Manuale Chirurgico
2
L’AZIENDA
IMPLANTOLOGIA
Diversi sistemi implantologici, con soluzioni implantoprotesiche estremamente versatili e complete: connessioni interne ed esterne, spire autofilettanti, morfologie
coniche e cilindriche, un’ampia gamma di soluzioni protesiche.
Sweden & Martina sviluppa e produce sistematiche implantologiche che offrono al tempo stesso un’ottima funzionalità clinica e un perfetto risultato estetico. Le superfici sono state studiate per ottenere il miglior rapporto
fra rugosità superficiale del titano e velocità di guarigione
ossea. La strumentazione chirurgica è funzionale, semplice, ed ergonomica. Corsi di formazione, aggiornamenti
continui e assistenza capillare contraddistinguono il servizio e l’affidabilità che hanno fatto di Sweden & Martina
il punto di riferimento del mercato implantologico italiano.
ESTETICA
STRUMENTI
ROTATIVI
LASER &
TECNOLOGIE
AVAZATE
ORTODONZIA
INTERCETTIVA
CONSERVATIVA
CHIRURGIA
ORALE
ENDODONZIA
Da oltre 30 anni Sweden & Martina è leader nella progettazione, produzione e distribuzione di
prodotti destinati al mondo odontoiatrico. L’azienda agisce in tutto il territorio nazionale con
una forza vendita professionale estremamente capillare in grado di dare la necessaria assistenza ai propri clienti.
Sweden & Martina ha sempre unito all'attività industriale e commerciale la sinergia con i più
avanzati ambienti scientifici in Italia e all'estero. La collaborazione con le Università più prestigiose, il rapporto continuo con consulenti preparati e specialisti del settore hanno portato
allo sviluppo di prodotti unici, innovativi ed affidabili.
3
04
08
GUIDA AI DIAMETRI DELLE CONNESSIONI PROTESICHE
10
DECONTAMINAZIONE DELLA SUPERFICIE A PLASMA FREDDO
11
LA GAMMA
12
IL KIT CHIRURGICO
21
ANAMNESI DEL PAZIENTE E PIANO DI TRATTAMENTO
23
PREPARAZIONE DEL SITO IMPLANTARE
24
SEQUENZE CHIRURGICHE
32
FASE OPERATIVA DI POSIZIONAMENTO DELL’IMPIANTO
35
TECNICA SIMPLE
37
Ø3
IMPIANTI DENTALI OUT-LINK2
PLATFORM SWITCHING
38
INDICE
RIMOZIONE INTRAOPERATORIA DEGLI IMPIANTI
4
IMPIANTI DENTALI OUT-LINK2
L’impianto dentale Out-Link2 offre una soluzione implantoprotesica estremamente versatile e completa. La sua morfologia cilindrica con piattaforma di connessione ad esagono esterno ne consente l’impiego in diverse situazioni cliniche.
La connessione ad esagono esterno permette di avere un numero di spire maggiori a parità di lunghezza e a parità di passo
rispetto ad un impianto ad esagono interno, rappresentando così un vantaggio quando la dimensione verticale dell’osso disponibile è ai limiti della sufficienza.
L’impianto è molto autofilettante e ha una notevole stabilità primaria anche in osso poco mineralizzato.
L’impianto è studiato per una doppia fase chirurgica, e prevede che le fixture rimangano sepolte per il tempo necessario all’osteointegrazione.
Impianto Out-Link2
Bibliografia
• Barone A., Santini S., Sbordone L., Crespi R., Covani U.; A clinical study of the outcomes and complications associated with maxillary sinus augmentation; International Journal of Oral and Maxillofacial Implants, 21: 81-85, 2006
• Sbordone L., Guidetti F., Menchini Fabris G.B., Sbordone C.; Langerhans' cell histiocytosis: a case report of an eosinophilic granuloma of the mandible treated with bone graft
surgery and endosseous titanium implants; International Journal of Oral and Maxillofacial Implants, 21: 124-130, 2006
5
MORFOLOGIA DEGLI IMPIANTI OUT-LINK2
Il filetto degli impianti di ø 3.30 mm ha passo di 0.6 mm e un profilo simmetrico triangolare con angolo di 50°, il filetto degli
impianti di altri diametri ha passo di 0.8 mm e un profilo simmetrico triangolare con angolo di 60°. Questi profili permettono
di evitare traumi dell’osso dopo l’applicazione del carico e creano le perfette condizioni per una completa osteointegrazione.
Le incisioni apicali consentono di scavare l’osso, offrendo tre zone di decompressione e sfogo per i frustoli ossei, e migliorano la stabilità primaria, aumentando al tempo stesso l’antirotazionalità dell’impianto durante le manovre di avvitamento
e svitamento delle componenti ad esso connesse relative alla seconda fase chirurgica. La preventiva maschiatura dell’osso
è comunque sempre opportuna in caso di osso molto compatto (D1).
Filetto con profilo triangolare di impianto ø 3.30 mm
Filetto con profilo triangolare di impianto ø 4.10 mm
Dettaglio al SEM della parte apicale dell’impianto ø 4.10 mm
Dettaglio al SEM della parte apicale dell’impianto ø 4.10 mm
6
LA CONNESSIONE DEGLI IMPIANTI OUT-LINK2
All’interno del sistema Out-Link2 sono presenti due diverse piattaforme protesiche: una con esagono esterno da 2.40 mm alto
1.0 mm e filettatura M 1.8, utilizzata negli impianti di diametro 3.30 mm e negli impianti di diametro 4.10 mm “switching
platform”; l’altra con esagono standard da 2.70 mm alto 0.70 mm e filettatura M 2.0 utilizzata negli impianti di diametro
3.75, 4.10 e 5.00 mm. Entrambe le piattaforme garantiscono elevata precisione e permettono di risolvere adeguatamente ogni
tipologia di soluzione protesica. Le caratteristiche appena descritte permettono inoltre di utilizzare il concetto di switching
platform montando dei pilastri più stretti della piattaforma protesica dell’impianto. Così facendo è possibile sfruttare a nostro vantaggio la componente orizzontale dell’ampiezza biologica e ridurre al minimo la perdita di osso crestale. La tecnica
“switching platform” è possibile con gli impianti ø 4.10 mm “SP” (switching platform) utilizzando su questi impianti le componenti protesiche ø 3.30 mm e sugli impianti ø 5.00 mm utilizzando le componenti protesiche ø 4.10 mm.
Immagine al SEM: connessione con esagono 2.4 mm
Immagine al SEM: connessione con esagono 2.7 mm
CODICE COLORE
All'interno del sistema implantologico Out-Link2 è stato definito un sistema di codice colore che identifica il diametro massimo del filetto delle fixture (vedere tabella a pagina 8-9).
Sono identificati tramite il codice colore:
- i mounter, che consentono così l'identificazione visiva del diametro di filettatura della fixture cui sono assemblati;
- i transfer per la presa di impronta e gli analoghi da laboratorio;
- le frese finali.
Tutti gli impianti Out-Link2 e le viti tappo sono prodotti in titanio grado 4.
I mounter e le viti di serraggio sono realizzati in lega di titanio grado 5.
Gli impianti sono forniti preassemblati al mounter per l'inserimento diretto nel sito chirurgico.
La vite tappo è compresa nella confezione di ogni singolo impianto.
7
LE SUPERFICI
È stato ampiamente dimostrato che la rugosità, quanto più è vicina alla dimensione dei fibroblasti tanto più è in
grado di influenzare il comportamento cellulare, provocando una maggiore attivazione piastrinica rispetto ad una superficie liscia, accelerando così il processo di riparazione ed osteointegrazione: la rugosità è in grado di orientare la
disposizione delle cellule, di alterare il metabolismo e la proliferazione, di differenziare gli osteoblasti e di modulare
la produzione di matrice extracellulare. Questi studi hanno condotto all’attuale sviluppo delle superfici degli impianti Out-Link2: ZirTi e TriSurface.
SUPERFICIE ZirTi
(Zirconium Sand-Blasted Acid Etched Titanium)
È una superficie nanostrutturata di nuova generazione ottenuta mediante processo proprietario, che prevede una sequenza di passaggi
dalla sabbiatura con ossido di zirconio alla mordenzatura con acidi minerali. La superficie è decontaminata ed attivata con ionizzazione a
plasma di Argon. La rugosità e lo stato della superficie sono in grado
di promuovere la proliferazione e differenziazione osteoblastica, la formazione e la maturazione del tessuto osseo.
Dettaglio al SEM della superficie ZirTi
SUPERFICIE A RUGOSITÀ PROGRESSIVA TriSurface
La superficie TriSurface, utilizzata clinicamente da oltre 10 anni, offre
una rugosità progressivamente maggiore dal collo dell’impianto verso
l’apice. Il collo è lucido per 0.75 mm di altezza. La parte inferiore del
collo, per una lunghezza di 2.00 mm, è sabbiata e presenta una rugosità intermedia che permette una migliore aggregazione cellulare nella
regione corticale dove i legami trabecolari sono particolarmente compatti. Quest’area, con un grado di rugosità intermedia, permette un
migliore controllo delle infezioni batteriche prima che queste possano
degenerare in perimplantiti. Il corpo della fixture nella sua porzione
media apicale, è rivestito con Titanium Plasma Spray (TPS) e presenta
il massimo grado di rugosità ottenibile, garantendo un’ottima stabilità primaria anche in presenza di osso poco mineralizzato ed aumentando notevolmente la superficie di contatto osso-impianto.
Dettaglio al SEM delle superfici di
un impianto rivestito in TriSurface
Bibliografia
• Scarano A., G. Iezzi, G. Petrone, A.Quaranta, A. Piatelli; Valutazione della densità ossea perimplantare: uno studio sperimentale sul coniglio; Il Dentista Moderno, 1: 95-107, 2003
• L. Postiglione, G. Di Domenico, L. Ramaglia, S. Montagnani, S. Salzano, F. Di Meglio, L. Sbordone, M. Vitale, G. Rossi; Behavior of SaOS-2 cells cultured on different titanium surfaces; Journal of Dental Research, 82 (9): 692-696, 2003
• Perrotti V., Scarano A., Iezzi G., Piattelli A.; Risposta ossea ad impianti a superficie nanoporosa anodizzata; Rivista Periodica di Odontostomatologia, 1: 13-20, 2004
• Morra M., Cassinelli C., Crespi R., Covani U.; Valutazione in vitro di una nuova superficie implantare con morfologia nano-strutturata; Rivista Periodica di Odontostomatologia, 1:
27-34, 2004
• F. Carinci, F. Pezzetti, S. Violina, F. Francioso, D. Arcelli, J. Marchesini, A. Piattelli; Analysis of MG63 Osteoblastic-cell response to a new nanoporous implant surface by means of a
microarray technology; Clinical Oral Implant Research, 15: 180-186, 2004
• Postiglione L., Di Domenico G., Ramaglia L., Di Lauro A.E., Di Meglio F., Montagnani S.; Different titanium surfaces modulate the bone phenotype of SaOS-2 osteoblast-like cells;
European journal of histochemistry; EJH, 48 (3): 213-22, 2004
• Pappalardo S., Baglio O.A., Carlino P., Grassi F.R.; Scanning Electron Microscope Analysis of Different Implant Surfaces: a Comparative Study; European Journal of Implant Prosthodontics, 1 (1): 25-34; 2005
• Riley D., Bavastrello V., Covani U., Baroni A., Nicolini C.; An in-vitro study of the sterilization of titanium dental implants using low intensity UV-radiation; Dental materials; official
publication of the Academy of Dental Materials, 21 (8): 756-60, 2005
8
GUIDA AI DIAMETRI DELLE CONNESSIONI PROTESICHE
CODICE
e SUPERFICIE
ES
Ø2
H
Ø1
DIAMETRO
FIXTURE
(mm)
Ø2
DIAMETRO
ESTERNO
PIATTAFORMA
IMPLANTARE
(mm)
DIMENSIONI
ESAGONO
(ES x H mm)
FILETTATURA
VITI DI
SERRAGGIO
3.30
3.30
ES 2.4 x H 1 mm
M 1.8
Ø1
E-ZT-330
ZirTi
E-3S-330
TriSurface
MOUNTER
azzurro
E-ZT-375
ZirTi
E-3S-375
TriSurface
3.75
4.10
ES 2.7 x H 0.7 mm
M 2.0
verde
E-ZT-410SP
ZirTi
E-3S-410SP
TriSurface
4.10
4.10
ES 2.4 x H 1 mm
M 1.8
blu con
fascia argento
E-ZT-410
ZirTi
E-3S-410
TriSurface
4.10
4.10
ES 2.7 x H 0.7 mm
M 2.0
blu
E-ZT-500
ZirTi
E-3S-500
TriSurface
5.00
5.00
ES 2.7 x H 0.7 mm
M 2.0
magenta
9
Ø3
DIAMETRO PILASTRO (mm)
Ø3
Ø3
VITI DI SERRAGGIO
PER
PER
MOUNTER TRANSFER
TRANSFER
ANALOGO
PER
PILASTRI
solo
Regular Platform
3.30
azzurra
azzurra
azzurra
azzurro
azzurro
titanio
titanio
blu
blu
azzurra
azzurra
azzurro
azzurro
titanio
titanio
blu
blu
magenta
magenta
VTRA-180
VM-180
solo
Regular Platform
4.10
titanio
VTRA-200
VM-200
solo
Switching Platform
3.30
azzurra
VTRA-180
VM-180
solo
Regular Platform
4.10
titanio
VTRA-200
VM-200
Regular Platform
5.00
Switching Platform
4.10
titanio
titanio
VTRA-200
titanio
VM-200
blu
blu
10
DECONTAMINAZIONE DELLA
SUPERFICIE A PLASMA FREDDO
Al termine dei trattamenti superficiali, gli impianti vengono sottoposti
ad un accurato processo di decontaminazione della superficie mediante
plasma freddo innescato ad Argon, dopo essere stati in precedenza puliti dai contaminanti maggiori con numerosi cicli di lavaggio in solventi
appropriati. Durante il trattamento con Argon gli atomi del gas vengono
parzialmente ionizzati, acquistano energia e “bombardano” con violenza
la superficie della fixture. Questa sorta di “sabbiatura atomica” provoca la rimozione dei contaminanti organici, senza lasciare tracce o residui ulteriori. L’Argon, come è noto, è un gas inerte e non reagisce con
la superficie del titanio. Lo stato di decontaminazione superficiale viene
controllato regolarmente con analisi randomizzate di Bioburden residuo
e esame visivo al SEM su tutti i lotti prodotti.
Questo processo, attivando la ionizzazione degli atomi più superficiali
dell’ossido di titanio, aumenta la bagnabilità della fixture.
Reattore al plasma in funzione durante un processo di
decontaminazione superficiale degli impianti
COMPOSIZIONE SUPERFICIALE DEGLI IMPIANTI
Quanto migliori sono i processi di passivazione, pulizia, decontaminazione della superficie di un impianto, tanto maggiore è
la presenza di titanio puro sulla stessa e proporzionalmente aumentano le possibilità di osteointegrazione. Sweden & Martina, grazie ai rigorosi trattamenti di superficie e tramite il processo di decontaminazione a plasma freddo, è riuscita ad ottenere un valore di titanio in percentuale di massa elevatissimo, documentato dalle analisi ESCA che vengono svolte in
maniera randomizzata sui lotti produttivi. Solo impianti sottoposti a trattamenti così accurati garantiscono risultati così significativi, tali da offrire le migliori probabilità di successo e durata.
PROCEDURE DI DETERSIONE E STERILIZZAZIONE DEGLI STRUMENTI CHIRURGICI
DETERSIONE: la detersione è una fase molto importante, in quanto deve garantire l’eliminazione di qualsiasi residuo (organico ed inorganico) presente sulla superficie dei pezzi subito dopo l’utilizzo. Si consiglia di rimuovere le impurità più consistenti mediante uno spazzolino con setole non troppo dure (per evitare di graffiare la superficie stessa). I pezzi devono poi
essere immersi per qualche ora in un detergente specifico, in grado di raggiungere e rimuovere le impurità anche nei posti
più difficili. Non utilizzare detergenti troppo aggressivi (es. ipoclorito di sodio, acqua ossigenata, ecc.) o contenenti elevate
concentrazioni di cloro per evitare effetti indesiderati di ossidazione superficiale. Nell’utilizzo del detergente prescelto attenersi alle specifiche raccomandazioni d’uso del produttore. Successivamente i pezzi vanno posti in bagno ad ultrasuoni con
una soluzione contenente un detergente specifico non schiumogeno. I pezzi vanno infine rimossi dal bagno ad ultrasuoni ed
asciugati accuratamente prima di procedere alla sterilizzazione.
STERILIZZAZIONE: nel caso si decida di sterilizzare i pezzi al di fuori del kit, si raccomanda che prima vengano imbustati per
“tipologia” (per es. frese con frese, avvitatori con avvitatori, ecc.) per evitare effetti ossidativi; nel caso si voglia sterilizzare
i pezzi all’interno del kit, è bene assicurarsi che i pezzi e il box siano ben asciutti prima di imbustarli. Una volta imbustato il
kit, si deve procedere alla sterilizzazione mediante autoclave a vuoto, con temperatura max 134°C e un tempo di asciugatura di almeno 60 minuti. Non sterilizzare con autoclavi a secco o autoclavi chimiche. Per la sterilizzazione adottare dei parametri definiti da un ciclo validato.
11
LA GAMMA
Ø1
Out-Link
ZirTi
Ø1
Out-Link
TriSurface
2
2
L
L
Ø
ZirTi
TriSurface
L Lunghezza
Ø Spira
Ø1 Connessione
ZirTi
TriSurface
L Lunghezza
Ø Spira
Ø1 Connessione
-
E-ZT-330-100
E-3S-330-100
10 mm
3.30 mm
3.30 mm
E-ZT-330-115
E-3S-330-115
11.5 mm
3.30 mm
3.30 mm
E-ZT-330-130
E-3S-330-130
13 mm
3.30 mm
3.30 mm
E-ZT-330-150
E-3S-330-150
15 mm
3.30 mm
3.30 mm
E-ZT-375-085
E-3S-375-085
8.5 mm
3.75 mm
4.10 mm
E-ZT-375-100
E-3S-375-100
10 mm
3.75 mm
4.10 mm
E-ZT-375-115
E-3S-375-115
11.5 mm
3.75 mm
4.10 mm
E-ZT-375-130
E-3S-375-130
13 mm
3.75 mm
4.10 mm
E-ZT-375-150
E-3S-375-150
15 mm
3.75 mm
4.10 mm
E-ZT-410SP-100
E-3S-410SP-100
10 mm
4.10 mm
4.10 mm
E-ZT-410SP-115
E-3S-410SP-115
11.5 mm
4.10 mm
4.10 mm
E-ZT-410SP-130
E-3S-410SP-130
13 mm
4.10 mm
4.10 mm
E-ZT-410SP-150
E-3S-410SP-150
15 mm
4.10 mm
4.10 mm
E-ZT-410-085
E-3S-410-085
8.5 mm
4.10 mm
4.10 mm
E-ZT-410-100
E-3S-410-100
10 mm
4.10 mm
4.10 mm
E-ZT-410-115
E-3S-410-115
11.5 mm
4.10 mm
4.10 mm
E-ZT-410-130
E-3S-410-130
13 mm
4.10 mm
4.10 mm
E-ZT-410-150
E-3S-410-150
15 mm
4.10 mm
4.10 mm
E-ZT-500-085
E-3S-500-085
8.5 mm
5.00 mm
5.00 mm
E-ZT-500-100
E-3S-500-100
10 mm
5.00 mm
5.00 mm
E-ZT-500-115
E-3S-500-115
11.5 mm
5.00 mm
5.00 mm
E-ZT-500-130
E-3S-500-130
13 mm
5.00 mm
5.00 mm
-
-
ZirTi E-ZT-410SP-085
TriSurface E-3S-410SP-085
L Lunghezza
8.5 mm
Ø Spira
4.10 mm
Ø1 Connessione
4.10 mm
ZirTi
TriSurface
L Lunghezza
Ø Spira
Ø1 Connessione
ZirTi
TriSurface
L Lunghezza
Ø Spira
Ø1 Connessione
Ø
12
IL KIT CHIRURGICO
Il kit chirurgico del sistema implantologico Out-Link2 è stato studiato per la massima semplicità ed ergonomia. Infatti si presenta come un pratico box chirurgico in Radel®, sterilizzabile in autoclave, all'interno del quale trovano alloggiamento gli strumenti chirurgici per il posizionamento degli impianti Out-Link2.
FG-200280XS
FFT2300LXS
FFT2FG330- 330-425
LXS
XS
FFT2425LXS
FPT2200-LXS
STOP2-200-085
STOP2-200-100
STOP2-200-115
STOP2-200-130
STOP2-200-150
CM
PROF3
IN
F-18
FFT2280LXS
STOP2- STOP2- STOP2- STOP2- STOP2280- 280- 280- 280- 280085
100
115
130
150
CRI3
PP-2-28
13
La sequenza di utilizzo delle frese e dei maschiatori è guidata da codici serigrafati sul tray porta-strumenti ed è organizzata
in funzione del diametro e dell’altezza dell'impianto che si è scelto di inserire. Gli strumenti contenuti all’interno del kit sono
tutti prodotti in acciaio inossidabile per uso chirurgico. Per garantire la massima durata dei pezzi, si consiglia di seguire le
procedure di detersione e di sterilizzazione raccomandate.
E-MS-330
STOP2- STOP2- STOP2- STOP2- STOP2300- 300- 300- 300- 300085
100
115
130
150
STOP2- STOP2- STOP2- STOP2- STOP2330- 330- 330- 330- 330085
100
115
130
150
E-MS-375
FC-410-XS
E-MS-410
E-MS-500
STOP2- STOP2- STOP2- STOP2- STOP2425- 425- 425- 425- 425085
100
115
130
150
libero
PROFCAL2
E-MOUL- E-MOUL- BSMALL- REG- BPMEX
EX
C
BAVV3BPM- B-AVV- MAN-R
CA2
M
HSM- HSM- HSM- HSML- HSM20-09- 20-09- 20-EX 20-EX 20-CA
DG
CA
libero
libero
libero
libero
libero
14
FRESE CHIRURGICHE
Lt:
Lp:
7
11.5 13
8.5 10
15 18
Lp
Lt
Lunghezza totale della parte lavorante, inclusa la punta.
Lunghezza della punta. Questa misura deve essere calcolata
in aggiunta alla lunghezza del foro della preparazione.
Nota bene: Le frese realizzano sempre un foro più lungo dell’impianto
che si desidera inserire. Il sovradimensionamento (Lp) è pari all’altezza
della punta della fresa che si sta utilizzando (per le misure esatte del
sovradimensionamento, si faccia riferimento alla sezione “sequenze
chirurgiche”).
Il kit chirurgico contiene le seguenti frese:
F-18
Fresa a rosetta, ø 1.8. Serve per incidere la corticale. Il collo della fresa è opportunamente disegnato per consentirne l’uso anche quando si utilizza una dima chirurgica. Il disegno delle lame garantisce un taglio efficace sia in punta che di lato.
FPT2-200-LXS Frese cilindriche, nei diametri 2.00, 2.80, 3.00, 3.30 e 4.25 mm. Servono per preparare il foro di alloggiamento dell’impianto. Per le successioni di utilizzo si rimanda alla sezione “sequenze chirurgiche”. Le frese hanno tacche di profondità
FFT2-280-LXS marcate al laser, e sono predisposte per essere utilizzate con una serie di stop (uno
per ognuna delle tacche correlate). Le frese sono facilmente individuabili grazie ad
FFT2-300-LXS un anellino colorato. La fresa di ø 2.00 (iniziale) è identificata da un anello bianco.
Le frese successive hanno la tacca nel colore correlato al mounter dell’impianto per
il quale preparano l’alloggiamento, in funzione del codice colore adottato nell’amFFT2-330-LXS bito del sistema implantologico Out-link2.
FFT2-425-LXS
Le frese finali a differenza di quelle iniziali, presentano un’elica a tre taglienti invece che a due; questa particolarità permette all’operatore un miglior controllo
dell’avanzamento e un miglior centraggio in fase di fresatura.
Codice
Fresa
Ø fresa
mm
Altezza punta
(Lp)
FPT-200-LXS
FFT-280-LXS
FFT-300-LXS
FFT-330-LXS
FFT-425-LXS
2.00
2.80
3.00
3.30
4.25
0,58
0,81
0,87
0,95
1,23
Le tacche indicano la profondità della preparazione.
Colore di riferimento del
Ø impianto per cui la fresa
prepara il sito (finale)
bianco
azzurro
verde
blu
magenta
Ø impianto per cui la fresa
prepara il sito (finale)
pilota
3.30
3.75
4.10
5.00
15
Le frese cilindriche sono predisposte per essere utilizzate con una serie di stop (uno per ognuna delle tacche correlate). Gli
stop possono essere agevolmente inseriti e rimossi direttamente dalla punta della fresa. Gli stop riportano serigrafati il diametro della fresa corrispondente, la profondità di preparazione, e hanno un anello colorato corrispondente alla fresa con cui
devono essere utilizzati.
FG-200/280XS Frese intermedie, sono indicate per allargare progressivamente le preparazioni in
funzione del diametro delle frese da utilizzare in successione. Sono caratterizzate
da una guida non tagliente, che consente di centrare il foro in maniera precisa.
FG-330/425XS Anche queste frese sono identificate da un anellino colorato. Devono essere utilizzate solamente nella porzione corticale per creare un invito centrato per le successive frese più larghe.
Codice
Fresa
FG-200/280XS
FG-330/425XS
Ø fresa
mm
2.00 / 2.80
3.30 / 4.25
Colore di
riferimento
nero
giallo
Utilizzo
allargamento del foro da 2.0 mm a 2.80 mm
allargamento del foro da 3.30 mm a 4.25 mm
FC-410-XS
Fresa tipo countersink. Deve essere utilizzata per preparare l’alloggiamento del
collo degli impianti di ø 3.75 mm, la cui piattaforma di connessione è di ø 4.10 mm.
La fresa è caratterizzata da una guida non tagliente e da un anellino verde. Una
marcatura laser sulla parte lavorante indica la profondità di utilizzo.
PROF-CAL2
Il kit chirurgico contiene una prolunga per frese, che rende agevole la preparazione
del sito soprattutto nei casi di impianto singolo, quando la presenza dei denti adiacenti contrasta con la dimensione della testa del contrangolo. Quando viene utilizzata la prolunga, si faccia attenzione ad inserire il gambo della fresa sino in
fondo.
N.B.: Non sono previsti stop per le frese intermedie né per il countersink. Si rammenta che devono sempre essere utilizzate
frese con tagliente in ottimo stato.
16
STOP
Per l’utilizzo degli stop fare riferimento alle pagine precedenti, al capitolo “Frese”.
STOP2-200-085
STOP2-200-100
STOP2-200-115
STOP2-200-130
STOP2-200-150
STOP2-280-085
STOP2-280-100
STOP2-280-115
STOP2-280-130
STOP2-280-150
STOP2-300-085
STOP2-300-100
STOP2-300-115
STOP2-300-130
STOP2-300-150
STOP2-330-085
STOP2-330-100
STOP2-330-115
STOP2-330-130
STOP2-330-150
STOP2-425-085
STOP2-425-100
STOP2-425-115
STOP2-425-130
STOP2-425-150
OSTEOTOMI
Per le tecniche di espansione delle creste sottili, per i mini rialzi crestali e per la compattazione di osso scarsamente mineralizzato, è stato messo a punto un set completo di osteotomi, da utilizzarsi in alternativa alle frese finali.
E-OS-090-PP
E-OS-160-PC
E-OS-200-PC
E-OS-240-PC
17
MASCHIATORI
Gli impianti Out-Link2 sono impianti automaschianti con un’ottima capacità di taglio e facili all’inserimento. L’uso del maschiatore è tuttavia raccomandato in tutti i casi in cui il tipo di osso (D1) lo richieda. A questo proposito si faccia riferimento
alla sezione “sequenze chirurgiche”. La mancata maschiatura nei casi in cui questa sia raccomandata può generare problemi
nel successivo inserimento dell’impianto.
I maschiatori devono essere inseriti nell’osso per una profondità calcolata detraendo due millimetri dalla lunghezza dell’impianto. Ad esempio, dovendo inserire un
impianto di 10 mm, il maschiatore dovrà essere inserito per 8 mm (vedi tabella sottostante). Il kit chirurgico contiene un maschiatore per ogni diametro impiantare.
Il diametro dell’impianto di riferimento è marcato su tutti i maschiatori.
AVV3-MAN-R
E-MS-330
6.5 (per impianto h 8.5 mm)
8.0 (per impianto h 10 mm)
9.5 (per impianto h 11.5 mm)
11.0 (per impianto h 13 mm)
13.0 (per impianto h 15 mm)
PERNI DI PARALLELISMO
PP-2/28
Il kit chirurgico contiene 6 perni che possono essere utilizzati per verificare l’asse
di inserimento degli impianti e il parallelismo fra più impianti. I perni hanno un lato
di ø 2.00 mm e l’altro di 2.8 mm, così da poterli usare dopo il passaggio delle frese
aventi questi stessi diametri.
18
AVVITATORI
Il kit chirurgico contiene due diversi avvitatori: uno è da utilizzare durante gli interventi chirurgici, l’altro durante le sedute
di protesi.
1. Avvitatore chirurgico:
HSM-20/09-DG Questo avvitatore ha una parte più sottile in punta che serve per prelevare e
avvitare/svitare le viti chirurgiche (viti
tappo). Questo stesso avvitatore, nella
HSM-20/09-CA parte superiore, è leggermente più largo
e serve per svitare/avvitare le viti di serraggio dei mounter e per “trattenere” il
mounter stesso per portarlo al di fuori
del cavo orale.
L’avvitatore chirurgico è disponibile sia
in versione digitale (HSM-20/09-DG)
che per uso meccanico con contrangolo
(HSM-20/09-CA).
2. Avvitatore protesico:
HSM-20-EX
HSML-20-EX
HSM-20-CA
L’avvitatore protesico è disponibile all’interno del kit chirurgico in 3 diverse
versioni: manuale, corto e lungo e per
contrangolo. Gli avvitatori manuali possono essere utilizzati con la manopolina
digitale AVV3-MAN-R o con il cricchetto
CRI3 (vedi oltre) per il controllo del Torque di avvitamento
19
CRICCHETTO
All’interno del kit chirurgico del Sistema Implantologico Out-Link2 è presente un particolare cricchetto il quale può essere utilizzato sia in posizione bloccata senza controllo del torque che in posizione snodata con regolazione del torque da 15 a 35 Ncm
come cricchetto protesico per il serraggio delle viti.
Con la testa in posizione allineata al corpo del cricchetto lo stesso
funziona da cricchetto dinamometrico con controllo del torque (la
testa cede al raggiungimento del valore impostato).
Avvitando il tamburo posto nella parte terminale del cricchetto si
aumenta il valore del torque fino a 35 Ncm. Svitando lo stesso si
abbassa il valore di torque fino a rendere completamente mobile
la testa del cricchetto.
Una volta resa completamente mobile la testa del cricchetto è possibile ruotare di 90° la stessa e bloccarla riavvitando il tamburo
posteriore. A questo punto il cricchetto è rigido e funge da chiave
senza controllo del torque.
Si raccomanda di controllare sempre che gli o-ring ritentivi presenti negli strumenti del Sistema Implantologico Out-Link2 siano
in buono stato, in caso contrario procedere alla loro sostituzione.
STRUMENTI PER L’INSERIMENTO DEGLI IMPIANTI
B-AVV-CA2
B-BPM-C
B-BPM-M
Gli impianti possono essere inseriti nel sito sia manualmente che meccanicamente
con l’ausilio del contrangolo. Di seguito vengono illustrate le caratteristiche e le
funzioni degli strumenti da utilizzare per l’inserimento degli impianti. Per informazioni dettagliate circa la procedura si veda più oltre la sezione “Inserimento
impianti”.
Gli impianti si presentano nella confezione preassemblati al mounter, un dispositivo che consente di prelevare e inserire gli impianti senza toccarne la superficie.
20
Il mounter deve essere “agganciato” e prelevato con gli appositi strumenti manuali (B-BPM-C, corto o B-BPM-M, medio) o
per contrangolo (B-AVV-CA2).
Gli strumenti manuali possono essere raccordati nella loro parte superiore con la manopola digitale (AVV3-MAN-R) o con il
cicchetto (CRI3).
Gli strumenti per l’inserimento degli impianti svolgono anche la funzione di prolunga per i vari accessori presenti
all’interno del kit chirurgico, in caso di
necessità (maschiatori e avvitatori).
All’interno del kit chirurgico si trovano anche due mounter lunghi, da poter utilizzare sostituendoli ai mounter preassemblati agli impianti quando per motivi
di spazio o per presenza di denti adiacenti si renda necessario il loro utilizzo.
In caso di bassa stabilità primaria dell’impianto, onde evitare involontari svitamenti dello stesso, è opportuno trattenere il mounter in posizione mentre si
svita la sua vite di serraggio. A tal fine è disponibile all’interno del kit chirurgico una apposita chiave (CM).
21
ANAMNESI DEL PAZIENTE E PIANO DI TRATTAMENTO
Prima di procedere è importante eseguire un’attenta anamnesi pre-operatoria del paziente per verificarne l’idoneità al trattamento implantologico.
Successivamente alla realizzazione dei modelli delle due arcate si valuteranno la posizione e l’orientamento ottimale degli
impianti prescelti in funzione del piano occlusale e di una corretta distribuzione delle forze; in questa fase potrà essere realizzata una dima chirurgica che guiderà al corretto posizionamento degli impianti Out-Link2 durante la fase operatoria. In funzione del caso in esame si deciderà se utilizzare una procedura a singola o doppia fase chirurgica utilizzando per la
realizzazione della dima radiologica/chirurgica i cilindri in titanio (codice DIM).
Oltre ad un’indagine orale sia clinica che radiografica si consiglia di avvalersi di una T.C. della zona interessata; una volta
ottenute le lastre radiografiche e tomografiche lo specialista potrà identificare l’impianto Out-Link2 più adatto al caso con
l’ausilio di comode guide radiografiche trasparenti.
Con lo studio preoperatorio della T.C. Dentalscan è possibile identificare il tipo di osso presente nel punto in cui si prevede
di inserire l’impianto. La scelta della procedura chirurgica non può prescindere dal tipo di osso presente.
L’osso è normalmente identificabile in 4 tipi a seconda dalla densità. La classificazione (secondo Karl Misch) è la seguente:
D1
D2
Tutto osso corticale.
D3
Un’anima di osso midollare racchiusa in un guscio di
osso corticale.
D4
Tutto osso midollare senza corticale crestale.
Tutto osso midollare con scarsissima quota di mineralizzazione.
22
L’inserimento di uno o più impianti presuppone una buona manualità ed una
approfondita conoscenza delle moderne procedure in campo chirurgico e implantologico. Sweden & Martina ha sviluppato un programma completo di
corsi di formazione e workshop pratici e teorici. Per approfondimenti è attivo
il nr. verde 800-010789
Dima radiologica e chirurgica. Utilizzando gli appositi cilindretti in titanio
(codice DIM), viene costruita una dima radiologica e chirurgica al fine di ottenere un posizionamento degli impianti ideale sia dal punto di vista biomeccanico che estetico.
T.C. Dentascan con dima in situ. Essendo in titanio, i cilindretti della dima non disturbano le
immagini della T.C., permettendo così un approfondito studio prechirurgico dell’osso impiantabile sito per sito.
OPT Postoperatoria. La stessa dima (modificata ove necessario in seguito allo studio della
T.C.) viene sterilizzata ed utilizzata durante
l’intervento chirurgico, ottenendo così un posizionamento implantare funzionale, estetico e
predicibile.
Caso clinico: dott. M. Csonka
23
PREPARAZIONE DEL SITO IMPLANTARE
Al fine di ottenere una visualizzazione tridimensionale dell’osso disponibile è consigliabile sollevare un lembo mucoperiostale.
Come già anticipato precedentemente, le analisi cliniche e radiografiche preoperatorie giocheranno un ruolo importante nel determinare la posizione e la
direzione secondo le quali verranno posizionati gli impianti Out-Link2; in questo stadio sarà un valido aiuto una dima chirurgica che farà da guida nella
fase di marcatura della corticale con la fresa a rosetta e nella fase di fresatura con la fresa pilota da 2 mm. Di norma sarebbe giusto mantenere una distanza tra il perimetro degli impianti di 3.5-4 mm.
Nelle prossime pagine vengono riportate le sequenze di preparazione ottimali
per tutte le tipologie di impianti Out-Link2. Si ricorda di utilizzare sempre le
frese con stop correttamente inserito. Si ricorda che le frese preparano sempre un foro più lungo dell’impianto. La maggior
lunghezza è determinata dalla dimensione della punta della fresa (tali dimensioni sono precisate nelle successive sequenze
chirurgiche). Le preparazioni devono essere atraumatiche e il più graduali possibile e devono essere eseguite con velocità e
precisione. Non deve essere generato alcun surriscaldamento dell’osso.
Si ricorda inoltre di settare inizialmente il micromotore chirurgico con i corretti valori di torque, di riduzione e di rotazione in
funzione dell’operazione che si vuole eseguire. In particolare:
- le frese devono essere utilizzate alla velocità indicata nelle singole sequenze, con torque massimo e irrigazione abbondante
con soluzione fisiologica sterile fredda, meglio se raffreddata in frigorifero;
- i maschiatori devono essere utilizzati solamente quando indicato nelle singole procedure. Qualora il medico utilizzi il micromotore per eseguire la maschiatura e l’inserzione, si raccomanda di non eccedere i 20 giri/min. e torque adeguato.
Sweden & Martina distribuisce il sistema XO Osseo, prodotto dalla danese XO
Care, leader nell’ingegnerizzazione e produzione di micromotori chirurgici.
Il micromotore XO Osseo è fornito completo di chiavi di settaggio personalizzate per i sistemi implantologici Sweden & Martina.
24
SEQUENZE CHIRURGICHE
OSSO D1
h 13 mm
ø 3.30
h 13 mm
F-18
FPT2-200-LXS
FG-200/280XS
(1.100 rpm)
(1.100 rpm)
(1.100 rpm)
h 13 mm
Lp 0.81 mm
(max)
h 13 mm
ø 3.75
h 13 mm
F-18
FPT2-200-LXS
FG-200/280XS
(1.100 rpm)
(1.100 rpm)
(1.100 rpm)
h 13 mm
Lp 0.87 mm
(max)
F-18
FPT2-200-LXS
FG-200/280XS
(1.100 rpm)
(1.100 rpm)
(1.100 rpm)
F-18
FPT2-200-LXS
FG-200/280XS
(1.100 rpm)
(1.100 rpm)
(1.100 rpm)
h 13 mm
ø 4.10 SP - 4.10
h 13 mm
SP
Lp 0.95 mm
(max)
h 13 mm
ø 5.00
h 13 mm
h 13 mm
Lp 1.23 mm
(max)
25
Tipi di osso di densità diverse richiedono approcci chirurgici diversi. Le sequenze riportate nelle pagine che seguono sono pertanto riferite a tipi di osso specifici. Tutte le sequenze sono riferite a impianti di altezza 13 mm. In caso di utilizzo di impianti
di altezza diversa, si devono utilizzare le frese sino alla profondità della relativa tacca. I maschiatori vanno utilizzati alla profondità dell’impianto meno due millimetri (vedi sezione “Frese” e “Maschiatori”).
Le frese finali realizzano una sede più lunga dell’impianto che si desidera inserire. Il sovradimensionamento è pari all’altezza
della punta delle fresa che si sta utilizzando.
FFT2-280-LXS
E-MS-330
(900 rpm)
(20 rpm)
E-330-130
FFT2-300-LXS
FC-410-LXS
E-MS-375
(1.100 rpm)
(1.000 rpm)
(20 rpm)
FFT2-300-LXS
FFT2-330-LXS
E-MS-410
(1.100 rpm)
(900 rpm)
(20 rpm)
E-375-130
E-410-130
FFT2-300-LXS
FFT2-330-LXS
FG-330/425XS
FFT2-425-LXS
E-MS-500
(1.100 rpm)
(1.100 rpm)
(1.100 rpm)
(900 rpm)
(20 rpm)
E-500-130
26
SEQUENZA CHIRURGICA OSSO TIPO D2
OSSO D2
h 13 mm
ø 3.30
h 13 mm
F-18
FPT2-200-LXS
FG-200/280XS
(1.100 rpm)
(1.100 rpm)
(1.100 rpm)
h 13 mm
Lp 0.81 mm
(max)
h 13 mm
ø 3.75
h 13 mm
F-18
FPT2-200-LXS
FG-200/280XS
(1.100 rpm)
(1.100 rpm)
(1.100 rpm)
h 13 mm
Lp 0.87 mm
(max)
F-18
FPT2-200-LXS
FG-200/280XS
(1.100 rpm)
(1.100 rpm)
(1.100 rpm)
F-18
FPT2-200-LXS
FG-200/280XS
(1.100 rpm)
(1.100 rpm)
(1.100 rpm)
h 13 mm
ø 4.10 SP - 4.10
h 13 mm
SP
Lp 0.95 mm
(max)
h 13 mm
ø 5.00
h 13 mm
h 13 mm
Lp 1.23 mm
(max)
27
FFT2-280-LXS
E-330-130
(900 rpm)
FFT2-300-LXS
FC-410-LXS
(1.100 rpm)
(1.000 rpm)
FFT2-300-LXS
FFT2-330-LXS
(1.100 rpm)
(900 rpm)
E-375-130
E-410-130
FFT2-300-LXS
FFT2-330-LXS
FG-330/425XS
FFT2-425-LXS
E-MS-500
(1.100 rpm)
(1.100 rpm)
(1.100 rpm)
(900 rpm)
(20 rpm)
E-500-130
28
SEQUENZA CHIRURGICA OSSO TIPO D3
OSSO D3
h 13 mm
ø 3.30
h 13 mm
F-18
FPT2-200-LXS
(1.100 rpm)
(1.100 rpm)
h 13 mm
Lp 0.81 mm
(max)
h 13 mm
ø 3.75
h 13 mm
F-18
FPT2-200-LXS
FG-200/280XS
(1.100 rpm)
(1.100 rpm)
(1.100 rpm)
h 13 mm
Lp 0.87 mm
(max)
F-18
FPT2-200-LXS
FG-200/280XS
(1.100 rpm)
(1.100 rpm)
(1.100 rpm)
F-18
FPT2-200-LXS
FG-200/280XS
(1.100 rpm)
(1.100 rpm)
(1.100 rpm)
h 13 mm
ø 4.10 SP - 4.10
h 13 mm
SP
Lp 0.95 mm
(max)
h 13 mm
ø 5.00
h 13 mm
h 13 mm
Lp 1.23 mm
(max)
29
FFT2-280-LXS
E-330-130
(900 rpm)
FFT2-300-LXS
E-375-130
(1.100 rpm)
FFT2-300-LXS
FFT2-330-LXS
(1.100 rpm)
(900 rpm)
E-410-130
FFT2-300-LXS
FFT2-330-LXS
FG-330/425XS
FFT2-425-LXS
(1.100 rpm)
(1.100 rpm)
(1.100 rpm)
(900 rpm)
E-500-130
30
SEQUENZA CHIRURGICA OSSO TIPO D4
OSSO D4
ø 3.30
In presenza di osso D4 è sconsigliata l’inserzione implantare degli impianti di diametro 3.30 mm
h 13 mm
ø 3.75
h 13 mm
F-18
FPT2-200-LXS
(900 rpm)
(900 rpm)
h 13 mm
Lp 0.87 mm
(max)
F-18
FPT2-200-LXS
(900 rpm)
(900 rpm)
F-18
FPT2-200-LXS
(900 rpm)
(900 rpm)
h 13 mm
ø 4.10 SP - 4.10
h 13 mm
SP
Lp 0.95 mm
(max)
h 13 mm
ø 5.00
h 13 mm
h 13 mm
Lp 1.23 mm
(max)
31
E-OS-090-PP
E-OS-090-PP
E-OS-090-PP
E-OS-160-PC
E-OS-160-PC
E-OS-160-PC
E-375-130
E-OS-200-PC
E-OS-200-PC
E-OS-240-PC
E-410-130
E-500-130
32
FASE OPERATIVA DI POSIZIONAMENTO DELL’IMPIANTO
(1)
(1) Utilizzare l’etichetta uso paziente che si trova all’interno della confezione per
la cartella clinica del paziente.
(2) Aprire il blister e appoggiare la fiala in esso contenuta su una superficie sterile (un telino monouso o un panno sterile) in prossimità del campo operatorio.
(2)
(3)
(5)
(6)
(3) Immediatamente prima dell’inserimento nel cavo orale, rimuovere il tappo
grande dalla fiala, facendo attenzione a non rimuovere il tappino trasparente (4) postovi sopra e contenente la vite tappo.
(2)
(4)
Il mounter Out-Link2 è progettato in modo tale da consentire di
sfilare la fixture dalla fiala con l’apposito strumento, senza doverne toccare la superficie. Questo accorgimento permette di evitare la possibilità di contaminazione della superficie della
fixture, tanto importante per il processo di osteointegrazione. Il
mounter Out-Link2 premontato su tutte le fixture del sistema è
utilizzabile per l’inserimento con contrangolo o manualmente; il
dischetto porta mounter all’interno della fiala è colorato secondo
un codice colore che permette la rapida identificazione del diametro dell’impianto.
All’apertura della fiala il mounter si presenta con l’esagono superiore pronto per essere ingaggiato (5). L’impianto può essere
prelevato (6) tramite il mounter utilizzando l’apposito strumento per contrangolo
(B-AVV-CA2) e quindi avvitato meccanicamente (7) in sito con l’ausilio di un idoneo micromotore chirurgico a controllo di torque settato ad una velocità di avvitamento di 20 rpm (g/min) e torque max 70 Ncm.
Gli strumenti a controllo di torque, sia meccanici che normali, vanno tarati regolarmente con un opportuno strumento calibrato.
(7)
33
In alternativa l’impianto può essere
prelevato utilizzando l’apposita brugola
manuale (8-9) (B-BPM-C o B-BPM-M)
raccordata con l’avvitatore digitale
(AVV3-MAN-R) o con idoneo cricchetto a
controllo di torque. Si raccomanda di non
esercitare un torque superiore a 70
Ncm. Il mounter presenta una sfaccettatura e due incisioni puntiformi allineate
simmetricamente e 3 facce alternate dell’esagono dell’impianto. Si è così in
grado di posizionare l’impianto con
l’esagono orientato nella direzione desiderata (10-11). Qualora necessario, gli
stessi strumenti possono essere usati per
rimuovere l’impianto.
(8)
(9)
(10)
(11)
Terminato l’inserimento dell’impianto,
nel caso della tecnica simple, prima di rimuovere l’impianto si può procedere con
la presa dell’impronta intraoperatoria. Si può poi rimuovere il mounter svitando la
vite che lo tiene avvitato alla fixture, utilizzando l’apposito cacciavite (HSM20/09DG oppure HSM-60/09-CA) e tenendo bloccato il mounter con l’apposita
chiave (CM), (12) per evitare che l’impianto stesso si possa muovere.
Il mounter è molto preciso nella connessione con l’esagono dell’impianto così da
essere fermamente solidale con lo stesso durante la fase di inserimento. Proprio a
causa di questa estrema precisione durante la fase di rimozione del mounter potrebbe essere necessario effettuare un leggero movimento in senso antiorario (13)
con la chiave mounter (CM) per agevolare lo smontaggio.
Una volta rimosso il mounter con l’ausilio della corretta strumentazione, si preleva la vite tappo posizionata all’interno della parte superiore del tappo della fiala
tramite lo stesso avvitatore utilizzato per rimuovere il mounter (14-15) e si procede
all’avvitamento della stessa sull’impianto. Se viene utilizzato il micromotore chirurgico, si devono impostare i seguenti parametri: 20 rpm (g/min) e torque pari a
10 Ncm.
(14)
(15)
(12)
(13)
34
Nel caso si scelga una tecnica sommersa a doppia fase chirurgica, per minimizzare il disagio condizionato dal rispetto dei
tempi biologici per l’osteointegrazione, l’impiego delle protesi provvisorie mobili deve essere condotto con prudenza, scaricando ampiamente le stesse.
I protocolli implantari a due fasi prevedono che, trascorso un periodo di guarigione necessario per l’estrinsecarsi dei processi
biologici che conducono all’osteointegrazione, si possa procedere alla seconda fase chirurgica, finalizzata alla sostituzione
delle viti tappo con le viti trasmucose di guarigione.
I tempi di guarigione preliminari al carico di un impianto sono influenzati da numerosi fattori:
- la qualità dell’osso ricevente;
- la lunghezza dell’impianto adoperato;
- il numero di impianti da poter splintare insieme;
- il posizionamento degli impianti in linea o lungo un arco.
Nei casi in cui tutti o molti dei suddetti fattori risultino favorevoli, è ipotizzabile un carico precoce o immediato.
Nella seconda fase chirurgica si procede quindi all’esposizione delle viti di chiusura degli impianti, si rimuovono eventuali
tessuti duri in eccesso, e si procede allo svitamento delle stesse con l’avvitatore normale o per contrangolo; in questo caso
il micromotore chirurgico deve essere settato con i seguenti parametri: 20 rpm (g/min) e torque pari a 10 Ncm.
Una volta collocate le viti trasmucose di guarigione utilizzando lo stesso strumentario e gli stessi parametri usati per svitare
la vite tappo, si riaccollano i margini dei lembi, si adatta il tessuto molle al profilo della trasmucosa di guarigione e lo si sutura ermeticamente attorno ad essa.
Nel periodo postoperatorio e fino al completamento della realizzazione della protesi definitiva, il paziente può tornare a utilizzare la protesi provvisoria, previa modifica della stessa in corrispondenza delle trasmucose di guarigione utilizzate.
Prima di rimuovere le trasmucose di guarigione e incominciare la fase protesica bisognerà attendere la completa maturazione dei tessuti molli per una corretta rilevazione dell’impronta.
35
TECNICA SIMPLE
In alternativa al tradizionale utilizzo delle viti transmucose di guarigione, si può ricorrere alla tecnica “simple”, che consente di modellare i tessuti gengivali con un provvisorio fisso da inserirsi in fase di scopertura. L’utilizzo di un provvisorio possiede numerosi vantagi, tra i quali la possibilità di definire un’estetica dentale ed una anatomia gengivale ottimali, così da
dover eseguire con il definitivo solo delle piccole modifiche mirate.
Rx Endorale postoperatoria
di un impianto inserito in
giovane paziente con agenesia del 22.
Al 60° giorno (= Carico Precoce) viene inserito un provvisorio anatomico fisso avvitato. Con l’impronta intraoperatoria prevista dalla tecnica, si costruisce in laboratorio un provvisorio avvitato dal profilo di emergenza estetico, utilizzando un moncone provvisorio “Simple” opportunamente individualizzato e modellato con la forma ideale del dente. Questo provvisorio si
avvita sull’impianto alla scopertura, al posto della classica cuffia di guarigione, così da garantire un’estetica gengivale eccellente e facilmente predicibile.
Moncone Simple Provvisorio
per provvisori avvitati
Dettaglio della connessione
senza esagono di Moncone
Simple Provvisorio
Moncone Simple Definitivo in
titanio flessibile per protesi
definitive cementate
Dettaglio della connessione
con esagono del Moncone
Simple Definitivo
Si noti l’assenza di esagono nel moncone provvisorio, e il particolare e ampio profilo di emergenza che consente di preparare corone anatomiche per qualsiasi tipo di dente, sia un centrale che un laterale o un canino, sia un premolare
che un molare.
36
Corona definitiva cementata su moncone in titanio fresabile definitivo “Simple”
Quando i tessuti gengivali appaiono maturi e idealmente contornati, si procede alla costruzione
della corona definitiva, fresando con l’opportuna
festonatura un moncone “Simple” definitivo in titanio fresabile.
Caso clinico: dott. M. Csonka
I VANTAGGI DELLA PROCEDURA SIMPLE:
-
riduce i passaggi necessari per una riabilitazione implantoprotesica rispetto alla procedura tradizionale;
dimezza il numero delle sedute alla poltrona, consentendo un notevole risparmio di tempo;
semplifica ed economizza le procedure cliniche e di laboratorio;
garantisce in modo semplice la massima estetica delle ricostruzioni, guidando il condizionamento dei tessuti gengivali intorno
ad un profilo anatomico ideale
- è utilizzabile sia nelle tecniche di carico differito che in quelle di carico immediato.
TECNICA TRADIZIONALE
TECNICA SIMPLE
6 PASSAGGI
3 PASSAGGI
1
Inserzione implantare
1
2
Scopertura
2
3
4
5
6
Impronta
Consegna del provvisorio
Modifiche al provvisorio
Protesizzazione definitiva
3
Inserzione implantare
e impronta intraoperatoria
Scopertura e consegna
del provvisorio SIMPLE
Protesizzazione definitiva
L’opuscolo con le procedure complete di esecuzione della tecnica Simple può essere richiesto telefonando al numero verde
800.010789 o al numero 049.9124300.
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PLATFORM SWITCHING
Il platform switching consiste nella riduzione del diametro dell'abutment rispetto al diametro esterno della piattaforma implantare. Ha il vantaggio di distribuire più omogeneamente i carichi implantari, che pertanto creano meno stress a livello di
osso crestale. Il platform switching inoltre allontana dal punto di emergenza crestale il gap di connessione tra impianto e moncone. Questi fattori consentono una miglior conservazione dell'osso crestale, che a sua volta è in grado di sostenere adeguatamente le papille interprossimali, con vantaggio sia funzionale che estetico.
Rx Endorale postoperatoria di due impianti 4,10 Switching Platform inseriti in
zona estetica (21-22).
Come si apprezza dall’immagine, il picco di osso interimplantare responsabile del
sostegno alla papilla gengivale, è protetto dal riassorbimento dovuto al ristabilirsi dell’ampiezza biologica grazie alla piattaforma da 4.10 switching Platform,
sulla quale sono montati componenti di diametro inferiore (ø 3.30). In questo modo,
gran parte del riassorbimento osseo crestale è risparmiato.
Sovrapposizione della protesi definitiva e controllo Rx Endorale.
Grazie al ridottissimo riassorbimento crestale ottenuto con il Platform Switching,
è presente la papilla interimplantare ed i tessuti gengivali vestibolari appaiono
ben armonizzati con la dentatura preesistente.
Caso clinico: dott. M. Csonka
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RIMOZIONE INTRAOPERATORIA DEGLI IMPIANTI
Qualora si presentasse la necessità di rimuovere un impianto appena inserito si può procedere con l’ausilio del mounter.
Nel caso in cui il mounter sia già stato rimosso, pulire accuratamente il pozzetto dell’impianto dal sangue e da eventuali residui prodotti in fase di inserimento e procedere al riposizionamento del mounter fissando lo stesso all’impianto con la relativa vite. Durante la fase di avvitamento si utilizzerà lo stesso cacciavite utilizzato per rimuovere il mounter; se si utilizza
la versione per contrangolo, si deve settare il micromotore chirurgico con i seguenti parametri: 20 rpm (g/min) e torque pari
a 10 Ncm.
È necessario ricordarsi in questa fase di tenere bloccato il mounter con l’apposita chiave (CM) per evitare che l’impianto
stesso si avviti ulteriormente all’interno dell’osso rendendo ancora più difficoltosa la sua rimozione.
Il mounter correttamente connesso all’impianto si presenta con l’esagono superiore pronto per essere ingaggiato utilizzando
lo stesso strumento utilizzato per l’inserimento, avendo cura di ruotarlo in senso antiorario se si utilizza lo strumento per
contrangolo, si setti il micromotore a 20 rpm (g/min) e torque pari a 50 Ncm; se si utilizza la procedura normale, si utilizza
il cricchetto (CRI3) utilizzato nella posizione di controllo del torque o in posizione bloccata facendo attenzione che la freccia
marcata al laser sulla testa del cricchetto indichi il senso antiorario.
Prelevare l’impianto rimosso con l’ausilio di pinze sterili e appoggiarlo su di una superficie sterile in attesa che lo stesso venga
sostituito o riposizionato.
© by Sweden&Martina S.p.A.
ediz. 06/2008
Nell’interesse del miglioramento del prodotto, Sweden&Martina si riserva il diritto di modificarne le caratteristiche tecniche senza preavviso.
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INDICE
IMPIANTI DENTALI OUT-LINK2 ....................................................................................................04
Morfologia degli impianti Out-Link2 ............................................................................................05
La connessione degli impianti Out-Link2 ....................................................................................06
Codice colore ..............................................................................................................................06
Le superfici ................................................................................................................................07
Superficie ZirTi ........................................................................................................................07
Superficie a rugosità progressiva Trisurface ............................................................................07
GUIDA AI DIAMETRI DELLE CONNESSIONI PROTESICHE ............................................................08
DECONTAMINAZIONE DELLA SUPERFICIE A PLASMA FREDDO ....................................................10
Composizione superficiale degli impianti ................................................................................10
Procedure di detersione e sterilizzazione degli strumenti chirurgici ........................................10
LA GAMMA ..................................................................................................................................11
IL KIT CHIRURGICO ....................................................................................................................12
Frese............................................................................................................................................14
Stop ............................................................................................................................................16
Osteotomi ....................................................................................................................................16
Maschiatori ................................................................................................................................17
Perni di parallelismo ..................................................................................................................17
Avvitatori ....................................................................................................................................18
Avvitatore chirurgico................................................................................................................18
Avvitatore protesico ................................................................................................................18
Cricchetto....................................................................................................................................19
Strumenti per l’inserimento degli impianti..................................................................................19
ANAMNESI DEL PAZIENTE E PIANO DI TRATTAMENTO ..................................................................21
PREPARAZIONE DEL SITO IMPLANTARE ......................................................................................23
SEQUENZE CHIRURGICHE ..........................................................................................................24
Sequenza chirurgica Osso D1 ..................................................................................................24
Sequenza chirurgica Osso D2 ..................................................................................................26
Sequenza chirurgica Osso D3 ..................................................................................................28
Sequenza chirurgica Osso D4 ..................................................................................................30
FASE OPERATIVA DI POSIZIONAMENTO DELL’IMPIANTO ..............................................................32
TECNICA SIMPLE ........................................................................................................................35
Vantaggi della procedura Simple..............................................................................................36
PLATFORM SWITCHING................................................................................................................37
RIMOZIONE INTRAOPERATORIA DEGLI IMPIANTI ........................................................................38
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Fax 049 91.24.290
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Rev. 06/08
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