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Sabato 25 settembre 2010
TARANTO
CORRIERE DEL GIORNO
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LE ARRINGHE Ieri in Appello, udienza fiume dedicata alle ultime discussioni dei difensori
Coppi: l'ex sindaco Di Bello
non falsificò i bilanci comunali
di ANNALISA LATARTARA
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Non fu una scelta politica
ma tecnica quella di non inserire nel consuntivo i debiti
con le municipalizzate.
«Quei debiti non potevano
essere inseriti perchè non
era stata avviata la procedura
di riconoscimento dal Consiglio Comunale. Quindi i bilanci comunali degli anni
2001-2005 non furono falsificati». E' questa in sintesi la
tesi dei difensori che hanno
tentato di demolire la sentenza di condanna emessa in
primo grado nei confronti di
nove imputati.
Nell'udienza di ieri hanno
tenuto banco le ultime discussioni della difesa. Arringhe dai toni pacati ma decisi
e stoccate all'accusa e al verdetto di primo grado. Il professor Franco Coppi, legale
dell'ex sindaco Rossana Di
Bello ha definito «una costruzione bizantina la sentenza di primo grado» emessa dal giudice monocratico
del Tribunale di Taranto
Martino Rosati. «Sicuramente è stata scritta da un magistrato colto. Ci sono delle
belle pagine di diritto che
non c'entrano nulla col thema decidendum che era ben
delimitato. Il processo va ricondotto nei suoi confini».
All'ex primo cittadino, come agli altri imputati, viene
contestata una condotta
omissiva finalizzata ad “aggiustare” i conti mascherando i debiti nei confronti dell'Amat per circa 40 miliardi
delle vecchie lire (e un credito di oltre 8 miliardi e mezzo) e dell'Amiu pari a 25 miliardi e 310 milioni (anche
questi di vecchie lire) e inserendo crediti inesigibili. «Le
legge - è stata in sostanza la
tesi difensiva - non prevede
un obbligo per il sindaco di
inserire quei debiti nel conto
consuntivo. Quindi mancano
i presupposti giuridici per
contestare il falso come condotta omissiva». E comunque, ha sottolineato il professor Coppi: «L'attività posta in
LA
DISCUSSIONE
Il prof. Coppi (a
sinistra)
durante l'arringa
e l'avvocato
Marseglia.
Sotto, da
sinistra il prof.
Coppi con l'avv.
Pietro Relleva e
con un gruppo
di legali. A
destra,
l'avvocato Raffo
(A. Ingenito)
essere dal sindaco non era finalizzata a rappresentare
un'altra realtà finanziaria ai
cittadini ma quei debiti non
potevano e non dovevano essere inseriti nel consuntivo
perchè la procedura di riconoscimento non era stata av-
viata. Non ci sono stati dunque una volontà politica e
quindi un disegno per tenerli
nascosti».
Prima di concludere con la
richiesta di assoluzione,
«perchè il fatto non sussiste
o perchè il fatto non è pre-
La presenza del “prof” richiama
in aula tanti giovani avvocati
E' UN professore anche in un'aula di un palazzo di giustizia,
non soltanto in quella di una università. Questo si è notato subito. La prima arringa del professor Coppi nel foro ionico ha richiamato numerosi avvocati, soprattutto giovani, che hanno seguito con interesse l'udienza di ieri in Corte d'Appello. Il difensore dell'ex sindaco Rossana Di Bello, docente di Istituzioni di
diritto penale all'Università La Sapienza di Roma, esperto di reati
contro la pubblica amministrazione, 70 anni, è ormai prossimo
alla pensione. Lo ha sottolineato anche ieri. Prima di cominciare
la sua arringa, il professor Coppi ha sfoderato un gesto di cortesia: «Porgo un saluto alla Corte e ai colleghi di questo foro
perchè è per la prima volta discuto una causa qui a Taranto». Ha
detto che continuerà a svolgere la professione forense quando
lascerà l'università: «Mi resta un ultimo mese di attività accademica. Poi andrò in pensione ma non resterà certo in pantofole
davanti alla televisione».
Il professor Coppi è noto soprattutto per i clienti che assiste,
come l'ex presidente del Consiglio Giulio Andreotti, l'ex governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio e Denis Verdini, banchiere e coordinatore del Pdl coinvolto in vari casi giudiziari.
visto dalla legge come reato»,
il difensore ha aperto una
breve parentesi sulle vicende
giudiziarie dell'ex sindaco:
«Considerando i guai che le
sono capitati, forse la dottoressa Di Bello avrebbe fatto
meglio a fare la biologa».
L'altro difensore, l'avvocato Nicola Marseglia ha definito la sentenza di primo grado «monumentale nella sua
in giu st izi a»
emessa «in
un periodo
in cui saltavano fuori altre inchieste
e che risentiva quindi di
una certa
pressione
ambientale».
Sulla mancanza dei presupposti tecnici per inserire
quei debiti in bilancio ha battuto molto anche l'avvocato
Antonio Raffo che difende
l'ex vicesindaco Michele
Tucci, insieme all'avvocato
Fr a n c e s c o P a o l o S i s t o .
«Neanche Tucci deve rispondere di falso», secondo il suo
avvocato, poichè «poche settimane dopo il suo insediamento, avvenuto a febbraio
del 2003, adottò un atto di indirizzo per razionalizzare e
contenere le spese che fu inviato il 5 marzo 2003 a tutti i
dirigenti di settore, al collegio dei revisori, agli assessori,
al Nucleo di valutazione perchè provvedessero a contenere la spesa. Si tratta di
un'attività
incompatibile con l'accusa di accordo
con dirigenti
e revisori».
A na l o gh e
le argomentazioni dell'avvocato
Antonio Altamura, legale di uno dei revisori dei conti dell'epoca,
Carlo Aprile, il quale ha difeso la legittimità dell'operato del suo assistito. «Il Consiglio Comunale era a conoscenza della situazione debitoria nei confronti delle municipalizzate -ha sottolineato- quindi avrebbe potuto
trarre le sue valutazioni sula
procedura di riconoscimento
necessaria per l'inserimento
LA SENTENZA
È PREVISTA
IL PROSSIMO
OTTO OTTOBRE
dei debiti in bilancio».
Il presidente della Corte
Antonio Marsano ha aggiornato l'udienza al prossimo
otto ottobre per le repliche
dell'accusa e per la sentenza.
I pg Ciro Saltalamacchia e
Antonella Montanaro hanno
chiesto la conferma quasi in
toto del verdetto di primo
grado, formulando le richieste di condanna a due anni e
mezzo di reclusione per Di
Bello e Luigi Lubelli (in primo grado erano stati condannati a tre anni). Tucci rischia
invece due anni (sei mesi in
meno). I revisori dei conti
Carlo Aprile e Vincenzina Cilio, un anno (quattro mesi in
meno). L'accusa ha chiesto,
invece, il “non doversi procedere” per prescrizione nei
confronti di Mauro Ingrosso
(un anno in primo grado) e la
conferma della pena di un
anno e due mesi per gli altri
revisori dei conti, Osvaldo
Negro, Eugenia Carelli e Cosimo Orlando. Sulle tesi di
accusa e difesa pronuncerà
l'ultima parola la Corte fra
due settimane.
SCATTI.
.TRE
L:5.7928cm A:3.5nmod
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