Assessorato all’Utilizzo,
Tutela e Valorizzazione
delle Risorse Ambientali
“Il risanamento di Villa
d’Este fa bene all’anima
e alla città di Tivoli”
La Tecnologia al Servizio
Dell’Ambiente
Risanamento delle acque
dell’Aniene e di Villa
d’Este Tivoli.
“
L’inquinamento
è uno degli effetti
della nostra
civiltà tecnologica,
ma è proprio la
tecnologia ad offrire
gli strumenti per
ritrovare gli equilibri
perduti.
Villa d’Este fu costruita per volere di Ippolito II
d’Este, Cardinale di Ferrara, per celebrare
con una residenza degna della sua carica e
del prestigio del suo casato, la sua nomina a
governatore di Tivoli intorno al 1550. Villa
cinquecentesca splendida, progettata da uno
dei massimi architetti dell’epoca, Pirro
Ligorio, è uno dei monumenti più importanti
che l’epoca ci ha consegnato. Con il suo stupefacente giardino “arredato” da ben 50
fontane, 100 vasche e 60 polle d’acqua e
geometrie vegetali, è un luogo magico da visitare. I principi architettonici di Pirro Ligorio
riflettono la filosofia imperante all’epoca, che
vedeva come centrale la figura dell’Uomo e
voleva celebrare il suo controllo sul Creato.
Per questo motivo, le geometrie del giardino
all’italiana, mirabili per proporzioni e inventiva paesaggistica, volevano dimostrare quanto l’intervento dell’Uomo potesse porre “ordi-
”
ne” in una natura che, pur benefica, non
recava traccia della razionalità dell’Uomo
(vero indice della discendenza divina al vertice del creato).
Per Villa d’Este, con una speciale galleria, le
acque dell’Aniene vennero imbrigliate per
dare vita ad uno dei più stupefacenti esempi di architettura idraulica dell’epoca.
Nel 1918 lo Stato Italiano acquisì la proprietà di Villa d’Este dagli Asburgo, che l’avevano lasciata in un pessimo stato di decadimento. I successivi lavori di restauro riportarono Villa d’Este al suo antico splendore. Ma
a quasi mezzo millennio di distanza, le
acque dell’Aniene non sono più quelle di un
tempo: l’alto inquinamento biologico da colibatteri e streptococchi, l’elevato contenuto di
solidi e la durezza eccessiva dell’acqua, costituiscono un cocktail pericoloso per il monumento e per le migliaia di visitatori che ogni
anno percorrono i giardini di Villa d’Este. Un
danno gravissimo per l’economia della zona
e per l’industria turistica che si può riassumere in un dato: la perdita di 400 mila visitatori all’anno, negli ultimi dieci anni.
Durezza dell’acqua ed elevato contenuto di
solidi sono deleteri per le vasche, le canalizzazioni e le sculture della villa: si pensi che
ogni anno sono necessarie almeno due settimane di chiusura del monumento per asportare circa cento metri cubi di solidi, che
minacciano di ostruirne le canalizzazioni.
L’inquinamento biologico è ancora più pericoloso. Ogni fontana, studiata per affascinare con i suoi zampilli e i giochi d’acqua, è un
pericoloso nebulizzatore di acqua batteriologicamente contaminata, fonte di preoccupazione per le possibili implicazioni sulla salute dei visitatori e degli stessi addetti alla
manutenzione di Villa d’Este.
“
La scelta giusta
consente di
disinquinare e
rimodernare
le strutture con un
unico intervento.
”
L’alimentazione delle fontane di Villa d’Este
è sempre avvenuta direttamente dal fiume
Aniene, fino agli anni 1925-1928, in cui
vennero realizzati il bacino di regolazione
di S. Giovanni e la nuova centrale idroelettrica di Acquoria. Da questo bacino viene
prelevata l’acqua, che alimenta Villa d’Este
ed alcune utenze industriali, attraverso il
cosiddetto “Canale dei Servizi”.
Le acque giungono poi alla Villa attraverso
un canale sotterraneo, il “Canale degli
Estensi”, lungo circa 400 m.
La necessità di un intervento disinquinante
è divenuta improrogabile dopo il provvedimento di chiusura di Villa d’Este da parte
dell’autorità sanitaria, il 10 novembre
1998. La tabella mostra i valori accertati in
confronto con i limiti imposti dalla legge ed
i valori ottenuti dopo il completamenteo
del progetto, voluto dall’Assessorato all’Ambiente della Regione Lazio ed elaborato
dall’Ingegner Sergio Lucianetti, destinato a
coniugare l’intervento di disinquinamento
delle acque dell’Aniene che alimentano Villa
d’Este con il completamento e la razionalizzazione della rete fognaria di Tivoli.
Il progetto per Villa d’Este fa parte di un
piano complessivo di interventi predisposto
dalla Regione – con un finanziamento di
150 miliardi – per la depurazione
dell’Aniene. Lungo tutto il suo corso, dalle
sorgenti a Filettino e poi ad Arcinazzo,
Subiaco, Guidonia e Tivoli sono stati avviati
lavori – ora in fase avanzata – di colletta-
mento delle fognature e la costruzione di
11 depuratori per 200 mila abitanti equivalenti, tutti con trattamento terziario a
rispetto delle norme europee. La gran
parte di questi impianti entrerà in funzione
a pieno regime entro il 2000.
L’impianto di Villa d’Este è stato realizzato
in tempi record: la fase di progettazione è
iniziata all’inizio del 1998 e i cantieri si
sono aperti nel marzo ’99, terminando i
lavori in circa nove mesi.
Le opere di disinquinamento delle acque di
Villa d’Este prevedono un decalcificatore
che, senza variare le caratteristiche chimico-fisiche dell’acqua, modifichi la struttura
chimica del bicarbonato di calcio contenuto nell’acqua in modo che si trasformi in
aragonite rombica, un composto scarsamente adesivo che ha anche proprietà
disincrostanti. Si evita così la formazione di
calcite trigonale, causa principale delle
incrostazioni adesive e persistenti, che avevano fortemente danneggiato il monumento in passato.
Le acque vengono inoltre filtrate dai contenuti solidi in una apposita stazione dotata
di filtri autopulenti, in grado di abbattere
da 50 p.p.m. a 1÷2 p.p.m., le particelle
contenute nell’acqua con diametro superiore a 25 µm. Come ultimo stadio è stata
prevista una stazione di trattamento antibatterico basata sull’irraggiamento dell’acqua con lampade UV. Tale trattamento
apporta una modificazione al DNA del
batterio, rendendone impossibile la riproduzione, ed interrompendo quindi la catena di proliferazione che rende l’acqua contaminata.
“
Così, per Tivoli,
grazie a tecnologie
d’avanguardia potrà
essere riaperta al
pubblico la splendida
Villa d’Este
”
VILLA D’ESTE RISANATA
Il risanamento dell’Aniene, di cui l’intervento su Villa
d’Este rappresenta il momento di punta, riassume bene
cinque anni d’impegno della Regione Lazio per la
gestione, la difesa e, appunto, il risanamento delle risorse ambientali. Si tratta di 150 miliardi di lavori in corso,
dagli Altopiani di Arcinazzo all’alta Valle Aniene, da
Tivoli e Guidonia alle falde dei Prenestini e dei Castelli
romani, che entro breve volgere di mesi toglieranno al
principale affluente del Tevere la vergognosa responsabilità di esserne il principale inquinatore.
Il concetto di risanamento di una risorsa, è chiaro,
implica logicamente quello del suo degrado e non c’è
dubbio alcuno che, per alcuni decenni della recente
storia della Repubblica l’ambiente, il territorio e spesso anche il patrimonio culturale, siano stati in buona
parte abbandonati all’incuria e al degrado: basti pensare, per restare a Tivoli, allo stato penoso in cui è stato
per anni lasciato un complesso monumentale grandioso come Villa Gregoriana (solo di recente, per iniziativa della Soprintendenza, oggetto di un piano di ripristino e di rilancio).
L’acqua, di questo degrado, è l’indicatore più certo ed
Tra i temi affrontati dall’Ingegner Lucianetti
nella redazione del progetto di risanamento
delle acque di Villa d’Este è stata data particolare importanza all’aspetto energetico
della gestione dell’impianto: un tema di primaria importanza alle soglie del nuovo millennio.
Per l’abbattimento del calcare, si è individuato un sistema elettronico che si basa
sulla risonanza indotta dell’acqua sottoposta a segnali ad alta frequenza (5-6 MHz).
Un metodo che richiede un basso consumo
energetico e che, nel lungo periodo, contribuirà alla disincrostazione dei depositi accumulatisi fino ad oggi.
Anche nel caso del sistema di filtraggio del
contenuto solido delle acque dell’Aniene è
stata posta particolare cura al risparmio
energetico ed al basso impatto ambientale
dell’opera. Da scartare la classica soluzione
delle vasche di decantazione, che avrebbero
avuto dimensioni troppo elevate, comportando opere con un rilevante impatto ameloquente: la carica batterica, l’inquinamento delle
falde, la scomparsa di molte specie animali (basti pensare ai gamberi di fiume) ci dimostrano i danni dell’abusivismo, dell’assenza di pianificazione urbanistica, di
una agricoltura in cui la chimica ha spesso finito col
distruggere la vita dei corsi d’acqua e dei loro ecosistemi. In fondo, nel nostro paese - dovrebbe essere
questo un elemento di riflessione per tutti - la generazione nata fra gli anni ’50 e l’inizio dei ’60, è stata l’ultima, nella sua infanzia, a poter fare il bagno “a fiume”.
Dopo è diventato pericoloso.
Nel caso di Villa d’Este, una villa in qualche modo fatta
di acqua e per l’acqua, l’inquinamento dell’Aniene ha
finito col travolgere la natura stessa di uno dei monumenti più conosciuti nel mondo. Poco più di dieci anni
fa (ero allora presidente di Legambiente Lazio) resi
noto, tra lo sconcerto e l’incredulità generale, che la
carica batteriologica dell’acqua delle fontane (100
volte più inquinata di quanto previsto dalla legge per gli
scarichi civili) era ormai un pericolo per i visitatori. La
conferma di quanto denunciato comportò la chiusura
di moltissime fontane, il transennamento di altre, un
inevitabile declino d’immagine della Villa, l’uscita da
gran parte dei circuiti turistici internazionali, la perdita
bientale. Sono stati scelti 5 filtri autopulenti
in grado di asportare contenuti solidi superiori a 25-50 µm (sabbie fini e limi), con una
portata di ben 500 l/s, che abbattono il contenuto di solidi da 50 p.p.m. a 1÷2 p.p.m..
Importante è anche la stazione destinata al
sollevamento delle acque per alimentare la
stazione di depurazione, per la quale è
stata scelta la tecnologia delle pompe sommerse, una soluzione che nasconde quasi
interamente le macchine di sollevamento.
Da ultima la sezione riservata all’abbattimento dell’inquinamento batteriologico delle acque dell’Aniene. In questo caso si è scelto di impiegare lampade UV a media pressione, più efficienti di quelle tradizionali a
bassa pressione, di resa inferiore e di ingombri sensibilmente più elevati.
Con questo nuovo tipo di lampade, è stato
possibile predisporre le camere di irraggiamento in linea con la tubazione, con perdite di carico (e quindi dispersioni energetiche) molto contenute, anche grazie all’inno-
vativo schema di posizionamento in senso
perpendicolare al flusso dell’acqua.
Complementare alla realizzazione del sistema di depurazione delle acque per Villa
d’Este è la realizzazione di collettori fognari che contribuiranno al disinquinamento
dell’Aniene, convogliando le acque dell’Ospedale di Tivoli e della zona sud dell’abitato di
Tivoli verso una stazione di sollevamento
che ne consentirà l’allacciamento alla zona
Alta del Comune, ove un opportuno collettore convoglierà gli scarichi verso la nuova stazione di depurazione di Ponte Lucano.
di decine di miliardi all’anno per le casse dello Stato e
per l’economia tiburtina. L’acqua, da risorsa, era diventata un problema: l’inquinamento dell’ambiente non
solo danneggiava in modo grave uno dei “pezzi” più
noti del nostro patrimonio culturale, ma presentava un
conto oltremodo salato per l’economia turistica nazionale e locale. Nel ’95, assunta la responsabilità di assessore all’Ambiente nel governo regionale guidato da
Piero Badaloni, non potevo pertanto non considerare
il risanamento di Villa d’Este e dell’Aniene come uno
degli obiettivi programmatici più significativi delle politiche da mettere in campo. Si è detto sopra dei lavori
in corso in tutto il bacino dell’Aniene. Oggi la riapertura delle fontane di Villa d’Este ci dice che quell’obiettivo è stato raggiunto e che rappresenta un esempio
positivo di collaborazione tra Regione e Ministero dei
Beni culturali (oltre ai sette miliardi per la depurazione la Regione ha messo a disposizione della Soprintendenza anche sei miliardi e mezzo di fondi strutturali per i restauri) e di efficienza amministrativa.
Caso raro nel nostro paese, infatti, grazie all’impegno e
alla competenza delle strutture regionali, dell’impresa e
dei tecnici che hanno progettato e realizzato l’impianto, in due anni si è fatto quanto era atteso invano da
più di un decennio: individuate le risorse nel ’98, nella
primavera dello stesso anno si è svolta la gara per la
progettazione, nel novembre si è conclusa quella per le
opere, a marzo ’99 è stato consegnato il cantiere, a
gennaio 2000 sono stati conclusi i lavori.
Ma vincere la scommessa del risanamento di Villa
d’Este ci ha consentito soprattutto di misurarci con un
problema che dimostra come in Italia, sempre più spesso l’economia dipenda dall’ecologia e come il risanamento dell’ambiente passi per la cura del territorio e
la ricerca tecnologica. Tutte cose che l’ambientalismo
maturo ripete da tempo ma che ora, nel Lazio, si stanno traducendo in precise politiche ed in atti concreti
grazie all’operato della Giunta Badaloni, che ha compreso fino in fondo che risanare l’ambiente ed aver
cura del patrimonio culturale fa bene all’anima ma
aiuta anche a risanare l’economia.
Depurazione delle acque a Villa D’Este
Dati sulla presenza di batteri inquinanti
Valori registrati
Colformi Totali
Coliformi Fecali Streptococchi Fecali
(max x 100 ml) (max x 100 ml) (max x 100 ml)
>110.000
>110.000
>11.000
Salmonelle
(max x l)
Presenti
Valori max Ammissibili
2000
100
100
0
Valori dopo il trattamento
10
10
1
0
Giovanni Hermanin
Assessore all’Ambiente della Regione Lazio
Regione Lazio
Assessorato all’Utilizzo,
Tutela e Valorizzazione
delle Risorse Ambientali
Ente appaltante
Regione Lazio
Finanziamento PTTA 94-96
Progettazione e Direzione lavori
Dott. Ing. Sergio Lucianetti
Coordinatore Unico
D.ssa Anna Maria Fontana
Il Responsabile del Procedimento
Dott. Guglielmo Arcà
Imprese Appaltatrici
Carlo Gavazzi Idross S.p.A.
Fornitore Ultravioletti
Trojan Technologies Inc.
Fornitore Sollevamenti
ITT Flygt S.p.A.
Fornitore Filtri
Fluxa Filtri S.p.A.
Si ringrazia:
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