò che rappresenta, o meglio, di ciò che è Carovana. La rilassante atmosfera del Fanfulla finisce ben presto, il giorno dopo c’è la strada: Pescara, Vasto (Abruzzo) e Casacalenda (Molise). Siamo contenti di essere a Pescara dove ci accoglie l’Arci territoriale e un caldo quasi estivo. Erano anni che non si passava da questa città e la scelta della piazza è motivo di orgoglio. Bisognerà tornarci. A Vasto, con la calorosa ospitalità di Arci, Libera e della Consulta giovanile, c’è il primo confronto con le scuole. I carovanieri si sbilanciano subito proponendo agli studenti dell’artistico di realizzare la mostra dell’edizione 2015. La Carovana è questo: nuovi compagni di viaggio. Piove tanto a Vasto ma ci scaldiamo con il caffè del circolo Arci Mondo Alegre, presidio e anche bottega del commercio equo e solidale. Si parla delle lotte ambientaliste che tanto interessano il nostro Adriatico. La mente collega, chissà perché (?), lo scempio delle trivellazioni delle aziende petrolifere nel mare Adriatico con lo spettacolo di morte che questo mare rappresenta, con i barconi che affondano a poche miglia dalle nostre coste. Come se altre trivelle scavassero imperterrite nelle coscienze indifferenti dei governanti, incapaci di rendere il Mediterraneo quel ‘mare di prossimità’ invocato da Izzo. Ancora scuole con Libera in provincia di Campobasso. Unico neo delle giornate: fa freddo e piove. Scopriremo poi che, a viaggiare in questo mese di aprile, di pioggia se ne prenderà tanta. A Conversano c’è la prima tappa-enclave in Puglia. Il vicario della Cattedrale ci propone che a chiudere la Via Crucis siano i furgoni di Carovana. In ogni Stazione si leggono brani di Papa Francesco accompagnati da parole di Paolo Borsellino, di Caponnetto, di Calamandrei. Da laico, confesso, è stato emozionante, soprattutto quando dal palco Don Felice ha elencato i mali delle nostre città, condannando l’indifferenza e l’omertà. La Carovana riposa per qualche giorno, poi riparte: Lamezia, Crotone e Reggio Calabria. Nelle tre tappe si parla di corruzione e di impresa. A Crotone si scopre la straordinaria rete cittadina, grazie anche al lavoro dell’Arci, di Libera e dell’allora Social Forum, figlio di un’epoca in cui si credeva che a Genova avremmo trovato le parole al posto delle botte. Le botte di Genova fanno male ancor oggi perché è innegabile che abbiano rallentato le lotte per i diritti, intimorito molti, i più fragili. Non sono intimoriti ma sfiduciati sì, quelli della cooperativa Rom 1995, nata a Reggio per smaltire rifiuti ingombranti e pregiudizi, osteggiata nei fatti dall’Amministrazione Scopelliti, lo stesso che ha subito una condanna a 6 anni di reclusione. La Giunta di allora ha avuto il tempo di paralizzare gli appalti di questa straordinaria esperienza, operante in un bene confiscato, unica ‘isola ecologica’ della città. L’Arci ha invitato il procuratore Cafiero De Raho: un intervento illuminante per la lettura della situazione reggina e per aver sottolineato la necessità di saldare Istituzioni e associazioni. In serata, con Libera apprezziamo la cena della legalità ma siamo anche amareggiati dalle notizie che riguardano Tiberio Bentivoglio, che da anni resiste alla ‘ndrangheta e ne subisce continue intimidazioni per il rifiuto di pagare il pizzo. Sulla strada del ritorno i lavori della Salerno-Reggio Calabria ci ricordano quanto la criminalità organizzata sia, in ogni ambito dell’economia, un enorme fattore di degrado. Torniamo in Puglia per un viaggio che si incrocerà con la tappa campana. Parlare di nuovi schiavi in queste due regioni è un obbligo. Ma, ahimè, le righe a disposizione son terminate, mi toccherà chiedere ospitalità anche nel prossimo numero. 9 società arcireport n. 17 | 15 maggio 2014 Mettiamoci in gioco contro l’azzardo Nasce il Coordinamento in Emilia Romagna Terzo Settore e Sindacati dell’EmiliaRomagna si ‘mettono in gioco’ e danno vita a un Coordinamento regionale della campagna contro i rischi del gioco d’azzardo, lanciata a livello nazionale nel 2013 da molte organizzazioni sociali: Acli, Ada, Adoc, Adusbef, Alea, Anci, Anteas, Arci, Associazione Orthos, Auser, Avviso Pubblico, Azione Cattolica Italiana, Cgil, Cisl, Cnca, Conagga, Ctg, Federconsumatori, FeDerSerD, Fict, Fitel, Fondazione Pime, Fp Cgil, Gruppo Abele, InterCear, Ital Uil, Lega Consumatori, Libera, Scuola delle Buone Pratiche/Legautonomie -Terre di mezzo, Shaker -pensieri senza dimora, Uil, Uil Pensionati, Uisp. Tutte organizzazioni presenti anche a livello regionale con l’aggiunta di alcune associazioni attive sul territorio come Lag Vignola e Associazione Umanamente. La Campagna Mettiamoci in Gioco era nata nel 2013 con un appello ai partiti e ai candidati alle elezioni politiche affinché assumessero pubblicamente l’impegno, per la legislatura, a regolamentare la diffusione del gioco d’azzardo nel nostro paese. In vista delle elezioni amministrative, il Coordinamento regionale rilancia e si fa promotore di una lettera da inviare a tutti/e i/le candidati/e per invitarli a inserire il tema della prevenzione e lotta all’azzardo patologico nei loro programmi elettorali. A chi sarà eletto, il Coordinamento chiede l’impegno di far aderire il proprio Comune al Manifesto dei sindaci per la legalità contro il gioco d’azzardo. Tra gli obiettivi più a lungo termine, il Coordinamento si propone di diventare un punto di riferimento aperto per tutti/e coloro che intendono attivarsi per sensibilizzare le istituzioni e l’opinione pubblica sui gravi rischi connessi alla diffusione del gioco d’azzardo in Emilia Romagna, al quarto posto in Italia per fatturato (8.534 milioni di euro nel 2012) e per spesa procapite fra i maggiorenni della regione (1.840 €). Attraverso iniziative, momenti d’incontro e campagne d’informazione, il Coordinamento regionale lavorerà, inoltre, sui 14 punti del documento ‘Regolamentazione del gioco d’azzardo’, il manifesto lanciato dalla campagna Mettiamoci in Gioco. Il primo debutto in pubblico del Coordinamento è previsto per domenica 18 maggio a Reggio Emilia, nell’ambito della Festa dello sport in ambiente dove, insieme ad associazioni e cittadini, si cercherà di inquadrare il fenomeno dell’azzardo mettendo in luce le buone pratiche sul territorio. Il prossimo passo sarà la messa a punto di una mappa di tutti i servizi sul gioco d’azzardo patologico attivati nelle diverse province dell’Emilia-Romagna da strutture facenti capo alle organizzazioni promotrici e non solo. www.mettiamociingioco.org Il coordinamento pugliese familiari delle vittime di mafia in campo contro la corruzione Anche il Coordinamento pugliese familiari delle vittime delle mafie aderisce a Riparte il futuro, la campagna contro la corruzione promossa da Libera e Gruppo Abele e che vede anche l’Arci tra i suoi sostenitori. «Vogliamo unirci agli oltre 500mila cittadini che hanno già firmato la petizione, chiedendo a tutte le forze politiche che concorrono per il voto del prossimo 25 maggio, sia per il Parlamento europeo che per le amministrazioni di oltre 4000 Comuni e due Regioni, di dimostrare impegno attraverso l’adesione alla campagna», spiegano dal Coordinamento. Degli oltre 900 nomi che vengono letti ogni anno il 21 marzo, in occasione della Giornata della Memoria e dell’Impegno per ricordare le vittime innocenti di tutte le mafie, 79 hanno visto, seppure in modi diversi, incrociare la propria vita con il fenomeno della corruzione: in alcuni casi ne ha addirittura rappresentato la ragione della morte. «Chi l’ha denunciata come giornalista, chi l’ha combattuta come amministratore o funzionario pubblico, appartenente alle forze dell’ordine, alla magistratura, chi l’ha affrontata per mezzo della società civile, chi attraverso l’azione sindacale o politica», aggiungono i familiari delle vittime. «La corruzione è viatico delle mafie, che spesso svolgono il lavoro sporco». Libera, Gruppo Abele, Avviso Pubblico, Mafia Nein Danke e Libera France hanno lanciato la nuova campagna sui temi della trasparenza e lotta alla corruzione in vista delle elezioni europee e amministrative di maggio 2014. Forte degli oltre 500mila sostenitori già attivi sul sito www.riparteilfuturo. it, la campagna lancia una nuova sfida al mondo della politica europea e nazionale chiedendo ai candidati trasparenza e impegni concreti da sottoscrivere nella lotta alla corruzione. Tra le richieste che Libera e Gruppo Abele fanno all’Europa, c’è anche quella di rendere il 21 marzo la Giornata europea della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti della criminalità organizzata. La proposta di Riparte il futuro non ha colore ed è trasversale: tutti i candidati di qualunque partito possono aderire. «Questo perché la trasparenza, la lotta alla corruzione e a ogni tipo di illegalità devono appartenere a tutti, senza distinzioni», spiegano i promotori della campagna. «Riteniamo che l’impegno richiesto dalla memoria si incroci con una politica sana e la campagna Riparte il futuro risponde pienamente a ciò che noi intendiamo», aggiungono dal coordinamento pugliese. Delle 79 vittime che hanno avuto a che fare anche con la lotta alla corruzione, 8 appartenevano al mondo della politica, 5 a quello della funzione pubblica e ben 13 erano amministratori locali: «Ecco perché sappiamo quanto è importante distinguere chi s’impegna per il bene comune da chi utilizza il potere pubblico per fini propri. Ricordare le storie di coloro che hanno perso la vita a causa di una mano mafiosa passa da questo impegno e motiva noi stessi a vigilare sul mondo della politica e dell’amministrazione che ne consegue perché quelle vite non siano state recise invano e la dedizione di coloro, tra i nostri stessi congiunti, che hanno messo in gioco la vita stessa per amore della loro terra non si fermi con la loro morte». www.riparteilfuturo.it 10 arcireport n. 17 | 15 maggio 2014 A Bologna c’è ‘TOgether’ Dal 15 al 18 maggio con l’Arci Krila worskhop, performance e seminari sul Teatro dell’Oppresso L’Arci Krila – Teatro dell’Oppresso, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze dell’Educazione Giovanni Maria Bertin dell’Università di Bologna e in collaborazione con vari enti e soggetti, presenta TOgether – Traiettorie di Teatro dell’Oppresso in Europa con appuntamenti a Bologna dal 15 al 18 maggio. Il Teatro dell’Oppresso unisce arte e politica, estetica e partecipazione, e vuole incentivare i partecipanti al dialogo e al confronto, verso la ricerca di risposte nuove e non stereotipate. Per fare questo si basa sulla fiducia nella naturale teatralità umana e sulla tendenza artistica di cui ogni individuo è portatore. Partecipare significa quindi mettersi in gioco, prendere posizione, contribuire alla ricerca di cambiamento. Il network TOgether nasce da un progetto finanziato dalla UE nel 2012-2013 che ha promosso la partnership tra praticanti esperti del Teatro dell’Oppresso di Germania, Portogallo, Croazia, Scozia, Spagna, Francia e Italia. Ha avuto come linee principali un percorso di formazione sulle pratiche del TdO, la produzione di un teatro forum e la qualificazione del percorso, con l’intenzione di attivare uno scambio internazionale tra le diverse esperienze europee e la moltiplicazione del metodo nelle realtà locali. Oggi la rete TOgether è una realtà che continua la sua ricca storia di scambio e trasformazione. Gli appuntamenti sono in programma dal 15 al 18 maggio: si comincia il 15 maggio alle 9.30 presso l’Aula Magna del Dipartimento di Scienze dell’Educazione con il seminario internazionale Traiettorie di Teatro dell’Oppresso in Europa. Il 17 maggio alle ore 21 al Parco della Montagnola ci sarà Hotel Europa, performance di Teatro Forum ispirata dagli eventi della crisi europea degli ultimi anni, frutto di un lavoro congiunto di un cast proveniente da diversi paesi dell’Europa e basato su un processo di esplorazione circa i fondamenti storici, politici, culturali dell’attuale crisi europea. Ingresso libero. Domenica 18 maggio ancora alla Montagnola con workshop di Teatro dell’Oppresso, in programma dalle 11 alle 19, condotto da Barbara Santos e dai membri del TOgether Network. La partecipazione è collegata alla visione della performance del 17 maggio e prevede un contributo spese di 25 € a persona. Per iscrizioni e informazioni: [email protected] A Osnago c’è Degu-Station Il circolo Arci La Loco promuove per due giorni, il 17 e 18 maggio, presso la stazione di Osnago, Degu-Station, la fiera del vino critico. Alla manifestazione saranno presenti stand di alcuni tra i migliori produttori di vino e birra biologici e biodinamici di tutta Italia che faranno degustare le loro pregiate bottiglie. L’iniziativa inoltre è arricchita da alcuni eventi tematici: sabato 17 alle 18.30 ci sarà la proiezione di Senza Trucco, il film di Giulia Graglia che racconta le storie di alcune donne in vigna. A seguire, alle 21.30 ci sarà un concerto di musica jazz. Domenica 18 maggio alle ore 15 è in programma la presentazione del libro per bambini L’erede dei quattro elementi di Nicoletta Ricci, che sarà anticipato da un laboratorio di burattini ispirato al libro stesso (prenotazione obbligatoria al numero 3207940183). Inoltre sarà possibile pranzare e cenare al circolo. Ingresso anche senza tessera Arci. fb ARCI La Lo.Co. daiterritori in più LA PETIZIONE GENOVA Arci Genova e Arci Li- guria lanciano su Avaaz.org la petizione che chiede la revoca di Gianni De Gennaro dalla presidenza della fondazione Ansaldo. La sua nomina a presidente costituisce una provocazione nei confronti dei cittadini di Genova e delle centinaia di migliaia di persone che hanno partecipato alle manifestazioni di Genova durante il G8 del 2001. Dopo le violenze e gli abusi delle forze dell’ordine nel luglio del 2001, le omissioni e gli ostacoli all’accertamento della verità messi in opera dalla polizia sotto il comando di De Gennaro, dopo l’impunità diffusa , i genovesi pensano di ‘non meritare questa ulteriore offesa’. Informazioni su dove firmare sul sito indicato di seguito. www.arciliguria.it facciamo la pace IMPERIA Il 17 maggio all’Arci Guernica di Imperia a partire dalle 21.30 lo spettacolo teatrale Facciamo la pace di e con Davide Tolu, consulenza artistica Stefania Maschio e regia Matteo Manetti. La gestione non violenta del conflitto viene raccontata con levità e ironia; l’educazione civile di un bullo condannato a fare un lavoro ‘socialmente utile’ diventa pretesto per parlare del conflitto e di come gestirlo in maniera non violenta. 5 personaggi esilaranti per un’ora di riflessione e divertimento. 3311143004 POMERIGGI IN GIALLO TRECASTAGNI (CT) Presso la Biblioteca comunale, il 16 maggio ci sarà il terzo appuntamento con Pomeriggi in giallo. La rassegna vuole valorizzare la scrittura di autori siciliani che parlano di Sicilia con tinte di storia, thriller, avventura, comicità e costume. Il progetto nasce da una collaborazione con la casa editrice Carthago e la Biblioteca Comunale di Trecastagni e con l’apporto dell’Arci Casa Pertini di Trecastagni, con lo scopo di veicolare cultura tramite la divulgazione di testi originali sia per le storie sia per il lessico che fa uso del linguaggio dialettale utilizzato in maniera più o meno arcaica. Il 16 maggio alle 18.30 verrà presentato il giallo storico L’ultimo re di Sicilia di Diego Magnano. [email protected] 11 arcireport n. 17 | 15 maggio 2014 Bici e birra: dove c’è natura...c’è Staffetta! a cura dei soci del circolo La Staffetta 13-14 aprile 2014. Sestri Levante. Prima tappa del circuito SuperEnduro, competizione agonistica di livello europeo in una delle discipline più affascinanti della mountain bike. Noi del circolo verde La Staffetta siamo lì, con il nostro gazebo e la nostra birra artigianale, in collaborazione con il Piccolo Birrificio Clandestino e il team pisano SpeedPoint che sponsorizziamo e che partecipa alla competizione. La postazione della Staffetta pare un’oasi felice per i tanti corridori, addetti ai lavori e amanti della disciplina che vengono a gustare le nostre ricette e ai quali noi parliamo del nostro progetto di stabilire la prima filiera brassicola in Italia, della nostra scelta di istituire la sede dell’associazione nonché della nostra abitazione in campagna, dei nostri sforzi nell’organizzazione di eventi culturali e sportivi di vario genere per promuovere un prodotto ancora poco conosciuto nel nostro Paese ma che conquista il cuore di chi vi si avvicina per la prima volta. D’altronde il nostro progetto è proprio quello di sottrarre alla nicchia un prodotto ghettizzato tra pochi addetti e intenditori e farlo conoscere a quanta più gente possibile. La location è semplicemente incantevole: lungo la pista ciclabile del lungomare si dipanano i vari stand e gazebo con espositori di qualsiasi esercizio attinente alla mountain bike, il parco bici per i partecipanti alla gara, il palco, la partenza e l’arrivo del tracciato totale. Tutto intorno una selva di turisti accorsi per l’evento da molte parti d’Italia e d’Europa. Cosa ci faccia la birra artigianale in un evento sportivo così roots lo spiega bene anche il commento di uno dei corridori: «La birra a fine gara era l’anello mancante per questi eventi! Oggi, come tutte le altre volte, avremmo passato il post gara ognuno col suo flash personale sulla propria bici, e invece eccoci qui a chiacchierare della gara con in mano un buon bicchiere di birra artigianale». E in effetti il post gara si è trasformato in un grande capannello dove gli atleti approfondivano le conoscenze reciproche, parlavano della gara e chiarivano addirittura delle incomprensioni createsi sui tracciati. Noi eravamo lì, a discutere con persone di varie età di quanto sia importante ritornare a degli stili di vita sostenibili ma soprattutto vantaggiosi per la qualità della vita stessa. Birra e bici suonano come sesso e amore, piacere e dolore, sacrificio e compensazione: due facce della stessa medaglia. Nella birra artigianale c’è posto solo per la natura incontaminata alla quale si permette di agire secondo i suoi ritmi e i suoi tempi perché ci dia una bevanda che qualcuno, secondo noi a ragione, ha definito addirittura un alimento. E si sa, per chi va in bici è importante alimentarsi bene e perché no, concedersi una fresca e dissetante bevuta alla fine dello sforzo fisico. A tratti è sembrato di vivere la stessa atmosfera che si respira nel terzo tempo del rugby: ciò che è stato è stato, ora conta solo godersi il momento nel quale l’avversario torna ad essere un potenziale interlocutore ricreativo. Per noi promuovere la birra artigianale significa esattamente tutto ciò: facilitare tra i giovani e non solo, attraverso un prodotto conosciuto e amato davvero in tutto il mondo, lo sviluppo della socialità, del mutualismo, dell’inclusione, della cultura e degli stili di vita sani e sostenibili. Farlo attraverso un prodotto di qualità, poi, ci rende ancora più fieri della nostra missione. Saremo presenti anche in una tappa del mondiale del Superenduro in Francia. [email protected] daiterritori Un cinema per Arezzo Dopo la recente chiusura del Cinema Eden, Arci Arezzo e Acli Arezzo invitano la cittadinanza, gli enti pubblici e tutti i soggetti coinvolti nella vita culturale della città a discutere insieme delle possibilità di riaprire uno spazio cinematografico nel centro di Arezzo. L’assemblea pubblica si svolgerà mercoledì 21 maggio alle ore 21.15 presso la Sala d’Armi del Quartiere di Porta Sant’Andrea in via delle Gagliarde 2. All’Arci Cafiero mostra su Pasolini Fino al 18 maggio si terrà a Barletta presso il circolo Arci Cafiero una mostra dedicata a uno dei più grandi artisti italiani, Pier Paolo Pasolini. Una serie di disegni e dipinti mostrano, con l’abile mano di Claudio Vino, gli appunti di viaggio, le foto, i frammenti di film e riprese video, tracciando un percorso della sua vitalità creativa, mostrando anche alcuni lati nascosti del poeta e regista, i luoghi immaginari e reali della sua vita d’artista. Il percorso che l’autore delle opere propone è un viaggio attraverso dei ritratti interattivi ed elaborati, che portano in sé il ritratto-base, il volto in primissimo piano dell’artista senza alcuna alterazione e che perciò richiama quell’immaginario creativo che si delinea sullo sfondo. La mostra si può visitare dal 14 al 18 maggio presso l’Arci Carlo Cafiero a Barletta, dalle 18:30 alle 22:30. Sabato 17 maggio alle ore 17:30 interverranno il presidente Arci Puglia, Davide Giove e l’artista Claudio Vino, creatore delle opere. fb Arci Carlo Cafiero Barletta 12 arcireport n. 17 | 15 maggio 2014 azionisolidali le notizie di arcs a cura di Francesco Verdolino Campi di lavoro e conoscenza all’estero Torna il programma dei campi di lavoro e conoscenza all’Estero per il 2014, un’esperienza di Volontariato Internazionale Arci nata nel 2005, che ha visto in questi anni la mobilitazione di circa 700 volontarie e volontari, con più di 15 Paesi interessati dai programmi. Per l’estate 2014 i Paesi di destinazione sono: Brasile, Mozambico, Palestina, Ruanda. Le partenze sono programmate per i mesi da luglio a settembre. Le iscrizioni scadono il 6 giugno. A breve vi saranno anche ulteriori proposte per Serbia, Libano e Giordania. Le attività vanno dalla conoscenza delle realtà locali all’animazione per i bambini, dai laboratori artigianali a quelli sull’educazione ambientale. Si tratta di esperienze uniche per entrare in contatto con movimenti locali come quello dei Sem Terra in Brasile (da documentare attraverso un workshop fotografico), per relazionarsi con le comunità, i bambini e i giovani dei Territori in Palestina, per sperimentare un viaggio di scambio e di turismo responsabile in Mozambico, per approfondire le tematiche legate al genocidio in Ruanda. È richiesta la conoscenza della lingua inglese o della lingua principale della destinazione prescelta, la partecipazione obbligatoria alla formazione prima della partenza e capacità di adattamento e di coinvolgimento rispetto alla realtà in cui il campo si svolge. Le quote di partecipazione - che Arci si riserva di suddividere in più rate - variano a seconda della destinazione. Comprendono viaggio aereo, spostamenti in loco, vitto, alloggio, assicurazione sanitaria e civile SISCOS (assicurazione per cooperanti e volontari in missione all’estero) ed eventuali costi di visto. I campi di lavoro e conoscenza internazionali dell’Arci sono un’esperienza di volontariato a breve termine dove si vive e si lavora insieme, ci si impegna direttamente in attività condivise con le comunità locali: l’obiettivo è quello di promuovere, attraverso la conoscenza diretta, la solidarietà e la cooperazione internazionale come valore collettivo, ma anche come stile di vita, per la promozione del dialogo interculturale,la pace, l’affermazione dei diritti globali. Un’occasione di crescita culturale da non perdere. www.arciculturaesviluppo.it società Per un’economia del benessere, dei beni comuni, dei diritti Stralci del documento di adesione dell’Arci alla manifestazione nazionale del 17 maggio a Roma L’Arci conferma il suo sostegno alle campagne nazionali ed europee e alle vertenze locali per la difesa dei beni comuni, del territorio, per la salvaguardia della democrazia. L’appuntamento del 17 maggio rappresenta un passo importante in questa direzione. È giusto ribadire l’inviolabilità della volontà popolare espressa da 27 milioni di cittadini con il referendum per l’acqua pubblica: siamo di fronte a tentativi continui di stravolgerne il risultato, con provvedimenti amministrativi e legislativi che vanno dal riassetto dei servizi idrici a singoli atti di dismissione per compiacere interessi privati, senza prevedere forme di partecipazione dei cittadini. Contemporaneamente, mentre la spesa sociale è ferma, si continua a investire nelle grandi opere inutili, costose e dannose, senza coinvolgere le comunità locali nelle scelte che riguardano il futuro dei territori in cui vivono. Così continua ad accadere in Val di Susa, a L’Aquila, a Savona, a Messina, a Lecce. Da ultima, la ratifica da parte del Senato dell’Accordo italofrancese per la realizzazione della linea ferroviaria Torino-Lione, che tra l’altro rischia di perpetrare la criminalizzazione del dissenso espresso dalle popolazioni della Valle, con la previsione della costituzione di un comitato antiterrorismo ad hoc. Diciamo invece con forza che va riconosciuto come un valore la partecipazione e il coinvolgimento dei cittadini nelle scelte politiche che li riguardano. Vanno incoraggiate e non criminalizzate tutte le iniziative capaci di rivitalizzare la democrazia e ravvivare i meccanismi della rappresentanza. Ribadiamo che non può esserci sviluppo senza investire sulle persone e la valorizzazione del capitale umano: bisogna passare dalle singole grandi opere costose e distruttive delle risorse naturali alle strategie di riqualificazione, difesa e manutenzione delle risorse naturali e di infrastrutturazione sociale degli spazi di vita comunitari. Bisogna avviare politiche e strumenti concreti affinché tutti possano godere e avere accesso ai beni comuni del paese. Per questo è giunto il momento di mettere in atto modalità partecipative, per una gestione della cosa pubblica aperta alla proposta, alla partecipazione e al controllo dei cittadini attivi. La sfida oggi è tenere insieme il welfa- re di comunità, il complesso dei servizi sociali che garantiscono coesione territoriale, partecipazione e benessere dei cittadini con il sistema dei servizi ambientali, urbanistici e paesaggistici che scommette sulle energie rinnovabile, la mobilità pubblica, la produzione di beni e servizi sostenibili, la difesa e manutenzione delle risorse naturali, culturali e del patrimonio storico-architettonico. Così si possono attuare politiche economiche di risanamento profondo, investendo sulla finanza etica con strumenti finanziari al servizio dell’economia reale. Sostenendo investimenti a lungo termine a favore dell’economia civile anziché la finanza speculativa, le spese militari, le grandi opere e la cementificazione selvaggia. L’appuntamento per le compagne e i compagni dell’Arci che vogliono partecipare alla manifestazione è alle 13.45 in piazza Esedra, davanti alla basilica. arcireport n. 17 | 15 maggio 2014 In redazione Andreina Albano Maria Ortensia Ferrara Carlo Testini Direttore responsabile Emanuele Patti Direttore editoriale Paolo Beni Progetto grafico Avenida Impaginazione e grafica Claudia Ranzani Impaginazione newsletter online Martina Castagnini Editore Associazione Arci Redazione | Roma, via dei Monti di Pietralata n.16 Registrazione | Tribunale di Roma n. 13/2005 del 24 gennaio 2005 Chiuso in redazione alle 17 Arcireport è rilasciato nei termini della licenza Creative Commons Attribuzione | Non commerciale | Condividi allo stesso modo 2.5 Italia http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.5/it/