Legatura della metà del secolo XVI eseguita a Roma da Niccolò Franzese Officium beatae marie virginis, ms. sec. XVI, 214x140x38 mm, Mss. Misti B.34. Cuoio di capra marrone su cartone (3 mm) decorato a secco e in oro. Cornice a doppio filetto interrotto da coppie di archetti incrociati, provvista di rosette, stelline e fregi fogliati stilizzati. Una coppia di volute svasate sormontate da un fregio aldino negli angoli. Cartella centrale a quattro foglie di arum entro fogliami e volute piene. Tracce di quattro bindelle. Dorso a tre nervi e a quattro apparenti. Capitelli grezzi. Alette cartacee orizzontali. Una rosetta centrale al centro dei compartimenti. Taglio dorato. Rimbocchi rifilati con discreta cura.. Stato di conservazione: mediocre. Cerniere molto indebolite. Angoli ricurvi e sbrecciati. Cuoio in testa e al piede dorso scomparso. L’ampia voluta stilizzata accantonata1, i fregi di tipo aldino2 accantonati interni, i fogliami pieni3, le rosette bilobate4, la cartella centrale a foglie di arum5 suggeriscono l’opera del legatore vaticano Niccolò Franzese. Artigiano originario di Reims (Francia), nel 1526-1527 figura nel censimento effettuato a Roma, dove il Maestro lavorò per più di trent’anni. Fu legatore vaticano dal 1556 al 1570-1571, epoca del decesso; la sua produzione passa attraverso tre successive fasi di evoluzione stilistica. All’inizio dell’attività, Niccolò eseguì per Giovanni Battista Grimaldi una quarantina di legature di tipo Canevari, caratterizzate da cornici con moresche e tipici ferri: foglie di arum, cresta d’onda. Successivamente, negli anni tra 1547 e 1555, si fece predominante l’ispirazione francese, con legature caratterizzate da cornici con intrecci e targhe quadrilobate nello specchio. Dal 1556, nell’ultima fase che si protrasse sino alla morte, il Maestro produsse delle fastose legature in pellami di colore rosso acceso, con lussuose decorazioni dorate. Eseguì pure legature in pelle bianca e in marocchino. Si conoscono circa 150 sue legature, documentate prima da Anthony Hobson nel 1975, in seguito da Mirjam Foot nel 1993. Alcuni suoi manufatti sono custoditi presso biblioteche italiane e straniere quali la Biblioteca Nazionale Braidense (Milano: 4), la Biblioteca Nazionale Centrale Vittorio Emanuele III (Roma: 1), la Biblioteca Riccardiana (Firenze: 3), la Pierpont Morgan Library (New York: 3), la Bodleian Library (Oxford: 3), la Biblioteca Vaticana (Roma: 28), la Bibliotheca Wittockiana (Bruxelles: 2). Questa Biblioteca possiede un’altra coperta6 di questo legatore. I fregi fogliati stilizzati7 e la cornice dagli archetti incrociati8, attestano, ove necessario, l’origine capitolina del manufatto. Di interesse il frontespizio miniato9. 1 Mss. Misti B.34, dettaglio. Cfr. HOBSON 1975, plate VI (a). 2 Mss. Misti B.34, dettaglio. Cfr. HOBSON 1975, plate XVI. 3 Mss. Misti B.34, dettaglio. Cfr. HOBSON 1975, plate XXI. 4 HOBSON 1975, plate XV(a). 5 Mss. Misti B.34, dettaglio. Cfr. Ms. Pal. 302; HOBSON 1975, plate XIV(b), XVI. Ms. Pal. 302, dettaglio. 6 Cfr. D.III.5773. 7 Piacenza, Biblioteca del Collegio Alberoni, Bembo, Pietro, Petri Bembi card. Epistolarum familiarium, libri 6. Eiusdem, Leonis 10. pont. max. nomine scriptarum, lib. 16, Venetiis : \Gualtiero Scoto!, 1552 (Venetiis : apud Gualterum Scottum, 1552), D.IV.A.27. 8 Dopo la crisi provocata nel 1527 dal sacco di Roma, l’avvento di Paolo III al papato nel 1534, crea un clima favorevole alla ripresa delle vita artistica e culturale: causa prima il mecenatismo dei Farnese e del nuovo pontefice. Già nelle legature eseguite per questo pontefice, si nota una delle caratteristiche della legatura romana; le cornici a nastri intrecciati. Dal 1540 circa in poi, in contrapposizione con le superate cornici a cordami e a barrette e le diffusissime cornici a moresca, i filetti che costituiscono i riquadri tendono a sdoppiarsi e a formare dei nastri che incrociandosi tra loro, agli angoli e nelle porzioni mediane con degli archetti, si suddividono in lunghi compartimenti rettangolari: questi compartimenti interrompono, vivacizzandolo, il ritmo regolare dell’inquadratura, fornendo contemporaneamente largo spazio e risalto all’ornamento centrale che può essere una placchetta, uno stemma, una targa. La decorazione è poi completata da piccoli ferri singoli, la foglia aldina in prevalenza, che vengono impressi isolatamente nelle strisce a nastro o negli angoli interni del campo. 9 Ms. Misti B.34, dettaglio.