AZIONE CATTOLICA ITALIANA DIOCESI DI ROMA “L’UMILTÀ CHE CI SALVA” ESERCIZI SPIRITUALI NELLA CITTÀ BASILICA DI SANTA CROCE IN GERUSALEMME 20 - 21 - 22 marzo 2014 Presentazione L’umiltà che ci salva L’Azione Cattolica di Roma, anche quest’anno, offre un’occasione speciale di preghiera personale e comunitaria. Nel tempo di Quaresima proponiamo gli Esercizi spirituali in città. Facciamo nostre le parole del Cardinal Vicario, Agostino Vallini: «E’ indispensabile un’esperienza spirituale che appassioni e attiri, che faccia ardere il cuore, come ai due discepoli di Emmaus». Nel nostro impegno quotidiano è essenziale mantenere un rapporto costante con la preghiera. La Quaresima è un tempo propizio per ascoltare e accogliere la Parola di Dio, luce e guida del nostro cammino. I nostri Esercizi servono per prendere il ritmo, da mantenere poi in seguito. Per tre giorni, dal 20 al 22 marzo, durante tre momenti della giornata, quando il nostro pensiero e le nostre attività sono rivolte agli innumerevoli impegni, siamo chiamati a trovare in maniera più intensa quell’occasione speciale per ascoltare, accogliere e parlare con il Signore. Il tema sul quale mediteremo è “L’umiltà che ci salva”. «Dio non si rivela con i mezzi della potenza e della ricchezza del mondo, ma con quelli della debolezza e della povertà. La Quaresima è un tempo adatto per la spogliazione; e ci farà bene domandarci di quali cose possiamo privarci al fine di aiutare e arricchire altri con la nostra povertà» (dal Messaggio per la Quaresima di Papa Francesco). Questo libretto è una nostra “regola” che ci guida sia nella preghiera personale al mattino e a metà giornata, sia nella preghiera comunitaria alla sera. 1 Presentazione La preghiera al mattino, prima di qualsiasi tipo di attività, prima di arrivare al lavoro, a scuola, in negozio o prima di iniziare a riordinare la casa. A metà giornata, quando mille preoccupazioni, dubbi e fatica hanno già la meglio sui nostri pensieri… fermarsi. Sì, per ritemprare il fisico, ma anche per chiedere al Signore, Lui che è nostro Padre, nonostante tutto, la Sua benedizione e la Sua grazia affinché sia sempre il nostro riferimento. Alla sera, dopo che la giornata ci lascia esausti, un momento per ritirarci a parlare con Cristo Gesù, colui che ci ascolta intimamente e che rinvigorisce le nostre forze. Tutti insieme nella Basilica di Santa Croce in Gerusalemme dalle 19,15 alle 21.00 con la riflessione e la meditazione della Parola di Dio affidata alla cura di Don Antonio Panfili, parroco di S. Ireneo a Centocelle. Il libretto è anche un invito e un ausilio per quanti vorranno proporre gli esercizi nelle proprie realtà parrocchiali, associative, di gruppo, negli ambienti di lavoro e nella propria famiglia per sentirci parte di una storia universale, fratelli di tutti nella riscoperta della centralità di Cristo, nel quale tutti siamo stati creati. L’ AC di Roma 2 Giovedi 20 marzo – Il Battesimo di Gesù …..da dove tutto ha inizio….. Giovedì 20 marzo IL BATTESIMO DI GESU’ ……da dove tutto ha inizio……. Preghiera del mattino Signore, apri le mie labbra e la mia bocca proclami la tua lode. Ascoltate, oggi, la voce del Signore: non indurite il vostro cuore SALMO 94 Esortandovi a vicenda ogni giorno, finché dura « quest'oggi » (Eb 3,13). Venite, applaudiamo al Signore, * acclamiamo alla roccia della nostra salvezza. Accostiamoci a lui per rendergli grazie, * a lui acclamiamo con canti di gioia grande re sopra tutti gli dèi. Nella sua mano sono gli abissi della terra, * sono sue le vette dei monti. Suo è il mare, egli l'ha fatto, * le sue mani hanno plasmato la terra Poiché grande Dio è il Signore, * Venite, prostràti 3 Giovedi 20 marzo – Il Battesimo di Gesù …..da dove tutto ha inizio….. adoriamo, * in ginocchio davanti al Signore che ci ha creati. Egli è il nostro Dio, e noi il popolo del suo pascolo, * il gregge che egli conduce Per quarant'anni mi disgustai di quella generazione † e dissi: Sono un popolo dal cuore traviato, * non conoscono le mie vie; perciò ho giurato nel mio sdegno: * Non entreranno nel luogo del mio riposo » Ascoltate oggi la sua voce: † « Non indurite il cuore, * come a Merìba, come nel giorno di Massa nel deserto, Gloria al Padre e al Figlio * e allo Spirito Santo. dove mi tentarono i vostri padri: * mi misero alla prova pur avendo visto le mie opere Come era nel principio, e ora e sempre * nei secoli dei secoli. Amen Dal libro del profeta Geremìa ( Ger 17, 5-10) Così dice il Signore: «Maledetto l’uomo che confida nell’uomo, e pone nella carne il suo sostegno, allontanando il suo cuore dal Signore. Sarà come un tamerisco nella steppa; non vedrà venire il bene, dimorerà in luoghi aridi nel deserto, in una terra di salsedine, dove nessuno può vivere. Benedetto l’uomo che confida nel Signore e il Signore è la sua fiducia. È come un 4 Giovedi 20 marzo – Il Battesimo di Gesù …..da dove tutto ha inizio….. albero piantato lungo un corso d’acqua, verso la corrente stende le radici; non teme quando viene il caldo, le sue foglie rimangono verdi, nell’anno della siccità non si dà pena, non smette di produrre frutti. Niente è più infido del cuore e difficilmente guarisce! Chi lo può conoscere? Io, il Signore, scruto la mente e saggio i cuori, per dare a ciascuno secondo la sua condotta, secondo il frutto delle sue azioni». L'umiltà: esigenza costituzionale per un vero cristiano Noi pensiamo ancora a quel rinnovamento promosso dall’Anno Santo della concezione umana della vita che deve caratterizzare l’autenticità e l’efficienza del cristiano, sia nella sua coscienza personale, e sia nella convivenza sociale. E seguendo, col Vangelo alla mano, la traccia di questa ricerca ci incontriamo con una parola programmatica, che ci sembra difficile concordare con l’elevazione dell’uomo, operata dal piano divino della grazia, sul quale piano la dignità e la grandezza dell’uomo, come tante altre volte ci è capitato d’affermare, assurgono ad una statura splendida e maestosa, propria d’un figlio adottivo del Padre, d’un fratello del Cristo Salvatore regale dell’umanità, e d’un essere che ospita in sé la presenza luminosa e santificante dello Spirito Santo. L’uomo, nella concezione e nella realtà del cattolicesimo, è grande; e tale deve sentirsi nella sua coscienza, nel valore del suo operare, nella speranza del suo finale destino. Se non che una ingiunzione, la quale investe tutta la personalità dell’uomo, i suoi pensieri, il suo stile di vita, il suo rapporto con i suoi simili, gli impone nello stesso tempo di essere umile. Che l’umiltà sia un’esigenza, potremmo dire costituzionale, della psicologia e della moralità del cristiano nessuno potrà negare. Un cristiano superbo è una contraddizione nei suoi termini stessi. Se vogliamo rinnovare la vita cristiana non possiamo tacere la lezione e la pratica dell’umiltà. Come risolvere, innanzi tutto, il contrasto fra la vocazione alla grandezza e il precetto dell’umiltà? Senza ricorrere alle celebri espressioni di Pascal, circa la grandezza e la miseria dell’uomo (Cfr. PASCAL, Pensées, 400, 416, 5 Giovedi 20 marzo – Il Battesimo di Gesù …..da dove tutto ha inizio….. 417, etc.) noi abbiamo ogni giorno sulle labbra e nel cuore il Magnificat, l’inno sublime della Madonna, la quale proclama davanti a Dio e a quanti ne ascoltano la dolcissima voce, la sua umiltà di serva (« Humilitatem ancillae suae »: Luc. 1, 48), e nello stesso tempo celebra le grandezze operate da Dio in lei, e profetizza l’esaltazione che di lei faranno tutte le umane generazioni (Luc. 1. 48. 49). Come mai? Come accordare l’umiltà più sincera e più operante col riconoscimento della più alta dignità?............... (PAOLO VI UDIENZA GENERALE Mercoledì, 5 febbraio 1975) Invocazioni Uniti nella preghiera di lode, celebriamo l'amore di Dio Padre, che si è rivelato nel Cristo suo Figlio e diciamo con fede: Ricordati, Signore, di questa tua famiglia. Donaci di comprendere in modo vivo e profondo il mistero della tua Chiesa, - perché diventi per noi e per tutti sacramento universale di salvezza. Padre di tutti gli uomini, aiutaci a promuovere il vero progresso della comunità umana, - e a cercare in ogni cosa il tuo regno e la tua giustizia. Suscita in noi la sete del Cristo, - che si è offerto a noi come sorgente di acqua viva. Rimetti a noi i nostri debiti, - guida i nostri passi nella giustizia e nella sincerità. 6 Giovedi 20 marzo – Il Battesimo di Gesù …..da dove tutto ha inizio….. Padre nostro. Orazione O Dio, che salvi i peccatori e li chiami alla tua amicizia, volgi verso di te i nostri cuori e donaci il fervore del tuo Spirito perché possiamo esser saldi nella fede e operosi nella carità. Per il nostro Signore. 7 Giovedi 20 marzo – Il Battesimo di Gesù …..da dove tutto ha inizio….. Preghiera a metà giornata Protesi alla gioia pasquale, sulle orme di Cristo Signore, seguiamo l'austero cammino della santa Quaresima. Gesù consacrò nel deserto questo tempo di grazia. Sia parca e frugale la mensa, sia sobria la lingua ed il cuore; fratelli, è tempo di ascoltare la voce dello Spirito. La legge e i profeti annunziarono dei quaranta giorni il mistero; SALMO 56 Questo salmo si riferisce alla passione del Signore (sant'Agostino). Pietà di me, pietà di me, o Dio, * in te mi rifugio; mi rifugio all'ombra delle tue ali * finché sia passato il pericolo. Mandi dal cielo a salvarmi † dalla mano dei miei persecutori, * Dio mandi la sua fedeltà e la sua grazia. Invocherò Dio, l'Altissimo, * Dio che mi fa il bene. Io sono come in mezzo a leoni, * che divorano gli uomini; 8 Giovedi 20 marzo – Il Battesimo di Gesù …..da dove tutto ha inizio….. i loro denti sono lance e frecce, * la loro lingua spada affilata. svegliati, mio cuore, svegliatevi arpa, cetra, * voglio svegliare l'aurora. Innalzati sopra il cielo, o Dio, * su tutta la terra la tua gloria. Ti loderò tra i popoli, Signore, * a te canterò inni tra le genti, perché la tua bontà è grande fino ai cieli, * e la tua fedeltà fino alle nubi. Hanno teso una rete ai miei piedi, * mi hanno piegato, hanno scavato davanti a me una fossa * e vi sono caduti. Innalzati sopra il cielo, o Dio, * su tutta la terra la tua gloria. Saldo è il mio cuore, o Dio, * saldo è il mio cuore. Gloria al Padre e al Figlio * e allo Spirito Santo. Voglio cantare, a te voglio inneggiare: * Come era nel principio, e ora e sempre * nei secoli dei secoli. Amen. Lettura Breve Eb 10, 35-36 Non abbandonate la vostra fiducia, alla quale è riservata una grande ricompensa. Avete solo bisogno di costanza, 9 Giovedi 20 marzo – Il Battesimo di Gesù …..da dove tutto ha inizio….. perché dopo aver fatto la volontà di Dio possiate raggiungere la promessa. L’umiltà L’umiltà è la fonte della salute integrale di una persona. E’ il siero che penetra il nostro essere e irradia la nostra vita per guarirci e fortificarci. La nostra forza, la libertà l’allegria e la pace, le nostre buone relazioni con gli altri e la nostra preghiera dipendono dal nostro grado di umiltà: essa è quindi un punto di partenza per il raggiungimento della salute psichica e spirituale, la base del rinnovamento interiore il fondamento della santità. L’umiltà ci sana perché distrugge in noi la necessità di competere. Annienta le battaglie, sottili e violente, che ci fanno restare sul piede di guerra. Ci libera dalla pressione di arrivare sempre primi a tutte le mète e di essere sempre al centro dell’attenzione. Trasforma la nostra ipersensibilità per non farci soffrire alla minima contrarietà. L’umiltà ci guarisce e ci salva dai problemi che fanno ricchi i nostri psichiatri: i timori, le rivalità, gli odii, le insicurezze, i complessi di colpa, la mancanza di accettazione degli altri e perfino di noi stessi. Ci guarisce dall’impressione di credere che tutto il mondo sia contro di noi, che nessuno ci vuole o che viviamo immersi nella solitudine. Ci dalla insaziabile necessità di possedere di più, dal desiderio di potere, dall’affanno di apparire ciò che non siamo e perfino dagli scrupoli. In poche parole ci sana a livelli tanto profondi che nessun psicologo o psichiatra riuscirebbe a guarire. L’umiltà è basata sulla verità: ciò che siamo e ciò che non siamo, ciò che possiamo essere e ciò che non possiamo essere, ciò che facciamo noi e ciò che realizza Dio. Il fariseo del Vangelo si confrontò con tutti perfino con Dio. Il pubblicano, da parte sua, riconobbe la propria condizione di uomo peccatore e grazie a questo fu guarito totalmente. 10 Giovedi 20 marzo – Il Battesimo di Gesù …..da dove tutto ha inizio….. L’umile sa di essere figlio amato da Dio, re della creazione, amico e erede di Gesù Cristo, tempio dello Spirito Santo…Tutto questo grazie al dono gratuito di Dio. Perciò non si gonfia nella sua vanità ma riconosce che tutto è una grazia immeritata. L’esempio più insigne di umiltà è Maria, serva del Signore, che prendendo coscienza del suo essere e della sua missione esclama: “Lui che è potente ha fatto grandi cose in me”. Poi innalza a lui la sua lode: “ E’ Santo il suo nome”. Accetta e riconosce che Dio ha fatto grandi cose nella sua vita. Non nega. Tuttavia dà al Creatore tutta la gloria. Dio ha potuto fare meraviglie in Maria perchè ella si aprì incondizionatamente a lui quando disse: “ Ecco l’ancella del Signore, sia fatto di me secondo la tua parola”. Gli autentici carismi ci fanno sempre umili: ogni giorno ci rendiamo conto della nostra incapacità e che il risultato ottenuto è sproporzionalmente maggiore alla nostre forze. Da un lato, i carismi ci fanno morire a noi stessi, ponendoci a servizio degli altri; dall’altro dobbiamo dar credito e gloria a Dio che ci ha dato gratuitamente questi talenti. Riassumendo, possiamo affermare con certezza che il segreto della guarigione integrale è l’umiltà. L’orgoglio ci procura angustia, tristezza e preoccupazione, ci crea falsi rispetti umani, paure, ecc. l’umiltà ci conduce alla libertà, alla felicità, al distacco delle cose materiali e alla gioia piena. “Si dice che l’umiltà è verità e che Gesù è la verità. Per conseguenza l’unico modo di assomigliare a Cristo è praticare l’umiltà. Ma non crediamo che l’umiltà si dimostri nascondendo i doni di Dio: dobbiamo fare uso di tutti i doni che Dio ci ha dato” (Madre Teresa- La gioia di donarsi agli altri). “Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti(Mt 19,17b). viene in tal modo enunciato uno stretto legame tra la vita eterna e l’obbedienza ai comandamenti di Dio che indicano all’uomo la via della vita e ad essa conducono” (Giovanni Paolo II, Veritatis Splendor,n.12). 11 Giovedi 20 marzo – Il Battesimo di Gesù …..da dove tutto ha inizio….. Orazione O Dio, che salvi i peccatori e li chiami alla tua amicizia, volgi verso di te i nostri cuori e donaci il fervore del tuo Spirito perché possiamo esser saldi nella fede e operosi nella carità. Per il nostro Signore. 12 Giovedi 20 marzo – Il Battesimo di Gesù …..da dove tutto ha inizio….. PREGHIERA SERALE Canto d’Ingresso Saluto e monizione Scrutami, o Dio, e conosci il mio cuore; vedi se percorro una via di menzogna, e guidami sulla via della vita. O Dio, che ami l'innocenza, e la ridoni a chi l'ha perduta, volgi verso di te i nostri cuori e donaci il fervore del tuo Spirito, perché possiamo esser saldi nella fede e operosi nella carità. Per il nostro Signore... Dal Salmo 1 la beatitudine del giusto Beato l'uomo che non entra nel consiglio dei malvagi, non resta nella via dei peccatori e non siede in compagnia degli arroganti, ma nella legge del Signore trova la sua gioia, la sua legge medita giorno e notte. È come albero piantato lungo corsi d'acqua, che dà frutto a suo tempo: le sue foglie non appassiscono e tutto quello che fa, riesce bene. Non così, non così i malvagi, ma come pula che il vento disperde; perciò non si alzeranno i malvagi nel giudizio né i peccatori nell'assemblea dei giusti, poiché il Signore veglia sul cammino dei giusti, 13 Giovedi 20 marzo – Il Battesimo di Gesù …..da dove tutto ha inizio….. mentre la via dei malvagi va in rovina. Gloria al Padre e al Figlio * e allo Spirito Santo. Come era nel principio, e ora e sempre * nei secoli dei secoli. Amen. Canto al Vangelo Dal Vangelo secondo Matteo ( 3, 13-17) 13 Allora Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui. 14Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: "Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?". 15 Ma Gesù gli rispose: "Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia". Allora egli lo lasciò fare. 16Appena battezzato, Gesù uscì dall'acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. 17 Ed ecco una voce dal cielo che diceva: "Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento". Invocazione allo Spirito Santo Vieni, o Spirito Santo. Tu sei il Vivificatore, il Consolatore, il Fuoco dell'anima, 14 Giovedi 20 marzo – Il Battesimo di Gesù …..da dove tutto ha inizio….. la viva sorgente interiore. Tu sei l'Amore, nel significato divino di questa parola. Noi abbiamo di te assoluto bisogno. Tu sei la Vita della nostra vita. Tu sei il Santificatore che abbiamo ricevuto tante volte nei sacramenti. Tu sei il tocco di Dio che ha impresso nelle nostre anime Il carattere cristiano. Tu sei la dolcezza e insieme la fortezza della vera vita cristiana. Tu sei il dolce ospite della nostra anima. Tu sei l'Amico per il quale vogliamo avere attenzione interiore, silenzio reverenziale, ascoltazione docile, devozione affettuosa, amore forte. Vieni, o Spirito Santo, rinnova la faccia della terra. (Paolo VI) 15 Giovedi 20 marzo – Il Battesimo di Gesù …..da dove tutto ha inizio….. MEDITAZIONE Preghiera silenziosa - adorazione Per riflettere: Lc. 19, 1-10 / Gv. 8,1-11 / Lc. 17, 11-18 / Lc. 7, 36-50 /Gv.4,1-41 / Gv. 9, 1-41 / Gv. 11, 1-44 Gal. 3,13 Fil. 2,6-7 6 egli, pur essendo nella condizione di Dio,non ritenne un privilegio l'essere come Dio, 7 ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall'aspetto riconosciuto come uomo Il battesimo di Gesù e la sua esperienza nel deserto Rivestito di peccato Teniamo fisso lo sguardo su Gesù, innanzitutto. E’ importante avere chiaramente e distintamente dinanzi agli occhi il momento e il luogo in cui il Signore è andato per la prima volta incontro ai peccatori. In che modo si è avvicinato a Loro? Qual è il suo atteggiamento riguardo al mondo del peccato? Il fatto sorprendente è che lui, in definitiva, non va loro incontro, come abbiamo appena detto. No, si mette in fila con loro. Insieme con loro si fa battezzare da Giovanni nel Giordano. Tutti gli evangelisti concordano nel dirci che c’era là molta gente: “Allora accorrevano a Lui (Giovanni) da Gerusalemme, da tutta la Giudea e da tutta la regione del Giordano” (Mt, 3,5). Marco aggiunge: “Confessando i loro peccati” (Mc 1,5). E Luca parla a due riprese delle folle che si fanno battezzare da Giovanni (cf. Lc 3,7-21). Secondo la testimonianza di quest’ultimo evangelista sono soprattutto i ricchi che vengono per farsi battezzare: gente che possiede due tuniche e ha di che mangiare (cf. Lc 3,11); 16 Giovedi 20 marzo – Il Battesimo di Gesù …..da dove tutto ha inizio….. pubblicani o esattori di tasse che, a dire il vero, non sono certamente dei poveri (cf. Lc 2,12)! I soldati, a loro volta, sono esortati ad accontentarsi delle loro paghe e a non derubare la povera gente, a non maltrattare e a non usare violenza a nessuno (cf: Lc 3,14). Matteo parla delle prostitute che credono in Giovanni Battista e che precederanno nel Regno i farisei, i sadducei, gli scribi e gli anziani del popolo (cf. Mt 21, 31-32). Costoro, pur essendo presenti al Giordano, non si fanno battezzare: il loro cuore è lontano, perciò il mistero della salvezza non li raggiunge. “I farisei e i dottori della legge non facendosi battezzare da lui hanno respinto il disegno che Dio aveva su di loro” (Lc 7,30). Si può tradurre anche: “Hanno reso vano per loro il disegno di Dio”. Cosa significa questo? Che rifiutando il battesimo non hanno incontrato Cristo come salvatore. Si trovano su un’altra sponda rispetto a quella su cui cammina Gesù. Perché Gesù non esce dalla fila dei peccatori: esteriormente non si distingue in nulla da loro. Nella parabola del fariseo e del pubblicano, il fariseo prende le distanze dal pubblicano: “O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri, e neppure come questo pubblicano” (Lc 18,11). Gesù non si mette al posto del fariseo, bensì all’ultimo posto, là dove sta il pubblicano, che non osa nemmeno alzare gli occhi al cielo (cf. Lc 18,13). Eppure Gesù non è per nulla peccatore. Si è fatto uguale a noi in tutto, eccetto il peccato. Nel battesimo al Giordano, tuttavia, il Figlio si presenta dinanzi al Padre e dinanzi agli uomini come rivestito di peccato. Egli è, come dirà espressamente Giovanni Battista, “l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo” (Gv 1,29), che prende su di sé i peccati per farli scomparire. Gesù sta dalla parte dei peccatori; per così dire cammina davanti a loro, confessa i loro peccati. Solo un amore che va fino all’estremo della Kènosis può far questo. “Lui che era di natura divina … svuotò (ekènosen) se stesso” (Fil 2,6-7), dirà Paolo. L’amore annulla la distanza infinita fra Dio e il peccatore. Dio va in cerca della pecora che si è persa nell’abisso del peccato e la rimette, a poco a poco, sulla buona strada, conducendola sino alla casa del Padre. Tale è l’amore del 17 Giovedi 20 marzo – Il Battesimo di Gesù …..da dove tutto ha inizio….. Figlio. Ma tale è anche l’amore del Padre, che ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unico “perché il mondo sia salvato per mezzo di lui” (Gv 3,17). Lo consegna agli uomini per ritrovarlo in mezzo agli uomini che oseranno pregare il “Padre nostro” perché sono ridiventati figli nel Figlio unico. La cosa sorprendente è che tutti gli uomini che si fanno battezzare da Giovanni riconoscono di essere peccatori, quando in definitiva solo Gesù, l’Agnello senza peccato, sa che cos’è il peccato. Solo Gesù può sapere che cosa significa essere infinitamente lontani dal Padre, poiché egli è il Figlio unico, Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero. Il salmo che Gesù ha pregato sulla croce; “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Sal 22,2) avrebbe potuto essere intonato al Giordano. (Da “Miseria e Misericordia” di Jean-Pierre Van Schoote, edizioni Qiqaion Comunità di Bose) Per questo Gesù ha preso su di sé la nostra maledizione (Gal. 3,13), bandito dalla città santa per morire tra banditi (Eb 13,12) “Gesù divenne così più abominevole di me” (Pascal). “Così profondamente in basso volle calare, che in futuro ogni caduta sarebbe stata un precipitare in lui. Ed ogni rigagnolo di amarezza e di disperazione d’ora in poi si sarebbe inabissato nella sua più profonda voragine” (von Balthasar). Non certo per restare nell’abisso: Gesù, accogliendo la nostra miseria, la trasforma nella sua divinità, con la forza della sua risurrezione. Invocazioni Celebriamo la misericordia del Padre che ci ha illuminati con la grazia dello Spirito Santo, perché la nostra vita risplenda con la luce della fede e delle opere. Preghiamo insieme e diciamo: Santifica, Padre, il popolo redento da Cristo. Fonte e artefice di ogni santità, unisci più intimamente a 18 Giovedi 20 marzo – Il Battesimo di Gesù …..da dove tutto ha inizio….. Cristo, mediante il mistero eucaristico, i vescovi, i presbiteri e i diaconi, - perché si ravvivi in loro la grazia, che hanno ricevuto con l'imposizione delle mani. Insegna ai tuoi fedeli a partecipare in modo attivo e consapevole alla mensa della parola e del corpo di Cristo, - perché esprimano nella vita ciò che hanno ricevuto mediante la fede e i sacramenti. Fa' che riconosciamo la dignità di tutti gli uomini, che Cristo ha redenti a prezzo del suo sangue, - e rispettiamo la libertà di coscienza dei nostri fratelli. Fa' che gli uomini imparino a frenare la cupidigia di danaro e di potere, - e si aprano generosamente alla comprensione e all'aiuto del prossimo. Abbi pietà dei fedeli, che oggi hai chiamato a te da questa vita, - concedi loro l'eredità eterna nel tuo regno. Padre nostro. Orazione O Dio, che salvi i peccatori e li chiami alla tua amicizia, volgi verso di te i nostri cuori e donaci il fervore del tuo Spirito perché possiamo esser saldi nella fede e operosi nella carità. Per il nostro Signore. BENEDIZIONE 19 Venerdi 21 marzo – L’ultima cena …..verso cui tutto culmina….. Venerdi 21 marzo L’ ULTIMA CENA ……verso cui tutto culmina……. Preghiera del mattino Signore, apri le mie labbra e la mia bocca proclami la tua lode. Ascoltate, oggi, la voce del Signore: non indurite il vostro cuore. Nella santa assemblea, o nel segreto dell'anima, prostriamoci e imploriamo la divina clemenza. Dall'ira del giudizio liberaci, o Padre buono; non togliere ai tuoi figli il segno della tua gloria. SALMO 147 Vieni, ti mostrerò la fidanzata, la sposa dell'Agnello (Ap 21, 9). Glorifica il Signore, Gerusalemme, * loda, Sion, il tuo Dio. † Perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte, * in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli. Egli ha messo pace 20 Venerdi 21 marzo – L’ultima cena …..verso cui tutto culmina….. nei tuoi confini * e ti sazia con fior di frumento. Manda sulla terra la sua parola, * il suo messaggio corre veloce. scorrono le acque. Annunzia a Giacobbe la sua parola, * le sue leggi e i suoi decreti a Israele. Così non ha fatto con nessun altro popolo, * non ha manifestato ad altri i suoi precetti. Fa scendere la neve come lana, * come polvere sparge la brina. Getta come briciole la grandine, * di fronte al suo gelo chi resiste? Gloria al Padre e al Figlio * e allo Spirito Santo. Come era nel principio, e ora e sempre * nei secoli dei secoli. Amen. Manda una sua parola ed ecco si scioglie, * fa soffiare il vento e Dal libro del profeta Isaia (53, 11b-12) Il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà la loro iniquità. Perciò io gli darò in premio le moltitudini, dei potenti egli farà bottino, perché ha consegnato se stesso alla morte ed è stato annoverato fra gli empi, mentre egli portava il peccato di molti e intercedeva per i peccatori. L'umiltà: esigenza costituzionale per un vero cristiano …………L’apparente contraddizione fra umiltà e dignità del cristiano non poteva avere più alta e autorevole soluzione. E la prima soluzione è data dalla considerazione dell’uomo davanti a 21 Venerdi 21 marzo – L’ultima cena …..verso cui tutto culmina….. Dio. L’uomo religioso non può non essere umile. L’umiltà è verità. La coscienza cosmica genera l’umiltà: « che è mai l’uomo, perché Tu (o Dio) l’abbia a magnificare? »( Job. 7, 17). S. Agostino, che ha dell’umiltà un concetto sempre presente nelle sue opere, c’insegna che l’umiltà è da collocarsi nel quadro della verità (S. AUGUSTINI De nat. et gr., 34; PL 44, 265). Siamo piccoli; e noi, per di più, siamo peccatori (Cfr. S. THOMAE Summa Theologiae, IIIIæ, 161). A questo riguardo l’umiltà appare logica, e così facile, che se non fosse temperata da altre considerazioni provenienti dalla misericordia di Dio, ci condurrebbe allo scetticismo, alla disperazione. « Umiliatevi, scrive San Pietro, sotto la mano potente di Dio, affinché Egli vi esalti nel tempo della (sua) visita; ogni vostra ansietà deponetela in lui, perché Egli ha cura di voi » (1 Petr. 5, 6-7). E l’esempio di Cristo, soprattutto, ci sarà scuola e modello di umiltà (Cfr. S. BERNARDI De gradibus humilitatis et superbiae; PL 182, 941 ss.). Sotto l’aspetto religioso l’apologia dell’umiltà è facile me vittoriosa (Cfr. 1 Cor. 4, 7) ragione di più per riconoscere alla religione un altro suo merito, non certo secondario. Ma possiamo chiederci, non esiste un’umiltà senza un riferimento religioso? Sì, esiste. L’umiltà, per sé, è sapienza (Cfr. S. THOMAE Ibid. 1). Socrate, ad esempio, ce ne è stato maestro. Ma la sua consistenza morale non è sempre univoca e sicura, perché facilmente si deprime in avvilimento, o si gonfia di presunzione e di vanità. E con grande facilità essa, l’umiltà personale, cioè il giudizio retto ed equanime che uno può avere su se stesso, non resiste in tale sua rettitudine al confronto col giudizio che dobbiamo avere su gli altri. (PAOLO VI UDIENZA GENERALE Mercoledì, 5 febbraio 1975) Invocazioni Invochiamo con fiducia il Cristo salvatore, che ci ha redenti con la sua morte e risurrezione: Signore, abbi pietà di noi. 22 Venerdi 21 marzo – L’ultima cena …..verso cui tutto culmina….. Tu che sei salito a Gerusalemme per sostenere la passione e così entrare nella tua gloria, - guida alla Pasqua eterna la tua Chiesa pellegrina sulla terra. Tu che, trafitto dalla lancia, hai effuso sangue ed acqua, simbolo dei sacramenti della tua Chiesa, - guarisci le nostre ferite con la forza vitale della tua grazia. Tu che hai fatto della croce un albero di vita, - concedi i suoi frutti di salvezza ai rinati nel battesimo. Tu che dal patibolo della croce hai perdonato il buon ladrone, - perdona anche noi peccatori. Padre nostro. Orazione Dio onnipotente e misericordioso, concedi ai tuoi fedeli di essere intimamente purificati dall'impegno penitenziale della Quaresima, per giungere con spirito nuovo alle prossime feste di Pasqua . 23 Venerdi 21 marzo – L’ultima cena …..verso cui tutto culmina….. Preghiera a metà giornata O Spirito Paraclito, uno col Padre e il Figlio, discendi a noi benigno nell'intimo dei cuori. il tuo fuoco ci unisca in un'anima sola. O luce di sapienza, rivelaci il mistero del Dio trino ed unico, fonte d'eterno amore. Amen. Voce e mente si accordino nel ritmo della lode, SALMO 118, 73-80 Le tue mani mi hanno fatto e plasmato; * fammi capire e imparerò i tuoi comandi. I tuoi fedeli al vedermi avranno gioia, * perché ho sperato nella tua parola. promessa al tuo servo. Venga su di me la tua misericordia e avrò vita, * poiché la tua legge è la mia gioia. Siano confusi i superbi che a torto mi opprimono; * io mediterò la tua legge. Signore, so che giusti sono i tuoi giudizi * e con ragione mi hai umiliato. Mi consoli la tua grazia, * secondo la tua Si volgano a me i tuoi fedeli * e quelli che conoscono i tuoi insegnamenti. 24 Venerdi 21 marzo – L’ultima cena …..verso cui tutto culmina….. Sia integro il mio cuore nei tuoi precetti, * perché non resti confuso. Figlio * e allo Spirito Santo. Come era nel principio, e ora e sempre * nei secoli dei secoli. Amen. Gloria al Padre e al Lettura Breve Is 55, 3 Porgete l'orecchio e venite a me, ascoltate e voi vivrete. Io stabilirò per voi un'alleanza eterna, i favori assicurati a Davide. Magnanimità nell’umiltà Magnanimità nell’umiltà. È lo stile di vita del cristiano che voglia realmente essere testimone del vangelo sino agli orizzonti estremi del mondo. I contorni di questo modo d’essere «missionari nella Chiesa» sono stati tratteggiati da Papa Francesco, questa mattina, giovedì 25 aprile, durante l’ormai consueta celebrazione della messa nella cappella della Domus Sanctae Marthae. Tra i concelebranti l’arcivescovo Nikola Eterović, segretario generale del Sinodo dei vescovi, e monsignor Eduardo Horacio García, ausiliare di Buenos Aires. Alla celebrazione di questa mattina hanno partecipato i religiosi e laici membri della Segreteria del Sinodo dei vescovi, un gruppo di gendarmi della Città del Vaticano con il comandante, Domenico Giani, e numerose famiglie. Come sempre il Pontefice ha commentato le letture del giorno, tratte dalla prima lettera di san Pietro (5, 5-14) e dal vangelo di Marco (16, 15-20). «Gesù, prima di salire al cielo, invia gli apostoli a evangelizzare, a predicare il regno. Li invia fino alla fine del mondo. “Andate in tutto il mondo”» ha esordito. E ha poi sottolineato l’universalità della missione della Chiesa, rimarcando il fatto che Gesù non dice agli apostoli di andare a Gerusalemme 25 Venerdi 21 marzo – L’ultima cena …..verso cui tutto culmina….. o nella Galilea, ma li invia in tutto il mondo. Dunque, apre un orizzonte grande. Da ciò si può capire la vera dimensione della «missionarietà della Chiesa», che va avanti predicando «a tutto il mondo. Ma — ha avvertito il Papa — non va avanti da sola; va con Gesù». Dunque gli apostoli partirono e predicarono dappertutto. Ma «il Signore — ha precisato — agiva insieme con loro. Il Signore lavora con tutti quelli che predicano il Vangelo. Questa è la magnanimità che i cristiani devono avere. Un cristiano pusillanime non si capisce. È propria della vocazione cristiana questa magnanimità: sempre di più, sempre di più, sempre di più; sempre avanti». Tuttavia — ha avvertito — può anche capitare qualcosa «che non sia tanto cristiana». A quel punto, «come dobbiamo andare avanti? qual è lo stile che Gesù vuole per i suoi discepoli nella predicazione del Vangelo, in questa missionarietà?» si è chiesto il Pontefice. E ha indicato la risposta nel testo di san Pietro, il quale «ci spiega un po’ questo stile: “Carissimi rivestitevi di umiltà, gli uni verso gli altri, perché Dio resiste ai superbi ma dà grazia agli umili”. Lo stile della predicazione evangelica va su questo atteggiamento, l’umiltà, il servizio, la carità, l’amore fraterno». Il Papa ha poi immaginato la possibile obiezione di un cristiano dinanzi al Signore che propone questo stile: «“Ma Signore, noi dobbiamo conquistare il mondo!”». E ha mostrato cosa ci sia di sbagliato in questo atteggiamento: «Questa parola, “conquistare”, non va. Noi dobbiamo predicare nel mondo. Il cristiano non deve essere come i soldati che quando vincono la battaglia fanno piazza pulita, di tutto». A questo punto Papa Francesco ha fatto riferimento a un testo medioevale nel quale si narra che i cristiani, dopo aver vinto una battaglia e conquistata una città, misero in fila tutti i pagani e li schierarono tra il battistero e la spada, imponendogli di scegliere: l’acqua, cioè il battesimo, o l’arma, cioè la morte. E ha affermato: «Non è questo lo stile del cristiano. Il suo stile è quello di Gesù, umile». 26 Venerdi 21 marzo – L’ultima cena …..verso cui tutto culmina….. Il cristiano — ha spiegato — «predica, annuncia il Vangelo con la sua testimonianza più che con le parole. Mi diceva un vescovo saggio, d’Italia, pochi giorni fa: “Alle volte noi facciamo confusione e pensiamo che la nostra predicazione evangelica deve essere una salus idearum e non una salus animarum, la salute delle idee e non la salute delle anime. Ma come si arriva alla salute delle anime? Con l’umiltà, con la carità. San Tommaso ha una frase bellissima su questo: “È come andare verso quell’orizzonte che non finisce mai perché è sempre un orizzonte”. E allora come procedere con questo atteggiamento cristiano? Lui dice non spaventarsi delle cose grandi. Andare avanti, tenendo conto anche delle piccole cose. Questo è divino. È come una tensione fra il grande e il piccolo; tutte e due, questo è cristiano. La missionarietà cristiana, la predica del Vangelo della Chiesa, va per questa strada». La conferma sta proprio nel vangelo di Marco. Il Papa lo ha notato: «Non si può procedere in altro modo. E nel Vangelo, alla fine, c’è una frase bellissima quando dice che Gesù agiva insieme con loro e “confermava la parola con i segni che l’accompagnavano”. Quando noi andiamo con questa magnanimità e anche con questa umiltà, quando noi non ci spaventiamo delle cose grandi, di questo orizzonte, ma prendiamo anche le cose piccole, come l’umiltà e la carità quotidiana, il Signore conferma la Parola e andiamo avanti. Il trionfo della Chiesa è la risurrezione di Gesù. C’è la croce prima». «Chiediamo oggi al Signore — ha concluso — di diventare missionari nella Chiesa, apostoli nella Chiesa ma con questo spirito: una grande magnanimità e anche una grande umiltà». PAPA FRANCESCO MEDITAZIONE MATTUTINA NELLA CAPPELLA DELLA DOMUS SANCTAE MARTHAE Magnanimità nell’umiltà Giovedì, 25 aprile 2013 (da: L'Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLIII, n. 96, Ven. 26/04/2013) 27 Venerdi 21 marzo – L’ultima cena …..verso cui tutto culmina….. Orazione Dio onnipotente e misericordioso, concedi ai tuoi fedeli di essere intimamente purificati dall'impegno penitenziale della Quaresima, per giungere con spirito nuovo alle prossime feste di Pasqua. Per il nostro Signore. 28 Venerdi 21 marzo – L’ultima cena …..verso cui tutto culmina….. PREGHIERA SERALE Canto d’Ingresso Saluto e monizione In te mi rifugio, Signore, che io non resti confuso in eterno; mi salverai dalla rete che mi hanno teso i nemici, perché tu sei la mia difesa. Dio onnipotente e misericordioso, concedi ai tuoi fedeli di essere intimamente purificati dall'impegno penitenziale della Quaresima, per giungere con spirito nuovo alle prossime feste di Pasqua. Per il nostro Signore... SALMO 71, 1-11 (I) Aperti i loro scrigni, gli offrirono in dono oro, incenso e mirra (Mt 2, 11). Dio, dà al re il tuo giudizio, * al figlio del re la tua giustizia; regga con giustizia il tuo popolo * e i tuoi poveri con rettitudine. Le montagne portino pace al popolo * e le colline giustizia. Ai miseri del suo popolo renderà giustizia, † salverà i figli dei poveri * e abbatterà l'oppressore. 29 Venerdi 21 marzo – L’ultima cena …..verso cui tutto culmina….. Il suo regno durerà quanto il sole, * quanto la luna, per tutti i secoli. Scenderà come pioggia sull'erba, * come acqua che irrora la terra. Nei suoi giorni fiorirà la giustizia † e abbonderà la pace, * finché non si spenga la luna. E dominerà da mare a mare, * dal fiume sino ai confini della terra. A lui si piegheranno gli abitanti del deserto, * lambiranno la polvere i suoi nemici. I re di Tarsis e delle isole porteranno offerte, * i re degli Arabi e di Saba offriranno tributi. A lui tutti i re si prostreranno, * lo serviranno tutte le nazioni. Gloria al Padre e al Figlio * e allo Spirito Santo. Come era nel principio, e ora e sempre * nei secoli dei secoli. Amen. Canto al Vangelo Dal Vangelo secondo Giovanni ( 13, 1-15) 1 Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine. 2 Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in 30 Venerdi 21 marzo – L’ultima cena …..verso cui tutto culmina….. cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, 3Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, 4 si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. 5Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugamano di cui si era cinto. 6Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: "Signore, tu lavi i piedi a me?". 7Rispose Gesù: "Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo". 8 Gli disse Pietro: "Tu non mi laverai i piedi in eterno!". Gli rispose Gesù: "Se non ti laverò, non avrai parte con me". 9 Gli disse Simon Pietro: "Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!". 10Soggiunse Gesù: "Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti". 11Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: "Non tutti siete puri". 12 Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: "Capite quello che ho fatto per voi? 13Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. 14Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. 15Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi. Invocazione allo Spirito Santo Vieni, o Spirito Santo, e da' a noi un cuore nuovo, che ravvivi in noi tutti i doni da Te ricevuti con la gioia di essere Cristiani, un cuore nuovo sempre giovane e 31 Venerdi 21 marzo – L’ultima cena …..verso cui tutto culmina….. lieto. Vieni, o Spirito Santo, e da' a noi un cuore grande, aperto alla Tua silenziosa e potente parola ispiratrice, e chiuso ad ogni meschina ambizione, un cuore grande e forte ad amare tutti, a tutti servire, con tutti soffrire; un cuore grande, forte, solo beato di palpitare col cuore di Dio. (Paolo VI) Vieni, o Spirito Santo, e da' a noi un cuore puro, allenato ad amare Dio, un cuore puro, che non conosca il male se non per definirlo, per combatterlo e per fuggirlo; un cuore puro, come quello di un fanciullo, capace di entusiasmarsi e di trepidare. MEDITAZIONE Preghiera silenziosa - adorazione Per riflettere: Gv. 6, 26-58 32 Venerdi 21 marzo – L’ultima cena …..verso cui tutto culmina….. DAL BASSO E sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo Mondo al Padre... versa dell'acqua in un catino e comincia lavare i piedi ai discepoli. La sua ora è giunta. E il primo gesto che scatta da quel fatale colpo di gong, in un rito che sembra predisposto, è andare a prendere un catino. Il Vangelo c'impone come ovvia questa logica, questa consequenzialità espressa in un giro di stretta grammatica: sapendo che la sua ora era giunta, cominciò a… .Che cosa comincia a fare, nel cenacolo, visto che deve morire? In che direzione scocca la sua prima, quasi automatica obbedienza al messaggio nero? Alzarsi da mensa, strapparsi al benessere d'una siesta incantata, lavare dei piedi. Che cosa deve fare chi sa che di lì a poco morirà? Se ama qualcuno e ha qualcosa da lasciargli deve dettare il testamento. Noi ci facciamo portare della carta e una penna. Cristo va a prendere un catino, un asciugatoio, versa delI' acqua in un recipiente. Il testamento comincia qui; qui, con l'ultimo piede asciugato, potrebbe addirittura finire. Curvi su un foglio, noi scriviamo: "lascio la mia casa, i miei poderi a ...". Gesù, curvo sul pavimento, deterge entro I'acqua i piedi dei suoi amici: nel silenzio della stanza dura a lungo lo sciacquio discreto, il respiro dell'inginocchiato si fa un poco più pesante nel passar dei minuti, i capelli gli piovono sulla fronte. Cristo è lì all'opera, è al livello dei cani che sotto il tavolo rosicchiano l'ultimo osso spolpato dell'agnello e interrompono la loro cena pasquale per scrutare meravigliati quell'uomo che adesso è anche lui su quattro zampe. Dal basso, sì, ha voluto cominciare a salvarci. Nell'ultimo quadro ci dominerà di lassù, dal trave insanguinato, con le braccia aperte ("Quando sarò innalzato trarrò tutto il mondo a me"). Ma l'inizio è questo: rattrappito come una bestia sui nostri alluci callosi, sulle nostre impoetiche unghie, sui nostri odori più scostanti. Si concede questa regale gioia di umiliarsi. 33 Venerdi 21 marzo – L’ultima cena …..verso cui tutto culmina….. Come hai potuto amare i nostri piedi? Sopra appena di qualche spanna, Signore, la materia dì cui siamo fatti non è così goffa e volgare, ci sono pezzi di noi anche belli, amabili. Filippo ha un profilo di gaio uccello, Giovanni ha dolci e lunghi occhi di ragazzo; ma a questo livello non c'è amicizia, non c'è gradevolezza di rapporto. Il piede è lontano chilometri dal sorriso di chi lo possiede, il piede è questo animale rozzo e selvatico, a guardare un piede è più duro credere all'anima dell'uomo, più facile convincerci che siamo un provvisorio fantoccio destinato a dissolversi. Per questo forse i morti sono tutto piedi, li ostentano in avanti senza più alcun pudore. Per questo, da vivi, con istintiva vergogna noi ritiriamo il piede da chi sorprende questa nostra estranea propaggine. Come fa Pietro: « Tu non mi laverai i piedi in eterno ». Non fu lo zelo di non essere servito, pescatore, che ti ha fatto gridare quella protesta, fu un oscuro rispetto umano: i nostri piedi, anche se fanno tenerezza, se fanno storia col loro mai deluso andare, sono ridicoli e sporchi. Soltanto nostra madre ha potuto maneggiare senza scandalo i nostri piedi. Invece è proprio in questo cedere di ogni vergogna sotto la manipolazíone del Cristo-madre, nell'identificare lui curvo suI catino con lei quando ci nettava d'ogni sporcizia, che deve passare la nostra salvezza. « Se io non ti laverò, non avrai parte con me. » Diventare tutti madri, creature senza ripugnanze; perché in lui al di sopra ancora del maestro c'è la madre, e solo nel prendere lei ad esempio - come solo nel rifarci piccoli – si fa realtà il Regno. « Intendete voi quello che io vi ho fatto? Voi mi chiamate il maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque ho lavato a voi i piedi io, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni agli altri. Io vi ho dato l'esempio, affinchè facciate anche voi come ho fatto io. » Vi ho dato l'esempio... Se dovessi scegliermi una reliquia della passione, raccoglierei tra i flagelli e le lance quel tondo catino di acqua sporca. Girare il mondo con quel recipiente sotto il braccio, guardare solo i talloni della gente; e a ogni piede cingermi 34 Venerdi 21 marzo – L’ultima cena …..verso cui tutto culmina….. l'asciugatoio, curvarmi giù, non alzare mai gli occhi oltre i polpacci, così da non distinguere gli amici dai nemici. Lavare i piedi all'ateo, al cocainomane, al mercante d'armi, all'assassino del ragazzo nel canneto, allo sfruttatore della prostituta nel vicolo, al suicida, in silenzio: finché abbiano capito. A me non è dato poi di alzarmi per trasformare me stesso in pane e in vino, per sudare sangue, per sfidare le spine e i chiodi. La mia passione, la mia imitazione di Gesù morituro può fermarsi a questo. (da VOLETE ANDARVENE ANCHE VOI? Una vita di Cristo - di Luigi Santucci) Dalla testa ai piedi Carissimi, cenere in testa e acqua sui piedi. Una strada, apparentemente, poco meno di due metri. Ma, in verità, molto più lunga e faticosa. Perché si tratta di partire dalla propria testa per arrivare ai piedi degli altri. A percorrerla non bastano i quaranta giorni che vanno dal mercoledì delle ceneri al giovedì santo. Occorre tutta una vita, di cui il tempo quaresimale vuole essere la riduzione in scala. Pentimento e servizio. Sono le due grandi prediche che la Chiesa affida alla cenere e all'acqua, più che alle parole. Non c'è credente che non venga sedotto dal fascino di queste due prediche. Le altre, quelle fatte dai pulpiti, forse si dimenticano subito. Queste, invece, no: perché espresse con i simboli, che parlano un "linguaggio a lunga conservazione". È difficile, per esempio, sottrarsi all'urto di quella cenere. Benché leggerissima, scende sul capo con la violenza della grandine. E trasforma in un'autentica martellata quel richiamo all'unica cosa che conta: "Convertiti e credi al Vangelo". Peccato che non tutti conoscono la rubrica del messale, secondo cui le ceneri debbono essere ricavate dai rami d'ulivo benedetti nell'ultima domenica delle palme. Se no, le allusioni all'impegno per la pace, all'accoglienza del Cristo, al riconoscimento della sua unica signoria, alla speranza di ingressi definitivi nella Gerusalemme del 35 Venerdi 21 marzo – L’ultima cena …..verso cui tutto culmina….. cielo, diverrebbero itinerari ben più concreti di un cammino di conversione. Quello "shampoo alla cenere", comunque, rimane impresso per sempre: ben oltre il tempo in cui, tra i capelli soffici, ti ritrovi detriti terrosi che il mattino seguente, sparsi sul guanciale, fanno pensare per un attimo alle squame già cadute dalle croste del nostro peccato. Così pure rimane indelebile per sempre quel tintinnare dell'acqua nel catino. È la predica più antica che ognuno di noi ricordi. Da bambini, l'abbiamo "udita con gli occhi", pieni di stupore, dopo aver sgomitato tra cento fianchi, per passare in prima fila e spiare da vicino le emozioni della gente. Una predica, quella del giovedì santo, costruita con dodici identiche frasi: ma senza monotonia. Ricca di tenerezze, benché articolata su un prevedibile copione. Priva di retorica, pur nel ripetersi di passaggi scontati: l'offertorio di un piede, il levarsi di una brocca, il frullare di un asciugatoio, il sigillo di un bacio. Una predica strana. Perché a pronunciarla senza parole, genuflesso davanti a dodici simboli della povertà umana, è un uomo che la mente ricorda in ginocchio solo davanti alle ostie consacrate. Miraggio o dissolvenza? Abbaglio provocato dal sonno, o simbolo per chi veglia nell'attesa di Cristo? "Una tantum" per la sera dei paradossi, o prontuario plastico per le nostre scelte quotidiane? Potenza evocatrice dei segni! Intraprendiamo, allora, il viaggio quaresimale, sospeso tra cenere e acqua. La cenere ci bruci sul capo, come fosse appena uscita dal cratere di un vulcano. Per spegnerne l'ardore, mettiamoci alla ricerca dell'acqua da versare... sui piedi degli altri. Pentimento e servizio. Binari obbligati su cui deve scivolare il cammino del nostro ritorno a casa. Cenere e acqua. Ingredienti primordiali del bucato di un tempo. Ma, soprattutto, simboli di una conversione completa, che vuole afferrarci finalmente dalla testa ai piedi. Un grande augurio. (Don Tonino Bello) 36 Venerdi 21 marzo – L’ultima cena …..verso cui tutto culmina….. Invocazioni Celebriamo la misericordia del Padre che ci ha illuminati con la grazia dello Spirito Santo, perché la nostra vita risplenda con la luce della fede e delle opere. Preghiamo insieme e diciamo: Santifica, Padre, il popolo redento da Cristo. Fonte e artefice di ogni santità, unisci più intimamente a Cristo, mediante il mistero eucaristico, i vescovi, i presbiteri e i diaconi, - perché si ravvivi in loro la grazia, che hanno ricevuto con l'imposizione delle mani. Insegna ai tuoi fedeli a partecipare in modo attivo e consapevole alla mensa della parola e del corpo di Cristo, - perché esprimano nella vita ciò che hanno ricevuto mediante la fede e i sacramenti. Fa' che riconosciamo la dignità di tutti gli uomini, che Cristo ha redenti a prezzo del suo sangue, - e rispettiamo la libertà di coscienza dei nostri fratelli. Fa' che gli uomini imparino a frenare la cupidigia di danaro e di potere, - e si aprano generosamente alla comprensione e all'aiuto del prossimo. Abbi pietà dei fedeli, che oggi hai chiamato a te da questa vita, - concedi loro l'eredità eterna nel tuo regno. 37 Venerdi 21 marzo – L’ultima cena …..verso cui tutto culmina….. Padre nostro Orazione O Dio, che salvi i peccatori e li chiami alla tua amicizia, volgi verso di te i nostri cuori e donaci il fervore del tuo Spirito perché possiamo esser saldi nella fede e operosi nella carità. Per il nostro Signore. Benedizione 38 Sabato 22 marzo – La vita pasquale …..uno stile per sempre….. Sabato 22 marzo LA VITA PASQUALE …….uno stile per sempre……. Preghiera del mattino Signore, apri le mie labbra e la mia bocca proclami la tua lode Ricorda che ci plasmasti col soffio del tuo Spirito: siam tua vigna, tuo popolo, e opera delle tue mani. guidaci con la tua grazia alla vittoria pasquale. Sia lode al Padre altissimo, al Figlio e al Santo Spirito com'era nel principio, ora e nei secoli eterni. Amen. Perdona i nostri errori, sana le nostre ferite, SALMO 91 Chi rimane in me ed io in lui, fa molto frutto: perché senza di me non potete far nulla (Gv 15, 5). E' bello dar lode al Signore * e cantare al tuo nome, o Altissimo, annunziare al mattino il tuo amore, * la tua fedeltà lungo la notte, 39 Sabato 22 marzo – La vita pasquale …..uno stile per sempre….. sull'arpa a dieci corde e sulla lira, * con canti sulla cetra. ecco, i tuoi nemici periranno, * saranno dispersi tutti i malfattori. Poiché mi rallegri, Signore, con le tue meraviglie, * esulto per l'opera delle tue mani. Tu mi doni la forza di un bufalo, * mi cospargi di olio splendente. Come sono grandi le tue opere, Signore, * quanto profondi i tuoi pensieri! L'uomo insensato non intende * e lo stolto non capisce: I miei occhi disprezzeranno i miei nemici, † e contro gli iniqui che mi assalgono * i miei orecchi udranno cose infauste. Il giusto fiorirà come palma, * crescerà come cedro del Libano; piantati nella casa del Signore, * fioriranno negli atri del nostro Dio. se i peccatori germogliano come l'erba * e fioriscono tutti i malfattori, li attende una rovina eterna: * ma tu sei l'eccelso per sempre, o Signore. Nella vecchiaia daranno ancora frutti, * saranno vegeti e rigogliosi, Ecco, i tuoi nemici, o Signore, † 40 Sabato 22 marzo – La vita pasquale …..uno stile per sempre….. per annunziare quanto è retto il Signore: * mia roccia, in lui non c'è ingiustizia. Figlio, * e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre * nei secoli dei secoli. Amen . Gloria al Padre e al Dal Libro del profeta Isaia ( 1, 16-18) Lavatevi, purificatevi, togliete dalla mia vista il male delle vostre azioni. Cessate di fare il male, imparate a fare il bene, ricercate la giustizia, soccorrete l'oppresso, rendete giustizia all'orfano, difendete la causa della vedova. Su, venite e discutiamo, dice il Signore. Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve. Se fossero rossi come porpora, diventeranno come lana. L'umiltà: esigenza costituzionale per un vero cristiano ……….. Il confronto personale con quello dei nostri simili non resiste, di solito, alla giusta misura in cui dovrebbe essere contenuto. Possiamo quasi dire che l’umiltà, cioè la conoscenza dei nostri limiti, non è virtù sociale. Il confronto con gli altri ci fa spesso pietosi verso noi stessi, e orgogliosi verso il prossimo; ricordate la parabola del fariseo e del pubblicano al tempio, quando il primo dice di sé: « io non sono come gli altri ... » (Luc. 18, 11). Sono messi così allo scoperto due malanni capitali della psicologia umana, colpevoli delle rovine più estese e più gravi dell’umanità: l’egoismo e l’orgoglio. L’uomo allora fa centro su se stesso nella estimazione dei valori della vita; egli si fa primo; egli si fa unico. La sua arte di vivere consiste nel pensare a se stesso e nel sottomettere gli altri. Tutti i grandi disordini sociali e politici 41 Sabato 22 marzo – La vita pasquale …..uno stile per sempre….. hanno nell’egoismo e nell’orgoglio il loro bacino di cultura, dove tanti istinti umani e tante capacità d’azione trovano il loro profondo alimento, ma dove l’amore non c’è più. Ed anche dove questo sovrano sentimento ancora sopravvive, ma intriso com’è d’egoismo e d’orgoglio, si deforma e si deprava; diventa egoismo collettivo, diventa orgoglio di prestigio comunitario. L’amore vi ha perduto la sua migliore e cristiana caratteristica, l’universalità, e perciò la sua vera autenticità, il suo sincero disinteresse, la sua meravigliosa capacità di scoprire, conoscere, servire le sofferenze degli altri, con cuore magnanimo, come Cristo con la parola e con l’esempio c’insegnò. Questa parentela fra l’umiltà e l’amore, fra l’umiltà e la fortezza d’animo, fra l’umiltà e l’esercizio dell’autorità indispensabile alla giustizia e al bene comune, e infine fra l’umiltà e la preghiera, potrebbe e dovrebbe essere oggetto di ulteriore riflessione; basti ora a noi aver rivendicato il posto che le spetta nella rinnovazione cristiana, che andiamo cercando, un posto indispensabile e capitale, quello di una virtù, come dice S. Tommaso, dietro la scorta di Cristo (Matth. 11, 29; 18, 2) è, dopo quelle teologali e la giustizia, « excellentissima et potissima », l’ottima e la preferibile (S. THOMAE Summa Theologiae, II-IIæ, 161, 5; cfr. S. AUGUSTINI De verb. Dom., serm. 69, 1; PL 38, 441). (PAOLO VI UDIENZA GENERALE Mercoledì, 5 febbraio 1975) Invocazioni Rendiamo grazie sempre e in ogni luogo al Cristo salvatore, e rivolgiamo a lui la nostra comune preghiera: Soccorrici con la forza del tuo Spirito, Signore. Custodisci la castità del nostro corpo e del nostro cuore, - perché siamo tempio vivo dello Spirito Santo. 42 Sabato 22 marzo – La vita pasquale …..uno stile per sempre….. Rendici fin d'ora disponibili all'aiuto fraterno, - fa' che tutto il giorno trascorra nell'adesione piena alla tua volontà. Rendici solleciti non del cibo che perisce, - ma di quello che dura per la vita eterna e che tu ci dai. La Madre tua, rifugio dei peccatori, interceda per la nostra salvezza, - e ci ottenga il perdono dei peccati. Padre nostro. Orazione O Dio, che per mezzo dei sacramenti ci rendi partecipi del tuo mistero di gloria, guidaci attraverso le esperienze della vita, perché possiamo giungere alla splendida luce in cui è la tua dimora. Per il nostro Signore. 43 Sabato 22 marzo – La vita pasquale …..uno stile per sempre….. Preghiera a metà giornata Glorioso e potente Signore, che alterni i ritmi del tempo, irradi di luce il mattino e accendi di fuochi il meriggio, infondi vigore alle membra, ai cuori concedi la pace. Sia gloria al Padre ed al Figlio, sia onore al Santo Spirito, all'unico e trino Signore sia lode nei secoli eterni. Amen tu placa le tristi contese, estingui la fiamma dell'ira, SALMO 60 Quando verrà disfatto questo corpo, nostra abitazione sulla terra, riceveremo un'abitazione da Dio, una dimora eterna ... nei cieli (2 Cor 5, 1). Ascolta, o Dio, il mio grido, * sii attento alla mia preghiera. Tu sei per me rifugio, * torre salda davanti all'avversario. Dimorerò nella tua tenda per sempre, * all'ombra delle tue ali troverò riparo; Dai confini della terra io t'invoco; † mentre il mio cuore viene meno, * guidami su rupe inaccessibile. perché tu, Dio, hai ascoltato i miei voti, * 44 Sabato 22 marzo – La vita pasquale …..uno stile per sempre….. mi hai dato l'eredità di chi teme il tuo nome. Allora canterò inni al tuo nome, sempre, * sciogliendo i miei voti giorno per giorno. Ai giorni del re aggiungi altri giorni, * per molte generazioni siano i suoi anni. Regni per sempre sotto gli occhi di Dio; * grazia e fedeltà lo custodiscano. Gloria al Padre e al Figlio * e allo Spirito Santo. Come era nel principio, e ora e sempre * nei secoli dei secoli. Amen. Lettura Breve Cfr. Is 44, 21-22 Ricorda che tu sei mio servo. Io ti ho formato, mio servo sei tu; Israele, non sarai dimenticato da me. Ho dissipato come nube le tue iniquità e i tuoi peccati come una nuvola. Ritorna a me, poiché io ti ho redento. La contemplazione e la forza della preghiera (2Cor 12, 1-10) Cari fratelli e sorelle, l’incontro quotidiano con il Signore e la frequenza ai Sacramenti permettono di aprire la nostra mente e il nostro cuore alla sua presenza, alle sue parole, alla sua azione. La preghiera non è solamente il respiro dell’anima, ma, per usare un’immagine, è anche l’oasi di pace in cui possiamo attingere l’acqua che alimenta la nostra vita spirituale e trasforma la nostra esistenza. E Dio ci attira verso di sé, ci fa salire il monte della santità, perché siamo sempre più vicini a Lui, offrendoci lungo il cammino luci e consolazioni. Questa è l’esperienza personale a cui san Paolo fa 45 Sabato 22 marzo – La vita pasquale …..uno stile per sempre….. riferimento nel capitolo 12 della Seconda Lettera ai Corinzi, sul quale desidero soffermarmi oggi. Di fronte a chi contestava la legittimità del suo apostolato, egli non elenca tanto le comunità che ha fondato, i chilometri che ha percorso; non si limita a ricordare le difficoltà e le opposizioni che ha affrontato per annunciare il Vangelo, ma indica il suo rapporto con il Signore, un rapporto così intenso da essere caratterizzato anche da momenti di estasi, di contemplazione profonda (cfr 2 Cor 12,1); quindi non si vanta di ciò che ha fatto lui, della sua forza, delle sua attività e successi, ma si vanta dell’azione che ha fatto Dio in lui e tramite lui. Con grande pudore egli racconta, infatti, il momento in cui visse l’esperienza particolare di essere rapito sino al cielo di Dio. Egli ricorda che quattordici anni prima dall’invio della Lettera «fu rapito - così dice - fino al terzo cielo» (v. 2). Con il linguaggio e i modi di chi racconta ciò che non si può raccontare, san Paolo parla di quel fatto addirittura in terza persona; afferma che un uomo fu rapito nel «giardino» di Dio, in paradiso. La contemplazione è così profonda e intensa che l’Apostolo non ricorda neppure i contenuti della rivelazione ricevuta, ma ha ben presenti la data e le circostanze in cui il Signore lo ha afferrato in modo così totale, lo ha attirato a sé, come aveva fatto sulla strada di Damasco al momento della sua conversione (cfr Fil 3,12). San Paolo continua dicendo che proprio per non montare in superbia per la grandezza delle rivelazioni ricevute, egli porta in sé una «spina» (2 Cor 12,7), una sofferenza, e supplica con forza il Risorto di essere liberato dall’inviato del Maligno, da questa spina dolorosa nella carne. Per tre volte – riferisce – ha pregato insistentemente il Signore di allontanare questa prova. Ed è in questa situazione che, nella contemplazione profonda di Dio, durante la quale «udì parole indicibili che non è lecito ad alcuno pronunciare» (v. 4), riceve risposta alla sua supplica. Il Risorto gli rivolge una parola chiara e rassicurante: «Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza» (v. 9). Il commento di Paolo a queste parole può lasciare stupiti, ma rivela come egli abbia compreso che cosa significa essere 46 Sabato 22 marzo – La vita pasquale …..uno stile per sempre….. veramente apostolo del Vangelo. Esclama, infatti così: «Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie debolezze, negli oltraggi, nelle difficoltà, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: infatti quando sono debole, è allora che sono forte» (vv. 9b-10), cioè non si vanta delle sue azioni, ma dell'attività di Cristo che agisce proprio nella sua debolezza. Soffermiamoci ancora un momento su questo fatto avvenuto durante gli anni in cui san Paolo visse in silenzio e in contemplazione, prima di iniziare a percorrere l’Occidente per annunciare Cristo, perché questo atteggiamento di profonda umiltà e fiducia di fronte al manifestarsi di Dio è fondamentale anche per la nostra preghiera e per la nostra vita, per la nostra relazione a Dio e alle nostre debolezze. Anzitutto, di quali debolezze parla l’Apostolo? Che cosa è questa «spina» nella carne? Non lo sappiamo e non lo dice, ma il suo atteggiamento fa comprendere che ogni difficoltà nella sequela di Cristo e nella testimonianza del suo Vangelo può essere superata aprendosi con fiducia all’azione del Signore. San Paolo è ben consapevole di essere un «servo inutile» (Lc 17,10) - non è lui che ha fatto le cose grandi, è il Signore - , un «vaso di creta» (2 Cor 4,7), in cui Dio pone la ricchezza e la potenza della sua Grazia. In questo momento di intensa preghiera contemplativa, san Paolo comprende con chiarezza come affrontare e vivere ogni evento, soprattutto la sofferenza, la difficoltà, la persecuzione: nel momento in cui si sperimenta la propria debolezza, si manifesta la potenza di Dio, che non abbandona, non lascia soli, ma diventa sostegno e forza. Certo, Paolo avrebbe preferito essere liberato da questa «spina», da questa sofferenza; ma Dio dice: «No, questo è necessario per te. Avrai sufficiente grazia per resistere e per fare quanto deve essere fatto. Questo vale anche per noi. Il Signore non ci libera dai mali, ma ci aiuta a maturare nelle sofferenze, nelle difficoltà, nelle persecuzioni. La fede, quindi, ci dice che, se rimaniamo in Dio, «se anche il nostro uomo esteriore si va disfacendo, ci sono tante difficoltà, quello interiore invece si rinnova, matura di giorno in giorno proprio nelle prove» 47 Sabato 22 marzo – La vita pasquale …..uno stile per sempre….. (cfr v. 16). L’Apostolo comunica ai cristiani di Corinto e anche a noi che «il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria» (v. 17) In realtà, umanamente parlando, non era leggero il peso delle difficoltà, era gravissimo; ma in confronto con l'amore di Dio, con la grandezza dell'essere amato da Dio, appare leggero, sapendo che la quantità della gloria sarà smisurata. Quindi, nella misura in cui cresce la nostra unione con il Signore e si fa intensa la nostra preghiera, anche noi andiamo all’essenziale e comprendiamo che non è la potenza dei nostri mezzi, delle nostre virtù, delle nostre capacità che realizza il Regno di Dio, ma è Dio che opera meraviglie proprio attraverso la nostra debolezza, la nostra inadeguatezza all'incarico. Dobbiamo, quindi, avere l’umiltà di non confidare semplicemente in noi stessi, ma di lavorare, con l'aiuto del Signore, nella vigna del Signore, affidandoci a Lui come fragili «vasi di creta». San Paolo riferisce di due particolari rivelazioni che hanno cambiato radicalmente la sua vita. La prima - lo sappiamo - è la domanda sconvolgente sulla strada di Damasco: «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?» (At 9,4), domanda che lo ha portato a scoprire e incontrare Cristo vivo e presente, e a sentire la sua chiamata ad essere apostolo del Vangelo. La seconda sono le parole che il Signore gli ha rivolto nell’esperienza di preghiera contemplativa su cui stiamo riflettendo: «Ti basta la mia grazia: la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza». Solo la fede, il confidare nell’azione di Dio, nella bontà di Dio che non ci abbandona, è la garanzia di non lavorare invano. Così la Grazia del Signore è stata la forza che ha accompagnato san Paolo nelle immani fatiche per diffondere il Vangelo e il suo cuore è entrato nel cuore di Cristo, diventando capace di condurre gli altri verso Colui che è morto ed è risorto per noi. Nella preghiera noi apriamo, quindi, il nostro animo al Signore affinché Egli venga ad abitare la nostra debolezza, trasformandola in forza per il Vangelo. Ed è ricco di significato anche il verbo greco con cui Paolo descrive questo dimorare del Signore nella sua fragile umanità; usa episkenoo, che potremmo 48 Sabato 22 marzo – La vita pasquale …..uno stile per sempre….. rendere con «porre la propria tenda». Il Signore continua a porre la sua tenda in noi, in mezzo a noi: è il Mistero dell’Incarnazione. Lo stesso Verbo divino, che è venuto a dimorare nella nostra umanità, vuole abitare in noi, piantare in noi la sua tenda, per illuminare e trasformare la nostra vita e il mondo. ……….. . Nella preghiera, nella contemplazione quotidiana del Signore, noi riceviamo la forza dell’amore di Dio e sentiamo che sono vere le parole di san Paolo ai cristiani di Roma, dove ha scritto: «Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli, né principati, né presente né avvenire,né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore» (Rm 8,3839). In un mondo in cui rischiamo di confidare solamente sull’efficienza e la potenza dei mezzi umani, in questo mondo siamo chiamati a riscoprire e testimoniare la potenza di Dio che si comunica nella preghiera, con la quale cresciamo ogni giorno nel conformare la nostra vita a quella di Cristo, il quale - come afferma Paolo - «fu crocifisso per la sua debolezza, ma vive per la potenza di Dio. E anche noi siamo deboli in lui, ma vivremo con lui per la potenza di Dio a vostro vantaggio» (2 Cor 13,4). ……….. Anche nella nostra vita di preghiera possiamo, quindi, avere momenti di particolare intensità, forse, in cui sentiamo più viva la presenza del Signore, ma è importante la costanza, la fedeltà del rapporto con Dio, soprattutto nelle situazioni di aridità, di difficoltà, di sofferenza, di apparente assenza di Dio. Soltanto se siamo afferrati dall’amore di Cristo, saremo in grado di affrontare ogni avversità come Paolo, convinti che tutto possiamo in Colui che ci dà la forza (cfr Fil 4,13). Quindi, quanto più diamo spazio alla preghiera, tanto più vedremo che la nostra vita si trasformerà e sarà animata dalla forza concreta dell’amore di Dio. Così avvenne, ad esempio, per la beata Madre Teresa di Calcutta, che nella contemplazione di Gesù e proprio anche in tempi di lunga aridità trovava la ragione ultima e la forza incredibile per 49 Sabato 22 marzo – La vita pasquale …..uno stile per sempre….. riconoscerlo nei poveri e negli abbandonati, nonostante la sua fragile figura. La contemplazione di Cristo nella nostra vita non ci estranea - come ho già detto - dalla realtà, bensì ci rende ancora più partecipi delle vicende umane, perché il Signore, attirandoci a sé nella preghiera, ci permette di farci presenti e prossimi ad ogni fratello nel suo amore. Grazie (BENEDETTO XVI UDIENZA GENERALE Aula Paolo VI Mercoledì, 13 Giugno 2012) Orazione O Dio, che per mezzo dei sacramenti ci rendi partecipi del tuo mistero di gloria, guidaci attraverso le esperienze della vita, perché possiamo giungere alla splendida luce in cui è la tua dimora. 50 Sabato 22 marzo – La vita pasquale …..uno stile per sempre….. PREGHIERA SERALE Canto d’Ingresso Saluto e monizione Paziente e misericordioso è il Signore, lento all'ira e ricco di grazia. Buono è il Signore per tutti, e la sua misericordia si estende a tutte le sue creature. O Dio, che per mezzo dei sacramenti ci rendi partecipi del tuo mistero di gloria, guidaci attraverso le esperienze della vita, perché possiamo giungere alla splendida luce in cui è la tua dimora. Per il nostro Signore... SALMO 8 Tutto ha sottomesso ai suoi piedi, e lo ha costituito su tutte le cose a capo della Chiesa (Ef 1, 22). O Signore, nostro Dio, † quanto è grande il tuo nome su tutta la terra: * † sopra i cieli si innalza la tua magnificenza. Con la bocca dei bimbi e dei lattanti † affermi la tua potenza contro i tuoi avversari, * per ridurre al silenzio nemici e ribelli. Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita, * la luna e le stelle che tu hai fissate, che cosa è l'uomo perché te ne ricordi, * il figlio dell'uomo perché te ne curi? 51 Sabato 22 marzo – La vita pasquale …..uno stile per sempre….. Eppure l'hai fatto poco meno degli angeli, * di gloria e di onore lo hai coronato: gli hai dato potere sulle opere delle tue mani, * tutto hai posto sotto i suoi piedi; tutti i greggi e gli armenti, * tutte le bestie della campagna; gli uccelli del cielo e i pesci del mare, * che percorrono le vie del mare. O Signore, nostro Dio, * quanto è grande il tuo nome su tutta la terra! Gloria al Padre e al Figlio, * e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre * nei secoli dei secoli. Amen . Canto al Vangelo Dal Vangelo secondo Giovanni ( 21, 15-19) 15 Quand'ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: "Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?". Gli rispose: "Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene". Gli disse: "Pasci i miei agnelli". 16Gli disse di nuovo, per la seconda volta: "Simone, figlio di Giovanni, mi ami?". Gli rispose: "Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene". Gli disse: "Pascola le mie pecore". 17Gli disse per la terza volta: "Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?". Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: "Mi vuoi 52 Sabato 22 marzo – La vita pasquale …..uno stile per sempre….. bene?", e gli disse: "Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene". Gli rispose Gesù: "Pasci le mie pecore. 18In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi". 19Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: "Seguimi". Invocazione allo Spirito Santo Padre Santo! – nel nome di Gesù manda il tuo Spirito a rinnovare il mondo Vieni, o Spirito di Sapienza, distaccaci dalle cose della terra, e infondici amore e gusto per le cose del cielo. Rit. Manda il tuo Spirito a rinnovare il mondo! Vieni, o Spirito d’Intelletto, rischiara la nostra mente con la luce dell’eterna verità e arricchiscila di santi pensieri. Rit. Manda il tuo Spirito a rinnovare il mondo! Vieni, o Spirito di Consiglio, rendici docili alle tue ispirazioni e guidaci sulla via della salute. Rit. Manda il tuo Spirito a rinnovare il mondo! 53 Sabato 22 marzo – La vita pasquale …..uno stile per sempre….. Vieni, o Spirito di Fortezza, donaci forza, costanza e vittoria nelle battaglie contro i nostri spirituali nemici. Rit. Manda il tuo Spirito a rinnovare il mondo! Vieni, o Spirito di Scienza, sii Maestro alle anime nostre, e aiutaci a mettere in pratica i tuoi insegnamenti. Rit. Manda il tuo Spirito a rinnovare il mondo! Vieni, o Spirito di Pietà, vieni a dimorare nel nostro cuore per possederne e santificarne tutti gli affetti. Rit. Manda il tuo Spirito a rinnovare il mondo! Vieni, o Spirito di Santo Timore, regna sulla nostra volontà, e fa che siamo sempre disposti a soffrire ogni male anziché peccare. Rit. Manda il tuo Spirito a rinnovare il mondo! MEDITAZIONE Preghiera silenziosa - adorazione Per riflettere: Lc. 24, 13-35 54 Sabato 22 marzo – La vita pasquale …..uno stile per sempre….. Lettera a un educatore che si sente fallito Caro/a Ti sarai accorto che, scrivendo questa lettera pastorale, ho pensato costantemente a te. Oserei dire che la ettera me l’hai ispirata tu, partecipandomi la tua sofferenza e le tue domande, che ho fatte mie senza troppo sforzo perché anch’io nella mia vita mi sono sentito spesso un “educatore fallito”. Conosco l’amarezza che si prova quando, dopo aver cercato di donarti con onestà e generosità per la crescita di quelli che Dio ti ha affidato (nonostante e attraverso tutti i tuoi limiti), ti sembra che tutto (o quasi) sia stato inutile, perché essi se ne sono andati per la loro strada, a volte anche compiendo scelte che ti hanno fatto molto soffrire e che più ancora - ti sembra - fanno soffrire il cuore del Padre. Arrivi a pensare che hai sbagliato tu e che – avendo agito in buona fede - continuerai ancora probabilmente a sbagliare con altri. Ti viene allora la tentazione di fermarti, di rinunciare, di credere che il compito educativo non è per te. Ho pensato a quello che deve aver provato Gesù davanti al tradimento di Giuda e al rinnegamento di Pietro: non ti nascondo che l’idea del “fallimento educativo” di dio mi ha come sollevato il cuore, riempiendolo di una certa indicibile pace. Non che essa mi faccia avvertire di meno la serietà e la tragicità del “fallimento”; l’albero da cui Giuda pende impiccato resta un’immagine infinitamente dolorosa e amara davanti alla quale non so che tacere. Ma ho anche pensato a come il Risorto ha saputo integrare il fallimento nella continuità e nella fedeltà dell’amore ai suoi “sino alla fine”. Mi è venuto in mente il dialogo tra Gesù e Pietro sulle rive del lago di Tiberiade: in quel momento l’itinerario educativo portato avanti dal Signore nei confronti dei suoi era a una svolta decisiva. Il ricordo, la nostalgia e anche la tristezza delle cose passate potevano paralizzare i suoi, o aprirli a un nuovo, sorprendente inizio. E’ allora che Gesù mi sembra operare un salto che consente di fatto a Pietro e agli altri di cominciare non soltanto “di nuovo” ma “in modo nuovo”. 55 Sabato 22 marzo – La vita pasquale …..uno stile per sempre….. Rivolgendosi a Simone, Gesù gli chiede: “Mi ami tu più di costoro?”. Richiesta esorbitante non solo perché rivolta a chi aveva rinnegato il suo Signore, non solo per quel curioso “più di costoro”, ma anche e specialmente perché Gesù usa il verbo agapào, che indica l’amore totale, esclusivo, incondizionato. Pietro non osa rispondere con lo stesso verbo (forse lo avrebbe fatto prima di conoscere l’amara esperienza del fallimento): risponde semplicemente “Ti voglio bene”, usando il verbo dell’amore amicale philèo. Nella seconda domanda Gesù insiste con la richiesta di amore totale; e Pietro insiste nella seconda risposta con l’offerta del suo povero, umile amore. Alla terza domanda e risposta non è Pietro che cambia il verbo: è Gesù, “Simone di Giovanni, mi vuoi bene?”; e Pietro - sebbene “addolorato che la terza volta gli dicesse: Mi vuoi bene?” (che fosse cioè Gesù ad avere dovuto cambiare il verbo dell’amore) gli risponde : “Signore, tu sai tutto, tu sai che io ti voglio bene”. Si potrebbe quasi dire che non è Pietro a convertirsi a Gesù, ma è Gesù che si “converte” a Pietro, si adatta al suo linguaggio e alle sue possibilità. E’ questa “conversione di Dio” che mi colpisce profondamente: anche perché è a partire da essa che Gesù pronuncia l’imperativo nel quale sbocca tutto l’itinerario educativo con cui aveva formato il suo apostolo: “Seguimi!” il significato che colgo penso possa aiutare molto te e me: Gesù ha integrato il fallimento di Simone e, in fondo, il suo personale “fallimento educativo” perché ha molto amato: il suo amore è così totale da essere libero da ogni pretesa, da non imporre all’altro un’esigenza avvertita dall’altro come impossibile da piegarsi sulla debolezza e povertà del suo discepolo per dargli nuovamente la speranza di amare, la fiducia di poter ancora dare tutto, fino alla fine. Così dal fallimento è cominciata la storia nuova della santità di Pietro, spinta fino al martirio, quando egli dirà, non più con le parole, ma con il gesto della vita donata e con il silenzio eloquente della morte, la parola dell’amore esclusivo e totale per 56 Sabato 22 marzo – La vita pasquale …..uno stile per sempre….. il suo Signore. Non assolutizzando il fallimento, ma sdrammatizzandolo fino a negare la speranza, Gesù ha saputo inglobarlo in un cammino di amore più grande, modificando forse ai nostri occhi un progetto educativo, perché non si fermasse l’itinerario educativo dell’imparare ad amare sino alla fine..... Che il Signore risorto, facendoci sperimentare questo suo amore totale, aiuti a donarlo agli altri e a riprendere il cammino educativo che ci ha affidato, senza soste, senza stanchezze. (+ Carlo Maria card. Martini (già) arcivescovo di Milano) LA LEGGENDA DEL BAMBU’ C’era una volta un bellissimo e meraviglioso giardino. Era situato a ovest del paese, in mezzo al grande regno. Il Signore di questo giardino aveva l’abitudine di farvi una passeggiata ogni giorno, quando il caldo della giornata era più forte. C’era in questo giardino un bambù di aspetto nobile. Era il più bello di tutti gli alberi del giardino e il Signore amava questo bambù più di tutte le altre piante. Anno dopo anno, questo bambù cresceva e diventava sempre più bello e più grazioso. Il bambù sapeva bene che il Signore lo amava e ne godeva. 57 Sabato 22 marzo – La vita pasquale …..uno stile per sempre….. Un bel giorno il Signore si avvicinò al suo albero amato e l’albero, in grande venerazione, chinò la sua testa: Il Signore gli disse: “Caro bambù, ho bisogno di te”. Sembrò al bambù che fosse venuto il giorno di tutti i giorno, il giorno per cui era nato. Con grande gioia ma a bassa voce il bambù rispose: “Oh Signore, sono pronto: Fa di me l’uso che vuoi!”. “Bambù – la voce del Signore era addolorata – per usarti devo abbatterti”; il bambù fu spaventato, molto spaventato: “Abbattere me, Signore, che hai fatto diventare il più bel albero di tutto il giardino? No, per favore, no! Usami per la tua gioia, Signore, ma, per favore, non abbattermi”: “Mio caro bambù – disse il Signore, e la sua voce era più triste – se non posso abbatterti, non posso usarti”. Nel giardino ci fu allora un grande silenzio. Il vento non tirava più, gli uccelli non cantavano più. Lentamente, molto lentamente, il bambù chinò ancora di più la sua testa meravigliosa. Poi sussurrò: “Signore, se non puoi usarmi senza abbattermi, fa di me quello che vuoi e abbattimi”. “Mio caro bambù – disse di nuovo il Signore – non devo solo abbatterti, ma anche tagliarti le foglie ed i rami”. “Oh Signore – disse il bambù – non farmi questo: lasciami almeno le foglie e i miei rami”. “Se non posso tagliarli, non posso usarti”. Allora il sole si nascose e gli uccelli ansiosi volarono via, il bambù tremò e disse, appena udibile: “Signore, tagliali!” “Mio caro bambù, devo farti ancora di più. Devo spaccarti in due e strapparti il cuore. Se non posso farti questo non posso usarti”. Il bambù non poté più parlare. Si chinò a terra. Così il Signore del giardino abbatté il bambù, taglio i rami, levò le foglie, lo spaccò in due e ne estirpò il cuore. Poi portò il bambù alla fonte di acqua fresca vicino ai suoi campi inariditi. Là, delicatamente, il Signore dispose l’amato bambù a terra: un’estremità del tronco la collegò alla fonte; l’altra la diresse verso il campo arido. La fonte dava acqua, l’acqua si riversava sul campo che aveva tanto aspettato. Poi fu piantato il riso, i giorni passarono, la semenza crebbe e il tempo della raccolta venne. 58 Sabato 22 marzo – La vita pasquale …..uno stile per sempre….. Così il meraviglioso bambù divenne realmente una grande benedizione in tutta la sua povertà e umiltà. Quando era ancora grande e bello e grazioso, viveva e cresceva soltanto per se stesso e amava la propria bellezza. Al contrario ora, nella sua condizione di povertà, era divenuto un canale, che il Signore usava per rendere fecondo il suo regno. (Da un racconto popolare cinese) Invocazioni Gloria a Cristo, che si è fatto maestro, amico, modello dell'umanità. Pieni di fiducia invochiamo il suo nome: Sii la vita del tuo popolo, Signore. Cristo, che hai voluto essere simile a noi in tutto fuorché nel peccato, insegnaci a gioire con chi gioisce e a piangere con chi piange, - perché la nostra carità diventi sempre più concreta e generosa. Donaci la grazia di riconoscerti nei poveri e nei sofferenti, - per saziare la tua fame negli affamati e la tua sete negli assetati. Tu che hai risvegliato Lazzaro dal sonno della morte, - fa' che i peccatori passino da morte a vita mediante la preghiera e la penitenza. Fa' che molti seguano la via della perfetta carità, - sull'esempio di Maria Vergine e dei tuoi santi. Conduci i defunti alla risurrezione gloriosa, - perché si allietino in eterno nel tuo amore. 59 Sabato 22 marzo – La vita pasquale …..uno stile per sempre….. Mandami qualcuno da amare Signore, quando ho fame, dammi qualcuno che ha bisogno di cibo; quando ho un dispiacere, mandami qualcuno da consolare; quando la mia croce diventa pesante, fammi condividere la croce di un altro; quando non ho tempo, dammi qualcuno che io possa aiutare per qualche momento; quando sono umiliato, fa che io abbia qualcuno da lodare; quando sono scoraggiato, mandami qualcuno da incoraggiare; quando ho bisogno della comprensione degli altri, dammi qualcuno che ha bisogno della mia; quando ho bisogno che ci si occupi di me, mandami qualcuno di cui occuparmi; quando penso solo a me stesso, attira la mia attenzione su un'altra persona. Rendici degni, Signore, di servire i nostri fratelli, che in tutto il mondo vivono poveri ed affamati. Dà loro oggi, usando le nostre mani, il loro pane quotidiano, e dà loro, per mezzo del nostro amore comprensivo, pace e gioia. Madre Teresa di Calcutta 60 Sabato 22 marzo – La vita pasquale …..uno stile per sempre….. Padre nostro. Orazione O Dio misericordioso, fonte di ogni bontà, tu ci hai proposto a rimedio del peccato il digiuno, la preghiera e le opere di carità fraterna: guarda benigno a noi che riconosciamo la nostra miseria e, poiché ci opprime il rimorso delle colpe, la tua misericordia ci sollevi. Per il nostro Signore. Benedizione 61 Per continuare a pregare Vieni, o Spirito, Spirito del Padre e del Figlio. Vieni, Spirito dell'amore, Spirito della pace, della fiducia, della forza e della santa gioia. Vieni, giubilo segreto, fra le lacrime del mondo. Vieni, tu, vita vittoriosa in mezzo alla morte della terra. Vieni, vieni ogni giorno sempre nuovo. Confidiamo in Te. Ti amiamo perché sei l'amore stesso. Rimani con noi, non abbandonarci nell'amara battaglia della vita, né alla fine di essa quando tutto ci lascerà. Veni, Sancte Spiritus! (Karl Rahner) 62 Per continuare a riflettere MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO PER LA QUARESIMA 2014 Si è fatto povero per arricchirci con la sua povertà (cfr 2 Cor 8,9) Cari fratelli e sorelle, in occasione della Quaresima, vi offro alcune riflessioni, perché possano servire al cammino personale e comunitario di conversione. Prendo lo spunto dall’espressione di san Paolo: «Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà» (2 Cor 8,9). L’Apostolo si rivolge ai cristiani di Corinto per incoraggiarli ad essere generosi nell’aiutare i fedeli di Gerusalemme che si trovano nel bisogno. Che cosa dicono a noi, cristiani di oggi, queste parole di san Paolo? Che cosa dice oggi a noi l’invito alla povertà, a una vita povera in senso evangelico? La grazia di Cristo Anzitutto ci dicono qual è lo stile di Dio. Dio non si rivela con i mezzi della potenza e della ricchezza del mondo, ma con quelli della debolezza e della povertà: «Da ricco che era, si è fatto povero per voi…». Cristo, il Figlio eterno di Dio, uguale in potenza e gloria con il Padre, si è fatto povero; è sceso in mezzo a noi, si è fatto vicino ad ognuno di noi; si è spogliato, “svuotato”, per rendersi in tutto simile a noi (cfr Fil 2,7; Eb 4,15). È un grande mistero l’incarnazione di Dio! Ma la ragione di tutto questo è 63 Per continuare a riflettere l’amore divino, un amore che è grazia, generosità, desiderio di prossimità, e non esita a donarsi e sacrificarsi per le creature amate. La carità, l’amore è condividere in tutto la sorte dell’amato. L’amore rende simili, crea uguaglianza, abbatte i muri e le distanze. E Dio ha fatto questo con noi. Gesù, infatti, «ha lavorato con mani d’uomo, ha pensato con intelligenza d’uomo, ha agito con volontà d’uomo, ha amato con cuore d’uomo. Nascendo da Maria Vergine, egli si è fatto veramente uno di noi, in tutto simile a noi fuorché nel peccato» (Conc. Ecum. Vat. II, Cost. past. Gaudium et spes, 22). Lo scopo del farsi povero di Gesù non è la povertà in se stessa, ma – dice san Paolo – «...perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà». Non si tratta di un gioco di parole, di un’espressione ad effetto! E’ invece una sintesi della logica di Dio, la logica dell’amore, la logica dell’Incarnazione e della Croce. Dio non ha fatto cadere su di noi la salvezza dall’alto, come l’elemosina di chi dà parte del proprio superfluo con pietismo filantropico. Non è questo l’amore di Cristo! Quando Gesù scende nelle acque del Giordano e si fa battezzare da Giovanni il Battista, non lo fa perché ha bisogno di penitenza, di conversione; lo fa per mettersi in mezzo alla gente, bisognosa di perdono, in mezzo a noi peccatori, e caricarsi del peso dei nostri peccati. E’ questa la via che ha scelto per consolarci, salvarci, liberarci dalla nostra miseria. Ci colpisce che l’Apostolo dica che siamo stati liberati non per mezzo della ricchezza di Cristo, ma per mezzo della sua povertà. Eppure san Paolo conosce bene le «impenetrabili ricchezze di Cristo» (Ef 3,8), «erede di tutte le cose» (Eb 1,2). Che cos’è allora questa povertà con cui Gesù ci libera e ci rende ricchi? È proprio il suo modo di amarci, il suo farsi 64 Per continuare a riflettere prossimo a noi come il Buon Samaritano che si avvicina a quell’uomo lasciato mezzo morto sul ciglio della strada (cfr Lc 10,25ss). Ciò che ci dà vera libertà, vera salvezza e vera felicità è il suo amore di compassione, di tenerezza e di condivisione. La povertà di Cristo che ci arricchisce è il suo farsi carne, il suo prendere su di sé le nostre debolezze, i nostri peccati, comunicandoci la misericordia infinita di Dio. La povertà di Cristo è la più grande ricchezza: Gesù è ricco della sua sconfinata fiducia in Dio Padre, dell’affidarsi a Lui in ogni momento, cercando sempre e solo la sua volontà e la sua gloria. È ricco come lo è un bambino che si sente amato e ama i suoi genitori e non dubita un istante del loro amore e della loro tenerezza. La ricchezza di Gesù è il suo essere il Figlio, la sua relazione unica con il Padre è la prerogativa sovrana di questo Messia povero. Quando Gesù ci invita a prendere su di noi il suo “giogo soave”, ci invita ad arricchirci di questa sua “ricca povertà” e “povera ricchezza”, a condividere con Lui il suo Spirito filiale e fraterno, a diventare figli nel Figlio, fratelli nel Fratello Primogenito (cfr Rm 8,29). È stato detto che la sola vera tristezza è non essere santi (L. Bloy); potremmo anche dire che vi è una sola vera miseria: non vivere da figli di Dio e da fratelli di Cristo. La nostra testimonianza Potremmo pensare che questa “via” della povertà sia stata quella di Gesù, mentre noi, che veniamo dopo di Lui, possiamo salvare il mondo con adeguati mezzi umani. Non è così. In ogni epoca e in ogni luogo, Dio continua a salvare gli uomini e il mondo mediante la povertà di Cristo, il quale si fa povero nei Sacramenti, nella Parola e nella sua Chiesa, 65 Per continuare a riflettere che è un popolo di poveri. La ricchezza di Dio non può passare attraverso la nostra ricchezza, ma sempre e soltanto attraverso la nostra povertà, personale e comunitaria, animata dallo Spirito di Cristo. Ad imitazione del nostro Maestro, noi cristiani siamo chiamati a guardare le miserie dei fratelli, a toccarle, a farcene carico e a operare concretamente per alleviarle. La miseria non coincide con la povertà; la miseria è la povertà senza fiducia, senza solidarietà, senza speranza. Possiamo distinguere tre tipi di miseria: la miseria materiale, la miseria morale e la miseria spirituale. La miseria materiale è quella che comunemente viene chiamata povertà e tocca quanti vivono in una condizione non degna della persona umana: privati dei diritti fondamentali e dei beni di prima necessità quali il cibo, l’acqua, le condizioni igieniche, il lavoro, la possibilità di sviluppo e di crescita culturale. Di fronte a questa miseria la Chiesa offre il suo servizio, la sua diakonia, per andare incontro ai bisogni e guarire queste piaghe che deturpano il volto dell’umanità. Nei poveri e negli ultimi noi vediamo il volto di Cristo; amando e aiutando i poveri amiamo e serviamo Cristo. Il nostro impegno si orienta anche a fare in modo che cessino nel mondo le violazioni della dignità umana, le discriminazioni e i soprusi, che, in tanti casi, sono all’origine della miseria. Quando il potere, il lusso e il denaro diventano idoli, si antepongono questi all’esigenza di una equa distribuzione delle ricchezze. Pertanto, è necessario che le coscienze si convertano alla giustizia, all’uguaglianza, alla sobrietà e alla condivisione. Non meno preoccupante è la miseria morale, che consiste nel diventare schiavi del vizio e del peccato. Quante famiglie sono nell’angoscia perché qualcuno dei membri – 66 Per continuare a riflettere spesso giovane – è soggiogato dall’alcol, dalla droga, dal gioco, dalla pornografia! Quante persone hanno smarrito il senso della vita, sono prive di prospettive sul futuro e hanno perso la speranza! E quante persone sono costrette a questa miseria da condizioni sociali ingiuste, dalla mancanza di lavoro che le priva della dignità che dà il portare il pane a casa, per la mancanza di uguaglianza rispetto ai diritti all’educazione e alla salute. In questi casi la miseria morale può ben chiamarsi suicidio incipiente. Questa forma di miseria, che è anche causa di rovina economica, si collega sempre alla miseria spirituale, che ci colpisce quando ci allontaniamo da Dio e rifiutiamo il suo amore. Se riteniamo di non aver bisogno di Dio, che in Cristo ci tende la mano, perché pensiamo di bastare a noi stessi, ci incamminiamo su una via di fallimento. Dio è l’unico che veramente salva e libera. Il Vangelo è il vero antidoto contro la miseria spirituale: il cristiano è chiamato a portare in ogni ambiente l’annuncio liberante che esiste il perdono del male commesso, che Dio è più grande del nostro peccato e ci ama gratuitamente, sempre, e che siamo fatti per la comunione e per la vita eterna. Il Signore ci invita ad essere annunciatori gioiosi di questo messaggio di misericordia e di speranza! È bello sperimentare la gioia di diffondere questa buona notizia, di condividere il tesoro a noi affidato, per consolare i cuori affranti e dare speranza a tanti fratelli e sorelle avvolti dal buio. Si tratta di seguire e imitare Gesù, che è andato verso i poveri e i peccatori come il pastore verso la pecora perduta, e ci è andato pieno d’amore. Uniti a Lui possiamo aprire con coraggio nuove strade di evangelizzazione e promozione umana. 67 Per continuare a riflettere Cari fratelli e sorelle, questo tempo di Quaresima trovi la Chiesa intera disposta e sollecita nel testimoniare a quanti vivono nella miseria materiale, morale e spirituale il messaggio evangelico, che si riassume nell’annuncio dell’amore del Padre misericordioso, pronto ad abbracciare in Cristo ogni persona. Potremo farlo nella misura in cui saremo conformati a Cristo, che si è fatto povero e ci ha arricchiti con la sua povertà. La Quaresima è un tempo adatto per la spogliazione; e ci farà bene domandarci di quali cose possiamo privarci al fine di aiutare e arricchire altri con la nostra povertà. Non dimentichiamo che la vera povertà duole: non sarebbe valida una spogliazione senza questa dimensione penitenziale. Diffido dell’elemosina che non costa e che non duole. Lo Spirito Santo, grazie al quale «[siamo] come poveri, ma capaci di arricchire molti; come gente che non ha nulla e invece possediamo tutto» (2 Cor 6,10), sostenga questi nostri propositi e rafforzi in noi l’attenzione e la responsabilità verso la miseria umana, per diventare misericordiosi e operatori di misericordia. Con questo auspicio, assicuro la mia preghiera affinché ogni credente e ogni comunità ecclesiale percorra con frutto l’itinerario quaresimale, e vi chiedo di pregare per me. Che il Signore vi benedica e la Madonna vi custodisca. Dal Vaticano, 26 dicembre 2013 Festa di Santo Stefano, diacono e primo martire FRANCESCO 68 Canti EFFONDERÒ IL MIO SPIRITO Vieni e dona ai tuoi figli l’amore, vieni riscalda il cuore del mondo. Rit. Rit. Effonderò il mio Spirito su ogni creatura, effonderò la mia gioia, la mia pace sul mondo. OGNI MIA PAROLA Come la pioggia e la neve scendono giù dal cielo e non vi ritornano senza irrigare e far germogliare la terra, così ogni mia parola non ritornerà a me senza operare quanto desidero, senza aver compiuto ciò per cui l’avevo mandata. Ogni mia parola, Ogni mia parola (2 v.) Vieni, o Spirito Consolatore, vieni effondi sul mondo la tua dolcezza. Vieni e dona ai tuoi figli la pace, vieni e donaci la tua forza. Rit. Vieni, o Spirito Onnipotente, vieni e crea negli uomini un cuore nuovo. 69 Canti ALTO E GLORIOSO DIO VENGO AD ADORARTI Rit Alto e glorioso Dio illumina il cuore mio, dammi fede retta, speranza certa, carità perfetta. Luce del mondo, che hai vinto la notte Apri i miei occhi e vedrò Ti adorerà questo cuore per sempre Gesù speranza sei tu. Dammi umiltà profonda, dammi senno e cognoscimento, che io possa sempre servire con gioia i tuoi comandamenti. Rit. Vengo ad adorarti, vengo per prostrarmi vengo a te per dirti: sei il mio Re! Solo tu sei Santo, solo tu sei grande, solo tu sei degno di ogni onor (2v) Rapisca ti prego Signore, l’ardente e dolce forza del tuo amore la mente mia da tutte le cose, perché io muoia per amor tuo, come tu moristi per l’amor dell’amor mio. Rit. Eterno Re, il creato ti esalta Gloria nell’alto dei cieli Venuto umilmente su questa terra Povero sei per amor Rit. …..e mai saprò quanto costò Morire in croce per amor 70 Canti LODI ALL’ALTISSIMO Tu sei speranza, Tu sei giustizia, Tu temperanza ed ogni ricchezza. Tu sei il Custode, Tu sei mitezza, Tu sei rifugio, Tu sei fortezza. Tu carità, fede e speranza, Tu sei tutta la nostra dolcezza. Tu sei la Vita, eterno gaudio, Signore grande, Dio ammirabile. Onnipotente, o Creatore, o Salvatore di misericordia. Tu sei Santo, Signore Dio, Tu sei forte, Tu sei grande. Tu sei l’Altissimo, l’Onnipotente. Tu Padre Santo, Re del cielo. Tu sei Trino, Uno Signore, Tu sei il bene, tutto il bene. Tu sei l’Amore, Tu sei il vero, Tu sei umiltà, Tu sei sapienza. Tu sei bellezza, Tu sei la pace, la sicurezza, il gaudio, la letizia. QUESTO È IL MIO COMANDAMENTO Rit. Questo è il mio comandamento: che vi amiate come io ho amato voi, come io ho amato voi. di chi dà la vita per gli amici; voi siete miei amici se farete ciò che vi dirò. Rit. Il servo non sa ancora amare Nessuno ha un amore più grande 71 Canti ma io v’ho chiamato miei amici, rimanete nel mio amore ed amate il Padre come me. Rit. Io pregherò il Padre per voi e darà a voi il Consolatore, che rimanga sempre in voi e vi guidi nella carità. Rit. E’ bello lodarti ti sei fatto uomo, tu sei venuto qui ad abitare in mezzo a noi, allora… E’ bello cantare il tuo amore, è bello lodare il tuo nome. E’ bello cantare il tuo amore, è bello lodarti, Signore, è bello cantare a te! Tu che conti tutte le stelle e le chiami una ad una per nome, da mille sentieri ci hai radunati qui, ci hai chiamati figli tuoi, allora… l’avvento glorioso del tuo Regno. Rit. Tu che sei l’amore infinito che neppure il cielo può contenere, SAN FRANCESCO fa di me uno strumento della tua pace dov’è odio che io porti l’amore O Signore fa di me uno strumento 72 Canti dov’è offesa che io porti il perdono dov’è dubbio che io porti la fede dov’è discordia che io porti l’unione dov’è errore che io porti verità a chi dispera che io porti la speranza. Dov’è errore che io porti verità a chi dispera che io porti la speranza. per il giorno di ogni uomo e con gli ultimi del mondo sia il mio passo lieto nella povertà, nella povertà. (2 v.) O Signore fa di me il tuo canto fa di me il tuo canto di pace a chi è triste che io porti la gioia a chi è nel buio che io porti la luce. É donando che si ama la vita è servendo che si vive con gioia perdonando si trova il perdono è morendo che si vive in eterno. Perdonando si trova il perdono è morendo che si vive in eterno. Rit. Rit. O maestro dammi tu un cuore grande che sia goccia di rugiada per il mondo che sia voce di speranza che sia un buon mattino 73 Canti SALVE REGINA Eia ergo, advocata nostra, illos tuos misericordes oculos ad nos converte. Et Jesum, benedictum, fructum ventris tui, nobis post hoc exilium ostende. O clemens, o pia, o dulcis, Virgo Maria. Salve Regina, Mater misericordiae, vita, dulcedo, et spes nostra, salve. Ad Te clamamus exules, filii Evae. Ad Te suspiramus gementes et flentes in hac lacrimarum valle. ECCO IL NOSTRO SÌ Fra tutte le donne scelta in Nazareth, sul tuo volto risplende il coraggio di quando hai detto «Sì». Insegna a questo cuore l’umiltà, il silenzio d’amore, la Speranza nel Figlio tuo Gesù. Rit. Ecco il nostro Sì, nuova luce che rischiara il giorno, è bellissimo regalare al mondo la Speranza. Ecco il nostro Sì, camminiamo insieme a te Maria, 74 Canti Donna dei nostri giorni sostienici, guida il nostro cammino con la forza di quando hai detto «Sì». Insegnaci ad accogliere Gesù, noi saremo Dimora, la più bella poesia dell’anima. Rit. Madre di Gesù, Madre dell’umanità. Nella tua casa il Verbo si rivelò nel segreto del cuore il respiro del Figlio Emmanuel. Insegna a queste mani la fedeltà, a costruire la pace, una casa comune insieme a te. Rit. TANTUM ERGO SACRAMENTUM Tantum ergo Sacramentum veneremur cernui, et antiquum documentum novo cedat ritui, praestet fides supplementum sensuum defectui. Genitori, Genitoque laus et jubilatio, salus, honor, virtus quoque sit, et benedictio, procedenti ab utroque compar sit laudatio. Amen. 75 INDICE Presentazione………………………………………………………………… 1 Giovedì 20 marzo – IL BATTESIMO DI GESU’ Preghiera del mattino …………………………………………………… 3 Preghiera a metà giornata ……………………………………………. 8 Preghiera serale ………………………..…………………………………. 13 Venerdi 21 marzo – L’ ULTIMA CENA Preghiera del mattino ..………………………………………………… 20 Preghiera a metà giornata ……………………..……………………. 24 Preghiera serale .…………………………………………………………. 29 Sabato 22 marzo – LA VITA PASQUALE Preghiera del mattino …..……………………………………………… 39 Preghiera a metà giornata …………..……………………………….. 44 Preghiera serale ……………………………………………………………. 51 Per continuare a pregare ……………………………………………… 62 Per continuare a riflettere Messaggio per la Quaresima 2014 di Papa Francesco ……………………………………………………… 63 Canti ...………………………………………………………………………… 69 76