IL GIORNALE ITALIANO DI CARDIOLOGIA INVASIVA N. 4 • 2011 INSUCCESSI, COMPLICANZE E RELATIVO TRATTAMENTO Francesco Maisano, Paolo Denti, Maurizio Taramasso, Micaela Cioni, Nicola Buzzatti, Irina Arendar, Ottavio Alfieri, Giovanni La Canna, Antonio Colombo Dipartimento Cardio-Toraco-Vascolare, Ospedale San Raffaele, Milano Il trattamento standard dell’insufficienza mitralica (IM) severa sintomatica è la terapia chirurgica(1). La MitraClip (Abbott Vascular Inc. Menlo Park, CA, USA), è una metodica transcatetere alternativa alla chirurgia per il trattamento di pazienti ad alto rischio affetti da IM degenerativa o funzionale. La metodica prevede l’impianto di una clip metallica ricoperta di Dacron per via percutanea. Il trattamento con MitraClip è stato confrontato alla terapia chirurgica nello studio randomizzato Endovascular Valve Edge-to-Edge REpair Study (EVEREST)(2). Lo studio ha dimostrato che, rispetto al trattamento endovascolare, la chirurgia è associata a maggiore efficacia emodinamica (riduzione del grado di IM) ma al prezzo di una più alta incidenza di eventi avversi periprocedurali. Il vantaggioso profilo di rischio dell’intervento endovascolare ha favorito la diffusione della terapia con MitraClip in pazienti a rischio chirurgico elevato o inoperabili. Tuttavia, la procedura di impianto di MitraClip si può associare a complicanze periprocedurali che richiedono pronta diagnosi e adeguato trattamento. Una lista di potenziali complicanze associate alla procedura sono riportate in Tabella I. Nella presente trattazione verranno inoltre presentati alcuni casi clinici esemplificativi delle complicanze descritte. Le complicanze riportate in Letteratura Lo studio EVEREST(2) ha riportato un’incidenza globale di eventi avversi a 30 giorni del 15% (27 su 180 pazien- ti) cosi suddivisi: 2 (1%) pazienti deceduti prima della dimissione, 4 casi di chirurgia emergente o urgente (2%), 2 casi di stroke (1%), un caso di insufficienza renale (0,5%), 2 casi di emorragia gastrointestinale che ha richiesto intervento chirurgico (1%), 2 casi di fibrilTABELLA I Complicanze vascolari • ematoma e altre lesioni vascolari venose; • pseudoaneurisma arterioso; • tromboflebite. Complicanze della puntura transettale e dell’inserimento del sistema di rilascio • • • • perforazione aorta, atrio sinistro, auricola; emopericardio/tamponamento cardiaco; mobilizzazione di elettrocatetere; lacerazione del setto/difetto interatriale residuo. Complicanze relative all’impianto di MitraClip • • • • • • lacerazione dei lembi o di corde tendinee; incarceramento della clip; distacco parziale della clip; embolizzazione della clip; distorsione della valvola; stenosi mitralica. Complicanze generiche relative alla procedura • • • • • sindrome da bassa gittata periprocedurale; endocardite; stroke; embolia polmonare; complicanze relative all’impianto dell’anestesia generale e monitoraggio; • esposizione radiologica; • patologia da mezzo di contrasto. Indirizzo per la corrispondenza: Francesco Maisano Cardiochirurgia - Ospedale San Raffaele - Via Olgettina, 60 - 20132 Milano Tel +39 02 26437111 - Fax +39 02 26437125 Email: [email protected] 36 INSUCCESSI, COMPLICANZE lazione atriale e 24 casi di trasfusione (13%). Franzen et al.(3), in una casistica su 51 pazienti ad alto rischio, hanno riportato un’incidenza del 3,9% di distacco parziale di clip (tutte accadute in pazienti con controindicazioni anatomiche secondo i criteri EVEREST), del 3,9% di lesioni valvolari (rottura cordale), del 3,9% di ematomi controlaterali (secondari a puntura arteriosa), del 2% di emorragie gastriche, del 3,9% di polmonite. Nessun paziente ha avuto stroke e nessun paziente ha necessitato di intervento chirurgico in emergenza. In un paziente è stato necessario ripetere la procedura. Tamburino et al.(4) hanno riportato un’incidenza di 2 (6,4%) eventi avversi in una casistica di 31 pazienti ad alto rischio: un caso di insufficienza renale e un tamponamento cardiaco intraprocedurale. Pleger et al.(5) hanno riportato le complicanze in una serie di 51 pazienti a rischio molto elevato (STS-score medio 24): un caso (3%) di sanguinamento dell’accesso venoso che ha necessitato di trasfusioni, un caso (3%) di ventilazione artificiale prolungata, due casi di formazione di coaguli in atrio sinistro (6%) e un caso di delirio postoperatorio, ma nessun caso di mortalità ospedaliera o necessità di chirurgia emergente/urgente. Complicanze relative all’accesso vascolare La puntura venosa femorale è generalmente considerata una manovra a basso rischio, tuttavia si può associare a complicanze non sottovalutabili, soprattutto in considerazione delle dimensioni del sistema di rilascio. La procedura prevede l’inserimento di un sistema di rilascio di dimensione 24F a livello dell’accesso vascolare e 22F a livello dell’attraversamento del setto interatriale. Nella nostra esperienza abbiamo osservato un caso di sanguinamento arterioso da puntura venosa. Una puntura bassa a circa 5 cm dal ligamento inguinale è consigliabile in quanto si riduce il rischio di puntura arteriosa in regione non comprimibile. Inoltre, specie nei pazienti obesi, è consigliabile eseguire la puntura sotto guida radiologica, medialmente alla testa del femore. Una volta ottenuto l’accesso, è opportuno incidere la cute in modo da ridurre il rischio di eccessiva frizione e conseguente kinking della guida metallica durante l’inserimento del catetere guida (24F). Per la stessa ragione è consigliato l’uso di guide di supporto come la E RELATIVO TRATTAMENTO guida Amplatz Super Stiff per evitare lesioni vascolari e del setto interatriale durante l’avanzamento del sistema. La chiusura dell’accesso venoso può essere effettuata con sistema di chiusura Prostar (prechiusura), o mediante borsa di tabacco cutanea. Complicanze relative alla puntura transettale La puntura transettale per l’impianto di MitraClip viene eseguita in posizione superiore e posteriore della fossa ovale per consentire una sufficiente distanza fra il punto di passaggio transettale e l’anello mitralico e per garantire la coassialità del sistema di rilascio rispetto all’asse lungo del cuore. La puntura posteriore si può associare a perforazione se eseguita oltre i confini della fossa ovale. La perforazione si può anche verificare durante l’avanzamento dell’ago o la manipolazione della guida di supporto all’interno delle cavità cardiache. Nella nostra esperienza abbiamo osservato un tamponamento cardiaco intraprocedurale secondario a perforazione dell’auricola durante le manovre di avanzamento del catetere guida. Il rischio di lesioni è mitigato dall’uso della guida ecografica(6) e dalla diligente manipolazione dei cateteri e delle guide durante l’avanzamento dei dispositivi nelle cavità. Per evitare lesioni, dopo la puntura transettale, è consigliabile posizionare la guida di supporto nella vena polmonare superiore sinistra, o in alternativa in atrio sinistro (confezionando un ampio loop sulla guida). L’attraversamento del catetere guida transettale deve essere eseguito accuratamente sotto guida ecografica (short-axis at the base), evitando le spinte smodate, e attendendo che il dilatatore idrofilico avanzi spontaneamente ed entri in atrio sinistro. L’uso di forza eccessiva durante questa fase può determinare lacerazione del setto interatriale o lesioni delle camere sinistre. Complicazioni relative all’impianto della MitraClip L’impianto di MitraClip prevede una serie di manovre standardizzate: allineamento del catetere all’asse lungo del cuore, in corrispondenza del jet di rigurgito, apertura della clip e orientamento dei bracci della clip perpendicolare rispetto alla rima di coaptazione, attraversamento 37 IL GIORNALE ITALIANO DI CARDIOLOGIA INVASIVA della valvola, cattura dei lembi mediante retrazione del delivery system, chiusura della clip e rilascio. La complicanza più comune è l’incarceramento della clip nell’apparato sottovalvolare. Questa complicanza è comunemente dovuta ad un imperfetto allineamento del sistema di rilascio e a conseguente traiettoria trasversale della clip durante l’attraversamento della valvola. La MitraClip viene utilizzata per trattare valvole insufficienti in cui l’origine del jet è centrale, in una zona priva di corde. Al contrario, la regione commissurale è ricca di corde, e l’inserimento anche temporaneo della clip con i bracci aperti in questa regione si può associare con incarceramento. L’incarceramento è anche conseguenza di rotazioni della clip quando questa è gia avanzata in ventricolo. Infine può verificarsi quando, a causa di una puntura anteriore, la clip tende ad avere una traiettoria posteriore. In caso di incarceramento, la clip viene aperta completamente fino a invertire i bracci, e retratta lentamente fino a liberarla dall’apparato sottovalvolare. Caso 1: incarceramento della clip Una donna di 78 anni già operata di sostituzione dell’aorta ascendente, giunge alla nostra attenzione per IM severa da prolasso/flail dello scallop centrale del lembo posteriore (P2) con moderata ipertensione polmonare (PAPs 50 mmHg) e FE 64%. In considerazione dell’elevato rischio del reintervento cardiochirurgico e dell’età della paziente si era pianificata una procedura di MitraClip. Durante vari tentativi di posizionamento della clip il sistema è rimasto intrappolato nell’apparato sottovalvolare, con un peggioramento dell’IM ed un ulteriore aumento della pressione polmonare, per cui si procedeva a sostituzione della valvola con bioprotesi. Il decorso postoperatorio è stato complicato da sanguinamento che ha richiesto revisione chirurgica e da successiva revisione per mediastinite. La paziente è deceduta 9 giorni dopo la procedura per shock settico. La lacerazione di lembi o di corde è un evento relativamente raro e può essere secondario ad un incarceramento o ad una manipolazione con eccessiva forza del sistema di rilascio, particolarmente in fase di cattura. Il rischio è più elevato in pazienti con deficienza fibroelastica o in pazienti con patologia funzionale e severa restrizione del movimento dei lembi. 38 N. 4 • 2011 Raramente, in caso di lesioni organiche, è possibile ovviare mediante l’impianto di una clip a livello della lacerazione iatrogena. Non frequentemente, in caso di lesione iatrogena, si rende necessario un intervento riparativo o sostitutivo. Caso 2: lacerazione dei lembi valvolari Un paziente di 61 anni con IM severa funzionale secondaria a cardiomiopatia dilatativa con severa disfunzione ventricolare sinistra (FE 20%) è stato candidato ad impianto di MitraClip. La procedura è risultata difficoltosa per le scarse qualità delle immagini ecografiche. In particolare, in assenza di un’adeguata visione della cattura, si è usata una forza eccessiva durante il grasping, che ha probabilmente contribuito alla perforazione del lembo mitralico posteriore con necessità di immediata sostituzione valvolare mitralica con protesi meccanica. Il decorso postoperatorio è stato complicato da shock cardiogeno trattato con ECMO veno-venoso e supporto inotropo prolungato, con severo danno d’organo. Il lungo decorso postprocedurale ha necessitato di revisione sternale per mediastinite; il completo recupero funzionale e lo svezzamento dalla tracheostomia hanno richiesto circa 3 mesi. L’ecocardiogramma effettuato prima della dimissione documentava un normale funzionamento della protesi mitralica e un lieve recupero della funzione ventricolare sinistra (FE 31%). L’incidenza di distacchi parziali della clip da uno dei due lembi è circa del 3% (sul totale delle clip impiantate), mentre l’embolizzazione è evento assai raro (solo un caso riportato in tutta la casistica). In caso di distacco parziale, la clip rimane attaccata ad un solo lembo e la conseguenza più comune è l’IM recidiva, favorita anche dall’interferenza della clip staccata sulla coaptazione. Il distacco parziale della clip è prevenibile mediante un’accurata analisi dell’inserzione dei leaflet durante l’impianto e prima di rilasciare definitivamente la MitraClip. L’inserzione subottimale dei lembi si osserva più frequentemente in pazienti con anatomia valvolare oltre i criteri anatomici EVEREST, e più frequentemente nei pazienti con prolasso rispetto ai pazienti con IM funzionale. Nei pazienti con prolasso è importante verificare che la clip sia effettivamente impiantata sul margine libero del lembo e non su un gruppo cordale. Difetti di inserzione INSUCCESSI, COMPLICANZE si possono anche verificare in caso di impianto in prossimità di una subcommissura o in caso di impianto asimmetrico. In quest’ultimo caso, oltre al difetto di inserzione dei lembi, si osserva un aumento del grado di insufficienza durante la chiusura della clip. Caso 3: distacco parziale di clip Uomo di 26 anni, affetto da sindrome di Loeys Dietz (caratterizzata nel soggetto da pectus excavatum, IRC ed aneurismi aortici con dissezione), sottoposto a plurimi interventi (’94 chiusura dotto di Botallo, ’05 David operation, ’09 endoprotesi in aorta discendente per dissezione, ’09 duplice endoprotesi aorta addominale con residuo endoleak in fase aneurismatica, in attesa di intervento non dilazionabile), noto per IM severa con segni di deterioramento funzionale del ventricolo sinistro (DTD 59 mm, DTS 39, FE 52%), sintomatico (NYHA II) in RS. Dopo numerosi tentativi di riposizionamento, sono state impiantate due clip con insufficienza residua lieve, con due orifizi di rigurgito, ai lati delle clip. Estubato dopo 2h, rimasto in terapia intensiva <24h, è stato dimesso al domicilio in 3ª giornata. Al controllo ecocardiografico predimissione riscontro di disinserzione della clip laterale con residuo ancoraggio al lembo posteriore ed insufficienza residua di grado medio (3+). Il reperto rimasto stabile a successivi controlli e il paziente è stato sottoposto a chirurgia dell’aneurisma senza complicanze cardiovascolari. In pazienti con anulus piccolo (inferiore a 4 cm2) o in presenza di lembi fibrotici e non pliabili, l’impianto di MitraClip si può associare ad incremento dei gradienti transvalvolari e stenosi mitralica. Tale evenienza deve essere sempre esclusa prima di rilasciare la clip, mediante l’analisi della area valvolare planimetrica dei due orifizi e la misura delle velocità Doppler attraverso la valvola. In caso di gradienti medi superiori a 5 mmHg, o in caso di aumento delle pressioni polmonari, è opportuno valutare l’opzione di abortire l’impianto. In caso di recidiva precoce di IM significativa, qualora l’area mitralica complessiva lo consenta, è possibile ripetere la procedura mediante l’impianto di un’ulteriore MitraClip in corrispondenza del jet residuo. Caso 4: ricorrenza precoce di IM Un paziente di 67 anni, con diagnosi di IM postische- E RELATIVO TRATTAMENTO mica secondaria ad un pregresso infarto miocardico anteriore, giungeva presso la nostra attenzione. Nel 2009 il paziente era stato sottoposto ad impianto di ICD-CRT. Nel Dicembre 2010 era stato sottoposto a plastica mitralica percutanea mediante impianto di MitraClip con decorso regolare. Dieci mesi dopo l’impianto, veniva riscontrata un’IM severa residua in corrispondenza dell’orifizio antero-laterale (Fig. 1), con severa ipertensione polmonare associata (PAPs 95 mmHg) e con una severa disfunzione sistolica (FE 20%). Essendo l’area valvolare residua superiore a 3 cm2, il paziente è stato sottoposto ad ulteriore impianto di MitraClip, con successivo decorso regolare (Fig. 2 A,B). L’ecocardiogramma predimissione documentava una riduzione del rigurgito mitralico (IM 1-2+) (Fig. 3), con un miglioramento immediato della funzione sistolica (FE 40%) e della pressione polmonare (PAPs 60 mmHg), in assenza di stenosi mitralica (2,1 cm2) (Fig. 4). Altre complicanze della procedura L’intervento viene eseguito in anestesia generale. L’anestesia generale si associa a rischi derivanti dalle manovre anestesiologiche (intubazione orotracheale e inserimento di catetere venoso centrale e di Swan Ganz per il monitoraggio), e alla depressione della funzione cardiaca conseguente allo stato di anestesia e ai farmaci utilizzati per indurla e mantenerla. L’anestesia generale si può associare a ipotensione arteriosa e bassa gittata, che possono essere ulteriormente Figura 1. Insufficienza mitralica severa prima dell'impianto della MitraClip aggiuntiva. 39 IL GIORNALE ITALIANO DI CARDIOLOGIA INVASIVA N. 4 • 2011 A B Figura 2. A: edge-to-edge asimmetrico con orifizio antero-laterale predominante. B: valvola mitrale a doppio orifizio dopo l'impianto della seconda clip. 40 Figura 3. Insufficienza mitralica residua (1-2+) al termine della procedura. Figura 4. Assenza di significativa stenosi mitralica. aggravate dalle manovre di impianto. In pazienti con funzione ventricolare depressa e in pazienti con patologia coronarica, in caso di ipotensione refrattaria alla terapia farmacologica, è opportuno valutare l’inserimento di un catetere di contropulsazione aortica per supportare il circolo durante l’impianto, o nel periodo immediatamente successivo ad esso. In alcuni pazienti, soprattutto ma non esclusivamente in quelli con patologia funzionale e severa disfunzione ventricolare sinistra, successivamente all’impianto, nel caso di importante riduzione dell’IM, si osserva un’immediata riduzione della gittata accompagnata da evidente riduzione della funzione ventricolare sinistra e della sincronia ventricolare. Nella nostra esperienza, diversamente da quanto riportato da altri gruppi, non è mai stato necessario rimuovere la clip per superare la bassa portata secondaria all’abolizione dell’IM (pop-off effect), grazie al pronto intervento farmacologico e eventualmente meccanico che ha consentito il superamento della fase transitoria di scompenso dovuto all’afterload mismatch. Caso 5: sindrome da bassa portata con necessità di contropulsazione aortica Il paziente, 79 anni, affetto da IM severa postischemica, in fibrillazione atriale permanente, portatore di ICD-CRT, insufficienza renale cronica, classe NYHA IV, con buon risultato di pregresso stenting della discendente anteriore e coronaropatia residua non critica della a. circonflessa. INSUCCESSI, COMPLICANZE L’ecocardiogramma mostrava IM severa da tethering, ventricolo sinistro dilatato e disfunzionante (DTD 73 mm, FE 22%). Il paziente veniva sottoposto a MitraClip con successo e senza particolari complicanze eccetto la necessità intraoperatoria di inotropi. Il giorno successivo all’intervento per persistenza di ipotensione, iniziale danno d’organo e peggioramento della disfunzione ventricolare sinistra, venivano aumentati gli inotropi e iniziati contropulsazione aortica e ultrafiltrazione. Il paziente necessitava quindi di 11 giorni di supporto inotropo e 14 giorni di terapia intensiva, durante i quali sviluppava un’infezione polmonare da Proteus Mirabilis e necessitava di plurime trasfusioni. Dopo 20 giorni dall’intervento il paziente veniva dimesso presso centro riabilitativo con buon risultato clinico ed ecocardiografico (insufficienza residua +/++). La manipolazione di cateteri in atrio sinistro si può associare a eventi embolici secondari a inserimento di aria nel sistema, a formazione di coaguli su cateteri e guide o a mobilizzazione di materiale trombotico atriale e auricolare sinistro. Nella nostra esperienza non si sono registrati episodi di stroke o embolia polmonare o periferica. In un caso abbiamo osservato un’ischemia coronarica transitoria secondaria a embolia aerea. Episodi embolici si possono verificare anche come conseguenza di coaguli(7) durante la procedura, soprattutto in pazienti in bassa gittata, nei quali è consigliabile utilizzare alte dosi di eparina e controllare il tempo di coagulazione a intervalli regolari. Il danno renale postimpianto non è correlato all’uso del mezzo di contrasto nella nostra esperienza in quanto la procedura viene solitamente eseguita senza uso di mezzo di contrasto, a parte rari casi in cui si procede ad angiografia coronarica diagnostica in concomitanza con la E RELATIVO TRATTAMENTO procedura. L’insufficienza renale è stata più probabilmente riconducibile alla sindrome da bassa portata. In conclusione, l’impianto di MitraClip, nello studio EVEREST si è dimostrato più sicuro rispetto alla chirurgia. Il profilo di sicurezza appare essere confermato anche nel contesto di impianti eseguiti in pazienti a rischio elevato. Tuttavia, nel trattare pazienti ad alto rischio e con severa disfunzione ventricolare sinistra, si osservano non infrequentemente deviazioni durante il percorso periprocedurale. Il rischio di complicanze viene mitigato da un’accurata selezione dei pazienti, dall’esecuzione magistrale della procedura sotto continua guida ecografica e dalla pronta risposta diagnostica e terapeutica nel periodo postimpianto. In particolare, nei pazienti con severa disfunzione ventricolare sinistra, non è infrequente la sindrome da bassa gittata che necessita di opportuno supporto farmacologico ed eventualmente meccanico al circolo. Uno stand-by chirurgico può risultare necessario per trattare complicanze meccaniche varie: perforazioni, lesioni della valvola e dell’apparato sottovalvolare, incarceramento del sistema di rilascio. Queste complicanze sono assai rare e si riducono con la learning curve, ma non sono predicibili nella maggioranza dei casi e solitamente si prestano al trattamento chirurgico (anche se con un elevato rischio). Al momento della selezione dei pazienti, e nel processo decisionale che determina la scelta fra chirurgia e intervento di MitraClip, è opportuno valutare il rischio di complicanze e il peso prognostico che esse possono avere nel caso in cui si verifichino. Inoltre, durante la procedura, è opportuno approntare le risorse necessarie a fronteggiare eventuali complicanze, con il materiale appropriato e le competenze necessarie. Bibliografia 1. Vahanian A, Baumgartner H, Bax J, et al. Guidelines on the management of valvular heart disease: The Task Force on the Management of Valvular Heart Disease of the European Society of Cardiology. Eur Heart J 2007;28:230-68. 2. Feldman T, Foster E, Glower DD, et al. Percutaneous repair or surgery for mitral regurgitation. N Engl J Med 2011;364:1395-406. 3. Franzen O, Baldus S, Rudolph V, et al. Acute outcomes of MitraClip therapy for mitral regurgitation in high-surgical-risk patients: emphasis on adverse valve morphology and severe left ventricular dysfunction. Eur Heart J 2010;31(11):1373-81. 4. Tamburino C, Ussia GP, Maisano F, et al. Percutaneous mitral valve repair with the MitraClip system: acute results from a real world setting. Eur Heart J 2010;31(11):1382-9. 5. Pleger ST, Mereles D, Schulz-Schonhagen M, et al. Acute Safety and 30-Day Outcome After Percutaneous Edge-to-Edge Repair of Mitral Regurgitation in Very High-Risk Patients. Am J Cardiol 2011; 108(10):1478-82. 6. Swaans MJ, Van den Branden BJ, Van der Heyden JA, et al. Threedimensional transoesophageal echocardiography in a patient undergoing percutaneous mitral valve repair using the edge-to-edge clip technique. Eur J Echocardiogr 2009;10:982-3. 7. Bekeredjian R, Mereles D, Pleger S, Krumsdorf U, Katus HA, Rottbauer W. Large atrial thrombus formation after MitraClip implantation: is anticoagulation mandatory? J Heart Valve Dis 2011;20:146-8. 41