PERIODICO INTERNAZIONALE DI EPIGRAFIA LXXV, 1-2 2013 FRATELLI LEGA EDITORI FAENZA bibliografia 515 «Tomba di Nerone». Toponimo, comprensorio e zona urbanistica di Roma Capitale. Scritti tematici in memoria di Gaetano Messineo, a cura di Fabrizio Vistoli, Roma, Edizioni Nuova Cultura, 2012 (Fors Clavigera, 2), 364 p., ill., cm 87×23, ISBN 978-88-6134-568-3, DOI 10.4458/5683. Intimamente legato al recente intervento di valorizzazione e restauro di uno dei monumenti più rilevanti del suburbio capitolino, il volume prende in esame, con approccio multidisciplinare e taglio diacronico, la storia e l’archeologia di quella tenuta della Campagna Romana che nella letteratura scientifica era ed è conosciuta con il nome di «Tomba di Nerone», a seguito di una leggenda popolare fiorita in quel clima di numerose tradizioni molte delle quali attinenti al tema della morte e della sepoltura dell’ultimo imperatore della dinastia giulio-claudia, (A Locchi, La vicenda della sepoltura di Nerone: coordinate storiche e risvolti leggendari, pp. 102-121). In particolare si evidenziano parallelismi e differenze tra questo studio e quello del 2005 incentrato sulla contigua tenuta di «Acqua Traversa» (F. Vistoli, Progetto scientifico «Acqua Traversa» (1996-2005), Roma 2006), sempre lungo il tracciato dell’antica via Cassia. Si analizzano criticamente i dati ricavabili dalla letteratura recente e dalla bibliografia più datata su quel settore dell’hinterland capitolino che corrisponde al vetusto tenimentum «della Sepoltura», indagandone sistematicamente origini, denominazione e storia remota e recente (a complemento e integrazione di questi contenuti, viene anche proposta una selezione del materiale iconografico disponibile sull’area oggetto di indagine e zone adiacenti, con l’intento di seguirne le modificazioni ‘strutturali’ ed ‘incidentali’ intervenute nei secoli). Si affrontano, altresì, alcune delicate questioni di topografia storica, quali l’identificazione del preciso tracciato (traiectus) della Cassia tra il V e l’VIII miglio da Roma e quella del preciso posizionamento sul terreno della mansio ad Sextum citata nella Tabula Peutingeriana (che si propone di identificare con la perduta «Villa della Muracciola»). Come forse i più sanno, con l’appellativo «Tomba di Nerone» si designa un sepolcro romano situato sul lato destro dell’antica via Cassia, nei pressi della sesta scansione miliaria. Questo singolare monumento funerario (vd. infra) ricade oggi in territorio comunale, a ridosso ed internamente al Grande Raccordo Anulare, lungo il percorso moderno della consolare (km 9,800), mentre nell’antichità era ubicato nel distretto extra-urbano di Roma (le recenti indagini hanno rilevato tracce, sotto all’arca litica, del basolato della consolare, la quale anticamente correva più a valle dell’attuale). La presenza, anzi, fin dalla sua costruzione (metà III sec. d.C.) e poi oltre in epoca medievale e moderna, ha contraddistinto un omogeneo comparto territoriale – denominato nel tempo «tenuta Casal Saraceno o S. Andrea» – ricchissimo di emergenze archeologiche, dimore storiche, chiese e giardini, assai poco noti. Nell’intento di colmare tale lacuna di conoscenza a più livelli, il volume, riccamente illustrato (peccato l’assenza di un indice analitico, che sarebbe stato di grande utilità per il riscontro della enorme quantità di informazioni presenti), si divide in tre capitoli che prendono per mano il lettore conducendolo attraverso l’ingente ed eterogenea materia sottoposta a vaglio critico (F. Vistoli, «Tomba di Nerone»: un’esperienza di studio e ricerca sul Suburbio romano, pp. 34-101). 516 epigraphica Nella prima parte (Il comprensorio: pp. 33-247) sono posti in luce i principali aspetti della topografia storica locale, come emersi dall’analisi di diversi documenti d’archivio, cartografici e fotografici. Nella seconda (Il monumento: pp. 249-289) vengono presentati nuovi studi sul monumento principe dell’area, tra cui la relazione tecnica sul restauro del manufatto antico, nonché la presentazione del piano di assetto e riqualificazione urbanistica di un segmento della cinquantatreesima zona toponomastica del Comune di Roma. La terza (Approfondimenti tematici: pp. 291-353) analizza aneddoti e curiosità connessi con l’area presa in esame. Numerosi sono gli studiosi che si sono avvicendati in questa monografia non a caso dedicata a Gaetano Messineo (Petralia Soprana [PA] 1943 - Roma 2010; F. Vistoli, Gaetano Messineo. In memoriam, pp. 18-23; F. Ranieri, Gaetano Messineo: appassionato custode del patrimonio storico-archeologico d’Abruzzo, pp. 24-31), che a buon diritto può essere considerato il genius loci per le sue ultraventennali ricerche condotte in questa zona settentrionale alle porte di Roma, la quale, posta lungo il tracciato della via Cassia, offre una grande varietà di scenari dove le rappresentazioni di natura, archeologia ed architettura regalano visuali, spazi ed ambiti inattesi (R. Nicolò, Lungo la via Cassia. Paesaggio storico e vestigia architettoniche nella tenuta della «Sepoltura di Nerone», pp. 122-147). Questa vera e propria cohors amicorum ha contribuit o alla formazione del volume, ha approfondito aspetti particolari della topografia, con importanti traguardi e notevoli sorprese. Il monumento è in realtà un imponente sarcofago in marmo bianco, eretto su podio, con coperchio displuviato sontuosamente decorato, posto, come certifica l’iscrizione (CIL VI, 1636 [cf. pp. 3163, 3811, 4723-4724] = ILS 1361) dalla figlia di dignità senatoria Vibia Maria Maxima ai propri genitori, il cavaliere – di Iulia Dertona – Publius Vibius Marianus, che da ufficiale dell’esercito riuscì in breve tempo a entrare nell’ordine equestre e a raggiungere il rango ducenario, ricoprendo il prestigioso incarico di governatore della provincia di Sardegna, e sua moglie Reginia Maxima, vissuti tra la fine del II secolo d.C. e la prima metà del successivo (S. Evangelisti, Il sepolcro di Publio Vibio Mariano: analisi dei dati epigrafici e prosopografici, pp. 250-255). Il monumento, la sua decorazione, la sua iscrizione, erano stati ampiamente studiati, è vero, quasi trent’anni fa da E. Equini-Schneider (La «Tomba di Nerone» sulla via Cassia. Studio sul sarcofago di Publio Vibio Mariano [Archaeologica, 55], Roma 1984): ma l’occasione, a seguito dell’intervento conservativo effettuato tra i mesi di febbraio e aprile del 2010, per iniziativa del Municipio Roma XX, in sinergia con la Soprintendenza speciale per i Beni archeologici di Roma, era tale da consentire l’approfondimento degli ulteriori tasselli mancanti a quel precedente prezioso scrutinio archeologico, come lo studio di alcune iscrizioni presenti sul lato posteriore del sarcofago incise nel tardo Cinquecento, le quali certificano il passaggio dei pellegrini verso la Città Eterna (L. Capannolo - I. De Luca, Su alcune iscrizioni e graffiti della «Tomba di Nerone», pp. 256-261). Poi l’analisi del restauro conservativo (ricordo che i primi interventi di restauro erano stati effettuati, per iniziativa di Antonio Muñoz, all’indomani del terribile sisma del 13 gennaio 1915 che aveva devastato la Marsica e i cui effetti si fecero sentire anche a Roma). Quindi l’analisi della sistemazione e della valorizzazione dell’area circostante al monumento, attraverso la sua illuminazione architettonica (curata da Acea S.p.A.), la sua messa in sicurezza con un sistema bibliografia 517 di telecamere a circuito chiuso ed il suo inserimento all’interno di un arredo ‘a giardino’ (lavori concordati con la Soprintendenza speciale per i Beni archeologici di Roma, e diretti dal Dipartimento XVI del Comune di Roma - Politiche per lo Sviluppo ed il Recupero delle Periferie). Veniva così salvaguardato in modo esemplare un vestigium antiquitatis della massima importanza, e consegnato non solo ai cittadini che abitano in quel comprensorio a nord del centro di Roma ma anche a tutta la comunità scientifica (C. Giagnacovo - L. Loi M. Santancini, Il restauro conservativo della tomba di Publio Vibio Mariano, pp. 262-273; F. Coccia - P. Scaglione, Sistemazione e valorizzazione dell’area circostante il sarcofago di Publio Vibio Mariano. Relazione tecnico-illustrativa, pp. 274-289). Ma il volume prende solo lo spunto da questo insigne reperto. L’occasione è quella di portare all’attenzione altre antichità classiche, che i recenti scandagli archivistici hanno consentito appurare essere state recuperate nella zona di pertinenza: sculture innanzitutto (ora al Museo Pio-Clementino in Vaticano), quali un piccolo rilievo di roditore, forse un topo, in marmo italico; una piccola statua di Athena con testa non pertinente; una grande statua-ritratto che raffigura una donna in età piuttosto avanzata alta quasi due metri dalla peculiare postura; poi la cassa e il coperchio del sarcofago, la prima strigilata e decorata con le immagini di Dioniso, satire e menadi, il secondo ornato con figure attinenti al classico tema del thiasos marino, che veicola la carriera di Caius Laecanius Novatilianus (CIL VI, 1621 [cf. pp. 3811, 4721]: iscrizione posta dai figli Volusianus e Novatilianus), già noto da documenti ostiensi del primo periodo del III sec. d.C., qualificato come sottoprefetto dei vigili ed esperto di diritto (G. Spinola, Sculture antiche dall’area della cosiddetta «Tomba di Nerone» nei Musei Vaticani, pp. 192-199). Lo stesso personaggio ricorre ancora in un altro titulus (CIL VI, 3431* = 37097), sempre su sarcofago, recentemente rintracciato sulla terrazza della Basilica Vaticana (P. Zander, L’inedito sarcofago di Taminia Novatilla e gli scavi della Fabbrica di San Pietro alla cava della «Sepoltura di Nerone», pp. 212-223: l’attenta disamina di documenti conservati nell’archivio della Fabbrica di San Pietro in Vaticano, nonché di preziose cronache d’epoca, ha permesso di ricollegare il sarcofago in questione ad un importante complesso funerario da localizzare in prossimità della via Cassia al VII-VIII miglio, collegato alla famiglia dei Laecanii, inquadrandone al contempo la scoperta nel marzo del 1788, nell’ambito di un’organizzata campagna di scavi coordinata e seguita dalla Fabbrica di San Pietro). Il nostro Caius Laecanius Novatilianus pone, assieme al padre (Laecanius Vitalianus), il monumento per la madre defunta, Taminia Novatilla. I due epitafi permettono, quindi, di ricostruire un parziale stemma di questa famiglia, per la quale è stata supposta una discendenza da un liberto della gens Laecania di rango senatorio e forse origini istriane. Inoltre, la provenienza del secondo documento sempre dalla medesima zona sulla Cassia, se non dallo stesso edificio funerario, induce a ipotizzare la presenza di un’area sepolcrale a carattere familiare destinata ai membri della gens Laecania, forse situata all’interno di possedimenti terrieri di loro proprietà. Taminia Novatilla dovette morire tra la seconda metà (o ultimo quarto) del II sec. d.C. e i primissimi anni del III sec. d.C. Diversamente è possibile che il figlio, Caius Laecanius Novatilianus, sia deceduto negli anni immediatamente successivi al 207, poiché già dal 210 un altro personaggio è a capo della subpraefectura dei vigili e Novatilianus non menziona ulteriori cari- 518 epigraphica che nel suo cursus. L’inquadramento cronologico proposto per il suo sarcofago (dopo il 207 ed entro il 230/240 d.C.), tuttavia, potrebbe far slittare in avanti la data della morte (C. Lega, Tituli sepulchrales di Taminia Novatilla e della gens Laecania, pp. 200-211). Sono poi analizzate due grandi lastre marmoree con iscrizioni a caratteri monumentali (CIL VI, 1348-1349 [cf. pp. 3141, 3805, 4684] = ILS 1003), rinvenute nel 1793 e provenienti sempre dalla medesima zona, successivamente portate in Vaticano e murate nelle pareti della Galleria Lapidaria: la prima (CIL VI, 1348) è il titulus del sepolcro eretto da Appia Severa al padre Sextus Appius Severus, che fu quattuorvir viarum curandarum, tribunus militum legionis III Gallicae, sodalis Titius, e, tra il 69/70 e il 79 d.C., quaestor del giovane Tito, ancora Cesare. Appia Severa, come attesta la seconda iscrizione (CIL VI, 1349), fu sepolta successivamente nello stesso luogo, ma forse in un monumento indipendente. Dai due testi epigrafici si rileva che fu moglie di Lucius Ceionius Commodus, personaggio dalla carriera molto più brillante di quella del suocero; in particolare nell’epitafio di Severa sono menzionati il consolato ordinario ricoperto nel 78 d.C. e la sua cooptazione nel collegio sacerdotale dei septemviri epulonum; suoi omonimi discendenti diretti furono il console del 106 d.C. (figlio), il console del 136 d.C. (nipote), adottato da Adriano con il nome di Lucius Aelius Caesar, e l’imperatore Lucio Vero (pronipote). Il trapasso di Sextus Appius Severus dovette avvenire tra il 69/70 e il 79 d.C., poiché Vespasiano nell’iscrizione risulta ancora vivente, e forse anche prima del 78 d.C., anno in cui il genero rivestì il consolato. La figlia invece morì certamente dopo che il marito ebbe raggiunto questa alta carica, espressamente ricordata nel titolo sepolcrale, e forse qualche decennio dopo il padre come farebbero pensare le differenze nella decorazione della lastra e nella paleografia dell’iscrizione. È possibile che il monumento sepolcrale o, probabilmente, i monumenti sepolcrali, cui appartennero i due documenti iscritti, piuttosto che essere dislocati lungo la via consolare o un suo diverticolo, fossero situati all’interno di praedia di proprietà di Sextus Appius Severus. Ad una domus urbana di questo personaggio è stata poi attribuita una fistula plumbea, contrassegnata con il suo nome (W. Eck, in LTUR II, p. 35); poiché la provenienza del frammento di tubatura è ignota, è incerto se essa vada invece connessa con le proprietà di Severo sulla Cassia (C. Lega, Iscrizioni sepolcrali di Sextus Appius Severus e di sua figlia Appia Severa, sposa del console Lucius Ceionius Commodus, pp. 224-231). Infine un cippo, inedito (anch’esso conservato in Vaticano, nella Galleria Lapidaria), databile al I sec. d.C., di Aulus Aemilius Priscus, che grazie ad alcune indicazioni antiquarie ottocentesche è stato possibile ricollegare al variegato quadro dei ritrovamenti archeologici effettuati nella tenuta: l’altare è dedicato a Diana, come palesa la sua raffigurazione, munita di fiaccole, che rimanda ad un’iconografia della dea, in veste salvifica, elaborata in Grecia verso la fine dell’età classica (A. Locchi - F. Vistoli, Un «cippo con bassorilievo di Diana» dall’area della cosiddetta Sepoltura di Nerone, pp. 232-241). Tra i rinvenimenti archeologici dall’area decisamente singolare si rivela una lastra fittile, portata alla luce, con un’altra identica, nel 1935 e pertinente al rivestimento architettonico di un edificio privato (forse una villa, meno verosimilmente una tomba monumentale). Di notevole interesse la figurazione che ne orna la parte frontale: due vivaci rappresentazioni di operai, intenti a realizzare bibliografia 519 un muro a blocchi, ai lati di una scena centrale con l’‘incoronazione’ di un generale vittorioso, presso un imponente trofeo d’armi. L’analisi dei particolari iconografici del fregio ha consentito di cogliervi un’allusione alle vittorie galliche di Cesare e al ruolo del dittatore quale paladino di un ordine nuovo a Roma dopo le guerre civili (F. Vistoli - A. Locchi, «Antegressae causae Principatus». Un brano di storia romana su un singolare rilievo tardo-repubblicano dalla via Cassia, pp. 292-297). Quindi altri studiosi si interessano alla topografia antica, medievale e moderna con approfondimenti tematici di ottimo livello su determinati siti, come «Casal Saraceno» e la chiesetta di Sant’Andrea Apostolo: si tratta del complesso immobiliare di via Cassia civico 731 (Istituto della SS. Vergine delle Suore Orsoline di Gandino), articolato in un Casale (detto appunto Saraceno) a corpo parallelepipedo con copertura a terrazza e in una chiesetta dedicata a Sant’Andrea Apostolo, fratello maggiore di Pietro. La vulgata vuole entrambi costruiti tra il 1690 e il 1695 dal cardinale Antonio Maria Pignatelli, futuro papa Innocenzo XII, per esigenze di diletto e di villeggiatura; ricerche bibliografiche e d’archivio (che sono tuttora in corso) hanno dimostrato, invece, che il caseggiato rurale ha origini duecentesche, mentre il tempio cristiano va verosimilmente ricondotto al passaggio per la via Flaminia, nella seconda metà del XV secolo, della reliquia del capo di s. Andrea trasportata da Patrasso a Roma (R. Nicolò - F. Vistoli, Casal Saraceno e la chiesetta di Sant’Andrea Apostolo: una messa a punto, pp. 298-309). O come la Villa Paladini-Casartelli, immobile novecentesco sito in via Cassia al civico 781, inserita in un bell’insieme di verde strutturato, donata al momento della morte, nel 1992, da Maria Luigia Casartelli, vedova di Egisto Paladini, alla Fondazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (FIRC), ma che da allora, purtroppo, versa in uno stato di preoccupante abbandono (R. Nicolò - F. Vistoli, Villa Paladini-Casartelli a «Tomba di Nerone», pp. 310-317). Fino a giungere ad un quadro a volo d’uccello sulle maggiori architetture del XX secolo: l’atlante, così strutturato, costituisce una prima selezione delle architetture dei maestri del Novecento in questa zona periferica di Roma, già oggetto di studio per le preesistenze archeologiche contigue al tracciato della via Cassia Vetus e per le architetture monumentali note alla cronaca per le tormentate vicende che ne hanno alienato la proprietà allo Stato italiano (come Villa Manzoni). Tuttavia, in questa parte di Roma, nell’edilizia residenziale e in quella religiosa, si sono sperimentati importanti architetti romani del secolo scorso, realizzando fabbriche e testimonianze degne di nota, da conoscere, valorizzare e conservare (L. Annesi - R. Nicolò, Architetture del XX secolo a Roma Nord: una panoramica, pp. 342-353). Assai innovativo è il contributo, quantunque solo marginalmente rientrante nel filone dei lavori sulla cosiddetta «Tomba di Nerone» a cui comunque si ricollega se letto in un’ottica storico-topografica più ampia, relativo alla distribuzione degli insediamenti altomedievali nella Campagna Romana tra VIII e X secolo d.C. (L. Capannolo, Grottarossa: ipotesi su di un nuovo luogo di culto cristiano, pp. 242-247). Partendo da un’intuizione formulata proprio da Gaetano Messineo, si è ipotizzato il posizionamento di un edificio di culto cristiano sull’altopiano di Grottarossa, la cui esistenza è testimoniata solo sulla velina preparatoria alla redazione della Carta Archeologica di Pietro Rosa (1810-1891). Se si ammette una stretta relazione tra questo edificio ed alcuni 520 epigraphica reperti ceramici (inquadrabili cronologicamente tra la metà del IX e tutto il XIV secolo d.C.) recuperati all’interno di una struttura ipogea poco distante da esso, allora l’ipotesi di Messineo potrebbe trovare riscontro: tale struttura avrebbe dunque fatto parte della cosiddetta Domusculta di S. Leucio, la cui esistenza è testimoniata, almeno per adesso, solo da fonti documentarie. Non meno curiosità suscitano le pagine dedicate all’omicidio della pellegrina bavarese Anna Maria Kotten avvenuto il 18 agosto 1844; in questo lavoro viene dato quel necessario risalto al pellegrinaggio, che vedeva nella via Cassia un’arteria di grande importanza. È noto, infatti, che per giungere a Roma il devoto viandante percorresse la via Cassia almeno fino alla Storta; da lì poi girava sulla via Triumphalis che, risalendo la collina di Monte Mario, conduceva direttamente alla Basilica Vaticana. In realtà il tratto della Cassia prossimo alla Dominante doveva comunque essere percorso, come testimoniano le croci apposte sul sarcofago di cui abbiamo dato conto in precedenza. Infatti dopo aver perso la sua funzione primaria, la «Tomba di Nerone» divenne in epoca post-classica parte integrante dello spazio vissuto, tanto da essere risparmiato da distruzione, costituendo un importante punto di riferimento topografico nella desolata Campagna Romana (F. Vistoli, L’omicidio della pellegrina Anna Kotten presso «Tomba di Nerone» nei suoi risvolti letterari, storico-religiosi e topografici, pp. 318-333). Altro episodio che dovette destare non poca meraviglia negli abitanti della zona fu quello relativo al pallone ad idrogeno commemorante l’incoronazione di Napoleone del 2 dicembre 1804 (R. Bonuglia, André-Jacques Garnerin e il globo aerostatico caduto a «Tomba di Nerone» nel 1804, pp. 334-341); la mongolfiera, priva di equipaggio, lanciata dal piazzale di Nôtre-Dame la sera del 16 dicembre, dopo circa 20 ore di tragitto (1.200 km ad una velocità media di 60 km orari) s’inabissò nel lago Bracciano, ma prima urtò sulla nostra «Tomba di Nerone» causando il distacco violento del pomo della cima che conteneva la corona imperiale (un inconveniente che fu valutato dalle cronache del tempo come un triste presagio per il futuro di Napoleone). Dall’età romana fino ai giorni d’oggi: questo volume, per quanto attiene al soggetto specifico, offre a tutti noi spunti di dialogo costruttivo con il nostro passato, da quello antico a quello recente, insomma ci consente di riannodare, seguendo da vicino le coordinate storiche ed i risvolti leggendari, il filo continuo della nostra storia. Ma tutto il volume offre ancora molto di più. Proprio in sintonia con la metodologia di ricerca di Gaetano Messineo, le pagine sono piene di riferimenti a documenti archivistici, a manoscritti, a documentazione cartografica, insomma a tutto quel bagaglio, potenzialmente utile per i nostri scandagli, depositato presso istituzioni pubbliche o private, senza il quale non sarebbe mai possibile confermare argomentazioni talvolta di difficile riscontro. Così viene portata alla nostra attenzione la preziosa documentazione tratta dall’Archivio della Fabbrica di S. Pietro e dall’Archivio del Capitolo di S. Pietro, ora presso la Biblioteca Apostolica Vaticana, relativa ai dati antiquari sugli scavi promossi dallo stesso Capitolo (proprietario, per secoli, di un vastissimo comprensorio nella Campagna Romana) a partire dall’ultimo quarto del 1700, o conservata negli archivi e nei musei di Roma (A. Gauvain, Memorie di ricerche antiquarie nella tenuta della «Sepoltura di Nerone» (1780-1796) tratte dall’archivio del Capitolo Vaticano, pp. 148-153; A. Locchi - F. Vistoli, Gli scavi del Capitolo bibliografia 521 di San Pietro nella tenuta della «Sepoltura di Nerone»: dati antiquari dagli archivi e dai musei di Roma, pp. 154-191). Non poteva essere, pertanto, questo bel volume (il secondo della collana Fors Clavigera; il primo, uscito nel 2010, raccoglieva gli Atti di un incontro tenuto a Roma il 22 giugno 2009: La riscoperta della via Flaminia più vicino a Roma: storia, luoghi e personaggi), curato con intelligenza e competenza da Fabrizio Vistoli, che prende in esame, con approccio multidisciplinare e taglio diacronico, la storia e l’archeologia di questa tenuta della Campagna Romana (con evidenti aggiornamenti al pur prezioso recente LTUR Suburbium), il miglior segno di riconoscimento per lo studioso scomparso. Una vera e propria corolla, è incontestabile, ma anche, e direi soprattutto, un vero e proprio antidorum, un dono cioè di contraccambio a quello che Gaetano Messineo ci ha insegnato e ci ha lasciato, con la sua onestà professionale, con il suo rigore scientifico, con il suo amore verso il nostro passato. Marco Buonocore PERIODICO INTERNAZIONALE DI EPIGRAFIA LXXV, 2013 INDICE Giacomo MANGANARO, Tre note di storia e di epigrafia della Sicilia .... Marco FARACE, Il santuario di Apollo Hyperteleatas .................................. Franca FERRANDINI TROISI, Silvana CAGNAZZI, Tre liste di caduti ateniesi ....................................................................................................... Marco BUONOCORE, Paolo POCCETTI, Una nuova iscrizione peligna del gruppo «an(a)c(e)ta» ........................................................................... Monica CHIABÀ, Lo strano caso dell’iscrizione frammentaria di Gaio Sempronio Tuditano, cos. 129 a.C., da Duino (agro di Aquileia) .......... Pietro GAROFOLI, La dedica alle Nymphae Hospites di Guarcino............. Giovanni A. CECCONI, Chantal GABRIELLI, Nuove testimonianze epigrafiche da Florentia imperiale ................................................................. Lucia GERVASINI, Giovanni MENNELLA, CIL XI, 1352: un insolito documento sul culto di Iside a Luna ....................................................... François CHAUSSON, Le patriciat des Pedanii ............................................ Maurizio GIOVAGNOLI, Un nuovo cavaliere proveniente da Alatri ........ Guido MIGLIORATI, Origine, prefettura del pretorio (?) e consolati dell’imperatore Tacito................................................................................ Michel CHRISTOL, Procurateurs en Asie à l’époque tétrarchique : à propos de M(arcus) Aurelius Rusticus, procurateur du patrimoine de la province d’Asie ......................................................................................................... Paolo CUGUSI, CLE 1988 (= CIL VI, 37965), l’epigramma longum e l’elegia. Qualche osservazione metodologica sui testi epigrafici versificati ......... Maria Teresa SBLENDORIO CUGUSI, Carmina Latina Epigraphica Neapolitana . ..................................................................................................... Concepción FERNÁNDEZ MARTÍNEZ, Edición y comentario de un carmen epigraphicum de Arsago Seprio ................................................................ Franco LUCIANI, La collezione Pagani di Belluno. Vicende storiche e consistenza della raccolta epigrafica . ....................................................... José REMESAL RODRÍGUEZ, Valentina PORCHEDDU, Manel GARCÍA SÁNCHEZ, Sodales adiuvate! Il contributo dell’informatica al progresso dell’epigrafia anforaria greca .................................................................... *** Schede e notizie Marco BUONOCORE, Spigolature epigrafiche. VII . ................................... Adriano LA REGINA, Il graffito della Casa delle ierodule a Ostia . ............... Alessia PALLADINO, Lucio BENEDETTI, Due graffiti vascolari da tombe repubblicane nel territorio di Bovillae ..................................................... Marina VAVASSORI, Un’ara funeraria puteolana a Crespi d’Adda ............. Chantal GABRIELLI, Nuove testimonianze epigrafiche da Florentia . ....... Angela DONATI, Francesca CENERINI, Modena, Parco Novi Sad: le iscrizioni . .......................................................................................................... p. 9 » 33 » 45 » 59 » 107 » 127 » 141 » 153 » 167 » 187 » 195 » 205 » 233 » 251 » 271 » 283 » 309 » 337 » 388 » 390 » 398 » 404 » 410 Manuela MONGARDI, Anfore betiche con tituli picti dallo scavo di Modena, Parco Novi Sad: alcune osservazioni ....................................................... Filippo BOSCOLO, Magistri e ministri in un’iscrizione veronese dell’anno 1 a.C. .......................................................................................................... Silvia BRAITO, Tre signacula ex aere nel Museo del Castello del Buonconsiglio di Trento ................................................................................... Serena ZOIA, Un Ercole itinerario o lapicida? .............................................. Francesco MUSCOLINO, Mommsen, Bardt, Hernandez di Carrera e l’iscrizione degli Apronii di Erice (CIL X, 7257) . ........................................... Giacomo MANGANARO, Revisione di due iscrizioni greche ..................... Javier VELAZA, Nuevas inscripciones romanas de la comarca de Sakana (Navarra) . .................................................................................................. Pau MARIMON RIBAS, Antònia SOLER I NICOLAU, Nueva lectura de las piezas CIBal 42 y 43 ............................................................................ Alfredo BUONOPANE, Fur nattiga me. Due iscrizioni proibitive su strigili . ................................................................................................................ Mafalda CIPOLLONE, Ora possiamo chiamarla Tabula Tifernatis Tiberina . .............................................................................................................. Notizie da EAGLE ........................................................................................... Rencontres franco-italiennes sur l’épigraphie du monde romain .................. * * * Nouvelles de l’A.I.E.G.L. .................................................................................. * * * Bibliografia Ángel Martínez Fernández, Επιγραφές Πολυρρηνίας, Athens 2012 (Vassilios Vertoudakis) ....................................................................... «Tomba di Nerone». Toponimo, comprensorio e zona urbanistica di Roma Capitale. Scritti tematici in memoria di Gaetano Messineo, a cura di Fabrizio Vistoli, Roma 2012 (Marco Buonocore) ........................... Craig A. Williams, Reading Roman Friendship, Cambridge 2012 (Mauro Reali) ........................................................................................................ Collegia. Le phénomène associatif dans l’Occident romain, sous la direction de M. Dondin-Payre et N. Tran, Paris 2012 (Maria Silvia Bassignano) . .................................................................................................... Livio Zerbini, Gela Gamkrelidze, Temur Todua, I Romani nella Terra del Vello d’Oro. La Colchide e l’Iberia in età romana, Soveria Mannelli 2012 (Angela Donati) . ......................................................................... Stéphane Morabito, Inscriptions Latines des Alpes Maritimes, Nice 2010 (Giovanni Mennella) ........................................................................... Antonio Sartori, Pinacoteca Ambrosiana, V, Raccolte archeologiche, Sculture, Milano 2009 (José D’encarnação) . ..................................................... Annunci bibliografici ......................................................................................... * * * Indici, a cura di Angela DONATI ................................................................... I. Onomastica . ......................................................................................... II. Geographica . ........................................................................................ III. Notabiliora ........................................................................................... IV. Tavole di conguaglio ........................................................................... Elenco dei collaboratori ..................................................................................... p. 429 » 439 » 448 » 452 » 461 » 470 » 481 » 486 » 498 » 502 » 502 » 506 » 509 » 513 » 515 » 521 » 524 » 532 » 533 » 538 » 539 » » » » » » 541 543 548 550 553 555