MARTEDÌ 2 AGOSTO 2005 LA REPUBBLICA 33 DIARIO DI 6 AGOSTO 1945: LA BOMBA SU HIROSHIMA Da quel giorno la discussione non si è mai interrotta. Era veramente necessario? Dove finisce la responsabilità degli studiosi e inizia quella della politica Robert Oppenheimer e il “fungo” della bomba di Hiroshima io mio, che cosa abbiamo fatto?» furono le parole del copilota dell’Enola Gay, vedendo esplodere alle sue spalle la bomba atomica che l’aereo aveva appena sganciato su Hiroshima. Quando l’arma nucleare era stata collaudata, il 16 luglio 1945, ad Alamogordo, in Nuovo Messico (nome in codice “Trinità”), le reazioni degli scienziati che l’avevano costruita non erano state molto diverse. «Sono divenuto Morte, il distruttore dei mondi», commentò il direttore del progetto, Oppenheimer, citando il Bhagavadgita. E Bainbridge, il direttore dell’esperimento, rivolto allo stesso Oppenheimer: «Ora siamo tutti figli di puttana». Nell’agosto 1939, il fisico ungherese Leo Szilard, rifugiato negli Stati Uniti per sfuggire al nazismo, aveva fatto visita ad Albert Einstein insieme ad altri due fisici ungheresi, anch’essi ebrei e rifugiati come lui, Eugene Wigner e Edward Teller, e lo aveva convinto a firmare una lettera al presidente Roosevelt, per informarlo sui progressi compiuti dai laboratori tedeschi nella scissione dell’atomo e allertarlo alla possibilità che la Germania nazista riuscisse ad allestire una reazione nucleare «che potrà permettere di costruire bombe potentissime di un nuovo tipo». La guerra non era ancora scoppiata, ma Roosevelt capì il pericolo e il governo americano si mosse rapidamente. Negli anni successivi, più di tremila fra scienziati e tecnici, sotto la direzione di Robert Oppenheimer, avrebbero lavorato a costruire un’arma mai vista prima, ma la cui esistenza era stata prevista dai teorici. I fisici migliori di un’intera generazione presero parte al progetto, molti di loro in fuga dai regimi totalitari che si erano affermati in gran parte d’Europa. Fra questi, l’uomo che aveva dimostrato sperimentalmente la fissione nucleare, Enrico Fermi, costretto a lasciare l’Italia perché sua moglie era ebrea. L’era nucleare ebbe inizio così, con una colossale esplosione. Il test iniziale di Alamogordo fu seguito con apprensione da quanti avevano contribuito a realizzarlo. Nessuno poteva essere certo che la nuova arma avrebbe funzionato, ma vi erano altre incognite. Nel corso dello sviluppo del progetto, Teller aveva adombrato la possibilità che lo scoppio potesse innescare una reazione a catena che avrebbe dato fuoco all’intera atmosfera terrestre. I calcoli avevano rapidamente mostrato che questo scenario apocalittico era da escludere, ma nessuno era in grado di prevedere con sicurezza, prima della prova, quali sarebbero state le reali conseguenze della deflagrazione. Per una rivalsa della storia, l’arma che avrebbe dovuto impedire ai nazisti di conquistare il mondo fu promossa proprio da un gruppo di coloro che Hitler aveva perseguitato più di ogni altro. In realtà, la fine della Germania venne senza che fosse necessario impiegarla. «I nazisti si sono arresi - scrisse Szilard a Teller - non è più necessario lanciare la bomba. La dimostrazione sarà sufficiente. Raccogli firme per una petizione». «Volevo farlo - racconterà Teller - ma non potevo senza prima chiedere il permesso del nostro apprezza- ATOMICA Se la scienza è madre del terrore LUCA E FRANCESCO CAVALLI SFORZA tissimo direttore, Robert Oppenheimer. Oppenheimer disse: assolutamente no. Non ne sappiamo abbastanza. Sono quelli di Washington che devono decidere. Mi convinse che, in linea di principio, aveva ragione». Quando la bomba fu lanciata su Hiroshima, 66 mila persone scomparvero, letteralmente, all’istante. Di alcuni restò solo l’ombra, stampata su quel che restava dei muri. Altri 69 mila morirono nei giorni e nelle settimane successive, per effetto delle ustioni e delle radiazioni. A Nagasaki, la bomba mancò il bersaglio di un paio di chilometri: 39 mila persone furono annichilite in un attimo, e altre 25 mila scomparvero in seguito. La resa del Giappone fu immediata. Non furono gli unici massacri su grande scala causati dai bombardamenti nell’ultima guerra: a Dresda, come a Tokyo, 100 mila persone morirono in una sola notte sotto le bombe incendiarie, nei primi mesi del ‘45. Finito il conflitto, molti degli stessi scienziati che avevano contribuito a costruire quella che sa- TZVETAN TORODOV ATOMICA. È NOTO che la decisione iniziale di lavorare alla realizzazione della bomba è provocata dal timore che Hitler ne fabbrichi una a sua volta. Ma, nel 1943, i servizi d’informazione alleati stabiliscono che la Germania ha accantonato questo progetto. Tuttavia, le ricerche sul potere della reazione nucleare negli Stati Uniti proseguono. I fisici hanno relegato al fondo della loro coscienza la questione della giustificazione ultima, sono mossi adesso dal desiderio di risolvere un problema tecnico di una straordinaria complessità. Il pensiero strumentale, esemplificato qui in modo eloquente, impone questo collegamento: se una cosa è possibile, essa deve divenire reale; e se esiste uno strumento, allora bisogna servirsene. In nessun momento interviene una domanda sui fini ultimi, sulle ragioni di un simile agire. La tecnica sembra decidere per noi. Sarebbe stato logico, essendo la bomba concepita come una protezione contro Hitler, rinunciare a servirsene una volta sconfitto. Ma è una cosa inconcepibile per il pensiero strumentale e burocratico: poiché il progetto è stato lanciato, bisogna condurlo fino al termine. “ “ Repubblica Nazionale 33 02/08/2005 «D rebbe divenuta “la bomba” per eccellenza, nell’immaginario collettivo, si adoperarono strenuamente perché l’arma nucleare fosse messa al bando. I più attivi furono Szilard e Oppenheimer. A Rotblatt fu assegnato il premio Nobel per la Pace 1995 per questa sua attività. Non tutti, però. Teller propugnò lo sviluppo di una bomba a fusione nucleare, la bomba H, in grado di spazzare via intere metropoli e di contaminare in permanenza estese regioni, al cui confronto l’atomica di Hiroshima può essere paragonata a un botto di Capodan- no. Se sospenderemo lo sviluppo dell’arma nucleare, i sovietici non avranno motivo di svilupparla a loro volta, fu il ragionamento dei pacifisti. I generali furono di opposto parere, e convinsero i politici: se noi ci fermiamo, i sovietici comunque andranno avanti e acquisteranno un margine di vantaggio incolmabile. Gli americani investirono risorse massicce nello sviluppo di armamenti nucleari. I sovietici, preoccupatissimi, fecero altrettanto. Iniziò una forsennata corsa, o meglio una reciproca rincorsa, alla costruzione di armi di distruzione di massa. A metà degli anni Cinquanta entrambe le superpotenze avevano messo a punto le prime bombe a idrogeno, anche mille volte più potenti di quella sganciata su Hiroshima. L’incubo della guerra nucleare e del fallout radioattivo avrebbe segnato un’intera generazione. Nel 1962, lo scontro fra Krusciov e Kennedy sull’invio dei missili sovietici a Cuba tenne il mondo sull’orlo del baratro. «Sarà una dura pioggia a cadere», cantava Bob Dylan in quegli anni. «Avete suscitato la peggiore paura che mai si possa diffondere: paura di portare bambini nel mondo. Voi, che minacciate di lasciare mio figlio non nato e senza nome, non valete il sangue che vi corre nelle vene». Sarebbe confortante se questi discorsi si potessero riferire al passato, ma è del presente che stiamo parlando. Alamogordo fu il primo di oltre 2000 test atomici. Il disarmo nucleare tanto propagandato nei decenni passati è servito in sostanza a demolire armi ormai obsolete. Le testate nucleari “pronte all’uso” sono oggi circa 36 mila. Una minuscola frazione di queste, se mai venissero usate, sarebbe sufficiente a riportare il pianeta all’età della pietra, se non a portare la specie umana all’estinzione. Nella valutazione comune, è stato l’equilibrio del terrore a impedire che ne venisse fatto uso finora. Come ebbe a dire Einstein: «Non so con che armi sarà combattuta la terza guerra mondiale, se mai ci sarà. Ma posso dirvi con cosa sarà combattuta la quarta: con clave di pietra». Un disarmo generalizzato, la completa messa al bando dell’arma nucleare, un sistematico controllo internazionale sui non moltissimi laboratori in grado di produrne, è quanto suggerisce il senso comune. Le armi nucleari sono da dichiarare fuorilegge in qualsivoglia paese del mondo, e progressivamente smantellate e distrutte. Una guerra nucleare porterebbe danni irrevocabili non solo ai paesi colpiti, ma a tutti i loro vicini; non solo alla nostra specie, ma a tutti gli organismi superiori. «Metteremo fine al genere umano, oppure l’umanità rinuncerà alla guerra?» chiedevano Einstein e Russell nel loro manifesto del ‘55. «La gente non vuole prendere in esame questa alternativa, perché è così difficile eliminare la guerra. Eliminare la guerra richiederà sgradite limitazioni della sovranità nazionale». Non si può dubitare che gli uomini continueranno a costruire ogni arma immaginabile. Chissà se le donne, che custodiscono e perpetuano la vita, agirebbero con altrettanta incoscienza, se avessero il governo del mondo? Le armi di distruzione di massa hanno avuto, però, forse almeno un merito: di mostrare con abbagliante chiarezza che nessun individuo e nessuna nazione è un’isola, che in questo campo non ci sono decisioni tattiche ma solo strategiche, che il governante cieco che fa un passo nell’abisso potrà trascinarsi dietro il mondo intero. Che non saranno solo i suoi “nemici”, ma anche i suoi connazionali, e i suoi e i loro figli e nipoti, a pagare per la sua follia. Che oggi, come domani, all’irresponsabilità non c’è più rimedio. DIARIO 34 LA REPUBBLICA LE TAPPE LA FISSIONE 1938 All’inizio del ‘900 due scienziati, Otto Hahn e Fritz Strassman, scoprono la fissione nucleare. La scoperta avviene quando il mondo sta per affrontare la seconda guerra mondiale EINSTEIN 1939 Szilard convince Einstein a scrivere una lettera al presidente Roosevelt esponendo le potenzialità offerte dalla fissione dell’uranio e parlando del pericolo nazista riguardo alla bomba MARTEDÌ 2 AGOSTO 2005 IL PROGETTO MANHATTAN ‘41-45 Parte il progetto “Manhattan Engineer District”. La prima atomica è realizzata a Los Alamos da scienziati guidati da Oppenheimer. La prima esplosione è ad Alamogordo (New Mexico) nel 1945 DALLA FINE DELLA GUERRA ALLA PROLIFERAZIONE NUCLEARE APPRENDISTI STREGONI CONVERTITI ALLA PACE MAREK HALTER I LIBRI RICHARD RHODES L’invenzione della bomba. 6 agosto 1945 l’inizio di una nuova era Rizzoli 2005 STEPHEN WALKER Appuntament o a Hiroshima Longanesi 2005 MICHIHIKO HACHIYA Diario di Hiroshima SE 2005 KARL BRUCKNER Il gran sole di Hiroshima Giunti 2004 STEFANIA MAURIZI Gli scienziati e l’atomica Bruno Mondadori 2004 ALBERTO MORAVIA L’inverno nucleare Bompiani 2000 JOSEPH KANON Los Alamos Mondadori 1997 THEODORE TAYLOR La bomba Mondadori 1996 ROBERTO FIESCHI, CLAUDIA PARIS DE RENZI Macchine da guerra. Gli scienziati e le armi Einaudi 1995 THOMAS POWER La storia segreta dell’atomica tedesca A. Mondadori 1994 ROBERT JUNGK Gli apprendisti stregoni. Storia degli scienziati atomici Einaudi 1982 KARL JASPERS La bomba atomica e il destino dell’uomo Il Saggiatore 1960 iroshima. Quando ho sentito questo nome per la prima volta? A Kokand, in Uzbekistan, Avevo 9 anni. Solo tre mesi prima avevamo festeggiato la vittoria sul nazismo. Stalin aveva parlato. L’ho ascoltato alla radio. «Vi avevo promesso che anche nelle nostre strade si sarebbe fatta festa», ci ha ricordato. «Eccola». Noi eravamo fieri: stava mantenendo la parola. È solo allora che venimmo a sapere dell’esistenza dei campi di sterminio e dei ventisette milioni di morti sovietici. Avevamo sempre fame, ma eravamo felici. Poi, un giorno, abbiamo saputo dell’esplosione della prima bomba atomica. Hiroshima. È accaduto il 6 agosto 1945. Due giorni dopo l’Armata Rossa entrava in Manciuria. L’indomani, il 9 agosto, la seconda bomba atomica distruggeva la città giapponese di Nagasaki. Dopo di che, più nulla. Nei miei ricordi, la guerra iniziava con il bombardamento di Varsavia, la mia città natale, e finiva con la distruzione di Hiroshima. Devo ammetterlo? Nella nostra strada, a Kokand, si fece festa. Le donne ballavano al suono della fisarmonica: gli uomini sarebbero finalmente tornati a casa. I bambini lanciavano petardi. Ma se per la stampa sovietica il lancio dell’atomica su Hiroshima era un modo eloquente per farla finita con la guerra, la bomba su Nagasaki è stata subito intesa come espressione della volontà di americani e inglesi di far istantaneamente capitolare l’imperatore Hirohito, impedendo anche l’avanzare dell’Armata Rossa e la partecipazione di questa all’occupazione del Giappone. La guerra fredda iniziava così. Nell’attesa di avere una bomba propria, l’Unione Sovietica lanciava una campagna internazionale contro la bomba imperialista, la bomba americana. Arrivato in Francia nel 1950, scoprivo con sorpresa le colossali manifestazioni organizzate contro le armi nucleari dal Consiglio Mondiale della Pace, alleato del partito comunista. Un solo slogan era sufficiente: Hiroshima. E tutto il mondo capiva. Le foto delle vittime dei bombardamenti americani portate in testa di corteo, i volti e i corpi scavati dalle radiazioni, mi facevano fremere. Mi ricordo della manifestazione di un milione di persone intorno a Place de la République a Parigi, nel 1953. Manifestavamo contro la condanna a morte inflitta dalla giustizia americana agli scienziati Julius e Ethel Rosenberg, accusati di aver trasmesso all’Unione Sovietica i segreti della bomba atomica. Il Premio Nobel, Frédéric Joliot-Curie, incalzava con la sua voce sonora davanti alla folla attenta: «Il ricorso alla bomba atomica non era necessario. Anche Churchill l’ha ammesso». La testa mi girava. Avevo ragione, laggiù a Kokand, di ballare per festeggiare la fine della guerra avvenuta grazie a questa terrificante bomba? Avevo ragione, a Parigi, di manifestare contro l’atomica? E di rimproverare agli americani per aver- H ne fatto uso? Abbiamo il diritto di servirci di mezzi barbari per opporci alla barbarie? Mi sono tuffato nelle letture raccomandatemi dal presidente del Consiglio Mondiale della Pace. Con passione ho appreso della lunga serie di scoperte che hanno portato alla fabbricazione della bomba. Da Henri Becquerel nel 1896, passando per Niels Bohr nel 1913, Albert Einstein nel 1905, Otto Hahn e Fritz Strassman nel 1938 e lo stesso Frédéric Joliot-Curie, nel 1939, che ha dimostrato come i neutroni sprigionati potevano a loro volta scardinare degli atomi d’uranio. Che si trattava di una reazione a catena, da cui pote- vano scaturire sia una grande fonte d’energia – se controllata – sia la bomba atomica. Non essendo mai andato a scuola, non capivo nulla delle dotte spiegazioni sui testi che leggevo. Provavo tuttavia un’ammirazione senza limite per quegli uomini, anche se si presentava una domanda: erano loro i responsabili dell’impiego del frutto delle loro ricerche? Le giustificazioni non mancavano. Soprattutto il fatto che nel 1942 c’era urgenza. I nazisti occupavano quasi tutta l’Europa. Circondavano Mosca e Leningrado e preparavano la soluzione finale. Si sapeva anche, grazie ai servizi segreti delle for- ALBERT EINSTEIN ze alleate, che un gruppo di scienziati tedeschi raccolti intorno al famoso Wernher von Braun erano sul punto di fabbricare una bomba atomica. Occorreva ad ogni costo batterli sul tempo. È così che è nato il cosiddetto progetto Manhattan. Venne posto sotto la doppia direzione del presidente dell’Istituto Carnegie, Vannevar Bush, e del generale Leslie Groves, capo del corpo degli ingegneri dell’esercito. Ne facevano parte numerosi tecnici e scienziati, tra cui alcuni premi Nobel. Erano stati messi a disposizione fondi enormi. Migliaia di ingegneri e tecnici erano stati reclutati. Tra questi, LOS ALAMOS Sopra, Robert Oppenheimer. A sinistra, il primo test nucleare: la bomba; l’ordigno viene issato sulla torre; Oppenheimer sul luogo dell’esplosione HANNAH ARENDT Non ho potuto fare nulla per impedire la fatale decisione. L’unica consolazione nello sviluppo della bomba è che l’effetto deterrente prevarrà Che i fisici abbiano scisso l’atomo non appena l’hanno saputo fare, dimostra che lo scienziato non si preoccupa della sopravvivenza della razza umana “Carteggio” 1953 “Verità e politica” 1995 MARTIN HEIDEGGER LEONARDO SCIASCIA Non è la bomba atomica a costituire il mortifero. Ciò che minaccia l’uomo nella sua essenza è la convinzione che la produzione tecnica metterà in ordine il mondo Fermi e i suoi collaboratori ottennero senza accorgersene la fissione del nucleo di uranio nel 1934. Quella loro cecità impedì a Hitler e Mussolini di avere l’atomo “Sentieri interrotti” 1968 “La scomparsa di Majorana” 1997 molti emigrati europei. L’obiettivo era quello di trovare un elemento utile alla creazione di un’arma che utilizzasse l’energia sprigionata dalla fusione nucleare. Il primo passo venne compiuto il 2 dicembre 1942 grazie a uno studioso italiano opposto a Mussolini e fuggito negli Stati Uniti alle persecuzioni fasciste: Enrico Fermi. Questi, a Chicago, era riuscito a costruire la prima pila atomica al mondo. Restava tuttavia da trovare ancora il modo di produrre dell’uranio e, a partire dall’uranio, del plutonio. Il gruppo del generale Leslie Groves aveva allora costruito degli immensi complessi industriali: uno a Oak Ridge, nel Tennessee, per produrre uranio e l’altro a Hanford, sulle sponde del fiume Columbia, nello Stato di Washington, per il plutonio. Qualche mese più tardi, a marzo del 1943, un altro gruppo, sotto la direzione del professor Oppenheimer, aveva iniziato a riflettere a Los Alamos, nel deserto del Nuovo Messico, sulla bomba stessa. Salvo che, nel frattempo, i nazisti avevano abbandonato le loro ricerche in campo nucleare e si erano dedicati al perfezionamento dei missili a lunga gittata, i famosi V2. Per raggiungere l’Inghilterra? Non se ne sono mai serviti: alla fine del 1944 Wernher von Braun si era arreso alle truppe americane e l’8 maggio 1945 la Germania era capitolata. Oppure, a quel tempo, la bomba atomica non era ancora pronta. Occorreva interrompere le ricerche? La questione veniva posta da diversi scienziati. Alcuni pensavano che fosse arrivato il momento di tagliare i costi e di dedicarsi all’utilizzo pacifico dell’energia nucleare. Altri ricordavano ai primi che la guerra non era ancora finita. Il Giappone resisteva. Gli uomini continuavano a morire. E, secondo i consiglieri del presidente degli Stati Uniti Henri DIARIO MARTEDÌ 2 AGOSTO 2005 LA REPUBBLICA 35 HIROSHIMA 1945 Di primo mattino, il 6 agosto 1945, la bomba atomica chiamata in codice “Little Boy” è sganciata su Hiroshima. Alla fine del 1945 i morti per la bomba erano 140mila OGGI In tutto il mondo ci sono 27mila testate atomiche o nucleari. Si teme l’inscrizione di nuovi paesi, come Iran e Corea del Nord, nel novero delle potenze nucleari GLI SCIENZIATI TEDESCHI E L’ARMA ATOMICA L’INESISTENTE BOMBA DI HITLER JEREMY BERNSTEIN urante la guerra nessuna delparole venivano registrate, e poi trale parti conosceva in dettaglio dotte o riassunte e quindi trasfori progressi dell’altra. Man mato in rapporti: quelli che oggi mano che si avvicinavano al complechiamiamo le Trascrizioni di Farm tamento del proprio programma, gli Hall. Questi laboriosi rapporti furoamericani divennero sempre più no classificati come “top secret” e preoccupati dal lavoro dei tedeschi. godettero di una diffusione assai liNel settembre 1943 fu proposta mitata. una missione di intelligencescientifi*** ca che seguisse le forze alleate in EuQuando infine lessi i rapporti ropa e raccogliesse in breve tempo scritti per lo più sotto forma di diaquante più informazioni possibile logo - pensai che avrebsul programma nucleabero potuto essere, se re tedesco. La missione ben interpretati, una aveva il forte sostegno IL CLUB DELL’URANIO grande pièceteatrale. Ecdel generale Groves, da In questa pagina pubblichiaco dieci uomini brillanti cui prese il nome (dal mo un estratto del prologo e greco alsos, ”boschetto”, - personaggi estremadell’epilogo de Il club dell’uralo stesso che l’inglese mente complessi e spesnio di Hitler di Jeremy Berngrove). Poco dopo che fu so egocentrici, tra cui stein, in uscita a settembre da avviata, divenne chiaro due già vincitori di un Sironi. Il volume raccoglie le agli organizzatori della premio Nobel e un terzo trascrizioni dei dialoghi avve(Hahn) in procinto di missione Alsos che avenuti a Farm Hall, una residenza vincerlo - detenuti per vano bisogno di un coldi campagna vicino a Cambridsei mesi senza spiegaziolaboratore scientifico. In ge, dove dieci fisici tedeschi che ne e senza accusa. Il vero breve tempo trovarono lavoravano sulla bomba numotivo - evitare che cal’uomo perfetto, Samuel cleare furono rinchiusi e spiati dessero in mano ai sovieGoudsmit. dagli angloamericani per sei tici - potevano solo im*** mesi, alla fine della seconda maginarlo. Non erano guerra mondiale. Tra gli stuAll’inizio del 1945 trattati esattamente codiosi anche tre premi Nobel: Goudsmit fece ritorno me prigionieri, ma piutWerner Heisenberg, Otto Hahn in Europa per iniziare la tosto come “ospiti”, ine Max von Laue. Le registrazioseconda fase della misfatti è questo il termine ni mostrano cosa provarono i sione Alsos: catturare e utilizzato nei rapporti. fisici tedeschi alla notizia di interrogare gli scienziaMa sono mesi durante i aver fallito dove gli Alleati inveti nucleari tedeschi, eviquali le illusioni dei fisici ce ebbero successo: la costrutando così che finissero tedeschi svaniscono. zione della bomba atomica. sotto il controllo di altri. Capiscono di aver fallito A Hechingen e nei e che il loro Paese ha falsuoi dintorni la squadra lito. Si incolpano l’un di Alsosfermò Von Laue, l’altro. Incolpano Hitler. Wirtz, Bagge, Hahn e un Incolpano gli americani. fisico relativamente Ogni settimana si tiene il giovane di nome Horst “colloquio” organizzato Korsching. Pochi giorni da Von Laue. Heisenberg dopo anche Von Weizsuona il piano. Tutto säcker fu arrestato. Heiscorre come in un sogno senberg aveva fatto un surreale finché, dopo sei terribile viaggio di tre mesi, i tedeschi vengono giorni in bicicletta, atrilasciati per fare ritorno traverso una Germania in una Germania in rovidistrutta e bombardata, na. Tutto questo è docuda Hechingen fino a camentato nelle trascriziosa sua, a Urfeld. Il 3 magni di Farm Hall, insieme gio fu catturato dalla al commento dei sorvemissione Alsos. glianti: quasi un coro. NOBEL Una volta riuniti i pri*** gionieri, rimaneva da Quasi subito dopo il decidere che fare di loritorno in patria dei fisici ro. L’intelligence britedeschi ebbe inizio il ditannica era ormai coinbattito - tuttora in corso volta nell’operazione, sulla natura e gli obiettiattraverso il capitano di vi delle loro attività ducorvetta Eric Welsh il rante guerra. Fu svilupquale riferì al suo supepata a tavolino la “verriore, il dottor Jones, sione” secondo la quale i che un generale amerifisici nucleari tedeschi in realtà avecano aveva addirittura proposto di vano deciso di non lavorare alla fucilarli. Non sapendo se si trattasse bomba atomica in quanto la ritenedi uno scherzo o meno, Welsh sugvano impossibile da ottenere entro gerì a Jones di trasferire gli scienziala fine prevedibile della guerra. Ma, ti in Inghilterra. Il caso volle che, nei specialmente Von Weizsäcker e pressi della città di Godmanchester, Heisenberg, non erano ancora sodvicino a Cambridge, si trovasse una disfatti. Introdussero un’ulteriore «bella casa di epoca georgiana», una variazione, secondo la quale non residenza signorile di campagna solo si erano limitati a lavorare a un chiamata Farm Hall. La casa era stareattore “pacifico”, ma avrebbero ta utilizzata come base da numerosi addirittura “evitato” che la bomba gruppi della resistenza e in quel mofinisse nelle mani di Hitler. Ciò namento era vuota. Sembrava il luogo turalmente presupponeva che saideale per la detenzione dei dieci tepessero come costruire una bomba deschi. I prigionieri furono trasferiti atomica. Tuttavia, ciò che i rapporin Belgio mentre la casa veniva alleti di Farm Hall fanno capire chiarastita e in quel periodo cominciò a inmente è che, sebbene conoscessero staurarsi tra loro una sorta di routialcuni principi generali, i fisici tedene, che sarebbe durata sei mesi: per schi non avevano indagato a fondo svagarsi Heisenberg suonava il pianessun dettaglio. Sebbene si possa no, mentre i più giovani praticavano avere qualche perplessità su alcuni ogni possibile sport. Nessuno tuttapassi di queste registrazioni, nelvia parve accorgersi - almeno all’inil’insieme il messaggio risulta assozio - che l’intera tenuta era stata calutamente chiaro. La “presuntuoblata per registrare le conversazioni sità” e l’“ignoranza” degli scienziati che si svolgevano al suo interno: per tedeschi traspare a ogni pagina. In i sei mesi successivi tutto quanto difin dei conti, i rapporti di Farm Hall cevano i prigionieri tedeschi veniva parlano da soli. ascoltato. Ogni giorno migliaia di D Repubblica Nazionale 35 02/08/2005 Truman: se quest’arma era possibile, altre potenze, in particolare l’Urss avrebbero potuto fabbricarla. La pace non dipende forse dall’equilibrio del terrore? Robert Oppenheimer era di questo avviso. Il suo collega Rotblat, che riceverà il Premio Nobel nel 1985, invece si fa da parte. Il 16 luglio 1945 alle cinque del mattino, nel deserto del Nuovo Messico, 350 chilometri da Los Alamos, esplode la prima bomba atomica. Provocò, secondo i testimoni, un insostenibile bagliore, accecante anche a 35 chilometri di lontananza, cui fece seguito un’enorme deflagrazione. 3 agosto 1945. Tra quattro bersagli giapponesi occorreva scegliere su cui sganciare la bomba atomica: Hiroshima, Kokura, Niigata e Nagasaki. Il bersaglio doveva essere chiaramente visibile, poiché il bombardamento si sarebbe effettuato da un’altezza di circa trentamila piedi. È dunque per motivi meteorologici che venne scelta Hiroshima. Alle 2 e 45, il colonnello Tibbets decollava a bordo dell’Enola Gay. Alle 7 e 30, il colonnello Tibbets cedeva il posto al comandante Ferebee, bombardiere dell’equipaggio. E alle 8 e 14 “Little Boy”, come gli americani avevano soprannominato la bomba, veniva lascia- GLI AUTORI Il Sillabario di Tzvetan Todorov è tratto da Memoria del bene, tentazione del male. Lo scrittore ebreo polacco Marek Halter è autore di Intrigo a Gerusalemme. Jeremy Bernstein è un giornalista scientifico americano. I DIARI ONLINE Tutti i numeri del “Diario” di Repubblica sono consultabili in rete al sito www.repubblica.it nella sezione “Cultura e spettacoli”. I lettori troveranno riprodotte le pagine, comprensive di tutte le illustrazioni. FERMI Sopra, Enrico Fermi A destra, una V2 ta cadere. Hiroshima si scolpiva nella nostra memoria. Hiroshima. Destino. Per me, bambino ebreo di Varsavia, percorrere le vie della città che sessant’anni fa si scompose in un immenso fungo per poi essere coperta da una pioggia nera, è un’esperienza particolare. È per caso che mi ci trovo. È molto probabile che se mia moglie, l’artista Clara Halter, e il mio amico architetto Jean-Michel Wilmotte non stessero costruendo il monumento “Le Porte della Pace” che deve segnare il sessantesimo anniversario della distruzione della città, non sarei mai venuto a Hiroshima. «La città», mi dice il sindaco Tadatoshi Akiba, «è stata ricostruita in tempi record. I giapponesi non sopportavano di vedere il simbolo stesso della loro disfatta». È il motivo per cui la vista dei sopravvissuti non era molto apprezzata dai giapponesi. «È vero», mi dice il guardiano del memorial. «Abbiamo scatenato la guerra, ma era davvero indispensabile sganciare questa bomba sulle nostre teste?». I giovani, numerosi, non hanno mai sentito parlare di Pearl Harbor. Solo il sindaco, Tadatoshi Akiba, cerca di trarne una lezione. Proprio dieci anni fa, in occasione del cinquantesimo anniversario della distruzione della sua città, davanti all’assemblea generale dell’Onu, ha lanciato un appello per l’eliminazione di tutte le armi nucleari da qui all’anno 2020. Sarà ascoltato? ‘‘ ,, Nel gruppo degli studiosi tenuti prigionieri in Inghilterra anche tre premi Nobel I FILM L’OMBRA DI MILLE SOLI La storia del progetto Manhattan, che portò alla costruzione della bomba atomica tra il settembre 1942 e il luglio 1945. Paul Newman interpreta il generale Groves. Di Roland Joffé 1989 I RAGAZZI DI VIA PANISPERNA Il racconto dei rapporti tra Enrico Fermi e gli allievi della scuola romana che realizzarono la fusione nucleare, primo passo verso l’atomica. Di Gianni Amelio 1988 RAPSODIA IN AGOSTO Il dramma di Nagasaki riaffiora nei ricordi tramandati da un’anziana donna giapponese ai suoi nipoti. Uno di loro (Richard Gere), in arrivo dagli Stati Uniti, farà i conti con una realtà fino a prima lontana. Di Akira Kurosawa 1991 IL DOTTOR STRANAMORE Un non troppo lucido generale dell’aviazione statunitense è pronto ad attaccare l’Unione Sovietica con armi nucleari. Capolavoro della satira politica degli anni della Guerra Fredda. Peter Sellers interpreta tre ruoli. Di Stanley Kubrick 1964