Anno 5, Numero 1, Aprile 2009 NOTIZIARIO COMUNALE DI VATTARO E PIAN DEI PRADI sommario Il direttore e la redazione di “El Pontesèl”, porgono a tutti gli affezionati lettori un fervido voto augurale. Buona Pasqua! Comunicazioni del sindaco. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3 Lavori nel Comune di Vattaro per gli anni 2009-2011. . . . . . . . . . . 4 Lavori nella seconda parte di Via San Martino. . . . . . . . . . . . . . 6 Comunicato a tutti i concittadini di Vattaro . . . . . . . . . . . . . . . 8 Il prestinaio Candido Andreatta e l’antico panificio. . . . . . . . . . . . 9 Liliana e Serafino festeggiano le loro nozze d’oro . . . . . . . . . . . . 13 Il vescovo Mons. Luigi Bressan a Vattaro. . . . . . . . . . . . . . . . 15 Nonna Pia ha raggiunto la ragguardevole soglia dei 98 anni. . . . . . 17 Notiziario Comunale di Vattaro e Pian dei Pradi Anno 5, Numero 1 Aprile 2009 Direzione, redazione, amministrazione, Municipio di Vattaro Tel. 0461 848433 Direttore: Alcide Giacomelli Franca Boller è tornata alla casa del Padre. . . . . . . . . . . . . . . 19 Direttore Responsabile: Marco Fontana Racconto di caccia. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20 Comitato di Redazione: Matteo Giacomelli, Walter Micheloni, Stefano Bassi, Giulia Giacomelli, Daiana Boller, Luciana Rizzi, Mattia Micheloni, Lino Guerra L’angolo del dialetto di Vattaro. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22 Ricordi di Carnevale e dintorni. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 23 Tutti gli uomini nascono liberi in dignità e diritti. . . . . . . . . . . . 24 Il Gruppo Pensionati e Anziani è sul piede di partenza. . . . . . . . . 25 Dietro l’allestimento del Carnevale. . . . . . . . . . . . . . . . . . . 26 Ultimissime dai Vigili del Fuoco di Vattaro. . . . . . . . . . . . . . . 27 Hanno collaborato a questo numero: Ass.re Lino Boller, Carlo Bridi, Lia Sadler, Milena Buffi, Roberta Casagranda, Flavia Giacomelli, Francesca Roccabruna, Armando Bassi, Campolongo Rino Poesie e filastrocche. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29 Note di pubblica utilità. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 30 Comunicato a tutti i concittadini di Vattaro . . . . . . . . . . . . . . . 30 Consigli su un uso corretto del sistema fognario. . . . . . . . . . . . 30 El Pontesel 2 Autorizzazione Tribunale di Ttrento n. 685 dd.05.08.2005 Grafica e stampa: Litografia Effe e Erre - Trento Comunicazioni del Sindaco il sindaco Cari compaesani, l’inverno freddo e nevoso che abbiamo attraversato ci fa ben sperare in una buona primavera– estate, e in un tempo favorevole per i molti cantieri pubblici che sono in programma. Nel seguito della lettura troverete specifici articoli dedicati alla programmazione delle opere pubbliche e una relazione sul bilancio preventivo 2009, mentre in questo articolo di introduzione intendo relazionare sulla collaborazione con gli altri tre Comuni della Vigolana. L’occasione del Patto Territoriale della Vigolana e le necessarie economie di bilancio, hanno favorito un clima di collaborazione e di aiuti reciproci fra le amministrazioni di Bosentino, Centa San Nicolò, Vattaro e Vigolo Vattaro. In particolare il Patto Territoriale della Vigolana prevede, a fianco delle numerose opere di valenza comunale, alcune opere “sovracomunali”, opere che interessano più amministrazioni, le quali par- mette un’ottima sinergia fra i due operai e importanti risparmi di spesa; il servizio segreteria e demografico - ancora in una fase embrionale - ma che a breve prevede la messa in comune dei sistemi informatici e l’interscambiabilità fra i collaboratori, in modo tale da sopperire a temporanee assenze; Insomma la volontà è quella di proseguire su questa strada e, possibilmente, incrementare le forme di collaborazione e di lavoro comune, mantenendo sempre forte l’identità di Vattaro e della propria Comunità. Ritengo che questa linea politica sia quella da perseguire per lavorare insieme con pari dignità. Vi ringrazio per l’attenzione. Con l’occasione porgo a tutti voi il mio più cordiale augurio di Buona Pasqua. tecipano anche economicamente alla loro realizzazione: il collegamento denominato “Realizzazione percorso pedonale tra i Comuni di Bosentino, Vattaro e Vigolo Vattaro” e la struttura denominata “Vetrina della Vigolana”. Queste opere sono segni tangibili della collaborazione e dell’unità di intenti delle Amministrazioni comunali della Vigolana, pur nel rispetto delle singole identità. Per quanto riguarda invece le collaborazioni sovracomunali intendo segnalare le tre nuove convenzioni che abbiamo sottoscritto negli ultimi due anni e che stanno dando ottimi risultati all’Ente ma anche agli utenti: il servizio tecnico sovracomunale con il Comune di Centa San Nicolò, che ha consentito una risposta tempestiva nel campo dell’edilizia privata e sta producendo un buon recupero di arretrati; il cantiere sovracomunale con il Comune di Bosentino, che per- Il Sindaco dott. Devis Tamanini 3 El Pontesel Lavori nel Comune di Vattaro per gli anni 2009-2011 attività amministrativa U bilità e della manutenzione straordinaria delle strade (ristrutturazione Via Maso Pradi, urbanizzazione Via del Bosco; rifacimento Strada della Malga, rifacimento della pavimentazione e nuovo arredo urbano del centro storico di Vattaro, rifacimento e messa in sicurezza Via San Martino secondo tratto, manutenzioni straordinarie, ecc.); - sfruttare le strutture esistenti evitando, per quanto possibile, l’utilizzo di nuove aree verdi (ampliamento in loco della Scuola Elementare, convenzione con il Comune di Bosentino per il cantiere comunale, ecc.); - risolvere il problema del traffico e del parcheggio selvaggio nel Centro Storico (rifacimento e arredo urbano di P.zza San Rocco, costruzione di un parcheggio n bilancio, come quello preventivato per l’anno 2009 e il triennio 2009 – 2011, ha bisogno di essere descritto e chiarito attraverso un’analisi che non sia solo numerica. Infatti si tratta di una programmazione impegnativa e oserei dire “storica”, nel senso che va ad affrontare opere e a proporre interventi che si stanno aspettando da molto tempo nella nostra Comunità. I lavori, sia quelli che iniziano nel 2009 sia quelli programmati per il 2010 – 2011, rappresentano un salto di qualità infrastrutturale per il Comune di Vattaro e seguono criteri e idee che ci siamo posti come amministratori e come cittadini di Vattaro. Sintetizzando, i criteri che stanno alla base degli interventi sono: - risolvere i problemi della via- interrato lungo via Giardini, ecc.); - collaborazione con i Comuni limitrofi in un rapporto di pari dignità (costruzione del marciapiede di collegamento fra Vattaro e Vigolo Vattaro, costruzione del centro promozionale della Vigolana, nuove convenzioni per la gestione associata di funzioni fra i Comuni, ecc.). Queste sono alcune delle peculiarità della programmazione per i prossimi anni che, grazie alla fattiva e condivisa partecipazione della Provincia autonoma di Trento, dovremmo riuscire a realizzare. Infatti la capacità di spesa del nostro Comune è molto limitata e, senza il fondamentale apporto contributivo della P.A.T., non sarebbe possibile programmare un bilancio così ricco ed impegnativo: Competenza SPESA Euro 162.953 Titolo I – Spese correnti ENTRATE Titolo I - Entrate Tributarie Titolo II – Entrate derivanti da contributi e trasferimenti correnti dello Stato, della Regione, della Provincia, e di altri enti pubblici anche in rapporto all’esercizio di funzioni delegate dalla regione e dalla provincia 586.275 Titolo II – Spese in conto capitale Titolo III – Entrate Extratributarie 263.518 Titolo IV – Entrate derivanti da alienazioni, da trasferimenti di capitale e da riscossione di crediti TOTALE ENTRATE FINALI Titolo V – Entrate derivanti da accensione di prestiti Titolo VI – Entrate da servizi per conto di terzi TOTALE Avanzo di Amministrazione TOTALE COMPLESSIVO ENTRATE El Pontesel 4 Competenza Euro 976.666 1.730.110 1.153.000 2.165.746 TOTALE SPESE FINALI Titolo III – Spese per rimborso di presti565.000 ti Titolo IV – Spese per servizi per conto 206.868 terzi 2.937.614 TOTALE 309.910 Disavanzo di Amministrazione 3.247.524 TOTALE COMPLESSIVO SPESE 2.706.776 333.880 206.868 3.247.524 3.247.524 attività amministrativa Il prospetto di cui sopra, insieme ai vari elaborati contabili e al bilancio di previsione 2009 – 2011 è stato approvato dal Consiglio comunale di Vattaro con delibe- ra 45 del 22 dicembre 2008 con 9 voti favorevoli, 2 astenuti e 1 contrario su 12 consiglieri presenti. Di seguito allego il programma pluriennale dei princi- pali investimenti: Il Sindaco dott. Devis Tamanini Quadro dei lavori e degli interventi oltre quelli già previsti nel bilancio di previsione anno 2009 Oggetto dei lavori Manutenzione straordinaria strade comunali. Sistemazione e manutenzione straordinaria con costruzione parcheggi via Maso Pradi. Rifacimento manto stradale e sottofondi arredo urbano via Dante, via San Martino nell’attraversamento del centro storico. Ampliamento scuola elementare mediante restauro dell’attuale edificio che ospita la scuola e la realizzazione di nuovi spazi su via giardini e verso il parco urbano con realizzazione di un parcheggio interrato. Rifacimento e manutenzione Strada dei Monti Installazione staccionate in legno lungo la strada della malga a delimitazione pascolo. Prevenzione urgente in due tratti di strada del comune di Vattaro: via San Martino ultimo tratto e località Maso Flonker. Opere di arredo urbano in centro storico Rifacimento e messa in sicurezza strada della “Malga Bue” Totale generale Importo complessivo di spesa dell’opera in euro Eventuale disponibilità finanziaria in euro 50.000 50.000 170.000 170.000 150.000 150.000 4.797.176 1.390.000 100.081 - 82.863 - 500.000 - 120.000 - 950.000 - 6.920.120 1.760.000 5 El Pontesel Lavori di sistemazione nel secondo tratto di Via San Martino attività amministrativa di Lino Boller, Assessore ai Lavori Pubblici e Alessandro Micheloni, Ass.re all’Agricoltura, Foreste e Protezione civile S ul Giornalino comunale di Natale si è già parlato ampliamente dei lavori pubblici in previsione per l’anno 2009. Data la congiuntura favorevole del decreto anticrisi varato dalla PAT, si è potuto però procedere alla realizzazione e messa in sicurezza del secondo tratto di Via San Martino, sulla strada che parte dalla cappella dell’Annunziata fino alla casa ex-Facchini (ora Schmidt), in prossimità della Chiesa parrocchiale. Tale lavoro era previsto tra le priorità da programmare per la prossima legislatura. Gli smottamenti del giugno 2008 che hanno interessato la Val Bianca, la strada che porta al Maso Floncher e i terreni, tra l’Annunziata e la Parrocchiale un tempo adibiti a vigneto, hanno spinto l’Amministrazione Comunale a chiedere alla PAT di porvi rimedio con interventi di “somma urgenza”, secondo le procedure previste dall’art. 13 della L.P. n. 2/1992 per tamponare l’immediato. Realizzate in tempi brevi le opere urgenti, si è riscontrata la necessità, almeno per quanto riguarda Via S. Martino, di intervenire con un intervento risolutivo avente la finalità di eliminare i potenziali rischi di ulteriori e più consistenti dissesti. Il progetto, affidato all’ing. Walter Sadler di Centa San Nicolò peraltro progettista degli interventi di somma urgenza, prevede il risanamento della strada attraverso: 1. L’uso di 150 micropali del diametro di 19 cm infissi nel ter- El Pontesel reno ad una profondità che varia dagli 8 ai 12 metri e che consentiranno la costruzione di un muro di contenimento, esterno al muro esistente; una serie di micropali, piantati obliquamente, fungeranno da tiranti ed eserciteranno un’azione equilibratrice sul muro stesso; 2. La realizzazione di uno scavo sulla strada, nella parte a monte della Valle di San Martino, a una profondità di un metro e mezzo e l’inserimento di un tubo drenante, consentiranno di intercettare tutte le acque di scorrimento che vanno a interessare la falda morenica; un secondo tubo, attraverso le normali caditoie, capterà le acque meteoriche di superficie; tutte le acque saranno convogliate in 6 un tubo di acciaio che ha lo scopo di portarle nel torrente Trambario, senza provocare danni erosivi; 3. Sopra il nuovo muro sarà realizzata una struttura leggera in acciaio a sbalzo, per consentire la costruzione di un marciapiede della larghezza media di metri 1,5. Il marciapiede sarà costruito sopra delle putrelle a doppia T, dove sarà fissata un’idonea lamiera ondulata, e sopra la lamiera verrà steso del conglomerato bituminoso (asfalto). Per garantire la sicurezza dei pedoni, il marciapiede sarà sopraelevato rispetto alla sede stradale di circa 15 cm. A valle del marciapiede sarà costruito un apposito parapetto, a norma di legge, alto poco più di un metro. attività amministrativa È superfluo sottolineare che l’opera riveste carattere di particolare importanza, perché interessa la sola strada che congiunge il paese alla Chiesa parrocchiale, al cimitero, alle case esistenti sulla strada, vicino e per la Chiesa, nonché permette l’accesso ai fondi agricoli esistenti in località Loné e Gòsi. L’opera, una volta ultimata, oltre a permettere una passeggiata in sicurezza in zona soleggiata, tranquilla e poco rumorosa, con la possibilità di spaziare sul paesaggio circostante, avrà anche una valenza urbanistica; infatti nella zona interessata abbiamo, oggi, una serie di case/villette a basso impatto volumetrico, ben curate, con vialetto d’ingresso e giardino e, una volta ultimata l’opera, potremmo ben dire che il secondo tratto di Via S. Martino sarà, senza voler nulla togliere a nessuno, una delle zone più belle del paese di Vattaro. Il progetto preliminare è stato approvato in linea tecnica dalla Giunta Comunale il 23.02.09 con deliberazione n. 14; successivamente è stato approvato anche dal Servizio Prevenzione Rischi della PAT, approvazione indi- spensabile all’iter istruttorio per l’acquisizione del finanziamento provinciale. L’opera prevede un onere totale di spesa di € 550.000 circa, comprensivo di lavori, spese tecniche, imprevisti, acquisizione terreni, sicurezza e quant’altro, a fronte di un contributo provinciale quantificato al 90% per la prevenzione, e all’80% per l’arredo urbano (il marciapiede). L’opera è un esempio di collaborazione sinergica tra l’Amministrazione Comunale, la PAT e i proprietari dei fondi; il tutto ha reso possibile l’esecuzione, in tempi brevissimi, di un’opera importante che darà una svolta definitiva al problema idro-geologico esistente. Il lavoro deve essere appaltato entro la fine di luglio 2009 e ultimato entro la fine dell’anno, condizioni meteorologiche permettendo. 7 El Pontesel Piano Giovani di Zona 2009 politiche giovanili 2009 È Genitori efficaci - Corso che si prefigge di sviluppare o migliorare la sensibilità e le competenze necessarie per affrontare con successo i complessi e molteplici aspetti della vita familiare e dei rapporti tra genitori e figli, basato sull’approccio umanistico dello psicologo Rogers. Animestate - Progetto sviluppato dal gruppo giovani animatori che si propone l’organizzazione di quattro eventi d’animazione a tema: fiabe animate, giochi senza frontiere, il circo e musica-teatro-cabaret dislocati sui quattro paesi dell’Altipiano. La fisica dei supereroi - Corso scientifico qualitativo, ovvero divulgativo, che spieghi la scienza senza imporre conoscenze di matematica. Per questo motivo è stato scelto un argomento che può affascinare grandi e piccoli, come i Supereroi, da Superman a Draonball. Prendiamo il largo - Archè - Primo progetto, proposto dalla Società Cooperativa Sociale Archè, che vede coinvolti altri piani di zona (Pergine Valsugana e Laghi Valsugana) in un corso di formazione per giovani volontari dal titolo “Prendiamo il largo”. in fase conclusiva la predisposizione del nuovo Piano Giovani di Zona “Punto mio…libera tutti” dell’Altipiano della Vigolana, che si avvia alla sua quarta edizione. Sarà sottoposto all’approvazione del Tavolo per le Politiche Giovanili il 17 marzo 2009 e successivamente inviato alla Provincia autonoma di Trento – Assessorato alle Politiche Giovanili per il suo finanziamento. I progetti presentati sono otto di tipo sovracomunale e sei a valenza comunale. In breve: Progetti sovracomunali Sportello - Come negli anni scorsi lo sportello avrà la funzione fondamentale di motore del Piano e provvederà alla stampa dei depliant informativi, alla tenuta e all’aggiornamento costante del portale internet, alla pubblicazione del notiziario La Terlaina, all’apertura di sportelli satellite dove necessario sul territorio dell’Altipiano. Disegno Fumetto - Un laboratorio per insegnare ai giovani le potenzialità del fumetto. Si configura sia come discussione sul fumetto inteso come linguaggio e come gioco, sia come scoperta delle tecniche e delle potenzialità di questa arte e ricerca di un proprio stile personale. Volersi bene - Un percorso formativo ed informativo dove affrontare i temi relativi alla propria immagine con approfondimenti sulla sana cura del proprio aspetto, sull’alimentazione, sui campanelli d’allarme anoressia e bulimia, sui meccanismi psicologici del “Voglio fare la modella”. Giocoritmando - Percorso di arte ed espressione corporea dedicato ai ragazzi adolescenti ed ai genitori che permetta di liberare il proprio potenziale creativo ed espressivo attraverso diverse tecniche di danza, teatro e musica. El Pontesel Progetti comunali: Bosentino Dire e fare - Il progetto raccoglie una serie di idee nate direttamente dai ragazzi che spaziano dalla festa della neve, al cinema. ai tornei, al teatro. Centa San Nicolò Heinz e gli aquiloni - Corso, tenuto dal prof. Steinkoetter, per insegnare ai ragazzi la tecnica di costruzione degli aquiloni, abituando così i ragazzi a svolgere attività manuali , provare il gusto e il piacere di costruire un oggetto in grado di volare. Sentieri animati - Il progetto pre- 8 vede la realizzazione con l’aiuto di due esperti locali di alcune opere di intaglio del legno lungo due sentieri che portano in Vigolana, realizzandole sul posto utilizzando ceppi di alberi già tagliati, radici o siepi. Motorini cangianti - Corso per sviluppare la propria creatività nell’ambito della decorazione di caschi o motorini con l’aiuto di esperti grafici. Vigolo Vattaro Scambio tra gruppi e corso GPS - Il progetto prevede un gemellaggio con un gruppo di ragazzi della Val di Non che hanno la passione della bicicletta attraverso uno stage di due giorni nei dintorni dell’abitato di Sfruz , insegnando ai ragazzi la nuova tecnologia di cartografia digitale topografica. Quanta fiducia ho in me? - Il progetto mira ad aumentare le convinzioni di autoefficacia dei giovani, partendo dall’osservazione del fenomeno di dispersione scolastica, mediante un percorso che potenzi le proprie capacità individuali. PROGETTI SOVRACOMUNALI Sportello 10.000,00 Disegno fumetto 900,00 Volersi bene 2.000,00 Giocoritmando 1.700,00 Genitori efficaci 2.650,00 Animestate 1.500,00 La fisica dei supereroi 3.000,00 Prendiamo il largo – Archè 6.300,00 TOTALE SOVRACOMUNALI (A) 26.950,00 PROGETTI COMUNALI Bosentino Dire e fare 4.300,00 Centa San Nicolò Heinz e gli aquiloni 700,00 Sentieri animati 1.400,00 Motorini cangianti 400,00 Vigolo Vattaro Scambio tra gruppi corso GPS 3.208,00 Quanta fiducia ho in me? 1.400,00 TOTALE COMUNALI (B) 11.408,00 TOTALE PIANO (A+ B) 38.358,00 Il prestinaio Candido Andreatta e l’antico panificio in località Màndola tra cronaca, storia e leggenda di Alcide Giacomelli A lle 23 e 45 precise il Mino Caneppele si caricò in spalla la gerla (“el zestón”) contenente i sacchetti di farina che corrispondevano agli ordinativi dei privati per l’indomani, e s’avviò a passo svelto verso il panificio Andreatta in direzione della valle della Mandola. Giunto nel punto in cui la sterrata comincia a scendere ripida verso la località Pozza e la Màndola, si fermò e, come era sua abitudine, pescò nella tasca la scatola del tabacco e le cartine: s’accese la solita sigaretta di trinciato forte e, mentre tirava qualche boccata, andava ammirando la sua montagna, bella e maestosa oltre ogni dire. Si era verso la fine di ottobre, la notte era chiara, stellata, e una grande luna splendente, quasi appesa sopra il Bècco di Filadònna come un’antica fiaccola, veleggiava nel cielo bruno verso ponente. Il Mino si buttò nella discesa, poi imboccò il sentiero che scendeva tra castagni e cespugli; alla fine sbucò nella Strada del Paradìs e in quattro passi fu alla porta d’entrata del panificio, sopra la quale spiccava un affresco della Madonna, risalente ai primi decenni del Settecento, sotto cui ardeva un lumino a olio, inserito in un bel paralume di Murano color verde bottiglia. L’icona – tuttora esistente - raffigurava “La Madonna col Bambino con le ss. Barbara e Catarina”. Il Mino vi sostò un momento, alzò il capo, mormorò una giaculatoria, poi aprì decisamente la porta del laboratorio, dove già ferveva il lavoro. Il panificio, che si può a buon diritto definire “antico”, forse era stato fondato nel 1906 dal nonno di Candido Andreatta, tale Battista Andreatta, sposato con Angela Eccher di Castagné; tuttavia è possibile che la sua esistenza sia anteriore, ma non se ne ha memoria. Battista aveva acquistato l’immobile – che tuttora esiste – l’aveva alzato di un piano e in quello di terra aveva costruito un laboratorio per panificare sulla destra, e un mulino sulla sinistra. Esternamente la ròsta che attingeva le acque dal Garzilóne, azionava ben 3 ruote, 2 in legno e una in acciaio: la prima dava movimento all’impastatrice, alla spezzatrice e al mulino; la seconda azionava la girandola essiccatrice del pastificio sito al secondo piano della casa; la terza in acciaio, più piccola e veloce, produceva la corrente elettrica necessaria per l’illuminazione del laboratorio e dei piazzali esterni della casa. Pia Begher e Candido Andreatta il giorno delle nozze Il primo forno di cottura del panificio funzionava a legna; nel 1913 Battista, amante di soluzioni moderne, aveva fatto installare da una ditta tedesca, la Gebruder Oberle di Veligen (Baden), un forno a carbone “a riscaldamento indiretto”, una rarità per quei tempi, estremamente funzionale. Il vano di cottura era contornato di canne che spandevano intorno un calore uniforme, capace di portare la cottura del pane a livelli ottimali. Ne fece menzione persino il settimanale Il Trentino, nel numero del 23 settembre 1913. “Gli intraprendenti fratelli Andreatta – recitava l’articolo nel linguaggio dell’epoca -, che possiedono un’industria molitoria nella valle del torrente Mandola, hanno di recente allargata la loro industria istallando un forno per la confezione di paste e pane. Crediamo che il forno dei sigg. Andreatta sia unico nel suo genere nel nostro Trentino, perciò merita due parole. Esso è a riscaldamento indiretto e produce pane e paste di cottura talmente perfetta, che crediamo non vi sieno né forni elettrici, né a vapore che dieno prodotto sì ben confezionato. Ne deriva che i paesi limitrofi sono arcicontenti di questo pane e non cessano di mandare le loro lodi al bravo Candido, il capo panettiere”. A nonno Battista era succeduto, nella direzione del panificio, appunto il figlio Candido Andreatta, assistito allora dal fratello Alfonso (Fonso), da due operai che provenivano dai paesi vicini e dal giovane figlio Marco. In quei tempi la panificazione si basava su un procedimento esclusivamente manuale; si iniziava la sera verso le ore 21, nella stagione estiva, e 9 El Pontesel tra cronaca, storia e leggenda L’entrata dell’antico Panificio Andreatta, sul Mandola verso le 24.00 nelle altre stagioni. Per prima cosa si preparava un grosso pezzo di “pasta lievitata” che veniva poi aggiunta man mano ai vari impasti, per favorire una buona lievitazione. All’impasto si aggiungeva anche una percentuale di malto – consentito dalle leggi allora vigenti – che conferiva sapore e colore al pane. In definitiva gli ingredienti del pane di allora erano pochi, semplici e naturali: lievito, farina, sale e malto; e il prodotto finale si poteva considerare altamente genuino e di qualità. Anche la tipologia delle varietà di pane (spaccate grandi e piccole, bine, pan gramolà, rosette, filoni, pane di ségala e pane all’uvetta) era approntata in modo esclusivamente manuale. Il pane ormai formato e depositato in grandi teglie, si collocava, per 1 ora e ½ circa, in un grande locale per la lievitazione, che era favorita da un flusso di aria calda forzatamente convogliata. Infine veniva infornato e cotto al punto giusto. Quindi si passava al tempestivo e non facile lavoro di distribuzione nelle varie rivendite dei El Pontesel 10 paesi circonvicini, per cui si utilizzava un carro con sedile, trainato da un cavallo da corsa. A quei tempi il pane si distribuiva a Calceranica, Centa, Campregheri, Vigolo, Vattaro e Bosentino. A Vattaro i punti serviti erano la Famiglia Cooperativa, la bottega della Maria Ciòra (Maria ved. Facchini) e quella del Rodolfo (Rodolfo Rizzi). Questa fu l’attività prevalente e secolare della famiglia Andreatta: di Battista prima, di Candido e figli poi. Era un lavoro che non conosceva soste ed era sempre, per così dire, uguale a se stesso, estate e inverno, al tempo in cui il fornaio era chiamato ancora “pistore” o “prestinaio” e, in mancanza della tecnologia odierna che era di là da venire, tutte le operazioni erano affidate unicamente alla abilità manuale del capo panettiere. Per quanto riguarda la Madonnina dell’affresco sopra la porta di ingresso, si racconta – è il bisnonno che narra – che una volta ci fu un nubifragio che fece ingrossare oltre modo la Mandola, che alla fine tracimò allagando il piazzale antistante il panificio; l’acqua cominciò a entrare nei locali e a crescere di altezza; allora gli operai e la gente di passaggio, uomini e donne rivolti verso il santuario del Féles, cominciarono a invocare la Madonna. Poco dopo l’acqua cominciò a defluire e il panificio fu risparmiato. Questo evento tramandato è giunto fino a noi, e ciò giustifica, in parte, l’affresco e la lampada color verde bottiglia posti sopra l’entrata del laboratorio. A questo punto mi sembra giusto spendere qualche parola per rendere omaggio alla memoria di Candido Andreatta (1888-1980), il capo panettiere, che dall’età di 15 anni circa si è dedicato, anima e corpo, alla professione gravosa di panificatore; competente e disponibile, egli ha sempre vissuto nella logica del suo mestiere, che ha portato avanti con grande passione. Certo, ogni tanto si metteva in ghingheri, specie nelle festività tradizionali quando si concedeva una bicchierata con gli amici e fumava un suo aromatico sigaro “virginia”. Ma, al di là di questo, lui è sempre rimasto, finché la salute lo ha assistito, il prestinaio Candido, lavoratore umile e fedele; lo rivedo ancora nei ricordi della mia infanzia mentre si aggirava per il laboratorio con il suo grembiulone bianco, dinamico, cordiale, sagace. Per la sua dedizione e il suo impegno è senza’altro un uomo che va additato alle giovani generazioni. Liliana e Serafino festeggiano le loro nozze d’oro tra cronaca, storia e leggenda di Alcide Giacomelli L’ 8 febbraio u.s. Dopo la Messa e le foto di Liliana e Serarito, i due sposi hanno perfino hanno fecorso Via San Martino a steggiato le piedi, come si costumava. nozze d’oro: mezzo secolo All’altezza della casa di Codi vita insieme. Riuniti nelstantino Micheloni (Nànela Parrocchiale di San Marle) c’era una siepe (stropàia) tino davanti all’altare, hancostruita come da tradiziono reso grazie al Signore ne, per costringere gli spoper questi lunghi anni di si ad una sosta bene auguvita condivisa, per la salute rante, offrire loro un bicloro concessa e per la forza chierino e poter beneficiadi “convivere” assieme e di re dei bòmbi (confetti) che sopportarsi nel bene e nel in quell’occasione venivamale. no abbondantemente diPer meglio conoscere i prostribuiti. Poi gli sposi hantagonisti della storia, dobno proseguito il loro cambiamo precisare che si tratmino lungo Via San Martita dei coniugi Micheloni: lei no diretti verso l’Ostària del è Liliana Facchini (dei Zàni) Colèto per il pranzo di noznata il 25/7/1934 e lui Seraze. Attorno al lungo tavofino Micheloni (dei Grigòri) lo del primo piano c’erano nato il 4/4/1931. La loro vi- Liliana e Serafino alla boa dei 25 anni di vita insieme proprio tutti: parenti, amici cenda umana e sentimene il parroco don Guido Bertale ha inizio – come ractoldi; grande assente perconta Serafino – quando lui, bal- ma, timida corrispondenza epi- ché malato, solo il Bèpi Zàne, pado giovane di diciassette/diciotto stolare con quella che diventerà dre della sposa, che fu sostituito anni, si rendeva disponibile pres- poi la sua donna. Al ritorno dal- in toto dal fratello Fidenzio. so la famiglia dei Zàni nello sfal- la naia, Serafino comincia a en- Le cuoche in cucina erano: Lidia cio del fieno; in seguito prestò la trare regolarmente in casa e ver- Boller, moglie di Beppino, la sorelsua opera anche come manovale so i 21 anni chiede ufficialmen- la Pia Bassi ed Emma Faes, la se(“per far fòr la casa”). Bisogna pur te la mano di Liliana. Dopo set- conda moglie di Bèpi; le cameriedire che negli anni Cinquanta le te anni di fidanzamento, il 7 feb- re: Flora Facchini, Emilia Michelocase dei Zàni – dei fratelli Bèpi e braio 1959 Liliana e Serafino, da- ni e la cugina Pia, che poi si è spoFidenzio – erano tenute in parti- vanti all’altare della Chiesa di San sata ed è emigrata in Argentina. colare considerazioni dai giovani Martino, pronunciano il loro fa- Sicuramente il pranzo di nozze fu di allora, perché lì dentro c’erano tidico “sì” e sono sposi per sem- arricchito e contornato da tutto pre. E’ stata quella una cerimonia l’entusiasmo possibile, con frizzi ben 7 ragazze da maritare. Dopo i primi approcci preliminari, semplice come si usava allora, ma e lazzi di gioventù, come si usava. Serafino va a fare il militare a Or- ricca di quelle cose che nascono Rico (Enrico Micheloni), specializvieto e a Roma. Questo interval- dalla spontaneità e dall’entusia- zato in sonetti, lesse con la solilo di lontananza favorisce una pri- smo. ta prosopopea un lungo sonetto 11 El Pontesel tra cronaca, storia e leggenda fino hanno sicuramente avuto la percezione di essere una vera famiglia. Nel 1962 – continua Serafino – si chiude la Miniera Montecatini e allora c’è un cambio di lavoro, prima presso la ditta Mazzalai, poi nel 1967/68 presso l’OET (la Ferriera) di Trento. Il messaggio che ci testimoniano questi coniugi dopo 50 anni di vita a due – è Liliana a sottolinearlo – è questo: nella vita di tutti i giorni c’è il bello e il brutto, però per andare avanti, bisogna accontentarsi, avere molta pazienza, tenacia e fede; soprattutto molta sopportazione. “Noi – aggiunge Serafino – sen sempre nàdi d’acordo, no avén mai avù motivi de discussion o de beghe. E sen sempre nadi avanti alla meio!” È un messaggio chiaro e concreto nella sua brevità, che si propone alla riflessione di tutti. Liliana e Serafino con i nipoti all’indirizzo degli sposi. Anche lo zio Rino e don Guido si diedero il loro bel da fare per creare un’atmosfera quanto mai gradevole e gioiosa. Alla fine i due sposi trovarono anche un campanaccio sistemato sotto il letto della camera nuziale. Dopo la parentesi gioiosa delle nozze, ricominciò la vita ordinaria di tutti i giorni. Allora Serafino lavorava presso la Miniera Montecatini di Calceranica e, il sabato e la festa – come racconta - metteva mano alla casa che era stata appena strutturata (c’era solo la scatola). Nel 1962 c’è la nascita del primo figlio, Daniele, e qualche anno dopo per supplire alla mancata luna di miele, tutta la famiglia con il primogenito compie una gita in auto a Venezia. E lì nella cornice della città lagunare, con i colombi che becchettavano e carpivano il cibo dalle manine di Daniele, Liliana e Sera- El Pontesel 12 Liliana e Serafino davanti allì'altare Il vescovo Mons. Lugi Bressan ha onorato della sua presenza la comunità di Vattaro tra cronaca, storia e leggenda a cura di Alcide Giacomelli D omenica 4 gennaio u.s. alle ore 9.00 il vescovo Mons. Lugi Bressan si è presentato puntuale nella parrocchiale di San Martino per concelebrare la Messa e per un breve incontro conoscitivo con i fedeli. È entrato in chiesa accolto da un applauso, ha impartito la benedizione e subito è andato a indossare i paramenti sacri. Oltre al vescovo presso l’altare erano presenti il parroco don Giorgio, il segretario particolare don Rolando e un prete brasiliano. È toccato a don Giorgio, da un paio d’anni parroco di San Martino, dare il benvenuto al presule, presentando, sia pure per grandi linee, la nostra realtà parrocchiale, in modo da fornire un sostanziale profilo della “realtà” della parrocchia. Anche il sindaco da parte sua gli ha rivolto parole di benvenuto, in vista anche della ”visita pastorale” completa – programmata presumibilmente per il prossimo autunno - che darà la possibilità – ha aggiunto – di conoscere da vicino il paese e il suo territorio. Poi è iniziata la Messa, solennemente animata dal coro degli adulti al gran completo, che ha proposto canti e antifone prese dalla liturgia del Natale. Al Vangelo Mons. Bressan ha sottolineato l’attualità e l’importanza del messaggio natalizio, sia pure nella precarietà dei nostri tempi, dove Babbo Natale ha sostituito in parte il Bambino Gesù. Tutta la Messa è stata caratterizzata da un’attenzione particolare da parte del presule, che implicitamente ha mostrato come si partecipa all’Eucaristia, come si recitano le formule liturgiche, senza fretta e con la dovuta attenzione di mente e di cuore. Dopo la Messa ai piedi della balaustra ha accolto il saluto e l’omaggio dei fedeli. Poi don Giorgio – la memoria storica degli eventi - ha messo mano alla sua macchina fotografica e ha immortalato il presule con i vari ons. Luigi Bressan con il Coro parrocchiale 13 El Pontesel tra cronaca, storia e leggenda Nonna Pia ha raggiun I l vescovo con il Gruppo alpini di Vattaro gruppi presenti. Intanto sul sagrato della chiesa il Gruppo alpini, che aveva già predisposto i tavoli, distribuiva generose dosi di vin brulè, mentre alcune mamme hanno pensato bene di proporre nientemeno che la tradizionale torta di péri del Rosàri che ben figurava accanto al panettone. Mons. Bressan ha mostrato di gradire, tanto più che la temperatura esterna, nonostante la giornata di sole, era ancora pa- recchi gradi sotto lo zero. È stata un’occasione felice di incontro e di dialogo. Sono state scattate altre foto ricordo, poi il presule ha preso la via per Valsorda, dove alle ore 11.00 era in programma un’altra concelebrazione. La visita dell’arcivescovo, pur nella sua brevità, ha entusiasmato molto i fedeli, che lo hanno trovato cordiale, aperto e disponibile al dialogo. Al prossimo appuntamento autunnale! Dopo la Messa il vescovo degusta la torta tradizionale del Rosari El Pontesel 14 l 9 marzo u.s. nonna Pia Dorigatti ha raggiunto la soglia dei 98 anni. Se le si chiede come va, lei risponde sempre con una sua invariabile battuta: “Finché la barca va, lasciala andare!” Pia è approdata a Vattaro da Trento nel Natale di 14 anni fa ed ha preso alloggio, con il fratello Tullio e la sorella Maria tutti ultra ottuagenari, in Via Villa 26. Quando è giunta, Pia era in condizioni di salute assai precarie; poi, grazie alle arie buone della Vigolana si è riequilibrata, anche perché la nuova sistemazione in un ambiente rurale è stata percepita da lei come un dono della Provvidenza, cui è molto devota, tanto che recita tutti i giorni un’antica preghiera di S. Gaetano. Senza dubbio Pia è invogliata a vivere con gioia e serenità anche dalla presenza dei nipoti e dei pronipoti che, settimanalmente, condividono con lei una giornata, circondandola di allegria. Anche la convivenza con i fratelli, Tullio e Maria, cui è da sempre legata, hanno servito da conforto reciproco fino alla conclusione. Con i bambini Pia ha sempre avuto un feeling speciale, fin da quando ha scelto di diventare maestra, nel lontano 1928, con grande sacrificio personale e con grande merito scolastico. Tra l’altro quando portava a casa la sua bella pagella che le dava l’opportunità della borsa di studio, la sua mamma commentava semplicemente l’evento con le solite due parole: “Hai fatto solamente il tuo dovere!” Pia era la più piccola di quattro fratelli, rimasti orfani del papà e poi ridotti a vivere in una soffitta nell’antico rione della Portèla. Sedicenne, ha conse- tra cronaca, storia e leggenda nto la ragguardevole soglia dei 98 anni di Milena Buffi guito il diploma magistrale e subito ha ottenuto un posto in Val Martello (in Alto Adige), in alta montagna. Lì si è trovata a vivere in un maso chiuso con i contadini tedeschi e si occupava dell’istruzione dei bambini che vivevano in regioni di confine, considerate disagiate per l’altitudine, e territori da italianizzare. Pia faceva scuola italiana a popolazioni tedesche, usando molto la tecnica del disegno e dell’illustrazione per farsi capire; con i genitori doveva necessariamente parlare tedesco, tanto che è diventata bilingue. In quel contesto si è trasformata in una montanara appassionata; si era fatta cucire dalla sarta un paio di eleganti pantaloni alla zuava e scendeva a valle con gli sci o con la slitta per le riunioni didattiche e per rifornirsi di materiali. Viveva senza luce elettrica, perché lassù non esistevano impianti; l’acqua potabile l’attingeva dall’abbeveratoio delle bestie, scavato nel tronco di un grosso albero. Anche i servizi igienici erano esterni al maso, in un capanno di assi. Una volta alla settimana la contadina, su compenso straordinario, le forniva una tinozza di acqua calda in camera per fare il bagno. È stata una maestra non solo accettata, ma anche rispettata e amata, pur operando in una situazione politicamente difficile. Per sua attitudine, dedicava attenzione all’educazione musicale e accompagnava spesso i suoi scolari ai concorsi canori, ottenendo riconoscimenti. Dopo i trent’anni, sposata, nel 1943 si trasferita a Saone, in Val Giudicarie. Il suo è stato un matrimonio di guerra, gli ultimi anni di una guerra che aveva tanto provato e impoverito le famiglie: mancava da mangiare e per recuperare il corredo dei neonati lei si era ridotta a ritagliare e rifare camicie felpate, mutandoni di lana e materassi imbottiti di foglie di granturco (paióni). Pia era dotata, come tutte le donne di quell’epoca, di singolare manualità e inventiva, con le quali ha arginato i gravi disagi di fine guerra. Ha vissuto la sua vita matrimoniale sempre in una famiglia patriarcale che contava undici persone, più gli ospiti o gli sfollati. Negli ultimi anni di guerra i tedeschi avevano requisito le due camere più spaziose della casa e vi avevano installato una grossa radio trasmittente. Lei, origliando, riusciva con grande rischio a captare i messaggi e le discussioni degli ufficiali tedeschi, che poi riferiva al marito; le sue informazioni sono servite qualche volta per arginare situazioni pericolose. Dopo la guerra Pia ha insegnato ancora 7 anni, fino al 1952, poi si è ritirata dall’insegnamento per dedicarsi a far studiare i figli. A tale scopo si trasferiva a Trento nel periodo scolastico, ospite in Via S. Margherita del fratello Tullio. Dopo il pensionamento si è dedicata al volontariato: organizzava a Saone il teatro dei burattini per tutto il paese; scenette umoristiche e musicali in occasione delle sagre; curava i canti liturgici della chiesa e aveva particolare attenzione per i poveri, gli anziani e i malati del paese. Nelle vacanze ospitava nella casa di Saone in mezzo al verde, nipoti e cugini che affluivano da Trento bisognosi dell’ aria buona di montagna. Sempre attenta e disponibile, specie nei confronti dei bambini, rispettosa e affettuosa con i suoceri e i cognati, ha dato sempre esempio di buona convivenza in famiglie numerose, sempre vigile con chi si comportava in modo ribelle, ignorando le regole della casa. Ora vive presso la figlia, in piena serenità e senza nostalgie; qualità che hanno caratterizzato l’intera sua esistenza. Con il suo equilibro nel scegliere e utilizzare bene il suo tempo, ha saputo trovare un modo saggio per affrontare anche la sua avanzata vecchiaia, utilizzando la preghiera per vivere con pazienza i limiti di una vita quasi centenaria. 15 El Pontesel Franca Boller è tornata alla casa del Padre tra cronaca, storia e leggenda di Alcide Giacomelli I l 20 febbraio 2009 Franca Boller è tornata alla casa del Padre. La sua è stata una vita intensamente vissuta, anche se Franca ha dovuto convivere, passo dopo passo, con una malattia gravemente invalidante: la nefrite. Nata a Vattaro nel 1945 nella grande casa dei Bòleri, in cima al paese - suo padre Emilio, “Milio Bòler”, era molto conosciuto perché per più di quarantenni autista de la Società Atesina - è sempre vissuta lì fino al matrimonio; ha trascorso gli anni della prima fanciullezza in modo spensierato, come tutti i bambini della sua età. A 8 anni, dopo una ustione, le si manifestano gonfiori al viso e difficoltà nella crescita. Sono, purtroppo, i segni premonitori della malattia. A 14 anni le si gonfiano le caviglie e iniziano i primi ricoveri ospedalieri a Trento e a Padova, al tempo in cui la medicina ufficiale non aveva ancora acquisito le conoscenze necessarie per trattare la patologia di Franca. Le levano le tonsille e si sblocca il problema della crescita, ma non quello del gonfiore. I ricoveri diventano ripetitivi e prolungati e l’unica cura allora esistente consiste in massicce dosi di cortisone; una volta il ricovero a Padova si è prolungato da settembre a febbraio. Nella vita privata Franca doveva pur svolgere una qualche mansione, sia per distrarsi, sia perché la famiglia ne aveva bisogno, sia per pagarsi in parte le cure. Si mette a fare la magliaia, la pantalonaia e la ricamatrice. La vo- El Pontesel Franca Boller con il marito nel salotto di casa glia di vivere in lei c’era ed era forte, anche se in concreto la malattia la condizionava pesantemente: gonfiore, fatica nel camminare, difficoltà se non impossibilità di calzare certe scarpe, pudore nel mostrare le gambe gonfie. I sogni dell’adolescenza sembrano infrangersi: deve rinunciare persino a un vestitino giallo che aveva trovato sulla rivista “Eva” e che aveva sognato per anni! Magari, se le gambe si fossero sgonfiate era possibile indossarlo! Nonostante tutto, Franca guarda al futuro con rassegnazione e coraggio, aggrappandosi ad ogni più tenue speranza. Dopo l’esperienza negativa di Padova, lei si affida ad una guaritrice di Torino. Ci sono da affrontare lunghi viaggi in pullman, ore di attesa in fila per mantenere il posto, grossi sacrifici economici per andare fino a Torino e mantenersi. Dopo l’incontro con la guaritrice e l’esperienza torinese, Franca inizia a sentirsi meglio: il gonfiore al viso sparisce e quello alle gambe si attenua. Comincia a 16 nascere in lei un filo di speranza di poter condurre un’esistenza abbastanza normale. Nel 1960 conosce l’amore: incontra l’uomo della sua vita, che sposa nel 1973. I medici le avevano sconsigliato di avere figli, ma Franca non pensa a se stessa, quanto alla sua vita di coppia, alla gioia di avere un bambino, perciò è pronta a rischiare e a donare. Nasce Michela e Franca diventa una cosa sola con la sua piccola, le sta sempre vicina, la porta a spasso, la coccola. Confidava a un’amica: “Se podessa arlevàrla n’migolìn che la sia ‘n po’ grandòta, dopo no me saverìa gnént anca morir!” Ma la situazione precipita e la diagnosi è inesorabile: insufficienza renale cronica. Era il 1976 e per Franca si annuncia un nuovo calvario: la spola fra Vattaro e Bolzano (a Trento non esisteva ancora il reparto), dove Franca tre volte alla settimana rimaneva attaccata ad una macchina per ore; il viaggio da solo era estenuante: partenza alle ore 5.30 e rientro alle 12.30, 12 volte al mese. Era una situazione drammatica, senza contare marito, figlia e casa. Nel 1978 si apre il reparto di dialisi a Trento e a Franca, quantomeno, viene risparmiato il lungo viaggio fino a Bolzano. In quegli anni si incomincia a parlare di trapianti, che i più sconsigliavano per i troppi casi di rigetto. Quando, dopo molti anni di ricerca, il trapianto sembra più accessibile, Franca, dopo anni e anni di dialisi, si ritrova con un fisico duramente provato, certa- tra cronaca, storia e leggenda Caccia alla lepre di Armando Bassi mente non in grado di sopportare un’operazione simile. E deve rinunciare. Franca è stata in dialisi per quasi 35 anni. Ci vuole poco a immaginare una persona prigioniera per ore di una macchina, con tutte le conseguenze che essa provoca a livello fisico, tra cui la sete devastante ed un’estrema debolezza. Quando, per un certo periodo, Franca accompagnava la figlioletta Michela al locale asilo, le maestre che avevano avuto modo di conoscere la malattia e le vicissitudini ad essa legate, la chiamavano “Madre Coraggio”. Nonostante tutto Franca ha saputo mantere intatto il suo temperamento, il suo carattere, la sua sensibilità, ha coltivato il suo mondo fantastico, e tutto ciò l’ha aiutata e sorretta con l’amore grande per la natura, per gli animali, per la pioggia, per gli alberi. Raccontava a qualche amica: “Mi sento libera solo quando guardo la cima di un albero e mi lascio andare, magari in compagnia del vento, che è il mio più grande amico! Ma sopra di me so che c’è un Dio, che nella mia sofferenza mi ha dato calma, forza, pazienza; mi ha donato un marito, una figlia, un nipotino. Con queste motivazioni Franca, sostenuta da una fede robusta, ha saputo affrontare la sua battaglia. E, tuttavia, è riuscita a vivere e a convivere con la sua malattia, e a donare tutto il possibile al desco familiare: al marito, alla figlia, al nipotino, con sensibilità e gesti che sembrano appartenere alla letteratura, ma che sono realtà squisitamente umane. I l nonno Bepi, seduto su una vecchia seggiola e immerso nei suoi eterni pensieri, con il toscano nell’angolo della bocca, si godeva il tepore del focolare; ogni tanto degustava una sorsata di vino del Brusafèr che teneva sul bordo della fornella. Ad un tratto venne distolto dal nipote, entrato rumorosamente in cucina: “Nono me contet ‘na storia? Dai nono! Ah!” Il nonno Bepi lo guardò prima irritato, poi reso più mansueto: “Sì, dai che te la conto sta volta!” Incominciò, sottolineando subito: “Varda che sta chi l’è ‘na storia vera; la m’è capitada propi a mi quando neva a caza de leveri!” Il nipote prese posto su uno sgabello, davanti al nonno. L’era i primi de setembre de ‘na ventina de ani fa – esordì il vecchio -. A quel tempo gaveva ancor le gambe sane e era bòn da córer: neva su per el Doss da Bugo, su per i Palusei e féva for mèza montagna senza far fadiga. Aveva pena crompà ‘na cagna zo per la Valsugana, e gaveva dat anca ‘na bela lira, perché - i diséva i paróni che la era usàda. I me l’aveva garantida ‘nsóma, che se no la me néva ben, podeva portàrghela de ritorno! La se ciamava Roma: l’era ‘na Spinona brava; la treva fora i leveri dapertut! L’era ‘na matina fresca, quela matina; el ziel l’era seren e no gh’era vent. Ho ciapà la dopia che gaveva sempre pronta lì drio a l’armar, son nà zo bas e la cagna, tacada for dala porta, l’ha scominzià a zigognàr. Gò tacà ‘na cordèla e ne sen ‘nviadi zo per méz al paes e po’ via ‘nvers la Césa. A quei tempi le ultime case del paes le era pri- ma de la Cesòta de la Nunziata. Pù avanti gh’era sol campi a sinistra de la strada, e vignai a destra, fin zo soto ‘l sentér dei minadori. Averia volest nar zo dal Manuelót ‘ndo che i m’aveva dit che i aveva vist ‘n bel lever. Ma quando sen arivadi lì ala tabelèta, ‘ndo che va zo ‘l sentér dei minadori, la Roma l’ha scominzia a tirarme per la cordéla e a sbaiàr, snasando per tèra. Mi averia volèst nar avanti, ma no gh’era sànti. Alora l’ho molàda. Ela l’ha perzentenà tut el prà col mus en tera, dando qualche sbàio; po’ l’ei nada zo per en vignàl e quando che l’ei stada zo ‘n tòc, ho sentù che l’aveva trovà ìl lever, perché l’ha scominzià la paràda. Mi me son asià sc-iop ‘n man ‘ndel caso che ‘l lever el fussa vegnù ‘nsù per el stradèl del vignàl, vers de mi. Ma ‘nveze l’è nà ‘nzó ‘nvers la róza, el la traversàda e l’è nà su per el bosco, ‘n direzion de le Frate. Ntant che era lì che feva i me conti su la strada che l’averia podest ciapar el lever, la Roma l’ha petà lì de parar. E dopo ‘na ventina de menuti, la cagna l’ei tornada ‘ndrio. Alora l’ho pensade tute: che la cagna ‘nvezi che ai leveri la ghe fussa nada drio a’n gat o a ‘na volp, perché no aveva sentù sbarar. Cossì, mezo ‘ncazà, son tornà a ca’, disendo tra de mi: “Domàn, torno zo per vederghe ciàr. E difati, el dì drio, son tornà zo, e m’è capità la stessa roba del dì prima. M’è na zo i coiómbéri, tanto che voleva ciapàr la cagna e protàrghela de ritorno, convinto che fussa pro- 17 El Pontesel L’angolo del dialetto di Vattaro = El cantón del dialèto de Vatàr tra cronaca, storia e leggenda prio ‘n cagn co l’arioma. Però, ripensandoghe ‘n poc con calma, ho volèst far n’ultima prova. La sera, zo al Coléto, me son mess d’acordi col me compare Violo ch’el vegnissa el dì drio con mi a caza. El Violo l’è nà zo co la me cagna a la tabeleta, e mi ‘ntant ho traversà la val e son ‘na via ‘n le Frate, ‘ndo che pressapòc sentiva che se fermava el cagn. No era gnancora arivà sul posto, che ho sentù la Roma pasturàr. La sentiva ciàra, come la fussa lì davanti a mi. Come al solito, dopo ‘n poc, l’ei partida co’ la paràda. La vèn ‘nvers la val, la traversa la roza, e la ven su per el bosco dei castegnàri ‘vers de mi. Da lontan, ‘ntrà i zesoni spio ‘n leveron, grando che me pareva ‘n cagn! Meto su sc-iop per ciapàr la mira e ‘n quela ho vist el lever che l’ha fat ‘na roba che mi ‘n zinquanta ani de caza no ho mai vist: l’è nà su per la bora de’n castegnàr mez cavà e piegà da ‘na banda. L’è nà su ‘nsin a la pèca, po’ l sa fermà vezin a ‘n ràm. È arivà la cagna e come ‘l dì avanti l’ha s’ha messa a girar ‘ntorno a la pianta, senza trovar, come prima la tràcia. A quel punto me son arvezinà con cautela e quando che son sta a tiro, ho lassà partir en colpo. El leveron el ghè cascà quasi adoss a la cagna! La Roma l’era propi ‘na gran brava cagna! Il nipote guardò in faccia il nonno che, in quel preciso momento, aveva estratto un fazzolettone rosso, grande come un lenzuolo, e si andava soffiando il naso. “Sa gat, nonò. Che te slagrimi?” – gli fece il bambino. “Oh, gò demò ‘n po’ de rafredor, ‘n po’ de rafredor…!” – rispose il vecchio, mettendo via rapidamente il grande fazzoletto rosso… El Pontesel 18 di Flavia Giacomelli ‘L Carnevàl de stiani Stiani, se spetàva ‘n grazia che vegnissa Carnevàl perché ‘l deva ‘na nota de color e de alegria al noss Poaesòt, a la nossa zènt che, senò, l’era sempre la solita menèstra: laoràr come i aséni da la matina a la séra, tegnùdi ‘n pè da n’alimentazion stretaménte dietetica a base de mòse, tololò, polenta e crauti, fasòi, macafàn e via de seguito. ‘L colesterolo l’era sempre bass, quasi màssa, ma noi se steva bèn assà, guai lamentàrse, bisognava star ben! Come ho dit ‘n la nossa zoventù se spetàva l’arivo del Carnevàl perché pareva che ’l portàssa qualcosa de nòo, de rilassante, che se tirassa ‘n migol el fià móstro! I matelòti i tacava a ‘ngarnizàrse su la fàcia e a vestirse de stràze, po’ la séra i néva dén per le case e i cantava: ‘L Carnevl l’è chi che’l va la bèla Gingerle la pianzerà… La nossa zènt ‘n quele ocasion i ghe regalava ‘n pom, do nèspoi, ‘na nóss; e lori, i matelòti, i era contenti come uno che ha venzù al loto. Anca i adulti i se déva da far polìto. In quei ani gh’era poc laóro e soldi miga, cossì i grandi i se’n ventàva su qualcos per passàrse l’oca. Famosi l’era i Carnevài dei ani Trenta. El me contava me nono Tita che l’ultima setimàna de Carnevàl quei arquànti i se vestiva su con stràze de ogni tipo e po’ el zòbia grass i arivava con la sfilàta ‘n Piaza San Roc, piéna de zènt come n’òo. A l’ora stabilida vegniva su per el salasà ‘na ‘n car co le velùde che’l voleva somiàrghe a ‘na caròza e ‘l se fermava ‘n fondo a la scala dei Tomàsi ‘ndo che i vegnivà sistemà ‘na pedàna. Da la caròza, trainàda da ‘n cavalòt mèzo bols, vegniva zo – i conta – l’Erino dei Grigori vestì da notaio co la tuba, el Manuèle Ponta con ‘nombrèla scassàda e fora ‘nzima a le tompèle spindorlàva zo sardèle. Altri figuranti (figure ‘n maschera) l’era: el Bèpi Anselmo, el Bèpi Stradìn, l’Arturo dei Grigori, el Milio Lonzi, el Berto, con ‘na serie de sonadóri e cantori. I néva su la pedana e lì i féva la so brava presentazión, se sa. Po’ el corét el cantava arquante canzon famose ai tempi, e no mancava mai: Son ‘na vecia che spàza le strade. Po’ el Bepi Ansélmo co la so vóze baritonàle el lezéva la Prèdica dele verze. ?n la piàza no sgolàva ‘na mosca. “Adess vè conto, cari paesàni – scominziàva ‘l Bèpi co la so voze calda – de quela verza che ghe steva soto ‘na compagnia de soldài, e anca de quel paròl de ram che i òmeni a batérlo no i se sentiva un co l’altro…” L’era ‘na specie de poema comico, ‘ndo se metéva ‘n ridicol fati e personagi de Vatàr e dintorni, con uso abondante de fantasia e de stupidàde. Vegniva fora ‘na storia esplosìva, che la féva pisàrse adoss dal rìder. Purtropo no n’è resta gnanca ‘na riga de sti laori. Ma l’è lo stess!. Dopo la scena de piaza le maschere le neva ‘n giro per le case a esibirse: zo al Coléto, su al Dopolaóro, su ai Bòleri e zo al panificio Andreata, ‘n la val del Mandola. Lì finiva la girandola de le maschere: gh’era la zéna per tuti i componènti e po’ se se deva a la pàza gioia, se tréva el gnòc a fondo – tra cronaca, storia e leggenda come se diseva alora. Qualchedun el feva su ‘n brut balon col baco; no se ha mai savèst se l’era la malinconia per la fin del Carnevàl o se l’era ‘n modo de desmentegàr i pensièri. Mah! La via de la séda a Vatar: i cavaléri e le galéte Se sa che la séda l’èi stada portada chi da noi de scondón da la Cina da Marco Polo nel 1200. Ma chi da noi, en Italia, le filànde le ha scominzià a funzionar ben nel 1600; ma l’è sta en del 1800 che i ha tacà a laoràr seriamente anca ‘n Trentin, a coltivar i cavaléri e i moràri. I ultimi cavaléri chi a Vatar la i tegniva me zia Maria dei Dagnéi, la Gelsomìna, La Maria Pegoràra. Éren en del 1947/48. Ndel més de magio se neva den a le Aziende agrarie de Trent o de Perzen a comprar mèza onza de soménze de cavaléri. I ghe diseva somenze, ma ‘n realtà l’era ovéti, come quei che se trova sui capùssi o su le verze, messi l’ da la farfala cavolaia. Se portava le soménze a ca’ ‘n de ‘na scatoléta de carton con arquanti busati, per farli respirar. Dopo do tre dì, da ste soménze vegniva fora bisoléti negri che l’era tut en sbrigolamént; e man man che passava i dì, sti animalòti i se sgrandàva e i cambiava color: da negri che i era i deventàva grisi e tra ‘na polsàda e l’altra i deventàva sempre pù grosséti e pù ciàri. Bisòn dir che se doveva nar quasi tuti i dì a binàrghe ‘nsèma foie de moràr, perché no i magnàva altro. Man man che i cresséva, se doveva slargàrli fora sui taolóni e le arèle; se ghe metéva soto giornài per aver pù cómot a tegnirli netàdi. Sora se ghe slargàva foiéte tèndre de moràr che lori i magnàva volintéra; ma le ghe voleva ben sute, perché se no i néva de màl. L’era ‘n laoro costante e tuti i santi dì, col sol e cola pióza, bisognava nar a pelàr moràri, rama per rama, foia per foia. Prima de ‘mpienir el zestón, ghe voleva qualche bona ora. La vegnùda dei cavaléri la gaveva quatro fasi; da una a l’altra i polsàva e quando arivàva la quarta fase, i magnàva come i mati: i nossi vecioti i diséva che i magnàva a “furia”. Bisognàva che tuta la famiglia la déssa ‘na man per nar a pelàr, perché i cavaléri ìn quel momento i magnàva dì e not. Per el pù l’era i omeni che gaveva sto incarico; le done ‘nvezi le era adéte a la manutenzion: a tegnirli netàdi fora, a darghe da magnàr, né poc né tant, a star atente che i gavéssa la temperatura giusta, e ocoreva star vardàr ben en de sti cameroni che no ghe fussa giri d’aria, né massa caldo; bisognàva controlàr el termometro tre volte al dì. Quando vegniva el moment che i cavaléri i feva la galéta, se ghe slargàva sora raméti séchi, per el pù de bedóla. En den colpo de man sti animalòti i feva ste bèle galéte zàlde che le slusegàva. L’era ‘n bel veder con che maestria che i féva sti bózoi, e i feva quasi pecà a véderli cossì ‘ndafaràdi, co sta testóta che la neva de qua e de là, entànt che da la boca vegniva fora sto fil de seda, savèndo estra estra che i cavaléri i averia fat ‘n bruta fin! Per le famiglie de quei tempi le galéte l’era ‘na risorsa grànda per viver en poc meio, perché le era pagàde bèn. L’era ‘na bocàda de ossìgeno, come i diss ancoi! Pù avanti vers i ani Trenta/Quaranta i ha ‘nventà el nylon e alora le galéte e la séda i è nadi da ‘l balón ‘n su. Ma, volè méter la nóssa séda con quai argàgni lì? L’e come paragonàr ‘na scarpa nóva con ‘na zavàta! 19 El Pontesel Ricordi di Carnevale e dintorni tra cronaca, storia e leggenda di Lia Sadler Q uando nei nostri paesi il progresso e il benessere non avevano ancora distratto la gioventù e anche gli adulti e si viveva in semplicità di vita, di usi e costumi, in quella che chiamavano “civiltà contadina”, la nostra esistenza specie quella dei nostri masi era tanto diversa. A rievocarla, oggi, si corre il rischio di non essere creduti; invece era uno stile di vita assolutamente reale, di cui esistono ancora protagonisti e testimoni. Ricordo volentieri i giochi dei tempi della scuola che ci accompagnavano e scandivano, per così dire, l’alternarsi delle stagioni; noi si coltivava con grande impegno e divertimento i giochi tradizionali, fatti di niente, ma profondamente belli: dal nascondino, alla mosca cieca, al guardia e ladri. Quando i nostri lavori quotidiani in campagna, sui prati a raccogliere il fieno, nei boschi a fare legna, al pascolo con le bestie, quando questi lavori ci concedevano una sosta, c’era un ritaglio di tempo per trovarsi e parlare, parlare, scambiarsi pensieri, desideri, idee, sogni. Era forse il nostro modo, come si dice oggi con linguaggio difficile, di “esorcizzare” la fatica quotidiana. È con un pizzico di nostalgia che ricordo come allora si passava il Carnevale. “Nar en maschera!” Questa era la parola d’ordine, il messaggio forte, dal giovedì grasso al martedì di fine carnevale. E noi si andava per le case, quasi sempre camuffati da vecchi, da donne anziane, indossando vestiti laceri, fuori uso; una grande El Pontesel 20 pezza con due fori sul viso, per vedere. Ai tempi nostri non esistevano trattori, e noi si andava da un maso all’altro a piedi o con le slitte. Nelle case private c’era chi suonava la fisarmonica, la retta o la chitarra, e allora si ballavano valzer, polche, mazurche, si improvvisavano coretti. Tra gli adulti c’era sempre qualche appassionato di lirica e di teatro che si esibiva da solista: “Vivace l’occhio e leggiadro il viso – cantava in una sua aria uno di questi talenti – bocca atteggiata sempre al sorriso!” Poi, guardandosi intorno sbottava: “E varda come i se varda quei doi lì!” Poi si avvicinava a qualche faccia poco allegra: “Perché quella faccia? Tala forsi dit de no?” “Oh – rispondeva l’altro – son chi che penso alla Mariota”“E’ la tua fidanzata?”“No, non le ho ancora detto niente, ma sono anni che le vado per casa; il prossimo autunno mi dichiaro”. E per questo fu poi bat- tezzato: El ven st’inverno! Secondo le possibilità economiche si faceva qualche cena a base di polenta e lucaniche, portate dai partecipanti; qualche volta nel piazzale di qualche maso si azzardava un piatto di pasta condita con le sarde (sardelle) o conserva. Il rosso della conserva era uno stimolo per mangiare. Ma, a mezzanotte del martedì grasso, calava il sipario sul carnevale. Come nella fiaba di Cenerentola: tutti a casa. La mattina dopo, a Messa, c’era l’imposizione delle sacre Ceneri e il ritorno categorico alla vita di tutti i giorni. Rimaneva, in fondo alla mente, il pensiero nostalgico rivolto alle belle ore trascorse; ma la Quaresima incombeva su di noi tutti come una spada di Damocle, con i suoi digiuni, le astinenze, le severe prediche dei tridui che ci attendevano in una Chiesa spoglia di fiori, dove il celebrante vestiva sempre di viola. “Tutti gli uomini nascono liberi ed uguali in dignità e diritti” È questa la solenne affermazione contenuta nell’art. 1 della Dichiarazione Universale sui Diritti dell’Uomo, della quale abbiamo celebrato da poco il 60° dalla promulgazione. Ebbene, a tanti anni di distanza molti dei diritti fondamentali della persona umana sono ancora inapplicati in molte parti del mondo. TrentinoSolidale onlus - il network che raggruppa oltre 100 associazioni, gruppi e progetti di volontariato del Trentino - ha colto l’occasione di questa scadenza e della ormai prossima ricorrenza del 50° dalla promulgazione della Dichiarazione sui diritti del fanciullo per lanciare una vasta campagna di sensibilizzazione ed informazione sull’urgenza di garantire i diritti fondamentali a tutti gli esseri umani. Il Consorzio del Comuni, con encomiabile sensibilità, ha accolto la proposta di coinvolgere in un’azione di sensibilizzazione tutti i comuni del Trentino, con l’invito a tutti sindaci a trattare ed approvare all’interno del Consiglio Comunale un apposito o.d.g. che impegna le nostre municipalità sia sul fronte dell’informazione che su quello dell’impegno diretto a favore dei progetti di solidarietà. In questa ottica risulta molto apprezzato anche l’invito rivoltoci dal sindaco Devis Tamanini di portare questa testimonianza sul periodico del comune. Una testimonianza che non vuole essere retorica, ma solo una riflessione frutto di un impegno diretto ultra venticinquennale a favore dei più poveri, degli ultimi, di quelle persone che sono costrette a vivere con associazionismo di Carlo Bridi meno di 100 euro al mese. Scriviamo queste considerazioni mentre stiamo visitando una serie di progetti realizzati a Barretos ed a Mariglia, nello Stato di San Paolo, grazie al sostegno dell’associazione amici di P. Andrea Bortolameotti, che hanno avuto proprio nel missionario di Vigolo il riferimento centrale,e di quelli in programma nello Stato di Bahia dove Dom Guido Zendron, gia parroco di Vigolo ed ora vescovo della Diocesi di Paulo Afonso, è impegnato in prima linea. Molti sono anche qui i diritti più elementari calpestati. Nel mondo i diritti più elementari sono quelli ai quali è legata la stessa sopravvivenza: l’acqua, il cibo, l’istruzione. Ebbene, 1.400.000.000 persone sono prive d’acqua potabile, mentre l’acqua è l’elemento fondamentale per la salute come dimostrano i dati dell’Organizzazione Mondiale della sanità, un miliardo di persone soffrono la fame, mentre nella sola Italia ogni giorno vengono buttati nelle immondizie 42.000 quintali di cibo che potrebbero sfamare 3 milioni di persone. 165 milioni sono i bambini che non hanno accesso a nessun tipo d’istruzione mentre viviamo in una società in cui è più importante il conoscere del possedere e potremo continuare... La nostra esperienza ci porta ad affermare, senza ombra di dubbio, che o avremo un avvenire comune, o saremo destinati a non avere nessun avvenire. Sappiamo benissimo che questa affermazione cosi forte può far arricciare in naso ai cosiddetti “benpensanti”, ma siamo convinti che solo da un impegno comune può svilupparsi anche nelle nostre piccole comunità una mentalità per costruire una società più giusta, più equa e più solidale. I risultati conseguiti con modesti sforzi a Barretos ed a Mariglia, sono lì a dimostrarci che con poco si può fare molto, e non dimentichiamo che il donare arricchisce più chi dona che chi riceve. È con questo spirito che ci auguriamo che anche le nuove generazioni si ricarichino intorno ai valori fondanti di questa nostra comunità, che non sono né lo spreco né l’egoismo, ma la solidarietà e l’aiuto vicendevole che sono stati alla base dello sviluppo delle nostre comunità. 21 El Pontesel Il Gruppo Pensionati e Anziani è sul piede di partenza associazionismo L liminari. Il direttivo ha nominato presidente Campolongo Rino e segretario Paciolla Roberto; nello stesso giorno i due incaricati hanno presentato le prime richieste, indispensabili per far decollare l’iniziativa. Il 26 febbraio 2009 si è ancora riunito il direttivo per stabilire la data della prossima convocazione di un’assemblea generale e fissare un ordine del giorno. Sono stati spediti più di 240 inviti a tutti gli interessati, e si spera di poter contare su una risposta positiva e su una presenza allargata per la prossima Assemblea generale ordinaria del Gruppo, che si terrà: il giorno 20 marzo 2009, ad ore 16.00, presso il Teatro comunale di Vattaro, in Via Dante 26. a cronaca, sino ad oggi, del nascente Gruppo Pensionati e Anziani è presto narrata. Su iniziativa del vicesindaco, Lino Boller, che ha compiuto tutti i passi necessari per cercare di fondare il gruppo, il 30 maggio 2008 si convocava a scopo conoscitivo una prima riunione di tutti gli interessati, per accertare se la creazione di un eventuale gruppo anziani fosse realmente sentita e gradita. In quell’occasione ci furono una cinquantina di adesioni ed emerse chiaro il desiderio di fondare il gruppo. Il 5 dicembre 2008 il vicesindaco ha convocato una seconda assemblea per l’approvazione dello Statuto sociale e per l’elezione del direttivo. Purtroppo il brutto tempo e la neve abbondante hanno impedito la partecipazione della gente. Era presente in sala solo uno sparuto numero di interessati. Ciononostante, lo statuto è stato approvato e in quell’occasione è stato nominato anche un direttivo, composto da 5 persone: Campolongo Rino, Giacomelli Lucia, Facchini Luciana, Paciolla Roberto e Parabiaghi Norma Il 2 gennaio u.s. il vicesindaco ha convocato presso il Municipio il direttivo, per la nomina del presidente e del segretario, per poter poi procedere con sollecitudine al disbrigo delle pratiche pre- El Pontesel L’ordine del giorno prevede: 1. Comunicazione del Presidente 2. Esame proposta modifiche allo Statuto sociale 3. Esame proposta costo della tessera sociale 4. Dimissioni dell’attuale direttivo 5. Nomina del nuovo direttivo per il triennio 2009-2012 6. Nomina dei revisori dei conti per il triennio 2009-2012 7. Varie ed eventuali Data l’importanza degli argomenti proposti, si invitano tutti i 22 pensionati e anziani di Vattaro e Pian dei Pradi a partecipare all’Assemblea. Una forte presenza sarà di stimolo per l’attività prossima e futura del Gruppo, la cui sede verrà cortesemente messa a disposizione del Comune di Vattaro e resa agibile quanto prima. Con l’occasione si porgono distinti saluti. Il presidente: cav. Rino Campolongo Dietro l’allestimento del Carnevale un bel esempio di impegno giovanile associazionismo a cura dell’Ufficio Turistico della Vigolana I n questi ultimi tempi si sente spesso parlare di aspetti negativi del mondo giovanile, delle cosiddette mele marce; mai, però, parliamo delle succulenti mele sane che a tutti noi piacciono molto! Nella presentazione del carro intitolato “Walt Disney” i ragazzi stessi hanno raccontato come la volontà di impegnarsi, di stare insieme, di creare qualcosa e, perché no, l’esempio dei genitori che talvolta brontolano ricordando “ ai nostri tempi...”, ha fatto sì che già ad ottobre del 2008 siano partite le attività per la costruzione del carro! L’aiuto al mondo adulto è stato chiesto solo per i costumi e per qualche spuntino, ma poi tutto il resto è stato fatto con le proprie mani! Anche molte realtà commerciali e produttive hanno collaborato per la realizzazione, sia dando contributi economici che offrendo materiale, spazi ed attrezzatura di supporto alla creatività dei ragazzi! Il carnevale 2009 è stato, quindi, il carnevale dei giovani, dove i giovani sono stati gli attori principali, riportando in piazza famiglie e animazione come nel passato, e ricreando quello spirito di allegria che nemmeno la migliore animazione era riuscita a fare negli scorsi anni! L’unione di tutte le Pro Loco, coordinate dal Consorzio che ha fortemente creduto in questa iniziativa, ha poi consentito di organizzare al meglio la programmazione di tutte le manifestazio- ni collegate, permettendo quindi ai numerosi carri di sfilare in tutti i quattro i paesi della Vigolana, oltre a partecipare alle sfilate di Trento e Caldonazzo, dando evidenza, ancora una volta che l’unione fa la forza! Per fare spazio a tutti, il carnevale di Bosentino è stato anticipato a sabato 14 febbraio e così alle 13.30, accompagnati dai vigili del fuoco e dai carabinieri, i carri allegorici sono entrati in paese! Con una nuvola di coriandoli e il frastuono dei botti, i carri hanno dato il via al carnevale 2009 sull’Altopiano della Vigolana. Come Pro Loco di Bosentino cogliamo l’occasione per ringraziare tutti i ragazzi per i bellissimi carri che hanno presentato ed i gruppi che hanno sfilato e per ringraziare le associazioni coinvolte: (gruppo Ana e Gruppo Anziani di Bosentino), per aver accantonato, ancora una volta, la frase “ma aven sempre fat così” ed aver accettato di anticipare la festa del carnevale al sabato, per dare spazio ai giovani e far sì che le cosiddette tradizioni non limitassero l’impegno e la partecipazione di tutti. Dopo diversi anni senza carri allegorici, quest’anno ben 5 carri allegorici, accompagnati da circa 120 ragazzi di età compresa tra i 13 e i 25 anni, 3 piccoli gruppi mascherati e tante mascherine, hanno rallegrato e caratterizzato il carnevale! Ma chi lo dice, quindi, che i giovani non si impegnano più. Carro Walt Disney e Pro Loco Bosentino Domenica 15 febbraio è toccato a Centa San Nicolò, che ogni anno ripropone la tradizione della “barèla de carnevàl” e che ha visto una partecipazione notevole anche dagli altri paesi e non solo. Anche quest’anno il Carnevale è finito e, come l’anno scorso, è stata una bellissima esperienza che ci ha permesso di divertirci tutti assieme. Il tempo fortunatamente ci ha dato una mano e ci ha permesso di essere presenti in tutte le sfilate (Bosentino, Centa, Trento, Vigolo, Caldonazzo e Vattaro) con un bel sole! Come tutti gli anni il lavoro è sempre molto, in quanto la costruzione del carro e la preparazione dei costumi è impegnativa ma, nonostante questo, abbiamo sfruttato al massimo tutti i momenti liberi e i fine settimana e ce l’abbiamo fatta. Anche quest’an- Il carro di Vattaro, La Spada nella roccia, in sfilata a Bosentino. 23 El Pontesel associazionismo quest’anno sono stati distribuiti un quintale e mezzo di gnocchi e hanno sfilato sei carri più altri sei fra gruppi mascherati e carretti. Ha vinto il carro Walt Disney di Vigolo Vattaro; secondo: La spada nella roccia di Vattaro; terzo: I Vichinghi dei Campregheri, e quarto: Come ‘na volta; quinto e sesto, a pari merito: X factor e La famiglia Adams. Pro Loco Vigolo Vattaro Il carro di Campregheri, I vichinghi,in sfilata a Trento no il nostro carro è stato apprezzato per la sua originalità e cura dei dettagli, sia per quanto riguarda la struttura, sia per i costumi, proprio per l’attenzione che abbiamo posto nel ricreare l’atmosfera dei vecchi castelli di una volta. E’ stata un bellissima occasione per passare delle divertenti giornate in compagnia e inoltre abbiamo avuto modo anche quest’anno di conoscere nuovi ragazzi e ragazze con la nostra stessa passione per il Carnevale. Durante i mesi della costruzione, oltre che durante le sfilate, abbiamo avuto modo di scambiarci opinioni e idee, condividere momenti speciali e divertenti in compagnia di ragazzi giovani come noi. Un particolare ringraziamento va ovviamente fatto anche quest’anno a tutte le persone che ci hanno sostenuto, sia moralmente che economicamente, in questa nostra seconda esperienza, con la speranza di poterla ripetere El Pontesel anche l’anno prossimo con il forte senso di unione che ci ha dato. Carro: La spada nella doccia Mai avuto un carnevale con tanta partecipazione a Vigolo Vattaro: Carnevale del Gruppo giovani a Vattaro 24 E per finire sentiamo la voce dei protagonisti, i ragazzi: “In questo periodo si parla solo di ragazzi violenti, stupri e alcol, ma invece noi vogliamo dimostrare che ci sono anche ragazzi come noi... nella cassa si tende sempre a guardare l’unica mela marcia anziché quelle buone!!! La nostra aggregazione nel fare il carro e l’amicizia che comunque lega tutti i ragazzi dell’Altopiano, è la dimostrazione che ci sono ancora ragazzi come noi che credono ai valori positivi della vita!” Ultimissime dai Vigili del Fuoco associazionismo di Francesca Roccabruna L unedì 9 marzo 2009 è stata convocata l’assemblea ordinaria del Corpo dei Vigili del Fuoco Volontari di Vattaro; tra i vari punti all’ordine del giorno si è discusso sull’approvazione del rendiconto dell’esercizio 2008 e sul bilancio di previsione per l’anno 2009, entrambi approvati dall’assemblea. L’iter burocratico prevede in seguito la trasmissione alla PAT per il parere tecnico e poi al Comune. Altro argomento dell’assemblea è stato la nomina del nuovo cassiere; la proposta portata dal Comandante Micheloni Ferruccio e dal Vice Comandante Bassi Alessio ha ottenuto il nulla osta dall’assemblea, eleggendo il sig. Micheloni Andrea, ragioniere del Comune di Vattaro; il quale svolgerà l’incarico in qualità di socio sostenitore. Si rende noto che il Vigile Tonezzer Sandro ha rassegnato le proprie dimissioni volontarie per motivi lavorativi, il Corpo ringrazia per i 9 anni dedicati al volontariato. Concludendo il Direttivo intende usufruire dello spazio messo a disposizione dall’Amministrazione Comunale di Vattaro, per informare la popolazione che siamo alla ricerca di nuove leve. Chiunque abbia raggiunto i 18 anni di età e non superato i 40, capace di soddisfare alle esigen- ze del Corpo, può fare domanda di assunzione. Le richieste devono pervenire in forma scritta direttamente presso la sede di via Dosso. Abbiamo necessità di nuove forze per incrementare l’organico ed essere sempre presenti in caso di bisogno. 25 El Pontesel poesie e filastrocche Annuncio di Primavera Filastrocca antica La primavera è qui narrata con le immagini e i sentimenti della fanciullezza: il risveglio dei boschi e dei prati, le rondini che ritornano, i colori di cui la natura si riveste a nuovo. È una filastrocca datata, tramandata oralmente di padre in figlio; la cui origine probabilmente affonda nei secoli; essa veniva recitata abitualmente dal Nonno Tita quando raccontava le sue meravigliose storie. Ai primi albori mattutini si sente un allegro cinguettio di uccellini; all’orizzonte un tiepido raggio solare: un’altra stagione sta per iniziare. Nei boschi si scioglie la neve e già fa capolino un bucaneve; nelle zolle di tenera erbetta spunta qualche timida violetta. I prati sono un giardino di colori come pennellate di tele d’autori. Rondini garrule nel cielo segnano la fine del freddo e del gelo. La metamorfosi stagionale non è una cosa tanto banale, perché meravigliosa è la natura per quanto piccola sia ogni creatura. Rino e Rane i vèn da Roma quando lùse la corona, la corona l’ei del re. Quando el bàte le ventitrè l’è ora de nar en speziarìa ciàpa ‘l tròt e scampa via. De tròt de tròt ensin al casòt senza beverne gnànca ‘n gòt ; de tròt de tròt ensin al casòt senza beverne gnànca en gòt Gh’era ‘na vaca ‘n fondo a la féra co la testéra tacàda a’n ficón. Po’ per le mosche la s’ha ‘nrabiàda E la g’ha dat ‘n bruta peàda ‘n del cul al so padrón. Aurora Pasqualini La gloria della Pasqua La gloria del Risorto contagia la natura e gli uomini. È l’annuncio gioioso della Pasqua, è l’inizio di una vita nuova! Sulla collina dietro il Golgota la tua tomba nuova, Gesù, si è aperta come un fiore fulgido che sboccia tra gli ulivi e la pietra è rotolata via. La Croce sul colle è già ricordo di ieri e la tua gloria, Signore, dischiude mondi nuovi. I discepoli hanno lasciato il chiuso ed escono ora con Maria sulle strade del mondo per annunciarti agli uomini. El Pontesel La tua gloria, Signore, ha sciolto i lacci angusti delle campane e ora è tutto uno scampanio diffuso di paese in paese, di città in città. La natura si ammanta di vesti nuove. Scoppiano sui rami infinite gemme. Rompono i crochi le zolle indurite cercando il sole di aprile, il tarassàco e le cicorie e tutte le altre verzure. Il cielo si fa azzurro 26 e nella chiarìa è un volo di merli, di cinciallegre e fringuelli che lasciano la frasca e lanciano gridi festosi nella corona degli abeti dai teneri germogli. I luoghi noti della memoria brillano di luce nuova: la lontananza scompare e tutto appare vicino e terso. È la gloria del Risorto che si fa toccare dalle nostre povere mani! A.G. AVVISI Note di pubblica utilità Consigli su un uso corretto del sistema fognario Relazione sui lavori svolti Possibili disagi derivanti nel periodo dai lavori pubblici perprimavera/estate l’anno 2009 Ai concittadini di Vattaro Il fatto che nell’anno solare in corso si siano concentrati una serie di lavori pubblici approvati, che devono essere eseguiti, giocoforza, simultaneamente, comporterà sicuramente dei disagi. Noi non siamo qui a dirvi “Lavoriamo per voi” e simili baggianate. Semplicemente vi diciamo, anzi vi raccomandiamo di segnalare tempestivamente tutti i possibili disagi e guasti arrecati all’Assessore ai Lavori pubblici Lino Boller o a Enzo Micheloni, Responsabile progetto esecutivo dei lavori dell’acquedotto, oppure all’Ufficio Tecnico del Comune. Sono state date disposizioni, affinché si intervenga prontamente su tutti i disagi arrecati, tutte le volte che sia possibile. Si chiede, cortesemente, di collaborare in forma positiva, cioè informando chi di dovere. È opportuno considerare anche che i lavori in questione, una volta eseguiti, rinnoveranno il Paese; quindi, in attesa dei frutti, armiamoci di pazienza e sopportiamo l’inevitabile disagio provocato dall’esecuzione dei lavori stessi. Grazie a tutti per la collaborazione. Si ricorda che è obbligatorio per tutti i privati tenere potate le siepi, i cespugli e i fiori, nonché tagliati i rami degli alberi che sporgono sulle vie comunali. Anche in assenza di specifica ordinanza, si raccomanda di adempiere a questo dovere per ogni via, in modo tale da permettere il transito agevole di auto, autocarri per la raccolta dei rifiuti solidi urbani, mezzi per lo sgombero neve, mezzi di emergenza, onde evitare di incorrere in sanzioni; Il giorno 29 dicembre 2008 è stato richiesto l’intervento d’urgenza dei pompieri per pulire un pozil sindaco zetto della fognatura nei pressi dell’ex sgrigliatore del campo di calcio. La pressione esercitata dai liquami sul tratto finale della condotta che raccoglie gli scarichi del paese di Vattaro, aveva sollevato la copertura del pozzetto e gli scarichi fognari erano fuoriusciti nel sottostante campo da gioco. Pulito il tutto e ripristinato il funzionamento delle fognatura, si è appurato che l’intasamento era stato causato da diversi pezzi di panno (tipo Swiffer) e altre immondizie, gettati erroneamente nel gabinetto, anziché nel residuo secco. I rifiuti avevano formato un tappo e intasato un tratto della condotta, provocando così il blocco dei liquidi della fognatura nera e la sovrappressione che ha fatto “saltare” il chiusino. Tali intasamenti creano non pochi problemi: le condotte fognarie sono progettate, infatti, per funzionare a “pelo libero”, eventuali sovraccarichi dovuti a residui solidi causano rotture, con fuoriuscita degli scarichi. Il Comune deve intervenire sostituendo i tratti danneggiati e i costi di simili operazioni, onerose e a volte problematiche, ricadono sulle tasche di tutti i cittadini di Vattaro. In futuro, onde evitare simili problemi è consigliabile: non gettare mai pezze di materiale sintetico - pannolini, bastoncini per le orecchie, carta asciugatutto e quant’altro - nello scarico; tali materiali hanno la tendenza a unirsi e formare dei blocchi che intasano la condotta fognaria; usare detersivo liquido per lavastoviglie e lavatrici; quello in polvere o in capsule funziona come “legante” per ogni rifiuto solido gettato nello scarico, e crea così dei corpi molto voluminosi che funzionano come tappi nelle condotte. Si coglie, infine, l’occasione per ringraziare il corpo dei pompieri di Vattaro, sempre disponibili. I parcheggi delle auto devono essere attuati secondo le norme del codice civile e usando il buon senso, in particolare nel Centro storico è importante evitare di parcheggiare sui marciapiedi, in mezzo alla strada e quant’altro. Si segnala comunque che alcuni parcheggi di assestamento sono a disposizione degli automobilisti: il parcheggio ai Due Dossi, lungo la strada provinciale nel tratto finale di Via Balarìne, ha una buona capienza ed è a disposizione, così come il parcheggio dietro al cimitero in direzione Noné, alla fine di via S. Martino; Comunicazione importante a tutti i concittadini di Vattaro e Pian dei Pradi Recentemente il Comune ha fatto una convenzione con uno spazzacamino, per un servizio allargato che interessa le Comunità di Vattaro e Pian dei Pradi. Chiunque, anziani e non, possono rivolgersi agli Uffici comunali (fare riferimento a Dario Rizzi) per prenotare un intervento. Il costo del servizio, che sarà funzionante dal 1 aprile 2009, è di Euro 20 per un singolo intervento; di Euro 15 per più interventi nella stessa casa. Con questa convenzione si è pensato di venire incontro agli anziani e alle persone sole, che non hanno la possibilità di pulire il camino, ma anche a tutti gli altri censiti che vogliono approfittare dell’opportunità. 27 El Pontesel il sindaco El Pontesel