«È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». 28Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri. Una fede diversa Gesù, scrive Matteo, dalla regione della Galilea "si ritirò" verso le parti di Tiro e di Sidone (l'attuale Libano), antiche città fenicie, marinare e mercantili, ricche e floride, ma anche segnate da egoismi e ingiustizie soprattutto verso i poveri. Non a caso i profeti dell'Antico Testamento pronunciano diversi oracoli di sventura per tali città. Isaia si rivolge a Sidone e dice: "Vergognati!" (Is 23, 4) e Ezechiele preannuncia a Tiro la sua distruzione per la superbia che la anima (Ez 26, 121; 27, 1-36). Eppure il peccato di chi non accetta la predicazione di Gesù è stigmatizzato come molto più grande di quello compiuto da Tiro e Sidone. Queste infatti – dice Gesù – se avessero ricevuto la predicazione del Vangelo si sarebbero convertite. Riceveranno pertanto una migliore sorte nel giorno del giudizio: "Guai a te, Betsaida. Perché, se a Tiro e Sidone fossero stati compiuti i miracoli che sono stati fatti in mezzo a voi, già da tempo avrebbero fatto penitenza, avvolte nel cilicio e nella cenere". Gesù si reca in questa regione e subito compare una donna "cananea". È una pagana. Certamente ha sentito parlare bene di Gesù e non vuole perdere l'occasione per un intervento prodigioso sulla figlia. Giunta davanti a lui invoca l'aiuto per la figlia "indemoniata". Nonostante l'atteggiamento indisponente di Gesù lei non desiste dal gridare aiuto. La sua insistenza provoca l'intervento dei discepoli. Analogamente all'episodio della moltiplicazione dei pani, essi vorrebbero che Gesù la congedasse: "Accontentala e mandala via", gli suggeriscono. Ma Gesù risponde dicendo che la sua missione è limitata ad Israele. Quella donna, per nulla rassegnata, prega una seconda volta e con parole essenziali ma pesanti come il dramma della figlia: "Signore, aiutami". E Gesù risponde con una inaudita durezza: "Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cani!". Con l'appellativo di "cani", nella tradizione biblica, ripresa dai testi giudaici, si allude agli avversari, ai peccatori e ai popoli pagani idolatri. Ma la donna sfrutta alla lettera proprio questa espressione di Gesù e dice (così potremmo tradurre la frase): "Ma certo Signore! Infatti anche i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro signori!". I cani, gli esclusi, si accontenterebbero delle briciole se gliele gettassero. Questa donna pagana osa resistere a Gesù; in un certo modo lo forza a mostrarsi misericordioso. Nella mentalità comune dei giudei i pagani erano considerati cani. Ed ecco la risposta geniale della madre Cananea: è vero, Signore, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni. La donna sembra dire «fai delle briciole di miracolo, briciole di guarigione anche per noi, gli ultimi». Qualcosa commuove Gesù e ne cambia l'atteggiamento: è la convinzione assoluta di quella donna che tutti, anche i pagani sono amati, che per Dio non esistono figli e no; è l'umiltà di chi va in cerca solo di briciole, di pane perduto. “Donna, davvero grande è la tua fede” dice Gesù! Non frequenta la sinagoga, invoca altri dèi, Baal e Astarte, ma per Gesù è donna di grande fede. Non tanto o non solo per il suo indomito amore di madre, che non si arrende ai silenzi di Gesù, al suo atteggiamento prima gelido («non le rivolse nemmeno una parola») e poi ruvido. Lo farebbe qualsiasi madre! La grande fede della donna non sta in formule o dichiarazioni, ma in una convinzione profonda, che la incalza: Dio è più attento alla vita e al dolore dei suoi figli che non alla fede che professano. Non ha la fede dei teologi, ma quella delle madri che soffrono per la carne della loro carne: esse conoscono Dio dal di dentro, lo sentono pulsare nel profondo delle loro piaghe, all'unisono con il loro cuore di madre. Credono che il diritto supremo davanti a Dio è dato dalla sofferenza e dal bisogno, non dalla razza o dalla religione. Da questo incontro di frontiera, da un dialogo fra stranieri prima brusco e poi rasserenante, emerge un sogno: la terra vista come un'unica grande casa, una tavola ricca di pane, una corona di figli. Del resto non aveva detto Gesù: "bussate e vi sarà aperto"? L'insistenza della donna commuove Gesù che, con una espressione inusitata nei Vangeli, dice: questa è "grande fede". Lo stesso elogio Gesù lo aveva fatto al centurione. E sono ambedue pagani. Ancora una volta il Vangelo ci propone l'essenzialità della fiducia in Dio che libera dall'angoscia di confidare solo in se stessi e negli uomini. La fede di questa donna convinse Gesù ad operare la guarigione. Scrive l'evangelista: "Allora Gesù le replicò: 'Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come tu desideri'. E da quell'istante sua figlia fu guarita". Ad una fede come questa neppure Dio può resistere. No, tu non sei venuto solo per quelli di casa nostra, tu sei pastore del dolore del mondo. Tu sei il Cristo della comunione per tutti i popoli della terra. In questi giorni di follia di guerre fratricide, Tu raccogli nelle tue mani le briciole di pane cadute a terra, bambini, donne, uomini buttati come scarti dei potenti, fatti a pezzi, e cancellati dal mondo. Tu accogli chi fugge dal delirio assassino, ricopri nel tuo abbraccio gli spogliati della terra, nutri della tua carne gli affamati, li disseti con il tuo sangue, li risusciti con la tua gelosia divina, tu Pastore geloso dei piccoli.