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RIVISITANDO
UN CAPOLAVORO
DI DONATELLO:
SAN GIOVANNI BATTISTA
COSÌ NASCE,
A CURA DI SELIM,
LA SCULTURA
IDEATA PER
IL PREMIO ROTONDI
ARCA DELLʼARTE
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Lo scultore Selim
con l’opera da lui creata
per il Premio Rotondi
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RIVISITANDO
UN CAPOLAVORO
DI DONATELLO:
SAN GIOVANNI BATTISTA
COSÌ NASCE,
A CURA DI SELIM,
LA SCULTURA
IDEATA PER
IL PREMIO ROTONDI
ARCA DELLʼARTE
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Questo opuscolo è stampato,
in tiratura limitata, in allegato
alla scultura appositamente ideata
e realizzata per i vincitori del
Premio Rotondi ai salvatori dellʼArte
[legge n. 111/2009]
Direttore responsabile
Salvatore Giannella
Testi
Selim Abdullah
Giovanna Rotondi Terminiello
Stampa
Montefeltro [agosto 2012]
Info
Comune di Sassocorvaro
tel. 0722 769015
[email protected]
www.arcaarte.it
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Sommario
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Rivisitazione del San Giovanni Battista
di Donatello: il destino di un incontro
di Selim Abdullah
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Quel capolavoro di Donatello nel diario di mio padre,
tra la Pala d’oro di San Marco
e il San Giorgio di Mantegna
di Giovanna Rotondi Terminiello
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Profilo biografico di Selim
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Bibliografia limitata alle esposizioni personali di Selim
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Estratti critici sull’opera di Selim
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Premio Rotondi 2012
bronzo
cm 29x17x9
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La rivisitazione del San Giovanni Battista
di Donatello: il destino di un incontro
di Selim Abdullah
Ricordo che all’Istituto di Belle Arti di Bagdad, negli anni in cui vi
studiavo, tra le varie copie di sculture antiche e moderne – grecoromane e italiane - che fungevano da modelli, c’era anche il busto
di Niccolò da Uzzano, uno dei capolavori di Donatello. Ho copiato
questo busto una decina di volte, affascinato dalla sua gran severità formale, e insieme attratto dalla sfida di riuscire ad assimilarne
le alte difficoltà compositive: fra cui la torsione del collo, i collegamenti anatomici dei muscoli, nonché lo scorrimento plastico della
superficie.
Appena conclusi gli studi, partii per Firenze per completare la mia
formazione. Quel fascino del primo incontro bagdadino con l’arte
di Donatello fu perciò presto seguìto dalla più ampia frequentazione fiorentina delle varie opere donatelliane, ed ebbe su di me un
effetto amplificatorio. Trovatomi finalmente al cospetto dell’eccezionale dovizia di sculture del grande Maestro, rimasi particolarmente colpito, fra le altre, dalla Maddalena: per la scarnificazione
del volto, per le vesti che scivolano via e per il complessivo senso
di drammaticità, nonché per quei particolari ritmi di luce e quei volumi che sono caratteristici di ogni sua opera.
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Ora, quasi un segno del destino, tra le opere salvate da Pasquale
Rotondi nel Montefeltro marchigiano, durante la Seconda guerra
mondiale, trovo il San Giovanni Battista dei Frari. Senza esitare ho
scelto una rivisitazione di quest’opera quale tema da proporre per
il Premio Rotondi. E ho voluto che la figura del Santo poggiasse su
una struttura a forma di tartaruga, a che rievochi la peculiare forma
della Rocca di Sassocorvaro dove (con il Palazzo dei Principi di
Carpegna) le opere d’arte minacciate avevano appunto potuto trovare un asilo momentaneo.
Così, con questa mia partecipazione alla realizzazione della scultura del Premio, mi si è offerta la grata possibilità di esprimere, oltre
al mio particolare omaggio all’opera di un grande Maestro lontano
nei secoli, il segno di profonda riconoscenza a chi ha consentito a opere e autori d’un tempo - di continuare a vivere e a incidere
sulle successive generazioni di artefici, ovunque nel mondo. Dacché ogni opera salvata, in virtù della sua restituita presenza, potrà
continuare ad agire, potrà continuare a essere fonte vitale di nuove
ispirazioni ed energie, di nuovi stimoli e sviluppi nell’arte.
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La Rocca di Sassocorvaro (fine sec. XV,
progetto dell’architetto Francesco di Giorgio Martini), che oltre mezzo secolo fa (con
il Palazzo dei Principi di Carpegna) ospitò i
principali capolavori dell’arte italiana portati
a salvamento grazie alla straordinaria impresa dell’allora Soprintendente di Urbino,
Pasquale Rotondi.
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Donato Bardi, detto il Donatello
San Giovanni Battista (1451 c.a)
Scultura lignea, policroma, cm 141
Venezia, Basilica di Santa Maria
Gloriosa dei Frari
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Quel capolavoro di Donatello nel diario di mio
padre, tra la Pala d’oro di San Marco
e il San Giorgio di Mantegna
di Giovanna Rotondi Terminiello
Nell'appunto manoscritto in cui Pasquale Rotondi elenca le opere
d'arte a suo giudizio più importanti tra quelle da lui salvate dai pericoli della Seconda guerra mondiale nella Rocca di Sassocorvaro
e nel Palazzo dei Principi di Carpegna, il San Giovanni Battista di
Donatello della chiesa dei Frari occupa una significativa seconda
posizione, preceduto dalla Pala d'oro di San Marco e seguito dal
San Giorgio di Mantegna. L'immagine fotografica del capolavoro,
insieme a quella di altre venticinque opere citate nell'elenco, è emblematicamente considerata da Rotondi “irrinunciabile” in caso di
pubblicazione del suo diario del salvataggio. Ed è infatti riprodotta,
come da sue indicazioni, nell'apposito inserto a colori che correda
il libro L'Arca dell'Arte nel quale Salvatore Giannella e Pier Damiano
Mandelli hanno ricostruito, grazie a quel diario, l'avventuroso salvataggio di cui Rotondi fu artefice.
Il San Giovanni Battista dei Frari, ricordato dal Vasari, è una statua in legno policromo, alta un metro e quarantuno centimetri, scolpita da Donatello probabilmente nel 1451, durante la sua
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permanenza nel Veneto, per i fiorentini residenti nella città lagunare. Per loro conto gli era stata commissionata da un certo “Petruzzo” che precedentemente, nel 1447, gli aveva affidato la
realizzazione di un altare (non eseguito) per una cappella laterale
della stessa chiesa dei Frari (cfr. Tutta la scultura di Donatello, a
cura di L. Grassi, Milano 1963, pp. 55 e 99, tav. 161A).
Nel 1457 lo scultore fiorentino, tornato in Toscana, affrontò di nuovo
il tema del Battista in un bronzo per il Duomo di Siena nel quale si
cimentò in una rappresentazione di ideale ancora ascetico che,
anni dopo, ispirerà anche un'altra statuetta di uguale soggetto, già
a Berlino, andata distrutta nel 1945 forse in seguito all'incendio
della torre antiaerea di Friedrichshafen.
La statua lignea dei Frari fu rimossa dalla sede di origine, da cui
mai era stata allontanata, solo in occasione del secondo conflitto
mondiale.
Simbolicamente quel viaggio di salvezza verso il Montefeltro è
stato rappresentato da Selim, nella sua rivisitazione del capolavoro
donatelliano, poggiando il Santo su una base ispirata, nella forma,
alla pianta a testuggine della Rocca di Francesco di Giorgio Martini, la cui struttura, in coerenza con l'ideazione planimetrica, si sviluppa in altezza articolandosi in cinque anelli concentrici
sovrapposti che la rendono simile ad “una nave con la prua volta
a mezzogiorno come se navigasse su flutti pietrificati” (cfr. R. Papini, Francesco di Giorgio Architetto, Firenze 1946, I, p. 172).
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Profilo biografico
Selim Abdullah è nato a Bagdad nel 1950. Compiuta la formazione
presso l’Istituto di Belle Arti di Bagdad, nel 1975 si trasferisce a Firenze per frequentare l’Accademia di Belle Arti, diplomandosi in
scultura nel 1979. In Toscana si svolgono le prime mostre personali.
Nel 1981 si stabilisce in Svizzera, nel Cantone Ticino (con lo studio
a Besazio). Nel 1989 soggiorna a Parigi alla Cité Internationale des
Arts. Dal 2006 vive e lavora fra Parigi e Lugano.
Partecipa a varie mostre personali e collettive, in gallerie e musei
di diverse città svizzere ed europee. Oltre a sculture di media e
piccola dimensione, l’artista realizza opere a carattere monumentale di pubblica fruizione; tra le altre: a Lugano (Attorcitura, 1991),
a Mendrisio (Figure stipanti,1996), a Arbil e a Suleimania – Iraq
(Omaggio al poeta Al Giwahiri), a Bellinzona (Figura, gabbia e
mappamondo, 1999), a Chiasso (Tempo in città: cinque figure
bronzee, 2005), a Genestrerio (portale in bronzo della Chiesa di St
Antonio restaurata da Mario Botta).
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Esposizioni personali
1979
1981
1985
1986
1987
1989
1991
1992
1993
1994
1997
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Galleria La Perla, Firenze
Palazzo Strozzi, Firenze
Galleria Le Colonnine, Firenze
Galleria del Mosaico, Chiasso (CH)
Galleria Pro Arte, Lugano (CH)
Galleria am Züriberg, Zurigo (CH)
Galleria Verena Müller, Berna (CH)
Galleria Steiner, Zurigo (CH)
Cité Internationale des Arts, Parigi (F)
Museo Epper, Ascona (CH)
Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea,
Palazzo dei Diamanti, Ferrara
Castello di Castelgrande, Bellinzona (CH)
Galleria d’Arte del Bambaia, Busto Arsizio
Galleria Kara, Ginevra (CH)
Galleria Mecenate, Lucera
Galleria Koenart, Watou (B)
Galleria Matasci, Tenero (CH)
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1999
2001
2002
2003
2006
2010
2011
2012
Galleria Devoto, Genova
Spazio-Teatro, Chiasso (CH)
Palazzo di Villa Rufolo, Ravello
Centro Culturale Svizzero, Milano
Museo d’Arte, Mendrisio (CH)
Galleria d’Arte del Bambaia, Busto Arsizio
Galleria d’Arte del Bambaia, Busto Arsizio
Museoteatro della Commenda di Prè, Genova
Matasci Arte, Tenero (CH)
Museo Archeologico, Finale Ligure
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Bibliografia limitata alle esposizioni personali
Giovanni LOMBARDI, testo in catalogo, Palazzo Strozzi, Firenze,
1979.
Gianluca CASANUOVI, testo in catalogo, Galleria Le Colonnine,
Firenze, 1980.
Gino MACCONI, in Selim Abdullah, Selim Abdullah, Galleria del
Mosaico, Chiasso, 1982.
Jean SOLDINI, in Selim Abdullah, Disegni e tecniche miste (198283), Galleria l’Immagine, Mendrisio, 1983.
Mario DE MICHELI, in Selim Abdullah, Sculture e disegni (1983-85),
Galleria Pro Arte, Lugano, 1985.
Conradin WOLF, testo in catalogo, Galerie am Züriberg, Zürich,
1986.
Gianfranco BRUNO, in Selim Abdullah, Disegni e sculture, Quaderni
di Biolda di Tesserete, Biolda di Tesserete, 1988.
Pietro BELLASI - Simone SOLDINI, in Selim Abdullah, Sculture e disegni, Museo Epper, Ascona, 1991.
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Gianfranco BRUNO, in Selim Abdullah, Sculture e disegni, Palazzo
dei Diamanti, Ferrara, 1992.
Claudio CERRITELLI, Intrigo della figura, il corpo della scultura, in
Selim Abdullah, Sculture e disegni (1990-92), Galleria Bambaia,
Busto Arsizio, 1993.
Matteo BIANCHI, Lingue e titoli di Selim: ‘dalle ceneri’ - Piero DEL
GIUDICE, Qualità della materia e dello spazio in Selim Abdullah Claudio CERRITELLI, Dialogo con Selim Abdullah, in Selim Abdullah,
Sculture e disegni, Castelgrande di Bellinzona, Bellinzona, 1993.
Rudy CHIAPPINI, in Selim Abdullah, Sculptures et Dessins, Galerie
Kara, Genève, 1994.
Mario DE MICHELI, Le spoglie d’Oriente, in Selim Abdullah,Opere
recenti, Galleria La Colomba, Lugano, 1994.
Massimo BIGNARDI, Le “carte” di Selim, Galleria Mecenate, Lucera,
1997.
Simone SOLDINI, Gesprekken met Selim Abdullah, in Selim Abdullah, Selim Abdullah, Galleria Koenart, Watou (Belgio) 1997.
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Giovanni POZZI, Per Selim Abdullah - Sylvio ACATOS, Tout doit revenir à la terre - Peter F. ALTHAUS, Selim Abdullah, in Selim Abdullah,
Opere (1994-97), Galleria Matasci, Tenero, 1997.
Giorgio GRILLO, Tracce, in Selim Abdullah, Sculture e disegni, Galleria Devoto, Genova, 1999.
Sylvio ACATOS, Le temps de la forme humaine - Massimo BIGNARDI,
Nel corpo di Arcadio - Domenico LUCCHINI, Tra visibile e invisibile.
La scultura (e la pittura) come simulacro, in Selim Abdullah, Terre
e città si perdono lontano, Spazî Cinema-Teatro, Chiasso, 2001.
Massimo BIGNARDI, Una sagoma nascosta nella memoria, in Selim
Abdullah, Luoghi ritrovati, Villa Rufolo, Ravello (Salerno), 2002.
ADONIS, Scolpire il corpo del mondo - Paolo DI STEFANO, La terra
che si accende. Cose e frasi rubate nell’atelier di Selim - Simone
SOLDINI, Attorno all’opera di Selim - Giovanni CURATOLA, Selim, Pellegrino dei Classici, Museo d’Arte di Mendrisio, Mendrisio, 2003.
Oliviero BERNASCONI, Io sono la porta - Mario BOTTA, La porta bronzea di Selim Abdullah per la Chiesa di Genestrerio - Giovanni CURATOLA, Del “quarto vuoto”, ovvero il tempo del deserto - Giovanna
ROTONDI TERMINIELLO, B. Antonio Ab. dicatum: segno e forma in
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un’iconografia sacra, in La porta bronzea di Selim Abdullah per la
Chiesa di Genestrerio, Silvana Editoriale, Milano, 2009.
Giovanna ROTONDI TERMINIELLO, Il dinamismo della materia nei disegni di Selim Abdullah - Fanny DURGEON, La poésie de la matière,
in Selim Abdullah, Questa terra, Silvana Editoriale, Milano, 2011.
Giovanna ROTONDI TERMINIELLO, Premessa per i visitatori (e non solo)
- Gianfranco BRUNO, Come andar per mare … - Mario MARCENARO,
La Commenda di Prè e la mostra di Selim, in Selim Abdullah, Come
andar per mare pieno di pesci (Museo-Teatro della Commenda di
Prè, Genova), Silvana Editoriale, Milano, 2011.
Giovanni MURIALDO, Selim al Museo Archeologico del Finale - Giovanna ROTONDI TERMINIELLO, Selim: il tempo della materia (Museo
Archelogico di Finale Ligure), Silvana Editoriale, Milano, 2012.
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Estratti critici sullʼopera di Selim
(dai Cataloghi delle esposizioni personali)
ell’arte di Selim coesistono una dinamica vitale, che costituisce la
vera forza della sua scultura, ragioni della vita e ragioni del linguaggio. Con ciò voglio dire che nella ricerca di Selim è completamente assente il formalismo e, come accade per ogni espressione
che sia assolutamente vera, non c’è scultura che non possa essere intesa rapportandola a quell’iniziale coacervo di esperienze dalle quali
scaturisce la spinta dell’artista a dare forma plastica alle proprie emozioni. Insieme non c’è scultura che non affermi l’inevitabile distanza
che separa l’espressione dai motivi che l’hanno generata, come se il
nucleo potente di quell’iniziale spinta vivesse in tutta l’opera, ed essa
nascesse da quello, assumendo poi via via connotati che rivelano i
mutamenti dello spirito, il variare del giudizio, il prorompere di rabbia
o tenerezza, ma ingabbiati, distesi e chiariti dentro un’altra storia.
GIANFRANCO BRUNO, 1992
N
ella figura [creata da Selim] vibrano forze misteriose e la sua strutturazione impara dai luoghi e dalla sapienza architetturale della
sua cultura, ma tutto questo è sottoposto alla prova dell’oggi e del
mutato, dell’esperienza e dell’impossibilità di sottrarsi a uno spazio e
a un tempo. Le sue figure non si riferiscono all’eternità; esse vogliono
N
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essere liberate non dalla mortalità, ma da una storicità, da uno spazio-tempo che le depaupera e le violenta; è questo crinale tra funzione sacra e convenzione laica, tra immemoriale e storia, la
peculiarità di questa scultura, la novità di questo artista. Ed è solo in
quanto le figure non sono mezzo di espressione di un individuo rappresentato, ma invece figure collettive, cariche di vicenda e riferimenti
comunitarî, che assumono una sicura solennità.
PIERO DEL GIUDICE, 1993
uardo le sculture di Selim: un incontro forte e imponente d’immagini, che riassume la sua storia e la nostra. Non c’è nulla di privato
o d’intimistico nelle forme a cui dà vita. Ciò ch’egli racconta con tremenda plasticità: la vicenda degli uomini di fronte al loro destino. Non
ho timore a pronunciare tale giudizio. Anni fa, avevo già avuto un rapporto con le sue opere e il sentimento che mi avevano comunicato non
era diverso. Oggi, egli è cresciuto su se stesso, ha preso un accento più
profondo, un’impronta più risoluta, ma ne resta uguale il senso: è sempre un Selim che agisce nello spazio delle metafore umane, anche se
ormai con più densa sostanza, con più cosciente persuasione interiore.
MARIO DE MICHELI, 2004
G
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a sia che Selim, per concretizzare la sua realtà interiore, si
serva di una definizione strutturale elaborata, sia che si confidi alla potenzialità espressiva del corpo, ciò che resta fondamentale in lui è la pienezza dell’invenzione, la sua preziosa
autonomia messa in evidenza da un legame mai interrotto con il
quotidiano. Il suo rapporto con la scultura costituisce, di conseguenza, l’identificazione definitiva e totale con una vitalità linguistica: la cui sostanza storica stratificata, problematica ed
esistenziale, non si risolve né si arena in formule, ma diviene essa
stessa forma della coscienza, della sua possibilità e consapevolezza di essere prima ancora di manifestarsi.
RUDY CHIAPPINI, 1994
M
aratteristica del suo operare è la capacità di variazione su un
medesimo tema, che lo porta a soluzioni assai diversificate, pur
lasciando immutato un vocabolario di base. Continuità a varietà ricorrono parallelamente all’interno della sua opera.
SIMONE SOLDINI, 2003
C
’artista Selim racconta la sua Odissea, non necessariamente il
dramma, la commovente partecipazione agli eventi, bensì il suo
essere testimone, cioè chi ha visto e vede, chi ha conosciuto e vuole
conoscere, insomma un nuovo navigatore.
MASSIMO BIGNARDI, 2001
L
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ui rilievi [del portale della Chiesa di Genestrerio, creato da Selim]
scorrono descrizioni di eventi e metafore di storie solo apparentemente lontani dal nostro tempo. Questa porta-soglia s’interroga
sull’enigma che regge le due realtà di uno spazio infinito esterno
che si trasforma in una condizione finita all’interno. […] Vi è in questo lavoro tutta la semplicità, il candore, le intuizioni e la bravura dello
scultore: la devozione popolare si è fatta immagine.
MARIO BOTTA, 2009
S
el foglio, le immagini non si trovano più al centro ma in posizione
laterale superiore o inferiore (spesso ne lambiscono i margini)
secondo un rapporto di pieni-vuoti nel quale il vuoto è sempre vincente. In tale entità spaziale i tracciati grafici, sempre asimmetrici,
navigano liberamente sviluppandosi in andamento obliquo come comete che attraversano lo spazio cosmico, fluttuando come nuvole di
passaggio, sprizzando energia come masse di materia cosmica in
perenne trasformazione.
GIOVANNA ROTONDI TERMINIELLO, 2011
N
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[…] Ora, quasi un segno del destino, tra le opere salvate da Pasquale Rotondi trovo il San Giovanni Battista dei Frari. Senza esitare
ho scelto una rivisitazione di quest’opera quale tema da proporre per
il Premio Rotondi. E ho voluto che la figura del Santo poggiasse su
una struttura a forma di tartaruga, a che rievochi la peculiare forma
della Rocca di Sassocorvaro dove le opere d’arte minacciate avevano appunto potuto trovare un asilo momentaneo. […]
Selim Abdullah
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