Anno 5, Numero 1, Aprile 2009
NOTIZIARIO COMUNALE DI VATTARO E PIAN DEI PRADI
sommario
Il direttore e la redazione di “El Pontesèl”,
porgono a tutti gli affezionati lettori un fervido voto augurale.
Buona Pasqua!
Comunicazioni del sindaco. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3
Lavori nel Comune di Vattaro per gli anni 2009-2011. . . . . . . . . . . 4
Lavori nella seconda parte di Via San Martino. . . . . . . . . . . . . . 6
Comunicato a tutti i concittadini di Vattaro . . . . . . . . . . . . . . . 8
Il prestinaio Candido Andreatta e l’antico panificio. . . . . . . . . . . . 9
Liliana e Serafino festeggiano le loro nozze d’oro . . . . . . . . . . . . 13
Il vescovo Mons. Luigi Bressan a Vattaro. . . . . . . . . . . . . . . . 15
Nonna Pia ha raggiunto la ragguardevole soglia dei 98 anni. . . . . . 17
Notiziario Comunale
di Vattaro e Pian dei Pradi
Anno 5, Numero 1
Aprile 2009
Direzione, redazione, amministrazione,
Municipio di Vattaro
Tel. 0461 848433
Direttore: Alcide Giacomelli
Franca Boller è tornata alla casa del Padre. . . . . . . . . . . . . . . 19
Direttore Responsabile: Marco Fontana
Racconto di caccia. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20
Comitato di Redazione:
Matteo Giacomelli, Walter Micheloni,
Stefano Bassi, Giulia Giacomelli,
Daiana Boller, Luciana Rizzi,
Mattia Micheloni, Lino Guerra
L’angolo del dialetto di Vattaro. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22
Ricordi di Carnevale e dintorni. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 23
Tutti gli uomini nascono liberi in dignità e diritti. . . . . . . . . . . . 24
Il Gruppo Pensionati e Anziani è sul piede di partenza. . . . . . . . . 25
Dietro l’allestimento del Carnevale. . . . . . . . . . . . . . . . . . . 26
Ultimissime dai Vigili del Fuoco di Vattaro. . . . . . . . . . . . . . . 27
Hanno collaborato a questo numero:
Ass.re Lino Boller, Carlo Bridi, Lia Sadler,
Milena Buffi, Roberta Casagranda,
Flavia Giacomelli, Francesca Roccabruna,
Armando Bassi, Campolongo Rino
Poesie e filastrocche. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29
Note di pubblica utilità. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 30
Comunicato a tutti i concittadini di Vattaro . . . . . . . . . . . . . . . 30
Consigli su un uso corretto del sistema fognario. . . . . . . . . . . . 30
El Pontesel
2
Autorizzazione Tribunale di Ttrento
n. 685 dd.05.08.2005
Grafica e stampa:
Litografia Effe e Erre - Trento
Comunicazioni del Sindaco
il sindaco
Cari compaesani,
l’inverno freddo e nevoso che abbiamo attraversato ci fa ben sperare in una buona primavera–
estate, e in un tempo favorevole
per i molti cantieri pubblici che
sono in programma. Nel seguito
della lettura troverete specifici articoli dedicati alla programmazione delle opere pubbliche e una
relazione sul bilancio preventivo
2009, mentre in questo articolo di
introduzione intendo relazionare
sulla collaborazione con gli altri
tre Comuni della Vigolana.
L’occasione del Patto Territoriale della Vigolana e le necessarie
economie di bilancio, hanno favorito un clima di collaborazione
e di aiuti reciproci fra le amministrazioni di Bosentino, Centa San
Nicolò, Vattaro e Vigolo Vattaro.
In particolare il Patto Territoriale
della Vigolana prevede, a fianco
delle numerose opere di valenza
comunale, alcune opere “sovracomunali”, opere che interessano
più amministrazioni, le quali par-
mette un’ottima sinergia fra i due
operai e importanti risparmi di
spesa;
il servizio segreteria e demografico - ancora in una fase embrionale - ma che a breve prevede la
messa in comune dei sistemi informatici e l’interscambiabilità fra
i collaboratori, in modo tale da
sopperire a temporanee assenze;
Insomma la volontà è quella di
proseguire su questa strada e,
possibilmente, incrementare le
forme di collaborazione e di lavoro comune, mantenendo sempre
forte l’identità di Vattaro e della
propria Comunità. Ritengo che
questa linea politica sia quella da
perseguire per lavorare insieme
con pari dignità. Vi ringrazio per
l’attenzione. Con l’occasione porgo a tutti voi il mio più cordiale
augurio di Buona Pasqua.
tecipano anche economicamente alla loro realizzazione: il collegamento denominato “Realizzazione percorso pedonale tra i Comuni di Bosentino, Vattaro e Vigolo Vattaro” e la struttura denominata “Vetrina della Vigolana”.
Queste opere sono segni tangibili della collaborazione e dell’unità
di intenti delle Amministrazioni
comunali della Vigolana, pur nel
rispetto delle singole identità.
Per quanto riguarda invece le collaborazioni sovracomunali intendo segnalare le tre nuove convenzioni che abbiamo sottoscritto
negli ultimi due anni e che stanno dando ottimi risultati all’Ente
ma anche agli utenti:
il servizio tecnico sovracomunale
con il Comune di Centa San Nicolò, che ha consentito una risposta
tempestiva nel campo dell’edilizia privata e sta producendo un
buon recupero di arretrati;
il cantiere sovracomunale con il
Comune di Bosentino, che per-
Il Sindaco
dott. Devis Tamanini
3
El Pontesel
Lavori nel Comune di Vattaro
per gli anni 2009-2011
attività
amministrativa
U
bilità e della manutenzione
straordinaria delle strade (ristrutturazione Via Maso Pradi,
urbanizzazione Via del Bosco; rifacimento Strada della Malga, rifacimento della pavimentazione
e nuovo arredo urbano del centro storico di Vattaro, rifacimento e messa in sicurezza Via San
Martino secondo tratto, manutenzioni straordinarie, ecc.);
- sfruttare le strutture esistenti
evitando, per quanto possibile, l’utilizzo di nuove aree verdi (ampliamento in loco della
Scuola Elementare, convenzione con il Comune di Bosentino
per il cantiere comunale, ecc.);
- risolvere il problema del traffico e del parcheggio selvaggio
nel Centro Storico (rifacimento
e arredo urbano di P.zza San Rocco, costruzione di un parcheggio
n bilancio, come quello
preventivato per l’anno
2009 e il triennio 2009 –
2011, ha bisogno di essere descritto e chiarito attraverso un’analisi
che non sia solo numerica. Infatti si tratta di una programmazione impegnativa e oserei dire “storica”, nel senso che va ad affrontare opere e a proporre interventi
che si stanno aspettando da molto tempo nella nostra Comunità.
I lavori, sia quelli che iniziano nel
2009 sia quelli programmati per
il 2010 – 2011, rappresentano un
salto di qualità infrastrutturale
per il Comune di Vattaro e seguono criteri e idee che ci siamo posti
come amministratori e come cittadini di Vattaro. Sintetizzando, i
criteri che stanno alla base degli
interventi sono:
- risolvere i problemi della via-
interrato lungo via Giardini, ecc.);
- collaborazione con i Comuni
limitrofi in un rapporto di pari
dignità (costruzione del marciapiede di collegamento fra Vattaro e Vigolo Vattaro, costruzione del centro promozionale della Vigolana, nuove convenzioni
per la gestione associata di funzioni fra i Comuni, ecc.).
Queste sono alcune delle peculiarità della programmazione per i
prossimi anni che, grazie alla fattiva e condivisa partecipazione della Provincia autonoma di Trento,
dovremmo riuscire a realizzare. Infatti la capacità di spesa del nostro
Comune è molto limitata e, senza
il fondamentale apporto contributivo della P.A.T., non sarebbe possibile programmare un bilancio così
ricco ed impegnativo:
Competenza
SPESA
Euro
162.953 Titolo I – Spese correnti
ENTRATE
Titolo I - Entrate Tributarie
Titolo II – Entrate derivanti da contributi e trasferimenti correnti dello Stato, della Regione,
della Provincia, e di altri enti pubblici anche in
rapporto all’esercizio di funzioni delegate dalla
regione e dalla provincia
586.275 Titolo II – Spese in conto capitale
Titolo III – Entrate Extratributarie
263.518
Titolo IV – Entrate derivanti da alienazioni, da
trasferimenti di capitale e da riscossione di crediti
TOTALE ENTRATE FINALI
Titolo V – Entrate derivanti da accensione di
prestiti
Titolo VI – Entrate da servizi per conto di terzi
TOTALE
Avanzo di Amministrazione
TOTALE COMPLESSIVO ENTRATE
El Pontesel
4
Competenza
Euro
976.666
1.730.110
1.153.000
2.165.746 TOTALE SPESE FINALI
Titolo III – Spese per rimborso di presti565.000
ti
Titolo IV – Spese per servizi per conto
206.868
terzi
2.937.614 TOTALE
309.910 Disavanzo di Amministrazione
3.247.524 TOTALE COMPLESSIVO SPESE
2.706.776
333.880
206.868
3.247.524
3.247.524
attività
amministrativa
Il prospetto di cui sopra, insieme
ai vari elaborati contabili e al bilancio di previsione 2009 – 2011
è stato approvato dal Consiglio
comunale di Vattaro con delibe-
ra 45 del 22 dicembre 2008 con
9 voti favorevoli, 2 astenuti e 1
contrario su 12 consiglieri presenti. Di seguito allego il programma pluriennale dei princi-
pali investimenti:
Il Sindaco
dott. Devis Tamanini
Quadro dei lavori e degli interventi oltre quelli già previsti nel bilancio di previsione anno 2009
Oggetto dei lavori
Manutenzione straordinaria strade comunali.
Sistemazione e manutenzione straordinaria con costruzione parcheggi via Maso Pradi.
Rifacimento manto stradale e sottofondi arredo urbano via Dante, via San Martino nell’attraversamento del
centro storico.
Ampliamento scuola elementare mediante restauro
dell’attuale edificio che ospita la scuola e la realizzazione di nuovi spazi su via giardini e verso il parco urbano con realizzazione di un parcheggio interrato.
Rifacimento e manutenzione Strada dei Monti
Installazione staccionate in legno lungo la strada della
malga a delimitazione pascolo.
Prevenzione urgente in due tratti di strada del comune di Vattaro: via San Martino ultimo tratto e località
Maso Flonker.
Opere di arredo urbano in centro storico
Rifacimento e messa in sicurezza strada della “Malga
Bue”
Totale generale
Importo complessivo
di spesa dell’opera
in euro
Eventuale disponibilità
finanziaria
in euro
50.000
50.000
170.000
170.000
150.000
150.000
4.797.176
1.390.000
100.081
-
82.863
-
500.000
-
120.000
-
950.000
-
6.920.120
1.760.000
5
El Pontesel
Lavori di sistemazione
nel secondo tratto di Via San Martino
attività
amministrativa
di Lino Boller, Assessore ai Lavori Pubblici e Alessandro Micheloni, Ass.re all’Agricoltura, Foreste e Protezione civile
S
ul Giornalino comunale di
Natale si è già parlato ampliamente dei lavori pubblici in previsione per l’anno 2009.
Data la congiuntura favorevole
del decreto anticrisi varato dalla PAT, si è potuto però procedere alla realizzazione e messa in sicurezza del secondo tratto di Via
San Martino, sulla strada che parte dalla cappella dell’Annunziata
fino alla casa ex-Facchini (ora Schmidt), in prossimità della Chiesa
parrocchiale. Tale lavoro era previsto tra le priorità da programmare per la prossima legislatura.
Gli smottamenti del giugno 2008
che hanno interessato la Val Bianca, la strada che porta al Maso
Floncher e i terreni, tra l’Annunziata e la Parrocchiale un tempo adibiti a vigneto, hanno spinto l’Amministrazione Comunale a
chiedere alla PAT di porvi rimedio
con interventi di “somma urgenza”, secondo le procedure previste dall’art. 13 della L.P. n. 2/1992
per tamponare l’immediato. Realizzate in tempi brevi le opere urgenti, si è riscontrata la necessità,
almeno per quanto riguarda Via
S. Martino, di intervenire con un
intervento risolutivo avente la finalità di eliminare i potenziali rischi di ulteriori e più consistenti
dissesti.
Il progetto, affidato all’ing. Walter Sadler di Centa San Nicolò
peraltro progettista degli interventi di somma urgenza, prevede il risanamento della strada attraverso:
1. L’uso di 150 micropali del diametro di 19 cm infissi nel ter-
El Pontesel
reno ad una profondità che
varia dagli 8 ai 12 metri e che
consentiranno la costruzione
di un muro di contenimento, esterno al muro esistente;
una serie di micropali, piantati obliquamente, fungeranno da tiranti ed eserciteranno
un’azione equilibratrice sul
muro stesso;
2. La realizzazione di uno scavo sulla strada, nella parte a
monte della Valle di San Martino, a una profondità di un
metro e mezzo e l’inserimento di un tubo drenante, consentiranno di intercettare tutte le acque di scorrimento che
vanno a interessare la falda
morenica; un secondo tubo,
attraverso le normali caditoie, capterà le acque meteoriche di superficie; tutte le acque saranno convogliate in
6
un tubo di acciaio che ha lo
scopo di portarle nel torrente Trambario, senza provocare danni erosivi;
3. Sopra il nuovo muro sarà realizzata una struttura leggera in
acciaio a sbalzo, per consentire la costruzione di un marciapiede della larghezza media di metri 1,5. Il marciapiede sarà costruito sopra delle
putrelle a doppia T, dove sarà
fissata un’idonea lamiera ondulata, e sopra la lamiera verrà steso del conglomerato bituminoso (asfalto). Per garantire la sicurezza dei pedoni, il
marciapiede sarà sopraelevato rispetto alla sede stradale di circa 15 cm. A valle del
marciapiede sarà costruito un
apposito parapetto, a norma
di legge, alto poco più di un
metro.
attività
amministrativa
È superfluo sottolineare che
l’opera riveste carattere di particolare importanza, perché interessa la sola strada che congiunge il paese alla Chiesa parrocchiale, al cimitero, alle case esistenti sulla strada, vicino e per
la Chiesa, nonché permette l’accesso ai fondi agricoli esistenti in
località Loné e Gòsi. L’opera, una
volta ultimata, oltre a permettere una passeggiata in sicurezza
in zona soleggiata, tranquilla e
poco rumorosa, con la possibilità di spaziare sul paesaggio circostante, avrà anche una valenza
urbanistica; infatti nella zona interessata abbiamo, oggi, una serie di case/villette a basso impatto volumetrico, ben curate, con
vialetto d’ingresso e giardino e,
una volta ultimata l’opera, potremmo ben dire che il secondo
tratto di Via S. Martino sarà, senza voler nulla togliere a nessuno,
una delle zone più belle del paese di Vattaro.
Il progetto preliminare è stato
approvato in linea tecnica dalla Giunta Comunale il 23.02.09
con deliberazione n. 14; successivamente è stato approvato anche dal Servizio Prevenzione Rischi della PAT, approvazione indi-
spensabile all’iter istruttorio per
l’acquisizione del finanziamento
provinciale.
L’opera prevede un onere totale
di spesa di € 550.000 circa, comprensivo di lavori, spese tecniche, imprevisti, acquisizione terreni, sicurezza e quant’altro, a
fronte di un contributo provinciale quantificato al 90% per la
prevenzione, e all’80% per l’arredo urbano (il marciapiede).
L’opera è un esempio di collaborazione sinergica tra l’Amministrazione Comunale, la PAT e i
proprietari dei fondi; il tutto ha
reso possibile l’esecuzione, in
tempi brevissimi, di un’opera importante che darà una svolta definitiva al problema idro-geologico esistente.
Il lavoro deve essere appaltato
entro la fine di luglio 2009 e ultimato entro la fine dell’anno, condizioni meteorologiche permettendo.
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El Pontesel
Piano Giovani di Zona
2009
politiche
giovanili 2009
È
Genitori efficaci - Corso che si prefigge di sviluppare o migliorare la
sensibilità e le competenze necessarie per affrontare con successo i
complessi e molteplici aspetti della
vita familiare e dei rapporti tra genitori e figli, basato sull’approccio
umanistico dello psicologo Rogers.
Animestate - Progetto sviluppato
dal gruppo giovani animatori che
si propone l’organizzazione di quattro eventi d’animazione a tema: fiabe animate, giochi senza frontiere, il
circo e musica-teatro-cabaret dislocati sui quattro paesi dell’Altipiano.
La fisica dei supereroi - Corso
scientifico qualitativo, ovvero divulgativo, che spieghi la scienza senza
imporre conoscenze di matematica. Per questo motivo è stato scelto un argomento che può affascinare grandi e piccoli, come i Supereroi,
da Superman a Draonball.
Prendiamo il largo - Archè - Primo progetto, proposto dalla Società Cooperativa Sociale Archè, che
vede coinvolti altri piani di zona
(Pergine Valsugana e Laghi Valsugana) in un corso di formazione per giovani volontari dal titolo
“Prendiamo il largo”.
in fase conclusiva la predisposizione del nuovo Piano Giovani di Zona “Punto mio…libera tutti” dell’Altipiano della Vigolana,
che si avvia alla sua quarta edizione.
Sarà sottoposto all’approvazione del
Tavolo per le Politiche Giovanili il 17
marzo 2009 e successivamente inviato alla Provincia autonoma di Trento
– Assessorato alle Politiche Giovanili
per il suo finanziamento.
I progetti presentati sono otto di
tipo sovracomunale e sei a valenza
comunale. In breve:
Progetti sovracomunali
Sportello - Come negli anni scorsi
lo sportello avrà la funzione fondamentale di motore del Piano e provvederà alla stampa dei depliant informativi, alla tenuta e all’aggiornamento costante del portale internet, alla pubblicazione del notiziario La Terlaina, all’apertura di
sportelli satellite dove necessario
sul territorio dell’Altipiano.
Disegno Fumetto - Un laboratorio
per insegnare ai giovani le potenzialità del fumetto. Si configura sia
come discussione sul fumetto inteso come linguaggio e come gioco,
sia come scoperta delle tecniche e
delle potenzialità di questa arte e ricerca di un proprio stile personale.
Volersi bene - Un percorso formativo ed informativo dove affrontare
i temi relativi alla propria immagine
con approfondimenti sulla sana cura
del proprio aspetto, sull’alimentazione, sui campanelli d’allarme anoressia e bulimia, sui meccanismi psicologici del “Voglio fare la modella”.
Giocoritmando - Percorso di arte
ed espressione corporea dedicato
ai ragazzi adolescenti ed ai genitori
che permetta di liberare il proprio
potenziale creativo ed espressivo
attraverso diverse tecniche di danza, teatro e musica.
El Pontesel
Progetti comunali:
Bosentino
Dire e fare - Il progetto raccoglie
una serie di idee nate direttamente
dai ragazzi che spaziano dalla festa della neve, al cinema. ai tornei,
al teatro.
Centa San Nicolò
Heinz e gli aquiloni - Corso, tenuto dal prof. Steinkoetter, per insegnare ai ragazzi la tecnica di costruzione degli aquiloni, abituando così
i ragazzi a svolgere attività manuali ,
provare il gusto e il piacere di costruire un oggetto in grado di volare.
Sentieri animati - Il progetto pre-
8
vede la realizzazione con l’aiuto di
due esperti locali di alcune opere
di intaglio del legno lungo due sentieri che portano in Vigolana, realizzandole sul posto utilizzando ceppi
di alberi già tagliati, radici o siepi.
Motorini cangianti - Corso per
sviluppare la propria creatività nell’ambito della decorazione
di caschi o motorini con l’aiuto di
esperti grafici.
Vigolo Vattaro
Scambio tra gruppi e corso GPS
- Il progetto prevede un gemellaggio con un gruppo di ragazzi della Val di Non che hanno la passione della bicicletta attraverso uno
stage di due giorni nei dintorni
dell’abitato di Sfruz , insegnando ai
ragazzi la nuova tecnologia di cartografia digitale topografica.
Quanta fiducia ho in me? - Il progetto mira ad aumentare le convinzioni di autoefficacia dei giovani,
partendo dall’osservazione del fenomeno di dispersione scolastica,
mediante un percorso che potenzi
le proprie capacità individuali.
PROGETTI SOVRACOMUNALI
Sportello
10.000,00
Disegno fumetto
900,00
Volersi bene
2.000,00
Giocoritmando
1.700,00
Genitori efficaci
2.650,00
Animestate
1.500,00
La fisica dei supereroi
3.000,00
Prendiamo il largo – Archè
6.300,00
TOTALE SOVRACOMUNALI (A) 26.950,00
PROGETTI COMUNALI
Bosentino
Dire e fare
4.300,00
Centa San Nicolò
Heinz e gli aquiloni
700,00
Sentieri animati
1.400,00
Motorini cangianti
400,00
Vigolo Vattaro
Scambio tra gruppi corso GPS 3.208,00
Quanta fiducia ho in me?
1.400,00
TOTALE COMUNALI (B)
11.408,00
TOTALE PIANO (A+ B)
38.358,00
Il prestinaio Candido Andreatta
e l’antico panificio in località Màndola
tra cronaca,
storia e leggenda
di Alcide Giacomelli
A
lle 23 e 45 precise il Mino Caneppele si caricò
in spalla la gerla (“el zestón”) contenente i sacchetti di farina che corrispondevano agli ordinativi dei privati per l’indomani, e s’avviò a passo
svelto verso il panificio Andreatta in direzione della
valle della Mandola. Giunto nel punto in cui la sterrata comincia a scendere ripida verso la località Pozza e la Màndola, si fermò e, come era sua abitudine,
pescò nella tasca la scatola del tabacco e le cartine:
s’accese la solita sigaretta di trinciato forte e, mentre
tirava qualche boccata, andava ammirando la sua
montagna, bella e maestosa oltre ogni dire. Si era
verso la fine di ottobre, la notte era chiara, stellata,
e una grande luna splendente, quasi appesa sopra il
Bècco di Filadònna come un’antica fiaccola, veleggiava nel cielo bruno verso ponente.
Il Mino si buttò nella discesa, poi imboccò il sentiero
che scendeva tra castagni e cespugli; alla fine sbucò nella Strada del Paradìs e in quattro passi fu alla
porta d’entrata del panificio, sopra la quale spiccava
un affresco della Madonna, risalente ai primi decenni del Settecento, sotto cui ardeva un lumino a olio,
inserito in un bel paralume di Murano color verde
bottiglia. L’icona – tuttora esistente - raffigurava “La
Madonna col Bambino con le ss. Barbara e Catarina”.
Il Mino vi sostò un momento, alzò il capo, mormorò
una giaculatoria, poi aprì decisamente la porta del
laboratorio, dove già ferveva il lavoro.
Il panificio, che si può a buon diritto definire “antico”,
forse era stato fondato nel 1906 dal nonno di Candido
Andreatta, tale Battista Andreatta, sposato con Angela
Eccher di Castagné; tuttavia è possibile che la sua esistenza sia anteriore, ma non se ne ha memoria. Battista
aveva acquistato l’immobile – che tuttora esiste – l’aveva alzato di un piano e in quello di terra aveva costruito un laboratorio per panificare sulla destra, e un mulino sulla sinistra. Esternamente la ròsta che attingeva le
acque dal Garzilóne, azionava ben 3 ruote, 2 in legno e
una in acciaio: la prima dava movimento all’impastatrice, alla spezzatrice e al mulino; la seconda azionava la
girandola essiccatrice del pastificio sito al secondo piano della casa; la terza in acciaio, più piccola e veloce,
produceva la corrente elettrica necessaria per l’illuminazione del laboratorio e dei piazzali esterni della casa.
Pia Begher e Candido Andreatta il giorno delle nozze
Il primo forno di cottura del panificio funzionava a
legna; nel 1913 Battista, amante di soluzioni moderne, aveva fatto installare da una ditta tedesca, la Gebruder Oberle di Veligen (Baden), un forno a carbone “a riscaldamento indiretto”, una rarità per quei
tempi, estremamente funzionale. Il vano di cottura era contornato di canne che spandevano intorno
un calore uniforme, capace di portare la cottura del
pane a livelli ottimali. Ne fece menzione persino il
settimanale Il Trentino, nel numero del 23 settembre
1913. “Gli intraprendenti fratelli Andreatta – recitava
l’articolo nel linguaggio dell’epoca -, che possiedono
un’industria molitoria nella valle del torrente Mandola, hanno di recente allargata la loro industria istallando un forno per la confezione di paste e pane. Crediamo che il forno dei sigg. Andreatta sia unico nel suo genere nel nostro Trentino, perciò merita due parole. Esso
è a riscaldamento indiretto e produce pane e paste di
cottura talmente perfetta, che crediamo non vi sieno
né forni elettrici, né a vapore che dieno prodotto sì ben
confezionato. Ne deriva che i paesi limitrofi sono arcicontenti di questo pane e non cessano di mandare le
loro lodi al bravo Candido, il capo panettiere”.
A nonno Battista era succeduto, nella direzione del
panificio, appunto il figlio Candido Andreatta, assistito allora dal fratello Alfonso (Fonso), da due operai che provenivano dai paesi vicini e dal giovane figlio Marco. In quei tempi la panificazione si basava
su un procedimento esclusivamente manuale; si iniziava la sera verso le ore 21, nella stagione estiva, e
9
El Pontesel
tra cronaca,
storia e leggenda
L’entrata dell’antico Panificio Andreatta, sul Mandola
verso le 24.00 nelle altre stagioni. Per prima cosa si
preparava un grosso pezzo di “pasta lievitata” che veniva poi aggiunta man mano ai vari impasti, per favorire una buona lievitazione. All’impasto si aggiungeva anche una percentuale di malto – consentito
dalle leggi allora vigenti – che conferiva sapore e colore al pane. In definitiva gli ingredienti del pane di
allora erano pochi, semplici e naturali: lievito, farina,
sale e malto; e il prodotto finale si poteva considerare altamente genuino e di qualità.
Anche la tipologia delle varietà di pane (spaccate grandi e piccole, bine, pan gramolà, rosette, filoni,
pane di ségala e pane all’uvetta) era approntata in
modo esclusivamente manuale. Il pane ormai formato e depositato in grandi teglie, si collocava, per
1 ora e ½ circa, in un grande locale per la lievitazione, che era favorita da un flusso di aria calda forzatamente convogliata. Infine veniva infornato e cotto al
punto giusto. Quindi si passava al tempestivo e non
facile lavoro di distribuzione nelle varie rivendite dei
El Pontesel
10
paesi circonvicini, per cui si utilizzava un carro con
sedile, trainato da un cavallo da corsa. A quei tempi
il pane si distribuiva a Calceranica, Centa, Campregheri, Vigolo, Vattaro e Bosentino. A Vattaro i punti
serviti erano la Famiglia Cooperativa, la bottega della Maria Ciòra (Maria ved. Facchini) e quella del Rodolfo (Rodolfo Rizzi).
Questa fu l’attività prevalente e secolare della famiglia Andreatta: di Battista prima, di Candido e figli
poi. Era un lavoro che non conosceva soste ed era
sempre, per così dire, uguale a se stesso, estate e inverno, al tempo in cui il fornaio era chiamato ancora “pistore” o “prestinaio” e, in mancanza della tecnologia odierna che era di là da venire, tutte le operazioni erano affidate unicamente alla abilità manuale
del capo panettiere.
Per quanto riguarda la Madonnina dell’affresco sopra la porta di ingresso, si racconta – è il bisnonno
che narra – che una volta ci fu un nubifragio che fece
ingrossare oltre modo la Mandola, che alla fine tracimò allagando il piazzale antistante il panificio; l’acqua cominciò a entrare nei locali e a crescere di altezza; allora gli operai e la gente di passaggio, uomini e donne rivolti verso il santuario del Féles, cominciarono a invocare la Madonna. Poco dopo l’acqua
cominciò a defluire e il panificio fu risparmiato. Questo evento tramandato è giunto fino a noi, e ciò giustifica, in parte, l’affresco e la lampada color verde
bottiglia posti sopra l’entrata del laboratorio.
A questo punto mi sembra giusto spendere qualche
parola per rendere omaggio alla memoria di Candido Andreatta (1888-1980), il capo panettiere, che
dall’età di 15 anni circa si è dedicato, anima e corpo,
alla professione gravosa di panificatore; competente e disponibile, egli ha sempre vissuto nella logica
del suo mestiere, che ha portato avanti con grande
passione. Certo, ogni tanto si metteva in ghingheri, specie nelle festività tradizionali quando si concedeva una bicchierata con gli amici e fumava un suo
aromatico sigaro “virginia”. Ma, al di là di questo, lui è
sempre rimasto, finché la salute lo ha assistito, il prestinaio Candido, lavoratore umile e fedele; lo rivedo
ancora nei ricordi della mia infanzia mentre si aggirava per il laboratorio con il suo grembiulone bianco, dinamico, cordiale, sagace. Per la sua dedizione e
il suo impegno è senza’altro un uomo che va additato alle giovani generazioni.
Liliana e Serafino
festeggiano le loro nozze d’oro
tra cronaca,
storia e leggenda
di Alcide Giacomelli
L’
8 febbraio u.s.
Dopo la Messa e le foto di
Liliana e Serarito, i due sposi hanno perfino hanno fecorso Via San Martino a
steggiato
le
piedi, come si costumava.
nozze d’oro: mezzo secolo
All’altezza della casa di Codi vita insieme. Riuniti nelstantino Micheloni (Nànela Parrocchiale di San Marle) c’era una siepe (stropàia)
tino davanti all’altare, hancostruita come da tradiziono reso grazie al Signore
ne, per costringere gli spoper questi lunghi anni di
si ad una sosta bene auguvita condivisa, per la salute
rante, offrire loro un bicloro concessa e per la forza
chierino e poter beneficiadi “convivere” assieme e di
re dei bòmbi (confetti) che
sopportarsi nel bene e nel
in quell’occasione venivamale.
no abbondantemente diPer meglio conoscere i prostribuiti. Poi gli sposi hantagonisti della storia, dobno proseguito il loro cambiamo precisare che si tratmino lungo Via San Martita dei coniugi Micheloni: lei
no diretti verso l’Ostària del
è Liliana Facchini (dei Zàni)
Colèto per il pranzo di noznata il 25/7/1934 e lui Seraze. Attorno al lungo tavofino Micheloni (dei Grigòri)
lo del primo piano c’erano
nato il 4/4/1931. La loro vi- Liliana e Serafino alla boa dei 25 anni di vita insieme
proprio tutti: parenti, amici
cenda umana e sentimene il parroco don Guido Bertale ha inizio – come ractoldi; grande assente perconta Serafino – quando lui, bal- ma, timida corrispondenza epi- ché malato, solo il Bèpi Zàne, pado giovane di diciassette/diciotto stolare con quella che diventerà dre della sposa, che fu sostituito
anni, si rendeva disponibile pres- poi la sua donna. Al ritorno dal- in toto dal fratello Fidenzio.
so la famiglia dei Zàni nello sfal- la naia, Serafino comincia a en- Le cuoche in cucina erano: Lidia
cio del fieno; in seguito prestò la trare regolarmente in casa e ver- Boller, moglie di Beppino, la sorelsua opera anche come manovale so i 21 anni chiede ufficialmen- la Pia Bassi ed Emma Faes, la se(“per far fòr la casa”). Bisogna pur te la mano di Liliana. Dopo set- conda moglie di Bèpi; le cameriedire che negli anni Cinquanta le te anni di fidanzamento, il 7 feb- re: Flora Facchini, Emilia Michelocase dei Zàni – dei fratelli Bèpi e braio 1959 Liliana e Serafino, da- ni e la cugina Pia, che poi si è spoFidenzio – erano tenute in parti- vanti all’altare della Chiesa di San sata ed è emigrata in Argentina.
colare considerazioni dai giovani Martino, pronunciano il loro fa- Sicuramente il pranzo di nozze fu
di allora, perché lì dentro c’erano tidico “sì” e sono sposi per sem- arricchito e contornato da tutto
pre. E’ stata quella una cerimonia l’entusiasmo possibile, con frizzi
ben 7 ragazze da maritare.
Dopo i primi approcci preliminari, semplice come si usava allora, ma e lazzi di gioventù, come si usava.
Serafino va a fare il militare a Or- ricca di quelle cose che nascono Rico (Enrico Micheloni), specializvieto e a Roma. Questo interval- dalla spontaneità e dall’entusia- zato in sonetti, lesse con la solilo di lontananza favorisce una pri- smo.
ta prosopopea un lungo sonetto
11
El Pontesel
tra cronaca,
storia e leggenda
fino hanno sicuramente avuto la percezione di essere una vera famiglia.
Nel 1962 – continua Serafino – si chiude la Miniera Montecatini e allora c’è un cambio di lavoro, prima presso la ditta Mazzalai, poi nel 1967/68 presso
l’OET (la Ferriera) di Trento.
Il messaggio che ci testimoniano questi coniugi dopo
50 anni di vita a due – è Liliana a sottolinearlo – è questo: nella vita di tutti i giorni c’è il bello e il brutto, però
per andare avanti, bisogna accontentarsi, avere molta pazienza, tenacia e fede; soprattutto molta sopportazione. “Noi – aggiunge Serafino – sen sempre nàdi
d’acordo, no avén mai avù motivi de discussion o de beghe. E sen sempre nadi avanti alla meio!”
È un messaggio chiaro e concreto nella sua brevità,
che si propone alla riflessione di tutti.
Liliana e Serafino con i nipoti
all’indirizzo degli sposi. Anche lo zio Rino e don Guido si diedero il loro bel da fare per creare un’atmosfera quanto mai gradevole e gioiosa. Alla fine i due
sposi trovarono anche un campanaccio sistemato
sotto il letto della camera nuziale.
Dopo la parentesi gioiosa delle nozze, ricominciò la
vita ordinaria di tutti i giorni. Allora Serafino lavorava
presso la Miniera Montecatini di Calceranica e, il sabato e la festa – come racconta - metteva mano alla casa
che era stata appena strutturata (c’era solo la scatola).
Nel 1962 c’è la nascita del primo figlio, Daniele, e
qualche anno dopo per supplire alla mancata luna
di miele, tutta la famiglia con il primogenito compie
una gita in auto a Venezia. E lì nella cornice della città lagunare, con i colombi che becchettavano e carpivano il cibo dalle manine di Daniele, Liliana e Sera-
El Pontesel
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Liliana e Serafino davanti allì'altare
Il vescovo Mons. Lugi Bressan ha onorato
della sua presenza la comunità di Vattaro
tra cronaca,
storia e leggenda
a cura di Alcide Giacomelli
D
omenica 4 gennaio u.s.
alle ore 9.00 il vescovo
Mons. Lugi Bressan si
è presentato puntuale nella parrocchiale di San Martino per concelebrare la Messa e
per un breve incontro conoscitivo con i fedeli. È entrato in chiesa accolto da un applauso, ha impartito la benedizione e subito è
andato a indossare i paramenti sacri. Oltre al vescovo presso
l’altare erano presenti il parroco don Giorgio, il segretario particolare don Rolando e un prete
brasiliano.
È toccato a don Giorgio, da un
paio d’anni parroco di San Martino, dare il benvenuto al presule,
presentando, sia pure per grandi linee, la nostra realtà parrocchiale, in modo da fornire un sostanziale profilo della “realtà” della parrocchia. Anche il sindaco da
parte sua gli ha rivolto parole di
benvenuto, in vista anche della
”visita pastorale” completa – programmata presumibilmente per
il prossimo autunno - che darà la
possibilità – ha aggiunto – di conoscere da vicino il paese e il suo
territorio. Poi è iniziata la Messa,
solennemente animata dal coro
degli adulti al gran completo, che
ha proposto canti e antifone prese dalla liturgia del Natale.
Al Vangelo Mons. Bressan ha sottolineato l’attualità e l’importanza
del messaggio natalizio, sia pure
nella precarietà dei nostri tempi,
dove Babbo Natale ha sostituito
in parte il Bambino Gesù. Tutta
la Messa è stata caratterizzata da
un’attenzione particolare da parte del presule, che implicitamente ha mostrato come si partecipa
all’Eucaristia, come si recitano le
formule liturgiche, senza fretta e
con la dovuta attenzione di mente e di cuore.
Dopo la Messa ai piedi della balaustra ha accolto il saluto
e l’omaggio dei fedeli. Poi don
Giorgio – la memoria storica degli eventi - ha messo mano alla
sua macchina fotografica e ha
immortalato il presule con i vari
ons. Luigi Bressan con il Coro parrocchiale
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El Pontesel
tra cronaca,
storia e leggenda
Nonna Pia ha raggiun
I
l vescovo con il Gruppo alpini di Vattaro
gruppi presenti. Intanto sul sagrato della chiesa il Gruppo alpini, che aveva già predisposto i
tavoli, distribuiva generose dosi
di vin brulè, mentre alcune mamme hanno pensato bene di proporre nientemeno che la tradizionale torta di péri del Rosàri che
ben figurava accanto al panettone. Mons. Bressan ha mostrato
di gradire, tanto più che la temperatura esterna, nonostante la
giornata di sole, era ancora pa-
recchi gradi sotto lo zero. È stata
un’occasione felice di incontro e
di dialogo. Sono state scattate altre foto ricordo, poi il presule ha
preso la via per Valsorda, dove
alle ore 11.00 era in programma
un’altra concelebrazione.
La visita dell’arcivescovo, pur nella sua brevità, ha entusiasmato
molto i fedeli, che lo hanno trovato cordiale, aperto e disponibile al dialogo. Al prossimo appuntamento autunnale!
Dopo la Messa il vescovo degusta la torta tradizionale del Rosari
El Pontesel
14
l 9 marzo u.s. nonna Pia Dorigatti ha raggiunto la soglia dei 98
anni. Se le si chiede come va, lei
risponde sempre con una sua invariabile battuta: “Finché la barca va,
lasciala andare!” Pia è approdata a
Vattaro da Trento nel Natale di 14
anni fa ed ha preso alloggio, con il
fratello Tullio e la sorella Maria tutti ultra ottuagenari, in Via Villa 26.
Quando è giunta, Pia era in condizioni di salute assai precarie; poi,
grazie alle arie buone della Vigolana si è riequilibrata, anche perché
la nuova sistemazione in un ambiente rurale è stata percepita da
lei come un dono della Provvidenza, cui è molto devota, tanto che recita tutti i giorni un’antica preghiera di S. Gaetano. Senza dubbio Pia
è invogliata a vivere con gioia e serenità anche dalla presenza dei nipoti e dei pronipoti che, settimanalmente, condividono con lei una
giornata, circondandola di allegria.
Anche la convivenza con i fratelli,
Tullio e Maria, cui è da sempre legata, hanno servito da conforto reciproco fino alla conclusione.
Con i bambini Pia ha sempre avuto
un feeling speciale, fin da quando
ha scelto di diventare maestra, nel
lontano 1928, con grande sacrificio personale e con grande merito
scolastico. Tra l’altro quando portava a casa la sua bella pagella che
le dava l’opportunità della borsa di
studio, la sua mamma commentava semplicemente l’evento con le
solite due parole: “Hai fatto solamente il tuo dovere!” Pia era la più
piccola di quattro fratelli, rimasti
orfani del papà e poi ridotti a vivere in una soffitta nell’antico rione
della Portèla. Sedicenne, ha conse-
tra cronaca,
storia e leggenda
nto la ragguardevole soglia dei 98 anni
di Milena Buffi
guito il diploma magistrale e subito ha ottenuto un posto in Val Martello (in Alto Adige), in alta montagna. Lì si è trovata a vivere in un
maso chiuso con i contadini tedeschi e si occupava dell’istruzione
dei bambini che vivevano in regioni di confine, considerate disagiate per l’altitudine, e territori da italianizzare. Pia faceva scuola italiana a popolazioni tedesche, usando molto la tecnica del disegno e
dell’illustrazione per farsi capire;
con i genitori doveva necessariamente parlare tedesco, tanto che è
diventata bilingue. In quel contesto si è trasformata in una montanara appassionata; si era fatta cucire dalla sarta un paio di eleganti pantaloni alla zuava e scendeva a valle con gli sci o con la slitta per le riunioni didattiche e per
rifornirsi di materiali. Viveva senza
luce elettrica, perché lassù non esistevano impianti; l’acqua potabile
l’attingeva dall’abbeveratoio delle bestie, scavato nel tronco di un
grosso albero. Anche i servizi igienici erano esterni al maso, in un capanno di assi. Una volta alla settimana la contadina, su compenso
straordinario, le forniva una tinozza di acqua calda in camera per
fare il bagno. È stata una maestra
non solo accettata, ma anche rispettata e amata, pur operando in
una situazione politicamente difficile. Per sua attitudine, dedicava
attenzione all’educazione musicale e accompagnava spesso i suoi
scolari ai concorsi canori, ottenendo riconoscimenti.
Dopo i trent’anni, sposata, nel 1943
si trasferita a Saone, in Val Giudicarie. Il suo è stato un matrimonio di
guerra, gli ultimi anni di una guerra
che aveva tanto provato e impoverito le famiglie: mancava da mangiare e per recuperare il corredo
dei neonati lei si era ridotta a ritagliare e rifare camicie felpate, mutandoni di lana e materassi imbottiti di foglie di granturco (paióni).
Pia era dotata, come tutte le donne
di quell’epoca, di singolare manualità e inventiva, con le quali ha arginato i gravi disagi di fine guerra.
Ha vissuto la sua vita matrimoniale
sempre in una famiglia patriarcale
che contava undici persone, più gli
ospiti o gli sfollati. Negli ultimi anni
di guerra i tedeschi avevano requisito le due camere più spaziose della casa e vi avevano installato una
grossa radio trasmittente. Lei, origliando, riusciva con grande rischio
a captare i messaggi e le discussioni degli ufficiali tedeschi, che poi riferiva al marito; le sue informazioni
sono servite qualche volta per arginare situazioni pericolose.
Dopo la guerra Pia ha insegnato
ancora 7 anni, fino al 1952, poi si è
ritirata dall’insegnamento per dedicarsi a far studiare i figli. A tale scopo si trasferiva a Trento nel periodo
scolastico, ospite in Via S. Margherita del fratello Tullio. Dopo il pensionamento si è dedicata al volontariato: organizzava a Saone il teatro
dei burattini per tutto il paese; scenette umoristiche e musicali in occasione delle sagre; curava i canti liturgici della chiesa e aveva particolare attenzione per i poveri, gli anziani e i malati del paese. Nelle vacanze ospitava nella casa di Saone
in mezzo al verde, nipoti e cugini
che affluivano da Trento bisognosi
dell’ aria buona di montagna.
Sempre attenta e disponibile, specie nei confronti dei bambini, rispettosa e affettuosa con i suoceri
e i cognati, ha dato sempre esempio di buona convivenza in famiglie numerose, sempre vigile con
chi si comportava in modo ribelle,
ignorando le regole della casa.
Ora vive presso la figlia, in piena
serenità e senza nostalgie; qualità che hanno caratterizzato l’intera sua esistenza. Con il suo equilibro nel scegliere e utilizzare bene
il suo tempo, ha saputo trovare
un modo saggio per affrontare
anche la sua avanzata vecchiaia,
utilizzando la preghiera per vivere con pazienza i limiti di una vita
quasi centenaria.
15
El Pontesel
Franca Boller
è tornata alla casa del Padre
tra cronaca,
storia e leggenda
di Alcide Giacomelli
I
l 20 febbraio 2009 Franca
Boller è tornata alla casa del
Padre. La sua è stata una vita
intensamente vissuta, anche
se Franca ha dovuto convivere,
passo dopo passo, con una malattia gravemente invalidante: la
nefrite.
Nata a Vattaro nel 1945 nella
grande casa dei Bòleri, in cima al
paese - suo padre Emilio, “Milio
Bòler”, era molto conosciuto perché per più di quarantenni autista de la Società Atesina - è sempre vissuta lì fino al matrimonio;
ha trascorso gli anni della prima
fanciullezza in modo spensierato, come tutti i bambini della sua
età. A 8 anni, dopo una ustione,
le si manifestano gonfiori al viso
e difficoltà nella crescita. Sono,
purtroppo, i segni premonitori della malattia. A 14 anni le si
gonfiano le caviglie e iniziano i
primi ricoveri ospedalieri a Trento e a Padova, al tempo in cui la
medicina ufficiale non aveva ancora acquisito le conoscenze necessarie per trattare la patologia
di Franca. Le levano le tonsille e
si sblocca il problema della crescita, ma non quello del gonfiore. I ricoveri diventano ripetitivi
e prolungati e l’unica cura allora esistente consiste in massicce
dosi di cortisone; una volta il ricovero a Padova si è prolungato
da settembre a febbraio.
Nella vita privata Franca doveva
pur svolgere una qualche mansione, sia per distrarsi, sia perché la famiglia ne aveva bisogno,
sia per pagarsi in parte le cure. Si
mette a fare la magliaia, la pantalonaia e la ricamatrice. La vo-
El Pontesel
Franca Boller con il marito nel salotto di casa
glia di vivere in lei c’era ed era forte, anche se in concreto la malattia la condizionava pesantemente: gonfiore, fatica nel camminare, difficoltà se non impossibilità di calzare certe scarpe, pudore nel mostrare le gambe gonfie. I
sogni dell’adolescenza sembrano
infrangersi: deve rinunciare persino a un vestitino giallo che aveva trovato sulla rivista “Eva” e che
aveva sognato per anni! Magari,
se le gambe si fossero sgonfiate
era possibile indossarlo!
Nonostante tutto, Franca guarda
al futuro con rassegnazione e coraggio, aggrappandosi ad ogni più
tenue speranza. Dopo l’esperienza
negativa di Padova, lei si affida ad
una guaritrice di Torino. Ci sono
da affrontare lunghi viaggi in pullman, ore di attesa in fila per mantenere il posto, grossi sacrifici economici per andare fino a Torino e
mantenersi. Dopo l’incontro con
la guaritrice e l’esperienza torinese, Franca inizia a sentirsi meglio:
il gonfiore al viso sparisce e quello
alle gambe si attenua. Comincia a
16
nascere in lei un filo di speranza di
poter condurre un’esistenza abbastanza normale.
Nel 1960 conosce l’amore: incontra l’uomo della sua vita, che
sposa nel 1973. I medici le avevano sconsigliato di avere figli,
ma Franca non pensa a se stessa,
quanto alla sua vita di coppia, alla
gioia di avere un bambino, perciò è pronta a rischiare e a donare. Nasce Michela e Franca diventa una cosa sola con la sua piccola, le sta sempre vicina, la porta a spasso, la coccola. Confidava
a un’amica: “Se podessa arlevàrla n’migolìn che la sia ‘n po’ grandòta, dopo no me saverìa gnént
anca morir!”
Ma la situazione precipita e la diagnosi è inesorabile: insufficienza
renale cronica. Era il 1976 e per
Franca si annuncia un nuovo calvario: la spola fra Vattaro e Bolzano (a Trento non esisteva ancora
il reparto), dove Franca tre volte
alla settimana rimaneva attaccata
ad una macchina per ore; il viaggio da solo era estenuante: partenza alle ore 5.30 e rientro alle
12.30, 12 volte al mese. Era una situazione drammatica, senza contare marito, figlia e casa. Nel 1978
si apre il reparto di dialisi a Trento
e a Franca, quantomeno, viene risparmiato il lungo viaggio fino a
Bolzano.
In quegli anni si incomincia a parlare di trapianti, che i più sconsigliavano per i troppi casi di rigetto. Quando, dopo molti anni di ricerca, il trapianto sembra più accessibile, Franca, dopo anni e
anni di dialisi, si ritrova con un fisico duramente provato, certa-
tra cronaca,
storia e leggenda
Caccia alla lepre
di Armando Bassi
mente non in grado di sopportare un’operazione simile. E deve rinunciare.
Franca è stata in dialisi per quasi
35 anni. Ci vuole poco a immaginare una persona prigioniera per
ore di una macchina, con tutte le
conseguenze che essa provoca
a livello fisico, tra cui la sete devastante ed un’estrema debolezza. Quando, per un certo periodo,
Franca accompagnava la figlioletta Michela al locale asilo, le maestre che avevano avuto modo di
conoscere la malattia e le vicissitudini ad essa legate, la chiamavano “Madre Coraggio”.
Nonostante tutto Franca ha saputo mantere intatto il suo temperamento, il suo carattere, la sua sensibilità, ha coltivato il suo mondo
fantastico, e tutto ciò l’ha aiutata
e sorretta con l’amore grande per
la natura, per gli animali, per la
pioggia, per gli alberi. Raccontava
a qualche amica: “Mi sento libera
solo quando guardo la cima di un
albero e mi lascio andare, magari in compagnia del vento, che è il
mio più grande amico! Ma sopra
di me so che c’è un Dio, che nella mia sofferenza mi ha dato calma, forza, pazienza; mi ha donato
un marito, una figlia, un nipotino.
Con queste motivazioni Franca,
sostenuta da una fede robusta,
ha saputo affrontare la sua battaglia. E, tuttavia, è riuscita a vivere e a convivere con la sua malattia, e a donare tutto il possibile al
desco familiare: al marito, alla figlia, al nipotino, con sensibilità e
gesti che sembrano appartenere
alla letteratura, ma che sono realtà squisitamente umane.
I
l nonno Bepi, seduto su una
vecchia seggiola e immerso nei
suoi eterni pensieri, con il toscano nell’angolo della bocca, si godeva il tepore del focolare; ogni
tanto degustava una sorsata di
vino del Brusafèr che teneva sul
bordo della fornella. Ad un tratto
venne distolto dal nipote, entrato
rumorosamente in cucina: “Nono
me contet ‘na storia? Dai nono!
Ah!” Il nonno Bepi lo guardò prima
irritato, poi reso più mansueto: “Sì,
dai che te la conto sta volta!”
Incominciò, sottolineando subito:
“Varda che sta chi l’è ‘na storia vera;
la m’è capitada propi a mi quando neva a caza de leveri!” Il nipote
prese posto su uno sgabello, davanti al nonno. L’era i primi de setembre de ‘na ventina de ani fa –
esordì il vecchio -. A quel tempo
gaveva ancor le gambe sane e era
bòn da córer: neva su per el Doss
da Bugo, su per i Palusei e féva for
mèza montagna senza far fadiga.
Aveva pena crompà ‘na cagna zo
per la Valsugana, e gaveva dat
anca ‘na bela lira, perché - i diséva
i paróni che la era usàda. I me
l’aveva garantida ‘nsóma, che se
no la me néva ben, podeva portàrghela de ritorno! La se ciamava Roma: l’era ‘na Spinona brava;
la treva fora i leveri dapertut!
L’era ‘na matina fresca, quela matina; el ziel l’era seren e no gh’era
vent. Ho ciapà la dopia che gaveva sempre pronta lì drio a l’armar,
son nà zo bas e la cagna, tacada
for dala porta, l’ha scominzià a zigognàr. Gò tacà ‘na cordèla e ne
sen ‘nviadi zo per méz al paes e
po’ via ‘nvers la Césa. A quei tempi
le ultime case del paes le era pri-
ma de la Cesòta
de la Nunziata.
Pù avanti gh’era
sol campi a sinistra de la strada,
e vignai a destra,
fin zo soto ‘l sentér dei minadori.
Averia volest nar zo dal Manuelót
‘ndo che i m’aveva dit che i aveva vist ‘n bel lever. Ma quando sen
arivadi lì ala tabelèta, ‘ndo che va
zo ‘l sentér dei minadori, la Roma
l’ha scominzia a tirarme per la cordéla e a sbaiàr, snasando per tèra.
Mi averia volèst nar avanti, ma no
gh’era sànti. Alora l’ho molàda. Ela
l’ha perzentenà tut el prà col mus
en tera, dando qualche sbàio; po’
l’ei nada zo per en vignàl e quando che l’ei stada zo ‘n tòc, ho sentù che l’aveva trovà ìl lever, perché
l’ha scominzià la paràda. Mi me son
asià sc-iop ‘n man ‘ndel caso che ‘l
lever el fussa vegnù ‘nsù per el stradèl del vignàl, vers de mi. Ma ‘nveze l’è nà ‘nzó ‘nvers la róza, el la traversàda e l’è nà su per el bosco, ‘n
direzion de le Frate. Ntant che era lì
che feva i me conti su la strada che
l’averia podest ciapar el lever, la
Roma l’ha petà lì de parar. E dopo
‘na ventina de menuti, la cagna l’ei
tornada ‘ndrio. Alora l’ho pensade
tute: che la cagna ‘nvezi che ai leveri la ghe fussa nada drio a’n gat
o a ‘na volp, perché no aveva sentù
sbarar. Cossì, mezo ‘ncazà, son tornà a ca’, disendo tra de mi: “Domàn,
torno zo per vederghe ciàr.
E difati, el dì drio, son tornà zo, e m’è
capità la stessa roba del dì prima.
M’è na zo i coiómbéri, tanto che voleva ciapàr la cagna e protàrghela
de ritorno, convinto che fussa pro-
17
El Pontesel
L’angolo del dialetto di Vattaro
= El cantón del dialèto de Vatàr
tra cronaca,
storia e leggenda
prio ‘n cagn co l’arioma. Però, ripensandoghe ‘n poc con calma, ho
volèst far n’ultima prova. La sera, zo
al Coléto, me son mess d’acordi col
me compare Violo ch’el vegnissa el
dì drio con mi a caza.
El Violo l’è nà zo co la me cagna a
la tabeleta, e mi ‘ntant ho traversà
la val e son ‘na via ‘n le Frate, ‘ndo
che pressapòc sentiva che se fermava el cagn.
No era gnancora arivà sul posto,
che ho sentù la Roma pasturàr. La
sentiva ciàra, come la fussa lì davanti a mi. Come al solito, dopo
‘n poc, l’ei partida co’ la paràda. La
vèn ‘nvers la val, la traversa la roza,
e la ven su per el bosco dei castegnàri ‘vers de mi. Da lontan, ‘ntrà i
zesoni spio ‘n leveron, grando che
me pareva ‘n cagn! Meto su sc-iop
per ciapàr la mira e ‘n quela ho vist
el lever che l’ha fat ‘na roba che mi
‘n zinquanta ani de caza no ho mai
vist: l’è nà su per la bora de’n castegnàr mez cavà e piegà da ‘na
banda. L’è nà su ‘nsin a la pèca, po’
l sa fermà vezin a ‘n ràm. È arivà la
cagna e come ‘l dì avanti l’ha s’ha
messa a girar ‘ntorno a la pianta,
senza trovar, come prima la tràcia.
A quel punto me son arvezinà
con cautela e quando che son sta
a tiro, ho lassà partir en colpo. El
leveron el ghè cascà quasi adoss
a la cagna! La Roma l’era propi ‘na
gran brava cagna!
Il nipote guardò in faccia il nonno che, in quel preciso momento,
aveva estratto un fazzolettone rosso, grande come un lenzuolo, e si
andava soffiando il naso. “Sa gat,
nonò. Che te slagrimi?” – gli fece il
bambino. “Oh, gò demò ‘n po’ de rafredor, ‘n po’ de rafredor…!” – rispose il vecchio, mettendo via rapidamente il grande fazzoletto rosso…
El Pontesel
18
di Flavia Giacomelli
‘L Carnevàl de stiani
Stiani, se spetàva ‘n grazia che vegnissa Carnevàl perché ‘l deva ‘na
nota de color e de alegria al noss
Poaesòt, a la nossa zènt che, senò,
l’era sempre la solita menèstra: laoràr come i aséni da la matina a la
séra, tegnùdi ‘n pè da n’alimentazion stretaménte dietetica a base
de mòse, tololò, polenta e crauti, fasòi, macafàn e via de seguito.
‘L colesterolo l’era sempre bass,
quasi màssa, ma noi se steva bèn
assà, guai lamentàrse, bisognava
star ben! Come ho dit ‘n la nossa zoventù se spetàva l’arivo del
Carnevàl perché pareva che ’l
portàssa qualcosa de nòo, de rilassante, che se tirassa ‘n migol
el fià móstro! I matelòti i tacava a
‘ngarnizàrse su la fàcia e a vestirse de stràze, po’ la séra i néva dén
per le case e i cantava: ‘L Carnevl l’è chi che’l va la bèla Gingerle la
pianzerà… La nossa zènt ‘n quele ocasion i ghe regalava ‘n pom,
do nèspoi, ‘na nóss; e lori, i matelòti, i era contenti come uno che
ha venzù al loto.
Anca i adulti i se déva da far polìto. In quei ani gh’era poc laóro
e soldi miga, cossì i grandi i se’n
ventàva su qualcos per passàrse l’oca. Famosi l’era i Carnevài
dei ani Trenta. El me contava me
nono Tita che l’ultima setimàna
de Carnevàl quei arquànti i se vestiva su con stràze de ogni tipo e
po’ el zòbia grass i arivava con la
sfilàta ‘n Piaza San Roc, piéna de
zènt come n’òo. A l’ora stabilida
vegniva su per el salasà ‘na ‘n car
co le velùde che’l voleva somiàrghe a ‘na caròza e ‘l se fermava ‘n
fondo a la scala dei Tomàsi ‘ndo
che i vegnivà sistemà ‘na pedàna.
Da la caròza, trainàda da ‘n cavalòt mèzo bols, vegniva zo – i conta – l’Erino dei Grigori vestì da notaio co la tuba, el Manuèle Ponta con ‘nombrèla scassàda e fora
‘nzima a le tompèle spindorlàva
zo sardèle. Altri figuranti (figure ‘n
maschera) l’era: el Bèpi Anselmo,
el Bèpi Stradìn, l’Arturo dei Grigori, el Milio Lonzi, el Berto, con ‘na
serie de sonadóri e cantori.
I néva su la pedana e lì i féva la
so brava presentazión, se sa. Po’
el corét el cantava arquante canzon famose ai tempi, e no mancava mai: Son ‘na vecia che spàza
le strade.
Po’ el Bepi Ansélmo co la so vóze
baritonàle el lezéva la Prèdica dele
verze. ?n la piàza no sgolàva ‘na
mosca. “Adess vè conto, cari paesàni – scominziàva ‘l Bèpi co la so
voze calda – de quela verza che
ghe steva soto ‘na compagnia
de soldài, e anca de quel paròl
de ram che i òmeni a batérlo no i
se sentiva un co l’altro…” L’era ‘na
specie de poema comico, ‘ndo se
metéva ‘n ridicol fati e personagi
de Vatàr e dintorni, con uso abondante de fantasia e de stupidàde.
Vegniva fora ‘na storia esplosìva,
che la féva pisàrse adoss dal rìder.
Purtropo no n’è resta gnanca ‘na
riga de sti laori. Ma l’è lo stess!.
Dopo la scena de piaza le maschere le neva ‘n giro per le case a
esibirse: zo al Coléto, su al Dopolaóro, su ai Bòleri e zo al panificio
Andreata, ‘n la val del Mandola. Lì
finiva la girandola de le maschere: gh’era la zéna per tuti i componènti e po’ se se deva a la pàza
gioia, se tréva el gnòc a fondo –
tra cronaca,
storia e leggenda
come se diseva alora. Qualchedun el feva su ‘n brut balon col
baco; no se ha mai savèst se l’era
la malinconia per la fin del Carnevàl o se l’era ‘n modo de desmentegàr i pensièri. Mah!
La via de la séda a Vatar: i cavaléri e le galéte
Se sa che la séda l’èi stada portada chi da noi de scondón da la
Cina da Marco Polo nel 1200. Ma
chi da noi, en Italia, le filànde le
ha scominzià a funzionar ben nel
1600; ma l’è sta en del 1800 che i
ha tacà a laoràr seriamente anca
‘n Trentin, a coltivar i cavaléri e i
moràri. I ultimi cavaléri chi a Vatar
la i tegniva me zia Maria dei Dagnéi, la Gelsomìna, La Maria Pegoràra. Éren en del 1947/48.
Ndel més de magio se neva den
a le Aziende agrarie de Trent o de
Perzen a comprar mèza onza de
soménze de cavaléri. I ghe diseva
somenze, ma ‘n realtà l’era ovéti,
come quei che se trova sui capùssi o su le verze, messi l’ da la farfala cavolaia. Se portava le soménze a ca’ ‘n de ‘na scatoléta de carton con arquanti busati, per farli
respirar. Dopo do tre dì, da ste soménze vegniva fora bisoléti negri
che l’era tut en sbrigolamént; e
man man che passava i dì, sti animalòti i se sgrandàva e i cambiava
color: da negri che i era i deventàva grisi e tra ‘na polsàda e l’altra
i deventàva sempre pù grosséti e
pù ciàri. Bisòn dir che se doveva
nar quasi tuti i dì a binàrghe ‘nsèma foie de moràr, perché no i magnàva altro.
Man man che i cresséva, se doveva slargàrli fora sui taolóni e le
arèle; se ghe metéva soto giornài
per aver pù cómot a tegnirli netàdi. Sora se ghe slargàva foiéte
tèndre de moràr che lori i magnàva volintéra; ma le ghe voleva
ben sute, perché se no i néva de
màl. L’era ‘n laoro costante e tuti
i santi dì, col sol e cola pióza, bisognava nar a pelàr moràri, rama
per rama, foia per foia. Prima de
‘mpienir el zestón, ghe voleva
qualche bona ora.
La vegnùda dei cavaléri la gaveva
quatro fasi; da una a l’altra i polsàva e quando arivàva la quarta fase, i magnàva come i mati:
i nossi vecioti i diséva che i magnàva a “furia”. Bisognàva che
tuta la famiglia la déssa ‘na man
per nar a pelàr, perché i cavaléri
ìn quel momento i magnàva dì e
not. Per el pù l’era i omeni che gaveva sto incarico; le done ‘nvezi le
era adéte a la manutenzion: a tegnirli netàdi fora, a darghe da magnàr, né poc né tant, a star atente
che i gavéssa la temperatura giusta, e ocoreva star vardàr ben en
de sti cameroni che no ghe fussa giri d’aria, né massa caldo; bisognàva controlàr el termometro
tre volte al dì.
Quando vegniva el moment che
i cavaléri i feva la galéta, se ghe
slargàva sora raméti séchi, per el
pù de bedóla. En den colpo de
man sti animalòti i feva ste bèle
galéte zàlde che le slusegàva.
L’era ‘n bel veder con che maestria che i féva sti bózoi, e i feva
quasi pecà a véderli cossì ‘ndafaràdi, co sta testóta che la neva de
qua e de là, entànt che da la boca
vegniva fora sto fil de seda, savèndo estra estra che i cavaléri i
averia fat ‘n bruta fin!
Per le famiglie de quei tempi le
galéte l’era ‘na risorsa grànda per
viver en poc meio, perché le era
pagàde bèn. L’era ‘na bocàda de
ossìgeno, come i diss ancoi! Pù
avanti vers i ani Trenta/Quaranta i ha ‘nventà el nylon e alora le
galéte e la séda i è nadi da ‘l balón
‘n su. Ma, volè méter la nóssa séda
con quai argàgni lì? L’e come paragonàr ‘na scarpa nóva con ‘na
zavàta!
19
El Pontesel
Ricordi di Carnevale
e dintorni
tra cronaca,
storia e leggenda
di Lia Sadler
Q
uando nei nostri paesi il progresso e il benessere non avevano ancora distratto la gioventù e anche
gli adulti e si viveva in semplicità
di vita, di usi e costumi, in quella che chiamavano “civiltà contadina”, la nostra esistenza specie
quella dei nostri masi era tanto
diversa. A rievocarla, oggi, si corre il rischio di non essere creduti;
invece era uno stile di vita assolutamente reale, di cui esistono ancora protagonisti e testimoni.
Ricordo volentieri i giochi dei
tempi della scuola che ci accompagnavano e scandivano, per
così dire, l’alternarsi delle stagioni; noi si coltivava con grande impegno e divertimento i giochi tradizionali, fatti di niente, ma profondamente belli: dal nascondino, alla mosca cieca, al guardia e
ladri. Quando i nostri lavori quotidiani in campagna, sui prati a raccogliere il fieno, nei boschi a fare
legna, al pascolo con le bestie,
quando questi lavori ci concedevano una sosta, c’era un ritaglio di
tempo per trovarsi e parlare, parlare, scambiarsi pensieri, desideri, idee, sogni. Era forse il nostro
modo, come si dice oggi con linguaggio difficile, di “esorcizzare”
la fatica quotidiana.
È con un pizzico di nostalgia
che ricordo come allora si passava il Carnevale. “Nar en maschera!” Questa era la parola d’ordine, il messaggio forte, dal giovedì
grasso al martedì di fine carnevale. E noi si andava per le case, quasi sempre camuffati da vecchi, da
donne anziane, indossando vestiti laceri, fuori uso; una grande
El Pontesel
20
pezza con due fori sul viso, per
vedere. Ai tempi nostri non esistevano trattori, e noi si andava
da un maso all’altro a piedi o con
le slitte.
Nelle case private c’era chi suonava la fisarmonica, la retta o la chitarra, e allora si ballavano valzer,
polche, mazurche, si improvvisavano coretti. Tra gli adulti c’era
sempre qualche appassionato di
lirica e di teatro che si esibiva da
solista: “Vivace l’occhio e leggiadro il viso – cantava in una sua
aria uno di questi talenti – bocca atteggiata sempre al sorriso!”
Poi, guardandosi intorno sbottava: “E varda come i se varda quei
doi lì!” Poi si avvicinava a qualche
faccia poco allegra: “Perché quella faccia? Tala forsi dit de no?” “Oh
– rispondeva l’altro – son chi che
penso alla Mariota”“E’ la tua fidanzata?”“No, non le ho ancora detto
niente, ma sono anni che le vado
per casa; il prossimo autunno mi
dichiaro”. E per questo fu poi bat-
tezzato: El ven st’inverno!
Secondo le possibilità economiche si faceva qualche cena a base
di polenta e lucaniche, portate dai partecipanti; qualche volta nel piazzale di qualche maso si
azzardava un piatto di pasta condita con le sarde (sardelle) o conserva. Il rosso della conserva era
uno stimolo per mangiare. Ma,
a mezzanotte del martedì grasso, calava il sipario sul carnevale.
Come nella fiaba di Cenerentola: tutti a casa. La mattina dopo,
a Messa, c’era l’imposizione delle
sacre Ceneri e il ritorno categorico alla vita di tutti i giorni.
Rimaneva, in fondo alla mente,
il pensiero nostalgico rivolto alle
belle ore trascorse; ma la Quaresima incombeva su di noi tutti
come una spada di Damocle, con
i suoi digiuni, le astinenze, le severe prediche dei tridui che ci attendevano in una Chiesa spoglia
di fiori, dove il celebrante vestiva
sempre di viola.
“Tutti gli uomini nascono liberi
ed uguali in dignità e diritti”
È
questa la solenne affermazione contenuta nell’art.
1 della Dichiarazione Universale sui Diritti dell’Uomo, della
quale abbiamo celebrato da poco
il 60° dalla promulgazione. Ebbene, a tanti anni di distanza molti
dei diritti fondamentali della persona umana sono ancora inapplicati in molte parti del mondo.
TrentinoSolidale onlus - il network
che raggruppa oltre 100 associazioni, gruppi e progetti di volontariato del Trentino - ha colto l’occasione di questa scadenza e della ormai prossima ricorrenza del 50° dalla promulgazione della Dichiarazione sui diritti del fanciullo per lanciare una vasta campagna di sensibilizzazione ed informazione sull’urgenza di garantire i diritti fondamentali a tutti gli esseri umani.
Il Consorzio del Comuni, con encomiabile sensibilità, ha accolto la proposta di coinvolgere in
un’azione di sensibilizzazione tutti i comuni del Trentino, con l’invito a tutti sindaci a trattare ed approvare all’interno del Consiglio
Comunale un apposito o.d.g. che
impegna le nostre municipalità sia
sul fronte dell’informazione che su
quello dell’impegno diretto a favore dei progetti di solidarietà.
In questa ottica risulta molto apprezzato anche l’invito rivoltoci dal
sindaco Devis Tamanini di portare questa testimonianza sul periodico del comune. Una testimonianza che non vuole essere retorica, ma solo una riflessione frutto
di un impegno diretto ultra venticinquennale a favore dei più poveri, degli ultimi, di quelle persone che sono costrette a vivere con
associazionismo
di Carlo Bridi
meno di 100 euro al mese. Scriviamo queste considerazioni mentre stiamo visitando una serie di
progetti realizzati a Barretos ed a
Mariglia, nello Stato di San Paolo,
grazie al sostegno dell’associazione amici di P. Andrea Bortolameotti, che hanno avuto proprio nel
missionario di Vigolo il riferimento centrale,e di quelli in programma nello Stato di Bahia dove Dom
Guido Zendron, gia parroco di Vigolo ed ora vescovo della Diocesi di Paulo Afonso, è impegnato in
prima linea. Molti sono anche qui i
diritti più elementari calpestati.
Nel mondo i diritti più elementari sono quelli ai quali è legata la stessa sopravvivenza: l’acqua, il cibo, l’istruzione. Ebbene,
1.400.000.000 persone sono prive d’acqua potabile, mentre l’acqua è l’elemento fondamentale
per la salute come dimostrano i
dati dell’Organizzazione Mondiale
della sanità, un miliardo di persone soffrono la fame, mentre nella sola Italia ogni giorno vengono
buttati nelle immondizie 42.000
quintali di cibo
che potrebbero sfamare 3 milioni di persone. 165 milioni
sono i bambini
che non hanno
accesso a nessun tipo d’istruzione mentre viviamo in una società in cui è più
importante il conoscere del possedere e potremo continuare...
La nostra esperienza ci porta ad
affermare, senza ombra di dubbio, che o avremo un avvenire comune, o saremo destinati a non
avere nessun avvenire. Sappiamo
benissimo che questa affermazione cosi forte può far arricciare
in naso ai cosiddetti “benpensanti”, ma siamo convinti che solo da
un impegno comune può svilupparsi anche nelle nostre piccole
comunità una mentalità per costruire una società più giusta, più
equa e più solidale.
I risultati conseguiti con modesti sforzi a Barretos ed a Mariglia, sono lì a dimostrarci che con
poco si può fare molto, e non dimentichiamo che il donare arricchisce più chi dona che chi riceve.
È con questo spirito che ci auguriamo che anche le nuove generazioni si ricarichino intorno ai valori fondanti di questa nostra comunità, che non sono né lo spreco né l’egoismo, ma la solidarietà e l’aiuto vicendevole che sono
stati alla base dello sviluppo delle
nostre comunità.
21
El Pontesel
Il Gruppo Pensionati e Anziani
è sul piede di partenza
associazionismo
L
liminari. Il direttivo ha nominato
presidente Campolongo Rino e
segretario Paciolla Roberto; nello stesso giorno i due incaricati
hanno presentato le prime richieste, indispensabili per far decollare l’iniziativa.
Il 26 febbraio 2009 si è ancora
riu­nito il direttivo per stabilire la
data della prossima convocazione di un’assemblea generale e fissare un ordine del giorno. Sono
stati spediti più di 240 inviti a tutti gli interessati, e si spera di poter contare su una risposta positiva e su una presenza allargata
per la prossima Assemblea generale ordinaria del Gruppo, che si
terrà: il giorno 20 marzo 2009, ad
ore 16.00, presso il Teatro comunale di Vattaro, in Via Dante 26.
a cronaca, sino ad oggi, del
nascente Gruppo Pensionati e Anziani è presto narrata. Su iniziativa del vicesindaco,
Lino Boller, che ha compiuto tutti i passi necessari per cercare di
fondare il gruppo, il 30 maggio
2008 si convocava a scopo conoscitivo una prima riunione di tutti
gli interessati, per accertare se la
creazione di un eventuale gruppo anziani fosse realmente sentita e gradita. In quell’occasione ci
furono una cinquantina di adesioni ed emerse chiaro il desiderio di fondare il gruppo.
Il 5 dicembre 2008 il vicesindaco ha convocato una seconda assemblea per l’approvazione dello
Statuto sociale e per l’elezione del
direttivo. Purtroppo il brutto tempo e la neve abbondante hanno
impedito la partecipazione della gente. Era presente in sala solo
uno sparuto numero di interessati. Ciononostante, lo statuto è stato approvato e in quell’occasione è stato nominato anche un direttivo, composto da 5 persone:
Campolongo Rino, Giacomelli Lucia, Facchini Luciana, Paciolla Roberto e Parabiaghi Norma
Il 2 gennaio u.s. il vicesindaco ha
convocato presso il Municipio il
direttivo, per la nomina del presidente e del segretario, per poter poi procedere con sollecitudine al disbrigo delle pratiche pre-
El Pontesel
L’ordine del giorno prevede:
1. Comunicazione del Presidente
2. Esame proposta modifiche allo
Statuto sociale
3. Esame proposta costo della
tessera sociale
4. Dimissioni dell’attuale direttivo
5. Nomina del nuovo direttivo
per il triennio 2009-2012
6. Nomina dei revisori dei conti
per il triennio 2009-2012
7. Varie ed eventuali
Data l’importanza degli argomenti proposti, si invitano tutti i
22
pensionati e anziani di Vattaro e
Pian dei Pradi a partecipare all’Assemblea. Una forte presenza sarà
di stimolo per l’attività prossima
e futura del Gruppo, la cui sede
verrà cortesemente messa a disposizione del Comune di Vattaro
e resa agibile quanto prima. Con
l’occasione si porgono distinti saluti.
Il presidente:
cav. Rino Campolongo
Dietro l’allestimento del Carnevale
un bel esempio di impegno giovanile
associazionismo
a cura dell’Ufficio Turistico della Vigolana
I
n questi ultimi tempi si sente
spesso parlare di aspetti negativi del mondo giovanile, delle cosiddette mele marce; mai,
però, parliamo delle succulenti
mele sane che a tutti noi piacciono molto!
Nella presentazione del carro
intitolato “Walt Disney” i ragazzi stessi hanno raccontato come
la volontà di impegnarsi, di stare insieme, di creare qualcosa e,
perché no, l’esempio dei genitori che talvolta brontolano ricordando “ ai nostri tempi...”, ha
fatto sì che già ad ottobre del
2008 siano partite le attività per
la costruzione del carro! L’aiuto
al mondo adulto è stato chiesto
solo per i costumi e per qualche
spuntino, ma poi tutto il resto è
stato fatto con le proprie mani!
Anche molte realtà commerciali e produttive hanno collaborato per la realizzazione, sia dando contributi economici che offrendo materiale, spazi ed attrezzatura di supporto alla creatività
dei ragazzi!
Il carnevale 2009 è stato, quindi, il carnevale dei giovani, dove
i giovani sono stati gli attori principali, riportando in piazza famiglie e animazione come nel passato, e ricreando quello spirito di
allegria che nemmeno la migliore
animazione era riuscita a fare negli scorsi anni!
L’unione di tutte le Pro Loco, coordinate dal Consorzio che ha
fortemente creduto in questa iniziativa, ha poi consentito di organizzare al meglio la programmazione di tutte le manifestazio-
ni collegate, permettendo quindi
ai numerosi carri di sfilare in tutti i quattro i paesi della Vigolana, oltre a partecipare alle sfilate di Trento e Caldonazzo, dando
evidenza, ancora una volta che
l’unione fa la forza!
Per fare spazio a tutti, il carnevale di Bosentino è stato anticipato a sabato 14 febbraio e così
alle 13.30, accompagnati dai vigili del fuoco e dai carabinieri, i carri allegorici sono entrati
in paese! Con una nuvola di coriandoli e il frastuono dei botti, i
carri hanno dato il via al carnevale 2009 sull’Altopiano della Vigolana.
Come Pro Loco di Bosentino cogliamo l’occasione per ringraziare tutti i ragazzi per i bellissimi
carri che hanno presentato ed
i gruppi che hanno sfilato e per
ringraziare le associazioni coinvolte: (gruppo Ana e Gruppo Anziani di Bosentino), per aver accantonato, ancora una volta, la
frase “ma aven sempre fat così”
ed aver accettato di anticipare la
festa del carnevale al sabato, per
dare spazio ai giovani e far sì che
le cosiddette tradizioni non limitassero l’impegno e la partecipazione di tutti.
Dopo diversi anni senza carri allegorici, quest’anno ben 5 carri
allegorici, accompagnati da circa 120 ragazzi di età compresa
tra i 13 e i 25 anni, 3 piccoli gruppi mascherati e tante mascherine,
hanno rallegrato e caratterizzato
il carnevale! Ma chi lo dice, quindi, che i giovani non si impegnano più.
Carro Walt Disney e Pro Loco
Bosentino
Domenica 15 febbraio è toccato a Centa San Nicolò, che ogni
anno ripropone la tradizione della “barèla de carnevàl” e che ha visto una partecipazione notevole
anche dagli altri paesi e non solo.
Anche quest’anno il Carnevale è
finito e, come l’anno scorso, è stata una bellissima esperienza che ci
ha permesso di divertirci tutti assieme. Il tempo fortunatamente ci
ha dato una mano e ci ha permesso di essere presenti in tutte le sfilate (Bosentino, Centa, Trento, Vigolo, Caldonazzo e Vattaro) con
un bel sole! Come tutti gli anni il
lavoro è sempre molto, in quanto
la costruzione del carro e la preparazione dei costumi è impegnativa ma, nonostante questo, abbiamo sfruttato al massimo tutti i momenti liberi e i fine settimana e ce
l’abbiamo fatta. Anche quest’an-
Il carro di Vattaro, La Spada nella roccia,
in sfilata a Bosentino.
23
El Pontesel
associazionismo
quest’anno sono stati distribuiti
un quintale e mezzo di gnocchi e
hanno sfilato sei carri più altri sei
fra gruppi mascherati e carretti.
Ha vinto il carro Walt Disney di Vigolo Vattaro; secondo: La spada nella
roccia di Vattaro; terzo: I Vichinghi
dei Campregheri, e quarto: Come
‘na volta; quinto e sesto, a pari merito: X factor e La famiglia Adams.
Pro Loco Vigolo Vattaro
Il carro di Campregheri, I vichinghi,in sfilata a Trento
no il nostro carro è stato apprezzato per la sua originalità e cura
dei dettagli, sia per quanto riguarda la struttura, sia per i costumi,
proprio per l’attenzione che abbiamo posto nel ricreare l’atmosfera dei vecchi castelli di una volta. E’ stata un bellissima occasione
per passare delle divertenti giornate in compagnia e inoltre abbiamo avuto modo anche quest’anno di conoscere nuovi ragazzi e ragazze con la nostra stessa passione per il Carnevale. Durante i mesi
della costruzione, oltre che durante le sfilate, abbiamo avuto modo
di scambiarci opinioni e idee, condividere momenti speciali e divertenti in compagnia di ragazzi giovani come noi. Un particolare ringraziamento va ovviamente fatto
anche quest’anno a tutte le persone che ci hanno sostenuto, sia moralmente che economicamente, in
questa nostra seconda esperienza,
con la speranza di poterla ripetere
El Pontesel
anche l’anno prossimo con il forte
senso di unione che ci ha dato.
Carro: La spada nella doccia
Mai avuto un carnevale con tanta
partecipazione a Vigolo Vattaro:
Carnevale del Gruppo giovani a Vattaro
24
E per finire sentiamo la voce dei
protagonisti, i ragazzi: “In questo periodo si parla solo di ragazzi violenti, stupri e alcol, ma
invece noi vogliamo dimostrare
che ci sono anche ragazzi come
noi... nella cassa si tende sempre a guardare l’unica mela marcia anziché quelle buone!!! La nostra aggregazione nel fare il carro
e l’amicizia che comunque lega
tutti i ragazzi dell’Altopiano, è la
dimostrazione che ci sono ancora ragazzi come noi che credono
ai valori positivi della vita!”
Ultimissime
dai Vigili del Fuoco
associazionismo
di Francesca Roccabruna
L
unedì 9 marzo 2009 è stata
convocata l’assemblea ordinaria del Corpo dei Vigili del Fuoco Volontari di Vattaro;
tra i vari punti all’ordine del giorno si è discusso sull’approvazione del rendiconto dell’esercizio
2008 e sul bilancio di previsione
per l’anno 2009, entrambi approvati dall’assemblea.
L’iter burocratico prevede in seguito la trasmissione alla PAT
per il parere tecnico e poi al Comune.
Altro argomento dell’assemblea
è stato la nomina del nuovo cassiere; la proposta portata dal Comandante Micheloni Ferruccio e dal Vice Comandante Bassi
Alessio ha ottenuto il nulla osta
dall’assemblea, eleggendo il sig.
Micheloni Andrea, ragioniere del
Comune di Vattaro; il quale svolgerà l’incarico in qualità di socio
sostenitore.
Si rende noto che il Vigile Tonezzer Sandro ha rassegnato le proprie dimissioni volontarie per
motivi lavorativi, il Corpo ringrazia per i 9 anni dedicati al volontariato.
Concludendo il Direttivo intende
usufruire dello spazio messo a disposizione dall’Amministrazione
Comunale di Vattaro, per informare la popolazione che siamo
alla ricerca di nuove leve.
Chiunque abbia raggiunto i 18
anni di età e non superato i 40,
capace di soddisfare alle esigen-
ze del Corpo, può fare domanda
di assunzione. Le richieste devono pervenire in forma scritta direttamente presso la sede di via
Dosso.
Abbiamo necessità di nuove forze per incrementare l’organico ed
essere sempre presenti in caso di
bisogno.
25
El Pontesel
poesie
e filastrocche
Annuncio di Primavera
Filastrocca antica
La primavera è qui narrata con le immagini e i sentimenti della fanciullezza: il risveglio dei boschi e
dei prati, le rondini che ritornano, i colori di cui la
natura si riveste a nuovo.
È una filastrocca datata, tramandata oralmente di padre in figlio; la cui origine probabilmente affonda nei
secoli; essa veniva recitata abitualmente dal Nonno
Tita quando raccontava le sue meravigliose storie.
Ai primi albori mattutini
si sente un allegro cinguettio di uccellini;
all’orizzonte un tiepido raggio solare:
un’altra stagione sta per iniziare.
Nei boschi si scioglie la neve
e già fa capolino un bucaneve;
nelle zolle di tenera erbetta
spunta qualche timida violetta.
I prati sono un giardino di colori
come pennellate di tele d’autori.
Rondini garrule nel cielo
segnano la fine del freddo e del gelo.
La metamorfosi stagionale
non è una cosa tanto banale,
perché meravigliosa è la natura
per quanto piccola sia ogni creatura.
Rino e Rane
i vèn da Roma
quando lùse la corona,
la corona l’ei del re.
Quando el bàte le ventitrè
l’è ora de nar en speziarìa
ciàpa ‘l tròt e scampa via.
De tròt de tròt ensin al casòt
senza beverne gnànca ‘n gòt ;
de tròt de tròt ensin al casòt
senza beverne gnànca en gòt
Gh’era ‘na vaca ‘n fondo a la féra
co la testéra tacàda a’n ficón.
Po’ per le mosche la s’ha ‘nrabiàda
E la g’ha dat ‘n bruta peàda
‘n del cul al so padrón.
Aurora Pasqualini
La gloria della Pasqua
La gloria del Risorto contagia la natura e gli uomini. È l’annuncio gioioso della Pasqua, è l’inizio di una vita nuova!
Sulla collina
dietro il Golgota
la tua tomba nuova, Gesù, si è aperta
come un fiore fulgido
che sboccia tra gli ulivi
e la pietra è rotolata via.
La Croce sul colle
è già ricordo di ieri
e la tua gloria, Signore,
dischiude mondi nuovi.
I discepoli hanno lasciato
il chiuso ed escono ora con Maria
sulle strade del mondo
per annunciarti agli uomini.
El Pontesel
La tua gloria, Signore,
ha sciolto i lacci angusti
delle campane e ora
è tutto uno scampanio
diffuso di paese in paese,
di città in città.
La natura si ammanta
di vesti nuove.
Scoppiano sui rami infinite gemme.
Rompono i crochi le zolle indurite
cercando il sole di aprile,
il tarassàco e le cicorie
e tutte le altre verzure.
Il cielo si fa azzurro
26
e nella chiarìa è un volo
di merli, di cinciallegre e fringuelli
che lasciano la frasca
e lanciano gridi festosi
nella corona degli abeti
dai teneri germogli.
I luoghi noti della memoria
brillano di luce nuova:
la lontananza scompare
e tutto appare vicino e terso.
È la gloria del Risorto
che si fa toccare
dalle nostre povere mani!
A.G.
AVVISI
Note di pubblica utilità
Consigli su un uso corretto
del sistema fognario
Relazione sui lavori svolti
Possibili disagi derivanti
nel
periodo
dai
lavori
pubblici perprimavera/estate
l’anno 2009
Ai concittadini di Vattaro
Il fatto che nell’anno solare in
corso si siano concentrati una
serie di lavori pubblici approvati, che devono essere eseguiti, giocoforza, simultaneamente, comporterà sicuramente dei
disagi. Noi non siamo qui a dirvi
“Lavoriamo per voi” e simili baggianate. Semplicemente vi diciamo, anzi vi raccomandiamo di
segnalare tempestivamente tutti i possibili disagi e guasti arrecati all’Assessore ai Lavori pubblici Lino Boller o a Enzo Micheloni, Responsabile progetto esecutivo dei lavori dell’acquedotto, oppure all’Ufficio Tecnico del
Comune. Sono state date disposizioni, affinché si intervenga
prontamente su tutti i disagi arrecati, tutte le volte che sia possibile. Si chiede, cortesemente,
di collaborare in forma positiva,
cioè informando chi di dovere.
È opportuno considerare anche che i lavori in questione,
una volta eseguiti, rinnoveranno il Paese; quindi, in attesa dei
frutti, armiamoci di pazienza e
sopportiamo l’inevitabile disagio provocato dall’esecuzione
dei lavori stessi. Grazie a tutti
per la collaborazione.
Si ricorda che è obbligatorio per tutti i privati tenere potate le siepi, i cespugli e i fiori, nonché tagliati i
rami degli alberi che sporgono sulle vie comunali.
Anche in assenza di specifica
ordinanza, si raccomanda di
adempiere a questo dovere
per ogni via, in modo tale da
permettere il transito agevole di auto, autocarri per la
raccolta dei rifiuti solidi urbani, mezzi per lo sgombero neve, mezzi di emergenza, onde evitare di incorrere
in sanzioni;
Il giorno 29 dicembre 2008 è stato richiesto l’intervento d’urgenza dei pompieri per pulire un pozil sindaco
zetto della fognatura
nei pressi dell’ex sgrigliatore del campo
di calcio. La pressione esercitata
dai liquami sul tratto finale della condotta che raccoglie gli scarichi del paese di Vattaro, aveva
sollevato la copertura del pozzetto e gli scarichi fognari erano fuoriusciti nel sottostante campo da
gioco. Pulito il tutto e ripristinato
il funzionamento delle fognatura,
si è appurato che l’intasamento
era stato causato da diversi pezzi
di panno (tipo Swiffer) e altre immondizie, gettati erroneamente
nel gabinetto, anziché nel residuo
secco. I rifiuti avevano formato un
tappo e intasato un tratto della
condotta, provocando così il blocco dei liquidi della fognatura nera
e la sovrappressione che ha fatto
“saltare” il chiusino.
Tali intasamenti creano non pochi problemi: le condotte fognarie sono progettate, infatti, per
funzionare a “pelo libero”, eventuali sovraccarichi dovuti a residui solidi causano rotture, con
fuoriuscita degli scarichi. Il Comune deve intervenire sostituendo i tratti danneggiati e i
costi di simili operazioni, onerose e a volte problematiche, ricadono sulle tasche di tutti i cittadini di Vattaro.
In futuro, onde evitare simili problemi è consigliabile:
non gettare mai pezze di materiale sintetico - pannolini, bastoncini per le orecchie, carta asciugatutto e quant’altro - nello scarico;
tali materiali hanno la tendenza
a unirsi e formare dei blocchi che
intasano la condotta fognaria;
usare detersivo liquido per lavastoviglie e lavatrici; quello in
polvere o in capsule funziona
come “legante” per ogni rifiuto solido gettato nello scarico, e
crea così dei corpi molto voluminosi che funzionano come tappi
nelle condotte.
Si coglie, infine, l’occasione per
ringraziare il corpo dei pompieri di Vattaro, sempre disponibili.
I parcheggi delle auto devono essere attuati secondo le norme del codice civile e usando il buon senso, in particolare nel Centro
storico è importante evitare
di parcheggiare sui marciapiedi, in mezzo alla strada e
quant’altro.
Si segnala comunque che
alcuni parcheggi di assestamento sono a disposizione degli automobilisti:
il parcheggio ai Due Dossi,
lungo la strada provinciale
nel tratto finale di Via Balarìne, ha una buona capienza ed è a disposizione, così
come il parcheggio dietro al cimitero in direzione Noné, alla fine di via S.
Martino;
Comunicazione importante a tutti i concittadini di Vattaro
e Pian dei Pradi
Recentemente il Comune ha fatto una convenzione con uno spazzacamino, per un servizio allargato che interessa le Comunità di Vattaro e
Pian dei Pradi. Chiunque, anziani e non, possono rivolgersi agli Uffici
comunali (fare riferimento a Dario Rizzi) per prenotare un intervento.
Il costo del servizio, che sarà funzionante dal 1 aprile 2009, è di
Euro 20 per un singolo intervento; di Euro 15 per più interventi nella stessa casa. Con questa convenzione si è pensato di venire incontro agli anziani e alle persone sole, che non hanno la possibilità di
pulire il camino, ma anche a tutti gli altri censiti che vogliono approfittare dell’opportunità.
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El Pontesel
il sindaco
El Pontesel
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