Giacomo Torzo, Michele D’Anna IL PENDOLO DI WILBERFORCE STUDIATO CON RTL Il pendolo di Wilberforce studiato con RTL Prototipo di apparato sviluppato nell’ambito del progetto IRDIS Giacomo Torzo e Michele D’Anna Il pendolo di Wilberforce1 è un dispositivo che è stato spesso usato in dimostrazioni in aula per mostrare il sorprendente fenomeno dell’accoppiamento tra oscillazioni torsionali e longitudinali in un sistema massa-molla che produce battimenti. L’effetto sorprendente consiste nel fatto che ad un osservatore lontano (che non nota l’oscillazione torsionale) sembra che l’oscillazione verticale dapprima si smorzi fino a cessare, poi, senza intervento esterno prende a crescere nuovamente come se fosse spinto da una invisibile forza. Questo dispositivo ha stuzzicato la curiosità di molti 2 (tra cui il famoso Arnold Sommerfeld, che ne ha fornito una esauriente trattazione teorica3) e recentemente il fenomeno è stato anche studiato con l’aiuto di un sistema RTL (sonar interfacciato a calcolatore) con cui si è misurata l’oscillazione verticale 4, ma nessuno aveva fin’ora caratteri zzato il moto di un pendolo di Wilberforce in modo completo con RTL (sia le oscillazioni longitudinali che quelle torsionali accoppiate). In questo lavoro si mostra come ciò sia possibile usando, oltre al sonar (per la misura della traslazione verticale) anche un sensore di rotazione ottico senza contatto (per la misura della oscillazione torsionale). Il sensore di rotazione senza contatto 5 sfrutta la modulazione di intensità di un raggio di luce polarizzata (emesso da un LED posto dietro un polarizzatore rotante azionato da un motorino) e rivelato da un fotodiodo dopo esser stato riflesso da un secondo polarizzatore solidale con la massa rotante. 1 2 3 4 5 Prende il nome da R.L. Wilberforce, un docente di fisica presso i Laboratori Cavendish, che nel 1894 mostrò come una massa cilindrica appesa ad una molla elicoidale possa sostenere oscillazioni torsionali e longitudinali , pubblicando poi un articolo su Philosophycal Magazine 38, 386 (1895) U. Köpf : Wilberforce’s pendulum revisited, Am.J.Phys. 58, 833 (1990), R.E.Berg, T.S. Marshall: Wilberforce pendulum oscillations and normal modes, Am.J.Phys. 59, 32 (1991), F.G.Karioris, Wilberforce pendulum, demonstration size: The Phys. Teacher 31 , 314 (1993) A. Sommerfeld, Mechanics of deformable bodies: lectures on theoretical physics II, Academic, New York, 1964. E. Debowska, S. Jakubowicz, Z. Mazur: Computer visualization of the beating of a Wilberforce pendulum Eur. J. Phys., 20, 89 (1999) Ideato e realizzato in prototipo da Dusan Ponikvar, dell’Università di Ljubljana, che lo ha sommariamente descritto in Rev. Sci. Instrum. 70, 2175 (1999) 1 Giacomo Torzo, Michele D’Anna IL PENDOLO DI WILBERFORCE STUDIATO CON RTL Il pendolo è stato realizzato dalla ditta MAD6 con una molla elicoidale di 43 spire (diametro 2.5 cm) e con una massa cilindrica in ottone di circa 0.5 kg. La molla viene appesa ad un supporto rigido, fissato al bordo di un tavolo, che ne blocca l’estremità superiore. La massa è agganciata all’estremità inferiore della molla in modo rigido. Al fondo della massa è avvitato un disco catarifrangente cui è sovrapposto un disco Polaroid. Sia il sensore di distanza (sonar) che il sensore di rotazione vengono posti a terra, tra loro affiancati in modo che sia il fascio di ultrasuoni che il fascio di luce infrarossa intercettino bene il disco catarifrangente (la distanza utile è tra 0.5 m e 1.0 m) Schema dell’apparato 6 Ditta partner del progetto http://www.edumad.com IRDIS, con sede in Ponteranica, Bergamo 2 Giacomo Torzo, Michele D’Anna IL PENDOLO DI WILBERFORCE STUDIATO CON RTL Fotografia del sensore di rotazione e del pendolo Un esempio di registrazione di angolo di rotazione e di spostamento verticale ottenuti pilotando l’interfaccia CBL con una calcolatrice grafica TI89 è mostrato in figura: angolo elongazione elongaz. vs. angolo Graficando l’angolo di rotazione in funzione della elongazione si vede che lo sfasamento tra le due grandezze varia notevolmente. Un secondo esempio di registrazione ottenuto con Personal Computer, interfaccia LabPro pilotata da software LoggerPro: 3 Giacomo Torzo, Michele D’Anna IL PENDOLO DI WILBERFORCE STUDIATO CON RTL Angolo ed elongazione in funzione del tempo E’ evidente dai grafici che l’oscillazione verticale (grafico in rosso) pian piano si attenua, mentre inizia a crescere quella rotazionale (grafico in blu); poi il processo si inverte e l’ampiezza della rotazione cala mentre l’elongazione verticale cresce. Si osserva cioè un battimento tra i due tipi di oscillazione, con energia totale associata al moto che passa da un oscillatore all’altro. Questo trasferimento di energia può avvenire in modo completo solo se il periodo di oscillazione torsionale uguaglia il periodo della oscillazione longitudinale (qui circa 0.96 secondi), altrimenti le ampiezze di oscillazione e di traslazione variano nel tempo ma non si annullano del tutto in modo periodico. L’energia di ciascun tipo di oscillazione è la somma di un termine cinetico e di un termine potenziale elastico L’energia associata alla traslazione è: Et=(m/2)v2 +(k/2)z2 (ove m è la massa, v la velocità, k la costante elastica , e z lo spostamento verticale dalla posizione di equilibrio). Quella associata alla rotazione è: Er=(I/2)ω2+(δ/2)α 2 (ove I è il momento di inerzia della massa, ω = ? α? ?? la pulsazione, δ la costante di torsione e α l’angolo di torsione). L’energia totale vale quindi E= Et+Er=(m/2)v2+(k/2)z2 +(I/2)ω 2+(δ/2)α 2 Per tracciare l’evoluzione temporale dei vari termini serve conoscere i valori delle 4 costanti m,k,I,δ. Per misurare la massa basta usare una bilancia. Per calcolare k si può misurare l’allungamento della molla soggetta alla forza peso dovuta alla massa. Il momento di inerzia 4 Giacomo Torzo, Michele D’Anna IL PENDOLO DI WILBERFORCE STUDIATO CON RTL rispetto all’asse di un cili ndro pieno si calcola facilmente: I=mR2/2 . Il valore della costante di torsione si può calcolare dalla relazione che fornisce la pulsazione ω=2π/T dell’oscillatore torsionale : ω2 =δ/I, ovvero δ=I(2π/T)2 Una misura più accurata del momento di inerzia Ix per una massa che abbia una geometria non esattamente cilindrica si può ottenere utilizzando una doppia misura del periodo: una con la massa da sola, ed una aggiungendo un toro cilindrico di massa e dimensioni note (e quindi con momento di inerzia In calcolabile esattamente). I due periodi misurati obbedisconono alle relazioni (T1/2π)2 = Ix/δ , (T2 /2π)2 = (Ix +In )/δ Quindi, dividendo membro a membro si ottiene: (T2 / T1 )2 =1+In/ Ix , e infine Ix = In T 12 /( T22 T1 2) Energia cinetica (Ecr) ed elastica (Eer) rotazionale e cinetica (Ect) ed elastica (Eet) traslazionale L’energia associata a traslazione e quella associata alla rotazione variano nel tempo: si ha il fenomeno del battimento, ad una frequenza molto inferiore a quella dell’oscillazione. 5 Giacomo Torzo, Michele D’Anna IL PENDOLO DI WILBERFORCE STUDIATO CON RTL Energia rotazionele Er e traslazionale Et in funzione del tempo La somma dell’energia associata a traslazione e quella associata alla rotazione decade lentamente nel tempo con legge circa esponenziale. Decadimento esponenziale dell’energia “totale” Er+Et Anche se rotazione e traslazione sembrano avere esattamente la stessa frequenza è possibile rivelare due componenti di Fourier distinte nel segnale (sia per l’angolo che per lo spostamento): si tratta delle frequenze proprie di due distinti modi fondamentali, ciascuno composto in parte di rotazione e in parte di traslazione. Questi due modi possono venire eccitati singolarmente o mescolati, a seconda delle condizioni iniziali. Quello descritto nei grafici fin qui riportati è un modo misto ottenuto con spostamento iniziale finito e angolo iniziale nullo. 6 Giacomo Torzo, Michele D’Anna IL PENDOLO DI WILBERFORCE STUDIATO CON RTL Per comprendere meglio il fe nomeno è possibile realizzarne una simulazione, ad esempio risolvendo il sistema di equazioni differenziali accoppiate per moto torsionale e traslazionale, in cui si è introdotto un coefficiente di accoppiamento tra i due moti. Per la sola traslazione la forza di richiamo è –kz, cui aggiungiamo una forza indotta dalla torsione –εα : allora l’accelerazione traslazionale è d 2 z/dt2= –(kz+εα)/m Per la sola rotazione la forza di richiamo è –D cui aggiungiamo una forza indotta dallo spostamento –εz : allora l’accelerazione rotazionale è e d 2α/dt2 = –(Dα+εz)/I . Il valore della costante di accoppiamento ε dipende dal tipo di molla, ed esso determina la frequenza del battimento. Più forte è l’accoppiamento, più rapido è il trasferimento d’energia.. Simulazione ottenuta con calcolatrice grafica Simulazioni più rapide ed efficienti si possono ottenere su Personal Computer con software dedicati, ad esempio con Stella, che consente di introdurre in modo facile la presenza di uno smorzamento (ad esempio di tipo viscoso). Nei grafici seguenti si mostrano due simulazioni ottenute con Stella per diverse condizioni iniziali: nel primo caso l’energia viene totalmente trasferita da rotazione a traslazione e viceversa ad ogni periodo del battimento, nel secondo caso una opportuna scelta del rapporto tra angolo e spostamento iniziale elimina il battimento e l’energia viene ugualmente ripartita 7 Giacomo Torzo, Michele D’Anna IL PENDOLO DI WILBERFORCE STUDIATO CON RTL fra traslazione e rotazione. In questo secondo caso la relazione di fase tra rotazione e traslazione resta fissa: essa può essere 0 oppure π. Simulazione con angolo iniziale nullo Simulazione con angolo iniziale scelto in modo da eliminare il battimento 8 Giacomo Torzo, Michele D’Anna IL PENDOLO DI WILBERFORCE STUDIATO CON RTL Nello studio del fenomeno simulato emerge chiaro che l’energia “totale” semplicemente calcolata come somma di termini cinetici ed elastici mostra una modulazione residua alla frequenza di oscillazione: questa è dovuta all’assenza, nel modello, del piccolo termine di accoppiamento E acc=εαz Se calcoliamo l’energia totale come E= Et+Er+E acc =(m/2)v2+(k/2)z2 +(I/2)ω 2+(δ/2)α 2+εαz tale modulazione sparisce. La simulazione consente di mostrare come anche che i due modi fondamentali si possono disaccoppiare perfettamente (in presenza di smorzamento finito) solo per un preciso valore del rapporto tra coefficienti di smorzamento traslazionale e rotazionale: per qualsiasi altro valore di tale rapporto, anche se l’eccitazione avviene con condizioni iniziali che ripartiscono equamente l’energia tra rotazione e traslazione, dopo un po’ inizia il fenomeno del battimento, causato dalla dissipazione più rapida di un tipo di oscillazione rispetto all’altra. 9