estratto da dday.it I politici che pensano di normare Internet con la “Web Tax” sono dinosauri che non difendono l’Italia e in made in Italy ma che, al contrario, affievoliscono sempre più la nostra capacità di attrarre gli investimenti e di esportare. La Web Tax, introdotta nelle legge di stabilità da un emendamento dell’on. Francesco Boccia (PD), praticamente vieta di acquistare un qualsivoglia servizio via Internet se non da società con partita IVA italiana. E con questo, pensando così di convincere i gruppi internazionali ad operare con partita IVA italiana; al contrario l’unico effetto sarà di rendere la vita ancora più dura agli italiani. Che non potranno più comprare dai siti esteri, anche se i servizi sono migliori o unici e i prezzi più competitivi; ma che non potranno neppure più comprare pubblicità online all’estero per promuovere il made in Italy e le esportazioni. Da anni i nostri politici (anche quando sono presunti “tecnici”) sono convinti di poter piegare Internet al loro volere con leggi e leggine locali, tutte italiane. Ma Internet per sua stessa natura sfugge alle costrizioni nazionalistiche o, verrebbe quasi da dire, provinciali come quelle legate alla legislazione italiana. Nel mondo qualcuno ha provato a normare localmente internet, e si tratta quasi sempre di regimi totalitari che spesso sono caduti sotto i colpi della folla inferocita. Il baco più evidente, in questa vicenda di dilettantismo politico ed economico, è un’Europa unita a metà, senza dogane ma con regole fiscali diverse da nazione a nazione. Con la Web Tax si vorrebbero combattere realtà come l’Irlanda, che offrendo condizioni fiscali drammaticamente più vantaggiose di quelle vigenti in Italia, attira a sé le sedi europee di moltissimi grandi gruppi. Un controsenso: con una nuova tassa (locale) vorrebbero combattere la concorrenza dei paesi che le tasse le abbassano. Bisognava pensarci prima, quando c’erano ancora le risorse per tagliare le tasse e diventare più attrattivi per i gruppi internazionali. Ma, come tutte le buone cicale, i nostri politici hanno pensato che l’estate e il bel tempo potessero durare all’infinito. Ora è arrivato l’inverno e, con esso, per strada sono comparsi i forconi: a leggere le vicende che hanno riguardato il digitale dell’ultima settimana, si direbbe che in parlamento non l’abbiano ancora capito. O che sperino di salvarsi ancora una volta con i vecchi sistemi. Sbagliano. Gianfranco GIardina torna al sommario Hamlet Licenze TV in Italia Spotify, musica gratis per tablet Arriva nei negozi Vi sveliamo tutti e smartphone i loro segreti 03 09 la stampante 3D 26 Mediaset Infinity, film datati Abbonamento a 9,90 euro al mese, offre 5.000 contenuti I film sono non sono recenti ma la colpa non è di Mediaset 02 BMW, l’auto è più “connected” 12 Abbiamo provato le nuove funzionalità del sistema modulare di app e servizi a bordo. Ecco le nostre impressioni Samsung Galaxy Note 3 in prova Il Phablet Samsung non delude, il form factor non è per tutti ma le prestazioni sono eccellenti 38 Vivitek H1180HD Cinema in casa per tutti, o quasi 45 L’H1180HD è un proiettore DLP Full HD compatto con buone prestazioni e costo simile a quello di un TV 31 Regali di Natale Musica in casa 33 Comparativa rasoi Quale comprare? 34 Regali di Natale Casa tecnologica La migliore Web Tax è la “low tax” n.81 / 16 dicembre 2013 estratto da dday.it n.81 / 16 DICEMBRE 2013 tEST Abbiamo provato Mediaset Infinity, il primo servizio VOD con subscription disponibile in Italia; costa 9,90 euro al mese Mediaset Infinity, vediamo a chi conviene I contenuti in abbonamento sono datati, ma la colpa è del sistema di gestione delle licenze italiane È di Roberto Pezzali partito Mediaset Infinity, il primo servizio disponibile in Italia di subscription pay per view. La logica è simile a quella di Netflix, da anni invocato dagli appassionati di cinema: pagando 9.90 euro al mese si può guardare quello che si desidera scegliendo tra circa 5.000 contenuti di archivio, a questi si aggiungono una serie di contenuti “Premium” extra canone, ovvero pay per view classico, con un costo di noleggio da pagare in più e un tempo di 48 ore per vedere il film. Infinity può essere provato da tutti gratuitamente per un mese: basta registrarsi, sfruttare il codice promozionale che Mediaset invia tramite e-mail e utilizzare per la visione uno dei dispositivi compatibili. Si può usare anche tramite PC, ma ovviamente non è la stessa cosa. TV e decoder Non tutti sono compatibili Infinity è compatibile con numero elevatissimo di dispositivi, per l’elenco vi rimandiamo al nostro articolo pubblicato online, non tutti però possono accedere a Infinity: oltre a computer, tablet e console, infatti, Infinity è accessibile tramite un numero ridotto di TV e decoder. Le modalità di accesso fondamentalmente sono due: tramite applicazione o mediante il canale 899 del digitale terrestre. I televisori Samsung hanno a disposizione l’applicazione dedicata, per tutti gli altri invece (decoder inclusi) è necessario sintonizzare il canale 899 del digitale terrestre dove, tramite MHP, verrà caricata l’app. Ma c’è un problema: non basta un normale TV bollino Gold, come ad esempio un Panasonic dello scorso anno, serve un TV certificato TivuOn con a bordo il DRM di protezione dei contenuti Marlin. Quindi, l’elenco dei TV compatibili si torna al sommario restringe, anche se molti modelli sono ancora in fase di certificazione. Sostanzialmente si tratta di eseguire un aggiornamento software, ma difficilmente le aziende faranno certificare modelli di TV con qualche anno sulle spalle: al momento chi ha un TV bollino Gold datato può scordarsi Infinity (e gli altri servizi Tivuon che arriveranno). Samsung, come abbiamo detto, è in prima fila: i modelli della serie ES e F possono accedere a Infinity tramite applicazione o tramite canale 899, è indifferente. Più ristretta la lista di modelli LG, si tratta soprattutto di TV di quest’anno. La certificazione per i modelli 2013 di Sony dovrebbe arrivare a gennaio, mentre invece saranno già certificati in fase di vendita i modelli Samsung e Panasonic del 2014. Philips al momento è in stand-by: la piattaforma teoricamente è pronta ma l’assenza della certificazione impedisce di accedere a Infinity. Mediaset, comunque, è in contatto con TP Vision per sbloccare la situazione. Più tranquilla la situazione dei decoder, l’elenco dei modelli compatibili è ampio, anche se alcuni saranno disponibili da gennaio. Più complicata, invece, la questione tablet, smartphone e console: al momento è certificato l’iPad, il Nexus 7 2013, il Kindle Fire HDX da 7” e qualche Samsung, per gli altri bisogna attendere comunque la lista non sarà lunghissima. Per le console, invece, entro fine anno arriverà la certificazione per PS3 e PS4: stranamente non si parla di Xbox e Xbox One, che come sappiamo è partner di Mediaset per Premium Play. Contenuti datati Ma non è colpa di Mediaset Un servizio come Infinity si valuta soprattutto sui contenuti e chi si aspetta qualcosa di fresco purtroppo deve guardare altrove, perché Infinity ha molti contenuti ma sono tutti abbastanza datati. E non è colpa di Mediaset: il sistema di gestione delle licenze italiane permette di sfruttare per i servizi Video On Demand by Subscription (Netflix, Lovefilm, Infinity, ecc) solo contenuti antecedenti al 2007, salvo casi eccezionali. È probabile quindi che quasi tutti gli utenti che si aspettavano di vedere film degli ultimi anni resteranno delusi, perché non è possibile sfruttarli e non lo sarà mai, neppure se arrivasse Netflix: il catalogo disponibile in Italia per servizi di VOD con subscription è più o meno quello di Mediaset, e Mediaset arricchirà Infinity con nuovi film ma sempre e comunque facenti parte di quella fetta di film con il diritto accessibile. segue a pagina 04 estratto da dday.it n.81 / 16 DICEMBRE 2013 tv e video Tutti i segreti del sistema di sfruttamento delle licenze dei film, dal cinema alle Pay TV e al Video on Demand Come funzionano in Italia le licenze dei film Per spiegare questo complesso meccanismo seguiamo il percorso di un film dall’uscita nelle sale torna al sommario C di Roberto Pezzali ome funzionano i diritti dei film in Italia? Perché i film su iTunes appaiono, scompaiono e poi riappaiono? Per spiegare questi “misteri” basta seguire la storia di un film, dalla sua uscita cinematografica. Lo sfruttamento dei diritti di un film, infatti, inizia dopo 120 giorni dalla sua uscita al cinema, terminata la cosiddetta “Window Cinema”: dopo questo lasso di tempo si chiude lo sfruttamento cinematografico e inizia lo sfruttamento domestico, il cosiddetto “Home Video”. Per il film a questo punto le strade sono due: quella “fisica” e quella “digital”. Dopo 120 giorni dall’uscita cinematografica i film vengono immessi, su supporto fisico Bluray o DVD, sul canale noleggio o retail: sono disponibili quindi sia per l’acquisto sia per il noleggio nelle ormai rare videoteche. Qui ci restano fino al termine della loro vita, sempre che qualcuno, come nel caso di Disney, non decida ad esempio di ritirare le copie fisiche. Il percorso “Digital”, che inizia sempre al termine dei 120 giorni di sfruttamento cinematografico, è invece più complesso, perché vede una separazione tra noleggio e vendita. Iniziamo con la vendita: un film in formato digitale è disponibile per la vendita su tutti i principali negozi di contenuti online (iTunes, Chili.TV, Xbox Video, Play Store) e ci resterà, esattamente come il Blu-ray e il DVD nei negozi, per tutta la sua vita con ritocchi di prezzo dovuti alle oscillazioni del mercato. Diversa è invece la situazione per il noleggio, ovvero il Video on Demand: per i film novità che arrivano dal cinema si apre, infatti, una finestra “VOD” della durata variabile dai 3 ai 7 mesi, finestra nella quale questi film sono noleggiabili (le classiche 48 ore) sui principali siti (iTunes, Chili.TV, Xbox Video, Play Store) e a pagamento anche su Premium Play (Premiere), Sky Primafila e Infinity. Cosa succede al termine della finestra “VOD”? Questi film non sono più disponibili per il noleggio digitale, resterano disponibili solo per la vendita. Quando, navigando tra i film sui siti che offrono film in streaming, capita di imbattersi in un film per il quale è disponibile solo l’acquisto e non il noleggio, vuol dire che il film che è uscito dalla finestra VOD, e questo capita circa otto mesi dopo la sua uscita al cinema. In linea teorica la cosa dovrebbe valere anche per il noleggio fisico, ma sarebbe impossibile ritirare materialmente le copie dai negozi quindi si applica esclusivamente all’ambito digitale. Il motivo per il quale viene eliminata la possibilità di noleggio per questi film è semplice: si entra in quello che viene definito “NO VOD Period”, ovvero un periodo nel quale i diritti di sfruttamento di questi film sono detenuti dalle emittenti televisive, prima pay e poi free che, ovviamente, desiderano tutelarsi impedendo al film di essere visto tramite altri canali. Un film che, dopo mesi di disponibilità come noleggio e vendita su iTunes all’improvviso diventa disponibile solo come acquisto riapparirà, in poche settimane, come anteprima su Mediaset Premium o su Sky. Questa finestra “NO VOD” dura dai 12 ai 15 mesi, e in segue a pagina 04 estratto da dday.it n.81 / 16 DICEMBRE 2013 tEST Le licenze dei film in Italia segue Da pagina 03 tEST Mediaset Infinity segue Da pagina 02 Passando alla qualità , al momento è un po’ difficile dare un giudizio: Infinity sta, infatti, registrando un boom di accessi e ciò crea qualche problema in più, non tutto funziona sempre al meglio: alcuni film non si caricano, il download è lento e la qualità non sempre accettabile. Mediaset ha parlato anche di HD, ma probabilmente solo alcuni contenuti sono visibili con questa qualità, perché la maggior parte dei film disponibili (che sono comunque datati) ci sono sembrati in SD. La qualità è discreta ,sia da tablet che da browser, ma non certo a livello di un film in alta definizione. Anzi, molti film sono dotati di un filtro che ammorbidisce molto l’immagine, filtro che fa perdere incisività e nitidezza. Alcuni titoli relativamente recenti, come Transformer, offrono una qualità decisamente buona, soprattutto considerando la trasmissione in streaming. Apprezzabile la presenza in qualche caso della doppia lingua e dei sottotitoli. Un buon inizio Infinity non è il servizio adatto a chi si aspetta servizi “all’americana”, ma è comunque perfetto questi mesi Sky, Mediaset e le TV possono decidere come sfruttare al meglio i film, sia con più passaggi sui canali Pay sia con passaggi sulle reti free. In questo periodo le PayTV sfruttano questi film anche per servizi come Premium Play o onDemand di Sky, che “sembrano” servizi di video on demand ma non fanno altro che riproporre in differita e con modalità diverse i contenuti che vengono trasmessi dalle emittenti. Sono ormai passati due anni: 3 mesi per il cinema, dai 3 ai 7 mesi per la finestra VOD e altri 12/15 mesi per la finestra NO VOD. Le date non sono fisse: le case cinematografiche possono accordarsi per gestire dinamicamente queste licenze, liberando ad esempio un film dopo la prima trasmissione sulle reti in chiaro. Al termine di questo periodo si entra nella “library”: i film tornano ad essere disponibili sui principali store sia come vendita (lo sono sempre stati) sia come noleggio, questa volta ad un prezzo più basso. C’è un ultimo passaggio, quello che viene defi- nito Subscription VOD: si apre, salvo rari casi concordati, circa 6 anni dopo, e permette ad un film si essere sfruttato anche per servizi dove non è previsto il pagamento di un singolo film ma di un canone “flat”. E’ il caso di Infinity, ma sarebbe lo stesso anche per servizi come Netflix e Lovefilm: chi vuole lanciare un servizio dove si paga un tot e si vede ciò che si vuole deve attingere a questa library, composta da film ormai datati che sono stati ampiamente sfruttati da tutti gli altri canali. Una sola precisazione: abbiamo parlato di 120 giorni per la finestra Cinema, in realtà la situazione attuale è leggermente diversa: la finestra è ridotta a 105 giorni e per favorire il Video On Demand può capitare che alcuni film recentissimi siano disponibili su iTunes e sugli altri store due settimane prima della disponibilità nei negozi e in vendita. Una sorta di “anteprima digitale” sempre più diffusa per i titoli più importanti. Qui a fianco riportiamo uno schema riepilogativo, dove mostriamo la storia del secondo capitolo de Lo Hobbit uscito ora nei cinema: come si vede, sarà disponibile per vendita e noleggio sia fisico che Digital a metà febbraio 2014 per poi passare alle Pay TV il prossimo anno a novembre. torna al sommario chi desidera guardare un film tutte le sere, sul TV e in mobilità, senza però cercare la novità. L’assenza delle serie TV si fa sentire parecchio, ed è forse su questo punto che Mediaset potrà far fare il salto di qualità al suo servizio. Infinity non va paragonato né a Premium Play né a Sky, perché offre contenuti con una finestra di diritti diversa: Premium Play e Sky On Demand ripresentano i film che sono disponibili nella finestra destinata alle pay TV, film che prima di essere disponibili per Infinity dovranno percorrere una lunga strada di sfruttamento da parte delle emittenti televisive. Chi desidera qualcosa di più fresco può guardare al catalogo noleggio di Infinity, che equivale più o meno a quello disponibile su Premium Play Premiere, Chili TV, Play Movie, iTunes e gli altri servizi di Video on Demand: in questo i contenuti offerti sono recentissimi, disponibili dopo pochi mesi dal passaggio nelle sale dei cinema, per i quali si deve pagare un extra variabile a seconda del titolo. Nel caso di un film come Il Grande Gatsby, disponibile da poco sui canali VOD, il prezzo su Infinity è di 3.49 euro, si tratta però di un film destinato solo ed esclusivamente agli abbonati. Su Chili lo stesso film in HD+ arriva a costare 5.99 euro. Infinity è sicuramente un buon servizio, e come abbiamo spiegato per questioni legate ai diritti un “Netflix” non potrebbe fare di meglio in Italia. La qualità va migliorata, il catalogo va preso per quello che è, si deve solo sperare nella disponibilità delle serie TV americane, che comunque andranno pagate con una logica di Season Pass. estratto da dday.it n.81 / 16 dicembre 2013 tv e video Sky lancia nuovi servizi, tra i quali Restart, per guardare i film sempre dall’inizio Con Sky Restart, mai più film a metà Basta premere un pulsante per richiedere la versione on demand del film di Roberto Pezzali S Samsung piazza un altro importante tassello della strategia Smart TV: finalmente è arrivata l’applicazione della Rai, con Replay e Video On Demand di Roberto Pezzali Chi non ha disponibilità di una rete cablata in prossimità del TV può rendere Wi-Fi il set top box con la nuova versione di SkyLink, già disponibile, al costo di 29 euro. Le novità di Sky però non si fermano qui: dal 16 dicembre, sul canale 600, è disponibile il nuovo Mosaico Bambini, la schermata interattiva che permetterà di vedere con un solo colpo d’occhio i programmi per bambini e ragazzi in onda su tutti i canali. Per finire, Sky Go: la nuova versione, già disponibile da qualche giorno, offre una funzione per risparmiare banda scegliendo la qualità di trasmissione e, soprattutto, la possibilità di guardare i film con doppio audio: italiano e lingua originale. Ora manca solo la versione di Sky Go per Android: quella per Windows Phone è già disponibile da qualche giorno. tv e video Philips ha reso disponibile l’app di Spotify sui suoi TV 2013 Spotify è sbarcato sulle Smart TV Philips Arriva anche Cloud TV, un’app che aggrega diversi canali su Internet P di Roberto Pezzali hilips espande la sua offerta Smart TV: i televisori con piattaforma interattiva 2012 e 2013 sono stati aggiornati con l’aggiunta di Spotify (solo 2013) e di Cloud TV. Spotify, già presente su Smart TV Samsung, permetterà di fruire del proprio abbonamento per attingere all’ampio catalogo sulle serie Philips Smart Tv 6xx8, 7xx8, 8xx8 e 9xx8 di quest’anno, e per l’ascolto servirà l’abbonamento Premium. I nuovi clienti Spotify ricevono comunque 30 giorni di abbonamento Premium gratuito per testare Spotify su Philips Smart TV. torna al sommario Cloud TV invece è disponibile anche sui TV del 2012, ed è un’applicazione che mette insieme centinaia di canali locali, nazionali, internazionali e tematici su Internet. In Italia il componente principale di Cloud TV sarà Streamit, che offre accesso a una selezione di più di ottanta canali on line della omonima browser tv. L’applicazione sarà live nelle prossime settimane ma già ora si possono controllare i canali disponibili sul sito di Streamit. Interessante la possibilità di aggiungere ai preferiti i canali web, mescolando i canali della TV tradizionale a quelli online. L’applicazione ufficiale Rai sbarca su Smart TV Samsung, andando così a colmare un vuoto che iniziava ad essere pesante. Lo abbiamo sempre detto: la Smart TV ha senso solo per estendere l’esperienza TV e in questo Samsung è stata davvero brava offrendo ai suoi clienti tutte le alternative possibili, alle quali si è aggiunta anche Rai. Grazie all’app RAI.tv, è possibile, infatti, accedere al servizio di Replay e, in modalità “on demand”, a una selezione dei migliori contenuti RAI con un semplice gesto della mano. Replay offre la programmazione degli ultimi sette giorni per RAI 1, RAI 2, RAI3, RAI Premium e RAI 5 mentre la sezione Video On Demand propone le puntate integrali e gli “highlight”. Non manca, infine, un’utile guida programmi. L’applicazione dovrebbe essere compatibile con la piattaforma Smart TV disponibile sulle ultime due generazione di TV Samsung, la serie E e la serie F. ky fa un bel regalo di Natale a tutti i suoi utenti attivando molti nuovi servizi, incluso Restart, che permette di far ripartire, dall’inizio, un film in onda. Restart è legato al servizio Sky On Demand, disponibile gratuitamente per tutti gli abbonati che hanno connesso a Internet il decoder MySky HD: se quando si accende il TV il film è già iniziato, premendo un tasto (quello blu) è possibile richiedere all’istante la versione on demand del film, partendo così con la visione dall’inizio. Secondo Sky, Restart è una sorta di “ponte” che rompe gli schemi fra vecchio e nuovo, fra le griglie di palinsesto e una programmazione a misura di telespettatore. In un primo momento Restart sarà riservato ai possessori del pacchetto Cinema, il rollout del servizio è già partito e si concluderà prima di Natale. My Sky HD si aggiornerà da solo. Samsung Smart TV Ora c’è anche la RAI estratto da dday.it n.81 / 16 dicembre 2013 tv e video HiSense annuncia la gamma di TV H6 e un set top box, basati su Android HiSense sposa Android e Marvell I nuovi prodotti avranno il SoC multimediale Marvell Armada 1500 Plus di Paolo CENTOFANTI H Per lanciare in Italia il set top box Android con disco da 1 Tera, Samsung offre un buono in film da spendere sul Video Hub presenteranno una nuova interfaccia grafica denominata EasyView e controlli vocali, grazie al telecomando con microfono e funzione di puntatore. Oltre all’accesso ai servizi HiSense Social TV e HiSense Cloud Services Hi-Media, Smart TV e set top box offrono soprattutto la possibilità di scaricare app dal Google Play Store, fattore questo che dovrebbe aumentare considerevolmente la versatilità della piattaforma. tv e video Sono disponibili nei negozi Dixons nel nord Europa i nuovi TV LED Pioneer Ecco i nuovi TV Pioneer: il 55” a 1350 euro Se avranno successo potrebbero essere commercializzati anche in Italia I di Roberto Pezzali TV di Pioneer tornano in Europa grazie a un accordo con Dixons, prima nei paesi nordici e poi successivamente in Inghilterra. Dopo l’annuncio, dato qualche mese fa, arrivano le foto e i dettagli dei primi tre modelli disponibili nei negozi dei paesi del nord Europa: Pioneer ha collaborato attivamente alle realizzazione dei TV e i tre modelli LED da 40”, 46” e 55” non hanno niente da invidiare a prodotti di fascia media di altri brand. Cornice sottilissima, come si vede dalla foto, classe energetica A+ e pannello Full HD VA. Non mancano funzionalità come 3D, Smart TV, USB recorder e DLNA a un prezzo tutto sommato molto onesto: 1.350 euro circa per il 55”, 900 torna al sommario euro circa per il 46” e 785 euro per il 40”. Dixons è presente in Italia, anche se dopo la fusione tra MarcoPolo e Unieuro ha una partecipazio- ne minore: se l’esperimento Pioneer dovesse avere successo non è escluso che qualche TV Pioneer possa arrivare anche da noi. di Paolo CENTOFANTI Samsung aveva presentato allo scorso Mobile World Congress il set top box Homesync. Basato su Android, con accesso al Play Store e un disco da 1 Terabyte per archiviare e condividere contenuti multimediali da e verso tutti i propri dispositivi connessi alla rete, Homesync non è stato fino ad oggi particolarmente pubblicizzato da Samsung, che ha deciso di spingere il suo media center con una promozione: un buono da 300 euro, pari al costo del dispositivo, da spendere sullo store di film Video Hub, già su diversi prodotti Samsung. La promozione è attiva fino al 31 dicembre, e il buono è spendibile fino al 31 maggio 2014. Il regolamento completo della promozione è disponibile qui: http://www. samsung.com/it/exclusive/ iSense ha annunciato una nuova gamma di TV, denominata H6, e un set top box, che saranno tra i primi prodotti a sfruttare il nuovissimo SoC multimediale di Marvell Armada 1500 Plus. Si tratta di un processore ARM dual core ottimizzato per Android 4.2.2 e che integra le tecnologie di elaborazione video Qdeo di Marvell. La caratteristica principale dei nuovi prodotti HiSense (la foto è solo indicativa), in uscita entro fine anno negli Stati Uniti e a seguire nel resto del mondo, è proprio quella di essere basati su una nuova piattaforma di Smart TV costruita su Android Jelly Bean. Oltre ai TV, che al momeno sono stati annunciati in tagli da 40, 50 e 55 pollici per gli Stati Uniti, ci sarà anche il set top box Pulse PRO, ed entrambe le famiglie di prodotti Samsung promuove Homesync con 300 euro di buoni i aM SHARING MY VIEW i aM NiKON d5300 Sono la musa ispiratrice della tua creatività. Sono la prima reflex Nikon dotata di GPS incorporato e modulo Wi-Fi* integrato per condividere le tue emozioni con chiunque e in ogni situazione. Posso registrare filmati in Full HD e, grazie al mio monitor ad angolazione variabile, sarà facile scattare con nuove e inesplorate prospettive di ripresa. 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Per estendere la garanzia a 4 anni è necessario registrare il prodotto via web alle condizioni riportate all’interno della confezione o su www.nital.it estratto da dday.it Presto LG integrerà nelle Smart TV AllJoyn, framework “universale” per il controllo dei sistemi praticamente da ogni device di Roberto Pezzali tv e video HDMI 2.0 appare già vecchia confrontata alle specifiche di DisplayPort 1.3 DisplayPort 1.3 “straccia” l’HDMI Lo standard supporterà 8K, 4K a 120 Hz, colore a 12 bit e anche la ricarica D di Roberto Pezzali isplayPort è pronta a calare l’asso: tra qualche mese dovrebbe essere ratificata la nuova versione 1.3 che porterà moltissime novità in chiave audio/video. DisplayPort è poco utilizzata al momento, ma ha fatto già la sua comparsa in versione 1.2 dietro il nuovo TV 4K Panasonic e potrebbe attirare l’attenzione anche di altri produttori. La versione 1.3 avrà come main feature il supporto al formato 8K (7.680 × 4.320 e 8.192 × 4.320) e potrà anche gestire due display 4K con un solo cavo. Trattandosi dello standard alla base della connessione Thunderbolt, è facile pensare che in futuro sarà possibile collegare più monitor 4K a catena. Tra le modalità supportate, oltre all’8K anche il 4K 3D e il 4K a 120 Hz, il tutto con profondità colore a 10 o 12 bit. Per raggiungere queste prestazioni, DisplayPort 1.3 potrà contare su una larghezza di banda quasi doppia rispetto all’HDMI 2.0: quest’ultimo si ferma a 18 Gbps, il DisplayPort arriverà a 32.4 Gbps. Non si hanno ancora informazioni su un possibile cambio di connettore: il gruppo di lavoro, infatti, sta anche studiando la possibilità di implementare la ricarica dei dispositivi e la possibilità di aggiungere un bus dati. tv e video Dolby ha presentato una nuova tecnologia per realizzare TV Full HD a LED Tramite un comunicato apparso sul proprio sito ufficiale, LG ha annunciato di essere pronta a introdurre il supporto ad AllJoyn nelle sue Smart TV. AllJoyn non è nient’altro che un framework “di gioco” universale attraverso il quale Qualcomm ha voluto immaginare la massima integrazione tra varie tipologie di dispositivi, indifferentemente dal sistema operativo su di esse installato. Tramite AllJoyn sarà possibile trasformare qualsiasi smartphone, tablet (Android e iOS) o dispositivo Windows in un controller da utilizzare per divertirsi - anche in multiplayer - con i giochi installati sulla propria Smart TV. Invitando degli amici a casa, dunque, non vi sarà più il problema del controller: un comune smartphone sarà più che sufficiente per ottemperare a tale compito. LG non ha rilasciato molti dettagli in merito ma è probabile che ci mostri di cosa è capace AllJoyn nel corso del prossimo CES 2014. torna al sommario Dolby Pulsar: TV con luminosità super Pulsar promette bianchi super, ma per il raffreddamento serve il liquido D di Roberto Pezzali olby prova nuovamente a buttarsi sul video con Pulsar, una tecnologia che promette TV dotate di una resa mai vista prima. Il segreto, secondo Dolby, sta nella lumosità: grazie al sistema Pulsar i TV sarebbero in grado di raggiungere i 4000 nits di luminosità di picco, con colori più luminosi, più dinamica e superfici bianche e metalliche che sembrano risplendere. Dolby mostrerà il primo prototipo di TV con la tecnologia Pulsar a Las Vegas e noi siamo abbastanza curiosi di vedere soprattutto come si comporterà sulle basse luci con tutti quei LED. È proprio la retroilluminazione, infatti, la croce e la delizia di Pulsar: da una parte si raggiungono i 4000 nits, dall’altra servono un numero di LED quattro volte superiore a quelli dei normali TV e un raffreddamento a liquido. Una solu- zione, quest’ultima, un po’ azzardata considerando le problematiche legate al consumo dei TV. Questa non è certo la prima follia di Dolby in ambito video consumer: in passato c’è stato il 3D senza occhia- li, il Dolby HDR Local Dimming e il Dolby Vision con SIM2. In tutti i casi il ruisultato è stato un flop totale e, onestamente, non ci sentiamo di scommettere 2 euro neppure su Dolby Pulsar. Il supporto ad AllJoyn per le Smart TV LG è pronto n.81 / 16 dicembre 2013 estratto da dday.it n.81 / 16 DICEMBRE 2013 PEOPLE & MARKET Due sono gli emendamenti prima giudicati non ammissibili e dopo poche ore riammessi Blitz del compenso SIAE nella legge di stabilità Mentre la polemica cresce, il compenso per copia privata arriva addirittura nella legge di stabilità O ra è più chiaro il perché di tanta attenzione di questi giorni ai compensi per copia privata da parte di tutte le parti in causa (a parte i consumatori): è partito il grande attacco addirittura alla legge di stabilità. Sì, perché malgrado nulla possa c’entrare con la legge di stabilità (che come è noto riguarda le finanze dello Stato e l’erario, mentre il compenso per copia privata non è una tassa), sono stati presentati due emendamenti che riguardano proprio il compenso SIAE. Il primo di questi, il numero 1754 a firma degli Onorevoli Franco Ribaudo (PD), Magda Culotta (PD), Antonino Moscatt (PD) e Lilliana Ventricelli (PD) aggiunge il comma 176-bis così formulato: Dopo il comma 167, aggiungere il seguente: 167-bis. Al fine di sostenere il diritto d’autore e le attività dello spettacolo, dall’entrata in vigore della presente legge, i compensi previsti per ciascuno degli apparecchi o supporti di cui al comma 1 dell’articolo 71-septies della legge 22 aprile 1941, n. 633, sono aggiornati, con il decreto del Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo di cui al medesimo articolo 71-septies, in misura almeno pari alle corrispondenti medie europee accertate dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, sentita la Società Italiana Autori Editori (S.I.A.E.), e calcolate con esclusivo riguardo ai Paesi Europei nei cui ordinamenti è prevista la remunerazione della riproduzione privata ad uso personale. Il 50 per cento dell’eventuale incremento rispetto all’esercizio 2012 dei compensi ripartibili annualmente alla S.I.A.E ai sensi dei commi 1 e 3 dell’articolo 71-octies della legge 22 aprile 1941, n. 633, è destinato dalla S.I.A.E. stessa, d’intesa con il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, al sostegno delle attività previste dal comma 2 dall’articolo 2 dello statuto della S.I.A.E. Praticamente si introduce nella legge di stabilità un articolo che riduce la discrezionalità del Ministro dei Beni Culturali che non potrebbe più determinare autonomamente i compensi per copia privata mediando tra le parti (come può fare in forza della legge vigente) ma dovrebbe attenersi a un criterio di determinazione esplicitamente torna al sommario definito. La modalità è quella di attestarsi come minimo alla media europea, cosa che con i venti di anti-europeismo che si respirano non sembra un criterio di assoluta condivisibilità; cosa ancora meno condivisibile è però che l’emendamento impone di calcolare questa media in maniera molto particolare, ovverosia scartando i Paesi in cui questi compensi non ci sono. E qui si apre la lotteria delle interpretazioni: non è chiaro se si pensa di scartare solo le nazioni dove non esiste proprio alcun compenso (come UK e Spagna, per esempio) o addirittura anche le nazioni in cui un determinato apparecchio non è tariffato. Facciamo un esempio: se gli smartphone sono tariffati solo in tre paesi mentre negli altri, che pur prevedono i compensi su copia privata sui supporti, questi non sono una fattispecie considerata, come si calcola la media? Considerando zero i Paesi che non li tariffano o scartandoli dalla media? I risultati, a seconda delle interpretazioni, sono ovviamente ben diversi e, nel secondo caso ci troveremmo con un peso per il cittadino italiano ben più alto della media dei cittadini europei. Altro aspetto che non è chiaro è perché per legge il Ministro dovrebbe determinare i compensi “sentita la SIAE”: la SIAE è sicuramente parte in causa, sia come riscossore che come società di una parte degli aventi diritto; ma i cosiddetti “stakeholders” del compenso per copia privata da sentire sono molti altri, industria, retailer e soprattutto i consumatori, coloro su cui grava il compenso. L’emendamento non ne fa menzione, di fatto delegittimando il mai decollato tavolo tecnico previsto per legge. E poi veniamo alla destinazione dei compensi: l’emendamento presentato prevede che i compensi, sottratti i costi della raccolta, non vengano destinati interamente agli aventi diritto, ma che il 50% dell’eventuale aumento rispetto ai compensi 2012 venga trattenuto e destinato dalla SIAE, d’intesa con il Ministro, a “finanziamenti, borse di studio e altri benefici al fine di promuovere meritevoli iniziative nei settori musica, cinema, opere drammatiche e radiotelevisive, opere letterarie e delle arti visive e lirica”, citando lo statuto SIAE. In pratica una bella cifretta nella discrezione della SIAE per finanziarie attività sicuramen- te culturalmente meritevoli, ma scollegate dalla ratio del compenso per copia privata, modalità su cui appare lecito avere qualche perplessità, soprattutto con la base degli autori già in sommossa per polemiche molto simili. Il secondo emendamento, a firma di Paolo Russo (PDL-Forza Italia), introduce esplicitamente nella legge sul diritto d’autore l’indicazione che la raccolta del compenso per copia privata debba essere fatta in via primaria dalla SIAE: in un periodo in cui da più parti si chiede la liberalizzazione dell’attività di collecting, sembra un modo per “blindare” il ruolo della SIAE, evitandone la disintermediazione. La cronaca di questi giorni, riguardo a questi due emendamenti, è singolare: nella mattinata del 9 dicembre i due emendamenti in questione sono stati giudicati inammissibili dalla Commissione Bilancio; nel pomeriggio della stessa giornata sono stati entrambi riammessi con una motivazione enigmatica: “in quanto le disposizioni da questi introdotte in materia di compensi per apparecchi o supporti ai fini dei diritti d’autore appaiono suscettibili di determinare effetti finanziari positivi”. Viene da chiedersi quali siano gli effetti finanziari positivi per le casse pubbliche. E qui veniamo a uno dei punti più gravemente misconosciuti del compenso per copia privata: dato che va ad aumentare il valore del bene, non solo il compenso è soggetto al normale ricarico del canale distributivo, ma è anche soggetto a IVA. Ne derivano due fatti rilevanti: il primo è che il cittadino sopporta un carico ben superiore ai semplici compensi previsti dal Ministro, come minimo maggiorati del 22%; il secondo, che ha spinto la commissione a riammettere gli emendamenti, è che comunque l’IVA sul compenso finisce nelle casse dell’erario. E di questi tempi, un po’ di tassazione in più non fa mai male. A loro, a noi sì. di Gianfranco GIARDINA n.81 / 16 dicembre 2013 PEOPLE & MARKET Novità importanti per ascoltare brani musicali su smartphone e tablet Spotify e la musica gratis su mobile Annuncio molto importante di Spotify. E arrivano anche i Led Zeppelin S i è concluso da pochi giorni l’evento Spotify di New York, dove il noto servizio di streaming musicale ha annunciato novità molto importanti. Andiamo subito al punto: se fino ad oggi per ascoltare i brani musicali con lo smartphone e il tablet era necessario pagare, ora non lo è più. E questa è una gran cosa, anche se logicamente ci saranno delle limitazioni rispetto al profilo Premium a pagamento, che rimane in perfetta attività. Intanto, dobbiamo distinguere tra tablet e smartphone. Nel primo caso, l’azienda si è resa conto che il tablet viene sempre più usato come alternativa al PC per l’ascolto domestico: assolutamente paradossale, quindi, mantenere un profilo free solo per i PC mentre i tablet, fino a oggi assoggettati al regime degli smartphone, sono costretti a pagare. Quindi la prima novità è la parificazione totale e completa di PC e tablet (iPad e Android): in entrambi è accessibile il profilo gratuito che permette di ascoltare brani a proprio piacimento intervallati da alcuni spot pubblicitari. Ovviamente per entrambi è sempre disponibile l’opzione Premium che toglie la pubblicità, permette il download e via dicendo. Altra notizia di Emanuele VILLA torna al sommario bomba: il limite delle 10 ore di ascolto di Spotify Free è stato eliminato, e ora anche gli utenti non paganti possono ascoltare musica illimitatamente. Diverso il caso dello smartphone (iOS e Android): esisterà a breve un profilo di ascolto gratuito e temporalmente illimitato ma sarà basato sulla modalità di riproduzione Shuffle su singoli artisti o playslist esistenti. In pratica, se decidiamo di ascoltare Lady Gaga (usiamo lo stesso esempio fatto in conferenza stampa) con lo smartphone, lo potremo fare senza pagare un soldo usando la modalità Shuffle Play, che riprodurrà in modo casuale brani dell’artista scelta, uno dopo l’altro (skippabili). Stesso discorso per le playlist, le nostre (fatte col PC, per esempio) o quelle degli altri: saranno accessibili con lo smartphone in modo gratuito, ma l’unica modalità di riproduzione sarà quella shuffle. D’altronde, se usare lo shuffle su un artista ci espone al rischio di incontrare anche canzoni non gradite (che peraltro possono essere saltate), fare lo stesso con una nostra playlist garantisce la massima soddisfazione. In questo modo Spotify fa un passo avanti rispetto alle offerte concorrenti, che prevedono le radio web personalizzate per l’uso mobile (ma, come detto in conferenza, se una persona vuole ascoltare un certo artista, perché fargli ascoltare una sua canzone ogni 20 minuti?), mantenendo comunque una distinzione importante tra offerta free e a pagamento. Solo gli utenti Premium potranno infatti, su smartphone, scegliere direttamente la canzone da ascoltare, scaricarla sul dispositivo e non avranno l’assillo delle pubblicità. Infine, una notizia fondamentale per gli appassionati di musica rock: i Led Zeppelin, grandi assenti dello streaming musicale, arrivano su Spotify con la discografia completa e in esclusiva. Il mercato degli smartphone è saturo e Samsung taglia le stime Dalla Corea arrivano notizie di un taglio delle stime sulle vendite di smartphone da parte di Samsung: il mercato di fascia alta è saturo e l’entry level non conviene di Paolo CENTOFANTi Secondo la testata coreana ET Times, Samsung ha tagliato internamente le stime sulle vendite di smartphone per il 2013 da 360 milioni di unità a 330 milioni, pari a un calo del tasso di crescita di questo segmento dal 43% al 14%. Secondo gli analisti la battuta di arresto del carrarmato Samsung è dovuta alla saturazione del mercato di fascia alta degli smartphone, dove la domanda sta rallentando. Viceversa, il segmento in forte espansione dei terminali di primissimo prezzo non rappresenterebbe per Samsung un mercato in cui entrare, visti i bassissimi margini in gioco, e anzi il gigante coreano punterebbe a non competere ulteriormente sul prezzo, proprio per mantenere intatti i guadagni, proprio ora che il mercato sta rallentando. Per Samsung non è un problema da poco, visto lo sbilanciamento degli ultimi anni delle proprie entrate proprio verso il segmento mobile. Per questo motivo Samsung, per mantenere il suo tasso di crescita, avrebbe intenzione di proseguire sulla strada aperta con il Galaxy Gear, con nuovi dispositivi complementari agli smartphone, un mercato ancora da esplorare. estratto da dday.it estratto da dday.it n.81 / 16 DICEMBRE 2013 PEOPLE & MARKET Abbiamo provato le nuove funzionalità del sistema aggiornabile realizzato dall’azienda tedesca BMW rinnova e amplia l’esperienza “connected” Vero e proprio ecosistema modulare di app e servizi da usare a bordo dell’auto. C’è anche lo Store Un concept ingegnoso C’è la SIM, ed è flat Alla presentazione stampa, abbiamo potuto provare Connected Drive, ma soprattutto abbiamo compreso il concept che vi sta dietro. Connected Drive non è un insieme di app che si avviano quando si è al volante e tutto finisce lì, ma qualcosa di molto più ampio: è un ecosistema, una piattaforma modulare che coinvolge diversi elementi (il portale BMW, il sistema incar, l’app ufficiale BMW, le app di terze parti…) e apparecchi: il sistema di bordo resta il cuore pulsante del sistema, ma sono coinvolti anche lo smartphone, il tablet e il PC di casa. Un sistema modulare, dicevamo: sì, poiché la maggior parte delle vetture avrà a breve una dotazione di base di servizi connessi, ma questi potranno essere estesi mediante l’acquisto (sarebbe meglio dire, la sottoscrizione di un abbonamento) di app e funzionalità dal Connected Drive Store, già disponibile in Germania e che arriverà anche da noi a partire da metà 2014. Questo semplificherà il processo di acquisto di nuovi servizi ed eliminerà il concetto di “acqui- Servizi connessi = servizi che scambiano dati. Ecco perché tutte le BMW “Connected” hanno e avranno una SIM dati integrata, non abilitata ai servizi voce ma flat. Ciò significa che il consumo dei servizi connessi e il roaming all’estero non si pagano. Poi è ovvio che non lo si paga “direttamente”, ma il prezzo fa comunque parte di quello del servizio acquistato: per esempio, se si sceglie di avere il servizio musicale di Online Entertainment, si possono ascoltare in strea- U ltimamente parliamo sempre più spesso di tecnologie applicate al mondo dell’automobile. Non perché quella domestica e mobile non abbiano più nulla da dire (tutt’altro), ma proprio perché è in atto un processo di profonda convergenza tra le due aree: l’abbiamo già visto, lo confermiamo nuovamente a seguito della presentazione per la stampa della nuova versione di BMW Connected Drive, il sistema di infotainment e navigazione dell’azienda tedesca, sistema che abbiamo potuto vedere all’opera in una due giorni sui monti toscani. Connected Drive e la filosofia BMW torna al sommario ming 12 milioni di brani senza preoccuparsi di essere in Italia o altrove. Piacevole, ma sostanzialmente un atto dovuto (quanto meno in Italia): non è pensabile che in macchina si stia attenti a quanto si consuma o a non sforare un tetto massimo di dati scambiati. Positivo il fatto che la tariffa-zero si estenda all’estero. Cosa c’è in Connected Drive classe 2013? Andiamo ora ai contenuti. Connected Drive è innanzitutto il portale BMW, da cui l’utente può apprendere lo stato della sua vettura, prenotare interventi e, tra l’altro, accedere al già citato sistema BMW Routes con tanto di “invio” del percorso al sistema di bordo. Poi c’è l’applicazione BMW Connected, per iOS e Android: con questa è possibile non solo monitorare a distanza alcuni parametri importanti della vettura, tra cui il livello di carburante, l’autonomia, il chilometraggio ecc, ma anche aprire e chiudere le porte, impostare un timer per l’accensione del riscaldamento (non del freddo, però, perché presuppone l’accensione del motore, e questo non è ancora possibile tranne che sulle elettriche), emettere flash con i fari per segnalare la posizione, accedere al profilo Facebook e postare dall’auto e via dicendo: quando si è in auto, inoltre, la gestione avviene tramite controller iDrive. L’abbiamo provato, e come in tutti questi sistemi bisogna prenderci un po’ la mano, ma alla fine considerando anche la presenza dei touchpad superiore, si fa in fretta ad abituarsi. Sono integrate anche le mappe di Google per verificare la posizione segue a pagina 13 Connected Drive non è assolutamente una novità dell’ultimo momento (esiste addirittura da 40 anni), ma in quanto sistema modulare e aggiornabile, si arricchisce di funzionalità in modo progressivo e ha subito nel 2013 un restyling importante. Le notizie comunicate da BMW sono notevoli: l’azienda conta di dotare, entro il 2017, 5 milioni di vetture con i propri servizi connessi, che saranno disponibili in più di 40 mercati, a testimonianza di come l’elettronica di bordo abbia ormai un peso almeno pari a quello degli aspetti più comunemente “motoristici” del mezzo. sto a pacchetto” tanto caro in passato: i servizi di Connected Drive vengono acquistati direttamente dall’auto oppure da casa, mediante PC, e sono basati su una sottoscrizione temporale; se il servizio non piace o non serve, non si è obbligati a tenerlo. Il servizio acquistato da casa, o magari col tablet, viene memorizzato in cloud e l’utente se lo ritrova in macchina senza dover fare nulla. Stesso discorso per un’altra funzionalità interessante, connessa col sistema di navigazione: BMW Routes. Questa funzionalità consiste nell’impostare un percorso quando si è a casa tramite PC (o tablet, come mostrato durante la presentazione), dall’area utenti del sito BMW: fatto questo, basta premere un tasto e lo si invia, letteralmente, alla vettura. Una volta tornati in macchina, lo si ritrova tra le rotte predefinite del sistema di navigazione, senza dover fare nulla se non inserire una password. di Emanuele VILLA estratto da dday.it n.81 / 16 dicembre 2013 PEOPLE & MARKET segue Da pagina 12 cierge, che permette all’utente, previa comunicazione con un addetto, di avere informazioni su punti d’interesse, hotel, ristoranti, ecc, e informazioni relative inviate direttamente al sistema dell’auto per la navigazione. In più, ci sono tutte le app di terze parti che sono integrate col sistema Connected Drive, e sono disponibili sia per iOS che per Android: tra le tante (con la precisazione che non tutte sono disponibili ovunque) MOG, Aupeo, Stitcher, BaiduMusic, Douban FM, Snippy, Deezer, Napster, Rhapsody, TuneIn Radio, Audible, Glympse e molto altro ancora; l’integrazione di queste app all’interno del sistema “connected” di BMW è stata possibile tramite il rilascio, da parte dell’azienda, di un SDK che ha permesso agli sviluppatori di entrare nell’abitacolo della macchina offrendo il proprio servizio ma rispettando i paletti di sicurezza imposti dalla casa tedesca. PEOPLE & MARKET L’Agenzia Europea per la sicurezza Aerea ha reso pubblici nuovi orientamenti per l’uso dei device Smartphone e tablet in volo: via libera dall’UE Adesso è possibile l’uso dei dispositivi elettronici (in modalità aereo) durante decollo e atterraggio di Emanuele VILLA Agenzia Europea per la sicurezza Aerea (AESA) ha pubblicato nuovi orientamenti aggiornati per l’uso dei dispositivi elettronici a bordo degli aerei. In sostanza, da oggi è possibile (poi bisogna attendere il recepimento delle singole compagnie aeree) sui voli europei tenere accesi smartphone, tablet e dispositivi elettronici anche durante rullaggio, decollo e atterraggio purché il “modalità volo” (o aereo, che dir si voglia), cioè senza connessione dati. Inoltre, il comunicato ufficiale annuncia che Siim Kallas, Vicepresidente e Commissario per i Trasporti, ha chiesto all’AESA di L’ dell’auto. Poi ci sono i servizi del Connected Drive Store, cui si accede via PC o tramite il sistema di bordo: c’è la possibilità di accedere alla propria mail e svariate funzionalità vocali come il dettato vocale da inviare successivamente via SMS, ci sono gli Appunti vocali e c’è l’Online Entertainment di cui si è detto sopra, con 12 milioni di brani e svariati canali da ascoltare flat, in Italia e anche all’estero; per ora c’è la musica, ma l’idea di BMW è estendere il servizio ad altri ambiti come gli audiolibri. Una cosa decisamente importante è il sistema di chiamata di emergenza avanzata che viene attivato dai sensori di incidente e dall’attivazione degli airbag. La centrale BMW riceve la segnalazione e prova a mettersi in contatto con il veicolo, se non riceve risposta, considera l’incidente come grave e invia i soccorsi del caso. Di interessante abbiamo poi il Real Time Traffic Information (RTTI), che ricava le informazioni sul traffico dai dati GPS di flotte, di apparecchi di telefonia mobile, sensori stradali e sistemi comunali di gestione del traffico e si coordina, ovviamente, col navigatore integrato nell’auto. Ma abbiamo anche un browser web per la navigazione online come sul PC e il servizio Con- In sostanza, abbiamo toccato con mano un sistema che si avvicina ad essere davvero completo: non è semplice comprendere tutte le estensioni di questa versione 2013 del Connected Drive, ma toccando un po’ i menù, muovendosi nel sito e scaricando le app si comprende quella che è la sua vera essenza, ovvero un ecosistema connesso, totalmente modulare e multi device. C’è ancora da lavorare? Senz’altro sul fronte dell’integrazione, nel senso che non è così intuitivo e immediato entrare nella logica di tutti i servizi disponibili che, è giusto ricordarlo, sono davvero tanti. Anche un sistema di digitazione touch sarebbe gradito, ma siamo senz’altro sulla strada giusta e poi l’eliminazione dell’acquisto a pacchetto a favore dell’abbonamento a tempo non può che far piacere. BMW Connected Drive torna al sommario accelerare la revisione delle norme di sicurezza sull’utilizzo a bordo di dispositivi elettronici in modalità trasmissione: “Tutti vorremmo poter rimanere connessi mentre viaggiamo, ma la sicurezza viene prima di tutto. Per questo ho chiesto di rivedere le norme in base a un principio molto semplice: se non è sicuro, deve essere vietato, ma se è sicuro, si può usare rispettando le regole. Questo è un primo passo per estendere l’uso sicuro dei dispositivi elettronici alle fasi di rullaggio, decollo e atterraggio. Il prossimo sarà capire come collegarsi alla rete durante il volo. La revisione necessita di tempo e deve essere suffragata da prove scientifiche. Prevediamo di pub- blicare nel prossimo anno nuovi orientamenti sull’utilizzo dei dispositivi in trasmissione a bordo dei vettori dell’UE”. Le prossime tappe saranno una nuova regolamentazione di Bluetooth, Wi-Fi e comunicazione cellulare a bordo dell’aereo. estratto da dday.it Scarpe viventi, realizzate con le protocelle e capaci di rigenerarsi di notte Arriveranno nel 2050 e saranno stampate in 3D di Roberto PEZZALI Con la stampa 3D si possono fare cose meravigliose, ma il progetto realizzato da un ricercatore e designer londinese, Shamees Aden, è davvero qualcosa di incredibile. Aden si è fatto aiutare da un professore specializzato in “protocelle” per realizzare il primo prototipo di scarpa da corsa vivente. Le scarpe da corsa disegnate da Aden sono costituite da elementi organici, le protocelle appunto, stampate seguendo la forma di un piede umano: il risultato è una scarpa vivente che non solo calza alla perfezione ma può anche adattarsi agli impatti e all’urto con il terreno. La scelta delle “protocelle”, elementi in grado di cambiare di stato a seconda di luce, calore o sollecitazioni esterne come la pressione, ha permesso al team di gestire dinamicamente il comportamento delle suole, ammortizzando l’impatto con il terreno e sostenendo il corridore in ogni situazione. La scarpa si adatta quindi a ogni terreno, dallo sterrato all’asfalto alla pista da corsa, e se si usura si ripara da sola durante la notte. Quando si termina di correre, le scarpe vanno immerse in un liquido protocellulare che rigenera la struttura per una nuova corsa. Il liquido può essere anche colorato, creando una scarpa unica. Nike e Asics per il momento non devono preoccuparsi: l’arrivo di questa tecnologia è previsto per il 2050. torna al sommario PEOPLE & MARKET Da un’intervista rilasciata da Rubin al NYT trapela qualche indiscrezione Google pensa ai robot, ma è top-secret Andry Rubin ha confermato di essere al lavoro su un progetto molto ambizioso di V. R. BARASSi A ndy Rubin conta nel suo curriculum collaborazioni con Apple e Carl Zeiss, ma ai più sarà ricordato per essere colui che ha letteralmente inventato Android, il sistema operativo “mobile” ormai più diffuso al mondo. Rubin è stato assoldato da Google per gettare le fondamenta di un successo su cui pochi erano pronti a scommettere e, una volta raggiunto l’obiettivo, la stessa azienda di Mountain View ha deciso di “spostare” Rubin nei piani alti della divisione Google X. In Google X nascono e vengono sviluppati tutti i principali progetti impossibili su cui Google ha deciso di investire; secondo quanto dichiarato da egli stesso in un’inter- vista rilasciata al “New York Times”, Rubin sarebbe attivamente al lavoro su un nuovo progetto che tra qualche anno porterà alla realizzazione di veri e propri robot avanzati - dalle fattezze umane in grado di sostituire uomini e donne a livello delle più complesse catene di montaggio. Niente robot casalinghi dunque, almeno inizialmente. Rubin, da sempre appassionato di robotica (non a caso fu soprannominato, in tempi non sospetti, Android), si dichiara entusiasta ma non si lascia scappare nient’altro; l’unica cosa certa è che Google, negli ultimi anni, ha acquisito ben sette aziende di robotica avanzata, segno dell’incredibile interesse che il colosso americano ha sviluppato in questa direzione. PEOPLE & MARKET Prima vittoria dell’azienda giapponese, ma la storia non finisce qui Nikon Vs. Polaroid: 1-0 e palla al centro Nikon porta in giudizio Sakar per bloccare la vendita di Polaroid iM1836 T di Emanuele VILLA empo addietro Nikon notò delle “inquietanti” somiglianze tra la propria fotocamera mirrorless di base, la Nikon 1 J1, e la Polaroid iM1836, modello che in effetti, pur in versione senz’altro più spartana alla vista, ricorda molto da vicino il modello Nikon. Di conseguenza l’azienda giapponese ha querelato Sakar Interna- tional presso la corte distrettuale di New York per violazione di brevetti e Trade Dress Infringment (praticamente per la copia dell’aspetto esteriore di un prodotto), ottenendo una prima piccola vittoria. Contestualmente alla citazione in giudizio, infatti, Nikon ha richiesto un’ingiunzione per bloccare le vendite e l’advertising della macchina: la corte distrettuale di New York, resasi conto delle effettive somiglianze tra le due fotocamere Nikon e Polaroid, ha emanato un’ingiunzione preliminare per cui Sakar International non può più produrre, importare, pubblicizzare, promuovere oppure mettere in vendita la Polaroid modello iM836 nella sua versione attuale. Ovviamente è solamente il primo passo di una storia che andrà avanti… Scarpe da corsa vive e rigeneranti n.81 / 16 dicembre 2013 estratto da dday.it n.81 / 16 dicembre 2013 PEOPLE & MARKET La lotta per il mercato “mobile” in Europa si fa molto interessante Microsoft-Nokia, c’è il via libera UE Ora si fa sul serio, l’Unione Europea dà l’approvazione all’acquisizione M PEOPLE & MARKET Windows Phone al 16% in Italia L’Italia è il “paese delle meraviglie” per Nokia e Microsoft: la quota di mercato di Windows Phone, nell’ultimo rapporto diramato da Kantar relativo alle vendite nei mesi di agosto, settembre e ottobre, ha raggiunto il 16.1%, un record mai raggiunto in nessun altro stato del mondo. Difficile capire se il merito è dei prezzi aggressivi dei Nokia Lumia nelle principali catene o della fedeltà del popolo italiano al brand Nokia, quel che conta è che rappresentiamo per Microsoft un paese da imitare. Windows Phone sta vivendo un periodo abbastanza fortunato in Europa: Nokia, che nel nostro continente è ancora forte, riesce a spingere la quota di Francia e UK rispettivamente al 12.5% e all’11.9%. Più faticoso far breccia nei mercati tedesco e spagnolo, dove i risultati negli ultimi mesi sono altalenanti anche se c’è un trend di crescita, soprattutto nell’ultimo trimestre. icrosoft può acquisire Nokia Devices, portandosi a casa tutta la divisione smartphone e tablet della casa finlandese. Chi poteva fermare l’accordo, ovvero il Dipartimento di Giustizia americano o l’Antitrust dell’Unione Europea, non si è opposto e con il semaforo verde dell’UE si può finalmente procedere. L’Unione Europea ha dato il consenso senza chiedere alcuna condizione, come si legge nel comunicato emesso: «La Commissione europea ha concluso che l’operazione non pone alcun problema di concorrenza, in particolare perché esistono poche sovrapposizioni tra le attività delle due parti». Microsoft, che ha acquisito la divisione di Nokia per 5.44 miliardi di euro potrà iniziare ora ad acquisire gli asset finalizzando il tutto entro fine gennaio 2014. Resta da capire ora come verranno gestiti internamente alcune problematiche, come ad esempio Surface contro tablet Lumia, ma è probabile che entro la fine del prossimo anno ci sarà una line up Microsoft Lumia completa senza distinzioni di sorta. torna al sommario Con un tweet debutta Beats Music, il servizio di streaming creato da Beats Audio, Trent Reznor e Ian Rogers di Paolo CENTOFANTi La lotta per il mercato “mobile” si fa davvero interessante, soprattutto in Europa dove l’aiuto di Microsoft alla già forte Nokia potrebbe creare non pochi problemi ai competitor. PEOPLE & MARKET Espansa l’opzione “3 come a casa” H3G UK regala il roaming Tra i paesi ci sono gli USA I di Paolo CENTOFANTi clienti H3G inglesi possono godere ora di un’interessante offerta. 3 offre, infatti, nei diversi paesi in cui opera un’opzione che in Italia si chiama “all’estero come a casa”: essenzialmente quando ci si trova all’estero sotto copertura 3, il roaming non si paga, e valgono tariffe e soglie del proprio piano nazionale. Per gli utenti italiani, ciò vale in Austria, Danimarca, Gran Bretagna, Hong Kong, Irlanda e Svezia, ma per gli utenti di Three UK l’opzione è stata estesa a 11 paesi, tra cui anche gli Stati Uniti. Un’offerta molto interessante considerando quanto costa usualmente il roaming oltre oceano. Per avere paragone, con 3 Italia, senza promozioni il traffico dati negli Stati Uniti ha un costo di 3,3 euro al Megabyte. Recentemente 3 ha esteso agli Stati Uniti l’opzione Internet Pass, che consente di avere a disposizione 100 Megabyte da consumare in tre giorni, oltre a quello di attivazione, per 5 euro. Beats ha ufficialmente annunciato il suo servizio di streaming a lungo in gestazione e denominato Beats Music. Lo fa con il suo primo tweet ufficiale e dichiarazioni dei due principali creatori del servizio, l’ex TopSpin Media Ian Rogers e Trent Reznor, premio Oscar e frontman dei Nine Inch Nails, da tempo esploratore delle possibilità offerte dal web ai musicisiti. Ancora si sa poco di come sarà Beats Music, ma i creatori si dicono convinti che cambierà il mondo dello streaming. Fin dall’inizio si è parlato di un progetto indirizzato soprattutto a connettere i musicisti con i loro fan e a creare un servizio in grado di far conoscere e scoprire nuova musica, non solo tramite algoritmi, ma anche con una forte componente editoriale, una strada quest’ultima intrapresa anche da Deezer e Spotify. Al momento è possibile solo prenotare la propria username, e il servizio dovrebbe diventare live a gennaio 2014, per il momento a partire dagli Stati Uniti. di Roberto Pezzali Beats annuncia Beats Music partirà a gennaio n.81 / 16 dicembre 2013 PEOPLE & MARKET Si può condividere uno a uno o a più contatti contemporaneamente Foto e video si mandano con Instagram Instagram lancia la funzione di messaggi privati per condividere foto e video di Paolo CENTOFANTI I PEOPLE & MARKET KitKat guadagna terreno L’ultima dashboard Android mostra un dato significativo: KitKat, nonostante il lancio in sordina, sta crescendo bene. Al momento rappresenta infatti l’1.1% di tutti i dispositivi Android, un dato interessante se si considera che il sistema operativo ha circa un mese di vita e, al momento, è installato su un numero ristretto di terminali: Nexus 5 guida la fila, ma non bisogna dimenticare Nexus 4, Moto X e le versione Google di alcuni terminali Hi-End, tra cui HTC One e Samsung Galaxy S4. Con l’estensione degli update a un maggior numero di modelli, è possible che KitKat diventi a breve il nuovo standard: nel frattempo, però, Jelly Bean continua inarrestabile la sua corsa, ed è sul 54,5% dei terminali Android, segno che il mercato inizia ad essere pronto per una Major Release. nstagram ha perso via via la sua semplicità e spontaneatà con l’arrivo di varie funzionalità, in particolare i video. Ora si arricchisce di un nuovo servizio denominato Instagram Direct e che essenzialmente consiste nella possibilità di inviare foto e video in privato ai propri contatti. I messaggi possono essere ricevuti solo da utenti che già seguiamo, altrimenti riceveremo un invito per accettare la foto o il video in arrivo. Per chi non conoscesse bene il social network fotografico, fino a oggi, era solo possibile pubblicare una foto o un video visibile a tutti sulla propria timeline a meno di non mantenere il proprio profilo privato e quindi visibile solo ai nostro follower abilitati. torna al sommario Pur che competere con altri servizi di messaggistica, Instagram Direct sembra voler catturare quella fetta di asolescenti (o forse non solo), che utilizzano altre app come Snapchat per inviarsi scatti in privato, magari non adatti al profilo pubblico, come pose “piccanti” o quant’altro, anche se ormai oggi si trova davvero di tutto su Instagram. Naturalmente rispetto ad altre app la forza di Instagram è nei suoi filtri che naturalmente funzionano anche per i messaggi privati. Instagram Direct è disponibile nella nuova versione dell’app per iOS e Android. Clicca qui per vedere un video di Instagram. Smart Bra il reggiseno Microsoft L’ultima novità di Microsoft Research è Smart Bra, un reggiseno capace di misurare lo stress grazie a una serie di sensori cutanei. Il cuore del sistema è una rete di sensori che monitorano battito cardiaco e attività a livello epidermico, e grazie al feedback sono in grado di capire l’umore della persona che lo indossa. La scelta del reggiseno non è casuale: è indispensabile raccogliere i dati del battito cardiaco e l’unico indumento che può ospitare un sensore vicino al cuore è il reggiseno. Il device è un prototipo: le ragazze che hanno partecipato alla sperimentazione hanno permesso di raccogliere i dati per sei ore al giorno, ma la scarsa autonomia ha reso un po’ difficile il lavoro (è inferiore alle quattro ore). Il dato raccolto dallo Smart Bra viene inviato allo smartphone tramite Bluetooth. PEOPLE & MARKET Del consorzio fanno parte nomi del calibro di Panasonic, LG e Haier I big dell’elettronica fondano AllSeen Alliance Una piattaforma comune per permettere il dialogo tra apparecchi domestici di Emanuele VILLA L a Linux Foundation annuncia formalmente la nascita di un nuovo consorzio di “Big” dell’industria, la AllSeen Alliance. L’idea è ambiziosa, e i frutti potrebbero portare risultati estremamente utili per l’utente finale: citando il comunicato ufficiale “apparecchi, oggetti e sistemi possono essere connessi in modi semplici e trasparenti per permettere l’utilizzo coordinato e intelligente e la condivisione di informazioni”, il tutto ovviamente basato sulla rete Internet (il concetto è The Internet of Everything) e su software Open Source. Morale: il consorzio si propone di realizzare una piattaforma software comune che consenta l’interoperabilità di apparecchi di marchi e aziende diverse, ovviamente quelli che attingono informazioni e operano mediante la rete Internet. Sempre il comunicato stampa, infatti, cita funzionalità e interazioni tra diversi brand e settori, andando a includere la Connected Home, education, automotive e il mondo aziendale. Limitando il discorso alla casa, si tratterebbe di un passo avanti non indifferente poiché permetterebbe la comunicazione tra apparecchi “smart” diversi, sfruttandone appieno le sinergie. I nomi coinvolti nel consorzio AllSeen Alliance sono decisamente di primo piano, dei veri e propri big: Haier, LG Electronics, Panasonic, Qualcomm, Sharp, Silicon Image e TP-LINK. Quelli che vengono definiti “Community Member” sono invece Canary, Cisco, D-Link, DoubleTwist, Fon, Harman, HTC, Letv, LIFX, Lite-on, Moxtreme, Musaic, Sears Brand Management Corporation, Sproutling, The Sprosty Network, Weaved e Wilocity. estratto da dday.it n.81 / 16 dicembre 2013 MOBILE Dopo un mese di utilizzo il Touch ID dell’iPhone 5S diventerebbe meno preciso Il Touch ID perde davvero efficacia? Le segnalazioni di errori nel riconoscimento dell’impronta si intensificano di Roberto Pezzali S MOBILE Google migliora la fotocamera di Nexus 5 Con un post ufficiale, Google ha annunciato l’update ad Android 4.4.1 per Nexus 5, il miglioramento più importante riguarda le prestazioni della fotocamera. Nell’intervento, Google pone l’accento sulla modalità HDR+, che permette scatti in condizioni difficili (come il controluce) mediante una raffica di foto e successiva “fusione”: il risultato è una foto singola ma dalla gamma dinamica molto estesa. Nelle intenzioni di Google, questa e altre funzionalità migliorano in modo considerevole con l’update 4.4.1, che agisce contestualmente sulla rapidità di fuoco in condizioni di scarsa luminosità, sulla velocità del bilanciamento automatico del bianco e sullo shutter lag. ono sempre più frequenti le segnalazioni su forum e siti di appassionati di problemi legati al sensore biometrico Touch ID, inserito da Apple nell’iPhone 5S: con il passare del tempo il sensore perde efficacia e inizia a sbagliare. Non è la prima volta che viene messa in dubbio l’affidabilità del sistema di autenticazione biometrico, tuttavia nell’ultimo periodo le segnalazioni si sono moltiplicate. La perdita di precisione nel riconoscimento dell’impronta l’abbiamo verificata anche sull’iPhone 5S di redazione: in alcuni casi, soprattutto con le mani pulite e appena asciugate capita, infatti, che l’impronta non venga riconosciuta. Difficile capire se sia un problema hardware o software, anche se pro- torna al sommario pendiamo più per la seconda ipotesi: Touch ID integra, infatti, un algoritmo di ottimizzazione che dovrebbe migliorare l’accuratezza con il passare del tempo, e dall’analisi delle segnalazioni sembra sia proprio questo algoritmo a non essere così efficace, anzi, produce l’effetto opposto. Apple sta investigando sul problema, anche se trattandosi di un sistema di sicurezza con dati che sono personali e risiedono esclusivamente sul telefono (ricordiamo che i dati del touch ID non vengono inclusi nel backup) è difficile capire rapidamente quali siano le cause. Nokia Lumia 1520 in vendita a 699 euro Nokia ha annunciato la disponibilità del nuovo Lumia 1520, smartphone con display da ben 6 pollici, con risoluzione di 1920x1080 pixel. Il Lumia 1520 porta su Windows Phone 8 caratteristiche diventate comuni tra i top di gamma Android, come il processore quad core Snapdragon 800 di Qualcomm, oltre appunto al display Full HD, da poco supportato grazie all’ultimo aggiornamento di Windows Phone. Il design, dimensioni a parte, ricorda quello degli altri modelli della gamma Lumia, e in questo caso ritroviamo la fotocamera PureView, seppure con sensore “ridotto” a 20 Megapixel (il Lumia 1020 è dotato dellla super fotocamera da 41 Megapixel). Il Lumia arriva nelle colorazioni giallo, rosso, bianco e nero, con un prezzo di 699,90 euro. MOBILE Ancora rumors riguardanti il prossimo e attesissimo top di gamma Samsung Galaxy S5: Snapdragon 800 e display 2K? L’S5 potrebbe montare un display da 2560x1440 pixel e una CPU custom di Vittorio Romano BARASSI S u GFXBench sono apparsi i primi benchmark - prontamente rimossi - di un terminale Samsung caratterizzato dall’identificativo SM-G900S; dando un occhio alle caratteristiche tecniche non è difficile ipotizzare che possa trattarsi di un prototipo del Galaxy S5, smartphone di punta che l’azienda coreana dovrebbe lanciare tra marzo e aprile 2014. Da quello che è possibile leggere dalle specifiche, si nota immediatamente un dettaglio: Samsung SM-G900S monta un processore quad core Snapdragon 800 “custom”, il cui clock è fissato a 2.46 GHz, e non il nuovissimo Snapdragon 805, SoC presentato recentemente e che, probabilmente, sarà il processore dei top di gamma del 2014. Altra caratteristica che risalta è certamente quella che parla di un display da 2.560x1.440 pixel, risoluzione 2K ampiamente anticipata e attesa al varco per valutare le reali performance di un processore non specificatamente pensato per tali risoluzioni. È impossibile affermare con sicurezza se tali specifiche saranno quelle che vedremo nel prossimo Galaxy S5 di Samsung; quel che è certo è che l’azienda coreana potrebbe realizzare più versioni dello stesso dispositivo e, magari, quella in oggetto è solo una delle diverse varianti che ha intenzione di immettere sui vari mercati. Sicuramente il processore Snapdragon 800 fa storcere un po’ il naso ma, lo ripetiamo, non è affatto detto che tale scelta sarà adottata nel modello definitivo; un Exynos 6 a 64 bit, comunque, resta “il sogno” di molti. estratto da dday.it estratto da dday.it n.81 / 16 dicembre 2013 MOBILEAndroid e iOS sanno tutto dei nostri spostamenti, vi diciamo come bloccarli Apple e Google ci seguono, sempre Il GPS degli smartphone e dei tablet registra la nostra posizione, ora per ora di Roberto Pezzali G torna al sommario Una banale app Torcia raccoglie i dati degli utenti per rivenderli agli advertiser. Puniti gli sviluppatori ma l’app è ancora su Google Play di Roberto Pezzali oogle e Apple sanno tutto di noi e dei posti che frequentiamo: il GPS inserito in smartphone e tablet, infatti, registra istante per istante la nostra posizione e la invia ai server. Una “non notizia” probabilmente per molti appassionati, ma essendo milioni gli utenti di smartphone italiani siamo certi che almeno il 90% delle persone ignora la possibilità di controllare quello che hanno fatto nell’ultimo periodo. Chi ha uno smartphone o un tablet Android dotato di GPS, collegandosi all’indirizzo https://maps. google.com/locationhistory/b/0/ potrà accedere al servizio di Google Location History, una mappa interattiva di tutti gli spostamenti degli ultimi mesi. Una mappa incredibilmente precisa, con la traccia esatta del percorso che abbiamo fatto legata anche a un calendario che permette di tornare indietro nel tempo. Come fare per impedire a Google di tracciare gli spostamenti? È semplice: basta andare nel menù di impostazioni di Location History dal browser, da cui si scoprirà che tutti gli account di default hanno il servizio attivo. In realtà il servizio è stato “acceso” quando, all’attivazione di un nuovo smartphone Android, abbiamo premuto “avanti” senza leggere quello che lo smartphone chiedeva. Apple non è da meno, anzi, trovare la storia personale è ancora più complesso. Niente pagina web, ma una pagina nascosta nei menù impostazioni di iOS 7. Per trovarla basta andare sotto Impostazioni Privacy - Localizzazione e scorrere la lista dei servizi fino in fondo, dove si trovano i “Servizi di sistema”. Cliccando su quella tab appariranno i servizi di base di iOS, tra i quali ci sono le “posizioni frequenti”. Quello che a prima vista sembra un Ceduti i dati di 50 milioni di utenti Android a loro insaputa Ecco come impedire a Google di tracciare i nostri spostamenti: basta andare nel menù di impostazioni di Location History dal browser e disattivare l’opzione. Qui sopra riportiamo le schermate dei menù di impostazione di iOS 7 da cui è possibile disattivare il tracciamento della posizione. interruttore in realtà è un tasto che porta a una pagina dove si possono visualizzare, su una mappa, tutti i posti in cui siamo stati più di frequente. Apple rispetto a Google memorizza solo luoghi spot, e la cronologia almeno sullo smartphone è limitata: dalla pagina è possibile disattivare il servizio, senza alcuna controindicazione. Scaricando l’applicazione Android Brightest Flashlight, che gestisce il flash led per illuminare, oltre 50 milioni di persone hanno inavvertitamente ceduto tutti i loro dati ai database pubblicitari. La Federal Trade Commission ha stabilito, infatti, che questa app raccoglieva tutti i dati, inclusa la posizione degli utenti inoltrandoli ai server degli sviluppatori. Tutti i dati venivano poi venduti alle agenzie pubblicitarie. La FTC ha preso provvedimenti, anche se non è dato sapere quali saranno le sanzioni per gli sviluppatori, così come non si sa che provvedimenti verranno presi per tutelare la privacy di chi ha scaricato l’app. Una cosa va detta: al momento dell’istallazione le app chiedono il permesso per accedere ai dati e per una torcia la richiesta di GPS e rubrica effettivamente è sospetta. La maggior parte delle persone, tuttavia, non controlla i permessi richiesti dalla app e questa è una cattiva abitudine. Google sembra non preoccuparsi: l’app è ancora su Google Play e chiede accesso ancora a tutti i dati personali. estratto da dday.it Viber lancia in tutto il mondo la possibilità di chiamare anche telefoni fissi e cellulari tramite VoIP. Le tariffe sono più basse di Skype di Paolo CENTOFANTI Viber, il popolare servizio di messaggi e chiamate VoIP multipiattaforma, ha lanciato a livello globale la nuova funzionalità ViberOut, che consente ora di chiamare in VoIP anche i telefoni fissi e cellulari. Come WhatsApp, Viber utilizza il numero di cellulare come identificativo dell’utente, e come Skype basta caricare del credito per abilitare il servizio di chiamata anche su rete telefonica. Rispetto a quest’ultimo, però, le tariffe appaiono decisamente concorrenziali: una chiamata in Italia, dovunque ci si trovi nel mondo, ha con ViberOut un costo di 1,7 cent/minuto per i numeri fissi, e di 10,4 cent/minuto per i cellulari, contro rispettivamente i 2,2 e 28,8 di Skype (a meno di abbonamento chiaramente), a cui occorre aggiungere anche lo scatto alla risposta. Rispetto a Skype manca al momento la stessa varietà di piani, ma la proposta è comunque interessante. Viber è disponibile per PC, Mac, Android, iOS e Windows Phone, oltre a BlackBerry, Bada e Symbian. torna al sommario MOBILE Il Bluetooth Special Interest Group ha annunciato le funzionalità delllo standard 4.1 Bluetooth 4.1, obiettivo versatilità Maggiore interoperabilità con LTE e facilità di connessione al primo posto L di Paolo CENTOFANTI a nuova evoluzione dello standard Bluetooth si chiama 4.1 e le sue caratteristiche sono state annunciate dal Bluetooth Special Interest Group, l’associazione che definisce lo standard. Il focus di questo step evolutivo è migliorare l’esperienza d’uso e la versatilità del Bluetooth Smart introdotto con le specifiche 4.0, con focus soprattutto sui dispositivi indossabili del prossimo futuro. La maggior parte degli interventi rientrano sulla flessibilità della connessione tra device compatibili. Il primo punto è il miglioramento della convivenza dei segnali Bluetooth con la rete LTE, che possono lavorare su frequenze molto vicine con problemi di interferenze. I dispositivi Bluetooth 4.1 saranno in grado di scegliere la frequenza opportuna, anche in presenza di smartphone LTE. Inoltre sarà più fluido il processo di riconnessione, quando i dispositivi continuano a uscire e rientrare dal raggio d’azione del segnale, in modo tale che non si debba, come spesso accade, ritornare alla procedura di pairing. Per quanto riguarda dispositivi indossabili, come sensori biometrici, smart watch e tutto ciò che potrebbe diventare realtà nel prossimo futuro, il Bluetooth 4.1 consentirà a un prodotto di funzionare simultaneamente da periferica e da hub per altri dispositivi. Il SIG fa l’esempio di uno smart watch che può funzionare da hub per collegare diversi tipi di sensori Bluetooth Smart, e allo stesso tempo da periferica per uno smartphone. Inoltre, viene migliorata la trasmissione di grosse quantità di dati da un dispositivo Bluetooth Smart a uno smartphone ad esempio, con una maggiore larghezza di banda per i pacchetti di dati, come la raccolta delle statistiche memorizzate da un sensore biometrico. MOBILE Una strategia ben studiata che potrebbe davvero cambiare gli equilibri in campo Windows Phone gratis per battere Android? Microsoft valuta l’ipotesi di offrire le licenze gratuite di Windows Phone e RT di Roberto PEZZALI P otrà Windows Phone prendere il posto di Android come sistema operativo più diffuso nel mondo mobile? Microsoft se lo sta chiedendo e il capo della divisione software Terry Myerson sta iniziando a valutare gli impatti di una versione gratuita di Windows Phone sul mercato. Oggi i produttori che vogliono realizzare uno smartphone Windows Phone (o un tablet Windows RT) devono pagare una licenza a Microsoft, un po’ come fanno gli OEM per i normali PC in vendita, e non sorprende quindi che la scelta spesso cada su Android, gratuito. L’acquisizione della divisione device di Nokia da parte di Microsoft cambia però le carte in tavola: fino ad oggi era Nokia con i suoi Lumia a rappresentare il 90% del fatturato Microsoft per le licenze Windows Phone, ma con Nokia “inglobata” Microsoft perde praticamente l’unica fonte di guadagno. Ecco quindi l’idea: Windows Phone gratuito, a disposizione di tutti i produttori che vorranno installarlo. Il guadagno di Microsoft arriverebbe dal pacchetto di applicazioni e servizi acquistabile separatamente, le Microsoft App, che includono Skype, Skydrive, il Marketplace, i servizi musicali e video. Una soluzione alla Google, dove il sistema operativo è gratis ma i produttori devono pagare la licenza per avere il Play Store e le Google App. Lo scenario includerebbe anche Windows RT, pure lui soggetto a licenza da parte dei produttori. Il cambio di strategia potrebbe delinearsi entro la fine del prossimo anno, sistemato l’affaire “Nokia” e con la nuova versione di Windows alle porte. Se Windows Phone diventasse gratuito, con i produttori liberi di scegliere Android o Windows Phone senza troppe differenze di costo, siamo sicuri che la scelta globale cadrebbe ancora su Android? Windows Phone non solo offre un’interfaccia più facile e immediata di Android, ma gira decisamente meglio su dispositivi di fascia bassa e con poca memoria a bordo: considerazioni che probabilmente sta facendo anche Microsoft. Viber Out Chiamate VoIP con tariffe super convenienti n.81 / 16 dicembre 2013 estratto da dday.it Un piccolo dispositivo con SIM e GPS integrati permette di seguire i movimentoi dell’auto per raccogliere statistiche e tenerla sotto controllo di Paolo CENTOFANTI MOBILE Si moltiplicano le indiscrezioni che riguardano il tablet LG V510 con schermo da 8” È LG V510 il nuovo tablet di Google? Google sarebbe in procinto di lanciare il suo tablet, costruito sempre da LG G di Roberto PEZZALI oogle sarebbe pronta a lanciare il suo tablet da 8”, costruito sempre da LG: dopo i rumor più volte smentiti, sembra ora che il modello denominato LG V510 non sia un prodotto LG ma un prodotto realizzato da LG per Google. A riportare questa notizia è il solito account Twitter @evleaks, anche se, come sempre, manca una conferma. Così come ha già fatto per il Nexus 5 (e con il 4 prima), Google si affida a LG per farsi confezionare un prodotto basato su una piattaforma già stabile e rodata, in questo caso l’LG V500, ovvero il G Pad. Se i rumor fossero confermati, il Nexus 8 avrebbe display IPS da 1920 x 1200 (come il Nexus 7 2013) da 8.3”, processore Snapdragon 600, 2 GB di RAM e fotocamera da 5 Megapixel, la stessa identica dotazione hardware del G Pad. Il misterioso tablet ha passato la certificazione dell’FCC per il Bluetooth il 25 ottobre, quindi l’uscita dovrebbe essere imminente. Tra i tanti tablet da 7” o da 10” presenti sul mercato, un modello da 8” con sistema operativo Android liscio e prezzo “Google” sicuramente può dire la sua. MOBILE Asus rinnova la gamma PadFone, a fianco alla versione classica spunta il Mini Vodafone ha annunciato un prodotto particolare, si chiama Drivexone ed è costituito da un sensore GPS con SIM integrata da collegare alla porta OBD dell’auto. Attraverso l’apposita app per Android e iOS diventa possibile seguire gli spostamenti della vettura e acquisire statistiche sui movimenti, come velocità, tempi di percorrenza, distanze e così via. Un’altra funzionalità dell’app permette di avere sotto controllo la posizione della propria auto, per accertarsi che si trovi sempre dove l’abbiamo lasciata oppure, se ne abbiamo necessità, di seguire gli spostamenti di chi la sta utilizzando, un po’ come dei novelli 007. Il dispositivo, una volta collegato alla porta OBD, rimane sempre acceso e non è necessario ricaricarlo. Il costo del servizio è di 3 euro al mese per il traffico dati generato dal dispositivo, che ha a sua volta un costo di 79 euro. Il traffico incluso nella SIM integrata è valido in Italia anche e nella maggior parte dei paesi europei. L’app è invece gratuita. torna al sommario Asus PadFone ora anche in versione Mini Il Mini è destinato ai paesi asiatici, ma potrebbe arrivare anche in Europa di Emanuele VILLA I n un evento ufficiale organizzato a Taiwan, Asus ha presentato il PadFone in versione Mini, combinato smartphone/tablet con schermo da 4,3” e 7”, unico dispositivo in cui il terminale più piccolo si inserisce fisicamente in quello più grande cambiando categoria e finalità di utilizzo. La commercializzazioine è inizialmente prevista solo in Cina, Russia, Taiwan, Hong Kong, Singapore e Indonesia, è certa anche l’estensione agli USA e probabile quella successiva all’Europa. Le caratteristiche tecniche da un lato rappresentano un leggero passo indietro rispetto al classico PadFone, ma permettono un’ottimizzazione del rapporto qualità/prezzo: si parla di circa 400 dollari tutto compreso. Le caratteristiche tecniche, dicevamo: il telefono è da 4,3’’, la dock tablet è da 7’’, il primo ha una risoluzione di display di 960 x 540 che diventano 1280 x 800 in modalità tablet. Il processore è uno Snapdragon MSM8226 quad core da 1,4 GHz supportato da 1 GB di RAM, mentre la memoria di storage è da 16 GB con possibilità di espansione via micro SD. Android 4.3 completa la dotazione comune, mentre entrambi gli apparecchi sono dotati di batteria: quella dello smartphone è da 1.500 mAh, quella del tablet da 2.200 mAh. Il Mini si affianca al PadFone “classico” con schermo da 5” (smartphone) e 10,1” (tablet), di cui Asus ha recentemente confermato la disponibilità in Italia della nuova versione (qui la nostra news), con processore Snapdragon 800, LTE e fotocamera ASUS PadFone Mini - video da 13 Megapixel, in vendita con memoria da 16 GB o 32 GB, a partire da 799 euro IVA inclusa. Vodafone intercetta l’auto con Drivexone n.81 / 16 dicembre 2013 estratto da dday.it n.81 / 16 dicembre 2013 MOBILE Oppo annuncia l’imminente presentazione di Find 7, il suo nuovo top di gamma Oppo Find 7, verso l’infinito e oltre LG G Flex sarà disponibile a livello globale di Roberto Pezzali orse si sta esagerando: la corsa all’hardware pompato sugli smartphone Android non sembra avere una fine, e quando si credeva che con il Full HD e lo Snapdragon 800 si sarebbe raggiunta una situazione di “stabilità” ecco che arrivano 64 bit, schermi 2K e 3 GB di RAM. Oppo si prepara ad annunciare il Find 7, e in un mondo ormai povero di sostanza e di innovazioni veramente tangibili per l’utente, i produttori di smartphone Android non possono far altro che attaccarsi alla potenza pura. Il nuovo smartphone, sicuramente apprezzato da smanettoni e appassionati, dovrebbe essere uno dei primi a montare i nuovi display da 5.7” 2K con 2560 x 1440 pixel di risoluzione, display che necessitano Il primo smartphone con display OLED da 6 pollici curvo di LG verrà distribuito a partire da questo mese a Singapore e Hong Kong, per poi arrivare entro fine anno in altri mercati asiatici. Poi sarà la volta del resto del mondo, il che vuol dire, con ogni probabilità, anche Europa, anche se non è esplicitamente citata nel comunicato ufficiale. Il G Flex, oltre al display, ha anche la batteria curva e la scocca in un particolare materiale in grado di ripararsi automaticamente dai graffi dovuti all’uso quotidiano, realizzati dalla divisione LG Chem del gruppo. F MOBILE Ascend P7 Svelate le caratteristiche Ascend P7 sarà lo smartphone top di Huawei al Mobile World Congress 2014, ma qualcuno ha fatto la spia e il dispositivo non ha più segreti. Ascend P7 avrà display da 5” Full HD, utilizzerà “materiali di qualità” e avrà SoC quad core HiSilicon Balong 910 da 1.6 GHz supportato da 2 GB di RAM e da 16 GB di memoria. Sorpresa per quanto riguarda le fotocamere: Huawei passa a 8 Megapixel per la camera frontale, dotando però lo smartphone di un modulo da 13 Megapixel come camera principale. Non manca il supporto a LTE, il flash LED e una batteria da 2460 mAh. A bordo, come sempre, Android con interfaccia personalizzata Emotion UI 2.0. L’annuncio ufficiale di “Sophia” Ascend P7 è previso a febbraio, per un arrivo nei negozi ad aprile. torna al sommario del nuovo Snapdragon 805 e di ben 3 GB di RAM per ottenere prestazioni più che buone in ogni segmento. Un mostro di potenza pura, che avrà non solo LTE integrato ma anche un comparto camera che prevede una videocamera da 13 Megapixel con ripresa 4K sul retro e una camera frontale da 5 Megapixel. La batteria, come sempre, è l’incognita: basteranno 4000 mAh per garantire almeno un giorno di autonomia con un hardware così pompato? È quello che ci auguriamo tutti. Oppo Find 7 dovrebbe essere annunciato ufficialmente a Las Vegas nel corso del CES 2014. Lo smartphone Oppo avra display 2560x1440 pixel e CPU Snapdragon 805 MOBILE A partire dal 2014, Sony proporrà PCM-D100, un nuovo registratore portatile Sony PCM-D100, recorder portatile “hi-end” Il PCM-D100 può registrare in formato DSD e PCM fino a 192 kHz/24 bit S di Emanuele VILLA ony annuncia il lancio italiano di PCM-D100, un registratore audio portatile di alta qualità che sarà disponibile a partire da inizio 2014. Le caratteristiche tecniche sono invitanti: PCM-D100 è, infatti, compatibile in registrazione e riproduzione con il formato DSD (Direct Stream Digital) 2,8 MHz a 1 bit, ma può anche registrare e riprodurre audio PCM lineare fino a 192 kHz e 24 bit. L’apparecchio è dotato di un microfono direzionale con una nuova capsula unidirezionale da 15 mm; sono previste due posizioni di registrazione: quella stereo X-Y a 90 gradi, pensata per quando il suono è in prossimità del microfono, o la posizione “wide” a 120 gradi, quando ci si trova in ambienti più ampi o per le esibizioni. PCM-D100 utilizza un convertitore AD a 32 bit, e per quanto concerne l’amplificatore per le cuffie, esso è basato su un super condensatore con un’impendenza molto bassa e una capacità pari a 0,33 F (330000 μF). Secondo il comunicato ufficiale Sony, “questa unità di alimentazione stabile permette di migliorare sensibilmente la qualità della sorgente di alimentazione delle cuffie, così da offrire una riproduzione audio di alta qualità ancora più fedele”. Inoltre, è anche disponibile una modalità S/N 100 dB pensata per ridurre al minimo le distorsioni e il rumore interno durante la registrazione, così come il rumore interno nel convertire il formato dall’analogico al digitale; per quanto riguarda la registrazione, l’apparecchio ha una memoria interna da 32 GB che gli consente un’autonomia di registrazione di circa 6 ore e 35 minuti in modalità di registrazione PCM lineare (192 kHz/24 bit) e circa 10 ore e 50 minuti in modalità DSD (2,8 MHz/1 bit). La memoria può essere estesa con moduli SD esterni. n.81 / 16 dicembre 2013 GAME & MOVIE Andrew House, presidente di SCE, è sicuro: PS4 avrà più successo di PS3 PS4 venderà più di PS3 in meno tempo La ragione di questa convinzione è che PS4 costa meno ed è già completa di Roberto Pezzali P GAME & MOVIE Xbox One quattro tasti per il menù di sviluppo Un utente di Reddit ha condiviso la sequenza per accedere al menù di sviluppo di Xbox One: bumper sinistro, bumper destro, grilletto sinistro e grilletto destro. Le opzioni disponibili sono diverse, tra cui la possibilità di abilitare il DevKit, ma bisogna fare attenzione: come confermato da uno sviluppatore, toccare l’opzione sbagliata in questo ambiente potrebbe portare la macchina in un loop che la renderebbe inutilizzabile. Microsoft è intervenuta: “consigliamo fortemente agli utenti di non modificare queste impostazioni poiché potrebbero rendere la propria Xbox One inutilizzabile”. S4 è partita fortissimo, con oltre due milioni di pezzi venduti in pochissimo tempo. I 150 milioni di pezzi venduti di PlayStation 2 e gli 80 milioni di PlayStation 3 nel mondo sembrano numeri lontani, ma Andrew House, Presidente di Sony Computer Entertainment, è convinto che PS4 potrà far meglio di PS3 e in meno tempo. “Abbiamo la possibilità di far molto meglio che con PS3 - ha dichiarato House - soprattutto perché partiamo con un prezzo più basso, molto più consumer”. Inoltre House sottolinea come PS4 ha più frecce al suo arco da sfruttare rispetto alla generazione precedente, primo tra tutti la possibilità di lanciare la console su nuovi mercati come la Cina, che negli ultimi mesi ha fatto “cadere” il ban sulle console che durava da 13 anni. Ma non solo: PS4 è uscita già più torna al sommario completa di PS3, e anche se ancora mancano funzioni come il client DLNA può già contare su solide funzionalità non solo come console da gioco ma anche come “entertainment device” grazie alle app a bordo. Un ringraziamento (implicito) infine va anche a Microsoft: il lancio praticamente in contemporanea di PS4 e Xbox One ha permesso al mercato di attirare l’attenzione sulle console rendendole mainstream. Microsoft non ha ancora snocciolato numeri di vendita dettagliati come quelli di PS4, ma pare che anche Xbox One inizi ad essere introvabile nei negozi. Gli analisti però sono scettici: il “solito” Patcher infatti ha già deciso che se Microsoft non porterà il prezzo della console a 399 €, anche sacrificando Kinect, non ha speranze di vincere questa battaglia. GAME & MOVIE The Elder Scrolls Online arriva su PC e Mac Ha finalmente una data di uscita The Elder Scrolls Online, il primo MMORPG ambientato nell’universo di The Elder Scrolls. Dopo il successo di Skyrim, sarà possibile vivere le atmosfere dell’RPG di Bethesda e Zenimax Online in un nuovo mondo persistente online. Il gioco combina le meccaniche e le ambientazioni della mitica saga di RPG con la componente multiplayer, e il nuovo trailer (clicca qui per vederlo) mostra la portata epica delle battaglie nella modalità PvP, in cui sarà possibile prendere parte dal 4 - 4 - 2014 su PC e Mac. Due mesi dopo circa, da giugno, il gioco approderà anche sulle console next-gen PlayStation 4 e Xbox One, e ci sono tutte le carte in regola per sfruttarle a dovere. GAME & MOVIE Un controller “semplice” con quattro tasti e due trigger posteriori Kazuyo è il gamepad Razer per Apple iOS Un gamepad con schermo reclinabile per un ottimo angolo di visione R di Roberto PEZZALI azer, insieme a Logitech, è uno dei più noti produttori di periferiche per gaming al mondo. L’ultima creazione firmata Razer non è un mouse o una tastiera, ma un gamepad per iOS. Apple ha aperto le API consentendo, grazie a iOS 7, l’aggiunta di controller esterni, e dopo Logitech anche Razer si unisce al coro con Kazuyo. La particolarità, come si vede dalla foto pubblicata su Twitter dal noto account @evleaks (immagine qui a fianco), è la presenza dello snodo che rende lo schermo reclinabile permettendo così di aggiustare l’angolo di visione. Il controller sembra essere del tipo “semplice”: iOS, infatti, prevede due tipi di controller, uno di base con il solo pad, quattro tasti e i due trigger posteriori e uno avanzato che dispone di due controller analogici, del controller direzionale a croce, dei quattro tasti e di quattro tasti poste- riori. Sia Razer che Logitech hanno scelto la prima strada, quella più facile da gestire anche da un punto di vista software. Il debutto della nuova periferica dovrebbe essere prevista per il CES 2014 di Las Vegas. estratto da dday.it estratto da dday.it n.81 / 16 dicembre 2013 GAME & MOVIE L’obiettivo è filtrare le conversazioni in entrata e uscita dai server di gioco NSA infiltrata in World of Warcraft Agenti per controllare la presenza di terroristi e commercianti d’armi a compimento una missione. Nel documento di 82 pagine, consultabile interamente a questo indirizzo, si fa chiaro riferimento alla possibile presenza di gilde che organizzano attacchi e alla possibilità che gruppi di traffico d’armi, proliferazione nucleare o estremismo islamico possano mettersi in contatto e cooperare in game. Il documento non è recentissimo, e non è dato sapere se WoW abbia aiutato a sventare qualche attacco terroristico: quel che è certo è che il la- voro di analisi delle informazioni delle chat di un gioco basato sul commercio di armi e sull’organizzazione di raid e attacchi per capire se qualcuno sta pianificando realmente un attacco è qualcosa di immane. Non è la prima volta che si pensa a World of Warcraft come piattaforma per organizzare attacchi terroristici. Un analista del Pentagono ha mostrato, infatti, nel 2008 come si possa mascherare in una chat di gioco il piano di attacco alla Casa Bianca. GAME & MOVIE Dal 13 dicembre è gratuita per il download SteamOS disponibile in beta Estratto dal quotidiano online www.dday.it Registrazione Tribunale di Milano n. 416 del 28 settembre 2009 direttore responsabile Gianfranco Giardina editing Claudio Stellari Alessandra Lojacono Simona Zucca Maria Chiara Candiago Editore Scripta Manent Servizi Editoriali srl via Gallarate, 76 - 20151 Milano P.I. 11967100154 Per informazioni [email protected] Per la pubblicità [email protected] di Roberto PEZZALi torna al sommario di Roberto PEZZALI alve ha spedito le prime 300 Steam Machine con altrettanti controller, dando il via alla fase di beta di SteamOS, il sistema operativo “gaming” basato su Linux previsto per il prossimo anno. Ai 300 fortunati che parteciperanno al beta-testing con il prodotto ufficiale, si potranno però affiancare anche OEM e appassionati che vorranno provare subito il nuovo sistema operativo. Valve, con un post sul suo blog, ha infatti annunciato che la beta è disponibile per il download gratuito dal 13 dicembre, scelta che permetterà anche ai produttori di computer di provare diverse configurazioni per realizzare versioni custom di SteamBox. L’installazione di SteamOS però non sarà alla portata di tutti: la stessa Valve consiglia ai meno esperti di Linux di attendere il prossimo anno. V Premium Play arriva su Xbox One: mentre la divisione dedicata a Infinity (sempre Mediaset) annuncia che sarà disponibile su PS3 e PS4 entro Natale, Microsoft continua la sua partnership con Mediaset già avviata con Xbox 360. L’applicazione Premium Play di Mediaset è la versione 2.0 di quella già vista anche sulla console di generazione precedente. “Sono orgoglioso di poter annunciare il rilascio di questa nuova applicazione”, ha dichiarato Silvano Colombo, Direttore del Consumer Channels Group di Microsoft Italia. “Questa novità è il frutto di una collaborazione ormai consolidata con uno dei pilastri italiani dell’intrattenimento e conferma la nostra volontà di rendere Xbox One il punto di riferimento per il gaming e l’home entertainment. La nostra nuova console è pensata per i videogiocatori più esigenti, con titoli esclusivi e il miglior servizio multiplayer, ma è sempre più ricca di contenuti per tutta la famiglia, che solo noi possiamo offrire grazie a collaborazioni importanti come questa con Mediaset”. Per poter sfruttare l’applicazione serve un doppio abbonamento: quello Live Gold per Xbox e quello per Mediaset Premium. La nuova versione è integrata con la nuova interfaccia di Xbox: i contenuti di play sono disponibili anche su OneGuide permettendo così a Microsoft di assegnare Achievement anche per la visione di contenuti video. Inoltre, utilizzando SmartGlass è possibile una visualizzazione diretta di un contenuto o della sua scheda di dettaglio da un altro dispositivo. D L’applicazione è simile a quella di Xbox 360 ma c’è anche la Guida integrata di Roberto PEZZALI atagate atto terzo: agenti segreti del governo americano e inglese si sarebbero infiltrati anche all’interno dei videogiochi, per la precisione Second Life e World of Warcraft. La rivelazione arriva come sempre dalle carte di Edward Snowden, con la differenza che in questo caso la sorveglianza non era affidata a strumenti di intrusione software ma a veri agenti in carne e ossa, supportati da sistemi di “packet sniffing” per filtrare le conversazioni in entrata e in uscita dai server di gioco. Secondo i documenti di Snowden, la preoccupazione dell’NSA era legata alla possibilità che gruppi di estremisti islamici potessero sfruttare il motore di gioco per organizzare attentati e scambiarsi informazioni sfruttando la chat di gioco. Un mondo virtuale come quello di Second Life, o come World of Warcraft, potrebbe infatti rappresentare un buon banco di prova per un’organizzazione dove tante cellule devono sincronizzarsi per portare Premium Play disponibile su Xbox One estratto da dday.it n.81 / 16 dicembre 2013 PC & MULTIMEDIA Novità anche per quanto riguarda la gestione delle applicazioni Metro Windows Threshold: torna il tasto Start La prossima versione di Windows potrebbe riportare il vero ambiente Desktop Tornerebbe quindi il tasto Start, ma solo per coloro che usano mouse e tastiera di Roberto Pezzali Dopo il debutto sul notebook Envy 17 SE, HP porta la tecnologia Leap Motion Control anche su 11 modelli di PC desktop e All in One tima possibilità. Novità anche per le applicazioni Metro: l’utente potrà lanciarle anche in finestra in ambiente Desktop, ma sempre e solo su un computer classico dove si utilizza il mouse per interagire. Allo stesso modo sui tablet, soprattutto quelli ARM, l’ambiente desktop con le app classiche sparirà per lasciare spazio all’interfaccia utilizzabile solo con le dita. pc & multimedia Dal 16 dicembre il monitor Dell è disponibile in tutto il mondo 4K per il monitor UltraSharp 24 di Dell Dell presenta un nuovo monitor da 24 pollici dotato di pannello 4K Promessa una calibrazione di livello professionale già out of the box D di Paolo Centofanti ell ha pubblicato sul suo sito Web la pagina informativa di un nuovo monitor con pannello 4K. Il display per PC, denominato UltraSharp 24 (sigla UP2414Q), ha una risoluzione di 3840x2160 pixel e una diagonale di 23.8’’, per una densità di 185 ppi. Sul fronte della connettività è dotato di ingressi HDMI e DisplayPort 1.2, ma solo quest'ultimo supporta in ingresso la risoluzione 4K fino a 60 Hz: l'HDMI si ferma a 30 Hz (niente HDMI 2 come prevedibile). Il pannello è di tipo IPS, il Desktop a favore della nuova interfaccia Start, Windows Threshold restituirà invece il “desktop” vero a coloro che il PC lo usano con mouse e tastiera. Il tasto Start sarà disponibile ovviamente solo nella versione per computer classici e sarà disattivabile dall’utente: non è chiaro se sarà simile a quello attuale o più simile a quello del vecchio Windows 7, anche se molti sperano in quest’ul- torna al sommario con rivestimento anti-riflesso 3H, e un gamut in grado di coprire il 99% dello spazio Adobe RGB e il 100% di quello sRGB. Dell promette una calibrazione out of the box di alta precisione con Delta E inferiore a 2 (anche se non specifica riferito a cosa), 1000:1 di rapporto di contrasto, 350 cd/mq di luminosità, e un tempo di risposta di 8 ms. Il monitor è dotato di porta USB 3.0 e di lettore di carte di memoria integrato. Dell ha annunciato l'UltraSharp 24 per le Americhe a 1399 dollari, con disponibilità nel resto del mondo a partire dal 16 di- cembre. Parallelamente Dell ha annunciato anche la versione da 32’’, di pari caratteristiche ma con pannello LCD IGZO, a 3499 dollari, e più in là l'arrivo di una versione da 28 pollici. di Giuseppe Landolfi A poco più di un mese dalla presentazione dell’Envy 17 Special Edition, il primo notebook al mondo con il rivoluzionario controller per l’interazione touchless, tramite gesture, con sistema operativo software e app compatibili, HP annuncia la disponibilità della tecnologia Leap Motion su 11 modelli della gamma di PC desktop e All in One, grazie al micro-sensore alto appena 3,5 mm, integrato nella nuova tastiera: l’HP USB Leap Motion Keyboard. Desktop All in One: HP ENVY Recline 23 Beats, HP ENVY Recline 23 TouchSmart, HP ENVY Recline 27 TouchSmart, HP ENVY Touchsmart 23, HP ENVY Touchsmart 23 SE, HP Pavilion 23, HP Pavilion 23 TouchSmart, HP Pavilion 21 TouchSmart. Desktop PC: HP ENVY 700, HP ENVY Phoenix 810, HP Pavilion 500. I computer, per ora acquistabili solo online, avranno preinstallato il software Leap Motion, lo store dedicato Airspace con oltre 140 applicazioni disponibili e un pacchetto di app gratuite per iniziare a prendere confidenza con la nuova tecnologia che presto, parola di HP, vedremo anche su smartphone e tablet. W indows cambia ancora: Microsoft sta lavorando alla nuova versione codename Threshold (sarà Windows 8.2?), e questa volta sembra che finalmente abbia deciso di prendere la strada giusta. L’arrivo del nuovo CEO, una serie di rivoluzioni interne nelle posizioni chiave e una riflessione sui problemi attuali hanno portato Microsoft all’idea di un Windows unico per tutti i device, un Windows che includa la versione smartphone, quella tablet e quella desktop. E in quest’ottica Microsoft sta anche ripensando al famoso tasto Start: lo rivela Paul Thurrott , un giornalista vicino agli ambienti di Microsoft che da anni pubblica indiscrezioni (poi sempre confermate) sul suo blog. Thurrott parla di due novità in particolare: una rivisitazione del tasto Start e una diversa gestione delle applicazioni Metro. Windows 8 cercava progressivamente di eliminare HP integra Leap Motion in PC desktop e All in One estratto da dday.it n.81 / 16 dicembre 2013 PC & MULTIMEDIA Realizza prototipi funzionanti e oggetti finiti fino a 225x145x150 mm Arriva la stampante 3D Hamlet a 1499€ Hamlet sta portando nei negozi italiani la sua stampante 3D 3DX100 amlet porta in Italia la sua stampante 3D, anche se il prezzo di 1499 euro non è proprio alla portata di tutti. La nuova 3DX100 è già disponibile in molti negozi e permette davvero, senza troppe competenze, di realizzare prototipi funzionanti e oggetti finiti con dimensioni fino a 225x145x150 mm, partendo da un semplice filo in plastica. La stampante Hamlet funziona come le classiche stampanti 3D, anche se questo particolare modello usa un nuovo metodo di creazione che sfrutta la deposizione a caldo mediante estrusione di un filamento di materiale termoplastico su una base riscaldata, con i successivi strati da 0,2 millimetri che vanno progressivamente a comporre gli oggetti in tempo reale. Per la stampa non è necessario un computer: la Hamlet 3DX100 può stampare modelli anche da file su memoria SD anche se, ovviamente, è meglio passare da un computer per gestire tutti i parametri e scegliere la tipologia di stampa. Ricordiamo che Windows 8.1 supporta la stampa 3D in modo nativo, anche se si deve fornire il modello 3D dell’oggetto da stampare. "La nostra stampante 3D s'inserisce in uno scenario di vera e propria rivoluzione industriale, che cambierà sia le abitudini sia il modo di produrre fino ad ora conosciuti. È davvero in grado di accontentare tutti: da chi desidera realizzare una cover originale per l'ultimo modello di smartphone al collezionista, che può replicare il pezzo mancante o crearne di nuovi, fino alla scuola o all'azienda, che ha necessità di realizzare prototipi in tempo reale e a costi contenuti.", ha dichiarato Antonio Campagnoli, Sales & Marketing Manager di Hamlet, che ha proseguito: "Siamo convinti che diventerà un'abitudine diffusa, anche per chi non ha dimestichezza con la creazione di file 3D, quella di cercare l'oggetto desiderato su torna al sommario MSI presenta GT60 il notebook da gioco con display 3K Dotazione tecnica al di sopra di ogni sospetto, prezzo importante di Emanuele Villa Internet tra milioni di proposte già presenti e riprodurlo a casa o in ufficio in tempo reale. Anche per questo il messaggio che vogliamo lanciare è ‘Il futuro è adesso’.” La stampante 3D Hamlet 3DX100 viene fornita con una bobina da 1 kg di ABS permettendo stampe monocromatiche: altre bobine vanno acquistate a parte. Ecco le specifiche tecniche. • Tecnologia di stampa con sistema di deposizione additiva di materiale termoplastico • Materiale di stampa supportati ABS/PLA • File supportati GCODE-STL • Livello di precisione ±0.2/100 mm • Risoluzione di stampa 0.15~0.4 mm • Diametro ugello di stampa 0.4 mm • Velocità di stampa 10~120 mm/s, ±24 cc/h • Dimensioni massime di stampa 225x145x150 mm • Temperatura di lavoro estrusore 180-260 °C, Piano: 60-110 °C • Stampa da pc tramite porta USB • Schermo LCD e tastiera total control • Stampa stand alone tramite SD CARD • Dimensioni stampante 510×460×410 mm Com’è noto, ormai il mondo del gaming su PC non è vincolato al solo desktop, nonostante i player più hardcore amino dotarsi di soluzioni tanto pesanti quanto potenti. Ma se si vuole qualcosa di portatile, oggi c’è una soluzione in più: GT60 di MSI, ovvero il primo notebook al mondo con monitor 3K e pensato appositamente per le esigenze dei gamer. Il prezzo di listino, attualmente per gli Stati Uniti, è di 2200 dollari, prezzo che comprende il display da 15,6'' a 2880x1620 pixel e una dotazione hardware in grado di assicurare prestazioni e fluidità a 3 milioni di punti: Core i7 Haswell da 2.4 GHz, NVIDIA GeForce GTX780M, 16 GB di RAM DDR3 1600 MHz, un SSD da 128 GB e 1 TB di HDD per lo storage permanente. Completa il quadro la batteria a 9 celle, il tutto per un peso di 3,5 kg. Da notare, inoltre, che MSI propone anche una versione di GT60 che funge da workstation, con tre uscite per monitor esterni, un masterizzatore Blu-ray e, come GPU, una NVIDIA Quadro K3100M. H di Roberto Pezzali MSI GT60 il primo notebook 3K da gaming estratto da dday.it Samsung lancia il primo disco SSD da 1 Terabyte da 1.8" Le prestazioni sono quelle della serie 840 lo spessore no E neppure il prezzo di Roberto Pezzali Samsung fa segnare un nuovo record nel mondo degli SSD: è suo infatti il primo Hard Disk da 1.8” in formato mini-Serial ATA da 1 Terabyte. Fino ad oggi tutti i dischi da 1 Terabyte in formato SSD erano disponibili solo nel classico formato da 2.5”, cosa che impediva l’adozione sui sottilissimi Ultrabook, ma con il nuovo 840 EVO anche sui dispositivi più compatti si potrà finalmente avere un Hard Disk di capacità elevata. Le prestazioni restano quelle della serie 840: Samsung promette una velocità di lettura di 540 MB/sec e una velocità di scrittura molto simile, 520 MB/sec, con i tempi d’accesso rapidissimi tipici della tecnologia SSD. Il prezzo è ancora una incognita, ma non dovrebbe essere affatto basso: un disco da 512 GB costa circa 450 euro e per la versione da 1 Terabyte si potrà andare anche vicino ai 1000 euro. Della stessa serie saranno disponibili anche le versioni da 512 GB, 265 GB e 128 GB. torna al sommario PC & MULTIMEDIA L’annuncio arriva dal consorzio che cura lo sviluppo dell’interfaccia USB Il connettore USB sarà double-face Annunciato il connettore Type-C, più piccolo e reversibile. Arriva a metà 2014 di Vittorio Romano Barassi B rad Saunders, esponente di spicco del USB 3.0 Promoter Group, ha annunciato che entro la metà del 2014 arriverà il nuovo protocollo USB 3.1 che porterà in dote anche una gradita novità. Saunders ha, infatti, confermato che molto presto sarà mostrato al pubblico il nuovo connettore USB Type-C (non esistono tuttora immagini ufficiali) il quale avrà un form factor tutto nuovo: sarà poco più piccolo dell'attuale micro-USB e, soprattutto, sarà speculare, così da poter essere inserito indifferentemente in un senso o in un altro. Visto l'ormai enorme diffusione di smartphone e tablet dotati di ingressi "standard" micro-USB, il consorzio si è sentito in dovere di proporre un nuovo connettore che favorisse non poco le procedure di collegamento e di ricarica (ma anche in grado di trasportare velocemente dati e segnali video), un po' come fece Apple poco più di un anno fa introducendo il suo apprezzato con- nettore Lightning. I primi dispositivi dotati di ingresso compatibile saranno presentati - lo ripetiamo - a metà dell'anno prossimo e, per favorire il passaggio al nuovo standard, saranno prodotti anche specifici adattatori. pc & multimedia Intel mostrerà "qualcosa" sul futuro di Thunderbolt al prossimo CES Thunderbolt ricaricherà i computer dal 2014 Nel prossimo anno Intel punta a migliorare ulteriormente Thunderbolt I controller supporteranno ricarica diretta e connessione live tra computer di Vittorio Romano Barassi L a ricarica dei dispositivi tramite porta Thunderbolt, secondo Intel, è una delle caratteristiche che gli utenti hanno richiesto maggiormente e per questo motivo, nel 2014, grazie al nuovo controller Broadwell, i cavi saranno in grado di trasportare elettricità (circa 1,3W di picco massimo e meno di 1mW in idle), e non solo. Come riportato in via esclusiva da Vr-zone, i nuovi controller Broadwell saranno capaci di collegare peer-to-peer due dispositivi dotati di ingresso Thunderbolt; tramite collegamento diretto e in modalità assolutamente plug-and-play, dunque gli utenti potranno scambiarsi file - tramite cavo standard - a una velocità di 10 Gbps, sia in una direzione che in un'altra. Intel ha, inoltre, affermato che alle novità introdotte da Broadwell nel 2014 se ne aggiungeranno altre nel 2015; tra due anni, infatti, i controller e i cavi saranno in grado di gestire fino a 53 Watt di potenza, valore che permetterà di alimentare anche grossi monitor senza l'ausilio di una fonte di energia dedicata. Record Samsung: SSD da 1 Terabyte in soli 1.8” n.81 / 16 dicembre 2013 L'esclusiva tecnologia Yamaha che crea 5 raggi sonori per un Suono Surround reale! YSP-1400 Digital Sound Projector Disponibile in colore bianco. Doppio subwoofer integrato La YSP-1400 crea dei raggi sonori che vengono riflessi sulle pareti, producendo un'ampia area di ascolto in 5.1 canali. Migliora il tuo TV con un sistema Home Cinema di elevate prestazioni. L'emozione di uno stadio, direttamente a casa tua. HOME THEATER CONTROLLER APP it.yamaha.com estratto da dday.it Nikon ha rilasciato un firmware che tacitamente blocca l’uso di batterie di terze parti e battery grip non ufficiali. Unica soluzione, tornare indietro di Roberto Pezzali Nikon dichiara lotta agli accessori non ufficiali: con l’ultimo aggiornamento firmware infatti ha bloccato l’utilizzo di batterie non ufficiali, esattamente del modello EN-EL14 utilizzato da D3100, D3200, D5100, D5200 e P7700. Il blocco, che non viene assolutamente menzionato all’interno delle release note, è sicuramente volontario, anche perchè blocca pure l’uso di battery grip non ufficiali. Una mossa quella di Nikon rivolta al momento alla fascia entry level di reflex, ma non è escluso che venga estesa anche alle altre fotocamere: la batteria ufficiale costa 50 euro, quelle “compatibili” si trovano a circa 15-20 euro. Non tutte le batterie però vengono bloccate, qualche modello particolare infatti si salva. Chi ha aggiornato il firmware e si è trovato la brutta sorpresa può comunque tornare indietro aggiornando il firmware nuovamente ad una versione precedente. torna al sommario digital imaging Sensore CMOS APS-C da 18 Megapixel e notevole velocità di messa a fuoco Canon M2: autofocus migliore e Wi-Fi Fotocamera mirrorless con nuovo sensore Hybrid AF II ma niente Dual Pixel di Roberto Pezzali C anon presenta EOS-M2, anche se l’annuncio ufficiale per ora è limitato al Giappone. Una presentazione un po’ in sordina, anche perché la M2 non è la mirrorless rivoluzionaria che tutti aspettavano, con mirino ottico, sensore Dual Pixel e altre novità. Canon sceglie (come sempre) la linea più conservatrice, e rispetto a EOS M cambia davvero poco, anche se le modifiche vanno nella giusta direzione. Il sensore CMOS APS-C, che resta lo stesso in termini di risoluzione (18 Megapixel), sfrutta la tecnologia Hybrid CMOS AF II, la stessa che ha debuttato su EOS 100D. Canon, grazie al sensore dotato di fotoricettori che funzionano come sensori AF a ricerca di fase, promette una velocità di messa a fuoco di 2,3 volte più veloce del modello precedente e con una superficie di rile- vazione più ampia. Purtroppo Canon non usa la tecnologia Dual Pixel, un vero peccato perché avrebbe potuto dare alla sua mirrorless una marcia in più sotto il profilo video offrendo una valida motivazione di acquisto. Tra le novità di EOS M2 troviamo anche un corpo leggermente più compatto e il Wi-Fi integrato. Secondo alcuni rumor, M2 sarebbe solo il primo modello della gamma EOS M, e proprio per questo l’annuncio è stato fatto localmente: per il mercato internazionale potrebbe arrivare una versione con mirino ottico e sensore da 20 Megapixel. Il debutto, ormai, slitterebbe al CES di Las Vegas; siamo in attesa di conoscere prezzi ed eventuale disponibilità della M2 sul mercato italiano. digital imaging Sony è al lavoro su un super sensore fotografico privo di filtro Bayer Sony prepara il sensore da 54 Megapixel Arrivo previsto per il 2015 e potrebbe interessare anche partner come Nikon di Roberto Pezzali S ony sta progettando un super sensore fotografico: secondo alcune indiscrezioni, infatti, il colosso della tecnologia, da sempre all’avanguardia nello sviluppo di sensori CMOS, sta lavorando ad un nuovo tipo di sensore che unisce risoluzione record e una nuova tecnologia per lo sfruttamento dei pixel. l sensore, che sarà pronto solo nel 2015, avrà una risoluzione di 54 Megapixel, ma rispetto alla generazione attuale prodotta da Sony sarà basato su una disposizione dei fotoricettori diversa da quella Bayer classica. Sony sta quindi per prendere una strada ad oggi provata solo da alcuni produttori, tra i quali Sigma con il suo sensore Foveon “stacked” e Fujifilm che con il suo XTrans CMOS ha creato un pattern 6x6 diverso dal classico 2x2 della matrice Bayer. Sony, dopo la recente introduzione della A7-R, ha capito che il filtro antialiasing, usato proprio per eliminare i problemi di moirè del pattern Bayer, è la principale causa della perdita di nitidezza di una fotocamera. Il nuovo sensore disporrà anche di fotoricettori a ricerca di fase integrati, per offrire prestazioni migliorate anche in fase di autofocus continuo. L’arrivo è previsto per il 2015, e potrebbe interessare anche alcuni partner storici di Sony come Nikon. Nikon il firmware blocca le batterie non originali n.81 / 16 dicembre 2013 estratto da dday.it n.81 / 16 dicembre 2013 HI FI & home theater La casa discografica norvegese 2L lancia il sistema Aura-3D Il Blu-ray audio 9.1 è senza futuro Non esistono decoder consumer per la traccia musicale 9.1 a 96 kHz/24 bit di Roberto FAGGIANO P Skyworth si prepara a lanciare i primi due modelli di TV OLED da 55” con Android a bordo e pannello LG WRGB va modalità DXD a 352 kHz/24bit. Il disco è già acquistabile direttamente dal sito web di 2L a 24 euro, una somma accessibile per un contenuto esclusivo. La stessa musica è acquistabile anche in download dal sito, fino alla versione originale stereo DXD che costa 37 euro, ma c’è anche la versione in vinile a 28 euro. Ora dovremmo parlare anche della musica, che si annuncia molto originale ma con la sicurezza dell’esecuzione della Philharmonia Orchestra diretta da Vladimir Ashkenazy. Si tratta della Remote Galaxy di Flint Juventino Beppe, musica definita come “un viaggio nel tempo e nello spazio” che dovrebbe esaltare appunto la “spazialità” della versione 9.1 con effetti assortiti. Un breve assaggio dei brani è disponibile sul sito norvegese. Questo disco è anche il primo della nuova collana Pure Audio Blu-ray che prevede una nuova confezione simile a quella dei SACD, abbandonando la classica custodia da film blu-ray. La collana comprende anche un altro titolo che contiene, come tradizione 2L, un disco con la versione SACD e un blu-ray con la versione stereo e surround 5.1 registrate in DXD; il tutto in vendita sempre a 24 euro. HI FI & home theater Partita su Kickstarter la campagna per la realizzazione di Gramovox Il grammofono ritorna in versione Bluetooth Si cercano 100mila dollari per avviare la produzione dei primi campioni di Paolo centofanti n po’ nostalgia, un po’ design, un po’ tecnologia. Si chiama Gramovox ed è un diffusore Bluetooth con le sembianze di una replica in scala 3:4 della tromba del grammofono Magnavox R3 del 1920. Al momento esiste solo un prototipo realizzato in stampa 3D e legno: il progetto è su Kickstarter alla caccia di 100.000 dollari per avviare la produzione dei primi campioni. I prodotti definitivi saranno caratterizzati da tromba in acciaio e ottone, con la base in legno di noce. Gramovox sarà dotato anche di un ingresso audio stereo minijack, porta micro USB e, appunto, connettivi- U torna al sommario tà Bluetooth, 3.0 per la precisione. L’alimentazione è a batteria così da permettere di sfruttare al meglio il bel design di questo oggetto, liberi da cavi poco estetici. La potenza complessiva di questo particolare diffusore è di 3 Watt RMS con una risposta in frequenza di 230 12.000 Hz: quest’ultima probabilmente è migliore del grammofono originale ma abbastanza ridotta da mantenere un suono Lo-Fi. Per i finanziatori europei che vogliono partecipare, il costo di Gramovox è di 349 dollari comprese le spese di spedizione e le tasse (con spedizione dal Regno Unito per evitare spese doganali), con spedizioni a partire da giugno 2014. di Roberto PEZZALI Dopo i TV 4K low cost di derivazione cinese arrivano anche gli OLED. Gli appassionati probabilmente non vorrebbero mai sentire parlare di un OLED Skyworth, ma dovrebbero davvero benedire l’arrivo di questi TV perché siamo certi che porteranno a un abbassamento dei prezzi globale, un po’ come successo con il 4K. Skyworth usa i pannelli WRGB di LG e ha praticamente clonato il TV LG 9800: base in plexiglass con gli altoparlanti integrati e 55” di diagonale, anche se il risultato non è lo stesso né in termini di design né in fatto di spessore. I due modelli, E980 e E990, sono spessi quanto un iPhone (si poteva fare di più) e all’interno hanno un processore Cortex A9 quad core con 2 GB di RAM e un Mali 450, piattaforma non troppo recente che permette a Skyworth di inserire come piattaforma Smart Android. Nessuna ipotesi di prezzo: difficile che un produttore come Skyworth possa decidere di lanciare un prodotto troppo costoso, ma è difficile fare previsioni. L’annuncio ufficiale arriverà tra qualche settimana. er gli audiofili al passo coi tempi la casa discografica norvegese 2L non è certo una sconosciuta, soprattutto perché è stata la prima a usare il supporto Blu-ray per registrare musica in alta definizione. Ora 2L lancia un’altra innovazione molto interessante: un Blu-ray con incise diverse versioni degli stessi brani musicali, tra le quali la versione Aura-3D. Questa traccia comprende 9.1 canali registrati in 96kHz/24bit e promette “una riproduzione sonora più realistica di quanto avete mai ascoltato finora”, ma purtroppo nessuno potrà mai ascoltarla perché non esistono decoder consumer per lo standard Aura 3D. Oltre alla super traccia multicanale, il Blu-ray contiene una traccia stereo a 192 kHz/ 24bit, una versione surround 5.1 DTS HD MA sempre a 192 kHz/24bit e una versione surround 7.1 DTS HD MA a 96kHz/24bit. La registrazione originale è stata eseguita nell’esclusi- Arrivano i TV OLED cinesi Costeranno meno? estratto da dday.it n.81 / 16 dicembre 2013 HI FI & home theater Guida all’acquisto natalizia completamente dedicata all’audio, pensata per semplificare la scelta Natale 2.0: musica “compatta” per tutta la casa Soundbar, docking station, speaker wireless, proiettori sonori, completi di prezzi e medie di mercato Audio compatto wireless beats pill Prezzo di listino: 199,95 euro link al produttore come vivavoce e funge anche da riserva di carica per lo smartphone. Perché l’abbiamo scelto: nonostante il prezzo non sia dei più abbordabili (considerando il tipo e la categoria di prodotto), la piccola pillola Beats è estremamente “portatile” eppure molto potente. Sonos Play:1 Prezzo di listino: 199 euro link al produttore vità wireless, permettono di “sonorizzare” la casa partendo da una sorgente “mobile”, telefono o tablet. Parliamo di prodotti veri e propri, con prezzo di listino e una media di mercato, pensando alle esigenza di chi lo riceverà, costruendogli un regalo su misura. Un design compatto, ma anche solido grazie allo chassis metallico. È basato su tecnologia Bluetooth, offre fino a 7 ore di autonomia e ha una portata di circa 9 metri dalla sorgente come smartphone, tablet o computer. Perché l’abbiamo scelto: l’abbiamo provato e possiamo certificare una qualità sonora al di sopra di ogni sospetto, e semplicità d’uso. Il prezzo è l’unico ostacolo. Pioneer XW-BTSA1 Prezzo medio di mercato: 149 euro link al produttore È un diffusore piccolo e compatto (12 cm di larghezza x 16 di altezza), ma nonostante ciò, è capace di una buona qualità sonora. Può essere usato come diffusore singolo oppure come canale posteriore di un impianto home theater componibile: si può usare da solo o insieme ad altri componenti Sonos. Al suo interno un amplificatore in classe D che pilota un mid-woofer da 3,5’’ e un tweeter; grazie all’app di controllo può accedere a svariati servizi web musicali. Perché l’abbiamo scelto: nonostante le dimensioni compatte, è in grado di esprimere buona qualità e versatilità. Si può usare da solo o magari con altri componenti Sonos. Prezzo abbastanza elevato. Speaker Bluetooth con due diffusori a gamma intera e due tweeter: supporta la tecnologia NFC per il pairing immediato dei dispositivi predisposti. Perché l’abbiamo scelto: il prezzo è senz’altro contenuto e, nonostante l’estetica sia meno lavorata rispetto a soluzioni concorrenti, le opinioni di chi l’ha provato parlano di buona qualità sonora. Jawbone Jambox Prezzo di listino: 149,99 euro link al produttore mia, app proprietaria, doppio driver e microfono integrato, per vivavoce, hangout, telefonate ecc. Con la funzione MyTalk, accessibile dall’app, è possibile sincronizzare il calendario dello smartphone, in modo che il diffusore ci ricordi appuntamenti o chiamate da fare a un determinato orario. Perché l’abbiamo scelto? Nonostante le dimensioni compatte (e c’è anche la versione Mini, che abbiamo provato con soddisfazione), dà un senso di solidità notevole e buone prestazioni musicali. La finitura metallica coloratissima è un plus. Soundbar e proiettori sonori Categoria che esiste da diversi anni e fa le veci del sistema home theater completo quando manca spazio o, semplicemente, non si vuole riempire la stanza di diffusori e relativi cavi. Nel corso degli anni soundbar e proiettori sonori hanno perfezionato la propria funzione, offrendo più qualità e coinvolgimento, e si sono aggiunte quelle che, senza pretese di replicare un impianto 5.1, puntano a migliorare (e non di poco) la qualità sonora del TV. LG Sound Plate Prezzo di listino: 399 euro link al produttore bose soundlink mini Una pillola musicale compatta, ma anche molto potente e dall’elevato contenuto tecnologico. Usa l’NFC per il pairing, e poi si appoggia al Bluetooth per la trasmissione dei brani audio dalla sorgente. Inoltre, incorpora un microfono per l’utilizzo Lo Speaker Wireless può essere considerato uno dei regali natalizi più azzeccati in assoluto. Perchè è piccolo, non si vedono cavi e fili e ha anche una buona qualità sonora. Chi lo riceve deve però già avere una sorgente ad hoc, ovvero uno smartphone, un tablet, un notebook o un mp3 “evoluto”. Teoricamente è l’evoluzione del concetto di docking station, declinata nell’universo della connettività senza fili. Gli speaker wireless si possono collegare alla rete di casa via Wi-Fi (ad esempio, speaker con AirPlay) oppure dialogano direttamente con la sorgente (Bluetooth) e possono essere controllati a distanza da smartphone e tablet grazie ad app. In questo modo riproducono i brani contenuti nel dispositivo, ma possono anche collegarsi a vari servizi di streaming musicale quali radio web e database di brani come Spotify, Rdio e Deezer. pianti hi-fi o home theater. È il mondo delle docking station per smartphone, delle soundbar per chi vuole realizzare un cinema in casa, ma non ha lo spazio per home theater a componenti separati, ma anche dei piccoli dispositivi sonori che, grazie alla connetti- torna al sommario Prezzo di listino: 199,95 euro link al produttore Un piccolo mattoncino dalle buone doti musicali: offre connettività Bluetooth anche a due dispositivi in contemporanea, alimentazione a batteria con fino a 15 ore di autono- Il design è ultrasottile e dentro ci sono 4 canali audio indipendenti, con tanto di doppio subwoofer per enfatizzare le basse frequenze e ofsegue a pagina 32 I n questa guida all’acquisto natalizia, parliamo di audio compatto e domestico: il nostro target è colui che ama ascoltare un po’ di buona musica quando è in casa, ma non è un audiofilo in senso stretto; non fanno parte, quindi, componenti separati di im- estratto da dday.it n.81 / 16 dicembre 2013 Regali di Natale 2.0 Musica “compatta” per tutta la casa segue Da pagina 31 frire un sistema surround 4.1. La soundbar LG offre poi connettività wireless bluetooth per il collegamento di sorgenti esterne e 120Watt di potenza complessiva. LG certifica la compatibilità del modello con TV da 32’’ a 55’’. tato di tecnologia Bluetooth per lo streaming wireless. Perchè l’abbiamo scelto: sottile, discreto ma più che sufficiente sia per migliorare l’audio del TV, sia per fornire un effetto di “circondamento” surround. Prezzo di listino: 799 euro link al produttore Perché l’abbiamo scelto: estetica curata e minimale, prezzo contenuto, prestazioni di targa interessanti. Samsung HW-F750 azzeccato e che non costa una follia. Docking Station Sono nate con l’iPod e non si sono mai Perché l’abbiamo scelto: molto bello, pensato come completamento dei dispositivi mobile Apple. A livello costruttivo e di qualità sonora, non ha molti rivali: in realtà, purtroppo, non ne ha molti neanche nel prezzo. fermate. La diffusione degli smartphone e dei tablet ne ha ulteriormente accresciuto la popolarità, creandone una sorta di spin-off con i diffusori wireless. La docking station del 2013 diffonde sì la musica del dispositivo mobile ma ha anche funzionalità extra: ricarica l’appa- LG Music Station per Apple e Android Prezzo medio di mercato: 220 euro link al produttore recchio, ha connettività di rete, accede alle web radio, si controlla con l’app e via dicendo. Philips S ound B ar HTB7150/12 Kenwood C-BX3 Prezzo medio di mercato: 199 euro link al produttore Pensato per TV da 40’’ o superiori, è dotato di Blu-ray 3D integrato e tecnologia Ambisound; in questo modo funge da Home Theater “tutto in uno”: ha inoltre 4 amplificatori dedicati e 4 altoparlanti. La potenza dichiarata è di 480 Watt RMS totali e dispone di Wi-Fi con cui accedere ai servizi Smart TV Philips, Radio Web e altro. Sistema audio da 2.1 canali con 120 W RMS di potenza totale e doppio subwoofer integrato con Aero Stream Port, DSP integrato con 6 modalità ed equalizzazioneda. Dotato di tecnologia Bluetooth per lo streaming wireless. Perché l’abbiamo scelto: estetica curata e minimale, prezzo contenuto, prestazioni di targa interessanti. Yamaha YSP 1400 Prezzo di listino: 419 euro link al produttore Perché l’abbiamo scelto: è un modello versatile, completo, un home theater “tutto in uno” con dimensioni ultracompatte. È una buona idea per chi ha appena cambiato il TV, vorrebbe corredarlo con una sorgente e un impianto audio all’altezza, ma non ha lo spazio per un impianto a componenti separati. Panasonic SC-HTE80 Prezzo di listino: 299,99 euro link al produttore Sistema audio da 2.1 canali con 120 W RMS di potenza totale e doppio subwoofer integrato con Aero Stream Port, DSP integrato con 6 modalità ed equalizzazioneda. Do- torna al sommario È una docking di design, poichè include il tavolino costruito in legno. È compatibile iPod/iPhone, offre una potenza totale di 60W (2x30W) e tecnologie quali SRS StudioSound HD, SRS TruVolume, un ingresso ottico, uno coassiale e il telecomando per il controllo. Perché l’abbiamo scelto: è una soluzione senz’altro particolare, incentrata sul design. Come regalo, tra l’altro neanche carissimo, non passa inosservato. B&W Zeppelin Air 80 Watt di potenza totale, con doppio supporto per dispositivi iOS (iPad inclusi) e Android. Compatibile con tecnologie AirPlay, NFC e Bluetooth. Possibilità di controllo tramite app LG Bluetooth Remote. Tecnologia di illuminazione soffusa Mood Lighting. Perché l’abbiamo scelto: versatile, può ospitare un telefono e un tablet contemporaneamente, compatibile con diverse tecnologie wireless. Trattandosi di un prodotto “particolare”, il prezzo non spaventa. Bose SoundDock serie III Prezzo di listino: 259,95 euro link al produttore Prezzo di listino: 599 euro link al produttore Supporta bluetooth ed è completamente controllabile via app. Offre tecnologia Digital Sound Projector per la creazione di un ambiente sonoro surround, con doppio subwoofer integrato e array da 8 speaker da 2.8 cm. Compatibile con i più comuni formati surround, tra cui Dolby Digital e DTS. Perché l’abbiamo scelto: l’abbiamo provato recentemente e possiamo confermare che si tratta di un proiettore sonoro abbordabile e di buona qualità, con il noto Cinema DSP Yamaha. È un regalo Diffusore di design per iPod/iPhone con connettore Lightning, dotato di tecnologia AirPlay Apple per lo streaming senza fili e app di controllo. Convertitori DAC a 24 bit e doppio condotto Flowport. Disponibile anche con connettore 30 pin. Una docking station classica, ma impreziosita da piacevoli colorazioni, giovani e dinamiche. Compatibile con dispositivi Apple dotati di connettore Lightning, dispone di telecomando, funzione di ricarica, ingresso Aux e telecomando per il controllo a distanza. Perché l’abbiamo scelto: una docking “classica”, dal look curato e con elaborazione del segnale Bose. Prezzo di listino: 817,49 euro link al produttore estratto da dday.it n.81 / 16 DICEMBRE 2013 TEST Abbandonare schiuma e lametta si può; trova il modello più adatto tra quelli testati per una rasatura perfetta Che rasoio comprare? A confronto i più Hi-Tech Abbiamo messo a confronto i rasoi di Braun, Panasonic e Philips con le tecnologie più interessanti I Le modalità del test Per ognuno dei modelli abbiamo testato un taglio quotidiano e uno con un intervallo di due giorni, per meglio verificare la qualità della rasatura in condizioni diverse. Il taglio basette ha completato il quadro. Tutti e tre i rasoi, grazie alla batteria ricaricabile, possono essere usati su pelle bagnata e puliti con acqua, funzione utili per chi di solito si rade manualmente. Una curiosità: nessuno dei tre modelli in prova è “made in China”; il Panasonic viene dal Giappone, Braun dalla Germania e Philips dall’Olanda. Evidentemente i numeri di produzione sono relativamente limitati e rendono più conveniente la realizzazione nella casa madre nonostante i salari più elevati della manodopera. Braun: ma che freddo fa! Il Braun TC4S fa parte della nuova serie Cooltec, caratterizzata dal tasto che raffredda le testine per offrire maggiore comfort di rasatura. Si tratta di una tecnologia con un elemento elettro-ceramico: in Il Panasonic ES-LF51 sfrutta quattro lame ultrasottili su una testina ampiamente snodabile, il motorino super veloce permette alle lame di tagliare più volte i peli con poche passate; un blocco meccanico calore. Con poche passate il risultato è molto buono, ma bisogna insistere sul bordo del mento. Piacevole la silenziosità del motore. Ingombrante il supporto snodabile per la ricarica, scomodo da trasportare in caso di lunghi viaggi. L’indicazione della carica residua non è precisa, con dei semplici segmenti luminosi. Addio schiuma e lametta? Si può fare permette di evitare azionamenti indesiderati, magari durante un viaggio. Molto chiara l’indicazione della carica residua; si può usare anche con la schiuma. L’impugnatura è compatta ed ergonomica, con il blocco testine separato più massiccio del test ma ampiamente orientabile. La custodia in dotazione è elegante e compatta, però non può contenere il carica batteria per i viaggi più lunghi. Fastidioso il rumore durante l’utilizzo, una specie di ronzio acuto. Il passaggio delle lame sul viso è molto efficace sulle guance, mentre sull’angolo del mento e sul collo servono molti più passaggi per eliminare la barba. Non c’è sensazione di calore e la pelle non arrossisce. L’autonomia dichiarata è piuttosto ottimistica. Philips RQ1250 è il modello più economico della torna al sommario gamma top SensoTouch3D, cioè con le testine in grado di muoversi su tre assi per assicurare una rasatura regolare anche nei punti più difficili. Il blocco testine è inserito su di un singolo perno e anche le singole testine possono muoversi liberamente per meglio affrontare le curve del viso. È utilizzabile anche con la schiuma da barba. La forma ergonomica permette una comoda impugnatura durante l’uso. Le tre testine rotanti sono molto flessibili e permettono di passare facilmente anche sul mento e sulla zona sopra le labbra. La rasatura è molto efficace, sia con barba di un giorno, sia di due giorni; la pelle non si irrita e non ci sono sensazioni di strappo o di Panasonic: motore turbo, ma che rumore Philips: lame rotanti per sconfiggere la barba l rasoio elettrico potrebbe sembrare l’oggetto meno tecnologico in circolazione, non si collega in rete e non ha app dedicate, ma le ultime novità in materia ci dicono che invece lo sviluppo delle tecniche per eliminare quotidianamente la barba non mancano. Nel settore, infatti, si segnalano nuovi motori più potenti, sistemi di rasatura con lame che seguono i contorni del viso, perfino il raffreddamento delle lame per non irritare la pelle. Così dday.it ha messo a confronto i tre modelli più rappresentativi delle ultime tendenze di mercato: Braun TC4S (180 euro) con il tasto raffreddante, Panasonic ES-LF51 (200 euro) con un motorino lineare da 14.000 giri e Philips RQ1250 (220 euro) con sistema 3D delle testine per seguire tutti i punti più difficili del viso senza perdere efficacia. Tutte caratteristiche utili per convincere a provare nuove strade anche chi non ha mai usato altro che la lametta. pratica una lamina di alluminio inserita vicino alle testine e a contatto con la pelle che si raffredda in pochi secondi di circa 20° rispetto alla temperatura ambiente, permettendo un contatto meno irritante delle lame con la pelle. Ideale nei mesi caldi, forse meno per l’inverno. È più pesante dei concorrenti ma la basetta di ricarica è compatta e sta nella custodia da viaggio (molto economica). La rasatura è silenziosa e piuttosto efficace sia con barba di un giorno, sia di due giorni, ma necessita sempre di molti passaggi in zona mento prima di ottenere un buon risultato; il blocco lame è compatto e permette di muoversi bene anche sotto al naso. Il tasto raffreddante funziona, la sensazione è gradevole in periodi caldi ma la funzione non ci è parsa indispensabile dato che la pelle non viene irritata più di tanto. Poco chiara l’indicazione dell’autonomia residua. di Roberto FAGGIANO Per gli scettici affezionati alla lametta possiamo affermare che ormai un rasoio elettrico è in grado di raggiungere molto da vicino se non eguagliare le prestazioni della rasatura manuale; ma forse a molti piace, più che la pelle perfettamente liscia, il rito della schiuma e dell’acqua calda per incominciare bene la giornata. In tema di autonomia tutti i modelli hanno rispettato i tempi dichiarati, ma si trattava di esemplari nuovi di fabbrica che alla lunga potrebbero perdere efficacia. Leggendo tra le righe avrete capito che il rasoio che si comporta meglio è il Philips, che però è anche il più caro. Non male anche il Panasonic dall’impugnatura ergonomica e con l’indicazione di carica più chiara, però il rumore del motorino è davvero fastidioso. Il Braun si pone più o meno sullo stesso livello e la trovata delle testine ghiacciate può essere molto utile per chi ha la pelle sensibile, inoltre è il più economico sulla carta ma in compenso è molto pesante rispetto ai concorrenti. estratto da dday.it n.81 / 16 dicembre 2013 smarthome È l’ora degli elettrodomestici, rigorosamente dall’anima hi-tech: vediamo alcune proposte interessanti Regali di Natale 2.0 per una casa tecnologica Dai rasoi con guida laser, ai sensori per le piante, ai robot aspirapolvere: tutto purché sia hi-tech Robot per le pulizie Samsung NaviBot S Pop-out VR10F71UCBc Prezzo di listino: nd link al produttore iRobot Roomba 775 Prezzo di listino: 599 euro link al produttore Roomba 775 è un robot aspirapolvere con sistema di sensori Dirt Detect di seconda generazione e tecnologia iAdapt che decide tempi e modalità di pulizia a seconda della superficie da trattare. È dotato di sistema a doppia spazzola centrale e di tecnologia di aspirazione AeroVac2 per la gestione delle polveri sottili e anche dei residui più consistenti. Perché l’abbiamo scelto: i robot aspirapolvere non costano poco di per sè, ma questo Roomba ci pare avere buone caratteristiche a livello tecnico e di funzionalità, per un prezzo accessibile. La caratteristica che lo distingue da molte altre proposte sono le spazzole Pop-Out, che fuoriescono automaticamente dal robot quando è in prossimità di angoli e ostacoli, per permettere una pulizia più approfondita. Il NaviBot è dotato di sistema di navigazione Visionary Mapping Plus, display LED, calcolo del percorso di pulizia ed è alto 8 cm per potersi “infilare” sotto letti e divani. Lo si può trovare a circa 450 euro. Perché l’abbiamo scelto: esteticamente molto bello, è dotato di tecnologie avanzate come il Visionary Mapping Plus, che evita al robot di passare più volte sulle medesime aree già pulite, risparmiando tempo e carica. LG HomeBot Square VR62701 Prezzo di listino: 499 euro link al produttore controlla via tablet, ma che era solo un prototipo. Ciò nonostante, è indubbio che l’alta tecnologia e il mondo del “bianco” vivano sempre più a braccetto: lo dimostrano gli infiniti elettrodomestici “Smart” esistenti. Vediamo alcune proposte interessanti; magari riusciamo a darvi qualche spunto per lo shopping di fine anno. difficile accesso. Ha due telecamere: una mappa il soffitto, l’altra il pavimento, insieme vogliono rendere ancor più “smart” (in tutti i sensi) il robot. Sono disponibili 7 diversi metodi di pulizia e sensori ad ultrasuoni per evitare gli ostacoli e gli urti. Perché l’abbiamo scelto: un prodotto senza dubbio interessante, anch’egli concentrato di tecnologia al servizio delle pulizie di casa. Interessante la doppia telecamera e la possibilità di programmare le pulizie. Illuminazione Smart LED e basso consumo sono le tendenze degli ultimi anni in fatto di illuminazione: in particolare, le lampade LED vogliono assicurare un ciclo di vita estremamente più esteso rispetto a quelle tradizionali a incandescenza e con consumi ridotti. Ma è difficile pensare a Natale come un’ottima occasione per regalare una lampadina, allora ci concentiamo si qualcosa di più evoluto, come il sistema Hue di Philips o i Living Colors, anch’essi della medesima azienda. Philips Living Colours Iris trasparente Prezzo di listino: 100 euro link al produttore torna al sommario lips ha in gamma da molto tempo e di cui propone continue variazioni. Questa lampada Living Colours Iris Trasparente offre possibilità di scelta tra 16 milioni di colori, con intensità di colore e luminosità regolabili; offre un’intensità luminosa di circa 210 lumen ed è dotata di telecomando. Perché l’abbiamo scelto: è capace di ravvivare un ambiente, di dargli un tocco di colore senza essere per forza aggressivo. Come regalo, è abbastanza abbordabile. Philips Hue Starter Kit Prezzo di listino: 200 euro link al produttore Comprende tre lampadine Hue LED di Philips, il bridge, l’alimentatore e il cavo LAN per connettere il bridge al router. Il sistema, completamente wireless, permette di controllare le lampadine Hue tramite dispositivo iOS: è così possibile, col telefono, accendere e spegnere le luci e anche cambiarne il colore in tempo reale. Secondo le indicazioni del produttore, le lampadine Hue offrono un risparmio energetico dell’80% rispetto a quelle tradizionali e 600 lumen di luminosità. Per ampliare il kit basta poi comprare altre lampadine. Perché l’abbiamo scelto: è un’icona dell’illuminazione 2.0, del mondo Smart applicato a una necessità di ognuno di noi. Il bello è che non solo di gestiscono via telefono, ma consumano anche molto meno delle tradizionali. LG lo propone come “il migliore negli angoli”; il robot è dotato di doppia telecamera e ha forma quadrata con angoli smussati, proprio per arrivare meglio negli angoli e nei punti di più Un prodotto interessante, che Phi- Stanno conquistando il mondo e sono una delle manifestazioni più chiare di alta tecnologia al servizio della gestione domestica. Sono circolari (più o meno), automatizzati, si muovono da soli, non cadono dalle scale, mappano la stanza e agiscono in totale indipendenza. Gli aspirapolvere robot sono i più diffusi, ma ci sono anche quelli che lavano, per chi vuole davvero tutto in uno. natalizio (anche se ci sarebbe da sbizzarrirsi sul versante tecnologico), o a una lavatrice che si controlla via app; meglio concentrarsi sui piccoli elettrodomestici ed escludere tutti i vari prototipi e idee geniali che si vedono in fiera, ma che non arrivano sugli scaffali, come ad esempio, la macchina per caffè Saeco Gran Baristo Avanti vista all’IFA, che si segue a pagina 35 È piuttosto complesso realizzare una rassegna di potenziali regali di Natale legati al mondo degli elettrodomestici. Non perché ce ne siano pochi, ma perché da un lato si deve trattare di un prodotto dal forte connotato hi-tech, dall’altro deve essere anche un regalo concretamente realizzabile. È difficile pensare a un frigorifero come regalo estratto da dday.it n.58 / 12 novembre 2012 Regali di Natale 2.0 segue Da pagina 34 Il robot da cucina Impastare, tritare, frullare e anche cuocere. I robot da cucina delle ultime generazioni hanno come obiettivo la massima versatilità, che si traduce in un notevole risparmio di tempo. Le proposte più complete non sono molte: il mercato di alta gamma è conteso tra Kenwood e KitchenAid. Kitchenaid Artisan DA 4,8 L 5KSM150PS Prezzo di listino: 619 euro link al produttore È una macchina “tutto in uno” per definizione: impasta con movimento planetario e poi cuoce anche a induzione. Ha in dotazione diversi utensili dedicati specificamente alla cottura e si avvale di un motore da 1500 W per le lavorazioni a freddo e da 1100 Watt quando usato in cottura. Realizzato in acciaio pressofuso, con ciotola e utensili in acciaio Inox, pesa 13,6 kg. Perché l’abbiamo scelto: permette di fare di tutto con relativa semplicità, nonostante il prezzo non sia dei più abbordabili. Un regalo sicuramente gradito per chi ha bisogno di un aiutante in cucina. so a includere fino a 4 videocamere e ha funzione di zoom e panoramica, oltre (ovviamente) al monitoraggio dell’audio. Perché l’abbiamo scelto: non costa poco, ma è sicuramente un sistema di monitoraggio completo. La possibilità di espansione a più telecamere è un plus non indifferente: i gemelli ringraziano. Philips Beard Trimmer 9000 Prezzo di listino: 111,99 euro link al produttore Cura della persona Interamente realizzato in metallo, con design arrotondato e motore a presa diretta, Artisan ha una velocità di rotazione da 58 a 220 rpm e una ciotola da 4,8 litri. Oltre a impastare, se dotato dei giusti accessori, può macinare la carne, preparare, stendere e tagliare la pasta e altro ancora. Perché l’abbiamo scelto: prezzo abbordabile (ma non cuoce) e basato su un’ottima tradizione. Chi l’ha provato lamenta solo la scarsa presenza di accessori in dotazione. Su questo si potrebbe scrivere un trattato, perchè se si considera la cura della persona in senso lato, un po’ come “wellness”, non esiste un elettrodomestico che non sia anche, almeno timidamente, hi-tech. Ma qualcuno lo è in particolare: pensiamo ai contapassi, ai braccialetti per il fitness, ma senza dimenticare qualche soluzione più tradizionale, come i rasoi e. in un mondo in cui la sicurezza non è mai troppa, anche qualche baby monitor. Philips Baby Monitor con video digitale È il primo trimmer al mondo dotato di guida laser, per regolare la barba in modo estremamente preciso, ha un’autonomia di 60 minuti, un rifinitore a doppio rasoio (32 e 15 mm) e una rotellina di precisione per l’impostazione della lunghezza. Accessori per la casa Lasciando perdere per un attimo cucina e alimenti, passiamo ad altri aspetti dalla gestione domestica, sicuramente meno importanti ma non per questo non utili: ci sono i telefoni cordless che diventano smartphone, dei ventilatori che sembrano tutto tranne che ventilatori, stazioni meteo che rilevano e valutano l’inquinamento e che diventano cornici digitali. Ce n’è davvero per tutti i gusti. Di seguito alcune possibilità: Parrot Flower Power Prezzo di listino: 49 euro link al produttore Jawbone Up Prezzo di listino: 129,99 euro link al produttore Kenwood cooking Chef KM084 Serve per controllare i bambini a distanza e verificare se hanno bisogno di qualcosa mentre sono nella loro cameretta. I prodotti più diffusi di questo genere sono semplicemente dei microfoni, qui invece abbiamo proprio una videocamera. Ha una portata di 150 metri, può essere este- Perché l’abbiamo scelto: un prodotto molto particolare, interessante e hi-tech. Il prezzo non è dei più bassi. Perché l’abbiamo scelto: non sappiamo quanto la guida laser possa essere utile all’atto pratico, ma l’idea è senz’altro interessante e lo rende un’icona della rasatura hi-tech. Prezzo di listino: 181 euro link al produttore Prezzo di listino: 1.149 euro link al produttore legato all’attività fisica. Un accessorio hi-tech che adotta un approccio “olistico” allo stile di vita delle persone: ovvero anzichè valutare uno specifico aspetto del nostro stato di forma, considera la persona nel suo complesso. Misura il riposo notturno, l’attività fisica e valuta l’alimentazione, va indossato sempre e, tramite l’apposita app, considera anche l’umore, è una sveglia intelligente, avvisa quando è il caso di fare movimento e così via. In pratica è un personal trainer al polso, e non solo Ecco un prodotto davvero curioso, un regalo perfetto per l’amico/a col pollice verde (e possessore di smartphone). Parrot Flower Power è un sensore che valuta la salute delle piante e dialoga direttamente con l’app presente nel telefono: ha quattro sensori che rilevano intensità della luce, temperatura ambientale, umidità del terreno e fertilizzante. L’app, che si interfaccia con un database di 6.000 piante, è in grado di proporre interventi tali da migliorare la loro salute, indicando il fabbisogno di acqua, luce, calore e fertilizzante. Il sensore è basato su tecnologia Bluetooth low energy, è resistente all’acqua e alle alte temperature (fino a 55°). Perché l’abbiamo scelto: Flower Power è particolarissimo e l’effetto sorpresa è assicurato. Non costa neanche tanto. segue a pagina 36 Regali di Natale 2.0 per una casa tecnologica estratto da dday.it n.81 / 16 dicembre 2013 Regali di Natale 2.0 Regali di Natale 2.0 per una casa tecnologica segue Da pagina 35 Prezzo di listino: 449 euro link al produttore Perché l’abbiamo scelto: una chiara manifestazione di alta tecnologia in un settore apparentemente immobile come quello dei ventilatori. Prezzo elevato. Prezzo di listino: 129,99 euro link al produttore KX- Prezzo di listino: 199.99 euro link al produttore Prezzo di listino: 169 euro link al produttore Ha la caratteristica chiave di tracciare non solo i classici parametri meteo (temperatura e umidità), ma anche i principali inquinanti: il PM10 (polveri sottili) e il diossido d’azoto per l’ambiente esterno, e l’anidride carbonica per gli ambienti interni. Inoltre, tiene traccia di tutto lo storico, anche quando l’app di controllo è chiusa. Perché l’abbiamo scelto: va ben oltre alle classiche stazioni meteo, fornendo dati importanti sulla qualità dell’aria che respiriamo. L’app è ben realizzata e ricca di funzioni. Una stazione meteo dotata di una cornice digitale per il controllo e la gestione del sensore meteo. Quest’ultima permette anche la visualizzazione delle immagini digitali qualora non sia impegnata con la sua funzione principale: è infatti dotata di ingresso USB e microSD. Come stazione meteo, offre indicazioni di temperatura e umidità sia interne che esterne e le previsioni sulle sueccessive 12 ore. Perché l’abbiamo scelto: due cose in una, è una stazione meteo ma anche cornice digitale, per un prezzo accessibile. È un telefono cordless Panasonic collegato alla linea telefonica fissa ma che, una volta portato fuori casa, attiva la SIM, la connettività 3G e diventa uno smartphone Android a tutti gli effetti e con tutte le funzionalità. La base ha la segreteria telefonica incorporata, e a casa è possibile scegliere se chiamare tramite linea fissa o mobile, ovviamente con lo stesso telefono. Perché l’abbiamo scelto: sicuramente versatile, è un terminale “Dual” ma con gestione di linea mobile e fissa insieme, anzichè di una doppia SIM. PEOPLE & MARket Ogni giorno vengono visitati 563 milioni di profili che sono in grado di generare 10 milioni di incontri Italiani i più attivi su Badoo: record per Roma e Genova Il social network di incontri sta raggiungendo i 200 milioni di utenti; gli italiani partecipano molto di Emanuele VILLA n occasione del traguardo dei 200 milioni di utenti iscritti, Badoo ha diffuso alcune statistiche curiose. Per chi non lo sapesse, Badoo è uno I Apparentemente potrebbe sembrare tutto ma non un ventilatore, in realtà non solo lo è, ma è anche uno dei modelli più efficienti in commercio. È basato sulla tecnologia Air Multiplier di Dyson, che amplifica l’aria circostante fino a 15 volte e la “reindirizza” frontalmente; non ha nessuna pala, è silenzioso e ha un telecomando per il controllo remoto. Stazione Meteo NetAtmo Urban Weather Station Telefono fisso e cellulare Panasonic PRX150JT torna al sommario dei siti più quotati per la conoscenza e il dating online, è un sito basato su un’impostazione gratuita e su molte feature pensate appositamente per mettere in contatto persone che (ancora) non si conoscono. Il risultato raggiunto è senza dubbio ottimo, poiché la stessa azienda comunica che: “Se volessimo rappresentare su una cartina geografica, il regno di Badoo avrebbe una popolazione superiore a Italia, Francia e Regno Unito messi insieme”. Ma la cosa che ci ha incuriosito sono i numeri e le note più simpatiche sugli utenti del social netrwork: Badoo comunica che sono 563 milioni i profili visitati ogni giorno e sono in grado di generare circa 10 milioni di incontri e 135 milioni di messaggi; quando parliamo di traffico da smartphone, gli italiani sono assolutamente i più attivi d’Europa, e all’interno del nostro paese, la città più “social” è senza dubbio Roma, ma i genovesi si distinguono per essere il maggior numero di utilizzatori da mobile (+18% rispetto alla media italiana) e per essere particolarmente esigenti. La città più incline ai flirt, invece è Bari, con una percentuale che supera del 16% la media nazionale, mentre agli antipodi si classifica Verona. Infine, segnaliamo (certi di suscitare l’interesse di qualcuno) che il Paese dove le donne sono maggiormente inclini a flirtare online è la Norvegia, con addirittura un +234% della media degli altri stati. Ventilatore dyson AM02 Mini Tower Oregon Scientific Stazione Meteo con cornice da 8’’ La lavatrice intelligente Un concentrato di tecnologia mai visto prima. Classe energetica A+++ -40% Con un consumo energetico annuo di 118 kWh, Intelius è la lavatrice con la maggiore efficienza energetica sul mercato (giugno 2012 – GfK). Haier Smart Technologies Smart Drive Motor® Motore Inverter innestato al cestello della lavatrice per un’ incredibile riduzione delle vibrazioni e della rumorosità. Smart Dosing Grazie al serbatoio per detersivo e ammorbidente, Intelius ne dosa automaticamente la giusta quantità e il risparmio è assicurato! Smart Detecting® Un sistema intelligente di rilevamento della durezza dell’acqua si associa a Smart Dosing per avere un perfetto ciclo di lavaggio. Smart Dual Spray® Due spray intelligenti lavano fibre e pelucchi lasciati sulla guarnizione dopo ogni ciclo di lavaggio. Scopri la nuova INTELIUS. www.haier.it estratto da dday.it n.81 / 16 DICEMBRE 2013 tEST Dopo la preview di qualche mese fa, torniamo ad occuparci dei phablet Samsung per una prova completa Samsung Note 3, l’icona dei Phablet ritorna Il form factor del Samsung Galaxy Note 3 non è per tutti, ma le prestazioni sono davvero eccellenti di Emanuele VILLA Difficile non conoscere il Samsung Galaxy Note, il dispositivo con cui Samsung ha inaugurato qualche anno fa la categoria dei Phablet, ovvero quella curiosa “via di mezzo” tra smartphone e tablet che può telefonare e ha un pennino (da cui il nome Note) attivo per prendere appunti e fungere da block notes di alta tecnologia. Il concetto, il target e la finalità di Galaxy Note 3 sono gli stessi delle precedenti edizioni: con questo terzo modello, Samsung non ha voluto proporre nulla di realmente innovativo ma un aggiornamento importante sotto il profilo della dotazione hardware, di modo tale da renderlo un terminale top di gamma a tutti gli effetti. Phablet, che senso ha? Più avanti parleremo senz’altro delle caratteristiche tecniche (che peraltro sono note da mesi), ma partiamo subito con un giudizio sull’utilizzo per più di 10 giorni: il telefono è enorme, si fa fatica a passare da un iPhone a un Note, all’inizio sembra che non ci stia in tasca e si telefona in modo goffo e innaturale; in realtà, ci si abitua presto e si comprende facilmente il perchè del successo della categoria: nonostante i 5,7’’ di diagonale, che peraltro non hanno inciso sul form factor rispetto alla generazione passata (in pratica, Samsung ha ridotto la cornice e aumentato la dimensione del display), dopo qualche giorno l’idea di andare in giro con uno smartphone over-sized non pesa più di tanto, anzi si apprezza la leggibilità del testo durante la navigazione web e la lettura delle email, la quantità di dettaglio degli ultimi giochi e dei video ad alta definizione, dettagli che su schermi più piccoli faticano non poco a emergere. Certo, resta una categoria per pochi: se l’uso dello smarphone è limitato alle operazioni di base e si vuole un apparecchio comodo da portare in giro, il Note non è l’apparecchio per voi. Inoltre, qui bisogna essere veramente convinti, visto che 729 euro di listino non sono da tutti. torna al sommario Un Galaxy S4 over-sized? Ovviamente Samsung ci tiene a differenziare nettamente le due serie, ma ciò che impediscre a Galaxy Note 3 di essere considerato un Galaxy S4 gigante è sostanzialmente il pennino, una caratteristica peculiare della linea Note fino agli albori. Tra l’altro, dal punto di vista estetico e di design, questo Note 3 ricorda da vicino il primo modello, con linee decisamente più squadrate rispetto al Note 2, mentre la cover posteriore in simil-pelle (ma è plastica, con tanto di finte cuciture) è una novità dell’ultima edizione. Il look è discreto, ma nulla di paragonabile a un terminale in alluminio o, comunque, a uno più pregiato per quanto concerne la scelta dei materiali. Ecco, questo continua ad essere un limite del Note e, in generale, dei terminali Samsung di alta gamma: nonostante dati tecnici eccellenti e una buona sensazione di solidità, il senso di realizzazione cheap continua ad esserci, e da un terminale da 729 euro è lecito chiedere di più. Probabilmente (se i rumor attuali si riveleranno fondati) risolveremo il problema con Galaxy S5. Design standard, quindi: il telefono è decisamente sottile, leggero ma anche robusto. I primi giorni di utilizzo, visto lo spessore limitato, si aveva l’impressione che fosse un telefono molto delicato, ma in realtà non ci sono stati problemi sotto questo profilo. Non è subacqueo nè rugged, ma la solidità non si discute. Il display è uno dei fiori all’occhiello di questo apparecchio, e l’abbiamo testato in modo approfondito: è un Super AMOLED Full HD da 5,7’’, con un angolo visuale molto esteso e che, anche agli estremi, mantiene una brillantezza cromatica non indifferente. Nero decisamente profondo e ottima luminosità per l’utilizzo outdoor: se volessimo trovare un difetto potremmo dire che i colori sono persino troppo carichi e brillanti, il che non dà alcun fastidio nella routine quotidiana ma può mostrare qualche sfumatura poco natuale durante la visione dei video. In ogni caso, un ottimo display anche sotto il profilo della definizione: il Full HD rende meravigliosamente su display grandi, e questo (non volendo sforare nella categoria dei tablet) lo è senz’altro. Decisamente carina, però, la possibilità di variare l’impostazione del gamma, saturazione e nitidezza a seconda del preset scelto, tra cui Dinamico, Standard, Foto professionale e Filmato; esiste anche la possibilità di assegnare una regolazione automatica a seconda dell’app che si usa, impostazione che però funziona solo con app Samsung. La sensibilità al touch è ottima, e tra l’altro può essere aumentata da menu per utilizzare il dispositivo anche con guanti non capacitivi: provato, funziona segue a pagina 39 estratto da dday.it n.81 / 16 DICEMBRE 2013 tEST Smartphone Samsung Galaxy Note 3 segue Da pagina 38 torna al sommario gi) funziona solo con l’applicativo E-mail, ed Air Browse con Galleria (per le foto) e Musica (per scorrere i brani). L’abbiamo usata soprattutto per le Info Rapide: in pratica quando il display è spento, è sufficiente passare la mano sopra la camera per accendere il telefono e visualizzare una schermata riassuntiva con indizione d’ora, messaggi ricevuti, batteria rimanente, telefonate perse e altre notifiche importanti. Gli altri applicativi di terze parti non sono supportati. In ogni caso, volendo considerare la quantità di app, non c’è davvero di che lamentarsi. Dieci giorni con Note 3 la potenza non si discute Come anticipato, ci siamo abituati alla svelta alle dimensioni over-size del Note 3, ma questo non significa che sia un telefono per tutti: inserirlo, e soprattutto estrarlo dalla tasca non è un’operazione delle più semplici, l’ingombro è notevole anche se “stemperato” da una leggerezza altrettanto pronunciata. A livello tecnico, il telefono è chiaramente un top di gamma: tra i 3 GB di RAM, lo snapdragon 800 a 2.3 GHz con GPU Adreno 330, i 32 GB di memoria di storage espandibili a 64 con micro SD, l’LTE, il display Full HD Super AMOLED e la possibilità di riprendere in 4K, Note 3 è sostanzialmente il massimo che si possa chiedere allo stato attuale. Ecco perchè tutti i benchmark che abbiamo provato (AnTuTu, Vellamo, Quadrant Standard) hanno sempre restituito risultati brillanti: curiosamente si nota qualche differenza (marginale) rispetto alle performance preregistrate di Note 3, ma ciò è giustificabile considerando che di questo telefono ne esistono almeno 2 variati, una delle quali con Exynos 5 Octa a 1.9 GHz, mentre la nostra (LTE) è dotata di Snapdragon 800. Giusto per dovere di cronaca, ma non c’erano dubbi in merito, diciamo che la fluidità dell’interfaccia è ottima in ogni circostanza e che il telefono è sempre molto reattivo anche in condizioni di multitasking “avanzato”. Sotto questo profilo, segnaliamo una funzionalità interessante: considerando le dimensioni dello schermo, l’utilizzo di più app in finestra può avere senso, soprattutto in congiunzione con l’uso della penna. Note 3 permette, tramite le Funzioni penna, di disegnare sul display un’area entro cui posizionare la finestra di un’app: in questo modo sullo schermo possono coesiste- re più applicazioni, tutte funzionanti contemporaneamente. Questo non è possibile con tutte le app ma con una selezione operata da Samsung: in particolare, è possibile usare in finestra YouTube, Calcolatrice, Telefono, Rubrica, ChatOn, Hangout, Internet e Whatsapp (previo scaricamento). Il bello è che, oltre a questo, si può sempre attivare il block notes, trovandosi così in una situazione non dissimile da quella del tipico desktop di Windows, con tante finestre aperte. A livello pratico, la cosa ha scarso rilievo (difficile che qualcuno si metta a vedere un video di YouTube in una finestrella, o sempre in finestra fare una videochiamata con Google Hangout) ma dà un’idea della potenza di calcolo del terminale: con YouTube aperto e funzionante e una conversazione Hangout in corso, è anche possibile scrivere una nota col pennino senza subire alcun genere di rallentamento. Ottima la riproduzione di video, che permette più che altro di valutare positivamente il display: buon dettaglio sulle basse luci e contrasti molto marcati, solo i colori un po’ troppo saturi, come si è già detto. Ma la cosa in assoluto più interessante sono i giochi, per almeno tre motivi: la risoluzione, la qualità del display e la potenza del sistema. Abbiamo subito scaricato Fifa 14 e il risultato è davvero appagante: il framerate è molto elevato in ogni circostanza, nonostante un ottimo livello di dettaglio, ma colpisce soprattutto la resa dei particolari in campo lungo, dove i giocatori, lungi dall’essere puri e semplici “pixel” in lontananza, mostrano animazioni realistiche e sufficientemente naturali. Per chi non è abituato a giocare, o lo è ma con un display più piccolo e meno definito, è una piacevolissima sorpresa. Pennino, il vero plus Il giudizio sulla “potenza” era sostanzialmente scontato, nel senso che Note 3 offre una dotazione hardware allo stato dell’arte e le prestazioni non possono che essere eccellenti. Ma ciò che distingue Note dagli altri terminali di alta gamma non sono solo le dimensioni dello schermo ma anche il pennino, la S Pen. Rispetto al modello precedente è simmetrica, il che significa che può essere inserita in entrambi i versi, ma ci sono anche nuove funzionalità, tra cui Air Command. Questa funzione è accessibile premendo il tasto segue a pagina 40 e in inverno è un plus interessante. E poi c’è il discorso TouchWiz e delle infinite funzionalità e personalizzazioni Samsung: Galaxy Note 3 è basato su Android 4.3 Jelly Bean e “mescola”, nel medesimo ambiente, la tradizionale piattaforma Google con quella Samsung. Questo, è un tratto distintivo della serie Galaxy, non lo consideriamo un aspetto particolarmente positivo poichè può creare un po’ di confusione nell’utente alla prime armi: molte funzioni sono “duplicate”, pensiamo anche solo alla coesistenza del Play Store e di Samsung Apps, ma anche al doppio browser (Internet e Google Chrome), Google Play Music e Music Hub di Samsung (che ora non è più un’app a sè ma un’area del Samsung Hub), Play Movies di Google con l’analogo servizio Samsung e via dicendo. In pratica, qui c’è davvero di tutto: come se S Voice, S Health, Samsung Link, Watch On, S Translator, la Rivista personale (aggregatore di news da diverse fonti basato su Flipboard) e affini non fossero sufficienti, Galaxy Note 3 viene venduto con alcune app di terze parti: Dropbox, Evernote, Trip Advisor, Flipboard e Sketchbook for Galaxy, tutte racchiuse all’interno della cartella Galaxy Plus. Come detto c’è tutta la suite Google, il Samsung Hub (ora app singola ma sempre diviso nelle aree Musica, Video, Libri, Giochi e Studio, che di fatto vanno a replicare alcuni servizi Google) e poi applicazioni e funzionalità ad hoc come il rilevamento dei volti, Air Gesture per controllare il dispositivo (o meglio, app specifiche) con movimenti della mano senza toccare il display, la modalità multifinestra che agevola il multitasking e si esalta su un display di queste dimensioni e molto altro. Air Gesture, come anticipato, permette di ottenere informazioni o controllare specifiche app mediante gesture ma senza toccare il display: non è una novità di Note 3, è una tecnologia interessante e funziona discretamente bene, non fosse vincolata a un numero ristretto di app specifiche; per dare un’idea, Air Jump (scorrere corpo dei messag- tEST Smartphone Samsung Galaxy Note 3 segue Da pagina 39 conoscimento del testo dipende da quanto è chiara e precisa la propria calligrafia. Possiamo dire, comunque, che su questo c’è ancora da lavorare: il riconoscimento è infallibile solo se si scrive in modo molto preciso, ma appena si ha un po’ di fretta (cosa che, nella pratica, capita nella stragrande maggioranza dei casi), il software inserisce degli errori. Poi è parimenti vero che dipende da una persona all’altra, ma nel nostro caso raramente il software ha riconosciuto numeri e parole nella loro interezza. Meno importanti, ma pur sempre presenti, sono le funzionalità di Scrittura schermo, che cattura uno screenshot del display e ci permette di prendervi appunti al di sopra (per poi condividere il tutto), l’Album dei ritagli e il già citato Funzioni penna, che inserisce diverse app in finestra in altrettante porzioni dello schermo, operando di fatto in multitasking. Foto e video, c’è anche il 4K! Pur non essendo un vero e proprio Camera-phone, Note 3 è pensato per difendersi bene anche sotto il profilo fotografico: abbiamo una fotocamera principale da 13 megapixel con sensore BSI su un ottica F2.2 e una fotocamera frontale da 2 megapixel. L’app Fotocamera è ovviamente incentrata sulla semplicità di utilizzo e sulle funzionalità automatiche: tra le modalità di scatto troviamo infatti opzioni curiose tra cui Bellezza Volto, Sport, Scatto panoramico, Panoramica, Cancellino, Colore ricco, Golf, Dinamico, Scatto migliore e molte altre. Nella modalità Dinamica, Note 3 scatta una raffica di immagini e le propone all’utente, che sceglie quali “fondere” per creare l’illusione del movimento. Passiamo ora alla qualità di scatto: l’app fotocamera permette di intervenire su diversi parametri, tra cui la stabilizzazione digitale, svariate opzioni di condivisione, dimensioni della foto (fino a 4128 x 3096 pixel), scatto multiplo, rilevamento volti, la misurazione dell’esposizione e la compensazione, gli ISO da 100 a 800, con opzione automatica, il bilanciamento del bianco, timer per l’autoscatto, controllo vocale, flash e molto altro. Al di là di alcuni “esperimenti” (di cui sopra), abbiamo lasciato il telefono con impostazioni totalmente automatiche, poichè si tratta del tipico profilo d’utilizzo. Per gli scatti, tre condizioni: diurne soleggiate, diurne in un Scatto dinamico - Tutto è fermo tranne la macchina blu che passa davanti pomeriggio uggioso e seraall’obiettivo. Con una sequenza analoga abbiamo usato l’effetto Cancellino, li/notturne. I risultati sono in linea con un prodotto di che scatta 5 immagini in sequenza e, una volta esaminate le differenze, alto profilo che però non cancella automaticamente gli elementi in movimento. della penna anche senza toccare lo schermo (il pennino deve essere comunque in prossimità del display), apre una mezzaluna tramite cui accedere a cinque funzionalità preimpostate: quella più utile è senza dubbio l’accesso al Memo Rapido, per prendere appunti al volo senza dover consultare elenchi di app ed entrare in menu; se si deve prendere un appunto, basta estrarre il pennino, premere il tasto e il gioco è fatto. Per rendere ancor più semplici le cose, è possibile associare la funzionalità Memo Rapido alla rimozione del pennino dalla sua sede: in questo modo, tutte le volte che si prende la penna in mano, il block notes si attiva automaticamente. Avendo usato Note 3 per quasi due settimane, questa è stata senza dubbio la funzione del pennino che abbiamo usato più frequentemente: la sensibilità al tratto e alla presssione è buona, per scrivere bisogna premere leggermente e non è sufficiente appoggiare il pennino, ma dopo poco ci si abutua e la reattività al tratto non è oggetto di critica. Interessanti anche le opzioni “tipografiche” permesse dal software S Note, che di fatto è la versione completa di Memo Rapido e che permette non solo di scrivere, disegnare e correggere, ma anche inserire elementi multimediali nelle note (immagini, video, illustrazioni, memo vocali), agire sul tipo di penna, dimensione del tratto, trasparenza e via dicendo: una volta completato l’appunto, è possibile esportarlo in diversi modi, tra cui PDF, e condividerlo all’istante. Il Memo Rapido, dal canto suo, ha una funzionalità interessante: riconosce il testo e, tramite la funzione Collega all’azione, lo utilizza con le app dello smartphone, in particolare col telefono, con l’email, gli sms e via dicendo. In questo modo è possibile annotarsi rapidamente un numero o un nome e inserirlo direttamente in rubrica o chiamarlo: l’idea è senz’altro utile, il ri- n.81 / 16 DICEMBRE 2013 torna al sommario ambisce a vette eccezionali: se a “risoluzione web” tutte le foto sono eccellenti in ogni parametro, l’ingrandimento al 100% mostra la tipica perdita di dettaglio nonostante i 13 milioni di punti, più che tollerabile in condizioni di buona luminosità, nettamente più marcata quando si passa al buio. Una situazione nella norma: molto positivo il fatto che il telefono possa scattare e generare risultati apprezzabili anche con pochissima luce, ma parimenti indubbia la riduzione di dettaglio alle dimensioni originali. Niente male il video, che gode di meno opzioni rispetto agli scatti fotografici ma con la particolarità della ripresa a 4k non stabilizzata. Si tratta comunque di una funzionalità più rivolta al futuro che non ad oggi, considerando la limitata diffusione di display 4k e l’enorme consumo di memoria di questi filmati (considerate che il video qui sotto pesa 190 MB per 31 secondi contro i 60 MB del Full HD (medesima durata): senz’altro la maggior parte degli utenti riprenderà a 1080p, magari con l’efficiente stabilizzazione integrata. Riportiamo di seguito un esempio di filmato in movimento a 4k e in condizioni di ripresa favorevoli. Giudizio positivo: si nota un piacevole senso di naturalezza, pur con un po’ di compressione qua e là e una resa cromatica brillante. Non per tutti Pentirsi però e davvero difficile Prima di giungere alle conclusioni, un accenno all’autonomia, che nonostante sia un parametro di vitale importanza, qui può essere liquidata in poche righe: con l’utilizzo “normale”, e supponendo una ricarica serale/nottura, non avrete di sicuro problemi di questo tipo. Noi l’abbiamo usato in modo intenso, sia con l’uso quotidiano che per questa prova: abbiamo giocato spesso e volentieri nelle pause, guardato e registrato video, navigato di continuo sfruttando l’ampio display, usato con frequenza il pennino per valutarne la qualità e l’abbiamo anche inserito nella routine di tutti i giorni ogni volta che è stato necessario prendere un appunto. Nella peggiore delle ipotesi ci siamo segue a pagina 41 estratto da dday.it estratto da dday.it n.81 / 16 DICEMBRE 2013 tEST Smartphone Samsung Galaxy Note 3 segue Da pagina 40 Alcune foto scatatte con il Samsung Galaxy Note 3, selezionandole è possibile visualizzare l’ingrandimento va. Il pennino funziona bene e, nonostante alcune funzionalità accessorie vadano ancora migliorate (come il riconoscimento del tratto), non soffre di lag, rallentamenti o indecisioni di sorta, il tutto supportato da una fotocamera che, sebbene un passo indietro rispetto a quella dei migliori Camera Phone, può comunque dire la sua. L’unica domanda che ci si deve porre è se si ha bisogno di un prodotto del genere: se la risposta è affermativa ed è proprio un phablet l’oggetto che si sta cercando, Note 3 è un punto saldo. Samsung Galaxy Note 3 video registrato a 4K MOBILE Nokia avrebbe in programma per il 2014 un terminale Android di fascia bassa Normandy, sarà il Nokia Lumia Android ? Il nuovo modello avrebbe un aspetto molto simile agli attuali Lumia di Emanuele VILLA Strano. Sì, molto, ma The Verge ne è convinto: stando a diverse fonti (rigorosamente anonime), quello raffigurato nell’immagine (e che proviene dal solito @evleaks) sarebbe lo smartphone Android che Nokia avrebbe previsto in uscita per l’inizio del prossimo anno, dal look analogo alla linea Lumia e che, al momento, avrebbe un nome in codice Normandy. Il che suona quasi come un controsenso, considerando l’imminente acquisizione dei cellulari Nokia da parte di Microsoft: in realtà, e questo avrebbe senso, Nor- trovati a sera col 30% di autonomia residua: una sola volta, stressandolo in maniera esagerata (e quindi non indicativa), eravamo al 10% alle 17, ma l’attivazione di tutte le funzionalità di risparmio energetico di Android ci ha permesso di sopravvivere ancora 2 ore. Questo ci porta alla conclusione che chi lo usa nella routine quotidiana insieme ad altri strumenti come PC e tablet può veramente star tranquillo, anche nel caso decida di usare a fondo i giochi, la registrazione 4k e via dicendo, navigando con frequenza, leggendo tutte le mail, rispondendo ecc, arriverà a fine giornata senza dover attivare tecnologie di risparmio o adottare comportamenti “risparmiosi”. Nel caso in cui lo si debba usare come unico strumento di lavoro (magari si è in trasferta) allora occorre fare più attenzione, ma resta il fatto che l’autonomia è in assoluto un aspetto positivo di questo modello. In sostanza, Galaxy Note 3 non è un telefono per tutti e, soprattutto, non è per tutte le tasche: con un listino di 729 euro e con caratteristiche particolari quali il display “enorme” e il pennino, Note 3 non è pensato per chi vuole uno smartphone normale, sebbene di alto profilo: per quell’esigenza, Samsung ha il catalogo il Galaxy S4. Ma supponendo di far parte del target di questo telefono (prevalentemente business), è indubbio che Note 3 non può deludere le aspettative: ha una potenza ad oggi quasi insuperabile, un buon display e una quantità di software preinstallato quasi eccessi- torna al sommario mandy dovrebbe utilizzare una versione di base di Android svincolata dai servizi Google, un po’ come fa Amazon con i suoi Kindle. In pratica, una versione completamente customizzata e all’apparenza estremamente diversa da quella “classica” di Android ma pur sempre compatibile con le app più diffuse e importanti dell’ecosistema: pensiamo a Skype, Whatsapp, ecc. Si tratterebbe quindi di un Asha, di un terminale low cost ma improntato alla versatilità grazie all’estensione e alla diffusione del proprio sistema operativo. Nonostante ai dipenden- ti Nokia sia stata data una generica indicazione d’uscita per il 2014, non possiamo sapere precisamente se e quando uscirà sul mercato: ma l’intenzione di tornare su Android c’è. MOBILE Chromecast in Italia nel 2014 Google Chromecast arriverà in Italia nei primi mesi del 2014, saremo tra i primi paesi europei a ricevere l’economica chiavetta HDMI per lo streaming. L’espansione internazionale di Chromecast permetterà a Google di ampliare il numero di applicazioni disponibili e, nella roadmap, è previsto anche un SDK aperto che permetterà agli sviluppatori di realizzare applicativi, anche se trattandosi di “video” ci sarà sempre un controllo abbastanza attento da parte di Google sulle applicazioni realizzate. L’INNOVAZIONE PARTE DA QUI Now It’s All Possible www.lg.com/it estratto da dday.it n.81 / 16 DICEMBRE 2013 tEST Abbiamo composto e provato un sistema home theater senza fili sfruttando le ultime novità di casa Sonos Sonos Playbar e Play:1 l’HT dice addio ai cavi Il sistema ha offerto ottime prestazioni dimostrandosi molto facile da utilizzare, unico neo il costo Una soundbar diversa dalle altre La Playbar può essere considerata come un diffusore che in realtà ne contiene tre, infatti, troviamo altoparlanti separati per il canale destro, quello sinistro e il centrale. Il segnale multicanale in ingresso viene decodificato e inviato ai rispettivi altoparlanti, se sono abbinati altri diffusori con funzione surround i relativi segnali vengono immessi nella rete domestica e destinati a quei diffusori, altrimenti i canali surround vengono mixati sui canali frontali con un adeguato ritardo. Lo stesso discorso vale per il canale sub: se l’impianto comprende il subwoofer Sonos gli viene inviato il segnale, altrimenti viene inviato ai woofer integrati nella Playbar. Gli altoparlanti utilizzati sono gli stessi degli altri diffusori Sonos, sempre guidati individualmente dal proprio amplificatore. A proposito delle codifiche surround, dobbiamo rilevare che purtroppo non vengono accettati i segnali dts, un vero peccato perché queste codifiche permettono di raggiungere prestazioni ancora migliori. Va anche detto che sui film in Blu-ray o DVD la colonna sonora italiana è spesso disponibile solo in Dolby Digital, ma comunque questa mancanza della Playbar non è trascurabile. A differenza degli altri diffusori Sonos, non ci sono varianti di colore, anche perché buona parte del diffusore è coperta da una tela nera. Connessioni, sulla Playbar solo un ingresso ottico I diffusori Sonos sono diversi da tutti gli altri anche in fatto di connessioni tradizionali, dato che puntano tutto sul wireless. Così sulla Playbar troviamo solo un ingresso digitale ottico (con relativo cavetto in dotazione), per ottenere il segnale dal televisore, e le prese di rete; queste ultime sono due con uscita passante per collegare anche altri apparecchi che necessitano dell’accesso al Web, come per esempio il televisore o un lettore Blu-ray. Anche il cavo di rete è già in dotazione, piuttosto lungo e di ottima qualità. Sui Play:1, invece, non ci sono alternative al collegamento arrivo in casa Sonos del modello Play:1 ha permesso di creare, con la nota Playbar, un vero sistema home theater 5.1 dalle caratteristiche uniche, collegato alla rete domestica ma senza fili tra i singoli componenti. Un bel vantaggio per l’allestimento in ambienti dove stendere molti metri di cavi sarebbe un grosso problema, pratico oltre che estetico. Per il nostro test abbiamo quindi composto un sistema surround utilizzando una Playbar (699 euro) e una coppia di Play:1 (199 euro cadauno), abbiamo escluso il subwoofer Sub (699 euro) perché il suo prezzo di listino avrebbe portato troppo in alto il costo complessivo del sistema. Qui invece ci fermiamo a 1.097 euro, una cifra certo importante ma compatibile con un corrispondente impianto medio tradizionale che necessita di un amplificatore A/V e del set di diffusori. Per completare la prova, abbiamo ascoltato la Playbar da sola e i Play:1 come diffusore singolo e stereo in un diverso ambiente. A proposito di prezzi: segnaliamo che fino alla fine del 2013 con l’acquisto di un Play:1 (ma anche Play:3 e Play:5) arriva in omaggio un modulo Bridge, necessario per collegare in rete i diffusori in mancanza di prese cablate nella stanza utilizzata. L’ di Roberto FAGGIANO torna al sommario wireless e alla presa di rete cablata, anche con i Play:1 arriva un cavo di rete, dello stesso colore – bianco o nero – del diffusore. Installazione Pochi passi guidati dalla app La Playbar non ha un telecomando in dotazione, per usarla è necessario scaricare l’apposita applicazione gratuita disponibile per dispositivi Apple e Android. In caso di emergenza si possono usare i tastini per il volume posizionati sul diffusore oppure usare il telecomando del TV, dopo aver fatto apprendere il relativo comando. Una volta riconosciuta la Playbar nella rete domestica, l’applicazione ci chiede se vogliamo procedere con l’installazione di altri diffusori e del subwoofer. Poi viene chiesto di indicare la distanza dei diffusori surround dal punto d’ascolto (in modo piuttosto sommario per la verità, con la voce “da 0,6 fino a 3 metri”); è anche possibile variare manualmente l’intensità dell’effetto surround e anche la sincronia voce, se ci fossero dei problemi. È prevista una procedura guidata anche per l’abbinamento al televisore tramite fibra ottica, la Playbar in questo modo apprende anche il codice del telecomando del TV, rendendo possibile l’utilizzo rapido di quel comando a distanza, se non si vuole accendere lo smartphone. Una volta stabiliti tutti i componenti installati, l’app attiva la sorgente TV oltre a quelle musicali e alle radio web. Da sottolineare la stabilità del collegamento segue a pagina 44 estratto da dday.it n.81 / 16 DICEMBRE 2013 tEST Sonos Playbar e Play:1 segue Da pagina 43 wireless tra i diffusori, assai migliore del classico collegamento Wi-Fi tradizionale. Collocazione in ambiente Un gioco da ragazzi L’ascolto del sistema completo Un vero impianto Home Theater Iniziamo l’ascolto dal sistema completo in configurazione 5.0, utilizzando l’uscita digitale del TV al quale abbiamo collegato un lettore Blu-ray. Prima di iniziare togliamo il loudness inserito come impostazione base e poi ascoltiamo con curiosità. Bastano pochi minuti per apprezzare la qualità di riproduzione di un buon sistema home theater, con tutte le cose al proprio posto e soprattutto un parlato ben centrato sulla scena. La ricostruzione tridimensionale non delude e non si notano differenze di emissione fronte-retro, garantendo una buona omogeneità di emissione. Con le colonne sonore più semplici il risultato è ottimo e senza problemi di sorta, quando passiamo a Star Wars vorremmo un suono ancora più avvolgente ed effetti più pronunciati ma in fondo non possiamo lamentarci più di tanto. La torna al sommario gamma bassa non è da colpo allo stomaco, per quello probabilmente ci vorrebbe il subwoofer aggiuntivo. Alzando il volume oltre il lecito, il sistema Sonos sembra non gradire troppo e tende a perdere precisione, colpa anche questa della mancanza del sub, dato che i problemi sono tutti in gamma bassa. Dovremmo invece stupirci della ottima restituzione in velocità e precisione dei passaggi fronte-retro, se pensiamo che il segnale in partenza dalla soundbar deve entrare in rete e raggiungere i diffusori posteriori in una frazione di secondo. Evidentemente questo passaggio è stato accuratamente considerato in fase di progettazione. Per l’ascolto della sola soundbar torniamo nella app e stacchiamo i Play:1. Il risultato è inevitabile: come su quasi tutte le soundbar gli effetti perdono molta efficacia, a meno di non trovarsi in una stanza con pareti laterali riflettenti alla perfezione e alla distanza giusta, una situazione praticamente impossibile in una normale abitazione. Il risultato è sempre ben al di sopra della resa media di una soundbar ma l’investimento per una coppia di Play:1 è caldamente raccomandato. Se invece guardiamo alla resa con sola mu- sica stereofonica ci troviamo davanti a un ottimo e completo diffusore, che non ha nulla da invidiare ai migliori diffusori sul mercato con Bluetooth o Air Play, avvantaggiato sulle voci dalla presenza di ulteriori altoparlanti dedicati. Diffusori Play:1 Un’ottima conferma Avendo già ascoltato i modelli più grandi di Sonos non avevamo dubbi sulla qualità dei nuovi arrivati. E infatti non abbiamo avuto brutte sorprese, anzi gli 1 ci sembrano poter vantare un rapporto qualità/prezzo migliore rispetto ai fratelli maggiori 3 e 5. Per installare una coppia di Play.1 in stereofonia basta seguire le istruzioni dell’applicazione di controllo, che una volta riconosciuto il Play:1 ci chiede se ne vogliamo abbinare un altro. Dopo il riconoscimento del secondo diffusore basta premere il tasto di controllo sul diffusore che deve riprodurre il canale sinistro e il gioco è fatto. Da questo punto abbiamo iniziato una (anzi parecchie e lunghe) sedute d’ascolto di musica di ogni genere sfruttando anche il periodo di prova gratuito offerto da Napster, Spotify e Deezer. Dopo pochi brani interveniamo sulle impostazioni per togliere il loudness, inserito in partenza da Sonos, e anche per ridurre un poco i bassi tramite il controllo di tono, in modo da togliere un fastidioso rigonfiamento sulle frequenze più profonde. La configurazione stereo migliora ulteriormente le prestazioni di questi diffusori e lascia concentrare l’attenzione sulla musica, non sembra assolutamente di ascoltare un diffusore così piccolo e alla riproduzione non manca nulla, né dettaglio, né tridimensionalità. Questa versione stereo potrebbe accontentare anche un audiofilo appassionato in un locale di dimensioni non troppo ampie, peccato manchi l’ingresso ausiliare per ascoltare sorgenti più impegnative. Dovendo per forza trovare un difetto, che per questo prezzo non dovremmo nemmeno citare, potremmo parlare di qualche limite dinamico se si alza molto il volume. Ma è nulla rispetto al piacere di ascoltare ottima musica di ogni genere a portata di dita sul proprio smartphone o tablet. La Playbar può essere appoggiata su un ripiano in versione orizzontale oppure fissata alla parete in modo verticale; un sensore interno ottimizza sempre la resa acustica per le due diverse posizioni. Alcuni potrebbero trovare migliore la resa in posizione verticale, ma molto dipende anche dall’acustica della stanza, basta sperimentare le due posizioni. Per i Play:1 le dimensioni ridotte permettono di trovare subito il posto più semplice e più comodo e, volendo, si possono anche fissare a parete su staffe, sfruttando l’attacco sul lato posteriore. estratto da dday.it n.81 / 16 DICEMBRE 2013 tEST H1180HD è un proiettore DLP Full HD 3D compatto, dotato di una lampada a lunga durata, a 1.100 euro Vivitek H1180HD, cinema in casa per tutti Ce n’è abbastanza per renderlo un prodotto davvero interessante, vediamo se conferma le attese… di Claudio STELLARI Controlli precisi L’H1180HD ha dimensioni davvero compatte: 285 x 261 mm, un ingombro in pianta di poco superiore a quello di un foglio A4 e un peso di soli 2,7 kg, che lo rende molto maneggevole e fa sì che sia davvero facile trovargli posto e spostarlo. Se ne avete ne- torna al sommario Per chi ama il cinema, quello della videoproiezione è un passaggio quasi obbligato: solo il grande schermo può infatti garantire quel senso di coinvolgimento che si prova al cinema. A chi pensa che sia difficile e costoso passare a questa tecnologia, Vivitek risponde con l’H1080HD: un videoproiettore semplice, compatto, ben costruito e proposto al prezzo di listino di 1.100 euro, paragonabile a quello di un buon TV di medio formato; se volete anche il 3D, c’è da aggiungere il costo degli occhialini attivi, in vendita separatamente a un prezzo di 99 euro al paio. Il proiettore gode di una garanzia di tre anni, la lampada è invece garantita per un anno o 1.000 ore di funzionamento, ma la durata dichiarata è ben superiore: pari a 4.500 ore in modalità normale e 6.000 ore in modalità eco, davvero un ottimo risultato. Dal punto di vista tecnico, il Vivitek H1180HD è un proiettore Full HD 3D a singola matrice DMD DarkChip3 DLP con tecnologia BrilliantColor e ruota colore a 6 segmenti. La lente è sigillata e ciò dovrebbe prevenire problemi di polvere; inoltre, il sistema di raffreddamento adottato non richiede pulizia del filtro. L’ottica ha un fattore di zoom pari a 1,5x e un rapporto di tiro variabile tra 1,39 e 2,09:1, questo consente un’ampia libertà di manovra per quanto riguarda l’installazione ed è possibile ottenere un’immagine con diagonale da 100” e circa 2,2 metri di base con una distanza di proiezione compresa tra 3 e 4,6 metri. Tra i principali dati di targa segnaliamo una luminosità di 2.000 Lumen, il contrasto nativo pari a 10.000:1 e una rumorosità pari a 29 dB in modalità ECO, 33 dB se si sceglie l’impostazione normale della lampada. cessità, potete tranquillamente portarlo a spasso e utilizzarlo per qualche presentazione. Nella parte superiore del telaio, in posizione facilmente accessibile, sono disposti i comandi manuali per la navigazione dei menù a schermo, affiancati da tre piccoli LED che segnalano lo stato di accensione, eventuali surriscaldamenti e guasti alla lampada. Il telecomando in dotazione si rivela davvero ben fatto e facile da utilizzare: ogni tasto è al suo posto, prevede pulsanti per l’accesso diretto alle principali funzioni e, soprattutto, è dotato di un’efficiente retroilluminazione. I controlli dell’ottica sono manuali, la regolazione avviene utilizzando l’anello di zoom, accessibile nella parte superiore sopra l’ottica, e agendo sull’apposita ghiera dell’obiettivo per la messa a fuoco: entrambi i controlli si sono rivelati davvero molto precisi. Non è previsto alcuno shift dell’ottica, ma ad onore del vero in questa fascia di prezzo è davvero difficile trovare un proiettore che ne sia dotato. Connessioni, ciò che serve c’è Le connessioni sul pannello posteriore offrono tutto quello che serve e anche qualcosa in più: troviamo un doppio ingresso HDMI, un ingresso VGA e uno component, l’ingresso S-video e video composito, una porta RS232, una presa USB per la ricarica di un dispositivo esterno, come ad esempio gli occhialini 3D. Previsti anche ingressi e uscite audio, il proiettore integra anche un piccolo altoparlante per riprodurre l’audio in situazioni di emergenza e può essere collegato ad un ampli esterno, particolari che in qualche modo tradi- scono la vocazione business del progetto base. Sul retro è presente anche l’uscita per collegare un trasmettitore IR esterno per la sincronizzazione degli occhiali 3D, il proiettore tuttavia è compatibile con il sistema DLP Link che non richiede trasmettitore per la sincronizzazione degli occhiali: il proiettore emette dei lampi di luce (non visibili ad occhio nudo) che permettono agli occhiali di sincronizzarsi; in particolare, il sistema adottato da Vivitek può lavorare a 144 Hz (72 per occhio), tre volte la frequenza di quadro delle immagini 24p. Ciò dovrebbe permettere una maggiore precisione e la riduzione dell’effetto Ghost. Buono per il soffitto ma non per la libreria Come abbiamo detto, non è previsto lo shift dell’ottica e ciò impone di trovare la giusta posizione al proiettore, che deve essere il più possibile centrato e perpendicolare rispetto allo schermo. L’ottica “tira” verso l’alto, questo vuol dire che con il proiettore posizionato su un tavolino non è difficile trovare un buon compromesso e ottenere l’immagine alla giusta altezza. Viceversa, posizionando il proiettore a soffitto l’immagine si abbassa ed è possibile ancora una volta ottenere l’immagine all’altezza giusta. Se, invece, si posiziona il proiettore su una libreria a mezz’altezza allora le cose si complicano parecchio: il proiettore può essere inclinato di qualche grado, è ammessa un’angolazione massima di ±15°, ma potrebbe non bastare, costringendovi a un’immagine più alta del consuesegue a pagina 46 estratto da dday.it n.81 / 16 DICEMBRE 2013 tEST segue Da pagina 45 to. Inclinando il proiettore l’immagine si deforma e deve essere corretta utilizzando il keystone; sotto questo profilo, il proiettore prevede una sola regolazione (non è possibile raddrizzare l’immagine in senso verticale e orizzontale separatamente), questo fa sì che sia meno agevole raggiungere un risultato ottimale. Capitolo rumore: inutile negarlo, l’H1180HD non è certo tra i proiettori più silenziosi e durante i passaggi a basso volume la ventola si sente, anche con l’impostazione eco della lampada, ma a onor del vero è un rumore sopportabile e non disturba troppo la visione. Più o meno stesso discorso per la luce spuria che fuoriesce dalla ampie griglie di raffreddamento: si vede e crediamo che si potesse fare di più per limitare questo effetto, ma non riteniamo che possa disturbare la qualità delle immagini, almeno non in modo sostanziale. Menù, grafica e organizzazione da rivedere I menù del Vivitek H1180HD hanno una grafica fin troppo elementare ma questo non è un grande problema, quello che invece non ci è piaciuto molto è l’organizzazione di alcune aree. Il menù è suddiviso in tre parti principali: Immagine, Impostazione 1, e Impostazione 2. La sezione Immagine raggruppa le più importanti regolazioni della qualità video: oltre a luminosità e contrasto, nella sezione Avanzato troviamo il gamma (alcuni valori predefiniti) e la regolazione dei colori (rosso, verde, blu, ciano, magenta, giallo e bianco), con la possibilità di intervenire per ciascuno su tonalità, saturazione e guadagno. Il menù Impostazione 1 mette a disposizione i parametri di setup dell’immagine (come rapporto di forma, keystone e zoom) insieme ad alcuni parametri secondari, raggruppati nei sottomenù Avanzato 1 e Avanzato 2; in particolare, Buon effetto cinema Raggiungere l’equilibrio per le impostazioni video non è molto difficile: i setup di fabbrica offrono già un buon risultato, noi siamo partiti dalla modalità Film con temperatura di colore su Caldo, per la curva del gamma abbiamo preferito il valore 2,2. Apportando anche una sola variazione, automaticamente il proiettore passa nella modalità utente, l’unica memoria a disposizione per un setup personalizzato. Il Vivitek H1180HD si fa apprezzare per l’ottima linearità, dimostrandosi capace di riprodurre correttamente la scala dei grigi anche sulle basse luci, senza tagliare il livello più basso. Per quanto riguarda la luminosità, il Vivitek non è certo tra i proiettori più prestanti, ma su uno schermo di medie dimensioni e in una stanza oscurata non abbiamo sentito il bisogno di più luce; a tal proposito segnaliamo l’ottima uniformità d’illuminazione: sullo schermo non si notano zone più o meno luminose. Buono anche il comportamento dell’ottica, non abbiamo notato aberrazioni di alcun genere. Per quanto riguarda la colorimetria, l’H1180HD propone comunque un buon equilibrio generale: il blu ci è parso un po’ sopra le righe, nulla che non sia possibile correggere con un po’ di pazienza e con gli strumenti giusti. L’immagine colpisce immediatamente per il buon livello di dettaglio e per l’impostazione morbida e molto naturale: la visione è decisamente piacevole, si apprezza in particolare l’ottima resa sugli incarnati. Le note dolenti arrivano dalla riproduzione delle immagini scure, poiché il livello del nero è indubbiamente alto. Il Vivitek H1180HD è un proiettore molto semplice e non prevede alcuna forma di controllo dell’Iris e ciò si fa sentire. L’aspetto positivo è l’ottimo controllo sulle basse luci che sfoggia questo proiettore, capace di riprodurre perfettamente i dettagli in ombra, senza mai perdere il bandolo della matassa. Il livello del nero alto influisce anche sulla dinamica, la differenza di comportamento tra le scene molto luminose e quelle scure è evidente: quando si ha a che fare con scene luminose il proiettore mostra una maggiore tridimensionalità e colori più vivi e saturi. L’immagine rimane comunque sempre molto godibile, in tutte le situazioni, l’occhio si abitua al nero alto e si apprezza il grande equilibrio generale e la naturalezza delle immagini. Ottima anche la fluidità, è davvero difficile notare scatti o artefatti durante i panning, anche nelle scene più difficili da riprodurre. Passando alla visione in 3D si apprezza la comodità degli occhialini, leggeri e confortevoli. Per quando riguarda la resa, le immagini offrono un’ottima profondità di campo, colori equilibrati e una buona precisone degli effetti. Buono anche il comportamento nei riguardi dell’effetto Ghosting, quasi del tutto assente: solo in alcune particolari situazioni si può notare una leggera perdita di definizione dei bordi per gli oggetti in rapido movimento o per quelle parti di immagini in cui l’effetto 3D è molto pronunciato. La resa è comunque da considerarsi davvero convincente. Un ottimo inizio L’HD1180 ci è piaciuto: offre immagini dettagliate e morbide, molto piacevoli. Certo non è perfetto: il livello del nero, in particolare, non è tra i suoi punti forza e la ventola è un po’ rumorosa ma, se si accettano di buon grado questi aspetti, può regalare davvero un elevato livello d’intrattenimento. È il proiettore giusto per chi vuole fare il grande passo verso la videoproiezione in casa senza spendere una fortuna, ma non va bene per l’appassionato (e questo si sapeva), che è pronto a spendere cifre ben diverse per portarsi a casa un modello con prestazioni al top. sotto la voce Avanzato 1 troviamo le impostazioni 3D, una posizione non certo tra le più immediate. Nel menù Impostazione 2 sono raggruppati alcuni parametri generali che riguardano la posizione del menù, lo spegnimento e l’accensione automatica, il timer di spegnimento, la gestione degli ingressi video. Nel complesso l’utilizzo si dimostra abbastanza semplice: i parametri importanti non sono molti e questo fa sì che con un po’ di pratica si riesca tranquillamente a controllare bene le funzioni del proiettore. torna al sommario Proiettore Vivitek H1180HD