Salutatio Patris Generalis Lettera ai Fratelli — Febbraio 2015 “Il Maestro è qui e ti chiama” Cambiare mentalità Cari fratelli: Credo che abbiate già ricevuto tutti il documento “Proposte per la riflessione e il discernimento sulla Cultura Vocazionale Scolopica”, inviato a tutte le Demarcazioni dalla Congregazione Generale, per facilitare il lavoro preparatorio del prossimo Capitolo Generale su questo tema così importante per il nostro Ordine e per la Chiesa. Se lo avete letto, avrete visto che espone la necessità di un “cambiamento di mentalità” nell’insieme delle Scuole Pie. Vorrei fare una piccola riflessione su questa proposta, perché la ritengo importante. I membri dell’Equipe di Pastorale Vocazionale dell’Ordine, dopo aver analizzato la nostra realtà in relazione alla Cultura Vocazionale, ci dicono che abbiamo bisogno di un “cambiamento di prospettiva”, di “aprire una nuova fase”, di “segnare una rinnovata direzione nel tema vocazionale”, di “una profonda rinnovazione”, persino di un “cambiamento di vita”. Sono affermazioni importanti, chiare ed esigenti, e sono tutte contenute nell’introduzione del documento. A mio avviso, la proposta di “cambiare mentalità” è il filo conduttore del testo pre-capitolare. Sarebbe un peccato se non prendessimo seriamente in considerazione ciò che ci viene chiesto. Vi offro alcuni brevi appunti, che hanno bisogno di un’ulteriore riflessione ed elaborazione. Sono solo esempi di alcuni “cambiamenti di mentalità” che dobbiamo considerare. Includo una precisazione: il documento pre-capitolare a cui mi riferisco, naturalmente, parla di tutte le dimensioni della Pastorale Vocazionale Scolopica e della promozione di tutte le vocazioni. In questa lettera fraterna farò riferimento in particolare alla Pastorale Vocazionale verso la Vita Religiosa Scolopica. 1 - Se non c’è una chiamata nel nome del Signore, non c’è Pastorale Vocazionale. Credo che questa sia un’affermazione che dobbiamo considerare con attenzione. Sono convinto dell’importanza dei processi educativi e pastorali che accompagnano la crescita integrale dei nostri bambini e giovani, e li aiutano a consolidare gradualmente la loro scelta di fede, la loro identità cristiana. Dobbiamo promuoverli, dobbiamo svilupparli, dobbiamo portarli avanti sempre con maggiore chiarezza e coerenza. Sono molto contento del buon successo che sta ricevendo il 1 Movimento Calasanziano in tutto l’Ordine. Ma questi processi non sono tutta la nostra Pastorale Vocazionale, né la suscitano di per sé. Solo quando si verifica una chiamata personale a seguire Gesù Cristo più da vicino e a dedicare pienamente la vita alla causa del Vangelo nelle Scuole Pie come religioso e come sacerdote, solo allora c’è la Pastorale Vocazionale specifica alla Vita Religiosa Scolopica. E quando questo non si verifica, quando le possibilità di farlo sono scarse o non si comprendono bene, o quando gli spazi in cui questa chiamata può verificarsi sono difficili o non si configurano in modo chiaro e prioritario, la Pastorale Vocazionale non può emergere. 2 - La Pastorale Vocazionale Scolopica ha bisogno di una buona struttura, organizzazione e dinamica, che siano proprie e specifiche. Non possono essere le stesse che abbiamo per la Pastorale Generale, né possono essere scollegate da essa, né possono accontentarsi dell’accompagnamento di quei giovani che vengono a noi come frutto di quella Pastorale Generale o di altre dinamiche che possano favorire l’impostazione vocazionale di una persona. La nostra Pastorale Vocazionale deve lavorare in diverse direzioni, che potremmo sintetizzare così: lavori di promozione, di formazione, di organizzazione e di sensibilizzazione 1. Supposta la qualità della nostra Pastorale Generale, in tutti gli ambiti, la Pastorale Vocazionale deve contribuire alla promozione (dinamiche e azioni che provochino “eventi di chiamata”); alla formazione (soprattutto sostenendo le equipes di Pastorale, quelle di Pastorale Vocazionale e quelle di Missione Condivisa, per incrementare la qualità ed il numero degli animatori vocazionali); all’organizzazione (lavorando molto con i responsabili delle nostre opere per generare responsabilità) e alla sensibilizzazione (in tutti gli ambiti in cui si crea e propone la nostra azione educativa e pastorale). Pretendere che la Pastorale Vocazionale possa funzionare senza queste dinamiche, o solo con le equipes proprie della Pastorale Generale, significa chiudere gli occhi di fronte alla realtà e le sue sfide. 3 - La Pastorale Vocazionale è più ampia della Pastorale Giovanile. Forse siamo troppo abituati a dire che quella vocazionale è una dimensione della Pastorale Giovanile, ma credo che dobbiamo essere più critici di fronte a questa affermazione. La Pastorale Vocazionale è più ampia, perché coinvolge e comprende molte altre cose: non solo i giovani, ma anche i bambini e gli adulti; lavora esplicitamente con gli educatori delle nostre opere o con le comunità religiose; affronta spazi propri della Formazione Iniziale e Permanente dei religiosi; si riferisce a tutte le dinamiche proprie della Cultura Vocazionale, ecc. La Pastorale Vocazionale, dalla prospettiva da cui viene affrontata dalla Chiesa, rompe definitivamente i confini della nostra mentalità e propone una visione globale tendente all’attivazione dei meccanismi vocazionali in tutte le nostre presenze. 4 - Le vocazioni religiose e sacerdotali scolopiche saranno il frutto di un incontro personale con il Signore Gesù , un incontro di chiamata che provoca una crisi , nel senso migliore della parola, nel giovane che incontra il Signore nel profondo delle sue ricerche, e questo incontro lo smuove. Senza questo incontro, non si produrrà l’opzione vocazionale scolopica di cui tanto hanno bisogno i bambini e i giovani del nostro mondo. Consapevole del fatto che tutti gli schemi comportano il rischio di una semplificazione, e che le categorie da cui organizziamo i nostri schemi non sono chiuse, ma complementari, azzardo a dire quanto segue: una pastorale scolopica basata sulla proposta di valori potrà generare buoni volontari 1 Juan Carlos Martos: “Abrir el corazón. Animación vocacional en tiempos difíciles y formidables”. Publicaciones Claretianas. Madrid, 2012. 2 scolopi; una pastorale scolopica basata su processi globali e completi, ben pensata e organizzata, potrà generare cristiani convinti della loro fede, desiderosi di condividerla e di viverla dal carisma calasanziano; una pastorale scolopica che propone, in modo mistagogico, un incontro profondo e personale con il Signore che mi chiama, non solo da processi globali, ma anche da dinamiche di rottura e di confronto profondo con le sfide radicali del Vangelo, questa pastorale potrà generare persone che vogliono dedicare la loro vita, per sempre, al Signore, dalla consacrazione religiosa scolopica. Se la nostra Pastorale non provoca una crisi e percorre strade troppo conosciute, è molto difficile che un giovane comprenda il “vieni e vedrai” che è alla base dell’incontro vocazionale. 5 - Quando si passa per le strutture del Collegio Calasanzio di Bogotà, si può vedere la bella cappella proprio al centro della scuola. Nella parte anteriore della facciata principale è scritta questa frase, ben visibile a tutti gli alunni e professori della scuola, e a tutte le persone che vi si avvicinano: “Il Maestro è qui e ti chiama ”. Ogni volta che la vedo inizio a riflettere, e non posso evitare di pensare che gli scolopi, e tutte le persone che assumono la nostra missione e la promuovono da ottiche diverse, dovrebbero diventare “trasmettitori di quella chiamata”. Il Maestro sta chiamando il giovane che entra in quella cappella della scuola, ma anche il giovane che sta nella riunione del gruppo del Movimento Calasanziano o l’alunno che entra in classe e vede questa frase dalla finestra della sua aula. La nostra Pastorale Vocazionale richiede che tutti cresciamo in questa imprescindibile consapevolezza che dobbiamo pensare noi stessi anche come animatori vocazionali. Questo comporta una conversione interiore, forse anche un cambiamento nelle idee pastorali o pedagogiche di cui siamo molto convinti, possibilmente un processo personale e comunitario di riscoperta di ciò che significa fare tutto quello che è in nostro potere, affinché le chiamate del Signore possano essere ascoltate, e i desideri e le ricerche dei giovani possano essere accompagnati. 6 - La Pastorale Vocazionale Scolopica ha bisogno di essere promossa come “scolopica”. Credo che nella cura e nella promozione di ciò che è “calasanziano” e “scolopico” ci sia una forte chiamata vocazionale. L’Ordine sta percorrendo un lungo cammino in tutto quel che si riferisce alla promozione della nostra propria identità, e sono sicuro che questo darà anche buoni frutti vocazionali. Il Calasanzio delinea un nuovo progetto nella Chiesa per cui si richiedono “molti operai, che non possono aversi se non hanno grande spirito o non sono chiamati con vocazione particolare . Poiché i chiamati in generale a lasciare il mondo, non avendo se non spirito d’incipienti, bisognosi ancora di slattarsi dalle comodità del secolo, preferiranno sempre, come in pratica si vede, qualche Religione approvata, dove dopo il noviziato siano sicuri di aver a morire, e possano pervenire al sacerdozio, piuttosto che una tale Congregazione, dove, in cambio di questi comodi, vi trovino altri incomodi di vita mortificata per aver a trattare con giovanetti, laboriosa per la continua fatica di tale esercizio e disprezzata dagli occhi della carne. La quale ha per vile la pedanteria dei poveretti” 2. La consistenza con cui viviamo la nostra vocazione, la chiarezza con cui sviluppiamo l’identità calasanziana della nostra vita e missione, la forza con cui trasmettiamo la chiamata ai giovani per costruire con noi il progetto che Dio ispirò al Calasanzio, la nitidezza del nostro impegno nella costruzione delle Scuole Pie, la nostra capacità di trasmettere il carisma a tante persone che lo scoprono come proprio, tutto questo contribuirà decisivamente alla nostra Pastorale Vocazionale Scolopica. 7 - Diventare un “corpo orante” per le vocazioni. Siamo molto lontani da questo obiettivo. Questo mi è chiaro. Ci è molto difficile comprendere l’invito del Signore a “pregare il signore della 2 San Giuseppe Calasanzio, “Memoriale al Cardinal Tonti” 3 messe, perché mandi operai nella sua messe 3”. Sono convinto che il nostro cambiamento di mentalità non verrà attraverso programmi formativi ben progettati (che sono molto importanti, non ne dubito), ma attraverso un’esperienza spirituale di cui, come Ordine, abbiamo bisogno. Iniziare e approfondire un percorso forte ed esigente di Preghiera per le Vocazioni, in cui ognuno di noi, le comunità, le Fraternità, le Equipes di responsabili della nostra missione, le Congregazioni Demarcazionali, tutti noi viviamo una dinamica forte di preghiera per le vocazioni scolopiche, ci aiuterà, senza dubbio, ad aprirci alla novità di cui abbiamo bisogno. Crediamo nell’efficacia della preghiera. È la preghiera che può aiutarci a cambiare, forse perché attraverso di essa possiamo iniziare ad approfondire la conoscenza di noi stessi 4 e poter così discernere e valutare 5. In fondo, il punto di partenza delle mie riflessioni è il seguente: le vocazioni religiose, anche quelle scolopiche, sono dono di Dio, frutto del suo amore per i bambini, i giovani e i poveri. A Lui dobbiamo supplicarle, da Lui dobbiamo aspettarle. L’Ordine è semplicemente un ponte tra le chiamate di Dio e il cuore generoso dei giovani. Per questo non dobbiamo pensare che le vocazioni siano in primo luogo frutto del nostro lavoro vocazionale (sono chiamate e doni del Padre), ma non dobbiamo dimenticare che non si è ponte in qualsiasi modo, e che esserlo presuppone una particolare responsabilità nell’intero piano salvifico di Dio e nella costruzione del Regno di Dio. Per questo dobbiamo rivedere come stiamo facendo le cose. Ringrazio l’Equipe di Pastorale Vocazionale per la forza e la perentorietà con cui ci hanno proposto la loro riflessione, e vi invito tutti a parteciparvi con coraggio e lucidità. Non facciamo i processi capitolari per dire che tutto quel che facciamo è ben fatto, ma per discernere, onestamente, in cosa dobbiamo cambiare, per meglio rispondere alle sfide che viviamo. Come dice Papa Francesco, la pastorale in chiave missionaria esige di abbandonare il comodo criterio pastorale del “si è fatto sempre così” 6. Vi mando un affettuoso saluto, con i miei migliori auguri a tutti. Pedro Aguado Padre Generale 3 Mt 9, 38 Lc 18, 13 5 San Giuseppe Calasanzio, EP 1139. 6 Papa Francesco in “Evangelii Gaudium” nº 33. 4 4