CENNI SUL MERCATO DEL LAVORO
Prof. Renato Fontana
Definizione:
Il mercato del lavoro è il luogo teorico in cui risiedono
l’insieme dei meccanismi che regolano l’incontro tra posti di
lavoro vacanti e persone in cerca di occupazione, le quali
vengono retribuite con salari pagati dalle imprese ai lavoratori.
Caratteristiche:
• La forza di lavoro è inscindibile dalla personalità di chi la
eroga
• Il lavoratore è libero di vendere la propria forza lavoro al
datore di lavoro per un prezzo e una durata da contrattare
• Il salario non svolge la funzione di riequilibrio tra
domanda e offerta in quanto continua a persistere la
disoccupazione e poiché dipende da fattori sociali,
dall’azione sindacale e dall’intervento pubblico
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Gli attori del MdL
Offerta: chi offre la prestazione professionale
Domanda: chi offre posti di lavoro (imprese,
Pubblica Amministrazione, famiglie)
Associazioni
sindacali
e
datoriali:
rappresentano e tutelano gli interessi collettivi
di lavoratori e imprese tramite il sistema delle
relazioni industriali
Governi:
stabiliscono
le
regole
di
funzionamento del sistema economico e del
mercato
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Il MDL funziona bene se:
Il MDL non funziona bene se:
• L’imprenditore trova
subito chi è disposto a
lavorare per lui a
condizioni di mercato
• Il lavoratore trova subito
un lavoro a condizioni per
lui accettabili
• L’impresa non trova
lavoratori pur essendo
disposta a pagarli bene
• Il lavoratore non trova
lavoro
• C’è carenza di informazioni
• Non c’è corrispondenza tra
quello che richiede
l’impresa e quello che offre
il lavoratore in termini di
competenze e
professionalità
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Indicatori per l’analisi del MDL
Strumenti indispensabili per una comprensione
accurata del MDL e per l’individuazione delle variabili
che influenzano l’occupazione.
Gli indicatori principali sono:
•
•
•
•
tasso di attività
popolazione attiva
tasso di occupazione
tasso di disoccupazione
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Tasso di attività
misura l’offerta di lavoro nel breve periodo, ossia indica il livello di
partecipazione al mercato del lavoro della popolazione.
Tasso di attività lordo:
X 100
* Tasso netto con al denominatore la popolazione in età attiva (15-64 anni)
Nello specifico:
Le forze di lavoro sono formate dagli occupati più le persone in cerca di
occupazione, e rappresentano per questo la popolazione attiva del mercato del
lavoro.
Le non forze di lavoro sono le persone in età lavorativa (tra i 15 e i 64 anni)
non classificate tra gli occupati o tra le persone in cerca di occupazione:
• Casalinghe
• Studenti
• Ritirati dal lavoro
• Altri (tra cui inabili al lavoro, in servizio civile sostitutivo, pensionati,
mendicanti, condannati a pene di almeno 5 anni, i benestanti e i
proprietari)
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Approfondimento:
esiste anche il tasso di inattività calcolato su:
X 100
Il tasso di inattività è diverso dal tasso di disoccupazione in quanto:
•
nel tasso di disoccupazione si prendono in considerazione le persone
che vorrebbero lavorare ma non riescono a trovare un impiego mentre
nel tasso di inattività sono comprese le persone che non cercano e non
hanno intenzione di cercare un’occupazione al momento della rilevazione
•
nel tasso di disoccupazione il denominatore è costituito dalla forza
lavoro, composta da occupati, disoccupati e persone in cerca di
occupazione; nel tasso di attività invece il dato è relativo alla popolazione
residente sia attiva che passiva
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Popolazione attiva
popolazione in grado di svolgere attività lavorativa
Secondo le definizioni adottate dall’I STAT per popolazione attiva
s’intende l'insieme delle persone di età non inferiore ai 15 anni
che, alla data del censimento, risultano:
• Occupate, esercitando in proprio o alle dipendenze altrui una
professione, arte o mestiere
• Disoccupate, ovvero hanno perduto il precedente lavoro e
sono alla ricerca di una occupazione
• Momentaneamente impedite a svolgere la propria attività
lavorativa in quanto inquadrabili come: militari di leva (o in
servizio civile), volontari, richiamati; ricoverati da meno di 2
anni in luoghi di cura e assistenza; detenuti in attesa di
giudizio o condannati a pene inferiori a 5 anni
• Alla ricerca di prima occupazione, non avendone mai svolta
alcuna in precedenza
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Tasso di occupazione
misura l’incidenza della popolazione che ha un’occupazione
rispetto al totale
Tasso di occupazione lordo:
X 100
* Tasso netto con al denominatore la popolazione in età attiva (15-64 anni)
Si definisce occupato la persona di 15 anni e più che all'indagine sulle
forze di lavoro dichiara:
• di possedere un'occupazione, anche se nel periodo di riferimento
non ha svolto attività lavorativa (occupato dichiarato)
• di essere in una condizione diversa da occupato, ma di aver
effettuato ore di lavoro nel periodo di riferimento (altra persona con
attività lavorativa)
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Tasso di disoccupazione
Misura la percentuale della forza lavoro che non riesce a trovare
lavoro
Tasso di disoccupazione:
X 100
Si definisce disoccupato qualsiasi persona in età da lavoro (15-64 anni)
che lo cerchi attivamente:
• perché ha perso il lavoro che svolgeva (disoccupato in senso
stretto)
•
perché è in cerca della prima occupazione (inoccupato)
I passaggi da una categoria all’altra sono molto complessi infatti gli occupati
possono diventare disoccupati oppure possono passare alla popolazione non
attiva.
E’ quest’ultimo caso, rappresentato dalla diminuzione del tasso di attività, che
ha caratterizzato la vicenda delle forze di lavoro femminili in Italia negli anni
’60-’70.
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Conoscere il MdL italiano:
il confronto con l’Europa
Particolarità del MDL italiano:
• Forte discriminazione di genere
• Forte differenza Nord-Sud
• Netta discriminazione per età
• Disoccupazione da inserimento (interessa i giovani
con un elevato grado di istruzione, come laurea e
dottorato di ricerca)
• Disoccupazione di lunga durata (disoccupati da
almeno 24 mesi)
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Dove reperire i dati
Le fonti:
ISTAT: www.istat.it
EUROSTAT:
http://epp.eurostat.ec.europa.eu/portal/page/portal/eurostat/home/
OIL (Organizzazione Internazionale del Lavoro): www.ilo.org
ISFOL: www.isfol.it
MINISTERO DEL LAVORO E DELLA PREVIDENZA SOCIALE:
http://www.lavoro.gov.it/lavoro/
CONSIGLIO NAZIONALE DEL LAVORO E DELL’ECONOMIA:
http://www.portalecnel.it/
OECD (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico):
www.oecd.org/
EUROBAROMETRO: http://ec.europa.eu/public_opinion/index_en.htm
CENTRI PER L’IMPIEGO, INPS, INAIL: www.inps.it - www.inail.it
CENTRI DI RICERCA PRIVATI: www.eurispes.it - www.ires.it
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Disoccupazione e genere:
Le donne sono più colpite dalla disoccupazione
in tutti i paesi europei tranne che in Gran
Bretagna, Svezia, Irlanda e Finlandia.
La situazione italiana, invece, presenta un livello di
disoccupazione femminile superiore alla media
europea (8,5%) e una disoccupazione maschile
inferiore al livello medio europeo (5,5%).
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Modelli d’impatto della disoccupazione per età:
a. modello italiano
•
altissima disoccupazione giovanile
•
molto bassa disoccupazione adulta e anziana
b. modello tedesco
•
rischio di disoccupazione quasi eguale per ogni età (sistema di
formazione duale)
•
picchi per la fascia 55-59 anni (problema fittizio)
c. modello britannico-francese (ad U rovesciata)
•
elevata disoccupazione giovanile
•
media disoccupazione adulta
•
medio-alta disoccupazione anziana
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I sussidi di disoccupazione
Nei paesi europei, chi rimane senza lavoro riceve un sussidio.
I sussidi si fondano su due principi:
• assicurativo:
o indennità proporzionale alla retribuzione e ai contributi versati
o indennità a scalare e a termine (12-24 mesi tranne Italia Spagna)
• assistenziale:
o sussidio legato allo stato di bisogno (controllo dei mezzi)
o senza scadenza (tranne Portogallo e Spagna)
In tutti i paesi europei coesistono entrambi i sussidi, tranne in Grecia e
Italia.
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I sussidi vengono, inoltre, valutati in base al:
•
•
grado di generosità:
o rapporto tra indennità e retribuzione (tasso di rimpiazzo)
o durata
grado di copertura:
o quante persone in cerca di lavoro percepiscono un'indennità
Per entrambi l'Italia è all'ultimo posto tra i paesi europei, preceduta anche
dagli altri paesi dell'Europa meridionale nei quali c’è un alto tasso di giovani in
cerca di primo lavoro.
Combinando generosità e copertura, si possono individuare tre gruppi di
Paesi in base al sostegno offerto:
• alto sostegno: alte indennità per quasi tutti coloro che cercano lavoro
(paesi nordici e Belgio)
• medio sostegno: medio-basse indennità a molte persone in cerca di
lavoro
o medie indennità a quasi tutti (Germania)
o basse indennità a metà (Gran Bretagna e Francia)
• scarso sostegno: basse indennità a pochi
(paesi dell'Europa
meridionale)
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Modello generale di
protezione
• Le donne percepiscono sussidi meno
frequentemente
• Sono più protetti coloro che cercano lavoro
da meno tempo (6-12 mesi)
• I meno protetti sono i giovani sino a 24 anni
• Se in famiglia c’è un altro disoccupato la
possibilità di percepire un’indennità è
inferiore
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Sussidi di disoccupazione in Italia
Esistono quattro tipi di indennità di disoccupazione: ordinaria, di mobilità, il trattamento
speciale per l’edilizia e l’industria, i sussidi straordinari. In questa sede, tratteremo solo i primi
tre tipi di indennità.
• Indennità ordinaria: viene corrisposta per una durata di 180 giorni, fissata al 30% della
retribuzione media degli ultimi tre mesi di lavoro. L’indennità ordinaria spetta ai lavoratori che
abbiano un’anzianità contributiva di almeno 2 anni o di almeno 1 anno durante i due anni
immediatamente precedenti alla perdita del posto di lavoro.
• Indennità di mobilità: istituita nel 1991, viene erogata per un periodo che va dai 12 ai 48
mesi e ha un grado di copertura maggiore (fino all’80% il primo anno). Varia in funzione
dell’età e della regione di appartenenza. Spetta ai lavoratori che sono stati licenziati e che
non possono essere riassunti dal datore di lavoro o che hanno perso il posto di lavoro a
seguito di un licenziamento collettivo.
• Trattamenti speciali per i lavoratori dell’edilizia e dell’industria: corrisposti per un
periodo non superiore ai 90 giorni a lavoratori licenziati per cessazione dell’attività e sono
calcolati in base alla retribuzione. Estesi anche ai settori del turismo e del commercio in cui
prevalgono i lavoratori stagionali. Data l’alta ripetitività da un anno all’altro per gli stessi
lavoratori (oltre il 50%), costituiscono un’integrazione al reddito annuo dei lavoratori
stagionali.
Per il settore dell’agricoltura si applicano delle regole particolari. Infatti, il disoccupato che ha
altre persone a carico, può beneficiare anche di assegni per il nucleo familiare.
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Come ottenere l’indennità:
L’interessato deve iscriversi presso l’ufficio di collocamento del
comune di residenza e presentare domanda all’ufficio INPS
entro 67 giorni dalla data in cui ha perso il posto di lavoro.
L’indennità di mobilità, invece, spetta alla società
dell’interessato.
Decorrenza delle indennità:
• L’indennità ordinaria viene corrisposta a partire dall’ottavo
giorno dal licenziamento
• L’indennità di mobilità viene corrisposta a partire dalla data
di inserimento dei dati, a condizione che il soggetto sia stato
occupato almeno nei 12 mesi precedenti nella stessa società.
• Il trattamento speciale viene erogato a partire dal primo
giorno di disoccupazione, se il soggetto è già iscritto all’ufficio
di collocamento
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Le nuove professioni
Le professioni in crescita nel nostro Paese:
• dirigenti e professionisti nei servizi alle imprese, nella distribuzione
commerciale e nei servizi personali
• le nuove professioni legate allo sviluppo dei mercati finanziari,
dell'informatica, della gestione delle risorse umane
• le professioni tecniche con un livello medio-alto di qualificazione
• le occupazioni amministrative e connesse alla vendita
Caratteristiche:
• svolta fuori da vincoli di organizzazione
• fondata su sapere scientifico e reputazione
• richiede autonomia e discrezionalità
• accesso attraverso curriculum formale e cooptazione da parte di
pari.
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Origine della flessibilità
La crisi del modello taylor-fordista (divisione del lavoro in mansioni
semplici e ripetitive-produzione in grande serie di beni standard), la
richiesta degli imprenditori nel rendere più flessibili le norme che
regolano i rapporti di lavoro e l’esigenza di saper rispondere
tempestivamente ai cambiamenti in corso, hanno portato alla
strutturazione di un’organizzazione del lavoro basata sul concetto
di flessibilità.
Nasce dalla necessità di assecondare le fluttuazioni del mercato
inventando risposte organizzative adeguate ai cambiamenti in corso
con l’obiettivo di riconfigurare la combinazione dei fattori produttivi
facendo fronte alla concorrenza, riducendo i tempi decisionali e
aumentando la produttività.
Ciò impone la necessità di avvalersi di risorse umane più “duttili”.
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Quale tipo di flessibilità?
Ci sono vari tipi di flessibilità:
• Flessibilità numerica, riferita al mercato esterno
del lavoro
• Flessibilità funzionale, relativa al mercato
interno del lavoro
• Flessibilità salariale, relativa alla retribuzione
• Flessibilità dell’orario di lavoro, differenziando
i lavoratori sia in base alla durata dell’orario sia
in base al periodo di lavoro
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Flessibilità e partecipazione al lavoro
delle donne
Il ritorno delle donne al lavoro extrafamiliare e retribuito costituisce il
fenomeno più importante a partire dalla metà del XX secolo.
Andamento occupazione femminile:
• Presenza femminile nell’agricoltura e all’inizio dello sviluppo industriale
soprattutto nel settore tessile durante le due guerre mondiali. Le donne
sostituirono nelle fabbriche gli uomini impegnati nel conflitto.
• Caduta dell’occupazione femminile in tutti i Paesi prima del 1960, senza
trovare traccia nelle statistiche, per poi tornare a una crescita dei tassi di
attività femminile solo negli anni Settanta fino agli anni Ottanta.
• Rallentamento di nuovo negli anni Novanta
• Inizio nuovo millennio Italia tra i Paesi dell’Europa meridionale a bassa
partecipazione femminile contro Paesi dell’Europa settentrionale ad alta
partecipazione femminile (Svezia e Danimarca)
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La più recente partecipazione delle donne nel MDL è
determinata da due fattori:
1. Diffusione dei lavori flessibili e/o precari
2. Nuovi progetti di vita orientati ad ottenere:
- indipendenza economica
- affermazione individuale
- realizzazione sociale
La flessibilità per le donne oltre ad essere economicamente
necessaria è anche apprezzata.
Consente alle donne di entrare nel mercato del lavoro nonostante il
lavoro di cura tradizionalmente.
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Modelli di partecipazione al
lavoro delle donne
Lo strumento classico è quello delle curve dei tassi di attività per età.
Due modelli fino agli anni Settanta:
1. Paesi dell’Europa centro-settentrionale con un andamento “a M” . La
partecipazione femminile era discontinua perché legata al ciclo di vita
familiare:
Presenza elevata fino ai 25 anni
-
Fase di inattività dopo il matrimonio e spesso a seguito della nascita del
primo figlio
-
Ritorno nel MDL verso i 35-40 anni quando i figli sono ormai cresciuti
Tasso di attività
Età
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2.
Paesi dell’Europa meridionale con un andamento “a L rovesciata” con
un picco a sinistra. La presenza femminile è di breve durata poiché è
limitata all’età giovanile:
- fino ai 24 anni i tassi di attività sono abbastanza simili a quelli
dell’Europa settentrionale
- uscita molto più forte dal MDL in coincidenza con il matrimonio o con la
nascita del primo figlio
- nessun ritorno nel MDL in età matura
Tasso di attività
Età
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3.
A partire dagli anni’70 in poi si è affermato un terzo modello, dapprima
nei Paesi scandinavi e in Danimarca, poi gradualmente, in quasi tutti i
Paesi europei definito “a campana” e simile al modello maschile:
- presenza femminile nel MDL prolungata dai 25 ai 50 anni
- declino solo oltre i 50 anni
Tasso di attività
Età
Scompare lo stereotipo della temporaneità della presenza femminile nel MDL
poiché le donne, come gli uomini, restano occupate durante il matrimonio
e la crescita dei figli ed escono dal MDL solo per andare in pensione.
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Oggi le donne entrano nel MDL molto più tardi rispetto al passato, dopo una
lunga permanenza all’università e con una prospettiva non più transitoria. Le
donne aspirano a raggiungere posizioni lavorative adeguate alla loro
preparazione.
Alle fine degli anni ‘90 il forte aumento dell’occupazione femminile è stato
segnato anche da un notevole flusso di ingresso o re-ingresso delle donne tra i
35 e i 45 anni.
Il modello italiano è quello “a campana”con un trend discendente solo dopo
i 45 anni. Ciò attesta la capacità delle donne di resistere nella difficile ricerca di
lavoro in età matura e nell’arduo compito di conciliare tempi di lavoro e tempi
della famiglia.
Settori più femminilizzati:
-terziario, particolarmente adatto ad accogliere e mantenere le donne in età
adulta
- in particolare il comparto del commercio, turismo e ristorazione
- interpreti, contabili, analiste di marketing, impiegate, pubblicitarie
- metà dell’occupazione femminile si concentra nella pubblica
amministrazione
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Flessibilità Tempi e Orario
I contenuti del lavoro, le forme dell’occupazione e le moderne tecnologie della
comunicazione e dell’informazione rendono i tempi e gli orari liquidi o liquefatti.
• I confini tra il tempo di lavoro e quello del non lavoro non sono più rigidi.
• Crescono i margini di libertà dell’individuo.
• La soggettività diventa un valore sociale.
Il sistema orario di una volta lascia il campo a sistemi orari molto più complessi:
si tratta per lo più di regimi temporali ridotti, flessibili, part-time, temporanei, a
turno, stagionali, e così via.
Aumentano le possibilità per le donne di entrare nel MDL.
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Quale prospettive di carriera per le donne?
La questione della doppia presenza tra carriera e
famiglia
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