Supplemento n°2 al n° 2/2008 25 dicembre 2008 n° 91 Pacco o regalo? Luci ed ombre del Natale 2008 ALZIAMO LO SGUARDO Ho chiesto a Franca Barbati, nota biblista, di accompagnarci verso il Natale 2008 con un testo che faccia riferimento al Padre delle tre religioni monoteiste. Da questo lavoro di riflessione ne è nato un articolo per il nostro notiziario che vorrei utilizzare come augurio d’impegno per gli operatori della Ass. Comunità Immigrati Ruah, per i volontari dei vari servizi, i diversi collaboratori e perché no…..per tutte le persone che quotidianamente accogliamo. Natale, festa di un incontro tra Dio e l’umanità, accoglienza di un Dio che pone la sua tenda in mezzo agli uomini. Impariamo ad accogliere come Abramo, l’amico di Dio: Ibrahim al-Khalil. Al-Khalil significa “l’amico” come dire Abramo per i Mussulmani. “Abramo sedeva all’ingresso della tenda nell’ora più calda del giorno, alle querce di Mamre. Egli alzò lo sguardo e vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui. Appena li vide corse loro incontro e si prostrò fino a terra, dicendo: “Mio Signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passar oltre senza fermarti dal tuo servo. Si vada a prendere un po’ di acqua, lavatevi i piedi e accomodatevi sotto l’albero. Permettete che vada a prendere un boccone di pane e rinfrancatevi il cuore… Allora Abramo andò in fretta nella tenda di Sara, e disse: “Presto, tre staia di fior di farina, impastala e fanne focacce.” All’armento corse lui stesso, Abramo prese un vitello tenero e buono e lo diede al servo che si affrettò a prepararlo. Prese latte acido e latte fresco, insieme con il vitello e li porse a loro Così mentre egli stava in piedi presso di loro sotto l’albero quelli mangiarono” (Genesi 18,1-8). Colui che per primo ebbe fede in Dio ci insegna come si deve porgere aiuto a chi ha bisogno, non freddamente, con distacco, ma con la partecipazione diretta, con gratuità, generosità e affabilità. Si narra che Abramo aveva fatto praticare alla sua tenda quattro aperture, una su ogni lato: il viandante che arrivava stanco e sfinito dal lungo cammino, da qualunque luogo provenisse, dal sud o da nord, da est o da ovest, trovava la tenda spalancata ad accoglierlo, dell’acqua per rinfrescarsi, del cibo per rifocillarsi, l’ombra di un albero sotto cui riposare. Colpisce la sollecitudine verso questi ospiti che sono sconosciuti, ma per lui è importante accogliere un bisognoso, un povero, un viandante, un forestiero, e accogliendoli è come se accogliesse Dio. Egli era ospitale perché amava il suo prossimo e la loro vicinanza lo colmava di gioia. All’ospite che chiedeva in che modo sdebitarsi, Abramo rispondeva: “Eleva insieme a me una benedizione di ringraziamento al Dio unico”. Sono queste qualità che resero Abramo meritevole che il suo nome fosse mutato da Abram, padre alto, in Abramo, padre di moltitudine di genti, padre di tutti i credenti. Con fatica la nostra società si apre al viandante, la troppa diffidenza che deriva dalla paura di incontrare il diverso, ci porta ad una chiusura che non ci permette di prepararci ad uno scenario dove gli immigrati, in una mentalità più inclusiva, devono essere guardati come dei nuovi cittadini; compagni di cammino capaci di fornire un nuovo apporto al nostro sviluppo sociale, economico, culturale….. Forse i tre uomini arrivati al cospetto di Abramo sono simili ai molti che incrociamo nelle nostre città, forse in quest’anno che si celebra il 60° anniversario della Dichiarazione dei diritti umani, non ci siamo ancora accorti che dietro ogni forza lavoro c’è un uomo o una donna che ci ricordano la varietà del mondo e i problemi di chi vive guerre, malattie, pericoli e carestie, di chi ha vissuto sulla propria pelle lo sfruttamento del Nord nei confronti del Sud del Mondo. Auguriamoci di poter “alzare lo sguardo” per incrociare altri e nuovi sguardi, per testimoniare la nostra prossimità all’Uomo, non tanto con il “fare” o “dare” ma piuttosto con il nostro “essere con e per l’Uomo” senza distinzioni di razze, di supremazie culturali o di fede. BUON NATALE ! Intervista Doppia Dalle Iene a.. . Mondo: Fatma e Rama, donne della Comunita’ Gilania si raccontano a voi lettori Prima ospite Seconda ospite Rama Fatma senegalese tunisina Da quanti anni in Italia 7 3 Quanti figli 3 2 L’estate italiana La libertà Il razzismo Il razzismo Cosa non sopporti di Bergamo La gente bergamasca disponibile La poca socialità e i trasporti La Città di Bergamo, le mura di Città Alta e la pulizia I paesi nelle Valli Cosa ti manca del tuo paese Il cibo, la musica, la famiglia La famiglia, le amiche e i divertimenti La povertà di alcuni paesi e la poca libertà Bene, anche se la convivenza non è facile Nome Nazionalità Cosa ti attrae dell’Italia Cosa non ti piace dell’Italia Cosa ti attrae di Bergamo Cosa detesti del tuo paese Come ti trovi nella comunità dove vivi Cosa ti piace della comunità Cosa non ti piace della comunità Libro preferito Film/telefilm preferito Cantante/gruppo preferito Una persona che ammiri Cosa cancelleresti dal mondo Un paese da visitare Il tuo sogno nel cassetto un messaggio per i lettori di mondo La stagione delle piogge Bene nei momenti di allegria e male nei momenti di tristezza I momenti di dialogo tra le persone I litigi e le incomprensioni Amico Pinco La familiarità con educatori e donne I problemi tra le ospiti e quelli tra ospiti e educatori Il Corano Terra Nostra su rai3 Terra Nostra su rai3 Youssou’ndour kaled La mamma La mamma La guerra La violenza sulle donne e il razzismo Germania Mali Una casa mia Amate gli stranieri che sono qua in Italia perché sono in difficoltà e non per fare danno Un lavoro per mantenere i miei figli Pregate per le donne immigrate, le quali devono soffrire tanto nel loro percorso migratorio PACCO o REGALO Luci ed ombre del Natale 2008 Sotto l’albero gli stranieri che vivono in Italia troveranno parecchie novità, ma questa volta il carbone sembra essere davvero amaro…. Se Santa Lucia dovrà ricordarsi che nel suo sacco un regalo su dieci andrà a bambini stranieri, Babbo Natale rischia di portare ai migranti che vivono nel nostro paese solo spiacevoli novità. Tra decreti, emendamenti, mozioni, proposte o anche solo sconvenienti uscite, infatti, il governo italiano si è da tempo attivato per disciplinare il fenomeno migratorio. L’obiettivo dichiarato, che dà il nome al pacchetto che racchiude decreti e disegni legge, è la sicurezza. Il metodo proposto prevede repressione, sorveglianza, punizioni e la creazione di un territorio dichiaratamente non accogliente: città chiuse, dove non viene voglia di fermarsi, quartieri inospitali dove si comprende subito di non essere i benvenuti e servizi sempre meno accessibili. Un territorio dove le prigioni assumono un ruolo strategico mentre i migranti sono corpi da disciplinare, sottomettere alle leggi, rendendoli ubbidienti e docili. Le proposte del governo, cavalcando l’onda delle paure che la gente nutre verso lo straniero: quelle ancestrali e quelle fomentate dalla TV, trovano facili consensi al grido di “padroni a casa nostra” o di un più educato ”se vengono qui va bene, ma che rispettino le nostre leggi”… pazienza se stiamo creando leggi irrispettabili! E nessuno sembra far troppo caso al fatto che non c’è la minima ombra delle tanto decantate radici culturali europee, niente libertà, anti-razzismo, uguaglianza, attenzione all’alterità, amore per il prossimo e niente nemmeno rispetto alla nostra costituzione che riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale, oltre ad affermare che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge. E di fronte a babbo natale, siamo tutti uguali? Basta leggere alcune delle lettere arrivate quest’anno in Lapponia per capire la risposta: Caro Babbo Natale, vorrei far venire in Italia mia mamma di 58 anni perché i miei fratelli sono spostati e faticano a mantenerla. Posso? Spiacente, la legge prima lo permetteva, ora no! Caro Babbo Natale sono venuto in Italia come turista, ma qui ho trovato un buon lavoro che mi permette di mantenere la famiglia, posso fermarmi a lavorare? No, la legge non lo permette! Babbo Natale posso far venire in Italia mio figlio di 20 anni che ha appena terminato gli studi nel nostro paese? No la legge non lo permette! Sono in Italia da molti anni, ho sempre lavorato e adesso vorrei il permesso di lunga durata, ma non ho l’idoneità alloggiativa perché, per dividere l’affitto, nella nostra casa di 58 mq circa abitiamo in 4. Babbo Natale posso avere lo stesso la carta? No la legge non lo permette! Caro Babbo Natale, non ho più il permesso di soggiorno, però lavoro e guadagno abbastanza bene. Ho un figlio di 6 anni che vuole andare a scuola, può? Certo signora, ma attenta perché la scuola potrebbe denunciarvi e voi essere espulsi! Per Babbo Natale rispondere non è sempre facile, i cambiamenti proposti sono molti e alcuni ancora in discussione: Espulsioni più facili, più potere ai sindaci, più difficoltà per i ricongiungimenti dei propri cari, allungamento dei tempi di permanenza nei CPT, maggiori difficoltà per i richiedenti asilo e rifugiati (quando ancora manca una legge organica in materia), l’obbligo, solamente per gli stranieri, di dimostrare l’idoneità dell’alloggio anche per ottenere l’iscrizione anagrafica e i servizi annessi. E poi l’introduzione delle classi speciali per gli stranieri, le proposte di un permesso di soggiorno a punti e di un tassa sul permesso (che già costa parecchio). La lista è lunga e ciascun punto meriterebbe di essere approfondito, ma ne resta ancora uno, forse il più spinoso per un migrante senza documenti come Babbo Natale: la lotta alla clandestinità che, stando alle nuove leggi, diventa reato. Lotta che porta a fare terra bruciata attorno ai “clandestini”, a creare emarginazione sociale e culturale, attraverso la negazione della casa, dell’assistenza sanitaria, dell’accesso all’istruzione, ecc. Lotta che parte dal non riconoscere un clandestino come persona. Clandestino, ossia colui che sta nascosto al giorno, nascosto perché non esiste ed ha paura e non perché fa paura, nascosto perché gli manca un pezzo di carta. Ma in noi cosa suscita la parola clandestino? Lo abbiamo chiesto un giorno al Triciclo a chi per vendere, lavorare o comprare passava di lì. “Clandestino è irregolare perché non ha i documenti, non vuole dire che è un delinquente anzi chi è clandestino si impegna di più sperando di ottenere sempre il meglio. Sono stato clandestino 3 anni e mezzo. Il grosso problema era la difficoltà di trovare lavoro e di non potere tornare nel mio paese nemmeno per un lutto perché se non hai i documenti non ti fanno più ritornare in Italia. Non conoscevo nessuno e per sei mesi ho vissuto in una casa abbandonata con altre persone. Ogni giorno temevamo che arrivassero i carabinieri a portarci via. …poi finalmente ho trovato lavoro… Dal 2003 ho il permesso di soggiorno e un lavoro fisso. Alcuni amici che invece prima erano regolari sono ora clandestini perché sono stati ingannati con contratti di lavoro fasulli. Bisognerebbe aiutarli e dare loro un’altra possibilità. Le nuove leggi sono create per spaventare e disincentivare il fenomeno migratorio ma…bisogna anche riflettere che le leggi dure aprono più porte alla microcriminalità perché se sei irregolare, non hai un lavoro, una casa… devi pur sopravvivere …” YACINE (Algeria) “Mi viene in mente la canzone di Vinicio Capossela… in fondo…siamo tutti un po’ clandestini.” SILVIA (Italia) In Clandestinità Torna a casa tardi per cena non hai orari niente prendi e niente dai vivi in clandestinità Piccole partenze rimandate poi per sempre tutto poco e male a strappo nell’ubiquità “Come un uccello sulla gabbia ho provato a essere libero…” Cantavamo nella gioia che non sai se puoi godere che non sai se può durare nella clandestinità fino a raschiar la vita per le cento città sulla strada che ci unisce e che divide da chi lasci Le metti addosso una divisa e ti guadagni la tua croce in una cella di bellezza dove cambi viso e voce Chiusi in un incanto dove non rimani uguale e sei come non sei nella clandestinità Costruirsi un labirinto un recinto, una prigione per uscirsene di notte e poter scappare fuori Dove mister Pall incontra mister Mall e in tutta libertà vivi in clandestinità Abbraccio sottobraccio per le scale di Alaveda voi che fate che vi dite dove andate? Ed nella tormenta Rastafari e Cina e tutta la mia ghenga che mi perdo se sto indietro Come un uccello che ha provato ad esser libero e che muore appena fuori sono restato senza ali e senza te Qualcuno mi protegga da quello che desidero o almeno mi liberi da quello che vorrei Dall’obbedienza e dal timore e dalla viltà guadagnar la libertà dalla clandestinità Abbraccio sottobraccio per le scale di Alaveda voi che fate che vi dite dove andate? E la faccia del mattino non mi faccia più male Come un uccello sulla gabbia sono volato nella strada senza te Dove mister Pall incontra mister Pall in tutta libertà dalla clandestinità “I clandestini sono coloro che scappano dai loro paesi per essere “liberi” , per sopravvivere, per vivere meglio…ci sono clandestini buoni e cattivi ma ci sono anche italiani buoni o cattivi.” C. (Malesia) “Clandestino non è una bella parola per identificare una qualsiasi persona. Una persona è sempre una persona indipendentemente dal fatto che abbia o no i documenti. Le leggi sono assurde ma il tema dell’immigrazione in generale è molto importante. Bisogna razionalizzare l’intera normativa per creare regole che aiutino e creino integrazione. Diminuire gli ingressi dei migranti forse permetterebbe questo: aiuti più mirati e una qualità di vita più dignitosa.” MASSIMO (Italia) “Clandestino è chi non ha i documenti e chi non ha i documenti non ha aiuto, non ha lavoro, non è accettato, ha paura dei controlli, vive sempre nella speranza dell’apertura dei flussi.Se vivi in queste condizioni devi sopravvivere e questo rischia di portarti sulla cattiva strada. Mio fratello per entrare in Italia ha pagato 6,000 € il visto turistico dura solo 20 giorni, dopo è diventato clandestino… non è riuscito a trovare un lavoro per più di un anno. Allora si è deciso a partire per il Belgio dove è riuscito a trovare lavoro, una casa e si è anche sposato. Lì però c’è già la terza generazione di immigrati una mia amica invece è clandestina, lavora giorno e notte come badante per 700,00 € al mese ma ogni volta che vede un poliziotto ha paura che facciano dei controlli, vive nel terrore.” FATIMA (Marocco) “Clandestino: sul piano umano è una parola che non dovrebbe esistere, è creata per definire le persone che vivono in un paese senza consenso del governo del paese. Se tu mi incontri per strada non sai se sono clandestino o no. E’ più forte la parola extracomunitario perché si capisce che sei immigrato, straniero. Clandestino secondo molti è colui che entra in Italia in modo illegale, io sono entrato in Italia in modo legale: con un visto per studio poi per rinnovare il permesso dovevo risultare iscritto all’università ma per essere iscritto all’università dovevo avere il permesso e così sono rimasto clandestino per 1 anno e sei mesi. Per le istituzioni non ero niente ma avevo amici italiani, la mia vita era qua, ma senza documenti non puoi fare niente. Adesso clandestino vuol dire delinquente ma creare il reato di clandestinità e mandare persone in prigione perché non hanno i documenti è un profondo segno di inciviltà di un paese. Sbarchi in Italia? Vorrei lanciare un messaggio a chi parte rischiando la vita per raggiungere l’Italia sognando una vita migliore: l’Italia una volta era vista come Eldorado ora di certo non lo è più!” AZZEDINE (Marocco) “Quando sento la parola clandestino mi viene un po’ male…alla fine siamo qua per guadagnarci un pezzo di pane. I governi parlano tra governi non parlano con le persone, non ascolta i loro bisogni. Io sono stato clandestino in Francia per 2 anni, in Spagna per 6 mesi e in Italia per 4 anni. In Francia le leggi sono più dure e se ti prendono ti rispediscono in Marocco perché ci sono accordi tra i 2 governi. In Italia no perché non ci sono accordi tra governi e devono pagare il viaggio di rimpatrio. Ora io sono regolare ma… amici clandestini hanno abbandonato l’idea di vivere in italia e sono tornati in Marocco.“ MOHAMED (Marocco) Eco-cittadini e consum-attori Itinerari di educazione alla sostenibilità per un essere e un agire consapevole Il nuovo progetto dell'Equipe Bikila, in collaborazione con la coop. Il Cerchio di Gesso. Il titolo del progetto coincide con il suo ambizioso obiettivo: contribuire alla nascita di cittadini sempre più attenti all'ambiente e che scelgano di essere attori consapevoli dei propri consumi. Grazie ad un contributo della Fondazione Cariplo l'équipe Bikila, in collaborazione con la coop. Il Cerchio di Gesso, quest'anno propone diverse attività di sensibilizzazione alle tematiche ambientali. Partirà dal suo specifico, le scuole, proponendo l'attivazione di laboratori ed esperienze didattiche rivolte agli studenti, che portino all'individuazione di nuove pratiche sostenibili per migliorare l'eco-compatibilità della scuola, ridurne l'impronta ecologica e trasformarla in luogo di sperimentazione di nuovi stili di vita, più attenti ai consumi. Si lavorerà sul risparmio energetico; sull'acqua come bene comune da salvaguardare; sull'aria, l'inquinamento atmosferico e la mobilità sostenibile; i rifiuti, gli imballaggi, la riduzione a monte e il riutilizzo; la carta, come maxirifiuto della scuola e gli alberi come risorse da valorizzare; i vestiti, come beni che possiedono un'interessante storia ecologica e sociale. Sono previsti anche momenti di formazione per gli insegnanti e i genitori. Ma la vera novità è rappresentata da una seconda azione che invece sarà rivolta alla Scuola di Italiano della Comunità Ruah e al Centro EDA di Bergamo: verranno realizzati brevi interventi di educazione ambientale e ad un consumo consapevole dove, attraverso l'apprendimento della lingua italiana come lingua seconda, i frequentanti potranno anche approfondire alcune tematiche ambientali e sperimentare pratiche di riduzione dei consumi e del prelievo di risorse. Nel lavoro quotidiano svolto con gli ospiti stranieri è emersa infatti l'esigenza di garantire una formazione/informazione anche riguardo i consumi, la gestione dei rifiuti e la tutela dell'ambiente. Per tentare di arrivare a sensibilizzare una parte sempre più ampia della cittadinanza, sono previste inoltre altre due azioni. La prima è l'attivazione di un concorso, rivolto a studenti e genitori, per la promozione e l'incentivazione della pratica sostenibile del riutilizzo, attraverso la conoscenza e l'utilizzo del laboratorio occupazionale Triciclo, e di un consumo più consapevole, attraverso la conoscenza delle Botteghe del Commercio Equo e Solidale. Ogni studente delle scuole aderenti riceverà una scheda che attesta l'adesione della scuola al concorso. Ogni volta in cui si recherà al laboratorio Triciclo e porterà un oggetto usato, oppure lo acquisterà, riceverà alcuni gettoni e così anche nella Bottega Solidale di Seriate, e in altre Botteghe di Bergamo con la stessa modalità riceverà un gettone ogni 10,00 € di spesa. I gettoni verranno raccolti in un unico contenitore per scuola e la scuola che raccoglierà un maggior numero di gettoni vincerà un computer. Il regolamento è scaricabile dal nostro sito. La seconda azione prevede l'organizzazione di un grande evento cittadino, previsto per giugno 2009, con il consueto appuntamento con la sfilata di abiti usati e del Commercio Equo e Solidale...che però riserverà diverse novità che ora non sveliamo. Dal lavoro che quotidianamente svolgiamo a scuola e nei nostri servizi, emergono difficoltà da parte della cittadinanza in generale ad immaginare ed agire comportamenti e pratiche maggiormente sostenibili da un punto di vista ambientale...speriamo dunque di divenire cordiali suggeritori di tali pratiche, non solo attraverso il lavoro che svolgiamo, ma soprattutto le scelte che, anche a livello personale, portiamo nelle nostre vite. Per ulteriori informazioni e adesioni: www.comunitaruah.it. BACHECA La Comunità Immigrati Ruah Onlus, il Triciclo e la Caritas Diocesana Bergamasca continuano il progetto Festeggia il tuo Natale regalando i prodotti del commercio equo e solidale per creare un’economia di giustizia. Cesti e confezioni regalo per privati e aziende Vieni a trovarci: Bottega Solidale Corso Roma 55 m - Seriate Dona il tuo cellulare che non usi più, contribuirai alla salvaguardia dell’ambiente ed a sostenere un progetto di accoglienza per donne con bambini in difficoltà. Cerca l’apposito contenitore o contatta il Laboratorio Triciclo : tel. 035 311914 maggiori info su: www.comunitaruah.it Ci siamo rinnovati, anche nel web. E’ on-line il nuovo sito della Comunità Immigrati Ruah www.comunitaruah.it Venite a visitarci! L’Ass. il Greto e la Bottega Solidale vi invitano al concerto natalizio del In allegato trovate la proposta natalizia “Vivi il Natale” promossa dal Centro Missionario Diocesano a sostegno della Scuola Professionale “La Ruah” di Dakar Vi aspettiamo domenica 21 dicembre alle ore 19,00 per la cena di Natale con ospiti e amici della Cororchestra Cantarchevai Sabato 20 dicembre Ore 21 al Teatro Aurora di Seriate. Comunità Immigrati Ruah Onlus Cibo, tombola e tanti auguri! Via Gavazzeni 3 – Bg- Entre le murs ( La classe) : laboratorio multietnico ? La vita scorre in una classe di studenti algerini, tunisini, cinesi, africani, turchi, sud americani, portoghesi che rappresentano l’anima di un paese multietnico che stenta a diventarlo effettivamente. Il disagio che si respira dentro l’aula deriva da invisibili “muri” mentali che separano gli adolescenti dagli adulti e che ostacolano la costruzione di processi fondamentali della nostra modernità come la democrazia, la convivenza, l’identità. Insegnanti, stanchi e rassegnati, stentano a trovare motivazioni e stimoli per svolgere il faticoso lavoro dell’insegnare ad adolescenti insofferenti, demotivati e insolenti che si portano appresso il loro disagio sociale e che non sanno che farsene di una scuola che sentono lontana ed ostile. Nonostante la difficoltà e i conflitti fra insegnante e alunni, il film tenta di ritornare a scoprire parole e atti in grado di ridare “senso” a una realtà che impedisce la convivenza fra le persone . La classe come laboratorio della società multimediale di domani? Parrebbe di sì. Nonostante la vicenda abbia una conclusione amara, in quanto sembra crollare quella fragile fiducia che, nel corso di mesi, l’insegnante ha messo in piedi. Né fiction, né documentario; film verità: alunni e insegnante sono “attori di se stessi”. Niente musica, solo rumori d’ambiente. Cantet , attraverso la sua telecamera digitale, lascia scorrere la vita, sta nella mischia con sincerità. Osserva e mostra, senza enfasi e retorica , quella mescolanza sociale (mixité) della società moderna. L’uso di primi piani, rari i totali, coglie le reazioni degli alunni alle domande del loro professore e il disorientamento dello stesso alle risposte, solo apparentemente prive di senso, dei suoi allievi. A Natale regalatevi un bel film!!!! Rocco Carbone