Relazione INCONTRO CASA DI CURA TONIOLO 10 Ottobre 2012 VANGELO SECONDO LUCA DON STEFANO MARIA SAVOIA La tradizione cristiana ha costantemente indicato Luca, il "caro medico di Paolo” (Col. 4,14) come l'autore del terzo vangelo. Egli non è né un apostolo né un testimone oculare della vita terrena di Gesù, ma conosce Cristo dai primi testimoni della sua vita e si prepara alla stesura del suo vangelo con un'accurata indagine. Infatti l'intenzione di Luca è proprio quella di offrirci un resoconto ordinato, mostrando come la buona novella iniziata in Galilea "dopo il battesimo predicato da Giovanni" si è poi diffusa "fino all'estremità della terra" (At. 1,8). Luca è il solo evangelista che premette al suo scritto un prologo nel quale dichiara, nei primi due versetti, le fonti a cui attinge: “Coloro che furono testimoni e divennero ministri della parola” (gli apostoli) e nei due versetti successivi, lo scopo e le caratteristiche del lavoro che intraprende: “Ho deciso di fare ricerche accurate e di scriverne un resoconto ordinato … perché ti possa rendere conto della solidità degli insegnamenti”. Luca precisa quindi, che si è preoccupato di porsi scrupolosamente in ascolto della tradizione ecclesiale e di scriverne un resoconto ordinato. Indubbiamente ha una preoccupazione di storicità ma quest'ultima annotazione non indica principalmente un ordine cronologico: intende piuttosto precisare che l'opera, illumina il modo in cui Dio guida, avvenimento dopo avvenimento, il suo disegno di salvezza nella storia. E ciò affinchè si possa uscire da un' idea di relazione col Maestro e si possa entrare con Lui in una relazione che ti cambia la vita!! Ecco quindi che Luca desidera subito precisare le sue fonti prezione: coloro che essendo presenti sono poi diventati i TESTIMONI o MINISTRI della Parola! Quindi non persone neutrali, ma quei primi testimoni discepoli del Signore, ma anche i successivi, che si sono lasciati e si lasciano coinvolgere dalla Parola che a loro volta trasmettono. Infatti “Servitore della Parola” dice null'altro che l'attegggiamento di chi si assoggetta alla Parola e cerca di non tradirla!! Da questo si capisce che la trasmissione degli avvenimenti di Gesù avviene in una comunità di credenti.L'evangelista dedica l'opera all' "egregio Teofilo", che sembra fosse un tempo suo catecumeno di origine pagana, forse anche convertito da lui. Lo scopo a cui mira Luca è quello di "convincere Teofilo della solidità degli insegnamenti ricevuti". Siccome il significato letterale di questo nome è “ Amico di Dio”, è facile immaginare che sotto questo appellativo, Luca abbia vlouto comprendere tutti i seguaci di Cristo. Il rapporto tra Luca e Teofilo rimanda senza ombra di dubbio a quello riportato tra Filippo e l'Eunuco negli Atti degli Apostoli dallo stesso Luca (Luca converte Teofilo come Filippo converte l'Eunuco). L'amore per la scrittura manifestato da questo personaggio è sensazionale così come sensazionale è la gioia che lo accompagna nel viaggio di ritorno dopo l'incontro provvidenziale con Filippo. Infatti questa gioia, ben nota nelle lettere di Paolo, non è separata dalla vita quotidiana poiché accompagna l'eunuco nel viaggio di ritorno quando convertirà l'Etiopia intera!! Luca con ciò vuole mostrare al suo catecumeno e di converso ad ognuno di noi che i piccoli e grandi atti di fede quotidiani hanno il potere di cambiare la gente, quella stessa gente in cui il cuore di Dio aspetta!! Non basta affermare che gli avvenimenti di Gesù esigono di essere trasmessi in una comunità credente ma occorre anche andare oltre e precisare che la vita della comunità fa intimamente parte degli avvenimenti stessi: infatti occorre annunciare un Cristo vivo, che opera attualmente, non un semplice ricordo del passato! E' la Fede che conduce e quando manca non si è in grado di continuare! Luca non solo è lo storico ma soprattutto il teologo della salvezza, quella della persona e dell 'opera di Gesù. La salvezza è una via precisa, la via di Cristo! Infatti l'evangelista accorda un' importanza particolare alla predicazione di salvezza, interpretando il ministero di Gesù come una combinazione di parola e azione, in cui la parola poggia sulla azione (Lc 28,28). Luca il medico scrive con un occhio che scruta le reazioni psicologiche e le motivazioni nascoste. Egli solo descrive l'ambiente psicologico dei suoi personaggi. Egli mostra un favoritismo per le minoranze, per gli emarginati e i non privilegiati. Samaritani, lebbrosi, pubblicani, soldati, pubblici peccatori segnati a dito, pastori ignoranti, poveri, tutti costoro sono l'oggetto di un particolare incoraggiamento nel suo vangelo. La figura di Gesù tratteggiata da Luca è ricca e articolata e, ovviamente, nelle sue linee fondamentali è comune anche agli altri vangeli. Tuttavia ci sono sottolineature particolari, come ad esempio l’universalità, la predilezione per i poveri, la misericordia e il perdono. Uomo di chiesa e di tradizione, Luca è anche uomo dai vasti orizzonti e di delicata sensibilità, specialmente nei confronti dei peccatori, degli emarginati, dei pagani e dei poveri. Infatti il suo Vangelo viene sovente menzionato come il "Vangelo della misericordia" o il "Vangelo dei grandi perdoni". Tra i sinottici Luca è il solo che include episodi o parabole quali la donna peccatrice; la pecora smarrita, la dramma perduta, il figlio prodigo; la presenza di Gesù nella casa di Zaccheo; il perdono di Gesù ai suoi carnefici; il buon ladrone. E' Luca che riporta le parole di Gesù: "Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro", mentre in Mt abbiamo l'altra versione: "Siate perfetti…". Il perdono di Gesù è offerto a tutti gli uomini, e si può così dire che Luca ha composto il "Vangelo della salvezza universale". La tavola genealogica (3, 23-38) non circoscrive la stirpe di Gesù unicamente alla linea regale di Davide, come avviene in Mt (1, 1-16), ma colloca Gesù nell'albero genealogico dell'intera razza umana in quanto figlio di Adamo che era figlio di Dio. Luca decide di iniziare tutta la sua opera ponendo in scena nel tempio, il sacerdote Zaccaria il cui nome significa: "Jahwé si è ricordato". Egli appartiene all'ottava classe dei sacerdoti, quelli che discendevano da Abia, uno dei ventiquattro nipoti del primo sommo sacerdote, Aronne (1 Cron. 24,10).L'evangelista avrebbe potuto benissimo cominciare, ad esempio, presentando Maria in preghiera con tutte le donne di Nazaret, poi dire che sua cugina Elisabetta (cfr. 1,36) era anziana e sterile…invece egli punta volutamente il riflettore su Gerusalemme e il suo tempio e sull'attesa di tutto il popolo. E questo, ovviamente non è un caso!! Il Vangelo di Luca, a differenza di altri Vangeli, comincia con Gerusalemme. E, al cuore di Gerusalemme, ha sempre di vista il Tempio, il luogo che è stato strumento, nell'Antica Alleanza, della comunione tra Dio ed il popolo. Non a caso il vitello o toro, simbolo che deriva dal profeta Ezechiele e dai quattro esseri viventi dell'Apocalisse, è stato riferito dai Padri della Chiesa, come simbolo all'evangelista Luca, a motivo, per l'appunto, della centralità del Tempio, luogo tributato da sempre ai sacrifici. Dopo i primi quattro versetti, si vede subito Zaccaria che va al Tempio per offrire l'incenso. Anche Gesù viene portato, subito dopo la nascita, a Gerusalemme (questo è riportato solo da Luca). Solo in Luca c'è Gesù dodicenne che spiega ai dottori della legge la presenza di Dio nel Tempio. Poi tutto il Vangelo è costruito come un percorso, con Gesù che deve salire a Gerusalemme, verso la Passione. Ecco perchè il Tempio pùò essere visto come quel luogo in cui dapprima la liturgia rimasta incompiuta da Zaccaria, cioè senza benedizione finale perchè rimasto muto, viene poi completata da Gesù che conclude la “liturgia” della sua vita ( Lc 24, 50b, 51a)! Già Marco (11,11-12,44) aveva compreso il significato della presenza di Gesù al Tempio. Infatti il Tempio è stato centrale nella vita del popolo ed anche nell'annuncio di Gesù, ma ecco che gli eventi decisivi, la croce, la sepoltura, la resurrezione, già lo superano, avvenendo al di fuori di esso. Basti pensare al fatto di Emmaus, i discepoli si stanno allontanando da Gerusalemme, ma vi tornano di nuovo quando Gesù ascende al cielo. Per cui, sempre di più due momenti diversi si palesano agli occhi dell'evangelista e del lettore. Da un lato il primo momento, finché Gesù non dà lo Spirito Santo, tutto il Vangelo ci mostra come Gesù sia il compimento dell'Antica Alleanza dove Gerusalemme è il fulcro dell'Antico Testamento ed il Tempio il fulcro di Gerusalemme; non si può togliere la Città Santa dall'Antico Testamento, né il Tempio dalla Città Santa. E nel Vangelo di Luca Gesù appare sempre legato alla sua città, al suo Tempio, ma, la sua cacciata, la sua passione e resurrezione, la sua ascensione e il successivo dono dello Spirito Santo, aprono ad un secondo momento: “Adesso dovete andare fino agli estremi confini della Terra” Quindi partendo da Gerusalemme si dovrà arrivare fino ai confini del mondo! In questa indicazione noi troviamo qualcosa di molto grande per noi: noi siamo coloro che devono essere radicati profondamente nella storia della rivelazione dell'Antico Testamento e nella storia di Cristo, ma dobbiamo essere anche coloro che ne sono testimoni per tutto il mondo. Fare una cosa senza l'altra sarebbe come distruggere il Cristianesimo. Realmente noi dobbiamo essere radicati in quella storia. L'evangelista Luca ha questa enorme coscienza che Gesù è per quel posto, è lì che si vive quella storia, ma quella storia appartiene di diritto al mondo intero. Già in questo ritroviamo questa fierezza di essere cristiani, questa opposizione anche, ma allo stesso tempo questo desiderio di incontrare ogni uomo. Ognuno di noi i preti, le suore, i laici, ha un dono che non può tenere per sé. Noi apparteniamo ad una Chiesa, la Chiesa di Roma, che in maniera più grande di ogni altra, sente l'urgenza di essere un punto di riferimento per il mondo intero. Infatti monito di Luca negli Atti degli Apostoli è che la missione si deve aprire sempre più al paganesimo perché questa è volontà dello Spirito Santo! Molti particolari della scena e della situzione in cui si viene a tovare Zaccaria ricalcano i motivi più comuni delle annunciazioni dell’AT: l’angelo del Signore, il turbamento e il timore dell’uomo di fronte al messaggio di Dio, l’assicurazione della presenza divina, la richiesta di un segno. Sono questi, i tratti che secondo l’AT accompagnano il manifestarsi abituale di Dio all’uomo, e che si trovano identici anche nel successivo racconto dell’annuncio a Maria. Infatti un modello letterario come questo si incontra già nel caso del concepimento di Ismaele (Gn. 16, 7-13), di Isacco (Gn. 1718) e di Sansone (Giudici 13). Inoltre, la vicenda di Zaccaria fa chiaramente allusione ad Abramo e a sua moglie Sara: l'età viene ad aggiungersi alla sterilità (Gn. 16-17). E come Abramo (Gn. 15,8), il vecchio sacerdote chiede un segno: “ In che modo potrò conoscere questo? ” Ma per quale motivo l'angelo ritiene che Zaccaria, ponendo la stessa domanda di Abramo, si dimostra incredulo? Egli sa bene già dalle Scritture, che sterilità e vecchiaia non rappresentano ostacoli per Dio, che in passato, appunto, ha concesso dei figli ai patriarchi! Inoltre Zaccaria ed Elisabetta sono descritti come “giusti davanti a Dio” e osservanti rigorosi di tutte le leggi del Signore. Ebbene il castigo temporaneo inferto a Zaccaria è dovuto al fatto che non credeva più a ciò che domandava da una vita, ovvero un figlio! Si era abituato alla sua preghiera tanto da finire a credere più a ciò che vede che a ciò che Dio dice! E il risultato è che l incredulità lo rende muto e incapace di benedire! Se Zaccaria all’annuncio dell’angelo rimane muto per la sua incredulità, la risposta di Maria, invece, è, di converso, non solo il riconoscimento della propria piccolezza e la lode per la grandezza del suo Dio e Padre che ora la vuole sposa, che ora la vuole madre, ma un atto di fede come pieno abbandono al mistero della volontà di Dio. Quando Maria chiede all'angelo Gabriele: “ Come avverrà questo?” e l’arcangelo la rassicura dicendole: “ Nulla è impossibile a Dio” Maria fa un totale atto di affidamento, perché l’affermazione “nulla è impossibile a Dio” non spiega nulla! Lei non sa come tutto questo si sarebbe realizzato nella sua vita ma si accontenta di sapere che tutto questo è la volontà di Dio! L'incredulità di Zaccaria ci insegna che bisogna accettare come verità ciò che la nostra mente non comprende fino in fondo. Ci insegna, insomma, che bisogna avere fede! Nella fede accogliamo infatti il dono che Dio fa di se stesso rivelandosi a noi, creature fatte a sua immagine; accogliamo e accettiamo quella Verità che la nostra mente non può comprendere fino in fondo e non può possedere, ma che proprio per questo dilata l'orizzonte della nostra conoscenza e ci permette di giungere al Mistero in cui siamo immersi e di ritrovare in Dio il senso definitivo della nostra esistenza. L'esistenza umana è un cammino di fede e, come tale, procede più nella penombra che in piena luce, non senza momenti di oscurità e anche di buio fitto. Finché siamo quaggiù, il nostro rapporto con Dio avviene più nell'ascolto che nella visione; e la stessa contemplazione si attua, per così dire, ad occhi chiusi, grazie alla luce interiore accesa in noi dalla Parola di Dio. Carmela Morrone