In cammino con Maria Gesù: “ricercato numero uno” L’unico episodio evangelico che rompe il silenzio sui trent’anni della vita nascosta di Gesù a Nazaret è quello del pellegrinaggio al tempio di Gerusalemme. Lì avviene la sua prima autorivelazione come Figlio di Dio: pieno di sapienza, è assiso come un maestro. L ’àpice di quell’episodio è il ritrovamento di Gesù dodicenne nel tempio. Maria, dopo tre giorni di ricerca ansiosa, nel riabbracciarlo gli domanda: «Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre ed io, angosciati, ti cercavamo» (Lc 2,48). Nel “perché” di Maria è il riassunto di tanti perché dell’umanità su vicende imprevedibili della vita umana; nel suo affanno, l’angoscia di tante persone che cercano faticosamente Dio. Alla domanda della madre, Gesù risponde in modo sorprendente e secco: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?» (Lc 2,49). «Perché mi cercavate?»: questa domanda appare molte volte nei dialoghi di Gesù con parecchie persone incontrate nella sua vita pubblica. È un dato che colpisce chi legge con attenzione i Vangeli: Gesù appare come “il grande ricercato”. Lo cercano, infatti, molte persone, singolarmente o in gruppo, con motivazioni e intensità diverse. Lo cercano in molte circostanze e in molti luoghi. E in tutte le fasi della sua vita. Cercato dalla nascita al sepolcro Alla sua nascita è cercato dai 6 MARZO-APRILE 2012 La spianata del Tempio di Gerusalemme ancora oggi luogo di preghiera e di ricerca di Dio. pastori invitati dal messaggero celeste, dai Magi venuti da lontano per adorarlo e da Erode che lo voleva uccidere. Adolescente a Gerusalemme, i suoi genitori lo cercano con ansia, credendolo smarrito nella confusione dei pellegrini. Durante il suo ministero pubblico egli è cercato dai discepoli affascinati, dai parenti preoccupati, dai sofferenti desiderosi di aiuto e dagli avversari pronti a coglierlo in fallo. Verso la fine della sua vita è cercato dai sacerdoti e dagli scribi per eliminarlo, da Giuda per tradirlo, dai soldati per catturarlo. Anche dopo la morte, amici e nemici lo cercano al suo sepolcro. E Gesù si fa trovare? Non sempre. A chi lo cerca con la pretesa di trovarlo a modo proprio, Gesù reagisce sistematicamente con un rifiuto netto. Quando i discepoli, visto il desiderio pressante degli abitanti di Cafarnao, fanno notare a Gesù: «Tutti ti cercano!». Egli risponde ironicamente: «Andiamocene altrove per i villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!» (Mc 1,38). Gesù, schivo di fama, di gloria e di onore, si muove libero, in perfetta sintonia con il volere divino e in totale adesione alla sua missione di portare la salvezza non a pochi privilegiati, ma a tutti. Egli rifiuta chi pretende di possederlo, di sistemarlo nei propri schemi mentali. Si oppone a chi vuol restringere l’orizzonte universale della sua missione riducendolo a guaritore a buon mercato, un taumaturgo del paese. Similmente, egli risponde con parole taglienti alla folla che lo cerca dopo il miracolo della moltiplicazione dei pani: «Voi mi cercate non perché avete visto i segni, ma perché avete mangiato dei pani» (Gv 6,26). Gesù sa bene che la folla non cerca lui, ma il vantaggio che deriva nell’averlo a propria disposizione. Egli smaschera la falsa ricerca a scopo egoistico e meschino. loro ricerca di lui alla sua continua ricerca delle cose del Padre. Egli li associa nella tensione comune verso la stessa meta. E come se dicesse loro: «Non affannatevi a cercare me, piuttosto unitevi a me nella ricerca della volontà del Padre». Gesù ha un “devo” di cui è consapevole, ma vivendo in profonda comunione con lui, anche Maria e Giuseppe hanno un “devo” da scoprire man mano che progrediscono nel cammino della vita e della fede. Essi prendono coscienza in modo sperimentale che la vocazione del loro figlio non è quella da svolgere all’interno di una famiglia, se pur santa, ma quella di realizzare il progetto del Padre che abbraccia tutta la storia e tutta l’umanità. D’altro canto, essi iniziano a comprendere che il loro distacco dal figlio non è segno di lontananza, ma di vicinanza, perché con la fede essi entrano sempre più nel progetto di salvezza che Gesù sta attuando. Iniziano a sperimentare che il vero amore comporta lo smarrimento, la confusione dei sentimenti, il distacco, l’orientarsi verso l’oltre, il salto in alto. Farsi trovare in un modo diverso Alle volte Gesù frustra le attese immediate di coloro che lo cercano non per rifiutarle in assoluto, ma per sollevarle, dilatarle, purificarle e trasformarle. Egli si fa trovare, ma altrove, su un altro piano, in un modo diverso. Arrampicato su un albero, Zaccheo “cerca di vedere” passare Gesù, ma lui sorprende la sua attesa e si fa invitare a casa sua. La donna emoroissa cerca timidamente di toccare di nascosto la veste di Gesù, ma riceve la guarigione e un elogio pubblico. Al sepolcro le donne cercano un corpo morto, trovano invece il vivente. «Perché mi cercate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». La risposta di Gesù adolescente a Maria va collocata in questa categoria. Gesù riconosce la sincerità della ricerca dei suoi genitori, l’accoglie e la ricolloca su un piano più alto. Egli configura la Maria Ko Ha Fong È nel cuore dell’uomo che abita quel desiderio di Dio che spinge a cercarlo senza volerlo possedere, che alimenta quella nostalgia di allargare gli orizzonti e alzare lo sguardo, che può cambiare la nostra vita. [email protected] in cammino con maria 7