(01-98)Articoli Estivo 2006 19-04-2006 15:45 Pagina 71 AVVENTURE NEL MONDO • AVVENTURE NEL MONDO Campeche Messico tempo il sole ci picchia sulla testa e nonostante i 2200 metri di altitudine fa parecchio caldo. Il Palacio Nacional merita la fugace visita per ammirare il murale capolavoro di Diego Rivera, mentre giusto di fianco si trova il Templo Mayor, vestigia dissepolta dell’antica Tenochtitlan capitale azteca sulle cui ceneri sorge Città del Messico. Facciamo un po’ fatica in mezzo a questa colata infinita di cemento ad immaginare quanto dovesse essere splendida quella città che sorgeva su un isola in mezzo ad un lago. Si riprende il pulmino per abbandonare la caotica città e magicamente in pochi minuti si arriva al piccolo ma incantevole quartiere coloniale di Coyoacan, dove a parte la perdibilissima casa museo di Frida Kahlo, verifichiamo la vivacità della piazzetta centrale in cui artisti di strada, mariachis e venditori ambulanti attraggono messicani in passeggiata domenicale e turisti incuriositi. La sera ci lanciamo in una coraggiosa passeggiata tra avenidas semivuote di gente ma piene di smog che irrita la gola e di poliziotti che ci fanno intuire più che percepire i pericoli della città in direzione Plaza Garibaldi per vedere all’opera i famosi mariachis. Per calarci appieno nell’ambiente ceniamo in una taquerìa all’aperto nonostante a tarda ora la temperatura scenda molto e facciamo subito i conti con la pesantezza della cucina messicana. Quindici uomini e una Diario del viaggio Messico Yucatan gr. Bellomi 30/07/05 ...parafrasando il titolo di un noto film di Aldo Giovanni e Giacomo, dove i 3 uomini sono in realtà quindici tra ragazzi (Gianluca I e II, Luigi, China, Pigna, Giorgio, Amodio, Beppe e Stefano, cioè io) e ragazze (Elisa la “Jefa”, Mariangela, Mary, Daniela, Michela, Ivana) oltre a una …Tetta appunto, soprannome della sedicesima partecipante, che ha fin da subito rinnegato il proprio nome imperiale di Maria Antonietta. In una torrida giornata d’estate milanese (ma lo stesso accadeva in contemporanea per il semi-gruppo romano) ci ritroviamo così in aereoporto,chi solo,chi accoppiato,chi …scoppiato, col solito piccolo imbarazzo di dovere conoscere delle persone con le quali poi si condivideranno ben 3 settimane di vita intensa.A Francoforte ci riuniamo con il resto del plotone…e si decolla alla volta di Città del Messico. Il volo è infinito anche perché soprattutto per noi lungagnoni gli aerei sono sempre troppo piccoli: ma li costruiranno un giorno dei velivoli adatti ad una popolazione che non è più mediamente alta 1 metro 50? Tra due chiacchiere, un film e un pasto dopo 13 ore e 7 fusi orari si arriva al de-efe (DF ovvero Distrito Federal), il nome con il quale i messicani chiamano la loro capitale. Manca mezz’ora all’atterraggio, è ormai quasi buio (sono le 18.20 ma ovviamente il sole tramonta prima a queste latitudini) e si incominciano a vedere delle luci sotto di noi; già questo dà le dimensioni di quanto immensa sia questa città, sicuramente la più grande del mondo con i suoi (c’è chi dice) 28 milioni di abitanti. Finalmente si atterra ma dobbiamo ancora fare i conti con l’interminabile fila alla inmigraciòn. Il tragitto con il taxi colectivo si svolge in un’ambienta- tetta Testo di Stefano De Corti - Foto AnM zione del film Blade Runner: strade buie, traffico convulso, persone che sbucano ad ogni angolo sotto una pioggerellina sottile ma continua….finalmente l’albergo,in pieno centro, bene così, una doccia e si va a nanna, mangiare non è stasera l’esigenza primaria. 31/07/05 Alle 8 è fissato il primo appuntamento di questa vacanza. Dopo una colazione in una caratteristica panederìa la città ci aspetta. E devo dire che il sole, il cielo azzurro e la tranquillità di una pigra domenica mattina ci fa apparire molto meno mostruosa la città rispetto alla sera prima.Andiamo subito al Museo Antropologico e non potrebbe essere che così, è necessario per capire qualcosa di tutto quello che andremo a vedere nei giorni seguenti. Il museo è immenso (come avrete capito nel DF tutto è immenso) e bisogna fare delle scelte ma troviamo una guida valida e mettiamo un po’ d’ordine tra Maya,Toltechi, Olmechi,Aztechi. E dopo il bagno di cultura mesoamericana ci immergiamo nei colori,rumori e ….odori del centro città. Che nonostante il traffico e lo smog è abbellita da diversi punti verdi, parchi grandissimi come il Bosque di Chapultepèc con la splendida residenza presidenziale e con un luna park nel quale si trovano le montagne russe in legno più alte del mondo. Lasciamo il pulmino e decidiamo di affrontare a piedi il centro in direzione di Plaza de la Constituciòn ovvero lo Zocalo, come in tutte le città messicane viene denominata la piazza principale.Quest’oggi è particolarmente animata,vi si sta svolgendo addirittura una corsa ciclistica in circuito per ragazzini.Per giunta al centro della piazza impazzano con ritmo ossessivo danze etniche al ritmo dei bonghi; nel frat- 01/08/05 Prenotiamo un’escursione con un agenzia locale e partiamo per una giornata che sarà di grande suggestione emotiva.Dopo la breve pausa fotografica alla Plaza de las tres Culturas,tristemente nota per gli eccidi delle Olimpiadi del 1968, si punta a nord verso la Basilica de Nuestra Señora de Guadalupe.E’ indiscutibilmente il centro religioso dell’America Latina e anche se può essere discutibile la struttura avveniristica della nuova cattedrale,il luogo suscita una certa emozione per un qualsiasi cattolico più o meno fervente che vi acceda; si è certamente coinvolti dall’immagine della Madonna, dalla leggenda della sua apparizione a cui è collegata la costruzione della chiesa e dall’intensità della preghiera di molti fedeli presenti ma si è ancor più commossi dall’effige in bronzo di Giovanni Paolo II,qui amatissimo,presente sul sagrato accanto alla Papamovìl, il mezzo che usò il Pontefice per gli spostamenti durante l’ultimo viaggio in Messico. Impressionante alla vista la deformazione subita dalla struttura della vecchia cattedrale adiacente, costruita su una superficie assolutamente instabile e sollecitata da movimenti tellurici assai frequenti da queste parti. Così pure non lascia indifferenti, proseguendo il viaggio in direzione di Teotihuacan, l’enorme distesa delle baraccopoli abbarbicate sulle colline che circondano l’altipiano cittadino; qui non si denominano favelas come in Brasile o villas miserias come in Argentina, ma anche ciudad perdida suona abbastanza tragico e comunque la sostanza purtroppo non cambia, anche se la nostra guida ci parla dei grossi sforzi fatti per dotare di luce e di scarichi buona parte delle abitazioni. La tappa finale della giornata è comunque il sito di Teotihuacàn,la cui maestosità toglie il respiro più di quanto non riescano a fare l’altura e le terribili ascese alle piramidi della Luna e del Sole. A differenza dei siti che vedremo nel corso del viaggio, spesso letteralmente divorati dalla foresta circostante,qui la grandezza del sito è facilmente visibile salendo la Piramide de la Luna, che, pur essendo la più bassa delle due, è posizionata su una collina in posizione strategica alla fine del lungo Viale dei Morti e dalla sua cima si domina la splendida vallata circostante. Superba è la Piramide del Sol, alta oltre 70 metri e larga quanto quella di Cheope in Egitto; arriviamo in cima superando i 248 gradini tutto d’un fiato e da lassù ci chiediamo 71 (01-98)Articoli Estivo 2006 Messico 19-04-2006 15:45 Pagina 72 AVVENTURE NEL MONDO • AVVENTURE NEL MONDO come attorno al I secolo dopo Cristo e senza la conoscenza dei metalli né l’uso della ruota si sia potuta costruire una struttura di questo genere. 02/08/05 Anche oggi la convocazione è per le 8 già colazionati,ma almeno il fuso orario è ormai recuperato e non sono sveglio dalle 5 a guardare il soffitto! Il pullman stavolta è condiviso con un altro gruppo di Avventure nel mondo e la guida è parlante spagnolo: meglio così, faccio un po’ di esercizio. Percorriamo la statale 95, l’autostrada più costosa al mondo: 130 $ il pedaggio per arrivare ad Acapulco,meta preferita dai gringos;ma per noi non è ancora tempo di mare e ci fermeremo prima. Nel tragitto superiamo i 3000 metri ed arriviamo a vedere di lontano il celebre vulcano Popocatépetl (oltre 5.000 metri) che qualche anno fa si risvegliò terrorizzando città del Messico e che tra l’altro proprio in questi giorni ha dato qualche seppur modesto segno di vita. Si scende verso Cuernavaca, piacevole località immersa nel verde e dal clima mite molto rinomata come località turistica e termale tra gli abitanti della capitale. La sosta per visitare la fortezza del conquistador Hernan Cortés è forse troppo rapida ma ci attende il sito tolteco di Xochicalco. Il confronto con lo spettacolo di Teotihuacan è certamente difficile ma la sua posizione in cima ad un colle immerso nel verde è interessante e rendiamo il giusto omaggio al dio Quetzalcoatl, il serpente piumato, visitando la sua piramide: entro qualche giorno riusciremo anche a pronunciarne il nome e ci diventerà simpatico.Affamati proseguiamo per Taxco: non abbiamo tempo per mangiare, le donne hanno fretta di arrivare a questa cittadina coloniale famosa un tempo per le miniere d’argento (ora esaurite) e tuttora per la lavorazione del metallo prezioso, venduto a prezzi davvero accessibili. In realtà la città è davvero carina, con una piazza brulicante di vita sovrastata dall’imponente facciata barocca della cattedrale di Santa Prisca, che al suo interno presenta una serie di altari dorati ricchi di decorazioni davvero sorprendenti per dimensioni.Noi alle gioiellerie preferiamo un buon pranzetto e il panorama dalla terrazza del ristorantino premia la nostra scelta.Il ritorno verso el Monstruo (altro soprannome del DF) all’imbrunire, con il distendersi a perdita d’occhio delle luci della città, ci dà una nuova conferma, ammesso ce ne fosse bisogno, dell’enormità delle sue dimensioni. 03/08/05 Levataccia: si parte alle 7 perché si va in aereoporto; dobbiamo abbandonare el DF alla volta del Chiapas. Sono stati decisamente pochi tre giorni per cercare di capire, conoscere e descrivere la capitale. Essendo fuori dalle tradizionali rotte turistiche non è abbastanza conosciuta in Europa come forse meriterebbe.Di certo l’immagine di enormità è quella che ci resta come ricordo,ma sarebbe ingiusto considerare la tappa a Città del Messico come un male necessario per visitarne i dintorni. Facciamo i conti con la proverbiale lentezza messicana nelle operazioni di check-in mentre in molto meno tempo atterriamo a Tuxtla Gutierrez; qui ci attende un pullman che diventerà il nostro mezzo di trasporto per i prossimi 10 giorni. Benvenuti in Chiapas, regione immersa nella vegetazione tropicale. Ne abbiamo un’immediata dimostrazione con l’escursione al Cañon del Sumidero dove,a bordo di una veloce lancha affrontiamo circa paio d’ore di navigazione del fiume Grijalva. La gita è davvero spettacolare tra pareti impervie alte quasi 1000 metri ricoperte di fitta vegetazione, durante la quale vediamo varie specie di uccelli (avvoltoi, egrette, pellicani) ed anche un buon numero di coccodrilli.Testiamo subito l’abilità dell’autistaVictor e la comodità del pulmino sulla tortuosa strada che ci conduce a San Cristòbal de las Casas dove passeremo due notti; dormo per buona parte del tragitto, nei pochi momenti di lucidità ricordo salita, curve e verde, tanto verde ovunque. Il piccolo centro non può non conquistarci subito per lo stile coloniale dei suoi edifici e il visino dolce delle piccole indigene che ci si avvicinano per venderci pulseras e cinturones.Unico neo il freddo della sera che ci fa dormire con la coperta nel delizioso alberghetto dove ci sistemiamo. 04/08/05 Dopo colazione appuntamento con Victor e il suo pullman.Diamo un passaggio a due piccole amiche Marìa e Rosa Lucia dell’etnia tzotzil che accompagneremo al loro villaggio di Zinacantan dove siamo diretti. Ma la prima meta è il paese di San Juan de Chamula dove vivremo una delle emozioni più intense del viaggio visitando la chiesa di San Juan Baptista. L’entrata dal portone della cattedrale ci introduce in un ambiente quasi fiabesco: interno illuminato da centinaia, forse migliaia di ceri, il pavimento ricoperto di ramoscelli verdi e aghi di pino,un numero impressionante di persone in piedi, sedute o accovacciate per terra che, incuranti dei turisti intonano preghiere, litanie o canti in dialetto tzotzil, spesso sono famigliole intere con scorte di uova, coca-cola e perfino galline (da sgozzare) da offrire in offerta come strumento di purificazione.Tutto attorno statue di santi e al fondo fa effetto vedere il Battista spodestare il Cristo in centro alla navata. Ci muoviamo con un certo imbarazzo, ci sentiamo un po’ intrusi anche se catturati da uno spettacolo sicuramente unico. Non rimpiangiamo il fatto di non potere fare fotografie: è espressamente vietato (per gli indigeni è vissuto come un furto dell’anima) ma difficilmente ce ne sarebbe venuta la voglia comunque. Usciamo un po’ storditi,certo sorpresi e affascinati e cerchiamo di tornare turisti tipo affannandoci in acquisti di prodotti artigianali nei coloratissimi mercatini locali di San Juan e poi di Zinacantan dove emergono le doti commerciali dei più avvezzi (e non certo quindi del sottoscritto che spunta i peggiori prezzi possibili). Palenque - El Palacio e Templo de las Inscripciones 72 Torniamo a San Cristòbal e la giornata prosegue con la visita alla casa-museo di Sergio Castro Martinez. E’ un messicano, medico veterinario, che 45 anni fa si innamorò di questo territorio e da allora dedica la sua vita all’assistenza degli indios del Chiapas. Ci illustra prima la composizione delle etnie locali attraverso mappe e manichini vestiti coi costumi tradizionali per poi spiegarci con l’ausilio di diapositive la sua attività rivolta all’assistenza medica e soprattutto a reperire fondi per costruire scuole e fornire istruzione ai bimbi delle tribù locali. Il tutto in una battaglia condotta più o meno da solo, grazie ai contributi degli amici sparsi nel mondo e senza nessun tipo di feeling né verso il governo federale (corrotto a suo dire) né verso gli zapatisti (troppo impegnati a fare politica).Aldilà di tutto sicuramente un grandissimo personaggio e per noi la conclusione di una giornata che difficilmente dimenticheremo. 05/08/05 Tappa di trasferimento. Scendiamo dall’altopiano e lasciamo (con un po’ di rimpianto) San Cristòbal al termine di una discesa tortuosa in mezzo alla foresta più fitta. Il programma prevede la sosta presso la cascata di Agua Azul prima (dove abbiamo un impatto piuttosto violento con il caldo tropicale e con l’umidità della foresta) e di Misol Ha poi (questa sicuramente più spettacolare e meritevole della sosta anche perché passarci sotto include una piacevole e refrigerante doccia). Una scimmia ragno che volteggia tra i rami davanti alla terrazza ci accoglie all’albergo di Palenque dove pernotteremo due notti; per Mary e Beppe c’è meno entusiasmo per uno scorpione in camera, Ivana si spaventa dei gechi (ma poi si abituerà), l’odore degli zampironi incomincia a diffondersi nelle camere per il timore dei mosquitos, molti incominciano la lamentarsi del caldo opprimente ma soprattutto registriamo la prima vittima della maledizione di Moctezuma nel povero Gianluca I. 06/08/05 Nuova levataccia (5.30) per puntare all’estremo Sud-Est del Messico. In teoria dovremmo infatti unirci ad una carovana scortata dalla polizia locale lungo le isolate strade in mezzo alla jungla;in realtà la scorta ce la perdiamo dopo pochi chilometri ma il nostroVictor non sembra preoccupato e noi per la verità nemmeno: gli zapatisti sembrano più presenti sui murales che in realtà (poi invece leggeremo che il sub-comandante Marcos proprio in questi giorni è tornato a parlare) e comunque non sembrano pericolosi,i bandoleros locali diventano temibili solo dopo il tramonto. Puntiamo dritto verso il confine col Guatemala a Frontera Corozal. Ci attende la navigazione sul fiume Usumacinta che rappresenta il confine naturale tra i due paesi e unica possibile via di accesso al sito di Yaxchilàn verso il quale siamo diretti. Il sito dei Re Giaguari è strappato ad una rigogliosa foresta che ne copre più del 90% della composizione originaria.Turisti quasi assenti,i rumori della jungla (sinistri ruggiti ma non sono felini bensì i saraguatos o scimmie urlatrici) sono l’unico suono percepibile.Io e China arriviamo fino all’Edificio 41 percorrendo un irto sentiero in mezzo alla vegetazione; dopo mezz’ora di faticaccia in pasto ai mosquitos rimaniamo un po’ delusi da quello che troviamo e ci inventiamo l’incontro con due giaguari;veniamo pure creduti ma poi non ce la sentiamo di portare avanti la bufala non essendo certissimi di come sia fatto un giaguaro! Il coccodrillo invece a riva del fiume lo vediamo davvero: il barcaiolo ci assicura che i locali fanno abitualmente il bagno nel fiume perché questi enormi rettili sono innocui ma ovviamente non facciamo la verifica. La meta successiva è il sito di Bonampak, immerso in piena foresta Lacandona e famoso per essere il luogo con le pitture rupestri meglio conservate del Messico. Qui abbiamo il contatto con gli indigeni lacandoni, un’etnia che (01-98)Articoli Estivo 2006 19-04-2006 15:45 Pagina 73 AVVENTURE NEL MONDO • AVVENTURE NEL MONDO ormai sopravvive in 800 unità circa ed in soli 3 villaggi e che è a rischio di estinzione.A loro è lasciato il trasporto in curiosi bus senza vetri fino in prossimità del sito.Troviamo il tempo anche prima del buio di visitare il loro villaggio di Lacan-Jà dove ci colpisce la presenza di una parabola di Sky accanto a delle capanne in legno e paglia nelle quali vivono tuttora. La sera festeggiamo il compleanno di Mary con tanto di torta a sorpresa, canzone celebrativa intonata dai mariachis e tequila offerta dalla festeggiata. 07/08/05 E’ domenica ma ce ne accorgiamo solo per la considerevole presenza di messicani all’ingresso del sito di Palenque.Affittiamo una guida che ci delude nella prima mezz’ora conducendoci in mezzo alla macchia tropicale impartendoci una piccola lezione di botanica mentre gli insetti ci divorano e le bellezze di Palenque ci attendono. L’impatto con i templi è però stupefacente sia per le dimensioni che per l’intensità del colore verde che li circonda e cerchiamo di immaginare lo spettacolo che dovevano essere gli stessi edifici con il rosso acceso originale. La visita dura circa tre ore ma la sensazione è che ci si potesse rimanere una giornata intera senza annoiarsi grazie anche a provvidenziali zone d’ombra che ci servono da riparo contro il sole feroce che a tratti fa capolino. Peccato che il Templo de Las Inscriptiones, contenente la tomba di re Pakal e parte della sua leggenda, non sia ancora visitabile. Sollecitando molto il nostro fisico risaliamo sul pullman con l’aria condizionata al massimo e ci apprestiamo a lasciare lo stato del Chiapas nel quale non possiamo non lasciare una parte di cuore e dal quale ci portiamo immagini di colori, di volti, di costumi e souvenir d’artigianato di ogni tipo. Ci apprestiamo ad entrare nella torrida penisola dello Yucatan dove i cerros e le montagne occupate dalla jungla lasciano il posto ad un tavolato piatto e monotono peraltro anch’esso invaso da fitta vegetazione tropicale. Ci accoglierà dapprima Campeche, famosa per i suoi tramonti sul Golfo del Messico, ma dove un disguido nella prenotazione dell’albergo non ci consente di scattare le meritate foto sul lungomare. La cittadina è carina, tutta disposta attorno alla piazzetta coloniale dove i messicani sembrano concentratissimi sul gioco della tombola, ma per noi rappresenta solo la sosta di una notte. 08/08/05 Nonostante abbiamo ancora negli occhi lo spettacolo di Palenque, la visita al sito di Edznà comunque non ci delude anche perché siamo i soli turisti presenti a disturbare le iguane. Peraltro l’ascesa al Edificio de los cinco pisos è la più ripida finora incontrata e gli scalatori tra noi si esaltano. Fa caldissimo quando arriviamo a Mèrida, sicuramente sopra i 40° e buon per noi che l’hotel ha una piccola piscina dove non tardiamo a fare il primo tuffo della vacanza. La città perde molto del suo fascino coloniale a causa del traffico e dell’inquinamento che uniti all’afa rendono la passeggiata non troppo piacevole.Lo Zocalo è grande e animato e la Cattedrale presenta all’interno un crocefisso ligneo di dimensioni veramente incredibili ma forse è solo uno jugo natural de piña, ottenuto dalla spremitura di un’ananas intero a darci veramente soddisfazione. abituati bene,è agosto e ovviamente in Yucatan più che altrove ci sono molti italiani; peraltro appena superata l’entrata la folla si disperde negli ampi spazi.Anche l’incontro con una tarantola (anche se morta) ci allarma un poco ma poi siamo stupiti dall’armonia dei palazzi nei quali l’ottima guida ci consente di individuare le decorazioni ben restaurate con le immagini del dio della pioggia Chac che campeggiano ovunque (e si può ben capire il perché dato il clima).Tra l’altro Uxmal sorge su una delle poche colline presenti nella penisola dello Yucatàn e tale posizione le conferisce un fascino ancora maggiore.Dopo varie foto al Palacio del Gobernador con la sua facciata di oltre 100 metri e mentre alcune nostre donne si attardano a scattare delle foto accanto a dei simboli fallici (che dovrebbero assicurare prolificità), concludiamo la visita con la consueta scalata alla Gran Piramide per le foto (e la sudata) di rito. Torniamo a Mèrida nel pomeriggio per un po’ di shopping e per la cena nel corso della quale proviamo (i più coraggiosi almeno) ad assaggiare il terribile chile habanero,il peperoncino più piccante al mondo (anche se i locali dicono che ne esiste uno peggiore); solo China ne esce vincitore, per gli altri c’è paralisi di labbra o lingua a seconda della quantità ingerita. 10/08/05 E’ il giorno di Chichen Itzà ovvero il sito maya più noto, più grande, più affollato e forse anche il più bello in assoluto del Centroamerica. Una giornata a Chichen richiede però un’ottima resistenza fisica ed una buona dose di pazienza verso le orde di turisti che giornalmente lo visitano,magari in escursione giornaliera dalle spiagge della Riviera Maya.Pullula infatti di americani,riconoscibili per le loro taglie extra-large. Il consiglio per tutti è di arrivare al sito all’apertura, facendo un sacrificio magari con la sveglia. Noi siamo arrivati circa alle 10.30 ed era già tardi. La scalata alla Gran Piramide ma soprattutto la discesa, che già danno qualche brivido per la pendenza,acuito dalla sinistra presenza delle ambulanze e dalle raccomandazioni delle guide, diventano ancora più problematiche per la presenza della folla di mezzogiorno,senza contare il caldo opprimente che ha messo in qualche difficoltà anche i più resistenti di noi. Ma ovviamente tutto è ampiamente ripagato da uno spettacolo indescrivibile che è sinteticamente rappresentato da El Castillo ma che in realtà merita davvero una visita accurata. Letteralmente distrutti ci fermiamo senza grande entusiasmo al Cenote Samulà dove qualcuno fa un bagno e che è all’immediata periferia della tranquilla e per nulla turistica cittadina coloniale diValladolid dove passeremo la serata e la notte. Messico 11/08/05 Mai sveglia fu accolta con tanto entusiasmo: si parte in direzione mare. C’è un sito da visitare in mezzo, Cobà, meno noto e vissuto da molti di noi un po’ come l’ultimo sacrificio prima del sospirato relax. In effetti anche le condizioni del sito, ancora per gran parte sepolto dalla fitta foresta, lo rendono poco attraente, sicchè la visita si risolve in una lunga camminata nell’ampio sentiero (ma c’è chi pigramente noleggia anche il trasporto tramite risciò!) fino alla piramide Nohoch Mul;nonostante i suoi 42 metri ed i gradini sconnessi il gruppetto degli infaticabili (io, Gianluca I e II, China, Daniela e Tetta) si sente in dovere di scalarla. Per noi maschietti in cima all’erta c’è il premio dell’apparizione di una specie di dea bionda sotto forma di turista in carne ed ossa ma di lingua e nazionalità sconosciuta; consultandoci conveniamo che non possa che trattarsi di un’allucinazione collettiva dovuta al caldo e alla fatica e cerchiamo di rinsavirci.Altro splendido fenomeno della natura, stavolta comprovato da qualche occhio in più e quindi dimostrabile, è un incredibile arcobaleno circolare che vediamo circondare il sole e che tentiamo, ovviamente senza fortuna dati i nostri strumenti non professionali, di fotografare. Ormai pochi chilometri ci separano dalle sospirate spiagge. Verso le 15 approdiamo al nostro albergo posto sulla costa di Tulum nella quale si trovano, una di seguito all’altra le caratteristiche cabañas, unica possibilità di alloggio di questa splendida porzione di costa.Ce ne sono per tutti i gusti e le tasche,da quelle in paglia e legno a quelle extra-lusso con tanto di letto a baldacchino in terrazzo.Vediamo che le nostre sono in cemento e tiriamo un sospiro di sollievo visto che la densa vegetazione arriva proprio fino alla spiaggia e le sistemazioni più spartane presuppongono anche la convivenza notturna con varie specie di insetti, aracnidi e rettili che non sarebbe di nostro gradimento. Primo tuffo in mare, primo bagno di sole su una spiaggia bianchissima e abbacinante e poi prima cena praticamente in spiaggia: si apre il capitolo due della vacanza, quello dello svacco assoluto! 12/08/05 La prima notte non è andata benissimo per me e i tre sventurati che hanno condiviso la camera 31: camera davvero piccola per 4, senza ventilatore (qui manca la corrente dalle 23) e senz’acqua si è dormito davvero poco. Qualche faccia un po’ scura (la mia compresa) ma per fortuna si liberano due doppie fronte spiaggia (anzi proprio SULLA spiaggia) e sarà tutto un altro dormire con la brezza dell’oceano che rinfresca la torrida notte e scaccia le zanzare quanto e più dello zampirone. Possiamo quindi goderci appieno la prima vera giornata di mare tra bagni, abbronzatura selvaggia (taluni con prote- Xochicalco La prima piramide 09/08/05 Ci fermeremo a Mèrida un’altra notte e quindi possiamo partire per la visita di Uxmal con più calma del solito.In pullman peraltroVictor,ormai nostro grande amico, ci dà la ferale notizia che domani ci abbandonerà in quanto richiamato dalla sua agenzia in Chiapas. E’ triste perché aveva incontrato la sua famiglia a Mèrida e avrebbe dovuto portarla al mare a Tulum assieme a noi. Al cancello di Uxmal abbiamo per la prima volta una sensazione di fastidio nei confronti dei numerosi turisti che fanno la fila alla biglietteria;probabilmente finora eravamo 73 (01-98)Articoli Estivo 2006 Messico 19-04-2006 15:45 Pagina 74 AVVENTURE NEL MONDO • AVVENTURE NEL MONDO zione tipo scafandro ma ci vuole tutta),letture e passeggiate: insomma ora è relax vero, meritato dopo tante faticacce. La spiaggia è spettacolosa (anche se non sempre pulitissima) con le palme da cocco che fanno da maxi ombrelloni naturali e ci offrono gratis i loro frutti per lo spuntino. Il pomeriggio il sole si copre ma è anche un sollievo per la nostra epidermide.In serata andiamo a cena in taxi a Tulum Pueblo che dai nostri alloggi dista circa 7 km.; il paese non è granchè, è una strada con ristoranti dai due lati, peraltro il cibo è buono ed è sempre più chiaro che questo è un luogo da vivere intensamente durante le ore di luce. men ma noi preferiamo presidiare la sede e curare in modo narcisistico le nostre abbronzature. Per questa notte è prevista la missione sulla spiaggia in caccia delle tartarughe che vengono a depositare le uova sulla spiaggia.Alla fine il sottoscritto non partecipa alla missione “Quark speciale” in quanto colto da improvviso attacco di pigrizia ma si narra che la spedizione abbia avuto esito positivo e siano stati avvistati con le torce alcuni esemplari bellissimi di tartaruga nell’atto della deposizione delle uova: essendo le testimonianze multiple e concordi la cosa risulta più credibile dei miei giaguari di Yaxchilàn 13/08/05 Alcuni di noi vanno a visitare il sito maya di Tulum che niente ha a che vedere con la grandiosità di quelli visti finora ma è certamente spettacolare per la sua posizione sul mare che offre alcuni scorci da cartolina. Merita sicuramente alcune foto e un bagno nella meravigliosa spiaggia sottostante el Castillo. Nel pomeriggio il gruppo si divide: ci rivedremo tutti assieme soltanto in aereoporto; ci dispiace un po’ ma sono diverse le esigenze e le scelte su come trascorrere queste giornate sulla Riviera Maya. Le due coppie Luigi-Ivana e Giorgio-Michela vanno Playa del Carmen per poi approdare gli ultimi 3 giorni a Cancun mentre Mariangela, Pigna e Amodio vanno a Isla Cozumel tre giorni: ci raggiungeranno a Isla Mujeres.I 9 superstiti si fermeranno qui ancora due notti.Anche oggi nel pomeriggio il sole scompare dietro le nuvole, però non piove ed in spiaggia si sta bene (e ci si abbronza) anche così. Beppe con la sua telecamera continua le riprese del nuovo reality “L’isola dei tananai” (per i non bellunesi tananai = ragazzo/a un po’ stupidotto,sciocco o imbranato,ma sempre con una connotazione affettuosa) che ogni giorno da questo momento vivrà le sue assegnazioni di punteggi e rivolgimenti in classifica e alla fine decreterà un vincitore (anzi sarà una vincitrice). L’imbrunire è movimentato dall’apparizione di un piccolo boa di un metro e mezzo nelle immediate vicinanze della cabaña mia e di China;ci dicono che è un costrittore quindi non velenoso ma l’inquietante visione ci fa decidere di dormire con la porta chiusa! 15/08/05 Del fatto che sia Ferragosto ovviamente non se ne accorge nessuno ma per noi è il giorno dell’ultimo trasferimento. Sveglia all’alba per immortalare con delle foto lo spettacolo del sole che sorge davanti ai nostri letti, tempo per un ultimo bagnetto e poi si parte con un taxi colectivo verso Cancun o meglio verso l’imbarcadero di Porto Juarez dove salperemo per Isla Mujeres. Durante il tragitto in taxi abbiamo modo di vedere pochi ma stupefacenti segni del passaggio dell’uragano Emily di un mese fa: un traliccio dell’alta tensione tranciato di netto a 6 metri di altezza! Sembra incredibile che tutto il resto attorno sembri intatto. La breve navigazione in traghetto ci consente di approdare nella nostra deliziosa meta finale del viaggio. Isla Mujeres è piccola, brulicante di turisti in escursione giornaliera dalla vicinissima Cancun più che stanziali, però è un vero bijoux. Le nostre posadas sono a poche decine di metri dalla spiaggia di Playa Norte; il tempo di posare i bagagli e la spiaggia è nostra….una meraviglia, la tradizionale sabbia candida,un mare limpido e immobile,un’acqua che arriva al ginocchio fino ad oltre 100 m. dalla riva, i pesci che solleticano le caviglie: signori i Caraibi….ovvero quello che io intendo come mare! Tra l’altro le nostre stanze hanno l’angolo cottura e ci viene in mente di lanciarci nella cucina fai da te.Tetta promette delizie culinarie ma deve fare i conti con gli ingredienti di scarsa qualità che si trovano al supermercato; la sua amatriciana (riadattata) peraltro trova ampio consenso nel gruppo. Del resto dopo cene a base di guacamole, chile e salsa di frijoles a condire il solito pollo una sana pastasciutta si apprezza.Forse noi italiani siamo abituati troppo bene in 14/08/05 Altra giornata di relax totale in spiaggia.Beppe, Elisa,Mary e Daniela vanno in taxi a visitare Playa del Car- Spiaggia e cabanas a Isla Mujeres 74 cucina ma è altrettanto vero che la cucina messicana oltre che piccante e pesante è anche piuttosto ripetitiva. 16/08/05 Facciamo i conti per la prima volta con la coda di una tempesta tropicale che ci accoglie al risveglio. Per tutta la mattina dei violentissimi scrosci d’acqua si alternano a delle brevi pause nelle quali cerchiamo di posare l’asciugamano in spiaggia. Quello che colpisce è l’intensità della pioggia che in pochi secondi ci lava completamente prima di poter trovare riparo.Al quarto tentativo però,alle mie parole “questa è la volta buona”, il cielo si apre e io continuo ad andare fiero di una certa mia fortuna che da sempre vanto nelle previsioni atmosferiche. Ci godiamo un pomeriggio di sole splendido in cui il massimo dello sforzo fisico è spostarci dall’asciugamano all’acqua e viceversa. I nuotatori accaniti hanno il coraggio di lamentarsi che l’acqua è bassa: li mandiamo a quel paese e ci godiamo questa meraviglia. Io e Gianluca I forti del nostro recente passato pallavolistico e della tradizione italica sfidiamo i due re della spiaggia messicani a beach volley: ne usciamo sonoramente battuti provando a giustificarci con gli amici sostenendo che la pallavolo da spiaggia è un altro sport. Nel pomeriggio tornano Mariangela, Pigna e Amodio da Cozumel soddisfatti della visita e noi prendiamo contatti per l’escursione del giorno dopo a Isla Contoy;la subordiniamo al bel tempo, per cui Tetta, la più mattiniera, dovrà alzarsi e valutare per le 8 se sia il caso di svegliarci o meno. 17/08/05 E’ l’unica mattina in cui Tetta non si è svegliata presto (e questo le varrà l’allungo decisivo nella classifica dell’isola dei tananai);la giornata è meravigliosa e buon per noi che ci viene a chiamare direttamente l’uomo dell’agenzia locale col quale avevamo contrattato la gita in barca. E’ una specie di procacciatore di tutte le agenzie, i noleggiatori ed i barcaroli dell’isola, una volta che lo contatti non te lo togli più di torno ma stavolta è stato provvidenziale. Ci porta al molo dove dopo una lunga operazione di reperimento dell’attrezzatura (le mie pinne 45 sono difficili da trovare, alla fine accetto di indossare delle specie di sommergibili un paio di numeri più grandi), partiamo a bordo di una lancia con destinazione….Paradiso. Già perché questo ci attende dopo 45 minuti di navigazione.Facciamo una sosta sulla barriera corallina a fare del buon snorkeling (non sarà il Mar Rosso ma per i non fanatici la visione è di tutto rispetto) ma il vero spettacolo è l’approdo ad Isla Contoy: è un parco naturale disabitato dove uccelli, rettili e pesci sembrano a loro agio anche con i (pochi per la verità) turisti che vi approdano. Attracchiamo nel piccolo molo e incrociamo subito un barracuda ed una manta di circa un metro di diametro che sguazza tra i nostri piedi e si fa accarezzare teneramente da chiunque gli passi vicino. La spiaggia è da incanto, saremmo una trentina di persone in tutto e perfino le iguane, di solito molto timide, qui sembrano essere incuranti della presenza degli umani.A pranzo l’equipaggio della nostra lancia ci prepara uno squisito barracuda alla brace. Oltre agli animali l’isola presenta un piccolo museo e un mirador che, bruttino in sé, permette di osservare dall’alto questo gioiello adagiato sul mar dei Caraibi…. Purtroppo l’orario del parco è tassativo (per quanto di tassativo ci possa essere negli orari messicani) ed alle 15.30 con il cuore che piange dobbiamo imbarcarci ed abbandonare questo luogo da fiaba.Al ritorno il capitano della barca reduce da una gigantesca sbronza la sera prima,crolla miseramente in un sonno senza ritorno ed il ragazzino al timone sbaglia clamorosamente rotta; per fortuna il capitano ha un attimo di lucidità che gli permette di dare un paio di dritte tanto per riportarci a casa senza incagliarci sulla barriera corallina. (01-98)Articoli Estivo 2006 19-04-2006 15:45 Pagina 75 AVVENTURE NEL MONDO • AVVENTURE NEL MONDO Bolivia 18/08/05 Penultimo giorno in cui è previsto il giro dell’isola in bicicletta. Non si tratta di tappone pirenaico dato che l’isola misura 8 km.di lunghezza,800 metri di larghezza media e un dislivello massimo di … 20 metri si e no, però qualcuno ha il coraggio di affittare una macchina elettrica al posto della due ruote. Peraltro riconosciamo anche noi ginnici che un’ammiraglia al seguito è utile perlomeno per portare l’acqua visto il gran caldo.Tra l’altro il giro prevede lunghe soste in corrispondenza delle spiagge dell’isola. Particolarmente bella quella di Playa Garrafon, dove si può fare dell’ottimo snorkeling a pochi metri dalla riva. Daniela, Beppe e Mary cercano di arrivare via mare al vicino parco marino senza pagare l’ingresso ma sono facilmente scoperti visto che nella riserva è obbligatorio il giubbetto salvagente e loro ne sono sprovvisti! 19/08/05 Abbiamo deciso di goderci fino in fondo questa giornata finale a Isla Mujeres e,prendendo qualche rischio, tutti concordiamo con l’idea di Elisa di partire domani mattina col primo traghetto alla volta di Cancun dove alle 9.30 abbiamo l’aereo evitando la notte in città. Molto meglio, possiamo dedicare un giorno intero all’abbronzatura selvaggia, all’ultimo shopping e alle foto in spiaggia. Forse solo oggi ci stiamo realmente rendendo conto che la vacanza sta finendo e sembra che nessuno sia particolarmente ansioso di tornare a casa. Alcuni nuvoloni sembrano privarci dell’ultimo tramonto sul mare ma il sole del Messico non ci fa questo torto e ci regala alcune immagini da cartolina che non manchiamo di immortalare. Per la serata, in cui dobbiamo registrare l’assenza di Gianluca II per ragioni….di cuccaggio (quindi assolutamente giustificate),organizziamo cenetta in un bel ristorantino in una terrazza del centro. Mentre mangiamo si scatena un temporale pazzesco ma solo quando cerchiamo di scendere i gradini del locale ci accorgiamo che la via sottostante è invasa da almeno 50 cm. di acqua…. e il centro di Isla si è tramutato in una piccola Venezia! Non dotati di gondole né di stivaloni per acqua alta (nonostante abbia studiato nel capoluogo veneto non avevo proprio pensato a portarli), ci cimentiamo nel guado auspicando che all’alba per la nostra partenza la situazione non sia la stessa e soprattutto che parta il traghetto! 20/08/05 Sveglia alle 5 ed è una sveglia triste stavolta.Almeno il tempo si è rimesso: non piove, nessun allagamento ed anzi si preannuncia un’alba splendida che ci godiamo dalla terrazza della barca.Hasta luego Isla Mujeres! Ce la facciamo ampiamente con i tempi e siamo al check-in di Cancun con congruo anticipo. Rivediamo in aereoporto i 4 amici che avevamo lasciato a Tulum e ci scambiamo esperienze e racconti. Michela vive 10 minuti di ansia a Miami dove per un attimo incappa nei feroci controlli della security americana e viene “sequestrata” per delle verifiche ulteriori; essendo l’ultima del gruppo nessuno l’attende e buon per lei che il self-control e la sua ottima conoscenza dell’inglese le permette di chiarire in fretta l’equivoco. 21/08/05 Alle ore 9.30 sbarchiamo a Linate e la vacanza ora è proprio finita.A Francoforte avevamo già lasciato (in tutta fretta per via delle coincidenze) gli amici “sudisti” diretti a Roma. Cerco vanamente di farmi arrestare lasciando il bagaglio a mano incustodito in aereoporto per almeno 15 minuti ma me la cavo con una meritata lavata di capo del finanziere. Che dire: viaggio splendido, gruppo in grande armonia composto da persone che mai, in tre settimane,hanno avuto modo di litigare.Forse le foto solo in parte saranno in grado di rappresentare le tante immagini di questa vacanza che ci rimarranno in mente. Le vene aperte del Testo Franco Coppoli Foto di Cristian Santi e Renzo Fratton bbiamo viaggiato tutta la notte su uno scassato pullman di linea che,partito con un'ora di ritardo da Tupiza -la prima città boliviana meridionale che avevamo incontrato provenendo dal nord dell'Argentina- arriva dopo ore di sterrato la mattina molto presto a Potosì. Ci sistemiamo in albergo vicini al centro storico e alle 9 c'è il pulmino dell'agenzia che ci viene a prendere e ci scarica un paio di quadras più in là, dove cominciamo a vestirci per le miniere.Visto che in grotta la temperatura sale notevolmente, indossiamo sotto alla maglietta una tuta impermeabile in due pezzi, gialla canarino, che copre i vestiti e proteggerà dalla polvere più che dall'umidità.Un casco con lampada, quelli vecchi col carburo, i più nuovi con luci a batteria. Con noi c'è anche un gruppetto di ragazzi e ragazze francesi di Marsiglia e due guide, Olga e Paco, che prima di arrivare alla miniera ci accompagnano al mercato collocato nella parte alta della città, sulla via per il cerro rico, per comprare foglie di coca, dinamite,fosfati, micce, detonatori, e bevande da dare ai minatori. E' strano entrare in questi empori pieni di tutto e scegliere la dinamite che sembra una candela incartata e la cui vendita è completamente libera. Paco ha circa 30 anni e ha fatto il minatore, e fino ad un paio di anni fa scendeva nei pozzi per lavorare come faceva da quando aveva iniziato, a quattordici anni. Ha dovuto smettere per la silicosi che lo stava uccidendo, come suo padre, minatore anche lui,che è morto del male che ti mangia e secca i polmoni a causa delle micropolveri e dei minerali respirati, che restano a lungo in sospensione nei cunicoli delle miniere durante e dopo i lavori di scavo e le esplosioni. Olga ha lavorato anche lei in miniera sfatando la leggenda che le donne non siano ammesse nel ventre della terra, della pacha mama. I minatori non accettano le loro donne, quasi a tutelare il nucleo familiare, mentre operaie e bambini lavorano selezionando il prodotto estratto nelle miniere e a volte scendono loro stesse nei cunicoli. Ora entrambi hanno aperto un'agenzia che organizza visite in miniera per turisti. Riprendiamo ad arrampicarci col nostro pulmino sul Cerro Rico o Sumai Orcko, come veniva chiamata dagli incas quando, 83 anni prima dell'arrivo degli spagnoli, Huyana Capac vietò l'attività estrattiva perché coloro che vi stavano lavorando avevano udito dalla montagna le parole A Potosì Sono la ricca Potosì, il tesoro del mondo e l'invidia dei re “non togliete argento da questa montagna” e “pptojsi” (esplodere)- da cui il nome della città sottostante. Un'altra origine del nome potrebbe derivare dal quechua pptoj, che significa “zona di tante sorgenti”, situate proprio nella città. Finalmente siamo davanti al cancello della candelaria baja, una delle miniere più antiche,aperta dagli spagnoli che hanno realizzato la loro fortuna e quella dell'Europa facendo estrarre -prima dai nativi ridotti in schiavitù e poi dagli schiavi rubati dall'Africa- tonnellate di minerali preziosi,in prevalenza argento ma anche oro, zinco e stagno. Oggi le vene principali sono esaurite, ma i minatori seguono le irregolari vene minori scavando la dura roccia con gli scalpelli e con la dinamite. Paco comincia a scartare con calma un candelotto di dinamite, lo modella e ci aggiunge sali di potassio. Poi incunea al centro l'innesco che è a base di mercurio e sta all'estremità di una miccia a combustione lenta. Ripete l'operazione con un'altra carica,poi si allontana e piazza i due esplosivi a qualche decina di metri da noi. Sembra la scena di un film di Sergio Leone. Si alzano in aria due scie di fumo mentre Paco si allontana velocemente e dopo quasi un minuto prima vediamo i bagliori e poi sentiamo due forti esplosioni ravvicinate che fanno schizzare pietrisco e alzano due colonne di polvere. Dopo aver assistito all'esplosione ci dirigiamo verso l'entrata, indossiamo i caschetti, accendiamo le lampade all'acetilene e cominciamo la discesa in miniera. Da qualche anno lo stato boliviano ha dismesso l'attività mineraria, privatizzandola di nuovo dopo le nazionalizzazioni degli anni '70. Questo si è tradotto in un netto peggioramento delle condizioni di lavoro e dei salari dei minatori che ora, organizzati in cooperative, di fatto lavorano a cottimo, senza limiti di orario, con scarsissime tutele sanitarie, senza assistenza sociale né paga fissa. Ci dividiamo in due gruppi: uno resterà con Paco ai livelli più superficiali della miniera, l'altro accompagnato da Olga scenderà fino al terzo livello. 75