AZIONE CATTOLICA ITALIANA
DIOCESI DI ROMA
“L’UMILTÀ CHE CI SALVA”
ESERCIZI SPIRITUALI
NELLA CITTÀ
BASILICA DI SANTA CROCE IN GERUSALEMME
20 - 21 - 22 marzo 2014
Presentazione
L’umiltà che ci salva
L’Azione Cattolica di Roma, anche quest’anno, offre
un’occasione speciale di preghiera personale e
comunitaria.
Nel tempo di Quaresima proponiamo gli Esercizi spirituali in
città. Facciamo nostre le parole del Cardinal Vicario,
Agostino Vallini: «E’ indispensabile un’esperienza spirituale
che appassioni e attiri, che faccia ardere il cuore, come ai
due discepoli di Emmaus».
Nel nostro impegno quotidiano è essenziale mantenere un
rapporto costante con la preghiera.
La Quaresima è un tempo propizio per ascoltare e
accogliere la Parola di Dio, luce e guida del nostro
cammino.
I nostri Esercizi servono per prendere il ritmo, da
mantenere poi in seguito.
Per tre giorni, dal 20 al 22 marzo, durante tre momenti
della giornata, quando il nostro pensiero e le nostre attività
sono rivolte agli innumerevoli impegni, siamo chiamati a
trovare in maniera più intensa quell’occasione speciale per
ascoltare, accogliere e parlare con il Signore.
Il tema sul quale mediteremo è “L’umiltà che ci salva”.
«Dio non si rivela con i mezzi della potenza e della ricchezza
del mondo, ma con quelli della debolezza e della povertà.
La Quaresima è un tempo adatto per la spogliazione; e ci
farà bene domandarci di quali cose possiamo privarci al
fine di aiutare e arricchire altri con la nostra povertà» (dal
Messaggio per la Quaresima di Papa Francesco).
Questo libretto è una nostra “regola” che ci guida sia nella
preghiera personale al mattino e a metà giornata, sia nella
preghiera comunitaria alla sera.
1
Presentazione
La preghiera al mattino, prima di qualsiasi tipo di attività,
prima di arrivare al lavoro, a scuola, in negozio o prima di
iniziare a riordinare la casa.
A metà giornata, quando mille preoccupazioni, dubbi e
fatica hanno già la meglio sui nostri pensieri… fermarsi. Sì,
per ritemprare il fisico, ma anche per chiedere al Signore,
Lui che è nostro Padre, nonostante tutto, la Sua
benedizione e la Sua grazia affinché sia sempre il nostro
riferimento.
Alla sera, dopo che la giornata ci lascia esausti, un
momento per ritirarci a parlare con Cristo Gesù, colui che ci
ascolta intimamente e che rinvigorisce le nostre forze. Tutti
insieme nella Basilica di Santa Croce in Gerusalemme dalle
19,15 alle 21.00 con la riflessione e la meditazione della
Parola di Dio affidata alla cura di Don Antonio Panfili,
parroco di S. Ireneo a Centocelle.
Il libretto è anche un invito e un ausilio per quanti vorranno
proporre gli esercizi nelle proprie realtà parrocchiali,
associative, di gruppo, negli ambienti di lavoro e nella
propria famiglia per sentirci parte di una storia universale,
fratelli di tutti nella riscoperta della centralità di Cristo, nel
quale tutti siamo stati creati.
L’ AC di Roma
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Giovedi 20 marzo – Il Battesimo di Gesù
…..da dove tutto ha inizio…..
Giovedì 20 marzo
IL BATTESIMO DI GESU’
……da dove tutto ha inizio…….
Preghiera del mattino
Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode.
Ascoltate, oggi, la voce del Signore:
non indurite il vostro cuore
SALMO 94
Esortandovi a vicenda ogni giorno, finché dura
« quest'oggi » (Eb 3,13).
Venite, applaudiamo
al Signore, *
acclamiamo alla
roccia della nostra
salvezza.
Accostiamoci a lui
per rendergli grazie,
*
a lui acclamiamo con
canti di gioia
grande re sopra tutti
gli dèi.
Nella sua mano sono
gli abissi della
terra, *
sono sue le vette dei
monti.
Suo è il mare, egli
l'ha fatto, *
le sue mani hanno
plasmato la terra
Poiché grande Dio è
il Signore, *
Venite, prostràti
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Giovedi 20 marzo – Il Battesimo di Gesù
…..da dove tutto ha inizio…..
adoriamo, *
in ginocchio davanti
al Signore che ci ha
creati.
Egli è il nostro Dio, e
noi il popolo del suo
pascolo, *
il gregge che egli
conduce
Per quarant'anni mi
disgustai di quella
generazione †
e dissi: Sono un
popolo dal cuore
traviato, *
non conoscono le
mie vie;
perciò ho giurato nel
mio sdegno: *
Non entreranno nel
luogo del mio
riposo »
Ascoltate oggi la sua
voce: †
« Non indurite il
cuore, *
come a Merìba,
come nel giorno di
Massa nel deserto,
Gloria al Padre e al
Figlio *
e allo Spirito Santo.
dove mi tentarono i
vostri padri: *
mi misero alla prova
pur avendo visto le
mie opere
Come era nel
principio, e ora e
sempre *
nei secoli dei secoli.
Amen
Dal libro del profeta Geremìa ( Ger 17, 5-10)
Così dice il Signore:
«Maledetto l’uomo che confida nell’uomo, e pone nella
carne il suo sostegno, allontanando il suo cuore dal Signore.
Sarà come un tamerisco nella steppa; non vedrà venire il
bene, dimorerà in luoghi aridi nel deserto, in una terra di
salsedine, dove nessuno può vivere. Benedetto l’uomo che
confida nel Signore e il Signore è la sua fiducia. È come un
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Giovedi 20 marzo – Il Battesimo di Gesù
…..da dove tutto ha inizio…..
albero piantato lungo un corso d’acqua, verso la corrente
stende le radici; non teme quando viene il caldo, le sue
foglie rimangono verdi, nell’anno della siccità non si dà
pena, non smette di produrre frutti. Niente è più infido del
cuore e difficilmente guarisce! Chi lo può conoscere? Io, il
Signore, scruto la mente e saggio i cuori, per dare a
ciascuno secondo la sua condotta, secondo il frutto delle
sue azioni».
L'umiltà: esigenza costituzionale per un vero cristiano
Noi pensiamo ancora a quel rinnovamento promosso dall’Anno
Santo della concezione umana della vita che deve caratterizzare
l’autenticità e l’efficienza del cristiano, sia nella sua coscienza
personale, e sia nella convivenza sociale. E seguendo, col Vangelo
alla mano, la traccia di questa ricerca ci incontriamo con una
parola programmatica, che ci sembra difficile concordare con
l’elevazione dell’uomo, operata dal piano divino della grazia, sul
quale piano la dignità e la grandezza dell’uomo, come tante altre
volte ci è capitato d’affermare, assurgono ad una statura
splendida e maestosa, propria d’un figlio adottivo del Padre, d’un
fratello del Cristo Salvatore regale dell’umanità, e d’un essere che
ospita in sé la presenza luminosa e santificante dello Spirito
Santo. L’uomo, nella concezione e nella realtà del cattolicesimo, è
grande; e tale deve sentirsi nella sua coscienza, nel valore del suo
operare, nella speranza del suo finale destino. Se non che una
ingiunzione, la quale investe tutta la personalità dell’uomo, i suoi
pensieri, il suo stile di vita, il suo rapporto con i suoi simili, gli
impone nello stesso tempo di essere umile. Che l’umiltà sia
un’esigenza, potremmo dire costituzionale, della psicologia e
della moralità del cristiano nessuno potrà negare. Un cristiano
superbo è una contraddizione nei suoi termini stessi. Se vogliamo
rinnovare la vita cristiana non possiamo tacere la lezione e la
pratica dell’umiltà. Come risolvere, innanzi tutto, il contrasto fra
la vocazione alla grandezza e il precetto dell’umiltà?
Senza ricorrere alle celebri espressioni di Pascal, circa la
grandezza e la miseria dell’uomo (Cfr. PASCAL, Pensées, 400, 416,
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Giovedi 20 marzo – Il Battesimo di Gesù
…..da dove tutto ha inizio…..
417, etc.) noi abbiamo ogni giorno sulle labbra e nel cuore il
Magnificat, l’inno sublime della Madonna, la quale proclama
davanti a Dio e a quanti ne ascoltano la dolcissima voce, la sua
umiltà di serva (« Humilitatem ancillae suae »: Luc. 1, 48), e nello
stesso tempo celebra le grandezze operate da Dio in lei, e
profetizza l’esaltazione che di lei faranno tutte le umane
generazioni (Luc. 1. 48. 49). Come mai? Come accordare l’umiltà
più sincera e più operante col riconoscimento della più alta
dignità?...............
(PAOLO VI UDIENZA GENERALE Mercoledì, 5 febbraio 1975)
Invocazioni
Uniti nella preghiera di lode, celebriamo l'amore di Dio
Padre, che si è rivelato nel Cristo suo Figlio e diciamo con
fede:
Ricordati, Signore, di questa tua famiglia.
Donaci di comprendere in modo vivo e profondo il mistero
della tua Chiesa,
- perché diventi per noi e per tutti sacramento universale di
salvezza.
Padre di tutti gli uomini, aiutaci a promuovere il vero
progresso della comunità umana,
- e a cercare in ogni cosa il tuo regno e la tua giustizia.
Suscita in noi la sete del Cristo,
- che si è offerto a noi come sorgente di acqua viva.
Rimetti a noi i nostri debiti,
- guida i nostri passi nella giustizia e nella sincerità.
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Giovedi 20 marzo – Il Battesimo di Gesù
…..da dove tutto ha inizio…..
Padre nostro.
Orazione
O Dio, che salvi i peccatori e li chiami alla tua amicizia, volgi
verso di te i nostri cuori e donaci il fervore del tuo Spirito
perché possiamo esser saldi nella fede e operosi nella
carità. Per il nostro Signore.
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Giovedi 20 marzo – Il Battesimo di Gesù
…..da dove tutto ha inizio…..
Preghiera a metà giornata
Protesi alla gioia
pasquale,
sulle orme di Cristo
Signore,
seguiamo l'austero
cammino
della santa
Quaresima.
Gesù consacrò nel
deserto
questo tempo di
grazia.
Sia parca e frugale la
mensa,
sia sobria la lingua ed
il cuore;
fratelli, è tempo di
ascoltare
la voce dello Spirito.
La legge e i profeti
annunziarono
dei quaranta giorni il
mistero;
SALMO 56
Questo salmo si riferisce alla passione del Signore
(sant'Agostino).
Pietà di me, pietà di
me, o Dio, *
in te mi rifugio;
mi rifugio all'ombra
delle tue ali *
finché sia passato il
pericolo.
Mandi dal cielo a
salvarmi †
dalla mano dei miei
persecutori, *
Dio mandi la sua
fedeltà e la sua
grazia.
Invocherò Dio,
l'Altissimo, *
Dio che mi fa il bene.
Io sono come in
mezzo a leoni, *
che divorano gli
uomini;
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Giovedi 20 marzo – Il Battesimo di Gesù
…..da dove tutto ha inizio…..
i loro denti sono
lance e frecce, *
la loro lingua spada
affilata.
svegliati, mio cuore,
svegliatevi arpa,
cetra, *
voglio svegliare
l'aurora.
Innalzati sopra il
cielo, o Dio, *
su tutta la terra la
tua gloria.
Ti loderò tra i popoli,
Signore, *
a te canterò inni tra
le genti,
perché la tua bontà è
grande
fino ai cieli, *
e la tua fedeltà fino
alle nubi.
Hanno teso una rete
ai miei piedi, *
mi hanno piegato,
hanno scavato
davanti a me una
fossa *
e vi sono caduti.
Innalzati sopra il
cielo, o Dio, *
su tutta la terra la
tua gloria.
Saldo è il mio cuore,
o Dio, *
saldo è il mio cuore.
Gloria al Padre e al
Figlio *
e allo Spirito Santo.
Voglio cantare, a te
voglio inneggiare: *
Come era nel
principio, e ora e
sempre *
nei secoli dei secoli.
Amen.
Lettura Breve Eb 10, 35-36
Non abbandonate la vostra fiducia, alla quale è riservata
una grande ricompensa. Avete solo bisogno di costanza,
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Giovedi 20 marzo – Il Battesimo di Gesù
…..da dove tutto ha inizio…..
perché dopo aver fatto la volontà di Dio possiate
raggiungere la promessa.
L’umiltà
L’umiltà è la fonte della salute integrale di una persona. E’ il siero
che penetra il nostro essere e irradia la nostra vita per guarirci e
fortificarci.
La nostra forza, la libertà l’allegria e la pace, le nostre buone
relazioni con gli altri e la nostra preghiera dipendono dal nostro
grado di umiltà: essa è quindi un punto di partenza per il
raggiungimento della salute psichica e spirituale, la base del
rinnovamento interiore il fondamento della santità.
L’umiltà ci sana perché distrugge in noi la necessità di competere.
Annienta le battaglie, sottili e violente, che ci fanno restare sul
piede di guerra. Ci libera dalla pressione di arrivare sempre primi
a tutte le mète e di essere sempre al centro dell’attenzione.
Trasforma la nostra ipersensibilità per non farci soffrire alla
minima contrarietà.
L’umiltà ci guarisce e ci salva dai problemi che fanno ricchi i nostri
psichiatri: i timori, le rivalità, gli odii, le insicurezze, i complessi di
colpa, la mancanza di accettazione degli altri e perfino di noi
stessi. Ci guarisce dall’impressione di credere che tutto il mondo
sia contro di noi, che nessuno ci vuole o che viviamo immersi
nella solitudine.
Ci dalla insaziabile necessità di possedere di più, dal desiderio di
potere, dall’affanno di apparire ciò che non siamo e perfino dagli
scrupoli.
In poche parole ci sana a livelli tanto profondi che nessun
psicologo o psichiatra riuscirebbe a guarire.
L’umiltà è basata sulla verità: ciò che siamo e ciò che non siamo,
ciò che possiamo essere e ciò che non possiamo essere, ciò che
facciamo noi e ciò che realizza Dio. Il fariseo del Vangelo si
confrontò con tutti perfino con Dio. Il pubblicano, da parte sua,
riconobbe la propria condizione di uomo peccatore e grazie a
questo fu guarito totalmente.
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Giovedi 20 marzo – Il Battesimo di Gesù
…..da dove tutto ha inizio…..
L’umile sa di essere figlio amato da Dio, re della creazione, amico
e erede di Gesù Cristo, tempio dello Spirito Santo…Tutto questo
grazie al dono gratuito di Dio. Perciò non si gonfia nella sua vanità
ma riconosce che tutto è una grazia immeritata.
L’esempio più insigne di umiltà è Maria, serva del Signore, che
prendendo coscienza del suo essere e della sua missione
esclama: “Lui che è potente ha fatto grandi cose in me”. Poi
innalza a lui la sua lode: “ E’ Santo il suo nome”. Accetta e
riconosce che Dio ha fatto grandi cose nella sua vita. Non nega.
Tuttavia dà al Creatore tutta la gloria.
Dio ha potuto fare meraviglie in Maria perchè ella si aprì
incondizionatamente a lui quando disse: “ Ecco l’ancella del
Signore, sia fatto di me secondo la tua parola”.
Gli autentici carismi ci fanno sempre umili: ogni giorno ci
rendiamo conto della nostra incapacità e che il risultato ottenuto
è sproporzionalmente maggiore alla nostre forze. Da un lato, i
carismi ci fanno morire a noi stessi, ponendoci a servizio degli
altri; dall’altro dobbiamo dar credito e gloria a Dio che ci ha dato
gratuitamente questi talenti.
Riassumendo, possiamo affermare con certezza che il segreto
della guarigione integrale è l’umiltà. L’orgoglio ci procura
angustia, tristezza e preoccupazione, ci crea falsi rispetti umani,
paure, ecc. l’umiltà ci conduce alla libertà, alla felicità, al distacco
delle cose materiali e alla gioia piena.
“Si dice che l’umiltà è verità e che Gesù è la verità. Per
conseguenza l’unico modo di assomigliare a Cristo è praticare
l’umiltà. Ma non crediamo che l’umiltà si dimostri nascondendo i
doni di Dio: dobbiamo fare uso di tutti i doni che Dio ci ha dato”
(Madre Teresa- La gioia di donarsi agli altri).
“Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti(Mt 19,17b).
viene in tal modo enunciato uno stretto legame tra la vita eterna
e l’obbedienza ai comandamenti di Dio che indicano all’uomo la
via della vita e ad essa conducono”
(Giovanni Paolo II, Veritatis Splendor,n.12).
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Giovedi 20 marzo – Il Battesimo di Gesù
…..da dove tutto ha inizio…..
Orazione
O Dio, che salvi i peccatori e li chiami alla tua amicizia, volgi
verso di te i nostri cuori e donaci il fervore del tuo Spirito
perché possiamo esser saldi nella fede e operosi nella
carità. Per il nostro Signore.
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Giovedi 20 marzo – Il Battesimo di Gesù
…..da dove tutto ha inizio…..
PREGHIERA SERALE
Canto d’Ingresso
Saluto e monizione
Scrutami, o Dio, e conosci il mio cuore; vedi se percorro
una via di menzogna, e guidami sulla via della vita.
O Dio, che ami l'innocenza, e la ridoni a chi l'ha perduta,
volgi verso di te i nostri cuori e donaci il fervore del tuo
Spirito, perché possiamo esser saldi nella fede e operosi
nella carità. Per il nostro Signore...
Dal Salmo 1
la beatitudine del giusto
Beato l'uomo che non entra nel consiglio dei malvagi,
non resta nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli arroganti,
ma nella legge del Signore trova la sua gioia,
la sua legge medita giorno e notte.
È come albero piantato lungo corsi d'acqua,
che dà frutto a suo tempo:
le sue foglie non appassiscono
e tutto quello che fa, riesce bene.
Non così, non così i malvagi,
ma come pula che il vento disperde;
perciò non si alzeranno i malvagi nel giudizio
né i peccatori nell'assemblea dei giusti,
poiché il Signore veglia sul cammino dei giusti,
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Giovedi 20 marzo – Il Battesimo di Gesù
…..da dove tutto ha inizio…..
mentre la via dei malvagi va in rovina.
Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre *
nei secoli dei secoli. Amen.
Canto al Vangelo
Dal Vangelo secondo Matteo ( 3, 13-17)
13
Allora Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni,
per farsi battezzare da lui. 14Giovanni però voleva
impedirglielo, dicendo: "Sono io che ho bisogno di essere
battezzato da te, e tu vieni da me?". 15 Ma Gesù gli rispose:
"Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni
giustizia". Allora egli lo lasciò fare. 16Appena battezzato,
Gesù uscì dall'acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed
egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e
venire sopra di lui.
17
Ed ecco una voce dal cielo che diceva: "Questi è il Figlio
mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento".
Invocazione allo
Spirito Santo
Vieni, o Spirito Santo.
Tu sei il Vivificatore,
il Consolatore,
il Fuoco dell'anima,
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Giovedi 20 marzo – Il Battesimo di Gesù
…..da dove tutto ha inizio…..
la viva sorgente interiore.
Tu sei l'Amore,
nel significato divino
di questa parola.
Noi abbiamo di te assoluto bisogno.
Tu sei la Vita della nostra vita.
Tu sei il Santificatore
che abbiamo ricevuto
tante volte nei sacramenti.
Tu sei il tocco di Dio
che ha impresso nelle nostre anime
Il carattere cristiano.
Tu sei la dolcezza e insieme
la fortezza della vera vita cristiana.
Tu sei il dolce ospite della nostra anima.
Tu sei l'Amico per il quale
vogliamo avere
attenzione interiore,
silenzio reverenziale,
ascoltazione docile,
devozione affettuosa,
amore forte.
Vieni, o Spirito Santo,
rinnova la faccia della terra.
(Paolo VI)
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Giovedi 20 marzo – Il Battesimo di Gesù
…..da dove tutto ha inizio…..
MEDITAZIONE
Preghiera silenziosa - adorazione
Per riflettere:
Lc. 19, 1-10 / Gv. 8,1-11 / Lc. 17, 11-18 / Lc. 7, 36-50 /Gv.4,1-41 /
Gv. 9, 1-41 / Gv. 11, 1-44
Gal. 3,13
Fil. 2,6-7
6
egli, pur essendo nella condizione di Dio,non ritenne un
privilegio l'essere come Dio,
7
ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo,
diventando simile agli uomini.
Dall'aspetto riconosciuto come uomo
Il battesimo di Gesù e la sua esperienza nel deserto
Rivestito di peccato
Teniamo fisso lo sguardo su Gesù, innanzitutto. E’ importante
avere chiaramente e distintamente dinanzi agli occhi il momento
e il luogo in cui il Signore è andato per la prima volta incontro ai
peccatori. In che modo si è avvicinato a Loro? Qual è il suo
atteggiamento riguardo al mondo del peccato? Il fatto
sorprendente è che lui, in definitiva, non va loro incontro, come
abbiamo appena detto. No, si mette in fila con loro. Insieme con
loro si fa battezzare da Giovanni nel Giordano. Tutti gli evangelisti
concordano nel dirci che c’era là molta gente: “Allora
accorrevano a Lui (Giovanni) da Gerusalemme, da tutta la Giudea
e da tutta la regione del Giordano” (Mt, 3,5). Marco aggiunge:
“Confessando i loro peccati” (Mc 1,5). E Luca parla a due riprese
delle folle che si fanno battezzare da Giovanni (cf. Lc 3,7-21).
Secondo la testimonianza di quest’ultimo evangelista sono
soprattutto i ricchi che vengono per farsi battezzare: gente che
possiede due tuniche e ha di che mangiare (cf. Lc 3,11);
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Giovedi 20 marzo – Il Battesimo di Gesù
…..da dove tutto ha inizio…..
pubblicani o esattori di tasse che, a dire il vero, non sono
certamente dei poveri (cf. Lc 2,12)! I soldati, a loro volta, sono
esortati ad accontentarsi delle loro paghe e a non derubare la
povera gente, a non maltrattare e a non usare violenza a nessuno
(cf: Lc 3,14). Matteo parla delle prostitute che credono in
Giovanni Battista e che precederanno nel Regno i farisei, i
sadducei, gli scribi e gli anziani del popolo (cf. Mt 21, 31-32).
Costoro, pur essendo presenti al Giordano, non si fanno
battezzare: il loro cuore è lontano, perciò il mistero della salvezza
non li raggiunge. “I farisei e i dottori della legge non facendosi
battezzare da lui hanno respinto il disegno che Dio aveva su di
loro” (Lc 7,30). Si può tradurre anche: “Hanno reso vano per loro
il disegno di Dio”. Cosa significa questo? Che rifiutando il
battesimo non hanno incontrato Cristo come salvatore. Si
trovano su un’altra sponda rispetto a quella su cui cammina
Gesù. Perché Gesù non esce dalla fila dei peccatori:
esteriormente non si distingue in nulla da loro. Nella parabola del
fariseo e del pubblicano, il fariseo prende le distanze dal
pubblicano: “O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri
uomini, ladri, ingiusti, adulteri, e neppure come questo
pubblicano” (Lc 18,11). Gesù non si mette al posto del fariseo,
bensì all’ultimo posto, là dove sta il pubblicano, che non osa
nemmeno alzare gli occhi al cielo (cf. Lc 18,13). Eppure Gesù non
è per nulla peccatore. Si è fatto uguale a noi in tutto, eccetto il
peccato. Nel battesimo al Giordano, tuttavia, il Figlio si presenta
dinanzi al Padre e dinanzi agli uomini come rivestito di peccato.
Egli è, come dirà espressamente Giovanni Battista, “l’Agnello di
Dio che toglie il peccato del mondo” (Gv 1,29), che prende su di
sé i peccati per farli scomparire. Gesù sta dalla parte dei
peccatori; per così dire cammina davanti a loro, confessa i loro
peccati. Solo un amore che va fino all’estremo della Kènosis può
far questo. “Lui che era di natura divina … svuotò (ekènosen) se
stesso” (Fil 2,6-7), dirà Paolo. L’amore annulla la distanza infinita
fra Dio e il peccatore. Dio va in cerca della pecora che si è persa
nell’abisso del peccato e la rimette, a poco a poco, sulla buona
strada, conducendola sino alla casa del Padre. Tale è l’amore del
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Giovedi 20 marzo – Il Battesimo di Gesù
…..da dove tutto ha inizio…..
Figlio. Ma tale è anche l’amore del Padre, che ha tanto amato il
mondo da dare il suo Figlio unico “perché il mondo sia salvato per
mezzo di lui” (Gv 3,17). Lo consegna agli uomini per ritrovarlo in
mezzo agli uomini che oseranno pregare il “Padre nostro” perché
sono ridiventati figli nel Figlio unico. La cosa sorprendente è che
tutti gli uomini che si fanno battezzare da Giovanni riconoscono
di essere peccatori, quando in definitiva solo Gesù, l’Agnello
senza peccato, sa che cos’è il peccato. Solo Gesù può sapere che
cosa significa essere infinitamente lontani dal Padre, poiché egli è
il Figlio unico, Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero. Il
salmo che Gesù ha pregato sulla croce; “Dio mio, Dio mio, perché
mi hai abbandonato?” (Sal 22,2) avrebbe potuto essere intonato
al Giordano.
(Da “Miseria e Misericordia” di Jean-Pierre Van
Schoote, edizioni Qiqaion Comunità di Bose)
Per questo Gesù ha preso su di sé la nostra maledizione (Gal.
3,13), bandito dalla città santa per morire tra banditi (Eb 13,12)
“Gesù divenne così più abominevole di me” (Pascal).
“Così profondamente in basso volle calare, che in futuro ogni
caduta sarebbe stata un precipitare in lui. Ed ogni rigagnolo di
amarezza e di disperazione d’ora in poi si sarebbe inabissato nella
sua più profonda voragine” (von Balthasar). Non certo per
restare nell’abisso: Gesù, accogliendo la nostra miseria, la
trasforma nella sua divinità, con la forza della sua risurrezione.
Invocazioni
Celebriamo la misericordia del Padre che ci ha illuminati
con la grazia dello Spirito Santo, perché la nostra vita
risplenda con la luce della fede e delle opere. Preghiamo
insieme e diciamo:
Santifica, Padre, il popolo redento da Cristo.
Fonte e artefice di ogni santità, unisci più intimamente a
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Giovedi 20 marzo – Il Battesimo di Gesù
…..da dove tutto ha inizio…..
Cristo, mediante il mistero eucaristico, i vescovi, i presbiteri
e i diaconi,
- perché si ravvivi in loro la grazia, che hanno ricevuto con
l'imposizione delle mani.
Insegna ai tuoi fedeli a partecipare in modo attivo e
consapevole alla mensa della parola e del corpo di Cristo,
- perché esprimano nella vita ciò che hanno ricevuto
mediante la fede e i sacramenti.
Fa' che riconosciamo la dignità di tutti gli uomini, che Cristo
ha redenti a prezzo del suo sangue,
- e rispettiamo la libertà di coscienza dei nostri fratelli.
Fa' che gli uomini imparino a frenare la cupidigia di danaro
e di potere,
- e si aprano generosamente alla comprensione e all'aiuto
del prossimo.
Abbi pietà dei fedeli, che oggi hai chiamato a te da questa
vita,
- concedi loro l'eredità eterna nel tuo regno.
Padre nostro.
Orazione
O Dio, che salvi i peccatori e li chiami alla tua amicizia, volgi
verso di te i nostri cuori e donaci il fervore del tuo Spirito
perché possiamo esser saldi nella fede e operosi nella
carità. Per il nostro Signore.
BENEDIZIONE
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Venerdi 21 marzo – L’ultima cena
…..verso cui tutto culmina…..
Venerdi 21 marzo
L’ ULTIMA CENA
……verso cui tutto culmina…….
Preghiera del mattino
Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode.
Ascoltate, oggi, la
voce del Signore:
non indurite il vostro
cuore.
Nella santa
assemblea,
o nel segreto
dell'anima,
prostriamoci e
imploriamo
la divina clemenza.
Dall'ira del giudizio
liberaci, o Padre
buono;
non togliere ai tuoi
figli
il segno della tua
gloria.
SALMO 147
Vieni, ti mostrerò la fidanzata, la sposa dell'Agnello (Ap 21,
9).
Glorifica il Signore,
Gerusalemme, *
loda, Sion, il tuo Dio.
† Perché ha
rinforzato le sbarre
delle tue porte, *
in mezzo a te ha
benedetto i tuoi figli.
Egli ha messo pace
20
Venerdi 21 marzo – L’ultima cena
…..verso cui tutto culmina…..
nei tuoi confini *
e ti sazia con fior di
frumento.
Manda sulla terra la
sua parola, *
il suo messaggio
corre veloce.
scorrono le acque.
Annunzia a Giacobbe
la sua parola, *
le sue leggi e i suoi
decreti a Israele.
Così non ha fatto
con nessun altro
popolo, *
non ha manifestato
ad altri
i suoi precetti.
Fa scendere la neve
come lana, *
come polvere sparge
la brina.
Getta come briciole
la grandine, *
di fronte al suo gelo
chi resiste?
Gloria al Padre e al
Figlio *
e allo Spirito Santo.
Come era nel
principio, e ora e
sempre *
nei secoli dei secoli.
Amen.
Manda una sua
parola ed ecco
si scioglie, *
fa soffiare il vento e
Dal libro del profeta Isaia (53, 11b-12)
Il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà la
loro iniquità. Perciò io gli darò in premio le moltitudini, dei
potenti egli farà bottino, perché ha consegnato se stesso
alla morte ed è stato annoverato fra gli empi, mentre egli
portava il peccato di molti e intercedeva per i peccatori.
L'umiltà: esigenza costituzionale per un vero cristiano
…………L’apparente contraddizione fra umiltà e dignità del
cristiano non poteva avere più alta e autorevole soluzione. E la
prima soluzione è data dalla considerazione dell’uomo davanti a
21
Venerdi 21 marzo – L’ultima cena
…..verso cui tutto culmina…..
Dio. L’uomo religioso non può non essere umile. L’umiltà è verità.
La coscienza cosmica genera l’umiltà: « che è mai l’uomo, perché
Tu (o Dio) l’abbia a magnificare? »( Job. 7, 17). S. Agostino, che ha
dell’umiltà un concetto sempre presente nelle sue opere,
c’insegna che l’umiltà è da collocarsi nel quadro della verità (S.
AUGUSTINI De nat. et gr., 34; PL 44, 265). Siamo piccoli; e noi, per
di più, siamo peccatori (Cfr. S. THOMAE Summa Theologiae, IIIIæ, 161). A questo riguardo l’umiltà appare logica, e così facile,
che se non fosse temperata da altre considerazioni provenienti
dalla misericordia di Dio, ci condurrebbe allo scetticismo, alla
disperazione. « Umiliatevi, scrive San Pietro, sotto la mano
potente di Dio, affinché Egli vi esalti nel tempo della (sua) visita;
ogni vostra ansietà deponetela in lui, perché Egli ha cura di voi »
(1 Petr. 5, 6-7). E l’esempio di Cristo, soprattutto, ci sarà scuola e
modello di umiltà (Cfr. S. BERNARDI De gradibus humilitatis et
superbiae; PL 182, 941 ss.).
Sotto l’aspetto religioso l’apologia dell’umiltà è facile me
vittoriosa (Cfr. 1 Cor. 4, 7) ragione di più per riconoscere alla
religione un altro suo merito, non certo secondario. Ma possiamo
chiederci, non esiste un’umiltà senza un riferimento religioso? Sì,
esiste. L’umiltà, per sé, è sapienza (Cfr. S. THOMAE Ibid. 1).
Socrate, ad esempio, ce ne è stato maestro. Ma la sua
consistenza morale non è sempre univoca e sicura, perché
facilmente si deprime in avvilimento, o si gonfia di presunzione e
di vanità.
E con grande facilità essa, l’umiltà personale, cioè il giudizio retto
ed equanime che uno può avere su se stesso, non resiste in tale
sua rettitudine al confronto col giudizio che dobbiamo avere su
gli altri.
(PAOLO VI UDIENZA GENERALE Mercoledì, 5 febbraio 1975)
Invocazioni
Invochiamo con fiducia il Cristo salvatore, che ci ha redenti
con la sua morte e risurrezione:
Signore, abbi pietà di noi.
22
Venerdi 21 marzo – L’ultima cena
…..verso cui tutto culmina…..
Tu che sei salito a Gerusalemme per sostenere la passione
e così entrare nella tua gloria,
- guida alla Pasqua eterna la tua Chiesa pellegrina sulla
terra.
Tu che, trafitto dalla lancia, hai effuso sangue ed acqua,
simbolo dei sacramenti della tua Chiesa,
- guarisci le nostre ferite con la forza vitale della tua grazia.
Tu che hai fatto della croce un albero di vita,
- concedi i suoi frutti di salvezza ai rinati nel battesimo.
Tu che dal patibolo della croce hai perdonato il buon
ladrone,
- perdona anche noi peccatori.
Padre nostro.
Orazione
Dio onnipotente e misericordioso, concedi ai tuoi fedeli di
essere intimamente purificati dall'impegno penitenziale
della Quaresima, per giungere con spirito nuovo alle
prossime feste di Pasqua .
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Venerdi 21 marzo – L’ultima cena
…..verso cui tutto culmina…..
Preghiera a metà giornata
O Spirito Paraclito,
uno col Padre e il
Figlio,
discendi a noi
benigno
nell'intimo dei cuori.
il tuo fuoco ci unisca
in un'anima sola.
O luce di sapienza,
rivelaci il mistero
del Dio trino ed
unico,
fonte d'eterno
amore. Amen.
Voce e mente si
accordino
nel ritmo della lode,
SALMO 118, 73-80
Le tue mani mi
hanno fatto e
plasmato; *
fammi capire e
imparerò i tuoi
comandi.
I tuoi fedeli al
vedermi avranno
gioia, *
perché ho sperato
nella tua parola.
promessa al tuo
servo.
Venga su di me la tua
misericordia e avrò
vita, *
poiché la tua legge è
la mia gioia.
Siano confusi i
superbi che a torto
mi opprimono; *
io mediterò la tua
legge.
Signore, so che giusti
sono i tuoi giudizi *
e con ragione mi hai
umiliato.
Mi consoli la tua
grazia, *
secondo la tua
Si volgano a me i tuoi
fedeli *
e quelli che
conoscono i tuoi
insegnamenti.
24
Venerdi 21 marzo – L’ultima cena
…..verso cui tutto culmina…..
Sia integro il mio
cuore nei tuoi
precetti, *
perché non resti
confuso.
Figlio *
e allo Spirito Santo.
Come era nel
principio, e ora e
sempre *
nei secoli dei secoli.
Amen.
Gloria al Padre e al
Lettura Breve Is 55, 3
Porgete l'orecchio e venite a me, ascoltate e voi vivrete. Io
stabilirò per voi un'alleanza eterna, i favori assicurati a
Davide.
Magnanimità nell’umiltà
Magnanimità nell’umiltà. È lo stile di vita del cristiano che voglia
realmente essere testimone del vangelo sino agli orizzonti
estremi del mondo. I contorni di questo modo d’essere
«missionari nella Chiesa» sono stati tratteggiati da Papa
Francesco, questa mattina, giovedì 25 aprile, durante l’ormai
consueta celebrazione della messa nella cappella della Domus
Sanctae Marthae.
Tra i concelebranti l’arcivescovo Nikola Eterović, segretario
generale del Sinodo dei vescovi, e monsignor Eduardo Horacio
García, ausiliare di Buenos Aires. Alla celebrazione di questa
mattina hanno partecipato i religiosi e laici membri della
Segreteria del Sinodo dei vescovi, un gruppo di gendarmi della
Città del Vaticano con il comandante, Domenico Giani, e
numerose famiglie.
Come sempre il Pontefice ha commentato le letture del giorno,
tratte dalla prima lettera di san Pietro (5, 5-14) e dal vangelo di
Marco (16, 15-20). «Gesù, prima di salire al cielo, invia gli apostoli
a evangelizzare, a predicare il regno. Li invia fino alla fine del
mondo. “Andate in tutto il mondo”» ha esordito. E ha poi
sottolineato l’universalità della missione della Chiesa, rimarcando
il fatto che Gesù non dice agli apostoli di andare a Gerusalemme
25
Venerdi 21 marzo – L’ultima cena
…..verso cui tutto culmina…..
o nella Galilea, ma li invia in tutto il mondo. Dunque, apre un
orizzonte grande. Da ciò si può capire la vera dimensione della
«missionarietà della Chiesa», che va avanti predicando «a tutto il
mondo. Ma — ha avvertito il Papa — non va avanti da sola; va
con Gesù».
Dunque gli apostoli partirono e predicarono dappertutto. Ma «il
Signore — ha precisato — agiva insieme con loro. Il Signore
lavora con tutti quelli che predicano il Vangelo. Questa è la
magnanimità che i cristiani devono avere. Un cristiano
pusillanime non si capisce. È propria della vocazione cristiana
questa magnanimità: sempre di più, sempre di più, sempre di più;
sempre avanti».
Tuttavia — ha avvertito — può anche capitare qualcosa «che non
sia tanto cristiana». A quel punto, «come dobbiamo andare
avanti? qual è lo stile che Gesù vuole per i suoi discepoli nella
predicazione del Vangelo, in questa missionarietà?» si è chiesto il
Pontefice. E ha indicato la risposta nel testo di san Pietro, il quale
«ci spiega un po’ questo stile: “Carissimi rivestitevi di umiltà, gli
uni verso gli altri, perché Dio resiste ai superbi ma dà grazia agli
umili”. Lo stile della predicazione evangelica va su questo
atteggiamento, l’umiltà, il servizio, la carità, l’amore fraterno».
Il Papa ha poi immaginato la possibile obiezione di un cristiano
dinanzi al Signore che propone questo stile: «“Ma Signore, noi
dobbiamo conquistare il mondo!”». E ha mostrato cosa ci sia di
sbagliato in questo atteggiamento: «Questa parola,
“conquistare”, non va. Noi dobbiamo predicare nel mondo. Il
cristiano non deve essere come i soldati che quando vincono la
battaglia fanno piazza pulita, di tutto».
A questo punto Papa Francesco ha fatto riferimento a un testo
medioevale nel quale si narra che i cristiani, dopo aver vinto una
battaglia e conquistata una città, misero in fila tutti i pagani e li
schierarono tra il battistero e la spada, imponendogli di scegliere:
l’acqua, cioè il battesimo, o l’arma, cioè la morte. E ha affermato:
«Non è questo lo stile del cristiano. Il suo stile è quello di Gesù,
umile».
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Venerdi 21 marzo – L’ultima cena
…..verso cui tutto culmina…..
Il cristiano — ha spiegato — «predica, annuncia il Vangelo con la
sua testimonianza più che con le parole. Mi diceva un vescovo
saggio, d’Italia, pochi giorni fa: “Alle volte noi facciamo
confusione e pensiamo che la nostra predicazione evangelica
deve essere una salus idearum e non una salus animarum, la
salute delle idee e non la salute delle anime. Ma come si arriva
alla salute delle anime? Con l’umiltà, con la carità. San Tommaso
ha una frase bellissima su questo: “È come andare verso
quell’orizzonte che non finisce mai perché è sempre un
orizzonte”. E allora come procedere con questo atteggiamento
cristiano? Lui dice non spaventarsi delle cose grandi. Andare
avanti, tenendo conto anche delle piccole cose. Questo è divino.
È come una tensione fra il grande e il piccolo; tutte e due, questo
è cristiano. La missionarietà cristiana, la predica del Vangelo della
Chiesa, va per questa strada».
La conferma sta proprio nel vangelo di Marco. Il Papa lo ha
notato: «Non si può procedere in altro modo. E nel Vangelo, alla
fine, c’è una frase bellissima quando dice che Gesù agiva insieme
con loro e “confermava la parola con i segni che
l’accompagnavano”. Quando noi andiamo con questa
magnanimità e anche con questa umiltà, quando noi non ci
spaventiamo delle cose grandi, di questo orizzonte, ma
prendiamo anche le cose piccole, come l’umiltà e la carità
quotidiana, il Signore conferma la Parola e andiamo avanti. Il
trionfo della Chiesa è la risurrezione di Gesù. C’è la croce prima».
«Chiediamo oggi al Signore — ha concluso — di diventare
missionari nella Chiesa, apostoli nella Chiesa ma con questo
spirito: una grande magnanimità e anche una grande umiltà».
PAPA FRANCESCO MEDITAZIONE MATTUTINA NELLA CAPPELLA
DELLA DOMUS SANCTAE MARTHAE Magnanimità nell’umiltà
Giovedì, 25 aprile 2013
(da: L'Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLIII, n. 96,
Ven. 26/04/2013)
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Orazione
Dio onnipotente e misericordioso, concedi ai tuoi fedeli di
essere intimamente purificati dall'impegno penitenziale
della Quaresima, per giungere con spirito nuovo alle
prossime feste di Pasqua. Per il nostro Signore.
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Venerdi 21 marzo – L’ultima cena
…..verso cui tutto culmina…..
PREGHIERA SERALE
Canto d’Ingresso
Saluto e monizione
In te mi rifugio, Signore,
che io non resti confuso in eterno;
mi salverai dalla rete che mi hanno teso i nemici,
perché tu sei la mia difesa.
Dio onnipotente e misericordioso, concedi ai tuoi fedeli di
essere intimamente purificati dall'impegno penitenziale
della Quaresima, per giungere con spirito nuovo alle
prossime feste di Pasqua. Per il nostro Signore...
SALMO 71, 1-11 (I)
Aperti i loro scrigni, gli offrirono in dono oro, incenso e
mirra (Mt 2, 11).
Dio, dà al re il tuo giudizio, *
al figlio del re la tua giustizia;
regga con giustizia il tuo popolo *
e i tuoi poveri con rettitudine.
Le montagne portino pace al popolo *
e le colline giustizia.
Ai miseri del suo popolo renderà giustizia, †
salverà i figli dei poveri *
e abbatterà l'oppressore.
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Venerdi 21 marzo – L’ultima cena
…..verso cui tutto culmina…..
Il suo regno durerà quanto il sole, *
quanto la luna, per tutti i secoli.
Scenderà come pioggia sull'erba, *
come acqua che irrora la terra.
Nei suoi giorni fiorirà la giustizia †
e abbonderà la pace, *
finché non si spenga la luna.
E dominerà da mare a mare, *
dal fiume sino ai confini della terra.
A lui si piegheranno gli abitanti del deserto, *
lambiranno la polvere i suoi nemici.
I re di Tarsis e delle isole porteranno offerte, *
i re degli Arabi e di Saba offriranno tributi.
A lui tutti i re si prostreranno, *
lo serviranno tutte le nazioni.
Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre *
nei secoli dei secoli. Amen.
Canto al Vangelo
Dal Vangelo secondo Giovanni ( 13, 1-15)
1
Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era venuta
la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo
amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine.
2
Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in
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Venerdi 21 marzo – L’ultima cena
…..verso cui tutto culmina…..
cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, 3Gesù,
sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che
era venuto da Dio e a Dio ritornava, 4 si alzò da tavola,
depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno
alla vita. 5Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare
i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugamano di cui
si era cinto. 6Venne dunque da Simon Pietro e questi gli
disse: "Signore, tu lavi i piedi a me?". 7Rispose Gesù:
"Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo".
8
Gli disse Pietro: "Tu non mi laverai i piedi in eterno!". Gli
rispose Gesù: "Se non ti laverò, non avrai parte con me".
9
Gli disse Simon Pietro: "Signore, non solo i miei piedi, ma
anche le mani e il capo!". 10Soggiunse Gesù: "Chi ha fatto il
bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto
puro; e voi siete puri, ma non tutti". 11Sapeva infatti chi lo
tradiva; per questo disse: "Non tutti siete puri".
12
Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti,
sedette di nuovo e disse loro: "Capite quello che ho fatto
per voi? 13Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite
bene, perché lo sono. 14Se dunque io, il Signore e il
Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i
piedi gli uni agli altri. 15Vi ho dato un esempio, infatti,
perché anche voi facciate come io ho fatto a voi.
Invocazione allo Spirito Santo
Vieni, o Spirito Santo,
e da' a noi un cuore
nuovo,
che ravvivi in noi
tutti
i doni da Te ricevuti
con la gioia di essere
Cristiani,
un cuore nuovo
sempre giovane e
31
Venerdi 21 marzo – L’ultima cena
…..verso cui tutto culmina…..
lieto.
Vieni, o Spirito Santo,
e da' a noi un cuore
grande,
aperto alla Tua
silenziosa
e potente parola
ispiratrice,
e chiuso ad ogni
meschina ambizione,
un cuore grande e
forte ad amare tutti,
a tutti servire, con
tutti soffrire;
un cuore grande,
forte,
solo beato di
palpitare col cuore di
Dio.
(Paolo VI)
Vieni, o Spirito Santo,
e da' a noi un cuore
puro,
allenato ad amare
Dio,
un cuore puro,
che non conosca il
male
se non per definirlo,
per combatterlo e
per fuggirlo;
un cuore puro,
come quello di un
fanciullo,
capace di
entusiasmarsi
e di trepidare.
MEDITAZIONE
Preghiera silenziosa - adorazione
Per riflettere:
Gv. 6, 26-58
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Venerdi 21 marzo – L’ultima cena
…..verso cui tutto culmina…..
DAL BASSO
E sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo Mondo
al Padre... versa dell'acqua in un catino e comincia lavare i piedi
ai discepoli.
La sua ora è giunta. E il primo gesto che scatta da quel fatale
colpo di gong, in un rito che sembra predisposto, è andare a
prendere un catino. Il Vangelo c'impone come ovvia questa
logica, questa consequenzialità espressa in un giro di stretta
grammatica: sapendo che la sua ora era giunta, cominciò a…
.Che cosa comincia a fare, nel cenacolo, visto che deve morire? In
che direzione scocca la sua prima, quasi automatica obbedienza
al messaggio nero? Alzarsi da mensa, strapparsi al benessere
d'una siesta incantata, lavare dei piedi.
Che cosa deve fare chi sa che di lì a poco morirà? Se ama
qualcuno e ha qualcosa da lasciargli deve dettare il testamento.
Noi ci facciamo portare della carta e una penna. Cristo va a
prendere un catino, un asciugatoio, versa delI' acqua in un
recipiente. Il testamento comincia qui; qui, con l'ultimo piede
asciugato, potrebbe addirittura finire. Curvi su un foglio, noi
scriviamo: "lascio la mia casa, i miei poderi a ...". Gesù, curvo sul
pavimento, deterge entro I'acqua i piedi dei suoi amici: nel
silenzio della stanza dura a lungo lo sciacquio discreto, il respiro
dell'inginocchiato si fa un poco più pesante nel passar dei minuti,
i capelli gli piovono sulla fronte.
Cristo è lì all'opera, è al livello dei cani che sotto il tavolo
rosicchiano l'ultimo osso spolpato dell'agnello e interrompono la
loro cena pasquale per scrutare meravigliati quell'uomo che
adesso è anche lui su quattro zampe. Dal basso, sì, ha voluto
cominciare a salvarci. Nell'ultimo quadro ci dominerà di lassù, dal
trave insanguinato, con le braccia aperte ("Quando sarò innalzato
trarrò tutto il mondo a me"). Ma l'inizio è questo: rattrappito
come una bestia sui nostri alluci callosi, sulle nostre impoetiche
unghie, sui nostri odori più scostanti. Si concede questa regale
gioia di umiliarsi.
33
Venerdi 21 marzo – L’ultima cena
…..verso cui tutto culmina…..
Come hai potuto amare i nostri piedi? Sopra appena di qualche
spanna, Signore, la materia dì cui siamo fatti non è così goffa e
volgare, ci sono pezzi di noi anche belli, amabili. Filippo ha un
profilo di gaio uccello, Giovanni ha dolci e lunghi occhi di ragazzo;
ma a questo livello non c'è amicizia, non c'è gradevolezza di
rapporto. Il piede è lontano chilometri dal sorriso di chi lo
possiede, il piede è questo animale rozzo e selvatico, a guardare
un piede è più duro credere all'anima dell'uomo, più facile
convincerci che siamo un provvisorio fantoccio destinato a
dissolversi. Per questo forse i morti sono tutto piedi, li ostentano
in avanti senza più alcun pudore. Per questo, da vivi, con istintiva
vergogna noi ritiriamo il piede da chi sorprende questa nostra
estranea propaggine. Come fa Pietro: « Tu non mi laverai i piedi
in eterno ».
Non fu lo zelo di non essere servito, pescatore, che ti ha fatto
gridare quella protesta, fu un oscuro rispetto umano: i nostri
piedi, anche se fanno tenerezza, se fanno storia col loro mai
deluso andare, sono ridicoli e sporchi. Soltanto nostra madre ha
potuto maneggiare senza scandalo i nostri piedi.
Invece è proprio in questo cedere di ogni vergogna sotto la
manipolazíone del Cristo-madre, nell'identificare lui curvo suI
catino con lei quando ci nettava d'ogni sporcizia, che deve
passare la nostra salvezza. « Se io non ti laverò, non avrai parte
con me. »
Diventare tutti madri, creature senza ripugnanze; perché in lui al
di sopra ancora del maestro c'è la madre, e solo nel prendere lei
ad esempio - come solo nel rifarci piccoli – si fa realtà il Regno.
« Intendete voi quello che io vi ho fatto? Voi mi chiamate il
maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque ho
lavato a voi i piedi io, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni agli
altri. Io vi ho dato l'esempio, affinchè facciate anche voi come ho
fatto io. »
Vi ho dato l'esempio... Se dovessi scegliermi una reliquia della
passione, raccoglierei tra i flagelli e le lance quel tondo catino di
acqua sporca. Girare il mondo con quel recipiente sotto il braccio,
guardare solo i talloni della gente; e a ogni piede cingermi
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Venerdi 21 marzo – L’ultima cena
…..verso cui tutto culmina…..
l'asciugatoio, curvarmi giù, non alzare mai gli occhi oltre i
polpacci, così da non distinguere gli amici dai nemici. Lavare i
piedi all'ateo, al cocainomane, al mercante d'armi, all'assassino
del ragazzo nel canneto, allo sfruttatore della prostituta nel
vicolo, al suicida, in silenzio: finché abbiano capito.
A me non è dato poi di alzarmi per trasformare me stesso in pane
e in vino, per sudare sangue, per sfidare le spine e i chiodi. La mia
passione, la mia imitazione di Gesù morituro può fermarsi a
questo.
(da VOLETE ANDARVENE ANCHE VOI?
Una vita di Cristo - di Luigi Santucci)
Dalla testa ai piedi
Carissimi, cenere in testa e acqua sui piedi.
Una strada, apparentemente, poco meno di due metri. Ma, in
verità, molto più lunga e faticosa. Perché si tratta di partire dalla
propria testa per arrivare ai piedi degli altri. A percorrerla non
bastano i quaranta giorni che vanno dal mercoledì delle ceneri al
giovedì santo. Occorre tutta una vita, di cui il tempo quaresimale
vuole essere la riduzione in scala.
Pentimento e servizio. Sono le due grandi prediche che la Chiesa
affida alla cenere e all'acqua, più che alle parole. Non c'è
credente che non venga sedotto dal fascino di queste due
prediche. Le altre, quelle fatte dai pulpiti, forse si dimenticano
subito. Queste, invece, no: perché espresse con i simboli, che
parlano un "linguaggio a lunga conservazione".
È difficile, per esempio, sottrarsi all'urto di quella cenere. Benché
leggerissima, scende sul capo con la violenza della grandine. E
trasforma in un'autentica martellata quel richiamo all'unica cosa
che conta: "Convertiti e credi al Vangelo". Peccato che non tutti
conoscono la rubrica del messale, secondo cui le ceneri debbono
essere ricavate dai rami d'ulivo benedetti nell'ultima domenica
delle palme. Se no, le allusioni all'impegno per la pace,
all'accoglienza del Cristo, al riconoscimento della sua unica
signoria, alla speranza di ingressi definitivi nella Gerusalemme del
35
Venerdi 21 marzo – L’ultima cena
…..verso cui tutto culmina…..
cielo, diverrebbero itinerari ben più concreti di un cammino di
conversione. Quello "shampoo alla cenere", comunque, rimane
impresso per sempre: ben oltre il tempo in cui, tra i capelli soffici,
ti ritrovi detriti terrosi che il mattino seguente, sparsi sul
guanciale, fanno pensare per un attimo alle squame già cadute
dalle croste del nostro peccato.
Così pure rimane indelebile per sempre quel tintinnare dell'acqua
nel catino. È la predica più antica che ognuno di noi ricordi. Da
bambini, l'abbiamo "udita con gli occhi", pieni di stupore, dopo
aver sgomitato tra cento fianchi, per passare in prima fila e spiare
da vicino le emozioni della gente. Una predica, quella del giovedì
santo, costruita con dodici identiche frasi: ma senza monotonia.
Ricca di tenerezze, benché articolata su un prevedibile copione.
Priva di retorica, pur nel ripetersi di passaggi scontati: l'offertorio
di un piede, il levarsi di una brocca, il frullare di un asciugatoio, il
sigillo di un bacio.
Una predica strana. Perché a pronunciarla senza parole,
genuflesso davanti a dodici simboli della povertà umana, è un
uomo che la mente ricorda in ginocchio solo davanti alle ostie
consacrate.
Miraggio o dissolvenza? Abbaglio provocato dal sonno, o simbolo
per chi veglia nell'attesa di Cristo? "Una tantum" per la sera dei
paradossi, o prontuario plastico per le nostre scelte quotidiane?
Potenza evocatrice dei segni!
Intraprendiamo, allora, il viaggio quaresimale, sospeso tra cenere
e acqua.
La cenere ci bruci sul capo, come fosse appena uscita dal cratere
di un vulcano. Per spegnerne l'ardore, mettiamoci alla ricerca
dell'acqua da versare... sui piedi degli altri.
Pentimento e servizio. Binari obbligati su cui deve scivolare il
cammino del nostro ritorno a casa.
Cenere e acqua. Ingredienti primordiali del bucato di un tempo.
Ma, soprattutto, simboli di una conversione completa, che vuole
afferrarci finalmente dalla testa ai piedi.
Un grande augurio.
(Don Tonino Bello)
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Venerdi 21 marzo – L’ultima cena
…..verso cui tutto culmina…..
Invocazioni
Celebriamo la misericordia del Padre che ci ha illuminati
con la grazia dello Spirito Santo, perché la nostra vita
risplenda con la luce della fede e delle opere. Preghiamo
insieme e diciamo:
Santifica, Padre, il popolo redento da Cristo.
Fonte e artefice di ogni santità, unisci più intimamente a
Cristo, mediante il mistero eucaristico, i vescovi, i presbiteri
e i diaconi,
- perché si ravvivi in loro la grazia, che hanno ricevuto con
l'imposizione delle mani.
Insegna ai tuoi fedeli a partecipare in modo attivo e
consapevole alla mensa della parola e del corpo di Cristo,
- perché esprimano nella vita ciò che hanno ricevuto
mediante la fede e i sacramenti.
Fa' che riconosciamo la dignità di tutti gli uomini, che Cristo
ha redenti a prezzo del suo sangue,
- e rispettiamo la libertà di coscienza dei nostri fratelli.
Fa' che gli uomini imparino a frenare la cupidigia di danaro
e di potere,
- e si aprano generosamente alla comprensione e all'aiuto
del prossimo.
Abbi pietà dei fedeli, che oggi hai chiamato a te da questa
vita,
- concedi loro l'eredità eterna nel tuo regno.
37
Venerdi 21 marzo – L’ultima cena
…..verso cui tutto culmina…..
Padre nostro
Orazione
O Dio, che salvi i peccatori e li chiami alla tua amicizia, volgi
verso di te i nostri cuori e donaci il fervore del tuo Spirito
perché possiamo esser saldi nella fede e operosi nella
carità. Per il nostro Signore.
Benedizione
38
Sabato 22 marzo – La vita pasquale
…..uno stile per sempre…..
Sabato 22 marzo
LA VITA PASQUALE
…….uno stile per sempre…….
Preghiera del mattino
Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode
Ricorda che ci
plasmasti
col soffio del tuo
Spirito:
siam tua vigna, tuo
popolo,
e opera delle tue
mani.
guidaci con la tua
grazia
alla vittoria pasquale.
Sia lode al Padre
altissimo,
al Figlio e al Santo
Spirito
com'era nel
principio,
ora e nei secoli
eterni. Amen.
Perdona i nostri
errori,
sana le nostre ferite,
SALMO 91
Chi rimane in me ed io in lui, fa molto frutto: perché senza
di me non potete far nulla (Gv 15, 5).
E' bello dar lode al
Signore *
e cantare al tuo
nome, o Altissimo,
annunziare al
mattino il tuo amore,
*
la tua fedeltà lungo
la notte,
39
Sabato 22 marzo – La vita pasquale
…..uno stile per sempre…..
sull'arpa a dieci
corde e sulla lira, *
con canti sulla cetra.
ecco, i tuoi nemici
periranno, *
saranno dispersi tutti
i malfattori.
Poiché mi rallegri,
Signore, con le tue
meraviglie, *
esulto per l'opera
delle tue mani.
Tu mi doni la forza di
un bufalo, *
mi cospargi di olio
splendente.
Come sono grandi le
tue opere,
Signore, *
quanto profondi i
tuoi pensieri!
L'uomo insensato
non intende *
e lo stolto non
capisce:
I miei occhi
disprezzeranno i miei
nemici, †
e contro gli iniqui che
mi assalgono *
i miei orecchi
udranno cose
infauste.
Il giusto fiorirà come
palma, *
crescerà come cedro
del Libano;
piantati nella casa
del Signore, *
fioriranno negli atri
del nostro Dio.
se i peccatori
germogliano come
l'erba *
e fioriscono tutti i
malfattori,
li attende una rovina
eterna: *
ma tu sei l'eccelso
per sempre,
o Signore.
Nella vecchiaia
daranno ancora
frutti, *
saranno vegeti e
rigogliosi,
Ecco, i tuoi nemici, o
Signore, †
40
Sabato 22 marzo – La vita pasquale
…..uno stile per sempre…..
per annunziare
quanto è retto
il Signore: *
mia roccia, in lui non
c'è ingiustizia.
Figlio, *
e allo Spirito Santo.
Come era nel
principio e ora e
sempre *
nei secoli dei secoli.
Amen .
Gloria al Padre e al
Dal Libro del profeta Isaia ( 1, 16-18)
Lavatevi, purificatevi, togliete dalla mia vista il male delle
vostre azioni. Cessate di fare il male, imparate a fare il
bene, ricercate la giustizia, soccorrete l'oppresso, rendete
giustizia all'orfano, difendete la causa della vedova. Su,
venite e discutiamo, dice il Signore. Anche se i vostri
peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come
neve. Se fossero rossi come porpora, diventeranno come
lana.
L'umiltà: esigenza costituzionale per un vero cristiano
……….. Il confronto personale con quello dei nostri simili non
resiste, di solito, alla giusta misura in cui dovrebbe essere
contenuto. Possiamo quasi dire che l’umiltà, cioè la conoscenza
dei nostri limiti, non è virtù sociale. Il confronto con gli altri ci fa
spesso pietosi verso noi stessi, e orgogliosi verso il prossimo;
ricordate la parabola del fariseo e del pubblicano al tempio,
quando il primo dice di sé: « io non sono come gli altri ... » (Luc.
18, 11).
Sono messi così allo scoperto due malanni capitali della
psicologia umana, colpevoli delle rovine più estese e più gravi
dell’umanità: l’egoismo e l’orgoglio. L’uomo allora fa centro su se
stesso nella estimazione dei valori della vita; egli si fa primo; egli
si fa unico. La sua arte di vivere consiste nel pensare a se stesso e
nel sottomettere gli altri. Tutti i grandi disordini sociali e politici
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Sabato 22 marzo – La vita pasquale
…..uno stile per sempre…..
hanno nell’egoismo e nell’orgoglio il loro bacino di cultura, dove
tanti istinti umani e tante capacità d’azione trovano il loro
profondo alimento, ma dove l’amore non c’è più. Ed anche dove
questo sovrano sentimento ancora sopravvive, ma intriso com’è
d’egoismo e d’orgoglio, si deforma e si deprava; diventa egoismo
collettivo, diventa orgoglio di prestigio comunitario. L’amore vi
ha perduto la sua migliore e cristiana caratteristica, l’universalità,
e perciò la sua vera autenticità, il suo sincero disinteresse, la sua
meravigliosa capacità di scoprire, conoscere, servire le sofferenze
degli altri, con cuore magnanimo, come Cristo con la parola e con
l’esempio c’insegnò.
Questa parentela fra l’umiltà e l’amore, fra l’umiltà e la fortezza
d’animo, fra l’umiltà e l’esercizio dell’autorità indispensabile alla
giustizia e al bene comune, e infine fra l’umiltà e la preghiera,
potrebbe e dovrebbe essere oggetto di ulteriore riflessione; basti
ora a noi aver rivendicato il posto che le spetta nella rinnovazione
cristiana, che andiamo cercando, un posto indispensabile e
capitale, quello di una virtù, come dice S. Tommaso, dietro la
scorta di Cristo (Matth. 11, 29; 18, 2) è, dopo quelle teologali e la
giustizia, « excellentissima et potissima », l’ottima e la preferibile
(S. THOMAE Summa Theologiae, II-IIæ, 161, 5; cfr. S. AUGUSTINI
De verb. Dom., serm. 69, 1; PL 38, 441).
(PAOLO VI UDIENZA GENERALE Mercoledì, 5 febbraio 1975)
Invocazioni
Rendiamo grazie sempre e in ogni luogo al Cristo salvatore,
e rivolgiamo a lui la nostra comune preghiera:
Soccorrici con la forza del tuo Spirito, Signore.
Custodisci la castità del nostro corpo e del nostro cuore,
- perché siamo tempio vivo dello Spirito Santo.
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Sabato 22 marzo – La vita pasquale
…..uno stile per sempre…..
Rendici fin d'ora disponibili all'aiuto fraterno,
- fa' che tutto il giorno trascorra nell'adesione piena alla tua
volontà.
Rendici solleciti non del cibo che perisce,
- ma di quello che dura per la vita eterna e che tu ci dai.
La Madre tua, rifugio dei peccatori, interceda per la nostra
salvezza,
- e ci ottenga il perdono dei peccati.
Padre nostro.
Orazione
O Dio, che per mezzo dei sacramenti ci rendi partecipi del
tuo mistero di gloria, guidaci attraverso le esperienze della
vita, perché possiamo giungere alla splendida luce in cui è
la tua dimora. Per il nostro Signore.
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Sabato 22 marzo – La vita pasquale
…..uno stile per sempre…..
Preghiera a metà giornata
Glorioso e potente
Signore,
che alterni i ritmi del
tempo,
irradi di luce il
mattino
e accendi di fuochi il
meriggio,
infondi vigore alle
membra,
ai cuori concedi la
pace.
Sia gloria al Padre ed
al Figlio,
sia onore al Santo
Spirito,
all'unico e trino
Signore
sia lode nei secoli
eterni. Amen
tu placa le tristi
contese,
estingui la fiamma
dell'ira,
SALMO 60
Quando verrà disfatto questo corpo, nostra abitazione sulla
terra, riceveremo un'abitazione da Dio, una dimora eterna
... nei cieli (2 Cor 5, 1).
Ascolta, o Dio, il mio
grido, *
sii attento alla mia
preghiera.
Tu sei per me rifugio,
*
torre salda davanti
all'avversario.
Dimorerò nella tua
tenda per sempre, *
all'ombra delle tue
ali troverò riparo;
Dai confini della terra
io t'invoco; †
mentre il mio cuore
viene meno, *
guidami su rupe
inaccessibile.
perché tu, Dio, hai
ascoltato i miei voti,
*
44
Sabato 22 marzo – La vita pasquale
…..uno stile per sempre…..
mi hai dato l'eredità
di chi teme il tuo
nome.
Allora canterò inni al
tuo nome,
sempre, *
sciogliendo i miei
voti giorno per
giorno.
Ai giorni del re
aggiungi altri giorni,
*
per molte
generazioni siano i
suoi anni.
Regni per sempre
sotto gli occhi di Dio;
*
grazia e fedeltà lo
custodiscano.
Gloria al Padre e al
Figlio *
e allo Spirito Santo.
Come era nel
principio, e ora e
sempre *
nei secoli dei secoli.
Amen.
Lettura Breve Cfr. Is 44, 21-22
Ricorda che tu sei mio servo. Io ti ho formato, mio servo sei
tu; Israele, non sarai dimenticato da me. Ho dissipato come
nube le tue iniquità e i tuoi peccati come una nuvola.
Ritorna a me, poiché io ti ho redento.
La contemplazione e la forza della preghiera (2Cor 12, 1-10)
Cari fratelli e sorelle,
l’incontro quotidiano con il Signore e la frequenza ai Sacramenti
permettono di aprire la nostra mente e il nostro cuore alla sua
presenza, alle sue parole, alla sua azione. La preghiera non è
solamente il respiro dell’anima, ma, per usare un’immagine, è
anche l’oasi di pace in cui possiamo attingere l’acqua che
alimenta la nostra vita spirituale e trasforma la nostra esistenza.
E Dio ci attira verso di sé, ci fa salire il monte della santità, perché
siamo sempre più vicini a Lui, offrendoci lungo il cammino luci e
consolazioni. Questa è l’esperienza personale a cui san Paolo fa
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Sabato 22 marzo – La vita pasquale
…..uno stile per sempre…..
riferimento nel capitolo 12 della Seconda Lettera ai Corinzi, sul
quale desidero soffermarmi oggi. Di fronte a chi contestava la
legittimità del suo apostolato, egli non elenca tanto le comunità
che ha fondato, i chilometri che ha percorso; non si limita a
ricordare le difficoltà e le opposizioni che ha affrontato per
annunciare il Vangelo, ma indica il suo rapporto con il Signore, un
rapporto così intenso da essere caratterizzato anche da momenti
di estasi, di contemplazione profonda (cfr 2 Cor 12,1); quindi non
si vanta di ciò che ha fatto lui, della sua forza, delle sua attività e
successi, ma si vanta dell’azione che ha fatto Dio in lui e tramite
lui. Con grande pudore egli racconta, infatti, il momento in cui
visse l’esperienza particolare di essere rapito sino al cielo di Dio.
Egli ricorda che quattordici anni prima dall’invio della Lettera «fu
rapito - così dice - fino al terzo cielo» (v. 2). Con il linguaggio e i
modi di chi racconta ciò che non si può raccontare, san Paolo
parla di quel fatto addirittura in terza persona; afferma che un
uomo fu rapito nel «giardino» di Dio, in paradiso. La
contemplazione è così profonda e intensa che l’Apostolo non
ricorda neppure i contenuti della rivelazione ricevuta, ma ha ben
presenti la data e le circostanze in cui il Signore lo ha afferrato in
modo così totale, lo ha attirato a sé, come aveva fatto sulla
strada di Damasco al momento della sua conversione (cfr Fil
3,12).
San Paolo continua dicendo che proprio per non montare in
superbia per la grandezza delle rivelazioni ricevute, egli porta in
sé una «spina» (2 Cor 12,7), una sofferenza, e supplica con forza il
Risorto di essere liberato dall’inviato del Maligno, da questa spina
dolorosa nella carne. Per tre volte – riferisce – ha pregato
insistentemente il Signore di allontanare questa prova. Ed è in
questa situazione che, nella contemplazione profonda di Dio,
durante la quale «udì parole indicibili che non è lecito ad alcuno
pronunciare» (v. 4), riceve risposta alla sua supplica. Il Risorto gli
rivolge una parola chiara e rassicurante: «Ti basta la mia grazia; la
forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza» (v. 9).
Il commento di Paolo a queste parole può lasciare stupiti, ma
rivela come egli abbia compreso che cosa significa essere
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Sabato 22 marzo – La vita pasquale
…..uno stile per sempre…..
veramente apostolo del Vangelo. Esclama, infatti così: «Mi
vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori
in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie
debolezze, negli oltraggi, nelle difficoltà, nelle persecuzioni, nelle
angosce sofferte per Cristo: infatti quando sono debole, è allora
che sono forte» (vv. 9b-10), cioè non si vanta delle sue azioni, ma
dell'attività di Cristo che agisce proprio nella sua debolezza.
Soffermiamoci ancora un momento su questo fatto avvenuto
durante gli anni in cui san Paolo visse in silenzio e in
contemplazione, prima di iniziare a percorrere l’Occidente per
annunciare Cristo, perché questo atteggiamento di profonda
umiltà e fiducia di fronte al manifestarsi di Dio è fondamentale
anche per la nostra preghiera e per la nostra vita, per la nostra
relazione a Dio e alle nostre debolezze.
Anzitutto, di quali debolezze parla l’Apostolo? Che cosa è questa
«spina» nella carne? Non lo sappiamo e non lo dice, ma il suo
atteggiamento fa comprendere che ogni difficoltà nella sequela
di Cristo e nella testimonianza del suo Vangelo può essere
superata aprendosi con fiducia all’azione del Signore. San Paolo è
ben consapevole di essere un «servo inutile» (Lc 17,10) - non è lui
che ha fatto le cose grandi, è il Signore - , un «vaso di creta» (2
Cor 4,7), in cui Dio pone la ricchezza e la potenza della sua Grazia.
In questo momento di intensa preghiera contemplativa, san
Paolo comprende con chiarezza come affrontare e vivere ogni
evento, soprattutto la sofferenza, la difficoltà, la persecuzione:
nel momento in cui si sperimenta la propria debolezza, si
manifesta la potenza di Dio, che non abbandona, non lascia soli,
ma diventa sostegno e forza. Certo, Paolo avrebbe preferito
essere liberato da questa «spina», da questa sofferenza; ma Dio
dice: «No, questo è necessario per te. Avrai sufficiente grazia per
resistere e per fare quanto deve essere fatto. Questo vale anche
per noi. Il Signore non ci libera dai mali, ma ci aiuta a maturare
nelle sofferenze, nelle difficoltà, nelle persecuzioni. La fede,
quindi, ci dice che, se rimaniamo in Dio, «se anche il nostro uomo
esteriore si va disfacendo, ci sono tante difficoltà, quello interiore
invece si rinnova, matura di giorno in giorno proprio nelle prove»
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Sabato 22 marzo – La vita pasquale
…..uno stile per sempre…..
(cfr v. 16). L’Apostolo comunica ai cristiani di Corinto e anche a
noi che «il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione ci
procura una quantità smisurata ed eterna di gloria» (v. 17) In
realtà, umanamente parlando, non era leggero il peso delle
difficoltà, era gravissimo; ma in confronto con l'amore di Dio, con
la grandezza dell'essere amato da Dio, appare leggero, sapendo
che la quantità della gloria sarà smisurata. Quindi, nella misura in
cui cresce la nostra unione con il Signore e si fa intensa la nostra
preghiera, anche noi andiamo all’essenziale e comprendiamo che
non è la potenza dei nostri mezzi, delle nostre virtù, delle nostre
capacità che realizza il Regno di Dio, ma è Dio che opera
meraviglie proprio attraverso la nostra debolezza, la nostra
inadeguatezza all'incarico. Dobbiamo, quindi, avere l’umiltà di
non confidare semplicemente in noi stessi, ma di lavorare, con
l'aiuto del Signore, nella vigna del Signore, affidandoci a Lui come
fragili «vasi di creta».
San Paolo riferisce di due particolari rivelazioni che hanno
cambiato radicalmente la sua vita. La prima - lo sappiamo - è la
domanda sconvolgente sulla strada di Damasco: «Saulo, Saulo,
perché mi perseguiti?» (At 9,4), domanda che lo ha portato a
scoprire e incontrare Cristo vivo e presente, e a sentire la sua
chiamata ad essere apostolo del Vangelo. La seconda sono le
parole che il Signore gli ha rivolto nell’esperienza di preghiera
contemplativa su cui stiamo riflettendo: «Ti basta la mia grazia: la
forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza». Solo la
fede, il confidare nell’azione di Dio, nella bontà di Dio che non ci
abbandona, è la garanzia di non lavorare invano. Così la Grazia
del Signore è stata la forza che ha accompagnato san Paolo nelle
immani fatiche per diffondere il Vangelo e il suo cuore è entrato
nel cuore di Cristo, diventando capace di condurre gli altri verso
Colui che è morto ed è risorto per noi.
Nella preghiera noi apriamo, quindi, il nostro animo al Signore
affinché Egli venga ad abitare la nostra debolezza,
trasformandola in forza per il Vangelo. Ed è ricco di significato
anche il verbo greco con cui Paolo descrive questo dimorare del
Signore nella sua fragile umanità; usa episkenoo, che potremmo
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Sabato 22 marzo – La vita pasquale
…..uno stile per sempre…..
rendere con «porre la propria tenda». Il Signore continua a porre
la sua tenda in noi, in mezzo a noi: è il Mistero dell’Incarnazione.
Lo stesso Verbo divino, che è venuto a dimorare nella nostra
umanità, vuole abitare in noi, piantare in noi la sua tenda, per
illuminare e trasformare la nostra vita e il mondo.
………..
. Nella preghiera, nella contemplazione quotidiana del Signore,
noi riceviamo la forza dell’amore di Dio e sentiamo che sono vere
le parole di san Paolo ai cristiani di Roma, dove ha scritto: «Io
sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli, né
principati, né presente né avvenire,né potenze, né altezza né
profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci
dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore» (Rm 8,3839).
In un mondo in cui rischiamo di confidare solamente
sull’efficienza e la potenza dei mezzi umani, in questo mondo
siamo chiamati a riscoprire e testimoniare la potenza di Dio che si
comunica nella preghiera, con la quale cresciamo ogni giorno nel
conformare la nostra vita a quella di Cristo, il quale - come
afferma Paolo - «fu crocifisso per la sua debolezza, ma vive per la
potenza di Dio. E anche noi siamo deboli in lui, ma vivremo con
lui per la potenza di Dio a vostro vantaggio» (2 Cor 13,4).
………..
Anche nella nostra vita di preghiera possiamo, quindi, avere
momenti di particolare intensità, forse, in cui sentiamo più viva la
presenza del Signore, ma è importante la costanza, la fedeltà del
rapporto con Dio, soprattutto nelle situazioni di aridità, di
difficoltà, di sofferenza, di apparente assenza di Dio. Soltanto se
siamo afferrati dall’amore di Cristo, saremo in grado di affrontare
ogni avversità come Paolo, convinti che tutto possiamo in Colui
che ci dà la forza (cfr Fil 4,13). Quindi, quanto più diamo spazio
alla preghiera, tanto più vedremo che la nostra vita si trasformerà
e sarà animata dalla forza concreta dell’amore di Dio. Così
avvenne, ad esempio, per la beata Madre Teresa di Calcutta, che
nella contemplazione di Gesù e proprio anche in tempi di lunga
aridità trovava la ragione ultima e la forza incredibile per
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Sabato 22 marzo – La vita pasquale
…..uno stile per sempre…..
riconoscerlo nei poveri e negli abbandonati, nonostante la sua
fragile figura. La contemplazione di Cristo nella nostra vita non ci
estranea - come ho già detto - dalla realtà, bensì ci rende ancora
più partecipi delle vicende umane, perché il Signore, attirandoci a
sé nella preghiera, ci permette di farci presenti e prossimi ad ogni
fratello nel suo amore. Grazie
(BENEDETTO XVI UDIENZA GENERALE Aula Paolo VI
Mercoledì, 13 Giugno 2012)
Orazione
O Dio, che per mezzo dei sacramenti ci rendi partecipi del
tuo mistero di gloria, guidaci attraverso le esperienze della
vita, perché possiamo giungere alla splendida luce in cui è
la tua dimora.
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Sabato 22 marzo – La vita pasquale
…..uno stile per sempre…..
PREGHIERA SERALE
Canto d’Ingresso
Saluto e monizione
Paziente e misericordioso è il Signore, lento all'ira e ricco di
grazia.
Buono è il Signore per tutti, e la sua misericordia
si estende a tutte le sue creature.
O Dio, che per mezzo dei sacramenti ci rendi partecipi del
tuo mistero di gloria, guidaci attraverso le esperienze della
vita, perché possiamo giungere alla splendida luce in cui è
la tua dimora. Per il nostro Signore...
SALMO 8
Tutto ha sottomesso ai suoi piedi, e lo ha costituito
su tutte le cose a capo della Chiesa (Ef 1, 22).
O Signore, nostro Dio, †
quanto è grande il tuo nome
su tutta la terra: *
† sopra i cieli si innalza la tua magnificenza.
Con la bocca dei bimbi e dei lattanti †
affermi la tua potenza contro i tuoi avversari, *
per ridurre al silenzio nemici e ribelli.
Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita, *
la luna e le stelle che tu hai fissate,
che cosa è l'uomo perché te ne ricordi, *
il figlio dell'uomo perché te ne curi?
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Sabato 22 marzo – La vita pasquale
…..uno stile per sempre…..
Eppure l'hai fatto poco meno degli angeli, *
di gloria e di onore lo hai coronato:
gli hai dato potere sulle opere delle tue mani, *
tutto hai posto sotto i suoi piedi;
tutti i greggi e gli armenti, *
tutte le bestie della campagna;
gli uccelli del cielo e i pesci del mare, *
che percorrono le vie del mare.
O Signore, nostro Dio, *
quanto è grande il tuo nome su tutta la terra!
Gloria al Padre e al Figlio, *
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio e ora e sempre *
nei secoli dei secoli. Amen .
Canto al Vangelo
Dal Vangelo secondo Giovanni ( 21, 15-19)
15
Quand'ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro:
"Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?". Gli
rispose: "Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene". Gli
disse: "Pasci i miei agnelli". 16Gli disse di nuovo, per la
seconda volta: "Simone, figlio di Giovanni, mi ami?". Gli
rispose: "Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene". Gli
disse: "Pascola le mie pecore". 17Gli disse per la terza volta:
"Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?". Pietro rimase
addolorato che per la terza volta gli domandasse: "Mi vuoi
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Sabato 22 marzo – La vita pasquale
…..uno stile per sempre…..
bene?", e gli disse: "Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti
voglio bene". Gli rispose Gesù: "Pasci le mie pecore. 18In
verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi
da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio
tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove
tu non vuoi". 19Questo disse per indicare con quale morte
egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse:
"Seguimi".
Invocazione allo Spirito Santo
Padre Santo! – nel nome di Gesù
manda il tuo Spirito
a rinnovare il mondo
Vieni, o Spirito di Sapienza,
distaccaci dalle cose della terra, e infondici amore e gusto
per le cose del cielo.
Rit. Manda il tuo Spirito a rinnovare il mondo!
Vieni, o Spirito d’Intelletto,
rischiara la nostra mente con la luce dell’eterna verità e
arricchiscila di santi pensieri.
Rit. Manda il tuo Spirito a rinnovare il mondo!
Vieni, o Spirito di Consiglio,
rendici docili alle tue ispirazioni e guidaci sulla via della
salute.
Rit. Manda il tuo Spirito a rinnovare il mondo!
53
Sabato 22 marzo – La vita pasquale
…..uno stile per sempre…..
Vieni, o Spirito di Fortezza,
donaci forza, costanza e vittoria nelle battaglie contro i
nostri spirituali nemici.
Rit. Manda il tuo Spirito a rinnovare il mondo!
Vieni, o Spirito di Scienza,
sii Maestro alle anime nostre, e aiutaci a mettere in pratica
i tuoi insegnamenti.
Rit. Manda il tuo Spirito a rinnovare il mondo!
Vieni, o Spirito di Pietà,
vieni a dimorare nel nostro cuore per possederne e
santificarne tutti gli affetti.
Rit. Manda il tuo Spirito a rinnovare il mondo!
Vieni, o Spirito di Santo Timore,
regna sulla nostra volontà, e fa che siamo sempre disposti
a soffrire ogni male anziché peccare.
Rit. Manda il tuo Spirito a rinnovare il mondo!
MEDITAZIONE
Preghiera silenziosa - adorazione
Per riflettere:
Lc. 24, 13-35
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Sabato 22 marzo – La vita pasquale
…..uno stile per sempre…..
Lettera a un educatore che si sente fallito
Caro/a
Ti sarai accorto che, scrivendo questa lettera pastorale, ho
pensato costantemente a te. Oserei dire che la ettera me l’hai
ispirata tu, partecipandomi la tua sofferenza e le tue domande,
che ho fatte mie senza troppo sforzo perché anch’io nella mia
vita mi sono sentito spesso un “educatore fallito”. Conosco
l’amarezza che si prova quando, dopo aver cercato di donarti con
onestà e generosità per la crescita di quelli che Dio ti ha affidato
(nonostante e attraverso tutti i tuoi limiti), ti sembra che tutto (o
quasi) sia stato inutile, perché essi se ne sono andati per la loro
strada, a volte anche compiendo scelte che ti hanno fatto molto
soffrire e che più ancora - ti sembra - fanno soffrire il cuore del
Padre. Arrivi a pensare che hai sbagliato tu e che – avendo agito
in buona fede - continuerai ancora probabilmente a sbagliare con
altri. Ti viene allora la tentazione di fermarti, di rinunciare, di
credere che il compito educativo non è per te.
Ho pensato a quello che deve aver provato Gesù davanti al
tradimento di Giuda e al rinnegamento di Pietro: non ti nascondo
che l’idea del “fallimento educativo” di dio mi ha come sollevato
il cuore, riempiendolo di una certa indicibile pace. Non che essa
mi faccia avvertire di meno la serietà e la tragicità del
“fallimento”; l’albero da cui Giuda pende impiccato resta
un’immagine infinitamente dolorosa e amara davanti alla quale
non so che tacere. Ma ho anche pensato a come il Risorto ha
saputo integrare il fallimento nella continuità e nella fedeltà
dell’amore ai suoi “sino alla fine”.
Mi è venuto in mente il dialogo tra Gesù e Pietro sulle rive del
lago di Tiberiade: in quel momento l’itinerario educativo portato
avanti dal Signore nei confronti dei suoi era a una svolta decisiva.
Il ricordo, la nostalgia e anche la tristezza delle cose passate
potevano paralizzare i suoi, o aprirli a un nuovo, sorprendente
inizio. E’ allora che Gesù mi sembra operare un salto che
consente di fatto a Pietro e agli altri di cominciare non soltanto
“di nuovo” ma “in modo nuovo”.
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Sabato 22 marzo – La vita pasquale
…..uno stile per sempre…..
Rivolgendosi a Simone, Gesù gli chiede: “Mi ami tu più di
costoro?”. Richiesta esorbitante non solo perché rivolta a chi
aveva rinnegato il suo Signore, non solo per quel curioso “più di
costoro”, ma anche e specialmente perché Gesù usa il verbo
agapào, che indica l’amore totale, esclusivo, incondizionato.
Pietro non osa rispondere con lo stesso verbo (forse lo avrebbe
fatto prima di conoscere l’amara esperienza del fallimento):
risponde semplicemente “Ti voglio bene”, usando il verbo
dell’amore amicale philèo.
Nella seconda domanda Gesù insiste con la richiesta di amore
totale; e Pietro insiste nella seconda risposta con l’offerta del suo
povero, umile amore.
Alla terza domanda e risposta non è Pietro che cambia il verbo: è
Gesù, “Simone di Giovanni, mi vuoi bene?”; e Pietro - sebbene
“addolorato che la terza volta gli dicesse: Mi vuoi bene?” (che
fosse cioè Gesù ad avere dovuto cambiare il verbo dell’amore) gli risponde : “Signore, tu sai tutto, tu sai che io ti voglio bene”.
Si potrebbe quasi dire che non è Pietro a convertirsi a Gesù, ma è
Gesù che si “converte” a Pietro, si adatta al suo linguaggio e alle
sue possibilità.
E’ questa “conversione di Dio” che mi colpisce profondamente:
anche perché è a partire da essa che Gesù pronuncia l’imperativo
nel quale sbocca tutto l’itinerario educativo con cui aveva
formato il suo apostolo:
“Seguimi!” il significato che colgo penso possa aiutare molto te e
me: Gesù ha integrato il fallimento di Simone e, in fondo, il suo
personale “fallimento educativo” perché ha molto amato: il suo
amore è così totale da essere libero da ogni pretesa, da non
imporre all’altro un’esigenza avvertita dall’altro come impossibile
da piegarsi sulla debolezza e povertà del suo discepolo per dargli
nuovamente la speranza di amare, la fiducia di poter ancora dare
tutto, fino alla fine.
Così dal fallimento è cominciata la storia nuova della santità di
Pietro, spinta fino al martirio, quando egli dirà, non più con le
parole, ma con il gesto della vita donata e con il silenzio
eloquente della morte, la parola dell’amore esclusivo e totale per
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Sabato 22 marzo – La vita pasquale
…..uno stile per sempre…..
il suo Signore. Non assolutizzando il fallimento, ma
sdrammatizzandolo fino a negare la speranza, Gesù ha saputo
inglobarlo in un cammino di amore più grande, modificando forse
ai nostri occhi un progetto educativo, perché non si fermasse
l’itinerario educativo dell’imparare ad amare sino alla fine.....
Che il Signore risorto, facendoci sperimentare questo suo amore
totale, aiuti a donarlo agli altri e a riprendere il cammino
educativo che ci ha affidato, senza soste, senza stanchezze.
(+ Carlo Maria card. Martini (già) arcivescovo di Milano)
LA LEGGENDA DEL
BAMBU’
C’era una volta un
bellissimo e
meraviglioso
giardino. Era
situato a ovest del
paese, in mezzo al
grande regno. Il
Signore di questo
giardino
aveva
l’abitudine di farvi
una passeggiata
ogni giorno,
quando il caldo
della giornata era
più forte.
C’era in questo
giardino un bambù di aspetto nobile. Era il più bello di tutti gli
alberi del giardino e il Signore amava questo bambù più di tutte
le altre piante. Anno dopo anno, questo bambù cresceva e
diventava sempre più bello e più grazioso. Il bambù sapeva bene
che il Signore lo amava e ne godeva.
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Sabato 22 marzo – La vita pasquale
…..uno stile per sempre…..
Un bel giorno il Signore si avvicinò al suo albero amato e l’albero,
in grande venerazione, chinò la sua testa: Il Signore gli disse:
“Caro bambù, ho bisogno di te”. Sembrò al bambù che fosse
venuto il giorno di tutti i giorno, il giorno per cui era nato. Con
grande gioia ma a bassa voce il bambù rispose: “Oh Signore, sono
pronto: Fa di me l’uso che vuoi!”.
“Bambù – la voce del Signore era addolorata – per usarti devo
abbatterti”; il bambù fu spaventato, molto spaventato:
“Abbattere me, Signore, che hai fatto diventare il più bel albero
di tutto il giardino? No, per favore, no! Usami per la tua gioia,
Signore, ma, per favore, non abbattermi”:
“Mio caro bambù – disse il Signore, e la sua voce era più triste –
se non posso abbatterti, non posso usarti”.
Nel giardino ci fu allora un grande silenzio. Il vento non tirava più,
gli uccelli non cantavano più. Lentamente, molto lentamente, il
bambù chinò ancora di più la sua testa meravigliosa. Poi sussurrò:
“Signore, se non puoi usarmi senza abbattermi, fa di me quello
che vuoi e abbattimi”.
“Mio caro bambù – disse di nuovo il Signore – non devo solo
abbatterti, ma anche tagliarti le foglie ed i rami”. “Oh Signore –
disse il bambù – non farmi questo: lasciami almeno le foglie e i
miei rami”. “Se non posso tagliarli, non posso usarti”.
Allora il sole si nascose e gli uccelli ansiosi volarono via, il bambù
tremò e disse, appena udibile: “Signore, tagliali!”
“Mio caro bambù, devo farti ancora di più. Devo spaccarti in due
e strapparti il cuore. Se non posso farti questo non posso usarti”.
Il bambù non poté più parlare. Si chinò a terra.
Così il Signore del giardino abbatté il bambù, taglio i rami, levò le
foglie, lo spaccò in due e ne estirpò il cuore. Poi portò il bambù
alla fonte di acqua fresca vicino ai suoi campi inariditi. Là,
delicatamente, il Signore dispose l’amato bambù a terra:
un’estremità del tronco la collegò alla fonte; l’altra la diresse
verso il campo arido. La fonte dava acqua, l’acqua si riversava sul
campo che aveva tanto aspettato. Poi fu piantato il riso, i giorni
passarono, la semenza crebbe e il tempo della raccolta venne.
58
Sabato 22 marzo – La vita pasquale
…..uno stile per sempre…..
Così il meraviglioso bambù divenne realmente una grande
benedizione in tutta la sua povertà e umiltà.
Quando era ancora grande e bello e grazioso, viveva e cresceva
soltanto per se stesso e amava la propria bellezza. Al contrario
ora, nella sua condizione di povertà, era divenuto un canale, che
il Signore usava per rendere fecondo il suo regno.
(Da un racconto popolare cinese)
Invocazioni
Gloria a Cristo, che si è fatto maestro, amico, modello
dell'umanità. Pieni di fiducia invochiamo il suo nome:
Sii la vita del tuo popolo, Signore.
Cristo, che hai voluto essere simile a noi in tutto fuorché
nel peccato, insegnaci a gioire con chi gioisce e a piangere
con chi piange,
- perché la nostra carità diventi sempre più concreta e
generosa.
Donaci la grazia di riconoscerti nei poveri e nei sofferenti,
- per saziare la tua fame negli affamati e la tua sete negli
assetati.
Tu che hai risvegliato Lazzaro dal sonno della morte,
- fa' che i peccatori passino da morte a vita mediante la
preghiera e la penitenza.
Fa' che molti seguano la via della perfetta carità,
- sull'esempio di Maria Vergine e dei tuoi santi.
Conduci i defunti alla risurrezione gloriosa,
- perché si allietino in eterno nel tuo amore.
59
Sabato 22 marzo – La vita pasquale
…..uno stile per sempre…..
Mandami qualcuno da amare
Signore, quando ho fame,
dammi qualcuno che ha bisogno di cibo;
quando ho un dispiacere,
mandami qualcuno da consolare;
quando la mia croce diventa pesante,
fammi condividere la croce di un altro;
quando non ho tempo,
dammi qualcuno che io possa aiutare per qualche
momento;
quando sono umiliato,
fa che io abbia qualcuno da lodare;
quando sono scoraggiato,
mandami qualcuno da incoraggiare;
quando ho bisogno della comprensione degli altri,
dammi qualcuno che ha bisogno della mia;
quando ho bisogno che ci si occupi di me,
mandami qualcuno di cui occuparmi;
quando penso solo a me stesso,
attira la mia attenzione su un'altra persona.
Rendici degni, Signore, di servire i nostri fratelli,
che in tutto il mondo vivono poveri ed affamati.
Dà loro oggi, usando le nostre mani, il loro pane quotidiano,
e dà loro, per mezzo del nostro amore comprensivo, pace e
gioia.
Madre Teresa di Calcutta
60
Sabato 22 marzo – La vita pasquale
…..uno stile per sempre…..
Padre nostro.
Orazione
O Dio misericordioso, fonte di ogni bontà, tu ci hai
proposto a rimedio del peccato il digiuno, la preghiera e le
opere di carità fraterna: guarda benigno a noi che
riconosciamo la nostra miseria e, poiché ci opprime il
rimorso delle colpe, la tua misericordia ci sollevi. Per il
nostro Signore.
Benedizione
61
Per continuare a pregare
Vieni, o Spirito,
Spirito del Padre e del Figlio.
Vieni, Spirito dell'amore,
Spirito della pace, della fiducia,
della forza e della santa gioia.
Vieni, giubilo segreto,
fra le lacrime del mondo.
Vieni, tu, vita vittoriosa
in mezzo alla morte della terra.
Vieni, vieni ogni giorno sempre nuovo.
Confidiamo in Te.
Ti amiamo perché sei l'amore stesso.
Rimani con noi,
non abbandonarci nell'amara battaglia della vita,
né alla fine di essa quando tutto ci lascerà.
Veni, Sancte Spiritus!
(Karl Rahner)
62
Per continuare a riflettere
MESSAGGIO DEL SANTO PADRE
FRANCESCO
PER LA QUARESIMA 2014
Si è fatto povero per arricchirci con la sua povertà (cfr 2
Cor 8,9)
Cari fratelli e sorelle,
in occasione della Quaresima, vi offro alcune riflessioni,
perché possano servire al cammino personale e
comunitario di conversione. Prendo lo spunto
dall’espressione di san Paolo: «Conoscete infatti la grazia
del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto
povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della
sua povertà» (2 Cor 8,9). L’Apostolo si rivolge ai cristiani di
Corinto per incoraggiarli ad essere generosi nell’aiutare i
fedeli di Gerusalemme che si trovano nel bisogno. Che cosa
dicono a noi, cristiani di oggi, queste parole di san Paolo?
Che cosa dice oggi a noi l’invito alla povertà, a una vita
povera in senso evangelico?
La grazia di Cristo
Anzitutto ci dicono qual è lo stile di Dio. Dio non si rivela
con i mezzi della potenza e della ricchezza del mondo, ma
con quelli della debolezza e della povertà: «Da ricco che
era, si è fatto povero per voi…». Cristo, il Figlio eterno di
Dio, uguale in potenza e gloria con il Padre, si è fatto
povero; è sceso in mezzo a noi, si è fatto vicino ad ognuno
di noi; si è spogliato, “svuotato”, per rendersi in tutto simile
a noi (cfr Fil 2,7; Eb 4,15). È un grande mistero
l’incarnazione di Dio! Ma la ragione di tutto questo è
63
Per continuare a riflettere
l’amore divino, un amore che è grazia, generosità, desiderio
di prossimità, e non esita a donarsi e sacrificarsi per le
creature amate. La carità, l’amore è condividere in tutto la
sorte dell’amato. L’amore rende simili, crea uguaglianza,
abbatte i muri e le distanze. E Dio ha fatto questo con noi.
Gesù, infatti, «ha lavorato con mani d’uomo, ha pensato
con intelligenza d’uomo, ha agito con volontà d’uomo, ha
amato con cuore d’uomo. Nascendo da Maria Vergine, egli
si è fatto veramente uno di noi, in tutto simile a noi fuorché
nel peccato» (Conc. Ecum. Vat. II, Cost. past. Gaudium et
spes, 22).
Lo scopo del farsi povero di Gesù non è la povertà in se
stessa, ma – dice san Paolo – «...perché voi diventaste ricchi
per mezzo della sua povertà». Non si tratta di un gioco di
parole, di un’espressione ad effetto! E’ invece una sintesi
della logica di Dio, la logica dell’amore, la logica
dell’Incarnazione e della Croce. Dio non ha fatto cadere su
di noi la salvezza dall’alto, come l’elemosina di chi dà parte
del proprio superfluo con pietismo filantropico. Non è
questo l’amore di Cristo! Quando Gesù scende nelle acque
del Giordano e si fa battezzare da Giovanni il Battista, non
lo fa perché ha bisogno di penitenza, di conversione; lo fa
per mettersi in mezzo alla gente, bisognosa di perdono, in
mezzo a noi peccatori, e caricarsi del peso dei nostri
peccati. E’ questa la via che ha scelto per consolarci,
salvarci, liberarci dalla nostra miseria. Ci colpisce che
l’Apostolo dica che siamo stati liberati non per mezzo della
ricchezza di Cristo, ma per mezzo della sua povertà. Eppure
san Paolo conosce bene le «impenetrabili ricchezze di
Cristo» (Ef 3,8), «erede di tutte le cose» (Eb 1,2).
Che cos’è allora questa povertà con cui Gesù ci libera e ci
rende ricchi? È proprio il suo modo di amarci, il suo farsi
64
Per continuare a riflettere
prossimo a noi come il Buon Samaritano che si avvicina a
quell’uomo lasciato mezzo morto sul ciglio della strada (cfr
Lc 10,25ss). Ciò che ci dà vera libertà, vera salvezza e vera
felicità è il suo amore di compassione, di tenerezza e di
condivisione. La povertà di Cristo che ci arricchisce è il suo
farsi carne, il suo prendere su di sé le nostre debolezze, i
nostri peccati, comunicandoci la misericordia infinita di Dio.
La povertà di Cristo è la più grande ricchezza: Gesù è ricco
della sua sconfinata fiducia in Dio Padre, dell’affidarsi a Lui
in ogni momento, cercando sempre e solo la sua volontà e
la sua gloria. È ricco come lo è un bambino che si sente
amato e ama i suoi genitori e non dubita un istante del loro
amore e della loro tenerezza. La ricchezza di Gesù è il suo
essere il Figlio, la sua relazione unica con il Padre è la
prerogativa sovrana di questo Messia povero. Quando
Gesù ci invita a prendere su di noi il suo “giogo soave”, ci
invita ad arricchirci di questa sua “ricca povertà” e “povera
ricchezza”, a condividere con Lui il suo Spirito filiale e
fraterno, a diventare figli nel Figlio, fratelli nel Fratello
Primogenito (cfr Rm 8,29).
È stato detto che la sola vera tristezza è non essere santi (L.
Bloy); potremmo anche dire che vi è una sola vera miseria:
non vivere da figli di Dio e da fratelli di Cristo.
La nostra testimonianza
Potremmo pensare che questa “via” della povertà sia stata
quella di Gesù, mentre noi, che veniamo dopo di Lui,
possiamo salvare il mondo con adeguati mezzi umani. Non
è così. In ogni epoca e in ogni luogo, Dio continua a salvare
gli uomini e il mondo mediante la povertà di Cristo, il quale
si fa povero nei Sacramenti, nella Parola e nella sua Chiesa,
65
Per continuare a riflettere
che è un popolo di poveri. La ricchezza di Dio non può
passare attraverso la nostra ricchezza, ma sempre e
soltanto attraverso la nostra povertà, personale e
comunitaria, animata dallo Spirito di Cristo.
Ad imitazione del nostro Maestro, noi cristiani siamo
chiamati a guardare le miserie dei fratelli, a toccarle, a
farcene carico e a operare concretamente per alleviarle. La
miseria non coincide con la povertà; la miseria è la povertà
senza fiducia, senza solidarietà, senza speranza. Possiamo
distinguere tre tipi di miseria: la miseria materiale, la
miseria morale e la miseria spirituale. La miseria materiale
è quella che comunemente viene chiamata povertà e tocca
quanti vivono in una condizione non degna della persona
umana: privati dei diritti fondamentali e dei beni di prima
necessità quali il cibo, l’acqua, le condizioni igieniche, il
lavoro, la possibilità di sviluppo e di crescita culturale. Di
fronte a questa miseria la Chiesa offre il suo servizio, la sua
diakonia, per andare incontro ai bisogni e guarire queste
piaghe che deturpano il volto dell’umanità. Nei poveri e
negli ultimi noi vediamo il volto di Cristo; amando e
aiutando i poveri amiamo e serviamo Cristo. Il nostro
impegno si orienta anche a fare in modo che cessino nel
mondo le violazioni della dignità umana, le discriminazioni
e i soprusi, che, in tanti casi, sono all’origine della miseria.
Quando il potere, il lusso e il denaro diventano idoli, si
antepongono questi all’esigenza di una equa distribuzione
delle ricchezze. Pertanto, è necessario che le coscienze si
convertano alla giustizia, all’uguaglianza, alla sobrietà e alla
condivisione.
Non meno preoccupante è la miseria morale, che consiste
nel diventare schiavi del vizio e del peccato. Quante
famiglie sono nell’angoscia perché qualcuno dei membri –
66
Per continuare a riflettere
spesso giovane – è soggiogato dall’alcol, dalla droga, dal
gioco, dalla pornografia! Quante persone hanno smarrito il
senso della vita, sono prive di prospettive sul futuro e
hanno perso la speranza! E quante persone sono costrette
a questa miseria da condizioni sociali ingiuste, dalla
mancanza di lavoro che le priva della dignità che dà il
portare il pane a casa, per la mancanza di uguaglianza
rispetto ai diritti all’educazione e alla salute. In questi casi
la miseria morale può ben chiamarsi suicidio incipiente.
Questa forma di miseria, che è anche causa di rovina
economica, si collega sempre alla miseria spirituale, che ci
colpisce quando ci allontaniamo da Dio e rifiutiamo il suo
amore. Se riteniamo di non aver bisogno di Dio, che in
Cristo ci tende la mano, perché pensiamo di bastare a noi
stessi, ci incamminiamo su una via di fallimento. Dio è
l’unico che veramente salva e libera.
Il Vangelo è il vero antidoto contro la miseria spirituale: il
cristiano è chiamato a portare in ogni ambiente l’annuncio
liberante che esiste il perdono del male commesso, che Dio
è più grande del nostro peccato e ci ama gratuitamente,
sempre, e che siamo fatti per la comunione e per la vita
eterna. Il Signore ci invita ad essere annunciatori gioiosi di
questo messaggio di misericordia e di speranza! È bello
sperimentare la gioia di diffondere questa buona notizia, di
condividere il tesoro a noi affidato, per consolare i cuori
affranti e dare speranza a tanti fratelli e sorelle avvolti dal
buio. Si tratta di seguire e imitare Gesù, che è andato verso
i poveri e i peccatori come il pastore verso la pecora
perduta, e ci è andato pieno d’amore. Uniti a Lui possiamo
aprire con coraggio nuove strade di evangelizzazione e
promozione umana.
67
Per continuare a riflettere
Cari fratelli e sorelle, questo tempo di Quaresima trovi la
Chiesa intera disposta e sollecita nel testimoniare a quanti
vivono nella miseria materiale, morale e spirituale il
messaggio evangelico, che si riassume nell’annuncio
dell’amore del Padre misericordioso, pronto ad abbracciare
in Cristo ogni persona. Potremo farlo nella misura in cui
saremo conformati a Cristo, che si è fatto povero e ci ha
arricchiti con la sua povertà. La Quaresima è un tempo
adatto per la spogliazione; e ci farà bene domandarci di
quali cose possiamo privarci al fine di aiutare e arricchire
altri con la nostra povertà. Non dimentichiamo che la vera
povertà duole: non sarebbe valida una spogliazione senza
questa dimensione penitenziale. Diffido dell’elemosina che
non costa e che non duole.
Lo Spirito Santo, grazie al quale «[siamo] come poveri, ma
capaci di arricchire molti; come gente che non ha nulla e
invece possediamo tutto» (2 Cor 6,10), sostenga questi
nostri propositi e rafforzi in noi l’attenzione e la
responsabilità verso la miseria umana, per diventare
misericordiosi e operatori di misericordia. Con questo
auspicio, assicuro la mia preghiera affinché ogni credente e
ogni comunità ecclesiale percorra con frutto l’itinerario
quaresimale, e vi chiedo di pregare per me.
Che il Signore vi benedica e la Madonna vi custodisca.
Dal Vaticano, 26 dicembre 2013
Festa di Santo Stefano, diacono e primo martire
FRANCESCO
68
Canti
EFFONDERÒ IL MIO
SPIRITO
Vieni e dona ai tuoi
figli l’amore,
vieni riscalda il cuore
del mondo. Rit.
Rit. Effonderò il mio
Spirito
su ogni creatura,
effonderò la mia
gioia,
la mia pace sul
mondo.
OGNI MIA PAROLA
Come la pioggia e la
neve
scendono giù dal
cielo
e non vi ritornano
senza irrigare
e far germogliare la
terra,
così ogni mia parola
non ritornerà a me
senza operare
quanto desidero,
senza aver compiuto
ciò per cui l’avevo
mandata.
Ogni mia parola,
Ogni mia parola (2
v.)
Vieni, o Spirito
Consolatore,
vieni effondi sul
mondo la tua
dolcezza.
Vieni e dona ai tuoi
figli la pace,
vieni e donaci la tua
forza. Rit.
Vieni, o Spirito
Onnipotente,
vieni e crea negli
uomini un cuore
nuovo.
69
Canti
ALTO E GLORIOSO
DIO
VENGO AD
ADORARTI
Rit Alto e glorioso
Dio
illumina il cuore mio,
dammi fede retta,
speranza certa,
carità perfetta.
Luce del mondo, che
hai vinto la notte
Apri i miei occhi e
vedrò
Ti adorerà questo
cuore per sempre
Gesù speranza sei tu.
Dammi umiltà
profonda,
dammi senno e
cognoscimento,
che io possa sempre
servire
con gioia i tuoi
comandamenti.
Rit. Vengo ad
adorarti,
vengo per
prostrarmi
vengo a te per dirti:
sei il mio Re!
Solo tu sei Santo,
solo tu sei grande,
solo tu sei degno di
ogni onor (2v)
Rapisca ti prego
Signore,
l’ardente e dolce
forza del tuo amore
la mente mia da
tutte le cose,
perché io muoia per
amor tuo,
come tu moristi per
l’amor dell’amor
mio. Rit.
Eterno Re, il creato ti
esalta
Gloria nell’alto dei
cieli
Venuto umilmente
su questa terra
Povero sei per amor
Rit.
…..e mai saprò
quanto costò
Morire in croce per
amor
70
Canti
LODI ALL’ALTISSIMO
Tu sei speranza, Tu
sei giustizia, Tu
temperanza ed ogni
ricchezza.
Tu sei il Custode,
Tu sei mitezza, Tu sei
rifugio, Tu sei
fortezza.
Tu carità, fede e
speranza, Tu sei tutta
la nostra dolcezza.
Tu sei la Vita, eterno
gaudio, Signore
grande, Dio
ammirabile.
Onnipotente, o
Creatore, o
Salvatore di
misericordia.
Tu sei Santo,
Signore Dio, Tu sei
forte, Tu sei grande.
Tu sei l’Altissimo,
l’Onnipotente. Tu
Padre Santo, Re del
cielo.
Tu sei Trino, Uno
Signore, Tu sei il
bene, tutto il bene.
Tu sei l’Amore, Tu
sei il vero, Tu sei
umiltà, Tu sei
sapienza.
Tu sei bellezza, Tu
sei la pace, la
sicurezza, il gaudio,
la letizia.
QUESTO È IL MIO
COMANDAMENTO
Rit. Questo è il mio
comandamento:
che vi amiate
come io ho amato
voi,
come io ho amato
voi.
di chi dà la vita per
gli amici;
voi siete miei amici
se farete ciò che vi
dirò. Rit.
Il servo non sa
ancora amare
Nessuno ha un
amore più grande
71
Canti
ma io v’ho chiamato
miei amici,
rimanete nel mio
amore
ed amate il Padre
come me. Rit.
Io pregherò il Padre
per voi
e darà a voi il
Consolatore,
che rimanga sempre
in voi
e vi guidi nella carità.
Rit.
E’ bello lodarti
ti sei fatto uomo, tu
sei venuto qui
ad abitare in mezzo a
noi, allora…
E’ bello cantare il
tuo amore,
è bello lodare il tuo
nome.
E’ bello cantare il
tuo amore,
è bello lodarti,
Signore,
è bello cantare a te!
Tu che conti tutte le
stelle
e le chiami una ad
una per nome,
da mille sentieri ci
hai radunati qui,
ci hai chiamati figli
tuoi, allora…
l’avvento glorioso del
tuo Regno. Rit.
Tu che sei l’amore
infinito
che neppure il cielo
può contenere,
SAN FRANCESCO
fa di me uno
strumento della tua
pace
dov’è odio che io
porti l’amore
O Signore fa di me
uno strumento
72
Canti
dov’è offesa che io
porti il perdono
dov’è dubbio che io
porti la fede
dov’è discordia che
io porti l’unione
dov’è errore che io
porti verità
a chi dispera che io
porti la speranza.
Dov’è errore che io
porti verità
a chi dispera che io
porti la speranza.
per il giorno di ogni
uomo
e con gli ultimi del
mondo
sia il mio passo lieto
nella povertà,
nella povertà. (2 v.)
O Signore fa di me il
tuo canto
fa di me il tuo canto
di pace
a chi è triste che io
porti la gioia
a chi è nel buio che
io porti la luce.
É donando che si
ama la vita
è servendo che si
vive con gioia
perdonando si trova
il perdono
è morendo che si
vive in eterno.
Perdonando si trova
il perdono
è morendo che si
vive in eterno. Rit.
Rit. O maestro
dammi tu
un cuore grande
che sia goccia di
rugiada
per il mondo
che sia voce di
speranza
che sia un buon
mattino
73
Canti
SALVE REGINA
Eia ergo, advocata
nostra,
illos tuos
misericordes oculos
ad nos converte.
Et Jesum,
benedictum,
fructum ventris tui,
nobis post hoc
exilium ostende.
O clemens,
o pia,
o dulcis,
Virgo Maria.
Salve Regina,
Mater misericordiae,
vita, dulcedo,
et spes nostra, salve.
Ad Te clamamus
exules, filii Evae.
Ad Te suspiramus
gementes et flentes
in hac lacrimarum
valle.
ECCO IL NOSTRO SÌ
Fra tutte le donne
scelta in Nazareth,
sul tuo volto
risplende
il coraggio di quando
hai detto «Sì».
Insegna a questo
cuore l’umiltà,
il silenzio d’amore,
la Speranza nel Figlio
tuo Gesù.
Rit. Ecco il nostro Sì,
nuova luce
che rischiara il
giorno,
è bellissimo
regalare al mondo
la Speranza.
Ecco il nostro Sì,
camminiamo insieme
a te Maria,
74
Canti
Donna dei nostri
giorni sostienici,
guida il nostro
cammino
con la forza di
quando
hai detto «Sì».
Insegnaci ad
accogliere Gesù,
noi saremo Dimora,
la più bella poesia
dell’anima. Rit.
Madre di Gesù,
Madre dell’umanità.
Nella tua casa il
Verbo si rivelò
nel segreto del cuore
il respiro del Figlio
Emmanuel.
Insegna a queste
mani la fedeltà,
a costruire la pace,
una casa comune
insieme a te. Rit.
TANTUM ERGO SACRAMENTUM
Tantum ergo
Sacramentum
veneremur cernui,
et antiquum
documentum
novo cedat ritui,
praestet fides
supplementum
sensuum defectui.
Genitori, Genitoque
laus et jubilatio,
salus, honor, virtus
quoque
sit, et benedictio,
procedenti ab
utroque
compar sit laudatio.
Amen.
75
INDICE
Presentazione………………………………………………………………… 1
Giovedì 20 marzo – IL BATTESIMO DI GESU’
Preghiera del mattino …………………………………………………… 3
Preghiera a metà giornata ……………………………………………. 8
Preghiera serale ………………………..…………………………………. 13
Venerdi 21 marzo – L’ ULTIMA CENA
Preghiera del mattino ..………………………………………………… 20
Preghiera a metà giornata ……………………..……………………. 24
Preghiera serale .…………………………………………………………. 29
Sabato 22 marzo – LA VITA PASQUALE
Preghiera del mattino …..……………………………………………… 39
Preghiera a metà giornata …………..……………………………….. 44
Preghiera serale ……………………………………………………………. 51
Per continuare a pregare ……………………………………………… 62
Per continuare a riflettere
Messaggio per la Quaresima 2014
di Papa Francesco ……………………………………………………… 63
Canti ...………………………………………………………………………… 69
76
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