FARA IN SABINA
(Comune di Fara in Sabina -482 mt s.l.m.)
Capoluogo del comune farense, ha origini antichissime, si pensa che possa risalire all’epoca
preistorica, sono stati rinvenuti infatti resti del periodo Paleolitico medio e dell'età del bronzo
medio, recente e finale.
Per l'età del ferro sono di estrema importanza gli scavi tuttora incorso in località Arci che hanno
riportato in luce alcuni fondi di capanna risalenti alla fine del IX, all'VIII ed al VII secolo a.C., ed
una casa del VI secolo a.C., sicuramente appartenenti alla città sabina di Cures, che rammenta il
periodo nel quale la leggenda sabina colloca i rapporti con Roma (il leggendario ratto delle sabine,
i re sabini di Roma, Tito Tazio e Numa Pompilio).
Il territorio era sfruttato dal punto di vista agricolo con una fitta rete di ville, costruite su
terrazzamenti in opera poligonale nel II secolo a.C. e in opera quasi reticolata nel I secolo a.C. tra
le più note, "villa di Grotte di Torri" e ancora di Fonteluna, di Mirteto, di Cagani e di San Lorenzo a
Canneto, di Sant'Andrea e di San Pietro presso Borgo Salario, di Grottaglie, di Piano San Giovanni,
di Grotta Scura, di Monte San Martino, di Fonte Vecchia.
Le origini dell'attuale abitato sembrano risalire però ad epoca longobarda, alla fine del VI secolo,
così come anche il termine “fara” con il significato di "clan familiare" che stava ad indicare il
gruppo parentale che si muoveva unito durante gli spostamenti, spesso bellicosi, della popolazione
germanica.
Fara assunse importanza soprattutto nel tardo medioevo inglobando i territori dei castelli
abbandonati limitrofi. Attualmente Fara Sabina si presenta agli occhi dei propri abitanti, ma
soprattutto dei molti turisti, come un borgo rinnovato ma legato al suo passato ricco di eventi
storici che ne hanno segnato lo sviluppo.
Dopo Corese Terra, Fara in Sabina è in assoluto il borgo medioevale più antico, posto sul monte
Bruzio a circa 480 mt. s.l.m. domina la quasi totalità del territorio comunale.
Meta turistica del territorio sabino, Fara offre ai visitatori una serie di bellezze architettoniche ed
artistiche: il Palazzo Baronale degli Orsini, il Palazzo Brancaleoni (ex Castellani), situato in piazza
del Duomo, oggi totalmente restaurato e sede del museo civico che conserva reperti dalla
preistoria alla romanizzazione della Sabina, il Palazzo della biblioteca comunale in passato sede del
deposito del grano e del monte di pietà, il Palazzo Farnese, il Palazzo Manfredi, la Collegiata di S.
Antonio, la Chiesa sconsacrata di S. Chiara, la Chiesa di S. Giacomo, il Convento delle Clarisse, la
Cisterna situata in Piazza del Duomo che costituisce generalmente il simbolo di Fara in Sabina e le
tre entrate nella città, Porta Romana del XV secolo, Porta Castello distrutta per volontà
dell'amministrazione comunale del 1950 e Porta Forcina del 1880 dalla quale si accede a Piazza
Garibaldi.
MONASTERO CLARISSE EREMITE
Il monastero della clarisse eremite di Fara Sabina fu eretto nel XVII secolo su un castello la cui
costruzione risale all'alto medioevo e che era stato dimora delle famiglie Orsini, Farnese, Della
Rovere, Savelli, Colonna e Peretti.
Era stata la venerabile Francesca Farnese a progettare la creazione di un convento di clausura a
Fara Sabina ma, a causa della scomparsa della stessa, il progetto fu portato a compimento dal
cardinale Francesco Barberini che nel 1672 affidò a padre Giovanni di Santa Maria l'incarico di
guidare il monastero e redigere le costituzioni.
Nel 1963 l'urgenza di risanare i danni subiti dal castello nel corso della seconda guerra mondiale
indusse la Santa Sede a unire il Monastero di Fara Sabina con il Monastero di Santa Chiara di Rieti.
Le clarisse eremite abbandonarono le originarie costituzioni abbracciando la regola di santa Chiara
e, sotto la guida di madre Maria Beatrice Mistretta, iniziarono un coraggioso e paziente lavoro di
recupero delle strutture danneggiate.
Nel 1980 la Santa Sede ha ripristinato l'autonomia del Monastero.
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