n. 35 / 7 novembre 20 estratto da www.dday.it p. EDITORIALE PEOPLE & MARKET / Margini ristretti e mercato in crisi mettono in difficoltà i produttori di TV Nelle ultime settimane abbiamo visitato alcune fabbriche in giro per il Mondo in aree con costi del lavoro molto bassi. Con stipendi per gli operai da 300-400 dollari al mese, quando va bene, la produzione si de-automatizza e diventa prevalmente manuale. In questo modo si resta più flessibili e tutto sommato più accurati: alla fine la capacità di ragionare di un umano, unita al concetto di “esperienza”, difficilmente è replicabile da un macchina, almeno con tempi di implementazione e messa a punto contenuti. A questo punto, se la produzione torna a essere molto manuale, la necessità di concentrare tutta la produzione in un’unica fabbrica per tutto il Mondo diventa molto meno pressante e le economie di scala meno rilevanti. La storia recente ci ha mostrato come il rischio di una localizzazione unica sia altissimo: basta un terremoto, uno tsunami, un’alluvione o una crisi politica o economica per bloccare la produzione. La mente va veloce all’alluvione disastrosa in Thailandia, che ha mandato letteralmente sott’acqua la produzione delle reflex Nikon e dei sensori Sony., che diffcilmente ripartirà prima del 2012. Nel distretto di Wuxi in Cina, che abbiamo visitato, abbiamo visto in pochi chilometri quadrati le fabbriche di Nikon, Sony, Kodak, Minolta, Agfa e molti altri marchi del mondo digtal imaging. Da queste parti basterebbe un’alluvione, anche circoscritta o qualsiasi altro cataclisma per mettere in ginocchio il mondo della fotografia digitale, più di quanto non abbiano già fatto tsunami e alluvioni. Un rischio che non vale più la pena di prendere. Per questo, l’Est europeo, se i governi locali saranno bravi ad attrarre gli investimenti, potrebbe diventare il secondo polo produttivo, affiancando gli stabilimenti in estremo Oriente: minori rischi climatici, costo del lavoro basso, voglia di lavorare, buona scolarizzazione e posizione strategica per arrivare prima e meglio in Europa. Una nuova Cina forse ce l’abbiamo davvero vicina, a 1000 Km da casa. Tagli e riorganizzazione: questa la ricetta anti-crisi, ma quali saranno le possibili conseguenze per i consumatori? La nuova Cina a 000 km dall’Italia Gianfranco Giardina Il TV è “in crisi”, solo i coreani sorridono di C. Stellari M ercato in crisi e margini sempre più “risicati” per il settore TV: le conseguenze sono bilanci in passivo per gran parte delle aziende produttrici. Questo è quanto emerge dalle ultime notizie. Per sopravvivere non basta neppure più produrre volumi elevati, contenere i costi e diversificare la produzione. In quest’ottica Panasonic, che ha totalizzato una perdita record in bilancio, annuncia un pacchetto di misure anti crisi con tagli al personale, riduzione della produzione di TV Plasma e riorganizzazione della più importante fabbrica di pannelli LCD, metà verrà destinata alla produzione di display per tablet e smartphone mentre l’altra metà sarà dedicata a pannelli per TV da 50”. Sony, la cui divisione TV per l’ottavo anno consecutivo ha chiuso in perdita, pensa ad una suddivisione della business unit in tre parti con compiti e responsabilità diverse e dirette. Philips, dal canto si chiama fuori, chiudendo l’accordo per la joint-venture con l’azienda cinese TPV, che realizzerà i televisori Philips dal 2012. In questo panorama desolante, l’ottimismo arriva dai coreani: Samsung prosegue con la sua strategia aggressiva e si prepara a rilevare interamente la fabbrica di pannelli nata dalla jount venture con Sony; LG investe una cifra ingente per realizzare direttamente tutte le fasi di produzione dei pannelli LCD “in casa”, con l’obiettivo di controllare i costi e divenire più competitiva. Alla finestra, ma non per molto ancora, ci sono i produttori cinesi pronti ad invadere il mercato con prodotti economici. Proiettando questa situazione nel futuro, tutto lascia pensare che il numero di produttori si ridurrà drasticamente. C’è da chiedersi se per i consumatori tutto ciò comporti vantaggi effettivi. REPORTAGE / DDAY.it è andata in Cina per provare sul campo le Nikon 1 Nikon “Shanghai Test” Scopri le nostre impressioni su queste attese mirrorless con sensore 10.1 MP DDAY.it Magazine n. 35 in questo fascicolo... PEOPLE & MARKET 3 LG investe nell’LCD 6 Philips e TPV, accordo fatto per i TV 6 SIAE vuol far pagare anche per i trailer TV & VIDEO 3 Le novità di Google TV 2.0 7 iTV, l’ultima creazione di Steve Jobs? 7 Nel 2012 tutti i TV saranno LED MOBILE di G. Giardina L o skyline di Shanghai è lo scenario per la nostra (vostra) full immersion nel mondo di Nikon 1, il nuovo sistema fotografico messo a punto dalla casa giapponese e arrivato in questi giorni sul mercato. Nikon infatti ci ha invitato a passare qualche giorno in Cina in compagnia delle fotocamere nuove nate, la V1 e la J1, per sperimentarne tutte le capacità creative; ma il nostro viaggio non è stato finalizzato solo a un pittoresco “field test” dei nuovi apparecchi ma anche e soprattutto a visitare la fabbrica nella quale gli apparecchi Nikon 1 vengono realizzati. Le due fotocamere a ottiche intercambiabili sono molto simili per funzionalità, un po’ diverse per prestazioni, drasticamente diverse per prezzo: 849 euro la V1 e 529 euro la J1 (nel kit con l’ottica 10-30). La Nikon V1, ha come prerogativa un mirino ottico che entra in funzione non appena si avvicina l’occhio. Molte le funzioni innovative, tra cui la Il rischio è quello di un appiattimento generale, ovviamente verso il basso, sia delle prestazioni che dei prezzi. Nelle prossime pagine gli approfondimenti sulle singole situazioni. “Smart Photo Selector” che permette di catturare in rapidissima sequenza 20 scatti, scegliendo poi quello ritenuto migliore e conservandone comunque altri quattro che ritiene ben riusciti. Oppure, il “Motion Snapshot” che permette di riprende in slow motion e facendo rivedere l’immagine sul display come sequenza del filmato in slow motion seguita immediatamente dallo scatto fisso, accompagnata da una musica di sottofondo. Nelle ultime pagine di questo numero il nostro reportage, con la prova sul campo e le impressioni sulle Nikon 1. segue a pag. 23 8 Nokia Lumia 800 e 710 con Windows Phone 10 I’m Watch, lo smartwatch italiano 11 Android ti lascia senza aggiornamenti 16 Battery Pack Sony e Duracell PC & MULTIMEDIA 17 Audio lossless Apple è ora opensource SMARTHOME 20 NEST IL termostato intelligente 21 LG STyler, l’armadio-attivo n. 35 / 7 novembre 20 estratto da www.dday.it PEOPLE & MARKET Facebook va al fresco PEOPLE & MARKET / Panasonic ha registrato la più grande perdita degli ultimi 10 anni p.2 Perdita record per Panasonic, si taglia! Deciso il taglio di molti posti di lavoro, per contenere le perdite la produzione di TV al plasma verrà ridotta del 48% L’azienda spera di compensare il passivo con i risultati positivi del settore energia e batterie solari, in forte crescita di R. Pezzali U Il noto social network realizzerà il primo data center europeo non lontano dal Polo Nord. La Svezia infatti offrirà aria fresca ed elettricità a buon mercato a Facebook di G. De Gaetani Facebook ha annunciato l’avvio dei lavori per il primo data center europeo, il cui scopo sarà quello di gestire il traffico dati per tutta l’Europa. La scelta è caduta sul suolo svedese, più precisamente a Luleå località non lontana al circolo polare artico. Le temperature particolarmente rigide della zona, nonché l’abbondanza di energia elettrica a costi ridotti -la zona è ricca infatti di centrali idroelettriche-, ha fatto propendere Facebook per tale regione. I costi di gestione di un data center sono, infatti, per lo più costituiti dall’energia elettrica necessaria per l’alimentazione dei complessi sistemi di raffreddamento. Il data center di Facebook verrà invece “raffreddato” naturalmente grazie al convogliamento della fredda aria artica nelle sale server, contribuendo così ad abbattere notevolmente i costi di gestione. Il nuovo data center sarà costituito da tre edifici con un estensione di 28000 metri quadri e il completamento dell’opera è previsto per il 2014 e dovrebbe impegnare almeno 300 persone. Entusiastiche, ovviamente, le reazioni delle istituzioni locali, le quali sperano che alla webfarm di Facebook ne seguano altre viste le caratteristiche ideali di cui dispone il loro territorio. na perdita record: 420 miliardi di yen, equivalenti a 5.4 miliardi di dollari. La chiusura fiscale del 31 ottobre per Panasonic è nerissima, e il titolo in borsa perde molti punti in una situazione globale non semplice. Quello che però stupisce è la suddivisione delle perdite: dei 420 miliardi di yen, infatti 404 miliardi sono imputabili a TV e semiconduttori, ed è proprio lì che calerà la mannaia per cercare di risollevare l’azienda. Panasonic, che ha rivisto anche le stime di vendita dei TV da 25 milioni di unità a 19 milioni di unità, ha deciso di ridurre la produzione di TV al plasma per il prossimo anno del 48%. Contestualmente fermerà anche due stabilimenti che producono pannelli e chiuderà anche alcune fabbriche che si occupano di produrre parti per i TV e semiconduttori. Salta anche il piano di spostare in Cina, nei pressi di Shanghai, la pro- duzione delle TV al plasma. Il presidente di Panasonic si è detto rammaricato per le decisioni prese, che coinvolgono anche il taglio di molti posti di lavoro, ma ha aggiunto che purtroppo le misure correttive fatte nel 2008 per cercare di portare in attivo i TV non sono servite a niente. Panasonic spera con questi tagli di ridurre le perdite, e spera anche di riuscire a compensare il passivo con una forte crescita nella divisione energia, batterie e solare, quella che dopo l’acquisto di Sanyo è diventata la divisione più importante dell’azienda. PEOPLE & MARKET / Per l’ottavo anno di seguito la divisione TV Sony chiude il bilancio in perdita Sony, tre teste per restare nel mondo TV Il settore TV è strategico e non verrà eliminato, per risolvere i problemi sono state create tre divisioni più snelle di R. Pezzali È tempo di tirare i bilanci, come consuetudine infatti il 31 ottobre le maggiori aziende giapponesi presentano i bilanci dell’ultimo trimestre e i dati, a causa anche della svalutazione dello yen, sono più neri che mai. Se, come abbiamo visto per Panasonic, la situazione non è certo delle migliori, anche Sony non ha di che rallegrarsi: per l’ottavo anno consecutivo la divisione TV chiude infatti in perdita. Per Sony il settore TV continua ad essere un business strategico e quindi non verra assolutamente eliminato, ma ci sarà un ridimensionamento che prevede la divisione della business unit in tre nuove unità, ognuna con compiti strategici. La Reuters, che ha lanciato la notizia, riporta le parole di un portavoce di Sony, Ayano Iguchi, secondo il qua- le la divisione di un colosso come la business unit dei TV in tre divisioni più snelle, darà a ciascuna una vera missione da compiere e quindi un senso maggiore di responsabilità. Le tre divisioni saranno TV LCD, Outsourcing e Next Gen TV, e i cambiamenti saranno effettivi fin da subito. Nessuno però ha ancora chiarito quali saranno i compiti di questo nuovo mostro a tre teste, ma è probabile che la divisione TV LCD si occuperà della gamma e della messa in commercio dei prodotti, quella Outsourcing cercherà le migliori soluzioni per produrre i TV ad un prezzo competitivo usando produttori terzi e quella Next Gen avrà in carico lo sviluppo della prossima generazione, OLED incluso. n. 35 / 7 novembre 20 estratto da www.dday.it p.3 PEOPLE & MARKET/ LG investirà 900 milioni di dollari per la fabbricare substrati per pannelli LCD PEOPLE & MARKET L’obiettivo è quello di realizzare tutto in casa per controllare meglio i prezzi, divenendo così ancora più competitiva Amazon lancia l’allarme ci sono in circolazione troppe cuffie contraffatte, sotto attacco soprattutto le Monster Beats e le Sennheiser Mentre tutti gli altri fuggono, LG investe di R. Pezzali M entre i rivali giapponesi tirano i remi in barca ristrutturando le divisioni TV, LG va controcorrente e investe. L’azienda coreana sta infatti cercando di portare in casa tutte le fasi necessarie per la realizzazione di pannelli a cristalli liquidi. Finora, infatti, LG ha comprato da fornitori esterni i substrati in vetro necessari per realizzare i pannelli LCD, ma da pochi mesi la divisione LG Chemicals ha iniziato a produrre con successo anche questi componenti indispensabili. Così facendo LG spera di riuscire a diventare non solo il più grande produttore di LCD al mondo, ma di abbassare i costi e di controllare meglio le oscillazioni dei prezzi sul mercato dei pannelli. LG inizierà quindi a realizzare “vetri” di ottava generazione, 2.16 x 2.4 di R. Faggiano metri dai quali si potranno poi ricavare otto schermi da 40” o sei schermi da 50”. L’azienda sta investendo anche 520 milioni di euro per realizzare altre due linee di produzione, da affiancare a quella appena attivata, per aumentare la capacità produttiva. L’investimento globale dovrebbe arrivare ai 2 miliardi di euro con la realizzazione di ben sette fabbriche di produzione di vetri di diverse dimensioni. TV & VIDEO / Ufficialmente svelata la prossima versione di Google TV, arriverà su dispositivi vecchi e nuovi Google TV 2.0, tutte le novità in arrivo Basata su Honeycomb 3.1 avrà un’interfaccia completamente nuova con icone, simile a quella degli smartphone L’Android Market dovrebbe garantire alla piattaforma Smart TV di Google una versatilità davvero senza limiti di P. Centofanti G oogle ha annunciato tutte le novità della versione 2.0 di Google TV, la sua piattaforma di Smart TV che a dire il vero non ha riscosso nella sua prima iterazione un grande successo. Le novità sono principalmente due, un’interfaccia grafica più semplice e intuitiva e l’arrivo dell’Android Market anche per le TV. Google TV 2.0 è innanzitutto basata su Android Honeycomb 3.1 e la nuova interfaccia è basata su icone allo stesso modo degli smartphone e dei tablet. La nuova applicazione TV & Movie permette di sfogliare una libreria aggregata di contenuti che va a “pescare” dai diversi servizi e quindi Netflix, YouTube, oltre che dalla EPG di canali TV via satellite e via cavo. Parlando di YouTube, c’è anche un’interfaccia che rende ancora più agevole sfogliare la libreria dei Cuffie false un vero business video. Il piatto forte rimane comunque l’Android Market che dovrebbe garantire alla piattaforma una versatilità senza limiti. La nuova versione di Google TV arriverà sul set-top-box di Logitech e sui TV di Sony, ma possiamo aspettarci presto anche nuovo hardware. Con ogni probabilità qualcosa lo vedremo già al prossimo CES di Las Vegas. Grandi offerte sul web per le migliori cuffie Beats della Monster? Attenti, potrebbero essere delle imitazioni. L’allarme è stato lanciato dalla filiale britannica di Amazon, che ha tagliato i fornitori meno affidabili perchè sospettati di aver sfruttato i canali del prestigioso marchio di vendite on line per spacciare prodotti falsi. Dopo aver accumulato molte segnalazioni di prodotti sospetti, tra i quali anche alcuni modelli Sennheiser, Amazon ha preferito correre ai ripari. Le cuffie Beats firmate dal Dr Dre per Monster, sono diventate un oggetto di culto per i giovani, soprattutto dopo che molti personaggi del mondo dello sport e dello spettacolo le ostentavano in ogni occasione pubblica e privata. Il costo di questi nuovi oggetti del desiderio, i prezzi vanno dai 200 ai 600 euro, ha suggerito a qualcuno di falsificarle per ottenere facili guadagni. Il fenomeno è poi esploso nel giro di pochi mesi, tanto che sul sito del produttore statunitense c’è già un elenco di decine di siti sospetti da evitare per gli acquisti. Per quanto riguarda Sennheiser, i modelli più colpiti dalle falsificazioni sono gli auricolari della serie CX; il marchio tedesco ha già individuato più di cento diversi produttori di falsi. Le vendite sul web poi fanno il resto: impossibile ritrovare un referente concreto quando ci si vede recapitare un prodotto palesemente (ma non troppo) contraffatto. Sempre sul sito Monster sono segnalati i rivenditori ufficiali delle cuffie Beats (in Italia sono distribuite nei negozi da MPI). Quindi il consumatore è avvisato: un apparente risparmio potrebbe diventare una bella ma mal suonante fregatura. n. 35 / 7 novembre 20 estratto da www.dday.it PEOPLE & MARKET / Siglato l’accordo per la joint-venture che realizzerà i televisori Philips dal 2012 Philips e TPV, accordo fatto per i TV A TPV va il 70% della società, Philips conserva una quota del 30% di cui però si riserva il diritto di cessione La società sarà operativa entro il primo trimestre 2012, la collaborazione ha una durata di 5 anni, rinnovabile di R. Faggiano D opo le recenti dichiarazioni del CEO Philips Frans van Houten, sui ritardi nell’intesa da tempo annunciata tra il gruppo olandese e la cinese TPV per la cessione delle attività Philips nel settore dei televisori, le trattative sono giunte al termine e l’accordo è siglato. La nuova società sarà operativa entro il primo trimestre 2012 e sarà partecipata per il 70% da TPV e per il restante 30% da Philips. Senza entrare troppo nei particolari economici ci sono comunque interessanti dettagli, soprattutto riguardo il denaro in gioco. Nell’accordo si legge che la collaborazione ha una durata di cinque anni, rinnovabile per un periodo equivalente ad ogni scadenza. A partire dal secondo anno, le royalties dovute a Philips per il permesso dell’utilizzo del marchio saranno pari al 2,2% del fatturato ma con un minimo di 50 milioni di euro l’anno. Philips si riserva anche il diritto di cedere la sua quota del 30% nella joint venture. Philips si impegna, comunque, anche ad investire 185 milioni di euro in promozione e pubblicità dei prodotti nei primi due anni di collaborazione. Nell’accordo si precisano anche delle eccezioni geografiche, laddove Philips aveva già ceduto il suo marchio ad altri produttori o esistono altri accordi, precisamente negli Stati Uniti, India, Cina, Canada, Messico e alcuni Paesi sudamericani. Ora non ci resta che attendere i primi frutti della sancita collaborazione: il 2012 sarà l’anno della nuova generazione di televisori LCD, con pannelli sempre più in comune tra i diversi produttori nelle dimensioni sotto i 32 pollici. La differenza a quanto pare la faranno soprattutto le schede di controllo e il prezzo. Forse ai pessimisti converrà non farsi sfuggire gli ultimi modelli del 2011. p. PEOPLE & MARKET IVA al 4% anche per CD DVD e Blu-ray? Tra i tanti paradossi italiani, non si può non citare quello dei supporti fisici come CD, DVD e Blu-ray, che ospitano contenuti considerati a tutti gli effetti “culturali” (i film vengono persino sovvenzionati), ma vengono trattati dal punto di vista fiscale come prodotti qualsiasi. L’IVA su questi supporti, infatti, è al momento del 21%, come qualsiasi prodotto di elettronica, ma potrebbe a breve essere abbassata al 4%, aliquota che spetta ai prodotti culturali, come ad esempio ai libri. Tutto nasce da una proposta della Commissione Europea sul futuro delle imposte a valore aggiunto (consultabile qui), raccolta dall’on. Alessandro Pagando del Pdl e poi approvata dalla Commissione Finanze della Camera. Se la proposta passasse, l’abbassamento potrebbe tradursi in un risparmio del 16% per i consumatori. O il 16% in più di guadagni per i produttori. PEOPLE & MARKET PEOPLE & MARKET Il servizio di streaming assorbe più del 30% della banda nazionale nei momenti di punta. Internet è pronta all’era post computer? SIAE fa di tutto per restare tra le aziende più odiate dagli italiani Pretende ben 1.800 euro all’anno dai siti che pubblicano trailer di P. Centofanti di R. Pezzali Netflix si mangia un terzo della banda USA Spesso si parla della praticità dei servizi di streaming per musica e video, ma la Rete è pronta a supportare i nuovi modi di fruire dei contenuti multimediali? La domanda è legittima se è vero che nei momenti di picco il traffico generato da Netflix - che offre un servizio “all you can eat” per circa 8 dollari al mese - si mangia quasi un terzo di tutta la banda Internet disponibile negli Stati Uniti, il 32.7% per l’esattezza. Un aumento di traffico dovuto al fatto che Netflix non è più accessibile unicamente dal PC, ma anche da smartphone, tablet, console di videogiochi, Smart TV, una moltiplicazione di dispositivi che rende più fruibile il servizio e al tempo stesso ne aumenta i consumi. Primi effetti dell’era “post PC” dunque, che vede i contenuti web sempre più “consumati” utilizzando dispositivi diversi dal normale computer, prodotti che sempre più ci seguono ovunque. Tempo anche per Internet di pensare a uno sviluppo sostenibile? SIAE vuol far pagare anche per i trailer Una licenza che costa 450 euro al trimestre per poter pubblicare trailer dei film, fino ad un massimo di trenta in contemporanea, su un sito web. È l’ennesima assurda e ingiustificata richiesta della SIAE fatta ad una serie di siti che pubblicavano trailer cinematografici. I siti in questione, tra i quali Fantascienza. com che ha denunciato la cosa chiudendo per protesta la sezione video, se vorranno continuare a pubblicare i trailer dovranno, quindi, pagare alla SIAE ben 1.800 euro l’anno per pubblicare contenuti che non sono altro che pubblicità agli iscritti della SIAE stessa. Chi non paga è già stato contattato telefonicamente dalla SIAE, con tanto di minacce di chiusura forzata del sito. La richiesta è di fatto paradossale, anche perché l’accordo firmato a inizio anno tra Agis e SIAE sui trailer online era relativo solo ai siti della case cinematografiche. La cosa però, secondo la SIAE, è da estendere a tutto il web. Una cosa è certa: la SIAE resterà anche per il 2012 una delle aziende più odiate dagli italiani. n. 35 / 7 novembre 20 estratto da www.dday.it p.7 TV & VIDEO TV & VIDEO / Un passaggio della biografia di Jobs dà vita alle speculazioni degli analisti Stanchi dei riflessi sullo schermo dei TV? I TV di prossima generazione potrebbero avere un vetro frontale totalmente trasparente, invisibile. Questo vetro particolare, presentato alla fiera dei pannelli di Yokohama, è stato realizzato inserendo una doppia lastra antiriflesso davanti e dietro. In un normale vetro antiriflesso il 92% della luce passa attraverso il vetro, mentre l’8% viene riflesso all’interno; nel caso del vetro sviluppato dalla Nippon Electric Glass il 99,5% della luce passa attraverso mentre solo lo 0.5% viene riflesso. I due layer antiriflesso sono realizzati con 30 strati di materiale antiriflesso spessi pochi nanometri. Nella foto il confrontro tra un vetro normale (a sinistra) e quello sviluppato da Nippon Electric Glass (a destra). Apple si preparerebbe davvero a rivoluzionare il TV, non è la prima volta che se ne parla ma non ci sono conferme Dal Giappone il vetro invisibile TV & VIDEO Chimei pronta a produrre TV LED 4k Chimei Innolux è uno dei maggiori produttori di pannelli LCD al mondo, insieme a Samsung, AUO e LG. Nel corso dell’FPD International 2011 Chimei ha presentato la sua ultima fatica: un pannello da 46” Full LED con risoluzione 3840 x 2160, ovvero 4k x 2k. La cosa interessante è che l’azienda dichiara di essere in grado di iniziare la produzione di massa, se ci fossero richieste. Realizzato con tecnologia IPS, questo pannello non può però essere 3D (ha un refresh massimo di 120 Hz) e ha un angolo di visione di 176°. La luminosità dichiarata è di 450 cd/m2, il contrasto di 1000:1. Si tratta ovviamente del contrasto nativo del pannello, un valore più reale di quello dichiarato da molti produttori di TV finiti. Ci sarà qualcuno interessato? Lo sapremo tra qualche mese. iTV, l’ultima creazione di Steve Jobs? di P. Centofanti U n televisore che non ha bisogno di set-top-box esterni, di sintonizzatori o di altre sorgenti: solo Wi-Fi e porta di rete, comandi vocali e App Store per contenuti e applicazioni sincronizzati con smartphone, tablet e PC. Sarebbe questo il televisore secondo Apple, l’iTV come qualcuno scommette già si chiamerà l’ultimo prodotto a cui avrebbe lavorato Steve Jobs. Tutte speculazioni che nascono da un passaggio della biografia di Jobs, in cui il fondatore di Apple rivela di aver capito come re-inventare il televisore: “Si sincronizzerà automaticamente con tutti i tuoi dispositivi e con iCloud. Gli utenti non dovranno più districarsi tra complicati telecomandi per lettori DVD e canali della TV via cavo. Avrà l’interfaccia utente più semplice che si possa immaginare”. Un TV basato su iOS quindi, svincolato dalle normali logiche di broadcasting e quindi si deduce incentrato su streaming e video on demand. Un prodotto che se davvero fosse in cantiere si dovrebbe scontrare con una realtà che vede ancora lo strapotere dei network televisivi, legato naturalmente a doppio filo a quello delle major cinematografiche. Apple potrà anche sviluppare la migliore delle interfacce utente e un TV dallo splendido design, ma il mondo è pronto a tagliare il cordone ombelicale con l’antenna? TV & VIDEO / Il prossimo anno i TV LED raggiungeranno una penetrazione di mercato pari al 70% Nel 202 quasi tutte i TV saranno LED Previsto l’arrivo di soluzioni low cost con schermi grandi e spessore pari a 3-4 cm, in vendita a prezzi irrisori di R. Pezzali I l mercato dei TV è un disastro, questo lo sappiamo: prezzi bassissimi, troppi prodotti e poche innovazioni concrete. A gettare benzina sul fuoco ci pensa poi AUO, uno dei maggiori produttori di pannelli. AUO afferma che nel 2012 la produzione di pannelli sarà quasi esclusivamente LED e la penetrazione sul mercato sarà altissima, oltre il 70%. Ma c’è di più: nel 2012 arriveranno anche nuovi tipi di pannello da 3 o 4 centimetri che sacrificheranno lo spessore tipico dei LED Edge in favore di prezzi assolutamente bassi: si riusciranno così a commercializzare TV LED ad un prezzo più basso degli attuali TV con retroilluminazione CCFL. AUO non quantifica, ma pare che si possa arrivare addirittura a 200 euro per un 40 pollici. Il 3D invece non crescerà così tanto: solo il 6% della produzione di AUO sarà destinata a pannelli 3D ed entro la fine del 2012 inizierà la produzione dei pannelli 3D glassfree, che verranno usati già a inizio 2013 su tanti modelli di fascia alta. Di OLED, nonostante il prototipo mostrato questi giorni, purtroppo ancora non se ne parla. n. 35 / 7 novembre 20 estratto da www.dday.it MOBILE Acer Allegro Windows Phone a 299 euro MOBILE / Annunciata al Nokia World 2011 la gamma di smartphone Windows Phone p. Nokia Lumia 00 e 70 con Windows Phone I due modelli presentati dal CEO di Nokia sono interessantissimi per caratteristiche, design e funzionalità esclusive Navigatore Nokia Drive, Nokia Public Transport per le informazioni sui trasporti pubblici o Mix Radio per la musica di P. Centofanti S Windows Phone non supporta al momento processori Dual Core e neppure schermi ad altissima risoluzione, e questo aiuta a mantenere decisamente ridotti i costi degli smartphone, anche di fascia alta. Acer è un brand di prezzo, e riesce a fare un ottimo e competitivo prezzo anche per il nuovo modello di Windows Phone lanciato sul mercato, ovviamente già aggiornato a Mango. Si chiamerà Allegro, nome derivato probabilmente dalla sua colorazione bianca che ben si sposa con i coloratissimi tiles di Windows e costerà 299 euro. Lo smartphone è basato su un processore Qualcomm MSM 8255 da 1 Ghz e avrà 8 GB di memoria interna per le applicazioni. Classica la dotazione multimediale: display da 3.6” da 800 x 480 e fotocamera da 5 Megapixel. Il resto è tutta “roba” già vista: HSPA, Wi-Fi, Bluetooth e GPS che ormai sono la dotazione base di ogni smarphone degno di questo nome. tephen Elop ha aperto il Nokia World 2011 annunciando i primi prodotti della transizione a Windows Phone per la gamma smartphone. Si comincia con il nuovo Nokia Lumia 800, come da anticipazioni contraddistinto dallo stesso design del Nokia 9 e disponibile in tre colori diversi: nero, magenta e ciano. Come l’N9, il Lumia 800 presenta un caratteristico schermo completamente nero e leggermente ricurvo in tecnologia AMOLED da 3.7 pollici (480 x 800 pixel). Il processore è da 1.4 GHz, la memoria da 512 MB, ci sono 16 GB di memoria integrata più uno spazio gratuito da 25 GB sul servizio cloud di Microsoft SkyDrive. La fotocamera Nokia Lumia 70 ha un obiettivo Carl Zeiss Tessar con apertura di F2.2 e sensore da 8 Megapixel, ma riprende in 720p. La connettività comprende HSPA a 14.4 Mbit/s, Bluetooth 2.1, Wi-Fi 802.11n e porta micro USB. Il prezzo sarà di 499 euro e sarà disponibile da novembre. Il secondo modello è il Nokia Lumia 710, smartphone di fascia più bassa, ma con caratteristiche tecniche molto simili a quelle del Lumia 800. Processore e memoria sono gli stessi dell’800, ma il display è un LCD da 3.7 pollici e con design in plastica più semplice. La fotocamera in questo caso è da 5 Megapixel e la memoria integrata da 8 GB. Il Lumia 710 sarà disponibile in diverse colorazioni con frontale bianco o nero e retro ciano, giallo, fucsia, nero e bianco. L’aspetto più interessante in questo caso è il prezzo: 325 euro circa. Ma Nokia punta anche a differenziarsi dai “normali” Windows Phone con alcune applicazioni esclusive. La prima e forse la più interessante è Nokia Drive, un navigatore completo e gratuito basato sul nuovo Nokia Maps per Windows Phone e che precarica le mappe in funzione del percorso da effettuare, Nokia Lumia 00 in modo da minimizzare lo scaricamento dei dati durante la navigazione. Sempre in materia di localizzazione, Nokia lancia anche Nokia Public Transport con informazioni sui trasporti pubblici di 430 città nel mondo e Nokia Live View, un’applicazione di realtà aumentata che mostrerà informazioni di tutto ciò che ci circonda. Un’altra applicazione esclusiva per Windows Phone è costituita da MixRadio, una nuova funzionalità di Nokia Music che permette di ascoltare delle playlist organizzate per genere e “posizione”, senza alcun bisogno di abbonamento, gratuite e che possono essere anche scaricate in locale sulla memoria dello smartphone. Sempre esclusivo per Nokia sarà lo Sport Hub realizzato in collaborazione con ESPN.. MOBILE / Apple riconosce la presenza di un bug che in alcuni casi può portare al consumo anomalo della batteria dell’iPhone 4S Per iOS5 è già tempo di aggiornamenti, pronta la beta L’aggiornamento 5.0.1 porterà anche le gesture multi-touch sull’iPad di prima generazione, chiuderà alcune falle di sicurezza e risolverà i bug di iCloud di P. Centofanti P rocessore più potente, fotocamera più risoluta, ma anche una batteria che si consuma prima del previsto. Ecco i primi feedback relativi allo smartphone di casa Apple, l’iPhone 4S. Il consumo della batteria, è effettivamente anomalo, e molti denunciano l’impossibilità di arrivare alla fine della giornata con una sola carica. Apple dopo aver invitato alcuni utenti che hanno sollevato il problema a fornire un file diagnostico per capire meglio la questione, ha confermato quello che ormai era chiaro: un bug (o più di uno) in iOS 5 è la causa del consumo eccessivo della batteria che alcuni utenti di iPhone 4S stanno sperimentando. La soluzione è però in arrivo con un aggiornamento, il primo per iOS 5, che è stato rilasciato in versione beta per gli sviluppatori. L’aggiornamento 5.0.1, che sarà il primo distribuito over the air per gli utenti iPhone, non sistemerà solo i bug relativi alla gestione della batteria, ma porterà le gesture multi-touch anche sull’iPad di prima generazione, chiuderà alcune falle di sicurezza della piattaforma e risolverà alcuni bug relativi a iCloud. L’aggiormento dovrebbe essere disponibile per tutti gli utenti nel giro di pochi giorni. Va detto che problemi con la durata della batteria non sono una novità per gli utenti iPhone: a ogni aggiornamento importante del sistema operativo iOS alcuni dispositivi sono storicamente sempre stati colpiti da bug simili con la prima release del software. n. 35 / 7 novembre 20 estratto da www.dday.it MOBILE / Google ha reso disponibile per pochi minuti l’app di Gmail per i dispositivi Apple Gmail (forse) avrà la sua app per iOS L’app consentirà di ricevere posta in push, allegare foto alle mail e accedere ai contatti di Gmail e del telefono Dopo poche ore dal lancio però l’applicazione è stata ritirata da Google per problemi con le notifiche push di M. Dalli G li utenti iPhone hanno sempre avuto una marcia in meno rispetto a quelli Android per quanto riguarda l’accesso alla loro posta Gmail. Nonostante Google abbia da tempo reso disponibile un server Exchange per dispositivi mobili che consente di sincronizzare posta, contatti e calendari con il proprio device, anche in push, mancano quelle che sono le funzioni native di Gmail, come la posta prioritaria delle cartelle, cosa invece possibile con l’app per Android. Per colmare questo gap Google nei giorni ha rilasciato l’app ufficiale di Gmail per iPhone, che però è stata immediatamente ritirata per problemi proprio alle notifiche push, una situazione alquanto paradossale. L’app, quando sarà funzionante ovviamente, oltre a consentire di ricevere posta in push, permetterà di effettuare ricerche su tutta la posta senza averla scaricata, di accedere ai contatti di Gmail e del telefono e allegare foto alle mail; su iPad, inoltre, sarà possibile attivare la vista affiancata, che consente di avere sott’occhio sia il messaggio di posta che l’elenco delle cartelle. Non mancheranno le etichette e i messaggi prioritari, come già ci sono nella versione Web di Gmail. Mancherà, invece, l’integrazione con Google Talk, che molti si aspettavano. L’applicazione sarà disponibile gratuitamente su App Store. Dal canto nostro ci sentiamo di consigliarne l’utilizzo per chi vive con le etichette e la posta prioritaria di Gmail. Gli altri utenti, infatti, possono semplicemente affidarsi al server Exchange di Gmail per abilitare la posta push direttamente in Mail. p.0 MOBILE Bluetooth 4.0 due bollini per semplificare Il Bluetooth SIG (Special Interest Group) ha annunciato di aver creato due nuovi bollini che si accompagneranno ai prodotti con Bluetooth 4.0: Smart e Smart Ready. Bluetooth Smart Ready sono quei dispositivi come smartphone (come il nuovo iPhone 4S), tablet, TV, PC, ecc., che ospitano una soluzione Bluetooth dual mode, in grado cioè di collegarsi sia ai nuovi dispositivi Bluetooth 4.0 a basso consumo, sia ai tradizionali dispositivi Bluetooth 2.1. I dispositivi Bluetooth Smart, invece, sono compatibili esclusivamente con i dispositivi Smart Ready, in quanto utilizzano una modalità singola (Bluetooth 4); è questo il caso di podometri, cardiofrequenzimetri e tutti quegli apparecchi che devono funzionare a lungo con una piccola batteria. I nuovi bollini sono visibili nella sottostante tabella delle compatibilità: MOBILE / i’m Watch si collega allo smartphone e mostra le informazioni direttamente al polso Lanciato i’m Watch, lo smartwatch italiano Basato su Android è compatibile con iPhone e terminali Android, in arrivo anche un market per scaricare le app È disponibile in diverse versioni, prezzi da 299 euro fino ai 12.000 euro del modello Jewel, in oro e diamanti di C. Stellari D i i’m Watch ce ne siamo già occupati qui, si tratta di uno smartwatch, un orologio da polso con sistema operativo Android che si collega allo smartphone tramite Bluetooth per fornire una preview di messaggi, telefonate, della posta. La novità è che il prodotto è stato ufficialmente presentato al pubblico nel corso dell’ARM Conference. i’m Watch ha design e ingegnerizzazione italiana ed è compatibile con iPhone e terminali Android, è dotato di schermo touchscreen da 1,55 pollici e scheda di memoria da 4GB. Da quello che si può vedere dal filmato pubblicato sul sito, visibile facendo click qui, l’interfaccia è abbastanza funzionale: nella home abbiamo la funzione orologio e meteo e subito sotto le icone principali in stile Apple. Le schermate scorrono di lato e si potranno scaricare e aggiungere nuove app, proprio come per uno smartphone: il market a quanto pare verrà presentato al prossimo CES 2012. Il prodotto è disponibile in diverse versioni, la più semplice i’m Color ha un prezzo di 299 euro (249 euro per chi aveva eseguito il preorder), la versione Titanium è in vendita a 499 euro, mentre per le versioni più preziose, arricchite da metalli preziosi, si possono arrivare a Estratto dal quotidiano online www.dday.it Registrazione Tribunale di Milano n. 416 del 28 settembre 2009 direttore responsabile Gianfranco Giardina editing Claudio Stellari Cristina Dainese Editore Scripta Manent Servizi Editoriali srl via Gallarate, 7 - 205 Milano P.I. 970054 spendere anche 11999 euro. Per chi vuole provare questa novità, la collezione è ordinabile sul sito web http://www.imshop.it/. Per informazioni [email protected] Per la pubblicità [email protected] n. 35 / 7 novembre 20 estratto da www.dday.it MOBILE / Apple è meglio di Google nell’aggiornamento del software dei propri dispositivi Orfani di Android: il problema è il supporto La maggior parte degli smartphone Android rimangono senza supporto e aggiornamenti dopo pochi mesi dall’uscita p. MOBILE Samsung supera Apple negli smartphone di P. Centofanti I l Nexus One è il primo smartphone Google che non verrà aggiornato all’ultima versione di Android. La notizia ha fatto riflettere il blogger Michael DeGusta, che ha deciso di fare una piccola ricerca sullo stato della frammentazione di Android, scoprendo che in realtà i possessori del Nexus One sono stati tra i più fortunati. In generale la situazione è ben peggiore. DeGusta si è preso la briga di andare a confrontare le politiche di aggiornamento per tutti gli smartphone Android commercializzati fino a metà 2010 negli Stati Uniti e ne ha ricavato l’interessante tabella a fondo pagina (il post completo è qui): Le conclusioni, poco incoraggianti, sono le seguenti: • 7 su 18 smartphone Android non hanno mai montato l’ultima versione del sistema operativo; • 6 su 18 smartphone l’hanno montata solo per poche settimane; • 11 su 18 smartphone hanno smesso di ricevere qualunque tipo di aggiornamento meno di un anno dopo la commercializzazione; • 10 su 18 smartphone sono rimasti almeno due versioni indietro durante il periodo del contratto telefonico; • solo 3 su 18 sono stati aggiornati a Gingerbread; • solo due dei modelli possono sperare di venire aggiornati ad Ice Cream Sandwich; Insomma il dato è abbastanza chiaro e mostra come il problema del supporto per tutto il ciclo di vita degli smartphone Android è reale. Anche perché oltre a rimanere indietro sul fronte delle funzionalità, i prodotti rimangono in balia di bug e falle di sicurezza. In parte la situazione deriva da come avviene il processo di aggiornamento: Google rilascia gli aggiornamenti di Android, che poi devono essere recepiti dai produttori e quindi dagli operatori telefonici che sono poi i responsabili della “consegna” ai terminali per la maggior parte dei modelli venduti. Un problema che, come sottolinea DeGusta nel suo articolo, non è di natura tecnica, se è vero che nel caso delle ROM custom gli aggiornamenti vengono rilasciati con continuità. Interessante il confronto mosso con iOS dal punto di vista degli sviluppatori con questo esempio: i programmatori di Instapaper hanno alzato i requisiti minimi a iOS 4.2.1 (versione vecchia di 11 mesi e l’ultima supportata dall’iPhone 3G) solo questo mese, confidenti di poter raggiungere ancora smartphone più vecchi di 3 anni. Con il trend dei dati raccolti nel caso di Android gli sviluppatori dovrebbero aspettare fino al 2015 per poter innalzare i requisiti del loro software fino a Gingerbread, versione rilasciata nel 2010. Insomma, come più volte detto anche su queste pagine, Google deve fare qualcosa, e alla svelta. Vedremo se con i modelli 2011 il passaggio ad Android 4.0 sarà più veloce e diffuso. Secondo Strategy Analytics i coreani sono riusciti a superare Apple nel terzo trimestre 2011 per le spedizioni di smartphone E Nokia non molla di R. Faggiano Risultato molto importante per Samsung nell’eterna battaglia contro Apple: per la prima volta le spedizioni degli smartphone coreani hanno superato quelle di iPhone. Probabilmente l’attesa per il nuovo telefono Apple ha frenato le richieste del vecchio modello, ma intanto i coreani gongolano. I dati parlano chiaro, nel terzo trimestre 2011 Samsung ha spedito 27,8 milioni di smartphone mentre Apple si è fermata a 17,1 milioni di iPhone. Come terzo incomodo c’è sempre Nokia, che raggiunge i 16,8 milioni di unità. Le relative quote di mercato vedono Samsung passare dal 9,3% dello stesso periodo del 2010 al 23,8% del 2011, Apple invece passa dal 17,4 del 2010 al 14,6 del 2011; per Nokia il risultato è fortemente negativo, dato che scende dal 32,7% del 2010 al 14,4% del 2011. Il marchio finlandese può invece cantare ancora vittoria per quanto riguarda il mercato globale della telefonia, quello dei grandi numeri per i Paesi emergenti, che però significano anche piccoli profitti. Qui Nokia mantiene il comando con una quota di 106,6 milioni di telefoni venduti nel mondo, Samsung è al secondo posto con 88 milioni di pezzi, seguita dall’altra coreana LG con 21,1 milioni di telefoni. n. 35 / 7 novembre 20 estratto da www.dday.it MOBILE / Al Flat Panel Display di Yokohama sono stati presentati i prototipi dei nuovi schermi Hi-Res Super pannello per i tablet Samsung Nuovi pannelli LCD da 2560 x 1600 pixel: Samsung ne ha mostrati due, uno già pronto per essere prodotto in massa p.3 MOBILE AUO presenta l’e-paper flessibile con batteria di R. Pezzali A Yokohama si è svolta la Flat Panel Display International, una fiera del “pannello” che ha mostrato lo stato dell’arte e i prototipi degli schermi della prossima stagione. I tablet del prossimo anno avranno schermi ad altissima risoluzione, e la conferma arriva anche da Samsung: l’azienda infatti ha lanciato un pannello LCD per tablet da 10.1” con risoluzione di 2560 x 1600, una risoluzione altissima se paragonata a quella dei pannelli attuali. Il contrasto del pannello è di 500:1, la luminosità di 300 cd/m2 e il gamut copre il 70% dello spettro RGB. Questo pannello, che utilizza una configurazione RGB, non sarà però commercializzato a breve e lo stesso prototipo esposto da Samsung mostra diversi difetti, come alcune linee di pixel non funzionanti. Probabilmente per arrivare ad una produzione di massa ci vorrà ancora AUO ha realizzato un foglio di carta elettronica flessibile con la batteria integrata. È un vero e proprio foglio di giornale dinamico un po’ di tempo, quindi è escluso un utilizzo di questo specifico pannello per inizio 2012. Samsung ha però mostrato anche una versione PenTile dello stesso LCD: un pannello PenTile usa pixel condivisi ed è più facile da produrre, anche se la risoluzione finale dichiarata è la stessa. Questo tipo di pannello sarà prodotto in massa a inizio 2012, quindi non è escluso un utilizzo immediato su qualche tablet. Interessante vedere inoltre che questo pannello, grazie alla configurazione dei pixel condivisi, consuma quanto un pannello di pari dimensioni ma con risoluzione di 1280 x 800. MOBILE / Al momento sono solo dei concept, ma il futuro dei display sembra sempre più flessibile Schermi curvi nel 202, servono davvero? AUO, Samsung e Nokia hanno mostrato gli schermi flessibili e dinamici che saranno usati negli smartphone dal 2012 di R. Pezzali N okia ha presentato al Nokia World un prototipo di smartphone con il display curvo e flessibile (foto a destra), ed è bastato questo per innescare la miccia. Samsung (e chi poteva essere altrimenti!) ha infatti annunciato che rilascerà nel corso del 2012 alcuni device con il display curvo e flessibile. Il display piatto, infatti, inizia a costituire un limite per i designer che sono costretti a seguire uno schema unico, con il risultato visibile sotto gli occhi di tutti: gli smartphone di oggi, eccetto per i dettagli, sono tutti identici. L’utilizzo di display flessibili creerebbe un nuovo segmento di prodotto, senza linee da seguire e sicuramente più fantasioso. Oltre a Samsung, anche AUO ha mostrato il suo pannello OLED flessibile per smartphone: 4 pollici di diagonale, 480 x 320 di Display Samsung curvo e flessibile Display Nokia ricurvo risoluzione e possibilità di essere piegato, ma senza esagerare. Restano però molte perplessità: i designer potranno sbizzarrirsi, ma l’utente che poi dovrà usare i telefoni sferici forse non sarà troppo contento. AUO con pannello OLED flessibile di R. Pezzali AU Optronics ha mostrato a Yokohama all’FPD International 2011 quello che potrebbe essere il futuro della carta. Ha infatti agganciato ad un sottilissimo foglio di e-paper, carta elettronica, ad una particolare batteria con superficie fotovoltaica anche lei flessibile. Il risultato è un foglio digitale dinamico che si ricarica con la luce del sole e flessibile, ovviamente, come un giornale. Questo foglio da 6 pollici ha una risoluzione SVGA di 800 x 600 e utilizza una tecnologia diversa da quella attuale e-ink, derivata dai pannelli LCD TFT tradizionali. Nessuna parola su un’eventuale commercializzazione, ma l’idea è senza dubbio interessante. Nella foto sottostante potete vedere un particolare della batteria. n. 35 / 7 novembre 20 estratto da www.dday.it MOBILE Ubuntu su tablet smartphone e Smart TV Mark Shuttleworth nel corso di un’ intervista ha tracciato la strada per Ubuntu: il sistema operativo segue le abitudini degli esseri umani di R. Pezzali Ubuntu è sicuramente una delle distribuzioni Linux più note e utilizzate, un po’ per la facilità d’uso rispetto ad altre distribuzioni un più ostiche e un po’ per l’ottimo lavoro svolto in questi anni da Canonical. Ubuntu, parola di origine zulu che significa “umanità verso gli altri” è un sistema operativo che secondo il fondatore di Canonical, Mark Shuttleworth, seguirà l’essere umano nella sua evoluzione, anche informatica. Ecco perché, dopo i desktop, Ubuntu salirà a bordo dei dispositivi mobile e sulle Smart TV. Nel corso di un’ intervista Shuttleworth ha, infatti, evidenziato come le abitudini degli uomini si stiano rapidamente spostando dai desktop verso altre forme di fruizione dei contenuti e Ubuntu dovrà adeguarsi di conseguenza. Dopo la versione 12.04, che uscirà ad aprile 2012, ci vorranno un paio d’anni per realizzare la distribuzione multipiattaforma che potrà funzionare, con una interfaccia unica (Unity?), su un numero molto ampio di device. Nel mirino di Ubuntu però non c’è iOS e neppure Windows, ma Android: sempre secondo Shuttleworth sono molte le aziende insoddisfatte di quello che sta facendo Google con Android e molte di queste potrebbero considerare con molto interesse un’altra soluzione opensource. Quello che non torna però sono le tempistiche: lanciare una soluzione mobile nel 2014, a giochi ormai fatti, non sarà troppo tardi? MOBILE / Huawei amplia la sua offerta con tre smartphone dal prezzo molto aggressivo p.4 Huawei Honor, il Dual Core per tutti Fiore all’occhiello tra i modelli presentati il nuovo Honor, smartphone con processore Dual Core e display da 4 pollici di P. Centofanti I l produttore cinese Huawei amplia la sua offerta con tre nuovi modelli: Sonic, Vision e Honor, tutti basati sul sistema operativo Android. Il più interessante è senza dubbio Honor (sopra e sotto), smartphone con display da 4 pollici, processore Dual Core da 1.4 GHz e fotocamera con sensore da 8 Megapixel in grado di riprendere in 1080p. Uno smartphone dal design semplice ma ben rifinito, con 4 GB di memoria integrata espandibile con schede microSD, GPS, giroscopio e radio FM. Il sistema operativo, come per gli altri modelli, è Gingerbread 2.3.5. Il prezzo definitivo non è ancora stato annunciato ma sarà particolarmente aggressivo. Gli altri due modelli sono il Sonic (già presentato in altri mercati nei mesi scorsi), smartphone entry level con schermo da 3.5 pollici e fotocamera Huawey Honor da 3 Megapixel, e il Vision, con display da 3.7 pollici (800x480 pixel), processore da 1 GHz e fotocamera da 5 Megapixel. Anche questi modelli sono sorprendentemente ben rifiniti pur rimanendo degli smartphone che arriveranno sul mercato a un prezzo molto interessante, “democratico” come è stato definito durante la presentazio- Huawey Vision ne. Nei negozi dovrebbero arrivare senza operatore per dopo Natale (a parte il Sonic già disponibile con Vodafone). Arriverà in tempo per Natale, invece, il tablet MediaPad, con display da 7 pollici e Android Honeycomb 3.2 di cui vi avevamo già parlato, e che sarà posizionato con un prezzo tra i 349 e i 399 euro. La La notizia notizia prosegue prosegue su su DDAY.it... DDAY.it... HIFI & HOME THEATER PC & MULTIMEDIA MOBILE Nad ha lanciato la docking per smartphone e tablet Viso 1, predilige i prodotti Apple ma la connessione Bluetooth la rende universale. Viso 1 ha un ingresso ottico, una porta USB e un’uscita video; la Direct Digital Technology, se connessa a un iPhone o a un iPod, bypassa i circuiti analogici utilizzando una catena digitale fino agli speaker, amplificazione digitale inclusa. Prezzo fissato a 499 sterline, potrebbero diventare 600 euro in Italia, arriverà a dicembre. ASUS ha annunciato il primo monitor con supporto NVIDIA 3D Vision 2 e trasmettitore infrarossi integrato. Il VG278H, questo il modello, è un monitor LCD da 27 pollici con contrasto dichiarato di 50.000.000:1 e tempi di risposta di 2 ms, ideali per i videogamer. Grazie alla tecnologia NVIDIA 3D Light Boost ,la luminosità delle immagini viene aumentata quanto si indossano gli occhialini 3D. L’ASUS VG278H ha ingressi DVI-D dual link, VGA e HDMI 1.4; prezzo di listino 599 euro. Via Facebook, LG prima annuncia che il suo smartphone non sarà aggiornato ad Android 4.0 poi smentisce categoricamente, affermando che l’aggiornamento a Ice Cream Sandwich per il Dual e altri smartphone di fascia alta è solo in via di pianificazione: Google infatti deve ancora rilasciare il sistema operativo. L’equivoco era nato da una risposta a un commento di un utente su Facebook da parte della divisione indiana di LG in cui veniva detto che lo smartphone non sarebbe stato aggiornato. Nad Viso , docking bella e democratica PEOPLE & MARKET Sony compra Sony Ericsson per miliardo di euro Un miliardo di euro, questa la cifra che Sony spenderà per acquisire da Ericsson il restante 50 per cento delle quote della joint venture e portare in casa definitivamente il business della telefonia mobile dei dispositivi portatili (smartphone e tablet su tutti), per incorporarli al meglio all’interno della sua gamma. Avremo una maggior sinergia tra smartphone e TV? O tra tablet e PS3? Al momento i piani restano (ovviamente) ancora segreti. ASUS VG27H, il primo monitor con 3D Vision 2 Lg Optimus Dual non si aggiorna, anzi sì MOBILE DIGITAL IMAGING Motorola ha annunciato due tablet: lo Xoom 2 e lo Xoom 2 Media Edition, entrambi basati su Android 3.2 Honeycomb, con processore Dual Core da 1.2 GHz, 1 GB di memoria RAM, 16 GB di memoria integrata, connettività Wi-Fi, fotocamera posteriore da 5 Megapixel e fotocamera frontale da 1.3 Megapixel. Xoom 2 ha display da 10.1 pollici, mentre il Media Edition ha uno schermo da 8.2 pollici. Saranno disponibili da metà novembre nel Regno Unito e in Irlanda, non vi sono notizie riguardo alla disponibilità nel resto d’Europa. Presentato da 3M il microproiettore CP45, integra anche una pocket cam: può registrare video a 720p e scattare foto a 5 Megapixel da rivedere poi sul muro usando il proiettore integrato, senza collegamenti a dispositivi esterni, la dimensione massima di proiezione è di 65 pollici. Il CP45 integra 2 GB di memoria, espandibili tramite slot micro SD e ha una porta USB. La durata della batteria è limitata a un’ora e mezzo; il prezzo è di circa 300 euro. Motorola Xoom raddoppia 3M lancia il CP45 microproiettore che registra PECCATO ACCENDERLO. L’eleganza del design di Aquos ha raddoppiato il piacere di guardare la TV. Le serie 320 e 430 si distinguono per il design raffinato, per il gioco di contrasti tra i bianchi e i neri. L’ampia gamma dei formati permette di arredare con eleganza la camera da letto, la cucina o il soggiorno. Grazie alla tecnologia giapponese e alla possibilità di riprodurre video, foto e musica attraverso la connessione USB, Aquos Led serie 320 e 430, da accesi, saranno ancora più belli da guardare. n. 35 / 7 novembre 20 estratto da www.dday.it MOBILE / Il rischio di restare a piedi con smartphone, tablet e dispositivi portatili è altissimo Powerpack Sony e Duracell: energia mobile DDay ha provato i battery pack di Sony e Duracell da usare in caso di emergenza per ricaricare un dispositivo portatile Sono molto pratici, convenienti ed economici, si prestano a molteplici utilizzi e mantengono la carica per più giorni di R. Pezzali Q uasi tutti i dispositivi portatili, dagli smartphone agli e-Book, alle fotocamere ricevono alimentazione e si ricaricano dalla porta USB. Un vantaggio enorme per chi ha un caricatore universale, ma non sempre si è nelle condizioni di trovare una presa di ricarica. Pensiamo, ad esempio, ad un viaggio in aereo, oppure ad un lungo viaggio in treno: lo smartphone ci molla all’improvviso e non siamo in grado di ricaricarlo. Esistono diverse soluzioni, alcune proprietarie altre universali, e sono queste ultime che abbiamo preso in considerazione: Sony e Duracell, infatti, hanno lanciato due battery pack da usare in caso di emergenza per ricaricare o alimentare un dispositivo portatile. Sony CycleEnergy CP-EL La ricarica tascabile La soluzione Sony è un piccolo cilindretto bianco da 2000 mAh: può caricare uno smartphone oppure tenere alimentato un dispositivo per circa un’ora. È pratico, sottile e grazie a due LED nascosti indica lo stato di carica residua e il funzionamento. Per ricaricare il CP-EL si deve per forza collegare un caricabatterie micro USB o un computer, mentre per alimentare un dispositivo si deve utilizzare il MOBILE Grafica più fluida con Android 4 Con Ice Cream Sandwich l’accelerazione grafica hardware sarà abilitata di default per tutte le applicazioni scritte per il nuovo sistema operativo di P. Centofanti connettore USB inserito nell’altro lato dello stick e un cavo (in dotazione solo quello micro USB). L’autonomia varia ovviamente in base al tipo di dispositivo collegato e dall’assorbimento: abbiamo provato con uno smartphone e il CycleEnergy basta per riportare la carica residua dal 10% al 75% utilizzandolo. Se invece non si utilizza lo smartphone la batteria garantisce una ricarica completa. Con una pocket camera invece, alimentata via USB, siamo riusciti ad ottenere circa 35 minuti di autonomia aggiuntiva. Nel complesso la “pila” Sony si è dimostrata valida, soprattutto per le sue dimensioni che permettono di tenerla in un taschino. Tra i difetti la necessità di usare un cavo per ricaricarla e il LED che indica lo stato di carica disponibile solo se si collega un cavo, ma va detto che per queste esigenze esiste un modello superiore denominato CP-A2LS che garantisce il doppio dell’autonomia, una presa di corrente e una doppia presa per i dispositivi. Il prezzo della CPEL è di 20 euro IVA inclusa. Duracell USB 1800 mAh Puo caricare due dispositivi La soluzione Duracell è diversa da quella Sony: prima di tutto permette di ricaricare ben due dispositivi alla volta e poi ha la spina di ricarica integrata: per la ricarica non occorrono cavetti aggiuntivi, basta una normale presa di corrente. La soluzione Duracell non ha la capacità di quella Sony, ma come autonomia aggiunta e potenza di ricarica possiamo dire che sono equivalenti. La presenza della doppia presa USB è senza dubbio utile, inoltre è presente un indicatore del livello di ricarica a LED sempre attivo, basta premere un tasto per vedere se il battery pack è carico. Lo svantaggio è nelle dimensioni: la soluzione Duracell è sicuramente meno pratica da trasportare dello stilo Sony anche se in uno zainetto o in una tracolla ci sta senza problemi. Tra gli altri vantaggi inoltre la possibilità di essere usato come caricabatterie: mentre si carica lui carica anche i dispositivi collegati. Il cavetto micro USB è in dotazione. Il costo al pubblico è di 29.90 euro. Convenienti ed economici Sony CP-EL - La ricarica avviene dalla presa USB, il dispositivo da alimentare va collegato dalla parte opposta alla presa micro USB. p. Duracell USB 00 mAh - La doppia presa USB e la presa di corrente si rivelano molto utili. Entrambi i battery pack che abbiamo provato sono convenienti ed economici. Mantengono la carica nel tempo (noi abbiamo provato a tenerli fermi una settimana ed erano ancora completamente carichi) e si prestano a moltissimi utilizzi, anche se la ricarica dello smartphone è l’uso principe, vista e considerata l’autonomia ridotta di questi dispositivi. Nonostante sempre più smartphone Android montino processori dotati di potenti GPU integrate, più volte, anche sui top di gamma, abbiamo dovuto constatare una fluidità delle animazioni della maggior parte delle applicazioni non all’altezza rispetto alle altre piattaforme (iOS e Windows Phone 7 in particolare). Un problema del tutto software che Android dovrebbe avere finalmente risolto con Ice Cream Sandwich. Con l’SDK di Android 4.0 (gli strumenti per lo sviluppo delle applicazioni) l’accelerazione hardware della grafica sarà attivata di default per tutte le app. Prima di Ice Cream Sandwich per sfruttare la GPU un programma doveva essere scritto in modo opportuno e stava allo sviluppatore decidere se utilizzare o meno l’accelerazione hardware. Con le nuove API, invece, tutta la gestione della grafica e delle animazioni sarà “passata” di base alla GPU: vuol dire scrolling e transizioni più fluide e in generale una migliore reattività dell’interfaccia utente anche per quelle applicazioni che non utilizzano espressamente la GPU, che fino ad ora è stata per lo più sfruttata dai videogiochi con grafica 3D. n. 35 / 7 novembre 20 estratto da www.dday.it PC & MULTIMEDIA / Apple ha reso “libera” la tecnologia di compressione senza perdita ALAC L’audio lossless Apple ora è open source Apple ha rilasciato il codice sorgente di encoder e decoder del formato ALAC, utilizzato dai lettori iPod e iOS Il formato potrebbe diffondersi presto in molti dispostivi divenendo una valida alternativa al formato FLAC di P. Centofanti I Pod e dispositivi iOS (oltre che iTunes e Mac OS X) supportano l’audio lossless, ma solo in un formato sviluppato da Apple chiamato senza poca fantasia ALAC o Apple Lossless Audio Codec, assai meno diffuso del ben più popolare FLAC. Il supporto al formato audio di Apple però potrebbe presto allargarsi e diffondersi in molti più dispositivi visto che Apple ha deciso di rilasciare il codice sorgente di encoder e decoder con licenza Apache 2.0, rendendo così l’intero progetto ora ufficialmente open source. ALAC è in grado di comprimere un file audio in quasi metà dello spazio originario senza l’introduzione di alcuna perdita di informazione (i file deco- dificati sono bit per bit identici all’originale) e utilizza come formato il contenitore MPEG-4, producendo così file con estensione .m4a come per il formato AAC. Versioni “non ufficiali” del codec open source erano PC & MULTIMEDIA PC & MULTIMEDIA / Vendite sotto le previsioni per gli ultrasottili Aggiornamento silenzioso per i MacBook Pro Apple ha ritoccato le caratteristiche dei portatili MacBook Pro, proponendo un leggero miglioramento per processori e schede grafiche, lo ha fatto senza grandi annunci. Per la versione da 13 pollici ora le CPU partono dal 2,4 GHz Core i5 Dual-Core utilizzata sul modello base fino ai 2,8 GHz Core i7 dual-core del modello high end; nessuna modifica invece per quanto riguarda la GPU. Aumentata anche la dotazione base di storage, da 320 GB a 500 GB delle versioni attuali. Il modello da 15 pollici passa dalla CPU a 2,0 GHz ai 2,2 GHz della nuova CPU, a cui si affianca una GPU aggiornata, la 6750M con 512 MB di memoria. Infine, nei modelli di fascia alta, sia da 15 pollici che da 17 pollici, è stato previsto il processore Core i7 da 2,4 GHz a cui viene associata la GPU 6770M con 1 GB di memoria. Invariati i prezzi, che ritornano a essere quelli pre-IVA al 21%, a partire da 1.149 euro. p.7 PC & MULTIMEDIA Dell XPS 4z e le strane somiglianze Dell lancia il notebook XPS 14z molto elegante, realizzato in alluminio anodizzato e con dimensioni ultracompatte, schermo 14”e potenza da vendere, somiglia però ad un altro noto prodotto di R. Pezzali già state rese disponibili da tempo grazie a un lavoro di inverse engineering, ma la licenza open source consentirà a tutti i produttori di integrare la codifica lossless all’interno di tutti i dispositivi. Ultrabook, belli ma costosi Asus e Acer avrebbero rivisto al ribasso le loro stime di produzione I portatili ultrasottili piacciono ma il costo tiene lontani gli acquirenti di R. Pezzali G li Ultrabook piacciono e anche molto, ma costano troppo. Il sogno di un computer ultrasottile e ultrapotente per molti possibili acquirenti si è infranto di fronte ai 1000 euro circa che si devono spendere per una soluzione ben equipaggiata. Con i notebook che ormai vengono venduti con tecniche da mercato rionale, 199 euro e via, un prodotto che si posiziona in una fascia di prezzo molto più alta resta sullo scaffale. Acer e Asus, le prime aziende che hanno introdotto gli Ultrabook sul mercato starebbero, secondo il sito Digitimes, rivedendo al ribasso le stime, passando dai 300.000 Ultrabook previsti a circa 100.000. Qualcuno punta il dito contro il prezzo, ma in realtà va detto che se si considera l’insieme, l’equipaggiamento degli Ultrabook, i prezzi in realtà non sono poi così alti. Gli Ultrabook, infatti, hanno processori costosi, Core i5 o Core i7, e adottano soluzioni SSD che non sono certo economiche. C’è poi chi fa il paragone con il Macbook Air, un paragone che però sta un po’ stretto: un Asus a parità di configurazione costa 300 euro in meno del prodotto Apple. Per finire c’è anche l’attesa per i processori Ivy Bridge: mancano pochi mesi al lancio e queste CPU offriranno prestazioni molto interessanti, un grosso salto generazionale: chi spende 1000 euro adesso per un ultraportatile sapendo che tra qualche mese lo stesso Ultrabook avrà sotto la scocca un cuore decisamente migliore? Schermo da 14” in un case più piccolo (da 13”), drive ottico integrato e cabinet in alluminio anodizzato: sono queste le principali novità del notebook presentato da Dell, l’XPS 14z, un portatile di fascia alta caratterizzato da una dotazione hardware di un certo livello e da una buona autonomia quasi 7 ore grazie a NVIDIA Optimus. Dell ha lavorato molto sul design, garantendo uno spessore ridotto e un peso sotto i 2 Kg per un notebook che i più attenti troveranno molto simile al Macbook di Apple (c’è pure l’indicatore del livello di batteria a LED, sul lato). XPS 14z è disponibile in varie configurazioni con processori core i5 e Core i7, ha uno schermo HD da 14” da 1366 x 768 con rivestimento in vetro, quindi senza cornice (e anche qui…), diverse opzioni grafiche tra le quali la NVIDIA GT520M e configurazioni di disco che prevedono oltre a dischi classici anche dischi SSD fino a 256 GB. XPS 14z sarà disponibile da metà novembre a 899 euro, ovviamente nella sua configurazione di base. Sicurezza in parete Staffe per TV Oceans innovazione, stile e solidità. i supporti per tV Oceans si amalgamano con ogni tipo di arredamento e ti trasmettono un senso di grande sicurezza. Un tocco di design italiano li rende unici e affascinanti, e il tuo tV non può che ringraziare www.gebl.net n. 35 / 7 novembre 20 estratto da www.dday.it p.20 SMARTHOME / In una settimana l’apparecchio “impara” le preferenze dell’utente nei consumi di casa e si regola di conseguenza È arrivato Nest il termostato “smart” in stile Apple Pensato da uno dei padri dell’iPod e dell’iPhone, il termostato Nest regola la temperatura in base alle nostre esigenze e aiuta a ridurre il consumo di energia di S. Zucca I l termostato si fa intelligente, impara e prende decisioni da solo. È quello che ha pensato la società americana Nest Lab, che vede tra i suoi fondatori Tony Fadell, progettista che ha partecipato alla nascita dell’iPod e dell’iPhone. Dei prodotti Apple questo termostato ha il design elegante e minimal (un semplice disco con una ghiera e un solo pulsante, vi ricorda qualcosa?) e l’intelligenza. È infatti un dispositivo intuitivo, in grado non solo di rispondere alle esigenze di riscaldamento e raffreddamento di ciascuno, ma di anticiparle. Gli serve solo una settimana di tempo per imparare le preferenze dell’utente, per capire quali sono i consumi della casa e quindi impostare nelle settimane successive orari, temperatura e consumi ottimali. Basterà rispondere a un paio di semplici domande, suggerirgli la temperatura da tenere di notte e quando si è fuori casa, e dall’ottavo giorno Nest programmerà autonomamente la temperatura. Nest sa quando la casa è vuota e quando si torna dal lavoro e gestisce la temperatura in base a questo. Non solo, le modifiche fatte manualmente sulla ghiera del termostato dopo i sette giorni di settaggio verranno memorizzate e influiranno sulla programmazione futura (le modifiche per essere recepite devono essere fatte per almeno un paio di giorni consecutivi). Il tutto anche con l’obiettivo del risparmio energetico e quindi dei consumi, dal momento che un solo grado di differenza in più o in meno può influire sui consumi anche del 5%. Nest è dotato di sensori per ottimizzare aI massimo le sue funzioni: sensori di movimento verificano la presenza o meno di persone in casa, quelli di temperatura misurano i gradi dell’ambiente per la massima precisione, altri individuano l’avvicinarsi di persone e regolano la luminosità del display. Nest è anche in grado di ricevere tramite una connessione Wi-Fi gli aggiornamento software e le previsioni del tempo, per capire la temperatura esterna e regolare di conseguenza il suo funzionamento. Ovviamente, Nest non può non comunicare con computer e smartphone: può infatti essere controllato a distanza tramite computer o attraverso una app per smartphone Apple o Android, modificando il condizionamento e riscaldamento a piacere dovunque ci si trovi. Da computer è, inoltre, possibile controllare lo stato dei consumi e avere un profilo aggiornato delle spese per il riscaldamento e il raffreddamento degli ambienti domestici. Opzionalmente, Nest può interfacciarsi anche con dispositivi Zigbee, per ricevere informazioni dalla rete Smart Grid. Nest sarà disponibile da novembre al prezzo di 249 dollari sul mercato americano. Nessuna informazione circa la sua disponibilità in altri Paesi. SMARTHOME / L’azienda slovena pensa a un futuro sempre più tecnologico anche in cucina con questo apparecchio finger-friendly Gorenje presenta IChef, il forno multifunzione intelligente IChef è il forno con display touchscreen e sei programmi di cottura: basta selezionare con un tocco l’immagine della pietanza e in un attimo il piatto è pronto! di S. Zucca G orenje presenta il forno multifunzione IChef che, grazie a un intuitivo pannello touchscreen e a sei programmi di cottura differenti, rende più facile, immediato e divertente cucinare. Programmi preimpostati dedicati a chi non ha molta dimestichezza con la cucina; programmi che lasciano liberi di decidere i parametri di cottura pensati per gli appassionati che al forno chiedono il massimo: tutti accessibili tramite il display a colori con le immagini dei piatti; basta un tocco o far scorrere le dita sul vetro e in un attimo i propri piatti preferiti sono pronti da cuocere. Il programma SIMPLEbake, è il più semplice, e prevede 9 categorie di piatti, tra i più comuni, che hanno già impostati i parametri per la cot- tura più adatta a quel tipo di pietanza. AUTObake propone impostazioni di cottura per 65 piatti suddivisi in 10 categorie. PRObake, dedicato ai più esperti, lascia liberi di impostare a proprio piacimento i vari parametri. STEPbake, usato in combinazione con PRObake, consente di programmare in precedenza variazioni dei pa- rametri durante la cottura, come ad esempio la temperatura. MYbake, permette di impostare e memorizzare più di cento delle proprie ricette preferite, sicuri così, la volta successiva, di poter preparare un piatto nello stesso identico modo, con gli stessi parametri. EXTRA include programmi come pulizia, scongelamento, riscaldamento, ecc. Il forno a incasso IChef da 65 litri di capacità non è solo intelligente, ma è anche bello: il rivestimento esterno completamente nero, la maniglia ergonomica e l’assenza di comandi al di fuori del display digitale lo rendono perfettamente compatibile con qualsiasi tipo di cucina. Gorenje risolve anche uno dei problemi più fastidiosi con questo elettrodomestico, la sua pulizia. Le pareti interne del forno, infatti, sono rivestite da smalto EcoClean, che impedisce al grasso di depositarsi e quindi consente al sistema AcquaClean di pulire meglio e senza detersivi. Da non trascurare, la classe energetica, A -20%. IChef è proposto al pubblico al prezzo di 1.630 euro. n. 35 / 7 novembre 20 estratto da www.dday.it SMARTHOME / Commercializzato al momento solo in Corea, in Italia arriverà l’anno prossimo ma non sarà proprio a buon mercato p.2 LG Styler, ecco come funziona l’armadio lavasecco Abbiamo provato l’LG Styler, l’armadio attivo che igienizza, pulisce, asciuga e toglie le pieghe dagli indumenti. Il risultato è un capo rimesso a nuovo di C. Dainese A bbiamo avuto modo di provare l’armadio-attivo di LG, di cui avevamo già parlato in occasione della sua presentazione all’IFA di Berlino. L’idea di avere in casa un armadio che pulisce, disinfetta, deodora, asciuga e “stira” ogni tipo di indumento senza doverlo portare in lavanderia è sicuramente interessante. Poter asciugare in poco tempo una giacca bagnata dalla pioggia, eliminare i cattivi odori da un vestito che non si può lavare in lavatrice, o bonificare il piumone invernale è senz’altro comodo e utile. L’LG Styler esteticamente somiglia un po’ troppo ad un frigorifero, l’ideale sarebbe avere la possibilità di inserirlo all’interno di un armadio componibile, come un elettrodomestico da incasso, con l’anta pannellabile in base ai propri gusti. L’apparecchio non ha infatti bisogno di essere collegato alla rete idrica: all’interno vi sono due serbatoi, uno dove viene versata l’acqua necessaria al funzionamento e un’altro per la raccolta della condensa che si viene a creare quando l’armadio è in azione. Sopra ai due serbatoi c’è un filtro, pulibile con acqua, che raccoglie lo sporco eliminato dai vestiti in modo da non rovinare il motore dello Styler. L’interno è abbastanza capiente, può contenere 5 o 6 capi di varie dimensioni ed è provvisto di due ripiani rimovibili a seconda delle esigenze. Non si possono igienizzare scarpe e oggetti attaccati con la colla, ad esempio i pu- pazzi di peluche che hanno gli occhi incollati. L’armadio funge anche da asciugatrice, si possono infatti riporre all’interno indumenti completamenti bagnati e impostare il ciclo “Dryer” per averli poi asciutti e soprattutto senza pieghe (ad esempio, per una maglietta ci vuole circa un’ora e mezza). Sull’anta esterna del nostro armadio troviamo il display a scomparsa con i comandi che si illuminano solo quando è acceso. I cicli previsti sono: “Styling” che svolge la funzione di rinfrescamento degli abiti, “Drying” (asciugatura) “Sanitary (igienizzazione), le “Opzioni” (ad esempio, è possibile allungare il tempo di igienizzazione, o impostare la pulizia interna dell’armadio) e la partenza ritardata fino a 19 ore. Per ogni ciclo è possibile scegliere quale tipo di indumento stiamo inserendo nel nostro armadio (indumenti di lana, soprabiti, abbigliamento sportivo, ecc.). In caso di apertura dello sportello prima della fine del ciclo impostato, lo Styler si ferma automaticamente e quindi non c’è pericolo di farsi male, utile soprattutto se in casa ci sono bambini piccoli. Per la nostra prova abbiamo inserito all’interno dell’armadio un indumento spiegazzato e maleodorante, abbiamo scelto l’azione di “Refresh” della durata di circa 39 minunti: il risultato è stato un capo rimesso a nuovo, senza pieghe e senza odori. A questo proposito, LG ha previsto anche un diffusore di aromi, ovvero la possibilità di inserire in un apposito spazio un blister aro- Nella foto si possono vedere i due serbatoi, uno per l’acqua necessaria al funzionamento dell’armadio e uno per la raccolta della condensa. Sopra ai due contenitori c’è il filtro che raccoglie la sporcizia accumulata durante la sanificazione degli indumenti. matizzato che profumerà i vestiti con la nostra fragranza preferita. Durante il funzionamento abbiamo apprezzato l’assenza di rumorosità dell’armadio (40 dB dichiarati) in quanto i capi vengono leggermente “scossi” per permettere al vapore di penetrare in modo ottimale nelle fibre dei tessuti per igienizzarli e distendere le pieghe. Durante questo processo abbiamo notato, però, che l’armadio non era perfettamente stabile, forse perché non era stato messo in bolla ma poggiava su una moquette. LG non ci ha saputo dire quanto consuma esattamente lo Styler, ma ci ha garantito che per la commercializzazione europea rispetterà gli standard previsti per gli elettrodomestici di classe A. In conclusione l’LG Styler è un apparecchio che potrebbe entrare a far parte dei nostri elettrodomestici basilari, in quanto sicuramente utile e pratico. Dovrebbe però essere più integrabile, come dicevano all’inizio dell’articolo, perché al momento richiede uno spazio tutto suo, ad esempio una cabina armadio o una stanza-lavanderia. Inoltre, il prezzo non è proprio dei più abbordabili: verrà commercializzato in Italia l’anno prossimo a circa 1.700/2.000 euro. Non proprio a buon mercato. Ma vediamo nel video sottostante come funziona il nostro armadio-lavasecco. video Il video mostra come funziona l’rmadio-attivo LG Styler Nella foto possiamo vedere il display con i comandi a scomparsa e le funzioni disponibili dell’armadio-lavasecco. CATTURA OGNI FRAZIONE DI SECONDO. AFFERRA OGNI MOMENTO. Quello scatto epico che capita una sola volta nella vita potrebbe avvenire in qualsiasi momento e sarà tutto tuo se sarai pronto. La nuova videocamera JVC GC-PX10 con il suo sensore CMOS retroilluminato da 1:2,3” a 12 megapixel e il nuovissimo motore grafico FALCONBRID™ ad alta velocità ti permette di catturare le scene e scoprire che cosa contengono realmente – mediante fotografie digitali ad alta definizione a 50 fotogrammi per secondo, o video progressivi Full HD da cui potrai estrarre il miglior fotogramma sotto forma di fotografia digitale in alta definizione o con registrazioni ad alta velocità a 250 fps per rallentare l’azione e vedere che cosa ti sei perso. La vita può cambiare in una frazione di secondo. www.jvcitalia.it Seguici su facebook: JVC Italia Distribuito in esclusiva in Italia da: Kenwood Electronics Italia S.p.A - Via Sirtori 7/9 - 20129 Milano Per maggiori informazioni: [email protected] - Tel. +39 02204821 n. 35 / 7 novembre 20 estratto da www.dday.it p.23 Nikon V e J Shanghai Test /Diario delle prime ore di utilizzo della V1, il modello più bello completo Nikon 1 Nikon : Super-test sul campo dalla Cina Shanghai Test La V1 è una macchina solida che punta tutto sulla facilità d’uso, ovviamente con qualità Nikon delle immagini garantita di G. Giardina N ella prima mezza giornata di trasferta a Shanghai abbiamo familiarizzato con la Nikon V1, la più bella delle due fotocamere presentate. Non si tratta ancora di una vera prova ma di una specie di diario delle prime ore di utilizzo. Le nostre prime impressioni sono riassunte nel video in basso a sinistra. La premessa da fare è che ci è stata data solo la macchina senza niente altro: niente software e soprattutto nessun manuale. Al di là del fatto che difficilmente quando siamo alle prese con un nuovo prodotto partiamo dalla lettura del manuale, questa è stata anche l’occasione per vedere se, sulla base di un po’ di esperienza, è possibile capire facilmente il funzionamento di questa macchina. La facilità d’uso dovrebbe essere un principio base di questi modelli e in effetti Nikon non ha dubbi su identificare l’anima delle nuove fotocamere del sistema “1”: facili da usare ma capaci di fare foto eccellenti. Da un lato gioca l’evidente volontà di Nikon di non fare un prodotto che possa dar fastidio alle reflex (e perché mai, visto che quello è il settore più importante per l’azienda) e dall’altro quello di trovare comunque un fil rouge – la qualità di immagine - che le leghi alla tradizione Nikon. Sul fronte della facilità d’uso, ci siamo: la macchina è in linea con la tradizione, anche per quello che riguarda le classiche icone dei controlli; il menù è a soli due livelli e, se si eccettua per il fatto che le voci cambiano a seconda della modalità inserita (cosa che può disorientare in prima battuta), è semplice e ben tradotto. Le uniche difficoltà possono riguardare le due funzionalità innovative di questi modelli (la scelta automatica della migliore foto- video Il video mostra le funzioni e il menù della Nikon V grafia in una raffica e la foto ibrida con filmato a rallentatore del prima-dopo scatto): le icone sono nuove e se non si conosce bene l’esistenza di queste due modalità ci vuole un po’ per capirne il funzionamento. Noi ovviamente conoscevamo già queste funzionalità e quindi è stato più semplice capire cosa potevamo aspettarci. Robusta e dal design elegante La costruzione è solida e l’apparecchio appare “denso”, aspetto che dà sensazione di robustezza (non abbiamo certo verificato se si tratta solo di una sensazione). La finitura dell’esemplare in nostro possesso è in metallo bianco laccato lucido, molto elegante e piacevole al tatto. Le forme sono apparentemente “vintage” ma in realtà assolutamente moderne, grazie soprattutto a raccordi arrotondati sulle pieghe. Anche le ottiche sono laccate con la medesima finitura, rendendo la macchina molto elegante: questo non vuol dire che se si vuole comperare un obiettivo aggiuntivo bisogna cercarlo con la stessa finitura, perchè le ottiche “aftermarket” saranno disponibili solo in finitura nera. Quindi se si vuole la massima “eleganza” è bene acquistare un kit con un paio di lenti, in modo da assicurarsi che siano della medesima finitura del corpo macchina. Il mirino ottico, prerogativa solo della V1, grazie a un sensore di prossimità entra in funzione automaticamente non appena si avvicina l’occhio. La sua qualità è decisamente buona, la risoluzione di 800x600 pixel non eccelsa ma sufficiente, tanto che prestissimo, sin dai primi scatti, il mirino oculare si fa preferire all’utilizzo del display esterno. Unica vera pecca del corpo macchina e delle ottiche è la possibilità, non così remota, di perdere qualche particolare nell’utilizzo, segnatamente il tappo copriobiettivo, che è molto piccolo e non dispone di sistemi di fermo, e il tappo che copre la slitta porta-accessori, facilmente sganciabile. Così facilmente che dopo neanche un’ora di utilizzo in giro per la città l’abbiamo già perso. Una nostra disattenzione, di sicuro, ma, in ottica utente, anche un grande fastidio per recuperare la parte mancante sul mercato dei ricambi. Passiamo all’usabilità: la ghiera principale dei modi è molto semplice: ha solo quattro posizioni e salta all’occhio la mancanza delle classiche modalità P, S, A e M. In realtà queste modalità ci sono tutte ma sono “annegate” dentro il menù: una scelta finalizzata a semplificare l’utilizzo all’utente di base ma meno entusiasmante per chi, scatto per scatto, vuole decidere e impostare velocemente la modalità d’utilizzo più adatta. Nel video che abbiamo realizzato (presente in questa pagina in basso a sinistra), abbiamo navigato le principali funzioni del menù e tutte appaiono ben disposte e comprensibili, tranne una: per scegliere se girare in Full HD o a rallentatore a risoluzione ridotta è necessario uscire dal menù e premere il tasto funzione che normalmente dà accesso a un menù contestuale; quindi bisogna tornare nel menù per scegliere la modalità di rallentatore: un particolare da sistemare con la prossima release software. Le ottiche zoom hanno la possibilità di collassare e diventare meno ingombranti durante il non utilizzo: cosa utile per rendere la macchina più compatta al trasporto ma fastidiosa quando bisogna scattare “al volo” partendo da macchina spenta. Per fortuna i progettisti hanno ben pensato il sistema e basta estendere l’ottica per accendere l’apparecchio: in pochissimi istanti, ben meno di un secondo, l’apparecchio è pronto per scattare. Non proprio come un reflex ma poco ci manca. L A N U OVA GE N E RAZI ON E 3D E’ C I N EM A A C ASA TUA IL PR I M O CO N OCC H IA L IN I N O ST R ESS Film ¨ 2010 Universal Studios. All Rights Reserved. Artwork ¨ 2010 Universal Studio. All Rights Reserved. OCC H I ALINI NO STRESS Nessuna batteria da ricaricare, piu' leggeri e durata illimitata Nessuna emissione elettromagnetica x° Visione ottimale da qualsiasi angolazione, ideale per la famiglia Nessuna distorsione dell'immagine ed affaticamento della vista CO NVE RT I AU TOM AT ICAMEN TE O GN I PRO GRAMM A I N 3D www.lg.com/it n. 35 / 7 novembre 20 estratto da www.dday.it p.25 Nikon 1 Shanghai Test Nikon V e J Shanghai Test / La prova sul campo delle due fotocamere e del nuovo sistema Nikon Scatti “statici”: ottima gestione delle luci Nello “scatto classico” le prestazioni sono ben sopra quelle delle compatte, per esperienza di utilizzo e per qualità Non convince lo stabilizzatore che genera uno strano effetto mosso, un problema che sarà risolto presto da un aggiornamento di G. Giardina V 1 e J1 sono i due macchine molto simili per funzionalità, un po’ diverse per prestazioni, drasticamente diverse per prezzo: 849 euro la V1 e 529 euro la J1 (nel kit con l’ottica 10-30). Dopo le prime impressioni di utilizzo delle funzioni principali e dell’usabilità, in questa parte parliamo delle foto “tradizionali”; delle funzioni innovative della macchina e della ripresa video parleremo in seguito. Veniamo quindi ai primi “risultati”, ovverosia della capacità di queste macchine di catturare foto adeguate alle aspettative. Le nostre prove sono state fatte principalmente con due ottiche, lo zoom 10-30 (un 27-80 equivalente) e con la sua prosecuzione naturale, uno zoom tele 30-110 (equivalente a circa un 80-300), entrambi con sistema VR di riduzione delle vibrazioni. Si tratta di due ottiche che da sole coprono il 99% delle esigenze di scatto, che stanno facilmente nella tasca di un cappotto e di cui consigliamo l’acquisto in kit direttamente quando si compra la macchina. Partiamo dalla più grande e vistosa differenza tra i due modelli: il mirino. Dopo un paio di scatti con la V1 passiamo stabilmente al puntamento con il mirino oculare: il display, soprattutto nelle ore più luminose, è troppo esposto alla luce; inoltre il mirino oculare risolve ogni problema di presbiopia e quindi si presta maggiormente all’adozione da parte di utenti non più giovanissimi. Per quanto riguarda lo “scatto classico”, sicuramente le Nikon 1 hanno fornito in linea generale prestazioni ben sopra quelle classiche delle compatte e questo sia sul fronte dell’esperienza di utilizzo che per qualità di immagine. L’accensione è rapida (basta estendere l’obiettivo e in una frazione di secondo la macchina è pronta) e lo scatto immediato alla pressione del tasto: nessun errore (almeno in modalità standard) dovuto ad una eventuale scarsa reattività del sistema, e questo è già un risultato importante per una nonreflex. A essere stranamente un po’ più lento è il passaggio dal display al mirino oculare: quando ci si avvicina con l’occhio, il sensore di prossimità spegne immediatamente il display esterno, ma ci mette qualche attimo prima di accendere quello interno al mirino: un dettaglio a cui ci si abitua presto ma che non escludiamo possa far perdere qualche “attimo fuggente”. Stabilizzatore da “aggiornare” Una premessa specifica la merita lo stabilizzatore all’interno dell’ottica. Il suo comportamento, almeno nella nostra prova, è stato a “corrente alternata”: in alcuni scatti impeccabile, in altri ha “strappato” creando un visibilissimo mosso (soprattutto in modalità “active”), che si poteva intuire anche dal repentino spostamento dell’immagine nel mirino un istante prima dello scatto dell’otturatore. Dopo un po’ di esperimenti (e di foto venute male) abbiamo optato per la disattivazione del sistema. Va detto che il problema si è manifestato in maniera vistosissima sul tele-zoom 30-110 (anche in virtù delle focali lunghe utilizzate), mentre non abbiamo elementi sufficienti per dire se il problema si manifesti in maniera sistematica anche sul 10-30, riguardo al quale ci è comunque rimasto nella card qualche scatto “sospetto”. Sicuramente nel nostro test lo stabilizzatore non ha fatto bene e sarà da rivalutare. Infatti non si può non considerare che le ottiche in nostro possesso fanno parte dei primissimi lotti di produzione (soprattutto il 30110) e quindi non possiamo sapere se si tratta di un problema di produ- Stabilizzatore effetto mosso - Le due foto sono state scattate al medesimo soggetto da posizione similare con mano salda, fissando il tempo di scatto a /25. La prima, a sinistra, scattata con il VR attivo, è visibilmente mossa; la seconda, a stabilizzatore disattivato, è perfetta e ben definita. zione dell’esemplare, di progettazione del sistema o di firmware “giovane”. Abbiamo posto la domanda allo staff giapponese di Nikon presente all’evento: non ci sono parsi sorpresi del fenomeno e hanno assicurato che il tutto verrà risolto prontamente con la prossima release del software attesa non fra molto. Operazione che, tra l’altro, permetterebbe di correggere alcuni particolari del menù perfettibili. Ritratti con grande nitidezza I ritratti sono il punto debole di tutte le piccole mirrorless che faticano ad avere ottiche molto luminose sui mezzi tele e che quindi non riescono a sfuocare al massimo lo sfondo. In questa modalità di ripresa (per i quali è fortemente consigliata l’ottica tele), la macchina si comporta bene e in alcuni casi mostra una nitidezza incredibile e una bassissima rumorosità. Lo sfuocato dello sfondo, malgrado l’ottica tele, c’è ma non è “estremo”. Nelle foto (vedi pagina seguente in basso) che abbiamo scattato i particolari sullo sfondo a diversi metri di distanza dal soggetto sono ancora troppo leggibili. La macchina inoltre applica una sorta di post-produzione dell’immagine probabilmente per abbattere il rumore su immagini scattate a ISO alti. L’effetto (simile al filtro “facet” di Photoshop) è più visibile sugli incarnati e questo su alcuni ritratti si vede, ma la resa generale è molto buona, sicuramente superiore a qualsiasi compatta e al livello delle segue a pag. 2 n. 35 / 7 novembre 20 estratto da www.dday.it p.2 Nikon 1 Shanghai Test reflex di fascia bassa. Soprattutto colpisce l’ottima scelta dell’esposizione e la velocità della messa a fuoco continua, anche se il soggetto si muove. Ovviamente con questa macchina un prerequisito è quello di avere una luce buona o almeno decorosa: i 3200 ISO arrivano presto e, quando manca luce, i tempi si allungano in maniera ben poco consona ai ritratti. Nikon V e J Shanghai Test Prova sul campo: gli scatti statici segue da pag. 25 Ottimo il risultato nella ripresa dei palazzi illuminati: l’ingradimento dimostra una buona capacità di gestire il dettaglio, anche se gli ISO con questa luce schizzano al massimo. Abbiamo puntato direttamente la macchina contro il sole al tramonto: una parte dell’immagine ovviamente si è “bruciata, ma conserva la buona lettura di tutto il resto dell’immagine. Gestisce ottimamente il controluce e le luci notturne Come era facile prevedere, la macchina dà il meglio nelle fotografie con un campo un po’ più ampio e con i panorami. In particolare ci ha stupito favorevolemente la capacità di leggere correttamente le situazioni controluce, restituendo una corretta esposizione del soggetto, un comportamento non così scontato scattando in modalità automatica e senza fissare il punto di esposizione. Abbiamo anche provato a puntare direttamente contro il sole al tramonto, come nella foto qui affianco a sinistra: ovviamente una parte dell’immagine si “brucia”, ma viene conservata la buona lettura di tutto il resto dell’immagine (cosa che era difficile fare a occhio nudo), a dimostrazione della capacità di restituire una gamma dinamica eccellente. Va detto che abbiamo scattato con la modalità D-Lighting attivata, il che può aver contribuito alla riuscita di questa fotografia. La V1 si è comporata molto bene anche alle prese con le luci nella notte. Premettiamo che la luce ci vuole: con pallidi bagliori con questo apparecchio si fatica anche a mirare il soggetto. Infatti, a nostro avviso inspiegabilmente, la macchina quando inquadra al buio, non alza a dismisura il guadagno né aumenta il tempo dello shutter per garantire una leggibilità decorosa della scena. Il paradosso è che poi, in molti casi, la luce con la quale non si riesce a mirare, basta invece per avere un buono scatto (a patto di avere una mano ferma). Al di là di questa caratteristica strana (che anche il responsabile della linea “1” ha riconosciuto come un limite), che immaginiamo potrà essere risolta con un aggiornamento firmware, la macchina ha dimostrato di catturare bene la luce anche intesa nella notte; va premesso che l’atmosfera di Shanghai, sarà per l’umidità o più probabilmente per lo smog, non appare mai tersa e genera un certo effetto “alone” intorno alle luci nella notte. I risultati comunque sono ottimi. Le insegne illuminate sono la bestia nera delle compatte, che tendono a bruciare tutta la zona circostante alla scritta: abbiamo provato qualche scatto e il bilanciamento chiaro-scuro è invece risultato buono. Ancora meglio il risultato nella ripresa dei palazzi illuminati (vedi foto in alto a destra): l’ingradimento dimostra una buona capacità di gestire il dettaglio, anche se gli ISO con questa luce schizzano al massimo. Anche i ritratti nella notte con luce elettrica risultano più che soddisfacenti: non solo l’esposizione del primo piano (ad esempio, illuminato da un faro) è perfetta, ma viene mantenuta la leggibilità anche delle luci sullo sfondo. Chiudiamo con una vera e propria “carognata” nei confronti di queste Nikon “1”: un confronto diretto con una reflex full frame di fascia alta, la Nikon D700. La reflex vince per dettaglio e per capacità di rendere le mezze luci; la J1 utilizzata in questo caso invece appare più convincente per la saturazione. Per approfondire la questione del dettaglio, abbiamo fatto alcuni scatti comparati con la D700 al chiuso in un ambiente mediamente illuminato, qui riportati con i relativi ingrandimenti. Il dettaglio offerto dalla D700 con ottica 24-120 VR è sicuramente migliore, ma laV1 legge la luce mista dell’ambiente decisamenente meglio e il bilanciamento del bianco è migliore. Il bilanciamento del bianco è un punto di vera eccellenza della V1 e della J1: anche nello scatto realizzato in un negozio dalla luce mista molto difficile (fluorescenza, incadenscenza e luce solare), la macchina ha dato un risultato completamente soddisfacente. Quanto al macro, l’ottica 30-110 non è adatta, mentre la 10-30 non è niente male, a patto di rispettare la distanza di almeno 12-14 cm tra il soggetto e il piano focale. La profondità di campo, anche in situazione di luce precaria è inaspettatamente buona. Chiudiamo con la gallery completa delle immagini scattate con le due Nikon 1 durante questo test a Shanghai. Clicca qui per il foto slideshow Nei ritratti la Nikon si comporta bene e in alcuni casi mostra una nitidezza incredibile e bassisisma rumorosità. Lo sfuocato sul fondo, malgrado l’ottica tele, c’è ma non è estremo. La Nikon applica una specie di post-produzione dell’immagine, l’effetto (simile al filtro “facet” di Photoshop) è più visibile sugli incarnati come nel ritratto qui sopra: il riflesso sul naso nell’ingradimento. n. 35 / 7 novembre 20 estratto da www.dday.it p.27 Nikon 1 Shanghai Test Nikon V e J Shanghai Test / Continua il test delle Nikon 1, esaminiamo funzione innovative e ripresa video Modalità innovative e video, molto bene Ottimi risultati, soprattutto per Smart Photo Selector e Motion Snapshot, modalità che catturano più fotogrammi in sequenza di G. Giardina N el contesto della prova sul campo delle Nikon V1 e J1, dopo aver descitto funzioni ed ergonomia e valutato la qualità nello scatto “tradizionale”, passiamo ora ad affrontare le funzionalità maggiormente innovative. Smart Photo Selector cattura foto sempre belle La prima di queste funzionalità innovative, molto interessante, è la Smart Photo Selector: si tratta di una funzione azionabile direttamente dalla ghiera principale, che permette di catturare una rapidissima sequenza di 20 scatti in mezzo secondo; il sistema poi si incarica, sulla base di una serie di algoritmi, di scartarne le peggiori 15, scegliere quella ritenuta migliore e conservarne comunque altre quattro che ritiene ben riuscite. La macchina in pratica analizza e privilegia una serie di fattori, come la nitidezza, l’assenza di mosso, sia del quadro che del soggetto, il sorriso, gli occhi aperti e così via. Se l’utente non è d’accordo con la scelta della macchina, può applicare la sua preferenza a una delle altre quattro conservate. Dopodiché si può comunque decidere di conservare tutte le foto o di cancellare solo quelle non preferite. Lo Smart Photo Selector ha dimostrato di funzionare molto bene e di identificare, nella ventina di esperimenti fatti, sempre la foto migliore, quella che avremmo scelto noi. Dopo un po’, effettivamente, ci si prende gusto e l’unico rischio è quello di moltiplicare per cinque lo spazio occupato sulla card, a meno di non fare la selezione su cosa tenere e cosa cancellare direttamente in macchina poco dopo lo scatto. Il mezzo secondo in cui vengono catturate le immagini è però un po’ troppo breve: il miglior sorriso o la posa più simpatica di una scena dinamica spesso finisce fuori da questa finestra temporale e quindi non viene catturata. Più che di uno scatto a raffica si deve quindi parlare di una modalità evoluta di scatto di foto singola. Motion Snapshot le foto nel loro contesto L’altra funzione decisamente interessante e coinvolgente è il Motion video Il video mostra come funziona il Motion Snapshot di Nikon Snapshot (anch’essa selezionabile direttamente dalla ghiera principale): in pratica la macchina riprende in slow motion da mezzo secondo prima a mezzo secondo dopo la pressione completa sul tasto di scatto. L’effetto che si vede sul display della macchi- na quando si rivede l’immagine è la sequenza del filmato in slowmotion, seguita immediatamente dallo scatto fisso, il tutto con una musica di accompagnamento che può essere scelta tra diversi stili: questa modalità, oltre a darci la fotografia fissa ci restituisce anche un “sapore” del contesto in cui questa è stata scattata, la dinamicizza. In realtà sulla card non c’è il filmato così montato (il che è un po’ un peccato) ma semplicemente il filmato .mov dello slowmotion e il jpg della fotografia accoppiabili logicamente perché con lo stesso nome file. Non sappiamo se il software in dotazione alla macchina (che non abbiamo avuto per la prova) permetta poi un rimontaggio automatico del filmato con i due elementi. Abbiamo comunque ricreato noi quello che si vede sulla macchina quando si riproducono queste sequenze che potremmo chiamare “rich image”. L’effetto è molto bello e godibile; dovendo pensare a migliorarlo, consiglieremmo ai progettisti di Nikon un paio di interventi: il primo è quello di aumentare, se possibile, la durata della ripresa slowmotion, portandola magari a due secondi; l’altro è di salvare il filmato .mov con la musica e il fermo fotogramma della foto in fondo, per una visione con gli amici direttamente in questa modalità. Il video, qualità Full HD vera Veniamo quindi alla più tradizionale ripresa video Full HD. La macchina si comporta molto bene, non distorce l’immagine sulle panoramiche e ha un dettaglio da vero Full HD. L’unico limite, come accade spesso con macchine di questa categoria, è che zoomando l’esposizione cambia in maniera discreta e non continua creando degli sbalzi di luminosità, in corrispondenza probabilmente dei cambi di apertura del diaframma. Nelle due clip che abbiamo girato, visibili selezionando il link in questo articolo, si vedono alcune scene dinamiche e molto dettagliate riprese con la Nikon V1 in Full HD: consigliamo di passare alla video Il video mostra le riprese in Full HD con le NIkon (parte ) video Il video mostra le riprese in Full HD con le NIkon (parte 2) segue a pag. 2 Smart Photo Selector - Un esempio delle cinque fotografie selezionate in una sequenza: in grande quella preferita dal sistema. La scelta della macchina è caduta senza dubbio sulla fotografia migliore, con il soggetto con gli occhi aperti e che guarda in macchina. n. 35 / 7 novembre 20 estratto da www.dday.it p.2 Nikon 1 Shanghai Test Nikon V e J Shanghai Test Prova sul campo: le modalità innovative segue da pag. 27 visualizzazione Full HD di Youtube per apprezzarne la qualità. Va comunque ricordato che questi video non possono essere presi a riferimento assoluto della qualità di immagine catturabile con le Nikon 1, che è migliore, a causa della ricodifica operata da YouTube. Slow Motion, la magia dei 1200 fps (a bassa risoluzione) Concludiamo questa carrellata con il video in slow motion che, almeno sulla carta, sembrerebbe una delle più interessanti prestazioni delle Nikon 1. Infatti le fotocamere permettono la cattura di filmati a 400 e 1200 frame al secondo. In realtà ci sono alcuni limiti: innanzitutto la cattura è vincolata alla durata massima di cinque secondi (che si traduce in una durata del filmato riprodotto rispettivamente di uno e tre minuti). Ma soprattutto il rapporto di forma è un super-widescreen e la risoluzione drasticamente più bassa di quella Full HD. Abbiamo riportato alcuni esempi nel filmato che abbiamo girato, disponibile selezionando il link a fine articolo. Il limite del rapporto di forma è dovuto al fatto che la macchina è costretta, lavorando a tempi di scansione così elevata, a prediligere le fasce centrali del sensore, quelle che scaricano più velocemente i dati sul buffer. Quello della risoluzione dipende in parte dallo stesso motivo e dalla necessità da parte di macchina e processore di gestire una quantità di dati che, in piena risoluzione, richiederebbero un buffer gigantesco. Se le spiegazioni dal punto di vista tecnico ci sono tutte, resta il fatto che la modalità slowmotion è poco più di un gadget, a meno che non serva avere una ripresa, anche qualitativamente compromessa, di una scena molto rapida per una serie di analisi di carattere funzionale, tecnico o scientifico, come per esempio nell’analisi di un gesto atletico o del funzionamento di alcuni particolari meccanici. La cattura limitata a 5 secondi, però, in questi casi potrebbe essere un po’ troppo vincolante. video Il video mostra le riprese in Slow Motion con le NIkon Nikon V e J Shanghai Test / Nel distretto di Wuxi, la “digital imaging” valley cinese a 150 Km da Shanghai Nikon : la visita alla fabbrica in Cina Ti aspetti migliaia di disordinati “cinesini” all’opera. E invece trovi un esercito di “tedeschi” con gli occhi a mandorla di G. Giardina N ella loro isola di assemblaggio, venti operai sono immobili, seduti su uno sgabello davanti alla loro postazione di lavoro. Non fanno nulla, semplicemente sono fermi. Uno appoggia braccia e fronte sul banchetto e prova a dormire. La scena ai nostri occhi non ha senso: o sono lì per lavorare, e allora devono lavorare, oppure vadano a casa. Ma lì fermi cosa fanno? Di colpo, all’unisono, si alzano, gli sgabelli spariscono e si mettono al lavoro. Si tratta dei loro dieci minuti di pausa: gliene spettano due ogni turno, oltre a tre quarti d’ora per il pranzo. Questa scena dà la misura del livello di ordine e disciplina richiesto (e ottenuto) da chi governa lo stabilimento e, obiettivamente, sarebbe impossibile dalle nostre parti. Siamo a Wuxi, a circa 150 chilometri nell’entroterra di Shanghai, nella Cina superindustrializzata. La “cittadina”, se vogliamo chiamarla così, fa oltre sei milioni di abitanti, con una popolazione che ogni anno cresce del 2% ed è il centro di un importante distretto largamente dedicato al digital imaging e alla produzione di pannelli fotovoltaici. Davanti allo stabilimento di Wuxi di Nikon, campeggiano tre bandiere, Giappone, Cina e stemma di Nikon: i vecchi rancori tra le due nazioni sembrano svaniti. Dentro lo stabilimento lavorano 8000 persone, organizzate su due turni. Qui vengono realizzate le compatte di Nikon e, da qualche settimana, anche le Nikon 1. In larga parte si tratta di un fabbrica di assemblaggio, ma non completamente: tutti i particolari in plastica vengono realizzati qui, come anche le lenti che arrivano sotto forma di dischetti di vetro grezzo e nello stabilimento di Wuxi vengono lavorate, lucidate, trattate e quindi assemblate. Le operazioni di assemblaggio alle quali abbiamo assistito sono largamente manuali: il tutto assomiglia molto di più a una fabbrica di orologi che a quanto siamo stati abituati a vedere in giro per il Mondo negli stabilimenti di elettronica di consumo. Tanto che restiamo letteralmente di stucco nel vedere che un’operaia, con una specie di aerografo, riempie manualmente le scanalature del piccolo logo Nikon in rilievo sul frontale delle V1 con dell’inchiostro a caldo bianco; a fianco un’altra operaia vernicia a mano il “pallino” bianco che sulla ghiera di montaggio delle ottiche sul corpo macchina indica il corretto posizionamento dell’obiettivo. In pratica, anche quello che pensavamo tassativamente fatto a macchina, viene fatto a mano. Chiediamo il perché di un ricorso così ossessivo alle operazioni manuali: ci rispondono che l’uomo è più accurato della macchina e si rende conto subito se e quando sbaglia. Ma sicuramente gioca anche un altro fattore: in questo modo i cam- biamenti di progetto o l’inserimento di nuove macchine in linea non comporta riattrezzaggi né messe a punto, l’uomo è la macchina più flessibile che c’è. Ma si usura: ci fermiamo un minuto a guardare una ragazza che elimina eventuali bave di lucidatura da alcune piccole lenti; a mani nude nell’acqua, per 8 ore al giorno (come minimo) pesca i piccoli dischetti di vetro, li seleziona e li passa su una “lucidatrice” ad acqua. Difficile pensare che questo lavoro possa essere fatto per un giorno intero, figurarsi per una vita. Dentro le Nikon 1 c’è una quantità di “cose” incredibile, una incastrata nell’altra e il cui montaggio è davvero complesso: la maggior parte delle operazioni vengono fatte con delle pinzette, pazienza e mani piccole. Non a caso vediamo quasi solo donne: il 90% degli operai è di sesso femminile. L’età media è di 24 anni, giovani, giovanissime e giovanissimi freschi di studi. A Wuxi quasi tutti i college e le università sono tecniche. Una delle impiegate che ci accompagna nel tour della fabbrica è laureata in fisica; quando finisce di lavorare torna a casa e passa il suo tempo libero su Internet. Guadagna bene, ci dice: 2915 Yuan al mese, da cui ne vanno sottratti circa 700 di tasse. Un netto di circa 250 euro. E gli operai? “Ah, loro guadagnano meno – ci dice -”. L’anno scorso alcuni operai rimasero intossicati da alcune esalazioni di gas nocivo, forse residuo della produzione, forse provenienti da uno stabilimento chimico vicino: ci furono tre giorni di sciopero e di manifestazioni. Il rumore nei reparti è quello, invero contenuto, degli impianti e delle macchine; le persone tacciono, tacciono e lavorano. Può darsi che tanto ordine dipenda dalla nostra presenza, ma questa non è certo la Cina che ti immagini da una scrivania di Milano. Ti immagini una Cina “caciarona” e sbadata, sempre in ritardo, intenta a realizzare “cinesate” di dubbia qualità. E invece troviamo il contrario, e questo malgrado la quasi totalità dei dipendenti sia cinese: su 8000 persone sono 30 sono giapponesi. L’attenzione alla qualità è ossessiva e ci sono più operai che controllano il perfetto funzionamento dei pezzi che addetti all’assemblaggio vero e proprio. Ogni controllo – ci chiariscono – non viene fatto a campione ma sulla totalità dei pezzi. Per chi non l’avesse capito, da queste parti fanno sul serio, più che “cinesi” sembrano “tedeschi” con gli occhi a mandorla. La propaganda contro il “made in China” e le cataste di “cinesate” che riempiono i mercatini delle “chinatown” italiane non raccontano la capacità produttiva vera di questa nazione. Con potenzialità di crescita infinite, quelle dei migliaia di distretti rurali che non vedono l’ora di essere convertiti in industriali.