(1834-1910) Nasce a Evreux (Dipartimento dell’Eure, in Normandia) 1854. Entra all’Ecole Supérieure des Mines di Parigi, per studiare ingegneria mineraria, ma abbandona l’anno dopo Fa vita da bohème a Parigi “L’ora più decisiva di tutta la mia vita suonò una sera d’estate del 1858 quando, nel corso d’una passeggiata nella valle di Gave de Pau, mio padre [Auguste Walras] mi disse con energia che due erano in grandi compiti da realizzare nel XIX secolo: finire di creare la storia e cominciare a creare la scienza sociale”. Si comincia ad appassionare all’economia politica 1870. L’Università di Losanna (CH) gli affida la cattedra di economia, sia pure con resistenze della commissione giudicatrice. 1874. Primo volume degli Eléments d’économie politique pure Nel 1892 si ritira dall’insegnamento e designa suo successore Vilfredo Pareto. 1896. Etudes d’économie sociale 1898. Etudes d’économie appliquée Eléments d’économie politique pure I vol. 1874 II vol. 1877 Lezione II. Distinzione tra scienza, arte e morale “Dobbiamo distinguere scienza, arte e morale… Ora, innanzitutto, i fatti che si verificano nel mondo possono essere considerati di due specie: gli uni hanno la loro origine nel gioco delle forze della natura che sono forze cieche e fatali; gli altri hanno la loro fonte nell’esercizio della volontà dell’uomo che è una forza intelligente e libera. I fatti della prima specie hanno per teatro la natura, e per questo li chiameremo fatti naturali; i fatti della seconda specie hanno per teatro l’umanità, e per questo li chiameremo fatti umani… E’ chiaro che, quanto agli effetti delle forze naturali, non c’è altro da fare che riconoscerli, constatarli, spiegarli e che invece quanto agli effetti della volontà umana occorre prima riconoscerli, constatarli, e spiegarli, in seguito governarli. Gli effetti delle forze naturali saranno dunque l’oggetto di uno studio che si chiamerà scienza pura naturale o scienza propriamente detta. Gli effetti della volontà umana saranno anzitutto l’oggetto di uno studio che si chiamerà scienza pura morale o storia, e in seguito di uno studio che si chiamerà con altro nome, arte o morale.” Le persone, poi, nei loro atti dettati dalla volontà, hanno a che fare con due ordini di esseri: le altre persone e le cose. Scopo delle relazioni con le cose è la subordinazione della natura ai fini umani. industria Scopo delle relazioni con le persone “è la coordinazione dei destini delle persone tra di loro”. costumi “La teoria dell’industria si chiamerà scienza applicata o arte; la teoria dei costumi si chiamerà scienza morale o morale”. “Queste sono dunque la scienza, l’arte e la morale. I loro criteri rispettivi sono il vero, l’utile o l’interesse, e il bene o la giustizia”. L’economia, per Walras, può essere divisa in tre diverse branche, distinte per metodo e obiettivi. 1. economia pura = “teoria della determinazione dei prezzi in un regime ipotetico di concorrenza assoluta”. È una scienza simile all’idraulica e alla meccanica: suo obiettivo è solo il vero, non indagare l’applicabilità pratica o la giustizia delle leggi economiche. Tuttavia serve da guida nelle questioni pratiche. 2. economia applicata. È un’arte. Si occupa della concreta organizzazione dell’attività produttiva. Suo obiettivo è l’utile 3. economia sociale. È una scienza morale. Si occupa dei problemi relativi alla distribuzione del reddito e della politica economica. È ispirata a criteri di giustizia. Oggetto dell’economia pura è la ricchezza sociale e il valore di scambio. Lezione III. La ricchezza sociale “Chiamo ricchezza sociale l’insieme delle cose materiali o immateriali (perché la materialità delle cose non importa qui in nessun modo) che sono rare, cioè che, da un lato, ci sono utili e che, d’altro lato, non esistono a nostra disposizione che in quantità limitata… Da ciò si vede quale è il senso dei termini raro e rarità. È un senso scientifico, come quello dei termini velocità in meccanica e calore in fisica… 1°. Le cose utili limitate quantitativamente sono appropriabili. Le cose inutili sfuggono all’appropriazione… Neppure le cose utili ma che esistono in quantità illimitata sono appropriabili… 2°. … le cose utili limitate in quantità hanno valore e sono scambiabili… 3°. Le cose utili quantitativamente limitate sono producibili industrialmente o moltiplicabili.” Il valore di scambio è dunque oggetto dell’economia pura (scienza): “Il valore di scambio è dunque una grandezza e … una grandezza apprezzabile. E se la matematica in generale ha per oggetto lo studio delle grandezze di questo genere, è certo che vi è un ramo della matematica … che è la teoria del valore di scambio… … vi è una economia politica pura che deve precedere l’economia politica applicata e questa economia politica pura è una scienza del tuto simile alle scienze fisico-matematiche… Il metodo matematico non è il metodo sperimentale, è il metodo razionale”. Walras conclude con un ragionamento analogo a quello di Menger: la scienza economica si occupa di tipi ideali ed è una scienza logico-deduttiva. Non può essere applicata immediatamente alla realtà. Il problema della connessione tra i mercati era noto fino almeno dai fisiocratici. Walras ha il merito di fornire un quadro concettuale rigoroso, ancora alla base di uno dei filoni teorici contemporanei (EEG). Problema: dati molti mercati di beni di consumo e fattori produttivi (terra, lavoro e capitale), a quali condizioni le decisioni di un numero ampio di operatori sono compatibili fra loro? Walras propone di risolvere la questione con un metodo matematico, pervenendo alla determinazione simultanea di prezzi e quantità di equilibrio. Gli scambi hanno per oggetto la ricchezza sociale. Composizione della ricchezza sociale Capitali naturali = terre capitali = beni durevoli Capitali personali = lavoro Capitali stricto sensu = case, macchine ecc. Ricchezza sociale Beni di consumo redditi = beni utilizzabili una sola volta Beni intermedi Servizi dei beni capitali (3 tipi) Nel sistema sono presenti tre categorie di soggetti, distinte sulla base del capitale prevalentemente posseduti (ma può cumularne più d’uno). 1. Proprietari fondiari 2. Lavoratori 3. Capitalisti Una quarta categoria è quella degli imprenditori. Acquistano sul mercato i fattori della produzione (servizi dei capitali e beni intermedi), li combinano efficientemente per produrre beni di consumo, beni intermedi e capitali durevoli. Tra gli imprenditori e le altre categorie si effettuano una serie di scambi, rappresentabili come un “flusso circolare”. Beni Beni di consumo intermedi Beni capitali Risparmiatoriinvestitori Consumatori Servizi dei capitali Servizi della terra Servizi del lavoro Imprenditori (imprese) Nel modello walrasiano si ha: 1. Una pluralità di agenti massimizzanti, con proprie preferenze (gusti) e con dotazioni iniziali di beni di consumo e capitali che in genere non coincidono con quelle ottimali; Le preferenze dipendono dall’utilità (definita da Walras rareté). 2. Una pluralità di mercati tra loro interrelati; 3. Tecniche produttive date, risorse e n. di lavoratori dati. Obiettivo è determinare le quantità prodotte e scambiate e i relativi prezzi sotto le seguenti ipotesi: 1. Completa interrelazione tra i mercati: le quantità scambiate di un bene sono funzione non solo del loro prezzo, ma anche dei prezzi di tutti gli altri beni. 2. Concorrenza perfetta: le unità produttive sono piccole e ciascun soggetto è price taker. Vi è un mercato per ogni bene prodotto, servizio e capitale in senso stretto; Vi sono così tre gruppi di mercati: 1) mercati dei servizi produttivi. Proprietari fondiari, lavoratori e capitalisti offrono i servizi dei loro capitali. Le imprese domandano tali servizi; 2) mercati dei prodotti. Le imprese offrono prodotti e domandano materie prime e beni intermedi. Proprietari fondiari, lavoratori e capitalisti domandano tali prodotti. 3) mercati dei capitali nuovi. Proprietari fondiari, lavoratori e capitalisti offrono risparmio e domandano capitali nuovi (i cui servizi offrono poi alle imprese). Le imprese produttrici di capitali in senso stretto offrono tali beni. Si ha un EEG concorrenziale walrasiano se esiste un insieme di prezzi tale che: 1. in ogni mercato la domanda eguaglia l’offerta (il mercato è sgombro) 2. ogni agente vende e acquista secondo quanto aveva programmato 3. tutti gli agenti, consumatori o imprenditori, massimizzano rispettivamente utilità e profitti, dati i loro vincoli. Occorre trovare un vettore di prezzi che verifichi queste caratteristiche. Tutti gli scambi devono avvenire a prezzi in grado di “sgombrare” il mercato (prezzi market-clearing). Se avvengono a prezzi non clearing ciò modifica il valore delle dotazioni degli agenti e diviene problematica la convergenza verso un’unica configurazione di equilibrio. Una soluzione a questo problema è fornita dal sistema delle aste. Walras ipotizza che il mercato funzioni come un mercato borsistico o un’asta. Un Banditore “grida” all’inizio un vettore di prezzi “a caso”. Gli scambisti sono price takers. Il Banditore verifica se, in corrispondenza di tali prezzi, vi è equilibrio tra domanda e offerta. Il Banditore corregge i prezzi in corrispondenza dei quali si sono verificati eccessi di offerta o di domanda. Dopo una serie di passaggi di questo genere (tâtonnement) si raggiunge equilibrio tra domanda e offerta simultaneamente su tutti i mercati. Solo quando il vettore di prezzi di equilibrio è raggiunto, viene chiusa l’asta e gli scambi avvengono effettivamente e simultaneamente, con i prezzi di equilibrio divenuti vincolanti. Conseguenze Il modello di EEG walrasiano si identifica con la concorrenza perfetta. In essa, dati rendimenti costanti di scala, i prezzi coincidono con i costi di produzione. I profitti dell’imprenditore nel lungo periodo (in equilibrio) sono dunque pari a zero! (NB. Distinguere i profitti dell’imprenditore dai guadagni del capitalista, chiamati “interessi”). Per avere un reddito l’imprenditore o deve svolgere un’attività lavorativa (dirigenziale) nell’impresa, o avervi investito (altri) capitali propri. [Oppure puntare ai profitti di breve periodo] La rappresentazione matematica dell’equilibrio economico generale NB. Il modello non vuole rappresentare l’economia reale, ma dimostrare che solo il regime di concorrenza perfetta garantisce il conseguimento della “massima soddisfazione possibile” dei bisogni degli individui. Walras si propone di dimostrare matematicamente l’esistenza dell’EEG. sistema di equazioni simultanee L’EEG è determinato se esiste una soluzione unica di tale sistema (n. di equazioni indipendenti = n. incognite). Nel modello vi sono tanti mercati quanti beni prodotti e servizi. Ogni mercato è rappresentato da un’equazione per la domanda, un’equazione per l’offerta e una condizione di equilibrio, le cui incognite sono i prezzi (p) e le quantità (q). Walras dimostra che, dati i vincoli di bilancio degli agenti, la somma degli eccessi di domanda positivi e negativi (eccessi di offerta) in tutti i mercati deve essere pari a zero. Se gli n-1 mercati sono in equilibrio, anche l’n-esimo mercato è in equilibrio (Legge di Walras). Quindi nel sistema una delle equazioni dipende funzionalmente dalle altre. Quindi vi è una equazione in meno rispetto alle incognite da determinare. L’incognita di troppo viene eliminata in base alla considerazione che interessa determinare solo i prezzi relativi, non i prezzi assoluti una delle variabili viene assunta come numerario (p = 1) Ciò sembrava a Walras sufficiente per dimostrare l’esistenza dell’equilibrio. Le analisi successive hanno però dimostrato che la parità tra incognite ed equazioni è solo una condizione necessaria ma non sufficiente. Altri problemi lasciati aperti Walras non dà una dimostrazione della tesi che l’equilibrio massimizza l’utilità di tutti gli individui e non chiarisca il concetto di “massima soddisfazione”. Una soluzione sarà data da Pareto. Walras non si rende conto dei problemi analitici connessi al tâtonnement. Problema degli scambi a prezzi non clearing. L’analisi della formazione di nuovo capitale è difficilmente compatibile con la natura statica del suo modello. Walras non risolve tutti i problemi relativi alla dimostrazione dell’esistenza, unicità e stabilità dell’EEG. Nella prima edizione degli Eléments, la teoria monetaria adottata è rigidamente quantitativista. Nel quadro dell’EEG walrasiano, tuttavia, la moneta non esercita nessun ruolo sostanziale. Il meccanismo richiama quello di un “grande baratto”; la moneta svolge il compito di numerario. Nella 2a ed. introduce il concetto di “saldi monetari desiderati”: i soggetti, per affrontare diverse scadenze di pagamento, detengono una parte della moneta in forma liquida. C’è dunque una domanda di moneta, ma essa va sempre intesa in termini reali: la moneta non viene domandata in sé, ma per le merci che consente di acquistare. Per Walras, la moneta avrà sempre una utilità indiretta. Tuttavia nella 4a ed. arriva a considerare le scorte liquide come “capitale circolante”, in grado di fornire dei “servizi” ai produttori. Non arriva mai a includere la moneta nella funzione di utilità degli agenti Bisogna arrivare a Keynes. Walras fu anche un intellettuale engagé anche come economista. Economia applicata. La dimostrazione delle proprietà di ottimalità della concorrenza perfetta indicava come il governo dovesse favorire la libertà di iniziativa economica e un’organizzazione concorrenziale dei mercati, smantellare i monopoli e le barriere tariffarie. Il governo non doveva invece intervenire direttamente nell’economia, eccetto che in attività che non si prestavano all’iniziativa privata (servizi pubblici e monopoli naturali). Economia sociale. Walras propugna riforme sociali radicali dirette a garantire pari opportunità (“eguaglianza dei punti di partenza”) riduzione dell’ineguaglianza Propone la nazionalizzazione della terra con indennizzo. giustificazione: la rendita è un reddito non da lavoro, “non meritato”; l’indennizzo è tuttavia necessario per garantire il diritto di proprietà. Ritiene che dall’incremento futuro delle rendite una volta ammortizzato l’indennizzo derivi la possibilità di finanziare la spesa pubblica anche sociale ed educativa. Conseguenze: ridurre le diseguaglianze di opportunità abolire le imposte dirette e consentire ai lavoratori di risparmiare e investire, emancipandosi dalla condizione di miseria consentire il libero esplicarsi dei meriti di ciascuno nel mondo della produzione. Rimane invece sempre contrario alla riforma del diritto di eredità (proposta in precedenza da Bentham e John Stuart Mill, che ritenevano che specialmente le eredità collaterali fossero redditi inattesi e immeritati), perché è uno strenuo difensore del diritto di proprietà e teme che questo sia minacciato dalla paura di confische.