2 Sabato 25 settembre 2010 TARANTO CORRIERE DEL GIORNO Redazione Cronaca: tel. 099 4553218/214/211 Email: [email protected] LE ARRINGHE Ieri in Appello, udienza fiume dedicata alle ultime discussioni dei difensori Coppi: l'ex sindaco Di Bello non falsificò i bilanci comunali di ANNALISA LATARTARA [email protected] Non fu una scelta politica ma tecnica quella di non inserire nel consuntivo i debiti con le municipalizzate. «Quei debiti non potevano essere inseriti perchè non era stata avviata la procedura di riconoscimento dal Consiglio Comunale. Quindi i bilanci comunali degli anni 2001-2005 non furono falsificati». E' questa in sintesi la tesi dei difensori che hanno tentato di demolire la sentenza di condanna emessa in primo grado nei confronti di nove imputati. Nell'udienza di ieri hanno tenuto banco le ultime discussioni della difesa. Arringhe dai toni pacati ma decisi e stoccate all'accusa e al verdetto di primo grado. Il professor Franco Coppi, legale dell'ex sindaco Rossana Di Bello ha definito «una costruzione bizantina la sentenza di primo grado» emessa dal giudice monocratico del Tribunale di Taranto Martino Rosati. «Sicuramente è stata scritta da un magistrato colto. Ci sono delle belle pagine di diritto che non c'entrano nulla col thema decidendum che era ben delimitato. Il processo va ricondotto nei suoi confini». All'ex primo cittadino, come agli altri imputati, viene contestata una condotta omissiva finalizzata ad “aggiustare” i conti mascherando i debiti nei confronti dell'Amat per circa 40 miliardi delle vecchie lire (e un credito di oltre 8 miliardi e mezzo) e dell'Amiu pari a 25 miliardi e 310 milioni (anche questi di vecchie lire) e inserendo crediti inesigibili. «Le legge - è stata in sostanza la tesi difensiva - non prevede un obbligo per il sindaco di inserire quei debiti nel conto consuntivo. Quindi mancano i presupposti giuridici per contestare il falso come condotta omissiva». E comunque, ha sottolineato il professor Coppi: «L'attività posta in LA DISCUSSIONE Il prof. Coppi (a sinistra) durante l'arringa e l'avvocato Marseglia. Sotto, da sinistra il prof. Coppi con l'avv. Pietro Relleva e con un gruppo di legali. A destra, l'avvocato Raffo (A. Ingenito) essere dal sindaco non era finalizzata a rappresentare un'altra realtà finanziaria ai cittadini ma quei debiti non potevano e non dovevano essere inseriti nel consuntivo perchè la procedura di riconoscimento non era stata av- viata. Non ci sono stati dunque una volontà politica e quindi un disegno per tenerli nascosti». Prima di concludere con la richiesta di assoluzione, «perchè il fatto non sussiste o perchè il fatto non è pre- La presenza del “prof” richiama in aula tanti giovani avvocati E' UN professore anche in un'aula di un palazzo di giustizia, non soltanto in quella di una università. Questo si è notato subito. La prima arringa del professor Coppi nel foro ionico ha richiamato numerosi avvocati, soprattutto giovani, che hanno seguito con interesse l'udienza di ieri in Corte d'Appello. Il difensore dell'ex sindaco Rossana Di Bello, docente di Istituzioni di diritto penale all'Università La Sapienza di Roma, esperto di reati contro la pubblica amministrazione, 70 anni, è ormai prossimo alla pensione. Lo ha sottolineato anche ieri. Prima di cominciare la sua arringa, il professor Coppi ha sfoderato un gesto di cortesia: «Porgo un saluto alla Corte e ai colleghi di questo foro perchè è per la prima volta discuto una causa qui a Taranto». Ha detto che continuerà a svolgere la professione forense quando lascerà l'università: «Mi resta un ultimo mese di attività accademica. Poi andrò in pensione ma non resterà certo in pantofole davanti alla televisione». Il professor Coppi è noto soprattutto per i clienti che assiste, come l'ex presidente del Consiglio Giulio Andreotti, l'ex governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio e Denis Verdini, banchiere e coordinatore del Pdl coinvolto in vari casi giudiziari. visto dalla legge come reato», il difensore ha aperto una breve parentesi sulle vicende giudiziarie dell'ex sindaco: «Considerando i guai che le sono capitati, forse la dottoressa Di Bello avrebbe fatto meglio a fare la biologa». L'altro difensore, l'avvocato Nicola Marseglia ha definito la sentenza di primo grado «monumentale nella sua in giu st izi a» emessa «in un periodo in cui saltavano fuori altre inchieste e che risentiva quindi di una certa pressione ambientale». Sulla mancanza dei presupposti tecnici per inserire quei debiti in bilancio ha battuto molto anche l'avvocato Antonio Raffo che difende l'ex vicesindaco Michele Tucci, insieme all'avvocato Fr a n c e s c o P a o l o S i s t o . «Neanche Tucci deve rispondere di falso», secondo il suo avvocato, poichè «poche settimane dopo il suo insediamento, avvenuto a febbraio del 2003, adottò un atto di indirizzo per razionalizzare e contenere le spese che fu inviato il 5 marzo 2003 a tutti i dirigenti di settore, al collegio dei revisori, agli assessori, al Nucleo di valutazione perchè provvedessero a contenere la spesa. Si tratta di un'attività incompatibile con l'accusa di accordo con dirigenti e revisori». A na l o gh e le argomentazioni dell'avvocato Antonio Altamura, legale di uno dei revisori dei conti dell'epoca, Carlo Aprile, il quale ha difeso la legittimità dell'operato del suo assistito. «Il Consiglio Comunale era a conoscenza della situazione debitoria nei confronti delle municipalizzate -ha sottolineato- quindi avrebbe potuto trarre le sue valutazioni sula procedura di riconoscimento necessaria per l'inserimento LA SENTENZA È PREVISTA IL PROSSIMO OTTO OTTOBRE dei debiti in bilancio». Il presidente della Corte Antonio Marsano ha aggiornato l'udienza al prossimo otto ottobre per le repliche dell'accusa e per la sentenza. I pg Ciro Saltalamacchia e Antonella Montanaro hanno chiesto la conferma quasi in toto del verdetto di primo grado, formulando le richieste di condanna a due anni e mezzo di reclusione per Di Bello e Luigi Lubelli (in primo grado erano stati condannati a tre anni). Tucci rischia invece due anni (sei mesi in meno). I revisori dei conti Carlo Aprile e Vincenzina Cilio, un anno (quattro mesi in meno). L'accusa ha chiesto, invece, il “non doversi procedere” per prescrizione nei confronti di Mauro Ingrosso (un anno in primo grado) e la conferma della pena di un anno e due mesi per gli altri revisori dei conti, Osvaldo Negro, Eugenia Carelli e Cosimo Orlando. Sulle tesi di accusa e difesa pronuncerà l'ultima parola la Corte fra due settimane. SCATTI. .TRE L:5.7928cm A:3.5nmod