estratto da dday.it
Gianfranco GIardina
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
La RAI sta producendo un documentario in 4K, cioè UltraHD. Si
tratta di “Roma, Napoli, Venezia…
in un crescendo rossiniano” e in
qualche modo il titolo svela già la
presenza alla regia di Lina Wertmuller. Ma non si tratta di un puro
documentario sui luoghi rossiniani
ma qualcosa di più con Elio (quello
delle Storie Tese) e Giuliana De Sio
come protagonisti della narrazione.
Una produzione sperimentale certo, ma non per questo economica,
realizzata dalla direzione Strategie
Tecnologiche di RAI. Mentre tutto
attorno c’è il deserto dei contenuti
in 4K, siamo contenti che la nostra
emittente pubblica stia sperimentando l’UltraHD addirittura per la
realizzazione di un contenuto di
lunga durata. Alcune immagini da
questo documentario sono state
mostrate in anteprima a Venezia
durante gli Eutelsat TV Award. La
qualità delle immagini – complice
anche un TV a nostro avviso mal
tarato – non è parsa perfetta, ma si
tratta pur sempre delle prime riprese 4K della RAI (se si omettono
alcune clip girate alcuni anni fa del
Centro Ricerche RAI di Torino) e
non è detto che in fase di post-produzione non possano anche essere
migliorate.
Il documentario, coprodotto con
Eutelsat, sarà utilizzato da quest’ultima come contenuto per le proprie
trasmissioni sperimentali in 4K,
trasmissioni che però non possono
essere ricevute dagli utenti comuni,
neppure da coloro che hanno già in
casa un TV UltraHD: serve un ricevitore particolare non in commercio.
Al di là del valore sperimentale
dell’operazione, che pur resta, ci
chiediamo però perché, con i TV
UltraHD già nei negozi, i soldi
pubblici impiegati dalla RAI in
questa operazione non possano
anche dar luogo a un vantaggio per
il contribuente, o almeno per quella
piccola quota parte che ha già i
nuovi TV. La nostra proposta, che
riteniamo sensata e anzi assolutamente opportuna, è che il documentario, non appena pronto, sia
reso disponibile anche in download
gratuito: basterebbe copiarlo su un
hard disk esterno per vederlo poi
su TV. Sarebbe un modo giusto
per condividere con i cittadini i
frutti delle sperimentazioni che la
RAI giustamente fa ma che non
devono rimanere nel cassetto né
avere l’unico ruolo di diventare una
sterile medaglia all’innovazione sul
petto di qualche funzionario RAI.
È già successo: adesso c’è Internet,
possiamo evitarlo.
torna al sommario
n.79 / 18 novembre 2013
I TV 4K Toshiba
arrivano in Italia
da 2.999 €
03
PlayStation 4
Motorola Moto G
viaggio dentro
la proposta
la console
24 abbordabile
18
iPhone 5s in prova: ottimo
Ma non abbastanza se hai il 5
La prova completa dell’iPhone 5s
con tutte le nuove funzioni.
Uno smartphone eccellente, ma per ora
il passo avanti rispetto al 5 è limitato
28
Eutelsat, la visita al teleporto di Rambuillet
Eutelsat simula la messa in orbita del satellite Eutelsat 3B
È l’occasione per visitare il centro di controllo di Rambouillet
06
Panasonic Lumix GX7 in prova
L’attesissima Micro Quattro Terzi
Nuovo sensore,
processore rinnovato,
tante funzionalità
e un look vintage.
Vediamola in azione
35
Prova: NetAtmo
Urban Weather
Station
38
xx
33
Olimpiadi 2014
In chiaro
su Mediaset
Per la prima volta non
sarà la RAI a trasmettere
l’importante evento
02
33
Test: Acer Liquid S1
27
Test: Lomography
Experimental Kit

Il film RAI
in 4K sia
“open data”
Special
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n.79 / 18 novembre 2013
tv e video Su tablet e smartphone TIM arriveranno gli eventi Sky, si parte con Sochi
Sky e Telecom insieme per l’IPTV
Firmata una a lettera d’intenti per sviluppare una nuova piattaforma IPTV
di Roberto Pezzali
I
Premium Play arriverà
su Xbox One: Microsoft
ha diramato la lista
delle applicazioni
video disponibili nei
primi mesi di lancio
con la strategia di Sky, che da sempre
lavora per distribuire i propri canali
sulle piattaforme più performanti. Il
piano che Telecom Italia sta sviluppando per espandere la fibra ottica in
Italia rappresenta un fattore rilevante
in grado di rendere i contenuti di Sky
disponibili anche laddove è più difficile ricevere il segnale satellitare, mantenendone l’elevata qualità. Le diverse
competenze di Sky e Telecom Italia
possono contribuire a creare una piattaforma IPTV di nuova generazione a
livello delle migliori esperienze internazionali”.
Più volte abbiamo parlato di braccio di
ferro tra telco e operatori TV: per fruire di contenuti video in alta definizione e in mobilità serve banda e spesso
gli operatori delle telecomunicazioni
chiudono i rubinetti. L’accordo Sky Telecom rappresenta una vera svolta
per la TV in mobilità, senza costi eccessivi per i consumatori.
tv e video Per la prima volta sarà Mediaset a trasmettere in chiaro le Olimpiadi Invernali
Mediaset “frega” la RAI: Sochi in chiaro
Su Italia 1 in onda 100 ore in diretta, grazie ad un accordo con Sky Sport
P
di Roberto Pezzali
per la prima volta nella storia
delle Olimpiadi non sarà la TV
di Stato a mostrare la diretta
dei giochi, che si terranno nella località russa di Sochi dal 7 al 23 febbraio
2014. Luca Tiraboschi, direttore di
Italia 1, sta infatti finalizzando con
Sky Sport l’accordo per la trasmissione in chiaro di parte dei contenuti.
Ricordiamo infatti che Sky detiene
l’esclusiva, ma è comunque obbligata
a cedere una parte del pacchetto per


clienti TIM potranno gustarsi le
Olimpiadi Invernali di Sochi su
smartphone e tablet attraverso la
rete 3G e LTE: Sky e Telecom hanno,
infatti, firmato una lettera di intenti per
studiare la fattibilità di una piattaforma
IPTV di nuova generazione. Sochi non
sarà un esperimento isolato: l’accordo
prevede infatti la possibilità di estendere la copertura ad altri grandi eventi
sportivi Sky, i Mondiali in questo caso
sono al centro del mirino. I clienti
TIM che vorranno accedere all’offerta dovranno acquistare Sky “Ticket
Big Events/Grandi eventi 2014”, il cui
costo però non è ancora stato ufficializzato. Nel costo del pacchetto, però,
sarà inclusa anche la banda 3G o LTE
necessaria per lo streaming, che non
verrà sottratta al piano dati originale.
L’esperimento è vincente per entrambe
le parti: Sky darà a Telecom la possibilità di accedere ai contenuti, Telecom
potrà fornire (a Sky) una rete a banda
larga di ultima generazione per veicolare tutti i suoi contenuti audiovisivi
con un set top box dedicato ,anche su
reti ultrabroadband e broadband, sia
fisse che mobili, senza necessità di una
parabola. Una vera IPTV, con tutti i ca-
nali Sky ma più facile da fruire per chi è
raggiunto da una rete di qualità.
“Siamo particolarmente soddisfatti di
questo importante accordo - dichiara
Marco Patuano, Amministratore Delegato di Telecom Italia - che risponde alla strategia di una maggiore
focalizzazione sui servizi innovativi e
in particolare sull’entertainment per
il mercato consumer, consentendoci
di offrire ai nostri clienti la migliore
scelta di grandi eventi esclusivi e di
alta qualità attraverso le nostre applicazioni e le nostre infrastrutture di
rete. Grazie a questa partnership, la
competenza tecnologica di Telecom
Italia e il know how editoriale di Sky
convergono con l’obiettivo di realizzare nuovi modelli industriali per
la fruizione di contenuti audiovisivi
‘over-the-network”.
“Siamo molto soddisfatti di questo accordo - sostiene Andrea Zappia, Amministratore Delegato di Sky Italia - che
dà il via a un’importante partnership
tra due aziende leader nei rispettivi settori e che potrà portare, in un
mercato in continua evoluzione, a un
accesso ancora più ampio a quella
che è probabilmente la miglior offerta
televisiva disponibile sul mercato italiano. Si tratta di un progetto coerente
torna al sommario
la visione in chiaro.
Su Italia 1 andranno quindi
in onda 100 ore di diretta,
con la programmazione che
dovrebbe coprire i principali eventi. Ricordiamo che
Sky si è accordata anche con
Telecom per la trasmissione
dei principali eventi tramite reti 3G e 4G. La Rai si è
invece aggiudicata le Olimpiadi estive di Rio De Janeiro 2016,
per le quali dovrebbe garantire una
Xbox One
Partnership
con Mediaset
trasmissione in chiaro quasi integrale (e speriamo in HD).
di Roberto Pezzali
Xbox One avrà Premium Play:
l’annuncio arriva direttamente
da Microsoft che ha svelato le applicazioni dedicate alla parte TV
e che verranno rilasciate entro la
primavera del 2014. La partnership con Cologno Monzese non
si ferma alla nuova console, ci
sarà anche la nota app di video on
demand. Oltre alle applicazioni
presenti su tutti i mercati (Xbox
Fitness, Xbox Video, Xbox Music,
Internet Explorer, Skype, SkyDrive, Upload), Microsoft porterà
in Italia, oltre a Premium Play,
anche Eurosport, Machinima,
MUZU TV, TED e Twitch.
Non un grande assortimento: insieme all’Austria l’Italia è il paese
con meno applicazioni video e
non nascondiamo che ci saremmo aspettati anche le applicazioni
Rai.TV e VideoMediaset, disponibili entrambe per Windows 8 e
quindi già pronte anche per la console. Si tratta quindi di una scelta
prettamente politica.
Non è da escludere, infine, che
arrivi anche Infinity: Mediaset non ha ancora annunciato
ufficialmente il nuovo servizio
pertanto si dovrà aspettare dicembre per sapere se affiancherà
Premium Play sulla console. Nessuna parola infine sulla gestione
di eventuali decoder esterni tramite porta HDMI.
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estratto da dday.it
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n.79 / 18 novembre 2013
tv e video La seconda generazione di TV Ultra HD Toshiba arriverà nei formati 58” - 65” - 84”
Toshiba, in Italia i TV 4K serie L9
Prezzi a partire da 2.999 euro, ma il gigante da 84”costerà quasi 16.000 euro
Pioneer produrrà TV
LED in esclusiva per
Dixons Retail, saranno
in vendita a dicembre
ma non in Italia
di Giuseppe GANDOLFI
T
di Roberto Pezzali
La personalizzazione è alla base della
nuova piattaforma di Smart TV denominata Toshiba Cloud TV: gli utenti
riceveranno consigli relativi ai contenuti disponibili, in base alle proprie
preferenze e gusti. Grazie ad un algoritmo specifico, il servizio aggiornerà
periodicamente i contenuti raccomandati, mentre uno strumento di
ricerca avanzato navigherà attraverso
serie TV, film e programmi sportivi
elencati all’interno della Electronic
Program Guide (EPG) e del servizio
Video-on-Demand, oltre ai contenuti
archiviati all’interno degli altri dispositivi collegati alla rete domestica. Ci
saranno, infine, app TV come le News
o le previsioni Meteo e una serie di
servizi di Social TV, dal calendario al
servizio di messaggistica.
Il taglio da 58” (58L9363DG) sarà
disponibile a 2.999€, mentre il gigantesco 84” (84L9363DG) con
Audyssey Premium Television per
una qualità audio decisamente superiore, costerà 15.999€.
tv e video Dietro l’abbandono del plasma non c’è solo la crisi della divisione TV
Panasonic: il plasma “cancellato” dal 4K
Alla base della scelta l’impossibilità di produrre plasma 4K a costi contenuti
I
di Roberto Pezzali
TV plasma, tanto amati dagli
appassionati, sono stati uccisi
da quella tecnologia che molti
ritengono al momento inutile e superflua: l’Ultra HD. Secondo un dirigente di Panasonic, e la cosa non
ci sorprende, la scelta di abbandonare la tecnologia e di bloccare la
gamma di plasma per il 2014 è dovuta principalmente a due fattori:
la risoluzione e il consumo energetico. Il prossimo anno tutti i TV di
fascia alta avranno pannello 4K e
per Panasonic sarebbe stato impossibile realizzare un plasma 4K con
tagli “domestici” senza forti investi-


oshiba presenta la serie L9
3D Smart LED TV Ultra HD
(3840 x 2160 pixel), disponibile
in tre formati: 213 cm (84”), 165 cm
(65”) e 146 cm (58”).
La serie L9 può riprodurre anche
contenuti non creati appositamente
in risoluzione Ultra HD, grazie alla
funzionalità di smart up-conversion
della piattaforma multiprocessore
Toshiba CEVO 4K, che effettua un
upscaling delle immagini HD in qualità UHD, mentre, la nuova tecnologia di ottimizzazione delle immagini
ad alta velocità AMR 800 (Active Motion & Resolution) permette di avere
immagini dettagliate e scene ancora
più fluide. Per quanto riguarda il 3D,
la versione più grande da 84” e quella
da 65” sono dotate di tecnologia 3D
polarizzata, mentre il 58” integra la
tecnologia 3D Active Shutter. Presente anche la funzione di conversione
2D>3D, che consente di convertire in
3D qualsiasi contenuto 2D in tempo
reale e in HD.
torna al sommario
Pioneer torna
a fare TV, ma
niente plasma
menti. Panasonic
infatti non ha mai
lavorato alla riduzione delle dimensioni dei pixel: i TV
di taglio più piccolo
mai realizzati con
risoluzione Full HD
sono i 42” e questo
vuol dire che senza
tagliare il vetro si
riesce a realizzare
un TV Ultra HD
da 84”, comunque troppo grosso.
Altro punto delicato il consumo:
gli attuali plasma rientrano nei termini della regolazione energetica
promossa da Europa e America, ma
un eventuale TV 4K avrebbe alzato
non di poco i consumi, rendendolo
di fatto “fuorilegge”.
Dopo l’abbandono del mercato
TV nel 2010, e dopo una breve
parentesi Pioneer / Sharp, con
i TV Sharp venduti con il marchio Pioneer Elite negli Usa,
l’azienda giapponese torna sul
mercato TV. Niente plasma e
niente OLED però, ma 3 TV LED
realizzati e venduti in esclusiva
da Dixons Retail, che si è aggiudicata l’esclusiva di sviluppare e
vendere TV marchiati Pioneer in
alcuni mercati europei selezionati. Il lancio dei primi TV Pioneer
avverrà a dicembre, prima per i
paesi dell’Europa del nord e poi
per l’Inghilterra, con tre modelli
Smart TV LED e 3D da 40”, 46”
e 55”. L’idea, secondo le dichiarazioni di Yoshihide Beppu, business planning director di Pioneer
Home Electronics Corporation,
è quella di realizzare insieme a
Dixons TV LED da posizionare
nella fascia Premium per riconquistare la base di clienti ancora
fedeli alle TV marchiate Pioneer.
Il problema, ma questo lo sanno
tutti, è che i consumatori fedeli al
brand Pioneer non si aspettano
certo una TV a LED. Difficile comunque che queste TV possano
arrivare in Italia: Dixons Retail
sta cercando infatti di uscire dal
mercato italiano e al momento
detiene il 15% della NewCo nata
dalla fusione di Unieuro e Marcopolo Expert.

estratto da dday.it
Special
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edition
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Special
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n.79 / 18 novembre 2013
tv e video La premiazione degli Eutelsat TV Awards, a Venezia, ha visto SKY e RAI aggiudicarsi un premio ciascuna
Sky Arte e RAI Storia vincono gli Eutelsat Awards
SKY premiata nella categoria “cultura/documentari”, la RAI ha vinto il premio “Best Programme”


ella splendida cornice della laguna di Venezia, si è tenuta la
cerimonia di premiazione degli Eutelsat TV Awards, una sorta di
Oscar dei canali veicolati da Eutelsat,
il satellite più utilizzato nel nostro
Paese. Facendosi largo tra una concorrenza decisamente agguerrita, sia
SKY sia RAI sono riuscite a conquistare una delle 14 ambite statuette in
pallio.
SKY Arte si è aggiudicato il primo
premio nell’affollata categoria “cultura/documentari” con la motivazione:
“Un nuovo canale che ha ulteriormente innalzato l’offerta di contenuti per un Paese il cui patrimonio
culturale è già altissimo”.
La RAI invece ha vinto il premio “Best
Programme”, forse il premio più ambito, con il documentario “Mussolini
– Il cadavere vivente” realizzato per
RAI Storia per “la curatissima ricostruzione dell’epilogo di un capitolo
fondamentale della storia italiana”.
Insomma, il made in Italy vince sul
fronte dei documentari con due canali tematici prevalentemente impostati su questo genere televisivo spesso
sottovalutato o considerato solo un
riempitivo dei palinsesti nei canali
generalisti. Evidentemente a torto,
tanto che sia SKY Arte sia RAI Storia
sono due canali di qualità decisamente alta e molto ben considerati dagli
spettatori. RAI manca la doppietta e
non riesce a portare RAI 5 alla vittoria nella categoria “Lifestyle”, superata da Aut Plus (Russia). Stessa sorte
per SKY Sport Formula 1, caduta in
finalissima sotto i colpi del canale
francese L’Equipe 21. Ed è proprio
la Francia a vincere la competizione
per nazioni: ben tre statuette, oltre a
L’Equipe 21, Chèrie 25 nella categoria
Fiction e Mezzolive HD in quella Musica. Completano il quadro dei vincitori M2 (Ungheria) nella categoria
“Bambini”; Moviemax Festival (Turchia) nella categoria “Cinema”; CCTV
News (Cina) nella categoria News.
“Oltre la metà dei canali premiati
torna al sommario
sono in alta definizione e sono stati
lanciati negli ultimi 12 mesi – ha sottolineato Michel de Rosen, presidente e CEO di Eutelsat – segno di una
grande vitalità del business televisivo”. Forse la visione è ottimistica:
certi canali, soprattutto generalisti,
non ci sembrano né vitali e neppure
grandi business. Ma il riferimento
vale eccome per i canali tematici,
soprattutto quelli con produzioni ori-
ginali. E proprio il
tornare a produrre
i programmi e non
semplicemente
comprarli sui mercati internazionali
sembra la chiave
del successo.
SKY ha anche ottenuto un secondo
premio “alla carriera”: la giuria ha
voluto così omaggiare i 10 anni di at-

N
di Gianfranco GIARDINA
tività di SKY Italia (nella foto qui sopra lo staff direzionale dell’azienda
intervenuto per la premiazione).
tv e video Agli Eutelsat TV Awards 2013, Rai mostra il trailer in 4K di un documentario
Rai produce un documentario in Ultra HD
La speranza è che “non sparisca” e che venga in qualche modo distribuito
di Roberto pezzali
R
AI e Eutelsat hanno realizzato
un documentario in Ultra HD
dal titolo Roma, Napoli, Venezia… in un crescendo rossiniano’: il
progetto, in corso di ultimazione, è
stato presentato a Venezia nel corso
degli Eutelsat TV Awards 2013 con la
proiezione del primo trailer.
“Questa iniziativa si inquadra nel
percorso di innovazione tecnologica che il Vertice Rai ha posto tra
gli obiettivi prioritari dell’Azienda e rientra nell’attività di sperimentazione tecnologica di nuovi
sistemi di ripresa Ultra HD con
contenuti d’autore” ha commentato
l’ing. Luigi Rocchi, Direttore Strategie Tecnologiche RAI.
Ci crediamo? Come per le altre innovazioni tecnologiche RAI, il rischio di
vedere “sparire” questo documentario è altissimo. La possibilità di accedere al documentario, anche in forma
di Digital Download, sarebbe apprezzata da chi si azzarda a comprare TV
4K senza, però, aver nulla da vedere.
La partnership con Eutelsat lascia
intendere il possibile uso come contenuto per un canale sperimentale, e
ad oggi l’unico mezzo di trasmissione
che può far godere dell’Ultra HD nelle case è proprio il satellite.
“Il nostro contributo per la realizzazione del documentario – aggiunge Renato Farina, Amministratore
Delegato di Eutelsat Italia – rientra
nella missione assunta da Eutelsat
fin da subito nei confronti dell’Ultra HD. In vista del pieno decollo
della tecnologia è fondamentale
continuare a supportare il mondo
del broadcasting che ha bisogno di
testare il nuovo standard a tutti i livelli della filiera produttiva. Un processo – prosegue – che deve riguardare sempre di più anche i contenuti
e le tecniche di ripresa e montaggio,
che costituiscono le fasi salienti della
produzione televisiva”.
estratto da dday.it
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n.79 / 18 novembre 2013
people & market Il CdA ha approvato il piano industriale per il triennio 2014-2016
Telecom Italia: LTE quasi per tutti
Telecom Italia investirà 3,4 miliardi di euro sullo sviluppo della sua rete
di Vittorio Romano barassi
I
EE lancia una rete
pilota LTE-Advanced
capace di supportare
una velocità di
300 Mbit/s. Un piccolo
primato, ma senza
terminali compatibili
nologie di ultima generazione: 1,8
saranno destinati alla diffusione
dell’ultrabroadband
residenziale
(fibra ottica), 900 milioni di euro
saranno investiti nello sviluppo
della rete ultraveloce mobile 4G
e 700 milioni verranno impiegati
nella realizzazione di data center,
nel perfezionamento dei servizi di
cloud computing e nello sviluppo di
connessioni in fibra tra i vari Paesi dell’UE. Speriamo che Telecom
Italia sia davvero in grado di mantenere le promesse.
people & market La lista dei “papabili” passa da 40 a 5 nomi
Estratto dal quotidiano online
www.dday.it
Registrazione Tribunale di Milano
n. 416 del 28 settembre 2009
direttore responsabile
Gianfranco Giardina
editing
Maria Chiara Candiago,
Emanuele Villa,
Greta Genellini,
Paolo Centofanti,
Alessandra Lojacono,
Claudio Stellari,
Simona Zucca
Editore
Scripta Manent Servizi Editoriali srl
via Gallarate, 76
20151 Milano
P.I. 11967100154
Per informazioni
[email protected]

Per la pubblicità
[email protected]
torna al sommario
Microsoft e il dopo Ballmer
In lizza spiccano Elop e Mulally
di Paolo centofanti
euters ha recentemente riportato l’indiscrezione secondo cui Microsoft
avrebbe ristretto la lista dei possibili succesori di Steve Ballmer da 40 a 5
nomi. Nella short list ci sono nomi scontati come quello di Stephen Elop,
ma anche qualche sorpresa. Oltre a Elop - la scelta più ovvia, considerando la
strada che ha portato all’acquisizione di Nokia - c’è quello di Alan Mulally di
Ford, una delle scelte a cui guardano molti degli azionisti di peso di Microsoft.
Ma ci sono anche nomi interni all’azienda, come quello di Tony Bates, precendentemente CEO di Skype e arrivato in Microsoft in seguito all’acquisizione
del servizio di VoIP. Altro nome arrivato alle orecchie del reporter di Reuters è
quello di Satya Nadella, attualmente
a capo della divisione cloud ed enterprise. Sconosciuto invece il nome
dell’altro candidato/a. Ballmer aveva
annunciato ad agosto che si sarebbe
ritirato entro un anno, per cui c’è ancora diverso tempo prima di arrivare
a una decisione finale.
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l consiglio di amministrazione
di Telecom Italia, riunitosi per
discutere sull’immediato futuro della società, ha approvato il
piano industriale per il triennio
2014-2016: Telecom Argentina sarà
ceduta (l’acquirente è ancora top
secret, ma Telecom Italia sta già
organizzando tutto per il passaggio
di consegne) e l’azienda investirà
moltissimo sullo sviluppo della rete
italiana. Secondo quanto dichiarato
dalla stessa Telecom Italia: “Entro
il 2016, l’NGN (Next Generation
Networking) raggiungerà oltre
il 50% della popolazione con 12,4
milioni di case collegate; LTE mobile coprirà l’80% della popolazione, dando un notevole contributo
al conseguimento degli obiettivi
previsti dall’Agenda Digitale europea”. Saranno ben 3,4 i miliardi
di euro stanziati per l’ampliamento
della rete e lo sviluppo delle tec-
A Londra
l’LTE più
veloce
300 Mbit/s
di Paolo centofanti
La Gran Bretagna è salita un po’
in ritardo sul treno dell’LTE, ma
sta velocemente guadagnando
terreno: ora l’operatore EE annuncia l’accensione nella Tech
City di Londra della rete LTEAdvanced. Si tratta dell’evoluzione dell’LTE, quella che originariamente doveva diventare il vero
4G, che nell’implementazione
di EE consente di arrivare a una
velocità massima di download di
300 Mbit/s. L’annuncio è stato
effettuato dal CEO di EE Olaf
Swantee all’interno del Huawei
Global Mobile Broadband Forum, e non è un caso: il primo
dispositivo compatibile è infatti
un router Huawei 802.11ac. La
velocità di 300 Mbit/s è ottenuta
tramite la tecnica dell’aggregazione di portante, unendo due
canali da 20 MHz sulle frequenze
dei 1800 e 2600 MHz dell’operatore britannico. Non è chiaro se
EE utilizzerà anche altre delle
caratteristiche dell’LTE-Advanced o unicamente la carrier aggregation. Lo standard è stato
infatti progettato per superare la
barriea di 1 Gbit/s di velocità di
picco in download.
estratto da dday.it
n.79 / 18 novembre 2013
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people & market Siamo stati a visitare il teleporto di Rambouillet di Eutelsat, un importante nodo della rete Tooway
Eutelsat: in visita al teleporto di Rambuillet
Abbiamo assistito alla simulazione della messa in orbita del satellite Eutelsat 3B. Il lancio: aprile 2104
punto quelle di Ka-Sat.
di Paolo centofanti
E
Il teleporto
di Rambouillet
Rambouillet si trova a sud ovest di Parigi in
un’area pianeggiante e leggermente rialzata, ma
soprattutto lontana da fonti di inquinamento
elettromagnetico o da installazioni militari. Si
tratta di un sito con una superficie di 96 ettari
e che, dalla privatizzazione del consorzio Eutel-
Le attività del teleporto
sat, ha visto il numero
di antenne passare da
una trentina a circa
200. Vista l’importanza che riveste il centro,
il teleporto è dotato di
piena ridondanza per
tutti i servizi di base.
Il collegamento alla
rete terrestre avviene
tramite due dorsali in
fibra ottica indipendenti, così come sono
due gli allacci alla rete
elettrica, a due centrali diverse di due società.
Per ulteriore backup, il teleporto è dotato anche
di due generatori autonomi diesel e di due UPS.
Insomma, nulla viene lasciato al caso. Le 200
antenne sono divise in tre gruppi: trasmissione
dei payload dei clienti, comunicazioni di controllo e diagnostica con la costellazione, e infine
uno dedicato alle special application, come ap-
Il teleporto si occupa di varie delicate operazioni: è il centro di controllo delle operazioni di messa in
orbita dei satelliti o LEOP (Launch
and Early Orbit Phase), gestisce la
trasmissione di alcune emittenti
TV, funziona da backup per il centro di controllo satellitare di Parigi e
infine funge da nodo per i servizi di
rete offerti dal satellite Ka-Sat.
Il controllo delle operazioni LEOP è
una delle attività più importanti del
teleporto di Rambouillet, e consiste
nella fase di messa in orbita appena
successiva al lancio, che inizia non
appena il satellite lascia il vettore. Il
razzo porta il satellite in quella che
viene definita orbita di trasferimento geostazionaria, un’orbita ellittica
eccentrica a quota bassa, che viene
utilizzata come trampolino per la
fase successiva. Da qui infatti, tramite delle opportune accensioni del
motore a propulsione a bordo del
satellite, il team a terra porterà il
satellite sull’orbita geostazionaria
vera e propria a 35786 Km di quota. Si tratta della distanza a cui un
satellite compie un’orbita completa in 24 ore,
rimanendo così apparentemente perfettamente immobile rispetto a terra, nonostante viaggi
in realtà a una velocità di circa 11.000 Km/h.
A ogni accensione, il satellite viene portato su
un’orbita meno eccentrica e con periodo più
lungo, fino ad arrivare alla posizione prestabilita. Durante questa fase, che in genere dura una
segue a pagina 7 

Il Satellite Control Centre, SCC, si occupa di tutto quanto riguarda la gestione e comunicazione
con la costellazione dei satelliti.
torna al sommario
Il controllo delle operazioni LEOP, che consiste
nella fase di messa in orbita appena successiva
al lancio.
La sala Communications System Control
Centre (CSC): si occupa della vera e propria
trasmissione satellitare dei canali TV.


utelsat è uno dei principali
fornitori di telecomunicazioni
satellitari al mondo, con una
costellazione di 31 satelliti geostazionari, che trasmettono qualcosa
come 4760 canali televisivi, oltre a
servizi di connessione dati e persino
di tracciamento della posizione, con
una tecnologia che precede quella
del GPS. Entro il 2016 è previsto il
lancio di ulteriori 7 satelliti e di recente si è tenuto presso il teleporto
di Rambouillet la simulazione generale della messa in orbita del satellite Eutelsat 3B, il cui lancio è previsto per aprile 2014 e a cui abbiamo assistito.
Il teleporto di Rambouillet, è uno dei 40 sparsi
per il globo, che controllano la costellazione di
satelliti Eutelsat e si occupano della trasmissione dei dati dei vari clienti, che per oltre il 68%
sono rappresentati da emittenti televisive. Con
il lancio nel 2011 del satellite Ka-Sat, che offre
una capacità di trasmissione di 90 Gbit/s, pari
da sola alla banda di tutto il resto della costellazione, Eutelsat si pone anche come un fornitore
di connettività Internet, con soluzioni B2B, ma
anche consumer con il servizio Tooway, offerta
dedicate alle aree in forte digital divide.
estratto da dday.it
n.79 / 18 novembre 2013
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reportage
In visita al teleporto di Eutelsat
segue Da pagina 6 
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torna al sommario
scono poi il motivo della loro presenza in orbita. La sala principale si trova presso la sede di
Parigi, ma in caso di qualsiasi evenienza, anche
di guasto catastrofico, la sala di Rambouillet è
pronta a prendere il controllo.
La situazione è speculare al CSC, che ha una
sala gemella di backup pronta a intervenire a
Parigi. La ridondanza è quindi la parola d’ordine, per assicurare la massima continuità di
servizio, e non perdere mai il controllo con la
costellazione nello spazio.
La rete Tooway
Per finire il teleporto di Rambouillet è anche
uno dei 10 gateway europei della rete terrestre
La rete Toway : qui è possibile vedere una delle
per il satellite Ka-Sat e il servizio commerciale
antenne principali per il collegamento con Ka-Sat,
Tooway, che offre connettività larga banda bidie diverse parable più piccole con cui viene monitorezionale, paragonabile a una linea ADSL, trarata la qualità del servizio.
mite parabola. Il satellite offre una banda complessiva di 90 Gbit/s, tramite una particolare
copertura a 82 beam del continente europeo e
latenza della comunicazione satellitare (253 ms
di parte del nord africa, che sfrutta il riuso delle
minimo fissi per l’andata e ritorno del segnale)
frequenze con una logica non dissimile a quella
con il protocollo TCP/IP per quanto riguarda la
di una rete cellulare.
navigazione e persino il VoIP, stando all’azienL’accesso alla rete terrestre avviene appunto trada. La latenza costituisce evidentemente un
mite 10 gateway collegati tra loro con una dorvincolo insormontabile per altre applicazioni
sale in fibra ottica, due dei quali si trovano anin real time come i giochi in multiplayer onliche in Italia, con i teleporti di Torino e Cagliari.
ne, ma Tooway nasce comunque come soluzioDa queste città, come da Rambouillet, “decolla”
ne per quelle aree completamente sprovviste di
il traffico che passa attraverso Ka-Sat e quindi
copertura in larga banda con altre tecnologie.
degli utenti collegati al servizio.
Il sistema offre
prestazioni decisamente interessanti agli utenti in
termini di velocità
di
connessione:
fino a 20 Mbit/s
in download e 6
Mbit/s in upload.
Una
particolare
tecnologia di “accelerazione” consente di scavalca- Il sistema offre prestazioni decisamente interessanti agli utenti in termini di velocità di connessione: fino a 20 Mbit/s in download e 6 Mbit/s in upload.
re i problemi di


decina di giorni, vengono dispiegati i pannelli
solari per alimentare le batterie, e comincia la
lunga fase di test degli apparati di bordo, che
durerà diverse settimane anche dopo il raggiungimento della posizione. utte le operazioni vengono effettuate dalla sala di controllo LEOP del
teleporto di Rambouillet (sopra), dove siedono
il capo operazioni e tutti i responsabili dei vari
aspetti del satellite e del suo lancio, quindi per
l’avionica, il propulsore, gli apparati di telecomunicazione a bordo e così via.
In una sala adiacente si trovano invece gli ingegneri specialisti che più intimamente conoscono ogni minimo aspetto del satellite che sta andando in orbita, che monitorano attentamente
ogni singolo parametro e sono pronti a rispondere a ogni richiesta del centro di controllo. Il
successo della fase LEOP è cruciale non solo dal
punto di vista operativo, ma anche economico:
la perfetta riuscita della messa in orbita, minimizzando il consumo del propellente, consente
di allungare la durata del satellite, e ogni anno
di vita in più rispetto a quanto stimato in fase
di progettazione, si traduce in grande ritorno
economico. Quando il propellente si esaurisce,
tipicamente in 15 anni, non è più possibile mantenere il satellite in posizione, e quindi questo
viene allontanato oltre l’oribita geostazionaria,
mandandolo alla deriva e quindi liberando un
posto. L’altra importante sala di controllo presente a Rambouillet è quella denominata Communications System Control Centre (CSC) e che
si occupa della trasmissione del payload dei
clienti. Si tratta della vera e propria trasmissione satellitare dei canali TV, i cui feed vengono
ricevuti dalle emittenti, codificati, criptati e inviati al satellite. Il centro di controllo monitora
costantemente la capacità di trasmissione, regola il bitrate e controlla che non ci siano interferenze esterne, come tentativi di jamming.
L’emissione è controllata anche con la rete di
25 stazioni a terra, che ricevono le trasmissioni
nelle diverse regioni, per monitorare la qualità
del servizio. Un centro analogo è presente nel
teleporto Eutelsat di Torino, dove avviene ad
esempio il controllo dell’emissione dei canali
dell’emittente Sky Italia.
Sopra la sala di controllo dei servizi c’è invece
il backup per quanto riguarda la sala di controllo satellitare o Satellite Control Centre, che
si occupa di tutto quanto riguarda la gestione e
comunicazione con la costellazione dei satelliti.
I satelliti vanno continuamente monitorati, sia
sotto il profilo dell’assetto, che naturalmente
del funzionamento degli apparati che costitui-
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n.79 / 18 novembre 2013
people & market Arriva l’investimento di 1 miliardo di dollari, ma il CEO lascia la carica
Heins, il CEO di BlackBerry, lascia
Al suo posto subentra John S. Chen, che salvò Sybase fondendola con SAP
di Paolo centofanti
L
a cordata di investitori capitanata da Fairfax ha confermato
un investimento di 1 miliardo
di dollari in BlackBerry, per cercare
di raddrizzarne le sorti. Ottenuti gli
investimenti, l’attuale CEO Thorsten Heins abbandona il suo ruolo,
lasciando il posto a John S. Chen,
che diventa anche presidente esecutivo del consiglio di amministrazione. Chen “sarà responsabile della
direzione dell’azienda, delle alleanze strategiche e degli obiettivi della
nuova BlackBerry”. John S. Chen
ha una lunga esperienza nelle aziende di tecnologia ed è stato a lungo
a capo di Sybase,
di cui ha raddrizzato una situazione
disperata
accompagnandola
fino a una fusione di successo
con SAP. Anche il
presidente e CEO
di Fairfax, Prem
Watsa, entra nella
dirigenza di BlackBerry, subentrando a David Kerr,
anch’egli dimissionario. “Il marchio
BlackBerry è un’icona e ha un potenziale enorme” ha dichiarato John S.
Chen, “ma ci vorrà tempo, disciplina
e decisioni pesanti per reclamare il
Vodafone annuncia,
per i clienti italiani,
l’estensione del servizio
4G anche all’estero,
iniziando da Spagna,
Portogallo, Grecia e
Romania. Altri nel 2014
nostro successo”. Per BlackBerry è
sicuramente il momento di giocarsi
il tutto per tutto, ma la borsa per il
momento non è rimasta molto impressionata: in pre-market il titolo è
già sotto di oltre il 18%.

people & market L’area Consumer è in rosso e peggiora, mentre il ramo B2B è in crescita
Panasonic cresce, ma non nel Consumer
Una buona trimestrale, merito del deprezzamento dello yen verso il dollaro
di Emanuele villa
C

ontestualmente all’annuncio
di sospensione del plasma,
Panasonic ha pubblicato una
trimestrale decisamente positiva,
nonostante la situazione del ramo
“consumer” continui a risentire della contrazione della domanda: tutto
questo mentre l’economia statunitense e giapponese sono in espansione e si assiste a una “moderata
ripresa” in molti stati europei. Parliamo di cifre: 1,881.8 miliardi di
JPY dalle vendite, con una crescita
del 3% anno su anno, ma soprattutto un utile netto di 61,5 miliardi JPY,
contro il -698 mld JPY dello scorso
anno. Un passo avanti enorme, che
risente senz’altro della ristrutturazione e della riduzione massiccia
dei costi fissi, ma senza dimenticare l’impatto positivo della discesa
dello Yen nei confronti del dollaro
statunitense. Ancor più interessanti dei dati globali sono quelli delle
singole divisioni, che dimostrano
torna al sommario
un peso sempre maggiore del ramo
business rispetto a quello consumer:
su basi semestrali, la divisone Eco
Solutions è cresciuta del 7% (855,7
miliardi JPY), e anche il segmento
degli elettrodomestici (Appliances)
è cresciuto del 5% in valore, ma
questo soprattutto a causa del deprezzamento di Yen contro USD:
Panasonic afferma infatti che le vendite sono state “deludenti” in alcune
categorie di prodotto, soprattutto
per quanto concerne i condizionatori in Cina. La divisione Consumer
è quella che più dà da riflettere, con
Vodafone
estende
l’offerta LTE
all’estero
un -9% nelle vendite (755,4 miliardi
contro gli 829.9 miliardi JPY dello scorso anno): la causa è l’ormai
consueta riduzione della domanda
in quasi tutti i segmenti, compresi
TV e digital imaging. La divisione ha
perso 16,5 miliardi JPY contro i 13,5
miliardi dello scorso anno, segnando un ulteriore peggioramento della
situazione. Infine, l’area Automotive
& Industrial Systems ha registrato
un +6% da vendite, dovuto parzialmente alla crescita del settore e in
parte al deprezzamento dello Yen
contro USD.
di Emanuele villa
Vodafone ha annunciato l’attivazione del servizio 4G LTE all’estero: questo significa che i clienti
Vodafone abilitati alla rete LTE
potranno usufuire della velocità
di quarta generazione (100 mbit
download, 50 mbit upload) anche in Spagna, Portogallo, Grecia
e Romania, con ulteriori Paesi già
previsti per il 2014. Nel comunicato stampa ufficiale, Vofafone
ricorda che per la navigazione
all’estero i propri clienti possono
attivare le offerte Smart Passport
e Internet Passport, abilitate anche alla navigazione 4G.
Riassumendo, Smart Passport
permette, con 3 euro al giorno, 50
minuti di chiamate, 50 sms e Internet illimitato (i primi 500 MB
di navigazione alla velocità massima consentita dalla rete, poi
a 32Kbps per il traffico successivo), mentre i clienti Vodafone
con abbonamento Relax possono
usufuire, alla stessa cifra, di chiamate e sms illimitati. I possessori
di tablet e chiavette possono invece utilizzare Internet Passport,
che offre navigazione illimitata al
costo di 6 euro al giorno (1GB alla
massima velocità).
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estratto da dday.it
Special
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edition
estratto da dday.it
Risultati finanziari da
record per Lenovo,
che conferma anche
il trend in salita negli
smartphone e nei tablet
di Emanuele villa
Dati finanziari eccellenti per Lenovo, che non solo si conferma il
n.1 nel mercato PC, ma cresce in
tutte le aree d’esercizio, compresa quella di smartphone e tablet.
Ad oggi, il produttore orientale
ha un market share del 17,7% nel
mercato PC (+2% anno su anno)
ed è sola al comando della classifica, mentre nel mercato degli
Smart Device, che include i nuovi PC, gli smartphone e i tablet,
sale sul terzo gradino del podio
(quarto se consideriamo solo gli
smartphone, secondo se consideriamo PC + tablet). Pur essendo
ancora staccato da Huawei, Apple e Samsung, solo negli smartphone Lenovo ha fatto registrare
un +78% di vendite rispetto allo
scorso anno. Anche nei tablet c’è
crescita, ma minore: +4,2% anno
su anno, grazie alle forti vendite
internazionali (fuori dalla Cina).
Qualche numero interessante:
Lenovo negli scorsi tre mesi ha
fatturato 9,8 miliardi USD, con
un +13.3% anno su anno, ma è
ancor più interessante il dato sul
profitto, che si posiziona a 220
milioni USD con un +36% rispetto allo stesso trimestre del 2012.
Curiosità: in tutto l’azienda ha
venduto 29 milioni di dispositivi,
che corrispondono a circa 4 prodotti venduti ogni secondo.


torna al sommario
n.79 / 18 novembre 2013
people & market Telecom Italia e Visa Europe hanno stretto una partnership strategica
Mobile payment al via anche in Italia
L’obiettivo è quello di dare impulso al mercato del mobile payment in Italia
di Giuseppe LANDOLFI
T
elecom Italia e Visa Europe
hanno siglato un accordo strategico per dare impulso al sistema dei pagamenti di beni e servizi
utilizzando i più diffusi smartphone
sul mercato. L’intesa ha l’obiettivo
di rendere disponibili agli oltre 31
milioni di clienti TIM distribuiti su
tutto il territorio nazionale, i servizi
di mobile payment più innovativi e
ridurre così progressivamente l’utilizzo dei contanti per le transazioni
commerciali.
In particolare, la nuova offerta di
mobile payment, costruita sull’esperienza delle sperimentazioni avviate
nel 2012 nell’area di Milano, consentirà ai clienti di utilizzare il proprio
smartphone per effettuare transazioni contactless presso terminali
POS abilitati in tutta Europa. TIM
provvederà anche a installare terminali contactless nei propri punti
vendita dislocati in Italia.
Attraverso l’accordo, TIM e Visa,
inoltre, lanceranno servizi a supporto sia di pagamenti P2P (“person to
person”), vale a dire il trasferimento
di denaro dal proprio smartphone
ad altre persone, sia di pagamenti ecommerce per effettuare acquisti su
internet con il proprio telefonino.
Per effettuare il pagamento delle
piccole spese quotidiane, quali l’acquisto di biglietti di bus e metropolitana, il caffè al bar oppure giornali, libri e riviste, sarà sufficiente
avvicinare il proprio smartphone al
terminale POS abilitato. Le spese superiori a 25 Euro saranno effettuate,
sempre in modalità contactless, digitando un codice direttamente sul
telefonino.
Contestualmente, nel 2014 vedrà la
luce la carta Visa brandizzata TIM e
realizzata in partnership con Intesa
Sanpaolo; la carta, disponibile per
clienti TIM su smartphone dotati di
tecnologia NFC (Near Field Communications), è sviluppata con gli stessi elevati standard di sicurezza che
caratterizzano sia tutti i pagamenti
Visa contactless, sia l’infrastruttura
e le SIM di TIM.
Marco Patuano, Amministratore
Delegato di Telecom Italia, ha dichiarato: “La diffusione delle soluzioni NFC legate alla SIM sarà un
grande motore d’innovazione sia
per le aziende sia per i consumatori
e darà uno slancio significativo al
mercato del mobile payment. Già
oggi la maggior parte degli smartphone in vendita è abilitata al
NFC, entro il 2014 in Italia ci saranno oltre 14 milioni di cellulari NFC
in circolazione, e in meno di due
anni, oltre il 10% degli utenti farà
un massiccio uso dei molteplici servizi che saranno disponibili grazie a
questa tecnologia. Telecom Italia ha
sviluppato una specifica piattaforma tecnologica per garantire la sicurezza dei servizi di pagamento in
mobilità che le banche abiliteranno
ai possessori di carte di credito. In
questo contesto la partnership con
Visa rappresenta un passo fondamentale per accelerare la diffusione
dei servizi di pagamento abilitati
attraverso il telefonino, passo che
cambierà le abitudini delle persone
e consentirà di facilitare la vita di
tutti i giorni dei nostri clienti”.
Davide Steffanini, Direttore Generale Italia di Visa Europe, ha commentato: “La nostra partnership
con Telecom Italia per i pagamenti
mobile rappresenta una vera svolta
in Italia in termini di innovazione.
L’Italia è pronta per questo tipo di
servizio: oltre a essere il mercato
numero uno per Visa in Europa per
i prodotti prepagati, il nostro Paese
è sempre stato molto sollecito ad
adottare le più moderne tecnologie
nella telefonia mobile. Le soluzioni
che stiamo sviluppando insieme a
Telecom Italia cambieranno radicalmente il modo di pagare dei
consumatori italiani, e questa collaborazione fungerà da vero catalizzatore per affermare anche nel nostro Paese la strategia Visa Future
of Payments di Visa. In qualità di
leader di mercato e di azienda fortemente innovatrice, Visa comprende
la necessità di stabilire uno standard
di interoperabilità globale, che vede
coinvolti gli operatori di telefonia
mobile, i produttori di telefonini, i
circuiti di pagamento elettronico e
gli istituti finanziari che emettono
le carte Visa. Operare con i leader di
questi settori di riferimento, quale
Telecom Italia, è cruciale per rendere tutto ciò realtà”.
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Lenovo vende
4 dispositivi
al secondo
Special

edition
estratto da dday.it
Special

edition
n.79 / 18 novembre 2013
people & market Paolo Sandri, ex vicepresidente della divisione AV di Samsung, è il nuovo direttore generale di TP Vision
A Paolo Sandri i TV di Philips: scossa al mercato
L’obiettivo è chiaro: riportare i TV Philips al top in Italia, quando Sony e Philips dominavano i mercati
È
di consumo e di innovare l’approccio del nostro team per sviluppare
ulteriormente la quota di mercato
dei TV Philips in Italia”, ha affermato il CEO di TP Vision Maarten
de Vries. In qualità di Direttore Generale, Sandri assume la responsabilità di tutta l’azienda coordinando
il lavoro dei team di vendita, marketing, operations e finanziario.
Ironia della sorte, Paolo Sandri arriva in TP Vision al posto di Marco
Hannappel, che ha preso il suo posto in Samsung. Un vero scambio di
ruoli, e solo il futuro dirà quale delle
due aziende ci ha guadagnato nello
scambio. Philips si ritrova però con
un’arma in più: il suo nuovo Direttore Generale conosce non solo tutti
i punti deboli di Samsung, ma è anche l’architetto della strategia commerciale che ha portato Samsung
ad essere leader in Italia sui TV con
oltre il 50% di quote di mercato, un
fenomeno unico in Europa.
people & market
Moto X: solo
500.000
telefoni venduti
Brutte notizie per Motorola:
un report di Strategy Analytics
parla di soli 500.000 Moto
X venduti da agosto a oggi,
un numero che non si può
considerare soddisfacente
considerando i forti investimenti effettuati. D’altronde,
le speranze della vigilia erano
ben riposte: il telefono è ottimo sotto il profilo hardware,
consente un certo grado di
personalizzazione ed è assemblato negli Stati Uniti, motivo
che avrebbe dovuto spingere
gli acquirenti (Moto X non è
distribuito da noi) a preferirlo
rispetto alle soluzioni concorrenti. Eppure, Moto X sembra
(per ora) non farcela, e questo
riporta a galla la questione
dell’opportunità dell’acquisizione di Motorola da parte di
Google, se poi la prima lavora
ancora in (relativa) autonomia e Google continua a farsi
realizzare i dispositivi Nexus
da aziende terze.

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Paolo Sandri il nuovo Managing Director di TP Vision per
Italia, Grecia, Cipro e Malta.
Sandri, dopo aver lavorato per 19
anni in Samsung arrivando a guidare con il ruolo di Vice President
le divisioni Audio Video e Domestic
Appliance, affronta ora una nuova
sfida: riportare Philips al posto che
le compete nel mondo dei TV, quando ancora i coreani erano lontani e il
mercato era diviso tra Philips e Sony.
L’ingresso di Sandri in TP Vision,
fortemente voluto a livello internazionale, rappresenta una vera scossa
per il mercato e potrebbe davvero
ribaltare gli equilibri italiani, dove
ogni due TV venduti uno è marchia-
to Samsung.
“Siamo felici di aver
affidato questo ruolo
a Paolo Sandri, un
manager di comprovata competenza nel
mercato italiano dei
TV. Grazie alla sua
profonda conoscenza del settore, sarà
in grado di elevare
il
posizionamento
dei TV Philips. Le sue
estese e consolidate
relazioni con il mondo retail e con
l’intero settore dei TV, gli consentiranno di rafforzare la posizione di
TP Vision come partner di fiducia
per le grandi catene di elettronica
torna al sommario
people & market Report IDC sul mercato smartphone globale nel terzo trimestre del 2013
IDC: BlackBerry crolla, Win. Phone +156%
Windows Phone cresce, BlackBerry crolla con solo l’1,7% del mercato
di Emanuele VILLA
I
DC ha pubblicato il proprio report sul terzo trimestre 2013 nel
mercato degli smartphone (oer
legere i risultati, clicca qui). Nulla
che non fosse prevedibile, ma alcuni dati sono interessanti: rispetto allo stesso periodo dello scorso
anno, Android è ancora in crescita,
passando dal 74,9% all’81% del mercato, sotto la spinta dei terminali di
fascia bassa; nello scorso trimestre,
infatti, il costo medio dei terminali
Android è stato di 268 dollari contro i 313 del medesimo periodo dello
scorso anno. In ogni caso, non c’è
dubbio che Android, nonostante la
presenza e la quota di mercato imponente, sia ancora in crescita e continui a distanziare i competitor. iOS
è stabile in seconda posizione, nonostante si assista a un calo rispetto
al terzo trimestre dello scorso anno:
14,4% un anno fa, 12,9% oggi. Secondo IDC, Apple starebbe pagando
l’assenza da alcuni segmenti di mercato, e in particolare da quello dei
large-screen device (phablet o affini). In ogni caso i volumi sono ancora molto elevati: con 33,6 milioni
in un trimestre, la strada che Windows Phone deve percorrere
per raggiungere Apple
è ancora molto lunga,
nonostante i risultati
record di questo trimestre. Sì, perché la
notizia importante è
un ottimo +156% nelle
vendite rispetto allo scorso anno, dato che permette al
sistema operativo di Redmond
di trovarsi al terzo posto con il
3,6% del mercato (rispetto al 2%
dello scorso anno) e con 9,5 milioni
di terminali venduti, una quantità
impensabile anche solo un anno fa.
Parte della crescita è anche dovuta al
crollo di BlackBerry, che sembrerebbe davvero non farcela a rialzarsi:
l’anno scorso aveva il 4,1% del mercato, ora ha l’1,7% con 4,5 milioni di
terminali venduti.
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di Roberto pezzali
n.79 / 18 novembre 2013
people & market Amazon Italia attiva la “Spedizione Mattino” per consegne urgenti
Amazon sempre più veloce (ma cara)
Con il servizio Spedizione Mattino, consegne entro le ore 12 del giorno dopo
di Roberto Pezzali
A
L’Agenzia europea
per la sicurezza aerea
conferma: a breve sarà
possibile tenere accesi
smartphone, tablet e
riproduttori durante
decollo e atterraggio
ranno però solo 5.99 euro, non poco
per chi è abituato alla spedizione
gratuita. “Spedizione Mattino” resta
comunque una soluzione possibile:
chi vive nel nord Italia, in prossimità
del centro logistico di Castel San Giovanni, solitamente riceve la merce il
mattino dopo senza la necessità di
pagare di più.
people & market Accusa di dichiarazione dei redditi fraudolenta secondo i PM milanesi
Apple indagata: manca un miliardo di euro
L’ipotesi dei PM è che Apple Italia sia il cuore dell’attività commerciale in Italia
L
di Roberto Pezzali
a notizia è rimbalzata su tutti
i media mondiali: Apple è sotto indagine per frode fiscale
da parte della procura di Milano.
L’accusa, secondo i PM che stanno
investigando, è di aver sottostimato
di 206 milioni di euro circa l’imponibile fiscale del 2010 e di oltre 853
milioni quello del periodo d’imposta
2011, avvalendosi di mezzi fraudolenti per ostacolare gli accertamenti
che ogni anno vengono fatti dal fisco verso le filiali italiane dei grandi
operatori con sede fiscale all’estero.
Il reato di “dichiarazione dei redditi
fraudolenta” è stato contestato a due
manager dell’azienda il cui nome al
momento è ancora riservato: i due
manager sono difesi dall’ex Ministro
della Giustizia del Governo Monti
Paola Severino. Non è la prima volta
che viene aperto un fascicolo relativo

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mazon.it introduce la nuova
“Spedizione Mattino”: ordinando una selezione di circa
750.000 prodotti entro le ore 17 del
giorno precedente, la consegna sarà
assicurata dalle 8 alle 12 del giorno
successivo. Il nostro fine ultimo è di
garantire consegne rapide e puntuali e l’opzione Spedizione Mattino
è un’importante aggiunta alla nostra offerta di servizi” ha dichiarato
Philippe Hemard, Vice president EU
Transportation di Amazon EU Sarl.
“In Amazon cerchiamo ogni giorno di
innovare e ciò si traduce in un miglioramento continuo anche nel modo in
cui spediamo i nostri prodotti: siamo
felici di lanciare la Spedizione Mattino, come ulteriore conferma del
nostro impegno in Italia
dopo il recente annuncio
del nuovo centro di distribuzione di Castel San
Giovanni di Amazon Italia
Logistica Srl”
Il servizio risponde quindi
alle necessità di “urgenza”
come un regalo dell’ultimo minuto, e tra i prodotti
sono inclusi libri, musica,
DVD ma anche oggetti
elettronici, borse e valigeria, orologi,
Sport e articoli per il tempo tibero.
Il servizio, funzionante ovviamente
dal lunedì al venerdì, è disponibile
per circa 1000 città e ha ovviamente
un costo (neppure basso): 12 euro di
base per la consegna di un oggetto e
2 euro per ogni articolo addizionale.
Gli iscritti ad Amazon Prime paghe-
torna al sommario
a reati fiscali di Apple in Italia, anche
se in passato, dopo le opportune indagini, tutto era stato archiviato. La
questione “tasse” per i colossi dell’IT
è da mesi al centro dell’attenzione
anche dell’Unione Europea ed è risaputo che Apple, Amazon, Google,
Microsoft camminano sul filo che
separa legalità e illegalità sfruttando i buchi che la normativa europea
permette, operando come società
accessorie a filiali site in Irlanda o
in Lussemburgo, dove la pressione
fiscale è meno elevata. In questo
caso, però, sembra che Apple abbia
passato quella linea sottile: l’ipotesi
dei PM infatti è che Apple Italia non
sia solo una società di supporto al
canale di vendita e di assistenza e
di servizi accessori alla Apple Sales
International, con sede in Irlanda
a Cork, ma che sia in realtà il cuore
dell’attività commerciale compiuta in Italia. Apple ha rilasciato una
Musica e
video in
decollo anche
in Europa
dichiarazione ufficiale a Bloomberg:
“Apple paga ogni euro e ogni dollaro che deve in tasse e siamo sotto revisioni costanti da parte dei
governi di tutto il mondo. Le autorità italiane hanno già controllato
Apple Italia nel 2007, 2008 e 2009,
confermando che siamo del tutto in
linea con la documentazione OECD
e le richieste di trasparenza. Siamo
certi che gli attuali controlli porteranno alle stesse conclusioni”.
di Emanuele villa
Dopo gli Stati Uniti, tocca all’Europa rendere più flessibili le norme sull’utilizzo degli
strumenti elettronici a bordo
degli aerei. L’Agenzia europea
per la sicurezza aerea (EASA),
ente preposto alla definizione di strategie comuni per la
sicurezza in volo nell’ambito
dell’UE, ha rilasciato una nota
in cui si impegna a pubblicare formalmente (entro fine
novembre) le nuove norme in
merito all’uso degli strumenti
elettronici.
La stessa nota, però, annuncia
l’intenzione di permettere l’uso
di strumenti quali smartphone, tablet e riproduttori portatili durante le fasi di decollo e
atterraggio, purchè in Modalità Aereo, ovvero con tutta la
connettività radio disattivata.
Per questioni di sicurezza, date
le ampie dimensioni, i laptop
andranno messi via durante le
fasi di decollo e atterraggio.
Nulla di sconvolgente, non fosse che EASA considera questo
come primo step nel cammino
che dovrebbe portare all’impiego totale e senza restrizioni
degli strumenti elettronici portatili a bordo degli aerei, anche
per telefonare. Chiaramente
per questo bisognerà attendere
del tempo e successivi step di
“certifica” degli strumenti elettronici autorizzati a bordo, ma
qualcosa si sta muovendo.
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estratto da dday.it
Special
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estratto da dday.it
n.79 / 18 novembre 2013
Special
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people & market Abbiamo provato a guidare usando esclusivamente i controlli vocali: c’è ancora molto da lavorare
Opel Adam: ecco come funziona Siri Eyes Free
Siri Eyes Free permette di chiamare Siri con un tasto sul volante, facilitando l’accesso ai comandi vocali
zioni relative ai brani che stiamo ascoltando da chiavetta o in streaming.
di Roberto pezzali
Q
USB, ingresso di linea e Bluetooth
Il supporto video però non è così esteso: qualche
file non viene letto, ma ovviamente non si può
pretendere troppo da un Media Player integrato
in una macchina. Il supporto Bluetooth è invece
buono, con un pairing rapido. Anche la qualità
audio del sistema non delude affatto: buon bilanciamento e buona pressione sonora senza troppe
distorsioni ad un volume moderato.
Siri aiuta poco
(e non capisce molto)

La novità maggiore per i possessori di Adam e di
iPhone è Siri Eyes Free: presentato lo scorso anno
al WWDC 2012, Siri Eyes Free permette di chiamare Siri con un tasto sul volante, facilitando quindi
l’accesso ai comandi vocali, che durante la guida
risultano particolarmente utili. Siri risponde effet-
torna al sommario
Troppe poche app
tivamente in modo rapido alla sua chiamata, ma il
suo intervento non sempre aiuta. Le operazioni più
banali, ma anche forse le più usate come la chiamata di un contatto in rubrica, vengono fatte senza
problemi, ma se richiediamo qualcosa di più complesso, non sempre l’assistente vocale dell’iPhone
capisce cosa vogliamo. Il limite maggiore però è
l’interazione con le richieste che prevedono istruzioni di navigazione.
Se chiediamo ad esempio a Siri di trovare il parcheggio più vicino o di portarci a destinazione, viene
richiamato il sistema di navigazione dell’iPhone e la
navigazione parte muta: IntelliLink non è in grado,
infatti, di passare da solo all’ingresso Bluetooth per
gestire l’audio in uscita dal telefono, la cosa va fatta
a mano. Inoltre, se decidiamo di usare l’iPhone per
la navigazione, perdiamo la radio, e per certi versi
le classiche autoradio con navigatore che fanno sfumare la musica per dare le indicazioni stradali riescono ad essere non solo più efficaci ma anche più
piacevoli: un viaggio muto, in compagnia della voce
meccanica che ci guida non è proprio il massimo.
Abbiamo volutamente lasciato per
ultimo IntelliLink, il collegamento intelligente che sfrutta le app presenti
sullo smartphone per la visualizzazione
remota. Sull’interfaccia a schermo di
Adam è presente un pannello “applicazioni” dal quale si possono lanciare
alcune app precedentemente scaricate
sullo smartphone. Quando un’app viene scaricata risulta disponibile anche
per IntelliLink, che può così visualizzare una versione ottimizzata dell’interfaccia. Le app disponibili sono davvero poche:
Stitcher, che permette di ascoltare podcast, TuneIn
per l’accesso alle webradio e BrinGo, un navigatore offline. Purtroppo BrinGo, rispetto a software di navigazione più blasonati come Navigon e
TomTom, non riesce proprio a reggere il confronto, le strade non sono aggiornate e le indicazioni
sono poco precise. Opel ha previsto un supporto
per poter agganciare e ricaricare lo smartphone al
cruscotto, e in questa configurazione si può anche
usare lo schermo del dispositivo per visualizzare la
mappa ma resta il limite dell’audio: o si sceglie la
radio o lo smartphone. Opel deve lavorare moltis-
Schermo grande, touch immediato
Oltre alla gestione vocale, di Adam di ha colpito
lo schermo da 7” utilizzato per l’interfaccia. La sua
posizione forse non è proprio comodissima ed è difficile guardarlo senza togliere gli occhi dalla strada.
L’interfaccia però è molto semplice, e lo schermo
non solo raccoglie di dati relativi a radio, app, musica e impostazioni, ma anche indicazioni relative al
veicolo come la gestione delle luci e le impostazioni
di climatizzazione. L’interfaccia grafica è curata e
piacevole, il display touch risponde al tocco con una
buona immediatezza e l’angolo di visione è buono.
La risoluzione del display non è elevatissima, ed è
forse questo l’unico elemento debole. Tra i punti di
forza invece segnaliamo l’integrazione del database
Gracenote per la visualizzazione di tutte le informa-
simo sullo sviluppo delle app compatibili con IntelliLink, perché averne solo tre è un po’ riduttivo e
senza supporto il sistema rischia di essere abbandonato a breve. Purtroppo il lavoro da fare non è
semplice: rendere un’app compatibile IntelliLink
vuol dire aggiungere anche un’interfaccia dedicata
all’uso “in-car” e non molti (a quanto pare) sono
intenzionati a farlo. Il futuro del sistema sarebbe
molto più roseo se, come già successo con l’update
per Siri, Opel aggiornasse il sistema per ottenere
piena compatibilità con MirrorLink e iOS on Car
(dovrebbe arrivare nel 2014) avrebbe sicuramente
un maggior numero di possibilità.


uello tra auto e tecnologia non è
mai un rapporto facile: i produttori di auto guardano spesso con
diffidenza ciò che viene proposto loro
dai produttori di smartphone, reputando molte soluzioni come poco sicure o
non facili da integrare senza rinunciare ai propri sistemi. La Opel Adam con
IntelliLink, compatibile con smartphone
Android e iPhone, permette infatti non
solo lo streaming delle canzoni e della
musica proveniente dalle varie app, ma
anche l’esecuzione di applicazioni presenti sullo smartphone direttamente
sullo schermo da 7”. Una soluzione per certi versi
simile a MirrorLink e al nuovo iOS on the Car, a
nostro parere anche la strada più sensata da intraprendere, costo basso per i produttori di auto
che non devono integrare un sistema complesso
(che diventerebbe obsoleto in un paio di anni) e
lo smartphone al centro di tutto, con lo schermo a
fare da estensione.
n.79 / 18 novembre 2013
MOBILE Google lancia Nexus 5 con un prezzo “da spavento” (per i competitor): 349 euro
Nexus 5 con Android 4.4: disponibile!
Versioni da 16 e 32 GB e hardware da top di gamma. Attacco a Samsung?
di Roberto PEZZALI
N
exus 5 è finalmente arrivato,
ed è disponibile da subito sul
Play Store a 349 euro nella
versione da 16 GB e a 399 in quella
da 32 GB. Un vero prezzo bomba che
ridefinisce la fascia alta Android:
Google fa pagare 200 euro in meno
dei competitor uno smartphone che

ha caratteristiche da top di
gamma, costruito bene e con
fotocamera stabilizzata da 8
megapixel dotata anche di
una nuova modalità HDR+,
un vero HDR con 3 scatti
in rapidissima successione
ricampionati via software.
Nexus 5 conferma le specifiche dell’ultimo periodo,
dal processore Snapdragon
800 con 2 GB di RAM allo
schermo edge to edge da
4.95”, un LCD IPS prodotto
da LG che offre non solo una risoluzione Full HD ma anche una resa
cromatica da primo della classe. Già
visto all’opera sul G2 nella versione
da 5.2”, questo schermo è forse uno
dei migliori ad oggi disponibli per
uno smartphone. Non mancano
LTE, ricarica wireless con batteria
da 2.200 mAh, Wi-Fi AC e Blue-
Il nuovo tablet è
il primo di Apple a
utilizzare la tecnologia
introdotta da Sharp.
Riduzione dello
spessore ma anche
dei consumi: efficienza
migliore del 57%
tooth 4.0. A bordo il nuovo Android
4.4 KitKat, al quale dedicheremo
presto un articolo completo. Nexus
5, disponibile in due versioni (bianco e nero) con un prezzo abbordabile, è una proposta super, e l’unico
neo sembra essere l’assenza di una
micro SD, compensabile però con
Google Drive.
MOBILE Nokia ha pubblicato sul sito i primi file DNG (RAW) scattati con il Lumia 1020
Lumia 1020: arrivano i primi scatti RAW
L’aggiornamento di Nokia Camera app è in arrivo e promette molto bene
di Vittorio Romano BARASSI
N

el corso dell’ultimo evento
internazionale, in cui l’azienda finlandese ha svelato - tra
gli altri - il primo phablet Lumia
1520, Nokia annunciò che molto
presto avrebbe rilasciato un corposo aggiornamento dell’app Nokia
Camera per permettere lo scatto di
foto in RAW, precisamente in formato DNG. In attesa di rilasciare
l’aggiornamento, Nokia ha voluto
mostrare agli appassionati cosa
sarà in grado di fare la nuova app
e ha pubblicato sul suo sito una serie di fotografie scattate con il top
di gamma Lumia 1020. I file RAW
pesano più di 40 MB l’uno e non
ci vuole un genio per capire come
scattando a ripetizione nella nuova
modalità JPEG+DNG si finirà pre-
torna al sommario
Scarica: JPEG / RAW
Scarica: JPEG / RAW
Scarica: JPEG / RAW
Scarica: JPEG / RAW
sto per saturare la memoria dei device, ma la possibilità di lavorare su
file “puri” catturati da un semplice
smartphone apre nuovi panorami
nel mondo della fotografia digitale.
Con un po’ di Photoshop (o di Li-
iPad Air ha
il display
IGZO
ghtroom) e di competenze di fotoritocco sarà in questo modo possibile
ottenere davvero il massimo dagli
scatti; problemi di memoria a parte, il RAW su smartphone è davvero
una gran cosa.
di Paolo CENTOFANTI
L’ultimo iPad di Apple è più
leggero e sottile della generazione precedente e non di poco.
Il segreto? Per buona parte è
nel nuovo display che, stando a
quanto analizzato da DisplayMate, è evidentemente il primo
a utilizzare la tecnologia IGZO. Il
nuovo processo di fabbricazione,
infatti, è l’unico che può permettere l’incremento nell’efficienza
energetica di ben il 57%, registrato rispetto all’iPad dello scorso
anno. L’articolo, che mette a confronto i display del Nexus 10, del
nuovo Kindle Fire HDX e quello
dell’iPad Air, rivela come il nuovo
schermo offra diversi significativi
miglioramenti rispetto a quello
della versione precedente: minori
riflessi, più contrasto, e naturalmente riduzione nello spessore.
Dalla comparativa, in realtà, il
display che ne esce meglio è quello del nuovo Kindle, realizzato
in LTPS e ancora più efficiente
di quello dell’IGZO. Secondo
DisplayMate, anche lo schermo
del nuovo iPad Mini sarà quasi
senza dubbio in IGZO, visto che
nonostante le dimensioni inferiori, mantiene la stessa risoluzione
del modello maggiore, una densità che non sarebbe raggiungibile
con le altre tecnologie. L’IGZO è
un semiconduttore che offre una
maggiore conducibilità rispetto
al silicio e consente di ridurre le
dimensioni dei componenti e l’efficienza energetica dell’elettronica di un display.

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n.79 / 18 novembre 2013
MOBILE Google ha lanciato Play Film in Italia, la sua offerta di noleggio/vendita video
Google Play Film disponibile in Italia
Niente serie TV, prezzi allineati a quelli di iTunes e audio solo stereo
di Roberto PEZZALI
G
MOBILE
Vine arriva su
Windows Phone

La cronica mancanza su
Windows Phone 8 di app
popolari sulle altre piattaforme (iOS e Android,
in pratica) sta diventando
finalmente un ricordo. Dopo
l’annuncio dell’arrivo di
Instagram, oggi è il turno
di Vine, il social network
lanciato da Twitter prima
su iOS e poi Android. L’app
è disponibile fin da subito
sul Windows Store per i
dispositivi basati su sistema
operativo Windows Phone 8
(niente Windows Phone 7
o 7.5) e, esattamente come
sulle altre piattaforme
più diffuse, permette di
realizzare brevi clip video
di 6 secondi, con montaggio
diretto in camera per dare
sfoggio alla propria creatività. L’interfaccia è minimale
e pulita e in perfetto stile
Windows Phone. L’app è
naturalmente gratuita e
scaricabile da questo link.
torna al sommario
Display da 5,7’’ HD,
processore quad core
e fotocamera da
13 megapixel per
il nuovo phablet
Dual SIM
così elevata. La gestione dei film acquistati e visibili offline viene gestita
dall’applicazione Google Play Movie,
pertanto non è possibile scaricare fisicamente il file per poterlo spostare
su altri devices. Se si vuole guardare
un contenuto offline si può richiedere
la memorizzazione nella cache della
applicazione, con il film che sarà disponibile quante volte si vuole se si è
acquistato oppure entro i termini di
noleggio. Da apprezzare la disponibilità di molti titoli italiani nel catalogo:
ai film internazionali si aggiungono
numerosi titoli distribuiti dalle principali case indipendenti italiane, quali CG Home Video, Lucky Red, Eagle
Pictures, BiM Distribuzione, Luce
- Cinecittà, Moviemax, M2 Pictures,
Dall’Angelo Pictures e Videa.
MOBILE Asus assicura audio di qualità e comfort elevato
Da Asus, auricolari con NFC
di Giuseppe LANDOLFI
A
sus ha annunciato EB50N NearField Stereo Headset, i primi auricolari
Bluetooth 4.0 al mondo con tecnologia NFC EZ one-touch, che permette
la sincronizzazione automatica con dispositivi Bluetooth tenuti a 3 cm di
distanza o meno. È possibile abbinare gli auricolari a due dispositivi contemporaneamente così da poter, per esempio, ricevere una chiamata dallo smartphone mentre si sta ascoltando musica dal tablet o dal computer, senza dover
effettuare lo switch. Il Bluetooth 4.0 con Enhanced Data Rate (EDR) assicura,
allo stesso tempo, una migliore qualità del suono e un’elevata efficienza energetica: Asus dichiara un’autonomia di 250 ore in standby o 6 ore in conversazione/streaming audio. Possibile, inoltre, effettuare chiamate in conferenza.
Ciascun auricolare è dotato di driver full range da 8 mm con cancellazione
dell’eco e isolamento acustico; le cuffie hanno una risposta di frequenza da
20 Hz a 17 kHz e 85 dB di sensibilità (± 3 dB). Sull’auricolare sinistro sono
presenti il pulsante per l’accensione e un indicatore LED, mentre sul destro
c’è una porta micro USB. Il design ergonomico garantisce un uso prolungato
confortevole, mentre il cavo intrecciato dona più resistenza.
di Emanuele VILLA
Forward Active è il phablet Dual
SIM pensato per chi ha bisogno
di un terminale di ampie dimensioni e dal costo accessibile.
Il comunicato stampa ufficiale
pone l’accento sulle funzionalità, come ad esempio la possibilità di rispondere al telefono oppure di effettuare una chiamata
in uscita semplicemente avvicinando il dispositivo all’orecchio,
oppure ancora Zoom Screen
per ridimensionare l’area attiva del display usando tre dita.
Dal punto di vista tecnico, scopriamo che il terminale ha un
display 5,7’’ HD (1280 x 800?)
con rinforzo Dragontrail, ma
del processore non sappiamo
nulla più di un “quad core da
1,5 GHz”; il terminale è rigorosamente Dual SIM con tutte le
funzionalità annesse ed è basato su Android Jelly Bean 4.2. A
livello fotografico, Forward Prime offre una camera principale
da 13 megapixel con autofocus,
flash, HDR, stabilizzatore d’immagine, la funzione Panorama,
e permette di scattare semplicemente passando la mano davanti alla camera frontale (Smart
Gesture). La memoria interna
è da 16 GB, la batteria da 3200
mAh e la fotocamera frontale è
da 5 megapixel; per quanto concerne la connettività, non manca l’HSPA+, Bluetooth e Wi-Fi.
Disponibile nelle versioni nera
e bianca, Forward Prime costa
449 euro.


oogle Play Film sbarca anche
in Italia: tra i nuovi servizi
disponibili anche il noleggio e
la vendita dei film, uno degli ultimi
elementi mancanti dell’offerta Google per il nostro Paese. Un catalogo
ampio, simile comunque a quello
degli altri Store e con prezzi che
non si discostano affatto da quelli di
Apple. Un esempio? Into Darkness
4.99 euro noleggio, 16.99 euro vendita in HD e qualcosa in meno per
la versione a definizione standard.
Acquistare il disco in negozio, versione Blu-ray, costa meno o uguale.
Google, inoltre, non offre nemmeno
tracce audio multiple e multicanale:
per i blockbuster, audio stereo e solo
italiano, un po’ poco per una spesa
NGM lancia
Forward
Active, phablet
top di gamma
estratto da dday.it
Secondo Bloomberg,
Apple avrebbe in
programma un iPhone
con display curvo ai
bordi e con sensori
capaci di rilevare
il grado di pressione
sullo schermo
di Emanuele VILLA


Volessimo seguire tutti i rumor
che riguardano i dispositivi Apple potremmo aprire una sezione
ad hoc, ma qualcuno è senz’altro
meritevole di considerazione,
specie quando proviene da una
fonte come Bloomberg. Le “solite” fonti anonime sostengono
che Apple non solo stia dedicando molte attenzioni agli iPhone
da 4,7’’ e 5,5’’, ma sarebbe anche
al lavoro su un display curvo ai
bordi. In pratica, a differenza dei
modelli commerciali di Samsung
e LG, quello di Apple sarebbe
piatto lungo il corpo dell’apparecchio, salvo curvare ai bordi.
Una novità che non avrebbe conseguenze importanti sul fronte
dell’esperienza d’uso, ma potrebbe incidere parecchio sull’estetica
dell’apparecchio, permettendo ai
designer Apple di sperimentare
nuove forme e soluzioni. A dire il
vero, non è la notizia del display
curvo quella più interessante:
lo stesso report di Bloomberg
afferma che i prossimi dispositivi Apple saranno “sensibili alla
pressione”, e questa – a patto di
realizzare un ecosistema capace
di sfruttarla – potrebbe essere
una novità importante. Ma attenzione: secondo Bloomberg
questa novità vedrà la luce solo
tra due generazioni (per l’iPhone
6 dovremo “accontentarci” del
display curvo e di dimensioni
maggiori, almeno così pare).
torna al sommario
n.79 / 18 novembre 2013
MOBILE LG annuncia la disponibilità e il prezzo del nuovo tablet “mini” G Pad 8.3
LG G Pad 8.3: in Italia a 300 euro
Hardware di buon livello, display Full HD e prezzo senz’altro abbordabile
di Roberto PEZZALI
L
G G Pad 8.3 arriva finalmente
in Italia: presentato lo scorso
settembre all’IFA di Berlino,
G Pad 8.3 aveva colpito per la qualità costruttiva e l’hardware utilizzato, tanto che molti l’avevano già
battezzato “l’anti iPad Mini”. G Pad,
un po’ come il nuovo smartphone
G2, rappresenta per LG il prodotto
della svolta: l’azienda coreana aveva
“floppato” con il suo primo tablet
e ha atteso molto prima di tornare
sul mercato con un nuovo prodotto
del medesimo segmento. Dotato di
uno schermo da 8.3” Full HD IPS,
1920 x 1200 di risoluzione e 273 dpi
di definizione, G Pad può contare
su un processore Snapdragon 600
e su 2 GB di RAM, il tutto chiuso
in un leggero cabinet con retro in
alluminio monoscocca spesso 8.3
mm e con un peso di 338 grammi.
Come nel caso del G2, LG ha prestato molta attenzione all’autonomia: LG Chemical ha realizzato per
G Pad una nuova batteria da 4.600
mAh che garantisce almeno 10 ore
di autonomia (tutte da verificare).
Tra le altre note positive la presenza
dello slot microSD, il modulo GPS
integrato e una camera posteriore
da 5 megapixel. Purtroppo manca il
supporto alle reti LTE, anche se LG
vuole spingere il tethering con gli
smartphone Android: grazie all’applicazione QPair si potranno gestire
gli SMS direttamente dal tablet e
ricevere anche le notifiche di chiamata. Dal G2 il tablet eredita anche
parte dell’interfaccia e alcune funzionalità come Slide Aside, QSlide
e Toc Toc, per accendere e spegnere
il dispositivo semplicemente toccando il display con un doppio Tap.
LG G Pad 8.3 è disponibile nelle
colorazioni bianca o nera al prezzo
di 299.90 euro, un prezzo invitante
se consideriamo che iPad Mini con
display Retina parte da 399 euro.
La sfida più grande sarà però quella
con l’attuale iPad Mini: è vero che
non ha un display hi-res, ma dal
punto di vista delle applicazioni
per tablet, tra iOS e Android ancora
non c’è storia.
MOBILE Mediacom GamePad è un controller bluetooth per smartphone, tablet e PS3
Mediacom GamePad per iOS, PS3 e Android
Un’ottima idea per i gamer più appassionati. Il costo è bassissimo: 39 euro
M
di Roberto PEZZALI
ediacom ha lanciato GamePad, un controller per
smartphone e tablet che,
grazie al modulo bluetooth interno,
funziona anche con la PlayStation
3. Grazie all’integrazione con le
API dei recenti iOS 7 e Android Jelly Bean, il controller si integra alla
perfezione con i giochi compatibili
e permette quindi l’utilizzo del tablet come una vera e propria console, sfruttando l’uscita HDMI, Mi-
racast o AirPlay per il collegamento
al televisore di casa. GamePad, che
ha un costo relativamente ridotto
di 34.99 euro,
è stato realizzato
fondendo i tratti
del controller
della PS3 e
di quello dell’Xbox 360: il
retro e la disposizione dei
tasti ricordano infatti il controller
DualShock ma l’ergonomia è simile a quella del pad in dotazione
con la console di
casa Microsoft.
GamePad
ha
inoltre 12 tasti
completamente
riconfigurabili e
integra una batteria a lunga durata ricaricabile
tramite USB.

iPhone 6
curvo e
sensibile alla
pressione?
Special

edition
estratto da dday.it
Un filmato
dimostrativo mette in
luce le qualità “autorigenerative” della
copertura posteriore
del nuovo LG Flex
la cui curvatura
supporta anche carichi
molto pesanti
di Emanuele VILLA
LG G Flex
Cover “auto-riparante”


Lanciato ufficialmente in Corea
del Sud, LG G Flex è il primo
smartphone curvo mai apparso sul mercato, probabilmente
il primo di una lunga serie di
dispositivi sperimentali che
molti produttori lanceranno
per dimostrare le loro abilità
costruttive. LG G Flex, dotato
di display HD (720p) curvo da
6 pollici e di batteria - anch’essa ricurva e flessibile - da 3500
mAh, ha anche un’altra caratteristica peculiare: la sua cover
posteriore è auto-rigenerante.
Il particolare materiale plastico
che la contraddistingue, infatti,
è dotato del “dono” del self-healing: i graffi derivanti dal normale uso quotidiano spariscono nel giro di qualche minuto,
“miracolo” - della tecnologia dimostrato da LG nell’apposito
video pubblicato qualche ora fa
su YouTube. Nel video, LG mostra anche come la curvatura di
G Flex sia in grado di resistere
a pesanti carichi (nel filmato ci
si ferma a 32 chilogrammi, ma
LG assicura che si arriva tranquillamente a 40); niente paura
dunque: su LG G Flex ci si potrà
proprio sedere.
torna al sommario
n.79 / 18 novembre 2013
MOBILE Hisense entra nel mercato italiano della telefonia con un modello economico
Smartphone Hisense ora in Italia
Un display da 5’’ IPS, processore quad core e Android 4.2 per 199 euro
di Emanuele VILLA
O
ltre all’offerta di TV, grandi
elettrodomestici (frigoriferi e
lavatrici) e condizionatori, Hisense ha deciso di proporre nel nostro
Paese anche i suoi smartphone, partendo da un modello dal costo abbordabile e con dimensione di display
molto ampia. Il modello, che si HSU970 e viene proposto a 199 euro di
listino, è uno smartphone Dual SIM/
Dual Standby con sistema operativo
Android 4.2 e ampio display da 5’’
con tecnologia IPS e risoluzione QHD
(960 x 540 pixel). Come emerge dal
comunicato stampa ufficiale, l’idea di
Hisense è offrire un “prodotto versatile alla portata di tutti”: non è quindi
un modello dedicato alla fascia alta e
a chi desidera la primizia tecnologica,
bensì un modello completo e dal costo abbordabile. A livello tecnico, segnaliamo il processore quad core da
1,2 GHz, la fotocamera principale da
8 megapixel con flash LED e la dotazione di memoria di 4 GB espandibili
con micro SD fino a 32 GB. Tra le altre
caratteristiche, la batteria da 2.000
mAh che offre, secondo le rilevazioni
del produttore “un’autonomia fino a
220 ore in standby (WCDMA) o 430
minuti di conversazione (GSM)”.
MOBILE Motorola lancia (anche in Italia) Moto G, smartphone di fascia entry level
Motorola Moto G, l’entry level con brio
Processore quad core e schermo HD da 4.5” per un telefono abbordabile
M
di Roberto PEZZALI
otorola ha ufficialmente
annunciato il Moto G, nuovo smartphone di fascia
poco superiore all’entry level ma
con caratterisitiche interessanti e
sistema operativo Android “liscio”,
come Google l’ha fatto. Al momento
arriva nei negozi con Android 4.3,
ma Motorola ha immediatamente
confermato che KitKat è già in vista, previsto per inizio 2014. Fatta
questa precisazione partiamo dalle
conferme sulle caratteristiche tecniche che sono in linea con le aspettative. Si tratta di uno smartphone
che offre il massimo che si possa
ottenere a un prezzo di 179 dollari:
processore quad core Snapdragon
400, display da 4.5 pollici con risoluzione di 1280 x 720 pixel, fotocamera da 5 Megapixel, webcam
frontale da 1.3 Megapixel, 1 GB di
RAM e scelta tra 8 GB o 16 GB di
memoria. Si tratta di una scelta non
di secondo piano, perché il Moto G
è privo di slot per schede di memoria microSD, mentre la batteria da
2.070 mAh non è removibile. Esteticamente assomiglia molto al Moto
X, e Motorola offre un’ampia scelta
di cover posteriori intercambiabili. Rispetto al Moto X spariscono
le funzioni che lo rendevano più
interessante, come Google Now in
perenne ascolto, inoltre non sup-
porta le reti cellulari LTE. A parte
queste mancanze, il processore di
Qualcomm e il display HD sono le
caratteristiche che lo pongono su
un gradino leggermente superiore
rispetto ai concorrenti nella stessa
fascia di prezzo. Sono ufficiali anche i prezzi italiani: inizialmente
lo smartphone sarà disponibile in
promozione a partire da 199€, ma
avrà un prezzo di listino superiore:
249€ per la versione da 8 GB.

LG G Flex si
ripara davvero
Special

edition
estratto da dday.it
Nuova mossa
verso l’integrazione
per Google, per
commentare i video
verrà utilizzata la
piattaforma Google+
di Claudio STELLARI
Aria nuova su YouTube: il popolare portale video ha infatti annunciato l’integrazione del sistema
dei commenti con Google+. Il
nuovo sistema dovrebbe consentire un’esperienza più completa
e strutturata, permettendo anche
una migliore gestione. Sarà infatti
possibile rilasciare commenti pubblici o privati, per primi verranno
visualizzati i commenti che più interessano, cioè ad esempio quelli
della propria cerchia di Google+,
e quelli con molti “Mi piace” o con
molte risposte; saranno poi visualizzati su YouTube anche i post di
Google+ che rimandano ai video e
ai canali; infine ci sarà la possibilità di segnalare spam e abusi. Chi
non gradisce il nuovo sistema potrà optare per una visualizzazione
più tradizionale dei commenti,
ordinati a partire dal più recente.
Non tutte le nuove funzioni sono
già disponibili per la app, ma pare
che YouTube ci stia lavorando.
La nuova gestione dei commenti su YouTube rappresenta una
scelta strategica per Google, che
ancora una volta gioca la carta
dell’integrazione per potenziare le
proprie attività: la necessità di utilizzare Google+ per lasciare commenti su YouTube porterà nuovi
utenti verso il social network di
Mountain View.


torna al sommario
n.79 / 18 novembre 2013
pc & multimedia Annunciate tutte le specifiche della scheda video GeForce GTX 780 Ti
GeForce GTX 780 Ti: potenza al top
La nuova scheda Nvidia è davvero un mostro di potenza, da 649 euro
di Vittorio Romano BARASSI
nticipata in “risposta” all’annuncio fatto dai rivali di AMD,
GeForce GTX 780 Ti è la scheda grafica con cui Nvidia intende
rivendicare il suo ruolo di assoluto
leader nel mercato delle soluzioni
video destinate al gaming. L’azienda
ha pubblicato le specifiche definitive
del suo nuovo prodotto e, dando un
rapido sguardo ai principali dati, ci
accorgiamo che tutte le previsioni
sono state rispettate: GeForce GTX
780 Ti fa davvero paura. Tutti i core
CUDA (2880 e 240 unità texture)
del fantastico chip GK110 già visto
su TITAN e GeForce GTX 780 “liscia” sono attivi; Nvidia ha rivisto
al rialzo tutti i principali valori che
contraddistinguono la scheda grafica in questione, portando a 7 Gbps
la velocità della memoria e arrivando a toccare i 336 GBps in quanto a
banda passante. Confermato anche
il dato sul quantitativo di memoria
GDDR5 installato sulla nuova Ge-
A

YouTube
e Google+
insieme
I video sono
ora più social
Special

edition
Force GTX 780 Ti: saranno 3 i GB
stampati sul silicio. Confermato anche il prezzo: 699 dollari in USA e
649 euro nel vecchio continente. È
questo il prezzo - salato - da pagare
per la migliore scheda grafica attualmente sul mercato. Qui il video di
lancio del prodotto.
pc & multimedia La next-gen di APU AMD è attesa per il prossimo 14 gennaio 2014
Grafica super nelle prossime APU di AMD
Lo spazio disponibile sul Die sarà diviso quasi equamente tra CPU e GPU
di Vittorio Romano BARASSI
N
el corso dell’AMD Developer
Summit l’azienda ha annunciato
le principali caratteristiche della
prossima generazione di APU, che debutterà (prima la versione desktop per
socket FM2+) a gennaio 2014 e sarà
contraddistinta dal nome in codice
Kaveri. La grande novità è certamente
rappresentata dall’architettura: il 47%
del Die di Kaveri sarà occupato dalla
GPU (Haswell di Intel si ferma al 31%)
mentre il restante spazio sarà dedicato alla CPU con struttura Steamroller
(che supporta fino a 4 core per due
moduli). Nonostante la GPU sia palesemente al centro del progetto, AMD
non si è scordata della pura capacità di
elaborazione, che con Kaveri arriva a
ben 856 GFLOPs. AMD, al momento,
ha annunciato solamente la propria
APU di punta A10-7850K: quad-core
con clock fissato a 3.7 GHz e GPU dotata di 512 stream processor, il tutto
realizzato sfruttando un processo produttivo a 28 nanometri. Come per la
schede video di nuova generazione,
AMD Kaveri supporterà la tecnologia
TrueAudio.
n.79 / 18 novembre 2013
pc & multimedia Le Web App si arricchiscono della funzione di editing in tempo reale
Microsoft, Web App in “real time”
Gli utenti potranno editare lo stesso documento, come con Google Docs
Teleweb 1 è un set
top box interattivo
con decoder DVB-T2,
sezione Smart e switch
integrato, ma il prezzo
resta alto
di Claudio STELLARI
M
di Roberto Pezzali
apportate verranno sincronizzate
quando si effettua il salvataggio sul
cloud. Microsoft ha introdotto anche alcune nuove funzionalità, Word
Web App supporta ora la ricerca e la
sostituzione delle parole, permette
di inserire intestazioni e piè di pagina, offre la possibilità di formattare tabelle con stili predefiniti. Per
quanto riguarda Excel Web App,
invece, è stato aggiunto il drag and
drop per le celle e la possibilità di
Web App, tutte le novità
rinominare e ordinare i fogli di calcolo; in PowerPoint Web App è stato
reso disponibile un nuovo tool per il
ritaglio delle immagini.
pc & multimedia Nei nuovi software della suite iWork mancano alcune funzionalità
Apple: torneranno le funzioni scomparse
Apple ha promesso che reintegrerà le funzioni mancanti entro sei mesi
L
di Vittorio Romano BARASSI
e nuove versioni di Pages, Numbers e Keynote, hanno raccolto
diverse critiche e recensioni negative sull’App Store, per via di molte
funzioni avanzate che erano presenti
nelle versioni precedenti. Apple ha
annunciato che le suite iLife e iWork
sarebbero diventate gratuite, ma molti utenti che utilizzavano soprattutto i
programmi di produttività in ambito
professionale, non hanno apprezzato l’avvicinamento delle versioni per
OS X a quelle di iOS, lamentando
un’eccessiva semplificazione.
Le nuove versioni di Pages, Numbers
e Keynote sono state riscritte da zero,
non solo per sfruttare l’architettura a
64 bit di OS X, ma anche per arrivare a
un formato di file comune per le piat-


icrosoft ha annunciato la
disponibilità della nuova
funzione di editing in tempo
reale per le Web App Office, l’aggiornamento verrà reso disponibile
su web tramite SkyDrive. Questa
funzionalità permetterà di creare e
condividere documenti in modo collaborativo tra diversi utenti, con la
possibilità di vedere in tempo reale
le modifiche apportate da ciascuno. Il meccanismo è simile a quello
adottato da Google Docs. gli autori
sono identificati nel documento con
un diverso colore del cursore, per
evitare conflitti durante le modifiche, mentre a fianco viene evidenziato l’elenco degli utenti che intervengono sul documento. Tutte le
modifiche vengono salvate automaticamente sul web e anche gli utenti
di Office per desktop app possono
modificare i documenti, le modifiche
torna al sommario
TW1, il nuovo
set top box
Brionvega
taforme OS X, iOS
e web. Ciò, probabilmente
anche
per ragioni di tempo, ha portato a
una release inziale
in qualche modo
incompleta rispetto a iWork ‘09. Apple ha pubblicato
una pagina di supporto, in cui annuncia che i programmi riceveranno nei
prossimi mesi degli aggiornamenti
che implementeranno nuovamente
molte delle funzionalità di cui gli utenti professionali sentono maggiormente la mancanza. Tra queste ci sono i
righelli verticali e le guide in Pages, il
supporto ad AppleScript in Numbers
e Keynote che era praticamente stato
eliminato, il ripristino della toolbar
customizzabile per tutte le applicazioni. La lista è lunga e può essere trovata qui: Apple ha affermato che le
funzionalità verranno ripristinate nel
giro di 6 mesi. Nel frattempo va detto
che l’aggiornamento al nuovo iWork
non cancella le vecchie versioni, che
sono mantenute nelle cartella iWork
09 delle applicazioni.
Brionvega, marchio storico di
TV, torna sul mercato con un set
top box interattivo, Teleweb Uno
(TW1). Un prodotto non diverso
dai molti set top box presenti sul
mercato di chiara origine orientale, tuttavia Teleweb Uno può
contare su un paio di features
uniche che meritano interesse.
Oltre alla presenza del DVB-T2 a
bordo, più scenografico che utile,
TW1 va ricordato per la presenza
di uno switch integrato Ethernet
che facilita quindi la condivisione della banda tra i dispositivi della zona giorno. Sul retro
Brionvega ha inserito tre porte
Gigabit, una dotazione più che
sufficiente per portare segnale
alla TV, al Blu-ray e ad una eventuale console. Oltre a questo del
TW1 è bene menzionare il PVR
integrato, una sezione smart con
browser e applicazione di uso
comune e la piena compatibilità
con i formati 3D incluso il 3D
Tile Format, formato che la Sisvel
cerca di spingere da anni senza
però riuscirci. Teleweb Uno sarà
disponibile da metà novembre a
149 euro, prezzo comunque abbastanza elevato se rapportato a
molti set top box disponibili sul
mercato e a decoder che, magari,
sono meno completi ma dispongono di lettore per card e funzionalità interattive.

estratto da dday.it
Special

edition
n.79 / 18 novembre 2013
pc & multimedia Il noto servizio di streaming cambia interfaccia e offre nuove funzioni
Deezer ha un “cuore” tutto nuovo
Le raccomandazioni sono ora più efficaci, nuove app per mobile e desktop
di Paolo CENTOFANTI
D
più eclettico vorrà molto probabilmente ascoltare cose sempre nuove
e diverse. I contenuti editoriali e il
nuovo algoritmo andranno a popolare il feed di raccomandazioni che troviamo sulla nuova home page e che a
ben più d’uno ricorderà la funzione
Scopri di Spotify. Oltre alle nuove app
mobile, Deezer introdurrà anche una
nuova app per desktop, al momento
mostrata nelle versione per OS X.
Questa nuova app integra innanzitutto un player minimale nella barra di
sistema, che dà accesso alla propria
libreria e all’intero catalogo di Deezer.
La funzione più interessante, però, è
quella che crea una cartella sincronizzata con Deezer della propria libreria
e delle playlist alla dropbox appunto.
La sincronizzazione funziona nei due
sensi: si possono scaricare in locale
brani e playlist, ma viceversa i brani
della propria libreria iTunes verranno
sincronizzati con Deezer, compresi
quelli non dsponibili sul servizio di
streaming. La nuova interfaccia e le
nuove app mobile sono per ora disponibili per un numero limitato di utenti e verranno via via estese a tutti gli
abbonati al servizio.
Cisco ha dato una significativa
spinta affinché il codec h.264
diventi lo standard di riferimento
per il video su Web. Di fatto è già
così, però h.264 non è totalmente
gratuito, per alcuni utilizzi occorre,
infatti, pagare delle licenze alle
aziende che ne detengono i
brevetti. Per questo motivo Google
ha deciso di acquistare e rendere
open source il codec VP8, mentre
Mozilla ha a lungo boicottato il
supporto alla codifica MPEG nel
suo browser Firefox. Il nodo è
quello del codec di riferimento
da utilizzare nel tag “video” di
HTML5, per integrare video nelle
pagine web senza il bisogno di altri
plug-in. Diversi player vorrebbero
che le tecnologie Web fossero
completamente aperte, e i codec
della famiglia MPEG come h.264
appunto non lo sono. E qui entra
in gioco Cisco che ha deciso di
rendere liberamente distribuibile
e implementabile il proprio codec
h.264 e ha rilasciato un plug-in
che gli sviluppatori di terze parti
possono utilizzare per integrare il
supporto alla codifica nei propri
prodotti. Le licenze per il codec?
Le pagherà Cisco stessa, accollandosi i costi là dove necessario, pur
di spingere l’adozione di h.264.
pc & multimedia Il nuovo servizio di cloud storage disponibile sul Web aggiunge un’inedita e interessante funzionalità
Streamnation, il cloud che ti fa prestare i film agli amici
Serie TV e film caricati on-line possono essere prestati, il servizio non supporta i contenuti con DRM
di Vittorio Romano BARASSI
A
ll’inizio poteva sembrare semplicemente un servizio di cloud
storage come tanti altri, ma con
prezzi più competitivi. Streamnation,
infatti, consente di avere 1 TB di spazio cloud per soli 19 dollari al mese
(l’offerta base di 100 GB costa 4 dollari). Ma dalla sua ha anche un sistema
di catalogazione per file multimediali, e in particolar modo per serie TV e
film, che dà appunto la possibilità di
utilizzare Streamnation come un’elegante soluzione di streaming per la
propria libreria multimediale; allo
stesso modo di server come Plex,


eezer si rinnova, con una nuova interfaccia via Web, nuove
applicazioni e più in là anche
una nuova app per desktop, che punta a rendere Deezer il “dropbox della
musica”. Il cuore dei questo Deezer
è un nuovo sistema di raccomandazioni musicali che si basa su diversi
elementi. Da una parte un nuovo algoritmo che analizza le nostre abitudini di ascolto, dall’altra un team di
50 redattori che esploreranno i nuovi
trend musicali, e forniranno consigli in base ai nostri gusti. L’idea alla
base è quella di rendere più “umano”
il sistema di suggerimenti e il CEO
Axel Dauchez ha posto l’accento sull’importanza della scoperta di nuova
musica, rivelando come a oggi il 30%
degli stream sono dedicati alle nuove
uscite. Il nuovo algoritmo di Deezer è
in grado di riconoscere il tipo di ascoltatore, non solo nei gusti musicali, ma
anche nel modo di ascoltare: l’appassionato di Rock vorrà, ad esempio,
scoprire nuove band del suo genere
preferito, ma un utente con un profilo
Cisco libera
h.264 per tutti
torna al sommario
Streamnation completa la propria libreria di tutti i metadati e locandine
e la presenta con una bella interfaccia
e un player multimediale disponibile
via browser o con le app per le piattaforme mobile.
Ora Streamnation aggiunge un’ulterore interessante possibilità: la condivisione di film e serie TV con i propri
amici. Per ridurre il rischio di incorrere in problemi legali, Streamnation
ha adottato questa funzionalità in
modo particolare: la condivisione ,
infatti, funziona come una sorta di
prestito. Come un tempo prestavamo
un DVD a un amico, anche in questo
caso il film che condividiamo sarà
accessibile in streaming da una sola
persona per volta. Il servizio supporta un gran numero di formati, ma
come è facile immaginare, non quelli
protetti da DRM. In pratica funziona
o con i film rippati da DVD o Blu-ray
e convertiti, oppure... beh potete ben
immaginare quale possa essere la
fonte per i contenuti.

estratto da dday.it
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
edition
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ACCENDE IL DOMANI.
n.79 / 18 novembre 2013
smarthome Due cilindri con inserti di gomma sostituiscono le classiche spazzole rotanti
iRobot Roomba 880, il 50% di efficacia in più
Il robot top di gamma di iRobot presenta grosse novità a livello di efficienza
Grazie ad AeroForce, aspira il 50% in più rispetto ai modelli precedenti
di Emanuele VILLA
i
cilindri posti sotto il corpo dell’apparecchio e dotati di inserti in gomma
per catturare più facilmente polvere
e piccole briciole. Il video è eloquente
(clicca qui).
Questo, unito a un’efficacia di aspirazione migliorata e maggiore potenza del motore, permette (secondo
iRobot) di catturare anche il 50% in
più rispetto ai modelli precedenti, ha
minori costi di manutenzione e un
contenitore del 60% più grande.
Insomma, il passo avanti è significativo e non ci resta che attenderne
un esemplare in Italia per una prova sul campo.
smarthome Permette di caricare e lavare anche stoviglie particolarmente ingombranti
Candy Maxi Plates, lavastoviglie “infinita”
Capace di ospitare fino a 190 stoviglie. Nella nuova Candy ci sta di tutto
di Emanuele VILLA
embra una lavastoviglie come
tante, ma in realtà detiene un
record: Maxi Plates supera il
primato dei 15 coperti in 2 o 3 cesti
e si candida a riferimento assoluto
per famiglie numerose e per chi,
per motivi diversi, ha bisogno della
massima capienza possibile.
“Dentro ci sta tutto”, comunica
Candy, facendo riferimento a pranzi familiari, pizzate tra amici, feste
in casa…
La lavastoviglie usa il sistema flessibile Maxi Plates che permette l’inserimento di oggetti ingombranti
quali le griglie dei piani cottura,
pirofile di ampie dimensioni e fino
S


Robot, azienda nota al grande
pubblico soprattutto per i suoi
robot domestici Roomba, Scooba
e (più recentemente) Braava, ha presentato il nuovo top di gamma della
linea Roomba, il fiore all’occhiello
della propria offerta: Roomba 880.
Le novità rispetto ai modelli attuali sono significative ma, più che
concentrarsi su fattori tipicamente
“hi-tech” (navigazione, virtual wall,
mappatura della stanza, ecc.), sono
dedicate a migliorare l’efficienza di
aspirazione e di pulizia.
La novità più significativa è una rivisitazione completa del sistema di
aspirazione, che da oggi si chiama
AeroForce Performance Cleaning
System e sostituisce le tradizionali
spazzole rotanti (che per definizione
si riempiono di polvere e vanno costantemente pulite) con un paio di
torna al sommario
a 8 maxi piatti da 34,5 cm. In tutto,
Maxi Plates è in grado di ospitare
fino a 190 stoviglie ed è composto
da 3 cesti: quello inferiore XXL è
privo di griglie fisse per la maggior
libertà di carico, quello intermedio
è pensato per bicchieri, tazze, piatti
e recipienti di medie dimensioni,
quello superiore è pensato per le
posate lunghe e per oggetti di piccole dimensioni.
La lavastoviglie Candy Maxi Plates
è dotata di 12 programmi specifici
e 7 temperature di lavaggio, ha una
funzionalità Super Eco per un risparmio del 25% di energia su tutti
i cicli di lavaggio ed è dotato di certifica A+++.
Ouya arriva
ufficialmente
in Italia
La console low-cost
Android conquista una
distribuzione ufficiale
in Italia. Disponibile
da novembre solo nei
punti vendita Media
World e Saturn
di Paolo centofanti
Ouya, la console che vuole
portare i giochi Android sul
TV di casa, arriva anche in Italia. Sarà disponibile da questo
mese in esclusiva nei negozi Media World e Saturn. La
piccola console si pone come
alternativa low cost rispetto
ai classici nomi dell’intrattenimento, è dotata di controller,
uscita HDMI, Wi-Fi, Bluetooth
ed è basata su processore Tegra
3 di NVIDIA. Il sistema operativo è una versione custom di
Android con uno store dedicato, che permette di scaricare
giochi ottimizzati per la console, ma anche applicazioni di vario tipo e in particolare i media
player XBMC e Plex. Ouya pone
l’accento anche su diversi emulatori disponibili nello store
che permettono di rivivere sulla
console i giochi di piattaforme
del passato come SuperNES,
NeoGeo, Commodore 64 e
GameBoy. La console supporta anche il servizio di cloud
computing OnLive, che permette di giocare in streaming a
titoli di primo piano. Il punto di
forza di Ouya rimane il prezzo,
che dovrebbe essere intorno ai
99 euro (aspettiamo la conferma ufficiale).

estratto da dday.it
Special

edition
estratto da dday.it
Come PS4, anche
Xbox One richiederà
un aggiornamento
iniziale: rispetto a PS4,
però, la console sarà
inutilizzabile senza
l’update, non si potrà
nemmeno giocare
di Roberto PEZZALI


PlayStation 4 richiederà un
update al “Day One” per attivare
molte delle sue funzionalità, ma
almeno si potrà giocare. Cosa che
non si potrà fare con Xbox One:
per giocare, anche con dischi fisici, la console Microsoft richiederà lo scaricamento di una patch.
Una seccatura per chi magari ha
una connessione un po’ lenta, ma
non ce la sentiamo di gridare allo
scandalo: chi compra una console next-gen probabilmente ha
una buona connessione a Internet e sul mercato esistono altri
prodotti che, se non attivati tramite Wi-fi o 3G, non funzionano.
Pensiamo ad esempio all’iPhone:
senza una connessione Wi-fi e
una SIM non può essere usato.
Microsoft ha speso l’ultimo mese
per raffinare il sistema operativo
di Xbox One, e le console prodotte negli ultimi mesi ovviamente
non possono avere a bordo l’ultima release. Inoltre, la scelta di
Microsoft probabilmente serve
anche per vedere quante console
verranno attivate il primo giorno
e evitare che qualche acquirente
possa giocare se la console gli dovesse arrivare prima (cosa che si
è verificata con due utenti americani). Da sottolineare, infine,
l’assenza del supporto ai Blu-ray
3D: Xbox One leggerà i Blu-ray,
ma non quelli 3D. Una mancanza immotivata, anche se si potrà
rimediale con una patch.
torna al sommario
n.79 / 18 novembre 2013
GAME & MOVIE Valve mostra i primi prototipi di Steam Machine per i beta tester
Ecco le prime Valve Steam Machines
Le macchine finali verranno prodotte da altre aziende: le vedremo al CES
di Emanuele VILLA
S
tiamo parlando di prototipi,
ma la presentazione dei primi
modelli commerciali di Steam
Machines dovrebbe essere molto vicina: a giudicare dal fatto che Steam
sta distribuendo i primi 300 prototipi ai beta tester, c’è da giurare che
al CES vedremo qualcosa di “final”.
Ma non lo vedremo arrivare direttamente da Steam, bensì da produttori
di terze parti che si baseranno sulle
specifiche fornite da Valve. Difficile, quindi, che il design mostrato da
Valve (visibile in queste foto) sia poi
analogo a quello dei prodotti definitivi, ma alcune considerazioni sono
già possibili: il pannello anteriore
comprende il pulsante di accensione
e due prese USB, mentre il pannello
posteriore è tipicamente da PC, con
tanto di HDMI, USB, Ethernet e via
dicendo. Le dimensioni, però, sono
molto compatte, e questo per rendere le Steam Machines il più possibile
simili a vere e proprie console, con il
più la potenza del PC e l’estrema versatilità nella scelta dei componenti
interni. L’accesso alla componentistica hardware sarà semplificato e sarà
possibile, una volta selezionata la
configurazione base (che prevede, tra
l’altro, diverse CPU e diverse sezioni
grafiche), effettuare upgrade in corso
l’opera per potenziare la macchina
strada facendo. Ingegnoso il sistema
di raffreddamento “modulare”, per
maggiore efficienza e silenziosità È
ancora presto, invece, per giudicare
la potenza di SteamOS, nonostante
chi l’ha provato affermi una fluidità
e una rapidità di esecuzione davvero
notevole: interessante, e meritevole
di menzione, è la presenza di un’utility che, a seconda della configurazione
hardware della macchina, consiglia o
meno la riproduzione dei singoli giochi e, in caso la potenza non sia sufficiente, propone upgrade mirati. Nel
sapremo di più al CES.
GAME & MOVIE A una settimana dal debutto, un ingegnere Sony smonta PS4
Sony smonta PlayStation 4: ecco com’è fatta
In un video vengono mostrati tutti i componenti interni: e l’attesa cresce
I
di Vittorio Romano BARASSI
n un video, Yasuhiro Ootori, Sony
engineering director, smonta
completamente la PlayStation
4, rivelando cosa c’è sotto la scocca. La console è molto semplice da
aprire: basta rimuovere le quattro
viti sul retro, nascoste sotto dei sigilli, e sollevare la cover inferiore.
Gran parte dello spazio interno, ben
organizzato, è occupato dal sistema
di raffreddamento, composto da un
dissipatore passivo e da una ventola
con diametro di 85 mm, e dall’alimentatore, che gli ingegneri hanno
preferito inserire all’interno della
console. Dopo aver estratto l’anten- modalità standby. Ootori indica inna per il Bluetooth, il lettore DVD/ fine l’antenna per il Wi-Fi, le porte
Blu-ray e l’hard disk da 500 GB, che USB 3.0, Ethernet, HDMI, AUX e
può essere sostituito con modelli più l’uscita audio ottica.
capienti, si può rimuovere
anche la cover superiore:
qui c’è la grande scheda
madre ad occupare tutto
lo spazio rimanente. Non
rimane che ammirare
l’APU AMD composta da
CPU Jaguar x86 a 8 core
e GPU Radeon, gli 8 GB di
memoria GDDR5 e un secondo processore a basso
consumo, attivo anche in Sony mostra i componenti della console
PlayStation 4

XBox One
un mattone
senza la patch
del “Day One”
Special

edition
n.79 / 18 novembre 2013
digital imaging L’azienda nipponica ha inserito in kit un obiettivo dedicato 50mm f/1.8
Nikon Df: reflex Full Frame vintage
Look classico, anima professionale che richiama le prime reflex Nikon
di Roberto Pezzali
L
SD Association ha
approvato il nuovo
standard Ultra High
Speed Class 3 (U3); le
schede SD di prossima
generazione sono
pronte per l’Ultra HD
dei comandi, tantissime ghiere meccaniche zigrinate e controlli semplici
permettono un feeling e una usabilità
simile a quella delle prime fotocamere
reflex. Nikon assicura che la Df si può
usare senza mai passare da menù, con
tutti i parametri gestibili direttamente
tramite tasti e ghiere.
Nikon con la Df ha voluto suggellare
l’unione con il passato aggiungendo
anche alcune chicche, come ad esempio il mascheramento dei punti di
fuoco nel mirino ottico quando si usa
il sistema di messa a fuoco manuale.
Tornando ai dati più tecnici la Df può
contare su una sensibilità ISO da 100 a
12800 ISO espandibili a 204.800 ISO,
è dotata di elaborazione delle immagini a 16 bit e scatta a raffica con una
velocità di 5.5 fps. Da segnalare poi
un sistema autofocus a 39 punti, un
misuratore esposimetrico da 2.016pixel 3D Matrix e un mirino ottico con
pentaprisma “pro-grade glass” dotato
di una copertura del 100%.
Il display, fisso, è un LCD da 3.2” con
1 Megapixel di risoluzione. La Df è
compatibile con tutta la gamma di
lenti Nikkor, non solo le recenti serie
AF, AF-S, DX e AF-D ma anche con
le primissime lenti fatte: si può andare indietro fino al 1959, l’anno in cui
Nikon introdusse la sua prima reflex
della serie F. Per l’occasione l’azienda ha anche pensato di inserire in kit
una lente dedicata, e con la Nikon Df
mai obiettivo fu più azzeccato di un 50
mm f/1.8. Il prezzo del kit è di 3.000
dollari, e siamo in attesa di conoscere
il prezzo italiano.
DIGITAL IMAGING Sistema operativo “aperto” che nel 2014 arriverà anche sugli smartphone
Arriva Tizen, prima sulle fotocamere
NX300M è il primo dispositivo Samsung basato su sistema operativo Tizen
S
di V. R. BARASSi
amsung NX300M è stata annunciata poco più di un mese
fa ma solo nel corso dell’ultima
Tizen Developer Conference, l’azienda coreana ha annunciato che tale
fotocamera non sarà equipaggiata
con sistema operativo Android ma,
come già si “sussurrava” da tempo (gli
sviluppatori erano già al corrente),
arriverà sui mercati con Tizen prein-


a fotografia è arte e Nikon ha voluto esaltare questo concetto con
la nuova Df, una reflex Full Frame che mette da parte (ma non trascura affatto) l’aspetto tecnologico per
esaltare il lato passionale dello scatto.
Una reflex unica sul mercato, non solo
nel design particolarissimo ma anche
per quello che Nikon ha inserito sotto
il leggero corpo in magnesio: l’anima è
infatti quella dell’ammiraglia D4, dal
sensore Full Frame al processore.
Il cuore è lo stesso sensore CMOS
FX (Full Frame) da 16.2 Megapixel
dell’ammiraglia professionale di casa
Nikon, ed è accompagnato dal processore EXPEED 3 usato anch’esso sul
modello top: gamma dinamica senza
compromessi e una sensibilità alla
luce fenomenale.
La Df è anche la fotocamera reflex Full
Frame più leggera della gamma Nikon,
pesa circa 700 grammi senza batteria e oltre al corpo in magnesio può
sopportare anche condizioni estreme
grazie al trattamento waterproof già
usato sulla D800 che assicura la resistenza a qualsiasi condizione climatica e ambientale (umidità e polvere).
Il look è poi unico ma in questo caso
parlano le foto: massima ergonomia
torna al sommario
Schede SD
approvato
lo standard
per il 4K
stallato. Ricordiamo che Tizen è il sistema operativo “aperto” (ma qualche
paletto Samsung e Intel l’hanno messo) che il colosso asiatico ha scelto per
una parte dei suoi dispositivi di prossima generazione. Samsung aveva
annunciato che entro la fine del 2013
sarebbe arrivato il primo smartphone
con Tizen a bordo, ma recentemente
è tornata sui suoi passi dichiarando
che l’obiettivo sarà raggiunto entro
metà 2014 e che, nel frattempo, potremo ammirare Tizen sulla fotocamera
NX300M. Samsung NX300M avrà
la versione 2.2.1 di Tizen, modificata
per compiere al meglio il suo lavoro
nell’ambito della fotografia digitale.
Lo sviluppo di Tizen continua senza
sosta: mesi fa fu annunciata la versione 3.0 del SO in questione, che - salvo
intoppi - sarà quella che vedremo nei
primi smartphone Tizen di Samsung.
di V. R. BARASSi
Il 4K sta iniziando a prendere
piede e secondo l’SD Association, nonostante i dispositivi
realmente “consumer” in grado
di registrare filmati alla risoluzione Ultra HD si possano contare sulla punta delle dita di una
mano (senza dimenticare quanto
costino ancora i TV 4K), c’era la
necessità di approvare un nuovo formato di SD-card capace
di soddisfare le esigenze di tutti
coloro che nell’immediato futuro vorranno dilettarsi nella registrazione in 4K. Detto fatto: il
consorzio ha approvato il nuovo
standard Ultra High Speed Class
3 (U3) che contraddistinguerà
tutti i prodotti in grado di garantire la registrazione di dati (e
quindi di flussi video 4K-2K) ad
almeno 30 MB/s senza problemi
di sorta. Per maggiori informazioni sul nuovo standard, il cui
“sviluppo” dovrebbe essere immediato, potete fare riferimento
al comunicato ufficiale diramato
da SD Association.

estratto da dday.it
Special

edition
n.79 / 18 novembre 2013
hifi & HOMe theater Sarà presentato al CES 2014 di Las Vegas e legge anche i SACD
SD-WD1000, lettore Sharp con WiSA
WiSA è la trasmissione senza fili di audio fino a 7.1 ca$nali senza perdita di qualità
di Roberto FAGGIANO
I
HIFI & HOME THEATER
Un’area al
CES dedicata
all’audio Hi-Res
Prende consistenza il piano
della CEA per supportare il
rilancio dei formati audio di
qualità. Arriva la conferma che
alla prossima edizione del CES
di Las Vegas ci sarà un’area
espositiva dedicata all’audio
ad alta risoluzione. La nuova
Tech Zone è denominata HiRes Audio Experience e offrirà
uno showcase di servizi di musica ad alta qualità e prodotti
audio. Tra i nomi annunciati
presenti all’iniziativa ci sono
HD Tracks, Acoustic Sounds
Super HiRez Store, Blue Coast
Music, Mytek Digital e Native
DSD. Secondo uno studio, un
po’ ottimistico, citato dalla
CEA, il 60% dei consumatori
appassionati di musica sarebbero disposti a spendere di più
per avere musica acquistabile
in alta qualità, mentre il 90%
riterrebbe la qualità dell’audio
come la principale componente per un’esperienza d’ascolto
soddisfacente.


n occasione delle nomination
ai CES Innovation Award 2014,
Sharp ha presentato il primo lettore universale di Blu-ray e SACD
in grado di rispettare le direttive
WiSA. Il nuovo SD-WD1000 si presenta come un lettore Blu-ray ma
la manopola del volume ci segnala
la sua capacità di pilotare direttamente i diffusori attivi compatibili
WiSA, come per esempio quelli recentemente presentati da Bang &
Olufsen. Al momento non sono disponibili altre caratteristiche tecniche, ma la compatibilità con i dischi
SACD ci conferma che questo supporto è sempre vivo nella memoria
dei progettisti Sharp; il marchio
torna al sommario
giapponese in passato aveva già
proposto alcuni lettori audio SACD
e amplificatori digitali che però non
ebbero molta fortuna.
Nessuna indicazione sul prezzo
e sulla eventuale compatibilità e
upscaling per televisori Ultra HD
4K. Il protocollo Wireless Speaker
and Audio prevede la trasmissione
audio senza fili e senza perdite di
qualità fino a 7.1 canali. Il consorzio
lavora sui nuovi apparecchi già da
qualche anno ma solo attualmente
si stanno iniziando a vedere i frutti
ed è probabile che al CES 2014 di
Las Vegas si potranno ammirare
altri apparecchi e diffusori compatibili con la tecnologia a 5,2 - 5,8
GHz, compatibile con segnali fino a
24 bit/96 kHz.
Skullcandy
Air Raid, mini
diffusore rugged
L’estetica non è il suo forte, ma
è anche vero che Skullcandy Air
Raid non è nato per essere bello ma
per la praticità. Riproduce musica
via Bluetooth 4.0 in condizioni
“difficili”, come in spiaggia, in
piscina e nelle circostanze in
cui c’è il rischio che il diffusore
venga bagnato o sia soggetto
a danneggiamenti. Secondo le
indicazioni del produttore (al
momento è annunciato per gli
USA), Air Raid sopporta pioggia
battente, urti e schizzi, ma non
può essere immerso in acqua.
Si possono connettere anche
due dispositivi Bluetooth in
contemporanea e ha 14 ore di
autonomia (a volume “intermedio”,
5 ore al massimo volume), mentre
a livello tecnico, il diffusore è
composto da due driver monovia
da 55mm con sensibilità di 88 dB.
hifi & HOMe theater È già pronta con il Bluetooth per collegare lo smartphone
Tivoli Albergo, radio che va bene anche a casa
Una radio FM con funzione sveglia che si ispira alla mitica radio One
di Roberto FAGGIANO
L
’ultima novità di Tivoli Audio si
chiama Albergo, proprio scritto
in italiano, ed è una radio FM
con funzione sveglia e collegamento
senza fili via Bluetooth. Si ispira alla
mitica radio One ma il cabinet è in
plastica e la sintonia è digitale con
funzione di doppio orario di sveglia.
L’utilizzo è stato semplificato al massimo ipotizzando un impiego negli
alberghi ma il prezzo non è proprio
quello di una radiosveglia: il listino è
fissato infatti a 299 euro, che diventano 349 euro se si sceglie la versione dotata di ricevitore DAB+.
L’altoparlante utilizzato è il medesimo della Model One ed è disponibile
un ulteriore diffusore (99 euro) per
trasformare la radio Albergo in un
modello stereo. Per completare le
funzionalità, la Tivoli Albergo è dotata di telecomando, ha un ingresso
per altre sorgenti e l’uscita per la
cuffia. Al momento la finitura della
radio Tivoli Albergo è disponibile in
colore bianco o nero ma si può anche
trovare una copertura in vero legno
in versione noce, ciliegio o nera (89
euro) e in seguito arriveranno anche
altri colori.
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estratto da dday.it
Special
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estratto da dday.it
n.79 / 18 novembre 2013
Special
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tEST Abbiamo provato un kit sperimentale composto da un set di obiettivi Lo-Fi da applicare alle fotocamere micro quattro terzi
Da digitale ad analogico con Lomography Kit
Perché non combinare gli effetti artigianali delle foto vecchia maniera con la fotografia digitale?
H
L’impostazione da utilizzare dipende dalla foto-
Ricordiamo che questi obiettivi non si pongono come
una soluzione per esaltare la qualità di una fotocamera, semmai il contrario. E infatti quello che fanno
gli obiettivi Lomo è sporcare la resa della nostra fotocamera, l’ottima Panasonic Lumix GX7 in questo
caso. La parte creativa consiste nel “giocare” con i gel
in dotazione e l’esposizione multipla. Ma ottenere i
risultati voluti è questione di provare e riprovare le
varie combinazioni di impostazioni macchina e degli
obiettivi. Alcuni aspetti rendono infatti difficoltoso
l’utilizzo degli obiettivi Lomography. L’apertura fissa
richiede una buona quantità di luce, pena dover alzare di molto tempi o ISO, tanto più se utilizziamo i gel.
Trovare i giusti parametri di scatto spesso è quindi
questione di un lungo processo di tentativi ed errori,
specie in modalità bulb, visto che lo scatto avviene
praticamente alla cieca. Ciò è da una parte divertente, ma toglie anche spontaneità agli scatti, almeno
all’inizio. Per poter utilizzare l’otturatore manuale
insomma con buoni risultati, occorre preparare
attentamente lo scatto, tanto più se si vogliono effettuare fotografie in esposizione multipla, il che se
vogliamo è un po’ l’antitesi dell’utilizzo tipico di una
macchina giocattolo. Per vedere alcuni scatti da noi
realizzati giocando con gli obiettivi clicca qui.
Il kit ha il potenziale per effettuare fotografie molto
particolari, dove l’effetto filtro è analogico, nonostante sia realizzato con una macchina digitale. Il
vantaggio è nel non dover ricorrere alla stampa della
pellicola, anche se proprio le pellicole rappresentano
una delle componenti più interessanti della proposta
del produttore austriaco. Il kit ha un costo, 89 euro,
che lo rende interessante ai possessori di una micro
quattro terzi con voglia di sperimentare. Il kit è acquistabile online: http://shop.lomography.com/it/
new-in-stock/lomography-experimental-lens-kit
Obiettivo 24 mm
Obiettivo 12 mm
Obiettivo FishEye
Gli obiettivi
Il kit è composto da tre obiettivi, in plastica e senza
alcuna pretesa di competere con ottiche tradizionali: 12 mm, 24 mm e fisheye. Caratteristiche comuni
sono l’apertura fissa a F8, otturatore meccanico
manuale o con scatto a 1/100 di secondo, fuoco manuale e uno slot per inserire filtri gel per elaborare le
immagini al momento dello scatto. In dotazione ne
abbiamo sette di diverso colore. Sugli obiettivi abbiamo tre levette, oltre la ghiera per la regolazione del
fuoco. Un selettore regola l’otturatore da manuale
(modalità Bulb) o a scatto. Una leva apre totalmente
l’otturatore per utilizzare quello della fotocamera,
mentre l’ultima aziona l’otturatore stesso al momento dello scatto, a seconda dell’impostazione del primo
selettore. Questa combinazione di controlli permette
essenzialmente di utilizzare le ottiche anche per realizzare delle foto con esposizione multipla.
Come utilizzarli


ipstamatic prima e Instagram poi sono gli
esempi più famosi di due applicazioni che
hanno capitalizzato sulla voglia di tornare
alla fotografia imperfetta delle vecchie fotocamere
usa e getta. Il successo di queste app ha portato diversi produttori a integrare nelle macchine digitali
filtri creativi, ma l’analogico era un’altra cosa. Lomography, azienda austriaca nata da una community di
appassionati dell’originale Lomo, produce macchine a pellicola, dedicate a chi vuole realizzare scatti
creativi alla vecchia maniera. Con l’Experimental
Lens Kit, Lomography applica lo stesso concetto alla
fotografia digitale, con un set di obiettivi Lo-Fi da
applicare alle fotocamere micro quattro terzi unendo il meglio dei due mondi: look sporco e imperfetto
e sicurezza di non correre il rischio di buttare interi
rullini di pellicola in esperimenti troppo azzardati.
camera e da come vogliamo scattare. Il modo più
semplice consiste nel tenere aperto completamente
l’otturatore con l’apposita levetta, in modo tale da
poter utilizzare le ottiche come normali obiettivi manuali. L’apertura è fissa e il fuoco è manuale, ma a
parte questo possiamo utilizzare la macchina come
al solito. Su alcune fotocamere potremmo dover attivare la modalità “scatto senza obiettivo” per poter
scattare con questi obiettivi. Le cose si complicano
nel caso volessimo realizzare degli scatti con esposizione multipla. In questo caso abbiamo due scelte:
utilizzare la modalità bulb della fotocamera, se ne è
dotata, in cui teniamo premuto il pulsante di scatto
per mantenere aperto l’otturatore, e quindi azionare
quante volte vogliamo lo shutter dell’ottica, oppure impostare un tempo di posa lungo quanto basta
sulla fotocamera, scattare, e quindi passare all’otturatore dell’obiettivo Lomo. In entrambi i casi il
problema è comporre il quadro, visto che dovremo
tenere l’otturatore chiuso sull’obiettivo al momento
dello scatto, il che rende difficoltoso destreggiarsi
con i controlli meccanici, specie se non si utilizza
un cavalletto. In pratica dobbiamo aprire l’otturatore, comporre il quadro e impostare i parametri di
scatto, quindi chiudere l’otturatore, scattare e quindi
azionare l’otturatore manuale. Se utilizziamo la modalità bulb della fotocamera, dobbiamo anche tenere
premuto il pulsante di scatto mentre azioniamo con
l’altra mano lo shutter meccanico. Cose da giocolieri.
Utilizzando i gel dobbiamo ricordarci di disattivare il
bilanciamento del bianco automatico, altrimenti la
macchina cercherà di bilanciare l’effetto del filtro.
torna al sommario
La resa
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di Paolo CENTOFANTi
estratto da dday.it
n.79 / 18 novembre 2013
Special

edition
tEST La faticosa vita del successore di uno smartphone di successo: l’iPhone 5s porta interessanti innovazioni
iPhone 5s: eccellente, ma se non hai già il 5
Più potenza, supporto 64 bit, coprocessore dedicato e Touch ID: ma ne vale la pena per chi ha il 5?
di Gianfranco GIARDINA
L
’iPhone 5s è di fatto un’ottimizzazione della
versione 5: stesso chassis, almeno in termini
dimensionali; stesso display e rapporto di forma; medesima connessione e analoga filosofia di
prodotto. È evidente che, nel recensire questo prodotto, si finisca per analizzarlo per differenze nei
confronti del suo predecessore. Per questo motivo
ci concentreremo proprio sugli aspetti particolarmente nuovi dell’iPhone 5s rimandando per il resto a tutti gli altri articoli già prodotti sull’iPhone 5.
Il nostro test è avvenuto su un esemplare bianco da
64 GB, equipaggiato con la nuova custodia protettiva originale Apple.

Il maggior salto tecnologico offerto dall’iPhone
5s è quello che meno si vede: il processore A7, che
apre l’era dei sistemi a 64 bit anche negli smartphone. Si vede poco un po’ perché è ovviamente
chiuso all’interno dello chassis e un po’ perché i
vantaggi della piattaforma a 64 bit sono ancora in
larga parte inespressi: con le vecchie applicazioni
il raddoppio dei bit di parola non offre alcun miglioramento. In realtà questo A7, rispetto all’A6
dell’iPhone 5, dovrebbe garantire anche performance più alte, addirittura doppie, a fronte di un
consumo di batteria ridotto. All’A7 questa volta
si affianca anche un coprocessore dedicato a rilevare posizione e movimento: queste funzioni
sono infatti normalmente affidate al processore
principale che però, a seconda delle app che sono
attive e che sfruttano queste funzioni, possono finire per essere sovraccaricati. Con questo coprocessore, che si chiama M7, il compito per tutte
le app che utilizzano i dati di giroscopio, bussola
e accelerometro dovrebbero risultare molto più
torna al sommario


Un cuore a 64 bit
e un cervello per i movimenti
semplici e soprattutto indipendenti dal carico
della CPU. Il tutto, per esempio, a vantaggio del
consumo di batteria: basti pensare per esempio
alle app che fanno tracking GPS e contapassi,
normalmente attive in background per molto
tempo, che si troveranno così a drenare molta
meno batteria. Nelle schermate qui sotto due facce della medaglia M7: caricando Argus, app che
è già ottimizzata per il nuovo coprocessore, esce
un messaggio che chiede autorizzazione al suo
utilizzo. Purtroppo, se si vogliono attivare alcune
funzioni avanzate della app, si perde la compatibilità con il coprocessore M7, segno che ancora
c’è un po’ di strada da fare per gli sviluppatori
per prendere pieno possesso della nuova piattaforma. L’esperienza di utilizzo è - almeno per ora
– molto simile a quella dell’iPhone5: la fluidità di
iOS7 è eccellente e apparentemente identica nei
due terminali, come anche la velocità di utilizzo
delle principali applicazioni, anche quelle native
del sistema operativo. Viene da chiedersi quindi dove sia tutta questa potenza in più: la realtà
è che i benefici della nuova piattaforma a 64 bit
probabilmente si vedranno più avanti. La nuova
piattaforma sembra più una mossa per preparare un ecosistema valido per iPhone6 che un vero
vantaggio immediato per chi compra oggi il 5s.
Vedremo poi più avanti in questo articolo un po’
di “esperimenti” con le App maggiormente ottimizzate per la nuova piattaforma se e quali differenze sono percepibili tra il 5 e il 5s. Di certo,
all’avvio, il sistema impiega circa tre secondi in
meno per caricarsi sull’iPhone 5s rispetto al 5; altra cosa che colpisce è la resa molto differente nell’inquadratura nella app Fotocamera: nell’iPhone
5 è abbastanza evidente un certo lag nel mirino
sul display (spostando l’inquadratura, l’immagine sul display muta con un piccolo ritardo) che
praticamente scompare completamente su iPhone 5s. Senza andare a cercare con il lanternino
prestazioni maggiori, i vantaggi attuali del nuovo
processore finiscono qui, anche se siamo certi
che saranno destinati ad aumentare con il rilascio di applicazioni ridisegnate per l’architettura
a 64 bit. La batteria, dal canto suo, non mostra
drastici miglioramenti: al nostro confronto, a parità completa di configurazione e di utilizzo, quella del 5s è parsa più brillante dei quella del 5, ma
probabilmente sulle prestazioni di quest’ultimo
pesa l’annetto di vita “intensa” dell’esemplare in
nostro possesso. Ci sembra quindi di poter dire
che la batteria (che nel 5s è stata potenziata) offre prestazioni sostanzialmente simili a quella del
predecessore: probabilmente il nuovo processore e soprattutto il Touch ID, che di fatto è quasi
sempre in “preallerta”, aumentano di quel poco i
consumi tanto da rendere l’esperienza della durata praticamente equivalente: con un utilizzo
assiduo, ma non ossessivo, a sera bisogna mettere lo smartphone sotto carica.
segue a pagina 29 
tEST
Apple iPhone 5S
n.79 / 18 novembre 2013
e illuminato quasi esclusivamente dal flash.
segue Da pagina 28 
La fotocamera
8 megapixel, ma tutti nuovi
Apple non partecipa alla corsa ai megapixel nel
comparto fotografico: la nuova fotocamera dell’iPhone 5s resta da 8 megapixel anche se è largamente riprogettata. Cambia il sensore: con un
gap ridotto tra pixel e pixel, offre una superficie
sensibile maggiorata del 15%; il tutto si traduce
in una sensibilità migliorata e un’apertura massima che arriva a f/2.2 contro gli f/2.4 dell’iPhone
5 (e anche del 5c). Le novità più importanti però

L’effetto del nuovo flash c’è e si vede, come accennavamo, soprattutto nei toni della pelle, più rosei e
naturali, anche un po’ meno “sparati”. Un miglioramento quindi decisamente gradito, seppur non
decisivo: le foto con il flash sono comunque – almeno dal nostro punto di vista – foto di “servizio”,
non certo foto con alcuna velleità artistica, in cui la
qualità dei toni della pelle finisce per essere secondaria. Dal confronto delle fotografie che abbiamo
scattato con i due iPhone 5 e 5s, appare anche chiaro che il 5s disponga di una focale leggermente più
corta (in pratica ha un’ottica un po’ più grandangolare) e questo non è male, anche se lo zoom, che
è solo digitale, ne risulta leggermente penalizzato,
dato che la risoluzione resta ferma a 8 megapixel.
Veniamo ora alle nuove potenzialità di scatto: ora
iPhone gestisce lo scatto a raffica a 10 scatti al secondo e lo fa bene (nel video qui sotto, mostriamo
la funzionalità). In pratica le fotografie scattate in
una singola raffica non sono singoli elementi nel
rullino fotografico ma vengono raggruppate in una

sono altre due: il flash TrueTone e le potenziate
capacità di scatto a raffica e ad altro frame rate.
Partiamo con il flash: ora è composto da due unità led accoppiate, una dal classico tono freddo e
l’altra più calda. Il telefono compone le due luci
per ottenere un’illuminazione sempre naturale,
soprattutto degli incarnati che altrimenti risultano molto freddi.
Ecco un esempio di foto scattata con iPhone 5s e
con iPhone 5 per confrontare l’effetto del flash: si
tratta di uno scatto realizzato in scura penombra
torna al sommario
sola “icona”: lo smartphone si occupa anche di
analizzare tutti gli scatti e selezionare quello che,
secondo il sistema esperto contenuto nel sistema
operativo, è il migliore; l’utente poi può selezionare
altri scatti preferiti, cancellare le immagini “superflue” oppure conservarle indefinitamente a seconda della volontà o meno di liberare spazio.
Inoltre, l’iPhone 5s è anche in grado di girare filmati a frame rate quadruplicato, dai 30 fps standard a
120 fps (ma solo a 720p, non in Full HD), in modo
tale da creare contenuti facilmente utilizzabili per
riprese a rallentatore. Lo stesso sistema operativo
in fase di riproduzione del filmato permette di selezionare un’area centrale in cui impostare il playback rallentato, in maniera decisamente scenica. I
filmati poi vengono comunque memorizzati a 120
fps e possono essere utilizzati in applicativi esterni
o app di montaggio video per eventuali output in
ralenty. Nel filmato qui sotto, la sequenza di come
si gestisce la funzione moviola.

estratto da dday.it
Special

edition
iPhone 5S
La funzione “moviola” del nuovo iPhone
I video “moviola”, come dicevamo, sono girati a
120 fps ma, se si scaricano i file dal rullino, si tratta
di video riprodotti a velocità naturale e non rallentata. Dal rullino è però possibile condividere il
video con la parte centrale rallentata per esempio
su YouTube e così mostrarlo agli amici anche fuori
dal telefono, come per esempio abbiamo fatto noi
qui sotto:
iPhone 5S
Condivisione di video su YouTube
iPhone 5S
La funzione “raffica” del nuovo iPhone
La funzione della videocamera a 120 fps non è
appannaggio della sola app Fotocamera, nativa di
iOS, ma è a disposizione di app di terze parti. Absegue a pagina 30 
estratto da dday.it
n.79 / 18 novembre 2013
Special

edition
tEST
Apple iPhone 5S
segue Da pagina 29 
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nazione, il cielo è rappresentato in maniera uniforme malgrado una porzione della foto sia in favore
di sole e l’altra in smaccato contro-luce.
Il Touch ID: il lettore
di impronte “naturale”
Il tasto home dell’iPhone 5s cambia look: ora è circondato da un anello cromato e non ha più l’icona quadrata con gli angoli curvi. Ma quello che
cambia è la funzionalità: alla classica funzione
iPhone 5S

Come funziona il Touch ID
torna al sommario
La funzione Panorama corregge l’esposizione delle singole sezioni per rendere l’immagine più naturale
del tasto home si aggiunge il “Touch ID”: si tratta
di un lettore di impronte digitali che permette al
proprietario di sbloccare il telefono senza inserire
alcun codice o fare nessuna gesture. Il classico codice di quattro cifre di iOS resta comunque se non
si vuole usare l’impronta digitale o anche solo in
caso di non corretto riconoscimento dell’impronta. Un paio di cose molto interessanti: contrariamente ai classici lettori di impronta digitale, non
è necessario strisciare il
dito su una barretta di
scansione, ma basta appoggiarlo sul tasto; l’altro
aspetto notevole è che
non importa la direzione
di appoggio: il sensore
funziona quindi anche
con impugnature diverse,
il che rende l’utilizzo del
Touch ID molto naturale. In pratica, il sensore
inizia a riconoscere (o
disconoscere) il dito sul
tasto sin da quando questo viene appoggiato, anche se il tasto non viene
premuto. Il processo di
riconoscimento dura meno di un secondo così,
se si imparano bene i tempi, basta appoggiare il
dito sul tasto e premerlo dopo qualche istante per
andare direttamente alla schermata home, senza
neppure passare dallo schermo di blocco. In alternativa, basta premere immediatamente: compare la schermata di blocco e dopo pochi istanti
scompare per lasciar spazio alla schermata home.
L’impronta si memorizza in meno di un minuto
con successivi appoggi del dito sul tasto-sensore:
in questo modo il telefono cattura diverse “pose”
dell’impronta ed è quindi pronto a reagire correttamente a diversi appoggi e a correggere eventuali
imprecisioni di lettura. Le impronte memorizzabili sono cinque: consigliamo di utilizzarne quattro per i due pollici (impugnatura del telefono
con destra e sinistra) e per i due indici (sblocco
del telefono appoggiato su un piano); in questo
modo si intercettano più o meno tutti gli scenari
di normale utilizzo. Resta un banco di memoria
che per esempio può essere riservato al dito di un
familiare. Dopo pochi minuti di utilizzo, il Touch
ID risulta subito naturale, come se si fosse sempre
sbloccato il telefono in questa maniera. In pratica non comporta quasi nessun disagio rispetto a
un iPhone senza blocco con il vantaggio di averlo però messo in sicurezza nei confronti di terzi.
Infatti, lo scenario tipico dell’utilizzatore di smartphone è non impostare il blocco del telefono per
non dover continuamente ripetere la sequenza
numerica o la gesture di sblocco; in questo modo,
invece, l’attivazione del blocco è efficace e indolore. Un vero passo avanti, la novità che riteniamo
più significativa del nuovo iPhone.
LTE: finalmente un supporto
completo del 4G
L’iPhone 5 supportava le reti cellulari di nuova
generazione (LTE o 4G) ma per l’Italia solo limitatamente alla banda del 1800 MHz, una delle tre
autorizzate nel nostro Paese; quelle a 1800 sono
peraltro le prime reti partite e quindi nessun problema: dove c’è copertura LTE al momento c’è
compatibilità con iPhone 5. Ma il futuro potrebbe
essere un po’ diverso: infatti le reti a 800 MHz, che
penetrano meglio all’interno degli immobili, potrebbero essere importanti per la copertura soprattutto delle zone densamente urbanizzate. L’iPhone 5s espande le bande gestite e supporta tutte le
frequenze “italiane” di LTE. Attenzione, però: i
modelli di iPhone 5s venduti nelle diverse parti del
mondo non sono perfettamente identici, cambia
proprio il supporto delle bande radio. Questo vuol
dire che, acquistandolo per esempio negli Stati
Uniti, si porta a casa un iPhone non pienamente
compatibile con le bande italiane: i 2600 MHz, per
esempio, non sono gestiti. La versione venduta in
Italia, compatibile con tutte le bande licenziate nel
nostro Paese, ha la denominazione A1457.
Le app ottimizzate
c’è ancora lavoro da fare
Abbiamo scaricato e utilizzato diverse App che
dichiarano di essere già ottimizzate per il nuovo
processore A7 e alcune anche pronte all’utilizzo
del coprocessore M7. Gli elementi che emergono
chiari sono due: l’iPhone 5s ha potenza davvero da
vendere e le performance sono di vera eccellenza;
parallelamente va detto che iPhone 5 (e di conseguenza anche il 5c che ne condivide buona parte
dell’architettura) va altrettanto bene. Le uniche
vere differenze le abbiamo percepite nei microsegue a pagina 31 

biamo quindi provato qualche app aggiornata utilizzata per esempio per l’analisi di attività sportive,
come SloPro o UberSense: il risultato è che l’effetto
rallentatore è decisamente migliorato rispetto a
quello ottenibile per sola interpolazione con iPhone 5, tanto da fare di questo 5s la scelta ideale per
gli allenatori, soprattutto per gli sport individuali.
Una delle altre innovazioni del comparto fotografico di iPhone 5s è una migliorata funzione panoramica che riesce a correggere l’esposizione delle
singole porzioni di immagini equiparandole in
modo da non far vedere stacchi sensibili né incongruenze cromatiche. Effettivamente le promesse
sono mantenute: nello scatto qui sopra, catturato
sull’Alpe di Siusi in un giorno di fortissima illumi-
tEST
Apple iPhone 5S
segue Da pagina 30 
dettagli della grafica di alcuni giochi, dettagli che
comunque bisogna andare a cercare e che non
sono visibili così a prima vista. Infatti, va detto che
i miglioramenti del motore grafico e della potenza
di calcolo connessa alla computer graphic dei giochi, finisce per essere spalmata su un display da 4”,
probabilmente troppo piccolo per poter godere di
tutti i contributi del nuovo A7. Abbiamo provato
diverse applicazioni su iPhone 5s, testandole in parallelo su iPhone 5, e precisamente le seguenti:
Tutte le attività svolte su queste app si sono rivelate molto fluide e veloci, sia su iPhone 5 che sul 5s.
Il rendering dei video su iMovie è durato qualche
secondo meno sul nuovo smartphone; quanto alle
altre attività, l’impressione è che i tempi uomo siano nettamente superiori ai tempi macchina oramai
raggiunti e garantire a app come Pages o Numbers
della potenza in più possa essere un esercizio sterile: ci mette di più l’utente a reagire che il sistema.
Anche con app dalla spiccata vocazione multimediale, come GarageBand, non abbiamo registrato
differenze rilevanti tra le prestazioni dei due telefoni. Interessanti le prestazioni del processore M7
che abbiamo rilevato con Arugs: la app funziona


• Le app Apple che vengono concesse gratuitamente ai possessori dei nuovi device (come l’iPhone 5s), ovverosia iMovie, GarageBand, Keynote, Pages e Numbers;
• Djay 2: un’app a pagamento per divertirsi con
una consol mixer e due piatti, virtuali ovviamente;
• Sing!: un’app per fare karaoke e registrare le
proprie performance, con tanto di effetti alla voce;
• Creature Show: un app che permette di posizionare e illuminare dei sofisticati modelli 3D sovrapponendoli a uno sfondo reale;
• Pixlr Express: un’app per il ritocco e l’applicazione di effetti su immagini fotografiche;
• Galaxy on Fire 2 HD: un gioco di avventure
spaziali, tra astronavi e battaglie intergalattiche;
• Total Conquest: un gioco di simulazione e
strategia di battaglia all’epoca degli antichi romani
• Argus: un’app che traccia i movimenti e i comportamenti sfruttando soprattutto il coprocessore
M7 per consumare poca energia.
torna al sommario
n.79 / 18 novembre 2013
bene e non consuma molta batteria, anche se di
fatto si tratta di un utilizzo del coprocessore molto
basico, equivalente a quello che fa (bene) il braccialetto Up di Jawbone, tanto per fare un esempio.
Crediamo che quello che abbiamo visto fino ad oggi
sia solo la punta dell’iceberg e di fatto si tratti di ottimizzazioni di progetti pensati per le piattaforme
precedenti. Man mano che gli sviluppatori penseranno a come sfruttare davvero la potenza dell’A7
e la comodità del coprocessore M7, si renderanno
disponibili nuovi concept di app che esalteranno le
potenzialità della nuova accoppiata Apple. Oggi, le
differenze in termini di “potenza di calcolo” percepita dall’utente è ancora limitata rispetto ad iPhone
5; iPhone 5 che, va detto, ancora oggi è avanti per
fluidità dell’esperienza di utilizzo anche ad alcuni
blasonati competitor di recente uscita sul mercato,
anche con il nuovo e più pesante iOS7.
La custodia: più di una svista
La nuova custodia per l’iPhone 5s ci pare la cosa
meno convincente di tutto il pacchetto. Non vogliamo qui tirare fuori il solito discorso di “quando
c’era lui (inteso come Steve Jobs, ndr) certe cose
non accadevano”, anche perché non condividiamo questo luogo comune. Diciamo solo che Apple
negli ultimi anni ci aveva abituato a una cura dei
dettagli tale per cui una apparentemente “innocua”
custodia pensata in maniera “distratta” ci appare
completamente “fuori stile”. Il materiale innanzitutto: il rivestimento superficiale è in pelle, con un
minimo di effetto scamosciato; piacevole al tatto
ma con un difetto importante: dopo poche ore dal
primo utilizzo inizia a sporcarsi e consumarsi. Brutto presentare agli amici e ai conoscenti uno smartphone nuovo, con un look già “vissuto” dopo poche ore dall’acquisto. Probabilmente contribuisce
al problema anche la scelta di colori molto “Apple”
ma poco adatti alla pelle e quindi molto sporchevoli. La custodia “verde DDAY” in nostro possesso di
certo sembra sporcarsi davvero con troppa facilità
e non basta la frase stampata sulla confezione (“La
custodia è realizzata in pelle naturale all’anilina.
Il suo aspetto può cambiare in relazione all’uso”)
per convincerci che sia una soluzione ben congegnata: se la si vuole conservare nello stato originale
non ci sarebbe altra scelta che usare una custodia
della custodia… Ma che la custodia sia stata progettata senza attenzione ai dettagli lo denuncia
anche un altro particolare: se si vuole collegare il
telefono a un cavo USB o a una docking con connettore 30 pin utilizzando il convertitore 30 pin Lightning originale Apple si scopre che la custodia
ne impedisce l’utilizzo. Praticamente due accessori
entrambi Apple per il medesimo prodotto che non
sono compatibili tra loro. Se si considerano anche
le polemiche relative alle custodie in gomma dell’iPhone 5c, giudicate da molti poco curate perché
la foratura posteriore mostra solo una parte della
scritta “iPhone”, ne esce un quadro in cui evidentemente il team di sviluppo delle custodie non appare all’altezza di quello che sviluppa gli apparecchi.
Un fantastico smartphone pensato
per chi non ha già iPhone 5
iPhone 5s è uno smartphone eccellente, costoso
certo ma che ha ben pochi rivali per fluidità, consistenza dell’interfaccia, sviluppo dell’ecosistema
di app e, grazie al TouchID, anche per sensoristica
innovativa. Mancano alcune cose per precisa scelta di Apple, come l’NFC o una fotocamera con più
megapixel. Per un marchio che da sempre fa della
fedeltà dei propri appassionati un punto di forza, il
paradosso è che l’iPhone 5s è più d’appeal per chi
viene da altre piattaforme o ha un iPhone un po’
datato. Chi viene invece dall’iPhone 5 difficilmente potrà trovare sufficienti motivi per migrare al
nuovo modello, a meno di non riuscire a vendere a
ottimo prezzo il “vecchio” esemplare. Peraltro, oramai, per i tanti che acquistano il telefono tramite
gestori telefonici, il vincolo è di 30 mesi: lanciare
un prodotto più avanzato a 12 mesi dal lancio di
iPhone 5 causerebbe la frustrazione di chi vorrebbe cambiare ma non è ancora libero. Quindi questo
iPhone 5s è uno splendido smartphone per chi deve
fare un upgrade importante ma non per chi vorrebbe arrivarci da iPhone 5: in tal caso, a meno di
non essere “super-impallinati”, conviene aspettare
la prossima generazione. Nel frattempo l’iPhone 5s
avrà l’indiscusso merito – almeno nell’ottica di Apple - di spingere gli sviluppatori a creare un nuovo
ecosistema a 64 bit e ottimizzato per i nuovi processori per preparare il campo per iPhone 6: ormai
è chiaro a tutti che l’attrattività di uno smartphone
non deriva più (solo) dal suo hardware e dal sistema operativo ma dalla quantità e dalla qualità delle
app per esso disponibili; e anche dalla compatibilità
delle stesse con tutti i terminali della famiglia. E su
questo Apple è un’eccellenza indiscussa.

estratto da dday.it
Special

edition
Per la tua auto hai scelto interni pregiati.
E per la tua casa?
Domotica Gewiss. La tua casa full optional.
Alla tua auto hai regalato tutti gli accessori che desiderava. E alla tua casa? Se la
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ACCENDE IL DOMANI.
estratto da dday.it
n.79 / 18 novembre 2013
Special

edition
tEST Il prezzo di 169 euro non è irrisorio, ma ci sembra comunque adeguato alla dotazione tecnologica del dispositivo
NetAtmo, la stazione meteo legge l’inquinamento
La Urban Weather Station ha tutte le funzioni di base meteo ed è in grado anche di stimare l’inquinamento
di Gianfranco GIARDINA
S
L’installazione dura 5 minuti

In realtà, come tutti gli apparecchi assistiti da
smartphone o tablet, il prodotto di per sé si presenta decisamente “essenziale”: come dicevamo,
si tratta di due cilindri in plastica e alluminio,
uno, quello più alto, destinato a stare internamente all’abitazione, con le consuete cautele di
una collocazione lontano da termosifoni o altre
torna al sommario


embrano due “barattoli” di alluminio, uno
più basso e uno un po’ più alto. Ma in realtà
si tratta di una sofisticata stazione meteo
pensata soprattutto per gli abitanti delle città e
che si appoggia a smartphone o tablet per comunicare ed essere comandata. Urban Weather
Station di NetAtmo (un prodotto visto per la prima volta sotto forma di prototipo al CES 2012 di
Las Vegas) ha la caratteristica chiave di tracciare
non solo i classici parametri meteo (temperatura e umidità) ma anche i principali inquinanti:
il PM10 (le famigerate polveri sottili) e il diossido d’azoto per l’ambiente esterno, e l’anidride
carbonica per gli ambienti interni. L’altra caratteristica che differenzia questo apparecchio
NetAtmo dalle stazioni meteo comuni è che non
solo è in grado di fornire tutti i dati istantanei ma
tiene traccia dello storico, anche quando l’app di
controllo è chiusa, e successivamente è in grado
di dare accesso a tutti i dati, anche sotto forma di
grafico. Infatti, una delle trovate geniali dell’apparecchio è che l’unità interna non è collegata a
un PC ma si collega a Wi-Fi (che è un requisito
necessario per usare questo prodotto) e a sua
volta si collega all’unità esterna che va a batterie: il dialogo avviene quindi autonomamente tra
la stazione meteo e i server di NetAtmo che così
tengono traccia e memorizzano tutti i dati. Ma
non solo, la stazione meteo, sempre attraverso i
server di NetAtmo, è in grado di lanciare alcune
notifiche o allarmi al proprio “padrone”, a prescindere da dove lui si trovi: infatti, sarà la app a
creare una notifica sullo smartphone o sul tablet;
ovviamente gli allarmi e le notifiche (per esempio
CO2 interna sopra un certo livello o temperatura esterna sotto un determinato limite) possono
essere configurate dall’utente. Allo stesso modo,
l’utente può interrogare la propria stazione meteo da dovunque si trovi nel mondo (a patto di
avere un collegamento a Internet) via app, su
smartphone e tablet, o da qualsiasi PC attraverso
il sito Web di NetAtmo.
fonti di calore, e l’altro da sistemare
all’esterno, se possibile non in punti
di esposizione solare diretta e protetto
dalla pioggia.
L’unità interna necessità di alimentazione elettrica attraverso un alimentatore USB (l’interfaccia USB viene
utilizzata solo per la prima installazione), mentre quella esterna va con due
batterie ministilo (le prime due sono
già in dotazione, durata prevista di
carica circa sei mesi). La prima cosa
da fare è crearsi un account sul sito
di NetAtmo (www.netatmo.com): la
cosa è indispensabile proprio perché
poi la stazione comunica con i server
NetAtmo via Internet e non direttamente con i
device (smartphone e tablet) in rete locale; la registrazione è comunque “light” e richiede solo il
classico meccanismo di verifica dell’email.
Lo step successivo è il collegamento della stazione interna a un PC via USB: l’utilità è solo
quella di accoppiare la stazione (con il suo seriale) all’account creato. Ovviamente ogni utente
può avere anche più di una stazione meteo (per
esempio una per l’abitazione principale e una per
la casa delle vacanze) oppure è anche possibile
utilizzare nella stessa abitazione più di un’unità
interna per monitorare diversi ambienti, mentre
quella esterna resta singola. Una volta registrata l’unità interna (e posizionata quella esterna
con le batterie a bordo), si può interrompere la
connessione USB e mettere l’unità nella sua posizione finale. Da quel momento in poi la stazione
inizia a catturare e memorizzare i dati, interni ed
esterni.
segue a pagina 34 
n.79 / 18 novembre 2013
tEST
Stazione meteo NetAtmo
segue Da pagina 33 
Clima e inquinamento (anche
acustico): tutto sotto controllo
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I parametri misurati dall’unità interna sono
temperatura, umidità, pressione atmosferica,
anidride carbonica e pressione sonora; l’unità
esterna invece fa una valutazione sintetica della qualità dell’aria, misurando inquinanti come
PM10 e NO2, oltre che rilevare temperatura e
umidità.
Il pannello principale della app NetAtmo riporta tutti i valori correnti dei parametri rilevati,
aggiungendo anche le temperature minime e
massime rilevate nel giorno (sia interne che
esterne) e la temperatura percepita. Due barre
colorate, che diventano rosse man mano che il
valore cresce, danno un’indicazione visuale della qualità dell’aria: se l’aria interna si degrada,
mentre quella esterna è accettabile, il sistema
consiglia immediatamente di cambiare l’aria.
Se, invece, l’aria esterna è inquinata, tanto da
peggiorare le caratteristiche rilevate dell’atmosfera interna, l’app sconsiglia di arieggiare
l’ambiente, almeno per il momento.
Di ognuno dei parametri rilevati è possibile vedere l’andamento storico in un grafico, che può
essere utile per capire la tendenza in atto del
meteo e valutare per esempio l’influsso della
presenza di persone sul microclima interno. La
navigazione nel grafico è semplicissima (basta
scorrere con un dito), mentre con il classico
“pizzicotto” si può aumentare o diminuire la
scala e quindi visualizzare la finestra temporare desiderata.
Tutti gli eventi particolari, che possono essere
definiti nelle impostazioni della app, possono
essere anche condivisi su Facebook e Twitter.
Esistono poi anche delle app di terze parti (invero non molte) che possono accedere ai dati della
stazione NetAtmo per fornire servizi aggiuntivi:
citiamo tra queste Weather Pro, che lega le informazioni della stazione meteo alle previsioni
del tempo generali.
torna al sommario
iOs e Android ufficiali,
Windows Phone di terze parti
Questa stazione meteo è originale e ben funzionante, ma la sua valutazione non può essere fatta
senza considerare l’interfaccia utente. Il controllo e l’accesso ai dati può essere fatto anche via
PC, con un comune browser. Ma non c’è dubbio
che il compagno ideale per NetAtmo sia l’app su
smartphone o meglio ancora su tablet. L’app ufficiale (ben congegnata) è disponibile per piattaforma iOS (anche ottimizzata per iPad) e Android
(almeno 4.0); per i possessori di Windows Phone
esiste una app di terze parti (Netatmo WP) che
offre tutti i dati catturati dalla stazione in una
grafica a tile tipica di questo sistema operativo:
non abbiamo provato questa app e quindi ci asteniamo da qualsiasi commento. Chi vuole, invece,
elaborare i dati al di fuori della app ha a disposizione una funzione di esportazione in Excel ben
congegnata: l’esportazione riguarda tutti i dati
catturati (o solo alcuni, a scelta dell’utente) in un
periodo di tempo indicato dall’utente. Nella foto
sopra un esempio di esportazione.
Il giusto bilanciamento tra meteo
e controllo dell’inquinamento
La nostra prova è stata condotta prevalentemente su iOS, sia su iPhone sia iPad: l’interfaccia è simile, anche se ovviamente su smartphone risulta
“scalata” e non offre tutte le informazioni in una
singola schermata, come invece avviene su tablet.
Intelligente (anche se già vista) la soluzione gra-
zie alla quale basta ruotare di 90° lo smartphone
in modalità landscape per passare dal dato numerico ai grafici dei dati storici. Difficile chiedere
di più a una app di questo tipo: è chiara e intuitiva; l’help attivabile in sovraimpressione per
capire il tipo di dati esposti sull’interfaccia non
servirebbe neppure.
Chi si aspetta una stazione meteo “ortodossa”
sbaglierebbe prodotto: ci sono stazioni meteo di
altri produttori che rilevano molti più parametri,
come la quantità di precipitazioni, l’intensità del
vento e così via. Dal punto di vista strettamente
meteo la soluzione NetAtmo è “semplice”: temperatura, pressione e umidità sono il minimo sindacale per gli appassionati di meteorologia. Ma a
questo, la Urban Weather Station aggiunge appunto la parte “urbana”: inquinamento esterno
e interno, atmosferico ed acustico. Certo, è pur
sempre una prima generazione e qualche limite
di gioventù si vede, non tanto nella stabilità che
ci è parsa ottima, ma nelle funzioni che potrebbero essere facilmente aumentate: per esempio un
dato interessante potrebbe essere l’inquinamento acustico esterno, che ci darebbe un ulteriore
importante elemento sull’opportunità o meno di
aprire le finestre; allo stesso modo, l’aggiunta di
qualche accessorio (magari in arrivo nei prossimi
mesi) come l’anemometro, potrebbe completare
le informazioni. Una nota, non (ancora) positiva,
riguarda il lato più social della stazione NetAtmo:
il sistema, centralizzando i dati di tutti gli utenti
su un server, è fantastico per mostrare a tutti la situazione meteo sul territorio. Negli Stati Uniti già
funziona così: è possibile navigare delle mappe
sulle quali sono distribuite le icone di ogni stazione esterna connessa: non a caso la app ti chiede
se vuoi essere “contributor”, ovverosia se accetti
di dare accesso a tutta la community ai dati della tua stazione esterna, in modalità anonima. In
questo modo ogni “socio” NetAtmo può vedere la
situazione meteo su tutto il territorio, tanto dettagliata quanto saranno diffuse queste stazioni; il
risultato è un sofisticato sistema di rilevamento
del clima e soprattutto dell’inquinamento sul territorio, tanto capillare quanto lo sarà la diffusione di queste stazioni. Immaginiamo che questo
servizio, già attivo in altri Paesi, arriverà anche in
Italia non appena il numero delle stazioni distribuite sul territorio diventi accettabile, altrimenti
ci si troverebbe di fonte a mappe quasi sempre
“deserte”.
La Urban Weather Station costa al pubblico 169
euro, un cifra non banale, ma che giudichiamo
commisurata alla tecnologia integrata. Un gadget, forse, ma molto bello; un perfetto regalo di
Natale, divertente e al contempo utile alla salute
e che permette di controllare al meglio il proprio
ambiente abitativo. Non a caso il secondo prodotto della NetAtmo, in arrivo, è proprio un termostato intelligente e interfacciato a smartphone.
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estratto da dday.it
Special
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edition
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n.79 / 18 novembre 2013
tEST Panasonic rinnova la sua mirrorless di fascia alta, realizzando una fotocamera davvero completa e dal giusto look retrò
Lumix GX 7: la micro quattro terzi che mancava
Per la fotocamera GX7 un nuovo sensore, un nuovo processore e tante funzioni: le abbiamo “provate tutte”
di Paolo Centofanti
L
a nuova Lumix GX7 non apre a una nuova
categoria di prodotto, come l’appena annunciata GM1 di cui vi abbiamo parlato poche
settimane fa, ma rappresenta l’evoluzione della
GX1, la prima Micro Quattro Terzi di Panasonic
dedicata agli appassionati di fotografia che cercano una macchina leggera, portatile, ma con la
stessa versatilità di una reflex semi professionale.
Panasonic, ha aggiunto con la GX7 diverse migliorie, sia a livello di ergonomia, che di componenti
e funzionalità, realizzando una mirrorless davvero
completa e versatile e dal giusto look retrò.
Design ed ergonomia
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torna al sommario
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La GX7 propone un bel design che sa di macchine di un tempo, con un guscio in lega di magnesio
davvero solido e un grip in gomma morbida, perfettamente dimensionato e che offre un’ impugnatura salda e comoda. Si tratta di una macchina che
restituisce un’ottima sensazione di robustezza, anche nel peso di circa 400 grammi del solo corpo.
Il modello in prova, la GX7C, è quello corredato
dell’ottimo 20 mm F1.7, e arriva con finitura argento e nera, mentre gli altri kit (solo corpo o con il
nuovo 14 - 42 mm) hanno il corpo completamente
nero. Abbiamo visto entrambe le versioni e questa
è decisamente quella più bella.
La grossa novità della GX7, e che non passa inosservata, è il mirino elettronico integrato. Utilizza
un piccolo display LCD da 1024x768 pixel e ha
la caratteristica di essere orientabile verso l’alto,
permettendo così di poter sfruttare il mirino in un
gran numero di situazioni. L’oculare è provvisto di
un sensore di prossimità che spegne automaticamente il display e attiva il mirino quando avviciniamo l’occhio.
Il display è invece in formato 3:2 con una diagonale di 3 pollici e ha la particolarità di essere inclinabile quasi a 90 gradi verso l’alto e a 45 gradi verso
il basso, offrendo anch’esso una buona versatilità
in quasi tutte le situazioni di scatto.
Per quanto riguarda i controlli, Panasonic offre
agli appassionati ampie possibilità di customizzazione dei quattro tasti funzione fisici, a cui si aggiunge anche il sistema a doppia ghiera per avere
la massima padronanza dei parametri di scatto. In
modalità manuale, le due ghiere sono dedicate all’impostazione di tempi e apertura, ma anche nelle altre impostazioni di scatto tornano utili perché
quella a portata di pollice controlla anche la compensazione dell’esposizione. C’è un pratico selettore per passare da fuoco automatico a manuale,
Curiosamente il mirino è in formato 16:9 e così il più
delle volte non viene sfruttato in tutta la sua larghezza.
Piccolo display LCD da 1024x768 pixel
orientabile
Sistema a doppia ghiera per avere la massima
padronanza dei parametri di scatto
La GX7C ha in dotazione il nuovo sensore
Live MOS da 16 Megapixel
con tasto integrato per il blocco di fuoco e/o esposizione, e c’è il tasto dedicato per la registrazione
del video. I tasti a croce sono dedicati ad alcune
delle funzionalità di utilizzo più frequente come
il tipo di messa a fuoco, gli ISO, il bilanciamento
del bianco e il tipo di scatto (singolo, raffica, ecc.).
Una volta presa confidenza con i tasti e la logica
dei menù funzione, si può apprezzare la buona
disposizione di tutti i controlli. Sul versante delle
connessioni, la GX7 è dotata di Wi-Fi e NFC integrati che consentono di controllare completamente la macchina tramite l’apposita app per Android
e iPhone.
Sulla sinistra del display c’è uno sportellino che dà
accesso all’uscita HDMI, al connettore per le uscite analogiche e un ingresso per un telecomando.
Curiosamente su una macchina di fascia alta e con
Oltre ai connettori “fisici” GX7 è dotata
di WiFi e NFC integrati
Il display è in formato 3.2 e può essere inclinato
quasi a 90 gradi verso l’alto e 45 gradi verso il basso
ottimi controlli anche per il video, manca un ingresso per un microfono esterno, una vera pecca.
Live MOS più sensibile e un fulmine di otturatore
Venendo alle caratteristiche tecniche, come avevamo già visto nella nostra anteprima, Panasonic
ha sviluppato il nuovo sensore Live MOS da 16
Megapixel, concentrandosi su alcuni degli aspetti
più critici del formato micro quattro terzi: sensibilità e rumore ad alti ISO. Per far questo Panasonic
ha ridotto dimensioni del wiring e dei transistor e
portato sul chip del sensore anche la conversione
A/D, utilizzando così direttamente un’interfaccia
digitale per il trasferimento del segnale. Il risultasegue a pagina 36 
tEST
Panasonic Lumix GX 7
segue Da pagina 35 
BOX 1: Scatti effettuati in
condizione di scarsa luminosità in AMBIENTI ESTERNI (clicca per ingrandire)
F1.7, 1/20 sec, ISO 3200
F1.7, 1/25 sec, ISO 3200
F1.7, 1/50 sec, ISO 1600
F5, 8 sec, ISO 3200
Funzioni complete, menù affollati
La GX7 si rivolge all’utente che cerca una macchina versatile e ricca di funzionalità e ciò è ben
rispecchiato dai menù estremamente completi.
Come al solito abbiamo due gerarchie di menù:
quello veloce per i parametri di scatto richiamati
più di frequente, e quello completo da cui possiamo configurare ogni aspetto della fotocamera.
Panasonic Lumix GX7 offre svariate opzioni per la
messa a fuoco
Un controllo delle curve consente di “giocare”
sulla gamma delle ombre e delle alte luci

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to, stando a quanto dichiarato da Panasonic, è un
incremento del 10% della sensibilità rispetto alla
GX1 e un guadagno di 6 dB sul rapporto segnale/
rumore in lettura. Il miglioramento nella sensibilità va a beneficio anche dell’autofocus a contrasto,
che con una sensibilità di -4EV e lettura a 240fps
permette un ottimo funzionamento dell’automatismo anche in condizioni di scarsa luminosità.
Altra grossa novità introdotta da Panasonic con
la GX7 è la stabilizzazione ottica su sensore, che
permette così di utilizzare con migliore efficacia gli
obiettivi micro quattro terzi di Olympus, oltre in
generale tutti quelli privi di stabilizzazione. Lo stabilizzatore della GX7 è però solo a due assi, a differenza di soluzioni più sofisticate come quella della
stessa Olympus, e si attiva unicamente in presenza
di ottica non stabilizzata: in caso di stabilizzatore
sull’obiettivo, quello integrato si disattiva. Nuovo
anche l’otturatore, che per la prima volta su una
Lumix micro quattro terzi consente di arrivare a
1/8000 con flash sync a 1/320, pareggiando così i
conti con l’Olympus PEN E-P5.
n.79 / 18 novembre 2013
torna al sommario
Sulla ghiera delle modalità di scatto abbiamo tre
programmi customizzabili, a cui corrispondono
altrettante memorie anche per tutte le impostazioni del menù principale. Il menù principale ha
solo cinque sezioni e quasi tutte le impostazioni
di scatto sono raccolte nella prima, che diventa
quindi lunghissima con sette pagine. Ben gestito, invece, il menù di accesso veloce. Tra le nuove
funzionalità probabilmente quella più gradita è il
peaking per aiutarci nella messa a fuoco in modalità manuale, utilissimo sia per l’utilizzo di ottiche
con fuoco manuale o di altri tempi, che in generale in modalità video, dove l’autofocus continuo a
contrasto è decisamente meglio disabilitarlo. Altra
novità è la modalità silenziosa dell’otturatore, che
essenzialmente passa all’otturatore elettronico e
disabilità qualsiasi suono, una funzione utile in diversi ambiti. Un aspetto su cui ha posto l’accento
Panasonic quando ha svelato la GX7 è quello delle
possibilità di elaborazione di immagine in macchina, ad esempio, un controllo mirato delle curve
consente di giocare sul gamma delle ombre e delle
alte luci. Questa regolazione, in abbinamento al
profilo personalizzato di immagine, che permette a sua volta di regolare contrasto e nitidezza,
saturazione e riduzione del rumore, consente di
creare un proprio stile fotografico da utilizzare in
un’intera sessione o tutte le volte che desideriamo.
Abbiamo poi 8 filtri creativi e ben 24 programmi
di esposizione automatica, che spaziano tra situazioni di ogni tipo. Alcune di queste modalità si
sovrappongono e così, ad esempio, per scatti in
bianco e nero possiamo scegliere tra stile imma-
gine, modalità scene e filtri creativi: forse un po’
troppo.
Ottima in tutte le situazioni
La GX7 si ferma a una risoluzione di 16 Megapixel,
inferiore a quanto offrono altri concorrenti magari, ma alta quanto basta per la maggior parte degli
utilizzi e soprattutto proporzionata alle dimensioni del sensore. Il formato micro quattro terzi ha
una dimensione inferiore rispetto al sempre più
comune APS-C, quest’ultimo ritenuto superiore
soprattutto per quanto riguarda la resa ad alti ISO
e in termini di gamma dinamica. Quanto Panasonic è riuscita a colmare questo gap?
Cominciamo allora proprio con degli scatti effettuati in condizioni più critiche di luminosità
(Vedi box 1). La GX7, accoppiata al luminosissimo pancake di Panasonic, a 3200 ISO produce
immagini perfettamente utilizzabili in quasi tutte
le condizioni di luminosità che abbiamo provato.
Tiene sufficientemente il dettaglio e il rumore diventa davvero fastidioso solo andando a guardare
le fotografie al 100% dell’ingrandimento. Tutto
questo con i JPEG effettuati dalla macchina, in attesa dell’arrivo del supporto RAW nei software più
utilizzati. La sensibilità ci è parsa notevole. Si noti
nello scatto del cielo stellato (in basso a destra nel
box 1), con l’inquinamento luminoso della città,
come sia possibile risolvere la galassia di Andromeda, invisibile a occhio nudo in queste condizioni, con tempi di posa tutto sommato ridotti.
La resa della GX7 in condizioni di scarsa luminosità, ma meno estreme, è senza dubbio molto buo-
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n.79 / 18 novembre 2013
tEST
Panasonic Lumix GX 7
segue Da pagina 36 
na come testimoniato da alcuni scatti realizzati in
interno, che mostrano buona pulizia e livello di
dettaglio molto buono (Vedi box 2). In queste
situazioni la messa a fuoco automatica è risultata
essere sempre precisa e puntuale, nonostante il
20 mm di Panasonic non sia rinomatamente un
fulmine da questo punto di vista. In condizioni
“normali” (Vedi box 3), la GX7 offre immagini
di sicuro impatto: dettagliate, pulite, equilibrate e
contraddistinte da una buona dinamica. Durante
il tempo che abbiamo speso con la fotocamera non
abbiamo mai incontrato problemi con l’autofocus,
e una volta familiarizzato con la disposizione dei
controlli, abbiamo potuto apprezzare l’ottima ergonomia. Il 20 mm F1.7 di Panasonic permette di
ottenere bellissimi “sfuocati” che non hanno nulla
da invidiare ai sensori più grandi. Come è possibile vedere dagli scatti, la resa cromatica è molto
BOX 2: Scatti
effettuati in
condizione
di scarsa
luminosità
in AMBIENTI
INTERNI
(clicca per ingrandire)
F1.7, 1/15 sec, ISO 800
buona, e anche il dettaglio espresso dal sensore da
16 Megapixel è davvero ottimo. Per quanto riguarda il video la resa è davvero ottima, vista anche la
possibilità di riprendere fino a 1080p a 50 fotogrammi al secondo, sia in MP4 che in AVCHD, in
entrambi i casi con bitrate fino a ben 28 Mbit/s.
La macchina è dotata di una modalità video completamente manuale, oppure è possibile premere
il pulsante di registrazione per riprendere in qualunque modalità di scatto. In questo caso l’autofo-
cus, se mantenuto in modalità continua, in molte
situazioni si metterà a focheggiare di continuo
creando evidentemente un effetto indesiderato
come in alcune sequenze della clip seguente:
Panasonic Lumix GX7
Questo video mostra l’ottima pulizia e dinamica
della registrazione video anche durante la notte.
Il video seguente è stato montato da clip riprese
in 50p. Si noti come si faccia sentire l’assenza di
stabilizzazione ottica nel video.
Confronto ISO a F13 crop 100%: ISO 3200 a destra e 6400 a sinistra (clicca per ingrandire)
BOX 3: Scatti effettuati in
condizione di BUONA luminosità in AMBIENTI ESTERNI (clicca per ingrandire)
Panasonic Lumix GX7
MP4 Full HD 50p, manual focus

Conclusioni
torna al sommario
F1.7, 1/400, ISO 200
F5.6, 1/100, ISO 200
F3.2, 1/200, ISO 200
F8, 1/60, ISO 250
La nuova Lumix GX7 è senza dubbio un’ottima fotocamera. Il sistema micro quattro terzi offre una
delle più ampie selezioni di ottiche intercambiabili
e l’inclusione dello stabilizzatore sul corpo macchina. Il nuovo sensore, porta la GX7 per qualità di immagine, sullo stesso piano delle migliori fotocamere
del panorama micro quattro terzi e riduce ulteriormente il gap in termini di sensibilità e contenimento del rumore rispetto ai sistemi con sensore più
grande. Le concorrenti ideali della GX7 potrebbero
essere la E-P5 di Olympus, sulla quale vince per la
presenza del mirino elettronico, una caratteristica
che attirerà molti appassionati di fotografia, o ancora la E-M1 della gamma OMD, che però si pone su
una fascia di prezzo superiore ed è la micro quattro
terzi da battere. La GX7 con obiettivo 20 mm ha un
costo di 1.199,99 euro di listino, 999,99 per il solo
corpo macchina e 1099,99 con il 14 - 42 mm.
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MP4 Full HD 25p, autofocus
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tEST Acer punta sulla semplicità d’uso, dall’inserimento delle due SIM alla gestione delle chiamate su entrambi i numeri
Acer Liquid S1: l’enorme phablet Dual SIM
Acer Liquid S1, un terminale pensato per chi vuole un apparecchio tuttofare a un prezzo abbordabile
di Emanuele Villa
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Oltre ai due slot micro SIM c’è anche quello
per la micro SD
Obiettivo principale da 8.0 Megapixel
obiettivo secondario da 2.0 Megapixel
re assegnati stabilmente a una SIM o all’altra, cosa
che si dimostra utile, appunto, per dividere la sfera
lavorativa da quella personale. Per la connessione
dati, Liquid S1 utilizza di default quella della primaria, ma permette ovviamente di modificare questa
impostazione nelle opzioni di Android. L’ampio display di Liquid S1 è pensato per prendere appunti
con semplicità, vedere video, giocare su uno schermo più ampio della norma, ecc, il tutto contenendo
i costi il più possibile.
Out of the Box: mettiamolo subito
alla prova
La versione preinstallata di Android è la 4.2.2

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l segmento dei phablet, ovvero degli smartphone
con dimensione di display “enorme” e simile a
quella dei tablet, è sempre molto interessante.
L’Acer Liquid S1, che l’azienda propone a 369 euro
al pubblico, fa parte di questo segmento: con un
prezzo di fascia media, Acer propone un phablet da
5,7’’ con display LCD (non IPS) da 1280 x 720 pixel,
basato su Android 4.2 con alcune personalizzazioni
Acer, un SoC MediaTek quad-core da 1.5 GHz basato su core Cortex A7, 1 GB di RAM, fotocamera
principale da 8 Mpixel e 2 Mpixel per la frontale, oltre alle “solite” caratteristiche tra cui il GPS, il Wi-Fi
b/g/n, HSPA+ e lo slot microSD per aumentare lo
storage interno, che è di 8 GB. Completa il quadro
una batteria da 2400 mAh, il tutto per 195 grammi
di peso. Acer punta molto sulla semplicità d’uso,
dall’inserimento delle due SIM (per le quali occorre
togliere la cover posteriore), alla gestione quotidiana delle chiamate (in ingresso e uscita) su entrambi
i numeri. Nel momento in cui Liquid S1 percepisce
la presenza della seconda SIM, presenta all’utente una schermata di sintesi delle impostazioni di
chiamata e ricezione: le due SIM possono essere
attivate contemporaneamente o singolarmente
(cosa utile, per esempio, a staccare quella di lavoro
in vacanza o dopo una certa ora), la ricezione è ovviamente contemporanea mentre per le chiamate e
gli SMS occorre decidere qual è la SIM principale e
quale la secondaria: i contatti eventualmente presenti nelle due SIM vengono divisi in rubrica sulla
base del colore per non confonderli e sono associati
ognuno alla propria SIM; gli altri (quelli provenienti da rubriche in cloud, per esempio), possono esse-
torna al sommario
La confezione di Liquid S1 comprende, oltre al
terminale, gli auricolari (di discreta qualità), caricatore da presa elettrica, cavetto USB/microUSB
e, cosa quanto meno inusuale, una seconda cover
posteriore bianca, per dare un tocco di personalizzazione al telefono. Per l’inserimento della SIM
(o delle SIM) è infatti necessario sollevare la cover
posteriore ed estrarre la batteria: oltre ai due slot
micro SIM c’è anche quello per la micro SD; positivo il fatto che la batteria sia removibile, meno il fatto che per sostituire la SD si debba “scoperchiare”
l’apparecchio. L’ipotesi migliore è acquistare subito
una card molto capiente, inserirla e poi non pensarci più, anche perché degli 8 GB di dotazione base,
Acer ha provvisto il Liquid S1 di una versione di base
di Android 4.2.2 ma con qualche personalizzazione
solo 4,66 sono disponibili out of the box, il resto è
occupato da Android e app preinstallate.
Il telefono dà un’idea di solidità piacevole (d’altronde pesa 195 grammi con la batteria), ma al tempo
stesso sono fuori dubbio alcune caratteristiche economiche: la cover posteriore in plastica, il bordino
metallico estremamente fine, i tasti fisici sui lati che
sembrano un po’ troppo delicati. Il design è “classico”, abbastanza squadrato, con i soli tasti fisici di
accensione/stand by e volume e un retro finemente curvo, che facilita l’impugnatura, “facilita” per
modo di dire visto che comunque 5,7’’ di display
sono sempre difficili da gestire con una mano sola.
La versione preinstallata di Android è la 4.2.2 con
alcune limitate personalizzazioni da parte di Acer:
accendendo il telefono si può valutare fin da subito la qualità dell’enorme display da 5,7’’ HD, uno
schermo LCD (non IPS) da 258 ppi la cui caratteristica primaria è l’essere molto luminoso e con un livello di definizione adeguato all’apparecchio (certo,
non è Full HD, ma consideriamo sempre la fascia di
mercato), display che però soffre un po’ in termini
di contrasto e di angolo di visione: soprattutto per
quanto riguarda quest’ultimo, l’immagine resta sì
visibile anche ad angolazioni estreme, ma a costo
segue a pagina 39 
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segue Da pagina 38 
Con Acer Liquid S1 si possono visualizzare fino a 4
app aperte contemporeanamente
di sacrificare abbastanza la naturalezza cromatica.
Molto luminoso, sì, ma riflette anche molto, e questo unito a un livello mediocre di contrasto rende
difficoltoso l’utilizzo outdoor. Come anticipato, Acer
ha provvisto il Liquid S1 di una versione di base di
Android 4.2.2 ma con qualche personalizzazione:
Acer Cloud (con tanto di AcerCloud Docs e AcerCloud Remote Files), per esempio, per lo storage
online, ma anche Acer Print per stampanti abilitate,
oltre alla tastiera swipe e alla possibilità di accesso,
tenendo premuto il tasto delle opzioni, alle applicazioni preferite e alla possibilità di visualizzarne
fino a quattro contemporaneamente in finestra.
Per esempio, è possibile “distribuire” sul display da
5.7’’ l’app fotocamera, Google Maps e il blocco note,
spostando le relative finestre a piacimento a seconda dello spazio disponibile: la cosa ha senso non
tanto per distribuire 4 app in uno spazio comunque
esiguo, ma perché è possibile accedere alle stesse in
ogni momento, sovrapponendole a qualsiasi altra
app in uso con un bell’effetto di trasparenza. Attenzione però, in questo caso non possiamo parlare di
multitasking, poiché le app vengono attivate una
sola per volta: affiancando, per esempio, il blocco
note alla fotocamera, l’anteprima di quest’ultima
scompare non appena si inizia a scrivere sul foglio
BOX 1: Scatti effettuati in
condizione di BUONA E DI SCARSA LUMINOSITà (clicca per ingrandire)
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di carta virtuale, magari con l’ausilio di un pennino
capacitivo esterno. Di per sé, l’apparecchio sembra
molto fluido e la navigazione web tramite Chrome
ci ha colpiti positivamente: il rendering delle pagine
è molto rapido, la fluidità ottima, si nota piuttosto
una moderata lentezza nel caricamento delle app.
L’abbiamo usato per una settimana intera, con i
consueti task di tutti i giorni: telefonare, consultare
frequentemente la mail, navigazione web spesso e
volentieri, Google Now in prima linea, video HD in
momenti di pausa e non possiamo che dichiararci
soddisfatti. Per un utilizzo moderato, s’intende,
perché se si inizia a passare a velocità smodata (cit.)
da un’app all’altra, sovrapponendo quelle in finestra, ascoltando musica in background e facendo
partire video i rallentamenti e gli scatti ci sono, ma
appunto si tratta di prestazioni hi-end che l’utentetipo di questo phablet non dovrebbe pretendere a
tutti i costi: d’altronde, non abbiamo uno Snapdragon 800 con cui fare i conti. Piuttosto, come già
detto precedentemente, ci ha colpito una discreta
lentezza nel caricamento delle app più onerose (forse la RAM non è velocissima), perché poi, una volta
partite, sono fluide esattamente quanto ci si aspetta
da un terminale di ultima generazione. Lo schermo
ampio è perfetto per giocare, e la curiosità di provare Liquid S1 con gli ultimi videogame è stata forte: a parte i soliti noti come Angry Birds, abbiamo
provato con qualcosa di più oneroso, Iron Man 3:
confermiamo il fatto che i caricamenti sono abbastanza lunghi ma anche che l’esperienza di gioco è
assolutamente accettabile. Ottima nel primo caso,
con un framerate non esemplare ma giocabilissimo
nel secondo, che offre un livello grafico davvero di
primo piano. Infine, foto e autonomia. La macchina offre la possibilità di personalizzare lo scatto
con diverse modalità ed effetti creativi, regolare
gli ISO fino a 1600, esposizione, risoluzione fino a
8 Mpixel, bilanciamento del bianco e via dicendo.
Abbiamo scattato alcune fotografie in diverse circostanze (Vedi BOX 1): diurne con illuminazione ottimale e modalità auto, ma anche qualcuna di
notte (sempre auto). Come facilmente intuibile in
uno smartphone che non ha ambizioni fotografiche
particolari (se non per il grandangolo frontale, ma lì
è più una questione di praticità che di qualità di scatto), la situazione è a livello di sufficienza, ma nulla
di esaltante: la possibilità di personalizzare lo scatto
con diverse opzioni è un plus interessante, ma con-
torna al sommario
siderando che la maggior parte degli utenti userà le
impostazioni totalmente automatiche, solo condizioni di scatto ottimali generano risultati di qualità
apprezzabile. Il livello di dettaglio delle foto non è
eccezionale in campo lungo, un po’ troppo morbido,
mentre il primo piano è buono. Discretamente naturale la resa cromatica, compressione non troppo
invasiva e molto rapida la messa a fuoco, oltre a una
velocità di scatto a raffica (dichiarata) di 16 fps e la
fotocamera frontale grandangolare per estendere il
più possibile il campo visivo durante le videochiamate. Purtroppo, come nella media dei casi simili,
quando cala il sole la situazione si fa decisamente
più complessa: la luminosità resta apprezzabile,
ma rumore invadente e dettaglio molto soft (Vedi
BOX 1). Considerazioni analoghe, ma con qualche
aspetto migliore, per quanto concerne il video, rigorosamente a 1080p: il dettaglio c’è, la compressione non è invasiva e il quadro diurno sempre sufficientemente naturale anche in condizioni difficili
come nei controluce. Di notte l’immagine mostra
però un notevole calo di dettaglio e incremento
della rumorosità. L’autonomia non è niente male:
a prescindere dalle indicazioni del produttore (che
parla di batteria da 2400 mAh ma non fornisce una
stima di autonomia), l’uso quotidiano intenso, con
navigazione web da 3G, scaricamento di app “corpose” da Wi-Fi, uso del navigatore di Google Maps,
una quindicina di scatti, riproduzione di videoclip
HD, alla sera ci siamo trovati col 15% di batteria,
partendo alle 7.30 del mattino. È un terminale da
usare tutto il giorno e ricaricare tutta la notte, senza
pretese particolari ma il suo mestiere lo svolge con
professionalità.
In sostanza: proporzionato
a quel che costa
Se parliamo di “qualità assoluta”, Liquid S1 è un
terminale con componentistica di livello medio le
cui caratteristiche distintive sono il Dual SIM e il display “enorme”, fa tutte le cose di un top di gamma
ma la potenza non è paragonabile. Questo vuol dire
qualche scatto quando si usano applicazioni onerose, tempi di caricamento dilatati, un multitasking
meno reattivo e soprattutto un display che non
soffre tanto i limiti di definizione quanto quelli di
un pannello non eccelso. Ma d’altronde, rispetto ai
phablet cui chiediamo il massimo, Liquid S1 costa
la metà e qualche limite è comprensibile: tra l’altro
la “potenza” non è assolutamente un problema, le
app sono fluide, i giochi di ultimissima generazione mettono a dura prova il SoC quad-core integrato ma sono accettabili e sicuramente giocabili. Un
display migliore, lo slot SD non all’interno dello
chassis, un filo più di RAM e una costruzione meno
“cheap” lo avrebbero forse reso un best-buy, ma a
questo punto sarà per il Liquid S2. Nel frattempo,
per avere tutto e subito, con un ampio display con
cui vedere i video e farci qualche partita, anche più
di “ogni tanto”, va benissimo.

Acer Liquid s1
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ACCENDE IL DOMANI.
estratto da dday.it
n.79 / 18 novembre 2013
Special

edition
tEST Abbiamo provato il 60PFL8708 Elevation: cornice sottile e il nuovo Ambilight Prism sono i suoi punti di forza
Philips Elevation TV: l’Ambilight affascina
Oltre che per il design, questo grande TV da 60” si distingue per l’incredibile cura costruttiva
Ambilight, provare per credere
Nel caso di Elevation, per la prima volta viene
usato il nuovo Ambilight Prism, che propaga la
luce sui quattro lati dello schermo usando una
sola barra di LED. Accoppiando l’effetto della luce
proiettata dai LED sul muro a quello della cornice
sottile, l’impatto scenico è davvero coinvolgente,
anche se è sempre difficile spiegare l’importanza
dell’Ambilight a chi non l’ha mai provato davve-


a cura TP Vision ha fatto bene a Philips: negli ultimi anni è riuscita a produrre TV davvero interessanti migliorando aspetti come il
design e la qualità costruttiva senza però rinunciare alle sue core technologies come Ambilight e
Pixel Perfect. Uno dei TV che sicuramente sintetizza al meglio il nuovo corso Philips è Elevation
(PFL8708 - 2990 euro): presentato all’IFA di Berlino, è probabilmente uno dei modelli più affascinanti mai realizzati da Philips, un’esaltazione non
solo di design ma anche un concentrato di tecnologia, integrazione e cura nelle finiture. Lo abbiamo
provato intensamente nella versione da 60 pollici,
una scelta obbligata dato che al momento Philips
propone solo questo taglio, ed è un vero peccato. La
giustificazione è da trovare sicuramente nell’effetto scenico prodotto dall’Ambilight su quattro lati
con la cornice sottile, effetto che su uno schermo
di grandi dimensioni risulta ancora più evidente.
Partiamo dal nome, Elevation: Philips suggerisce
il tipo di installazione che predilige, ovvero quella
a parete, con una staffa dedicata. Philips, e questo è un caso quasi unico e segno dell’attenzione
rivolta a questo particolare prodotto, fornisce in
dotazione anche la staffa, realizzata in modo particolare per tenere distanziato il TV dalla parete per
poter godere dell’Ambilight.
torna al sommario

L
di Roberto Pezzali
ro a casa propria. Molti di quelli che possiedono
un TV con Ambilight hanno dichiarato spesso che
questa è l’unica feature di cui non farebbero mai
a meno.
Su Elevation Philips non ha usato le classiche
strisce di LED ai lati, ma ha inserito una sola striscia con LED RGB molto potenti sul retro del TV.
Il pannello posteriore è un grande pannello in
plexiglass con finitura chiara che riflette la luce
in tutte le direzioni creando una sorta di “aura”
completa attorno al TV. L’effetto c’è, la diffusione
è uniforme anche se, come sempre, molto dipende
dall’installazione e dal posizionamento del TV rispetto alla parete.
Fissato a un muro chiaro, con la
sua staffa, Elevation è nella sua
condizione migliore, ma anche
su piedistallo a una distanza inferiore ai 60 cm dalla parete non si
comporta affatto male. Come per
gli altri modelli, c’è un tasto dedicato da telecomando per gestire
la funzione, nel menù dedicato si
possono scegliere le modalità di
utilizzo e anche la tinta del muro
per compensare l’illuminazione.
Chi lo usa per guardare film ap-
prezzerà l’inserimento del bianco D65 calibrato
ISF all’interno dei profili: il TV emette una luce
bianca calibrata perfettamente allineata al punto
di bianco dell’immagine.
Eccellente cura nei dettagli
Il design è un elemento fondamentale quando si
sceglie un TV e Philips ha scelto di utilizzare una
cornice sottilissima, riducendo al minimo l’impatto visivo. Ambilight fa parte del “design”: con
Ambilight acceso il TV si presenta decisamente
meglio, soprattutto appeso al muro, mentre con
Ambilight spento non è così diverso da molti altri
TV dotati di cornice super slim. Quello che stupisce, però, non è tanto la linea quanto l’attenzione
al dettaglio e alle finiture: quando Philips diventò
TP Vision si poteva credere che a mancare nella
nuova gamma sarebbe stata la maniacale cura dei
dettagli di una azienda europea, invece sembra
che nulla si sia perso, anzi.
Dalla finitura del retro con il plexiglass alla scelta
dei materiali questo PFL8708 Elevation è davvero curato e lo si può notare soprattutto dalla base,
composta da un blocco di plexiglass lavorato unito
a un supporto in metallo che regge il TV tramite
un solo e unico snodo.
segue a pagina 42 
estratto da dday.it
n.79 / 18 novembre 2013
Special
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tEST
TV Philips 60PFL8708 Elevation
segue Da pagina 41 
Telecomando funzionale, c’è tutto
Gli sforzi compiuti da Philips per rendere l’ambiente Smart più fruibile sono apprezzabili. Il TV
non dispone di comandi vocali e gestuali, ma utilizza un telecomando Bluetooth double facé: da
una parte telecomando classico per il TV e dall’altra tastiera qwerty. Ma c’è di più: nel telecomando
è integrato anche il giroscopio per poter navigare
all’interno delle interfacce Web con il più rapido
puntatore. Una soluzione che unisce quella classica a quella adotatta dal telecomando LG, ma con
l’aggiunta di una tastiera che risulta essere indispensabile per chi vuole provare la parte Smart.
Un solo tuner ma c’è Miracast

La dotazione di connessioni ormai non stupisce più: HDMI e porte USB sono le uniche prese
che servono e Philips non manca di accontentare
l’utente con una dotazione ricca. C’è anche un’usci-
torna al sommario
ta cuffie, ma avremmo gradito la possibilità di gestire una cuffia Bluetooth, essendo il TV dotato di
interfaccia per il telecomando.
In un TV top di gamma pensiamo anche che si
sarebbe potuta eliminare qualche vecchia connessione, come la Scart, per inserire magari un
doppio tuner. Il TV Philips, infatti, ha una sezione
PVR eccezionale che permette la condivisione dei
contenuti (anche criptati) verso altre TV tramite
rete domestica. Questa funzione (che per chi usa
Mediaset Premium è una sorta di Multivision
legale) sarebbe potuta essere senza dubbio uno
dei motivi di acquisto del TV, se ci fosse stato un
doppio tuner DVB-T per poter vedere due canali
criptati in contemporanea.
Philips Elevation infine dispone anche di Miracast:
il mirroring schermo tramite dispositivi Android
funziona in modo rapido e con una latenza presente ma accettabile.
Interfaccia confusa
Media player non impeccabile
L’interfaccia a schermo del TV Philips non è l’inferno, ma ci si avvicina abbastanza se accendiamo
anche la luce rossa dell’Ambilight. Il TV ha moltissime opzioni e un numero di personalizzazione;
veramente ampio, ma tutte queste funzioni sono
divise in tantissime sezioni, ognuna delle quali è a
sua volta ramificata in diversi menù. Bisogna “farci la mano”, ma non sempre questo è sufficiente e
serve il manuale: per poter accoppiare, ad esempio,
tablet e TV per condividere la Guida si deve premere il tasto “rosso” nella schermata della guida, ma
se non l’avessimo letto sul manuale non ci saremmo mai arrivati. Il manuale d’uso serve a questo, è
vero, ma eravamo abituati a TV che si utilizzavano
nel pieno delle loro funzioni anche senza manuale.
Fortunatamente la maggior parte delle funzioni,
una volta impostate, non va più toccata ma l’utente
che è abituato a smanettare con i menù e le impostazioni non sarà certo contento di doversi spostare
in diversi menù prima di trovare quello che cerca.
Le funzioni più usate fortunatamente, come il media player, la rete, la guida TV e la TV stessa sono
facilmente raggiungibile dal menù che Philips chiama “Home”, e per alcuni è presente la shortcut da
telecomando. Il media player tramite porta USB
funziona bene, legge anche i file MKV senza problemi, mentre con il DLNA abbiamo riscontrato
qualche piccolo problema con alcuni server: per il
TV non c’erano file da riprodurre quando invece la
directory era piena. Nessun problema, però, con altri server DLNA.
Philips propone, infine, l’ultima evoluzione della
sua interfaccia Smart TV: niente di nuovissimo,
siamo di fronte a una interfaccia HTML che carica
Webapp HTML presenti nel cloud di Philips. Una
soluzione simile a quella di Panasonic, con le app
che non vengono caricate direttamente sul televisore ma sono renderizzate in tempo reale.
Tra queste troviamo anche un Browser Web, da
utilizzare in modo semplice con il telecomando
dotato di puntatore. Philips ha aggiunto alle app
disponibili anche Smart Cloud, presentato all’IFA
di Berlino: si può collegare al TV il proprio account
Dropbox per fare streaming di foto, video, musica e
accedere anche a documenti.
Perfetto con smartphone e tablet
Philips ha curato in modo particolare l’integrazione tra smartphone, tablet e TV. I possessori di un
dispositivo Android 4.2 saranno felici di sapere che
Miracast funziona bene e con una facilità d’uso disarmante: il TV viene riconosciuto come remote display dal dispositivo (se sono sulla stessa rete) e in
pochi secondi l’immagine viene trasferita senza la
necessità di alcun cavo. Philips, però, va oltre: sullo
store sono disponibili, infatti, due ottime applicazioni per iOS e Android che permettono, una volta
registrato il device con il TV, di gestire in remoto la
guida, le registrazioni e anche la visione di un canale in streaming direttamente su tablet.
Anche in questo caso la presenza di un singolo
tuner è limitante: per poter vedere una trasmissione sul tablet, il TV dev’essere sintonizzato su quel
canale o su un ingresso esterno. Sempre in tema di
integrazione, Elevation prevede anche l’accoppiamento con le lampade LED Philips Hue, controllate tramite Wi-Fi: Ambilight e lampade lavorano
insieme per poter estendere l’effetto dell’Ambilight
Prism a tutta la stanza. Purtroppo non siamo riuscisegue a pagina 43 
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
Se pensiamo a molti 60 pollici in circolazione, con
la loro mole elevata, non riusciamo facilmente a
trovare un TV retto da una base con uno snodo
così sottile che possa anche essere inclinato per
orientare il TV.
Per non turbare la linea, Philips ha scelto di non
integrare la videocamera di Skype, che viene fornita in dotazione come accessorio. L’abbinamento, almeno dal punto di vista estetico, è però davvero pessimo: la videocamera non si aggancia in
modo stabile e un po’ disturba anche l’emissione
dell’Ambilight; Philips avrebbe fatto meglio a integrarla nel cabinet, come hanno fatto altri.
estratto da dday.it
n.79 / 18 novembre 2013
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TV Philips 60PFL8708 Elevation
segue Da pagina 42 
ti a provare questa funzionalità per la mancanza di
un kit Philips Hue, ma l’abbiamo visto funzionare
in fiera all’IFA e il principio è abbastanza semplice.
Immagine brillante ma “digitale”
alle immagini, Elevation mostra il classico marchio
di fabbrica Philips: le immagini, anche con la nitidezza al minimo, hanno sempre una leggerissima
maschera di contrasto che le rende più nitide e taglienti di quelle che sono in realtà. Questo per chi è
abituato a una resa più “crisp” è un bene, per quelli
che invece arrivano da un’immagine più soft e naturale (magari anche a costo di rimetterci un po’
di dettaglio) l’immagine di Elevation può apparire
un po’ troppo digitale. E questo senza attivare nessuno dei filtri inseriti nel super processore Perfect
Pixel HD Engine: Philips ha inserito nel TV l’ultima
versione del suo motore dedicato al trattamento
delle immagini ma come già successo in passato
l’intervento dei vari filtri sull’immagine ci è sembrato più distruttivo che altro. Il Perfect Pixel HD
Engine funziona, sia chiaro, e fa anche quello che
promette, ma il peso da pagare è quella sensazione
di “finto” che subentra dopo attimi di entusiasmo
iniziali. Ognuno può comunque impostare il TV
come preferisce, chi desidera vedere un film con la
cadenza tipica di una telenovela, colori super saturi
e nitidezza record sicuramente con un paio di regolazioni riuscirà a ottenere l’effetto che desidera.
Noi preferiamo un’immagine naturale, e la resa
migliore si ottiene scegliendo uno dei banchi ISF,
disattivando ogni filtro, abbassando la nitidezza
e regolando luminosità a metà scala. Importante
l’Ambilight: emettendo luce bianca calda il sistema
aiuta molto ad aumentare il contrasto percepito,
con un nero che appare agli occhi più incisivo e
profondo di quello che è in realtà. Il PFL8708 non
è il TV adatto a chi arriva da un plasma, e neppure
il TV perfetto per il purista dell’immagine: si vede
bene, ha un buon contrasto e buoni colori ma l’immagine ha sempre quella nota “digitale” difficile da
cancellare, una sorta di timbro di fabbrica Philips,
a cui bisogna fare l’abitudine. Si tratta, però, di un
TV che può dare molte soddisfazioni da acceso e da
spento, e soprattutto è un TV che impressiona per
tutto quello che vuole fare. Oggi non ci sono più TV
che si vedono male, e quasi tutti i TV LCD moderni sono superiori a quelli degli anni passati: sotto il
profilo della pura qualità Elevation non sarà ricordato come il miglior TV del 2013, ma un TV non è
solo contrasto e nitidezza e per molti aspetti Elevation è più completo, più bello e più appariscente di
molti altri TV.
tv e video Canon entra nel mercato dei monitor broadcast proponedo un modello da 30” con risoluzione 4K
Canon: monitor 4K da sogno, in vendita a 30.000 euro
Il costo è davvero elevatissimo, 32.500 euro, ma la qualità di cui è capace è di assoluto riferimento
di Roberto pezzali
C

anon annuncia il suo ingresso nel mondo dei
monitor professionali con il DP-V3010, un
monitor con risoluzione 4K da 30” progettato per assicurare precisione, coerenza, costanza
cromatica e massima affidabilità.
DP-V3010 è stato progettato non solo per poter
soddisfare i requisiti di una catena di produzione
e di trasmissione 4K, ma anche per permettere la
migliore precisione possibile nella riproduzione dei
colori anche tra display multipli. Alla base troviamo
un pannello LCD IPS da 4096 x 2560 pixel (2000:1
di contrasto) e un sistema di retroilluminazione
RGB LED, entrambi gestiti da un processore custom. Oltre alla perfetta omogeneità su schermo,
torna al sommario
Canon grazie al pannello a 10 bit garantisce la
visualizzazione di 1024 livelli di gradazione per
ciascun colore RGB e supporta lo spazio colore
più comunemente usato nel cinema, DCI-P31,
così come gli spazi colore di diversi standard di
trasmissione (ITU-R BT.709, EBU e SMPTE-C)
e Adobe RGB2. Oltre al supporto per lo standard 24p, il nuovo monitor accetta segnali 4K da
23,98p a 60p e offre tre modalità di scaling per
segnali 2K e Full HD. Tra questi si segnala anche
un algoritmo dedicato Canon per eliminare gli
effetti di aliasing, denominato Canon Shape Tracing. Ogni DP-V3010 viene calibrato in fabbrica
e all’interno è stato inserito un algoritmo che
corregge automaticamente tutte le modifiche cromatiche e di luminosità nel tempo. Il neo, come
sempre, è il prezzo: 32.500 euro, un prezzo che si
allinea agli altri prodotti broadcast ma che lo rende
inaccessibile a chi, magari investendo tanto, voleva
mettere le mani su un monitor di riferimento.


Philips Elevation si pone ai vertici della gamma
Philips, anche se è un TV che guarda più al design e
all’effetto (un po’ come la serie Design Line) che alla
prestazione pura. Elevation è un TV dotato di sistema 3D passivo (orribili gli occhiali in dotazione), e
questo già anticipa quello che possiamo aspettarci
a livello di nero.
La presenza di filtro polarizzatore davanti al pannello ci pone di fronte a una situazione analoga a
quella già vista con molti TV 3D polarizzati, ovvero un livello del nero che non riesce a raggiungere
quello dei migliori TV LCD, oltre a contrasto e luminosità dipendenti dall’angolo di visione. Il livello
del nero del PFL8708 è comunque decisamente
buono, e non deve ingannare il fatto che Philips
non giochi come altri con la retroilluminazione dello schermo. Un TV Samsung, LG o Sony, infatti,
in presenza di schermata nera abbatte del tutto la
retroilluminazione portando il TV a un nero totale;
Philips invece non ricorre a questo stratagemma
e non sfrutta il suo sistema di dimming dinamico,
comunque presente. Questo vuol dire che guardando una schermata nera in una stanza oscurata
il livello di nero del Philips può apparire molto più
alto di quello dei competitor, ma quando utilizziamo invece una clip o un’immagine di riferimento le
cose cambiano e la differenza sparisce. Tornando
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iPhone 5s in prova: ottimo Ma non abbastanza se hai il 5