UN LIBRO PER DUE RELIGIONI
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La Bibbia è un libro il cui contenuto è
considerato sacro sia dalla religione
ebraica sia dalla religione cristiana.
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Le prime comunità cristiane conoscevano
come libro sacro i testi della tradizione
ebraica.
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Gli eventi storici in essa narrati assumono
un significato teologico: Dio ne indica la
trama e rivela il progetto sugli uomini. La
parola chiave del rapporto tra Dio e l’uomo
è alleanza, tramite cui Dio sceglie,
benedice e difende chi ascolta la sua
parola e osserva le sue leggi; è questa
l’unica via per la salvezza.
LA BIBBIA EBRAICA
Il canone ebraico fu fissato nel II
secolo a.C. e comprende 39 libri:
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Il Pentateuco: Genesi, Esodo, Levitico,
Numeri e Deuteronomio.
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I Profeti anteriori e posteriori.
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Gli Scritti: tra i quali i Salmi, Giobbe,
Proverbi, Cantico dei Cantici, Qoehelet,
Ester, 1-2 Cronache.
LA BIBBIA EBRAICA
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La Bibbia ebraica contiene la memoria
culturale degli ebrei: Dio crea il cosmo
perché l’uomo, suo signore, ne prenda
possesso. Le vicende che seguono
servono a spiegare le origini del popolo
eletto, Israele, e le ragioni della
predilezione di Dio nei suoi confronti,
popolo per definizione, straniero. Il
capitolo 12 di Genesi narra come Dio
ingiunse ad Abramo, che viveva in Ur
terra dei Caldei, di andare via da casa di
suo padre.
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La condizione dello straniero che vive in
un contesto di diaspora è dunque
costitutiva alla storia stessa
dell’ebraismo.
LA BIBBIA, POSSESSO DI DIO
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La Bibbia ebraica contiene le norme e i precetti che regolano la vita
del pio ebreo, un codice sacro unico e totalizzante.
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La Bibbia è citata nelle sentenze dei Padri dove si afferma: “Cinque
cose nel mondo furono considerate da Dio suoi particolari possessi:
la Torah, il cielo e la terra, Abramo, Israele e il Tempio”; antiche
tradizioni sostengono che è increata: esisteva in cielo prima che
Dio la rivelasse a Mosè e prima ancora della creazione del mondo.
DATAZIONI
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Prima e dopo la distruzione del primo Tempio di Gerusalemme (586
a.C.) e il conseguente esilio della classe dirigente a Babilonia, fu
composta la maggior parte del testo della Bibbia.
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Tra il III e il II secolo a.C. furono tradotte in greco le Scritture ebraiche.
Considerata ispirata la Bibbia dei Settanta fu il testo sacro di
riferimento per le comunità cristiane antiche di lingua greca.
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Alla fine del IV secolo il testo della Bibbia fu tradotto in latino da
Gerolamo. È la cosiddetta Vulgata.
LINGUE E TRASMISSIONE DEL TESTO
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Come per gli altri testi dell’antichità, il testo
biblico era copiato a mano. Esistono molti
manoscritti vicini all’originale, catalogati
secondo la loro importanza e attendibilità.
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Il testo ebraico della Bibbia fu studiato e
fissato tra l’VIII e il X secolo, a opera di alcuni
studiosi, i masoreti (l’insieme dei loro studi è
detto ‘masora’).
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I masoreti furono gli studiosi che nel VII
secolo d.C., quando l’ebraico cadde in
disuso, aggiunsero punti vocalici sotto le
consonanti e accenti per facilitarne la
scrittura.
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Alcune parti furono scritte in aramaico, una
forma dialettale che finì per soppiantare
l’ebraico (Daniele ed Esdra), mentre alcuni
libri (Sapienza, Secondo libro dei Maccabei
e alcune parti di Ester) furono scritti in
greco.
CANONE E ISPIRAZIONE
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Per canone biblico si intende il
catalogo ufficiale degli scritti biblici
che il giudaismo e il cristianesimo
considerano normativi sia sul piano
delle credenze sia sul piano delle
pratiche. Il canone è fissato
secondo un criterio di ispirazione,
secondo cui alcuni libri sono inclusi,
altri esclusi.
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Il termine canone, dal greco kanón
(misura), deriva da un termine
tecnico usato per indicare la
delimitazione del terreno su cui si
decideva di erigere un edificio.
IL MODELLO DELL’ISPIRAZIONE
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Il modello dell’ispirazione è fornito dalla vocazione di grandi profeti
biblici (Isaia 6; Geremia 1), in particolare da Ezechiele. La visione del
‘carro del Signore’ che inaugura il libro a lui intitolato si conclude con
una scena esemplare. Lo Spirito entra in lui e lo fa alzare in piedi; gli
impone di mangiare un rotolo che una mano gli porge dicendogli:
“Figlio dell’uomo, nutri il ventre e riempi le viscere con questo rotolo
che io ti porgo”. Ispirazione orale e scritta si fondono insieme.
TRADUZIONI ISPIRATE
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Anche le traduzioni della Bibbia sono considerate ispirate, come è il
caso della Bibbia dei Settanta commissionata da Tolomeo Filadelfo
(285-247 a.C.) a settanta saggi che le avrebbero tradotte,
indipendentemente, in modo uguale.
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I traduttori rilessero le categorie e i concetti della mentalità semitica
nell’ottica della tradizione filosofica e culturale greca, in un’opera di
adattamento e trasferimento culturale.
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La traduzione dei Settanta costituisce il testo canonico di riferimento
nella Chiesa ortodossa di lingua greca.
UN ESEMPIO DI TRADUZIONE ISPIRATA
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Nel quadro del trasferimento di termini e concetti da un contesto semitico a
uno greco, il termine ebraico per anima, nephésh, è stato reso con il greco
psyché: mentre il primo indica il soffio vitale che Dio insuffla nell’uomo al
momento della creazione e della nascita (Genesi 2,7) e che lo abbandona al
momento della morte (concezione antropologica unitaria), il secondo, in linea
con la tradizione platonica, rimanda a un principio immortale, destinato a
sopravvivere con il corpo.
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Le concezioni cristiane non si comprendono se non alla luce
dell’incontro tra i due sistemi culturali e spirituali:
in questo senso il trasferimento terminologico
e concettuale è basilare per comprendere il testo
e le traduzioni delle Bibbie.
I RITROVAMENTI DI QUMRAN
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Nel 1947 a Qumran presso il Mar Morto, un pastore, mentre stava cercando una
capra smarrita, trovò in undici grotte scavate nella roccia anfore contenenti i testi
della Bibbia in una condizione frammentaria, ma leggibile. Questi rotoli
manoscritti facevano parte della tradizione scritta di una comunità religiosa
vissuta tra il 150 a.C. e il 70 d.C., identificata con quella degli esseni di cui
parlano Filone e Giuseppe Flavio.
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I rotoli riportano, inoltre, i doveri e le regole che i membri della comunità dovevano
rispettare, oltre al codice etico e ai precetti religiosi.
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