INTRODUCTION
Lorenza Perini
Equal Opportunities Committe – Padua University
INTRODUZIONE
Lorenza Perini
Comitato Pari Opportunità – Università di Padova
A distanza di alcuni mesi dai fatti di cui vogliamo dare conto in questo libro, stiamo riordinando ora le carte
relative al seminario che nel febbraio scorso si è tenuto presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione
(DEI) dell’Università di Padova sul tema: Il genere in Scienza e Ingegneria: testimonianze, ricerche, idee.
L’incontro ha visto la partecipazione di diverse studiose del nostro ateneo e non solo: in primo luogo Silvana
Badaloni, fisica e docente presso la Facoltà di Ingegneria - nonche’ ideatrice e organizzatrice dell’incontro- che
ci ha fornito il quadro di riferimento da cui partire per ogni ragionamento su questi temi, vale a dire i numeri
delle donne nella scienza e nella ricerca nell’università, in Italia, in Europa; poi è stata la volta di Chiara
Levorato, docente presso la Facoltà di Psicologia, che ci ha fatto riflettere sui reali meccanismi che portano le
donne molto spesso all’autoesclusione; Tiziana Votta, Direttore Generale della Carraro S.p.A. e del Gruppo
Carraro ha portato poi la sua testimonianza di donna che è riuscita a sfondare il tetto di cristallo; inoltre
Christina Drace di Trastec, società che opera nel campo dell’Automazione industriale, tecnologie
dell'informazione, telecomunicazioni, tecnologie ambientali, e microelettronica, ci ha raccontato la realta’ delle
aziende high- tech dell’area padovana; Francesca Vidotto studentessa di Fisica, appassionata di teatro e di
filosofia della scienza ha presentato una singolare iniziativa da lei stessa ideata per parlare di scienza -a tutti ma
in particolar modo agli studenti- con linguaggi diversi da quelli usuali; e infine, la Presidente del Comitato Pari
Opportunità Silvana Collodo, docente presso la Facoltà di Lettere, ha tratto alcune considerazioni finali.
Il tema da sviluppare durante il seminario era indubbiamente suggestivo e per certi aspetti davvero urgente: si
trattava in sostanza di affrontare -e decostruire- il paradigma della neutralità della Scienza, nel tentativo di
arrivare veramente a capire qualcosa di piu’ sulle difficoltà cui va incontro chi lavora in un ambiente scientifico
misurato su bisogni in gran parte estranei alle donne e al loro ambito di relazioni. E’ l’ambiente della ricerca
scientifica, l’ambiente in cui viviamo e di cui abbiamo voluto indagare le forme, i modi, le relazioni tra le
persone, i percorsi di vita, di poche donne tra tanti uomini.
Già, i numeri: un aspetto importante, fondamentale anzi. Gli appunti ci dicono che e’ proprio dai numeri che
eravamo partite, dai numeri e dai volti. Si, perche’ oltre alle opinioni ai pensieri e alle idee che ci siamo
scambiate in quel seminario, abbiamo voluto offrire alle presenti anche la possibilita’ di visitare una mostra
molto particolare che gia’ il Comitato Pari Opportunita’ aveva portato in ateneo nel
2003, in occasione di un altro convegno dal titolo Donne e Scienza. Tre incontri
con/tra donne di Scienza1, incontro che aveva segnato la nascita del gruppo
DONNE&SCIENZA della nostra università. Il titolo della rassegna espositiva era
–emblematicamente - Scienziate d’occidente: due secoli di storia, curata da Sara Sesti
e Liliana Moro del Centro Eleusi Pristem dell’Universita’Bocconi di Milano e dava
conto della presenza e dei risultati delle donne nelle più diverse discipline della
scienza ( dalla matematica all’economia) in un percorso cronologico che dal 1878
(data della prima laurea rilasciata da una facoltà scientifica a una donna in Italia),
porta quasi ai giorni nostri, cioè fino al 1969 (data in cui in Italia è avvenuto il libero
accesso per le donne alle università)2.
Nomi di matematiche, fisiche, ingegnere, economiste, astronome associate finalmente
1
L’esperienza del 2003 è stata riportata nel libro Donne e Scienza.Tre incontri con/tra donne di Scienza, uscito nello stesso
anno presso la casa editrice CLEUP di Padova a cura di L.PERINI e S.SESTI.
2
nella foto a sinistra Ada Byron
ad una storia e ad un volto, erano li’, sulla carta, sotto i nostri occhi. Un messaggio silenzioso e inequivocabile a
dimostrazione che le donne nella scienza ci sono…anzi: ci sono sempre state.
Un evento importante quindi quello del 3 febbraio scorso ad Ingegneria, prima tappa di un percorso che con il
tempo è diventato itinerante e che in questi mesi stiamo portando di facoltà in facoltà per capire, anche attraverso
la ricostruzione e la proposizione delle biografie di donne di scienza, come mai il rapporto delle donne con la
scienza è così difficile anche nel nostro ateneo.
I dati presentati durante il seminario –com’era prevedibile- hanno mostrato una forte sottorappresentazione delle
donne ai livelli apicali della carriera, unita ad un numero sempre crescente di defezioni al termine degli studi, per
non parlare poi della presenza esigua delle donne in alcuni specifici settori della scienza. Una situazione non
diversa da quella di molti altri atenei sia italiani che stranieri e certamente frutto in buona parte dello stereotipo,
anzi degli stereotipi che avvolgono da sempre la figura della “scienziata”. Stereotipi che sono parte integrante
del modo di essere della societa’ in cui viviamo e che continuano nonostante tutto a “passare”, a tutti i livelli,
dalla scuola alla famiglia.
Percorrere le strade del genere nella scienza ci ha portate a
Totale studenti iscritti di tutte
considerare quanto quella presunta neutralita’ di cui si diceva
le
facoltà (2003-04)
all’inizio non sia altro che uno di questi stereotipi che per
lunghissimo tempo ha reso impraticabile all'interno di essa
qualsiasi ragionamento sulle diversità maschili e femminili, ha
reso di poca importanza i dati sulle diversità di percorsi,
43,6
aspettative e carriere.
Femmine
%
Maschi
La scarsa presenza femminile nel mondo della scienza e della
56,4
%
ricerca in generale testimonia la permanenza di un “tetto di
cristallo” imputabile ad un dominio maschile radicato. Ma se da
un lato molto lavoro è stato fatto per analizzare e rispondere a
questo squilibrio, dall’altro bisogna dire che avere più donne che
si occupano di scienza non implica automaticamente un cambiamento.
E’ indubbio comunque che esiste una sorta di inadeguatezza della scienza ad accogliere la differenza di cui le
donne sono portatrici.
Riequilibrare ciò che la scienza esprime dell'identità di genere – sia maschile che femminile- e’una delle sfide,
ed e’ la strada che gruppi di studio e ricerca come il nostro tentano di perseguire, attraverso la proposizione di
Azioni Positive capaci di restituire alla scienza la visionarietà, la
Nel mondo del lavoro scientifico ci sono
poesia, l'umanità. L’esperienza di Padova va nella direzione della
maggiori difficoltà per le donne rispetto agli
ricerca di nuovi e diversi linguaggi per arricchire lo sguardo
uomini?
della/sulla scienza, linguaggi che sappiano muovere la curiosita’,
far riflettere.
Ed è appunto con questo intento che quest’anno -grazie allo
0,8
Sì
0,76
spirito creativo di una giovane scienziata, Francesca Vidotto0,6
abbiamo portato la scienza e gli scienziati a teatro, attraverso
No
0,4
un’articolata rassegna di letture e spettacoli che ha visto la
0,21
partecipazione non solo di Margherita Hack con le sue ormai note
0,2
“Variazioni sul cielo” ma anche quella di diversi gruppi di
0
giovani artisti e artiste che hanno scelto di raccontare la scienza
esercitando uno sguardo critico e curioso.
Dopo la bella e interessante esperienza di “La Scienza a Teatro” nostro cammino continua e presto esploreremo i
multiformi linguaggi dell’arte e del cinema, attraverso i quali, con parole insolite e modalita’ sempre diverse,
riprenderemo ad interrogare e interrogarci e a far parlare la scienza, cercando di mantenere all’erta e allenato lo
sguardo ampio del punto di vista di genere.
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