Anno 12 Numero 22 13 Giugno 2014
In questo numero troverete:
•Torino-Parma, Pag. 2
•Novara-Varese, Pag. 46
•Livorno-Fiorentina, Pag. 6
•Lecce-Benevento playoff, Pag. 53
•Genclerbirligi-Bursaspor, Pag. 13
•Arzanese-Sorrento playout, Pag. 56
•Virtus Roma-Varese, Pag. 20
•Taranto-Matera, Pag. 64
•Virtus Roma-Cantù, Pag. 24
•Dynamo Berlino-Hansa II, Pag. 66
•Avellino-Trapani, Pag. 30
•Ancona-Pistoiese Scudetto D, Pag. 72
•Empoli-Crotone, Pag. 33
•Afragolese-Sparta ST, Pag. 75
•Modena-Avellino, Pag. 40
•Arca-Serenissima, Pag. 81
“Sport People”, Testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Lecco, autorizzazione nº11/2003.
Editore “Ragazzi di Stadio”, Via Adda 22, 23898, Imbersago (LC). Info: [email protected].
Tifocronache: Serie A, Torino-Parma 1-1
Tutto esaurito
Per l’ultimo match casalingo del Torino il
clima è molto teso, visto che Glik e compagni sfidano il Parma, rivale diretto per
l’Europa. I granata, così, giocano il primo
match-ball per l’accesso alla seconda
competizione europea. In venticinquemila accorrono ad assistere alla gara dei
ragazzi di Ventura ed i botteghini rimangono chiusi, dato che, dopo due giorni
dall’inizio della prevendita, si era già registrato il sold out.
La cornice dell’Olimpico è molto suggestiva, lo stadio è completamente colorato
a tinte granata e c’è grande attesa per
l’inizio della gara. Il risultato della partita
di mezzogiorno del Milan, diretta concorrente di entrambe le squadre per la corsa
europea, opposta all’Atalanta, ha visto
sconfitti i rossoneri. A Torino, ovviamente, i tifosi si scatenano con cori di sfottò
per i rivali milanisti; viene cantato, ripetutamente, il classico “Milano in fiamme”.
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Tifocronache: Serie A, Torino-Parma 1-1
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Tifocronache: Serie A, Torino-Parma 1-1
Dopo i festeggiamenti per la sconfitta del
Milan, arrivano i momenti d’attesa per la
partita, con l’ingresso in campo delle squadre per il riscaldamento, l’incoraggiamento
per la squadra granata ed i classici fischi
per l’ingresso dei crociati. Ad attendere i
giocatori del Toro c’è una “vela” issata con
un sistema di carrucole davanti alla curva;
dentro la vela è disegnato un toro rampante
con la sigla del club principale della curva
granata, il Maratona Club Torino. Per l’alzamento della stessa, il vento ha dato dei
problemi: infatti, durante la preparazione,
le carrucole non hanno retto ed è cascato
tutto; un segnale di come, per la curva granata, le cose, negli ultimi anni, non stiano
ancora girando a dovere.
Molto particolare il comportamento dei supporters di casa verso Ciro Immobile: l’attaccante cerca, a più riprese, l’appoggio della
curva dopo le diverse voci girate in settimana a proposito di un suo addio. I cori per lui
arrivano, ma senza il consueto entusiasmo.
Arriva il momento della partita e ogni tifo-
seria presenta la sua coreografia. I tifosi
ducali tingono il loro spicchio con delle bandierine gialle e blu. I tifosi granata stendono tre teli ove sono rappresentati due tori
rampanti con un cuore al centro e vengono
fatti scendere altri due teloni al lati: quello a
sinistra è una gigantografia di una maglietta
del Toro dedicata alla Maratona, con il numero 12 ben impresso; nel secondo sono
rappresentati due tori rampanti bianchi su
uno sfondo granata. Nei distinti viene fatto
scendere il consueto bandierone granata
con la scritta “Non vi lasceremo mai soli”.
Durante la partita i tifosi del Toro non smettono di cantare per un minuto, mentre i supporters ducali si sentono di rado dalla mia
postazione. Tanti sono i cori lanciati dalla
Curva Maratona per sostenere la propria
squadra e, soprattutto, il proprio allenatore.
Di contro, a più riprese, vengono beccati
Cassano, Amauri e Mirante: il primo per
una “Cassanata” fatta all’Olimpico in occasione di Torino-Sampdoria del 2008 (che nel
capoluogo piemontese ancora non hanno
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Tifocronache: Serie A, Torino-Parma 1-1
dimenticato), mentre gli altri due, invece, vengono contestati per il loro passato
bianconero.
Molti sono gli striscioni esposti dalla curva torinista: si parte con l’intramontabile
“Comunque vada, grazie ragazzi”, poi si
ringrazia Ventura con un “Grazie al nostro allenatore”. Di seguito si passa agli
striscioni polemici: il primo è rivolto ai
fatti successi in occasione della finale di
Coppa Italia (“Il politico con la maglietta non è reato ma se lo fa l’ultras viene
arrestato”), il secondo al sindaco Fassino (reo di aver fatto il dito medio ai tifosi
granata che lo contestavano durante la
cerimonia di Superga), ma quest’ultimo
striscione è incompleto, dato che non
viene mostrata la seconda parte. Da ricordare che in curva compaiono anche
i soliti slogan appesi: “Forza Vecchio
Cuore Granata”; “Torino è stata e resterà
granata” e “La Storia ci appartiene”. Da
segnalare che, alla fine del primo tempo,
lo speaker, Stefano Venneri, esegue un
giro di campo per salutare i supporters
del Toro, dato che questa è la sua ultima
partita da “voce granata”.
Il match termina 1-1 e per sapere chi andrà in Europa League bisognerà attendere l’ultimo turno di campionato. Dopo
la partita, i giocatori di Ventura eseguono
il consueto giro di campo per salutare i
tifosi, che non si scompongono dal loro
posto evitando invasioni di campo.
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Marco De Rito.
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Tifocronache: Serie A, Livorno-Fiorentina 0-1
C’ERAVAMO TANTO AMATI
Arrivati alle ultime giornate di campionato, il
valore di una partita e la relativa presenza
sugli spalti non può che prescindere dai
risultati sportivi. Rare volte ho assistito a
retrocessioni con curve e stadi pieni ed
a memoria non ho mai sentito parlare di
promozioni raggiunte con pochi spettatori
sui gradoni. Che si voglia o no, il risultato
sportivo troppo spesso condiziona le
presenze, e se sul discorso trasferta ormai
è bene stendere un velo pietoso, almeno tra
le mura amiche è sempre possibile portare
avanti un certo tipo di discorso.
Questo pomeriggio la partita potrebbe essere
ininfluente per il prosieguo del campionato,
il Livorno è appeso ad un filo di speranza
tanto sottile che ormai nessuno crede più
alla salvezza, in pratica dovrebbe vincere
questa partita e la prossima sperando in un
incrocio di risultati talmente improbabili che
le percentuali sono infinitamente basse. La
Fiorentina non può far altro che consolidare
in classifica il quarto posto, la recente
sconfitta casalinga con il Sassuolo è stata
inaspettata ma alla fine anche indolore,
basta racimolare ancora qualche punto ed
il traguardo prestigioso della quarta piazza
si può considerare in saccoccia.
Derby toscano che ai tempi di CAV e BAL
sarebbe stato all’insegna del “volemose
bene”, il feeling è però durato poco
ed i successivi incontri non sono stati
all’insegna del reciproco rispetto. Oggi i
viola si presentano all’Armando Picchi con
buoni numeri, non si tratta di una invasione
ma comunque la tifoseria gigliata risponde
bene: la distanza tra le due città è stimabile
sul centinaio di chilometri e la posta in palio
accende la voglia di viola.
Gigliati che arrivano alla spicciolata e già
dalle prime battute si capisce che il settore
ospite dovrà attendersi un buon numero
di tifosi. Sull’altro versante, la Curva Nord
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Tifocronache: Serie A, Livorno-Fiorentina 0-1
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Tifocronache: Serie A, Livorno-Fiorentina 0-1
è completamente spoglia di pezze e
striscioni, con la zona centrale limitata da
nastro adesivo che scoraggia i più audaci
ad occupare tale zona; la protesta degli
ultras è fin dalle prime battute chiara:
lasciare il settore centrale vuoto e protestare
per un campionato che porta diritti alla
retrocessione.
I viola, una volta serrati i ranghi, non ci
mettono troppo a dissotterrare l’ascia
di guerra e ricordano ai dirimpettai che
campionato dovranno fare il prossimo anno.
Il “Serie B, serie B” è parecchio seguito e si
prende la solita selva di fischi, anche se dalla
Curva Nord non c’è risposta immediata se
escludiamo qualche gestaccio a distanza
siderale. I viola dedicano praticamente tutto
il prepartita a nominare gli avversari di turno,
del vecchio gemellaggio non c’è traccia,
mentre una bandiera gialloblu del Verona
conferma come certe altre amicizie restino
invariate nel tempo. A tal proposito non
posso confermare la presenza dei butei al
fianco dei viola, ad una prima impressione
sembra proprio che la bandierina sia stata
portata più per provocare gli ultras amaranto
che per confermare una presenza veronese.
All’ingresso delle squadre sul terreno di
gioco, nel settore ospiti si prova ad imbastire
una sciarpata, gli esiti non sono dei migliori,
mentre qualche bandiera ed una torcia
accesa ed immediatamente gettata a terra,
colorano ulteriormente questa parte di
stadio.
Fin da inizio partita i cori degli ultras
viola sono tutti per la squadra, che viene
continuamente incitata. Qualche lanciacori,
a centro settore, coordina il tifo ed almeno
due terzi del settore segue le indicazioni.
Il tifo si alza trovando pochi ostacoli, nella
Curva Nord c’è un mutismo assoluto, perciò
i viola sono completamente padroni della
situazione.
Oltre ai cori per la squadra, i viola
continuano a darci dentro con le offese ai
dirimpettai, si passa dal classico “Livorno,
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Tifocronache: Serie A, Livorno-Fiorentina 0-1
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Tifocronache: Serie A, Livorno-Fiorentina 0-1
Livorno vaffanculo” all’ormai inflazionato “E
tanto già lo so che l’anno prossimo giochi di
sabato” fino ad arrivare al più simpatico ed
originale “Quanto è lunga la B…”.
Dalla Curva Nord ora arrivano le risposte
e se i cori sono facilmente immaginabili,
qualcosa si muove anche sul piano degli
striscioni, infatti al centro viene tenuto
in mano lo striscione “Spinelli vattene”,
mentre nella parte alta ne viene attaccato
un secondo che ricorda i fatti di Roma:
“Lame e pistole… non c’è più lealtà in
questo mondo ultrà”.
Anche i livornesi cominciano a scaldarsi,
qualche coro viene intonato e malgrado
l’organizzazione in questo pomeriggio sia
ai minimi termini, con la parte centrale della
curva che continua a restare forzatamente
vuota, qualche battimano è fatto anche
bene e le ugole si scaldano al coro “Livorno
siamo noi”, atto a rimarcare la distanza
della curva da questa società. Da segnalare
anche lo striscione appeso alla vetrata che
recita: “Squadra e società senza dignità”.
I viola sono più continui nell’incitamento,
del resto lo stato d’animo delle due curve
è diametralmente opposto, così nel settore
ospite continua a cantare una bella fetta
dei presenti, con i cori che continuano ad
essere potenti ed incisivi. Qualche pausa
è annoverabile tra quelle considerate
fisiologiche, qualche coro è meno seguito
di altri, ma in genere, quando vengono
proposti i grandi classici, la risposta è
sempre positiva.
Sul terreno di gioco il primo tempo termina
a reti inviolate, i ritmi sono stati piuttosto
bassi, segno che non c’è quella volontà e
quella convinzione per affondare il colpo.
La ripresa si apre con l’esposizione di due
striscioni piuttosto pesanti della Curva Nord,
uno prende di mira la vicenda Aldrovandi ed
i famosi cinque minuti di applausi tributati
a coloro che si sono resi protagonisti di
una vicenda vergognosa: “S.A.P. infami!
Aldro vive!”. Il secondo striscione riprende
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Tifocronache: Serie A, Livorno-Fiorentina 0-1
ancora una volta i fatti di Roma e l’assurda
campagna anti-ultras, portata avanti
da un’informazione tanto superficiale
quanto falsa e tendenziosa: “Informazioni
manovrate, trasferte e maglie vietate…
queste sono le vostre carognate! Ultras
liberi”. Niente da aggiungere, o meglio,
ci sarebbe tanto, troppo da approfondire
perché sui fatti di Roma non è stata fatta
ancora luce ma c’è già chi ha montato e
smontato la storia decine di volte; perché un
ragazzo ha lottato tra la vita e la morte ma
la notizia principale è stato l’abbigliamento
di un ultras; perché di alcune parole politici
e giornalai dovrebbero vergognarsi. Il
pugno duro in questa vicenda è richiesto
dalle stesse persone che hanno parecchi
scheletri nell’armadio, un paio di recenti
arresti in ambito politico testimoniano
quanto marcio c’è tra chi entra e si siede in
Parlamento.
Per la cronaca sportiva entra in campo
Pepito Rossi e ritrova il difensore Rinaudo
che gli causò il brutto infortunio. Neanche il
tempo di prendere visione del campo di gioco
e l’attaccante viola partecipa attivamente
all’azione che manda in rete Cuadrado.
I viola festeggiano nel settore e più forte
di prima si alza il coro “Serie B, serie B”,
mentre sull’altro versante non manca un po’
di cattiveria con i cori dedicati a Giuseppe
Rossi: “Al Mondiali in carrozzina” e “Spaccali
una gamba, Rinaudo spaccagli una gamba”
si prendono i fischi di disapprovazione dei
viola e fanno gridare allo scandalo qualche
benpensante che ancora non riesce ad
andare più in là del suo naso e non capisce
ancora la guerra simulata giocata in curva.
Difficile ragionare con chi non vuol capire
e si arrocca sulla propria presunzione per
cercar di portare argomenti validi ad una
sterile discussione.
Comunque se la partita in campo scivola
via senza troppi sussulti, se escludiamo
un’espulsione che neanche in terza
categoria si vede più, sugli spalti c’è ancora
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Tifocronache: Serie A, Livorno-Fiorentina 0-1
vita, con le due tifoserie che si battagliano
a distanza e con i cori che si alzano da una
parte e dall’altra.
Il “The end” non può prescindere dalla
conquista di magliette e pantaloncini, i viola
si siedono sulle vetrate che dividono gli
spalti dal terreno di gioco, viene mandato
qualche stewards a vigilare, poi arrivano
anche un buon numero di forze dell’ordine
in borghese che fanno desistere anche i più
audaci, che si limitano a restare comunque
in una posizione di privilegio. Data la
temperatura primaverile, faccio fatica a
capire il motivo dell’uso di guanti di pelle
nera da parte di uno steward che vigila sui
tifosi viola, se vuole sfidare la temperatura
non lo comprendo ma comunque lo rispetto,
se vuole un altro tipo di sfida lo bollo come
poco intelligente. La maggior parte delle
persone che svolge il ruolo di steward è
gentile e spesso anche intelligente nel
capire la situazione, in altri casi ho notato
come indossare una pettorina dia un senso
di autorità che probabilmente il soggetto
non ritrova in altri campi.
Comunque l’invasione di campo da parte dei
viola non c’è, ma i giocatori della Fiorentina
si dirigono verso il settore per il consueto
lancio di magliette e pantaloncini. Sull’altra
sponda la squadra amaranto saluta il
proprio pubblico, qualche giocatore piange
copiosamente mentre dagli spalti c’è un
misto di fischi ed applausi. La squadra era
partita con l’idea di salvarsi e per far questo
doveva lottare fino all’ultima giornata. È
andata male ma sulla stagione ha pesato
un pizzico di sfortuna, qualche infortunio
ed un mercato che ancora una volta non
è stato all’altezza della massima serie.
Ora l’argomento principale diventa quello
societario e la domanda che si fanno in
molti, già fuori dello stadio, è se il presidente
Spinelli vende oppure resta.
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Valerio Poli.
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Tifocronache: Super Lig Turca, Genclerbirligi-Bursaspor 1-0
TUTTO IL MONDO È PAESE
Ankara, capitale della Turchia, non ha la
fama di Istanbul, vero cuore pulsante del
Paese, sia da un punto di vista turistico che
sportivo. Le tre famose squadre di Istanbul,
Besiktas, Fenerbahce e Galatasaray, si dividono la gloria sportiva e anche per coloro
che non sono appassionati di calcio turco,
queste squadre sono rinomate per la passione dei loro tifosi.
Ad Ankara, invece, è l’opposto: è difficile
ricordare, a mente, una delle tre squadre
professioniste della città che, al contrario di
Istanbul, oltre al punto di vista sportivo, non
offre un granché al turista di passaggio.
Voluta da Ataturk, il padre della nazione
turca moderna, come capitale del Paese,
si trova nel cuore dell’Anatolia. Di fatto, Ankara conosce una febbre di costruire ovunque, in parallelo con la crescita dell’economia turca.
In mezzo a questo paesaggio moderno,
decido di andare a visitare la cittadella che
domina la città, che si trova nel centro storico. Idea perfetta: oltre alla visione di questa
metropoli di 4,5 milioni di abitanti (che sembra una Shanghai dell’Anatolia, con palazzi
che spuntano come funghi un po’ dappertutto) e del suo urbanismo surreale, si possono intravedere due degli stadi della città.
Il vecchio stadio non ospita più partite, ma
quello del 19 Maggio vede le partite dell’Ankaragucu in Serie C e quelle del Genclerbirligi, che disputa la Superlig, cioè la Serie A
turca.
La terza squadra della città, l’Ankaraspor,
questa stagione disputa il campionato di
Serie B, ma gioca a ben 35 chilometri da
qui, nello stadio Yenikent Asaş; essa non
ha una vera tifoseria, perché è considerata come una “creatura” del sindaco, Fatih
Gökçek, appassionato di calcio. Le rivalità
non esistono tra le squadre della capitale:
infatti, due ragazzi con la maglia gialloblu
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Tifocronache: Super Lig Turca, Genclerbirligi-Bursaspor 1-0
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Tifocronache: Super Lig Turca, Genclerbirligi-Bursaspor 1-0
dell’Ankaragucu saranno presenti presso il cuore della tifoseria del Genclerbirligi senza alcun problema.
La sera della partita prendo la metro, che
si ferma a 5 minuti a piedi dello stadio, e
arrivo con un’ora di anticipo. Un ragazzo
con la maglia della squadra locale mi accompagna all’entrata; mi spiega che non
posso fare un biglietto se non sottoscrivo
una tessera. Di fatto, un gruppo di tifosi
rimane fuori perché c’è una protesta in
corso contro l’e-ticket (la versione turca
della tessera del tifoso). Da una settimana, questa carta è obbligatoria per
comprare un biglietto. Sullo stesso modello della tessera del tifoso, essa è una
specie di carta d’identità che racchiude
tutti i dati dei tifosi. Come in Italia all’inizio, è collegata ad una banca e costa
25 lire turche (un po’ più di 8 €). I club di
tifosi turchi sono contro non per il famigerato articolo 9 come in Italia, ma per
motivi politici-commerciali: la sola banca
che le vende appartiene alla famiglia del
premier turco Recip Tayep Erdogan.
La settimana scorsa una protesta contro
questa tessera è stata fatta ad Istanbul,
con i tifosi delle tre grandi società della capitale. Da un anno, le rivalità sono
state un po’ messe in disparte con la
protesta di Gezi e, anche questa volta,
i tifosi radicali tornano a far gruppo. Un
bell’esempio che può solo far sperare. Il
13 aprile è stato pure firmato, da rappre-
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Tifocronache: Super Lig Turca, Genclerbirligi-Bursaspor 1-0
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Tifocronache: Super Lig Turca, Genclerbirligi-Bursaspor 1-0
sentanti di 44 gruppi di tifosi turchi, un documento per dire no a questo sistema.
Incontro uno dei leader dei Kara Kizil (in
italiano significa i Rosso Neri, ma ha un significato politico nel senso dei colori della
sinistra), gruppo di tifosi radicali, il quale mi
spiega che ci saranno pochi spettatori, e
tanti non vengono per colpa di questa tessera. Solo gli abbonati ci saranno, perché
non hanno ancora bisogno di questo e-ticket (ma solo fino alla fine della stagione,
l’anno prossimo sarà obbligatorio pure per
gli abbonati). La partita, tra l’altro, si disputa
di venerdì sera, alle ore 20:00.
Provo ad entrare in tribuna chiedendo un
accredito, ma non è la dirigenza locale che
decide, bensì un ufficiale del governo turco
e lui rifiuta di farci entrare, anche in qualità
di addetti della carta stampata. Per fortuna,
tutto il mondo è paese, ed anche qui c’è
sempre un metodo per entrare. Il ragazzo
del gruppo Kara Kizil ci procura abbona-
menti che “volano”, letteralmente, dal cielo: essi sono già utilizzati ed i ragazzi del
gruppo li buttano dall’alto dei distinti, per
farli finire venti metri sotto. Ci presentiamo
all’entrata, dove, come in Italia, ci sono tornelli elettronici controllati da uno steward e,
per mia fortuna, l’abbonamento funziona di
nuovo ed entriamo in gradinata.
Lo stadio sembra parecchio vecchio, ma
è totalmente coperto. La sua capienza è
di quasi 20.000 spettatori. C’era una pista
d’atletica, ma non ne rimane niente, se non
una delimitazione di due metri dal campo
sportivo. Lo spettacolo è desolante, gli spalti sono vuoti, e la maggiore parte dei gruppi
di tifosi, che prendono posto in gradinata,
hanno appeso gli striscioni alla rovescia.
Uno striscione, apposto al centro, è contro
la nuova norma in vigore negli stadi turchi.
Ci saranno sì e no 2.000 spettatori e, comunque, nel settore ospiti vediamo una ventina
di tifosi biancoverdi del Bursaspor con due
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Tifocronache: Super Lig Turca, Genclerbirligi-Bursaspor 1-0
striscioni : “Radikal” e “Texas”, che è una
specie di gruppo ultras. Bashar, mio interlocutore, mi indica che, normalmente,
il settore ospiti sarebbe stato pieno all’inverosimile, ma oggi anche loro sono in
protesta. La maggior parte di questi tifosi
biancoverdi sono studenti di Bursa che
vivono ad Ankara e frequentano l’università.
I giocatori entrano sul campo e subito
parte l’inno nazionale, cantato da tutti
i presenti. È sempre così per le partite
del campionato turco; fa un effetto un po’
strano, ma qui tutti lo cantano, indipendentemente dalla fede politica, del sesso
o dell’età.
Successivamente, i diversi gruppi che
prendono posto nei distinti cominciano
ad alzare striscioni contro l’e-ticket e
hanno distribuito ai tifosi dei cartelli con
lo stesso messaggio (malgrado i controlli
della polizia che ne ha proibito l’ingres-
so). È bello vedere che la gente normale capisce il senso della protesta. Cori e
messaggi si alternano per due minuti, e
dopo cade un silenzio surreale. C’è il leader in balconata, ma lui non ha bisogno
di spiegare le cose.
Noto vari striscioni sulla recinzione, la
maggiore parte rovesciati ed uno ha
pure come nome “Ultras”, ma mi viene
spiegato che non si tratta veramente di
ultras, ma dei più giovani tifosi radicali. In
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Tifocronache: Super Lig Turca, Genclerbirligi-Bursaspor 1-1
Turchia ci sono pochi gruppi ultras nel senso che intendiamo noi. La maggior parte dei
tifosi radicali turchi sono in questi gruppi,
dove i principi sono diversi dalla cultura del
tifo organizzato all’italiana, ma non manca
la passione e il sostegno estremo alla squadra. Questo tifo è più sul modello balcanico,
seguito da Grecia e Turchia. L’organizzazione è poco capillare, ma ciò non impedisce che i gruppi dispongano di una sede,
si ritrovino durante la settimana e facciano
le trasferte, anche se le coreografie sono
rare e semplici, per lo più composte da tanti
fumogeni. I megafoni sono pressoché inesistenti, ed il tifo parte non solo dai leader,
ma anche dai vari punti caldi delle diverse
tribune. Comunque certi gruppi si ritengono
ultras, ma sono una minoranza.
La partita continua nel silenzio ed ogni dieci
minuti si canta contro la tessera: al 6° minuto, al 16°, al 26°, al 36° ed alla fine del primo
tempo. Due gruppetti in curva proveranno
a cantare per i rossoneri, ma smetteranno
dopo alcuni minuti. Poi, durante l’intervallo,
la gradinata comincia a cantare e a tifare
come se ci fosse la partita. Molto originale
questa trovata, utile per far capire che, comunque, loro ci sono e qua batte il cuore e
l’anima del Genclerbirligi.
Quando le squadre entrano di nuovo in
campo, i gruppi decidono di andare via, ma
la polizia non vuole lasciarli uscire e chiude
le porte dello stadio. Dopo tre minuti di fermento e con un po’ di intelligenza, gli agenti
capiscono che è il caso di lasciarli andare.
Così, buona parte della gente abbandona
lo stadio: non solo i più fanatici, ma anche
famiglie con bambini al seguito.
Devo ammettere che questi tifosi mi hanno
stupito e ho scoperto un’altra faccia del tifo
turco. Per finire, un ringraziamento sentito
va a Bashar ed ai ragazzi del suo gruppo,
che mi hanno permesso di entrare in questo
stadio e di scoprire una nuova realtà.
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Sébastien Louis.
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Tifocronache: Lega A, Virtus Roma-Varese 99-90
L’ULTIMO GIORNO DI SCUOLA,
IL PIÙ INTERESSANTE
L’ultima giornata della regular season offre un dessert niente male. Virtus RomaVarese è una sfida sentita da sempre,
con gli incidenti dello scorso anno al PalaTiziano che contribuirono ad acuire l’inimicizia tra le due parti. Fazioni che non
si sono mai state simpatiche, sin dalla
notte dei tempi, anche grazie allo storico
gemellaggio dei Capitolini con i ragazzi
di Cantù, a loro volta acerrimi nemici dei
Varesini.
Con le fanfare mediatiche che sputano
sentenze ed occupano le prima pagine
dei giornali, più i programmi della televisione generalista circa quanto successo
in occasione della Finale di Coppa Italia,
mi avvicino a questa partita con una sola
volontà: prendere una boccata di ossigeno. Peccato che la frenesia isterica,
tipica dell’Italia sensazionalista dei nostri
tempi, abbia deciso di anticipare la sfi-
da tra Roma e Juventus, sovrapponendola di fatto a quella del palazzetto. Un
vero danno all’affluenza di pubblico che
si preannunciava buona (anche in vista
dell’inizio dei play-off), oltre che l’ennesima prepotente prevaricazione in nome di
una non precisata tutela dell’ordine pubblico, in virtù di fantomatici infiltrati napoletani sugli spalti dell’Olimpico (forse alcuni giornalisti dovrebbero leggere meno
romanzi di fantascienza ed ogni tanto
uscire dai loro uffici per respirare verità).
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Tifocronache: Lega A, Virtus Roma-Varese 99-90
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Tifocronache: Lega A, Virtus Roma-Varese 99-90
Tuttavia non mi faccio perdere d’animo, so
che gli ultras non tradiranno le attese ed il
confronto sarà stimolante ed acceso.
Arrivo al palazzetto molto presto. È domenica pomeriggio e, non avendo molto da fare,
preferisco annusare sin da subito l’aria del
pre-gara. Ritiro l’accredito e resto fuori parlando un po’ con chiunque mi capiti a tiro.
Gli ultras prealpini arrivano quando manca poco alla palla a due e, inquadrati dalle
forze dell’ordine, vengono fatti entrare nel
settore ospiti un po’ alla volta. In totale sono
quantificabili in una trentina di unità, che si
posizionano in Galleria sopra lo striscione
Arditi. Un numero più che buono, considerando la distanza ed il campionato a dir
poco sottotono disputato dalla compagine
biancorossa.
Qualche minuto dopo l’inizio del match,
ecco entrare anche gli ultras capitolini. Molto bello il loro ingresso con gesti e provocazioni all’indirizzo degli avversari. Si accen-
de subito il duello con insulti reciproci in cui
entrano, indirettamente, anche i Canturini,
spalleggiati dai Romani e presi di mira dai
biancorossi.
La Curva Ancilotto si compatta sullo striscione dei Roma 1960 ed oggi si dimostra
davvero in gran forma. Un settore compatto,
gagliardo e motivato, come c’era da aspettarselo al cospetto di una delle tifoserie più
blasonate e rispettate all’interno del movimento ultras cestistico.
Per quanto riguarda i Lombardi, essi sfoderano una prestazione abbastanza buona,
forse risultando un po’ discontinui tra un coro
ed un altro, ma facendo comunque buona
figura. Da segnalare l’esposizione ad inizio
partita, da parte loro, di uno striscione contro la Legabasket in riferimento ai recenti accadimenti che hanno portato agli arresti del
presidente mensanino Ferdinando Minucci,
negli sviluppi dell’operazione “Time Out”, la
quale ha accertato una serie di reati tributari
a carico del massimo esponente della so-
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Tifocronache: Lega A, Virtus Roma-Varese 99-90
cietà toscana, da poco tempo designato
proprio a capo della Lega (incarico a cui
ha poi rinunciato) con l’appoggio di diverse società (tra cui non figurava la Virtus
Roma); società stesse che, all’indomani
dello scandalo, si sono subito affrettate a
sottolineare come avessero “appoggiato
il progetto ma non la persona”. Un classico scaricabarile all’italiana, insomma.
In tutto ciò, come spesso accade, sono
solamente i tifosi a parlare e vederci in
maniera chiara e senza interessi.
In campo i padroni di casa riescono a
spuntarla, regalando un’ultima soddisfazione al proprio pubblico per questa stagione regolare. Ai play-off se la dovranno
vedere con Cantù, impegno tutt’altro che
semplice. Per i Varesini finisce invece un
torneo tribolato e privo di soddisfazioni,
che dovrà servire a lavorare con più impegno ed oculatezza per soddisfare una
piazza storica del nostro basket.
nolli che, giunto alla sua ultima stagione
della sua ventennale esperienza romana, si prende gli abbracci della Curva,
regalandomi un’ultima istantanea che mi
lascia il sorriso sulle labbra. Anche per
me è arrivato il momento di togliere baracca e buratti, facendo pronto ritorno a
casa. Come sempre la pallacanestro non
delude riuscendo a riconciliarmi, seppur
per qualche ora, con il mondo.
Le ultime luci sono tutte per capitan To-
Simone Meloni.
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Tifocronache: Lega A, Virtus Roma-Cantù 74-70 dts
AL NETTO RESTANO SOLO GLI ULTRAS
Virtus Roma e Pallacanestro Cantù si ritrovano nuovamente di fronte, un anno dopo
la pirotecnica semifinale che diede ai Capitolini l’accesso alla finalissima, poi persa
contro Siena.
Si arriva a questa partita con i Romani clamorosamente in vantaggio per 2-0, in virtù dei due successi conquistati sull’ostico
parquet del Pianella ed una semifinale che
sembra ormai ad un passo.
Quando al PalaTiziano ci sono tifoserie del
livello dei Canturini è sempre un piacere
assistere alla partita, ed anche in questa
occasione non verrò smentito. Prima di entrare le due tifoserie consumano il classico
rituale alcolico, in omaggio ad un gemellaggio ormai storico che si cementa volta dopo
volta, nonostante siano cambiate generazioni e, da parte romana, gruppi.
Ritiro l’accredito ed entro. Gli spalti presentano il tutto esaurito. Oggi è una giornata
storica per la società del presidente Toti:
dopo ben 20 anni di onorata carriera, infatti,
capitan Tonolli, “Tonno” come viene affettuosamente chiamato da queste parti, annuncia il suo ritiro dalla scena cestistica. La
Curva gli dedica uno striscione, mentre tutti
i presenti applaudono la piccola cerimonia
di addio che la società ha allestito in mezzo al campo. Con tutta franchezza, anch’io
batto le mani ad un ragazzo che ha sempre indossato quella casacca da quando
seguo il basket a Roma, e che si è sempre
dimostrato umile nei confronti di tutti. Basti
pensare che il soggetto in questione è uno
che se è in macchina con moglie e figli, e ti
vede per strada, si ferma salutandoti e non
lesinando una piccola chiacchierata. Scenari ovviamente inimmaginabili nel calcio,
dove ormai, forse, anche un bomber Roberto Paci qualunque sarebbe andato in giro
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Tifocronache: Lega A, Virtus Roma-Cantù 74-70 dts
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Tifocronache: Lega A, Virtus Roma-Cantù 74-70 dts
con la scorta.
sferte durante tutta la stagione.
I Lombardi, che si posizionano dietro lo
striscione Eagles, sono un centinaio e mostrano da subito le loro bandiere ed i loro
stendardi, esponendo anche uno striscione
in favore dei gemellati che recita: “Un’amicizia forte e leale, Cantù saluta la Capitale!”, mentre la Curva Ancilotto stasera è più
compatta che mai ed anche grazie all’unità cromatica dovuta alle magliette bianche
indossate quasi da tutti, l’effetto visivo è
davvero buono.
Si comincia, e se in campo il ritmo appare
blando, sugli spalti è subito caldo. I Romani mostrano belle manate e cori tenuti con
buona continuità, che trascinano spesso
anche il resto del palazzetto. Gli ospiti partono un po’ in sordina per poi carburare con
il passare del tempo ed esibire, come semprem tutto il loro vasto repertorio fatto di
battimani, cori, bandiere ed una bella sciarpata eseguita nell’ultimo quarto.
In questi casi, inutile negarlo, mi viene sempre da pensare a chi era presente in partite come quelle di Eurocup, con a dir tanto
duecento paganti. Se da una parte c’è sempre la solita storia della metropoli fredda e
disinteressata a qualsiasi sport che non sia
il calcio, dall’altra avere la curva piena è
quanto meno un piccolo premio per questi
ragazzi che si sono sobbarcati spese e tra-
In campo la Virtus è un rullo compressore,
volenterosa di chiudere la serie qui per poi
concedersi qualche giorno di riposo in vista delle semifinali. I primi due quarti, nei
quali i Romani tengono un buon vantaggio,
galvanizzano il pubblico, ed il blocco ultras
giallorosso si produce forse nel miglior tifo
stagionale, offrendo più colore del solito ed
improvvisando una “magliata” con tutte le
t-shirt bianche tolte e sventolate a mo’ di
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Tifocronache: Lega A, Virtus Roma-Cantù 74-70 dts
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Tifocronache: Lega A, Virtus Roma-Cantù 74-70 dts
sciarpa.
bell’applauso.
I Canturini non ci stanno ed, anche se con
il passare del tempo sentono sempre più la
qualificazione sfuggire dalle loro mani, fanno il proverbiale sforzo finale, mettendosi in
evidenza con un tifo intenso e passionale.
Forse la squadra in campo avverte che,
come stanno facendo i propri ultras, non si
deve mollare, così canestro su canestro finisce per riprendere la partita, allungandola
al supplementare. Ma è un palliativo per i
Brianzoli: nemmeno 5’ di extratime, infatti,
riescono a regalare loro un successo.
Come sempre la coda della stagione sarà,
per me, intrisa di palle a spicchi e palazzetti.
Un finale che ho imparato ad apprezzare oltremodo in un ambiente, quello della pallacanestro, che sotto tanti (forse troppi) punti
di vista mi riconcilia con lo sport ed i suoi
protagonisti.
È ancora la Virtus Roma a vincere, mettendo le mani sulla semifinale. Parte l’inno della società romana ed il pubblico festeggia, ma esemplare è il comportamento
degli ospiti che, benché ne avessero forse
il diritto, invece di storcere il naso nei confronti dei propri giocatori, li tributano con un
Si svuota velocemente il PalaTiziano, mentre io rimango a guardare le due tifoserie
che si scambiano cori a favore. Restano
solo gli ultras sugli spalti. Alla faccia di chi li
vorrebbe eliminare.
È ora di andare, l’ultima metro parte alle
23:30 e non mi aspetterà di certo. E con
partite che si giocano ogni due giorni, non
ci si può permettere di perdere preziose ore
di sonno.
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Simone Meloni.
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Tifocronache: Lega A, Virtus Roma-Cantù 74-70 dts
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Tifocronache: Serie B, Avellino-Trapani 3-3
UNA SERIE A TRA AMICI
Destino strano quello di Avellino e Trapani che, negli ultimi anni, si sono ritrovati
spesso a competere per gli stessi traguardi. Nonostante la posta in palio alta
e la tensione a mille, in questa polveriera
è scoppiata invece l’amicizia tra le due
piazze. Anche oggi, dopo una stagione
per entrambe soprendente (con l’Avellino che in verità ha avuto una seconda
parte di campionato in fortissimo calo), il
destino le mette nuovamente alla prova
facendole sfidare niente meno che per la
Serie A. La zona playoff è alla portata,
basterebbe un ultimo sforzo per i granata siciliani, oppure un colpo di coda degli
irpini per uscire da questa alternanza di
risultati, e si potrebbe toccare il cielo con
le dita.
Parallelamente all’andamento in campo,
anche le presenze sugli spalti hanno imboccato la propria parabola discendente,
seppur i circa 7.000 spettatori siano una
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Tifocronache: Serie B, Avellino-Trapani 3-3
media più che dignitosa nell’attuale quadro del calcio, fatto di stadi sempre più
vuoti e desolati. Fa la parte del leone, ovviamente, la Curva Sud, i cui numeri continuano ad essere gli stessi di sempre, il
cui sostegno alla causa biancoverde rimane intatto e continuo. Meno colore del
solito nel settore caldo del tifo avellinese, che, per recuperare dal punto di vista
cromatico, punta sul suo grande classico, cioè la sciarpata, mentre ad un pugno di bandierine, affiancate da qualcuna di dimensioni maggiori che sventolerà
con buona continuità. In più occasioni
illuminano la serata le sempre emozionanti luci delle torce, ovviamente accese
di soppiatto onde evitare spiacevoli conseguenze legali: certo che è veramente
assurda questa criminalizzazione a priori della pirotecnica, questo punire come
un reato qualcosa che fuori dalle mura
di uno stadio reato non è; si potrebbe
perfino arrivare a comprendere la mano
pesante su eventuali usi impropri, ma il
daspo per un atto strettamente scenografico, magari immortalato anche dalle
telecamere e sottolineato dai giornalisti
per la sua suggestività, non fa altro che
alimentare quella rabbia che lor signori
dicono di voler eliminare dagli stadi.
Presenza risicata quella dei trapanesi,
non più di una ventina, e tifo che quindi
resterà circoscritto nelle potenzialità che
tale numero ristretto consente. D’altronde non si può rimproverare proprio nulla
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Tifocronache: Serie B, Avellino-Trapani 3-3
ai tifosi granata: se ci sono recriminazioni, bisognerebbe rivolgere a quei geni
dell’assurdo che hanno scelto di far giocare questa gara in serale e di martedì,
nel bel mezzo della settimana lavorativa.
Nulla di nuovo: ormai da tempo cercano
in tutti i modi di affollar divani e svuotare gradinate, per quanto continuino a tediarci con questa pantomima di riportare
la gente allo stadio.
In campo finisce con uno scoppiettante 3-3, un risultato che lascia intatte le
speranze di tutti di accaparrarsi un posto
nella lotteria dei playoff, ma che per l’Avellino ha, soprattutto, il sapore dell’ennesima occasione non sfruttata in questo
girone di ritorno. Tante anche le contestazioni alla direzione di gara, non solo
censurata dai copiosi fischi piovuti dagli
spalti, ma anche dal sodalizio campano
che si chiude in silenzio stampa.
Testo di Matteo Falcone.
Foto di Tobia Conte.
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Tifocronache: Serie B, Empoli-Crotone 3-1
PENSIERO ED AZIONE
SONO ACCUSE DI REATO
Serie B che si avvia ad uno sprint finale
che sulla carta appare incerto e perciò
particolarmente emozionante. La partita
di questa sera al Carlo Castellani ne è
l’esempio più lampante, in quanto l’Empoli,
seconda forza del campionato, ospita il
Crotone che a sua volta insegue il terzo
posto.
Partita delicatissima per la classifica ma, a
discapito dell’alta posta in palio, tra le due
tifoserie c’è una bella amicizia che fa sì che
l’incontro tra le due delegazioni avvenga
ben prima del fischio d’inizio del direttore
di gara. Il legame viene rinsaldato prima
della partita a colpi di scambi di sciarpe
e cori di rito, mentre dentro l’impianto gli
applausi reciproci non si fanno attendere e
cominciano ad alzarsi ben prima dell’inizio
della partita.
Gara di cartello e perciò il popolo empolese
risponde in massa, con presenze che
toccano il record stagionale: un entusiasmo
del genere non lo vedevo dai tempi dei
playoff dello scorso anno. La partita di
questa sera è un crocevia fondamentale per
il raggiungimento della serie A, perciò non
mancano le code ai botteghini per l’acquisto
del tagliando, così come un bel numero di
persone che evidentemente hanno bisogno
di essere guidate verso il proprio settore
perché novelli dell’ambiente.
Maratona inferiore e superiore che
presentano pochi posti vuoti, il maggior
numero di persone si ammassa dietro lo
striscione dei Desperados che questa sera
hanno da gestire un bel settore, ma anche
i non tesserati empolesi sono su di giri e
numericamente si fanno apprezzare.
Il settore ospite vede la presenza di una bella
comitiva di crotonesi che, considerando
la distanza, l’orario serale ed il giorno
lavorativo (si gioca infatti di venerdì), vanno
oltre le mie più rosee previsioni.
Entusiasmo a mille al Castellani e Crotonesi
che scaldano l’ambiente con i primi cori per
la squadra, seguiti da quelli di sostegno a
Ciro, l’ultras napoletano ferito da arma da
fuoco a Roma prima della finale di coppa
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Tifocronache: Serie B, Empoli-Crotone 3-1
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Tifocronache: Serie B, Empoli-Crotone 3-1
Italia.
All’ingresso delle squadre sul terreno di
gioco, gli ospiti si fanno notare per le tante
bandiere fatte sventolare, alcune di bella
fattura, altre molto meno ricercate e più
artigianali, ma già da queste prime battute
si capisce che il colore nel settore non
mancherà assolutamente.
Gli empolesi non organizzano niente
di particolare, ma comunque si fanno
notare per qualche bandiera in zona
Desperados e per un paio di torce accese
ed immediatamente gettate in terra, per
non incorrere nelle tenaglie della giustizia.
Bello lo striscione che viene aperto nella
parte superiore del settore ospiti, un lungo
“Crotone saluta Empoli” riceve l’applauso
di tutto lo stadio e conferma anche ai più
distratti che il feeling tra le due tifoserie non
conosce ostacoli di sorta: malgrado l’alta
posta in palio, i rapporti tra le due tifoserie
sono più che buoni e non può essere un
risultato a minare amicizia e stima reciproca.
Il tifo di marca ospite è di qualità, gli ultras
riescono senza problemi a fare gruppo ed a
rimanere compatti dietro pezze e striscioni.
Tra i presenti sono pochissimi quelli che non
partecipano al tifo, anche le persone che si
mettono un po’ in disparte non disdegnano
di accodarsi ai cori, anche per provare ad
incidere sul risultato vista l’alta posta in
gioco. Una bella presenza in trasferta è
il primo passo per fare sentire la propria
vicinanza, anche se in era di tessere del
tifoso e away varie, anche questo discorso
è passato per certi versi di moda.
I crotonesi non mancano di incitare la
squadra e onorare la propria città, in un
paio di occasioni nominano i “cugini”
reggini, poi passano a ricordare i diffidati
ed i cori in questione si fanno prolungati
e particolarmente insistenti, confermando
come tale problema sia ormai comune
a tutte le tifoserie, senza distinzione di
categoria o posizione geografica: ormai
basta portare una t-shirt sbagliata per
finire nel mirino della giustizia e della disinformazione. A tal proposito, sempre i
crotonesi, intonano un “Giornalista pezzo
di merda” che non può non richiamare alla
memoria la gestione dell’informazione in
merito a Napoli-Fiorentina di Coppa Italia:
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Tifocronache: Serie B, Empoli-Crotone 3-1
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Tifocronache: Serie B, Empoli-Crotone 3-1
certi discorsi, certi “approfondimenti” sono
classificabili al massimo come notizia da
bar di infima qualità, la ricerca della verità
non può prescindere da una conoscenza
almeno minima dell’ambiente, invece
spesso chi ha diffuso notizie, o peggio
ancora ha commentato l’argomento, si è
barricato tra un “si dice” oppure un “si pensa”
infarciti da condizionali ad iosa, spostando
l’attenzione dal ferimento di un ragazzo
all’abbigliamento di un altro. Complimenti
per la linea editoriale intrapresa!
Se i crotonesi si fanno sentire più che bene,
anche i padroni di casa forniscono una
prestazione tutta cuore e grinta ed a mio
parere sono autori della loro miglior prova
stagionale.
I numeri a disposizione sono importanti
ed il tifo non può che essere incisivo e
continuo. A tirare le fila sono i Desperados,
spesso e volentieri seguiti a ruota dai non
tesserati che non si risparmiano in voce e
colore con le loro bandierine. I cori sono
tutti per la squadra, anche se non mancano
quelli di stima verso gli amici crotonesi. La
caratteristica principale di questa sera è
sicuramente la continuità, visto che alcuni
cori riescono a stare alti alcuni minuti. I
non tesserati si fanno notare per diversi
battimani e per i cori a favore dei diffidati,
il tifo si alza senza tanti problemi, favorito
dal risultato che matura sul terreno di gioco:
l’Empoli infatti chiude la prima frazione in
vantaggio di due reti, grazie alla doppietta
del bomber Maccarone.
Se il primo tempo si è aperto con i cori
dei crotonesi per Ciro, la ripresa inizia
con lo stesso argomento: le due tifoserie
espongono due striscioni dello stesso
tenore, gli ospiti “Ciro non mollare”, i padroni
di casa “Ciro tieni duro”. E se qualcuno
aveva dei dubbi sugli ultras, questa è
stata la risposta migliore: senza tanti giri di
parole, c’è chi sta dalla parte di un ragazzo
che ha lottato tra la vita e la morte; su ricatti,
minacce e autorizzazioni se giocare o
meno la partita c’è chi ha costruito il proprio
castello di sabbia, malgrado le smentite
arrivate da più parti. Raccontare cose non
vere è un errore, persistere sulla propria
linea è segno di scarsa intelligenza.
Il tifo riprende da dove si era fermato ma
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Tifocronache: Serie B, Empoli-Crotone 3-1
quando il Crotone accorcia le distanze, il
settore ospiti si vivacizza oltremodo ed i
cori si fanno più incisivi e potenti: gli ultras
credono nella rimonta e spingono la propria
squadra all’attacco. La partita, se nel primo
tempo è stata bella e combattuta, anche in
questa ripresa si conferma uno spettacolo
gradevole, le due formazioni giocano un bel
calcio e le azioni sono fluide e avvincenti.
Gli ospiti vivono il loro momento migliore di
tifo, anche se oltre ai cori per la squadra,
continuano ad intonarne altri a sostegno
dei diffidati e contro le forze dell’ordine.
Non mancano, da una parte all’altra, i cori
di reciproca stima: i crotonesi ricordano
Emiliano, figura carismatica del tifo azzurro
che ha lasciato la Maratona troppo presto,
gli empolesi rispondono con un forte “Empoli
e Crotone alè”.
La vicenda che suo malgrado ha coinvolto
Speziale continua ad infiammare gli ultras,
nella zona non tesserata empolese non
manca qualche coretto sulla vicenda ed in
un’occasione anche l’ispettore Raciti viene
chiamato in causa: niente di offensivo, ma
evidentemente la storiella della sua morte
non convince a pieno una larga fetta di
persone, mentre c’è chi ormai l’ha digerita e
si sente in dovere ogni tanto di riproporla con
giudizi che fanno pensare. Ogni riferimento
a persone è voluto.
Nei minuti di recupero l’Empoli segna la terza
rete, ormai la partita è virtualmente chiusa,
esultanza in Maratona inferiore, torcia
accesa e finale di gara che è contraddistinto
da un paio di cori niente male.
Arriva il triplice fischio del direttore di gara,
la festa è tutta per il pubblico locale, ma gli
applausi vanno ad entrambe le squadre per
una partita giocata a ritmi altissimi. Anche i
crotonesi sono infatti soddisfatti della prova
dei propri giocatori, che per ringraziare i
presenti donano magliette e pantaloncini.
Gli ultimi cori sono ancora una volta di
reciproca stima, la festa non è conclusa e si
sposta fuori dell’impianto per gli ultimi saluti
di rito. L’Empoli è in piena volata per la serie
A, ma per quanto visto questa sera anche il
Crotone sembra avere le carte in regola per
aspirare a qualcosa di importante.
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Valerio Poli.
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Tifocronache: Serie B, Empoli-Crotone 3-1
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Tifocronache: Serie B, Modena-Avellino 1-0
SFIDA PLAYOFF IN CAMPO,
TIFOSERIE CARICHE SUGLI SPALTI
davanti ai botteghini saranno parecchie le
persone in fila per un biglietto.
In serie B siamo giunti alla terz’ultima di
campionato, match in chiave playoff quello
di oggi al Braglia tra il Modena che ospita l’Avellino in quello che può considerarsi uno dei match più importanti di giornata.
Afflusso importante nell’impianto modenese, in virtù della classifica sia dei gialloblu
di casa, sia quella dei biancoverdi ospiti, oltre alla giornata primaverile che aiuta e non
poco ad alimentare le presenze: dati alla
mano, tra paganti e abbonati, presenziano
ben 7200 persone.
Per evitarmi le file ai tornelli, entro circa 20
minuti prima dell’ingresso della gara e qui la
prima sorpresa: neanche il tempo di varcare
il tornello e noto dei ragazzi (componenti del
Gruppo Gradinata) discutere con gli steward
in quanto, a giudizio degli ultimi, i coriandoli
di carta, preparati dai ragazzi in settimana,
sarebbero a rischio incendio e quindi non
potrebbero entrare. Dopo circa 10 minuti di
discussione, viene concesso di entrare con
il loro materiale, ma è davvero incredibile
quello che è successo davanti ai miei occhi,
fortuna solo che abbia vinto il buon senso.
A inizio gara la curva di casa, bella piena e colorata da tre partite a questa parte, espone nella parte centrale un piccolo bandierone copricurva con su scritto
“PLAYOFF” e, sotto lo stesso, uno striscione che recita “FACCI GODERE”, accompagnato da vari lanci di rotoli di carta
Tifoseria di casa che nelle ultime settimane (complice l’aggancio della loro squadra
alla zona playoff) è cresciuta notevolmente in fatto di presenze, grazie anche ai vari
proclami dei tifosi, sia sui vari social network, sia sui quotidiani locali, tanto che al
mio arrivo allo Stadio Braglia (verso le 13),
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Tifocronache: Serie B, Modena-Avellino 1-0
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Tifocronache: Serie B, Modena-Avellino 1-0
da ogni angolo della Curva Montagnani.
Come detto in precedenza, oggi il colpo
d’occhio Curva è veramente bello, buona
parte dei componenti della stessa indossa una maglia gialla, facendo sì che si crei
una bella macchia di colore nel settore.
Molto positiva anche la prova canora, finalmente i ragazzi in balconata (dietro ai
consueti striscioni e pezze) vengono aiutati anche dal resto della curva. Simpatico anche il bandierone “B”, per celebrare la fresca retrocessione del Bologna.
Molto belli anche i battimani e i bandieroni a vista. In aggiunta, a inizio ripresa,
srotolano uno striscione in spagnolo per
congratularsi con il Siviglia, fresco vincitore in Coppa Uefa; lo striscione recita la
frase “Gracias Hermanos, Sevilla Campeon” (Grazie Fratelli, Siviglia Campione),
sottolineato dal coro “Sevilla, Sevilla” che
omaggia gli amici andalusi e seguito da
un applauso spontaneo di tutto lo stadio.
Sorpresa per il sottoscritto anche per quanto riguarda il Gruppo Gradinata: al mio ingresso nel loro settore, noto che hanno
riposizionato lo striscione in balconata,
un bel regalo anche per me, che riuscirò
a scattarli finalmente da buona posizione.
Come detto in precedenza, i ragazzi, all’ingresso delle squadre, lanciano in aria i famosi coriandoli di carta che rischiavano
di non entrare, in aggiunta a 3-4 bandiere
gialloblu nei pressi della ritrovata balconata.
Anche per loro stesso discorso della curva,
buona prestazione canora, effettuati parecchi battimani ed anche una bella sciarpata. Nella ripresa, complice il caldo ed il sole
in faccia per tutti i 90 minuti, calano un po’
d’intensità dopo il gol della loro squadra,
ma comunque la loro prestazione è più che
buona.
Capito ospiti: i lupi irpini giungono in Emilia in circa 650 persone (alla chiusura delle
prevendite, per la curva ospiti risultavano
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Tifocronache: Serie B, Modena-Avellino 1-0
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Tifocronache: Serie B, Modena-Avellino 1-0
circa 600 biglietti venduti), appendendo in
vetrata sia striscioni visibili di solito allo Stadio Partenio, sia striscioni dei vari tifosi residenti al Nord Italia. I ragazzi della curva,
invece, terranno in mano i propri drappi AV,
Contro l’articolo 9 e You’ll never walk alone.
A inizio gara il settore si colora di cartoncini verdi e bianchi con al centro due striscioni: “DAL 1912”, “I NOSTRI COLORI”.
La prestazione odierna sarà eccezionale,
sarà anche perché trovandomi a poca distanza dal loro settore, riuscirò ad apprezzare appieno i loro battimani (seguiti da quasi
tutti i presenti) e sentire i loro cori per i lupi,
alti e continui per buona parte del match.
A circa 15 minuti dalla fine, assisterò a
quello che volevo vedere con i miei occhi
da parecchi anni, cioè la famosa sciarpata
della curva avellinese: un tappeto di sciarpe biancoverdi la cui particolarità è quella
di scomparire e ricomparire nel giro di pochi
secondi; l’avevo vista in parecchi video, ma
dal vivo ovviamente è da pelle d’oca.
A fine gara gli ospiti riceveranno un saluto
anche dai loro beniamini in campo, nonostante la sconfitta per 1 a 0 si vedranno parecchi applausi tra giocatori e settore ospiti,
anche perché questa sconfitta non pregiudica le speranze playoff dei biancoverdi.
Discorso opposto ovviamente per i gialli di casa, che con questi tre punti conquistano quasi matematicamente la zona
playoff. Davvero bella la corsa della squadra di casa sotto la loro curva, accompagnata dall’applauso di tutto lo stadio.
Qualche insulto a metà primo tempo tra settore ospiti e gradinata, per lo più a causa
della tensione della gara, visto che prima
dell’inizio, molti tifosi irpini si erano mischiati ai tifosi di casa nei pressi dei botteghini
senza alcun problema.
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Francesco Passarelli.
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Tifocronache: Serie B, Modena-Avellino 1-0
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Tifocronache: Serie B, Novara-Varese 0-0
IL CARDINE “FILOSOFIA” ULTRAS
Solo per la maglia, uno dei cardini della “filosofia” ultras è quanto si è percepito quando circa in 150 ultras si sono presentati a
Novarello, sede degli allenamenti del Novara, per caricare la propria squadra poche ore prima della partita contro il Varese.
L›ennesima ultima spiaggia per una squadra in crisi di risultati e di identità. Crisi che
però non tocca i 150, presenti sempre e comunque, in casa e in trasferta, con la pioggia o il sole, solo per la maglia che amano,
appunto.
Bandiere, sciarpe, megafoni e cori: tutti
compatti dietro la pezza Curva Nord Novara per spronare i propri a dare quello che
molte volte, vedi le diverse precedenti contestazioni (assolutamente comprensibili),
non è stato dato in campo.
Contro il Varese, come detto, è l›ultima par-
tita per evitare i play-out, un match molto
sentito dai tifosi di entrambi le compagini.
Mi scuseranno i puristi del gergo calcistico
se questa partita la chiamo derby, ben sapendo che l›unico derby a Novara è contro
la Pro Vercelli, ma non mi vengono in mente altre parole per descrivere la rivalità che
intercorre sull›asse Novara-Varese, partita
calda sia in campo che sugli spalti, anche
se è parecchio tempo che non ci sono “incontri” fuori dal rettangolo verde.
Anche la società si è mossa per cercare di
richiamare quanta più gente possibile allo
stadio, portando il biglietto della Curva ad
1€. Il risultato è al contempo imponente e
deprimente: sono pochi i posti che rimangono vuoti e una massa azzurra va pian piano
formandosi; ma la cosa che più mi rattrista
è pensare: tutta questa gente dove era in
questi mesi? Una domanda che trova subito risposta nel ragionamento del tifoso “pro-
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Tifocronache: Serie B, Novara-Varese 0-0
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vinciale”, che per anni ha calcato i campi
della vecchia C1 e C2: se costa meno guardare la partita a casa, perché scomodarsi
per andare allo stadio se dalla tv si vede
meglio... tiriamo fuori la sciarpa solo quando ti regalano il biglietto oppure quando la
squadra va bene, così da salire sul carro
dei vincitori. Questo ragionamento potrebbe andare avanti per ore e ore, ma è lavoro
inutile fare la morale a chi si scopre novarese a “comando”, ognuno sa quanto ha dato
o no a questa squadra.
Come già anticipato, la presenza in Curva
Nord è massiccia, anche se in piedi tra gli
ultras non si aggiungono più di 50/60 rispetto al solito, arrivando comunque a circa 250
pronti a sostenere con la voce la propria
squadra. In balaustra spicca la pezza Curva Nord Novara a cui fanno da spalla Sezione, Vecchio Stampo e Zoo.
Sul fronte opposto hanno già preso posto
circa 200/250 semplici tifosi che, con bandiere e sciarpe biancorosse, colorano il settore per ora orfano dei Blood Honour 98.
Passano giusto pochi istanti che il botto di
un petardo preannuncia l’arrivo degli ultras
biancorossi: circa 200, fanno il loro ingresso
con stendardi e bandiere al seguito, accolti
da fischi e ululati del Piola intero. Si compattano dietro la pezza CN 98 e rispondono
prontamente al “saluto” dei novaresi.
L’ingresso delle squadre in campo viene accolto dalla Nord con un fortissimo “Novara
Novara” subito ripetuto a gran voce anche
dallo stadio intero; i diversi bandieroni fanno sì che l’inizio sia a dir poco spettacolare. Anche gli ospiti accolgono l’entrata in
campo della propria squadra con un fortissimo “Varese Varese” e con lo sventolio di
numerose bandierine. Insomma un esordio
degno delle più rosee aspettative, fermo restando la premessa fatta in apertura.
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Tifocronache: Serie B, Novara-Varese 0-0
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Tifocronache: Serie B, Novara-Varese 0-0
L’inizio di partita è spumeggiante, cori continui da una parte e dall’altra, al “Varesotto
pezzo di m***a” rispondono i biancorossi
con “Chi non salta novarese è”, cori che
vengono seguiti da buona parte di entrambe le tifoserie. Si inizia veramente a fare un
tifo di un certo livello, in rapida successione
cori a ripetere dimostrano la voglia di questi
ragazzi di sostenere la maglia.
Il tifo novarese risulta piuttosto coinvolgente, riuscendo a trascinare anche quelle persone che generalmente preferiscono
godersi lo spettacolo sul campo, senza interagire nel sostegno alla causa. Rispondono
i varesini con un susseguirsi di cori secchi
alternati a cori più prolungati che evidenziano il perché della loro presenza: il Varese,
la loro ragione di vita, soprattutto in questo
momento delicato, dopo i cambi a livello
dirigenziale che hanno fatto colare a picco
la squadra nella zona play-out. A sfondo di
questi cori fanno sventolare due bandieroni, uno più piccolo con i colori sociali, mentre il secondo, più grosso e pesante, reca il
simbolo dei BH 98, conferendo una nota di
colore davvero ragguardevole, assieme ad
un buon numero di bandierine sventolate
per tutti i 90 minuti di gioco.
Come al solito, il rilancio del portiere avversario, soprattutto nel primo tempo in cui lo
stesso difende i pali proprio sotto la Curva
novarese, è accompagnato dagli Ultras azzurri al grido “Oooh Bastardo!”. Fatta questa divagazione sulle origini del portiere, la
Nord torna a sostenere i ragazzi chiedendo
la vittoria per loro stessi. Anche i varesini
non mancano di sottolineare l›ambigua origine dell›estremo novarese ad ogni suo rilancio: il campanilismo è anche questo.
La partita però non riflette quanto si sta facendo sugli spalti, da ambedue le parti: poche occasioni, è la paura di vincere a farla
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Tifocronache: Serie B, Novara-Varese 0-0
da padrone; solo al 34› il Piola vive momenti difficili, quando Pavoletti si fa murare da
Kosicky in uscita, che mantiene il punteggio
in parità. Urlo in gola strozzato per i varesini
e pericolo scampato per il Novara.
Il secondo tempo si apre con i padroni di
casa che ricordano due ultras novaresi prematuramente scomparsi, come avviene in
tutte le partite per onorare amici e compagni di tifo che li guardano dall’alto. Dopo
qualche bordata di fischi per rifiatare e disturbare il possesso palla avversario, gli
ultras azzurri ripartono con cori prolungati
che evidenziano la loro presenza allo stadio per la squadra e per sottolineare che
saranno sempre al fianco dei propri colori,
nella buona e nella cattiva sorte. Vengono
inoltre ricordati i gemellati di Rimini. Forse
per svegliare gli animi e sgranchire le gambe dell’intero stadio, la curva ripropone “Chi
non salta varesotto è” il cui risultato è buo-
no, infatti tutta la Nord e parte degli altri settori dello stadio saltellano al ritmo del coro
proposto, ma l’entusiasmo si spegne con il
dissolversi del motivo. Il calo vocale dei novaresi, che hanno comunque speso molto
nel primo tempo, viene enfatizzato dai varesini con un bel “Se il tifo non ce l›hai te lo
facciamo noi...” il cui resto lo immaginerete
benissimo.
Ripresi dallo sforzo vocale, i novaresi tornano a tifare, anche se è netto il calo della
voce: gli occasionali si sentono e a cantare
resta il solito zoccolo duro, che anche senza voce sostiene i propri colori, chiedendo
a più riprese il gol che sbloccherebbe la
partita. Lo sforzo profuso si traduce in un
dominio senza mai colpo ferire della propria
squadra. Un boato quando il Varese rimane in inferiorità numerica e nuova benzina
nei serbatoi novaresi che cercano ancora di
coinvolgere tutto lo stadio per il bene della
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Tifocronache: Serie B, Novara-Varese 0-0
squadra.
Anche gli ospiti patiscono un fisiologico
calo nel tifo, a cantare resta la parte ultras
del settore: oltre che cori di sostegno alla
maglia, si canta anche contro la repressione, sempre più forte, e contro la Lega, rea,
a loro dire, di aver affidato questa partita ad
un arbitro poco adatto. Anche l›attenzione
degli ultras novaresi e dello stadio intero si
catalizza contro il direttore di gara, per un
episodio molto dubbio lasciato però correre.
Visto il calo del tifo, gli ultras etichettano
senza troppi giri di parole (Chi non canta
e un figlio di p****, chi non canta va a veder Vercelli...) quanti non sono interessati
a cantare per gli azzurri, coro forse un po’
forte nei toni ma giusto, perché chi è in curva a cantare lo deve fare fino al 90’ e non
mollare al primo errore della squadra.
La partita volge al termine e tra “un dove
sono gli ultra” dei varesini e risposte a tono
dei novaresi, cݏ solo il tempo per la traversa su punizione di Lepiller, che stavolta fa
gridare al gol i 9000 del Piola.
Finisce in parità, tutto come prima e spareggi salvezza sempre più probabili tra le due
squadre. I calciatori applaudono alle curve
che li hanno sostenuti per tutti i 90› e qualche biancorosso riceve la maglia a ricordo
della trasferta.
Bella la prova dei novaresi, peccato che le
tante presenze siano solo di passaggio. Bel
colore e partecipazione che cala nel secondo tempo, visto il numero di occasionali sugli spalti.
Curva ospite che crea un bel colore per tutta
la partita, instancabili gli ultras che cantano
fino alla fine e salutano con un altro petardo
l›odiata Novara.
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Alessio Farinelli.
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Tifocronache: Playoff Lega Pro 1/B, Lecce-Benevento 2-0
SPETTACOLO IN GIALLOROSSO
Lecce-Benevento è una partita tra due squadre che, per usare un eufemismo, non hanno un buon rapporto con i play-off: gli Stregoni, al quarto tentativo in Prima Divisione,
sono reduci dalla bella partita dell’andata,
finita 1-1 fra tante recriminazioni; nel Lecce,
dall’altra parte, è ancora forte il ricordo del
ritorno della finale playoff della scorsa stagione con il Carpi, ed il quarto di finale vinto
contro il Pontedera, solo ai calci di rigore,
non riesce ancora a dare quell’entusiasmo
ad una città fin troppo distaccata nei confronti della propria squadra, nonostante l’importanza del match da dentro o fuori.
I 1.100 tifosi beneventani giunti al “Via del
Mare” sono molto compatti, ma meno colorati rispetto al match giocato nell’impianto
salentino nella regular season. L’entusiasmo
degli Stregoni caratterizza il prepartita: cori
secchi alla squadra intenta a riscaldarsi prima del match e zero provocazioni alla curva
avversaria, come sempre pronta a riempirsi
solo nel quarto d’ora precedente al match. Il
ricordo del gesto di solidarietà dello scorso
settembre, in concomitanza della partita del
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Tifocronache: Playoff Lega Pro 1/B, Lecce-Benevento 2-0
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Tifocronache: Playoff Lega Pro 1/B, Lecce-Benevento 2-0
“Vigorito”, quando gli Ultrà Lecce organizzarono una raccolta di viveri e beni di prima necessità, poi prontamente affidati a delle famiglie in
difficoltà del capoluogo sannita, è ancora forte.
La Curva Sud beneventana decide di far quadrato, riempiendo nella quasi totalità il settore
ospiti, sotto lo striscione “Lotta, vinci e facci
onore”, spingendo i propri calciatori verso una
finale che manca dal 2008-09.
La Curva Nord leccese, coloratissima come al
solito, cuore pulsante del tifo e sempre calda,
nonostante la freddezza del resto dello stadio
(e le sempre, ahimè, frequenti diffide) non è da
meno e il tripudio all’entrata dei calciatori per
il riscaldamento fa capire subito l’importanza
dell’appuntamento. Prima della partita espongono uno striscione che recita “Ciao Fabio”, in
onore di Fabio Corpus, tifoso del Lecce deceduto in settimana a seguito di un incidente stradale. Da registrare la presenza di uno stendardo
della tifoseria palermitana, storica gemellata.
La partita, subito svoltata nella direzione salentina, inizialmente non scalfisce l’entusiasmo
degli Stregoni, ma al gol di Ferreira Pinto, arrivato al 20° del primo tempo, il ruggito del “Via
del Mare” affievolisce l’iniziale bella prestazione
della tifoseria campana, che grida al gol quan-
do Padella, al 40°, colpisce il palo.
Nella ripresa l’iniziale black-out della formazione salentina, con il Benevento che cerca
di attaccare, rinvigorisce ed aumenta i decibel
dei cori della tifoseria sannita, ben supportati
dall’intero settore per tutta la durata.
La Curva Nord, come sempre in questa stagione, assicura sempre un supporto costante e
ben articolato lungo la parte centrale del settore, con cori lunghi ma ben scanditi.
Al 70°, con il Benevento ancora bloccato in
svantaggio, i Sanniti passano alla contestazione, strappano lo striscione, e un “Ci avete rotto
il c…” accompagna l’ultima porzione di match,
caratterizzata prima dall’illusione del pari di
Guerra, annullato per fuorigioco, e poi dal 2-0
salentino firmato da Zigoni che manda in orbita
il Lecce, già proiettato alla finale con il Frosinone.
I giallorossi si prendono i giusti applausi di una
curva, che ringrazia i propri calciatori per la pazzesca rimonta di questa stagione.
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Testo di Gabriele De Pandis.
Foto di Michel Caputo.
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Tifocronache: Playout Lega Pro 2/B, Arzanese-Sorrento 4-0
IL VIATICO VERSO
UN’UNICA LEGA PRO
Con il campionato che volge al termine, può
capitare di imbattersi in qualche domenica
in cui effettuare una scelta tra le partite che
si disputino geograficamente non lontane
da casa sia impresa tutt’altro che facile. C’è
sempre da tener conto di divieti, tessere e
limitazioni. Ed in questo fine settimana, anche di un’oggettiva carenza di eventi in grado di calamitare il mio interesse.
Se nei confronti della Lega Pro Prima Divisione riservo più di qualche dubbio, verso
la Seconda Divisione ho delle vere e proprie certezze che mi porto avanti da inizio
stagione: mai e poi mai. Di tifoserie ce ne
sono poche, gli stadi sono sempre vuoti e
desolati ed il calcio giocato è spesso privo
di interesse ed oggetto (come un po’ in tutte le categorie) di speculazioni esterne che
ne decidono esiti e risultati a priori. Non un
buon viatico, insomma, per prendere una
decisione.
Attraverso il buon Andrea mi informo se almeno in occasione di questo spareggio tra
Arzanese e Sorrento si muoverà qualcosa a
livello ultras e vengo a sapere che una sparuta rappresentanza ospite presenzierà in
quel di Frattamaggiore. Va ricordato, infatti,
che l’incontro si disputerà allo “Ianniello” a
causa dell’indisponibilità dello stadio arzanese.
Essendo il fischio d’inizio fissato per le 16,
posso permettermi il lusso di partire da
Roma con il treno delle 10. Una volta tanto non sono costretto a levatacce e corse
con bus notturni mentre l’intera città finisce il suo lungo sonno del fine settimana.
C’è il sole e fa anche abbastanza caldo.
Inutile dire che una persona sana di mente avrebbe, forse, sfruttato questa domenica per una prima sortita marina. Ma noi no
(noi inteso come me e la mia macchinetta).
Siamo qua in questi vagoni fetidi che come
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Tifocronache: Playout Lega Pro 2/B, Arzanese-Sorrento 4-0
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Tifocronache: Playout Lega Pro 2/B, Arzanese-Sorrento 4-0
sempre ci scorrazzano per lo Stivale. A volte mi chiedo se ami muovermi più per il gusto delle partite, degli ultras e delle foto, o
esclusivamente per testare costantemente i
tutt’altro che impeccabili mezzi di trasporto
del centro-sud.
Arrivo a Napoli Centrale che l’orologio segna le 13 in punto; alle 14 ho il cambio per
Casoria, dove verrà a prendermi Andrea.
Nell’ora di buco ne approfitto per mangiare e fotografare ogni strano particolare mi
capiti a tiro nello scalo ferroviario. Il tragitto che mi separa dall’area urbana situata a
Nord di Napoli è breve, e con una decina di
minuti sono nel piazzale esterno della stazione, dove ad attendermi c’è l’amico partenopeo.
Visto il largo anticipo, possiamo permetterci
un giretto per le strade di Casoria ed Afragola con tanto di vista allo storico stadio
Moccia, che sembra in procinto di riaprire
i battenti in vista della prossima stagione
calcistica dell’Afragolese. Sarebbe tanto di
guadagnato sia per il movimento sportivo
campano che per gli amanti del tifo, vista
la conformazione che sembra confarsi alla
presenza degli ultras. Ci incamminiamo,
poi, verso Frattamaggiore e, come sempre da queste parti, a colpirmi è il fatto di
non accorgermi di lasciare un’area comunale per entrare in quella successiva. Capisco perché, in un famoso sussidiario della
scuole elementari, l’hinterland napoletano
era contrassegnato dal colore blu, simbolo
di zone densamente popolate.
Non è la mia prima volta allo “Ianniello”:
quest’anno ho, infatti, avuto modo di entrarvi in occasioni di un bel Frattese-Giugliano
d’Eccellenza, partita spigolosa, tesa e ricca di emozioni che annovero senza dubbio tra le migliori viste in questa stagione.
Parcheggiare la macchina oggi è impresa
ardua: come da miglior tradizione per le
serie professionistiche, infatti, attorno allo
stadio sono appostati ogni genere di vigi-
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li, steward, poliziotti e chi più ne ha più ne
metta. Sebbene tra le due fazioni non vi sia
una particolare rivalità e sebbene stiamo
pur sempre parlando di una partita di quarta
serie. Ma la psicosi è ormai insita e difficile
da debellare.
Ritiro l’accredito mentre Andrea, a causa
dell’inflessibilità della Lega che non ne ha
voluto sapere di accettare la sua richiesta al limite della tempistica, è costretto a
comprare un biglietto di curva. Non è ancora
tempo di entrare, e così ci rifugiamo in un
bar per le ultime chiacchiere del prepartita. Le nostre strade si dividono, momentaneamente, poco prima delle 16 quando io
guadagno l’ingresso in campo e lui quello
in curva.
Nel mettere piede sul manto erboso rimango colpito innanzi tutto da una cosa:
la presenza di sceriffi che, telecamere alla
mano, sono pronti a riprendere chissà quale intemperanza in grado di scatenare un
conflitto mondiale. Leggere Polizia Scientifica sul berretto di uno di loro mi suscita
alquanto ilarità. Forse perché ho sempre
associato questo reparto delle forze dell’ordine a cose ben più importanti di una partita
di calcio. Non mi curo di loro ma guardo e
passo avanti.
La tribuna di casa è praticamente piena ed
il blocco ultras è quantificabile attorno alle
cento unità, posizionate dietro le pezze Old
Style, Ultras e 1984. Gli Arzanesi mi danno
subito una buona impressione, scaldando
l’ambiente con un paio di manate potenti.
Nella tribuna scoperta sono invece posizionati i Sorrentini. Il loro numero complessivo
non è certo da capogiro ed il manipolo di
ultras si aggira attorno alle 30 unità dietro lo
striscione Sorrentini.
Le due squadre entrano in campo ed anche
gli ultras accendono i motori. Da parte arzanese qualche torcia, bandiere ed un coro
a ripetere ben eseguito, mentre gli ospi-
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Tifocronache: Playout Lega Pro 2/B, Arzanese-Sorrento 4-0
ti fanno sfoggio dei loro vessilli. È difficile
spiegare, a un neofita o a chi non vi ha mai
messo piede, la differenza che intercorre
tra uno stadio di Serie D ed uno di C2. C’è
solo una categoria di differenza, eppure c’è
un abisso di mezzo. Si sente che a questi
livelli la repressione è a mille e lo spettacolo
è quasi sempre monco. A meno che non si
sia in grado di portare numeri strabilianti in
grado di rendere controlli ed imposizioni più
blandi, lo spettacolo non sarà mai al 100%.
Dal canto loro, gli ultras di casa però ce la
mettono tutta, ed il sostegno non manca,
ma oggi l’andamento della partita sarà fondamentale per quanto accadrà sugli spalti.
I padroni di casa, infatti, si portano in breve
sequenza sul 3-0 e gli ultras rossoneri dapprima continuano a tifare, per poi togliere
pezze e vessilli dopo il terzo gol, smettendo
di cantare ed inscenando una contestazione.
Ora, sia ben chiaro, ognuno è libero di in-
tendere l’ultras ed il tifo come meglio crede.
Non sta certo a me giudicare. Ma per come
la vedo io, l’ideale, la città ed i colori vanno
sostenuti anche sull’8-0 per gli avversari e
fino al 90’. Poi chiaro, la contestazione ci
può stare sempre. Mettiamola così, sono
cresciuto sentendo questa frase: “Si contesta solamente se si è ultimi ed a -15 dalla
penultima”. Qua c’era ancora un secondo
tempo ed una gara di ritorno. Resta comunque una scelta dei ragazzi di Sorrento,
i quali avranno senza dubbio avuto le loro
sante ragioni.
Prima dell’intervallo gli ultras di Arzano
espongono uno striscione in favore di Ciro,
il tifoso napoletano ancora ricoverato per il
colpo di arma da fuoco ricevuto ai margini
della finale di Coppa Italia, seguito da numerosi cori contro la Capitale. Striscione
che fa il paio con quello esposto dai Sorrentini ad inizio ripresa. È un momento complesso e non mi permetto di giudicare tali
dinamiche. Né da una parte né dall’altra. Mi
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limito così a parlare di tifo, che nel secondo
tempo vede gli Arzanesi unici protagonisti
con numerose torce, qualche bombone ed
un sostegno che nel complesso si mantiene
oltre la sufficienza per tutti i 90’, aiutato anche dal quarto gol che mette una seria ipoteca sulla conquista della finale da giocare
contro Aversa o Tuttocuoio.
Finisce così, con i giocatori azzurri a festeggiare sotto il proprio settore ed i rossoneri
che escono a capo chino inseguiti dagli insulti dei propri tifosi. Io ripongo la mia macchinetta, uscendo e ricongiungendomi al
buon Andrea, che si offre di portarmi fino
alla stazione. Purtroppo il traffico di Frattamaggiore è intenso e finisce per farmi perdere il treno per Napoli. Tra un moccolo e
l’altro sono costretto ad attendere un’altra
mezz’ora, arrivando nel capoluogo campano per le 19 e cambiando infine con l’Intercity delle 19:30 per Roma.
briccola di simpatici spagnoli, che per 2 ore
animano il convoglio con stereo a palla che
emana varie chicche musicali degli anni
’90, tanto da indurmi a sperare nell’arrivo di
130 United Force del Rad in grado di defenestrarli all’altezza di Monte San Biagio.
Purtroppo non accadrà mai ed approderò
alla Stazione Termini con le orecchie devastate dal loro personalissimo Conservatorio
di Santa Cecilia.
Quisquilie comunque. Un ringraziamento
ad Andrea per l’accoglienza e la compagnia
ed una speranza di miglioramento per la
prossima Lega Pro; quest’anno si è toccato davvero il fondo, sia a livello ambientale
che di gioco. L’unificazione dei due campionati non può che portare miglioramenti, basta che non intervengano fattori peggiorativi
dovuti a mal gestioni ed interferenze esterne tipiche del nostro paese.
Simone Meloni.
Tralasciando il viaggio fatto con un com-
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Tifocronache: Playout Lega Pro 2/B, Arzanese-Sorrento 4-0
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Tifocronache: Serie D/H, Taranto-Matera 1-0
IL TARANTO TORNA A SPERARE
Questa giornata di campionato ci riserva
la sfida tra Taranto-Matera, una sorta di
spareggio per contendersi la prima posizione in classifica, necessaria al conseguimento della promozione diretta.
Come accade spesso in situazioni simili,
di importanza chiave per il prosieguo del
campionato, ecco l’Osservatorio che ci
tiene a far sentire la sua presenza, vietando puntualmente la trasferta ai sostenitori ospiti.
Settimana turbolenta in casa Taranto,
soprattutto dopo la sconfitta subita in
malo modo nell’ultima trasferta a Vallo
della Lucania, avvenuta contro il Gelbison, che ha portato a duri faccia a faccia
tra i calciatori e gli ultras, durante i quali
non sono mancati attimi di tensione.
Proprio per l’importanza delicata di questa gara i gruppi della Nord, invece di
manifestare i propri malumori, decidono
di coinvolgere e invitare tutti i tifosi rossoblu allo stadio, con un comunicato firmato “Curva Nord”, chiedendogli di affollare
i gradoni dello stadio a sostegno della
maglia e dei colori; appello che viene accolto a tal punto che, quest’oggi, la Curva
Nord risulterà esaurita in tutti i suoi posti
abilitati, mentre lo stadio farà registrare
una delle più numerose affluenze della
stagione.
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Tifocronache: Serie D/H, Taranto-Matera 1-0
Nella Nord, si rivedono, finalmente,
stendardi e bandiere, con i bandieroni
dei gruppi a sventolare per tutti i novanta
minuti. Durante l’ingresso in campo delle
squadre, a prendere il via è una coreografia ben riuscita: una maglia rossoblu
al centro del settore con la scritta “Curva
Nord Taranto 12”, contornata da bandierine a scacchi rossoblu (dapprima sventolate e successivamente esposte a mo’
di cartoncino), ed accompagnata dallo
striscione “E ora devi vincere”, posto
sulla vetrata e lì rimasto a campeggiare
per tutto l’arco della gara. Di seguito una
sciarpata sulle note di “Tu solamente Tu”
che ha coinvolto sia il settore inferiore
che quello superiore della curva, davvero di notevole impatto.
Novanta minuti ad altissimi livelli da parte
degli ultras di casa, con picchi elevatissimi nella seconda parte di gara, in seguito
al gol del meritato vantaggio dei rossoblu, che sarà quello decisivo per portare
i tre punti a casa. Treni di mani davvero molto suggestivi, eseguiti da tutta la
curva, coordinati dai suoni dei tamburi,
e cori secchi a ripetere che hanno coinvolto anche gli altri settori dello stadio,
come per esempio il “Forza Taranto Portaci Via”, ripetuto di seguito dalla Curva,
dalla Gradinata e dalla Tribuna. Grosso
entusiasmo a fine gara, per un campionato che appare riaperto.
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Fabio Mitidieri.
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Tifocronache: Oberliga Tedesca, Dynamo Berlino-Hansa Rostok II 2-0
BERLINO SENZA IL MURO
Il mio giro degli stadi e delle squadre berlinesi continua. Dopo le due grandi, cioè
l’Hertha e l’Union e, nelle serie minori, il
Berliner AK ed il Viktoria Berlin, approfitto
di questo week-end nella capitale tedesca
per scoprire finalmente la nobile decaduta,
cioè il Berliner Fussball Club Dynamo nel
suo stadio, lo Sportforum Hohenschönhausen. Avevo già avuto l’occasione di vedere i
granata (la terza squadra berlinese in termini di popolarità) in Coppa di Germania, ma
non giocava nel suo stadio abituale. Infatti,
come è d’obbligo per le partite più importanti della Dynamo, la squadra si è spostata,
in quell’occasione, nel più grande impianto
Friedrich Ludwig Jahn Sportpark, accanto
al Mauerpark, nel quartiere di Prenzlauerberg.
Oggi si disputa una partita di Oberliga, cioè
la serie D tedesca, e dunque lo stadio è
quello abituale. Ospite di turno la squadra
di riserva dell’Hansa Rostock, con il BFC
Dynamo primo in classifica che, con ben
dodici punti in più sulla seconda, non avrà
difficoltà ad andare in serie C2 la prossima
stagione. Un incubo per i vari servizi di sicurezza, viste le squadre che ci sono e le
partite ad alto rischio che si preannunciano
fra pochi mesi. Di fatto, in serie C2, troviamo il Babelsberg (squadra di Potsdam, città
distante 30 chilometri dal centro di Berlino),
il Carl Zeiss Jena, il Cottbus ma anche le
riserve del Hertha Berlino e, soprattutto, la
seconda squadra del nemico numero uno:
l’Union Berlino. A conti fatti, non è l’Hertha
Berlino il vero rivale cittadino per la Dynamo, ma l’Union.
Storicamente l’Hertha era una squadra di
Berlino Ovest, mentre l’Union era una squadra dell’ex-Germania dell’Est ma, soprattutto, non era una squadra allineata al regime
come la Dynamo. Nella capitale, la Dynamo rappresenta la società più “antipatica”:
squadra della Stasi, la famigerata polizia
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Tifocronache: Oberliga Tedesca, Dynamo Berlino-Hansa Rostok II 2-0
politica della Repubblica Democratica di
Germania, ha vinto dieci titoli di fila con
l’aiuto di alcuni arbitri ed il trasferimento
coatto dei migliori giocatori del Paese. Il
suo declino coincise con la caduta del
regime, ma la sua fama si è perpetuata
tramite una parte dei suoi tifosi: infatti, gli
stessi, si erano costruiti la reputazione di
essere un “nido di hooligans di estrema
destra”. La partita di Coppa (del 30 luglio
2011) fra Dynamo Berlin e Kaiserslautern aveva evidenziato questo fatto con
incidenti, alla fine dell’incontro, sulle gradinate.
Decido di partire in anticipo, visto che
non conosco il quartiere dove si trova lo
stadio della Dynamo, a nord-est dal centro di Berlino. Arrivo abbastanza velocemente allo Sportforum (siamo a Berlino,
dove i trasporti pubblici di qualità funzionano quasi sempre, anche se hanno
un prezzo elevato), complesso sportivo
immenso, voluto dalle autorità dell’exregime.
Siamo a fine marzo, ma la primavera è
iniziata da un bel po’ nella capitale tedesca. Non è difficile trovare il posto, basta
seguire alcune “brutte facce”, ma anche
famiglie e ragazze si dirigono verso l’ingresso. I prezzi non sono eccesivi, 10 €
per tutti i settori, tranne la gradinata che
costa il doppio. Ci sono sconti per i bambini, gli studenti e i disoccupati, ed anche
un cioccolato Kinder per i bambini!
Non ho avuto il tempo di mangiare, e
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Tifocronache: Oberliga Tedesca, Dynamo Berlino-Hansa Rostok II 2-0
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Tifocronache: Oberliga Tedesca, Dynamo Berlino-Hansa Rostok II 2-0
penso di trovare qualcosa dentro lo stadio,
soprattutto dato l’orario della partita, le ore
14.00 di domenica. Altri tifosi hanno avuto
la mia stessa idea. C’è di tutto, dalla classica salsiccia alla minestra, senza dimenticare i bretzel. Il bar dello stadio è grandissimo, i suoi muri esterni sono coperti
con gigantografie raffiguranti i momenti di
gloria della squadra, che era la migliore del
Paese diviso, fino alla caduta del muro. La
Dynamo ha vinto dieci scudetti, tra il 1979
e il 1988, ed anche tre Coppe di Germania
dell’Est. Accanto alle foto della squadra, c’è
un altro tipo d’arte, con una gigantografia
che fa vedere gli hooligans della Dynamo
accerchiati dalla polizia, rendendo eloquente, nel quadro, che aria tira. Nei bagni del
bar, pieni di adesivi degli ultras e degli hooligans locali, ma anche di alcune tifoserie
straniere, spicca il biancoceleste dei Laziali. Fuori un vecchietto vende delle spille, dei
programmi, delle toppe e altre sciarpe, e
sulla bancarella si intravede di nuovo una
falsa sciarpa “Ultras Lazio”, con tanto di tri-
colore e di errore grammaticale. Per finire il
mio giro, decido di andare a vedere il “negozio” (uno chalet) della Dynamo, che vende
parecchi gadget di qualità coi colori bianco
e granata. Un babbo compra una sciarpa
per sua la bimba di pochi mesi e, orgoglioso, gliela annoda al suo collo: di padre in…
figlia, Dynamo!
Entro finalmente nella gradinata, e lo stadio è davvero brutto, solo in Albania ed in
Serbia ho visto campi così vecchi. Sembra
di fare un salto indietro nel tempo, altro che
calcio moderno. Ci sono i resti di una pista
atletica che non è stata utilizzata dalla caduta del muro, come minimo. La capienza è
di 12.400 posti e la gradinata è piena.
Non avevo mai visto tante facce brutte in
Germania come in questo settore. Spicca la
famosa rosa dei venti del marchio favorito
dei casual e altre marche di questi ragazzi, ben vestiti ma con maniere decisamente brutte. Di fronte, nei distinti, ci sono gli
ultras della Dynamo e l’altro gruppo attivo,
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Tifocronache: Oberliga Tedesca, Dynamo Berlino-Hansa Rostok II 2-0
la Fraktion H. Non so se “H” sta per hooligans, ma decido di andare a vederli da
vicino, durante il primo tempo. Le curve
sono quasi vuote, tranne alcune coppie
di tifosi isolati e, nel settore ospiti, ci sono
una cinquantina di tifosi dell’ Hansa Rostock II, con al seguito tre striscioni, ma
non si sentiranno mai durante la partita.
La polizia c’è, vicino al settore ospiti, con
la tipica divisa antisommossa tedesca
che li fa sembrare dei superuomini (è
una specie di protezione tipo quella dei
giocatori di football americano).
All’ingresso delle squadre sul campo, una
sciarpata viene organizzata nel settore
di casa, con lo sventolio dei bandieroni
biancogranata. Striscioni in onore della
BFC Dynamo, dei gruppi o in memoria
di chi non c’è più spiccano soprattutto
nella curva e nei distinti. Si può notare,
su quasi tutti gli striscioni, il vecchio logo
della squadra berlinese al quale i tifosi
sono rimasti fedeli. Nel 1991, la squadra
fu rinomata FC Berlin, per riprendere il
suo nome vero nel 1999. Si vede che i tifosi non hanno nessun problema col loro
passato, anzi, ne sono orgogliosi.
Il tifo inizia e si fanno sentire i classici cori
del repertorio tedesco. Faccio il giro dello
stadio e arrivo nei distinti, dove sono in
una cinquantina a cantare, ma il numero
varia a seconda delle fasi di gioco; esso
può coinvolgere una parte dei distinti,
che sono tutti in piedi. Come nel resto
dello stadio, le facce sono brutte. C’è
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Tifocronache: Oberliga Tedesca, Dynamo Berlino-Hansa Rostok II 2-0
una concentrazione di hooligans tra le più
alte che abbia mai visto, ed anche alcuni
skins molto, ma molto vecchio stampo, con
bomber verdi. Gli ultras sono molto giovani,
come di consueto in Germania, e si fanno
notare perché quasi tutti hanno la stessa
felpa grigia col cappuccio. Sono una ventina, con un lanciacori che prova a trascinare
la tribuna. Accanto ci sono i Fraktion-H, che
hanno un look decisamente più hooligans
ed anche loro sono alcune decine, ma con
un’ età più avanzata. Arriva la fine del primo tempo e due bancarelle sono allestite in
cima alla gradinata: gli ultras vendono solo
adesivi del loro gruppo o, come i FraktionH, adesivi e riviste ultras tedesche. La mania di attaccare adesivi ovunque mi sembra
che venga della Germania, e, di fatto, gli stickers si vendono bene. Si possono notare
un po’ ovunque, sui pali, sui muri, ma anche
in altre zone della città.
Il secondo tempo ricomincia ed il giovane
lanciacori della Dynamo continua a spinge-
re le sue “truppe” per sostenere la squadra
berlinese, non dimenticando di prendere in
giro i tifosi dell’ Hansa. Anche se c’è un sacco di brutta gente attorno a me, noto parecchie ragazze e, parlando con un ragazzo,
mi spiega, che non devo credere ai luoghi
comuni, perché la Dynamo non è un’oasi
per gli estremisti di destra, c’è un sacco di
gente che non è politicamente attiva e anche gente di altro colore politico, ma allo
stadio quello che conta è solo la Dynamo.
Il BFC Dynamo domina e sul campo non c’è
storia; un’altra vittoria conferma la prossima
salita della squadra berlinese in Regionalliga. Per motivi di sicurezza, le sue partite
interne si sposteranno al Friedrich Ludwig
Jahn Sportpark. Un consiglio per gli appassionati degli stadi... e delle strade: alcune
partite saranno molto interessanti, l’anno
prossimo, da queste parti. Gli “hipster” modaioli di Prenzlauerberg saranno un po’ disturbati…
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Sébastien Louis.
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Tifocronache: Poule Scudetto Serie D, Ancona-Pistoiese 2-1
IL GIORNO DELLA SOLIDARIETÀ
Un altro anno con la fotocamera al collo
ad immortale ciò che resta di quel fantastico Mondo ultras, un altro anno fra
tessere e comportamenti liberticidi, da
diffide ingiuste e magliette che scandalizzano un Paese intero. Mi mancano molto quelle sensazioni dei gradoni,
quell’appendere la sciarpa di sempre al
collo e ritornare a casa senza voce, sentendomi orgoglioso di essere ultras. Ma i
tempi “non mi appartengono” e ringrazio
la redazione che fra mille sacrifici manda
avanti una passione odiata dai più, ma
amata da molti, e grazie all’amico Matteo
e chi insieme a lui mi dà la possibilità di
coltivare ancora questo mio grande amore.
Tornando alla gara di oggi, la curva
nord saluta i propri beniamini con un 2-1
contro la Pistoiese nella gara scudetto.
Tifoseria mai vista personalmente, quella
ospite, e che anche se non numerosa, fa
quadrato e incita gli undici in campo per
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Tifocronache: Poule Scudetto Serie D, Ancona-Pistoiese 2-1
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Tifocronache: Poule Scudetto Serie D, Ancona-Pistoiese 2-1
tutta la partita, con un calo dopo il doppio vantaggio dei padroni di casa. Con
loro son presenti i ragazzi di Venezia e
Pesaro, espongono uno striscione a favore degli ultras diffidati e si fanno notare
per un coro molto bello per Aldrovandi.
Capitolo padroni di casa: Curva Nord
non piena, malgrado l’annata trionfale
dei Dorici molte persone hanno approfittato della prima giornata di sole per
raggiungere la riviera del Conero; chi
c’è, comunque spinge i biancorossi dallo
0-1 al 2-1 che li proietta in semifinale di
questa “Poule Scudetto”. Presente con
loro una delegazione di cittadini Senigalliesi, che ringraziano gli ultras per l’aiuto
durante l’alluvione che ha colpito la loro
città qualche giorno prima. Momento di
commozione quando ricordano il capitano Natalino, scomparso in settimana,
gli Anconetani non rimangono indifferenti
nemmeno ai fatti di Roma, schierandosi
come tutti gli ultras dello Stivale a favore
di chi esprime la propria libertà di pensiero con una maglietta, ricordando inoltre
chi, dimenticato dai media, lotta ancora
in un letto d’ospedale.
Al triplice fischio, con la squadra sotto
la curva, ripulisco l’obiettivo e sistemo
la mia fedele Canon, preparandomi a
tre mesi senza stadi, ultras e gradoni: è
giunto il tempo di mare, creme e abbronzature, una pausa necessaria per tirare il
fiato e ritrovarsi con la stessa voglia alle
prime partite della stagione 2014/15.
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Francesco Fortunato.
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Tifocronache: I Categoria Campana, Afragolese-Sparta San Tammaro 5-0
AL DI LA’ DELLA CATEGORIA,
UN IDEALE CHE ANDRA’ AVANTI
Giunti oramai a poche settimane dall’inizio
dei Mondiali, con tutte le competizioni volte
al termine, la nostra voglia di calcio non si
attenua, anzi.
Le vittorie Europee dei soliti Club milionari, che dopo aver cambiato il calcio, se ne
sono letteralmente impossessate, lasciando agli altri “pensieri utopistici” piuttosto
che meri sogni, unitamente alla scandalosa gestione dei Mondiali di calcio in Brasile
dove l’ultimo granello dell’espressione “il
calcio è della gente” sembra cementificarsi in uno dei muri innalzati alle spalle dei
megaimpianti sportivi, non fanno altro che
avvicinarci a quei campi di Provincia, dove,
senza sensazionali divieti, sperperi, lussi e
via discorrendo, il calcio sembra ancora appartenere al popolo.
Sia chiaro, anche in queste realtà la voglia
di emergere e di scalare le vette è matta,
ma è la maniera con la quale si vive la passione a cambiare.
Ci risiamo così immersi nel polveroso campionato di Prima Categoria, che proprio
oggi, all’ultima giornata regala il testacoda
tra Afragolese e Sparta San Tammaro.
L’attesa è di quelle importanti, la formazione
Partenopea, vincendo, potrebbe staccare il
biglietto valido per il campionato di Promozione 2014/15, mentre nell’altra sponda, i
Casertani devono assolutamente provare a
sgambettare la capolista, racimolando così
punti chiave in proiezione play-out.
La settimana che precede la festa è caratterizzata dal solito, incessante invito degli
Ultras a raggiungere le gradinate del Papa
di Cardito, mentre la Società, con l’invito
ai bambini delle scuole, dimostra come sui
gradoni di uno stadio possono convivere sia
pargoli che Ultras senza che le due “specie”
vadano in conflitto.
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Tifocronache: I Categoria Campana, Afragolese-Sparta San Tammaro 5-0
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Tifocronache: I Categoria Campana, Afragolese-Sparta San Tammaro 5-0
Arriviamo così a Domenica, ma non siamo
gli unici, anche il caldo afoso dà il buongiorno ad una giornata che potrebbe di fatto
sancire l’addio ad un’asfissiante categoria
per l’ambiente.
La voglia di arrivare al Papa in anteprima
e la consapevolezza che l’evento sarà seguito da molti colleghi della carta stampata,
oltre alle televisioni, hanno la meglio su di
noi, ed alle ore 10:20 (con quaranta minuti
d’anticipo) già siamo all’ingresso. Il destino
è beffardo, ci viene da esclamare quando
veniamo a conoscenza dell’assenza degli
ospiti, senza preavviso. Ma la Prima Categoria è anche questa, e dopo un anno di
svarioni arbitrali, di campi impraticabili è arrivato anche il momento dell’assenza degli
avversari, una scena già vista nei campetti
di calcetto che siamo, noi tutti, soliti affittare
il Giovedì.
Il dubbio amletico sulla disputa o meno della partita coinvolge anche le tribune, coi i
tifosi che, da un lato si interrogano ironicamente sul rimborso dei 2 € del biglietto,
e gli Ultras preoccupati dell’esito della loro
coreografia, già connotata dalle solite strisce bianco rosse che destano sospetti sulla
praticabilità della tribuna ai meno attenti alle
“questioni spalti”.
I colpi di scena non mancano ed a surriscaldare un ambiente che incominciava a palesare segni di depressione, ci pensa il primo
cittadino Domenico Tuccillo. Come spesso
accade, in occasione dei grandi traguardi,
le istituzioni si avvicinano alle società, ma
questa visita non ha l’aria della solita salita
sul carro dei vincitori, infatti il Sindaco, dopo
aver ascoltato per bene i cori degli Ultras,
“Dateci lo stadio!”, prende la parola e promette la riapertura dello storico Stadio Moccia entro il mese di Settembre.
Andato via il sindaco, arrivano gli avversari, quasi ci viene da sorridere, e dopo aver
consegnato il documento ai commissari,
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Tifocronache: I Categoria Campana, Afragolese-Sparta San Tammaro 5-0
facciamo definitivamente ingresso in campo… si gioca!
La tribuna presenta un buon colpo d’occhio,
lo striscione esposto recita “Scusate il disagio, eravamo di passaggio!”, scuse emblematiche se si pensa ai problemi strutturali
creati da un pubblico così folto, immerso in
una categoria del genere. Tra le due panchine, affisse al muro, un altro striscione,
“Ridateci lo stadio!” targato “Boys 13”, gruppetto di ultras che prima d’oggi, a parte la
bandiera sempre al cielo, non aveva scelto
di identificarsi dietro nessun drappo o firma.
Con i ragazzini delle scuole giovanili schierati a mo’ di corridoio, pronti ad accogliere i
ventidue atleti, si approssima il calcio d’inizio (finalmente!), ma c’è ancora tempo per
uno dei momenti più toccanti della giornata,
ovvero l’esposizione del drappo degli Ultras
in onore alla “Principessa”, angelo volato in
cielo, orgoglio del padre Boemio, capitano
dell’Afragolese, che insieme alla sua Si-
gnora va a raccogliere l’applauso dell’intero
stadio, compreso il nostro. “Olè olè Rita!” è
il coro che accompagna questi attimi intensi, che vanno al di là di qualsiasi competizione sportiva.
All’ingresso delle squadre in campo, è finalmente coreografia. L’avevamo percepita, immaginata ed effettivamente gli Ultras
Afragolesi sfoggiano una bella immagine,
ennesima cartolina di un campionato stupendo.
Bandierine blu da un lato, rosse dall’altro, e
nel mezzo l’emblema dell’Afragolese bene
in vista. Ottima la scelta di tempo, con la
classica fumogenata che nasconde il tutto solo dopo aver dato il tempo ai fortunati
come noi di assistere allo spettacolo. Bomboni e cori sono l’accompagnamento ai tanti colori sfoggiati per l’occasione.
La partita inizia e l’Afragolese ci mette poco
a passare in vantaggio, solo cinque minuti.
Ne passeranno una ventina per il raddop-
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Tifocronache: I Categoria Campana, Afragolese-Sparta San Tammaro 5-0
pio, ma fortunatamente la prima frazione si
chiuderà con la partita formalmente ancora
in bilico.
Il gruppo degli ultras afragolesi, raccolti dietro i classici striscioni e drappi, oggi registrano una presenza imponente, superiore
a tutte le altre partite, e di questo beneficiano soprattutto i cori secchi che sono a dir
poco impressionanti.
Nell’intervallo le sorprese non finiscono, e
questa volta ad omaggiare un tifo così bello è il centrocampista Giuseppe Vives, militante nel Torino di Ventura, tornato a casa
per omaggiare il progetto ed i propri concittadini, proprio lui che nell’Afragolese aveva
mosso i primi passi.
Iniziata la ripresa, uno striscione si alza
nel settore: “Ridateci le nostre gradinate!”
è ancora il messaggio degli Ultras, in vero
fermento, con la parola “gradinate” marcata
in rosso, sinonimo di casa, il tutto accompagnato dalla sciarpata del gruppo.
Tante fumogenate rossoblu e torce, accese soprattutto quando vengono esposti gli
striscioni. Già, gli striscioni, perché oltre al
messaggio antecedente, dallo stesso settore un altro striscione viene aperto: “Al di
là della categoria… sempre avanti il mio
ideale”, questo a testimonianza della poca
propensione verso la futura Promozione,
ma con lo stesso modo di vivere il calcio
indiscusso ed inviolabile.
L’Afragolese nella ripresa fa un sol boccone
dei grigi di San Tammaro, rifilandogli altre
tre reti che sommate alle due precedenti
portano a cinque il vantaggio. La malcapitata San Tammaro nulla può alle conclusioni
mortifere dei padroni di casa e nemmeno
un rigore all’83’ permette agli ospiti di accorciare, con uno strepitoso Allocca che neutralizza alla sue destra il tiro dal dischetto.
Il countdown inizia, con i tifosi che uno ad
uno elencano gli artefici di un campionato
brillante quanto difficile, con mille difficoltà
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Tifocronache: I Categoria Campana, Afragolese-Sparta San Tammaro 5-0
di una signorile società con i piedi per terra.
Stupende dagli spalti sono anche le coreografie effettuate con le braccia, che in maniera sincronizzata si muovono a destra ed
a sinistra, lasciandoci scappare l’ennesima
smorfia di assenso nei loro confronti.
Alle ore 13, abbondantemente oltrepassate, il triplice fischio è una vera è propria liberazione, missione completa, con l’invasione
pacifica dei tifosi in cerca di maglie e vessilli
rossoblu.
Erano otto anni che l’Afragolese mancava
dai campi di calcio, ed i tifosi che in passato
prelevarono il titolo della società abbandonata a sé, addossandosene tutte le spese,
adesso possono tornare a sognare senza
l’assillo dell’imminente futuro.
Tra chi è fortunato e chi no, ci si ritrova davanti qualche bimbo che ci richiede la casacca gialla come cimelio di un giorno da
ricordare. Un altro gruppetto, invece, resterà fedelmente sugli spalti, a cantare per sé,
per gli Ultras, lasciando la goliardia agli altri.
I classici gavettoni si espandono a macchia
d’olio per tutto il campo, e noi capiamo che
è il momento di lasciare spazio alla gente,
anche per salvaguardare il lavoro fatto, custodito gelosamente nella macchinetta che
ci accompagna in queste domeniche di polvere, fumo e cuoio.
“Non passeremo mai questa fase” è l’espressione chiave del film “Febbre a 90°”
che in questo momento ci va di citare, esorcizzando un amore per questo sport, e per il
modo di viverlo, che paradossalmente solo
queste povere categorie, calcate da piazze
ricche di passione, garantiscono ancora.
Lasciamo l’impianto tra i caroselli e solo arrivati al riparo dal sole ci accorgeremo degli
effetti delle due ore di esposizione ai raggi
solari, ma una cosa è certa, oggi come ieri,
ne è valsa la pena..
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Andrea Visconti.
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Tifocronache: Playoff II Categoria Lombarda, Arca-Serenissima 2-1
MIRACOLO A BORDO DELL’ARCA
Se il credo ultras, fino a poco tempo fa, univa tutti sotto una stessa visione generale
della vita sulle gradinate, oggi, fra i pochi
veri appassionati di “partitelle” rimasti, c’è
divisione sul dove e sul come “cercare la
via” per poter continuare ad amare un mondo a serio rischio di estinzione.
Ci sono, oggi come ieri, gli integralisti, cioè
coloro che sostengono che vivere la curva, purché lo si faccia con passione, non
presenti grandi distinzioni dalla Serie A alla
Terza Categoria, passando per ogni singola
disciplina sportiva. Un altro filone è quello
dei grandi numeri, ovvero l’ultrà viene riconosciuto solo se fa massa e provoca un
certo movimento, mentre intorno c’è il nulla.
Ci sono, di contro, i sostenitori del “piccolo
è meglio”, ovvero i convinti che, a causa dei
dettami del calcio moderno, solo dalla Serie D in giù si può trovare l’essenza perduta
del vero tifo. Altro filone estremista è quello
dei “lontani dal calcio”, vale a dire che, per
ricreare un’atmosfera vera e sana di tifo la
cosa migliore è seguire il basket, la pallavolo, la pallamano, il baseball o qualsiasi altra
cosa fuorché il calcio.
Personalmente non sposo in toto nessuna
di queste teorie, e cerco di rifarmi alla dottrina che riconosce la possibilità di vedere
ovunque delle cose buone. Tuttavia, non
posso negare a me stesso che più ci si allontana dal potere dei soldi e della politica,
in qualsiasi sport, e meglio è. Nonostante
anche io mi possa infiammare per una semifinale di Europa League o per delle Final Four di Eurolega, ammetto di divertirmi
maggiormente in contesti definiti, dai più,
minoritari.
La mia presenza in Arca-Serenissima, finale
Play-off di Seconda Categoria, è stata frutto
di diverse combinazioni. Nonostante la segnalazione dei ragazzi dell’Arca, avevo già
deciso di assistere a questa partita, attratto, oltre dalla presenza sicura di una buona
cornice sugli spalti, dal fascino indiscutibile
dell’Arena Civica di Milano, oggi intitolata a
Gianni Brera.
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Tifocronache: Playoff II Categoria Lombarda, Arca-Serenissima 2-1
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Tifocronache: Playoff II Categoria Lombarda, Arca-Serenissima 2-1
Tornando alla discussione iniziale, cioè
cosa determina la scelta di una partita per
un appassionato di ultras e di tifo in generale, non si può assolutamente scindere dal
teatro dove la scena avrà luogo. Se qualcuno, in tempi non sospetti, mi avesse chiesto
se preferisco seguire, in campo, una partita di Serie A a San Siro, oppure ad una
qualsiasi partita all’Arena Civica di Milano,
avrei risposto, senza esitazione alcuna, a
favore della seconda. Perché se San Siro è
la “Scala” del calcio, l’Arena è il tempio, un
luogo senza tempo impregnato di storia e,
miracolosamente, ancora integro ai giorni
nostri, grazie alla cura del settore pubblico
che, bene o male, non ha mai abbandonato
del tutto le sorti dell’impianto; non come
succede, per esempio, a Roma, dove
non c’è un campo - uno - per una terza
squadra mentre, di contro, impianti come il
“Flaminio”, il “Tre Fontane” o il “Francesca
Gianni” cascano a pezzi.
La storia dell’Arena risale addirittura ai primissimi anni del XIX secolo; ad approvarne
il progetto e ad inaugurarla personalmente
fu, nel 1807, addirittura Napoleone Bonaparte. Teatro, ippodromo, campo sportivo,
open-space per i concerti, l’Arena ha sempre avuto un ruolo centrale nella società milanese, favorita anche dalla sua posizione,
essendo situata a pochi metri dal Castello
Sforzesco ed inserita naturalmente nel suo
parco. L’ispirazione al Circo di Massenzio
colloca l’impianto nel pieno periodo neoclassico, che ha avuto proprio nell’architettura civile la sua massima espressione.
Sportivamente parlando, il periodo d’oro dell’Arena Civica è stato fra il 1930 e il
1958, quando divenne la sede delle partite
casalinghe dell’Inter, finché non si decise
che era troppo piccola, passando quindi
a San Siro. Rimanendo sempre in ambito
sportivo, l’impianto ospita società di atletica, di rugby e, fino a pochi anni fa, il Brera
Calcio, società tuttora esistente ma che non
è riuscita a diventare il terzo polo fisso del
calcio meneghino.
Per la prima volta da quando frequento il
capoluogo della Lombardia, mi accorgo che
la Stazione Cadorna non è solamente un
ottimo interscambio per la metropolitana,
ma è, probabilmente, lo scalo ferroviario più
centrale di tutta Milano. Infatti basta uscire,
andare a sinistra ed attraversare la strada,
ed il Castello degli Sforza è già lì, col suo
parco pieno di vita, specie in giornate baciate dal sole come questa. La mia camminata,
piacevolissima, di pochi minuti avviene nel
verde tra coppie mano nella mano, bambini
scattanti, comitive distese sull’erba e gli immancabili turisti.
Sono le 16:00 quando giungo a destinazione, manca un’ora al calcio d’inizio e, almeno
da fuori, in pochi si accorgono che là dentro
sta per iniziare una partita. Un timido cartello esposto nell’unica porta aperta, in realtà
un foglio A4 bianco con stampa nera, indica
l’ingresso agli spalti ed i prezzi, 7 € intero
e 3,50 € ridotto. Un po’ tantino per una Seconda Categoria, penso tra me e me, ma
forse vanno anche coperti i costi di affitto
dello stadio. Per andare in campo vengo
dirottato verso l’ingresso atleti e, immediatamente, lascio il mio documento all’arbitro.
L’enorme tribuna centrale, che ospiterà entrambe le tifoserie, è ancora semi-vuota, o
meglio, ci sono, già e solamente, una ventina di tifosi dell’Arca dietro ai loro striscioni.
Ne approfitto, allora, per un giro per tutta
l’Arena, salendo i gradoni e facendo foto da
tutte le angolazioni possibili, come un turista per caso. Nel mentre, gli ultras dell’Arca, con le squadre che già si stanno riscaldando, fanno i primi cori ed accendono un
paio di fumogeni. Come inizio non c’è male.
L’ASD Arca, colori arancioblu, gioca di solito nel Centro Sportivo Emilio Colombo, in
zona Inganni-Baggio, a due passi dall’Agorà, la pista su ghiaccio casa della Saima
Milano. Più che di una società sportiva, si
tratta di un vero e proprio progetto sociale, che trova la propria fonte di ispirazione
nei “principi cristiani, di solidarietà e di assistenza”, come mi dice il presidente Spadaro. Del resto, già il nome Arca è piuttosto
evocativo, sia in senso biblico sia in quello
di una dimora stabile per tutti in mezzo alla
tempesta.
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Tifocronache: Playoff II Categoria Lombarda, Arca-Serenissima 2-1
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Tifocronache: Playoff II Categoria Lombarda, Arca-Serenissima 2-1
Nata nel 1991, questa società ha girato
in lungo ed in largo, per anni, i campi di
mezza Milano fino ad approdare, nel 2010,
all’Emilio Colombo, grazie alla vincita di un
Bando Pubblico promosso dal Comune. In
realtà, l’Arca gestisce mezzo centro sportivo, mentre l’altro mezzo è ancora in attesa
di qualche acquirente interessato, previo
ulteriore bando, e nel frattempo è rifugio di
diversi senzatetto.
Gestire uno “scherzo” del genere è un’impresa da quasi 100.000 € annui che l’Arca
sborsa senza sovvenzioni pubbliche, ma
con l’autofinanziamento e la promozione
dei propri progetti, dentro e fuori dai campi sportivi. Fiore all’occhiello della sezione
calcistica è proprio la squadra attualmente
in Seconda Categoria, senza contare le giovanili, le squadre di calcio iscritte al CSI e
la pallavolo. Un progetto importante, quindi,
che ha convinto molti giovani tifosi ad incitare questa “strana” squadra milanese, fino
ad ottenere un seguito molto importante,
specie se rapportato alla categoria piuttosto bassa.
A voler dire di più, è difficile capire come
veramente tanti ragazzi si siano avvicinati
alle sorti dell’Arca, facendola diventare un
elemento di convergenza fra giovani i quali, spesso e volentieri, in comune tra di loro
hanno molto poco. L’interrogativo è quanto questa affezione possa perpetrarsi nel
tempo ma, intanto, squadra, società e tifosi
possono godersi un momento di gloria che,
in queste categorie, è un lusso impossibile
un po’ per tutti.
E il coronamento di una stagione alla grande potrebbe essere proprio il passaggio di
categoria: classificatasi terza nel proprio
girone al termine della stagione regolare,
l’Arca è arrivata, dopo due turni preliminari, al fondo dei play-off. In caso di vittoria
finale, la promozione sarebbe automatica e
di diritto, senza aspettare, in ogni caso, un
ripescaggio quasi certo in Estate.
Assorto nel mio tour fotografico sento, da
fuori, alcuni cori rimbombare. Sicuramente
sono i tifosi dell’altra squadra, la Serenissima, decisi a far notare da subito la loro
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Tifocronache: Playoff II Categoria Lombarda, Arca-Serenissima 2-1
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Tifocronache: Playoff II Categoria Lombarda, Arca-Serenissima 2-1
presenza. Se l’Arca è inserita, in tutto e per
tutto, nella vita di una grande città, la Serenissima è l’espressione calcistica di Villaggio Brollo, una piccola frazione del comune
di Solaro, collocato in provincia di Milano,
al confine con quelle di Monza Brianza e
Varese. Scorrazzando qua e là su internet,
mi sono imbattuto in una storia molto particolare di questo Villaggio Brollo, frutto di
un lavoro di alcuni bambini della Scuola
Elementare locale. E, personalmente, ho
sempre lodato l’immediatezza espressiva
dei bambini per comunicare concetti ben
più complessi, come, in questo caso, le vicende di un ex podere di campagna diventato, negli anni, una piccola Frazione di un
altrettanto piccolo Comune.
circa una decina ed entrano cantando, col
loro tamburo e piuttosto decisi a farsi sentire. Più numerosi i semplici tifosi anche se,
a conti finali, su 400 spettatori presenti, si
possono calcolare circa 250 arancioblu e
150 gialloverdi.
Il nome a questo luogo si deve a Giovanni
Brollo, Trevigiano, il quale nel 1939 si trasferì a Milano. Diventato imprenditore in
un’epoca precaria ma dalle grandi opportunità, Giovanni trovò proprio in quell’appezzamento di terra vicino a Solaro, in una
brughiera allora sterminata, il luogo più
congeniale per ricreare la campagna della sua terra natia. Acquistato il podere dai
Conti Borromeo in persona, il vasto terreno
divenne prima tenuta e poi colonia agricola,
i cui primi abitanti furono i parenti del Brollo
che, mano a mano, col passare degli anni
e col miglioramento delle condizioni economiche, richiamarono altri conterranei e gettarono le basi del Villaggio così come esso
appare oggi.
Sono le ore 17:00, e in questo splendido
contesto le squadre stanno per entrare in
campo. Il sole è accecante, ma le gradinate sono veramente bollenti di passione e di
tifo. La partita è sentita da entrambe le tifoserie, nonostante anche la squadra perdente verrà, al 99%, ripescata in Prima Categoria. Ogni gesto sulle tribune lo dimostra.
Essendo, questa Frazione, indissolubilmente legata ai primi coloni veneti, il fatto che la
squadra di calcio locale si chiami Serenissima e si richiami alla terra di provenienza
dei propri padri fondatori è piuttosto logico.
Anzi, personalmente ho trovato piuttosto affascinante questa storia, al punto da volerla
condividere su queste righe.
Dopo un bel po’ di storia, il presente. La
partita si avvicina, e gli spalti cominciano
a riempirsi. I tifosi dell’Arca si accomodano
tutti vicino ai loro sempre più numerosi ultras, al sole, mentre i tifosi di Villaggio Brollo
stanno comodamente all’ombra dell’edificio
principale dell’Arena. Gli ultras ospiti sono
Già la sola combinazione cromatica delle
squadre rende questa partita accattivante.
La vera sorpresa della giornata, tuttavia,
sono gli ultras dell’Arca: molto numerosi,
persino stretti come sardine per una Seconda Categoria. Dopo un ottimo prepartita,
preso alla larga, gli effettivi si fanno sentire
anche a ridosso del calcio d’inizio, per fare
una pausa solo per preparare la loro coreografia iniziale.
Tante le bandiere, da una parte e dall’altra anche se, inutile dirlo, le mie aspettative sono tutte per quei ragazzi raggruppati
dietro allo striscione “Forza Arca conquista
il primato”. Nessuna sigla, solo un chiaro
incitamento. Più defilato uno striscione con
scritto “GSE Milano”, di cui non conosco il
significato esteso.
Cornice di pubblico a parte, credo che gli
stessi giocatori si siano sorpresi di trovare
una simile accoglienza da ambo le parti. Gli
ultras dell’Arca hanno fatto le cose in grande: pezzo forte della coreografia una maglia fatta in carta col numero “11” e la scritta
sovrastante “Gladiatori”, con un contorno
che richiama l’Arena Civica, uno spettacolo
preparato appositamente per l’occasione; a
corredo, sui lati, si agitano palloncini arancio e blu, mentre, sopra e sotto, due striscioni lanciano un unico messaggio, “Conquista la folla, conquisterai la Prima”. Non
manca pure una buona dose di fumogeni.
Tanta pirotecnica, invece, dall’altra parte,
dove tutti gli effettivi più attivi accendono
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Tifocronache: Playoff II Categoria Lombarda, Arca-Serenissima 2-1
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torce e fumogeni, mentre il resto del pubblico sventola qualche bandiera o alza
qualche sporadico palloncino. È tutto veramente emozionante e coinvolgente, e
questo senza che vi sia un solo uomo in
divisa nei paraggi e senza che nessuno si
scandalizzi per il tanto fumo prodotto. Anzi
il pubblico, bambini in primis, sembra apprezzare, e non poco, uno spettacolo bello ed autentico, lontano dal format sterile
e preconfezionato del calcio dei miliardi e
delle televisioni. I giocatori, magari, sono le
stesse persone che si incontrano la sera al
bar, e i ragazzi a tifare gli stessi che, magari, qualche ora prima hanno indossato la
stessa maglia per giocare in una categoria
giovanile. A volte, ai vari moralisti e moralizzatori di turno, basterebbe scendere in queste categorie per capire che qui si respira il
vero calcio, mentre l’aria che tracannano a
pieni polmoni davanti ad un commentatore
di Sky è tossica ed asfissiante. Persino noi
di Sport People possiamo scrivere pensieri,
articoli ed editoriali, ma un’esperienza dal
vivo come questa vale più di mille parole
che si provano a mettere insieme e che, ai
più, neanche interessano.
L’atmosfera impregnata di tifo mi contagia.
Anche se il mio obiettivo è spesso puntato
sui più numerosi, più colorati e “più tutto”
tifosi dell’Arca, non posso fare a meno di
apprezzare i sostenitori della Serenissima;
un’impresa, la loro, farsi sentire ma, nonostante tutto, ci riescono.
Su sponda Arca il materiale pirotecnico
sembra non finire mai. Si infiamma non solo
la plastica contenente la polvere da sparo,
ma anche il tifo. Accendi una torcia e tutto
brillerà di più, nel vero senso della parola.
Anche i cori, tenuti spesso a lungo, sono il
frutto di un mix tra vecchio e nuovo, senza mai scendere in un repertorio banale.
Benché giovani, i ragazzi spalle al campo
ci sanno fare ma, soprattutto, trovano altrettanti ragazzi pronti a seguirli. E il primo gol,
in apertura, è quello dell’Arca, con la conseguente corsa del marcatore sotto i tifosi; l’esultanza, neanche a dirlo, è di quelle vere.
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Del fumo rosso si alza e partono i cori della
festa. Ma uno dei giocatori gialloverdi non
ci sta e, quasi immediatamente, ricambia la
cortesia, segnando e correndo a perdifiato
verso i propri tifosi. Tutto in pochi minuti,
col meglio che deve ancora arrivare. Gli ultras dell’Arca tifano senza voglia di fermarsi, provano qualche effetto speciale senza tralasciare la goliardia. I tifosi di Brollo
non sono continui alla stessa maniera, ma
si fanno sentire e, a loro modo, rispettare.
Finisce il primo tempo per 1-1. La Serenissima sembra un po’ più forte, ma l’Arca tiene. Il pubblico apprezza, applaude e si va a
rinfrescare.
L’intensità del tifo non scende da nessuna
delle due parti, ormai questa partita è un
fatto di orgoglio. Sembrano sentirlo pure le
squadre in campo. Non c’è solo da tagliare un importante traguardo, ma da ripagare
tutti quei tifosi che, in una giornata così calda, potevano fare ben altro. Ma, si sa, se il
calcio si spoglia della sua crescente repressione e della sua patina odorante di falso,
torna ad essere espressione del popolo. E
se torna ad essere espressione del popolo,
al popolo piace, eccome, ed ancora, affollare quei gradoni. Anche se sono vetusti e
mancano i seggiolini. Anzi, è persino meglio.
In una giornata così, ovviamente, non può
mancare assolutamente la coreografia del
secondo tempo, almeno su sponda Arca.
Sui gradoni viene steso un grande tricolore,
contornato da torce ad intermittenza, mentre in balaustra una pezza afferma “Milano,
dominiamo”. I gruppi tornano immediatamente ai loro rispettivi posti e la gara ricomincia.
Probabilmente, la partita di oggi, per molti
presenti di una certa età, è un viaggio indietro nel tempo; per i giovani, invece, l’occasione di assaggiare il frutto proibito senza essere bacchettati o assaliti dai sensi di
colpa. E, dicevo, una gara così vera e così
bella sugli spalti, non può esserlo da meno
in campo. Certo, classe e tecnica sono lontane anni luce dalla perfezione, ma motivazioni, grinta e gambe sono ognuna al pro-
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prio posto.
Sembra un pareggio che protrarrà la partita
ai supplementari, invece l’Arca, nel suo momento più difficile, dopo che la Serenissima
ha sbagliato l’impossibile, si trova di nuovo
in vantaggio. Altra esplosione sugli spalti. Manca poco e bisogna stringere i denti.
Perché la Serenissima no, non molla. Anzi,
dà anima e corpo per pareggiare. Traversa
e due salvataggi sulla linea. Preghiere e rosari, evidentemente, funzionano.
Al triplice fischio dell’arbitro, è l’Arca a festeggiare, e non è una festa tanto per dire:
gli spalti si confondono col fumo di vari colori, e uno striscione si alza dalle gradinate:
“Siamo di 1 altra categoria”. Già, perché ciò
che vedo oggi starebbe benissimo persino
in Serie C. Ma, di contro, se questi ragazzi
assaggiassero la terza serie, non potrebbero far nulla di ciò che hanno fatto oggi. Ed il
bello è proprio questo: trovarsi tutti insieme,
giocatori, tifosi e dirigenti, a cantare, saltare
e ballare insieme, come se avessero vinto
la Coppa del Mondo. La gioia non si dà con
una pillola, ma è frutto di un mix di emozioni che arrivano tutte insieme, nello stesso
momento. E se ci fosse un Van Gogh ad
immortalare il tutto, potrebbe intitolare la
sua opera proprio “La gioia”. Con quei colori violenti, di furore, di bandiere e fumogeni.
Devo andar via, ma prima mi devo togliere
almeno una curiosità. Vado dal presidente
dell’Arca e gli chiedo com’è possibile aver
creato questa specie di macchina del tempo. Dove li avete presi tutti questi tifosi?
Com’è possibile? Lui ci prova a parlare del
sociale, dei valori cristiani e via dicendo, ma
non posso fare a meno di dirgli che ciò è
lodevole ma non basta. E allora? Allora è un
miracolo. Forse sarà, un giorno, nei recessi
della memoria dei presenti, un ricordo sbiadito ed improbabile, ma nessuno potrà negare, a sé stesso e agli altri, che c’è stato.
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Stefano Severi.
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