estratto da dday.it
I politici che pensano di normare
Internet con la “Web Tax” sono dinosauri che non difendono l’Italia e
in made in Italy ma che, al contrario,
affievoliscono sempre più la nostra
capacità di attrarre gli investimenti e
di esportare. La Web Tax, introdotta nelle legge di stabilità da un
emendamento dell’on. Francesco
Boccia (PD), praticamente vieta di
acquistare un qualsivoglia servizio
via Internet se non da società con
partita IVA italiana. E con questo,
pensando così di convincere i
gruppi internazionali ad operare
con partita IVA italiana; al contrario
l’unico effetto sarà di rendere la vita
ancora più dura agli italiani. Che
non potranno più comprare dai siti
esteri, anche se i servizi sono migliori o unici e i prezzi più competitivi;
ma che non potranno neppure più
comprare pubblicità online all’estero
per promuovere il made in Italy e le
esportazioni.
Da anni i nostri politici (anche quando sono presunti “tecnici”) sono
convinti di poter piegare Internet al
loro volere con leggi e leggine locali,
tutte italiane. Ma Internet per sua
stessa natura sfugge alle costrizioni
nazionalistiche o, verrebbe quasi da
dire, provinciali come quelle legate
alla legislazione italiana. Nel mondo
qualcuno ha provato a normare
localmente internet, e si tratta quasi
sempre di regimi totalitari che spesso sono caduti sotto i colpi della folla
inferocita.
Il baco più evidente, in questa
vicenda di dilettantismo politico
ed economico, è un’Europa unita a
metà, senza dogane ma con regole
fiscali diverse da nazione a nazione.
Con la Web Tax si vorrebbero
combattere realtà come l’Irlanda,
che offrendo condizioni fiscali
drammaticamente più vantaggiose
di quelle vigenti in Italia, attira a sé
le sedi europee di moltissimi grandi
gruppi. Un controsenso: con una
nuova tassa (locale) vorrebbero
combattere la concorrenza dei paesi
che le tasse le abbassano.
Bisognava pensarci prima, quando
c’erano ancora le risorse per tagliare
le tasse e diventare più attrattivi per
i gruppi internazionali. Ma, come
tutte le buone cicale, i nostri politici
hanno pensato che l’estate e il bel
tempo potessero durare all’infinito.
Ora è arrivato l’inverno e, con esso,
per strada sono comparsi i forconi:
a leggere le vicende che hanno riguardato il digitale dell’ultima settimana, si direbbe che in parlamento
non l’abbiano ancora capito. O che
sperino di salvarsi ancora una volta
con i vecchi sistemi. Sbagliano.

Gianfranco GIardina
torna al sommario
Hamlet
Licenze TV in Italia Spotify, musica
gratis per tablet
Arriva nei negozi
Vi sveliamo tutti
e
smartphone
i loro segreti
03
09 la stampante 3D 26
Mediaset Infinity, film datati
Abbonamento a 9,90 euro al mese, offre 5.000 contenuti
I film sono non sono recenti ma la colpa non è di Mediaset
02
BMW, l’auto è più “connected”
12
Abbiamo provato le nuove funzionalità
del sistema modulare di app e servizi
a bordo. Ecco le nostre impressioni
Samsung Galaxy Note 3 in prova
Il Phablet Samsung non delude, il form factor
non è per tutti ma le prestazioni sono eccellenti
38
Vivitek H1180HD
Cinema in casa
per tutti, o quasi
45
L’H1180HD è un
proiettore DLP Full HD
compatto con buone
prestazioni e costo
simile a quello di un TV
31
Regali di Natale
Musica in casa
33
Comparativa rasoi
Quale comprare?
34
Regali di Natale
Casa tecnologica

La migliore
Web Tax è
la “low tax”
n.81 / 16 dicembre 2013
estratto da dday.it
n.81 / 16 DICEMBRE 2013
tEST Abbiamo provato Mediaset Infinity, il primo servizio VOD con subscription disponibile in Italia; costa 9,90 euro al mese
Mediaset Infinity, vediamo a chi conviene
I contenuti in abbonamento sono datati, ma la colpa è del sistema di gestione delle licenze italiane
È
di Roberto Pezzali
partito Mediaset Infinity, il primo servizio
disponibile in Italia di subscription pay per
view. La logica è simile a quella di Netflix,
da anni invocato dagli appassionati di cinema:
pagando 9.90 euro al mese si può guardare quello che si desidera scegliendo tra circa 5.000 contenuti di archivio, a questi si aggiungono una serie di contenuti “Premium” extra canone, ovvero
pay per view classico, con un costo di noleggio da
pagare in più e un tempo di 48 ore per vedere il
film. Infinity può essere provato da tutti gratuitamente per un mese: basta registrarsi, sfruttare il
codice promozionale che Mediaset invia tramite
e-mail e utilizzare per la visione uno dei dispositivi compatibili. Si può usare anche tramite PC,
ma ovviamente non è la stessa cosa.

TV e decoder
Non tutti sono compatibili
Infinity è compatibile con numero elevatissimo di
dispositivi, per l’elenco vi rimandiamo al nostro
articolo pubblicato online, non tutti però possono accedere a Infinity: oltre a computer, tablet e
console, infatti, Infinity è accessibile tramite un
numero ridotto di TV e decoder. Le modalità di
accesso fondamentalmente sono due: tramite applicazione o mediante il canale 899 del digitale
terrestre. I televisori Samsung hanno a disposizione l’applicazione dedicata, per tutti gli altri
invece (decoder inclusi) è necessario sintonizzare
il canale 899 del digitale terrestre dove, tramite
MHP, verrà caricata l’app.
Ma c’è un problema: non basta un normale TV
bollino Gold, come ad esempio un Panasonic dello scorso anno, serve un TV certificato TivuOn
con a bordo il DRM di protezione dei contenuti Marlin. Quindi, l’elenco dei TV compatibili si


torna al sommario
restringe, anche se molti modelli sono ancora in
fase di certificazione. Sostanzialmente si tratta
di eseguire un aggiornamento software, ma difficilmente le aziende faranno certificare modelli
di TV con qualche anno sulle spalle: al momento
chi ha un TV bollino Gold datato può scordarsi
Infinity (e gli altri servizi Tivuon che arriveranno). Samsung, come abbiamo detto, è in prima
fila: i modelli della serie ES e F possono accedere
a Infinity tramite applicazione o tramite canale
899, è indifferente. Più ristretta la lista di modelli
LG, si tratta soprattutto di TV di quest’anno. La
certificazione per i modelli 2013 di Sony dovrebbe arrivare a gennaio, mentre invece saranno già
certificati in fase di vendita i modelli Samsung e Panasonic del 2014.
Philips al momento è in stand-by: la
piattaforma teoricamente è pronta
ma l’assenza della certificazione impedisce di accedere a Infinity. Mediaset, comunque, è in contatto con TP
Vision per sbloccare la situazione.
Più tranquilla la situazione dei decoder, l’elenco dei modelli compatibili
è ampio, anche se alcuni saranno disponibili da gennaio.
Più complicata, invece, la questione tablet, smartphone e console:
al momento è certificato l’iPad, il
Nexus 7 2013, il Kindle Fire HDX da 7” e qualche
Samsung, per gli altri bisogna attendere comunque la lista non sarà lunghissima. Per le console,
invece, entro fine anno arriverà la certificazione
per PS3 e PS4: stranamente non si parla di Xbox
e Xbox One, che come sappiamo è partner di
Mediaset per Premium Play.
Contenuti datati
Ma non è colpa di Mediaset
Un servizio come Infinity si valuta soprattutto
sui contenuti e chi si aspetta qualcosa di fresco
purtroppo deve guardare altrove, perché Infinity
ha molti contenuti ma sono tutti abbastanza datati. E non è colpa di Mediaset: il sistema di gestione delle licenze italiane permette di sfruttare
per i servizi Video On Demand by Subscription
(Netflix, Lovefilm, Infinity, ecc) solo contenuti antecedenti al 2007, salvo casi eccezionali. È
probabile quindi che quasi tutti gli utenti che si
aspettavano di vedere film degli ultimi anni resteranno delusi, perché non è possibile sfruttarli
e non lo sarà mai, neppure se arrivasse Netflix: il
catalogo disponibile in Italia per servizi di VOD
con subscription è più o meno quello di Mediaset, e Mediaset arricchirà Infinity con nuovi film
ma sempre e comunque facenti parte di quella
fetta di film con il diritto accessibile.
segue a pagina 04 
estratto da dday.it
n.81 / 16 DICEMBRE 2013
tv e video Tutti i segreti del sistema di sfruttamento delle licenze dei film, dal cinema alle Pay TV e al Video on Demand
Come funzionano in Italia le licenze dei film
Per spiegare questo complesso meccanismo seguiamo il percorso di un film dall’uscita nelle sale
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torna al sommario

C
di Roberto Pezzali
ome funzionano i diritti dei film in Italia? Perché i film su iTunes appaiono,
scompaiono e poi riappaiono? Per spiegare questi “misteri” basta seguire la storia di
un film, dalla sua uscita cinematografica. Lo
sfruttamento dei diritti di un film, infatti, inizia dopo 120 giorni dalla sua uscita al cinema,
terminata la cosiddetta “Window Cinema”:
dopo questo lasso di tempo si chiude lo sfruttamento cinematografico e inizia lo sfruttamento domestico, il cosiddetto “Home Video”.
Per il film a questo punto le strade sono due:
quella “fisica” e quella “digital”.
Dopo 120 giorni dall’uscita cinematografica i
film vengono immessi, su supporto fisico Bluray o DVD, sul canale noleggio o retail: sono
disponibili quindi sia per l’acquisto sia per il
noleggio nelle ormai rare videoteche. Qui ci
restano fino al termine della loro vita, sempre
che qualcuno, come nel caso di Disney, non decida ad esempio di ritirare le copie fisiche.
Il percorso “Digital”, che inizia sempre al termine dei 120 giorni di sfruttamento cinematografico, è invece più complesso, perché vede
una separazione tra noleggio e vendita.
Iniziamo con la vendita: un film in formato
digitale è disponibile per la vendita su tutti i
principali negozi di contenuti online (iTunes,
Chili.TV, Xbox Video, Play Store) e ci resterà,
esattamente come il Blu-ray e il DVD nei negozi, per tutta la sua vita con ritocchi di prezzo
dovuti alle oscillazioni del mercato.
Diversa è invece la situazione per il noleggio,
ovvero il Video on Demand: per i film novità
che arrivano dal cinema si apre, infatti, una
finestra “VOD” della durata variabile dai 3 ai
7 mesi, finestra nella quale questi film sono
noleggiabili (le classiche 48 ore) sui principali
siti (iTunes, Chili.TV, Xbox Video, Play Store)
e a pagamento anche su Premium Play (Premiere), Sky Primafila e Infinity.
Cosa succede al termine della finestra “VOD”?
Questi film non sono più disponibili per il noleggio digitale, resterano disponibili solo per
la vendita. Quando, navigando tra i film sui
siti che offrono film in streaming, capita di
imbattersi in un film per il quale è disponibile
solo l’acquisto e non il noleggio, vuol dire che
il film che è uscito dalla finestra VOD, e questo capita circa otto mesi dopo la sua uscita al
cinema.
In linea teorica la cosa dovrebbe valere anche
per il noleggio fisico, ma sarebbe impossibile ritirare materialmente le copie dai negozi
quindi si applica esclusivamente all’ambito
digitale. Il motivo per il quale viene eliminata la possibilità di noleggio per questi film è
semplice: si entra in quello che viene definito
“NO VOD Period”, ovvero un periodo nel quale i diritti di sfruttamento di questi film sono
detenuti dalle emittenti televisive, prima pay e
poi free che, ovviamente, desiderano tutelarsi
impedendo al film di essere visto tramite altri
canali. Un film che, dopo mesi di disponibilità
come noleggio e vendita su iTunes all’improvviso diventa disponibile solo come acquisto
riapparirà, in poche settimane, come anteprima su Mediaset Premium o su Sky. Questa finestra “NO VOD” dura dai 12 ai 15 mesi, e in
segue a pagina 04 
estratto da dday.it
n.81 / 16 DICEMBRE 2013
tEST
Le licenze dei film in Italia
segue Da pagina 03 
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tEST
Mediaset Infinity
segue Da pagina 02 
Passando alla qualità , al momento è un po’ difficile dare un giudizio: Infinity sta, infatti, registrando un boom di accessi e ciò crea qualche
problema in più, non tutto funziona sempre al
meglio: alcuni film non si caricano, il download è
lento e la qualità non sempre accettabile.
Mediaset ha parlato anche di HD, ma probabilmente solo alcuni contenuti sono visibili con
questa qualità, perché la maggior parte dei film
disponibili (che sono comunque datati) ci sono
sembrati in SD. La qualità è discreta ,sia da tablet
che da browser, ma non certo a livello di un film
in alta definizione. Anzi, molti film sono dotati
di un filtro che ammorbidisce molto l’immagine,
filtro che fa perdere incisività e nitidezza. Alcuni
titoli relativamente recenti, come Transformer,
offrono una qualità decisamente buona, soprattutto considerando la trasmissione in streaming.
Apprezzabile la presenza in qualche caso della
doppia lingua e dei sottotitoli.
Un buon inizio
Infinity non è il servizio adatto a chi si aspetta
servizi “all’americana”, ma è comunque perfetto

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questi mesi Sky, Mediaset e le TV possono decidere come sfruttare al meglio i film, sia con
più passaggi sui canali Pay sia con passaggi
sulle reti free.
In questo periodo le PayTV sfruttano questi
film anche per servizi come Premium Play o
onDemand di Sky, che “sembrano” servizi di
video on demand ma non fanno altro che riproporre in differita e con modalità diverse i
contenuti che vengono trasmessi dalle emittenti.
Sono ormai passati due anni: 3 mesi per il cinema, dai 3 ai 7 mesi per la finestra VOD e altri
12/15 mesi per la finestra NO VOD. Le date non
sono fisse: le case cinematografiche possono
accordarsi per gestire dinamicamente queste
licenze, liberando ad esempio un film dopo la
prima trasmissione sulle reti in chiaro.
Al termine di questo periodo si entra nella “library”: i film tornano ad essere disponibili sui
principali store sia come vendita (lo sono sempre stati) sia come noleggio, questa volta ad un
prezzo più basso.
C’è un ultimo passaggio, quello che viene defi-
nito Subscription VOD: si apre, salvo rari casi
concordati, circa 6 anni dopo, e permette ad un
film si essere sfruttato anche per servizi dove
non è previsto il pagamento di un singolo film
ma di un canone “flat”. E’ il caso di Infinity, ma
sarebbe lo stesso anche per servizi come Netflix e Lovefilm: chi vuole lanciare un servizio
dove si paga un tot e si vede ciò che si vuole
deve attingere a questa library, composta da
film ormai datati che sono stati ampiamente
sfruttati da tutti gli altri canali. Una sola precisazione: abbiamo parlato di 120 giorni per la
finestra Cinema, in realtà la situazione attuale
è leggermente diversa: la finestra è ridotta a
105 giorni e per favorire il Video On Demand
può capitare che alcuni film recentissimi siano disponibili su iTunes e sugli altri store due
settimane prima della disponibilità nei negozi
e in vendita. Una sorta di “anteprima digitale”
sempre più diffusa per i titoli più importanti.
Qui a fianco riportiamo uno schema riepilogativo, dove mostriamo la storia del secondo
capitolo de Lo Hobbit uscito ora nei cinema:
come si vede, sarà disponibile per vendita e
noleggio sia fisico che Digital a metà febbraio
2014 per poi passare alle Pay TV il prossimo
anno a novembre.
torna al sommario
chi desidera guardare un film tutte le sere, sul TV
e in mobilità, senza però cercare la novità. L’assenza delle serie TV si fa sentire parecchio, ed è
forse su questo punto che Mediaset potrà far fare
il salto di qualità al suo servizio.
Infinity non va paragonato né a Premium Play né
a Sky, perché offre contenuti con una finestra di
diritti diversa: Premium Play e Sky On Demand
ripresentano i film che sono disponibili nella finestra destinata alle pay TV, film che prima di essere disponibili per Infinity dovranno percorrere
una lunga strada di sfruttamento da parte delle
emittenti televisive.
Chi desidera qualcosa di più fresco può guardare al catalogo noleggio di Infinity, che equivale
più o meno a quello disponibile su Premium Play
Premiere, Chili TV, Play Movie, iTunes e gli altri
servizi di Video on Demand: in questo i contenuti
offerti sono recentissimi, disponibili dopo pochi
mesi dal passaggio nelle sale dei cinema, per i
quali si deve pagare un extra variabile a seconda del titolo. Nel caso di un film come Il Grande Gatsby, disponibile da poco sui canali VOD,
il prezzo su Infinity è di 3.49 euro, si tratta però
di un film destinato solo ed esclusivamente agli
abbonati. Su Chili lo stesso film in HD+ arriva a
costare 5.99 euro.
Infinity è sicuramente un buon servizio, e come
abbiamo spiegato per questioni legate ai diritti
un “Netflix” non potrebbe fare di meglio in Italia.
La qualità va migliorata, il catalogo va preso per
quello che è, si deve solo sperare nella disponibilità delle serie TV americane, che comunque andranno pagate con una logica di Season Pass.
estratto da dday.it
n.81 / 16 dicembre 2013
tv e video Sky lancia nuovi servizi, tra i quali Restart, per guardare i film sempre dall’inizio
Con Sky Restart, mai più film a metà
Basta premere un pulsante per richiedere la versione on demand del film
di Roberto Pezzali
S
Samsung piazza
un altro importante
tassello della strategia
Smart TV: finalmente
è arrivata l’applicazione
della Rai, con Replay
e Video On Demand
di Roberto Pezzali
Chi non ha disponibilità di una rete
cablata in prossimità del TV può rendere Wi-Fi il set top box con la nuova
versione di SkyLink, già disponibile,
al costo di 29 euro.
Le novità di Sky però non si fermano
qui: dal 16 dicembre, sul canale 600,
è disponibile il nuovo Mosaico Bambini, la schermata interattiva che
permetterà di vedere con un solo colpo d’occhio i programmi per bambini
e ragazzi in onda su tutti i canali. Per
finire, Sky Go: la nuova versione, già
disponibile da qualche giorno, offre
una funzione per risparmiare banda
scegliendo la qualità di trasmissione
e, soprattutto, la possibilità di guardare i film con doppio audio: italiano
e lingua originale. Ora manca solo
la versione di Sky Go per Android:
quella per Windows Phone è già disponibile da qualche giorno.
tv e video Philips ha reso disponibile l’app di Spotify sui suoi TV 2013
Spotify è sbarcato sulle Smart TV Philips
Arriva anche Cloud TV, un’app che aggrega diversi canali su Internet
P
di Roberto Pezzali

hilips espande la sua offerta Smart TV: i televisori con
piattaforma interattiva 2012 e
2013 sono stati aggiornati con l’aggiunta di Spotify (solo 2013) e di
Cloud TV.
Spotify, già presente su Smart TV
Samsung, permetterà di fruire del
proprio abbonamento per attingere
all’ampio catalogo sulle serie Philips
Smart Tv 6xx8, 7xx8, 8xx8 e 9xx8
di quest’anno, e per l’ascolto servirà l’abbonamento Premium. I nuovi
clienti Spotify ricevono comunque
30 giorni di abbonamento Premium
gratuito per testare Spotify su Philips
Smart TV.
torna al sommario
Cloud TV invece è
disponibile anche
sui TV del 2012,
ed è un’applicazione che mette
insieme centinaia
di canali locali,
nazionali, internazionali e tematici su Internet.
In Italia il componente principale
di Cloud TV sarà
Streamit, che offre accesso a una
selezione di più di ottanta canali
on line della omonima browser tv.
L’applicazione sarà live nelle prossime settimane ma già ora si possono
controllare i canali disponibili sul
sito di Streamit. Interessante la possibilità di aggiungere ai preferiti i canali web, mescolando i canali della
TV tradizionale a quelli online.
L’applicazione ufficiale Rai
sbarca su Smart TV Samsung,
andando così a colmare un vuoto che iniziava ad essere pesante. Lo abbiamo sempre detto:
la Smart TV ha senso solo per
estendere l’esperienza TV e in
questo Samsung è stata davvero brava offrendo ai suoi clienti
tutte le alternative possibili, alle
quali si è aggiunta anche Rai.
Grazie all’app RAI.tv, è possibile, infatti, accedere al servizio
di Replay e, in modalità “on demand”, a una selezione dei migliori contenuti RAI con un semplice gesto della mano. Replay
offre la programmazione degli
ultimi sette giorni per RAI 1,
RAI 2, RAI3, RAI Premium e
RAI 5 mentre la sezione Video
On Demand propone le puntate
integrali e gli “highlight”. Non
manca, infine, un’utile guida
programmi.
L’applicazione dovrebbe essere
compatibile con la piattaforma
Smart TV disponibile sulle ultime due generazione di TV Samsung, la serie E e la serie F.


ky fa un bel regalo di Natale
a tutti i suoi utenti attivando
molti nuovi servizi, incluso
Restart, che permette di far ripartire,
dall’inizio, un film in onda. Restart
è legato al servizio Sky On Demand,
disponibile gratuitamente per tutti
gli abbonati che hanno connesso a
Internet il decoder MySky HD: se
quando si accende il TV il film è già
iniziato, premendo un tasto (quello
blu) è possibile richiedere all’istante
la versione on demand del film, partendo così con la visione dall’inizio.
Secondo Sky, Restart è una sorta di
“ponte” che rompe gli schemi fra vecchio e nuovo, fra le griglie di palinsesto e una programmazione a misura
di telespettatore.
In un primo momento Restart sarà
riservato ai possessori del pacchetto
Cinema, il rollout del servizio è già
partito e si concluderà prima di Natale. My Sky HD si aggiornerà da solo.
Samsung
Smart TV
Ora c’è
anche la RAI
estratto da dday.it
n.81 / 16 dicembre 2013
tv e video HiSense annuncia la gamma di TV H6 e un set top box, basati su Android
HiSense sposa Android e Marvell
I nuovi prodotti avranno il SoC multimediale Marvell Armada 1500 Plus
di Paolo CENTOFANTI
H
Per lanciare in Italia
il set top box Android
con disco da 1 Tera,
Samsung offre
un buono in film
da spendere
sul Video Hub
presenteranno una nuova interfaccia grafica denominata EasyView
e controlli vocali, grazie al telecomando con microfono e funzione di
puntatore. Oltre all’accesso ai servizi
HiSense Social TV e HiSense Cloud
Services Hi-Media, Smart TV e set
top box offrono soprattutto la possibilità di scaricare app dal Google
Play Store, fattore questo che dovrebbe aumentare considerevolmente la versatilità della piattaforma.
tv e video Sono disponibili nei negozi Dixons nel nord Europa i nuovi TV LED Pioneer
Ecco i nuovi TV Pioneer: il 55” a 1350 euro
Se avranno successo potrebbero essere commercializzati anche in Italia
I
di Roberto Pezzali

TV di Pioneer tornano in Europa
grazie a un accordo con Dixons,
prima nei paesi nordici e poi successivamente in Inghilterra. Dopo
l’annuncio, dato qualche mese fa,
arrivano le foto e i dettagli dei primi
tre modelli disponibili nei negozi dei
paesi del nord Europa: Pioneer ha
collaborato attivamente alle realizzazione dei TV e i tre modelli LED da
40”, 46” e 55” non hanno niente da
invidiare a prodotti di fascia media
di altri brand. Cornice sottilissima,
come si vede dalla foto, classe energetica A+ e pannello Full HD VA.
Non mancano funzionalità come 3D,
Smart TV, USB recorder e DLNA a
un prezzo tutto sommato molto onesto: 1.350 euro circa per il 55”, 900
torna al sommario
euro circa per il 46” e 785 euro per
il 40”. Dixons è presente in Italia,
anche se dopo la fusione tra MarcoPolo e Unieuro ha una partecipazio-
ne minore: se l’esperimento Pioneer
dovesse avere successo non è escluso
che qualche TV Pioneer possa arrivare anche da noi.
di Paolo CENTOFANTI
Samsung aveva presentato
allo scorso Mobile World Congress il set top box Homesync.
Basato su Android, con accesso al Play Store e un disco da 1
Terabyte per archiviare e condividere contenuti multimediali da e verso tutti i propri
dispositivi connessi alla rete,
Homesync non è stato fino ad
oggi particolarmente pubblicizzato da Samsung, che ha
deciso di spingere il suo media
center con una promozione:
un buono da 300 euro, pari al
costo del dispositivo, da spendere sullo store di film Video
Hub, già su diversi prodotti
Samsung. La promozione è
attiva fino al 31 dicembre, e il
buono è spendibile fino al 31
maggio 2014. Il regolamento
completo della promozione è
disponibile qui: http://www.
samsung.com/it/exclusive/


iSense ha annunciato una
nuova gamma di TV, denominata H6, e un set top box, che
saranno tra i primi prodotti a sfruttare il nuovissimo SoC multimediale di Marvell Armada 1500 Plus. Si
tratta di un processore ARM dual
core ottimizzato per Android 4.2.2
e che integra le tecnologie di elaborazione video Qdeo di Marvell. La
caratteristica principale dei nuovi
prodotti HiSense (la foto è solo indicativa), in uscita entro fine anno
negli Stati Uniti e a seguire nel resto
del mondo, è proprio quella di essere
basati su una nuova piattaforma di
Smart TV costruita su Android Jelly Bean. Oltre ai TV, che al momeno
sono stati annunciati in tagli da 40,
50 e 55 pollici per gli Stati Uniti, ci
sarà anche il set top box Pulse PRO,
ed entrambe le famiglie di prodotti
Samsung
promuove
Homesync
con 300 euro
di buoni
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estratto da dday.it
Presto LG integrerà
nelle Smart TV
AllJoyn, framework
“universale” per il
controllo dei sistemi
praticamente
da ogni device
di Roberto Pezzali
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tv e video HDMI 2.0 appare già vecchia confrontata alle specifiche di DisplayPort 1.3
DisplayPort 1.3 “straccia” l’HDMI
Lo standard supporterà 8K, 4K a 120 Hz, colore a 12 bit e anche la ricarica
D
di Roberto Pezzali
isplayPort è pronta a calare l’asso: tra qualche mese
dovrebbe essere ratificata la
nuova versione 1.3 che porterà moltissime novità in chiave audio/video.
DisplayPort è poco utilizzata al momento, ma ha fatto già la sua comparsa in versione 1.2 dietro il nuovo TV
4K Panasonic e potrebbe attirare l’attenzione anche di altri produttori. La
versione 1.3 avrà come main feature
il supporto al formato 8K (7.680 ×
4.320 e 8.192 × 4.320) e potrà anche
gestire due display 4K con un solo
cavo. Trattandosi dello standard alla
base della connessione Thunderbolt,
è facile pensare che in futuro sarà
possibile collegare più monitor
4K a catena. Tra
le modalità supportate, oltre all’8K anche il 4K
3D e il 4K a 120
Hz, il tutto con
profondità colore
a 10 o 12 bit. Per
raggiungere queste prestazioni,
DisplayPort 1.3
potrà contare su
una larghezza di banda quasi doppia
rispetto all’HDMI 2.0: quest’ultimo
si ferma a 18 Gbps, il DisplayPort
arriverà a 32.4 Gbps. Non si hanno
ancora informazioni su un possibile
cambio di connettore: il gruppo di
lavoro, infatti, sta anche studiando
la possibilità di implementare la ricarica dei dispositivi e la possibilità di
aggiungere un bus dati.
tv e video Dolby ha presentato una nuova tecnologia per realizzare TV Full HD a LED

Tramite un comunicato apparso
sul proprio sito ufficiale, LG ha
annunciato di essere pronta a
introdurre il supporto ad AllJoyn
nelle sue Smart TV. AllJoyn non
è nient’altro che un framework
“di gioco” universale attraverso
il quale Qualcomm ha voluto immaginare la massima integrazione tra varie tipologie di dispositivi, indifferentemente dal sistema
operativo su di esse installato.
Tramite AllJoyn sarà possibile trasformare qualsiasi
smartphone, tablet (Android e
iOS) o dispositivo Windows in
un controller da utilizzare per
divertirsi - anche in multiplayer
- con i giochi installati sulla propria Smart TV. Invitando degli
amici a casa, dunque, non vi sarà
più il problema del controller:
un comune smartphone sarà più
che sufficiente per ottemperare a
tale compito. LG non ha rilasciato molti dettagli in merito ma è
probabile che ci mostri di cosa
è capace AllJoyn nel corso del
prossimo CES 2014.
torna al sommario
Dolby Pulsar: TV con luminosità super
Pulsar promette bianchi super, ma per il raffreddamento serve il liquido
D
di Roberto Pezzali
olby prova nuovamente a buttarsi sul video con Pulsar, una
tecnologia che promette TV
dotate di una resa mai vista prima. Il
segreto, secondo Dolby, sta nella lumosità: grazie al sistema Pulsar i TV
sarebbero in grado di raggiungere i
4000 nits di luminosità di picco, con
colori più luminosi, più dinamica e
superfici bianche e metalliche che
sembrano risplendere.
Dolby mostrerà il primo prototipo
di TV con la tecnologia Pulsar a Las
Vegas e noi siamo abbastanza curiosi di vedere soprattutto come si
comporterà sulle basse luci con tutti
quei LED. È proprio la retroilluminazione, infatti, la croce e la delizia
di Pulsar: da una parte si raggiungono i 4000 nits, dall’altra servono
un numero di LED quattro volte superiore a quelli dei normali TV e un
raffreddamento a liquido. Una solu-
zione, quest’ultima, un po’ azzardata
considerando le problematiche legate al consumo dei TV.
Questa non è certo la prima follia di
Dolby in ambito video consumer: in
passato c’è stato il 3D senza occhia-
li, il Dolby HDR Local Dimming e
il Dolby Vision con SIM2. In tutti i
casi il ruisultato è stato un flop totale e, onestamente, non ci sentiamo
di scommettere 2 euro neppure su
Dolby Pulsar.
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Il supporto
ad AllJoyn
per le Smart
TV LG
è pronto
n.81 / 16 dicembre 2013
estratto da dday.it
n.81 / 16 DICEMBRE 2013
PEOPLE & MARKET Due sono gli emendamenti prima giudicati non ammissibili e dopo poche ore riammessi
Blitz del compenso SIAE nella legge di stabilità
Mentre la polemica cresce, il compenso per copia privata arriva addirittura nella legge di stabilità
O
ra è più chiaro il perché di tanta attenzione di questi giorni ai compensi per copia
privata da parte di tutte le parti in causa (a
parte i consumatori): è partito il grande attacco
addirittura alla legge di stabilità. Sì, perché malgrado nulla possa c’entrare con la legge di stabilità
(che come è noto riguarda le finanze dello Stato e
l’erario, mentre il compenso per copia privata non
è una tassa), sono stati presentati due emendamenti che riguardano proprio il compenso SIAE.
Il primo di questi, il numero 1754 a firma degli
Onorevoli Franco Ribaudo (PD), Magda Culotta
(PD), Antonino Moscatt (PD) e Lilliana Ventricelli
(PD) aggiunge il comma 176-bis così formulato:
Dopo il comma 167, aggiungere il seguente: 167-bis. Al fine di sostenere il diritto
d’autore e le attività dello spettacolo, dall’entrata in vigore della presente legge, i
compensi previsti per ciascuno degli apparecchi o supporti di cui al comma 1 dell’articolo 71-septies della legge 22 aprile
1941, n. 633, sono aggiornati, con il decreto del Ministro dei beni e delle attività
culturali e del turismo di cui al medesimo articolo 71-septies, in misura almeno
pari alle corrispondenti medie europee
accertate dal Ministero dei beni e delle
attività culturali e del turismo, sentita la
Società Italiana Autori Editori (S.I.A.E.),
e calcolate con esclusivo riguardo ai Paesi Europei nei cui ordinamenti è prevista la remunerazione della riproduzione
privata ad uso personale. Il 50 per cento
dell’eventuale incremento rispetto all’esercizio 2012 dei compensi ripartibili annualmente alla S.I.A.E ai sensi dei
commi 1 e 3 dell’articolo 71-octies della
legge 22 aprile 1941, n. 633, è destinato
dalla S.I.A.E. stessa, d’intesa con il Ministro dei beni e delle attività culturali e del
turismo, al sostegno delle attività previste dal comma 2 dall’articolo 2 dello statuto della S.I.A.E.
Praticamente si introduce nella legge di stabilità
un articolo che riduce la discrezionalità del Ministro dei Beni Culturali che non potrebbe più determinare autonomamente i compensi per copia
privata mediando tra le parti (come può fare in
forza della legge vigente) ma dovrebbe attenersi
a un criterio di determinazione esplicitamente
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torna al sommario
definito. La modalità è quella
di attestarsi come minimo alla
media europea, cosa che con i
venti di anti-europeismo che si
respirano non sembra un criterio
di assoluta condivisibilità; cosa
ancora meno condivisibile è però
che l’emendamento impone di
calcolare questa media in maniera molto particolare, ovverosia
scartando i Paesi in cui questi
compensi non ci sono. E qui si
apre la lotteria delle interpretazioni: non è chiaro se si pensa di
scartare solo le nazioni dove non esiste proprio
alcun compenso (come UK e Spagna, per esempio) o addirittura anche le nazioni in cui un determinato apparecchio non è tariffato. Facciamo
un esempio: se gli smartphone sono tariffati solo
in tre paesi mentre negli altri, che pur prevedono
i compensi su copia privata sui supporti, questi
non sono una fattispecie considerata, come si calcola la media? Considerando zero i Paesi che non
li tariffano o scartandoli dalla media? I risultati,
a seconda delle interpretazioni, sono ovviamente ben diversi e, nel secondo caso ci troveremmo
con un peso per il cittadino italiano ben più alto
della media dei cittadini europei.
Altro aspetto che non è chiaro è perché per legge il Ministro dovrebbe determinare i compensi
“sentita la SIAE”: la SIAE è sicuramente parte
in causa, sia come riscossore che come società
di una parte degli aventi diritto; ma i cosiddetti
“stakeholders” del compenso per copia privata
da sentire sono molti altri, industria, retailer e
soprattutto i consumatori, coloro su cui grava il
compenso. L’emendamento non ne fa menzione,
di fatto delegittimando il mai decollato tavolo
tecnico previsto per legge.
E poi veniamo alla destinazione dei compensi:
l’emendamento presentato prevede che i compensi, sottratti i costi della raccolta, non vengano
destinati interamente agli aventi diritto, ma che il
50% dell’eventuale aumento rispetto ai compensi 2012 venga trattenuto e destinato dalla SIAE,
d’intesa con il Ministro, a “finanziamenti, borse
di studio e altri benefici al fine di promuovere
meritevoli iniziative nei settori musica, cinema,
opere drammatiche e radiotelevisive, opere letterarie e delle arti visive e lirica”, citando lo statuto
SIAE. In pratica una bella cifretta nella discrezione della SIAE per finanziarie attività sicuramen-
te culturalmente meritevoli, ma scollegate dalla
ratio del compenso per copia privata, modalità
su cui appare lecito avere qualche perplessità,
soprattutto con la base degli autori già in sommossa per polemiche molto simili.
Il secondo emendamento, a firma di Paolo Russo (PDL-Forza Italia), introduce esplicitamente
nella legge sul diritto d’autore l’indicazione che
la raccolta del compenso per copia privata debba essere fatta in via primaria dalla SIAE: in un
periodo in cui da più parti si chiede la liberalizzazione dell’attività di collecting, sembra un modo
per “blindare” il ruolo della SIAE, evitandone la
disintermediazione.
La cronaca di questi giorni, riguardo a questi due
emendamenti, è singolare: nella mattinata del 9
dicembre i due emendamenti in questione sono
stati giudicati inammissibili dalla Commissione
Bilancio; nel pomeriggio della stessa giornata
sono stati entrambi riammessi con una motivazione enigmatica: “in quanto le disposizioni
da questi introdotte in materia di compensi per
apparecchi o supporti ai fini dei diritti d’autore
appaiono suscettibili di determinare effetti finanziari positivi”. Viene da chiedersi quali siano gli
effetti finanziari positivi per le casse pubbliche. E
qui veniamo a uno dei punti più gravemente misconosciuti del compenso per copia privata: dato
che va ad aumentare il valore del bene, non solo
il compenso è soggetto al normale ricarico del canale distributivo, ma è anche soggetto a IVA. Ne
derivano due fatti rilevanti: il primo è che il cittadino sopporta un carico ben superiore ai semplici
compensi previsti dal Ministro, come minimo
maggiorati del 22%; il secondo, che ha spinto la
commissione a riammettere gli emendamenti, è
che comunque l’IVA sul compenso finisce nelle
casse dell’erario. E di questi tempi, un po’ di tassazione in più non fa mai male. A loro, a noi sì.
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di Gianfranco GIARDINA
n.81 / 16 dicembre 2013
PEOPLE & MARKET Novità importanti per ascoltare brani musicali su smartphone e tablet
Spotify e la musica gratis su mobile
Annuncio molto importante di Spotify. E arrivano anche i Led Zeppelin
S
i è concluso da pochi giorni
l’evento Spotify di New York,
dove il noto servizio di streaming musicale ha annunciato novità
molto importanti.
Andiamo subito al punto: se fino ad
oggi per ascoltare i brani musicali con lo smartphone e il tablet era
necessario pagare, ora non lo è più.
E questa è una gran cosa, anche se
logicamente ci saranno delle limitazioni rispetto al profilo Premium a
pagamento, che rimane in perfetta
attività.
Intanto, dobbiamo distinguere tra
tablet e smartphone. Nel primo caso,
l’azienda si è resa conto che il tablet
viene sempre più usato come alternativa al PC per l’ascolto domestico:
assolutamente paradossale, quindi,
mantenere un profilo free solo per i
PC mentre i tablet, fino a oggi assoggettati al regime degli smartphone,
sono costretti a pagare. Quindi la
prima novità è la parificazione totale e completa di PC e tablet (iPad e
Android): in entrambi è accessibile
il profilo gratuito che permette di
ascoltare brani a proprio piacimento
intervallati da alcuni spot pubblicitari. Ovviamente per entrambi è sempre disponibile l’opzione Premium
che toglie la pubblicità, permette il
download e via dicendo. Altra notizia
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di Emanuele VILLA
torna al sommario
bomba: il limite delle 10 ore di ascolto di Spotify Free è stato eliminato,
e ora anche gli utenti non paganti
possono ascoltare musica illimitatamente. Diverso il caso dello smartphone (iOS e Android): esisterà a
breve un profilo di ascolto gratuito
e temporalmente illimitato ma sarà
basato sulla modalità di riproduzione Shuffle su singoli artisti o playslist
esistenti. In pratica, se decidiamo di
ascoltare Lady Gaga (usiamo lo stesso esempio fatto in conferenza stampa) con lo smartphone, lo potremo
fare senza pagare un soldo usando la
modalità Shuffle Play, che riprodurrà in modo casuale brani dell’artista
scelta, uno dopo l’altro (skippabili).
Stesso discorso per le playlist, le
nostre (fatte col PC, per esempio) o
quelle degli altri: saranno accessibili
con lo smartphone
in modo gratuito,
ma l’unica modalità di riproduzione
sarà quella shuffle.
D’altronde, se usare
lo shuffle su un artista ci espone al
rischio di incontrare anche canzoni
non gradite (che peraltro possono
essere saltate), fare lo stesso con una
nostra playlist garantisce la massima soddisfazione. In questo modo
Spotify fa un passo avanti rispetto
alle offerte concorrenti, che prevedono le radio web personalizzate per
l’uso mobile (ma, come detto in conferenza, se una persona vuole ascoltare un certo artista, perché fargli
ascoltare una sua canzone ogni 20
minuti?), mantenendo comunque
una distinzione importante tra offerta free e a pagamento. Solo gli
utenti Premium potranno infatti, su
smartphone, scegliere direttamente
la canzone da ascoltare, scaricarla
sul dispositivo e non avranno l’assillo delle pubblicità.
Infine, una notizia fondamentale
per gli appassionati di musica rock:
i Led Zeppelin, grandi assenti dello streaming musicale, arrivano su
Spotify con la discografia completa
e in esclusiva.
Il mercato
degli
smartphone
è saturo
e Samsung
taglia le stime
Dalla Corea arrivano
notizie di un taglio
delle stime sulle
vendite di smartphone
da parte di Samsung:
il mercato di fascia alta
è saturo e l’entry level
non conviene
di Paolo CENTOFANTi
Secondo la testata coreana ET
Times, Samsung ha tagliato internamente le stime sulle vendite di smartphone per il 2013 da
360 milioni di unità a 330 milioni, pari a un calo del tasso di
crescita di questo segmento dal
43% al 14%. Secondo gli analisti
la battuta di arresto del carrarmato Samsung è dovuta alla saturazione del mercato di fascia
alta degli smartphone, dove la
domanda sta rallentando. Viceversa, il segmento in forte espansione dei terminali di primissimo
prezzo non rappresenterebbe
per Samsung un mercato in cui
entrare, visti i bassissimi margini
in gioco, e anzi il gigante coreano
punterebbe a non competere ulteriormente sul prezzo, proprio
per mantenere intatti i guadagni,
proprio ora che il mercato sta
rallentando. Per Samsung non
è un problema da poco, visto lo
sbilanciamento degli ultimi anni
delle proprie entrate proprio verso il segmento mobile. Per questo motivo Samsung, per mantenere il suo tasso di crescita,
avrebbe intenzione di proseguire
sulla strada aperta con il Galaxy
Gear, con nuovi dispositivi complementari agli smartphone, un
mercato ancora da esplorare.
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estratto da dday.it
estratto da dday.it
n.81 / 16 DICEMBRE 2013
PEOPLE & MARKET Abbiamo provato le nuove funzionalità del sistema aggiornabile realizzato dall’azienda tedesca
BMW rinnova e amplia l’esperienza “connected”
Vero e proprio ecosistema modulare di app e servizi da usare a bordo dell’auto. C’è anche lo Store
Un concept ingegnoso
C’è la SIM, ed è flat
Alla presentazione stampa, abbiamo potuto
provare Connected Drive, ma soprattutto abbiamo compreso il concept che vi sta dietro.
Connected Drive non è un insieme di app che
si avviano quando si è al volante e tutto finisce
lì, ma qualcosa di molto più ampio: è un ecosistema, una piattaforma modulare che coinvolge
diversi elementi (il portale BMW, il sistema incar, l’app ufficiale BMW, le app di terze parti…)
e apparecchi: il sistema di bordo resta il cuore
pulsante del sistema, ma sono coinvolti anche lo
smartphone, il tablet e il PC di casa.
Un sistema modulare, dicevamo: sì, poiché la
maggior parte delle vetture avrà a breve una
dotazione di base di servizi connessi, ma questi
potranno essere estesi mediante l’acquisto (sarebbe meglio dire, la sottoscrizione di un abbonamento) di app e funzionalità dal Connected
Drive Store, già disponibile in Germania e che
arriverà anche da noi a partire da metà 2014.
Questo semplificherà il processo di acquisto di
nuovi servizi ed eliminerà il concetto di “acqui-
Servizi connessi = servizi che scambiano dati.
Ecco perché tutte le BMW “Connected” hanno
e avranno una SIM dati integrata, non abilitata
ai servizi voce ma flat. Ciò significa che il consumo dei servizi connessi e il roaming all’estero
non si pagano. Poi è ovvio che non lo si paga
“direttamente”, ma il prezzo fa comunque parte
di quello del servizio acquistato: per esempio, se
si sceglie di avere il servizio musicale di Online
Entertainment, si possono ascoltare in strea-
U
ltimamente parliamo sempre più spesso
di tecnologie applicate al mondo dell’automobile. Non perché quella domestica
e mobile non abbiano più nulla da dire (tutt’altro), ma proprio perché è in atto un processo di
profonda convergenza tra le due aree: l’abbiamo
già visto, lo confermiamo nuovamente a seguito
della presentazione per la stampa della nuova
versione di BMW Connected Drive, il sistema di
infotainment e navigazione dell’azienda tedesca,
sistema che abbiamo potuto vedere all’opera in
una due giorni sui monti toscani.
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Connected Drive
e la filosofia BMW
torna al sommario
ming 12 milioni di brani senza preoccuparsi
di essere in Italia o altrove. Piacevole, ma sostanzialmente un atto dovuto (quanto meno in
Italia): non è pensabile che in macchina si stia
attenti a quanto si consuma o a non sforare un
tetto massimo di dati scambiati. Positivo il fatto
che la tariffa-zero si estenda all’estero.
Cosa c’è in Connected Drive
classe 2013?
Andiamo ora ai contenuti. Connected Drive è
innanzitutto il portale BMW, da cui l’utente può
apprendere lo stato della sua vettura, prenotare
interventi e, tra l’altro, accedere al già citato sistema BMW Routes con tanto di “invio” del percorso al sistema di bordo. Poi c’è l’applicazione
BMW Connected, per iOS e Android: con questa
è possibile non solo monitorare a distanza alcuni parametri importanti della vettura, tra cui il
livello di carburante, l’autonomia, il chilometraggio ecc, ma anche aprire e chiudere le porte,
impostare un timer per l’accensione del riscaldamento (non del freddo, però, perché presuppone
l’accensione del motore, e questo non è ancora
possibile tranne che sulle elettriche), emettere
flash con i fari per segnalare la posizione, accedere al profilo Facebook e postare dall’auto e via
dicendo: quando si è in auto, inoltre, la gestione avviene tramite controller iDrive. L’abbiamo
provato, e come in tutti questi sistemi bisogna
prenderci un po’ la mano, ma alla fine considerando anche la presenza dei touchpad superiore,
si fa in fretta ad abituarsi. Sono integrate anche
le mappe di Google per verificare la posizione
segue a pagina 13 
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Connected Drive non è assolutamente una novità dell’ultimo momento (esiste addirittura da
40 anni), ma in quanto sistema modulare e aggiornabile, si arricchisce di funzionalità in modo
progressivo e ha subito nel 2013 un restyling
importante. Le notizie comunicate da BMW
sono notevoli: l’azienda conta di dotare, entro
il 2017, 5 milioni di vetture con i propri servizi
connessi, che saranno disponibili in più di 40
mercati, a testimonianza di come l’elettronica di
bordo abbia ormai un peso almeno pari a quello
degli aspetti più comunemente “motoristici” del
mezzo.
sto a pacchetto” tanto caro in passato: i
servizi di Connected
Drive vengono acquistati direttamente
dall’auto oppure da
casa, mediante PC,
e sono basati su una
sottoscrizione temporale; se il servizio
non piace o non serve, non si è obbligati
a tenerlo. Il servizio
acquistato da casa,
o magari col tablet,
viene memorizzato
in cloud e l’utente se
lo ritrova in macchina senza dover fare nulla. Stesso discorso per
un’altra funzionalità interessante, connessa col
sistema di navigazione: BMW Routes. Questa
funzionalità consiste nell’impostare un percorso quando si è a casa tramite PC (o tablet, come
mostrato durante la presentazione), dall’area
utenti del sito BMW: fatto questo, basta premere un tasto e lo si invia, letteralmente, alla vettura. Una volta tornati in macchina, lo si ritrova
tra le rotte predefinite del sistema di navigazione, senza dover fare nulla se non inserire una
password.
di Emanuele VILLA
estratto da dday.it
n.81 / 16 dicembre 2013
PEOPLE & MARKET
segue Da pagina 12 
cierge, che permette all’utente, previa comunicazione con un addetto, di avere informazioni
su punti d’interesse, hotel, ristoranti, ecc, e informazioni relative inviate direttamente al sistema dell’auto per la navigazione. In più, ci sono
tutte le app di terze parti che sono integrate col
sistema Connected Drive, e sono disponibili sia
per iOS che per Android: tra le tante (con la precisazione che non tutte sono disponibili ovunque) MOG, Aupeo, Stitcher, BaiduMusic, Douban FM, Snippy, Deezer, Napster, Rhapsody,
TuneIn Radio, Audible, Glympse e molto altro
ancora; l’integrazione di queste app all’interno
del sistema “connected” di BMW è stata possibile tramite il rilascio, da parte dell’azienda, di
un SDK che ha permesso agli sviluppatori di
entrare nell’abitacolo della macchina offrendo il
proprio servizio ma rispettando i paletti di sicurezza imposti dalla casa tedesca.
PEOPLE & MARKET L’Agenzia Europea per la sicurezza Aerea ha reso pubblici nuovi orientamenti per l’uso dei device
Smartphone e tablet in volo: via libera dall’UE
Adesso è possibile l’uso dei dispositivi elettronici (in modalità aereo) durante decollo e atterraggio
di Emanuele VILLA
Agenzia Europea per la sicurezza Aerea (AESA) ha pubblicato nuovi orientamenti
aggiornati per l’uso dei dispositivi
elettronici a bordo degli aerei. In
sostanza, da oggi è possibile (poi
bisogna attendere il recepimento delle singole compagnie aeree) sui voli europei tenere accesi
smartphone, tablet e dispositivi
elettronici anche durante rullaggio, decollo e atterraggio purché
il “modalità volo” (o aereo, che dir
si voglia), cioè senza connessione
dati.
Inoltre, il comunicato ufficiale
annuncia che Siim Kallas, Vicepresidente e Commissario per i
Trasporti, ha chiesto all’AESA di
L’
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dell’auto. Poi ci sono i servizi del Connected Drive Store, cui si accede via PC o tramite il sistema di bordo: c’è la possibilità di accedere alla
propria mail e svariate funzionalità vocali come
il dettato vocale da inviare successivamente via
SMS, ci sono gli Appunti vocali e c’è l’Online Entertainment di cui si è detto sopra, con 12 milioni di brani e svariati canali da ascoltare flat, in
Italia e anche all’estero; per ora c’è la musica,
ma l’idea di BMW è estendere il servizio ad altri
ambiti come gli audiolibri.
Una cosa decisamente importante è il sistema
di chiamata di emergenza avanzata che viene
attivato dai sensori di incidente e dall’attivazione degli airbag. La centrale BMW riceve la
segnalazione e prova a mettersi in contatto con
il veicolo, se non riceve risposta, considera l’incidente come grave e invia i soccorsi del caso.
Di interessante abbiamo poi il Real Time Traffic
Information (RTTI), che ricava le informazioni
sul traffico dai dati GPS di flotte, di apparecchi
di telefonia mobile, sensori stradali e sistemi
comunali di gestione del traffico e si coordina,
ovviamente, col navigatore integrato nell’auto.
Ma abbiamo anche un browser web per la navigazione online come sul PC e il servizio Con-
In sostanza, abbiamo toccato con mano un sistema che si avvicina ad essere davvero completo:
non è semplice comprendere tutte le estensioni
di questa versione 2013 del Connected Drive,
ma toccando un po’ i menù, muovendosi nel sito
e scaricando le app si comprende quella che è
la sua vera essenza, ovvero un ecosistema connesso, totalmente modulare e multi device. C’è
ancora da lavorare? Senz’altro sul fronte dell’integrazione, nel senso che non è così intuitivo e immediato entrare nella logica di tutti i
servizi disponibili che, è giusto ricordarlo, sono
davvero tanti. Anche un sistema di digitazione
touch sarebbe gradito, ma siamo senz’altro sulla
strada giusta e poi l’eliminazione dell’acquisto
a pacchetto a favore dell’abbonamento a tempo
non può che far piacere.

BMW Connected Drive
torna al sommario
accelerare la revisione delle norme
di sicurezza sull’utilizzo a bordo di
dispositivi elettronici in modalità
trasmissione: “Tutti vorremmo
poter rimanere connessi mentre
viaggiamo, ma la sicurezza viene
prima di tutto. Per questo ho chiesto di rivedere le norme in base
a un principio molto semplice: se
non è sicuro, deve essere vietato,
ma se è sicuro, si può usare rispettando le regole. Questo è un primo
passo per estendere l’uso sicuro
dei dispositivi elettronici alle fasi
di rullaggio, decollo e atterraggio.
Il prossimo sarà capire come collegarsi alla rete durante il volo.
La revisione necessita di tempo e
deve essere suffragata da prove
scientifiche. Prevediamo di pub-
blicare nel prossimo anno nuovi
orientamenti sull’utilizzo dei dispositivi in trasmissione a bordo
dei vettori dell’UE”.
Le prossime tappe saranno una
nuova
regolamentazione
di
Bluetooth, Wi-Fi e comunicazione
cellulare a bordo dell’aereo.
estratto da dday.it
Scarpe viventi,
realizzate con le
protocelle e capaci di
rigenerarsi di notte
Arriveranno nel 2050 e
saranno stampate in 3D
di Roberto PEZZALI
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Con la stampa 3D si possono
fare cose meravigliose, ma il
progetto realizzato da un ricercatore e designer londinese, Shamees Aden, è davvero
qualcosa di incredibile. Aden si
è fatto aiutare da un professore specializzato in “protocelle”
per realizzare il primo prototipo di scarpa da corsa vivente.
Le scarpe da corsa disegnate
da Aden sono costituite da elementi organici, le protocelle
appunto, stampate seguendo
la forma di un piede umano: il
risultato è una scarpa vivente
che non solo calza alla perfezione ma può anche adattarsi agli
impatti e all’urto con il terreno.
La scelta delle “protocelle”, elementi in grado di cambiare di
stato a seconda di luce, calore
o sollecitazioni esterne come
la pressione, ha permesso al
team di gestire dinamicamente
il comportamento delle suole,
ammortizzando l’impatto con il
terreno e sostenendo il corridore in ogni situazione. La scarpa
si adatta quindi a ogni terreno,
dallo sterrato all’asfalto alla
pista da corsa, e se si usura si
ripara da sola durante la notte.
Quando si termina di correre,
le scarpe vanno immerse in un
liquido protocellulare che rigenera la struttura per una nuova corsa. Il liquido può essere
anche colorato, creando una
scarpa unica. Nike e Asics per il
momento non devono preoccuparsi: l’arrivo di questa tecnologia è previsto per il 2050.
torna al sommario
PEOPLE & MARKET Da un’intervista rilasciata da Rubin al NYT trapela qualche indiscrezione
Google pensa ai robot, ma è top-secret
Andry Rubin ha confermato di essere al lavoro su un progetto molto ambizioso
di V. R. BARASSi
A
ndy Rubin conta nel suo curriculum collaborazioni con
Apple e Carl Zeiss, ma ai più
sarà ricordato per essere colui che
ha letteralmente inventato Android,
il sistema operativo “mobile” ormai
più diffuso al mondo. Rubin è stato
assoldato da Google per gettare le
fondamenta di un successo su cui
pochi erano pronti a scommettere
e, una volta raggiunto l’obiettivo, la
stessa azienda di Mountain View ha
deciso di “spostare” Rubin nei piani
alti della divisione Google X.
In Google X nascono e vengono
sviluppati tutti i principali progetti
impossibili su cui Google ha deciso di investire; secondo quanto dichiarato da egli stesso in un’inter-
vista rilasciata
al “New York
Times”, Rubin
sarebbe attivamente al lavoro su un nuovo
progetto che tra
qualche
anno
porterà alla realizzazione di veri
e propri robot
avanzati - dalle
fattezze umane in grado di sostituire uomini e donne a livello delle
più complesse catene di montaggio.
Niente robot casalinghi dunque, almeno inizialmente. Rubin, da sempre appassionato di robotica (non a
caso fu soprannominato, in tempi
non sospetti, Android), si dichiara
entusiasta ma non si lascia scappare nient’altro; l’unica cosa certa
è che Google, negli ultimi anni, ha
acquisito ben sette aziende di robotica avanzata, segno dell’incredibile
interesse che il colosso americano
ha sviluppato in questa direzione.
PEOPLE & MARKET Prima vittoria dell’azienda giapponese, ma la storia non finisce qui
Nikon Vs. Polaroid: 1-0 e palla al centro
Nikon porta in giudizio Sakar per bloccare la vendita di Polaroid iM1836
T
di Emanuele VILLA
empo addietro Nikon notò
delle “inquietanti” somiglianze tra la propria fotocamera
mirrorless di base, la Nikon 1 J1,
e la Polaroid iM1836, modello che
in effetti, pur in versione senz’altro più spartana alla vista, ricorda
molto da vicino il modello Nikon.
Di conseguenza l’azienda giapponese ha querelato Sakar Interna-
tional presso la corte distrettuale
di New York per violazione di brevetti e Trade Dress Infringment
(praticamente per la copia dell’aspetto esteriore di un prodotto), ottenendo una prima piccola
vittoria.
Contestualmente alla citazione in
giudizio, infatti, Nikon ha richiesto un’ingiunzione per bloccare
le vendite e l’advertising della
macchina: la corte distrettuale
di New York, resasi conto delle
effettive somiglianze tra le due
fotocamere Nikon e Polaroid, ha
emanato un’ingiunzione preliminare per cui Sakar International
non può più produrre, importare,
pubblicizzare, promuovere oppure mettere in vendita la Polaroid
modello iM836 nella sua versione
attuale. Ovviamente è solamente
il primo passo di una storia che
andrà avanti…
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Scarpe da
corsa vive
e rigeneranti
n.81 / 16 dicembre 2013
estratto da dday.it
n.81 / 16 dicembre 2013
PEOPLE & MARKET La lotta per il mercato “mobile” in Europa si fa molto interessante
Microsoft-Nokia, c’è il via libera UE
Ora si fa sul serio, l’Unione Europea dà l’approvazione all’acquisizione
M
PEOPLE & MARKET
Windows Phone
al 16% in Italia
L’Italia è il “paese delle meraviglie” per Nokia e Microsoft: la
quota di mercato di Windows
Phone, nell’ultimo rapporto
diramato da Kantar relativo
alle vendite nei mesi di agosto,
settembre e ottobre, ha raggiunto il 16.1%, un record mai
raggiunto in nessun altro stato
del mondo. Difficile capire se
il merito è dei prezzi aggressivi dei Nokia Lumia nelle
principali catene o della fedeltà
del popolo italiano al brand
Nokia, quel che conta è che
rappresentiamo per Microsoft
un paese da imitare. Windows
Phone sta vivendo un periodo
abbastanza fortunato in
Europa: Nokia, che nel nostro
continente è ancora forte,
riesce a spingere la quota di
Francia e UK rispettivamente
al 12.5% e all’11.9%. Più faticoso
far breccia nei mercati tedesco
e spagnolo, dove i risultati
negli ultimi mesi sono altalenanti anche se c’è un trend di
crescita, soprattutto nell’ultimo trimestre.
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
icrosoft
può
acquisire
Nokia Devices, portandosi a casa tutta la divisione
smartphone e tablet della casa finlandese. Chi poteva fermare l’accordo, ovvero il Dipartimento di
Giustizia americano o l’Antitrust
dell’Unione Europea, non si è opposto e con il semaforo verde dell’UE si può finalmente procedere.
L’Unione Europea ha dato il consenso senza chiedere alcuna condizione, come si legge nel comunicato
emesso: «La Commissione europea
ha concluso che l’operazione non
pone alcun problema di concorrenza, in particolare perché esistono
poche sovrapposizioni tra le attività
delle due parti».
Microsoft, che ha
acquisito la divisione di Nokia per
5.44 miliardi di
euro potrà iniziare ora ad acquisire
gli asset finalizzando il tutto entro fine gennaio
2014. Resta da
capire ora come
verranno
gestiti internamente
alcune
problematiche, come ad esempio Surface
contro tablet Lumia, ma è probabile
che entro la fine del prossimo anno
ci sarà una line up Microsoft Lumia
completa senza distinzioni di sorta.
torna al sommario
Con un tweet debutta
Beats Music, il servizio
di streaming creato
da Beats Audio, Trent
Reznor e Ian Rogers
di Paolo CENTOFANTi
La lotta per il mercato “mobile” si
fa davvero interessante, soprattutto
in Europa dove l’aiuto di Microsoft
alla già forte Nokia potrebbe creare
non pochi problemi ai competitor.
PEOPLE & MARKET Espansa l’opzione “3 come a casa”
H3G UK regala il roaming
Tra i paesi ci sono gli USA
I
di Paolo CENTOFANTi
clienti H3G inglesi possono godere ora di un’interessante offerta. 3 offre,
infatti, nei diversi paesi in cui opera un’opzione che in Italia si chiama
“all’estero come a casa”: essenzialmente quando ci si trova all’estero sotto
copertura 3, il roaming non si paga, e valgono tariffe e soglie del proprio
piano nazionale. Per gli utenti italiani, ciò vale in Austria, Danimarca, Gran
Bretagna, Hong Kong, Irlanda e Svezia, ma per gli utenti di Three UK l’opzione è stata estesa a 11 paesi, tra cui anche gli Stati Uniti. Un’offerta molto
interessante considerando quanto costa usualmente il roaming oltre oceano.
Per avere paragone, con 3 Italia, senza promozioni il traffico dati negli Stati
Uniti ha un costo di
3,3 euro al Megabyte. Recentemente 3 ha esteso agli
Stati Uniti l’opzione
Internet Pass, che
consente di avere
a disposizione 100
Megabyte da consumare in tre giorni,
oltre a quello di attivazione, per 5 euro.
Beats ha ufficialmente annunciato il suo servizio di streaming a
lungo in gestazione e denominato
Beats Music. Lo fa con il suo primo tweet ufficiale e dichiarazioni
dei due principali creatori del
servizio, l’ex TopSpin Media Ian
Rogers e Trent Reznor, premio
Oscar e frontman dei Nine Inch
Nails, da tempo esploratore delle
possibilità offerte dal web ai musicisiti. Ancora si sa poco di come
sarà Beats Music, ma i creatori si
dicono convinti che cambierà il
mondo dello streaming. Fin dall’inizio si è parlato di un progetto
indirizzato soprattutto a connettere i musicisti con i loro fan e a
creare un servizio in grado di far
conoscere e scoprire nuova musica, non solo tramite algoritmi, ma
anche con una forte componente
editoriale, una strada quest’ultima
intrapresa anche da Deezer e Spotify. Al momento è possibile solo
prenotare la propria username, e
il servizio dovrebbe diventare live
a gennaio 2014, per il momento a
partire dagli Stati Uniti.

di Roberto Pezzali
Beats
annuncia
Beats Music
partirà
a gennaio
n.81 / 16 dicembre 2013
PEOPLE & MARKET Si può condividere uno a uno o a più contatti contemporaneamente
Foto e video si mandano con Instagram
Instagram lancia la funzione di messaggi privati per condividere foto e video
di Paolo CENTOFANTI
I
PEOPLE & MARKET
KitKat
guadagna
terreno
L’ultima dashboard Android
mostra un dato significativo:
KitKat, nonostante il lancio
in sordina, sta crescendo
bene. Al momento rappresenta infatti l’1.1% di tutti i
dispositivi Android, un dato
interessante se si considera
che il sistema operativo ha
circa un mese di vita e, al momento, è installato su un numero ristretto di terminali:
Nexus 5 guida la fila, ma non
bisogna dimenticare Nexus 4,
Moto X e le versione Google
di alcuni terminali Hi-End,
tra cui HTC One e Samsung
Galaxy S4. Con l’estensione
degli update a un maggior
numero di modelli, è possible
che KitKat diventi a breve il
nuovo standard: nel frattempo, però, Jelly Bean continua
inarrestabile la sua corsa, ed
è sul 54,5% dei terminali Android, segno che il mercato
inizia ad essere pronto per
una Major Release.


nstagram ha perso via via la sua
semplicità e spontaneatà con l’arrivo di varie funzionalità, in particolare i video. Ora si arricchisce di un
nuovo servizio denominato Instagram
Direct e che essenzialmente consiste
nella possibilità di inviare foto e video
in privato ai propri contatti. I messaggi
possono essere ricevuti solo da utenti
che già seguiamo, altrimenti riceveremo un invito per accettare la foto o il
video in arrivo. Per chi non conoscesse
bene il social network fotografico, fino
a oggi, era solo possibile pubblicare
una foto o un video visibile a tutti sulla
propria timeline a meno di non mantenere il proprio profilo privato e quindi
visibile solo ai nostro follower abilitati.
torna al sommario
Pur che competere con altri servizi di
messaggistica, Instagram Direct sembra voler catturare quella fetta di asolescenti (o forse non solo), che utilizzano
altre app come Snapchat per inviarsi
scatti in privato, magari non adatti al
profilo pubblico, come pose “piccanti”
o quant’altro, anche se ormai oggi si
trova davvero di tutto su Instagram.
Naturalmente rispetto ad altre app la
forza di Instagram è nei suoi filtri che
naturalmente funzionano anche per i
messaggi privati. Instagram Direct è
disponibile nella nuova versione dell’app per iOS e Android. Clicca qui per
vedere un video di Instagram.
Smart Bra
il reggiseno
Microsoft
L’ultima novità di Microsoft
Research è Smart Bra, un reggiseno
capace di misurare lo stress grazie a
una serie di sensori cutanei. Il cuore
del sistema è una rete di sensori
che monitorano battito cardiaco e
attività a livello epidermico, e grazie
al feedback sono in grado di capire
l’umore della persona che lo indossa. La scelta del reggiseno non è
casuale: è indispensabile raccogliere
i dati del battito cardiaco e l’unico
indumento che può ospitare un sensore vicino al cuore è il reggiseno. Il
device è un prototipo: le ragazze che
hanno partecipato alla sperimentazione hanno permesso di raccogliere i dati per sei ore al giorno,
ma la scarsa autonomia ha reso
un po’ difficile il lavoro (è inferiore
alle quattro ore). Il dato raccolto
dallo Smart Bra viene inviato allo
smartphone tramite Bluetooth.
PEOPLE & MARKET Del consorzio fanno parte nomi del calibro di Panasonic, LG e Haier
I big dell’elettronica fondano AllSeen Alliance
Una piattaforma comune per permettere il dialogo tra apparecchi domestici
di Emanuele VILLA
L
a Linux Foundation annuncia formalmente la nascita di
un nuovo consorzio di “Big”
dell’industria, la AllSeen Alliance. L’idea è ambiziosa, e i frutti
potrebbero portare risultati estremamente utili per l’utente finale:
citando il comunicato ufficiale
“apparecchi, oggetti e sistemi possono essere connessi in modi semplici e trasparenti per permettere
l’utilizzo coordinato e intelligente
e la condivisione di informazioni”,
il tutto ovviamente basato sulla
rete Internet (il concetto è The Internet of Everything) e su software
Open Source.
Morale: il consorzio si propone di
realizzare una piattaforma software
comune che consenta l’interoperabilità di apparecchi di marchi e
aziende diverse, ovviamente quelli
che attingono informazioni e operano mediante la rete Internet.
Sempre il comunicato stampa, infatti, cita funzionalità e interazioni
tra diversi brand e settori, andando a includere la Connected Home,
education, automotive e il mondo
aziendale.
Limitando il discorso alla casa, si
tratterebbe di un passo avanti non
indifferente poiché permetterebbe
la comunicazione tra apparecchi
“smart” diversi, sfruttandone appieno le sinergie.
I nomi coinvolti nel consorzio AllSeen Alliance sono decisamente di
primo piano, dei veri e propri big:
Haier, LG Electronics, Panasonic,
Qualcomm, Sharp, Silicon Image
e TP-LINK. Quelli che vengono
definiti “Community Member”
sono invece Canary, Cisco, D-Link,
DoubleTwist, Fon, Harman, HTC,
Letv, LIFX, Lite-on, Moxtreme,
Musaic, Sears Brand Management Corporation, Sproutling, The
Sprosty Network, Weaved e Wilocity.

estratto da dday.it
n.81 / 16 dicembre 2013
MOBILE Dopo un mese di utilizzo il Touch ID dell’iPhone 5S diventerebbe meno preciso
Il Touch ID perde davvero efficacia?
Le segnalazioni di errori nel riconoscimento dell’impronta si intensificano
di Roberto Pezzali
S
MOBILE
Google migliora
la fotocamera
di Nexus 5
Con un post ufficiale,
Google ha annunciato
l’update ad Android 4.4.1
per Nexus 5, il miglioramento più importante
riguarda le prestazioni della
fotocamera. Nell’intervento,
Google pone l’accento sulla
modalità HDR+, che permette scatti in condizioni
difficili (come il controluce)
mediante una raffica di foto
e successiva “fusione”: il
risultato è una foto singola
ma dalla gamma dinamica
molto estesa.
Nelle intenzioni di Google,
questa e altre funzionalità
migliorano in modo considerevole con l’update 4.4.1,
che agisce contestualmente
sulla rapidità di fuoco in
condizioni di scarsa luminosità, sulla velocità del bilanciamento automatico del
bianco e sullo shutter lag.


ono sempre più frequenti le
segnalazioni su forum e siti di
appassionati di problemi legati
al sensore biometrico Touch ID, inserito da Apple nell’iPhone 5S: con
il passare del tempo il sensore perde efficacia e inizia a sbagliare. Non
è la prima volta che viene messa in
dubbio l’affidabilità del sistema di
autenticazione biometrico, tuttavia
nell’ultimo periodo le segnalazioni
si sono moltiplicate. La perdita di
precisione nel riconoscimento dell’impronta l’abbiamo verificata anche
sull’iPhone 5S di redazione: in alcuni
casi, soprattutto con le mani pulite e
appena asciugate capita, infatti, che
l’impronta non venga riconosciuta.
Difficile capire se sia un problema
hardware o software, anche se pro-
torna al sommario
pendiamo più per la seconda ipotesi:
Touch ID integra, infatti, un algoritmo di ottimizzazione che dovrebbe
migliorare l’accuratezza con il passare del tempo, e dall’analisi delle segnalazioni sembra sia proprio questo
algoritmo a non essere così efficace,
anzi, produce l’effetto opposto.
Apple sta investigando sul problema,
anche se trattandosi di un sistema di
sicurezza con dati che sono personali
e risiedono esclusivamente sul telefono (ricordiamo che i dati del touch
ID non vengono inclusi nel backup)
è difficile capire rapidamente quali
siano le cause.
Nokia Lumia
1520 in vendita
a 699 euro
Nokia ha annunciato la disponibilità del nuovo Lumia 1520,
smartphone con display da
ben 6 pollici, con risoluzione di
1920x1080 pixel. Il Lumia 1520
porta su Windows Phone 8 caratteristiche diventate comuni tra i
top di gamma Android, come il
processore quad core Snapdragon
800 di Qualcomm, oltre appunto
al display Full HD, da poco
supportato grazie all’ultimo aggiornamento di Windows Phone.
Il design, dimensioni a parte,
ricorda quello degli altri modelli
della gamma Lumia, e in questo
caso ritroviamo la fotocamera
PureView, seppure con sensore “ridotto” a 20 Megapixel (il
Lumia 1020 è dotato dellla super
fotocamera da 41 Megapixel). Il
Lumia arriva nelle colorazioni
giallo, rosso, bianco e nero, con
un prezzo di 699,90 euro.
MOBILE Ancora rumors riguardanti il prossimo e attesissimo top di gamma Samsung
Galaxy S5: Snapdragon 800 e display 2K?
L’S5 potrebbe montare un display da 2560x1440 pixel e una CPU custom
di Vittorio Romano BARASSI
S
u GFXBench sono apparsi i primi benchmark - prontamente
rimossi - di un terminale Samsung caratterizzato dall’identificativo SM-G900S; dando un occhio
alle caratteristiche tecniche non è
difficile ipotizzare che possa trattarsi di un prototipo del Galaxy S5,
smartphone di punta che l’azienda
coreana dovrebbe lanciare tra marzo e aprile 2014. Da quello che è
possibile leggere dalle specifiche, si
nota immediatamente un dettaglio:
Samsung SM-G900S monta un processore quad core Snapdragon 800
“custom”, il cui clock è fissato a 2.46
GHz, e non il nuovissimo Snapdragon
805, SoC presentato recentemente e
che, probabilmente, sarà il processore dei top di gamma del 2014. Altra
caratteristica che risalta è certamente quella che parla di un display da
2.560x1.440 pixel, risoluzione 2K
ampiamente anticipata e attesa al
varco per valutare le reali performance di un processore non specificatamente pensato per tali risoluzioni. È
impossibile affermare con sicurezza
se tali specifiche saranno quelle che
vedremo nel prossimo Galaxy S5
di Samsung; quel che è certo è che
l’azienda coreana potrebbe realizzare
più versioni dello stesso dispositivo e,
magari, quella in oggetto è solo una
delle diverse varianti che ha intenzione di immettere sui vari mercati.
Sicuramente il processore Snapdragon 800 fa storcere un po’ il naso ma,
lo ripetiamo, non è affatto detto che
tale scelta sarà adottata nel modello
definitivo; un Exynos 6 a 64 bit, comunque, resta “il sogno” di molti.

estratto da dday.it
estratto da dday.it
n.81 / 16 dicembre 2013
MOBILEAndroid e iOS sanno tutto dei nostri spostamenti, vi diciamo come bloccarli
Apple e Google ci seguono, sempre
Il GPS degli smartphone e dei tablet registra la nostra posizione, ora per ora
di Roberto Pezzali
G

torna al sommario
Una banale app Torcia
raccoglie i dati degli
utenti per rivenderli
agli advertiser. Puniti
gli sviluppatori
ma l’app è ancora
su Google Play
di Roberto Pezzali


oogle e Apple sanno tutto
di noi e dei posti che frequentiamo: il GPS inserito
in smartphone e tablet, infatti, registra istante per istante la nostra
posizione e la invia ai server. Una
“non notizia” probabilmente per
molti appassionati, ma essendo
milioni gli utenti di smartphone
italiani siamo certi che almeno il
90% delle persone ignora la possibilità di controllare quello che
hanno fatto nell’ultimo periodo.
Chi ha uno smartphone o un tablet
Android dotato di GPS, collegandosi all’indirizzo https://maps.
google.com/locationhistory/b/0/
potrà accedere al servizio di Google Location History, una mappa
interattiva di tutti gli spostamenti
degli ultimi mesi. Una mappa incredibilmente precisa, con la traccia esatta del percorso che abbiamo
fatto legata anche a un calendario
che permette di tornare indietro
nel tempo.
Come fare per impedire a Google
di tracciare gli spostamenti? È
semplice: basta andare nel menù
di impostazioni di Location History dal browser, da cui si scoprirà che tutti gli account di default
hanno il servizio attivo. In realtà
il servizio è stato “acceso” quando,
all’attivazione di un nuovo smartphone Android, abbiamo premuto
“avanti” senza leggere quello che lo
smartphone chiedeva.
Apple non è da meno, anzi, trovare la storia personale è ancora più
complesso. Niente pagina web, ma
una pagina nascosta nei menù impostazioni di iOS 7. Per trovarla
basta andare sotto Impostazioni Privacy - Localizzazione e scorrere la lista dei servizi fino in fondo,
dove si trovano i “Servizi di sistema”.
Cliccando su quella tab appariranno i servizi di base di iOS, tra i quali ci sono le “posizioni frequenti”.
Quello che a prima vista sembra un
Ceduti i dati
di 50 milioni
di utenti
Android
a loro
insaputa
Ecco come impedire a Google di tracciare i nostri spostamenti: basta andare nel
menù di impostazioni di Location History dal browser e disattivare l’opzione.
Qui sopra riportiamo le schermate dei menù di impostazione di iOS 7 da cui è
possibile disattivare il tracciamento della posizione.
interruttore in realtà è un tasto che
porta a una pagina dove si possono
visualizzare, su una mappa, tutti i
posti in cui siamo stati più di frequente. Apple rispetto a Google
memorizza solo luoghi spot, e la
cronologia almeno sullo smartphone è limitata: dalla pagina è possibile disattivare il servizio, senza
alcuna controindicazione.
Scaricando l’applicazione Android Brightest Flashlight, che
gestisce il flash led per illuminare,
oltre 50 milioni di persone hanno
inavvertitamente ceduto tutti i
loro dati ai database pubblicitari.
La Federal Trade Commission ha
stabilito, infatti, che questa app
raccoglieva tutti i dati, inclusa la
posizione degli utenti inoltrandoli
ai server degli sviluppatori. Tutti
i dati venivano poi venduti alle
agenzie pubblicitarie. La FTC ha
preso provvedimenti, anche se
non è dato sapere quali saranno
le sanzioni per gli sviluppatori,
così come non si sa che provvedimenti verranno presi per tutelare
la privacy di chi ha scaricato l’app.
Una cosa va detta: al momento
dell’istallazione le app chiedono
il permesso per accedere ai dati e
per una torcia la richiesta di GPS e
rubrica effettivamente è sospetta.
La maggior parte delle persone,
tuttavia, non controlla i permessi
richiesti dalla app e questa è una
cattiva abitudine. Google sembra
non preoccuparsi: l’app è ancora
su Google Play e chiede accesso
ancora a tutti i dati personali.
estratto da dday.it
Viber lancia in tutto
il mondo la possibilità
di chiamare anche
telefoni fissi e cellulari
tramite VoIP. Le tariffe
sono più basse
di Skype
di Paolo CENTOFANTI


Viber, il popolare servizio di
messaggi e chiamate VoIP multipiattaforma, ha lanciato a livello
globale la nuova funzionalità ViberOut, che consente ora di chiamare in VoIP anche i telefoni fissi
e cellulari.
Come WhatsApp, Viber utilizza il numero di cellulare come
identificativo dell’utente, e come
Skype basta caricare del credito
per abilitare il servizio di chiamata anche su rete telefonica.
Rispetto a quest’ultimo, però,
le tariffe appaiono decisamente
concorrenziali: una chiamata in
Italia, dovunque ci si trovi nel
mondo, ha con ViberOut un costo
di 1,7 cent/minuto per i numeri
fissi, e di 10,4 cent/minuto per i
cellulari, contro rispettivamente i 2,2 e 28,8 di Skype (a meno
di abbonamento chiaramente),
a cui occorre aggiungere anche
lo scatto alla risposta. Rispetto a
Skype manca al momento la stessa varietà di piani, ma la proposta
è comunque interessante. Viber è
disponibile per PC, Mac, Android,
iOS e Windows Phone, oltre a
BlackBerry, Bada e Symbian.
torna al sommario
MOBILE Il Bluetooth Special Interest Group ha annunciato le funzionalità delllo standard 4.1
Bluetooth 4.1, obiettivo versatilità
Maggiore interoperabilità con LTE e facilità di connessione al primo posto
L
di Paolo CENTOFANTI
a nuova evoluzione dello standard Bluetooth si chiama 4.1 e
le sue caratteristiche sono state
annunciate dal Bluetooth Special Interest Group, l’associazione che definisce
lo standard. Il focus di questo step evolutivo è migliorare l’esperienza d’uso
e la versatilità del Bluetooth Smart
introdotto con le specifiche 4.0, con
focus soprattutto sui dispositivi indossabili del prossimo futuro. La maggior
parte degli interventi rientrano sulla
flessibilità della connessione tra device
compatibili. Il primo punto è il miglioramento della convivenza dei segnali
Bluetooth con la rete LTE, che possono lavorare su frequenze molto vicine
con problemi di interferenze. I dispositivi Bluetooth 4.1 saranno in grado
di scegliere la frequenza opportuna,
anche in presenza di smartphone LTE.
Inoltre sarà più fluido il processo di riconnessione, quando i dispositivi continuano a uscire e rientrare dal raggio
d’azione del segnale, in modo tale che
non si debba, come spesso accade, ritornare alla procedura di pairing.
Per quanto riguarda dispositivi indossabili, come sensori biometrici,
smart watch e tutto ciò che potrebbe
diventare realtà nel prossimo futuro, il
Bluetooth 4.1 consentirà a un prodotto di funzionare simultaneamente da
periferica e da hub per altri dispositivi.
Il SIG fa l’esempio di uno smart watch
che può funzionare da hub per collegare diversi tipi di sensori Bluetooth
Smart, e allo stesso tempo da periferica per uno smartphone. Inoltre, viene
migliorata la trasmissione di grosse
quantità di dati da un dispositivo
Bluetooth Smart a uno smartphone ad
esempio, con una maggiore larghezza
di banda per i pacchetti di dati, come
la raccolta delle statistiche memorizzate da un sensore biometrico.
MOBILE Una strategia ben studiata che potrebbe davvero cambiare gli equilibri in campo
Windows Phone gratis per battere Android?
Microsoft valuta l’ipotesi di offrire le licenze gratuite di Windows Phone e RT
di Roberto PEZZALI
P
otrà Windows Phone prendere il
posto di Android come sistema
operativo più diffuso nel mondo
mobile? Microsoft se lo sta chiedendo
e il capo della divisione software Terry Myerson sta iniziando a valutare
gli impatti di una versione gratuita di
Windows Phone sul mercato. Oggi i
produttori che vogliono realizzare uno
smartphone Windows Phone (o un tablet Windows RT) devono pagare una
licenza a Microsoft, un po’ come fanno
gli OEM per i normali PC in vendita,
e non sorprende quindi che la scelta spesso cada su Android, gratuito.
L’acquisizione della divisione device
di Nokia da parte di Microsoft cambia
però le carte in tavola: fino ad oggi era
Nokia con i suoi Lumia a rappresentare il 90% del fatturato Microsoft per
le licenze Windows Phone, ma con
Nokia “inglobata” Microsoft perde
praticamente l’unica fonte di guadagno. Ecco quindi l’idea: Windows
Phone gratuito, a disposizione di tutti
i produttori che vorranno installarlo.
Il guadagno di Microsoft arriverebbe
dal pacchetto di applicazioni e servizi
acquistabile separatamente, le Microsoft App, che includono Skype, Skydrive, il Marketplace, i servizi musicali
e video. Una soluzione alla Google,
dove il sistema operativo è gratis ma
i produttori devono pagare la licenza
per avere il Play Store e le Google App.
Lo scenario includerebbe anche Windows RT, pure lui soggetto a licenza
da parte dei produttori. Il cambio di
strategia potrebbe delinearsi entro la
fine del prossimo anno, sistemato l’affaire “Nokia” e con la nuova versione
di Windows alle porte.
Se Windows Phone diventasse gratuito, con i produttori liberi di scegliere
Android o Windows Phone senza
troppe differenze di costo, siamo sicuri che la scelta globale cadrebbe
ancora su Android? Windows Phone
non solo offre un’interfaccia più facile
e immediata di Android, ma gira decisamente meglio su dispositivi di fascia
bassa e con poca memoria a bordo:
considerazioni che probabilmente sta
facendo anche Microsoft.

Viber Out
Chiamate
VoIP con
tariffe super
convenienti
n.81 / 16 dicembre 2013
estratto da dday.it
Un piccolo dispositivo
con SIM e GPS integrati
permette di seguire
i movimentoi dell’auto
per raccogliere
statistiche e tenerla
sotto controllo
di Paolo CENTOFANTI

MOBILE Si moltiplicano le indiscrezioni che riguardano il tablet LG V510 con schermo da 8”
È LG V510 il nuovo tablet di Google?
Google sarebbe in procinto di lanciare il suo tablet, costruito sempre da LG
G
di Roberto PEZZALI
oogle sarebbe pronta a lanciare il suo tablet da 8”, costruito
sempre da LG: dopo i rumor
più volte smentiti, sembra ora che il
modello denominato LG V510 non sia
un prodotto LG ma un prodotto realizzato da LG per Google. A riportare
questa notizia è il solito account Twitter @evleaks, anche se, come sempre,
manca una conferma.
Così come ha già fatto per il Nexus 5 (e
con il 4 prima), Google si affida a LG
per farsi confezionare un prodotto
basato su una piattaforma già stabile
e rodata, in questo caso l’LG V500,
ovvero il G Pad. Se i rumor fossero
confermati, il Nexus 8 avrebbe display IPS da 1920 x 1200 (come il
Nexus 7 2013) da 8.3”, processore
Snapdragon 600, 2 GB di RAM e fotocamera da 5 Megapixel, la stessa identica dotazione hardware del G Pad. Il
misterioso tablet ha passato la certificazione dell’FCC per il Bluetooth il
25 ottobre, quindi l’uscita dovrebbe
essere imminente. Tra i tanti tablet da
7” o da 10” presenti sul mercato, un
modello da 8” con sistema operativo
Android liscio e prezzo “Google” sicuramente può dire la sua.
MOBILE Asus rinnova la gamma PadFone, a fianco alla versione classica spunta il Mini

Vodafone ha annunciato un
prodotto particolare, si chiama
Drivexone ed è costituito da un
sensore GPS con SIM integrata
da collegare alla porta OBD dell’auto. Attraverso l’apposita app
per Android e iOS diventa possibile seguire gli spostamenti della
vettura e acquisire statistiche sui
movimenti, come velocità, tempi
di percorrenza, distanze e così
via. Un’altra funzionalità dell’app
permette di avere sotto controllo
la posizione della propria auto,
per accertarsi che si trovi sempre
dove l’abbiamo lasciata oppure,
se ne abbiamo necessità, di seguire gli spostamenti di chi la sta
utilizzando, un po’ come dei novelli 007. Il dispositivo, una volta
collegato alla porta OBD, rimane
sempre acceso e non è necessario
ricaricarlo. Il costo del servizio
è di 3 euro al mese per il traffico dati generato dal dispositivo,
che ha a sua volta un costo di 79
euro. Il traffico incluso nella SIM
integrata è valido in Italia anche e
nella maggior parte dei paesi europei. L’app è invece gratuita.
torna al sommario
Asus PadFone ora anche in versione Mini
Il Mini è destinato ai paesi asiatici, ma potrebbe arrivare anche in Europa
di Emanuele VILLA
I
n un evento ufficiale organizzato
a Taiwan, Asus ha presentato il
PadFone in versione Mini, combinato smartphone/tablet con schermo
da 4,3” e 7”, unico dispositivo in cui
il terminale più piccolo si inserisce
fisicamente in quello più grande cambiando categoria e finalità di utilizzo.
La commercializzazioine è inizialmente prevista solo in Cina, Russia,
Taiwan, Hong Kong, Singapore e
Indonesia, è certa anche l’estensione
agli USA e probabile quella successiva
all’Europa. Le caratteristiche tecniche
da un lato rappresentano un leggero passo indietro rispetto al classico
PadFone, ma permettono un’ottimizzazione del rapporto qualità/prezzo:
si parla di circa 400 dollari tutto compreso. Le caratteristiche tecniche, dicevamo: il telefono è da 4,3’’, la dock
tablet è da 7’’, il primo ha una risoluzione di display di 960 x 540 che
diventano 1280 x
800 in modalità tablet. Il processore
è uno Snapdragon
MSM8226 quad
core da 1,4 GHz
supportato da 1
GB di RAM, mentre la memoria di
storage è da 16 GB
con possibilità di
espansione via micro SD. Android
4.3 completa la dotazione comune,
mentre entrambi gli apparecchi sono
dotati di batteria: quella dello smartphone è da 1.500 mAh, quella del
tablet da 2.200 mAh.
Il Mini si affianca al PadFone “classico” con schermo da 5” (smartphone) e 10,1” (tablet), di cui Asus ha
recentemente confermato la disponibilità in Italia della nuova versione
(qui la nostra news), con processore
Snapdragon 800, LTE e fotocamera
ASUS PadFone Mini - video
da 13 Megapixel, in vendita con memoria da 16 GB o 32 GB, a partire da
799 euro IVA inclusa.

Vodafone
intercetta
l’auto con
Drivexone
n.81 / 16 dicembre 2013
estratto da dday.it
n.81 / 16 dicembre 2013
MOBILE Oppo annuncia l’imminente presentazione di Find 7, il suo nuovo top di gamma
Oppo Find 7, verso l’infinito e oltre
LG G Flex sarà
disponibile
a livello globale
di Roberto Pezzali
orse si sta esagerando: la corsa all’hardware pompato sugli
smartphone Android non sembra avere una fine, e quando si credeva che con il Full HD e lo Snapdragon
800 si sarebbe raggiunta una situazione di “stabilità” ecco che arrivano
64 bit, schermi 2K e 3 GB di RAM.
Oppo si prepara ad annunciare il
Find 7, e in un mondo ormai povero
di sostanza e di innovazioni veramente tangibili per l’utente, i produttori di smartphone Android non
possono far altro che attaccarsi alla
potenza pura.
Il nuovo smartphone, sicuramente
apprezzato da smanettoni e appassionati, dovrebbe essere uno dei
primi a montare i nuovi display da
5.7” 2K con 2560 x 1440 pixel di risoluzione, display che necessitano
Il primo smartphone con display
OLED da 6 pollici curvo di LG
verrà distribuito a partire da
questo mese a Singapore e Hong
Kong, per poi arrivare entro fine
anno in altri mercati asiatici.
Poi sarà la volta del resto del
mondo, il che vuol dire, con ogni
probabilità, anche Europa, anche
se non è esplicitamente citata nel
comunicato ufficiale. Il G Flex, oltre al display, ha anche la batteria
curva e la scocca in un particolare
materiale in grado di ripararsi
automaticamente dai graffi dovuti
all’uso quotidiano, realizzati dalla
divisione LG Chem del gruppo.
F
MOBILE
Ascend P7
Svelate le
caratteristiche
Ascend P7 sarà lo smartphone top di Huawei al Mobile
World Congress 2014, ma
qualcuno ha fatto la spia e il
dispositivo non ha più segreti.
Ascend P7 avrà display da 5”
Full HD, utilizzerà “materiali
di qualità” e avrà SoC quad
core HiSilicon Balong 910 da
1.6 GHz supportato da 2 GB di
RAM e da 16 GB di memoria.
Sorpresa per quanto riguarda
le fotocamere: Huawei passa
a 8 Megapixel per la camera
frontale, dotando però lo
smartphone di un modulo da
13 Megapixel come camera
principale. Non manca il
supporto a LTE, il flash LED e
una batteria da 2460 mAh. A
bordo, come sempre, Android
con interfaccia personalizzata
Emotion UI 2.0. L’annuncio
ufficiale di “Sophia” Ascend
P7 è previso a febbraio, per un
arrivo nei negozi ad aprile.


torna al sommario
del nuovo Snapdragon 805 e di ben 3
GB di RAM per ottenere prestazioni
più che buone in ogni segmento. Un
mostro di potenza pura, che avrà non
solo LTE integrato ma anche un comparto camera che prevede una videocamera da 13 Megapixel con ripresa
4K sul retro e una camera frontale da
5 Megapixel. La batteria, come sempre, è l’incognita: basteranno 4000
mAh per garantire almeno un giorno
di autonomia con un hardware così
pompato? È quello che ci auguriamo
tutti. Oppo Find 7 dovrebbe essere
annunciato ufficialmente a Las Vegas nel corso del CES 2014.

Lo smartphone Oppo avra display 2560x1440 pixel e CPU Snapdragon 805
MOBILE A partire dal 2014, Sony proporrà PCM-D100, un nuovo registratore portatile
Sony PCM-D100, recorder portatile “hi-end”
Il PCM-D100 può registrare in formato DSD e PCM fino a 192 kHz/24 bit
S
di Emanuele VILLA
ony annuncia il lancio italiano
di PCM-D100, un registratore
audio portatile di alta qualità
che sarà disponibile a partire da inizio
2014. Le caratteristiche tecniche sono
invitanti: PCM-D100 è, infatti, compatibile in registrazione e riproduzione con il formato DSD (Direct Stream
Digital) 2,8 MHz a 1 bit, ma può anche
registrare e riprodurre audio PCM lineare fino a 192 kHz e 24 bit.
L’apparecchio è dotato di un microfono direzionale con una nuova capsula
unidirezionale da 15 mm; sono previste due posizioni di registrazione:
quella stereo X-Y a 90 gradi, pensata
per quando il suono è in prossimità
del microfono, o la posizione “wide” a
120 gradi, quando ci si trova in ambienti più ampi o per le esibizioni.
PCM-D100 utilizza un convertitore
AD a 32 bit, e per quanto concerne
l’amplificatore per le cuffie, esso è
basato su un super condensatore
con un’impendenza molto bassa e
una capacità pari a 0,33 F (330000
μF). Secondo il comunicato ufficiale
Sony, “questa unità di alimentazione
stabile permette di migliorare sensibilmente la qualità della sorgente di
alimentazione delle cuffie, così da offrire una riproduzione audio di alta
qualità ancora più fedele”.
Inoltre, è anche disponibile una modalità S/N 100 dB pensata per ridurre
al minimo le distorsioni e il rumore
interno durante la registrazione, così
come il rumore interno nel convertire
il formato dall’analogico al digitale;
per quanto riguarda la registrazione,
l’apparecchio ha una memoria interna da 32 GB che gli consente un’autonomia di registrazione di circa 6 ore e
35 minuti in modalità di registrazione
PCM lineare (192 kHz/24 bit) e circa
10 ore e 50 minuti in modalità DSD
(2,8 MHz/1 bit). La memoria può essere estesa con moduli SD esterni.
n.81 / 16 dicembre 2013
GAME & MOVIE Andrew House, presidente di SCE, è sicuro: PS4 avrà più successo di PS3
PS4 venderà più di PS3 in meno tempo
La ragione di questa convinzione è che PS4 costa meno ed è già completa
di Roberto Pezzali
P
GAME & MOVIE
Xbox One
quattro tasti
per il menù
di sviluppo
Un utente di Reddit ha condiviso la sequenza per accedere al
menù di sviluppo di Xbox One:
bumper sinistro, bumper destro, grilletto sinistro e grilletto
destro. Le opzioni disponibili
sono diverse, tra cui la possibilità di abilitare il DevKit, ma
bisogna fare attenzione: come
confermato da uno sviluppatore, toccare l’opzione sbagliata
in questo ambiente potrebbe
portare la macchina in un loop
che la renderebbe inutilizzabile. Microsoft è intervenuta:
“consigliamo fortemente
agli utenti di non modificare
queste impostazioni poiché
potrebbero rendere la propria
Xbox One inutilizzabile”.


S4 è partita fortissimo, con oltre due milioni di pezzi venduti
in pochissimo tempo. I 150
milioni di pezzi venduti di PlayStation 2 e gli 80 milioni di PlayStation
3 nel mondo sembrano numeri lontani, ma Andrew House, Presidente
di Sony Computer Entertainment,
è convinto che PS4 potrà far meglio
di PS3 e in meno tempo. “Abbiamo
la possibilità di far molto meglio
che con PS3 - ha dichiarato House
- soprattutto perché partiamo con
un prezzo più basso, molto più consumer”.
Inoltre House sottolinea come PS4
ha più frecce al suo arco da sfruttare
rispetto alla generazione precedente, primo tra tutti la possibilità di
lanciare la console su nuovi mercati
come la Cina, che negli ultimi mesi
ha fatto “cadere” il ban sulle console
che durava da 13 anni.
Ma non solo: PS4 è uscita già più
torna al sommario
completa di PS3, e anche se ancora mancano funzioni come il client
DLNA può già contare su solide
funzionalità non solo come console
da gioco ma anche come “entertainment device” grazie alle app a bordo.
Un ringraziamento (implicito) infine
va anche a Microsoft: il lancio praticamente in contemporanea di PS4 e
Xbox One ha permesso al mercato
di attirare l’attenzione sulle console
rendendole mainstream.
Microsoft non ha ancora snocciolato
numeri di vendita dettagliati come
quelli di PS4, ma pare che anche
Xbox One inizi ad essere introvabile nei negozi. Gli analisti però sono
scettici: il “solito” Patcher infatti ha
già deciso che se Microsoft non porterà il prezzo della console a 399 €,
anche sacrificando Kinect, non ha
speranze di vincere questa battaglia.
GAME & MOVIE
The Elder Scrolls
Online arriva
su PC e Mac
Ha finalmente una data di
uscita The Elder Scrolls
Online, il primo MMORPG
ambientato nell’universo
di The Elder Scrolls. Dopo
il successo di Skyrim, sarà
possibile vivere le atmosfere dell’RPG di Bethesda e
Zenimax Online in un nuovo
mondo persistente online. Il
gioco combina le meccaniche e le ambientazioni della
mitica saga di RPG con la
componente multiplayer, e il
nuovo trailer (clicca qui per
vederlo) mostra la portata
epica delle battaglie nella
modalità PvP, in cui sarà
possibile prendere parte dal
4 - 4 - 2014 su PC e Mac. Due
mesi dopo circa, da giugno,
il gioco approderà anche
sulle console next-gen PlayStation 4 e Xbox One, e ci
sono tutte le carte in regola
per sfruttarle a dovere.
GAME & MOVIE Un controller “semplice” con quattro tasti e due trigger posteriori
Kazuyo è il gamepad Razer per Apple iOS
Un gamepad con schermo reclinabile per un ottimo angolo di visione
R
di Roberto PEZZALI
azer, insieme a Logitech, è
uno dei più noti produttori
di periferiche per gaming al
mondo. L’ultima creazione firmata
Razer non è un mouse o una tastiera, ma un gamepad per iOS.
Apple ha aperto le API consentendo,
grazie a iOS 7, l’aggiunta di controller esterni, e dopo Logitech anche
Razer si unisce al coro con Kazuyo.
La particolarità, come si vede dalla
foto pubblicata su Twitter dal noto
account @evleaks (immagine qui a
fianco), è la presenza dello snodo
che rende lo schermo reclinabile
permettendo così di aggiustare l’angolo di visione.
Il controller sembra essere del tipo
“semplice”: iOS, infatti, prevede due
tipi di controller, uno di base con il
solo pad, quattro tasti e i due trigger
posteriori e uno avanzato che dispone di due controller analogici, del
controller direzionale a croce, dei
quattro tasti e di quattro tasti poste-
riori. Sia Razer che Logitech hanno
scelto la prima strada, quella più facile da gestire anche da un punto di
vista software.
Il debutto della nuova periferica
dovrebbe essere prevista per il CES
2014 di Las Vegas.

estratto da dday.it
estratto da dday.it
n.81 / 16 dicembre 2013
GAME & MOVIE L’obiettivo è filtrare le conversazioni in entrata e uscita dai server di gioco
NSA infiltrata in World of Warcraft
Agenti per controllare la presenza di terroristi e commercianti d’armi
a compimento una missione.
Nel documento di 82 pagine, consultabile interamente a questo indirizzo,
si fa chiaro riferimento alla possibile
presenza di gilde che organizzano
attacchi e alla possibilità che gruppi
di traffico d’armi, proliferazione nucleare o estremismo islamico possano
mettersi in contatto e cooperare in
game. Il documento non è recentissimo, e non è dato sapere se WoW abbia aiutato a sventare qualche attacco
terroristico: quel che è certo è che il la-
voro di analisi delle informazioni delle
chat di un gioco basato sul commercio
di armi e sull’organizzazione di raid
e attacchi per capire se qualcuno sta
pianificando realmente un attacco è
qualcosa di immane. Non è la prima
volta che si pensa a World of Warcraft come piattaforma per organizzare attacchi terroristici. Un analista
del Pentagono ha mostrato, infatti,
nel 2008 come si possa mascherare
in una chat di gioco il piano di attacco
alla Casa Bianca.
GAME & MOVIE Dal 13 dicembre è gratuita per il download
SteamOS disponibile in beta
Estratto dal quotidiano online
www.dday.it
Registrazione Tribunale di Milano
n. 416 del 28 settembre 2009
direttore responsabile
Gianfranco Giardina
editing
Claudio Stellari
Alessandra Lojacono
Simona Zucca
Maria Chiara Candiago
Editore
Scripta Manent Servizi Editoriali srl
via Gallarate, 76 - 20151 Milano
P.I. 11967100154
Per informazioni
[email protected]
Per la pubblicità
[email protected]


di Roberto PEZZALi
torna al sommario
di Roberto PEZZALI
alve ha spedito le prime 300 Steam Machine con altrettanti controller,
dando il via alla fase di beta di SteamOS, il sistema operativo “gaming”
basato su Linux previsto per il prossimo anno. Ai 300 fortunati che
parteciperanno al beta-testing con il prodotto ufficiale, si potranno però affiancare anche OEM e appassionati che vorranno provare subito il nuovo
sistema operativo. Valve, con un post sul suo blog, ha infatti annunciato che
la beta è disponibile per il download gratuito dal 13 dicembre, scelta che
permetterà anche ai produttori di computer di provare diverse configurazioni per realizzare versioni custom di SteamBox. L’installazione di SteamOS
però non sarà alla portata di tutti:
la stessa Valve consiglia ai meno
esperti di Linux di attendere il
prossimo anno.
V
Premium Play arriva su Xbox One:
mentre la divisione dedicata a Infinity (sempre Mediaset) annuncia
che sarà disponibile su PS3 e PS4
entro Natale, Microsoft continua
la sua partnership con Mediaset
già avviata con Xbox 360. L’applicazione Premium Play di Mediaset
è la versione 2.0 di quella già vista
anche sulla console di generazione precedente. “Sono orgoglioso
di poter annunciare il rilascio di
questa nuova applicazione”, ha
dichiarato Silvano Colombo, Direttore del Consumer Channels
Group di Microsoft Italia. “Questa
novità è il frutto di una collaborazione ormai consolidata con uno
dei pilastri italiani dell’intrattenimento e conferma la nostra volontà di rendere Xbox One il punto di riferimento per il gaming e
l’home entertainment. La nostra
nuova console è pensata per i
videogiocatori più esigenti, con
titoli esclusivi e il miglior servizio
multiplayer, ma è sempre più ricca di contenuti per tutta la famiglia, che solo noi possiamo offrire
grazie a collaborazioni importanti come questa con Mediaset”.
Per poter sfruttare l’applicazione
serve un doppio abbonamento:
quello Live Gold per Xbox e quello
per Mediaset Premium. La nuova
versione è integrata con la nuova
interfaccia di Xbox: i contenuti
di play sono disponibili anche su
OneGuide permettendo così a Microsoft di assegnare Achievement
anche per la visione di contenuti
video. Inoltre, utilizzando SmartGlass è possibile una visualizzazione diretta di un contenuto o della
sua scheda di dettaglio da un altro
dispositivo.

D
L’applicazione è simile
a quella di Xbox 360
ma c’è anche la Guida
integrata
di Roberto PEZZALI
atagate atto terzo: agenti segreti del governo americano e
inglese si sarebbero infiltrati
anche all’interno dei videogiochi, per
la precisione Second Life e World
of Warcraft. La rivelazione arriva
come sempre dalle carte di Edward
Snowden, con la differenza che in
questo caso la sorveglianza non era
affidata a strumenti di intrusione
software ma a veri agenti in carne e
ossa, supportati da sistemi di “packet
sniffing” per filtrare le conversazioni
in entrata e in uscita dai server di gioco. Secondo i documenti di Snowden,
la preoccupazione dell’NSA era legata
alla possibilità che gruppi di estremisti islamici potessero sfruttare il motore di gioco per organizzare attentati
e scambiarsi informazioni sfruttando
la chat di gioco. Un mondo virtuale
come quello di Second Life, o come
World of Warcraft, potrebbe infatti
rappresentare un buon banco di prova
per un’organizzazione dove tante cellule devono sincronizzarsi per portare
Premium Play
disponibile
su Xbox One
estratto da dday.it
n.81 / 16 dicembre 2013
PC & MULTIMEDIA Novità anche per quanto riguarda la gestione delle applicazioni Metro
Windows Threshold: torna il tasto Start
La prossima versione di Windows potrebbe riportare il vero ambiente Desktop
Tornerebbe quindi il tasto Start, ma solo per coloro che usano mouse e tastiera
di Roberto Pezzali
Dopo il debutto sul
notebook Envy 17 SE,
HP porta la tecnologia
Leap Motion Control
anche su 11 modelli
di PC desktop
e All in One
tima possibilità. Novità anche per
le applicazioni Metro: l’utente potrà
lanciarle anche in finestra in ambiente Desktop, ma sempre e solo su
un computer classico dove si utilizza
il mouse per interagire. Allo stesso
modo sui tablet, soprattutto quelli
ARM, l’ambiente desktop con le app
classiche sparirà per lasciare spazio
all’interfaccia utilizzabile solo con le
dita. 
pc & multimedia Dal 16 dicembre il monitor Dell è disponibile in tutto il mondo
4K per il monitor UltraSharp 24 di Dell
Dell presenta un nuovo monitor da 24 pollici dotato di pannello 4K
Promessa una calibrazione di livello professionale già out of the box
D
di Paolo Centofanti
ell ha pubblicato sul suo sito
Web la pagina informativa di
un nuovo monitor con pannello 4K. Il display per PC, denominato
UltraSharp 24 (sigla UP2414Q), ha
una risoluzione di 3840x2160 pixel e
una diagonale di 23.8’’, per una densità di 185 ppi. Sul fronte della connettività è dotato di ingressi HDMI e
DisplayPort 1.2, ma solo quest'ultimo
supporta in ingresso la risoluzione
4K fino a 60 Hz: l'HDMI si ferma
a 30 Hz (niente HDMI 2 come prevedibile). Il pannello è di tipo IPS,


il Desktop a favore della nuova interfaccia Start, Windows Threshold
restituirà invece il “desktop” vero a
coloro che il PC lo usano con mouse
e tastiera. Il tasto Start sarà disponibile ovviamente solo nella versione
per computer classici e sarà disattivabile dall’utente: non è chiaro se
sarà simile a quello attuale o più simile a quello del vecchio Windows 7,
anche se molti sperano in quest’ul-
torna al sommario
con rivestimento anti-riflesso 3H, e
un gamut in grado di coprire il 99%
dello spazio Adobe RGB e il 100% di
quello sRGB. Dell promette una calibrazione out of the box di alta precisione con Delta E inferiore a 2 (anche se non specifica riferito a cosa),
1000:1 di rapporto di contrasto, 350
cd/mq di luminosità, e un tempo di
risposta di 8 ms. Il monitor è dotato
di porta USB 3.0 e di lettore di carte
di memoria integrato. Dell ha annunciato l'UltraSharp 24 per le Americhe
a 1399 dollari, con disponibilità nel
resto del mondo a partire dal 16 di-
cembre. Parallelamente Dell ha annunciato anche la versione da 32’’, di
pari caratteristiche ma con pannello
LCD IGZO, a 3499 dollari, e più in là
l'arrivo di una versione da 28 pollici.
di Giuseppe Landolfi
A poco più di un mese dalla presentazione dell’Envy 17 Special
Edition, il primo notebook
al mondo con il rivoluzionario controller per l’interazione
touchless, tramite gesture, con
sistema operativo software e
app compatibili, HP annuncia
la disponibilità della tecnologia
Leap Motion su 11 modelli della
gamma di PC desktop e All in
One, grazie al micro-sensore alto
appena 3,5 mm, integrato nella
nuova tastiera: l’HP USB Leap
Motion Keyboard.
Desktop All in One: HP ENVY
Recline 23 Beats, HP ENVY
Recline 23 TouchSmart, HP
ENVY Recline 27 TouchSmart,
HP ENVY Touchsmart 23, HP
ENVY Touchsmart 23 SE, HP
Pavilion 23, HP Pavilion 23
TouchSmart, HP Pavilion 21
TouchSmart.
Desktop PC: HP ENVY 700, HP
ENVY Phoenix 810, HP Pavilion
500.
I computer, per ora acquistabili
solo online, avranno preinstallato il software Leap Motion, lo
store dedicato Airspace con oltre
140 applicazioni disponibili e un
pacchetto di app gratuite per iniziare a prendere confidenza con
la nuova tecnologia che presto,
parola di HP, vedremo anche su
smartphone e tablet.  

W
indows cambia ancora:
Microsoft sta lavorando alla
nuova versione codename
Threshold (sarà Windows 8.2?), e
questa volta sembra che finalmente abbia deciso di prendere la strada giusta. L’arrivo del nuovo CEO,
una serie di rivoluzioni interne nelle posizioni chiave e una riflessione
sui problemi attuali hanno portato
Microsoft all’idea di un Windows
unico per tutti i device, un Windows
che includa la versione smartphone,
quella tablet e quella desktop. E in
quest’ottica Microsoft sta anche ripensando al famoso tasto Start: lo
rivela Paul Thurrott , un giornalista
vicino agli ambienti di Microsoft che
da anni pubblica indiscrezioni (poi
sempre confermate) sul suo blog.
Thurrott parla di due novità in particolare: una rivisitazione del tasto
Start e una diversa gestione delle
applicazioni Metro. Windows 8 cercava progressivamente di eliminare
HP integra
Leap Motion
in PC desktop
e All in One
estratto da dday.it
n.81 / 16 dicembre 2013
PC & MULTIMEDIA Realizza prototipi funzionanti e oggetti finiti fino a 225x145x150 mm
Arriva la stampante 3D Hamlet a 1499€
Hamlet sta portando nei negozi italiani la sua stampante 3D 3DX100


amlet porta in Italia la sua
stampante 3D, anche se il
prezzo di 1499 euro non è proprio alla portata di tutti. La nuova
3DX100 è già disponibile in molti
negozi e permette davvero, senza
troppe competenze, di realizzare prototipi funzionanti e oggetti finiti con
dimensioni fino a 225x145x150 mm,
partendo da un semplice filo in plastica. La stampante Hamlet funziona come le classiche stampanti 3D,
anche se questo particolare modello
usa un nuovo metodo di creazione
che sfrutta la deposizione a caldo mediante estrusione di un filamento di
materiale termoplastico su una base
riscaldata, con i successivi strati da
0,2 millimetri che vanno progressivamente a comporre gli oggetti
in tempo reale. Per la stampa non è
necessario un computer: la Hamlet
3DX100 può stampare modelli anche da file su memoria SD anche se,
ovviamente, è meglio passare da un
computer per gestire tutti i parametri
e scegliere la tipologia di stampa. Ricordiamo che Windows 8.1 supporta
la stampa 3D in modo nativo, anche
se si deve fornire il modello 3D dell’oggetto da stampare.
"La nostra stampante 3D s'inserisce
in uno scenario di vera e propria
rivoluzione industriale, che cambierà sia le abitudini sia il modo di
produrre fino ad ora conosciuti. È
davvero in grado di accontentare
tutti: da chi desidera realizzare una
cover originale per l'ultimo modello
di smartphone al collezionista, che
può replicare il pezzo mancante o
crearne di nuovi, fino alla scuola
o all'azienda, che ha necessità di
realizzare prototipi in tempo reale e a costi contenuti.", ha dichiarato Antonio Campagnoli, Sales &
Marketing Manager di Hamlet, che
ha proseguito: "Siamo convinti che
diventerà un'abitudine diffusa, anche per chi non ha dimestichezza
con la creazione di file 3D, quella
di cercare l'oggetto desiderato su
torna al sommario
MSI presenta GT60
il notebook da gioco
con display 3K
Dotazione tecnica
al di sopra di ogni
sospetto, prezzo
importante
di Emanuele Villa
Internet tra milioni di proposte
già presenti e riprodurlo a casa o
in ufficio in tempo reale. Anche per
questo il messaggio che vogliamo
lanciare è ‘Il futuro è adesso’.”
La stampante 3D Hamlet 3DX100
viene fornita con una bobina da 1
kg di ABS permettendo stampe monocromatiche: altre bobine vanno
acquistate a parte. Ecco le specifiche
tecniche.
• Tecnologia di stampa con sistema
di deposizione additiva di materiale
termoplastico
• Materiale di stampa supportati
ABS/PLA
• File supportati GCODE-STL
• Livello di precisione ±0.2/100 mm
• Risoluzione di stampa 0.15~0.4
mm
• Diametro ugello di stampa 0.4 mm
• Velocità di stampa 10~120 mm/s,
±24 cc/h
• Dimensioni massime di stampa
225x145x150 mm
• Temperatura di lavoro estrusore
180-260 °C, Piano: 60-110 °C
• Stampa da pc tramite porta USB
• Schermo LCD e tastiera total
control
• Stampa stand alone tramite SD
CARD
•
Dimensioni
stampante
510×460×410 mm
Com’è noto, ormai il mondo del
gaming su PC non è vincolato al
solo desktop, nonostante i player
più hardcore amino dotarsi di
soluzioni tanto pesanti quanto
potenti. Ma se si vuole qualcosa
di portatile, oggi c’è una soluzione in più: GT60 di MSI, ovvero
il primo notebook al mondo con
monitor 3K e pensato appositamente per le esigenze dei gamer.
Il prezzo di listino, attualmente per gli Stati Uniti, è di 2200
dollari, prezzo che comprende
il display da 15,6'' a 2880x1620
pixel e una dotazione hardware
in grado di assicurare prestazioni e fluidità a 3 milioni di punti: Core i7 Haswell da 2.4 GHz,
NVIDIA GeForce GTX780M, 16
GB di RAM DDR3 1600 MHz,
un SSD da 128 GB e 1 TB di HDD
per lo storage permanente. Completa il quadro la batteria a 9
celle, il tutto per un peso di 3,5
kg. Da notare, inoltre, che MSI
propone anche una versione di
GT60 che funge da workstation,
con tre uscite per monitor esterni, un masterizzatore Blu-ray e,
come GPU, una NVIDIA Quadro
K3100M. 

H
di Roberto Pezzali
MSI GT60
il primo
notebook 3K
da gaming
estratto da dday.it
Samsung lancia
il primo disco SSD
da 1 Terabyte da 1.8"
Le prestazioni sono
quelle della serie 840
lo spessore no
E neppure il prezzo


di Roberto Pezzali
Samsung fa segnare un nuovo
record nel mondo degli SSD: è
suo infatti il primo Hard Disk da
1.8” in formato mini-Serial ATA
da 1 Terabyte. Fino ad oggi tutti
i dischi da 1 Terabyte in formato
SSD erano disponibili solo nel
classico formato da 2.5”, cosa che
impediva l’adozione sui sottilissimi Ultrabook, ma con il nuovo
840 EVO anche sui dispositivi
più compatti si potrà finalmente
avere un Hard Disk di capacità
elevata. Le prestazioni restano
quelle della serie 840: Samsung
promette una velocità di lettura di 540 MB/sec e una velocità
di scrittura molto simile, 520
MB/sec, con i tempi d’accesso
rapidissimi tipici della tecnologia SSD. Il prezzo è ancora una
incognita, ma non dovrebbe essere affatto basso: un disco da
512 GB costa circa 450 euro e per
la versione da 1 Terabyte si potrà andare anche vicino ai 1000
euro. Della stessa serie saranno
disponibili anche le versioni da
512 GB, 265 GB e 128 GB.
torna al sommario
PC & MULTIMEDIA L’annuncio arriva dal consorzio che cura lo sviluppo dell’interfaccia USB
Il connettore USB sarà double-face
Annunciato il connettore Type-C, più piccolo e reversibile. Arriva a metà 2014
di Vittorio Romano Barassi
B
rad Saunders, esponente di
spicco del USB 3.0 Promoter
Group, ha annunciato che entro la metà del 2014 arriverà il nuovo protocollo USB 3.1 che porterà
in dote anche una gradita novità.
Saunders ha, infatti, confermato
che molto presto sarà mostrato al
pubblico il nuovo connettore USB
Type-C (non esistono tuttora immagini ufficiali) il quale avrà un form
factor tutto nuovo: sarà poco più
piccolo dell'attuale micro-USB e, soprattutto, sarà speculare, così da poter essere inserito indifferentemente
in un senso o in un altro.
Visto l'ormai enorme diffusione di
smartphone e tablet dotati di ingressi "standard" micro-USB, il consorzio si è sentito in dovere di proporre
un nuovo connettore che favorisse
non poco le procedure di collegamento e di ricarica (ma anche in
grado di trasportare velocemente
dati e segnali video), un po' come
fece Apple poco più di un anno fa
introducendo il suo apprezzato con-
nettore Lightning.
I primi dispositivi dotati di ingresso
compatibile saranno presentati - lo
ripetiamo - a metà dell'anno prossimo e, per favorire il passaggio al
nuovo standard, saranno prodotti
anche specifici adattatori. 
pc & multimedia Intel mostrerà "qualcosa" sul futuro di Thunderbolt al prossimo CES
Thunderbolt ricaricherà i computer dal 2014
Nel prossimo anno Intel punta a migliorare ulteriormente Thunderbolt
I controller supporteranno ricarica diretta e connessione live tra computer
di Vittorio Romano Barassi
L
a ricarica dei dispositivi tramite porta Thunderbolt, secondo
Intel, è una delle caratteristiche che gli utenti hanno richiesto
maggiormente e per questo motivo,
nel 2014, grazie al nuovo controller
Broadwell, i cavi saranno in grado di trasportare elettricità (circa
1,3W di picco massimo e meno di
1mW in idle), e non solo. Come riportato in via esclusiva da Vr-zone,
i nuovi controller Broadwell saranno capaci di collegare peer-to-peer
due dispositivi dotati di ingresso
Thunderbolt; tramite collegamento
diretto e in modalità assolutamente plug-and-play, dunque gli utenti
potranno scambiarsi file - tramite cavo standard - a una velocità
di 10 Gbps, sia in
una direzione che
in un'altra. Intel
ha, inoltre, affermato che alle novità introdotte da
Broadwell nel 2014
se ne aggiungeranno altre nel 2015;
tra due anni, infatti, i controller e
i cavi saranno in grado di gestire
fino a 53 Watt di potenza, valore
che permetterà di alimentare anche
grossi monitor senza l'ausilio di una
fonte di energia dedicata.

Record
Samsung: SSD
da 1 Terabyte
in soli 1.8”
n.81 / 16 dicembre 2013
L'esclusiva tecnologia Yamaha
che crea 5 raggi sonori per un Suono Surround reale!
YSP-1400
Digital Sound Projector
Disponibile in colore bianco.
Doppio subwoofer integrato
La YSP-1400 crea dei raggi sonori che vengono riflessi sulle pareti, producendo
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Cinema di elevate prestazioni. L'emozione di uno stadio, direttamente a casa tua.
HOME THEATER
CONTROLLER APP
it.yamaha.com
estratto da dday.it
Nikon ha rilasciato
un firmware che
tacitamente blocca
l’uso di batterie di terze
parti e battery grip
non ufficiali. Unica
soluzione, tornare
indietro
di Roberto Pezzali


Nikon dichiara lotta agli accessori non ufficiali: con l’ultimo aggiornamento firmware infatti ha
bloccato l’utilizzo di batterie non
ufficiali, esattamente del modello EN-EL14 utilizzato da D3100,
D3200, D5100, D5200 e P7700.
Il blocco, che non viene assolutamente menzionato all’interno
delle release note, è sicuramente
volontario, anche perchè blocca
pure l’uso di battery grip non ufficiali.
Una mossa quella di Nikon rivolta al momento alla fascia entry
level di reflex, ma non è escluso
che venga estesa anche alle altre
fotocamere: la batteria ufficiale
costa 50 euro, quelle “compatibili” si trovano a circa 15-20 euro.
Non tutte le batterie però vengono bloccate, qualche modello
particolare infatti si salva. Chi ha
aggiornato il firmware e si è trovato la brutta sorpresa può comunque tornare indietro aggiornando il firmware nuovamente
ad una versione precedente.
torna al sommario
digital imaging Sensore CMOS APS-C da 18 Megapixel e notevole velocità di messa a fuoco
Canon M2: autofocus migliore e Wi-Fi
Fotocamera mirrorless con nuovo sensore Hybrid AF II ma niente Dual Pixel
di Roberto Pezzali
C
anon presenta EOS-M2, anche
se l’annuncio ufficiale per ora
è limitato al Giappone. Una
presentazione un po’ in sordina, anche perché la M2 non è la mirrorless
rivoluzionaria che tutti aspettavano,
con mirino ottico, sensore Dual Pixel
e altre novità. Canon sceglie (come
sempre) la linea più conservatrice,
e rispetto a EOS M cambia davvero
poco, anche se le modifiche vanno
nella giusta direzione. Il sensore
CMOS APS-C, che resta lo stesso
in termini di risoluzione (18 Megapixel), sfrutta la tecnologia Hybrid
CMOS AF II, la stessa che ha debuttato su EOS 100D.
Canon, grazie al sensore dotato di
fotoricettori che funzionano come
sensori AF a ricerca di fase, promette una velocità di messa a fuoco di
2,3 volte più veloce del modello precedente e con una superficie di rile-
vazione più ampia. Purtroppo Canon
non usa la tecnologia Dual Pixel, un
vero peccato perché avrebbe potuto
dare alla sua mirrorless una marcia
in più sotto il profilo video offrendo
una valida motivazione di acquisto.
Tra le novità di EOS M2 troviamo
anche un corpo leggermente più
compatto e il Wi-Fi integrato. Secondo alcuni rumor, M2 sarebbe
solo il primo modello della gamma
EOS M, e proprio per questo l’annuncio è stato fatto localmente: per
il mercato internazionale potrebbe
arrivare una versione con mirino
ottico e sensore da 20 Megapixel. Il
debutto, ormai, slitterebbe al CES di
Las Vegas; siamo in attesa di conoscere prezzi ed eventuale disponibilità della M2 sul mercato italiano.
digital imaging Sony è al lavoro su un super sensore fotografico privo di filtro Bayer
Sony prepara il sensore da 54 Megapixel
Arrivo previsto per il 2015 e potrebbe interessare anche partner come Nikon
di Roberto Pezzali
S
ony sta progettando un super
sensore fotografico: secondo
alcune indiscrezioni, infatti,
il colosso della tecnologia, da sempre all’avanguardia nello sviluppo
di sensori CMOS, sta lavorando ad
un nuovo tipo di sensore che unisce risoluzione record e una nuova
tecnologia per lo sfruttamento dei
pixel.
l sensore, che sarà pronto solo nel
2015, avrà una risoluzione di 54
Megapixel, ma rispetto alla generazione attuale prodotta da Sony
sarà basato su una disposizione
dei fotoricettori diversa da quella
Bayer classica. Sony sta quindi per
prendere una strada ad
oggi provata solo da alcuni produttori, tra i quali
Sigma con il suo sensore
Foveon “stacked” e Fujifilm che con il suo XTrans CMOS ha creato un
pattern 6x6 diverso dal
classico 2x2 della matrice
Bayer.
Sony, dopo la recente introduzione della A7-R, ha
capito che il filtro antialiasing, usato proprio per eliminare i problemi di moirè del pattern
Bayer, è la principale causa della
perdita di nitidezza di una fotocamera. Il nuovo sensore disporrà anche di fotoricettori a ricerca di fase
integrati, per offrire prestazioni migliorate anche in fase di autofocus
continuo. L’arrivo è previsto per il
2015, e potrebbe interessare anche
alcuni partner storici di Sony come
Nikon.

Nikon
il firmware
blocca
le batterie
non originali
n.81 / 16 dicembre 2013
estratto da dday.it
n.81 / 16 dicembre 2013
HI FI & home theater La casa discografica norvegese 2L lancia il sistema Aura-3D
Il Blu-ray audio 9.1 è senza futuro
Non esistono decoder consumer per la traccia musicale 9.1 a 96 kHz/24 bit
di Roberto FAGGIANO
P
Skyworth si prepara
a lanciare i primi due
modelli di TV OLED
da 55” con Android
a bordo e pannello
LG WRGB
va modalità DXD a 352 kHz/24bit. Il
disco è già acquistabile direttamente dal sito web di 2L a 24 euro, una
somma accessibile per un contenuto
esclusivo. La stessa musica è acquistabile anche in download dal sito,
fino alla versione originale stereo
DXD che costa 37 euro, ma c’è anche
la versione in vinile a 28 euro. Ora
dovremmo parlare anche della musica, che si annuncia molto originale
ma con la sicurezza dell’esecuzione
della Philharmonia Orchestra diretta
da Vladimir Ashkenazy. Si tratta della Remote Galaxy di Flint Juventino
Beppe, musica definita come “un
viaggio nel tempo e nello spazio” che
dovrebbe esaltare appunto la “spazialità” della versione 9.1 con effetti
assortiti. Un breve assaggio dei brani
è disponibile sul sito norvegese. Questo disco è anche il primo della nuova collana Pure Audio Blu-ray che
prevede una nuova confezione simile
a quella dei SACD, abbandonando la
classica custodia da film blu-ray. La
collana comprende anche un altro
titolo che contiene, come tradizione
2L, un disco con la versione SACD
e un blu-ray con la versione stereo
e surround 5.1 registrate in DXD; il
tutto in vendita sempre a 24 euro.
HI FI & home theater Partita su Kickstarter la campagna per la realizzazione di Gramovox
Il grammofono ritorna in versione Bluetooth
Si cercano 100mila dollari per avviare la produzione dei primi campioni
di Paolo centofanti
n po’ nostalgia, un po’ design,
un po’ tecnologia. Si chiama
Gramovox ed è un diffusore
Bluetooth con le sembianze di una
replica in scala 3:4 della tromba del
grammofono Magnavox R3 del 1920.
Al momento esiste solo un prototipo
realizzato in stampa 3D e legno: il
progetto è su Kickstarter alla caccia
di 100.000 dollari per avviare la produzione dei primi campioni. I prodotti
definitivi saranno caratterizzati da
tromba in acciaio e ottone, con la base
in legno di noce.
Gramovox sarà dotato anche di un
ingresso audio stereo minijack, porta
micro USB e, appunto, connettivi-

U
torna al sommario
tà Bluetooth, 3.0 per la
precisione. L’alimentazione è a batteria così da
permettere di sfruttare
al meglio il bel design di
questo oggetto, liberi da
cavi poco estetici.
La potenza complessiva di questo particolare
diffusore è di 3 Watt
RMS con una risposta
in frequenza di 230 12.000 Hz: quest’ultima
probabilmente è migliore del grammofono originale ma abbastanza ridotta da mantenere un suono Lo-Fi.
Per i finanziatori europei che vogliono partecipare, il costo di Gramovox
è di 349 dollari comprese le spese di
spedizione e le tasse (con spedizione
dal Regno Unito per evitare spese
doganali), con spedizioni a partire
da giugno 2014.
di Roberto PEZZALI
Dopo i TV 4K low cost di derivazione cinese arrivano anche gli OLED. Gli appassionati
probabilmente non vorrebbero
mai sentire parlare di un OLED
Skyworth, ma dovrebbero davvero benedire l’arrivo di questi TV
perché siamo certi che porteranno a un abbassamento dei prezzi
globale, un po’ come successo
con il 4K.
Skyworth usa i pannelli WRGB
di LG e ha praticamente clonato
il TV LG 9800: base in plexiglass
con gli altoparlanti integrati
e 55” di diagonale, anche se il
risultato non è lo stesso né in
termini di design né in fatto di
spessore. I due modelli, E980
e E990, sono spessi quanto un
iPhone (si poteva fare di più) e
all’interno hanno un processore
Cortex A9 quad core con 2 GB di
RAM e un Mali 450, piattaforma
non troppo recente che permette
a Skyworth di inserire come piattaforma Smart Android. Nessuna
ipotesi di prezzo: difficile che un
produttore come Skyworth possa
decidere di lanciare un prodotto
troppo costoso, ma è difficile fare
previsioni. L’annuncio ufficiale
arriverà tra qualche settimana.


er gli audiofili al passo coi tempi
la casa discografica norvegese
2L non è certo una sconosciuta,
soprattutto perché è stata la prima
a usare il supporto Blu-ray per registrare musica in alta definizione. Ora
2L lancia un’altra innovazione molto
interessante: un Blu-ray con incise
diverse versioni degli stessi brani musicali, tra le quali la versione
Aura-3D. Questa traccia comprende
9.1 canali registrati in 96kHz/24bit
e promette “una riproduzione sonora più realistica di quanto avete
mai ascoltato finora”, ma purtroppo
nessuno potrà mai ascoltarla perché
non esistono decoder consumer per
lo standard Aura 3D. Oltre alla super
traccia multicanale, il Blu-ray contiene una traccia stereo a 192 kHz/
24bit, una versione surround 5.1
DTS HD MA sempre a 192 kHz/24bit
e una versione surround 7.1 DTS HD
MA a 96kHz/24bit. La registrazione
originale è stata eseguita nell’esclusi-
Arrivano i TV
OLED cinesi
Costeranno
meno?
estratto da dday.it
n.81 / 16 dicembre 2013
HI FI & home theater Guida all’acquisto natalizia completamente dedicata all’audio, pensata per semplificare la scelta
Natale 2.0: musica “compatta” per tutta la casa
Soundbar, docking station, speaker wireless, proiettori sonori, completi di prezzi e medie di mercato
Audio compatto
wireless
beats pill
Prezzo di listino: 199,95 euro
link al produttore
come vivavoce e funge anche da riserva di carica per lo smartphone.
Perché l’abbiamo scelto: nonostante il prezzo non sia dei più abbordabili
(considerando il tipo e la categoria di
prodotto), la piccola pillola Beats è estremamente “portatile” eppure molto potente.
Sonos Play:1
Prezzo di listino: 199 euro
link al produttore
vità wireless, permettono di “sonorizzare”
la casa partendo da una sorgente “mobile”,
telefono o tablet. Parliamo di prodotti veri e
propri, con prezzo di listino e una media di
mercato, pensando alle esigenza di chi lo riceverà, costruendogli un regalo su misura.
Un design compatto, ma anche solido grazie allo chassis metallico.
È basato su tecnologia Bluetooth,
offre fino a 7 ore di autonomia e ha
una portata di circa 9 metri dalla
sorgente come smartphone, tablet
o computer.
Perché l’abbiamo scelto: l’abbiamo
provato e possiamo certificare una qualità
sonora al di sopra di ogni sospetto, e semplicità d’uso. Il prezzo è l’unico ostacolo.
Pioneer XW-BTSA1
Prezzo medio di mercato: 149 euro
link al produttore
È un diffusore piccolo e compatto (12
cm di larghezza x 16 di altezza), ma
nonostante ciò, è capace di una buona qualità sonora. Può essere usato
come diffusore singolo oppure come
canale posteriore di un impianto
home theater componibile: si può
usare da solo o insieme ad altri componenti Sonos. Al suo interno un
amplificatore in classe D che pilota
un mid-woofer da 3,5’’ e un tweeter;
grazie all’app di controllo può accedere a svariati servizi web musicali.
Perché l’abbiamo scelto: nonostante le dimensioni compatte, è in grado di
esprimere buona qualità e versatilità. Si
può usare da solo o magari con altri componenti Sonos. Prezzo abbastanza elevato.
Speaker Bluetooth con due diffusori a gamma intera e due tweeter:
supporta la tecnologia NFC per il
pairing immediato dei dispositivi
predisposti.
Perché l’abbiamo scelto: il prezzo è
senz’altro contenuto e, nonostante l’estetica sia meno lavorata rispetto a soluzioni
concorrenti, le opinioni di chi l’ha provato parlano di buona qualità sonora.
Jawbone Jambox
Prezzo di listino: 149,99 euro
link al produttore
mia, app proprietaria, doppio driver
e microfono integrato, per vivavoce,
hangout, telefonate ecc. Con la funzione MyTalk, accessibile dall’app, è
possibile sincronizzare il calendario
dello smartphone, in modo che il
diffusore ci ricordi appuntamenti o
chiamate da fare a un determinato
orario.
Perché l’abbiamo scelto? Nonostante
le dimensioni compatte (e c’è anche la versione Mini, che abbiamo provato con soddisfazione), dà un senso di solidità notevole
e buone prestazioni musicali. La finitura
metallica coloratissima è un plus.
Soundbar
e proiettori sonori
Categoria che esiste da diversi anni
e fa le veci del sistema home theater
completo quando manca spazio o,
semplicemente, non si vuole riempire la stanza di diffusori e relativi
cavi. Nel corso degli anni soundbar e
proiettori sonori hanno perfezionato la propria funzione, offrendo più
qualità e coinvolgimento, e si sono
aggiunte quelle che, senza pretese di
replicare un impianto 5.1, puntano a
migliorare (e non di poco) la qualità
sonora del TV.
LG Sound Plate
Prezzo di listino: 399 euro
link al produttore
bose
soundlink mini
Una pillola musicale compatta, ma
anche molto potente e dall’elevato
contenuto tecnologico. Usa l’NFC
per il pairing, e poi si appoggia al
Bluetooth per la trasmissione dei
brani audio dalla sorgente. Inoltre,
incorpora un microfono per l’utilizzo


Lo Speaker Wireless può essere
considerato uno dei regali natalizi
più azzeccati in assoluto. Perchè è
piccolo, non si vedono cavi e fili e
ha anche una buona qualità sonora. Chi lo riceve deve però già avere una sorgente ad hoc, ovvero uno
smartphone, un tablet, un notebook
o un mp3 “evoluto”. Teoricamente è
l’evoluzione del concetto di docking
station, declinata nell’universo della
connettività senza fili. Gli speaker
wireless si possono collegare alla
rete di casa via Wi-Fi (ad esempio,
speaker con AirPlay) oppure dialogano direttamente con la sorgente
(Bluetooth) e possono essere controllati a distanza da smartphone e
tablet grazie ad app. In questo modo
riproducono i brani contenuti nel
dispositivo, ma possono anche collegarsi a vari servizi di streaming musicale quali radio web e database di
brani come Spotify, Rdio e Deezer.
pianti hi-fi o home theater. È il mondo delle
docking station per smartphone, delle soundbar per chi vuole realizzare un cinema in
casa, ma non ha lo spazio per home theater
a componenti separati, ma anche dei piccoli
dispositivi sonori che, grazie alla connetti-
torna al sommario
Prezzo di listino: 199,95 euro
link al produttore
Un piccolo mattoncino dalle buone doti musicali: offre connettività
Bluetooth anche a due dispositivi
in contemporanea, alimentazione a
batteria con fino a 15 ore di autono-
Il design è ultrasottile e dentro ci
sono 4 canali audio indipendenti,
con tanto di doppio subwoofer per
enfatizzare le basse frequenze e ofsegue a pagina 32 

I
n questa guida all’acquisto natalizia, parliamo di audio compatto e domestico: il
nostro target è colui che ama ascoltare
un po’ di buona musica quando è in casa, ma
non è un audiofilo in senso stretto; non fanno parte, quindi, componenti separati di im-
estratto da dday.it
n.81 / 16 dicembre 2013
Regali di Natale 2.0
Musica “compatta” per tutta la casa
segue Da pagina 31 
frire un sistema surround 4.1. La
soundbar LG offre poi connettività
wireless bluetooth per il collegamento di sorgenti esterne e 120Watt
di potenza complessiva. LG certifica
la compatibilità del modello con TV
da 32’’ a 55’’.
tato di tecnologia Bluetooth per lo
streaming wireless.
Perchè l’abbiamo scelto: sottile, discreto ma più che sufficiente sia per migliorare l’audio del TV, sia per fornire un
effetto di “circondamento” surround.
Prezzo di listino: 799 euro
link al produttore
Perché l’abbiamo scelto: estetica curata e minimale, prezzo contenuto, prestazioni di targa interessanti.
Samsung HW-F750
azzeccato e che non costa una follia.
Docking Station
Sono nate con l’iPod e non si sono mai
Perché l’abbiamo scelto: molto bello,
pensato come completamento dei dispositivi mobile Apple. A livello costruttivo e
di qualità sonora, non ha molti rivali: in
realtà, purtroppo, non ne ha molti neanche nel prezzo.
fermate. La diffusione degli smartphone e dei tablet ne ha ulteriormente accresciuto la popolarità, creandone una
sorta di spin-off con i diffusori wireless.
La docking station del 2013 diffonde sì
la musica del dispositivo mobile ma ha
anche funzionalità extra: ricarica l’appa-
LG Music Station
per Apple e Android
Prezzo medio di mercato: 220 euro
link al produttore
recchio, ha connettività di rete, accede
alle web radio, si controlla con l’app e via
dicendo.
Philips
S ound B ar
HTB7150/12
Kenwood C-BX3
Prezzo medio di mercato: 199 euro
link al produttore

Pensato per TV da 40’’ o superiori, è dotato di Blu-ray 3D integrato
e tecnologia Ambisound; in questo modo funge da Home Theater
“tutto in uno”: ha inoltre 4 amplificatori dedicati e 4 altoparlanti. La
potenza dichiarata è di 480 Watt
RMS totali e dispone di Wi-Fi con
cui accedere ai servizi Smart TV
Philips, Radio Web e altro.
Sistema audio da 2.1 canali con 120
W RMS di potenza totale e doppio subwoofer integrato con Aero
Stream Port, DSP integrato con 6
modalità ed equalizzazioneda. Dotato di tecnologia Bluetooth per lo
streaming wireless.
Perché l’abbiamo scelto: estetica curata e minimale, prezzo contenuto, prestazioni di targa interessanti.
Yamaha YSP 1400
Prezzo di listino: 419 euro
link al produttore
Perché l’abbiamo scelto: è un modello versatile, completo, un home theater
“tutto in uno” con dimensioni ultracompatte. È una buona idea per chi ha appena cambiato il TV, vorrebbe corredarlo
con una sorgente e un impianto audio
all’altezza, ma non ha lo spazio per un
impianto a componenti separati.
Panasonic SC-HTE80
Prezzo di listino: 299,99 euro
link al produttore

Sistema audio da 2.1 canali con 120
W RMS di potenza totale e doppio subwoofer integrato con Aero
Stream Port, DSP integrato con 6
modalità ed equalizzazioneda. Do-
torna al sommario
È una docking di design, poichè include il tavolino costruito in legno.
È compatibile iPod/iPhone, offre
una potenza totale di 60W (2x30W)
e tecnologie quali SRS StudioSound
HD, SRS TruVolume, un ingresso
ottico, uno coassiale e il telecomando per il controllo.
Perché l’abbiamo scelto: è una soluzione senz’altro particolare, incentrata
sul design. Come regalo, tra l’altro neanche carissimo, non passa inosservato.
B&W Zeppelin Air
80 Watt di potenza totale, con doppio supporto per dispositivi iOS
(iPad inclusi) e Android. Compatibile con tecnologie AirPlay, NFC e
Bluetooth. Possibilità di controllo
tramite app LG Bluetooth Remote.
Tecnologia di illuminazione soffusa Mood Lighting.
Perché l’abbiamo scelto: versatile,
può ospitare un telefono e un tablet contemporaneamente, compatibile con diverse tecnologie wireless. Trattandosi di
un prodotto “particolare”, il prezzo non
spaventa.
Bose SoundDock
serie III
Prezzo di listino: 259,95 euro
link al produttore
Prezzo di listino: 599 euro
link al produttore
Supporta bluetooth ed è completamente controllabile via app. Offre
tecnologia Digital Sound Projector
per la creazione di un ambiente sonoro surround, con doppio
subwoofer integrato e array da 8
speaker da 2.8 cm. Compatibile
con i più comuni formati surround,
tra cui Dolby Digital e DTS.
Perché l’abbiamo scelto: l’abbiamo
provato recentemente e possiamo confermare che si tratta di un proiettore sonoro abbordabile e di buona qualità, con il
noto Cinema DSP Yamaha. È un regalo
Diffusore di design per iPod/iPhone con connettore Lightning, dotato di tecnologia AirPlay Apple
per lo streaming senza fili e app di
controllo. Convertitori DAC a 24 bit
e doppio condotto Flowport. Disponibile anche con connettore 30 pin.
Una docking station classica, ma
impreziosita da piacevoli colorazioni, giovani e dinamiche. Compatibile con dispositivi Apple dotati
di connettore Lightning, dispone di
telecomando, funzione di ricarica,
ingresso Aux e telecomando per il
controllo a distanza.
Perché l’abbiamo scelto: una
docking “classica”, dal look curato e con
elaborazione del segnale Bose.

Prezzo di listino: 817,49 euro
link al produttore
estratto da dday.it
n.81 / 16 DICEMBRE 2013
TEST Abbandonare schiuma e lametta si può; trova il modello più adatto tra quelli testati per una rasatura perfetta
Che rasoio comprare? A confronto i più Hi-Tech
Abbiamo messo a confronto i rasoi di Braun, Panasonic e Philips con le tecnologie più interessanti
I
Le modalità del test
Per ognuno dei modelli abbiamo testato un taglio
quotidiano e uno con un intervallo di due giorni,
per meglio verificare la qualità della rasatura in
condizioni diverse. Il taglio basette ha completato il quadro. Tutti e tre i rasoi, grazie alla batteria
ricaricabile, possono essere usati su pelle bagnata
e puliti con acqua, funzione utili per chi di solito si
rade manualmente. Una curiosità: nessuno dei tre
modelli in prova è “made in China”; il Panasonic
viene dal Giappone, Braun dalla Germania e Philips
dall’Olanda. Evidentemente i numeri di produzione
sono relativamente limitati e rendono più conveniente la realizzazione nella casa madre nonostante
i salari più elevati della manodopera.
Braun: ma che freddo fa!
Il Braun TC4S fa parte della nuova serie Cooltec,
caratterizzata dal tasto che raffredda le testine per
offrire maggiore comfort di rasatura. Si tratta di una
tecnologia con un elemento elettro-ceramico: in
Il Panasonic ES-LF51 sfrutta quattro lame ultrasottili su una testina ampiamente snodabile, il motorino super veloce permette alle lame di tagliare più
volte i peli con poche passate; un blocco meccanico
calore. Con poche passate il risultato è molto buono,
ma bisogna insistere sul bordo del mento. Piacevole
la silenziosità del motore. Ingombrante il supporto
snodabile per la ricarica, scomodo da trasportare
in caso di lunghi viaggi. L’indicazione della carica
residua non è precisa, con dei semplici segmenti
luminosi.
Addio schiuma e lametta? Si può
fare
permette di evitare azionamenti indesiderati, magari durante un viaggio. Molto chiara l’indicazione
della carica residua; si può usare anche con la schiuma. L’impugnatura è compatta ed ergonomica, con
il blocco testine separato più massiccio del test ma
ampiamente orientabile. La custodia in dotazione è
elegante e compatta, però non può contenere il carica batteria per i viaggi più lunghi. Fastidioso il rumore durante l’utilizzo, una specie di ronzio acuto.
Il passaggio delle lame sul viso è molto efficace sulle
guance, mentre sull’angolo del mento e sul collo servono molti più passaggi per eliminare la barba. Non
c’è sensazione di calore e la pelle non arrossisce.
L’autonomia dichiarata è piuttosto ottimistica.
Philips RQ1250 è il modello più economico della
torna al sommario
gamma top SensoTouch3D, cioè con le testine in
grado di muoversi su tre assi per assicurare una rasatura regolare anche nei punti più difficili. Il blocco
testine è inserito su di un singolo perno e anche le
singole testine possono muoversi liberamente per
meglio affrontare le curve del viso. È utilizzabile anche con la schiuma da barba. La forma ergonomica
permette una comoda impugnatura durante l’uso.
Le tre testine rotanti sono molto flessibili e permettono di passare facilmente anche sul mento e sulla
zona sopra le labbra. La rasatura è molto efficace,
sia con barba di un giorno, sia di due giorni; la pelle
non si irrita e non ci sono sensazioni di strappo o di
Panasonic: motore turbo, ma che
rumore
Philips: lame rotanti per sconfiggere la barba


l rasoio elettrico potrebbe sembrare l’oggetto
meno tecnologico in circolazione, non si collega
in rete e non ha app dedicate, ma le ultime novità
in materia ci dicono che invece lo sviluppo delle tecniche per eliminare quotidianamente la barba non
mancano. Nel settore, infatti, si segnalano nuovi
motori più potenti, sistemi di rasatura con lame che
seguono i contorni del viso, perfino il raffreddamento delle lame per non irritare la pelle. Così dday.it ha
messo a confronto i tre modelli più rappresentativi
delle ultime tendenze di mercato: Braun TC4S (180
euro) con il tasto raffreddante, Panasonic ES-LF51
(200 euro) con un motorino lineare da 14.000 giri
e Philips RQ1250 (220 euro) con sistema 3D delle
testine per seguire tutti i punti più difficili del viso
senza perdere efficacia. Tutte caratteristiche utili
per convincere a provare nuove strade anche chi
non ha mai usato altro che la lametta.
pratica una lamina di alluminio inserita vicino alle
testine e a contatto con la pelle che si raffredda in
pochi secondi di circa 20° rispetto alla temperatura
ambiente, permettendo un contatto meno irritante
delle lame con la pelle. Ideale nei mesi caldi, forse
meno per l’inverno. È più pesante dei concorrenti
ma la basetta di ricarica è compatta e sta nella custodia da viaggio (molto economica). La rasatura è silenziosa e piuttosto efficace sia con barba di un giorno, sia di due giorni, ma necessita sempre di molti
passaggi in zona mento prima di ottenere un buon
risultato; il blocco lame è compatto e permette di
muoversi bene anche sotto al naso. Il tasto raffreddante funziona, la sensazione è gradevole in periodi
caldi ma la funzione non ci è parsa indispensabile
dato che la pelle non viene irritata più di tanto. Poco
chiara l’indicazione dell’autonomia residua.

di Roberto FAGGIANO
Per gli scettici affezionati alla lametta possiamo
affermare che ormai un rasoio elettrico è in grado
di raggiungere molto da vicino se non eguagliare
le prestazioni della rasatura manuale; ma forse a
molti piace, più che la pelle perfettamente liscia, il
rito della schiuma e dell’acqua calda per incominciare bene la giornata. In tema di autonomia tutti
i modelli hanno rispettato i tempi dichiarati, ma si
trattava di esemplari nuovi di fabbrica che alla lunga
potrebbero perdere efficacia. Leggendo tra le righe
avrete capito che il rasoio che si comporta meglio è
il Philips, che però è anche il più caro. Non male anche il Panasonic dall’impugnatura ergonomica e con
l’indicazione di carica più chiara, però il rumore del
motorino è davvero fastidioso. Il Braun si pone più
o meno sullo stesso livello e la trovata delle testine
ghiacciate può essere molto utile per chi ha la pelle
sensibile, inoltre è il più economico sulla carta ma in
compenso è molto pesante rispetto ai concorrenti.
estratto da dday.it
n.81 / 16 dicembre 2013
smarthome È l’ora degli elettrodomestici, rigorosamente dall’anima hi-tech: vediamo alcune proposte interessanti
Regali di Natale 2.0 per una casa tecnologica
Dai rasoi con guida laser, ai sensori per le piante, ai robot aspirapolvere: tutto purché sia hi-tech
Robot per le pulizie
Samsung NaviBot S
Pop-out VR10F71UCBc
Prezzo di listino: nd
link al produttore
iRobot Roomba 775
Prezzo di listino: 599 euro
link al produttore
Roomba 775 è un robot aspirapolvere con sistema di sensori Dirt
Detect di seconda generazione e
tecnologia iAdapt che decide tempi
e modalità di pulizia a seconda della superficie da trattare. È dotato di
sistema a doppia spazzola centrale
e di tecnologia di aspirazione AeroVac2 per la gestione delle polveri
sottili e anche dei residui più consistenti.
Perché l’abbiamo scelto: i robot
aspirapolvere non costano poco di per
sè, ma questo Roomba ci pare avere buone caratteristiche a livello tecnico e di
funzionalità, per un prezzo accessibile.
La caratteristica che lo distingue
da molte altre proposte sono le
spazzole Pop-Out, che fuoriescono
automaticamente dal robot quando
è in prossimità di angoli e ostacoli,
per permettere una pulizia più approfondita. Il NaviBot è dotato di
sistema di navigazione Visionary
Mapping Plus, display LED, calcolo del percorso di pulizia ed è alto 8
cm per potersi “infilare” sotto letti
e divani. Lo si può trovare a circa
450 euro.
Perché l’abbiamo scelto: esteticamente molto bello, è dotato di tecnologie avanzate come il Visionary
Mapping Plus, che evita al robot di passare più volte sulle medesime aree già
pulite, risparmiando tempo e carica.
LG HomeBot Square
VR62701
Prezzo di listino: 499 euro
link al produttore
controlla via tablet, ma che era solo un prototipo. Ciò nonostante, è indubbio che l’alta
tecnologia e il mondo del “bianco” vivano
sempre più a braccetto: lo dimostrano gli
infiniti elettrodomestici “Smart” esistenti.
Vediamo alcune proposte interessanti; magari riusciamo a darvi qualche spunto per lo
shopping di fine anno.
difficile accesso. Ha due telecamere:
una mappa il soffitto, l’altra il pavimento, insieme vogliono rendere
ancor più “smart” (in tutti i sensi) il
robot. Sono disponibili 7 diversi metodi di pulizia e sensori ad ultrasuoni
per evitare gli ostacoli e gli urti.
Perché l’abbiamo scelto: un prodotto senza dubbio interessante, anch’egli
concentrato di tecnologia al servizio delle
pulizie di casa. Interessante la doppia telecamera e la possibilità di programmare
le pulizie.
Illuminazione Smart
LED e basso consumo sono le tendenze degli ultimi anni in fatto di
illuminazione: in particolare, le
lampade LED vogliono assicurare
un ciclo di vita estremamente più
esteso rispetto a quelle tradizionali
a incandescenza e con consumi ridotti. Ma è difficile pensare a Natale
come un’ottima occasione per regalare una lampadina, allora ci concentiamo si qualcosa di più evoluto,
come il sistema Hue di Philips o i
Living Colors, anch’essi della medesima azienda.
Philips Living
Colours Iris
trasparente
Prezzo di listino: 100 euro
link al produttore
torna al sommario
lips ha in gamma da molto tempo e
di cui propone continue variazioni.
Questa lampada Living Colours Iris
Trasparente offre possibilità di scelta
tra 16 milioni di colori, con intensità
di colore e luminosità regolabili; offre
un’intensità luminosa di circa 210 lumen ed è dotata di telecomando.
Perché l’abbiamo scelto: è capace di
ravvivare un ambiente, di dargli un tocco
di colore senza essere per forza aggressivo.
Come regalo, è abbastanza abbordabile.
Philips Hue
Starter Kit
Prezzo di listino: 200 euro
link al produttore
Comprende tre lampadine Hue LED
di Philips, il bridge, l’alimentatore e
il cavo LAN per connettere il bridge
al router. Il sistema, completamente
wireless, permette di controllare le
lampadine Hue tramite dispositivo
iOS: è così possibile, col telefono,
accendere e spegnere le luci e anche
cambiarne il colore in tempo reale.
Secondo le indicazioni del produttore, le lampadine Hue offrono un risparmio energetico dell’80% rispetto
a quelle tradizionali e 600 lumen di
luminosità. Per ampliare il kit basta
poi comprare altre lampadine.
Perché l’abbiamo scelto: è un’icona
dell’illuminazione 2.0, del mondo Smart
applicato a una necessità di ognuno di noi.
Il bello è che non solo di gestiscono via telefono, ma consumano anche molto meno
delle tradizionali.
LG lo propone come “il migliore negli angoli”; il robot è dotato di doppia
telecamera e ha forma quadrata con
angoli smussati, proprio per arrivare
meglio negli angoli e nei punti di più
Un prodotto interessante, che Phi-


Stanno conquistando il mondo e
sono una delle manifestazioni più
chiare di alta tecnologia al servizio
della gestione domestica. Sono circolari (più o meno), automatizzati,
si muovono da soli, non cadono dalle scale, mappano la stanza e agiscono in totale indipendenza. Gli aspirapolvere robot sono i più diffusi,
ma ci sono anche quelli che lavano,
per chi vuole davvero tutto in uno.
natalizio (anche se ci sarebbe da sbizzarrirsi
sul versante tecnologico), o a una lavatrice
che si controlla via app; meglio concentrarsi
sui piccoli elettrodomestici ed escludere tutti i vari prototipi e idee geniali che si vedono
in fiera, ma che non arrivano sugli scaffali,
come ad esempio, la macchina per caffè Saeco Gran Baristo Avanti vista all’IFA, che si
segue a pagina 35 

È
piuttosto complesso realizzare una rassegna di potenziali regali di Natale legati al mondo degli elettrodomestici. Non
perché ce ne siano pochi, ma perché da un
lato si deve trattare di un prodotto dal forte
connotato hi-tech, dall’altro deve essere anche un regalo concretamente realizzabile. È
difficile pensare a un frigorifero come regalo
estratto da dday.it
n.58 / 12 novembre 2012
Regali di Natale 2.0
segue Da pagina 34 
Il robot da cucina
Impastare, tritare, frullare e anche
cuocere. I robot da cucina delle ultime
generazioni hanno come obiettivo la
massima versatilità, che si traduce in
un notevole risparmio di tempo. Le
proposte più complete non sono molte: il mercato di alta gamma è conteso
tra Kenwood e KitchenAid.
Kitchenaid Artisan
DA 4,8 L 5KSM150PS
Prezzo di listino: 619 euro
link al produttore
È una macchina “tutto in uno” per
definizione: impasta con movimento
planetario e poi cuoce anche a induzione. Ha in dotazione diversi utensili
dedicati specificamente alla cottura e
si avvale di un motore da 1500 W per
le lavorazioni a freddo e da 1100 Watt
quando usato in cottura. Realizzato
in acciaio pressofuso, con ciotola e
utensili in acciaio Inox, pesa 13,6 kg.
Perché l’abbiamo scelto: permette di
fare di tutto con relativa semplicità, nonostante il prezzo non sia dei più abbordabili. Un regalo sicuramente gradito per
chi ha bisogno di un aiutante in cucina.
so a includere fino a 4 videocamere
e ha funzione di zoom e panoramica,
oltre (ovviamente) al monitoraggio
dell’audio.
Perché l’abbiamo scelto: non costa
poco, ma è sicuramente un sistema di monitoraggio completo. La possibilità di espansione a più telecamere è un plus non indifferente: i gemelli ringraziano.
Philips Beard
Trimmer 9000
Prezzo di listino: 111,99 euro
link al produttore
Cura della persona

Interamente realizzato in metallo, con
design arrotondato e motore a presa
diretta, Artisan ha una velocità di rotazione da 58 a 220 rpm e una ciotola
da 4,8 litri. Oltre a impastare, se dotato dei giusti accessori, può macinare
la carne, preparare, stendere e tagliare
la pasta e altro ancora.
Perché l’abbiamo scelto: prezzo abbordabile (ma non cuoce) e basato su un’ottima
tradizione. Chi l’ha provato lamenta solo la
scarsa presenza di accessori in dotazione.
Su questo si potrebbe scrivere un
trattato, perchè se si considera la
cura della persona in senso lato, un
po’ come “wellness”, non esiste un
elettrodomestico che non sia anche,
almeno timidamente, hi-tech. Ma
qualcuno lo è in particolare: pensiamo ai contapassi, ai braccialetti
per il fitness, ma senza dimenticare
qualche soluzione più tradizionale,
come i rasoi e. in un mondo in cui
la sicurezza non è mai troppa, anche
qualche baby monitor.
Philips Baby
Monitor con video
digitale
È il primo trimmer al mondo dotato
di guida laser, per regolare la barba
in modo estremamente preciso, ha
un’autonomia di 60 minuti, un rifinitore a doppio rasoio (32 e 15 mm)
e una rotellina di precisione per
l’impostazione della lunghezza.
Accessori per la casa
Lasciando perdere per un attimo
cucina e alimenti, passiamo ad altri
aspetti dalla gestione domestica, sicuramente meno importanti ma non
per questo non utili: ci sono i telefoni cordless che diventano smartphone, dei ventilatori che sembrano
tutto tranne che ventilatori, stazioni
meteo che rilevano e valutano l’inquinamento e che diventano cornici
digitali. Ce n’è davvero per tutti i gusti. Di seguito alcune possibilità:
Parrot
Flower Power
Prezzo di listino: 49 euro
link al produttore
Jawbone Up
Prezzo di listino: 129,99 euro
link al produttore
Kenwood
cooking Chef KM084
Serve per controllare i bambini a distanza e verificare se hanno bisogno
di qualcosa mentre sono nella loro
cameretta. I prodotti più diffusi di
questo genere sono semplicemente
dei microfoni, qui invece abbiamo
proprio una videocamera. Ha una
portata di 150 metri, può essere este-
Perché l’abbiamo scelto: un prodotto
molto particolare, interessante e hi-tech.
Il prezzo non è dei più bassi.
Perché l’abbiamo scelto: non sappiamo quanto la guida laser possa essere
utile all’atto pratico, ma l’idea è senz’altro
interessante e lo rende un’icona della rasatura hi-tech.
Prezzo di listino: 181 euro
link al produttore
Prezzo di listino: 1.149 euro
link al produttore
legato all’attività fisica.
Un accessorio hi-tech che adotta un
approccio “olistico” allo stile di vita
delle persone: ovvero anzichè valutare uno specifico aspetto del nostro
stato di forma, considera la persona
nel suo complesso. Misura il riposo notturno, l’attività fisica e valuta
l’alimentazione, va indossato sempre
e, tramite l’apposita app, considera
anche l’umore, è una sveglia intelligente, avvisa quando è il caso di fare
movimento e così via. In pratica è un
personal trainer al polso, e non solo
Ecco un prodotto davvero curioso,
un regalo perfetto per l’amico/a
col pollice verde (e possessore di
smartphone). Parrot Flower Power
è un sensore che valuta la salute
delle piante e dialoga direttamente
con l’app presente nel telefono: ha
quattro sensori che rilevano intensità della luce, temperatura ambientale, umidità del terreno e fertilizzante. L’app, che si interfaccia
con un database di 6.000 piante, è
in grado di proporre interventi tali
da migliorare la loro salute, indicando il fabbisogno di acqua, luce,
calore e fertilizzante. Il sensore è
basato su tecnologia Bluetooth low
energy, è resistente all’acqua e alle
alte temperature (fino a 55°).
Perché l’abbiamo scelto: Flower
Power è particolarissimo e l’effetto sorpresa è assicurato. Non costa
neanche tanto.
segue a pagina 36 

Regali di Natale 2.0 per una casa tecnologica
estratto da dday.it
n.81 / 16 dicembre 2013
Regali di Natale 2.0
Regali di Natale 2.0 per una casa tecnologica
segue Da pagina 35 
Prezzo di listino: 449 euro
link al produttore
Perché l’abbiamo scelto: una chiara
manifestazione di alta tecnologia in un
settore apparentemente immobile come
quello dei ventilatori. Prezzo elevato.
Prezzo di listino: 129,99 euro
link al produttore
KX-
Prezzo di listino: 199.99 euro
link al produttore
Prezzo di listino: 169 euro
link al produttore
Ha la caratteristica chiave di tracciare non solo i classici parametri
meteo (temperatura e umidità),
ma anche i principali inquinanti: il
PM10 (polveri sottili) e il diossido
d’azoto per l’ambiente esterno, e
l’anidride carbonica per gli ambienti interni. Inoltre, tiene traccia di
tutto lo storico, anche quando l’app
di controllo è chiusa.
Perché l’abbiamo scelto: va ben oltre
alle classiche stazioni meteo, fornendo
dati importanti sulla qualità dell’aria
che respiriamo. L’app è ben realizzata e
ricca di funzioni.
Una stazione meteo dotata di una
cornice digitale per il controllo e la
gestione del sensore meteo. Quest’ultima permette anche la visualizzazione delle immagini digitali
qualora non sia impegnata con la
sua funzione principale: è infatti
dotata di ingresso USB e microSD.
Come stazione meteo, offre indicazioni di temperatura e umidità sia
interne che esterne e le previsioni
sulle sueccessive 12 ore.
Perché l’abbiamo scelto: due cose
in una, è una stazione meteo ma anche
cornice digitale, per un prezzo accessibile.
È un telefono cordless Panasonic
collegato alla linea telefonica fissa ma che, una volta portato fuori
casa, attiva la SIM, la connettività 3G e diventa uno smartphone
Android a tutti gli effetti e con tutte le funzionalità. La base ha la segreteria telefonica incorporata, e a
casa è possibile scegliere se chiamare tramite linea fissa o mobile,
ovviamente con lo stesso telefono.
Perché l’abbiamo scelto: sicuramente versatile, è un terminale
“Dual” ma con gestione di linea mobile
e fissa insieme, anzichè di una doppia
SIM.
PEOPLE & MARket Ogni giorno vengono visitati 563 milioni di profili che sono in grado di generare 10 milioni di incontri
Italiani i più attivi su Badoo: record per Roma e Genova
Il social network di incontri sta raggiungendo i 200 milioni di utenti; gli italiani partecipano molto
di Emanuele VILLA
n occasione del traguardo dei 200
milioni di utenti iscritti, Badoo ha
diffuso alcune statistiche curiose.
Per chi non lo sapesse, Badoo è uno
I


Apparentemente potrebbe sembrare tutto ma non un ventilatore, in
realtà non solo lo è, ma è anche uno
dei modelli più efficienti in commercio. È basato sulla tecnologia
Air Multiplier di Dyson, che amplifica l’aria circostante fino a 15 volte
e la “reindirizza” frontalmente; non
ha nessuna pala, è silenzioso e ha
un telecomando per il controllo remoto.
Stazione Meteo
NetAtmo Urban
Weather Station
Telefono fisso
e cellulare
Panasonic
PRX150JT
torna al sommario
dei siti più quotati per la conoscenza
e il dating online, è un sito basato su
un’impostazione gratuita e su molte
feature pensate appositamente per
mettere in contatto persone che (ancora) non si conoscono. Il risultato
raggiunto è senza dubbio ottimo,
poiché la stessa azienda comunica
che: “Se volessimo rappresentare
su una cartina geografica, il regno
di Badoo avrebbe una popolazione
superiore a Italia, Francia e Regno
Unito messi insieme”.
Ma la cosa che ci ha incuriosito sono i
numeri e le note più simpatiche sugli
utenti del social netrwork: Badoo comunica che sono 563 milioni i profili
visitati ogni giorno e sono in grado
di generare circa 10 milioni di incontri e 135 milioni di messaggi; quando
parliamo di traffico da smartphone,
gli italiani sono assolutamente i più
attivi d’Europa, e all’interno del
nostro paese, la città più “social” è
senza dubbio Roma, ma i genovesi
si distinguono per essere il maggior numero di
utilizzatori da mobile
(+18% rispetto alla media italiana) e per essere
particolarmente esigenti. La città più incline ai
flirt, invece è Bari, con
una percentuale che supera del 16% la media
nazionale, mentre agli
antipodi si classifica Verona. Infine,
segnaliamo (certi di suscitare l’interesse di qualcuno) che il Paese dove
le donne sono maggiormente inclini
a flirtare online è la Norvegia, con
addirittura un +234% della media
degli altri stati.

Ventilatore dyson
AM02 Mini Tower
Oregon Scientific
Stazione Meteo con
cornice da 8’’
La lavatrice intelligente
Un concentrato di tecnologia
mai visto prima.
Classe energetica
A+++ -40%
Con un consumo energetico
annuo di 118 kWh, Intelius
è la lavatrice con la maggiore
efficienza energetica sul
mercato (giugno 2012 – GfK).
Haier
Smart Technologies
Smart Drive Motor®
Motore Inverter innestato al
cestello della lavatrice per
un’ incredibile riduzione delle
vibrazioni e della rumorosità.
Smart Dosing
Grazie al serbatoio per
detersivo e ammorbidente,
Intelius ne dosa
automaticamente la
giusta quantità e il risparmio
è assicurato!
Smart Detecting®
Un sistema intelligente di
rilevamento della durezza
dell’acqua si associa a
Smart Dosing per avere
un perfetto ciclo di lavaggio.
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Due spray intelligenti
lavano fibre e pelucchi lasciati
sulla guarnizione dopo
ogni ciclo di lavaggio.
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www.haier.it
estratto da dday.it
n.81 / 16 DICEMBRE 2013
tEST Dopo la preview di qualche mese fa, torniamo ad occuparci dei phablet Samsung per una prova completa
Samsung Note 3, l’icona dei Phablet ritorna
Il form factor del Samsung Galaxy Note 3 non è per tutti, ma le prestazioni sono davvero eccellenti
di Emanuele VILLA
Difficile non conoscere il Samsung Galaxy Note, il
dispositivo con cui Samsung ha inaugurato qualche anno fa la categoria dei Phablet, ovvero quella
curiosa “via di mezzo” tra smartphone e tablet che
può telefonare e ha un pennino (da cui il nome
Note) attivo per prendere appunti e fungere da
block notes di alta tecnologia. Il concetto, il target
e la finalità di Galaxy Note 3 sono gli stessi delle precedenti edizioni: con questo terzo modello,
Samsung non ha voluto proporre nulla di realmente innovativo ma un aggiornamento importante sotto il profilo della dotazione hardware, di
modo tale da renderlo un terminale top di gamma
a tutti gli effetti.
Phablet, che senso ha?

Più avanti parleremo senz’altro delle caratteristiche tecniche (che peraltro sono note da mesi), ma
partiamo subito con un giudizio sull’utilizzo per
più di 10 giorni: il telefono è enorme, si fa fatica
a passare da un iPhone a un Note, all’inizio sembra che non ci stia in tasca e si telefona in modo
goffo e innaturale; in realtà, ci si abitua presto e
si comprende facilmente il perchè del successo
della categoria: nonostante i 5,7’’ di diagonale, che
peraltro non hanno inciso sul form factor rispetto
alla generazione passata (in pratica, Samsung ha
ridotto la cornice e aumentato la dimensione del
display), dopo qualche giorno l’idea di andare in
giro con uno smartphone over-sized non pesa più
di tanto, anzi si apprezza la leggibilità del testo durante la navigazione web e la lettura delle email,
la quantità di dettaglio degli ultimi giochi e dei video ad alta definizione, dettagli che su schermi più
piccoli faticano non poco a emergere. Certo, resta
una categoria per pochi: se l’uso dello smarphone
è limitato alle operazioni di base e si vuole un apparecchio comodo da portare in giro, il Note non
è l’apparecchio per voi. Inoltre, qui bisogna essere
veramente convinti, visto che 729 euro di listino
non sono da tutti.
torna al sommario


Un Galaxy S4 over-sized?
Ovviamente Samsung ci tiene a differenziare
nettamente le due serie, ma ciò che impediscre a
Galaxy Note 3 di essere considerato un Galaxy S4
gigante è sostanzialmente il pennino, una caratteristica peculiare della linea Note fino agli albori.
Tra l’altro, dal punto di vista estetico e di design,
questo Note 3 ricorda da vicino il primo modello,
con linee decisamente più squadrate rispetto al
Note 2, mentre la cover posteriore in simil-pelle
(ma è plastica, con tanto di finte cuciture) è una
novità dell’ultima edizione. Il look è discreto, ma
nulla di paragonabile a un terminale in alluminio o, comunque, a uno più pregiato per quanto
concerne la scelta dei materiali. Ecco, questo continua ad essere un limite del Note e, in generale,
dei terminali Samsung di alta gamma: nonostante
dati tecnici eccellenti e una buona sensazione di
solidità, il senso di realizzazione cheap continua
ad esserci, e da un terminale
da 729 euro è lecito chiedere
di più. Probabilmente (se i rumor attuali si riveleranno fondati) risolveremo il problema
con Galaxy S5.
Design standard, quindi: il
telefono è decisamente sottile, leggero ma anche robusto. I primi giorni di utilizzo,
visto lo spessore limitato, si
aveva l’impressione che fosse un telefono molto
delicato, ma in realtà non ci sono stati problemi
sotto questo profilo. Non è subacqueo nè rugged,
ma la solidità non si discute. Il display è uno dei
fiori all’occhiello di questo apparecchio, e l’abbiamo testato in modo approfondito: è un Super
AMOLED Full HD da 5,7’’, con un angolo visuale
molto esteso e che, anche agli estremi, mantiene
una brillantezza cromatica non indifferente. Nero
decisamente profondo e ottima luminosità per
l’utilizzo outdoor: se volessimo trovare un difetto
potremmo dire che i colori sono persino troppo
carichi e brillanti, il che non dà alcun fastidio nella
routine quotidiana ma può mostrare qualche sfumatura poco natuale durante la visione dei video.
In ogni caso, un ottimo display anche sotto il profilo della definizione: il Full HD rende meravigliosamente su display grandi, e questo (non volendo
sforare nella categoria dei tablet) lo è senz’altro.
Decisamente carina, però, la possibilità di variare
l’impostazione del gamma, saturazione e nitidezza a seconda del preset scelto, tra cui Dinamico,
Standard, Foto professionale e Filmato; esiste
anche la possibilità di assegnare una regolazione
automatica a seconda dell’app che si usa, impostazione che però funziona solo con app Samsung. La
sensibilità al touch è ottima, e tra l’altro può essere aumentata da menu per utilizzare il dispositivo
anche con guanti non capacitivi: provato, funziona
segue a pagina 39 
estratto da dday.it
n.81 / 16 DICEMBRE 2013
tEST
Smartphone Samsung Galaxy Note 3
segue Da pagina 38 

torna al sommario
gi) funziona solo con l’applicativo E-mail, ed Air
Browse con Galleria (per le foto) e Musica (per
scorrere i brani). L’abbiamo usata soprattutto per
le Info Rapide: in pratica quando il display è spento, è sufficiente passare la mano sopra la camera
per accendere il telefono e visualizzare una schermata riassuntiva con indizione d’ora, messaggi ricevuti, batteria rimanente, telefonate perse e altre
notifiche importanti. Gli altri applicativi di terze
parti non sono supportati. In ogni caso, volendo
considerare la quantità di app, non c’è davvero di
che lamentarsi.
Dieci giorni con Note 3
la potenza non si discute
Come anticipato, ci siamo abituati alla svelta alle
dimensioni over-size del Note 3, ma questo non
significa che sia un telefono per tutti: inserirlo, e
soprattutto estrarlo dalla tasca non è un’operazione delle più semplici, l’ingombro è notevole anche
se “stemperato” da una leggerezza altrettanto pronunciata. A livello tecnico, il telefono è chiaramente un top di gamma: tra i 3 GB di RAM, lo snapdragon 800 a 2.3 GHz con GPU Adreno 330, i 32 GB
di memoria di storage espandibili a 64 con micro
SD, l’LTE, il display Full HD Super AMOLED e la
possibilità di riprendere in 4K, Note 3 è sostanzialmente il massimo che si possa chiedere allo stato
attuale. Ecco perchè tutti i benchmark che abbiamo provato (AnTuTu, Vellamo, Quadrant Standard) hanno sempre restituito risultati brillanti:
curiosamente si nota qualche differenza (marginale) rispetto alle performance preregistrate di
Note 3, ma ciò è giustificabile considerando che di
questo telefono ne esistono almeno 2 variati, una
delle quali con Exynos 5 Octa a 1.9 GHz, mentre la
nostra (LTE) è dotata di Snapdragon 800.
Giusto per dovere di cronaca, ma non c’erano dubbi in merito, diciamo che la fluidità dell’interfaccia è ottima in ogni circostanza e che il telefono è
sempre molto reattivo anche in condizioni di multitasking “avanzato”. Sotto questo profilo, segnaliamo una funzionalità interessante: considerando
le dimensioni dello schermo, l’utilizzo di più app
in finestra può avere senso, soprattutto in congiunzione con l’uso della penna. Note 3 permette,
tramite le Funzioni penna, di disegnare sul display
un’area entro cui posizionare la finestra di un’app:
in questo modo sullo schermo possono coesiste-
re più applicazioni, tutte funzionanti contemporaneamente. Questo non è possibile con tutte le
app ma con una selezione operata da Samsung: in
particolare, è possibile usare in finestra YouTube,
Calcolatrice, Telefono, Rubrica, ChatOn, Hangout,
Internet e Whatsapp (previo scaricamento). Il bello è che, oltre a questo, si può sempre attivare il
block notes, trovandosi così in una situazione non
dissimile da quella del tipico desktop di Windows,
con tante finestre aperte. A livello pratico, la cosa
ha scarso rilievo (difficile che qualcuno si metta
a vedere un video di YouTube in una finestrella,
o sempre in finestra fare una videochiamata con
Google Hangout) ma dà un’idea della potenza di
calcolo del terminale: con YouTube aperto e funzionante e una conversazione Hangout in corso, è
anche possibile scrivere una nota col pennino senza subire alcun genere di rallentamento.
Ottima la riproduzione di video, che permette più
che altro di valutare positivamente il display: buon
dettaglio sulle basse luci e contrasti molto marcati, solo i colori un po’ troppo saturi, come si è già
detto. Ma la cosa in assoluto più interessante sono
i giochi, per almeno tre motivi: la risoluzione, la
qualità del display e la potenza del sistema. Abbiamo subito scaricato Fifa 14 e il risultato è davvero
appagante: il framerate è molto elevato in ogni
circostanza, nonostante un ottimo livello di dettaglio, ma colpisce soprattutto la resa dei particolari
in campo lungo, dove i giocatori, lungi dall’essere
puri e semplici “pixel” in lontananza, mostrano
animazioni realistiche e sufficientemente naturali.
Per chi non è abituato a giocare, o lo è ma con un
display più piccolo e meno definito, è una piacevolissima sorpresa.
Pennino, il vero plus
Il giudizio sulla “potenza” era sostanzialmente
scontato, nel senso che Note 3 offre una dotazione
hardware allo stato dell’arte e le prestazioni non
possono che essere eccellenti. Ma ciò che distingue Note dagli altri terminali di alta gamma non
sono solo le dimensioni dello schermo ma anche il
pennino, la S Pen. Rispetto al modello precedente
è simmetrica, il che significa che può essere inserita in entrambi i versi, ma ci sono anche nuove
funzionalità, tra cui Air Command.
Questa funzione è accessibile premendo il tasto
segue a pagina 40 


e in inverno è un plus interessante.
E poi c’è il discorso TouchWiz e delle infinite funzionalità e personalizzazioni Samsung: Galaxy
Note 3 è basato su Android 4.3 Jelly Bean e “mescola”, nel medesimo ambiente, la tradizionale
piattaforma Google con quella Samsung. Questo,
è un tratto distintivo della serie Galaxy, non lo
consideriamo un aspetto particolarmente positivo
poichè può creare un po’ di confusione nell’utente
alla prime armi: molte funzioni sono “duplicate”,
pensiamo anche solo alla coesistenza del Play Store e di Samsung Apps, ma anche al doppio browser (Internet e Google Chrome), Google Play Music e Music Hub di Samsung (che ora non è più
un’app a sè ma un’area del Samsung Hub), Play
Movies di Google con l’analogo servizio Samsung
e via dicendo. In pratica, qui c’è davvero di tutto:
come se S Voice, S Health, Samsung Link, Watch
On, S Translator, la Rivista personale (aggregatore di news da diverse fonti basato su Flipboard) e
affini non fossero sufficienti, Galaxy Note 3 viene
venduto con alcune app di terze parti: Dropbox,
Evernote, Trip Advisor, Flipboard e Sketchbook
for Galaxy, tutte racchiuse all’interno della cartella Galaxy Plus.
Come detto c’è tutta la suite Google, il Samsung
Hub (ora app singola ma sempre diviso nelle aree
Musica, Video, Libri, Giochi e Studio, che di fatto
vanno a replicare alcuni servizi Google) e poi applicazioni e funzionalità ad hoc come il rilevamento dei volti, Air Gesture per controllare il dispositivo (o meglio, app specifiche) con movimenti della
mano senza toccare il display, la modalità multifinestra che agevola il multitasking e si esalta su un
display di queste dimensioni e molto altro.
Air Gesture, come anticipato, permette di ottenere
informazioni o controllare specifiche app mediante gesture ma senza toccare il display: non è una
novità di Note 3, è una tecnologia interessante e
funziona discretamente bene, non fosse vincolata
a un numero ristretto di app specifiche; per dare
un’idea, Air Jump (scorrere corpo dei messag-
tEST
Smartphone Samsung Galaxy Note 3
segue Da pagina 39 
conoscimento del testo dipende da quanto è chiara e precisa la propria calligrafia. Possiamo dire,
comunque, che su questo c’è ancora da lavorare:
il riconoscimento è infallibile solo se si scrive in
modo molto preciso, ma appena si ha un po’ di
fretta (cosa che, nella pratica, capita nella stragrande maggioranza dei casi), il software inserisce
degli errori. Poi è parimenti vero che dipende da
una persona all’altra, ma nel nostro caso raramente il software ha riconosciuto numeri e parole nella
loro interezza.
Meno importanti, ma pur sempre presenti, sono le
funzionalità di Scrittura schermo, che cattura uno
screenshot del display e ci permette di prendervi
appunti al di sopra (per poi condividere il tutto),
l’Album dei ritagli e il già citato Funzioni penna,
che inserisce diverse app in finestra in altrettante
porzioni dello schermo, operando di fatto in multitasking.
Foto e video, c’è anche il 4K!
Pur non essendo un vero e proprio Camera-phone, Note 3 è pensato per difendersi bene anche
sotto il profilo fotografico: abbiamo una fotocamera principale da 13 megapixel con sensore
BSI su un ottica F2.2 e una fotocamera frontale
da 2 megapixel. L’app Fotocamera è ovviamente
incentrata sulla semplicità di utilizzo e sulle funzionalità automatiche: tra le modalità di scatto
troviamo infatti opzioni curiose tra cui Bellezza
Volto, Sport, Scatto panoramico, Panoramica,
Cancellino, Colore ricco, Golf, Dinamico, Scatto
migliore e molte altre.
Nella modalità Dinamica, Note 3 scatta una raffica di immagini e le propone all’utente, che sceglie
quali “fondere” per creare l’illusione del movimento. Passiamo ora alla qualità di scatto: l’app
fotocamera permette di intervenire su diversi parametri, tra cui la stabilizzazione digitale, svariate opzioni di condivisione, dimensioni della foto
(fino a 4128 x 3096 pixel), scatto multiplo, rilevamento volti, la misurazione dell’esposizione e la
compensazione, gli ISO da
100 a 800, con opzione automatica, il bilanciamento
del bianco, timer per l’autoscatto, controllo vocale,
flash e molto altro. Al di là
di alcuni “esperimenti” (di
cui sopra), abbiamo lasciato
il telefono con impostazioni
totalmente
automatiche,
poichè si tratta del tipico
profilo d’utilizzo. Per gli
scatti, tre condizioni: diurne soleggiate, diurne in un
Scatto dinamico - Tutto è fermo tranne la macchina blu che passa davanti pomeriggio uggioso e seraall’obiettivo. Con una sequenza analoga abbiamo usato l’effetto Cancellino, li/notturne. I risultati sono
in linea con un prodotto di
che scatta 5 immagini in sequenza e, una volta esaminate le differenze,
alto profilo che però non
cancella automaticamente gli elementi in movimento.


della penna anche senza toccare lo schermo (il
pennino deve essere comunque in prossimità del
display), apre una mezzaluna tramite cui accedere
a cinque funzionalità preimpostate: quella più utile è senza dubbio l’accesso al Memo Rapido, per
prendere appunti al volo senza dover consultare
elenchi di app ed entrare in menu; se si deve prendere un appunto, basta estrarre il pennino, premere il tasto e il gioco è fatto. Per rendere ancor più
semplici le cose, è possibile associare la funzionalità Memo Rapido alla rimozione del pennino dalla sua sede: in questo modo, tutte le volte che si
prende la penna in mano, il block notes si attiva
automaticamente. Avendo usato Note 3 per quasi
due settimane, questa è stata senza dubbio la funzione del pennino che abbiamo usato più frequentemente: la sensibilità al tratto e alla presssione è
buona, per scrivere bisogna premere leggermente
e non è sufficiente appoggiare il pennino, ma dopo
poco ci si abutua e la reattività al tratto non è oggetto di critica.
Interessanti anche le opzioni “tipografiche” permesse dal software S Note, che di fatto è la versione completa di Memo Rapido e che permette non
solo di scrivere, disegnare e correggere, ma anche
inserire elementi multimediali nelle note (immagini, video, illustrazioni, memo vocali), agire sul
tipo di penna, dimensione del tratto, trasparenza
e via dicendo: una volta completato l’appunto, è
possibile esportarlo in diversi modi, tra cui PDF, e
condividerlo all’istante. Il Memo Rapido, dal canto suo, ha una funzionalità interessante: riconosce
il testo e, tramite la funzione Collega all’azione, lo
utilizza con le app dello smartphone, in particolare col telefono, con l’email, gli sms e via dicendo.
In questo modo è possibile annotarsi rapidamente
un numero o un nome e inserirlo direttamente in
rubrica o chiamarlo: l’idea è senz’altro utile, il ri-
n.81 / 16 DICEMBRE 2013
torna al sommario
ambisce a vette eccezionali: se a “risoluzione
web” tutte le foto sono eccellenti in ogni parametro, l’ingrandimento al 100% mostra la tipica perdita di dettaglio nonostante i 13 milioni di punti,
più che tollerabile in condizioni di buona luminosità, nettamente più marcata quando si passa al
buio. Una situazione nella norma: molto positivo
il fatto che il telefono possa scattare e generare
risultati apprezzabili anche con pochissima luce,
ma parimenti indubbia la riduzione di dettaglio
alle dimensioni originali. Niente male il video,
che gode di meno opzioni rispetto agli scatti fotografici ma con la particolarità della ripresa a
4k non stabilizzata. Si tratta comunque di una
funzionalità più rivolta al futuro che non ad oggi,
considerando la limitata diffusione di display 4k
e l’enorme consumo di memoria di questi filmati
(considerate che il video qui sotto pesa 190 MB
per 31 secondi contro i 60 MB del Full HD (medesima durata): senz’altro la maggior parte degli
utenti riprenderà a 1080p, magari con l’efficiente
stabilizzazione integrata. Riportiamo di seguito
un esempio di filmato in movimento a 4k e in
condizioni di ripresa favorevoli. Giudizio positivo: si nota un piacevole senso di naturalezza, pur
con un po’ di compressione qua e là e una resa
cromatica brillante.
Non per tutti
Pentirsi però e davvero difficile
Prima di giungere alle conclusioni, un accenno all’autonomia, che nonostante sia un parametro di
vitale importanza, qui può essere liquidata in poche righe: con l’utilizzo “normale”, e supponendo
una ricarica serale/nottura, non avrete di sicuro
problemi di questo tipo. Noi l’abbiamo usato in
modo intenso, sia con l’uso quotidiano che per
questa prova: abbiamo giocato spesso e volentieri
nelle pause, guardato e registrato video, navigato di continuo sfruttando l’ampio display, usato
con frequenza il pennino per valutarne la qualità
e l’abbiamo anche inserito nella routine di tutti i
giorni ogni volta che è stato necessario prendere
un appunto. Nella peggiore delle ipotesi ci siamo
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estratto da dday.it
estratto da dday.it
n.81 / 16 DICEMBRE 2013
tEST
Smartphone Samsung Galaxy Note 3
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Alcune foto scatatte con il Samsung Galaxy Note 3, selezionandole è possibile visualizzare l’ingrandimento
va. Il pennino funziona bene e, nonostante alcune
funzionalità accessorie vadano ancora migliorate
(come il riconoscimento del tratto), non soffre di
lag, rallentamenti o indecisioni di sorta, il tutto
supportato da una fotocamera che, sebbene un
passo indietro rispetto a quella dei migliori Camera Phone, può comunque dire la sua. L’unica
domanda che ci si deve porre è se si ha bisogno di
un prodotto del genere: se la risposta è affermativa ed è proprio un phablet l’oggetto che si sta
cercando, Note 3 è un punto saldo.
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Samsung Galaxy Note 3
video registrato a 4K
MOBILE Nokia avrebbe in programma per il 2014 un terminale Android di fascia bassa
Normandy, sarà il Nokia Lumia Android ?
Il nuovo modello avrebbe un aspetto molto simile agli attuali Lumia
di Emanuele VILLA
Strano. Sì, molto, ma The Verge ne
è convinto: stando a diverse fonti
(rigorosamente anonime), quello
raffigurato nell’immagine (e che
proviene dal solito @evleaks) sarebbe lo smartphone Android che
Nokia avrebbe previsto in uscita per
l’inizio del prossimo anno, dal look
analogo alla linea Lumia e che, al
momento, avrebbe un nome in codice Normandy. Il che suona quasi
come un controsenso, considerando
l’imminente acquisizione dei cellulari Nokia da parte di Microsoft: in
realtà, e questo avrebbe senso, Nor-
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trovati a sera col 30% di autonomia residua: una
sola volta, stressandolo in maniera esagerata (e
quindi non indicativa), eravamo al 10% alle 17,
ma l’attivazione di tutte le funzionalità di risparmio energetico di Android ci ha permesso di sopravvivere ancora 2 ore.
Questo ci porta alla conclusione che chi lo usa nella routine quotidiana insieme ad altri strumenti
come PC e tablet può veramente star tranquillo,
anche nel caso decida di usare a fondo i giochi,
la registrazione 4k e via dicendo, navigando con
frequenza, leggendo tutte le mail, rispondendo
ecc, arriverà a fine giornata senza dover attivare tecnologie di risparmio o adottare comportamenti “risparmiosi”. Nel caso in cui lo si debba
usare come unico strumento di lavoro (magari si
è in trasferta) allora occorre fare più attenzione,
ma resta il fatto che l’autonomia è in assoluto un
aspetto positivo di questo modello. In sostanza,
Galaxy Note 3 non è un telefono per tutti e, soprattutto, non è per tutte le tasche: con un listino
di 729 euro e con caratteristiche particolari quali il display “enorme” e il pennino, Note 3 non è
pensato per chi vuole uno smartphone normale,
sebbene di alto profilo: per quell’esigenza, Samsung ha il catalogo il Galaxy S4. Ma supponendo
di far parte del target di questo telefono (prevalentemente business), è indubbio che Note 3 non
può deludere le aspettative: ha una potenza ad
oggi quasi insuperabile, un buon display e una
quantità di software preinstallato quasi eccessi-
torna al sommario
mandy dovrebbe utilizzare una versione di base di Android svincolata
dai servizi Google, un po’ come fa
Amazon con i suoi Kindle.
In pratica, una versione completamente customizzata e all’apparenza estremamente diversa da quella
“classica” di Android ma pur sempre
compatibile con le app più diffuse
e importanti dell’ecosistema: pensiamo a Skype, Whatsapp, ecc. Si
tratterebbe quindi di un Asha, di un
terminale low cost ma improntato
alla versatilità grazie all’estensione
e alla diffusione del proprio sistema
operativo. Nonostante ai dipenden-
ti Nokia sia stata data una generica
indicazione d’uscita per il 2014, non
possiamo sapere precisamente se e
quando uscirà sul mercato: ma l’intenzione di tornare su Android c’è.
MOBILE
Chromecast in
Italia nel 2014
Google Chromecast arriverà
in Italia nei primi mesi del
2014, saremo tra i primi paesi
europei a ricevere l’economica chiavetta HDMI per
lo streaming. L’espansione
internazionale di Chromecast
permetterà a Google di
ampliare il numero di applicazioni disponibili e, nella
roadmap, è previsto anche un
SDK aperto che permetterà
agli sviluppatori di realizzare
applicativi, anche se trattandosi di “video” ci sarà sempre
un controllo abbastanza attento da parte di Google sulle
applicazioni realizzate.
L’INNOVAZIONE
PARTE DA QUI
Now It’s All Possible
www.lg.com/it
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n.81 / 16 DICEMBRE 2013
tEST Abbiamo composto e provato un sistema home theater senza fili sfruttando le ultime novità di casa Sonos
Sonos Playbar e Play:1 l’HT dice addio ai cavi
Il sistema ha offerto ottime prestazioni dimostrandosi molto facile da utilizzare, unico neo il costo
Una soundbar diversa dalle altre
La Playbar può essere considerata come un diffusore che in realtà ne contiene tre, infatti, troviamo altoparlanti separati per il canale destro,
quello sinistro e il centrale. Il segnale multicanale
in ingresso viene decodificato e inviato ai rispettivi altoparlanti, se sono abbinati altri diffusori con
funzione surround i relativi segnali vengono immessi nella rete domestica e destinati a quei diffusori, altrimenti i canali surround vengono mixati
sui canali frontali con un adeguato ritardo.
Lo stesso discorso vale per il canale sub: se l’impianto comprende il subwoofer Sonos gli viene inviato il segnale, altrimenti viene inviato ai woofer
integrati nella Playbar. Gli altoparlanti utilizzati
sono gli stessi degli altri diffusori Sonos, sempre
guidati individualmente dal proprio amplificatore. A proposito delle codifiche surround, dobbiamo rilevare che purtroppo non vengono accettati
i segnali dts, un vero peccato perché queste codifiche permettono di raggiungere prestazioni ancora
migliori. Va anche detto che sui film in Blu-ray o
DVD la colonna sonora italiana è spesso disponibile solo in Dolby Digital, ma comunque questa
mancanza della Playbar non è trascurabile. A
differenza degli altri diffusori Sonos, non ci sono
varianti di colore, anche perché buona parte del
diffusore è coperta da una tela nera.
Connessioni, sulla Playbar
solo un ingresso ottico
I diffusori Sonos sono diversi da tutti gli altri
anche in fatto di connessioni tradizionali, dato
che puntano tutto sul wireless. Così sulla Playbar
troviamo solo un ingresso digitale ottico (con relativo cavetto in dotazione), per ottenere il segnale dal televisore, e le prese di rete; queste ultime
sono due con uscita passante per collegare anche
altri apparecchi che necessitano dell’accesso al
Web, come per esempio il televisore o un lettore
Blu-ray. Anche il cavo di rete è già in dotazione,
piuttosto lungo e di ottima qualità. Sui Play:1,
invece, non ci sono alternative al collegamento
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arrivo in casa Sonos del modello Play:1 ha
permesso di creare, con la nota Playbar, un
vero sistema home theater 5.1 dalle caratteristiche uniche, collegato alla rete domestica ma
senza fili tra i singoli componenti. Un bel vantaggio
per l’allestimento in ambienti dove stendere molti
metri di cavi sarebbe un grosso problema, pratico oltre che estetico. Per il nostro test abbiamo
quindi composto un sistema surround utilizzando
una Playbar (699 euro) e una coppia di Play:1 (199
euro cadauno), abbiamo escluso il subwoofer Sub
(699 euro) perché il suo prezzo di listino avrebbe
portato troppo in alto il costo complessivo del sistema. Qui invece ci fermiamo a 1.097 euro, una
cifra certo importante ma compatibile con un
corrispondente impianto medio tradizionale che
necessita di un amplificatore A/V e del set di diffusori. Per completare la prova, abbiamo ascoltato
la Playbar da sola e i Play:1 come diffusore singolo e stereo in un diverso ambiente. A proposito di
prezzi: segnaliamo che fino alla fine del 2013 con
l’acquisto di un Play:1 (ma anche Play:3 e Play:5)
arriva in omaggio un modulo Bridge, necessario
per collegare in rete i diffusori in mancanza di prese cablate nella stanza utilizzata.
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L’
di Roberto FAGGIANO
torna al sommario
wireless e alla presa di rete cablata, anche con i
Play:1 arriva un cavo di rete, dello stesso colore
– bianco o nero – del diffusore.
Installazione
Pochi passi guidati dalla app
La Playbar non ha un telecomando in dotazione,
per usarla è necessario scaricare l’apposita applicazione gratuita disponibile per dispositivi Apple
e Android. In caso di emergenza si possono usare
i tastini per il volume posizionati sul diffusore
oppure usare il telecomando del TV, dopo aver
fatto apprendere il relativo comando. Una volta riconosciuta la Playbar nella rete domestica,
l’applicazione ci chiede se vogliamo procedere
con l’installazione di altri diffusori e del subwoofer. Poi viene chiesto di indicare la distanza dei
diffusori surround dal punto d’ascolto (in modo
piuttosto sommario per la verità, con la voce “da
0,6 fino a 3 metri”); è anche possibile variare
manualmente l’intensità dell’effetto surround e
anche la sincronia voce, se ci fossero dei problemi. È prevista una procedura guidata anche per
l’abbinamento al televisore tramite fibra ottica,
la Playbar in questo modo apprende anche il codice del telecomando del TV, rendendo possibile
l’utilizzo rapido di quel comando a distanza, se
non si vuole accendere lo smartphone. Una volta
stabiliti tutti i componenti installati, l’app attiva
la sorgente TV oltre a quelle musicali e alle radio
web. Da sottolineare la stabilità del collegamento
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n.81 / 16 DICEMBRE 2013
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Sonos Playbar e Play:1
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wireless tra i diffusori, assai migliore del classico
collegamento Wi-Fi tradizionale.
Collocazione in ambiente
Un gioco da ragazzi
L’ascolto del sistema completo
Un vero impianto Home Theater
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Iniziamo l’ascolto dal sistema completo in configurazione 5.0, utilizzando l’uscita digitale del TV
al quale abbiamo collegato un lettore Blu-ray. Prima di iniziare togliamo il loudness inserito come
impostazione base e poi ascoltiamo con curiosità.
Bastano pochi minuti per apprezzare la qualità di
riproduzione di un buon sistema home theater,
con tutte le cose al proprio posto e soprattutto un
parlato ben centrato sulla scena. La ricostruzione
tridimensionale non delude e non si notano differenze di emissione fronte-retro, garantendo una
buona omogeneità di emissione.
Con le colonne sonore più semplici il risultato è
ottimo e senza problemi di sorta, quando passiamo a Star Wars vorremmo un suono ancora
più avvolgente ed effetti più pronunciati ma in
fondo non possiamo lamentarci più di tanto. La
torna al sommario
gamma bassa non è da colpo allo stomaco, per
quello probabilmente ci vorrebbe il subwoofer
aggiuntivo. Alzando il volume oltre il lecito, il sistema Sonos sembra non gradire troppo e tende
a perdere precisione, colpa anche questa della
mancanza del sub, dato che i problemi sono tutti
in gamma bassa. Dovremmo invece stupirci della ottima restituzione in velocità e precisione dei
passaggi fronte-retro, se pensiamo che il segnale
in partenza dalla soundbar deve entrare in rete e
raggiungere i diffusori posteriori in una frazione
di secondo. Evidentemente questo passaggio è
stato accuratamente considerato in fase di progettazione.
Per l’ascolto della sola soundbar torniamo nella
app e stacchiamo i Play:1. Il risultato è inevitabile: come su quasi tutte le soundbar gli effetti
perdono molta efficacia, a meno di non trovarsi
in una stanza con pareti laterali riflettenti alla
perfezione e alla distanza giusta, una situazione
praticamente impossibile in una normale abitazione. Il risultato è sempre ben al di sopra della
resa media di una soundbar ma l’investimento
per una coppia di Play:1 è caldamente raccomandato. Se invece guardiamo alla resa con sola mu-
sica stereofonica ci troviamo davanti a un ottimo
e completo diffusore, che non ha nulla da invidiare ai migliori diffusori sul mercato con Bluetooth
o Air Play, avvantaggiato sulle voci dalla presenza
di ulteriori altoparlanti dedicati.
Diffusori Play:1
Un’ottima conferma
Avendo già ascoltato i modelli più grandi di Sonos
non avevamo dubbi sulla qualità dei nuovi arrivati. E infatti non abbiamo avuto brutte sorprese,
anzi gli 1 ci sembrano poter vantare un rapporto
qualità/prezzo migliore rispetto ai fratelli maggiori 3 e 5. Per installare una coppia di Play.1 in
stereofonia basta seguire le istruzioni dell’applicazione di controllo, che una volta riconosciuto il
Play:1 ci chiede se ne vogliamo abbinare un altro.
Dopo il riconoscimento del secondo diffusore basta premere il tasto di controllo sul diffusore che
deve riprodurre il canale sinistro e il gioco è fatto. Da questo punto abbiamo iniziato una (anzi
parecchie e lunghe) sedute d’ascolto di musica di
ogni genere sfruttando anche il periodo di prova
gratuito offerto da Napster, Spotify e Deezer.
Dopo pochi brani interveniamo sulle impostazioni per togliere il loudness, inserito in partenza da Sonos, e anche per ridurre un poco i bassi
tramite il controllo di tono, in modo da togliere
un fastidioso rigonfiamento sulle frequenze più
profonde. La configurazione stereo migliora ulteriormente le prestazioni di questi diffusori e
lascia concentrare l’attenzione sulla musica, non
sembra assolutamente di ascoltare un diffusore
così piccolo e alla riproduzione non manca nulla,
né dettaglio, né tridimensionalità. Questa versione stereo potrebbe accontentare anche un audiofilo appassionato in un locale di dimensioni non
troppo ampie, peccato manchi l’ingresso ausiliare per ascoltare sorgenti più impegnative. Dovendo per forza trovare un difetto, che per questo
prezzo non dovremmo nemmeno citare, potremmo parlare di qualche limite dinamico se si alza
molto il volume. Ma è nulla rispetto al piacere di
ascoltare ottima musica di ogni genere a portata
di dita sul proprio smartphone o tablet.
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La Playbar può essere appoggiata su un ripiano
in versione orizzontale oppure fissata alla parete
in modo verticale; un sensore interno ottimizza
sempre la resa acustica per le due diverse posizioni. Alcuni potrebbero trovare migliore la resa
in posizione verticale, ma molto dipende anche
dall’acustica della stanza, basta sperimentare le
due posizioni. Per i Play:1 le dimensioni ridotte
permettono di trovare subito il posto più semplice
e più comodo e, volendo, si possono anche fissare a parete su staffe, sfruttando l’attacco sul lato
posteriore.
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n.81 / 16 DICEMBRE 2013
tEST H1180HD è un proiettore DLP Full HD 3D compatto, dotato di una lampada a lunga durata, a 1.100 euro
Vivitek H1180HD, cinema in casa per tutti
Ce n’è abbastanza per renderlo un prodotto davvero interessante, vediamo se conferma le attese…
di Claudio STELLARI
Controlli precisi
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L’H1180HD ha dimensioni davvero compatte: 285
x 261 mm, un ingombro in pianta di poco superiore
a quello di un foglio A4 e un peso di soli 2,7 kg, che
lo rende molto maneggevole e fa sì che sia davvero
facile trovargli posto e spostarlo. Se ne avete ne-
torna al sommario
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Per chi ama il cinema, quello della videoproiezione è un passaggio quasi obbligato: solo il grande
schermo può infatti garantire quel senso di coinvolgimento che si prova al cinema. A chi pensa che
sia difficile e costoso passare a questa tecnologia,
Vivitek risponde con l’H1080HD: un videoproiettore semplice, compatto, ben costruito e proposto
al prezzo di listino di 1.100 euro, paragonabile a
quello di un buon TV di medio formato; se volete
anche il 3D, c’è da aggiungere il costo degli occhialini attivi, in vendita separatamente a un prezzo di
99 euro al paio. Il proiettore gode di una garanzia
di tre anni, la lampada è invece garantita per un
anno o 1.000 ore di funzionamento, ma la durata
dichiarata è ben superiore: pari a 4.500 ore in modalità normale e 6.000 ore in modalità eco, davvero un ottimo risultato. Dal punto di vista tecnico, il
Vivitek H1180HD è un proiettore Full HD 3D a singola matrice DMD DarkChip3 DLP con tecnologia
BrilliantColor e ruota colore a 6 segmenti. La lente
è sigillata e ciò dovrebbe prevenire problemi di polvere; inoltre, il sistema di raffreddamento adottato
non richiede pulizia del filtro. L’ottica ha un fattore
di zoom pari a 1,5x e un rapporto di tiro variabile
tra 1,39 e 2,09:1, questo consente un’ampia libertà
di manovra per quanto riguarda l’installazione ed
è possibile ottenere un’immagine con diagonale da
100” e circa 2,2 metri di base con una distanza di
proiezione compresa tra 3 e 4,6 metri. Tra i principali dati di targa segnaliamo una luminosità di
2.000 Lumen, il contrasto nativo pari a 10.000:1
e una rumorosità pari a 29 dB in modalità ECO,
33 dB se si sceglie l’impostazione normale della
lampada.
cessità, potete tranquillamente portarlo a spasso e
utilizzarlo per qualche presentazione. Nella parte
superiore del telaio, in posizione facilmente accessibile, sono disposti i comandi manuali per la
navigazione dei menù a schermo, affiancati da tre
piccoli LED che segnalano lo stato di accensione,
eventuali surriscaldamenti e guasti alla lampada.
Il telecomando in dotazione si rivela davvero ben
fatto e facile da utilizzare: ogni tasto è al suo posto,
prevede pulsanti per l’accesso diretto alle principali funzioni e, soprattutto, è dotato di un’efficiente
retroilluminazione. I controlli dell’ottica sono manuali, la regolazione avviene utilizzando l’anello
di zoom, accessibile nella parte superiore sopra
l’ottica, e agendo sull’apposita ghiera dell’obiettivo
per la messa a fuoco: entrambi i controlli si sono
rivelati davvero molto precisi. Non è previsto alcuno shift dell’ottica, ma ad onore del vero in questa fascia di prezzo è davvero difficile trovare un
proiettore che ne sia dotato.
Connessioni, ciò che serve c’è
Le connessioni sul pannello posteriore offrono
tutto quello che serve e anche qualcosa in più:
troviamo un doppio ingresso HDMI, un ingresso
VGA e uno component, l’ingresso S-video e video composito, una porta RS232, una presa USB
per la ricarica di un dispositivo esterno, come ad
esempio gli occhialini 3D. Previsti anche ingressi
e uscite audio, il proiettore integra anche un piccolo altoparlante per riprodurre l’audio in situazioni
di emergenza e può essere collegato ad un ampli
esterno, particolari che in qualche modo tradi-
scono la vocazione business del progetto base. Sul
retro è presente anche l’uscita per collegare un trasmettitore IR esterno per la sincronizzazione degli
occhiali 3D, il proiettore tuttavia è compatibile con
il sistema DLP Link che non richiede trasmettitore
per la sincronizzazione degli occhiali: il proiettore emette dei lampi di luce (non visibili ad occhio
nudo) che permettono agli occhiali di sincronizzarsi; in particolare, il sistema adottato da Vivitek
può lavorare a 144 Hz (72 per occhio), tre volte la
frequenza di quadro delle immagini 24p. Ciò dovrebbe permettere una maggiore precisione e la
riduzione dell’effetto Ghost.
Buono per il soffitto
ma non per la libreria
Come abbiamo detto, non è previsto lo shift dell’ottica e ciò impone di trovare la giusta posizione
al proiettore, che deve essere il più possibile centrato e perpendicolare rispetto allo schermo. L’ottica “tira” verso l’alto, questo vuol dire che con il
proiettore posizionato su un tavolino non è difficile
trovare un buon compromesso e ottenere l’immagine alla giusta altezza. Viceversa, posizionando
il proiettore a soffitto l’immagine si abbassa ed è
possibile ancora una volta ottenere l’immagine
all’altezza giusta. Se, invece, si posiziona il proiettore su una libreria a mezz’altezza allora le cose
si complicano parecchio: il proiettore può essere
inclinato di qualche grado, è ammessa un’angolazione massima di ±15°, ma potrebbe non bastare,
costringendovi a un’immagine più alta del consuesegue a pagina 46 
estratto da dday.it
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segue Da pagina 45 
to. Inclinando il proiettore l’immagine si deforma
e deve essere corretta utilizzando il keystone; sotto
questo profilo, il proiettore prevede una sola regolazione (non è possibile raddrizzare l’immagine in
senso verticale e orizzontale separatamente), questo fa sì che sia meno agevole raggiungere un risultato ottimale. Capitolo rumore: inutile negarlo,
l’H1180HD non è certo tra i proiettori più silenziosi
e durante i passaggi a basso volume la ventola si
sente, anche con l’impostazione eco della lampada,
ma a onor del vero è un rumore sopportabile e non
disturba troppo la visione. Più o meno stesso discorso per la luce spuria che fuoriesce dalla ampie
griglie di raffreddamento: si vede e crediamo che si
potesse fare di più per limitare questo effetto, ma
non riteniamo che possa disturbare la qualità delle
immagini, almeno non in modo sostanziale.
Menù, grafica
e organizzazione da rivedere
I menù del Vivitek H1180HD hanno una grafica
fin troppo elementare ma questo non è un grande
problema, quello che invece non ci è piaciuto molto
è l’organizzazione di alcune aree. Il menù è suddiviso in tre parti principali: Immagine, Impostazione 1, e Impostazione 2. La sezione Immagine raggruppa le più importanti regolazioni della qualità
video: oltre a luminosità e contrasto, nella sezione
Avanzato troviamo il gamma (alcuni valori predefiniti) e la regolazione dei colori (rosso, verde, blu,
ciano, magenta, giallo e bianco), con la possibilità
di intervenire per ciascuno su tonalità, saturazione
e guadagno. Il menù Impostazione 1 mette a disposizione i parametri di setup dell’immagine (come
rapporto di forma, keystone e zoom) insieme ad
alcuni parametri secondari, raggruppati nei sottomenù Avanzato 1 e Avanzato 2; in particolare,
Buon effetto cinema
Raggiungere l’equilibrio per le impostazioni video
non è molto difficile: i setup di fabbrica offrono
già un buon risultato, noi siamo partiti dalla modalità Film con temperatura di colore su Caldo,
per la curva del gamma abbiamo preferito il valore 2,2. Apportando anche una sola variazione,
automaticamente il proiettore passa nella modalità utente, l’unica memoria a disposizione per un
setup personalizzato. Il Vivitek H1180HD si fa
apprezzare per l’ottima linearità, dimostrandosi
capace di riprodurre correttamente la scala dei
grigi anche sulle basse luci, senza tagliare il livello più basso. Per quanto riguarda la luminosità, il
Vivitek non è certo tra i proiettori più prestanti,
ma su uno schermo di medie dimensioni e in una
stanza oscurata non abbiamo sentito il bisogno di
più luce; a tal proposito segnaliamo l’ottima uniformità d’illuminazione: sullo schermo non si notano zone più o meno luminose. Buono anche il
comportamento dell’ottica, non abbiamo notato
aberrazioni di alcun genere. Per quanto riguarda
la colorimetria, l’H1180HD propone comunque
un buon equilibrio generale: il blu ci è parso un
po’ sopra le righe, nulla che non sia possibile correggere con un po’ di pazienza e con gli strumenti
giusti. L’immagine colpisce immediatamente per
il buon livello di dettaglio e per l’impostazione
morbida e molto naturale: la visione è decisamente piacevole, si apprezza in particolare l’ottima resa sugli incarnati. Le note dolenti arrivano
dalla riproduzione delle immagini scure, poiché
il livello del nero è indubbiamente alto. Il Vivitek
H1180HD è un proiettore molto semplice e non
prevede alcuna forma di controllo dell’Iris e ciò
si fa sentire. L’aspetto positivo è l’ottimo controllo sulle basse luci che sfoggia questo proiettore,
capace di riprodurre perfettamente i dettagli in
ombra, senza mai perdere il bandolo della matassa. Il livello del nero alto influisce anche sulla
dinamica, la differenza di comportamento tra le
scene molto luminose e quelle scure è evidente:
quando si ha a che fare con scene luminose il
proiettore mostra una maggiore tridimensionalità e colori più vivi e saturi. L’immagine rimane comunque sempre molto godibile, in tutte le
situazioni, l’occhio si abitua al nero alto e si apprezza il grande equilibrio generale e la naturalezza delle immagini. Ottima anche la fluidità, è
davvero difficile notare scatti o artefatti durante
i panning, anche nelle scene più difficili da riprodurre. Passando alla visione in 3D si apprezza la
comodità degli occhialini, leggeri e confortevoli.
Per quando riguarda la resa, le immagini offrono un’ottima profondità di campo, colori equilibrati e una buona precisone degli effetti. Buono
anche il comportamento nei riguardi dell’effetto
Ghosting, quasi del tutto assente: solo in alcune
particolari situazioni si può notare una leggera
perdita di definizione dei bordi per gli oggetti in
rapido movimento o per quelle parti di immagini
in cui l’effetto 3D è molto pronunciato. La resa è
comunque da considerarsi davvero convincente.
Un ottimo inizio
L’HD1180 ci è piaciuto: offre immagini dettagliate e morbide, molto piacevoli. Certo non è perfetto: il livello del nero, in particolare, non è tra
i suoi punti forza e la ventola è un po’ rumorosa
ma, se si accettano di buon grado questi aspetti,
può regalare davvero un elevato livello d’intrattenimento. È il proiettore giusto per chi vuole fare
il grande passo verso la videoproiezione in casa
senza spendere una fortuna, ma non va bene per
l’appassionato (e questo si sapeva), che è pronto
a spendere cifre ben diverse per portarsi a casa
un modello con prestazioni al top.
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sotto la voce Avanzato 1 troviamo le impostazioni
3D, una posizione non certo tra le più immediate.
Nel menù Impostazione 2 sono raggruppati alcuni
parametri generali che riguardano la posizione del
menù, lo spegnimento e l’accensione automatica,
il timer di spegnimento, la gestione degli ingressi
video. Nel complesso l’utilizzo si dimostra abbastanza semplice: i parametri importanti non sono
molti e questo fa sì che con un po’ di pratica si riesca tranquillamente a controllare bene le funzioni
del proiettore.
torna al sommario
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Proiettore Vivitek H1180HD
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