Fresatura e fresatrici Fresatura e fresatrici ella possibilità di usufruire di un trapano di tipo verticale, utilissimo per le forature precise, anche se più o meno rudimentale, abbiamo già trattato in una puntata precedente. Ma di fresatura siamo ancora digiuni, mentre l’Olimpo del fermodellismo non può fermarsi alla pur preziosissima e versatile macchina detta «tornio», ma deve spaziare oltre. Dobbiamo perciò occuparci, come «antipasto» e sia pure sinteticamente, delle macchine fresatrici industriali, in primo luogo. Premettiamo che gli utensili usati per fresare - sempre in acciaio speciale temperato e rettificato, ricavati con procedimenti complessi e radicalmente diversi come conformazione da quelli per tornitura - si possono così classificare: a) per fresatura di superfici piane; b) per fresatura di superfici sagomate. Inoltre possono essere distinti in: A) di tipo adatto per moto di lavoro ad asse orizzontale; B) di tipo adatto per moto di lavoro ad asse verticale. La figura sottostante è la fotografia di una macchina industriale del tipo ad asse verticale, D C A B che più si attaglia al discorso che seguirà. In essa la lettera A indica la massiccia incastellatura, contenente il motore e il complesso di meccanismi di comando degli organi mobili; B la slitta sulla quale viene bloccato il pezzo in lavorazione (slitta suscettibile di moto orizzontale e di altezza regolabile); C la testa motrice (orientabile in una vasta angolatura attorno al suo asse orizzontale), provvista di mandrino (rivolto in basso) per la presa dell’utensile. L’utensile caratteristico per la fresatura - che spesso è operazione di spianatura, ma può essere anche di sagomatura, di intaglio, di contornatura, etc. - è la «fresa», (dal francese fraise = fragola), di cui esistono svariatissimi tipi, ognuno idoneo ad un’operazione specifica (v. figura qui sopra): tutti gli esemplari che vi compaiono sono del tipo da bloccare sul mandrino della macchina disposto con asse orizzontale; si noti inoltre che alcune sono sagomate allo scopo di produrre nei pezzi solchi di profilo corrispondente. Le tre frese in fondo alla figura sono cilindriche e quindi adatte per operazioni di spianatura. La seguente figura rappresenta una fresa «frontale» o «a candela»: presa a sbalzo nel mandrino, lavora con l’estremità destra, ma può essere usata parzialmente anche di fianco. Qui ci dobbiamo limitare alla citazione dei tipi allora disponibili nella gamma di accessori Unimat: una fresa ø 4 a due taglienti, idonea all’esecuzione di incavi, ed una fresa a 14 denti ø 16, adatta alla spianatura (qui sotto). Questi due esemplari di frese sono detti «a candela» o «a bottone», perché lavorano a sbalzo, fissati nel mandrino per punte da trapano (mandrino PT) applicato alla testa motrice. Un altro tipo di fresa frontale appare nella pagina seguente. 29 Veniamo alLa posizione in altezza della testa motrice l’Unimat. La va stabilita in relazione all’altezza del pezzo prodigiosa da lavorare, il quale, se grande, viene staffato macchinetta direttamente sul carrello; se piccolo, viene preso si prestava nell’apposita piccola morsa (altro accessorio anche a lavoindispensabile della gamma Unimat), fìssata ri di fresatura e foratura, previa un’operazione di a sua volta sul carrello. Per la regolazione fine adattamento, facile ad operarsi e a descriversi. dell’altezza della fresa, si fa uso della leva F, Ci rifacciamo, per la descrizione, alla foprevio allentamento delle viti E e successivo tografia del mio vetusto bloccaggio a regolazione Unimat pubblicata alla eseguita. pag. 30 del n. 256. Sfilata Alcune osservazioni: la spina G e tolta la vite nella fresatura l’Unimat a corpo conico situata a lavora in condizioni assai C sinistra, sotto la trasmispiù difficili che non nella L’aspetto dell’Unisione, in posizione non tornitura, andando soggetto mat adattato a visibile nella fotografia, a maggiori deformazioni e fresatrice-trapano si asporta mediante solleB vibrazioni. Bisogna, dunsensitivo vamento la testa motrice, que, adattarsi a passate A innestando nel foro così molto leggere, in genere scoperto il piede della di 1÷2 decimi di mm per colonna (particolare 1 in acciaio dolce e maggiori in fondo alla pag. 26 del n. proporzione per materiali 257), bloccandolo con la più teneri (anche qualche vite a corpo conico. Si introduce poi il codolo mm per l’alluminio). della testa motrice nel foro del braccio della Qui giunti, è opportuno introdurre nel dicolonna e vi si blocca, usando un’altra vite a scorso un’esortazione dedotta dall’esperienza e corpo conico in dotazione al braccio medesimo. valida per qualsiasi tipo di lavoro e per qualsiasi La macchina assume l’aspetto della fìgura qui tipo di macchina: non dimenticate di bloccare, sopra. prima di iniziare un lavoro, le viti relative ai Il raffronto con la fotografia della macchina movimenti non necessari per l’operazione in industriale ci pone subito sott’occhio l’enorme corso: irrigidendosi la struttura, l’utensile opera differenza di costituzione fra le due: che fa apin condizioni migliori, fornendo superfici meparire il nostro povero gingillo come un essere glio finite e gradevoli alla vista (anche l’occhio filiforme di fronte a un massiccio scaricatore vuole la sua parte, no?). di porto. Ma pure ci fa capire che i componenti Certamente questo avvitare e svitare è una essenziali ci sono anche nella nostra: gracili fin seccatura; ma, credetemi, la qualità del lavoro e che si vuole, ma ben presenti. Perciò non ci sono la conseguente soddisfazione ne saranno molto dubbi sull’efficienza, ma solo sulla potenza: noi incrementate. dovremo accontentarci di lavorare con mano L’ultimo (?) rampollo della famiglia Unimat molto leggera. Quel punto interrogativo introdotto nel titolo Torniamo al concreto. Generalmente, per vuol dissipare un possibile dubbio, perché l’agnoi, l’asse di lavoro dev’essere verticale: per gettivo «ultimo» può essere inteso in due modi sistemarlo con precisione, si avvita sulla testa ben diversi: ultimo come il più recente prodotto, motrice il platorello in luogo del mandrino PT oppure ultimo come estrema manifestazione di e, dopo aver portato il carrello sotto il medeuna dinastia. simo e allentata la vite posteriore del braccio Per il momento, prendiamolo nel primo della colonna, nonché la vite a corpo conico significato, cioè come l’esemplare di più del medesimo, il complesso testa-braccio viene recente produzione: abbiamo visto, infatti abbassato fino ad adagiare il platorello sul piano che la famiglia Unimat ha contato non poche del carrello: in tale posizione, si blocca la vite a generazioni. corpo conico. Ciò fatto, la testa motrice viene Il tornietto Emco Unimat Basic riportata all’altezza opportuna e il platorello viene sostituito dal mandrino PT. Il gingillo è Dal mio primo acquisto (1958) sono trascorin grado di lavorare alla perfezione. si, oggi come oggi, ben 47 anni, che non sono 30 passati invano, neppure per l’Unimat: esso ha visto il succedersi di ben quattro generazioni in linea diretta. Dopo avervi raccontato in lungo e in largo molto di quel che si poteva ottenere col mio Unimat, mi accingo ora a presentarvi l’ultimo discendente: l’Emco Unimat Basic, per l’appunto, di cui appare qui sotto una fotografia, tratta dal catalogo generale. Esso mantiene sostanzialmente la geniale ossatura originaria dell’Unimat, cioè la sua... linea somatica (come appare da un confronto con la fotografia di pag. 30 - n. 256), ma presenta non poche varianti nei particolari. Innanzitutto nelle quote fondamentali della macchina: la distanza massima fra le punte passa a 194 mm (175 nell’Unimat) e l’altezza delle punte sulle guide a 54 mm (36 nell’Unimat), consentendo perciò la lavorazione di pezzi notevolmente più grandi, sia in lunghezza (190 mm), sia in diametro (56 mm sul carrello, 110 sulle guide); le guide cilindriche del carrello, assai più robuste, consentono passate più profonde, notevolmente abbreviando i lavori di sgrossatura, che indubbiamente sono i meno interessanti; gli attacchi filettati della pinola e della contropunta sono M 14 x 1, anch’essi a vantaggio della robustezza; la regolazione della velocità è basata su tre trasmissioni meccaniche con diverso rapporto, entro ognuna delle quali la regolazione avviene per via - manco a dirlo - elettronica (campo delle possibili velocità spaziante da 20 a 2200 giri/min): soluzione indubbiamente assai più duttile e comoda di quella a cinghioli di gomma del mio Unimat (uno dei - pochissimi - punti deboli della mia macchinetta); il foro nella pinola consente un passaggio-barra del diametro di 10,2 mm (contro i 6,2 dell’Unimat); l’avanzamento longitudinale del carrello può avvenire tanto automaticamente, quanto manualmente; grazie all’avanzamento automatico, la macchina può eseguire anche le filettature, non possibili sul mio Unimat privo di avanzamento automatico. Della normale dotazione fanno parte: mandrino autocentrante a tre griffe, serie di ingranaggi per l’esecuzione di filettature, contropunta rotante, libretto di istruzioni. Ma c’è di più: gli impieghi della macchina vengono ampliati con la possibile aggiunta di un gruppo verticale fresatrice/trapano (come si vede nella fotografia a pagina 35), dotato di motorizzazione autonoma e stabilmente collocato con la base della propria colonna nell’apposito alloggiamento predisposto nel basamento del tornio. I dati fondamentali di questo gruppo sono: sbraccio 70 mm, altezza utile 126 mm, diametro della colonna 35 mm, attacco del mandrino M 14 x 1: situazione che consente il passaggio immediato dall’esercizio del tornio a quello della fresatrice e del trapano senza le manovre di smontaggio e rimontaggio necessarie con il mio Unimat, le quali, a lungo andare, diventano piuttosto noiose. Ma c’è ancora di più: mediante un complesso costituito da due motorini passo-passo, i loro supporti, i relativi cinghioli dentati, l’immancabile «software» e il collegamento con un PC («personal computer» = elaboratore di dati), anche se di caratteristiche assai modeste, si può passare al funzionamento automatico, nel quale, partendo da un disegno CAD eseguito con l’elaboratore, si ottiene la lavorazione automatica del pezzo. In poche parole, l’Unimat Basic si trasforma in una piccola macchina «a controllo numerico», limitatamente alle operazioni elementari di tornitura, ovviamente. Possibilità molto comoda quando si debbano costruire più pezzi identici. Ad esempio: avendo in corso di costruzione una locomotiva con sei ruote motrici del medesimo diametro, si potrà impostare la tornitura automatica di sei anelli di ottone, dai quali ricavare poi i cerchioni delle ruote. Che dire? meraviglie dell’elettronica! Fra gli accessori opzionali segnaliamo: mandrino a quattro griffe per la presa di pezzi quadrangolari o con forma irregolare (molto utile per i fermodellisti, che spesso si trovano (segue a pag. 35) 31