ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET ASSOCIATION INTERNATIONALE SANS BUT LUCRATIF BRUXELLES - BELGIQUE THESE FINALE EN “MUSICOTERAPIA” IL BAMBINO UN GERMOGLIO CHE CRESCE BAGNATO DA GOCCE DI SUONI E DI VOCE Percorso di musicoterapia durante i corsi di acquaticità neonatale dai 0 ai 36 mesi Relatore: Dott.ssa Paola Ulrica Citterio Co-Relatore: Dott.ssa Roberta Frison Specializzanda: Giorgia Pugiotto Matr. 2822 Bruxelles, maggio 2011 1 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 INDICE DEI CONTENUTI ABSTRACT............................................................................................................... 4 INTRODUZIONE…………………………………………………………………. 5 1° Capitolo. Lo sviluppo fisico................................................................................. 9 1.1. Lo sviluppo del sistema nervoso……………………….………………….. 10 1.2. I cambiamenti delle ossa e dei muscoli…………………………………..... 11 1.3. Lo sviluppo motorio……………………………………………………….. 12 2° Capitolo. Lo sviluppo cognitivo………...…………………………………….. 14 2.1. Lo sviluppo cognitivo secondo vari autori………………………………… 14 2.2. Lo sviluppo stadiale dell‟intelligenza…………………...………………… 16 2.3. Sviluppo del concetto dell‟oggetto……………………………………….… 22 3° Capitolo. Le teorie dell’apprendimento…………………….……………….... 24 3.1. L‟imitazione……………………………………………………………...… 26 4° Capitolo. Come nasce il linguaggio…………………………………………… 28 4.1. Il dialogo tra mamma e bambino……………………………………...…… 28 4.2. I primi suoni………...……………………………………………………… 29 4.3. La gestualità nel primo anno di vita………………...……………………… 30 5° Capitolo. L’attaccamento…………………………………….……………...… 33 5.1. L‟attaccamento prenatale………………………………….………………. 33 5.2. L‟attaccamento postnatale………………………………….……………… 34 5.3. L‟attaccamento come “ricerca della vicinanza”………………...……..….. 35 5.4. Modelli di attaccamento………………………………………...……. ..….. 36 6° Capitolo. Lo sviluppo sociale del bambino………………………...………… 39 6.1. Che cos‟è il gioco?......................................................................................... 40. 6.2. Il gioco con la mamma……………………………………………...……… 40 6.3. Il gioco con i coetanei…………………………………………………….. 41 7° Capitolo. Musicoterapia e acquaticità dal prenatale al postnatale………..…44 8° Capitolo. Come nasce l’acquaticità neonatale………………………………...46 8.1. Che cos‟è l‟acquaticità neonatale…………………………………….……..46 8.2. L„importanza della madre nei corsi di acquaticità neonatale………….……48 2 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 8.3. Il ruolo dell‟acquamotricista neonatale………………………..…………… 49 8.4. Il gioco………………………………………………………….………...… 50 8.5. Gli obbiettivi dell‟acquaticità neonatale……………………….…………… 51 9° Capitolo. Come nasce la musicoterapia neonatale…………..…….…………. 53 9.1. Che cos‟è la musicoterapia neonatale…………………………….………… 55 9.2. L‟importanza della madre nei corsi di musicoterapia neonatale….…………56 9.3. Il ruolo del musicoterapeuta neonatale………………….…………….……..59 9.4. Giocare con i suoni…………………………………….……..………………60 9.4.1. Giocare con la voce………………………….…….……….…………… 61 9.4.2. Giocare ascoltando……………………………………..…….………….62 9.5. Gli obbiettivi della musicoterapia neonatale……….………………………..62 10° Capitolo. Il Project Work………………………………….…………………..64 Premessa…………………………….……………………….………………….. 64 10.1. Materiali e metodi………………...………………….….……………….…65 10.2. Gli obbiettivi del corso……………………………….….………………….66 10.3. Il setting……………………………………….…………….………...……67 10.4. Il materiale ludico e lo strumentario…………………………...…………...68 10.5. Le tecniche………………………………………..………….……………..69 10.5.1. Il corso dei 0-6 mesi…………………………….………..…………...69 10.5.2. Il corso dei 6-18 mesi………………………………….……………...74 10.5.3. Il corso dei 18-36 mesi……………………………….……………….81 DATI RACCOLTI………………………………………………….….………......89 CONCLUSIONE………………………………………………………....…...……91 REPERTORIO MUSICALE………………………………………….………..…93 BIBLIOGRAFIA E RIFERIMENTI SITOGRAFICI…………….….…...…....100 3 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 ABSTRACT Con questo progetto di lavoro voglio riassumere il mio percorso di musicoterapia, in qualità di ostetrica specializzanda in musicoterapia, durante i corsi neonatali dai 0 ai 36 mesi presso la Palestra California a Molinetto di Mazzano Brescia. Il mio obbiettivo è quello di sostenere che l‟acqua e la musica sono elementi integranti che fanno parte della vita del bambino fin dalle sue origini (dalla fase prenatale) e che lo avviano nel suo processo di crescita fino alla formazione della sua autonomia e personalità. Lo sviluppo e la stesura della tesi sono sostenuti da materiale documentario e da una costante osservazione e partecipazione durante il tirocinio. Presento inizialmente lo sviluppo psicomotorio del bambino: lo sviluppo fisico, motorio, cognitivo e relazionale dello stesso. Fulcro del lavoro è stato però spiegare il percorso di apprendimento dei bambini attraverso l‟uso dello stimolo musicale, dei giochi, dell‟acqua e con il sostegno della figura genitoriale, dell‟acquamotricista - musicoterapeuta. Ritengo, come ostetrica e futura musicoterapeuta, che sia utile proporre a tutte le neomamme un percorso di questo tipo. Tale esperienza porterebbe vantaggio alle mamme, affinché nei primi mesi dopo il parto non si sentano sole e possano confrontarsi con altre mamme, e al bambino per lo sviluppo intellettivo, e non solo, che tali attività promuovono. 4 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 INTRODUZIONE Il titolo della mia tesi prende spunto da un libro di poesie per bambini appena nati, intitolato “GOCCE DI VOCE”. I neonati, quando vengono alla luce, non sono in grado di capire il significato delle parole ma capiscono la voce: la sentono; l‟ascoltano; ne hanno bisogno per crescere. La voce è come l‟acqua che irriga i nuovi germogli e li nutre goccia a goccia. In questo libro è stato affidato alla voce dei poeti il compito di impastare nelle parole suono e significato raccontando la storia di un fiume. Perché un fiume? Un fiume è proprio come un bambino: cresce e cambia seguendo percorsi che da sorgente lo fanno torrente, cascata e infine……mare. Sette poeti hanno narrato gli aspetti del fiume e le diverse stagioni dell‟infanzia con le loro diverse voci. Di seguito riporto i contenuti essenziale dei capitoli che verranno esposti in questa tesi: Nel primo capitolo, dopo aver dato la definizione etimologica della parola SVILUPPO, tratto i cambiamenti fisici che avvengono nel bambino a livello del sistema nervoso, delle ossa e dei muscoli; cambiamenti che costituiscono la base su cui vengono costruite le abilità motorie suddivise in: 1) Abilità con schema locomotorio; 2) Abilità con schema non locomotorio; 3) Abilità manipolative. Nel secondo capitolo illustro i seguenti concetti: 1) Quali sono i processi cognitivi: percezione, attenzione, memoria, apprendimento (presa di decisione, soluzione dei problemi), emozioni; 2) Come tali processi si sviluppano nel bambino secondo vari autori: John B. Watson, Skinner, Vygotsky, J. Brunner e Piaget; 3) I concetti di adattamento e organizzazione secondo Piaget; 4) I sei sottostadi del periodo senso-motorio, ognuno dei quali è accompagnato dal meccanismo della reazione circolare; 5) Lo sviluppo del concetto OGGETTO, come entità permanente indipendentemente dalle proprie percezione e azioni. Nel terzo capitolo riporto le teorie sull‟apprendimento: 1) La differenza tra proto e deuteroapprendimento; 2) L‟apprendimento per condizionamento classico e operante secondo il teorico Albert Bandura; 3) L‟apprendimento per imitazione o modellamento. Nel quarto capitolo espongo la nascita del linguaggio: 1) Le prime interazioni tra mamma e bambino attraverso l‟utilizzo del motherese (“mammese” o linguaggio delle madri); 2) L‟origine del balbettio verso i 5-6 mesi; 3) La comparsa del linguaggio gestuale a 9-10 mesi; 4) L‟acquisizione delle prime parole verso i 15 mesi. 5 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 Nel quinto capitolo descrivo quali sono i processi dello sviluppo del comportamento di attaccamento ( definito dallo psichiatra inglese John Bowlby “ come l’istinto di cui l’uomo è dotato che lo spinge a cercare la vicinanza e il contatto con alcuni altri individui, prima fra tutti la madre”): 1) L‟attaccamento prenatale (singolare relazione di amore che si verifica tra la donna e il suo feto dal concepimento fino al termine dei nove mesi di gestazione); 2) L‟attaccamento postnatale o bonding postnatale (legame, dialogo, connessione, intimità che si instaura tra bambino e genitore dal momento della nascita come continuità dell‟attaccamento prenatale); 3) L‟attaccamento come “ ricerca della vicinanza” (quando il bambino, verso i 6-7 mesi, può andare verso la persona che lo accudisce e attrarla verso di lui). A seconda delle modalità in cui avviene lo sviluppo del comportamento di attaccamento in queste tre fasi, il bambino può assumere tre differenti modelli: 1) Attaccamento insicuro; 2) Attaccamento evitante; 3) Attaccamento ambivalente. Nel sesto capitolo partendo dal concetto di temperamento e personalità, che determinano l‟identità di ognuno, metto in luce i diversi modi con cui ogni bambino, attraverso il gioco, interagisce con le altre persone (prima con la mamma e poi verso i 6-9 mesi con i coetanei); in altre parole tratto in maniera approfondita lo sviluppo sociale del bambino. Nel settimo capitolo introduco l‟importanza dell‟integrazione tra musicoterapia e acquaticità neonatale Nell’ ottavo e nono capitolo riporto gli elementi essenziali dell'acquaticità neonatale e della musicoterapia neonatale utilizzando gli stessi sottocapitoli; con questa modalità ho voluto così sottolineare che l'attività acquatica e musicoterapica hanno gli stessi obbiettivi e finalità: per questo vanno preferibilmente integrate. In entrambe troviamo: 1) Il rispetto dei tempi, ritmi, personalità e sviluppo psicomotorio di ciascun neonato; 2) La conoscenza dell‟ambiente attraverso l‟attivazione di tutti i canali sensoriali; 3) La costruzione dell‟autonomia e della vita sociale; 4) Gli elementi di regressione al periodo prenatale; 5) La comunicazione attraverso l'utilizzo di un linguaggio non verbale (corpo, pianto, voce, suoni, oggetti musicali e non, espressioni, sguardo e volto); 6) Il piacere della scoperta e dell'esplorazione: l‟acqua e le sue meraviglie, la manipolazione di un suono nuovo; 7) L'importanza della figura materna che conferisce maggior sicurezza e fiducia al piccolo nelle sue attività esplorative acquatiche e musicali; 8) L'importanza dell'acquamotricista e/o musicoterapeuta come presenza significativa, attenta, sensibile, recettiva e competente che condivide l'attività esplorativa dei bimbi, le loro emozioni, incrementa l'autostima ed evita giudizi; trasmette l‟amore per l‟acqua e/o musica. 9) Il gioco, quale attività libera, spontanea, volontaria che implica l'utilizzo di 4 canali: - UDITIVO Attitudine all‟ascolto e all‟invenzione musicale; - CANALE CORPOREO DIRETTO (con contatto) Utilizzo del corpo come strumento esplorativo; azioni/reazioni che il movimento del corpo produce nell‟acqua, i suoni che le mani e i gesti producono; - CANALE CORPOREO INDIRETTO (senza contatto) 6 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 Utilizzo di oggetti musicali e non, come palline, animaletti, materassini ecc; - CANALE VISIVO Informazioni che provengono dalle espressioni, gesti, azioni della figura genitoriale, dell'educatore, dei coetanei; la percezione del corpo nell'acqua, il fascino dei colori sgargianti, degli strumenti e dei giochi. Nell'ultimo capitolo illustro il Project Work realizzato in qualità di stagista specializzanda in musicoterapia durante i corsi neonatali con stimolazione plurisensoriale condotti dalla Dottoressa musicologa, musicoterapeuta, istruttrice di nuoto Paola Ulrica Citterio presso la Palestra California a Molinetto di Mazzano (Brescia). Vado ad inquadrare i materiali e i metodi utilizzati, gli obbiettivi del corso, il setting, lo strumentario e le tecniche utilizzate. Con questo elaborato voglio completare il mio percorso di musicoterapia iniziato il primo anno con la tesi “Il feto e la vita sonora” (esperienza di project work realizzata durante i corsi di preparazione al parto nel Consultorio Famigliare di Carpenedo, in provincia di Venezia) e continuato il secondo anno con la tesi “Il canto di: un delfino, una sirena una mamma” (esperienza di project work durante i corsi di preparazione alla nascita a secco e in acqua presso la Palestra California a Molinetto di Mazzano - Brescia) dove spiegavo l‟importanza della voce e del suono uniti all‟ acqua come elementi che nutrono il feto, (immerso nel caldo liquido amniotico) fin dal momento del concepimento, e che aiutano la donna nel suo percorso di diventare madre, a rilassarsi, a liberare le sue emozioni (le sue acque profonde), a creare una relazione-comunicazione empatica con il suo bambino . Al termine di ognuno dei primi 6 capitoli (che parlano dello sviluppo del bambino) ed al termine dell‟introduzione, ho deciso di inserire una delle poesie del libro affinché: come goccia dopo goccia il fiume diventa mare, anche, parola dopo parola, suono dopo suono, il bambino diventa adulto. 7 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 IL FIUME NASCE UN BAMBINO, IL MONDO LO ACCOGLIE TROVA LA PELLE E PERDE LE PIUME ED ORA IL FIUME HA UNA BELLA CORRENTE CHE PORTA COSE, CHE CORRE, CHE VIENE TROVA LE MANI E PERDE LE FOGLIE LA MAMMA MOSTRA QUEL FLUSSO POTENTE DIVENTA UOMO E TROVA IL SUO FIUME SI CHIAMA MONDO, E CI APPARTIENE FIUME CHE NASCE DALLA SORGENTE IL FIUME CRESCE, ACCOGLIE AFFLUENTI GOCCE DI VOCE NEL BUIO PROFONDO LE MAMME ESCONO, VANNO AL LAVORO BOCCHE DI MAMME CHE CANTANO LENTE ALTRI MI PORTANO I LORO TORRENTI CHIAMANO I FIGLI, CHE VENGANO AL MONDO IO…TU….NOI…LORO SI FA TORRENTE IL FIUME BAMBINO ED E’ LA FOCE, MA NON PUO’FINIRE SCALPITA I PIEDI E FRULLA LE MANI I FIGLI VANNO NEL MARE DEL MONDO LA MAMMA GIOCA CON QUEL PESCIOLINO PERCHE’ OGNI FIUME CHE SEMBRA SPARIRE IL CIRCO MAGICO DEI CORPI UMANI DIVENTA SOLO PIU’ LARGO E PROFONDO SE IL FIUME CADE NELLA CASCATA SALTO DEL CUORE IN UN GRAN SCINTILLO ORA LA MAMMA SI E’ UN PO’ ALLONTANATA LEI E’ PIU’ BELLA, SE IO SON PIU’ IO BRUNO TOGNOLINI 8 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 1° CAPITOLO LO SVILUPPO FISICO Con il termine sviluppo intendiamo tutti i processi di maturazione dell‟individuo che portano lo stesso da uno stato di dipendenza assoluta, propria del periodo perinatale, ad una condizione di autonomia e di indipendenza propria della personalità evoluta ed adulta. I processi di sviluppo implicano una necessaria interazione dell‟individuo con l‟ambiente che lo circonda. Lo sviluppo normale dell‟individuo è strettamente legato ad una armonica evoluzione di tutto ciò che comprende la sfera cognitiva, affettiva e motoria dello stesso1. La prima fase postnatale rappresenta un periodo impegnativo per il neonato che deve adattarsi in tempi brevi alle nuove condizioni ambientali e alla gestione autonoma delle funzioni neonatali, così diverse da quelle fetali. Il suo organismo deve regolare autonomamente il sistema neurovegetativo (la respirazione, la circolazione, la termoregolazione, le funzioni viscerali) e imparare velocemente a tollerare tutte le nuove percezioni sensoriali provenienti dall‟interno e dall‟ esterno del suo corpo. Il sistema posturo-motorio si trova particolarmente in difficoltà ora che viene a mancare il contenimento dell‟utero, con le condizioni facilitanti della parete uterina, del liquido amniotico e della differente forza di gravità (solo circa un terzo di quella extrauterina) . Vanno riorganizzate quindi nelle nuove condizioni all‟aria aperta le funzioni sensomotorie già presenti durante la vita intrauterina: la stabilizzazione e il controllo posturomotorio sulla linea mediana, la coordinazione occhio-mano/mano-bocca, l‟esplorazione tattile e il benessere percettivo globale2. La sequenza dei cambiamenti fisici che osserviamo dalla nascita ai 18 mesi segue due schemi generali: lo sviluppo che procede dalla testa verso il basso, o cefalocaudale, e dal tronco verso l‟esterno, o prossimodistale. Noi osserviamo l‟azione di queste due teorie nel comportamento visibile, ad esempio, nella capacità del bambino di tenere su la testa prima di riuscire a star seduto e di stare seduto prima di andare carponi, ma possiamo verificare gli stessi modelli anche nello sviluppo del sistema nervoso3. 1 http://www.ciaoprof.it, 13/01/2011 http://www.sipps.it, 13/01/2011 3 Helen Bee, (1998), “La psicologia dello sviluppo, dall‟età prenatale all‟età senile”, Ed Zanichelli, Bologna 2 9 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 1.1 LO SVILUPPO DEL SISTEMA NERVOSO La figura mostra le principali strutture del cervello. Al momento della nascita, il sistema nervoso non è interamente sviluppato. Le strutture più sviluppate alla nascita sono il mesencefalo e il midollo allungato che regolano processi fondamentali quali l‟attenzione, l‟assuefazione, il sonno, la veglia, l‟evacuazione, i movimenti della testa e del collo, tutti compiti che un neonato è in grado di svolgere abbastanza bene. La parte del cervello meno sviluppata alla nascita è la corteccia cerebrale, la sostanza grigia che con le sue circonvoluzioni avvolge il mesencefalo e che è coinvolta nella funzione della percezione, dei movimenti del corpo e di tutti gli schemi del pensiero e del linguaggio4. In questa sede alcune aree maturano prima ed altre dopo: ad esempio, tra quelle che presiedono alla motricità, sono quelle che consentono il controllo della testa, della parte superiore del tronco e delle braccia a maturare (entro i 3 mesi), mentre quelle che controllano avambracci e mani maturano dopo (entro il primo anno)5. Alla nascita, la corteccia cerebrale possiede già tutti i neuroni ed alcuni dendriti. Quello che avviene tra la nascita e i 18 mesi è la creazione di un gran numero di sinapsi che comporta una notevole crescita sia dei dendriti che degli assoni e delle fibre terminali. Per questo rapido moltiplicarsi delle fibre, il peso complessivo del cervello, a 2 anni, è tre volte quello della nascita e a 6 anni è ormai al 90% sviluppato. Un altro processo essenziale è lo sviluppo delle guaine che ricoprono gli assoni, isolandoli uno dall‟altro e migliorando la conduttività dei nervi. Queste guaine sono costituite da una sostanza chiamata mielina e il processo del loro sviluppo è detto mielinizzazione, che è in larga misura già completa all‟età di due anni, sebbene lo sviluppo del cervello continui fino all‟adolescenza6. Il processo di mielinizzazione è particolarmente importante per lo sviluppo della visione perché, evitando la dispersione degli impulsi nervosi, rende molto più rapida e nitida la trasmissione delle informazioni lungo i nervi afferenti. Questo sviluppo è pre-programmato su base genetica, ma è stimolato dall‟esperienza. Studi condotti su animali hanno dimostrato che la privazione di stimoli visivi rallenta la mielinizzazione. E‟ stato anche confrontato il grado di mielinizzazione della corteccia visiva in bambini prematuri o a termine, morti alla nascita o dopo almeno un mese: quelli 4 Ibidem Anna Emilia Berti e Anna Silvia Bombi, (1994), “La psicologia e lo studio del bambino”, Ed Petrini,Torino 6 Helen Bee, (1998), “La psicologia dello sviluppo, dall‟età prenatale all‟età senile”, Ed Zanichelli, Bologna 5 10 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 morti alla nascita, che non avevano compiuto esperienze visive, non presentavano mielinizzazione, quelli morti dopo un mese invece si, indipendentemente dall‟essere prematuri o no. Secondo vari studi la crescita del cervello non è continua né uniforme, ma presenta delle fasi di sviluppo rapido, che coinvolgono successivamente diverse parti. Un primo stadio di sviluppo rapido avviene durante la vita fetale e i primi 6 mesi dalla nascita nelle cosiddette zone arcaiche del cervello e sembra connesso con lo sviluppo delle vocalizzazioni. Tra la nascita e i 3-4 anni sono alcune aree della corteccia a subire uno sviluppo intensivo, che sembra collegato all‟acquisizione iniziale del linguaggio. Infine le aree associative del cervello continuano a maturare fino a 15 anni e oltre, in parallelo con gli ulteriori sviluppi linguistici e cognitivi7. 1.2 I CAMBIAMENTI DELLE OSSA E DEI MUSCOLI I cambiamenti del sistema nervoso sono simili a quelli che avvengono in altre strutture fisiche: ossa e muscoli. Queste strutture presentano uno sviluppo graduale che inizia nell‟infanzia e continua lungo tutta l‟adolescenza. La mano, il polso, la caviglia e il piede hanno tutti meno ossa alla nascita di quante ne avranno nella piena maturità. Ad esempio nel polso di un adulto vi sono nove ossa distinte, mentre in quelle di un bambino di un anno ve ne sono solo tre. In una parte del corpo, comunque le ossa si uniscono anziché differenziarsi8. Il cranio di un neonato è costituito da diverse ossa, separate da spazi chiamate fontanelle, che, oltre a conferire alla testa del feto un certo grado di plasticità, essenziale per facilitarne il passaggio attraverso il canale da parto, danno spazio al cervello per crescere9. Nella maggior parte dei bambini, le fontanelle vengono rimpiazzate dalle ossa in un periodo che va dai 12 ai 18 mesi creando un solo osso cranico. Le ossa molli sono chiaramente necessarie per il feto che, come detto precedentemente, deve avere una flessibilità che gli permette di adattarsi allo spazio limitato dell‟utero, ma questa stessa flessibilità contribuisce alla relativa impotenza dei piccoli dell‟essere umano che, appena nati, sono notevolmente flosci, non possono tenere su la testa, né star seduti o camminare da soli. Una volta che le ossa si sono indurite, il bambino è in grado di manovrare il proprio corpo con maggior sicurezza, e questo estende il campo dell‟esplorazione in cui può far esperienza e lo rende molto più indipendente. Per quanto riguarda i muscoli, come avviene per i neuroni, i neonati hanno già tutte le fibre muscolari che avranno da adulti, ma sono inizialmente piccole e piene d‟acqua, proprio come le ossa, e diventeranno più lunghe, più spesse e meno acquose ad un ritmo abbastanza regolare fino all‟adolescenza. La sequenza è di nuovo sia prossimodistale che cefalocaudale, per cui il bambino acquisterà abbastanza presto la forza muscolare del collo, ma la forza muscolare nelle gambe, sufficiente per camminare, comparirà soltanto alcuni mesi più tardi10. 7 Anna Emilia Berti e Anna Silvia Bombi, (1994), “La psicologia e lo studio del bambino”, Ed Petrini, Torino Helen Bee, (1998), “La psicologia dello sviluppo, dall‟età prenatale all‟età senile”, Ed Zanichelli, Bologna 9 G.Pescetto, L. De Cecco, D.Pecorari, N. Ragni, “Ginecologia e ostetricia”, Società Editrice Universo, Roma 10 Helen Bee, (1998), “La psicologia dello sviluppo, dall‟età prenatale all‟età senile”, Ed Zanichelli, Bologna 8 11 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 1.3 LO SVILUPPO MOTORIO Tutti questi cambiamenti fisici formano la base su cui vengono costruite le abilità motorie del bambino, che progrediscono rapidamente. E naturalmente sono proprio quelle nuove capacità fisiche che sono così straordinariamente sorprendenti per i genitori. Possiamo dividere l‟ampia gamma delle abilità motorie in tre gruppi: 1) Abilità con schema LOCOMOTORIO: camminare, correre, saltare, saltellare e saltare la corda; 2) Abilità con schema NON LOCOMOTORIO: spingere, tirare e piegarsi; 3) Abilità MANIPOLATIVE: afferrare, gettare, acchiappare, calciare ed altre azioni che implicano ricevere e muovere oggetti. Le nuove abilità motorie del bambino non saltano fuori all‟improvviso, ma ognuna di esse emerge dalla coordinazione di un‟ampia serie di capacità percettive e motorie. Utilizzare il cucchiaio per portare il cibo alla bocca, ad esempio, richiede lo sviluppo dei muscoli della mano e del polso, lo sviluppo delle ossa del polso, le abilità di coordinazione occhio - mano che permettono di aggiustare la direzione del cucchiaio mentre lo spostiamo verso la bocca e la coordinazione di tutto questo con l‟apertura della bocca proprio al momento giusto11. LE TAPPE DELLO SVILUPPO MOTORIO NEI PRIMI DUE ANNI 12 ETA’ 1 MESE ABILITA’ LOCOMOTORIE Piccoli cambiamenti dei riflessi 2-3 MESI 4-6 MESI 7-9 MESI 10-12 MESI Si gira nel letto; sta seduto se qualcosa lo sostiene; si sposta con le mani e le ginocchia Sta seduto senza sostegno; va carponi Tenta di alzarsi in piedi e cammina con appoggio; poi cammina senza aiuto Cammina all‟indietro 11 12 ibidem ibidem ABILITA’ NON ABILITA’ LOCOMTORIE MANIPOLATORIE Solleva leggermente la testa; segue lentamente Trattiene un oggetto se con gli occhi gli gli viene messo in oggetti in movimento mano Solleva la testa fino a 90° quando è sdraiato Inizia a colpire gli sullo stomaco oggetti che vede Tiene la testa eretta quando sta seduto Si accovaccia e si curva in avanti Fa rotolare la palla Allunga la mano per prendere e afferrare gli oggetti Trasferisce gli oggetti da una mano all‟altra Dà la preferenza ad alcuni gesti della mano; afferra il cucchiaio tenendolo di traverso al palmo della mano, ma è impreciso nel portare il cibo alla bocca Costruisce una torre di due cubi; mette degli 12 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 13-18 MESI e di lato; corre verso un adulto oggetti dentro a una scatola e li rovescia Duprè agli inizi del 900 sottolineò gli stretti legami esistenti tra sviluppo motorio e gli aspetti cognitivi e affettivi. Come conseguenza di questa affermazione il raggiungimento dei traguardi relativi allo sviluppo motorio nei tempi previsti è considerato elemento indicativo di un normale sviluppo intellettivo13. LA SORGENTE SSS, LO SENTI? SENTI QUESTO SUONO? UN SUONO QUASI SILENZIOSO, BUONO UN SUONO DI BISBIGLIO, UN FRUSCIO, UN SUONO SCIOLTO, UN BASSO MORMORIO, IL SUONO BUONO DELL’ACQUA CHE ESCE, IL SUONO FRESCO DELL’ACQUA CHE NASCE. SSS, AMICI, ZITTI….LO SENTITE IL SUONO DI QUEST’ACQUA QUIETE E MITE? SSS, LO SENTITE? LO SENTITE, GENTE IL SUONO DI QUEST’ACQUA DI SORGENTE. ROBERTO PIUMINI 13 http://www.sunhope.it, 20/12/2010 13 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 2° CAPITOLO LO SVILUPPO COGNITIVO I processi cognitivi sono quelle funzioni che permettono all‟organismo di raccogliere informazioni relative al proprio ambiente; di immagazzinarle, analizzarle, trasformarle, valutarle, per poi utilizzarle al fine di agire nel mondo circostante. Tali funzioni cognitive sono: 1) PERCEZIONE: processo attivo di elaborazione, integrazione e interpretazione degli stimoli sensoriali14. Le capacità percettive del neonato sono: vista, udito, odorato, gusto e tatto. 2) ATTENZIONE: ossia è la funzione che regola l‟attività dei processi mentali filtrando ed organizzando le informazioni provenienti dall‟ambiente e permettendo agli individui di emettere le risposte adeguate alle diverse situazioni15. 3) MEMORIA: E‟ la capacità di immagazzinare informazioni e di avere accesso ad essa. Senza la memoria saremmo incapaci di vedere, udire e pensare. Contribuisce alla continuità dell‟esperienza sensoriale, alla strutturazione delle conoscenze e dell‟identità personale, al ragionamento, al linguaggio ed alle emozioni16. 4) APPRENDIMENTO: Mutamenti relativamente stabili di sentimenti, pensieri e modelli di comportamento prodotti dalle esperienze. Noi cambiamo in risposta degli eventi che viviamo e, particolarmente, in risposta alle azioni e alle reazioni delle persone che ci circondano17. 5) PENSIERO: quando si parla di pensiero ci si riferisce a tre processi generali: a) RAGIONAMENTO - attività mentale che sottopone a delle trasformazioni l‟informazione in nostro possesso, al fine di poter giungere a delle conclusioni. b) LA PRESA DI DECISIONI - elaborare un‟ipotesi sul significato delle informazioni in entrata e sullo stato delle cose per selezionare e pianificare le scelte da mettere in atto. c) LA SOLUZIONE DI PROBLEMI. 6) EMOZIONI: stati interiori che rendono conto del perché mettiamo in atto un determinato comportamento; veicolo di una serie di informazioni provenienti da canali informativi diversi che integrano e completano in modo sinergico il sistema cognitivo razionale18. 2.1 LO SVILUPPO COGNITIVO SECONDO VARI AUTORI 1) John B. Watson (1878-1958) sostiene che la mente del bambino sia una tabula rasa e che gradualmente cambi (si sviluppi) attraverso le sue esperienze di apprendimento. Lo sviluppo è considerato come il risultato di un processo continuo di apprendimento, che può procedere in diverse direzioni a seconda dei tipi di ambiente ai quali una persona è esposta. 2 ) Skinner ritiene che lo sviluppo rifletta il condizionamento operante dei bambini, i quali sono passivamente modellati dalle loro esperienze. Essi imparano a modificare il loro comportamento (cioè a formare nuove abitudini) al fine di ottenere rinforzi o di evitare punizioni. 3) Per Vygotsky le variabili culturali influenzano i processi cognitivi: pensiero e linguaggio. - Lo sviluppo mentale è il risultato dell‟interiorizzazione di forme culturali; 14 http://www.sunhope.it, 20/12/2010 Istituto Meme, Istituzioni di psicologia, fotocopie, A.A. 2005-2006 16 Ibidem 17 Istituto Meme, Psicologia dello sviluppo, appunti, 20/12/2010 18 A cura di Roberta Frison, Silvia Cavatorta, Daniela Vecchi, (2009), “Manuale di arti terapie e musicoterapia, teorie e pratiche”, Ed. Marco Del Bucchia, Lucca 15 14 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 - Lo sviluppo psicologico è un processo di interiorizzazione di mediatori simbolici: lingua scritta e parlata, calcolo, disegno ecc. - Nello sviluppo del linguaggio il bambino attraversa tre fasi: a) Uso del linguaggio di tipo sociale e comunicativo; b) Uso del linguaggio con funzione mista: sociale e intrapsichica (fase egocentrica: parlare a se stesso); c) Uso del linguaggio con funzione intrapsichica (linguaggio interiore o pensiero verbale). 4) Per J.Bruner la cultura forma la mente degli individui: è intrinseca all‟individuo e non qualcosa che “si sovrappone” alla natura umana. Nel processo di acquisizione del pensiero maturo, il bambino passa attraverso tre forme di rappresentazione: a) Rappresentazione esecutiva: caratterizza il 1 anno di vita; la realtà viene codificata attraverso l‟azione; b) Rappresentazione iconica (2-6/7 anni): la realtà viene codificata attraverso le immagini (visive, uditive, olfattive, gustative, tattili); c) Rappresentazione simbolica (dai 7/8 anni in poi): la realtà viene codificata attraverso il linguaggio ed altri sistemi simbolici come il numero e la musica19. 5) Secondo Piaget l‟intelligenza, altro non è se non un prolungamento del nostro adattamento biologico nell‟ambiente; gli studi piagetiani sui primi anni di vita sono dedicati proprio a dimostrare la continuità tra biologia e intelligenza. Il tipo di conoscenza accessibile all‟uomo è condizionata dalla sua “eredità specifica”, cioè dalle caratteristiche strutturali del suo sistema nervoso e sensoriale, le quali fanno si che, ad esempio, egli possa percepire solo una determinata gamma di frequenze sonore. Ma oltre a questo, secondo Piaget, noi ereditiamo anche una disposizione ad accrescere la nostra conoscenza, che ci permette di trascendere i limiti imposti dall‟eredità specifica: così pur non potendo udire, noi siamo giunti infine a sapere che esistono altre frequenze sonore e a conoscerne la proprietà. Pieget chiama questa disposizione “eredità generale”. Questo modo di funzionare della nostra conoscenza è affine al funzionamento biologico per due aspetti, dice Piaget, che sono: 1) L’ADATTAMENTO 2) L’ORGANIZZAZIONE. 1) L’ADATTAMENTO: è una caratteristica peculiare degli esseri viventi quella di adattarsi attivamente al proprio ambiente, trasformandolo e trasformandosi in modi favorevoli alla propria conservazione. Sul piano cognitivo, i primi strumenti che consentono l‟adattamento sono gli schemi senso-motori, costituiti da sequenze di percezioni e azioni tra loro connesse in una totalità, una Gestalt; successivamente si formano gli schemi mentali, come ad esempio i concetti. Uno schema è una specie di organo psicologico funzionalmente equivalente agli organi della digestione, in quanto costituisce uno strumento per agire sulla realtà, trasformandola in modo tale da favorire l‟adattamento dell‟organismo all‟ambiente: conoscendolo, appunto. Secondo Piaget, nell‟adattamento possiamo distinguere due aspetti: a) L’ASSIMILAZIONE b) L’ACCOMODAMENTO a) L’ASSIMILAZIONE consiste nell‟incorporare un oggetto ad un concetto o ad uno schema di azione che già si possiede senza modificarlo. Un adulto che riconosce un albero, dicendo che è un abete sta assimilando l‟albero che ha visto al concetto di abete; il lattante che stringe un oggetto lo sta assimilando allo schema della prensione. 19 Istituto Meme, Psicologia dello sviluppo, appunti, 20/12/2010 15 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 b) L’ACCOMODAMENTO consiste invece nel modificare un concetto o uno schema di azione in modo da potervi incorporare un nuovo oggetto. Un adulto che osserva un albero mai visto prima modifica il proprio concetto, rendendosi conto ad esempio che non tutti gli alberi hanno foglie verdi; il bambino che per la prima volta cerca di afferrare una scatoletta deve compiere dei movimenti diversi da quelli che faceva per afferrare degli oggetti dai contorni curvi: egli in questo modo accomoda lo schema della prensione alle proprietà del nuovo oggetto. L‟assimilazione e l‟accomodamento non riguardano solo il rapporto tra azioni e oggetti, ma anche tra uno schema e l‟altro. L‟assimilazione consiste qui nel coordinare due o più schemi di azione precedentemente esercitati in modo indipendente l‟uno dall‟altro. Così quando il bambino comincia a portarsi alla bocca un oggetto per succhiarlo, possiamo dire che sta assimilando lo schema della prensione a quello della suzione. Per poter essere coordinati, gli schemi di azione devono aggiustarsi gli uni agli altri, e in ciò consiste l‟accomodamento. Inizialmente l‟assimilazione e l‟accomodamento non sono ben differenziati e di conseguenza neppure ben coordinati. Ciò avviene perché nel neonato manca una chiara distinzione tra sé e il mondo esterno20. “Nelle loro direzioni, l’assimilazione e l’accomodamento sono opposti tra loro, perché l’assimilazione è conservatrice e tende a subordinare l’ambiente all’organismo così com’è, mentre l’accomodamento è la fonte dei cambiamenti e piega l’organismo alle successive costrizioni dell’ambiente”21. Nel corso dello sviluppo, però questi due concetti si coordinano sempre meglio tra loro fino a diventare complementari. Il bambino infatti, dice Piaget, “si interessa alla novità e la persegue per se stessa”: cerca cioè di applicare i propri schemi in circostanze sempre nuove; così facendo gli schemi si moltiplicano, si raffinano e si collegano l‟uno all‟altro. Essi permettono allora di assimilare aspetti nuovi della realtà senza deformarli e senza che il necessario accomodamento scardini completamente gli schemi preesistenti: assimilazione e accomodamento sono tra loro in equilibrio. Quando assimilazione e accomodamento sono ben integrati tra loro si realizza un buon adattamento all‟ambiente, in altri termini un‟azione cognitiva veramente intelligente 22. 2) L’ORGANIZZAZIONE: un buon processo adattivo implica un‟organizzazione, cioè la presenza di strutture coordinate che permettono di realizzare tutte le attività utili al fine in questione. 2.2 LO SVILUPPO STADIALE DELL’INTELLIGENZA Secondo la teoria di Piaget, il bambino viene al mondo fornito soltanto di schemi sensoriali e motori, perciò è da qui che dobbiamo cominciare. All‟inizio, il bambino è legato esclusivamente all‟immediato presente e risponde a qualsiasi stimolo sia disponibile. Egli non ricorda eventi o cose da un incontro al successivo e non dimostra di fare progetti o di avere degli scopi. Tutto questo cambia gradualmente durante questi primi 18 mesi, nei quali il bambino comincia a capire che gli oggetti continuano ad esistere anche quando sono fuori dalla sua vista ed è in grado di ricordare gli oggetti, le azioni e le persone per un certo periodo di tempo. Ma Piaget sostiene che, nel periodo sensomotorio, il bambino è incapace di manipolare queste prime immagini mentali o memorie e non usa simboli per rappresentare gli oggetti o gli eventi. E‟ la nuova capacità di manipolare i simboli interni, come le parole o le immagini che segna l‟inizio della fase successiva, quella del pensiero preoperatorio 18-24 mesi circa. 20 Anna Emilia Berti e Anna Silvia Bombi, (1994), “La psicologia e lo studio del bambino”, Ed Petrini, Torino J. Piaget, (1973), “La costruzione del reale nel bambino”, Firenze: La Nuova Italia, p.397-8 22 Anna Emilia Berti e Anna Silvia Bombi, (1994), “La psicologia e lo studio del bambino”, Ed Petrini, Torino 21 16 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 Il cambiamento, dal limitato repertorio di schemi di cui il bambino piccolo dispone alla capacità di utilizzare i simboli, che acquista a 18 mesi circa, è graduale. Piaget descrive sei sottostadi, ognuno dei quali rappresenta uno specifico avanzamento rispetto a quello che lo precede23. Il meccanismo che assicura i principali progressi dell‟intelligenza nel periodo senso-motorio è quello della REAZIONE CIRCOLARE. Piaget riprese da James Baldwin, filosofo e psicologo statunitense, il concetto di reazione circolare: per essa si intende la ripetizione di un„azione prodotta inizialmente per caso, che il bambino esegue per ritrovarne gli interessanti risultati. Grazie alla ripetizione, l‟azione originaria viene consolidata e perfezionata e diventa uno schema che il bambino è capace di eseguire con facilità anche in altre circostanze. Piaget ha distinto diversi tipi di reazioni circolari, che appaiono in stadi successivi del periodo senso-motorio. La più primitiva è la REAZIONE CIRCOLARE PRIMARIA (appare nel secondo stadio) che consiste in un‟azione riguardante il corpo del bambino e non oggetti o eventi dell‟ambiente24. Il bambino un giorno si succhia casualmente il pollice, trova la cosa piacevole e ripete l‟azione. Successivamente (terzo stadio) compaiono LE REAZIONI CIRCOLARI SECONDARIE, queste differiscono soltanto per il fatto che il bambino ora ripete alcune azioni per provocare una reazione all‟esterno del suo corpo: attraverso di esse il bambino inizia ad esplorare la realtà. Il bambino emette suoni e la madre sorride così il bambino ripete l‟azione per far sorridere di nuovo la madre. Soltanto nel sottostadio quattro vediamo l‟inizio della reale comprensione delle connessioni casuali e a questo punto il bambino comincia a esplorare a grande velocità: COORDINAZIONE DEGLI SCHEMI SECONDARI. Nel quinto sottostadio appaiono LE REAZIONI CIRCOLARI TERZIARIE. In questo schema il bambino non si accontenta di ripetere semplicemente il comportamento originario, ma sperimenta delle variazioni sistematiche nelle sue azioni che lo portano ad individuare nuovi mezzi per agire intenzionalmente sulla realtà25; potrebbe cioè provare molti altri suoni o espressioni del viso per vedere se provocano il sorriso della madre o cercare di far cadere un giocattolo a varie altezze per vedere se fa suoni diversi o se atterra in luoghi diversi. Nonostante il sottostadio 5 sia caratterizzato da una sperimentazione intenzionale, Piaget sostiene che il bambino, in questa fase, non possiede ancora i simboli interni26. Dopo i 18 mesi ha luogo un grande cambiamento che differenzia nettamente il sesto e ultimo stadio dai precedenti e che viene a costituire l‟inizio di un nuovo, grande periodo evolutivo. Appare infatti LA FUNZIONE SIMBOLICA, cioè la capacità di immaginare o pensare qualcosa che non è presente e non si può vedere, sentire o toccare. Di fronte ad un nuovo problema il bambino è ora capace di trovare una soluzione nuova senza doverla sperimentare concretamente: per far ciò egli deve risolvere il problema mentalmente, immaginandosi gli effetti delle sue azioni. Ad esempio Piaget racconta che sua figlia Giacomina, ad un anno e otto mesi, “arriva davanti a una porta chiusa con un po’ d’erba in ciascuna mano. Tende la mano verso la maniglia, ma si accorge che non riesce a girarla se non lascia cadere l’erba. Mette l’erba sul pavimento e afferra la maniglia. Ma si accorge che, tirando a sé la porta, spazzerà via l’erba che ha posto tra la porta e la soglia. Raccoglie perciò l’erba per metterla al di fuori dell’area entro cui si muove la porta”27. Giacomina mostra così di immaginare qualcosa che non è ancora successo e di regolare la propria azione in base a ciò 28. 23 Helen Bee, (1998), “La psicologia dello sviluppo, dall‟età prenatale all‟età senile”, Ed Zanichelli, Bologna Anna Emilia Berti e Anna Silvia Bombi, (1994), “La psicologia e lo studio del bambino”, Ed Petrini, Torino 25 Anna Emilia Berti e Anna Silvia Bombi, (1994), “La psicologia e lo studio del bambino”, Ed Petrini, Torino 26 Helen Bee, (1998), “La psicologia dello sviluppo, dall‟età prenatale all‟età senile”, Ed Zanichelli, Bologna 27 J.Piaget , (1968), “La nascita dell‟intelligenza nel bambino”, Firenze: Giunti, p.335 28 Anna Emilia Berti e Anna Silvia Bombi, (1994), “La psicologia e lo studio del bambino”, Ed Petrini, Torino 24 17 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 I SOTTOSTADI DEL PERIODO SENSOMOTORIO SECONDO PIAGET SOTTOSTADIO 1 0-1 MESE 2 29 30 ETA‟ 1-4 mesi DEFINIZIONE DI PIAGET RIFLESSI Reazioni circolari primarie CARATTERISTICHE Presenza di schemi o riflessi automatici come il succhiare o il guardare, afferrare, vocalizzare. Gli schemi primitivi iniziano a cambiare grazie all‟assimilazione e all‟accomodamento, dando origine ad azioni più complesse e controllate. Nessuna imitazione e nessuna capacità di integrare le informazioni provenienti dai vari organi di senso Il bambino comincia ad acquisire schemi nuovi mediante reazioni circolari primarie: ad esempio cerca ripetutamente di schioccare la lingua; oppure tocca per caso con una mano una parte del suo corpo o un oggetto e cerca poi di ripetere il movimento. In questo modo il bambino impara azioni nuove e le perfeziona29. Inizia la coordinazione degli schemi provenienti da organi di senso diversi, per cui il bambino ora guarda in direzione di un suono e succhia qualsiasi cosa possa raggiungere e portare alla bocca30. Anna Emilia Berti e Anna Silvia Bombi, (1994), “La psicologia e lo studio del bambino”, Ed Petrini, Torino Helen Bee, (1998), “La psicologia dello sviluppo, dall‟età prenatale all‟età senile”, Ed Zanichelli, Bologna 18 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 3 4-8 mesi Reazioni circolari secondarie Particolarmente importanza ha la coordinazione tra visione e prensione: guarda le mani mentre le muove, porta davanti agli occhi qualcosa che ha afferrato con la mano, prende un giocattolo dopo averlo visto31. Ma il bambino non collega ancora le sue azioni ai risultati che avvengono fuori di lui32. Il bambino diventa molto più consapevole degli eventi esterni e cerca di farli accadere di nuovo secondo una specie di apprendimento per prova ed errore. Non è ancora chiaro, però, se vi è la comprensione dei legami casuali33. Ad esempio se, agitando le braccia, il bambino ha scosso casualmente dei ninnoli sospesi sopra il lettino, cerca poi di riprodurre gli stessi movimenti per rivedere quello spettacolo. Può verificarsi l‟imitazione, ma soltanto di schemi che fanno già parte del repertorio del bambino. In questo periodo inizia anche la comprensione del “CONCETTO DI 31 Anna Emilia Berti e Anna Silvia Bombi, (1994), “La psicologia e lo studio del bambino”, Ed Petrini, Torino Helen Bee, (1998), “La psicologia dello sviluppo, dall‟età prenatale all‟età senile”, Ed Zanichelli, Bologna 33 ibidem 32 19 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 34 35 4 8-12 mesi coordinazione degli schemi secondari 5 12-18 mesi reazioni circolari terziarie OGGETTO” che si concluderà solo nel sottostadio 6 (vedi cap. 2.3)34. Comportamento mezzo/fine chiaramente intenzionale. Il bambino non solo si dà da fare per ottenere ciò che vuole, ma può anche combinare due schemi, come gettare un cuscino per raggiungere un giocattolo. Si verifica l‟imitazione di comportamenti nuovi, come il trasferimento dell‟informazione da un senso all‟altro35. Inizia la “sperimentazione” per cui il bambino cerca nuovi modi di giocare con gli oggetti o di manipolarli. Tocca un oggetto per vedere se è liscio o ruvido, rigido o molle, se produce o no dei suoni; varia le proprie azioni per vedere quali effetti ne risultano (ad esempio se ha lasciato cadere un giocattolo, lo fa poi cadere di nuovo modificando i propri movimenti). Piaget ha chiamato reazioni circolari terziarie queste ripetizioni con variazioni; grazie ad esse il bambino scopre nuovi mezzi con cui raggiungere gli scopi. Ad esempio scopre che un oggetto rigido Anna Emilia Berti e Anna Silvia Bombi, (1994), “La psicologia e lo studio del bambino”, Ed Petrini, Torino Helen Bee, (1998), “La psicologia dello sviluppo, dall‟età prenatale all‟età senile”, Ed Zanichelli, Bologna 20 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 6 18-24 mesi inizio del pensiero rappresentativo. può essere utilizzato per spostarne un altro e prendere così qualcosa che non è a portata di mano; che un oggetto posto sopra un altro (ad esempio un vassoio o un cuscino) può essere avvicinato a sé senza toccarlo, semplicemente tirando il supporto36. L‟esplorazione per prova ed errore è finalizzata e molto attiva. Si sviluppa l‟uso di simboli per rappresentare gli oggetti e gli eventi37: è in grado di agire sulla realtà con il pensiero. Può immaginare gli effetti di azioni che si appresta a compiere, senza doverle mettere in pratica concretamente per osservarne gli effetti38. Si verifica per la prima volta l‟imitazione differita, che richiede la capacità di rappresentarsi internamente l‟evento da imitare39. La presenza della capacità rappresentativa è testimoniata anche dall‟uso del linguaggio: è infatti a partire dai 18 mesi che il bambino usa le parole non solo per accompagnare le 36 Anna Emilia Berti e Anna Silvia Bombi, (1994), “La psicologia e lo studio del bambino”, Ed Petrini, Torino Helen Bee, (1998), “La psicologia dello sviluppo, dall‟età prenatale all‟età senile”, Ed Zanichelli, Bologna 38 Anna Emilia Berti e Anna Silvia Bombi, (1994), “La psicologia e lo studio del bambino”, Ed Petrini, Torino 39 Helen Bee, (1998), “La psicologia dello sviluppo, dall‟età prenatale all‟età senile”, Ed Zanichelli, Bologna 37 21 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 azioni che sta compiendo, nominare o chiedere un oggetto presente, ma anche per descrivere cose non presenti40. 2.3 SVILUPPO DEL CONCETTO DELL’OGGETTO Nel periodo senso-motorio il bambino giunge a comprender alcuni aspetti del mondo circostante, che secondo Piaget richiedono il possesso delle categorie di oggetto, spazio, tempo e causa. Queste categorie, che sembrano connaturate alla nostra mente, sono il frutto dello sviluppo della costruzione della nozione di oggetto, cioè della sequenza attraverso la quale il bambino giunge a svincolare l‟esistenza degli oggetti dalla propria azione e percezione, riconoscendo loro un‟esistenza a sé. In che cosa consiste la nozione di oggetto? Quando avvertiamo una sensazione tattile nella mano noi possiamo dire che abbiamo toccato, ad esempio, un tavolo; quando vediamo un colore rosso e una forma tondeggiante riconosciamo di aver davanti una mela: in altre parole noi riteniamo che le nostre percezioni siano originate da qualcosa che sta fuori di noi, un oggetto appunto. Se la mela sparisce dalla nostra vista quando ci voltiamo, noi non pensiamo che si sia annullata, cioè consideriamo gli oggetti come entità stabili. Secondo Piaget, nel neonato tutto ciò non avviene; i bambini non comprendono certe proprietà fondamentali degli oggetti che tutti gli adulti danno per scontate: gli oggetti esistono anche quando non li utilizziamo - una conoscenza che Piaget ha chiamato permanenza dell‟oggetto. Secondo Piaget, i bambini all‟inizio non hanno alcuna consapevolezza di queste proprietà degli oggetti e la acquisiscono gradualmente durante il periodo senso-motorio41. Nei sottostadi 1 e 2 il bambino può seguire con gli occhi una persona o un oggetto finché non è fuori dalla sua vista, ma poi perde ogni interesse. Nel sottostadio 3 il bambino comincia a considerare gli oggetti come qualcosa che esiste anche indipendentemente dalla sua attività percettiva o motoria42: inizia ad anticipare il movimento degli oggetti, infatti, se fa cadere un giocattolo dal bordo del seggiolone può darsi che si porga per guardare il luogo dove probabilmente cadrà. Se copriamo parzialmente un giocattolo con un panno, mentre il bambino sta per raggiungerlo, egli probabilmente proseguirà nel suo intento, ma se lo copriamo completamente, si fermerà e non mostrerà più alcun interesse. Nel sottostadio 4, che inizia a 8 mesi circa, il bambino cercherà ugualmente di raggiungerlo o toglierà la copertura che ha visto mettere sull‟oggetto desiderato, mostrando quindi di attribuire loro un‟esistenza indipendentemente dalla propria percezione. Tuttavia, i bambini di questa età mostrano una limitazione curiosa in questo nuovo comportamento. Se a questo punto, di fronte al bambino, nascondiamo il giocattolo in un altro posto o lo copriamo con un panno diverso, egli cercherà il giocattolo nel primo posto. Piaget pensava che questa fosse la dimostrazione che il bambino, in questo stadio, non ha ancora una completa rappresentazione interna dell‟oggetto o non capisce ancora che l‟oggetto può essere spostato, mentre invece sta usando uno schema senso-motorio che associa il giocattolo al raggiungimento nel primo luogo. Dal punto di vista della teoria dell‟apprendimento il bambino ha sviluppato una semplice abitudine sensomotoria anziché una completa comprensione della permanenza dell‟oggetto 43. 40 Anna Emilia Berti e Anna Silvia Bombi, (1994), “La psicologia e lo studio del bambino”, Ed Petrini, Torino Ibidem 42 Ibidem 43 Helen Bee, (1998), “La psicologia dello sviluppo, dall‟età prenatale all‟età senile”, Ed Zanichelli, Bologna 41 22 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 Nel sottostadio 5 il bambino impara a cercare l‟oggetto nel punto dove l‟ha visto l‟ultima volta, senza tuttavia tener conto degli eventuali spostamenti invisibili avvenuti mentre l‟oggetto era già dietro lo schermo. Se ad esempio mostriamo al bambino una pallina e poi la nascondiamo nel pugno, il bambino cercherà di aprire la nostra mano per recuperarla. Ma se dopo aver chiuso la pallina nella mano la deponiamo sotto il cuscino di una poltrona, il bambino la cercherà ancora nella mano, senza neppure tentare di guardare sotto il cuscino dopo aver constatato che nella mano non c‟è. Un bambino nel sesto stadio, invece, è in grado di cercare la pallina sotto il cuscino, perché riesce ad immaginare lo spostamento della pallina dalla mano alla poltrona, anche se non ha potuto vederlo. Secondo Piaget, questo tipo di comportamento indica che l‟oggetto è ora visto come una cosa a sé stante, che il bambino considera come indipendente dalle proprie azioni e percezioni: proprio per questo si può pensare che si sia spostato mentre non lo si vede. Si è compiuta una tappa importante della costruzione della realtà: il riconoscimento dell‟esistenza di oggetti permanenti e stabili al di fuori di noi44. TORRENTE TERRA SABBIA SECCO TUTTO IL TORRENTE HA IL LETTO ASCIUTTO ALGHE PESCI ONDE NIENTE NON C’E’ ACQUA NEL TORRENTE GOCCIA GOCCIA MANGIA I SASSI L’ACQUA AVANZA A GRANDI PASSI L’ACQUA MANGIA ANCHE LA TERRA E IL TORRENTE ORA SI SFERRA SALE L’ACQUA E IN UN BALENO IL TORRENTE HA IL LETTO PIENO CORRE FOLLE SENZA FIATO L’ARIA FREDDA HA DIVORATO SALTA L’ACQUA E LA CORRENTE SFRECCIA A VALLE PREPOTENTE BALZA SBALZA SBUFFA E SBRUFFA E NEL FIUME POI…SI TUFFA!! CHIARA CARMINATI 44 Anna Emilia Berti e Anna Silvia Bombi, (1994), “La psicologia e lo studio del bambino”, Ed Petrini, Torino 23 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 3° CAPITOLO LE TEORIE DELL’APPRENDIMENTO Le esperienze che facciamo nostre, le abitudini che acquisiamo e infine gli stili con cui intratteniamo relazioni, sono il frutto di una rete complessa di fattori tra i quali un ruolo importante è da attribuire ai processi di APPRENDIMENTO45. Sotto la parola apprendimento si legge nel glossario di Heinz von Foerester: Apprendimento = Apprendere ad apprendere46 ossia raggiungere la conoscenza attraverso l’esperienza. Bateson, psicologo, sociologo, antropologo britannico, distingue due tipi di apprendimento. 1) IL PROTOAPPRENDIMENTO 2) IL DEUTEROAPPERENDIMENTO 1) I comportamenti vengono appresi senza l‟ausilio del metodo per tentativi ed errori e sono determinati in buona parte dal corredo genetico piuttosto che dall‟esperienza: ossia la semplice ricezione dell‟ambiente di una informazione che mai cambierà nel tempo e che tenderà a diventare automatizzata come ad esempio i riflessi umani. 2) Questo è ciò che Bateson chiama capacità di apprendere ad apprendere che si sviluppa in massima parte nell‟infanzia, quando cioè molti contesti ambientali sono nuovi e tramite un processo per tentativi ed errori si trova una soluzione47. La maggior parte del lavoro sull‟apprendimento nella prima infanzia non è stato stimolato dalla teoria di Piaget ma dalla più vasta controversia tra natura e cultura. Quelli che sostengono che i comportamenti e i caratteri specifici di un bambino sono il prodotto dell‟esperienza anziché di schemi genetici devono essere in grado di dimostrare che un bambino può realmente imparare dall‟esperienza. Se le capacità percettive si sviluppano principalmente per effetto della maturazione anziché dell‟apprendimento, gli esperti sarebbero meno propensi a consigliare giocattoli mobili da appendere sopra la culla, ma se l‟apprendimento è possibile fin dai primi giorni di vita, saranno utili contributi di vario genere48. Albert Bandura, teorico canadese, i cui punti di vista, nel corso degli anni, hanno subito dei cambiamenti interessanti dice che “la natura umana è caratterizzata da una grande potenzialità che può essere modellata in una varietà di forme dall’esperienza diretta e indiretta, all’interno dei limiti biologici”. Questo non significa che questo psicologo neghi una base genetica o le predisposizioni innate, ma che considera il comportamento umano enormemente plastico, modellato da processi di apprendimento prevedibili, i più importanti dei quali sono il condizionamento classico e quello operante. IL CONDIZIONAMENTO CLASSICO: Se tocchiamo un neonato sulla guancia, egli si girerà verso ciò che lo tocca e inizierà a succhiare. Nel linguaggio tecnico del condizionamento classico, il tocco sulla guancia è lo stimolo incondizionato, mentre il girarsi e il succhiare sono risposte incondizionate per le quali il neonato è già programmato, sono cioè riflessi automatici. L‟apprendimento avviene quando questo nuovo stimolo viene fissato nel sistema. Nella situazione 45 Istituto Meme, Psicologia della comunicazione, fotocopie, AA. 2005-2006 H.von Foerster, (1988), “I sistemi che osservano”, Astrolabio, Roma 47 Istituto Meme, Psicologia della comunicazione, fotocopie, AA. 2005-2006 48 Helen Bee, (1998), “La psicologia dello sviluppo, dall‟età prenatale all‟età senile”, Ed Zanichelli, Bologna 46 24 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 familiare tipica, ad esempio, quando il bambino viene toccato sulla guancia prima di essere allattato, vi sono alcuni stimoli che si verificano pressappoco allo stesso momento: il rumore dei passi della mamma che si avvicina, gli stimoli cinestesici di quando lo prende in braccio e quelli tattili di quando lo stringe tra le braccia. Questi, in seguito, possono diventare stimoli condizionati e far scattare la risposta del bambino che girerà la testa per succhiare, anche senza essere toccato sulla guancia. E‟ in questo modo che i bambini imparano probabilmente molte cose importanti sul loro mondo, come le connessioni tra suoni, odori e contatti. IL CONDIZIONAMENMTO OPERANTE Diversamente dal condizionamento classico, che implica l‟associazione di una vecchia risposta a un nuovo stimolo, il condizionamento operante implica l‟associazione di una nuova risposta a un vecchio stimolo con l‟applicazione di principi di rinforzo appropriati. Qualsiasi comportamento che abbia ricevuto un rinforzo avrà maggiori probabilità di verificarsi di nuovo nella medesima situazione o in una simile. La risposta del succhiare o quello di rotazione della testa sono state rafforzate con successo dall‟uso di rinforzi quali le somministrazioni di liquidi dal sapore dolce o il suono della voce o del battito cardiaco della madre. Tra le altre cose, questo genere di risultati ci rivela qualcosa di interessante sui tipi di rinforzo che sono efficaci con i bambini molto piccoli, il fatto che la voce della madre sia un rinforzo efficace ha certamente un‟importanza enorme per l‟intero processo interattivo tra madre e figlio. Bandura accetta l‟importanza del condizionamento classico e operante, ma fa diverse affermazioni aggiuntive. Innanzitutto sostiene che non sempre l‟apprendimento richiede un rinforzo diretto, ma che si apprende anche osservando semplicemente il comportamento altrui: APPRENDIMENTO PER IMITAZIONE O MODELLAMENTO. I bambini imparano a picchiare guardando le altre persone nella realtà e in televisione e, se vedono qualcuno che dona denaro o altri beni imparano a comportarsi generosamente. Inoltre, ciò che impariamo osservando qualcun altro è influenzato da altri processi cognitivi, ad esempio dalla scelta di ciò che desta la nostra attenzione, dalla capacità di capire il significato di ciò che abbiamo visto e di ricordarlo e dalla reale capacità di ripetere l‟azione osservata49. Questo punto di vista, avanzato da Bandura agli inizi degli anni ‟60 è stato poi da lui stesso aggiornato nel corso del tempo, fino ad una recente versione che introduce esplicitamente degli aspetti cognitivi nell‟apprendimento osservativo. Secondo Bandura esso consta di varie fasi, ciascuna delle quali implica processi diversi. 1) Nella prima fase il bambino nota il comportamento del modello: questo richiede il ricorso a processi attentivi da parte del bambino e la presenza di caratteristiche nel comportamento modello che lo rendono distinguibile e interessante. 2) Successivamente il bambino interpreta il comportamento osservativo alla luce delle sue conoscenze; egli ne identifica così gli aspetti salienti, che saranno eventualmente da lui riprodotti. 3) La riproduzione motoria del comportamento osservato e immagazzinato nelle due fasi precedenti comporta poi il ricorso a capacità in parte preesistenti e il miglioramento dell‟esecuzione con l‟esercizio. 4) La riproduzione effettiva non dipende solo dalla capacità di mettere in atto il comportamento, ma anche dai processi motivazionali, ossia dai vantaggi che il bambino si aspetta imitando il modello: questi possono essere rinforzi esterni (il genitore loda il bambino per aver messo in atto quel comportamento), auto-rinforzi (il bambino si sente orgoglioso di ciò che ha fatto) o rinforzi vicari, che derivano dal fatto di aver osservato che il comportamento del modello è stato premiato in qualche modo50. 49 50 Helen Bee, (1998), “La psicologia dello sviluppo, dall‟età prenatale all‟età senile”, Ed Zanichelli, Bologna Anna Emilia Berti e Anna Silvia Bombi, (1994), “La psicologia e lo studio del bambino”, Ed Petrini, Torino 25 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 3.1 L’IMITAZIONE La funzione dell‟imitazione è essenzialmente quella di arricchire il patrimonio di schemi, tramite esempi per così dire già confezionati. Nel primo mese di vita non si può osservare ancora l‟imitazione; si osserva comunque che il bambino è stimolato a piangere dal pianto di altri bambini e che esegue alcuni schemi a vuoto, come ad esempio succhiare senza nulla in bocca. Nel secondo e terzo stadio il bambino imita l‟azione di un adulto solo se fa parte del suo repertorio di schemi riflessi e se l‟adulto compie quell‟azione poco dopo che il bambino stesso l‟ha eseguita spontaneamente (ad esempio il genitore imita i gorgheggi del bambino e il bambino gli risponde gorgheggiando di nuovo); poi riesce ad imitare anche un‟azione che non stava già eseguendo, purché gli sia già familiare. Non è però capace di imitare movimenti che riguardano parti del corpo, come la bocca, che egli non può vedere. Riguardo all‟imitazione, la novità più importante dello stadio successivo (il quarto) è proprio il superamento di questi limiti. Il bambino comincia infatti ad imitare anche i movimenti a lui invisibili, come aprire e chiudere gli occhi, tirare fuori la lingua, e così via. Questa capacità appare gradualmente: il bambino può all‟inizio eseguire un‟azione simile a quella del modello, ma non identica (ad esempio aprire e chiudere la bocca quando vede qualcuno aprire e chiudere gli occhi) e solo successivamente riesce a riprodurre l‟azione in modo preciso. Il bambino comincia inoltre ad imitare movimenti che non aveva mai eseguito prima per conto proprio; ad esempio la figlia di Piaget in questo stadio copia l‟azione paterna di far oscillare il suo orologio da tasca muovendone la catenella. Da questo momento in poi, grazie all‟imitazione, il bambino può imparare azioni nuove semplicemente osservando altre persone che le eseguono. Nel quinto stadio il bambino imita ora sistematicamente delle azioni per lui nuove, anche quando essi riguardano parti del proprio corpo che egli non può vedere, come mettere la mano sulla fronte, fare marameo, toccarsi la lingua con un dito. Infine nel sesto stadio l‟imitazione si perfeziona, diventando più immediata ed estendendosi dalla riproduzione di azioni umane a quella dei movimenti di oggetti: ad esempio, è in grado di mimare col corpo le oscillazioni di un‟anta di una finestra. La conquista più importante è l‟imitazione differita, cioè l‟imitazione di un‟azione che non è più visibile, eseguita a distanza di tempo da quando il bambino ha potuto osservarla. Per far ciò il bambino deve non solo essersi costruito una durevole immagine interna dello schema che ha visto, ma anche essere in grado di farselo venire in mente per riprodurlo quando il modello non è più a sua disposizione51. 51 Anna Emilia Berti e Anna Silvia Bombi, (1994), “La psicologia e lo studio del bambino”, Ed Petrini, Torino 26 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 CASCATA NO, NON TI DO LA MIA MANINA BUIO RESPIRO SONO IO VCUOLE FARE LA FARFALLA SPRUZZI E SUONI SONO IO CON LA BOCCA NIENTE BACI VADO DOVE NON LO SO VOGLIO MORSICARE IL SOLE NON RITORNO NON STO FERMA E PARLARE ANCHE DA SOLA STAR SEDUTA NON MI PIACE SONO IO LA TUA CASCATA VOGLIO SALTI, CAPRIOLE VOGLIO ESSERE ABBRACCIATA QUANDO CORRO SONO IO GOCCE BIANCHE VIOLA BLU QUANDO VOLO NUOTO BALLO SONO IO SE CI SEI TU GIUSI QUARENGHI 27 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 4° CAPITOLO COME NASCE IL LINGUAGGIO Secondo Skinner, psicologo americano, il linguaggio viene appreso tramite condizionamento. Quando i bambini, nel corso del primo anno di vita iniziano a balbettare, i genitori ne sono vivamente soddisfatti e rispondono con parole o imitazioni: questo agisce come un rinforzo e fa si che i bambini ripetano ulteriormente i loro balbettii. Inoltre, i genitori tendono a rinforzare soprattutto quei balbettii che corrispondono a parole, spingendo sempre più i bambini verso la produzione di suoni del linguaggio adulto. Più avanti, quando inizia la produzione di frasi, i genitori elogiano o rispondono selettivamente alle frasi corrette o ripetono quelle errate correggendole. Tutto il processo di acquisizione del linguaggio sarebbe così riducibile ad una serie di rinforzi cumulativi. Nello stesso anno in cui Skinner pubblicava le sue tesi, il 1957, un altro studioso americano, il linguista Noam Chomsky, vi si contrappose nettamente, proponendo una teoria di tipo innatista. Una delle caratteristiche cruciali del linguaggio umano è la possibilità di generare frasi sempre nuove, che verranno capite anche da chi le sente per la prima volta: come potrebbe accadere questo se il linguaggio fosse acquisito solo passivamente? Inoltre, ciò che un bambino sente dire nell‟ambiente intorno a sé è spesso grammaticalmente errato, o incompleto, e queste deformazioni del linguaggio non vengono di necessità acquisite. Anzi, i bambini tendono a regolarizzare erroneamente forme irregolari, seguendo chiaramente un principio generale inferito autonomamente, e non degli apprendimenti circoscritti e passivi. I meccanismi di rinforzo e dell‟imitazione, pur giocando un ruolo nell‟acquisizione dei singoli vocaboli, non possono spiegare la predisposizione che il bambino mostra verso la costruzione e l‟uso del linguaggio; secondo Chomsky deve esserci un meccanismo innato nella mente umana, che egli chiama LAD (Language Acquisition Device, cioè “dispositivo per l’acquisizione del linguaggio”): tale dispositivo si attiverebbe udendo gli altri parlare, ma porterebbe in sé già formate le basi per la generazione delle regole linguistiche52. 4.1 IL DIALAOGO TRA MAMMA E BAMBINO Il termine latino infans ( da cui deriva infante e infanzia ) significa “non parlante”, e di certo una delle più vistose differenze tra il neonato e l‟adulto è l‟incapacità di esprimersi verbalmente. Tuttavia, già nel primo anno di vita si manifestano delle attività o disposizioni, che, in vario modo, contribuiscono a gettare le basi per l‟acquisizione del linguaggio. Il bambino è dotato di una discriminazione uditiva che gli consente di distinguere l‟uno dall‟altro i suoni del linguaggio umano. Egli è dunque esposto, fin da prima della nascita, al linguaggio, nel corso degli scambi comunicativi tra i genitori e durante quelli diretti a lui stesso. Un fattore che facilita l‟instaurarsi di tali scambi è la ritmicità di alcuni comportamenti del neonato. Ad esempio, nella suzione si può individuare fin dalla nascita un alternarsi di movimenti di suzione - deglutizione e di pause, durante le quali il bambino è inattivo e tranquillo. La madre può utilizzare queste pause spontanee per costruire una sequenza di interazioni che seguono il ritmo delle azioni del bambino, ad esempio, parlandogli o coccolandolo proprio mentre egli succhia e smettendo di farlo quando egli riprende a succhiare. Oppure, quando un bambino emette dei gorgheggi, o semplicemente muove la bocca, l‟adulto può inserirsi durante le pause rispondendogli come se egli avesse detto qualcosa di significativo; si crea in questo modo un‟alternanza di turni simile a quella che avviene nel corso di una conversazione. 52 Anna Emilia Berti e Anna Silvia Bombi, (1994), “La psicologia e lo studio del bambino”, Ed Petrini, Torino 28 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 Questi “pseudo dialoghi” sono dovuti interamente all‟iniziativa dell‟ adulto, che regola le proprie azioni o il proprio discorso in modo da riempire i vuoti nel comportamento del bambino, il quale inizialmente contribuisce al mantenimento dell‟interazione solo con la sua disposizione biologica alla ritmicità. Verso la fine del primo anno di vita, tuttavia, il bambino sembra aver già acquisito attivamente la regola dei turni ed è in grado di utilizzare a propria volta le pause che la madre introduce tra una frase e l‟altra per inserire delle vocalizzazioni. Negli anni successivi, l‟adulto continua a svolgere un ruolo facilitante nella comunicazione con il bambino mediante l‟adozione di uno stile particolare quando si rivolge a lui. Questo modo di parlare, chiamato “motherese” dagli studiosi anglosassoni che per primi se ne sono occupati (noi potremmo dire “il mammese”, o linguaggio delle madri), è caratterizzato da frasi più brevi, più semplici sia nella scelta dei vocaboli, sia nella struttura grammaticale, pronunciate con un‟intonazione esagerata; esso presenta inoltre frequenti ripetizioni o parafrasi. Ad esempio la mamma di un bambino di due anni che sta giocando con lui e vuole farsi dare un cubetto rosso dice: “Prendi quello rosso. Trova quello rosso .. non quello verde! Voglio quello rosso… Riesci a trovare quello rosso ?” Oppure: “Dai alla mamma uno che somiglia a questo” mostrando un cubo rosso un po’ più grande. Il “mammese” rende più chiaro e facile da capire ciò che l‟adulto dice, aiuta a decodificare il significato delle diverse espressioni e consolida le regole della comunicazione, in particolare quella secondo cui chi parla deve adattarsi alle capacità comunicative dell‟interlocutore53. 4.2 I PRIMI SUONI Il nostro apparato vocale consente la produzioni di molti suoni diversi, e fin dai primi mesi di vita il bambino lo utilizza non solo quando piange, ma anche per emettere dei vocalizzi, cioè dei suoni prolungati formati da vocali (ahaaaaa……) o da una consonante(cccccchhhh….). Verso la metà del primo anno comincia la fase del balbettio, nel quale il bambino emette delle sillabe o sequenze di sillabe. Questa attività, dapprima casuale, si evolve poi in una sorte di esplorazione delle proprie abilità nel prolungare o troncare un suono, variarne l‟intensità, l‟altezza o il ritmo54. Già a 1 mese i bambini possono distinguere tra i suoni che formano le parole, come pa e ba. Spesso i genitori udendo il proprio bambino di 5 o 6 mesi che forma sequenze di sillabe come “mamamama” o “papapapa” ritengono che egli stia pronunciando il loro nome, ma il balbettio non va confuso con le prime parole, che compariranno qualche mese più tardi: il balbettio infatti è solo un gioco vocale, non un tentativo intenzionale di comunicare55. A quest‟epoca i bambini fanno distinzione tra parole bisillabiche come bada e baga e possono anche rispondere ad una sillaba nascosta all‟interno di una successione di altre sillabe (come tibati e kobako). Non risulta che, per i bambini di 6 mesi, sia importante la qualità della voce con cui il suono è espresso, in quanto rispondono ai singoli suoni come fossero uguali, sia che provengano da voci maschili o femminili, o da voci adulte o infantili. Il balbettio è piacevole da ascoltare, inoltre esso è chiaramente importante per la preparazione del linguaggio parlato e acquista, gradualmente, alcuni di quelli che i linguisti chiamano modelli di intonazione del linguaggio che i bambini ascoltano abitualmente, di cui sembra che sviluppino almeno due toni56. L‟origine innata del balbettio è messa in luce dal fatto che esso si manifesta anche nei bambini sordi dalla nascita, incapaci quindi di sentire e di riprodurre i suoni, e dal fatto che esso comprende molti suoni che non fanno parte del linguaggio parlato nell‟ambiente del bambino. Nel corso dei mesi 53 Ibidem Ibidem 55 Ibidem 56 Helen Bee, (1998), “La psicologia dello sviluppo, dall‟età prenatale all‟età senile”, Ed Zanichelli, Bologna 54 29 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 successivi, tuttavia, il balbettio si evolve risentendo anche degli influssi ambientali: spariscono infatti i suoni che non fanno parte della lingua madre e i vocalizzi assumono sempre più la forma di sillabe. Verso la fine del primo anno il bambino imita anche suoni nuovi o frasi che sente pronunciare dall‟adulto, anche se ciò che ne risulta non è certo una copia corretta, ma il cosiddetto gergo espressivo, una sequenza di parole senza senso, che riproducono solo l‟intonazione e il ritmo del linguaggio dell‟adulto. Il passo successivo è l‟acquisizione delle prime parole. Inizialmente si tratta più che altro di suoni che accompagnano un‟azione, come dire “ciao” mentre si agita una mano o accendere una lampadina e pronunciare, press‟a poco, la parola “luce” ovviamente con le ben note distorsioni della pronuncia perché l‟apparato vocale non è ancora giunto a completa maturazione. La studiosa americana Katherine Nelson ha trovato che, a circa 15 mesi, tra le prime dieci parole pronunciate più di metà è costituita da sostantivi (generali, come palla o cane, o specifici, come mamma); tra questi è piuttosto probabile trovare dei nomi di animali, di cibi, di giocattoli, di veicoli. Le prime parole sono parte integrante delle azioni in corso e non assolvono ancora la funzione di riferirsi ad oggetti o situazioni non presenti, come quando si rievoca qualcosa che è avvenuto in precedenza, o si formula un progetto57. In effetti, per poter capire che cosa il bambino intende dire è necessario tener conto del contesto, come è esemplificato dalla sequenza di scambi verbali tra un‟altra studiosa dello sviluppo linguistico, Lois Bloom, e sua figlia Allison di 17 mesi: L.B. - Che cos’ha la mamma ?- ( mostrando dei biscotti). A. - Biscotto - ( mentre allunga la mano ) L.B. - Biscotto! Bene, ecco un biscotto per te A.( mentre prende il biscotto e tende l’altra mano verso il pacchetto) - Ancora L.B. - Ce ne sono ancora qui. Ne prendiamo uno tra un pochino -. A. prende il pacco dei biscotti e dice-Pacco - ; poi cerca di salire sulla sedia e dice - Su-58. Anche se per la madre che partecipa all‟interazione e che può giovarsi delle informazioni contestuali - oltre che della sua conoscenza del bambino - può essere relativamente facile intuire il senso di ciò che quest‟ultimo dice e comportarsi appropriatamente, il grado in cui le prime parole debbano essere considerate come dotate di significato è oggetto di discussione tra gli studiosi. Secondo alcuni le prime parole sono una vera e propria forma di linguaggio, detto olofrastico, caratterizzato dal fatto di condensare in una sola parola il significato di un‟intera frase. Così quando Allison dice “su”, questo può significare un commento a ciò che sta facendo o, più probabilmente un‟invocazione di aiuto (fammi salire sulla sedia)”; “ biscotto” può essere una risposta alla domanda della madre o una richiesta per avere il biscotto stesso. Non essendo possibile decidere quali di questi significati è quello giusto, è forse più prudente aderire alla posizione di quegli autori che fanno coincidere l‟inizio del linguaggio vero e proprio con l‟apparire di frasi di due o più parole maggiormente svincolate dal contesto e più chiaramente dotate di un valore simbolico. 4.3 LA GESTUALITA’ NEL PRIMO ANNO DI VITA Ciò che mette in luce l‟esempio del paragrafo precedente è la comparsa a circa 9 o 10 mesi di una specie di linguaggio gestuale. A questa età, per la prima volta, i bambini pretendono o chiedono le cose usando gesti o una combinazione di gesti e suoni. A 10 mesi, il bambino che vuole chiaramente che gli portiate uno dei suoi giocattoli preferiti si allunga e cerca di raggiungerlo aprendo e chiudendo la mano ed emettendo contemporaneamente 57 58 Anna Emilia Berti e Anna Silvia Bombi, (1994), “La psicologia e lo studio del bambino”, Ed Petrini, Torino L. Bloom, (1973), “One word at a time.”, the Hague: Mouton 30 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 suoni lamentosi o altri versi tesi a commuovere l‟adulto. Pressappoco in questo periodo i bambini iniziano quei giochi gestuali molto amati dai genitori tipo “ Batti, batti le manine”, o ”Fai ciao ciao”. Sommando tutte queste informazioni, possiamo osservare che a 9-10 mesi avvengono diversi cambiamenti tutti in una volta: l‟inizio della gestualità significativa, il passaggio dal balbettio ai suoni della lingua che il bambino sente parlare, i giochi mimici e la comprensione delle singole parole59. 59 Helen Bee, (1998), “La psicologia dello sviluppo, dall‟età prenatale all‟età senile”, Ed Zanichelli, Bologna 31 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 CORRENTE FIUME FIUMONE FIUMELLO, FIUME FIUMONE FIUMELLO, CHE COSA FAI QUEST’OGGI DI BELLO? LO FARAI SEMPRE QUALCOSA DI BELLO? CON UN FIUME DI SOLE CERTO CHE SI! TI PORTO IN CASA IL MATTINO CHE VOLA, CON UN FIUME DI ONDE CON UN FIUME DI LATTE TI FACCIO UN COMODO LETTO, TI PREPARO LE BUONE FRITTELLE, CON UN FIUME DI GOCCE CON UN FIUME DI SUONI T’INVENTO LE STELLE, T’ INSEGNO A CANTARE LE ALLEGRE CANZONI. CON UN FIUME DI SETA TI FACCIO UN CUSCINO, FIUME FIUMONE FIUMELLO, CON UN FIUME DI SONNO POI TI RIPOSI, O FAI QUALCOS’ALTRO DI BELLO? TI REGALO UN BEL SOGNO… CON UN FIUME DI NEVE FACCIO L’ACQUA CHE SCENDE DAL MONTE, E NON SO QUEL CHE ANCORA FARO’ CON UN FIUME DI LEGNO …QUANDO POI L’AVRO’ FATTO, COSTRUISCO UNA BARCA PER ANDARE NEL MARE, TE LO DIRO’. CON UN FIUME DI PANE TI MANDO NEL MONDO A SFAMARE LA FAME. FIUME FIUMONE FIUMELLO, QUAND’ERI BAMBINO CHE FACEVI DI BELLO? CON UN FIUME DI CUORE SEGRETO TOCCAVO IL CIELO COL PICCOLO DITO, CON UN FIUME DI MAGICA LUCE ACCENDEVO DI NOTTE IL SOLE CHE PIACE, CON UN FIUME DI LIMPIDA VOCE FACEVO PARLARE TRA LORO I MIEI PESCI. PIETRO FORMENTINI 32 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 5° CAPITOLO L’ATTACCAMENTO La tendenza a mettersi vicini ai membri della propria specie è presente in molti animali e assolve a molteplici funzioni adattive. Essa favorisce nei pesci la difesa dei predatori; i pinguini si stringono gli uni gli altri quando il freddo è intenso. In molti uccelli e nei mammiferi c‟è poi la tendenza a cercare e a mantenere il contatto con un particolare individuo, di solito la madre, attraverso dei comportamenti di attaccamento60. Questa tendenza si manifesta fin dalle prime ore di vita; per tale motivo nelle sale parto, noi ostetriche, incoraggiamo la madre, subito dopo il parto, a tenere vicino a sé il proprio bambino affinché egli possa riconoscere quella figura che lo ha accolto e protetto nel suo grembo per nove mesi e comincino a costruirsi le basi per lo sviluppo di un legame forte. Il comportamento di attaccamento, nelle specie in cui è presente, è di tipo istintivo. Esso cioè corrisponde ad un sistema comportamentale innato, che ha la funzione adattiva di mantenere i piccoli accanto alla madre. Lo psichiatra inglese John Bowlby è stato il primo ad affermare, negli anni ‟50, che anche negli uomini è presente il comportamento di attaccamento e che esso è alla base della costruzione dei rapporti affettivi. Per Bowlby se il bambino cerca il contatto con i genitori non è perché essi gli procurano piacere o fanno cessare il dispiacere nutrendolo, coprendolo, lavandolo, ma perché tra gli istinti di cui l‟uomo è dotato ce n‟è uno che lo spinge a cercare la vicinanza e il contatto con alcuni altri individui, prima fra tutti la madre61. 5.1 L’ATTACCAMENTO PRENATALE Deutsch (1945, come citato in Condom, 1993) fu il primo a ipotizzare che l‟attaccamento potesse iniziare durante la gestazione. Rubin (1975) ipotizzò l‟esistenza di quattro compiti legati alla gravidanza: 1) La ricerca di una transizione sicura per sé e per il nascituro; 2) L‟assicurarsi che il nascituro venga accettato dalle persone significative della propria famiglia; 3) Il creare un legame (binding-in) con il proprio bambino sconosciuto; 4) Imparare a donarsi. Il concetto di Rubin di “legame” (binding-in) è piuttosto simile a quello di relazione (bonding) e si è evoluto nel costrutto di “attaccamento prenatale”. L‟attaccamento prenatale è stato definito come “la singolare relazione di amore che si sviluppa tra una donna e il suo feto”(Muller, 1993). Il concepimento implica un‟interazione di attaccamento quando lo spermatozoo si unisce all‟ovulo. L‟impianto dell‟embrione implica un attaccamento dell‟ovulo fecondato alla parete uterina. Il cordone ombelicale è il tramite che permette la vita del feto, mantenendolo attaccato alla madre, ed è il mezzo attraverso il quale il nascituro riceve nutrimento e tossine. Se l‟atto sessuale con il quale si concepisce un bambino è “ostile”, carico di paure, ambivalente, o semplicemente ha luogo tra due persone che non si amano e non sono legate l‟una all‟altra da un reciproco impegno, sia l‟ovulo che lo spermatozoo recano in sé questo “imprinting” cellulare. Se un ovulo fecondato vive un difficile impianto (l‟attaccamento alla parete interna dell‟utero) anche qui si verifica un correlato imprinting cellulare. Qualsiasi sia l‟imprinting, il bambino lo agirà simbolicamente nel proprio comportamento. 60 61 Anna Emilia Berti e Anna Silvia Bombi, (1994), “La psicologia e lo studio del bambino”, Ed Petrini, Torino Ibidem 33 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 La relazione di attaccamento prenatale madre-feto si struttura a partire dall‟intima, continua e costante condivisione delle esperienze che la madre ed il feto vivono in maniera fortemente correlata, sebbene non identica, come è per le relazioni tra Persone che si amano profondamente. “Da due persone può nascere solo un’altra persona e il bambino-Figlio è da subito una Persona”(Nava, 2004); le persone hanno una propria specificità ed unicità che li distingue da sempre e per sempre. La gestazione è una condizione che riguarda madre e feto, coinvolgendoli in un rapporto a due che è probabilmente il più profondo e intimo di cui un essere umano possa fare esperienza: prima della nascita, la madre e il bimbo vivono in osmosi. Il feto si sviluppa all‟interno del corpo materno, nutrendosi di tutto ciò che la madre gli offre, a livello chimico-biologico e anche a livello psico-emotivo: “Tutto ciò che la madre vive, il bambino lo vive con lei”(Soldera, 2000) ed ancora “l’utero non è solo la prima culla per il bambino ma è anche il suo primo vero mondo e il modo in cui lo sperimenta incide sulla formazione della sua futura personalità” (Soldera, 2000). Diversi studi dimostrano che lo stress vissuto dalla madre durante la gravidanza, se continuato ed intenso, danneggia enormemente lo sviluppo del feto, arrivando ad influire negativamente su di esso persino a livello di formazione del sistema nervoso e influendo sulla sua componente temperamentale (Niederhofer & Reiter, 2004). Più la gravidanza prosegue nel tempo e più la relazione di attaccamento materno e fetale si intensifica, grazie all‟occorrere di eventi come la crescita ponderale della donna e il palesarsi della presenza del feto grazie al movimento, fatto di capriole, scalciate, nuotate all‟interno dell‟utero materno. La relazione di attaccamento prenatale tra madre e feto si configura proprio a partire da queste possibilità di incontro. Questa relazione molto emotiva e interiore, fatta di pensieri, sentimenti, sensazione, già nel suo formarsi può svilupparsi differentemente e può essere rilevata e monitorata per sostenere la formazione e la sana evoluzione nel tempo. 5.2 L’ATTACCAMENTO POSTNATALE Michel Odent, medico chirurgo francese, afferma che “Non vi è alcuna esperienza che possa tener testa alla forza e allo splendore del primo contatto tra i genitori ed il loro bambino. Essere parte di questa esperienza come madre e come padre, significa partecipare a uno dei miracoli della vita. Il flusso di amore che si viene a formare tra madre, padre e bambino è un’emozione palpabile: il legame che si viene a formare in questi primi giorni e settimane fondamentali diverrà una fonte di amore e di attenzioni sia per il bambino che per i genitori durante tutta la loro esistenza”. Si tratta del bonding postnatale, il processo tramite il quale il bambino e il genitore creano un legame, una connessione, un‟intimità tra loro. Il bonding è un dialogo, una complicità che si instaura tra bambino e genitore; comincia prima della nascita, ma fiorisce nelle prime settimane e nei primi mesi che seguono il parto. L‟esperienza emozionale del bambino si sviluppa in sintonia con gli imput materni e paterni. Alla nascita, il neonato porta con sé nove mesi di esperienza e manifesta una precisa e ben definita individualità, come i segni che ha nelle sue mani e nel suo corpo, che lo rendono diverso e quindi distinguibile da qualsiasi altro essere. L‟incontro di questo giovane e promettente essere umano con i suoi genitori è un incontro tra persone e come tale si articola nella scoperta reciproca , nel desiderio di conoscenza e di relazione e nel rispetto della specificità di ognuno. Dopo la nascita “l‟attaccamento”iniziato nel periodo prenatale continua; è la stessa madre, lo stesso figlio, ma le condizioni sono cambiate; ritorna il legame con la madre, ma il neonato è costretto in una relazione caratterizzata da fattori prima sconosciuti (la forza di gravità, il freddo, l‟aria nei 34 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 polmoni): il linguaggio corporeo e degli occhi, sono gli strumenti che la creatura possiede per far fronte alla diversità del rapporto62. Madre e bambino si guardano negli occhi, si fissano con lo sguardo; ciascuno dei due può segnalare all‟altro la propria disponibilità per l‟avvio di un‟interazione. La madre lo farà modificando l‟insieme della sua espressività facciale e cioè arcuando le sopracciglia, spalancando gli occhi, dischiudendo la bocca e ponendo la testa nella posizione di finta sorpresa; il bambino, da parte sua e via via che sale lo stato di eccitamento, presenterà più o meno le stesse espressioni aprendo gli occhi, muovendo su e giù, per quanto gli è possibile, l‟arcata sopraccigliare, abbozzando a sorriso i movimenti della bocca e girando la testa per mettersi faccia a faccia con la madre; quest‟ultima posizione appare talvolta sotto la forma di un andirivieni, altre volte la testa e il collo sembrano tese nell‟atto di muoversi. Tutti questi movimenti e tutte queste espressioni sono per il bambino dei segnali di risposta al comportamento materno. Alcuni ricercatori hanno descritto questo processo come lo sviluppo della sincronia63. Per gli adulti, l‟elemento importante per la formazione di un legame sembra essere l‟opportunità di sviluppare una reale reciprocità o sincronismo: praticare la danza finché i partner non rispondono l‟uno all‟altro con facilità e con piacere. In questo processo, che richiede tempo e molte prove, alcuni genitori (e bambini) diventano più abili di altri e, generalmente, più è facile e prevedibile, più i genitori provano soddisfazione e il loro legame con il figlio si rafforza. Per instaurare un legame forte con il bambino, questa seconda fase risulta essere molto più importante dell‟immediato contatto al momento della nascita. 5.3 L’ATTACCAMENTO COME “RICERCA DELLA VICINANZA” Come il legame genitore-figlio, anche l‟attaccamento del bambino emerge gradualmente. Secondo Bowlby i bambini nascono con una serie di modelli innati di comportamento che li orientano verso gli altri e segnalano i loro bisogni. Mary Ainsworth, psicologa statunitense, allieva di J. Bowlby, li definisce comportamenti che “promuovono la vicinanza”, che guidano, cioè, le persone a stare più vicine. I neonati piangono, stabiliscono contatti con lo sguardo, si aggrappano, si fanno coccolare e rispondono alle premure di cui sono oggetto, placandosi. Ma all‟inizio, come afferma Ainsworth, questi comportamenti di attaccamento vengono semplicemente espressi anziché essere diretti verso una persona specifica. A 3 mesi il bambino inizia a orientare i suoi comportamenti di attaccamento in modo un po‟ più circoscritto e sorride, con maggior sollecitudine, alle persone che si curano regolarmente di lui che agli estranei ma, nonostante il cambiamento, l‟attaccamento non è ancora in atto. Soltanto a sei mesi circa il bambino dimostra, infatti, un vero attaccamento. In questo periodo il bambino cambia la modalità predominante del comportamento di attaccamento e passa dall‟uso prevalente di segnali di tipo “vieni qui” ai comportamenti del tipo “vado là” ovvero ciò che Ainsworth chiama la “ricerca della vicinanza”. Poiché a 6-7 mesi è in grado di spostarsi più liberamente strisciando e andando a carponi, il bambino può andare verso la persona che lo accudisce e anche attrarla verso di lui. Inoltre, a questa età, il bambino utilizza la “persona più importante” come base sicura da cui esplorare il mondo che lo circonda: uno dei segnali importanti che ci fa capire che esiste un attaccamento64. Per attaccamento, quindi, si intende il complesso di sentimenti che un individuo prova nei confronti delle persone che costituiscono l‟oggetto del comportamento di attaccamento. Questi sentimenti corrispondono a ciò che comunemente si intende per “amore”; essi sono il frutto delle interazioni 62 Maria Beatrice Nava, psicologa del Centro per il Bambino e la Famiglia di Bergamo, “La continuità della relazione: dal bonding prenatale all‟attaccamento postnatale”, fotocopie 63 Daniel Stern, (1989), “Le prime relazioni sociali: il bambino e la madre”, Ed. Sovera Multimedia s.r.l, Roma 64 Helen Bee, (1998), “La psicologia dello sviluppo, dall‟età prenatale all‟età senile”, Ed Zanichelli, Bologna 35 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 con le figure di attaccamento, delle emozioni che le hanno accompagnate e del ricordo che ne conserviamo. Alcune ricerche hanno messo in evidenza che nel secondo anno di vita, per la maggior parte dei bambini, la figura di attaccamento principale è la madre.A far si che una persona assuma questo ruolo non sembra essere la quantità di tempo trascorso con il bambino o il fatto di pulirlo e nutrirlo, ma la prontezza nel rispondere ai suoi approcci e il grado in cui essa promuove interazioni sociali, sorridendo, giocando, coccolando. Dei dati molto importanti a questo riguardo vengono da ricerche condotte su bambini israeliani nei kibbutz; essi trascorrevano la maggior parte del loro tempo in asili nido, e solo un paio d‟ore al giorno con i genitori. Questi bambini manifestavano l‟attaccamento nei confronti dei genitori che li coccolavano, e non delle assistenti dell‟asilo, che pure provvedevano a nutrirli e tenerli puliti e che trascorrevano con loro gran parte del tempo65. 5.4 MODELLI DI ATTACCAMENTO Per modello di attaccamento si intende il modo in cui madre e bambino si comportano e si vivono reciprocamente quando sono alle prese con l‟alternarsi delle separazioni e delle riunificazioni. Entro il primo anno di vita circa, quando il bambino inizia a muoversi in modo autonomo, è già emerso chiaramente un modello di attaccamento specifico: da questo momento in poi, non solo la mamma, ma anche il bambino può dar vita a un allontanamento e a un successivo riavvicinamento. Per un bambino la separazione dalla persona che gli fornisce le cure primarie, è uno degli aspetti più traumatici e frequenti della vita quotidiana e si presenta particolarmente difficile quando il piccolo è sottoposto a qualche stress, si trova in un ambiente estraneo, è stanco o malato, si è fatto male, oppure se la separazione è stata piuttosto lunga. I comportamenti che rivelano meglio il tipo specifico di attaccamento stabilito, sono quelli che si verificano quando mamma e bambino si ritrovano dopo una separazione: comportamenti che variano da cultura a cultura. Nella nostra, non appena mamma e bambino si vedono dopo essere stati separati, corrono l‟uno verso l‟altra; di solito il bambino solleva le braccia come per chiedere di essere preso in braccio; la mamma lo solleva, oppure si china su di lui, abbracciandolo, e per un po‟ restano stretti l‟uno all‟altra. L‟abbraccio è un gesto di vitale importanza: circondare l‟altro con entrambe le braccia in modo da stringerlo a sé, petto contro petto, è probabilmente l‟atto più rassicurante compiuto dagli esseri umani. Molti bambini appoggiano la testa al collo della mamma, rendendo l‟abbraccio ancora più intimo. Dopo che l‟abbraccio ha compiuto la sua magia, il bambino sarà pronto per il distacco. A questo punto il piccolo è stato psicologicamente “riattaccato”, può separarsi di nuovo e tornare ai suoi giochi. L‟intero scenario della riunificazione richiede solo pochi secondi perché le due parti siano ricollegate tra loro e la separazione venga così riparata. Questo comportamento è chiamato “modello di attaccamento sicuro”. Nella nostra cultura esistono due modelli di attaccamento insicuro. Nel primo, ”modello di attaccamento evitante” , quando mamma e bambino si ritrovano, sembrano evitarsi, come se non stesse avvenendo una riunificazione: si comportano cioè come se nessuno dei due fosse tornato o, anche, come se non si fosse mai allontanato. In questo modello evitante, sembra che il bambino non faccia nulla quando ritorna la mamma: nessun avvicinamento reciproco, nessun abbraccio. E‟ come se il bambino negasse l‟importanza dell‟evento. Effettivamente, la maggior parte delle madri con un comportamento caratterizzato da questo tipo di modello, respingerebbe il bambino o comunque reagirebbe negativamente se questi volesse manifestare in qualche modo l‟avvenuta riunificazione. Il bambino ormai lo sa e quindi, non facendo niente quando rivede la madre, di fatto la tiene più 65 Anna Emilia Berti e Anna Silvia Bombi, (1994), “La psicologia e lo studio del bambino”, Ed Petrini, Torino 36 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 vicina a sé. Malgrado sembrino non reagire al ritorno della madre, questi bambini ne sembrano profondamente consapevoli e mostrano molti segni interiori di ansia. Il secondo modello insicuro funziona in modo opposto: il bambino sembra ambivalente e se da un lato dà segno di ricercare fortemente l‟attaccamento, dall‟altro rifiuta l‟avvicinamento della madre. Ne risulta che i comportamenti al momento della riunificazione sono estremizzanti sono più intensi e durano più a lungo. La madre è costretta a essere più espansiva e a fare di più, quasi che il bambino utilizzasse una strategia per ottenere da lei un comportamento di attaccamento più intenso. Uno dei motivi per cui questi modelli di attaccamento sono così importanti è che costituiscono uno dei modi più efficaci per predire come il bambino riuscirà ad adattarsi psicologicamente negli anni a venire66. 66 Daniel N. Stern e Nadia Bruschweiler – Stern, “The Birt of a Mother”, (1998), trad.it.(1999), “Nascita di una madre, come l‟esperienza della maternità cambia una donna”, Ed. Mondadori, Milano 37 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 AFFLUENTE QUANTI AFFLUENTI UN AFFLUENTE CUGINA HA UN BIMBO FIUME? UN AFFLUENTE CUGINO; UN AFFLUENTE MAMMA UNA SORELLA AFFLUENTE CHE PER LUI E’ UNA FATA , CHE NON STA MAI FERMA UN AFFLUENTE PAPA’ TANTI AFFLUENTI AMICI CHE LO CHIAMA “PATATA”; NELLA SCUOLA MATERNA; UN FRATELLO AFFLUENTE UN AFFLUENTE PER GIOCARE INSIEME, ORSACCHIOTTO UN AFFLUENTE NONNO DA TENER SUL CUSCINO, CHEGLI VUOLE UN GRAN UN AFFLUENTE CRICETO, BENE; UN AFFLUENTE CAGNOLINO, UN AFFLUENTE ZIA CHE ABBAIA CHE SI CHIAMA GIOVANNA, A GATTI E UCCELLI A TUTTO UNA NONNA AFFLUENTE VOLUME… CHE PROFUMA DI PANNA; MA QUANTI AFFLUENTE UN AFFLUENTE ZIO HA UN BIMBO FIUME!! CHE ABITA A TORINO STEFANO BORDIGLIONI 38 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 6° CAPITOLO LO SVILUPPO SOCIALE DEL BAMBINO L‟esistenza di diversi modelli di attaccamento (sicuro, evitante, ambivalente) mette in luce un aspetto dello sviluppo sociale, ossia il ruolo che esso gioca nell‟emergere di differenze individuali. In effetti, lo sviluppo sociale può essere visto come un processo con due facce. Da un lato esso consiste nell‟integrazione del bambino entro una rete di rapporti con altre persone; dall‟altro lato esso fornisce un contesto entro il quale il bambino si differenzia da ogni altra persona: si crea un‟identità individuale unica. Integrazione e differenziazione sono due aspetti complementari; bisogna tener conto di entrambi per comprendere come il bambino giunge a mettersi in relazione con gli altri, acquistando via via una consapevolezza sempre più piena della propria e dell‟altrui individualità. Negli Stati Uniti, due psichiatri, Stella Chess e Alexander Thomas, hanno trovato che ciascun neonato si comporta e reagisce agli stimoli ambientali in un modo peculiare; l‟insieme dei tratti che permettono di caratterizzare il comportamento del bambino viene detto “TEMPERAMENTO”. Il concetto di temperamento non va confuso con quello di personalità. Per temperamento si intende un modo di reagire agli stimoli ambientali che sembra dipendere quasi interamente dalla costituzione fisica dell‟ individuo. Sarebbe improprio parlare di personalità in un neonato; le prime fasi della vita sono quelle in cui meglio si può osservare le differenze di temperamento. A mano a mano che il bambino compie delle esperienze, che sono inevitabilmente diverse per tipo e quantità da quelle di ogni altro bambino, il suo modo di comportarsi finisce per rispecchiare la storia della sua vita piuttosto che il suo temperamento iniziale. In altri termini,”LA PERSONALITÀ”, ossia l‟insieme dei tratti emozionali e comportamentali di ognuno di noi, risulta da una complessa interazione tra fattori innati, quali il temperamento, ed esperienze individuali; tra queste ultime cruciali sono quelle relative ai rapporti con le figure di attaccamento. Nel primo anno di vita la presenza di un altro bambino provoca raramente le classiche reazioni negative che si manifestano talora in presenza di adulti sconosciuti (pianto confusione). D‟altra parte abbracci, espressioni di effetto e ricerca di contatto, sono rivolti raramente verso i coetanei con i quali il bambino intraprende piuttosto delle interazioni a distanza, spesso centrate sull‟uso di giocattoli. Solo in circostanze eccezionali si è riscontrato il formarsi di legami di attaccamento tra coetanei. Per un bambino piccolo interagire con un altro bambino è meno facile che con la madre o con il padre. E‟ l‟adulto che, interagendo con un bambino molto piccolo, regola il proprio comportamento in modo da facilitare gli scambi comunicativi. Lo stesso avviene per le azioni in comune. Ad esempio: durante un gioco è l‟adulto che fa arrivare la palla proprio tra le mani del bambino e la riprende anche quando il tiro di ritorno è troppo corto. Un coetaneo invece, mostra gli stessi limiti e incapacità del bambino; così le prime attività in comune tra compagni risultano un po‟ inferiori per qualità e durata rispetto a quelle che ciascuno dei due bambini riuscirebbe a portare avanti con il sostegno di un adulto. Con il crescere dell‟età queste limitazioni vengono a poco a poco superate ed il rapporto con i compagni diviene fonte di esperienze sociali importanti, prima tra tutte l‟amicizia. Alcuni studi mostrano che già tra i 9 e i 12 mesi, se si offre a due bambini la possibilità di incontrarsi ripetutamente e di divenire quindi sempre più familiari l‟un l‟altro, la relazione tra essi subisce delle trasformazioni in senso positivo: essi interagiscono di più e meglio, compiendo in prevalenza azioni positive (imitazione, ricerca di contatto, sorriso). 39 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 Questi dati hanno fatto parlare alcuni studiosi di genesi dell‟amicizia nel primo anno di vita; a noi sembra tuttavia che sia più appropriato chiamare “familiarizzazione” quanto si verifica tra bambini così piccoli. In uno studio longitudinale su bambini tra i 16 e i 22 mesi, Deborah Vandell, psicologa statunitense, ha riscontrato il formarsi, verso il termine del periodo di osservazione, di una relazione positiva, stabile e condivisa tra due dei sei piccoli partecipanti alla ricerca. Da quest‟età in avanti, l‟amicizia rappresenta un aspetto importantissimo della vita sociale e gioca un ruolo specifico nel corso dello sviluppo. L‟amicizia con un coetaneo è infatti un‟esperienza complessa e stimolante. Bisogna trovare il modo si conoscersi, rendersi conto che, a differenza dei genitori o dei fratelli, un amico può anche interrompere la relazione. Cercare di superare i momenti di disaccordo, le gelosie, le delusioni, si impara a sostituire un amico che se n‟è andato67. 6.1 CHE COS’E’ IL GIOCO? Una teoria che ha importanza storica è quella proposta dal filosofo Herbert Spencer nella seconda metà del secolo scorso, secondo cui il gioco è un mezzo con cui gli animali superiori, e l‟uomo stesso, si liberano del “surplus di energia” che rimane loro dopo aver eseguito le azioni necessarie alla propria sopravvivenza. Di tale teoria resta traccia nel senso comune quando si pensa che un bambino, tramite un gioco vivace, possa sfogarsi. Un punto di vista opposto è quello proposto (sempre nell‟ 800 ) dall‟etnografo M. Lazarus secondo cui il gioco serve al “rilassamento”, essendo un‟attività libera dalle contrazioni e dai vincoli del lavoro. Karl Groos sostenne che il gioco è un “pre-esercizio” delle complesse abilità necessarie all‟individuo adulto, reso possibile, nella nostra specie, dalla lunga durata dello sviluppo. Per Piaget le prime forma di gioco consistono nel ripetere un‟azione per puro “piacere funzionale”, cioè per assaporare la soddisfazione di padroneggiare uno schema più o meno complesso. Secondo Piaget questo gioco di esercizio consente al bambino di perfezionare, ripetendoli, gli schemi stessi. Invece il gioco simbolico, che appare verso il termine del periodo senso - motorio, permette al bambino non solo di produrre eventi o situazioni, ma soprattutto di trasformare e dominare la realtà. Piaget distingue tre modi in cui questo può avvenire tramite: 1) La compensazione: il bambino “corregge la realtà”, fingendo di fare qualcosa di proibito o di difficile, oppure dando un lieto fine a un episodio che in realtà è finito male. Ad esempio: la figlia di Piaget fingeva di tenere in braccio la sorellina neonata e di cullarla parlandole, dopo che la mamma le aveva detto di non toccarla. 2) La liquidazione: è invece assolta da giochi o racconti nei quali il bambino riproduce un evento sgradevole che gli è successo, come se in questo modo riuscisse un poco per volta a dominarlo o a diluirne la portata emotiva. Ad esempio: una bambina che ha subito un‟iniezione, la fa poi alla bambola. 3) Anticipazione: il bambino può anticipare, rappresentandolo in un gioco, qualcosa che teme o desidera: egli riesce così a raffigurarsi più concretamente le conseguenze delle sue azioni, o realizzare il suo desiderio almeno con la fantasia. Ad esempio: fare cucù, nascondersi e ritrovare un oggetto, può aiutare a dominare l‟ansia di essere separati dalla madre. 6.2 IL GIOCO CON LA MAMMA Il gioco è un‟attività molto insolita: è la cosa più facile del mondo, ma al tempo stesso anche una delle più difficili. A sei mesi un bambino non sa parlare, non riesce ancora a manipolare gli oggetti, non sa camminare né capire le parole che gli si dicono. Tutto questo limita il gioco ai suoni che vengono prodotti, allo scambio di espressioni del viso, al guardare e distogliere gli occhi, ai 67 Anna Emilia Berti e Anna Silvia Bombi, (1994), “La psicologia e lo studio del bambino”, Ed Petrini, Torino 40 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 movimenti, ai gesti e alla condivisione dell‟eccitamento fisico. Il gioco è dunque limitato agli elementi essenziali dell‟interazione umana: è semplice spontanea attività, un‟improvvisazione su cui non grava alcun tipo di ipoteca. Per improvvisare bene occorre però essere sicuri di se stessi, di ciò che può venir fuori, senza alcun sostegno esterno. Ecco perché il gioco libero rappresenta una sfida per le neomamme, e la più impegnativa di qualsiasi altra attività. Solleva inoltre domande familiari del tipo: Ho il talento naturale per farlo? Riesco a essere spontanea? Sono capace di adattare il mio comportamento a quello del bambino senza bisogno di tempo per pensare? So trovare un punto di equilibrio tra il prender l‟iniziativa ed il seguire le sue mosse? Riesco a sentire il livello di eccitamento e di animazione del bambino, a capire se è in crescendo o se si sta smorzando? Riesco a regolare di conseguenza il mio comportamento, cercando il mezzo più adatto a far durare il gioco? Ritengo opportuno spiegare come funziona il gioco libero in modo da arrivare al cuore dei problemi che danno luogo a tutte queste domande. S‟immagina che una mamma e il suo vispo piccoletto di 4 mesi che si trovino faccia a faccia dopo il cambio del pannolino o dopo che il bambino si è appena svegliato, si guardano negli occhi per un attimo, poi la mamma dice: “Ciao, tesoro”, come una sorta di saluto. Il viso del bambino assume un‟espressione più animata, cosicché la mamma ripete: ”Ciao, tesoro”, probabilmente con un leggero cambiamento d‟inflessione. Questa volta sul volto del piccolo si dipinge un lieve sorriso. A questo punto che cosa succede? La mamma non può ripetere ancora una volta la stessa frase, altrimenti il bambino comincerà ad annoiarsi. I bambini, anche molto piccoli, sono sensibili alle ripetizioni e fanno molto in fretta a non prestarvi più attenzione. Sono le novità ad attrarli di più. Così, senza stare a riflettere, la mamma varia istintivamente le proprie parole dicendo ad esempio: ”Si, si, ciaaaao, tesoro”. Il sorriso del piccolo si fa più ampio e gli occhi si animano ancora di più. La mamma allora dice: ”Si, certo, tu sei il mio tesoro, vero?”. In risposta, lui solleva la testa portandola all‟indietro e allarga la bocca in un bel sorriso. L‟eccitazione sta crescendo, forse di più di quanto la mamma vorrebbe in questo momento, per cui, quando riprende a parlare, lo fa in un tono di voce più sommesso, più tranquillo, per evitare che il bambino si ecciti ancora di più.”Tesorino mio” dice, cambiando ancora le parole per mantenere desta l‟attenzione, ma con minor vivacità. Naturalmente il bambino non capisce le parole che gli vengono dette, per lui sono come brevi frasi musicali: a questa età, la musica viene prima delle parole. Le parole pronunciate dalla mamma sono oggetti musicali. Variando, le frasi sonore, la mamma impegna il bambino in un‟attività sociale e ne regola il livello di animazione e di gioia. Riesce a far questo creando un tema rudimentale e alcune variazioni sul suono “tesoro”: un‟invenzione perfetta che riesce contemporaneamente ad affascinare il bambino e a modularne lo stato emotivo. Tutto ciò è fatto senza troppe riflessioni. Di fatto, anche la mamma si sta divertendo e questo è molto importante, perché altrimenti non riuscirebbe a giocare così bene. Si tratta di un‟improvvisazione sociale del tipo più elementare: ecco l‟essenza del gioco libero68. 6.3 IL GIOCO CON I COETANEI Nei primi sei mesi di vita un bambino, messo vicino ad un altro, manifesta di solito un certo interesse, guardandolo, toccandolo, emettendo dei vocalizzi o sorridendo; si tratta più o meno delle stesse azioni che un lattante compie quando esplora o manipola un oggetto inanimato. Tra i 6 ed i 9 mesi il bambino inizia a rivolgere al compagno dei gesti più specificatamente sociali. Da prima compaiono dei tentativi d‟imitazione, poi delle azioni chiaramente dirette al compagno, come fare cucù, offrire o portare via un oggetto; all‟azione del primo bambino non corrisponde però un‟azione del secondo. I contatti tra bambini rimangono di solito unilaterali fino al termine del primo anno di 68 Daniel N. Stern e Nadia Bruschweiler – Stern, “The Birt of a Mother”, (1998), trad.it.(1999), “Nascita di una madre, come l‟esperienza della maternità cambia una donna”, Ed. Mondadori, Milano 41 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 vita, anche se talora uno dei partner effettua un‟azione abbastanza appropriata ed interessante da suscitare nell‟altro una reazione. Dopo i 12 mesi questo avviene sempre più di frequente, dando vita a interazioni reciproche, che implicano azioni coordinate di entrambi i partecipanti. Si tratta naturalmente di scambi assai semplici, come dare e prendere qualcosa, e spesso non durano che pochi minuti. Il gioco infatti non è una classe di comportamenti ma una disposizione, un particolare modo di sentire che può dare un diverso significato a ciò che facciamo: quasi ogni azione umana può diventare, in qualche momento, un gioco. Secondo Piaget, i lattanti esercitano “per gioco” qualsiasi schema senso - mortorio essi possiedano. Durante le prime interazioni sociali non sembra il caso di parlare di gioco, perché l‟atteggiamento dei piccoli è spesso serio e concentrato, proprio come quando essi esplorano nuovi oggetti. Solo quando iniziano a padroneggiare meglio la situazione diadica i bambini si mostrano più allegri e rilassati. Perché si possa parlare proprio di gioco sociale devono essere però soddisfatte altre due condizioni: i due bambini devono condividere l‟idea che si tratta di un gioco e devono riuscire a portarlo avanti coordinando le loro azioni. I bambini più grandi direbbero semplicemente “Giochiamo”; i bambini che non sanno ancora parlare lo fanno capire in altro modo. Ad esempio, uno dei due esegue di fronte all‟altro un‟azione che fa parte del repertorio di giochi tra bambino e adulto (getto di una palla), oppure ripete più volte un gesto di “apertura” (come fare una smorfia): a sottolineare il carattere giocoso della azioni appaiono a questo punto sorrisi o risatine. Il proseguimento del gioco dipende poi dalla capacità di alternare le proprie azioni con quelle del compagno, rispettando un turno: gettare la palla e attendere che l‟altro bambino la restituisca. Il gioco di esercizio con oggetti e con il proprio corpo (come nel caso dei giochi di movimento) si presta anche ad essere eseguito da diversi bambini assieme, perché non richiede complesse coordinazioni tra le azioni svolte da ciascun partecipante. Fra bambini di 2-3 anni che frequentano l‟asilo si possono già osservare giochi organizzati, sia di movimento, sia con oggetti, come fare il girotondo o costruire delle torri. A questi giochi sociali di esercizio, che occuperanno buona parte del tempo dei bambini fino ai 4-5 anni, si affiancano frattanto giochi in comune a carattere simbolico, che divengono ben presto una delle attività preferite tra coetanei69. 69 Anna Emilia Berti e Anna Silvia Bombi, (1994), “La psicologia e lo studio del bambino”, Ed Petrini, Torino 42 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 FOCE CONOSCO UN PESCIOLINO CHE A FORZA DI NUOTARE SCOPRI’ D’ESSERE VICINO A DOVE DORME IL MARE E IL MARE E’ COSI’ GRANDE LA NOTTE COSI’ SCURA NON PUOI CONTAR LE ONDE E METTE UN PO’ PAURA PERO’ QUEL PESCIOLINO RACCOLSE IL SUO CORAGGIO E QUANDO FU MATTINO RIPRESE IL LUNGO VIAGGIO TROVO’ IN QUEL GRANDE MARE FORESTE DI CONCHIGLIE CANZONI DA CANTARE TESORI E MERAVIGLIE E STORIE DISEGNATE DA FARNE UN GIROTONDO LE STORIE RITROVATE STORIE DI TUTTO IL MONDO QUEL PESCE ERA UN BAMBINO UN LIBRO ERA QUEL MARE SALTA NELLE PAGINE ANDIAMO A NAVIGARE. GUIDO QUARZO 43 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 7° CAPITOLO MUSICOTERAPIA E ACQUATICITA’ DAL PRENATALE AL POST NATALE La nostra vita nasce nell‟acqua (tesi “Il canto di: un delfino, una sirena, una mamma”.Cap3.1 La vita ha inizio nell’acqua) e prosegue per nove mesi in un liquido, all‟interno del grembo materno, caldo e sicuro: un‟ ambiente privilegiato in cui il feto si sviluppa, nutrendosi attraverso il cordone ombelicale e si rafforza negli ultimi mesi di gestazione. In questo sicuro rifugio impariamo a muoverci perché siamo accolti in un corpo in movimento. Impariamo a vivere e a crescere in un corpo che vive e che cresce con noi . Impariamo ad ascoltare perché nel grembo materno non esiste silenzio. Ascoltiamo e ci ricordiamo del battito cardiaco di nostra madre, del suo respiro, della sua voce, del suo canto. Il corpo materno, nella sua interezza, coinvolge il figlio che porta in sé in un gioco di trasmissioni di suoni (tesi “Il canto di un delfino, di una sirena, di una mamma”. Cap.3.2 L’acqua, come la musica, è comunicazione non verbale e intuitiva) Alla nascita si apre un mondo sconosciuto in cui sperimentiamo per la prima volta il contatto con un “ambiente aereo”, un nuovo modo di muoversi, respirare ed essere nutriti. Siamo pronti per sentire la nostra voce, rotta dal pianto. Siamo pronti per ascoltare ed essere ascoltati e distinguere il dolce suono della voce materna. Affrontiamo le nostre prime sfide comunicando con il corpo e con la voce. Il suono è, non solo energia, ma anche comunicazione emotiva diretta, empatica che non è filtrata dalla razionalità, ma da un‟immediata reazione di feedback. Il ricordo dell‟elemento liquido che ci ha accompagnato nei mesi di gestazione man mano svanisce e ci dimentichiamo della naturalità che è intrinseca nell‟acqua. Riavvicinare il neonato all‟acqua senza remore e con naturalezza, può rappresentare un valido aiuto non solo a ricomporre quella frattura originaria, quel trauma sofferto al momento della nascita, ma anche a stabilire un‟armonia e un‟equilibrio interiore e a sviluppare tutta la motricità e quindi l‟intelligenza percettivo - sensoria e preverbale da un patrimonio costituito essenzialmente da meccanismi riflessi. Si tratta di un ritorno alle origini ossia di sfruttare la possibilità di richiamare o ripristinare alcuni riflessi primordiali al fine di ottenere una serie di movimenti adatti allo spostamento in immersione e di arricchire il bagaglio in “dotazione” al momento della nascita. Sarebbe opportuno coadiuvare l‟azione energetica del movimento in acqua ascoltando una musica dolce, rilassante o meglio ancora una melodia che la madre era solita cantare o far ascoltare al feto in fase di gestazione. Il neonato, in questo modo, rafforza il suo bisogno di protezione e di sicurezza e allo stesso tempo viene stimolato alla percezione di sé e a sperimentare lo sconosciuto mondo che lo attornia. L‟energizzazione dell‟acqua tramite determinate frequenze di suono, amplifica gli effetti positivi dell‟ascolto musicale in quanto funziona da cassa di risonanza di vibrazione armonica. Le frequenze di base su cui risuonano (secondo la scuola francese di auricolomedicina del dottor Noiger) i vari tessuti biologici sono: Frequenza A (ca.2,5Hz) energia di tipo elettrico; frequenza di base dei tessuti; corrisponde alla cellula, alle mucose, alla pelle. Frequenza B (ca.5Hz) energia di tipo magnetico; regola le funzioni respiratorie, digestive ed endocrine tranne quelle surrenaliche. Frequenza C (ca. 10Hz) energia di tipo magnetico - polarizzata; regola le funzioni circolatorie, muscolari ed ossee, il sistema renale e genitale. 44 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 Frequenza D (ca.20Hz) energia conduttrice di tutte le altre energie; regola l‟equilibrio delle simmetrie, cioè il bilanciamento tra i due emisferi. Frequenza E (ca. 40Hz) energia di tipo magnetico – polarizzata; regola le funzioni dell‟apparato neurologico e neurovegetativo. Frequenza F (ca. 80Hz) energia di tipo magnetico; regola i centri della sottocorteccia cerebrale che comandano le funzioni della frequenza; è correlata alla sensazione di sentirsi a proprio agio o a disagio. Frequenza G (ca. 160Hz) energia di tipo elettrico, corrisponde alla coscienza; è influenzata da tutte le altre frequenze ma a sua volta è in grado di influenzarle. L‟integrazione acquamotricità e musicoterapia offre orizzonti inattesi La musicoterapia stimola la capacità di ascolto e la produzione di suoni. Il neonato ripercorre quella modalità di vita ovvero la risonanza corporea che aveva caratterizzato la fase di gestazione durante la quale si trovava nel grembo materno. Un corpo vibrante grande (la madre) accoglie la nuova vita che inizia ad ascoltare e a farsi sentire. L‟importanza nella vita di ogni essere umano della musica, è palese fin dai tempi più antichi. La musica fa parte della nostra storia personale e tocca il proprio io in maniera profonda. Con la musicoterapia, attraverso la risonanza corporea, vengono rievocate le esperienze originarie. Ciò che genera la risonanza è il vibrare delle onde sonore. Senza questo vibrare dal vivo non c‟è il suono, non c‟è il convibrare (la risonanza corporea), non è possibile rievocare la vita prima della nascita. Il gioco musicale e acquatico rappresenta una fonte di benessere che si rinnova attimo dopo attimo. In questo modo il piccolo si apre verso l‟esplorazione e la conoscenza; rinforza le sue facoltà percettive e l‟apprendimento della dimensione spazio-temporale; acquista maggiore fiducia in sé stesso e un equilibrio emozionale; sviluppa gradatamente una certa tonicità muscolare. Aiutare il neonato nella sua crescita significa: condividere giocando e procedere, con gradualità, a scoprire il valore della vita. Significa cogliere i suoi bisogni e renderlo un adulto, domani, consapevole e autonomo. Agli operatori spetta un compito arduo di corretta applicazione metodologica, comunicazione adeguata, aggiornamento regolare e “special care” costante. Il ruolo della madre è sostanziale com‟è stato saggiamente affermato: ”il corpo della madre è la “Prima orchestra” che suona per il figlio. La madre è il compositore ed il direttore che crea la sonorità che il figlio ritroverà dopo la nascita”70. 70 http://www.universitadell‟acqua.it, 12/11/2010 45 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 8° CAPITOLO COME NASCE L’ACQUATICITA’ NEONATALE Sempre più spesso, negli ultimi tempi, sentiamo parlare di “Acquaticità per Neonati”, sia a livello dei media, sia nei programmi delle attività delle piscine e delle palestre. Si vedono molte immagini belle di bambini che sguazzano sopra o sotto l‟acqua. Si parla molto, forse troppo, e si dice poco, forse niente, sul nocciolo delle attività. Leggiamo il parere degli esperti, (quali esperti? ) in alcuni articoli frammentari usciti sulle riviste che forniscono informazione (o disinformazione?) per le neomamme e sui pochi libri che si trovano in Italia. Intanto, continuiamo a vedere sulle piscine che gli insegnanti più scarsi sono quelli che lavorano nelle fasce più basse di età, e l‟argomento usato come spiegazione è, “che devono fare la gavetta “; continuiamo a vedere bambini di tre anni, ovunque costretti a frequentare “corsi di acquaticità “ senza la compagnia piacevole e rassicurante di un genitore; continuiamo a vedere bimbi che piangono costretti a sgambettare attaccati a una tavoletta come se essa fosse la manna che viene dal cielo per far luce sui segreti del galleggiamento e dello star bene in acqua. La prima grande perplessità che salta alla luce è la completa mancanza di preparazione e competenza da parte di chi dovrebbe essere, innanzi tutto un educatore, un insegnante con idee molto chiare su tutto ciò che riguardano le tematiche di prima infanzia: nozioni di psicologia, di pedagogia, di sociologia, di tecniche di comunicazione. Oramai nessuno mette più in discussione l‟enorme influenza che, per la vita dei bambini, hanno i primi tre anni di vita: è un valore universalmente conosciuto. Come mai non si riesce ancora a capire qui in Italia, che devono essere i migliori insegnanti degli staff a condurre le lezioni con i più piccoli, e che non basta avere buona volontà e piacere nel lavorare con i bambini? Sono ben pochi gli informatori che illustrano i benefici che reca al bambino l‟iniziale contatto con il mondo acquatico: 1) Il fatto di condividere un‟ora di gioco pieno con la mamma o il papà; 2) Il contatto stretto, pelle - pelle, un sostegno armonioso e sicuro, che diventa base di lancio per traguardi ben più importanti; 3) Un ambiente sereno e stimolante che inviti a prendere i giochi, a toccarli, a lanciarli, a entrare in contatto con nuovi amici, a condividere il difficile mondo delle regole71; 4) Lo sviluppo psico-motorio, cognitivo, emotivo e sensoriale unitamente all‟apprendimento di schemi posturali adeguati ad un corretto controllo respiratorio; 5) I risvolti psico-sociali: la formazione di una solida relazione genitore-bambino incrementando autostima e fiducia nelle proprie potenzialità; la socializzazione con gli altri bambini e la condivisione del difficile mondo delle regole. 8.1 CHE COS’E’ L’ACQUATICITA’ NEONATALE I bimbi possono entrare in acqua già pochi giorni dopo la nascita. Alla nascita essi sono dotati di una serie di connessioni neuromuscolari già costituite con cui rispondono in via riflessa a diversi stimoli o situazioni interne. Questi riflessi dipendono dalla presenza di circuiti nervosi abbastanza semplici che si basano su un recettore e un effettore, in genere un muscolo che si contrae quando uno stimolo arriva al recettore. I riflessi sono controllati dal midollo spinale e dal midollo allungato, la parte di transizione tra il midollo spinale e il cervello. Il neonato, grazie a meccanismi geneticamente programmati, respira, tossisce, urina, si sottrae a stimoli sgradevoli in via riflessa, orienta il capo verso la mammella, afferra il dito della mamma, trasale se ode un forte rumore, protende le braccia in avanti se ha la sensazione di cadere. Sono reazioni istintive che gli garantiscono la sopravvivenza. 71 http://www.nuotomania.it, 11/11/2010 46 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 Tra gli altri riflessi esistono di più complessi in quanto implicano una coordinazione del tronco e degli arti: il riflesso della deambulazione, stimolato dal sostegno sotto le ascelle in posizione verticale e il riflesso del nuoto, ogni qualvolta il neonato viene immerso in acqua attiverà gli arti inferiori con sgambate coordinate al tronco e alle braccia. Queste azioni riflesse sono destinate a scomparire o a trasformarsi in atti volontari in concomitanza con la maturazione della corteccia da cui dipendono. Di conseguenza un neonato sano può muoversi agevolmente in piscina sfruttando la presenza di questo riflesso. Il piccolo non ha bisogno di imparare a nuotare, usufruisce di un comportamento istintivo che ha lontane radici evolutive. Invece chi inizia a nuotare quando i movimenti delle braccia e delle gambe sono ormai sotto il controllo della corteccia cerebrale, deve imparare tutto da capo: deve pensare a come muoversi e rifarsi a un modello. IL bambino apprende l‟acqua nello stesso modo in cui impara a camminare e a parlare, grazie alla propria capacità di adattamento alle nuove esperienze, stimolato dalla relazione affettiva del genitore e dall‟ambiente adeguatamente predisposto. Fuori dall‟acqua, i bambini riescono a muoversi dopo alcuni mesi dalla nascita, prima strisciando, rotolando, carponi e successivamente camminando in posizione eretta. In acqua, invece, si muovono subito, sin dalla nascita e con movimenti specifici72. L‟attività svolta in acqua permette al neonato di rinforzare il sistema cardiocircolatorio, respiratorio e l‟apparato scheletrico. A livello del sistema respiratorio, il neonato in acqua aumenta la sua capacità inspiratoria ed il coefficiente di utilizzo dell‟ossigeno, aumentando il metabolismo dei tessuti ed eliminando eventuali disturbi. Durante la crescita si assiste ad una diminuzione della frequenza cardiaca a riposo, con un lavoro della contrazione cardiaca più forte. Durante un‟attività psicomotoria in acqua si crea una ricchezza di sensazioni e di azioni che permette ai bambini di esprimersi liberamente e in armonia. Si parla dunque di “adattabilità motoria” del neonato, dove viene favorita una disponibilità del suo corpo e l‟agilità dei movimenti nello spazio acqua. In acqua, i bambini sono in grado di sperimentare progressivamente tutte le posture possibili: da quella orizzontale sostenuta a quella verticale; dal galleggiamento all‟immersione; giocando spontaneamente assistito e protetto dal genitore73. Il rispetto per il neonato rappresenta la linea guida. L‟impatto in acqua deve essere dolce e graduale, questo appare condizionante ai fini dell‟apprendimento acquatico sia in positivo che in negativo. Ogni bambino possiede un tempo ludico, un tempo magico nel quale il bambino si rifugia, e del quale solo lui si compiace e che non si concilia con la fretta degli adulti. Quella che a noi può apparire lentezza, di fatto può essere solo un accenno palese di una maggior concentrazione nei confronti di un‟azione più complessa, di più largo interesse, rispetto al singolo particolare verso il quale noi adulti siamo più proiettati. Il tempo dei bambini è composto di emozioni e sensazioni che noi “grandi” abbiamo dimenticato per la fretta di immedesimarsi” nel qui ed ora”. Accettare e rispettare la singolarità del tempo infantile dovrebbe essere un punto di partenza irrinunciabile, “un biglietto da visita” raro. Il giusto momento, più propizio senza ricorrere a inutili pressioni, dannose anticipazioni, o sconforti, è quello in cui la proposta educativa è proporzionata al momento evolutivo del soggetto. Nulla o poco più può essere intrapreso se non corrisponde a precise esigenze del fanciullo. 72 73 http://universitadell‟acqua.it, 04/12/2010 Ibidem 47 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 Un monito sull‟argomento ci giunge dalla Montessori quando afferma: “Ciò che conta, in educazione, che ci sia la libertà di guardarsi attorno”. E‟ un invito a lasciar spazio all‟inatteso, all‟occasione, alla riflessione. La paura rende incapaci, “uccide” il gioco, blocca la capacità di apprendimento e il desiderio di esplorare, di scoprire l‟acqua e le sue meraviglie. Un bambino spaventato non mostra la serenità dovuta, non avverte la curiosità necessaria a smuovere il suo bisogno di conoscere. In questo caso le sue energie sono dirette a tenere alta la guardia, a provvedere attentamente a difendersi con cura, con insistenza nei confronti di un ambiente che appare troppo pressante, troppo pretenzioso rispetto alle sue possibilità. E‟ consigliabile, dunque, proporre al bambino unicamente situazioni adatte al suo livello di sviluppo psico- motorio, rispettando tempi, ritmi, personalità e tenendo conto del peculiare vissuto con i propri genitori74. Stare nell‟acqua piace a tutti i bambini, piccoli o grandi che siano, in quanto il “primo ambiente vitale ed esperienziale” di ogni essere umano, si trova nella cavità endouterina dove il feto resta immerso e galleggia nel liquido amniotico. L‟approccio sbagliato nel percepire l‟elemento “acqua” da parte dei genitori condurranno il neonato, già dai primissimi mesi, a non sentirsi più a proprio agio nel fare il bagno, a lavarsi la testa, a fare la doccia. Il suo “mondo vissuto”, invece, è iniziato e si è sviluppato partendo da un contesto di immersione del suo corpo, dove il galleggiamento e la dimensione di leggerezza, rappresentano una forte potenzialità e non solo indice di preoccupazione, ansia o paura. Stare in acqua significa dunque stare “bene”, perché vuol dire ritrovare e rivivere con piacere le prime sensazioni legate alla nostra esistenza. Chiunque in acqua: - tende a regredire psicologicamente a forme più elementari di pensiero; - comunica liberamente col suo corpo senza l‟uso obbligatorio del linguaggio verbale; - riesce verosimilmente a trasmettere la sua voglia di condivisione. Attraverso le immersioni, la persona regredisce ad uno stato di benessere, saltando alcuni condizionamenti psicologici. L‟acqua favorisce dunque la possibilità di ritrovare un contatto più intimo col proprio corpo. La conquista dell‟ambiente acquifero, inoltre, esplorando e toccando tutto, garantisce una conquista nella propria affermazione e autostima. 8.2 L’IMPORTANZA DELLA MADRE NEI CORSI DI ACQUATICITA’ NEONATALE Mi sono soffermata a descrivere nel capitolo dell‟attaccamento l‟importanza della diade figliomadre, la centralità della figura materna riconosciuta come riferimento inequivocabile e approdo conosciuto per ogni neonato. La presenza e la partecipazione della madre nei corsi neonatali rappresenta una condizione imprescindibile per un feed back positivo da parte del neonato. Il genitore guidato dall‟acquamotricista neonatale del corso, aiuta il bimbo a svolgere semplici esercizi e giochi finalizzati allo sviluppo di una maggior confidenza con l‟elemento acqua; il bambino grazie al costante contatto con la figura prenatale, che funge da punto di riferimento, acquista la sicurezza e la fiducia necessarie per uno sviluppo ed una crescita armoniosa75. 74 Giuseppe Bovi e Fabio Bovi, (2009), “Tutti in acqua! Ed è subito magia, metodologia dell‟educazione acquatica per l‟infanzia”, Ed. Calzetti Mariucci, Perugia 75 http://www.farmacoecura.it. 12/10/2010 48 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 Grazie alla sorprendente plasticità del cervello in età infantile, il piccolo assorbe come un a spugna ed interiorizza delle informazioni sensorie che trasforma in movimento, sviluppo e apprendimento. In seguito è opportuno chiedere anche al papà (in alternativa o assieme alla madre) di intervenire e partecipare con atteggiamento positivo alle attività del figlio, in acqua, incoraggiandolo e dimostrandosi orgoglioso e contento dei progressi conquistati, senza scatenare inutili e controproducenti atteggiamenti competitivi. L‟esperienza in acqua garantisce inoltre risvolti positivi anche per il genitore che acquisisce una maggior abilità nel maneggiare il proprio bambino senza timore, riduce l‟ansia e le preoccupazioni, consente il confronto e il dialogo costruttivo con altri genitori e soprattutto permette di dedicare del tempo esclusivo qualitativamente proficuo al proprio figlio76. 8.3 IL RUOLO DELL’ACQUAMOTRICISTA NEONATALE Il bambino la cui memoria si arricchisce di momenti piacevoli di ricordi entusiasmanti, di episodi appaganti nei quali è stato oggetto di affetto, di simpatia, di amorevole aiuto, costruisce una base di cura su cui si innesta un sano rispetto per se stesso e una buona immagine di sé. Ogni volta che il bambino avverte che il proprio acquamotricista prova un piacere autentico di stare accanto a lui, quando scopre la condivisione delle sue emozioni, quando sente riconosciuti e valorizzati i suoi modi di procedere, di provarsi e di sperimentarsi, la sua autostima aumenta notevolmente; per tale motivo è importante che in ogni attività, sia essa spontanea o suggerita, gli venga manifestata sempre la nostra stima77. Immersioni precoci forzate, proposte con modalità non indicate, richieste di prestazioni eccessive, possono generare un ricordo negativo nel neonato alterando il suo naturale e piacevole approccio all‟attività stessa. Anche delle proposte monotone, superficiali, non stimolanti, possono “far cadere l‟interesse” per l‟attività da parte sia del genitore che del neonato. In qualsiasi tipo di attività di movimento sono sempre presenti nel bambino l‟esplorazione e la scoperta come necessità vitali. In un bambino, quel che può essere bloccato non è tanto il suo desiderio di esplorazione, come precedentemente detto sempre vivo e presente, quanto il suo alleato dinamico ossia la manovra esplorativa78. Per esempio: prima di affrontare un‟immersione è importante che il neonato si senta a proprio agio in acqua, valorizzando il linguaggio gestuale e la mimica corporea. L‟annullamento della gravità e la dimensione tridimensionale nell‟ambiente acquatico agevolano il piccolo nel movimento e nella percezione dello spazio; il bimbo, se opportunamente stimolato, acquisisce maggiore padronanza del suo corpo e sviluppa un‟ampia gamma di percezioni psicomotorie; inoltre ha l‟opportunità di vivere esperienze non solo acquatiche ma anche relazionali, affettive e cognitive. Stare tra le braccia o ascoltare la voce di un istruttore, significa iniziare a “comunicare” a confrontarsi e a relazionarsi con l‟esterno. L‟istruttore, oltre a possedere un‟ottima tecnica e a conoscere la pedagogia dell‟insegnamento, deve essere attento, sensibile, recettivo, competente, osservatore, divertente, energico e sereno. Esso deve utilizzare un linguaggio essenziale, concreto, ripetitivo, da utilizzare ad ogni attività, senza mai sostituirsi al neonato e favorendo dunque il suo ruolo attivo nell‟interazione con l‟oggetto e con altri elementi del gruppo. La formazione e la sensibilità dell‟operatore dovranno emergere con particolare attenzione: 76 http://www.farmacoecura.it. 12/10/2010 Giuseppe Bovi e Fabio Bovi, (2009), “Tutti in acqua! Ed è subito magia, metodologia dell‟educazione acquatica per l‟infanzia”, Ed. Calzetti Mariucci, Perugia 78 Ibidem 77 49 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 1) Alla comunicazione (verbale e non verbale) al fine di cogliere eventuali segni di disagio del neonato; 2) Alle nuove proposte per tenere sempre vivo l‟interesse del neonato, per stimolare la sua curiosità e la sua voglia di scoprire e crescere; 3) A non perdere mai il contatto fisico utilizzando la giusta presa per l‟avanzamento, il galleggiamento e nella proposta del materiale didattico; 4) A trasmettere “l‟amore per l‟acqua”, grazie alla sua ottima acquaticità gestendo lo spazio in modo naturale e coinvolgente; 5) A svolgere il suo lavoro “con passione ed entusiasmo”; 6) A farlo sentire integrato e al sicuro, proponendo delle attività che gli permettano di aumentare la propria autostima; 7) Ad instaurare un‟ottima relazione con il genitore, spiegandone l‟attività, i suoi obbiettivi, dando consigli e correggendo, qualora ci fosse bisogno; 8) A possedere capacità empatiche e d intuitive; 9) A formarsi continuamente, per crescere professionalmente. Il risultato finale è quello di assistere ad un progresso personale e continuo del piccolo, che si confronta con l‟ambiente circostante nel rispetto delle proprie esigenze. L‟utilizzo da parte del personale e dei genitori stessi di gesti delicati, l‟uso della voce più bassa calda e tranquilla, aiuta il neonato a non agitarsi e condividere nuovi spazi ed esperienze in un ambiente stimolante come la piscina. 8.4 IL GIOCO Lo sviluppo del bambino nell‟età evolutiva, si realizza attraverso il gioco che assume funzioni e significati molto differenti nelle varie età della mente. E‟ fondamentale che l‟attività ludica sia: divertente e procuri piacere, sia spontanea, scelta liberamente, non finalizzata ad un obbiettivo pratico e che implichi un coinvolgimento fisico del bambino. L‟acqua si presta come strumento privilegiato per l‟attività ludica: schizzare, spruzzare, bagnare, bere, sputare, sono attività divertenti e istruttive. Con i bambini molto piccoli (0-6 mesi) l‟attenzione è focalizzata maggiormente sul proprio corpo piuttosto che sui giochi presenti in vasca; bisogna considerare che le “reazioni circolari primarie e secondarie” in acqua possono esprimersi al meglio. E‟ naturale che il bambino sia attratto dalle azioni/reazioni che il movimento del proprio corpo produce. Per far rilassare il bambino, può essere utile chiedere alla mamma di portare in acqua alcuni dei giochi preferiti per rendere più familiare l‟ambiente inizialmente nuovo e diverso. Lo stato emotivo, le espressioni e le reazioni della madre, rappresentano per il bambino l‟unico filtro attendibile ed elaborato a cui far riferimento per apprendere e reagire a sua volta. I bimbi un po‟ più grandi (dai 6 mesi in poi), invece, vivono il piacere di sperimentare in autonomia il mondo circostante79. I giochi disseminati qua e là dai colori sgargianti, rappresentano sirene ammaliatrici e inducono “i nostri esploratori”a misurarsi con avventure sempre più intriganti80. Bisogna comunque che l‟attività ludica sia adeguata al gruppo di piccoli che si ha davanti sia per età che per la diversa frequenza del corso stesso. E‟ importante che, sia il genitore che l‟istruttore, riconoscano i giochi preferiti dei piccoli e che sappiano proporli nel caso si verifichino tensioni o malesseri da parte del neonato stesso. 79 80 http://universitadell‟acqua.it, 04/12/2010 Giuseppe Bovi e Fabio Bovi, (2009), “Tutti in acqua! Ed è subito magia, metodologia dell‟educazione acquatica per l‟infanzia”, Ed. Calzetti Mariucci, Perugia 50 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 Durante l‟attività ludica è possibile capire, dai gesti del neonato, se il gioco che sta svolgendo è di suo gradimento (per esempio se ride, batte le manine, se produce vocalizzi, se richiede di ripetere); se invece, grida, piange, distrugge, si graffia, è aggressivo o vuole andare via, è il caso di provare a cambiare approccio oppure capire cos‟è che non va durante quella lezione. Il bambino può manifestare disagio durante un‟attività in quanto non gradisce la postura, i rumori di fondo, l‟illuminazione, l‟irruenza degli altri del gruppo, il contatto fisico con l‟istruttore, non riesce a prendere un gioco oppure semplicemente perché è stanco, sofferente o affamato. 8.5 GLI OBBIETTIVI DELL’ACQUATICITA’ NEONATALE Questa è un‟attività che sviluppa competenze trasversali: 1) La costruzione della personalità: l‟agire, il movimento, sono degli elementi fondamentali nello sviluppo del bambino. Egli, esplora lo spazio che lo circonda, prende in mano diversi oggetti a lui familiari. Esplora per scoprire, fino a raggiungere una forma di conoscenza sempre più corretta verso di sé, gli altri, gli oggetti e i materiali; 2) l‟autonomia; 3) la vita sociale; 4) i concetti spazio-temporali; 5) le competenze specifiche della pratica motoria in acqua: imparerà a scoprire e a gestire un nuovo insieme di differenti azioni in acqua. A seconda delle sue capacità, il neonato saprà controllare le sue emozioni ed i suoi effetti durante i momenti di difficoltà. Imparerà a stare all‟interno di un gruppo dove bisognerà rispettare le regole e inizierà ad applicare sforzi sempre maggiori. 51 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 COME NASCONO I MIEI GIOCHI MUSICALI PER I PICCOLI dal piacere per i profili sonori dei paesaggi, dalla curiosità per la forma di un suono delle “cose”: i girotondi del vento, il silenzio misterioso di una conchiglia, le intermittenze appuntite delle ringhiere, il cigolio lamentoso di una porta, il ticchettio ricamato della pioggia sui vetri…. dai ricordi sonori di una vecchia pendola che batte, di pennini che scricchiolano sui quaderni, di lenzuola sventolanti, di corse sulla ghiaia…. dall’amore per gli strumenti musicali: i grandi gong dalle vibrazioni ipnotiche, il maestoso pianoforte dagli infiniti ingranaggi, i tamburi solari e possenti…. il suono è un soffio, è aria che bolle e ribolle, è il segreto del volo. i bambini sanno prendere questo segreto con le mani e con i loro ascolti attenti. mi faccio guidare dai loro sensi e dalla loro naturale curiosità che li spinge a mettere in primo piano quei suoni semplici che passano inosservati. mi abbandono facendomi sorprendere dalle loro produzioni sonore che accadono, dalle loro grafie udibili che appaiono di tanto in tanto. la poesia dei loro gesti che cercano la musica mi emoziona ogni volta. Arianna Sedioli 52 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 9° CAPITOLO COME NASCE LA MUSICOTERAPIA NEONATALE La psicologa Asha Philips ben sintetizza il pensiero di molti nell‟introduzione del suo libro “I no che aiutano a crescere”: per molto tempo si è pensato che i neonati non fossero persone “vere e proprie”, ma piccole creature che si limitano a mangiare e dormire e di tanto in tanto giocano81. Francois Delalande così scriveva nel 1984: “Educare i bambini non significa farli uscire dallo stato di vuoto musicale in cui si suppone essi si trovino, per portarli a un determinato livello di competenza, al contrario significa sviluppare un’attività ludica già presente in loro…..riscoprendo il senso di una reale “non direttività”…esiste in ogni bambino una tendenza e noi in definitiva la rispettiamo e la incoraggiamo”. Nel suo scritto possiamo riconoscere il nodo centrale di questa nuova pedagogia della musica dedicata alla primissima infanzia, che getta le sue radici nella Musica Learning Theory di Edwin E. Gordon, ricercatore statunitense. Abbandonata definitivamente la teoria della “tabula rasa”, che vedeva il bambino come una scatola vuota da riempire, peraltro con grande ingerenza, delle aspettative degli adulti che si occupavano della sua educazione, la nuova pedagogia riconosce il neonato come un individuo “straordinariamente sofisticato”, che possiede in sé fin dalla nascita, tra le altre, una forte attitudine musicale: se opportunamente sollecitata e stimolata può guidare il bambino, ogni bambino, verso l‟apprendimento del linguaggio musicale, se ignorata o mal sollecitata tenderà a calare rapidamente. D‟altronde è un dato di fatto ormai consolidato che la finestra di apprendimento più importante è proprio quella che va dalla nascita ai tre anni, finestra a lungo trascurata nella educazione musicale tradizionale82. Infatti è proprio in questo periodo che l‟altissimo numero di connessioni sinaptiche, presenti nel cervello, danno la possibilità al bambino di avere un‟ ampissimo spazio di apprendimento: l‟apprendimento naturale, che asseconda le potenzialità attitudinali con cui ognuno di noi nasce83. Dalla codificazione di questa teoria si sono poi sviluppate molte ramificazioni, alcune delle quali hanno dato grande spazio, non solo al percorso di apprendimento del linguaggio musicale ma anche a tutti gli aspetti relazionali, sociali, affettivi che spesso rendono la musica un mezzo per comunicare e non un obbiettivo da raggiungere84. Massima esponente di queste ultime linee di applicazione, diffuse in tutto il mondo, è Beth M. Bolton, ricercatrice e didatta statunitense, che ha così evidenziato l‟importanza di iniziare il processo di educazione alla musica fin dai primi mesi di vita, con modalità che rispecchiano il processo di apprendimento del linguaggio verbale e che vanno a strutturarsi in un vero e proprio metodo didattico. Dalla nascita i bambini vengono immersi in un mondo verbale, denso di sollecitazioni linguistiche: nessuno di noi si aspetta che comprendano o rispondano. La contraddizione della mamma che si chiede se “il bimbo non è troppo piccolo” è proprio in questa fase: lei, infatti, parla a suo figlio in maniera sintatticamente corretta, esprimendo anche concetti complessi. In tal modo lo sta aiutando a imparare, non solo a parlare, ma a comunicare. Durante il percorso di crescita il bimbo elabora tutti gli stimoli linguistici attorno a lui per costruire il linguaggio verbale e imparare a comunicare, passando attraverso diverse fasi: da un lungo periodo di assorbimento alla lallazione spontanea, dalla scelta di semplici parole che focalizzano un‟intera frase alla costruzione di frasi vere e proprie, fino alla capacità di esprimere attraverso il 81 http://www.musicainculla.it (Non sarà troppo piccolo??),07/12/2010 http://www.musicainculla.it (A lezione con i neonati), 07/12/2010 83 http://www.musicainculla.it (Non sarà troppo piccolo??), 07/12/2010 84 Raffaella Colluzzi, (2004), “Musicoterapia e gravidanza”, Ed. Il Minotauro, Roma 82 53 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 linguaggio concetti, idee, bisogni forte dell‟ampiezza del vocabolario che ha costruito dentro di sé semplicemente sentendo le persone parlare intorno a lui85. I maggiori artefici di questi stimoli sono nella prima fase della vita, i genitori e le persone più affettivamente legate al bambino: egli riconosce in mezzo a molti altri suoni i suoni della lingua madre, così come riconosce la voce della mamma in mezzo a molte altre voci. Frequentemente nella consueta didattica per bambini, laddove i bambini fanno musica in gruppi, la tendenza è stata chiedere a tutto il gruppo da fare qualcosa nello stesso momento. In questo modo si ignorano due aspetti fondamentali: la forte differenza di risposta a una stessa proposta o sollecitazione da parte del bambino e le tendenze personali di ciascun bambino. Se io ti chiedo di fare, mi aspetto che tu faccia. Ho creato un‟aspettativa. Se voglio guidare il bambino, il che significa accompagnarlo per mano a scoprire e ad esprimere le sue tendenze personali musicali, non posso creare nessuna mia aspettativa ma semplicemente offrire delle proposte. La risposta di ciascun bambino mi “insegnerà ad insegnargli”, a capire qual è la strada migliore per facilitare l‟apprendimento di un linguaggio. Non a caso nella metodologia di cui trattiamo si parla di “guida informale” almeno nelle prime fasi del percorso di apprendimento in cui accompagniamo il bambino: all‟interno delle classi gli insegnanti propongono dei modelli e aspettano che ciascun bambino si relazioni alla proposta secondo le proprie personalissime modalità. Nello stesso modo in cui ogni bambino viene linguisticamente esposto a stimoli differenti, varietà, ripetizioni e complessità delle proposte, daranno al piccolo individuo la possibilità di costruire un proprio vocabolario musicale che gli permetterà di apprendere il linguaggio e utilizzarlo come straordinaria opportunità di espressione e comunicazione. Purtroppo nella tradizione culturale del nostro paese, il panorama degli stimoli musicali per l‟infanzia (canzoni, filastrocche, ninnenanne) contiene quasi esclusivamente melodie in modo maggiore (raramente in minore) e in metro binario. Tutto è ancora basato sull‟idea che le musiche dei bambini devono essere semplici visto che l‟ intento, così come nel linguaggio verbale, non è quello di far ripetere loro qualcosa, ma di assicurare loro un ventaglio ampio di conoscenze che contribuisca a paralleli percorsi educativi e di apprendimento. Oltretutto la quasi inesistente differenziazione ritmica e tonale fa si che il bambino non riesca a vivere uno dei passi fondamentali dell‟apprendimento: imparare dalle differenze. Tanti più stimoli diversi daranno l‟opportunità di ascoltare e di sperimentare, tanto più il bambino affinerà la sua capacità discriminatoria, avendo a disposizione la possibilità di mettere in relazione parametri diversi e così distinguerli con precisione86. Momento importante di elaborazione e quindi di apprendimento è: il silenzio. Gordon sostiene che proprio in quello spazio di silenzio si attua il processo che va verso la consapevolezza musicale, definita in lingua originale AUDIATION tradotta in italiano come “pensiero musicale”, ovvero la capacità del bambino di sentire dentro di sé il suono anche se non fisicamente presente nell‟ambiente. Di fatto, sempre mantenendosi collegati al linguaggio verbale” il pensiero sta alla parola come l’audiation sta alla musica” e noi guidiamo i bambini a pensare musicalmente e ad esprimersi secondo un proprio vocabolario, così come vengono guidati, fin dalla nascita, a pensare per poi esprimersi verbalmente. Questo significa dare l‟opportunità a ciascun bambino di approdare a un‟istruzione formale musicale, già consapevole del significato di eventi fondamentali melodici e ritmici, così come detto per l‟istruzione formale di base imparare a leggere e a scrivere. Creare degli adeguati spazi di silenzio durante gli incontri significa anche seguire una delle basilari regole della conversazione: Se io non stessi mai in silenzio, come potrebbe l‟altro trovare lo spazio per esprimersi? Ne è conferma il fatto che la maggior parte delle risposte vocali e ritmiche dei bambini vengono espresse proprio durante i momenti di silenzio. Durante il percorso che viene definito di ”audiation preparatoria” ogni bambino attraversa più fasi: dall‟assorbimento 85 86 http://www.musicainculla.it (Non sarà troppo piccolo??), 07/12/2010 Raffaella Colluzzi, (2004), “Musicoterapia e gravidanza”, Ed. Il Minotauro, Roma 54 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 all‟interazione casuale e intenzionale. Gli insegnanti si relazionano al bambino prendendo e imitando le sue risposte e riportandole nel modo e nel metro in cui era stata proposta l‟attività. Questo rinforza molto anche la sicurezza di ogni bambino, che si sente a suo agio nello spazio che gli è riservato in quella classe, in armonica convivenza con lo spazio di tutti gli altri. A poco a poco i bambini cominciano a dare risposte corrette musicalmente o a proporre piccole frasi improvvisate, fino al raggiungimento di una buona coordinazione tra respiro, movimento, intonazione e ritmo, e danno vita a vere e proprie conversazioni musicali con gli insegnanti. Siamo all‟ultima fase dell‟audiation preparatoria: l‟assimilazione. Il bambino esprime consapevolmente; non sta semplicemente imitando l‟insegnante ma sta esprimendo in maniera corretta competenze che gli appartengono. Il nodo centrale della teoria qui esposta è: offrire al bambino l’opportunità di apprendere il linguaggio espressivo, affermando allo stesso tempo la propria indole, accompagnato da chi sappia assecondarla, rispettarla e farla esprimere al meglio. In molte delle applicazioni didattiche attualmente esistenti, seppur fondate su ottimi principi teorici, la preoccupazione della costruzione del prodotto finisce per omologare i bambini, facendo loro vivere degli stress imitativi tesi a imparare qualcosa ideata e pensata da qualcun altro e non a imparare ad esprimersi secondo le proprie potenzialità e la propria creatività87. 9.1 CHE COS’E’ LA MUSICOTERAPIA NEONATALE Fin dai primi giorni di vita la voce, il pianto, il corpo e gli oggetti vengono esplorati e utilizzati per costruire una relazione con l‟ambiente e con le persone, progressivamente più complessa e intenzionale . Quando ancora non dispone di parole per comunicare i propri pensieri, ogni bambino produce suoni per richiamare l‟attenzione, per affermare la propria identità, per esprimersi. Le produzioni musicali dei bambini nascono dai movimenti liberi e dinamici del loro corpo e delle loro mani che creano contatti sonori con superfici, oggetti, materiali, strumenti, arredi, installazioni. L‟immaginario sonoro dei bambini e adulti cambia rapidamente, in relazione al trasformarsi dell‟ambiente in cui si vive e degli oggetti che la cultura e il mercato propongono e che diventano a poco a poco familiari. I suoni del quotidiano non solo costruiscono la colonna sonora che ciascuno associa alla propria storia e a significati affettivi e sociali particolari, ma determinano anche i gusti musicali e le abitudini di ascolto, abbastanza flessibili nel bambino perché in costruzione, più definite, ma non sempre consapevoli, negli adulti. L‟ambiente sonoro in cui si vive, e soprattutto la relazione che con esso si stabilisce , condizionano i modi di approccio e di conoscenza della musica. I suoni che circondano i bambini a casa, in strada, al nido, e negli ambienti di vita più abituali, quelli che incontrano involontariamente attraverso il cinema, la televisione o anche la radio, quelli che creano intenzionalmente per svariati motivi, costituiscono un patrimonio musicale estremamente eterogeneo che costruisce la loro cultura e i modi di intenderla. Ma è importante ricordare che nei bambini l‟esperienza musicale è fortemente permeata dal piacere legato alla percezione dei suoni e alla capacità di viverli anche attraverso una corporeità che sa entrare in risonanza con le loro caratteristiche, scoprendo le infinite possibilità combinatorie. I bambini si trovano a costruire il loro rapporto con i suoni e la musica in condizioni poco favorevoli legate, sia alla crescente confusione acustica che caratterizza la loro realtà abitativa, sia all‟atteggiamento di scarsa attenzione ai suoni radicato negli adulti come difesa dal rumore. Gli adulti si sono allontanati dalle capacità sensoriali che avevano alla nascita, da non riuscire più a percepire la ricchezza degli stimoli sonori presenti nell‟ambiente, né a comprendere il piacere che i più piccoli traggono nel scoprirli. Eppure, basta stare accanto a un bambino che esplora con attenzione una scatola di latta o un sonaglio, notando l‟interesse che lo immobilizza quando per caso viene scoperto un suono nuovo, o la caparbietà con cui cerca di ritrovarne una, due, tre, infinite 87 Ibidem 55 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 volte un effetto desiderato, per riconoscere sul suo viso concentrato e soddisfatto il piacere della scoperta che la manipolazione del suono può regalare. Ed è importante sottolineare che questo piacere legato all‟attività esplorativa si ricollega a processi di analisi e rielaborazione degli elementi che entrano in gioco, e quindi possiede già una dimensione simbolica significativa. Paradossalmente però, mentre si tende a ridurre l‟esplorazione sonora dei bambini, si mettono a disposizione moltissimi oggetti che producono suono in modo inutile e casuale che, invece di arricchire la possibilità di scoperta, la bloccano. E‟ infatti ormai prassi generalizzata inserire microchip musicali nei libri cartonati, nei pupazzi, negli oggetti in plastica per i più piccoli. E‟ necessario che l‟intervento educativo punti a ricostruire condizioni di attenzione congiunta adulto-bambino nei confronti dei suoni e della musica, per favorire la costruzione di strumenti di analisi e di rielaborazione personali e condivisibili. La presenza dell‟adulto è determinante rispetto alle possibilità che i bambini hanno di poter sperimentare un approccio originale con il mondo dei suoni ed elaborare progressivamente criteri di manipolazione e di lettura funzionali a mantenere significativo il loro utilizzo. Il valore delle attività musicali dei più piccoli non va ricercato nell‟estetica di azioni musicali estemporanee o nell‟analogia, del tutto casuale, che si può riscontrare tra performance infantili e artistiche, ma nel significato profondo che la costruzione di un linguaggio musicale condiviso può assumere nello sviluppo dell‟identità di ciascun bambino88. 9.2 L’IMPORTANZA DELLA MADRE NEI CORSI DI MUSICOTERAPIA NEONATALE Prima della nascita, l‟esperienza musicale compiuta dall‟essere umano è esperienza di un suono e di un ritmo originari. Recuperare questi suoni è il modo per ricreare l‟unità originaria con la madre, permettendo quella continuità tra esperienza pre - postnatale così indispensabile per l‟avvio di una relazione armoniosa tra madre e bambino e per lo sviluppo armonico di quest‟ultimo. Tutti gli stimoli ritmo-acustici esperiti dal bambino nel ventre materno hanno infatti, riascoltati dalla nascita, il potere di rassicurarlo, di condurlo dall‟agitazione alla tranquillità. Come spiega Fornari (1984) si verifica un “rispecchiamento del suono prenatale nel suono post natale”. Nel grembo materno il bambino è in grado di conoscere una finissima selezione di suoni e lo dimostra con la capacità di distinguere e riconoscere, appena nato, il suono del battito cardiaco e della voce della propria madre da quello di altre donne. Questa consequenzialità armoniosa tra esperienza pre - post natale è gratificante anche per la madre. Nel momento in cui ritrova il proprio bambino, cha da immaginario è diventato reale, quest‟ultima impara a conoscerlo sempre più attraverso le sue reazioni alla musica. Lo ascolta, lo osserva, diventa parte sollecita del suo ambiente sonoro-musicale, recuperando in sé quelle capacità spontanee di espressioni che le permettono di entrare in comunicazione col figlio, in modo gioioso e creativo, mediante il linguaggio musicale. Dopo la nascita, mamma e bambino dialogano utilizzando anzitutto un linguaggio fatto di suoni,ritmi, modulazioni vocali, sguardi, gesti, contatti e movimenti. Mamma e bambino si comportano proprio come due musicisti eseguendo, con la loro improvvisazione, un componimento musicale unico e piacevole. Istintivamente e spontaneamente si pongono così le basi di quella scansione ritmica temporale favorevole alla suddivisione della giornata in momenti definiti e riconoscibili, quali la pappa, la nanna, il bagnetto, il gioco, che aiuta il bambino ad anticipare, attraverso il comportamento materno, il succedersi degli eventi quotidiani familiari. Questa ritmicità 88 Cooperativa sociale La Coccinella (Franca Mazzoli, Arianna Sedioli, Barbara Zoccatelli), (2003), Ed. Junior, Bergamo 56 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 si tramuterà pian piano in azione rituale preziosa per la coppia mamma – bambino e consentirà loro di vivere con più serenità anche gli inevitabili momenti critici della giornata89. Spesso la musica ascoltata in modo sistematico dalla mamma durante la gravidanza, ha assunto il ruolo di sostituto materno, permettendo così al bambino di superare l‟assenza della madre stessa grazie al recupero di un‟esperienza di benessere multisensoriale, tanto profonda quanto vitale e spontanea. ALCUNI RACCONTI: 1) Chiara, mamma di Matteo, racconta che, dovendosi allontanare da casa, lasciava il suo bimbo in compagnia della nonna. In una giornata in cui Matteo era particolarmente irrequieto, la nonna accese lo stereo che diffuse la musica nella cassetta con la raccolta di sei brani scelti da Chiara durante il corso di musicoterapia per gestanti. Il bimbo, come per incanto, si calmò. Al ritorno di Chiara, la narrazione della nonna incuriosì la madre, che subito andò a verificare di che musica si trattasse. Constatato che si trattava della “musica prenatale”, Chiara non mancò da quel giorno di preparare la musicassetta nello stereo, allontanandosi poi da casa con maggior tranquillità sapendo che Matteo rimaneva, in parte, anche in sua compagnia. 2) Un „altra mamma riferisce che, durante i primi giorni di vita di Eleonora, notava che il modo migliore non solo di calmarla, ma soprattutto di comunicare con lei, era di tenerla appoggiata contro il petto emettendo contemporaneamente un canto sommesso, così come appreso durante il corso di musicoterapia prenatale. Il benessere provato dalla bambina si trasmetteva alla madre generando, con molta semplicità, momenti di fusione e contatto importantissimi per entrambe. 3)Michela racconta che l‟abitudine di recitare una filastrocca per far addormentare sua figlia Alice le fu di grande aiuto per moltissimi mesi. Una sera, non riuscendo a tranquillizzarla, provò con una tiritera e come per magia la figlia si addormentò. Curiosa di verificare se fosse stato un avvenimento fortuito, ritentò ogni volta che si avvicinava il momento della nanna e con suo grandissimo stupore constatò che proprio quella filastrocca, ormai divenuta “rito propiziatorio” per il sonno, infondeva nella bimba la serenità necessaria per addormentarsi tranquillamente Questi dati confermano quanto sia importante riproporre il più presto possibile le esperienze sonore e ritmico - motorie vissute prima della nascita. Non solo l‟ascolto prenatale di suoni e musica ma anche l’esperienza vocale si rivela efficace nell‟attivare e rinforzare il legame madre-bambino. Durante la gravidanza la madre canta per sé ma anche per il suo bambino, utilizzando la voce come mezzo di comunicazione e trasmissione dei propri stati affettivi. Dialoga con il figlio sperimentando tutti quei suoni, acuti o gravi, consonanti o dissonanti, prodotti da sillabe o da piccole melodie che suscitano risposte positive da parte del bambino. Il padre arricchisce questo dialogo con gli armonici più gravi della sua voce (tesi “Il canto di: un delfino, una sirena, una mamma”. Cap 3.3 L’acqua è canto). Madre e bambino ritrovano dopo la nascita questi percorsi di vocalità libera e non convenzionale. Le prime filastrocche e ninnananne vengono dedicate al piccolo che rimane incantato e avvolto dalla voce che lo aveva contenuto e rassicurato nella vita prenatale. Per consentire al neonato di percepire al meglio la sua voce, la madre appoggia il bambino sul petto, ricreando quella particolare condizione di contatto fisico, vocale ed emotivo, caratteristico della gravidanza. In questo modo, la madre comunica con il proprio bambino trasmettendogli i suoi più intimi messaggi d‟amore, e contemporaneamente lo massaggia grazie alle vibrazioni prodotte dalla sua voce; per se stessa, recupera forze ed energie, regola il proprio ritmo respiratorio e assimila i benefici di una modalità 89 Raffaella Colluzzi, (2004), “Musicoterapia e gravidanza”, Ed. Il Minotauro, Roma 57 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 espressiva libera e creativa. Le esperienze di movimento attuate durante la gravidanza proseguono quando mamma e bambino si muovono insieme seguendo il ritmo della musica. Durante la gravidanza erano l‟ambiente uterino e il liquido amniotico a sollecitare la sensibilità tattile del bambino; adesso è la madre che con le sue mani, le braccia, il calore e il contenimento del suo corpo riproduce quelle sensazioni confortevoli. Il “tocco” non è mai neutro, al contrario attraverso di esso si comunicano le emozioni più intime. Anche l’utilizzo degli strumenti musicali, conosciuti ed esplorati durante la gravidanza, fornisce un contenitore sonoro per mamma e bambino. Questi suoni consentono al piccolo di riconoscere i timbri esperiti nella vita intrauterina e alla madre di verificare le reazioni (motorie, mimiche e vocali) del bambino, confrontandole con le impressioni sperimentate prima della nascita. Tutto questo infonde nella madre la gioia di potersi esprimere in modo nuovo e originale, e per il bambino è fonte di una conoscenza data dai timbri, dai colori, dalle forme e dai materiali con cui sono costruiti i diversi strumenti. Una mamma particolarmente attenta, suonava sempre per la figlia di un mese e mezzo, avendo l‟accortezza che la bambina potesse appoggiare una mano sullo strumento musicale: la pelle del tamburo, la piastra di legno dello xilofono, il tubolare metallico del triangolo,ecc. In questo modo la piccola, con estremo piacere e con grande curiosità, poteva percepire, oltre che con le orecchie anche tramite la propria pelle, le vibrazioni prodotte dallo strumento che ancora non poteva suonare da sola. Musica, ritmo, movimento, voce, sguardo, tatto, contatto: la madre si dona al proprio bambino, che a sua volta acquisisce dalla madre esperienza di sé e del nuovo mondo. Molte mamme recuperano con gioia, già durante la gravidanza, brani musicali della propria infanzia che pensavano di aver dimenticato per sempre. L‟utilizzo del repertorio tradizionale offre la preziosa possibilità di arricchire la comunicazione tra madre e bambino dal punto di vista ritmico, sonoro e motorio, ma per il piccolo è anche un utilissimo strumento di crescita di cultura e di apprendimento. In questo patrimonio culturale compaiono immagini familiari relative all‟esperienza diretta del bambino; i testi fanno riferimento alla sua realtà quotidiana: il pianto, il sonno, il letto, la fame, il pane, la pasta, l‟acqua, il fuoco, i denti, le scarpe, la mamma, il papà assente che presto tornerà. In questo modo il bambino viene consolidato e confermato nelle sue esperienze reali. Anche la filastrocca nonsense o quelle molto semplici per forma e struttura,( i giochi ritmici e di contatto da compiere “sul bambino” e con il bambino, e tutte le altre coccole musicali) sono fonte di crescita per il legame madre-bambino e, utilizzando sonorità ed esperienze musicali prenatali, ricollegano la coppia al “paradiso perduto”. Via via che il bimbo cresce si rafforza la sua attività spontanea di produzione sonora, vocale e motoria, consistente nell‟acquisire sempre nuove competenze con il sostegno della madre che prima lo imita, poi varia le sue risposte proponendo lei stessa, infine, qualcosa di nuovo. Questi giochi, volti a divertire non solo il bambino ma anche la mamma, sviluppano in lei la fantasia e la creatività consentendole di prendere confidenza con una modalità di comunicazione a volte sconosciuta ma molto efficace, sia per la trasmissione di competenze vere e proprie sia per la condivisione di vissuti gioiosi e sereni. Le mamme che partecipano a queste attività sostengono nell‟esplorazione e nella scoperta del mondo sonoro i propri figli e, condividendo con loro questa esperienza, offrono e si offrono un‟opportunità di crescita, imparano ad ascoltare e a rispondere alle proposte dei bambini mediante un dialogo sonoro, musicale, vocale, gestuale e corporeo carico di emozioni sensibilità e affetto. Il nutrimento sonoro dunque, fin dalle origini, costituisce un‟esperienza talmente significativa e determinante che se viene condotta con consapevolezza ed equilibrio dalla madre può essere per il figlio una possibilità unica e irripetibile di crescita e sviluppo sotto il profilo psichico, emotivo, psicologico-relazionale, musicale e sociale90. 90 Ibidem 58 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 9.3 IL RUOLO DEL MUSICOTERAPEUTA NEONATALE Sono molte le occasioni in cui i bambini esprimono il desiderio di essere seguiti da uno sguardo attento e interessato, capace di dar valore e significato a ciò che stanno facendo, o lo richiedono come motivazione necessaria per continuare la loro attività. “Guarda il mio suono!” è una frase che spesso i bambini rivolgono alle educatrici quando giocano, sintetizzando in modo molto efficace il bisogno di essere riconosciuti nella loro ricerca, e di poter contare sull‟attenzione di un adulto competente e coinvolto. I bambini chiedono alle educatrici di guardare il loro suono e non di ascoltarlo, esprimendo il desiderio di un‟attenzione complessiva nei confronti dell‟azione che produce suono, e non solo del suo risultato. Come ad affermare il bisogno di essere seguiti e compresi nelle proprie strategie operative e nei processi di ricerca messi in atto, più importanti dei risultati, sempre parziali e rapidamente superabili con l‟esperienza. I bambini sembrano dunque chiedere agli adulti di condividere le attività di esplorazione e di scoperta, attraverso una presenza che evita commenti e giudizi, ma garantisce attenzione e capacità di attesa, necessarie per valorizzare le prime esperienze informali e svilupparle in competenze più strutturate. L‟educatore deve riuscire ad agire nel contesto di gioco come presenza significativa, senza interferire con la logica infantile, ma invece promuovendola dall‟interno, evitando di anteporre le proprie finalità didattiche agli obbiettivi cognitivi dei bambini. L‟adulto si colloca all‟interno del gioco come membro del gruppo capace di integrare, rilanciare, espandere ciò che viene via via scoperto, pur salvaguardando nei bambini il gusto di fare da soli. A questo proposito è opportuno fare riferimento a tre strategie di promozione dall‟interno che possono essere utilizzate dagli educatori in ambito musicale: 1) Rispecchiamento 2) Modeling 3) Scaffolding 1) Nel rispecchiamento l‟adulto, invece di proporre schemi da imitare, prende a modello le produzioni sonore spontanee dei bambini, riproducendole fedelmente. La ripetizione intenzionale delle azioni focalizza l‟attenzione sulle specifiche caratteristiche sonore che i bambini stessi hanno scoperto, talvolta casualmente, e ne espande senso e significato all‟interno di uno schema di interazione che può trasformare ogni singola produzione sonora in elemento linguistico. Provando a imitare l‟adulto che gioca a imitarlo, ogni bambino acquista consapevolezza delle proprie azioni, le seleziona e, attraverso la ripetizione, le trasforma in componenti significative di un dialogo condiviso e gratificante. In questa logica i giochi di scambio e di interazione vocale e gestuale che caratterizzano la relazione adulto- bambino nei primi mesi, diventano situazioni comunicative molto intense, nelle quali i più piccoli si sentono compresi e valorizzati nelle proprie modalità espressive e possono scoprirne molteplici possibilità di sviluppo. Affinché questa strategia risulti efficace, è necessario però che l‟adulto sappia comprendere ciò che il bambino vuole comunicare o esprimere, e riesca a tradurre il suo messaggio in una forma più matura, senza deformare le modalità originali, ma rispettandone le caratteristiche essenziali. Anche se non è facile rinunciare alle parole come veicolo di comunicazione privilegiato, soltanto rompendo l‟automatismo che porta più a commentare che a condividere l‟azione infantile si può delineare uno spazio comunicativo più flessibile nel quale l‟esplorazione, (il piacere della scoperta) lo scambio reciproco può essere davvero condiviso. 2)L‟atteggiamento di rispetto nei confronti della specificità della comunicazione sonora risulta determinante anche quando si attua il modeling, strategia di promozione dall‟interno basata sulla capacità dell‟adulto di mostrare la soluzione di un compito che il bambino vorrebbe realizzare, ma non riesce a compiere da solo. In questo caso la soluzione fornita dall‟adulto, mediante l‟esempio, oltre ad essere capace di cogliere le intenzioni del bambino e a individuare in ambito sonoro gli strumenti necessari per risolvere il problema posto, deve collocarsi nella zona prossimale di 59 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 sviluppo del bambino e quindi essere sufficientemente vicina alle sue capacità per poter essere da lui compiuta in prima persona. L‟adulto agisce come mente potenziale del bambino, suggerendo un‟ipotesi operativa che può essere rielaborata e realizzata dal bambino stesso, che in questo modo non viene espropriato dal suo pensiero originale, ma invece trova l‟aiuto necessario per tradurlo concretamente. 3) Più complesso e articolato appare il ruolo dell‟adulto nello scaffolding, strategia di grande efficacia quando si lavora con un gruppo, perché punta non soltanto a valorizzare ma anche a far circolare le idee dei singoli, attraverso riprese ad eco e sottolineature verbali e sonore che creano un clima positivo di interazione reciproca che, oltre a mantenere l‟interesse sul tema ludico, sostengono il coinvolgimento emotivo dei bambini. Nel loro insieme queste strategie forniscono agli educatori un repertorio metodologico da utilizzare e rielaborare in relazione alle diverse situazioni di gioco, per rispondere in modo sintonico alla richiesta di coinvolgimento formulata esplicitamente dai bambini91. 9.4 GIOCARE CON I SUONI I bambini, pasticciando con i suoni, fanno conoscenza del mondo; attraverso le mani e i gesti acquisiscono quegli schemi di movimento che consentiranno loro di far presa sull‟ambiente che li circonda. Le prime esplorazioni musicali sono guidate dal piacere di lasciare tracce di sé e di ascoltarsi. Il fare musica e l‟ascoltarsi sono intimamente legati; i bambini producono suoni e imparano ad ascoltare: è l‟orecchio che guida i loro gesti ed essi si immergono corporalmente nelle sonorità che esplorano lasciandosi andare alle vibrazioni che li avvolgono e li massaggiano. Questo piacere per le sonorità fa sì che per loro non ci sia differenza fra le sonorità degli oggetti e quelle prodotte dagli strumenti. Può essere straordinariamente interessante percuotere una serie di pentole come pure scoprire le sonorità tintinnanti di tanti triangoli appesi. Si può dire, e le ricerche sulla percezione musicale lo confermano, che i bambini sono particolarmente sensibili all‟intensità del suono e scartano quegli oggetti e quegli strumenti che per la loro eccessiva delicatezza non li soddisfano. Suonare forte è anche un modo per affermare la propria identità, per dire all‟adulto: “ci sono, ascoltami!” Queste esplorazioni sonore possono durare a lungo. Se i più piccoli (4 mesi circa) sono attirati dai gesti che producono suono, gesti casuali che suscitano però il desiderio di ripetizione (apprendimento per reazione circolare vedi cap 2.2 lo sviluppo stadiale dell‟intelligenza ), i più grandi (dai 18 mesi) cominciano a trovare idee musicali costruendo ripetizioni, alternanze, fino ad elaborare combinazioni più complesse o piccole composizioni in embrione. A questa età i bambini cominciano a leggere l‟ambiente che li circonda con occhi molto speciali; cose e oggetti “banali” vengono ricreati nella fantasia: una scopa si trasforma in un cavallo, un pezzo di stoffa in un mantello, uno scatolone in una casa. E‟ il mondo dell‟immaginario e delle metafore dove le esperienze reali si infrangono su mille specchi delle meraviglie. Nei giochi simbolici infantili viene espresso il vissuto e il sentire più intimo e segreto, e l‟adulto attento coglie questi segnali entrando in gioco, a sua volta, per raggiungere il cuore di una comunicazione profonda. Anche i giochi musicali diventano importanti occasioni di gioco simbolico: i gesti sonori che i bambini hanno imparato a padroneggiare nel periodo senso-motorio si caricano di significati e di potere evocativo. Le scoperte sonore vengono utilizzate per raccontarsi e per rappresentare la realtà. 91 Cooperativa sociale La Coccinella (Franca Mazzoli, Arianna Sedioli, Barbara Zoccatelli), (2003), Ed. Junior, Bergamo 60 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 Così una manciata di chicchi di grano che scivola in un tamburo percosso energicamente sprigiona la voce di un personaggio pauroso, una lastra di metallo che ondeggia scatena un temporale. I bambini iniziano a sperimentare il potere metaforico del musicale creando, al di là dell‟onomatopea, impressioni immagini ed emozioni di suono. I fono simboli si intrecciano in piccole storie di suono da inventare e da raccontare in uno scambio creativo e continuo fra adulto e bambino92. 9.4.1 GIOCARE CON LA VOCE I bambini nel grembo materno hanno un particolare contatto con l‟ambiente uditivo: ogni sonorità viene filtrata dal liquido e ogni vibrazione sonora provoca un avvolgente ”massaggio d‟acqua” . Si può dire che il feto ascolta con la pelle prima ancora che con l‟udito. Dopo la nascita, per alcuni giorni, rimane nell‟orecchio del neonato il liquido amniotico, che in qualche modo assicura una continuità della percezione, una sorta di passaggio morbido fino a quello che Tomatis chiama il parto sonoro: le sonorità vengono ritrovate e riconosciute in una nuova condizione d‟ascolto (Tesi “Il canto di: un delfino, una sirena, una mamma. Cap. 3.4 L’esperimento di Tomatis). Al centro di questo mondo sonoro nuovo c‟è l‟alimentazione vocale della mamma, che garantisce al piccolo una continuità con le sonorità ovattate appena lasciate93. Nei primi giorni di vita la voce è soprattutto suono da ascoltare: i piccoli sono sensibilissimi ai colori vocali, ai cambiamenti ritmici, ai movimenti di intonazione. Le mamme parlano e dialogano con i loro bambini usando spontaneamente particolari vocalizzazioni: inventano per i loro piccoli, in modo completamente naturale, un linguaggio sonoro dove la voce volteggia, sale, scende, si sofferma. Attraverso questo gioco vocalico “motherese” (vedi cap 4.1), si stabilisce una comunicazione affettiva, calda e profonda94. Anche le ninne nanne hanno un forte valore di relazione: sono i primi canti che i neonati incontrano e hanno, da sempre, il potere di creare un‟intimità ineguagliabile fra il bambino e chi lo culla. Il loro andamento oscillante riprende il battito del cuore e il ritmo regolare del respiro, provocando sollievo, profondo piacere e una sensazione di avvolgente sicurezza. Il primo modo di usare la voce dei neonati è il pianto, capace di attirare l‟attenzione e la protezione dell‟adulto: i piccoli, già dalla fine del primo mese, lo utilizzano per ottenere risposte ai propri bisogni. Fin dai primi mesi i bambini esplorano le sonorità della propria voce : la usano stimolati dall‟adulto che li coinvolge dialogando ma anche intimamente, attraverso giochi esplorativi solitari che vengono interrotti non appena essi avvertono la presenza di qualcuno. A queste lallazioni sociali e private seguono delle vocalizzazioni particolarmente ricche o musical bubbling : le produzioni vocali dei bambini, stimolati dai canti e dalle musiche che ascoltano, diventano sempre più variegate e complesse fino ai primi canti abbozzati. Nella fase di apprendimento del linguaggio entrano nelle produzioni vocali anche i suoni tipici del parlato come vocali, consonanti e intere sillabe: i piccoli cominciano ad accompagnare i loro giochi con canti spontanei ed immaginativi, veri e propri “racconti di suono”95. E‟ importante essere consapevoli che i piccoli sono soprattutto inventori di suoni e che attraverso un uso libero della voce esprimono il loro desiderio di raccontarsi e di comunicare. 92 Ibidem A. Tomatis, (1998), “Ascoltare l‟universo”, Ed. Baldini e Castoldi, Milano 94 AA.VV., (1992), “Alle origini dell‟esperienza musicale”, Ed. Ricordi, Milano 95 Cooperativa sociale La Coccinella (Franca Mazzoli, Arianna Sedioli, Barbara Zoccatelli), (2003), Ed. Junior, Bergamo 93 61 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 9.4.2 GIOCARE ASCOLTANDO I bambini molto piccoli sono buonissimi ascoltatori, fin di primi mesi di vita sono attratti dai suoni e dalle musiche e rispondono agli stimoli uditivi con vivaci sorrisi e piccoli movimenti delle braccia e delle gambe . I neonati fissano attentamente chi canta e chi suona e verso i 4-6 mesi cominciano a localizzare la fonte sonora, dapprima muovendo gli occhi verso la sorgente, poi voltando il viso. Crescendo essi ascoltano sempre più attivamente usando il corpo per raccontarci le loro sensazioni, le loro emozioni; dalle reazioni motorie semplici dei primi mesi fino all‟uso del movimento come interpretante privilegiato della musica: dondolano, corrono, flettono ritmicamente le gambe, saltano, si sdraiano96. L‟ascolto rafforza la percezione di sé, il desiderio di comunicare e mette la voglia di riprendere in mano il gioco per scoprire altre possibilità, altre varianti. Quanto fin qui detto porta ad una importante conclusione: il bambino ascolta non soltanto con le orecchie ma attraverso 4 canali. 1) Canale uditivo – permea ovviamente tutte le attività, ma per ottimizzare questo canale è bene avere alcuni accorgimenti: assicurarsi che il bambino ascolti in tutto lo spazio che lo circonda, con diverse fonti del suono, da dietro di sé, da entrambe le orecchie. 2) Canale corporeo diretto (con contatto) – i bambini ascoltano prima di tutto attraverso il loro corpo, assecondando la fisicità che li caratterizza fin dalla nascita: passare messaggi musicali attraverso un‟esperienza corporea significa dare forza alla sintassi del linguaggio espresso, passare chiaramente informazioni musicali ma soprattutto creare un forte legame con il bambino, di affettività e di fiducia nell‟altro attraverso il contatto. E‟ bene che questo canale venga sperimentato dal bambini molto piccoli attraverso il corpo dell‟adulto ( in braccio). 3) Canale corporeo indiretto (senza contatto – attraverso oggetti neutri) - l‟oggetto rappresenta per molti bambini un elemento di “distanza relazionale” che permette loro di entrare in contatto e di ricevere messaggi, anche se non completamente a loro agio, e quindi non disposti a lasciarsi toccare. Gli oggetti sono oggetti neutri (veli colorati, sacchetti di riso, pon pon di lana, teli di lycra elastica) che danno al bambino la possibilità di sceglierne o interpretarne l‟uso e che trasmettono al bambino le stesse informazioni che riceverebbero attraverso il contatto diretto. 4) Canale visivo – tra i canali prediletti dai bambini c‟è senza dubbio quello della vista: per questo è estremamente importante che i nostri giochi musicali contengano movimenti, gesti, azioni, espressioni che possano mostrare al bambino, con lo sguardo fisso su di noi, tutte le informazioni musicali che vogliamo proporgli, ma anche divertirlo e affascinarlo97. 9.5 GLI OBBIETTIVI DELLA MUSICOTERAPIA NEONATALE 1) Predisporre contesti che favoriscano nei bambini la conoscenza di sé e dei propri mezzi espressivi e, quindi, la percezione di sé come centro di azione e iniziativa; 2) La conoscenza dell‟ambiente attraverso l‟attivazione di tutti i canali sensoriali; 3) Osservare, sostenere e valorizzare le scoperte e le invenzioni musicali dei bambini; 4) Progettare possibili occasioni e metodi per giocare con i suoni; 5) Sviluppare interesse e piacere per l‟esperienza sonora – sia percettiva che produttiva- a partire dalla scoperta delle caratteristiche e delle potenzialità sonore del proprio corpo, della propria voce, di superfici, di oggetti, strumenti e paesaggi; 6) Sviluppo della percezione uditiva, di un‟attitudine all‟ascolto e all‟invenzione musicale; 7) La ricerca di comunicazione e di confronto con l‟altro (bambino/adulto, bambino/bambino); 8) Non insegnare mai ad un bambino niente che non possa apprendere da solo. 96 97 Ibidem Paola Anselmi, (2010), “Pongo musicale, idee musicali da modellare per i bambini piccolissimi”, Musikit srl, Brescia 62 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 Riferendosi alla teoria dell‟attaccamento, si sa infatti che una relazione sicura, piena di calore, coerente e serena è per il bambino una condizione determinante per accettare una pluralità di esperienze nuove, per esplorare, per mettere in moto la curiosità e muoversi verso una progressiva autonomia, procedendo in quella che M. Mahler definisce “avventura amorosa col mondo” 63 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 10° CAPITOLO IL PROJECT WORK PREMESSA Perché mi sono soffermata fin qui a descrivere lo sviluppo psicomotorio del bambino: quel processo affascinante interpretato come un intreccio complesso e continuo fra sviluppo sensoriale, motorio, cognitivo, relazionale, emotivo e sociale del bambino; perché ho descritto i fattori legati al bambino ( sviluppo del sistema nervoso, muscolo – scheletrico, personalità/temperamento) e i fattori legati all’ambiente in cui il bambino vive e cresce: il rapporto con il caregiver (adulto che si prende cura di lui) e l’inizio della socializzazione con gli altri bambini? La risposta è che non si può parlare di acquaticità neonatale e musicoterapia neonatale senza sapere chi è il bambino, quali sono le sue esigenze, i suoi bisogni, le sue capacità di apprendimento. La dottoressa Beth Bolton e la Dottoressa Paola Anselmi (vedi cap 9.1.) sostengono che per guidare i bambini attraverso il linguaggio musicale bisogna sapere tanto di musica, è vero, ma ancor più bisogna sapere di bambino. La dottoressa Paola Ulrica Citterio si basa sul grado di sviluppo psicomotorio del bambino per ogni attività ludica-musicoterapica che propone in acqua. Nella tesi svolta lo scorso anno “Il canto di: un delfino, una sirena, una mamma”, progetto di musicoterapia svolto durante i corsi di accompagnamento alla nascita (“Il cordone ombelicale sonoro”) condotti dalla Dott.ssa Paola Ulrica Citterio (musicologa, musicoterapeuta e istruttrice di nuoto); ho citato la possibilità che mi è stata da lei offerta di frequentare i corsi neonatali con stimolazione plurisensoriale (“L‟acquario di Nemo”) in qualità di stagista specializzanda in musicoterapia. Ho potuto constatare come continua la relazione col loro bambino di quelle mamme che hanno partecipato al corso pre-parto. Durante tale corso si crea tra mamma e feto una comunicazione empatica. Nell‟elaborato precedente ho illustrato i benefici che il connubio acqua e musica arrecano alla mamma; come il feto si muove in risposta alla stimolazione della voce, del tocco, del pensiero e del suono materno e conseguenti risvolti sul piano psichico. Alla nascita il bambino non è più coccolato, contenuto, protetto e nutrito dal grembo materno ma deve intraprendere una vita autonoma e il ritrovare la voce, le musiche, il contatto, l‟elemento acqua, che lo hanno accompagnato per nove mesi, lo renderanno più sicuro nella sua attività esplorativa alla “conquista del nuovo mondo” in cui si trova catapultato. Da qui la necessità di Paola di proporre nei corsi neonatali, dai 0 ai 36 mesi, un‟attività ludica musicoterapica in acqua che racchiuda i piaceri, i bisogni, l‟A-B-C motorio, le competenze intellettive, la relazione, l‟affettività e il linguaggio verbale e non, del neonato. Il genitore, insieme all‟acquamotricista, è parte integrante del corso, per tutte le motivazioni precedentemente illustrate, e per la continuazione di quel dialogo intimo e unico iniziato nei nove mesi della gestazione e che si concluderà solo al termine dello sviluppo inteso nel senso etimologico del termine. 64 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 10.1MATERIALI E METODI I corsi vengono svolti in due piscine attigue all‟interno dello stesso centro: una piscina piccola e una piscina più grande, a seconda dei mesi dei neonati (vedi setting). - Le lezioni possono essere mono e/o bisettimanali. - Gli orari delle lezioni dovrebbero essere compresi in una fascia oraria neutra, dove non ci sia troppo rumore, non in contemporanea con altri corsi, che potrebbero disturbare lo svolgimento normale del corso stesso e per non “intasare” gli spogliatoi. - La durata dei corsi è di 45 minuti per i 6-18 mesi, per i 18-36 mesi; mentre per i 0-6 mesi è di 30 minuti - L‟iscrizione è mensile, trimestrale o semestrale. - Il recupero si può fare nel caso il neonato manchi per un impedimento o per malattia, avvertendo la segreteria e senza scalarlo dal pagamento del mese successivo ma venendo due volte o tre nell‟arco di quella settimana. - La vaccinazione non è più elemento discriminante per iscriversi ai corsi: è sufficiente portare un‟autocertificazione nel caso non fosse stata fatta (dipende dalla legislazione regionale) e un certificato medico. - Il neonato può essere allattato anche in acqua ma è consigliabile che non abbia mangiato alimenti a base di frutta e verdura da almeno due ore, in quanto allunga la fase digestiva. Ogni lezione è suddivisa in tre parti: 1) Un rito d‟inizio (legato all‟idea di una stimolazione verbale di gruppo) 2) Un‟evoluzione centrale dell‟attività 3) Una coccola finale Attraverso questi elementi, il bambino impara gradualmente a riconoscere la situazione e si prepara ad affrontare la lezione di gioco. In questo modo gli è assicurata una sorta di struttura cognitiva che sollecita l‟attenzione e lo fa sentire sicuro. Ogni movimento è accompagnato da un motivo musicale; questo diventa il segnale distintivo delle attività, facilita la partecipazione del neonato, favorisce la comprensione degli eventuali elementi linguistici correlati e permette di percepire al meglio il ritmo instaurato attraverso la canzone. Questa esperienza ludica aiuta il bambino a dipendere sempre meno dagli altri e ad usare il proprio corpo in modo equilibrato e indipendente. Le canzoni utilizzate si collegano strettamente ai ritmi e alle indicazioni verbali che accompagnano l‟attività stessa. E‟ molto importante l‟utilizzo della voce da parte dell‟istruttore per cantare o descrivere in modo chiaro e armonioso il gioco che si sta svolgendo. Il gioco non deve essere eseguito meccanicamente, in quanto se un neonato non ha una buona immagine del proprio corpo si accentuerà ulteriormente. L‟insegnante deve essere conscio degli effetti dell‟approccio da lui adottato sul bambino soprattutto con il contatto fisico e la voce. Scopo di questa attività in acqua è quella di dare al neonato una struttura cognitiva all‟interno della quale possa sviluppare la propria iniziativa, la sua creatività e la sua indipendenza. Il neonato, quando scopre un oggetto o uno strumento musicale, s‟impegna nell‟esplorarlo da tutti i lati. Se è sdraiato sulla pancia: lo gusta, lo manipola, lo passa da una mano all‟altra, lo batte per terra; si mette poi sul fianco per vederlo lateralmente: guarda l‟oggetto muovendolo; mettendosi di schiena: si mette a canticchiare continuando a giocare col suo gioco. Non cerca altri giochi fino a quando non avrà compiuto la sua scoperta. Verso i dieci mesi, quando l‟istruttore canta, egli comincerà a rispondergli con dei gesti sullo stesso tempo musicale, poi si fermerà, lo ascolterà creando una sua dimensione sonora, cognitiva e di scoperta ludica. 65 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 Continuando a giocare attraverso una stimolazione plurisensoriale, il neonato inizia a sviluppare anche un‟attitudine di tipo musicale attraverso il gioco vocale libero (e l‟ascolto attento e continuo), le sue posture, i suoi gesti, i suoi movimenti ed il suo sguardo.Si concentra, divertendosi, ripetendo il gioco (anche con più o meno varianti), evidenza un forte impegno anche rispetto agli altri del gruppo e conclude con un‟esplorazione sonora che passa dal gioco individuale a quello con gli altri, denso di relazioni umane e sonore. 10.2 GLI OBBIETTIVI DEL CORSO Offrire al neonato una nuova e grande opportunità, dal punto di vista fisico, e dove le sue competenze intellettive, le sue potenzialità, la sua voglia di esplorare, la sua libertà espressiva, possano rendere al meglio. La pratica di un‟attività acquatica neonatale di tipo plurisensoriale, amplifica l‟apprendimento proponendo svariati stimoli nel rispetto delle sue fasi evolutive. Alla base di tutte queste attività troviamo il gioco, l‟entusiasmo, il piacere, motivazione: fonti primarie di qualsiasi tipo di apprendimento. Gli obbiettivi di questo corso non sono legati solo: - all‟acquisizione di una buona acquaticità; - a promuovere l‟immersione come conquista e scoperta, come momento di contatto (che ha origine nel mondo fetale); - alla stimolazione dell‟individualità del neonato; - all‟aiutare il neonato ad esprimersi con creatività; - ad incoraggiare il suo senso di autostima e fiducia nell‟ambiente circostante; - ad aumentare le sue difese immunitarie; - a fortificare la sua muscolatura; - a rinforzare il sistema cardio-circolatorio, respiratorio e scheletrico; - a creare una corretta posizione a livello spazio-temporale; - ad equilibrare i ritmi sonno – veglia; - a riconoscere e superare paure e angosce; ma anche: - ad utilizzare un metodo di natura empatica con i propri genitori; - a facilitare l‟apprendimento con la “corrispondenza biunivoca suono-movimento”; - a creare nuovi elementi sonori e ritmici di esplorazione individuale; - a promuovere percorsi sonori strumentali improvvisati; -a promuovere una stimolazione attiva e multisensoriale; - ad approfondire e a promuovere “le azioni mentali” grazie al gioco; - a promuovere delle attività cognitive; -ad attivare le capacità di base: attenzione-concentrazione-percezione-osservazione-prontezza; - a stimolare il coordinamento oculo-audio-motorio, la manualità grossa e fine; - a sensibilizzare una pratica psicomotoria; - a controllare e a liberare le emozioni; - a non ammaestrare ma a lasciare uscire la propria spontaneità; -a comunicare con una pratica inizialmente “non verbale” per poi proseguire con quella “verbale”; - a favorire la fiducia in sé; - a stimolare l‟intraprendenza; - a confrontarsi e a rapportarsi con i coetanei; - a garantire una relazione affettiva coi genitori e col piccolo gruppo di amici. 66 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 10.3 IL SETTING I corsi neonatali si svolgono presso il centro sportivo Palestra California a Molinetto di Mazzano (Brescia). Vengono svolti in due piscine attigue: 1)Una piscina piccola con altezza di circa di circa metri 1, con riciclo continuo dell‟acqua a temperatura 31-35 °C. 2)Una piscina grande (per i bimbi dopo i 18 mesi) con una parte intorno ai 0,40-0,50 cm, dove il bambino tocca con i piedi e un‟altra di circa 1,20 metri dove invece si sposta galleggiando e nuotando, senza toccare il fondo, la temperatura dell‟acqua intorno ai 29°C-30°C. - A bordo della piscina piccola viene posizionato tutto il materiale didattico (ludico – strumentale) e materassini di vario genere. - Si necessita la riduzione massima del riverbero e dei rumori, con un sottofondo musicale piacevole (la piscina infatti è dotata di un‟ impianto stereo ) che stimoli i genitori a cantare per i loro bambini. -La piscina deve presentarsi come un‟ ambiente caldo, luminoso, pulito, giocoso, rassicurante, colorato e stimolante dove le paure e le ansie vengono capite e contenute. - E‟ fondamentale che l‟accesso, sia agli spogliatoi che al piano vasca, sia libero da barriere architettoniche. - Negli spogliatoi ci deve essere un luogo adatto al “parcheggio passeggini”. - Nel piano vasca vi sono spazi adeguati per asciugare e vestire i piccoli: fasciatoii (almeno 8), superfici di appoggio, docce. L‟attenzione verso la qualità dell‟ambiente e dell‟ acqua deve essere superiore che in qualsiasi altro ambito. La qualità dell‟offerta è caratterizzata da alcuni elementi: 1) La tipologia dell‟impianto natatorio 2) Il trattamento dell‟acqua e dell‟aria 3) I criteri di gestione 4) Il fattore sicurezza - La temperatura dell‟aria minima è circa pari a quella dell‟acqua - L‟umidità dell‟ambiente è inferiore al 70% -L‟illuminazione dovrebbe essere sempre corretta e diffusa, non troppo forte. Non ci devono essere ostacoli, materiali pericolosi e superfici fredde. - La sicurezza dell‟ambiente dal punto di vista del “passaggio pedonale”, della purezza e trattamento delle acque, della struttura stessa dell‟impianto, degli attrezzi e giochi utilizzati, è assolutamente prioritaria. Per quanto riguarda la gestione della lezione: - I genitori si cambiano (lasciando il neonato in carrozzina/passeggino) per primi negli spogliatoi. In un secondo momento, il genitore cambierà il piccolo. - I neonati devono aver indossato solo il pannolino per l‟acqua o il costume contenitivo, mentre i genitori, oltre al costume da bagno, devono portare cuffia e ciabatte. - Alla fine della lezione è utile fare una doccia insieme al neonato prima di vestirlo e di portarlo negli spogliatoi. - Se è possibile, è molto utile anche spalmare dell‟olio addolcente (di mandorle, di germe di grano) sulla pelle del neonato prima di rivestirlo in quanto gli lascia per più tempo l‟effetto benefico e rilassante del bagno. 67 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 10.4 IL MATERIALE LUDICO E LO STRUMENTARIO Il materiale ludico utilizzato in vasca deve essere sicuro, di dimensioni adatte alle possibilità di manipolazione del bambino, colorato, disinfettato che stimoli alla curiosità e alla ricerca di nuove esperienze. A bordo vasca troviamo: - in apposite ceste: palline grandi e piccole, cerchi colorati, animaletti in gomma (della fattoria, del mare, con diversa classificazione), secchielli, oggetti casalinghi di plastica (piatti, posate, bicchieri), cubi, macchinine in gomma, birilli, mulini per travasi, secchielli. -materassini della piscina di vari tipi: con i buchi e aperti al centro -tubi della piscina -altri materiali della piscina: ciambelle,”il ponte”. Il materiale strumentale si trova in due cesti disposti anch‟essi bordo vasca e appositamente costruiti per essere utilizzati nell‟acqua. Essi servono per stimolare l‟attenzione uditiva e dare la possibilità al neonato di riconoscere i ritmi, le voci, i rumori e le caratteristiche del suono. Gli strumenti utilizzati sono: -a percussione in legno e metallo: tamburi, tamburelli, bonghi, djembe, piatti, triangoli, maracas, sonagli, nacchere, ovetti sonori, matallofoni, campane -a fiato: Flauti, piccoli sax, melodiche, trombette -tamburi ad acqua 68 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 10.5 LE TECNICHE 10.5.1 IL CORSO DEI 0-6 MESI Questo corso permette di instaurare una relazione, stabile e in evoluzione, tra i genitori e i propri piccoli. Il corso è rivolto ai lattanti dai 40 giorni in su. L‟intenzione è di proporre un corso che, attraverso il contatto empatico, tattile dell‟acqua, del suono e della vista, apporti un beneficio ad entrambi a livello soprattutto affettivo. Gli aspetti importanti della lezione sono: - Proporre esercizi di allungamento e di rilassamento; -Massaggiare (massaggi shantala) alcune parti del corpo per stimolare il movimento, per permettergli la distensione, per promuovere il contatto affettivo; -Puntare sulle prese sicure; -Stimolare il neonato con un linguaggio verbale e non; -Stimolare con i suoni del mondo fetale e con le musiche ascoltate in gravidanza (ascolto del battito cardiaco, canzone della relazione, ninne nanne); -Vivere le immersioni col richiamo sonoro (prime risposte agli stimoli sonori con strumenti musicali); -Promuovere le esplorazioni del movimento; -Promuovere il “battere” sull‟acqua; -Cullare in differenti modi. 1)MAMMA/PAPÀ/NEONATO: durante la lezione, non ci sono attività di gruppo tra tutti i neonati, ma continui spazi ludici e di contatto rivolti solo al genitore e al proprio piccolo. 2)MASSAGGIODELL’ACQUA: grazie alla pura pressione dell‟acqua stessa, piccoli spostamenti avanti e indietro e a otto. 3) PRESE SEDUTE PRONE E SUPINE: per far sentire il diverso appoggio e contatto dell‟acqua sul neonato, dal galleggiamento all‟immersione. A) PRESA SEDUTA: La mamma pone il palmo della mano sinistra sul torace del bambino e cerca di controbilanciarlo ponendo la mano destra sotto il sedere. La mamma non dovrà anticipare l‟avanzamento del bambino ma aspetterà che sia lui a muoversi in seguito ad uno stimolo musicale proposto dall‟acquamotricista (l‟uso della maracas, del tamburo, dell‟ovetto sonoro ecc.). 69 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 B) PRESA PRONA: La mamma pone i palmi delle mani congiunte sotto le ascelle del neonato in modo da tenere sollevato il viso e lo fa cullare dall‟acqua. C) PRESA SUPINA: La mamma con il palmo di una mano sostiene la testina del neonato sull‟acqua mentre con l‟altra utilizza uno strumento musicale (campane, maracas) per stimolarlo. Talvolta lo stimolo viene proposto dall‟acquamotricista, per esempio, viene utilizzato il tamburo per riprodurre il battito cardiaco fetale e introdurre il tema della regressione. 4) LE VIBRAZIONI: A) L‟acquamotricista batte il tamburo sollecitando il neonato, sorretto dal genitore, a spingersi sopra con il corpo per ricevere le vibrazioni. B) La mamma sostiene il neonato il posizione supina; l‟acquamotricista al centro muove le campane. Il bimbo muoverà gli arti inferiori per afferrarle, potrà così avere la percezione tattile di questo strumento e essere investito dalle sue vibrazioni. 5) ”ASCOLTO FETALE” da riproporre per permettere l‟ascolto del cuore in una posizione di rilassamento della madre. 70 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 6) ”MARSUPIO-TERAPIA” (contatto pelle-pelle mamma – bambino) per mantenere il contatto visivo, sonoro e tattile col genitore il più spesso possibile; 7) PICCOLI STIMOLI DI AVANZAMENTO con la proposta di seguire un gioco/sonaglio con lo sguardo; seguire un oggetto svilupperà le sue capacità visive e motorie. 71 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 8)”MASSAGGIO SHANTALA”, in posizione di rilassamento della madre col bambino adagiato sul petto, si propongono diversi contatti e sfioramenti sul neonato: pedalata, allungamenti e stiramenti degli arti inferiori/superiori/ e incrociati, massaggio del piede (caviglia, volta plantare, collo del piede e dita del piede) delle mani (polso, palmo, apertura, dita) e anche del volto (delineare le arcate sopraccigliari, gli zigomi, la fronte). 9) PROVE D’IMMERSIONE: per iniziare a far conoscere il rito dell‟immersione con l‟uso del soffio e col neonato tenuto. La conoscenza “dell‟andar sott‟acqua” dà al bambino la possibilità di conquistare l‟ambiente nella sua totalità. Sapere cosa succede quando si prova l‟esperienza dell‟immersione tranquillizza il bambino perché egli comprende che può imparare a non inalare l‟acqua dopo un tuffo. Andare sott‟acqua permette al bambino di raggiungere l‟autonomia: muoversi in acqua con il capo immerso lo rende libero di percorrere brevi tratti poiché, fino ai 4/5 anni, non è in grado di muoversi in galleggiamento con il capo emerso. Conoscere l‟ambiente subacqueo significa in primo luogo sapere cosa succede ai sensi sott‟acqua: cambia la visione, cambiano i suoni, il corpo è avvolto da un liquido che ha un odore e un sapore e che gli dà sensazioni tattili e propriocettive. Il bambino ha la possibilità di scoprire, conoscere e muoversi in uno spazio a tre dimensioni, in cui il peso è ridotto, il suo equilibrio e le sue capacità di orientarsi sono largamente sollecitati. Dopo circa le prime due lezioni, dove il neonato ha iniziato ad orientarsi nella piscina muovendosi e 98 reagendo alle attività, Paola propone il “rito dell‟immersione”. L‟istruttore tiene il bambino nelle sue braccia, rivolto verso il suo accompagnatore che lo chiama. Dopo l‟1-2-3, dove il neonato è portato verso di lui con un bacio, l‟istruttore soffia sulla bocca del neonato per stimolargli il riflesso di apnea e in contemporanea l‟accompagnatore versa dell‟acqua sul volto del neonato. Dopo qualche tempo, sulla stessa idea del rito si propone la vera immersione. Il riflesso di apnea, ossia la capacità di bloccare la respirazione in immersione, proprio come avveniva quando erano circondati dal liquido 72 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 amniotico, dovrebbe restare intatta per i primi mesi dopo la nascita. In realtà Paola, nella sua esperienza, ha osservato che i bimbi di due-tre mesi l‟avevano già perso. Nel tempo, l‟immersione col soffio viene abbandonata per un tipo di immersione sempre più coraggiosa I diversi livelli di immersione: A) col rito 1-2-3 più l‟uso del soffio sul volto, tenuta (il neonato viene tenuto per il torace dall‟istruttore e viene posto di fronte a lui) B) col rito 1-2-3 senza l‟uso del soffio, tenuta. C) col rito 1-2-3 senza l‟uso del soffio, non tenuta (il neonato viene immerso dall‟istruttore ed è l‟accompagnatore che lo prende). D) col rito 1-2-3 senza l‟uso del soffio, non tenuta con l‟immersione anche dell‟accompagnatore. E) col rito 1-2-3 senza l‟uso del soffio, in poltrona (in posizione seduta sulle braccia dell‟istruttore, col neonato rivolto sempre verso il suo accompagnatore. E‟ lui che si dirige, buttandosi in avanti, verso il genitore in completa autonomia). F) dal tappeto, seduto, si cade in acqua verso l‟accompagnatore G) dal tappeto, seduto, si cade in acqua verso un altro tappeto. H) dal tappeto, in piedi, si cade in acqua verso l‟accompagnatore I) dal tappeto, in piedi, si cade in acqua verso un altro tappeto o appiglio. L) dal tappeto correndo, saltando, a gattoni si cade in acqua, prendendo il tubo sott‟acqua. 10) CANTARE, UNA NINNA-NANNA già conosciuta e/o inventarne di nuove usando eventualmente anche gli strumenti musicali. 11) STIMOLARE con i sonagli, ovetti, maracas, tamburi, flauti, melodiche: la vista, l‟ascolto, il movimento e la percezione del neonato stesso. 73 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 12) COCCOLA FINALE: finire con un movimento dolce e ondulatorio del corpo della madre per rilassare il piccolo dopo l‟attività di concentrazione e di partecipazione. L‟acquamotricista canta la canzone della coccola suonando le campane. LA CANZONE DELLA COCCOLA: BRAVO BRAVO BRAVO BRAVO BRAVO BRAVISSIMO BRAVO BRAVISSIMO BRAVO BRAVISSIMO BRAVO BRAVISSIMO BRAVO BRAVO BRAVO BRAVISSIMO In questo corso è importante che ci siano movimenti, situazioni, musiche e atteggiamenti dove la calma e la serenità siano basilari. 10.5.2 IL CORSO DEI 6-18 MESI I neonati tra i 6-18 mesi ascoltano, vedono lo scintillare dell‟acqua, toccano i giochi colorati che galleggiano, sperimentano, si muovono verso l‟oggetto che più gli piace; tutti i loro sensi sono in una fase di risveglio. Si interessano alla loro immagine, al loro corpo prendendo coscienza di sé,. E‟ importante che l‟acquamotricista /musicoterapeuta: - proponga differenti stimoli musicali; - rispetti le loro risposte improvvisate; - proponga giochi di manipolazione, di scoperta del luogo, travasi con mulini; - utilizzi gli strumenti musicali per discriminare il suono, con ritmi diversi; - promuova elementi della motricità (impugnare diversi oggetti, travasare). 1) STIMOLAZIONE LINGUISTICA L‟istruttrice chiede a ciascun genitore una delle sillabe/suoni prodotte/i dal bambino durante la settimana (per esempio ma, ca, to, co). Ciascun bambino, tenuto dall‟accompagnatore, tiene in mano una maracas da lui scelta. Si canta la sillaba di ciascun bambino: 1° volta MAMAMAMAMAMAA MAMAMAMAMAMAA MAMAMAMAMAMAA 74 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 MAMAMAMAMAMAA Girando attorno in cerchio. Al termine della “canzone” si attende la risposta del bambino. 2° volta COCOCOCOCOCOO COCOCOCOCOCOO COCOCOCOCOCOO COCOCOCOCOCOO Girando attorno in cerchio e battendo le mani sull‟acqua. Al termine della “canzone” si attende la risposta del bambino. 3° volta TOTOTOTOTOTOO TOTOTOTOTOTOO TOTOTOTOTOTOO TOTOTOTOTOTOO Girando attorno in cerchio e cantando sotto voce. Al termine della canzone il genitore, guardando il bambino, “fa” le bollicine con la bocca. 2)IL TAMBURO 1° volta. L‟istruttrice batte con la maracas il tamburo cantando: BUM BUM BUUM BUM BUM BUUM CON LE MANINE CON LE MARACAS FACCIAMO BUM E BUM E BUM BUM BUUM I bambini, tenuti dal genitore e richiamati dal suono, devono avanzare verso il tamburo e una volta raggiunto battervi con le maracas. 2° volta. L‟istruttrice ripete la canzone interrompendola più volte permettendo al bambino di rispondere con le maracas. 3° volta. L‟istruttrice ripete la canzone, suona il tamburo tenendolo alto e cantando suoni acuti; il bambino, sorretto dal genitore, viene innalzato per rispondere. 4° volta. L‟istruttrice ripete la canzone suona il tamburo sotto l‟acqua cantando suoni gravi; il bambino questa volta deve battere le maracas sott‟acqua. 75 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 5° volta. L‟istruttrice cantando sempre la stessa canzone suona il tamburo sott‟acqua; il genitore fa eseguire al bambino l‟immersione e questi, avanzando verso il tamburo, va a suonarlo con le maracas. 3) CAVALLUCCIO CAVALLUCCIO Il bambino è seduto sopra un cavalluccio di gommapiuma. Il genitore lo sostiene e in cerchio si canta: CAVALLUCCIO CAVALLUCCIO A ME PIACE FARE BRRRRRRRRRRRRRRRRR (con il secchiello si bagna il bambino) A ME PIACE FARE SPLASH CAVALLUCCIO CAVALLUCCIO Il giro è sempre più veloce e al termine della canzone si battono le mani sull‟acqua. 4) IL SALTO DELLA RANA A tempo di valzer, cullando il bambino da destra a sinistra e da sinistra a destra si canta: 1-2-3,1-2-3, 1-2-3 QUESTO È IL SALTO DELLA RANA 1-2-3,1-2-3,1-2-3 QUESTO È IL SALTO CHE FA CRACRACRA Al termine della canzone il bambino esegue l‟immersione. 5) SE SEI FELICE In cerchio, girando e battendo le mani sull‟acqua si canta: SE SEI FELICE TU LO SAI BATTI LE MANI CIC CIAC SE SEI FELICE TU LO SAI BATTI LE MANI CIC CIAC SE SEI FELICE TU LO SAI DIVERTIRTI TU SAPRAI SE SEI FELICE TU LO SAI BATTI LE MANI CIC CIAC CIC CIAC CIC CIAC. 76 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 6) IL PONTE 1) I bambini, assieme al genitore, devono passare uno alla volta con un giocattolo in mano sotto il ponte ( fatto di gommapiuma) mentre si canta: SOTTO IL PONTE DOVE PASSA L‟ACQUA PASSA ………(il nome della bambina) TUTTA TUTTA MATTA CANTA E BALLA DI QUA‟ E DI LA‟ MA LEI PREFERISCE FARE SEMPRE………………. A punto questo l‟istruttrice con un secchiello bagna il bambino, per favorire il riflesso di apnea; dopo si sofferma con lui per stimolarlo musicalmente con l‟utilizzo di alcuni strumenti musicali e oggetti ludici (maracas, campane, secchielli ecc). 77 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 7) CLASSIFICAZIONE DELL’OGGETTO A 6 mesi inizia la classificazione dell‟oggetto e a 12 mesi i bambini hanno la capacità di vincere la frustrazione di lasciare andare l‟oggetto. 1) L‟acquamotricista lancia una palla grande nell‟acqua e canta: ANDIAMO A PRENDERE LA PALLA TUTTA QUANTA COLORATA I bambini devono avanzare verso la palla e una volta presa alzarla in alto. La palla può anche essere suonata; i bimbi con le maracas devono andare verso la palla e colpirla producendo un suono (scoperta delle diverse sonorità che gli oggetti producono) BUM BUM BUUM BUM BUM BUUM NOI LA PALLA ANDIAMO A SUONAR 2) Si utilizza un materassino di gommapiuma con dei buchi per inserire le palline; l‟istruttrice lancia in mezzo l‟acqua palline di tutti i colori e cerchietti; a tempo di marcia i bambini accompagnati dalla voce guida: ANDIAM A PRENDERE LE PALLINE E LE PORTIAMO NELLA CASETTA devono riconoscere le palline, portarle verso il materassino, e inserirle nei buchi. 3) Sequenzialità temporale prima/dopo. L‟ istruttrice dispone una casetta per le palline e una casetta per i cerchi; i bambini, sempre guidati dalla voce, devono andare a prendere prima le palline e portarle nella casetta delle palline e dopo i cerchi e portarli nella casetta dei cerchi. I bimbi, dopo i 12 mesi, lasceranno andare le palline all‟interno della casetta mentre il genitore riproduce il suono puf; lasceranno andare i cerchi mentre il genitore riproduce il suono toc (si pone l‟accento sulla differenziazione dei suoni e delle sillabe). 4) L‟istruttrice dispone il ponte di gommapiuma sopra un materassino; il bambino prende dall‟acqua la pallina o il cerchio lo lancia dentro il ponte e, a carponi 78 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 (prima dei i 15 mesi), aggrappandosi (dopo i 15 mesi), si dirige a prendere l‟oggetto; attraversa tutto il ponte e arrivato dall‟altra parte, dove vi è il genitore ad attenderlo con due secchielli uno per le palline e uno per i cerchi, deve porre l‟oggetto dentro il secchiello giusto. In seguito si siede il bimbo sul materassino e chiamato dal genitore si immerge verso di lui. Tale attività si accompagna sempre con la voce, per esempio: ANDIAMO ANDIAMO A FARE IL TUFFO DALLA MAMMA TUTTA BELLA PRENDIAMO LA NOSTRA PALLINA/CERCHIETTO E LA PORTIAM NELLA CASETTA Per tutti questi tipi di attività ci sono delle varianti: 1) al posto delle palline si possono utilizzare gli animaletti, le macchinine, i frutti, i birilli ci saranno quindi le casette per le macchinine, per gli animaletti ecc.ecc. 2) Arrivati alla fine del ponte, invece di esserci il genitore ad attendere il bambino con il secchiello, il bambino deve gettare l‟oggetto recuperato all‟interno del ponte, verso il genitore, e andarlo a prendere con l‟immersione. Tutto ciò favorisce il riflesso di apnea, la presa dell‟oggetto, la classificazione dell‟oggetto, la vincita della frustrazione di perdere l‟oggetto, la separazione con la figura di attaccamento, per un breve periodo, per poi ritrovarla. 8) LE SETTE CAMPANE 1) L‟istruttrice dispone un materassino con sopra delle campane colorate ( ogni campana riproduce una nota della scala musicale) e canta: DIN DON DAAN DIN DON DAAN LA CAMPANE SONO QUA E DIN E DON E DIN DON DAAN Oppure DIN DON DAAN DIN DON DAAN LE CAMPANE NOI SUONIAM muovendo le campane ad una ad una. I bambini, seduti sopra il materassino, rispondono suonando anch‟essi le campane . 2) La voce guida, suonando la campana, canta: ANDIAMO A PRENDER LE CAMPANE CON UN BEL TUFFO Il bambino getta la campana e con l‟immersione va a prenderla. 79 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 Il suono della campana diventa un rito per tuffarsi, per dar da mangiare agli animaletti, ecc. 3) Si dondola il bambino a ritmo di valzer e si canta 1-2-3,1-2-3 QUESTO È IL BATTITO DELLE MANINE 1-2-3,1-2-3 QUESTO È IL BATTITO CHE FA CIC E CIAC L‟istruttrice pone il cerchio di gommapiuma al centro, con all‟interno le campane. Il bimbo al termine della canzone esegue l‟immersione arriva dentro il cerchio, prende la campana e la suona. 4) Si dispongono due materassini: 1 con sopra le campane 1 con sopra i tamburi La prima volta l‟istruttrice: suonando le campane canta DIN DON DAAN DIN DON DAAN LE CAMPANE ANDIAMO A SUONAR suonando i tamburi canta: BUM BUM BUUM BUM BUM BUUM CON LE MANINE CON LE MARACAS FACCIAMO BUM La seconda volta l‟istruttrice inizia a suonare e a cantare con uno dei due tipi di strumenti e a metà della canzone si ferma per lasciare spazio ai bambini di rispondere con l‟altro strumento. Lo stesso gioco può essere fatto utilizzando, al posto delle campane, il glockenspiel in modo tale da variare il suono e anche la presa (le bacchette sono molto più difficili da tenere il mano e da suonare rispetto alle campane). La canzone sarà. DIN DON DAAN DIN DON DAAN CON LE BACCHETTE FACCIAMO DIN E DON E DIN DON DAAN 9) CAUSA- EFFETTO Si prende un materassino e vi si dispongono dei secchielli rovesciati con all‟interno, nascosti, dei giocattoli (palline, macchinette, frutta, animaletti). I bambini sono seduti sopra il materassino. L‟acquamotricista canta una canzone, accompagnatrice del gioco ludico, battendo con una bacchetta i secchielli. Il bambino dovrà alzare il secchiello al termine della canzone, o dopo il battito, e scoprire qual è l‟oggetto nascosto. L‟oggetto verrà quindi gettato verso il genitore e il bimbo si tufferà per andarlo a prendere. 10) LE COSTRUZIONI Dopo i 15 mesi i bambini sono in grado di costruire. 1) L‟istruttrice lancia dei cubi in acqua. Il bimbo, accompagnato dalla voce guida, dovrà andare a prendere un cubo, portarlo nel materassino e porlo uno sopra l‟altro creando delle torri. 80 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 12) LA COCCOLA Come per i 0-6 mesi, le attività si concludono con la coccola dei genitori ai loro bambini stimolati dal suono delle campane dell‟acquamotricista. E‟ importante anche per loro sentire la protezione, la rassicurazione della mamma o del papà dopo aver speso molta energia nel gioco. BRAVO BRAVO BRAVO BRAVISSIMO BRAVO BRAVO BRAVO BRAVISSIMO BRAVO BRAVISSIMO BRAVO BRAVISSIMO BRAVO BRAVO BRAVO BRAVISSIMO 10.5.3 IL CORSO DEI 18-36 MESI Il neonato tra i 18-36 mesi ha il senso dell‟ordine, del rito; costruisce torri, utilizza il gioco simbolico per inventare e sperimenta per tentativi. Ama ascoltare la musica, canta e suona. Utilizza il corpo in libertà: corre, salta, si arrampica. E‟ importante che l‟acquamotricista /musicoterapeuta: - proponga sempre nuove attività, nuovi stimoli; - instauri continui riti con varianti; - promuova storie, narrazioni, giochi di relazione e socializzazione; - permetta di osservare, sperimentare, rispondere come vogliono e con i loro ritmi. I corsi si tengono, la maggior parte delle volte, nella vasca piccola, anche per volontà dei genitori. Qualche volta nella vasca grande. 1) SALUTO I bimbi sono sul bordo della piscina se si trovano nella vasca grande o all‟interno delle loro casette (ciambelle in gomma piuma) se in vasca piccola. Devono scegliere uno strumento e a seconda dell‟attività che andranno a svolgere canteranno, utilizzando la stessa melodia, il saluto iniziale. 1° VARIANTE Battendo le mani sull‟acqua CIAO CIAO CIAO PESCIOLINI CON LE MANINE VI SALUTIAMO CIAO CIAO CIAO PESCIOLINI 81 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 CON LE MANINE FACCIAMO CIAO E CIAO E CIAO CIAO CIAO Battendo i piedi distesi sull‟acqua: CIAO CIAO CIAO CIAO CIAO PESCIOLINI CON I PIEDINI VI SALUTIAMO CIAO CIAO CIAO PESCIOLINI CON I PIEDINI FACCIAMO CIAO E CIAO E 2° VARIANTE CIAO CIAO ANIMALI CON LE MANINE CIAO CIAO VI SALUTIAMO MARE E SAVANA DOVE SIETE VI VENIAMO A CERCAR 3° VARIANTE CIAO CIAO CIAO ANIMALI DELLA BELLA FATTORIA 82 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 DOVE SIETE NON SI SA VI VENIAMO A CERCAR 2) CLASSIFICAZIONE DEGLI ANIMALI E GIOCO SIMBOLICO 1) Si dispongono tre cerchi di gommapiuma a) per tutti gli animali della savana b) per tutti gli animali marini c) per tutti gli animali della fattoria L‟istruttrice lancia i vari animaletti sull‟acqua e il bambino accompagnato sempre da una canzoncina, deve andare a prendere i vari animaletti e portarli nella “casetta” giusta. ANDIAMO A PRENDERE IL LEONE E LO PORTIAMO NELLA SAVANA ANDIAMO A PRENDERE LA MUCCA E LA PORTIAMO NELLA FATTORIA ANDIAMO A PRENDERE IL DELFINO E LO PORTIAMO NEL MARE BLU Lo stesso gioco può essere fatto utilizzando delle varianti a) un secchiello per ogni bambino al posto dei cerchi b) senza distinguere che tipo di animale è ( savana, marino, della fattoria) c) facendo scegliere al bambino l‟animale che desidera e portarlo nella “sua” casetta. 2) Il gioco continua; si propone ai bimbi di chiamare l‟animale con uno strumento musicale, di solito il tamburo. Battendo le maracas sul tamburo si canta: CIAO CIAO CIAO CANE CANE (O UN ALTRO ANIMALE) CHE FA SEMPRE BAU BAU BAU CANE CANE ANDIAMO E CERCARE E ISIEME LO TROVEREM Durante la canzone si fanno delle pause per permettere al bimbo di rispondere e di continuare a cantare da solo. 83 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 3) gli animali vogliono 1° variante: GIOCARE CON LA PALLA ANDIAMO TUTTI A GIOCARE CON LA PALLA GRANDE UN BEL TUFFO ANDIAMO A FARE ASSIEME ALL‟ANIMALE L‟educatrice dispone nell‟acqua un materassino e un cerchio; i bimbi devono arrampicarsi sul materassino con una palla, lanciare la palla nel cerchio e poi tuffarsi verso il genitore. 2° variante: BERE Il bimbo deve andare a prendere l‟animale, portarlo nella casetta (materassino), tuffarsi dal materassino, andare a prendere un birillo (bottiglia) nell‟acqua, portarlo anch‟esso nella casetta, arrampicarsi e far finta di dar da bere all‟animale (gioco simbolico). 3° variante: MANGIARE Il bimbo deve portare l‟animale sulla casetta (materassino); tuffarsi per andare a prendere i piatti nell‟acqua e 84 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 portarli nella casetta; rituffarsi andare a prendere le posate, portarle nella casetta; arrampicarsi e far finta di dar da magiare all‟animale (gioco simbolico) Ogni oggetto che viene portato è sempre accompagnato dal tuffo e dal canto della voce guida. DIAMO DA MANGIARE AI NOSTRI ANIMALI PRIMA IL CANE FA GNAM GNAM E POI FA GLU GLU accompagna l‟azione); - classificazione dell‟oggetto; - presenza del gioco simbolico. In questo gioco troviamo: - abilità cognitive; - abilità motorie (tuffarsi, lanciare, arrampicarsi); - abilità linguistiche (produrre il verso dell‟animale, stimolo musicale che 3) GIOCHI CON MATERASSINO A DUE BUCHI 1) Si prepara il materassino di gommapiuma dotato di due buchi grandi. a) Su un buco si mettono tutte le palline; b) Sull‟ altro si mettono tutti gli animaletti. Il bimbo fa la prima immersione dentro il buco delle palline, ne prende una e poi la lancia; si arrampica, va nel secondo buco, prende l‟animaletto, lo lancia e fa la seconda immersione verso la mamma. 2) I bimbi devono portare nel materassino dei bicchieri e poi degli animaletti da mettere nel bicchiere. L‟educatrice sposterà l‟ordine in cui sono stati disposti i bicchieri con gli animaletti e il bambino dovrà ricordarsi qual è il proprio bicchiere (memoria). ANDIAMO SOTTO IL TAPPETO 85 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 E POI FACCIO UN TUFFO PRENDO IL MIO ANIMALE E LO PORTO ALLA MAMMA Il bimbo fa la prima immersione sotto il tappeto, si arrampica, prende il suo animale; fa la seconda immersione e lo porta nell‟isola degli animaletti (materassino dove disporre gli animali). 4) IL RISTORANTE Dopo i 18 mesi i bimbi sono in grado di distinguere i colori. L‟istruttrice lancia nell‟acqua bicchieri, posate, piatti, ciottole e palline di vari colori e propone ai bimbi di portare gli oggetti al tavolo del ristorante (gioco simbolico; tavolo del ristorante = materassino). Prima dovranno portare tutti i piatti gialli: ANDIAM A PRENDERE I PIATTI GIALLI GIALLI COME IL GRANO E LI PORTIAMO TUTTI INSIEME AL TAVOLO PER POI MANGIAR Poi dovranno prendere i bicchieri gialli, le posate gialle, le ciottoline gialle e infine le palline gialle per inserirle nelle ciottoline (simbolo del gelato al limone). Seguiranno tutti i piatti, posate, bicchieri, ciottoline e palline blu e infine tutti gli oggetti verdi sempre con la stessa sequenza. Ogni oggetto che verrà portato sarà accompagnato da un‟immersione. Al termine verranno portati al tavolo gli animaletti (prima quelli tutti gialli, e via via tutti gli altri) per dar loro da mangiare. PRENDIAMO GLI ANIMALETTI PER MANGIAR LA PAPPA BUONA L‟importanza di questa attività è la presenza 1) del prima e del dopo (prima i bicchieri e poi i piatti ecc); 2) dell‟immersione; 3) del gioco simbolico (pallina = gelato; materassino = tavolo del ristorante); 4 ) di saper distinguere i colori; 5) del linguaggio (motivo musicale che accompagna ogni oggetto che viene portato); 6) della motricità. 86 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 LA PALLAVOLO Si utilizza una rete da “pallavolo”e si formano due squadre costituite da bambini e genitori. L‟acquamotricista getta palline di vari colori sull‟ acqua; indica i due colori delle palline che ogni squadra dovrà lanciare dall‟altra parte della rete (per es. rosse e verdi per la squadra tigre e gialle e viola per la squadra ippopotamo). In questo gioco i bimbi devono saper riconoscere i colori e inoltre avere l‟abilità di lanciare al di là della rete. 5) GIRO GIROTONDO Si costruisce un cerchio grande con vari pezzi di gommapiuma. I bimbi devono stare dentro al cerchio con il proprio strumento in mano. I genitori e l‟acquamotricista all‟esterno del cerchio cantano: GIRO GIROTONDO CASCA IL MONDO CASCA LA TERRA TUTTI GIU‟ PER TERRA MA CHE BELLO E‟ GIOCARE INSIEME A TE UNO DUE TRE ANDIAMO A NUOTAR/GIOCAR Nel contempo i bimbi dovrebbero suonare il proprio strumento musicale. 6)LA TROTTOLA I bambini sostenuti dai genitori girano attorno a se stessi e tutti assieme si canta: TROTTOLA TROTTOLA TROTTOLA ANDIAMO TUTTI A FARE LA TROTTOLA TROTTOLA TROTTOLA TROTTOLA TUTTI INSIEME FACCIAMO LA TROTTOLA 7) LA CANOA (SOLO VASCA GRANDE) Si prendono due tubi di gommapiuma e si legano con due anelli di gommapiuma. I bimbi devono sedersi davanti alla mamma sulle canoe e assieme dirigersi verso il trampolino portando con se un oggetto: macchinina, pappa, animaletto ecc… Si canta: ANDIAMO A FARE UN BEL TUFFO 87 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 ASSIEME ALLA MAMMA IN ACQUA NOI NAVIGHIAMO AL TRAMPOLINO ANDIAMO Arrivati al termine della piscina i bimbi fanno la scaletta (imparare a fare le scale); l‟istruttrice rimane nell‟acqua pronta a prendere il bimbo; la mamma lo posiziona sopra il trampolino e dopo aver lanciato l‟oggetto che ha portato con sé lo aiuta a fare il tuffo. 8) SALTI E TUFFI DAL MATERASSINO I bambini si arrampicano da una parte all‟altra del MATERASSINO GARDALAND e si tuffano. Qui la motricità ha la predominanza. Per rendere più difficile il percorso si costruisce un cerchio grande con due cerchi piccoli collegati da due anelli; i bimbi diventeranno così dei leoni che dovranno attraversare il tappeto e saltare dentro il cerchio. Altre varianti: -tuffo dal tappeto avvolto come un tunnel -tuffo dal ponte -tuffo dal bordo della piscina -tuffo dallo scivolo 9) LA COCCOLA Si ripete la coccola utilizzata per i 0-6 e 618 al termine della lezione. L‟abbraccio del genitore tranquillizza il bambino e lo riporta nel grembo materno allo stadio prenatale. 88 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 BRAVO BRAVO BRAVO BRAVISSIMO BRAVO BRAVO BRAVO BRAVISSIMO BRAVO BRAVISSIMO BRAVO BRAVISSIMO BRAVO BRAVO BRAVO BRAVISSIMO 89 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 DATI RACCOLTI Come detto più volte nel periodo prenatale il feto non è passivo, ma anzi dominato da funzioni vegetative e sensomotorie; è alla ricerca di un equilibrio che gli garantisce una crescita costante e stabile. Oltre ai messaggi nutritivi, la madre trasmette messaggi legati alla sfera emozionale ed in questo scambio il feto reagisce o inizia a selezionare risposte che strutturano il suo primario Sé prenatale. L‟attività intrauterina sarà il bagaglio che utilizzerà per la vita extrauterina. Oggi sappiamo che le competenze del neonato alla nascita sono maggiori di ciò che si era pensato prima, anzi che la sua sensibilità è al massimo e che l‟ immobilità che vive non è garanzia di serenità dato che proveniva da un ambiente che gli consentiva di muoversi liberamente. In questa fase della vita postnatale il movimento del neonato dipende dagli stimoli che gli si offrono, provenienti dalla madre e dagli altri; per questo motivo la delicatezza, le attenzioni sono d‟obbligo. E‟ necessario offrire al bambino un ambiente rassicurante, morbido, caldo, graduale nei toni, come evitare azioni brusche, eccessive e incerte. Questo è un cucciolo di 3 mesi alla prima lezione di acquaticità neonatale; non sembra aver paura dell‟acqua: del resto come potrebbe? Ha vissuto nove mesi nel grembo materno e conosce benissimo quell‟ambiente. 90 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 La presenza e il contatto della mamma lo avvolge, lo rilassa e lo fa sentire protetto; grande è lo scambio di amore e di calore umano di cui il bambino si nutre, premessa di un comportamento positivo e di autostima, che lascia il bambino libero di esprimere le proprie emozioni. Sarebbe importante in questi corsi la presenza anche del padre in modo tale che il bambino, attraverso il tocco, possa distinguere le due figure genitoriali; ma, soprattutto per difficoltà lavorative, sono pochi coloro che possono parteciparvi. Il bimbo inizierà il suo percorso di acquaticità neonatale attraverso i suoni, le musiche che lo hanno accompagnato quando era feto; riconoscendole, discriminandole e piano piano imparando a rispondere attraverso il corpo e gli strumenti musicali. Svilupperà le sue capacità cognitive, motorie (muovendo le gambette sull‟acqua, imparando a controbilanciare il peso corporeo sorretto dal genitore) e affettive. Crescendo, durante le attività, imparerà ad arrampicarsi sui materassini, ad esplorare, a creare, a conoscere, ad ascoltare, a comunicare, a tuffarsi, a sperimentare a relazionarsi con gli altri e tutto questo senza fatica ma con l‟unico mezzo che conosce: GIOCANDO. Il neonato gioca con le mani, con la voce, con gli oggetti, con i suoni; le azioni come prendere, manipolare, lasciare, gustare, mordere contribuiscono a sviluppare la sua curiosità e la presa di coscienza dei suoi limiti e delle sue possibilità. Il gioco rappresenta, quindi, una funzione vitale per la sua crescita in grado di creare e di trasmettere gioia e serenità: basi fondamentali per lo sviluppo della sua personalità. Tutti i giochi di Paola, come si può capire, sono basati sull‟ascolto, l‟attesa e la risposta. Il bambino prima ascolta: percepisce il suono, lo “sceglie” (questo mi piace e mi fa sentire bene, questo no); si sofferma per ricercare lo sguardo, il contatto del genitore o dell‟educatore, e infine risponde per affermare la sua identità, per affermare il suo ISO, per esplorare, sperimentare il suo strumento e per mettere l‟altro in suo ascolto. Per es.: quando canto all‟interno di un secchiello, lo trasformo in uno strumento che amplifica la mia voce. Il neonato mi ascolta, si ferma per qualche minuto e poi risponde cercando di prendere il suono che proviene da dentro. Il suo obbiettivo si fermerà quando troverà l‟origine della fonte sonora continuando a toccarlo. Lo scopo di questo metodo è quello di non insegnare, ma di proporre ciò che il bambino può apprendere. Bisogna offrire al bimbo la voglia di scoprire i suoni dell‟ambiente che lo circonda, valorizzare la sua esperienza sonora di fronte a quella degli altri e degli adulti. Ritengo,dunque, che un percorso di questo tipo aiuti il bambino nello “stare al mondo” non solo per lo sviluppo intellettivo che tali attività promuovono ma anche perché se queste sono ben vissute gli consentono di aprirsi agli altri, alle cose e la relazione può investire lo spazio consentendo o meno l‟espressione della sua autonomia e quindi la formazione della sua identità. 91 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 CONCLUSIONI Come si è potuto constatare leggendo la mia tesi, l‟elemento “acqua” non viene considerato da Paola solo come un luogo dove trasportare il neonato in una dimensione ludica fine a se stessa, ma soprattutto uno” spazio creativo sonoro” in grado di promuovere nuovi stimoli cognitivi, linguistici, sensoriali, motori, affettivi, relazionali che aiutino il bambino nel suo processo di crescita . L‟acqua offre al bambino la possibilità di “addentrarsi”, come in un gioco, alla scoperta di molti campi d‟esperienza e di espressione. Il corpo in acqua si rivela, si costruisce, si libera, si conosce, contribuendo alla formazione dell‟autonomia. Il bimbo scopre che il corpo crea suoni e rumori. Esso, tramite il suono, comincia a mettere in relazione le varie parti del corpo, sviluppa una prima idea di orientamento e attraverso la percezione dei rumori del corpo dell‟altro avviene la conoscenza dell‟altro (cavalluccio cavalluccio, il salto della rana, se sei felice, giro girotondo, le vibrazioni ). L‟acqua, grazie alle sue proprietà fisiche, offre un supporto alle attività motrici adatte anche per i bambini più piccoli. 1)MOTRICITA’ GRANDE: movimento degli arti, saltare, correre, camminare, arrampicare, scivolare, rotolare (stimoli di avanzamento, uso del ponte, dei materassini, immersioni ) 2)MOTRICITA’ FINE: movimenti della mano, aprire e chiudere, girare, strappare, costruire giochi, suonare (costruzione dei cubi, afferrare oggetti sempre più piccoli: palle grandi , palle piccole, cerchietti; suonare con oggetti sempre più piccoli: maracas, bacchette) Alcuni sensi vengono sollecitati. La vista: lo sguardo viene captato dallo scintillare, dalla trasparenza, dal movimento dell‟acqua, dai giochi, la vista si modifica; Il tatto: il toccare ( con la mano, il corpo) un elemento fluido, i giochi, la pelle dei compagni o dei genitori è percepito completamente diverso rispetto ad un ambiente asciutto; L‟udito: l’orecchio è attirato dai rumori dell‟acqua che scende o che si schizza, i suoni si deformano durante le immersioni. 92 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 Sott‟acqua la vista si modifica, i suoni si deformano… tutto cambia… anche l‟equilibrio, le posture. I vari materiali didattici utilizzati (materassini, palle, cubi, animali, macchinine) e gli strumenti musicali aiutano il bambino ad esprimersi, a creare, a conoscere e a manipolare un mezzo di comunicazione non verbale. Durante le attività vengono utilizzate tecniche musicoterapiche impostate: 1) sull‟ascolto (musicoterapia passiva) - ascolto fetale - ascolto di ninne-nanne del periodo prenatale, - la canzone della relazione con il nascituro “OCCHI DI BAMBINO”, - canzoni per bambini come sottofondo musicale che accompagna le attività ludiche, 2) sul “far musica”(musicoterapia attiva), - vibrazioni, - stimolazioni musicali, -esecuzione strumentale sopra o sotto l‟acqua ( il suono del tamburo, delle campane come rito per l‟immersione e per portare un oggetto), - ripetizione di suoni (stimolazione linguistica), 3) sull‟uso del canto e della voce, - cantare una ninna nanna, - saluto, - voce guida che accompagna l‟azione, - di giochi strutturati e simbolici (gioco simbolico, costruzioni). L‟elemento musica è uno strumento stimolante ed efficace per i bimbi in grado di sviluppare l‟attenzione e può essere considerato una valida base per il processo di apprendimento; tutti i sensi vengono sollecitati ed, essendo i nostri sensi strumento di apprendimento, il bambino impara divertendosi. Troppo spesso sia i genitori che gli educatori scolastici, sono legati all‟idea che la musica per i bambini deve essere soltanto canzoncine da ripetere a memoria o CD ascoltati in macchina, senza nessun supporto affettivo a contenere o potenziare le emozioni che la musica muove nell‟animo puro dei bambini. Fortunatamente, ottenuta la possibilità di provare, sempre più adulti si innamorano di questo percorso: affascinante per i bambini ed estremamente ricco di significati e quasi terapeutico per gli adulti. Sono i bambini stessi con la loro risposta entusiastica, emozionale, creativa e comunicativa che dimostrano a noi grandi quanto questo nuovo approccio al linguaggio musicale sia efficace. Se ognuno di noi ha il “suo” suono, il suo stile e quindi la varietà di proposte, aiuta ogni bambino a trovarne una, o più di una, dove maggiormente riconoscersi. 93 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 REPERTORIO MUSICALE BRANI MUSICALI COME SOTTOFONDO PER I 0-6 MESI Musica classica Litz: “Sogno d‟amore” Debussy: “Clair de lune” “Ballade” 94 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 “Valse romantique” “Arabesque” Chopin: “Waltzer”, No 19 in A minor “Nocturne” in c sharp minor No 20 “Tristesse” Brahms: “Ninna nanna” Grieg: “Il Mattino” Schumann: “Scene infantili”, op.15 “Sogno” Mendelssohn: “Romanza senza parole” “Consolation” Pachelbel: “Canon in D Major” Beethoven: “6Th Symphony-Pastoral” Albinoni “Adagio “, in sol m Giovanni Allevi: “Come sei veramente” “Back lo life” “Go with the flow” Ludovico Einaudi: “Oltremare” “Le onde” (the waves) 95 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 “Al di là del vetro” “Fairytale” Canzoni Fabio Concato, “Fiore di maggio” Gigi D‟Alessio, “Vita” Jovanotti, “E‟ per te” Antonella Ruggero, “Occhi di bambino” “Il canto dell‟amore” Francesco De Gregori, “Buonanotte fiorellino” BRANI MUSICALI COME SOTTOFONDO PER I 6-18 MESI E I 18-36 MESI 1 Katalìcammello - Zecchino D‟oro 2004 2 Ciribiricoccola - Zecchino D‟oro 1974 3 Cocco e Drilli (Autori: W.Valdi) - Zecchino D‟oro 1974 4 Dagli una spinta (Autori: D.Panzuti-P.Perotti- N.Casiroli) ) - Zecchino Doro 1965 5 Dolce Remi - Giro giro tondo - Zecchino D‟oro 6 È meglio Mario (Autori: E.Di Stefano-G.Fasano) - Zecchino Doro 1996 96 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 7 Gugù bambino dell‟età della pietra (Autori: C.E.Trapani-Bobmitchell) Zecchino D‟oro 1976 8 Goccia dopo goccia (Autori: Di Stefano-Fasano) - Zecchino Doro 1994 9 I due liocorni - Zecchino D‟oro 10 Il Ballo del Qua Qua (Al Bano e Romina Power, Album: Best of Al Bano e Romina Power) 11 Il caffè della peppina (Autori: T.Martucci-A.Anelli) - Zecchino D‟oro1971 13 Il coccodrillo come fa ? (Autori: O.Avogadro-P.Massara) - Zecchino D‟oro 1993 14 Il cuoco pasticcione - Zecchino D‟oro 15 Il gatto puzzolone - Zecchino D‟oro 2004 16 Il grillo e la formica 17 Il merlo ha perso il becco 18 Il pulcino Ballerino - Zecchino D‟oro 1964 19 Il singhiozzo (Autori: M.F.Polli-G.Fasano) - Zecchino D‟oro 2001 20 I tre pagliacci (Autori: J. Perrottin-S.Tuminelli) - Zecchino Doro 1993 21 Il valzer del moscerino cantata da Cristina d'Avena ) - Zecchino Doro 1968 22 La banda dello zoo - Zecchino D‟oro 1968 23 La bella lavanderina 24 La giraffa Genoveffa - Zecchino D‟oro 25 La giacca rotta ( Autori: P.Pitagora-M.Pagano) - Zecchino Doro 1962 26 La macchina del capo (Francesco Salvi, Album: In gita col Salvi ) 27 La sveglia biricchina (Autori: L.Beretta-G.C.Cadile-F. e M.Reitano) Zecchino D‟oro 1973 28 La tartaruga (Bruno Lauzi) 29 La zanzara - Zecchino D‟oro 1963 30 L‟ape Maia 31 L‟astronave del capitan rottame (Autori: M. D‟Alessandro-D.Sabin) 1996 32 Le tagliatelle di nonna pina (Autori: G.M.Gualandi) - Zecchino D‟oro 2003 33 Ma Tarzan lo fa (sigle cartoni TV, Album: ufo robot) 97 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 34 Mamma fammi tante coccole - Zecchino D‟oro 35 Maramao perché sei morto 36 Metti la cannottiera (Autori: V.Pallavicini-P.Massara) - Zecchino Doro 1994 37 Mi scappa la pipì papà (Pippo Franco) 38 Monta in mountain bike (Autori: V.Sessa Vitali-R.Pareti) - Zecchino Doro1991 40 Nella vecchia fattoria (Quartetto Cetra) 41 Ninna nanna degli animaletti - Zecchino D‟oro 42 Ninna nanna del chicco di caffè - Zecchino D‟oro 43 Ninna nanna di tutte le mamme (Peter Pan) 44 Nonno Superman (Autori: Depsa) - Zecchino Doro 1990 45 O che bel castello ( Linea Kids, Album: Filastrocche, canzoncine e ninne nanne) 46 Papaveri e Papere - Zecchino Doro 47 Pesciolino Rosso - Zecchino Doro 48 Piccolo Naviglio 49 Pippistrello radar - Zecchino Doro1990 50 Pippo non lo sa (Rita Pavone) 51 Popoff (Autori: A.Benassi-P.Gualdi-M.Pagano) - Zecchino Doro 1967 52 Quarantaquattro gatti (Autori: G.Casarini) - Zecchino Doro 1968 53 Questo è l‟occhio bello - Zecchino Doro 54 Scuola rap (Autori: Misciano-Napolitano-Summa) - Zecchino Doro 1994 55 Sette matitine (Autori: M.A.Marques de Mendanca Migu-S.Tuminelli) Zecchino Doro 1991 56 Stella stellina ( Linea Kids, Album: Filastrocche, canzoncine e ninne nanne) 57 Supercalifragilisti che spiralidoso (Mary Poppins) 58 Tippy, il coniglietto Hippy (Autori: S.Stelletti-Hammers) - Zecchino D‟oro1969 59 Topo Gigio strapazzami di coccole 60 Tre civette sul comò 61 Ululalì Ululalà - Zecchino Doro 1979 62 Un giallo in una mano (Autori: V.Sessa Vitali- C.Castellari-N.Piras) 98 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 Zecchino Doro 1992 63 Virgola 64 Viva la pappa col pomodoro (Rita Pavone) 65 Volevo un gatto nero ( Autori: Moresca-Soricillo-Framario) - Zecchino Doro LA CANZONE DELLA RELAZIONE CON IL NASCITURO 99 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 100 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 101 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES GIORGIA PUGIOTTO – SST IN MUSICOTERAPIA - TERZO ANNO A.A. 2010 – 2011 BIBLIOGRAFIA E RIFERIMENTI SITOGRAFICI. 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