SOCIOLOGIA VISUALE Icone, documenti e comunicazione Laboratorio di Sociologia Visuale Laboratorio di Sociologia Visuale INDICE: • Comunicazione iconica (3) • Immagine e codice (5) • Come definire sociologico l’uso delle immagini (9) • Come usare la comunicazione visuale in una ricerca sociale (11) • Le aree della sociologia visuale (12) • Sociologia visuale: definizioni (14) • Una definizione pragmatica di sociologia visuale (22) • Fotografia, video e criteri metodologici: tre slides riassuntive (28) • Bibliografia (32) Laboratorio di Sociologia Visuale COMUNICAZIONE ICONICA 1. La comunicazione iconica è emotiva, empatica, immediata, profonda ed espressa spontaneamente dai segnali del corpo; 2. La comunicazione iconica può essere tradotta in quella verbale, in quanto entrambe si basano su una struttura simbolica simile; 3. La comunicazione iconica produce informazioni che sono qualitativamente diverse da quelle ottenute attraverso la comunicazione verbale, tuttavia la possibilità di tradurre i due linguaggi consente un processo di ricerca organizzato interamente sulla prima. Due diverse modalità con cui fotografi e sociologi utilizzano i concetti (Faccioli 2005) FOTOGRAFI Partono dalle immagini verso la loro (soggettiva) traduzione in concetti SOCIOLOGI Partono da idee astratte verso specifici fenomeni osservabili, visti come indicatori o incarnazioni di quelle idee. Entrambe le operazioni consistono nel collegare un'idea a qualcosa di osservàbile visualmente, ma è il punto di partenza che fa la differenza. IMPORTANZA DEI CONCETTI SOCIOLOGICI Laboratorio di Sociologia Visuale ESERCIZIO 1 Partendo dal concetto generale di FATTO SOCIALE trovate un’mmagine che sia rappresentativa di un fatto sociale specifico (a vostra scelta) e commentatela per iscritto e, viceversa, trovate una descrizione testuale di un particolare fatto sociale e provate a rappresentarlo visivamente. RAPPORTO FRA IMMAGINE E PAROLA COMUNICAZIONE VISUALE e COMUNICAZIONE VERBALE E’ possibile tradurre un linguaggio in un altro? La comunicazione visuale possiede una qualità PRE-LOGICA Viene prima del pensiero astratto e permette in modo simultaneo di cogliere ciò che rappresenta e comunica (sia sul piano dei concetti che delle sensazioni) “L'immagine è, rispetto all'espressione verbale, un vera e propria scorciatoia“ (Termine, 1987) Tramite l'analisi delle immagini (fotografie o videoriprese) e la decodifica dei componenti visuali in comunicazione verbale. Tradurre l'intuizione, l'arte e la conoscenza implicita in ragione, fatto e informazione oggettiva (Collier e Collier, 1986). Principio di COMPLEMENTARIETA’ Conduce alla creazione di un potente strumento comunicativo ed euristico. L 'immagine, per essere interpretata, ha bisogno di un contesto, di un significato che la parola è in grado di fornirle. L'immagine, irrefutabile prova di qualcosa che è esistito davanti all'obiettivo, è debole nel significato, che può essere rafforzato dalla parola. Quest'ultima, a sua volta, acquista maggior forza dall'evidenza fotografica: il verbale e il visuale, insieme, diventano molto potenti Laboratorio di Sociologia Visuale CODICE Sebbene l'immagine fotografica non sia il reale, tuttavia è il suo analogon perfetto. Il passaggio dal reale all'immagine non implica infatti una trasformazione del primo, ma solo una sua riduzione di colore e di prospettiva. Tale passaggio non implica una scomposizione dell'oggetto in unità ed una costituzione delle unità in segni, cioè non occorre passare attraverso un codice. L 'immagine fotografica è allora un messaggio senza codice (Barthes, 1985) - Codice forte comunicazione verbale (codice linguistico) - Codice debole/assente comunicazione visuale IMMAGINI POLISEMICHE molti significati ed interpretazioni nel processo di osservazlone. SIGNIFICATO DENOTATIVO dell’immagine (contenuto della foto). Assenza o debolezza del codice SIGNIFICATO CONNOTATIVO dell’immagine. Le sensazioni/idee/concetti che l’immagine richiama nella mente dell’osservatore. In esso è possibile rintracciare il senso di chi ha scattato la foto, senso che è a sua volta legato ai valori culturali della società COESISTENZA dei due messaggi (denotativo e connotativo) – NON SONO SCINDIBILI Nell'interpretazione di un messaggio il cui codice è debole entrano in gioco diversi elementi: l'oggetto fotografato, la soggettività del fotografo, le caratteriste tecniche del mezzo usato, nonche la soggettività dell'osservatore, dal momento che le foto assumono significato dal modo in cui le persone coinvolte le capiscono, le usano e le interpretano (Becker 1995). L'immagine è perciò il regno della soggettività, sia di chi la produce sia di chi la guarda e la interpreta. capaci di generare Laboratorio di Sociologia Visuale NATURA POLISEMICA DELL’IMMAGINE Comporta che la sua interpretazione sia sempre anche frutto della soggettività di chi la osserva. Possiamo sfruttare la debolezza del codice iconico per farne il suo punto di forza. E’ quanto avviene nell’INTERVISTA con FOTO-STIMOLO che spesso funziona di più di una domanda espressa verbalmente. IMMAGINE INTERPRETAZIONE SOGGETTIVA INTERVISTA IN PROFONDITA’ SCOPO del ricercatore è quello di COGLIERE la soggettività dell’intervistato Nel caso si utilizzino immagini non direttamente prodotte dal ricercatore bisogna fare attenzione a non fare entrare la propria soggettività nel processo di INTERPRETAZIONE, ma pervenire ad una co-produzione di significato, che sia frutto di un processo negoziale e reciprocamente arricchente che avviene all'interno della relazione con l'altro. ESERCIZIO 2 Berger (Berger e Mohr 1995) si è divertito a far interpretare cinque delle sue fotografie a dieci diverse persone, di diversa età, sesso e classe sociale, ottenendo dieci letture e interpretazioni diverse alla stessa immagine, a con- ferma del fatto che, una volta fatta, l'immagine si stacca da chi l'ha scattata (Freund 1976) e diventa il prodotto di una doppia interpretazione, quella dell'osservatore (Termine 1979). Laboratorio di Sociologia Visuale CONTESTO Il messaggio connotato e quello denotato non costituiscono altro che la cornice che delimita la mia soggettività di osservatore, senza però annullarla. Solo un contesto esplicitato verbalmente può restringere ulteriormente i margini della mia soggettività, senza tuttavia mai annullarla totalmente. Nel caso si utilizzino immagini come “dati” in assenza di colui che le ha realizzate, per non richiare interpretazioni arbitrarie in quanto scaturite da una sola soggettività, sarà più opportuno sottoporre le immagini ad ANALISI DEL CONTESTO piuttosto che ANALISI del CONTENUTO Momento storico e sociale, cultura di appartenenza, classe sociale, gruppo di riferimento, ecc IMMAGINE DECONTESTUALIZZATA Priva di CONTINUITA’ STORICA – Provoca una frattura tra presente e passato e ne rende difficile l’analisi La polisemia delle immagini decontestualizzate viene fortemente ridotta solo quando il messaggio denotato è traumatico (Barthes 1985) Londra, 1900 Laboratorio di Sociologia Visuale INTERPRETAZIONE La questione dell'interpretazione delle immagini è uno dei terreni più dibattuti fra i sociologi visuali. Se prendiamo, ad esempio, il volume Exploring Society Photographically curato da Howard Becker nel 1981, vediamo che contiene dodici diversi pezzi basati su immagini e testo scritto, ciascuno dei quali costruisce la relazione fra comunicazione verbale e visuale in modo diverso. Ad un estremo si colloca il saggio di Evan Duff, che sostiene che le sue fotografie verrebbero sminuite da ogni genere di spiegazione verbale perchè parlano da sole (e questo atteggiamento riflette una convinzione tipica degli artisti), mentre all'altro estremo si colloca Douglas Harper, per il quale le sue foto e il testo che le accompagna devono essere intese come un tutto unico e inscindibile. La sola comunicazione verbale, nelle scienze sociali, non riesce ad esprimere quello che a volte si vorrebbe dire: sia la qualità estetica di un 'immagine che la sua componente documentaria arricchiscono il testo, e questo, a sua volta, arricchisce le immagini. Comunicazione verbale e comunicazione visuale stanno dunque fra loro in un rapporto non contraddittorio, ma complementare, in grado di generare un grado di comprensione sociologica molto elevato (Chaplin 1994; Cipolla 1993). FOTOGRAFIA sociologica, giornalistica, documentaria Non necessariamente le foto appartenenti ai tre diversi campi differiscono tra loro per forma e contenuto (Becker, 1995). La conoscenza di ulteriori informazioni come chi ha scattato la foto, in che circostanze, con quali scopi, quale relazione c'era fra l'autore e l'oggetto rappresentato ci possono permettere di stabilire la provenienza dell’immagine. Le fotografie in quanto prodotti culturali, assumono il significato dal loro contesto ed è quest'ultimo che ci permette di darne una definizione. La stessa fotografia può allora essere un'immagine sociale, che significa che è semplicemente frutto di un'attività umana e in quanto tale ha un valore e una funzione nella società; o può essere un' immagine del sociale, cioè rappresentare o descrivere fenomeni sociali sulla base della visione soggettiva del fotografo, o infine può essere un'immagine sociologica, valida e attendibile sulla base di procedure legittimate sul piano metodologico (Mattioli 1991) Laboratorio di Sociologia Visuale Come DEFINIRE SOCIOLOGICO l’uso delle immagini? Dobbiamo considerare il ruolo che ha la teoria in una ricerca basata sulle immagini, allo stesso modo che in una ricerca basata su questionari o interviste in profondità. Il lavoro fotografico o di ripresa filmica deve essere guidato da idee e ipotesi teoriche: perchè ciò sia possibile il sociologo visuale deve imparare a tradurre i concetti sociologici in immagini, allo stesso modo in cui il sociologo che lavora con fonti scritte e verbali deve saperle tradurre in variabili e in indicatori di rilievo. IMPORTANZA DEI CONCETTI SOCIOLOGICI Nell'atto del fotografare si raccolgono informazioni e tali informazioni devono essere organizzate e raccolte nei termini di idee verbalizzabili. Se non lavoriamo in questa prospettiva produrremo informazioni visuali che rifletteranno inconsciamente le nostre personali convinzioni date per scontate. Inoltre un'immagine, per poter essere considerata un informatore sociale, deve rispondere a dei precisi criteri metodologici: • validità principio di corrispondenza fra immagini e concetto, che può essere tradotto in pratica tramite il ricorso a meccanismi logici, concorrenziali, teorici; • attendibilità principio di credibilità tecnica, che rinvia ad una preparazione professionale e ad una strumentazione operativa del massimo livello; • comparabilità tipo relazionale principio di confrontabilità secondo codici definiti, che apre le porte ad una logica e ad un agire di • coerenza principio di compatibilità dentro una determinata strategia euristica, che connette le icone alla rete complessiva delle ipotesi della ricerca • convergenza principio di congruenza con immagini collaterali, il quale ci impone che il senso di un'icona non sia incrinato da immagini da essa distanti, comunque successive ed esterne alla ricerca GRADO DI ICONOCITA’ Vedi in seguito Cipolla, 1993 dato «sia dalla capacità intrinseca di registrare un certo tipo di realtà (...), sia dalla validità di contenuto, cioè dalla capacità di porsi come indicatore visivo rispetto al concetto di riferimento» (Mattioli, 1991). Laboratorio di Sociologia Visuale CONCETTO SOCIOLOGICO “Si un lieux peut se définir comme identitaire, relationnel et historique, un espace qui ne peut se définir ni comme identitaire, ni comme relationnel, ni comme historique définira un non-lieux” (AUGE’, 1992). Un luogo che non può essere definito come fonte d’identità, relazionale e storico è un non-luogo. LUOGO ESERCIZIO 3 NON-LUOGO Paper di G. Nuvolati Partendo da un concetto sociologico che potete individuare, a vostra scelta, dalla lettura di questo paper provate a rappresentarlo visivamente. Laboratorio di Sociologia Visuale Come si può USARE la comunicazione visuale in una ricerca sociologica? Ottenere informazioni con le immagini FILONE METODOLOGICO Ottenere informazioni dalle immagini FILONE CULTUROLOGICO Harper, 1993 Fare immagini per analizzare la realtà Analizzare foto che altri hanno fatto per rintracciarne elementi indicativi della cultura e delle relazioni sociali Si possono collocare i sociologi visuali lungo un continuum che vede: image-oriented equipment-oriented Coloro che sono soprattutto interessati alla funzione delle immagini nella società Coloro che sono più orientati ad usare fotografie e film come strumenti di ricerca Henny, 1986 L'immagine è entrata nella scena sociologica sia come oggetto di studio che come strumento di ricerca Laboratorio di Sociologia Visuale LE AREE DELLA SOCIOLOGIA VISUALE Tre aree metodologiche Foto-stimolo Video-stimolo 1) Sociologia con le immagini Produzione soggettiva Ricerca sul campo Interpretazione 2) Sociologia sulle immagini Spiegazione Visualizzazione 3) Restituzione Spiegazione Produzione di saggi visuali Suddivisione teorica più che pratica. Laboratorio di Sociologia Visuale 1) SOCIOLOGIA CON LE IMMAGINI E’ l'area della ricerca vera e propria e riguarda la produzione o l'uso di immagini come dati per l'analisi dei comportamenti o come strumenti per raccogliere le informazioni. Le tecniche più consolidate sono: l’intervista con foto-stimolo (photo- elicitation), la produzione soggettiva di immagini (native image making) la ricerca video-fotografica sul campo (che comprende l'osservazione partecipante, la ripetizione fotografica e la videoregistrazione dell'interazione) 2) SOCIOLOGIA SULLE IMMAGINI Comprende l’interpretazione l'identificazione dei significati simbolici delle immagini che sono state prodotte nel corso di un'attività sociale, come ad esempio tutte le dimensioni del mondo visibile e della cultura materiale; e la spiegazione il processo di identificazione e analisi dei significati simbolici/culturali/storici di immagini che sono state prodotte allo scopo di raccontare una storia, ad esempio film di fiction, fotografie, fumetti, storie illustrate. 3) RESTITUZIONE DEI RISULTATI Visualizzazione rappresentazione visuale dei dati (grafici, mappe, diagrammi, tabelle e modelli) che serve a chiarire le relazioni che ci sono fra i concetti, o anche a crearne di nuovi (Grady 1999). Include anche sequenze fotografiche e video, allo scopo di comunicare un messaggio riguardante i comportamenti studiati. Si tratta di presentare i risultati della ricerca sotto forma di un saggio sociologico visuale, che, a differenza del documentario, è costruito tenendo sotto controllo i criteri su cui si basa la ricerca sociologica. Laboratorio di Sociologia Visuale SOCIOLOGIA VISUALE La sociologia visuale consiste nella registrazione, analisi e comunicazione della vita sociale attraverso fotografie, films e video. Questa branca della sociologia qualitativa considera importante l’uso di tecniche e metodi di natura iconica nella ricerca sociale (Cipolla, Faccioli 1995) e individua il ruolo primario dell’esperienza visuale nel processo conoscitivo, tramite il dato visuale stesso. Strettamente legata all’etnografia si è sviluppata nell’ambito dell’antropologia e della fotografia – documentario ed è rimasta a lungo al di fuori delle università, sviluppando solo negli ultimi decenni un’esistenza specifica. Nel 1974 Becker definisce la Sociologia Visuale sulla prima rivista di Comunicazione Visiva. La differenza stava nel fatto che la fotografia sociologica doveva essere GUIDATA da concetti sociologici: VALIDITA’, ATTENDIBILITA’ ED ESEMPLARITA’ erano di primaria importanza per i sociologici visuali. “ Think of a camera as a machine that records and communicates much as a typewriter does. People use typewriters to do a million different jobs: to write ad copy designed to sell goods, to write newspaper stories, short stories, instruction booklets, lyric poems, biographies and autobiographies, history, scientific papers, letters.. The neutral typewriter will do any of these things as well as the skill of its user permits. Because of the persistent myth that the camera simply records whatever is in front of it (about which I will say more below), people often fail to realize that the camera is equally at the disposal of a skilled practitioner and can do any of the above things, in its own way. Photographers have done all of the things suggested above, often in explicit analogue with the verbal model” (Becker, 1974, Photography and Sociology, articolo comparso nel 1974 sulla rivista “Studies in the Anthropology of Visual Communication” n°1, , p. 3). Laboratorio di Sociologia Visuale DEFINIZIONI John Grady – “Le potenzialità della sociologia visuale” 1999 La sociologia visuale è definita molto spesso come l'uso della fotografia nella ricerca scientifica sociale. Questa definizione riflette il modo in cui essa ha avuto inizio e in parte anche l' attività di molti sociologi visuali contemporanei. Tuttavia, fin dall'inizio, la sociologia visuale ha implicato molto di più del semplice uso di una tecnologia specifica e delle sue applicazioni, per creare nuovi tipi di dati. 1) L'immagine fotografica è una fonte di informazioni particolarmente ricca e produce molto più che semplici dati. 2) L'ultima metà del secolo è stata testimone di un'esplosione tecnologica che ha creato nuovi modi di rappresentare le informazioni e di comunicare i risultati delle ricerche. Laboratorio di Sociologia Visuale DEFINIZIONI Generalmente la maggior parte delle definizioni della sociologia visuale contengono due elementi: 1) un riferimento alla macchina fotografica e al suo uso 2) una trattazione dello scopo analitico di colui che la usa 1) "Vìsual Anthropology" di John e Malcolm Collier (1967-1986) un inventario di tecniche e linee guida per utilizzare la fotografia e il film (o il video) nella realizzazione di uno studio di comunità o di carattere antropologico 2) Jon Wagner Introduzione a lmages of lnformation (1979) Definisce lo scopo analitico in termini di "modi" di ricerca fotografica. In questa prospettiva, la ricerca fotografica è ancora dipendente principalmente dalla macchina fotografica ma è ora concepita come un luogo per metodologie più ampiamente applicabili o modi di ottenere e comunicare tipi caratteristici di informazioni. Laboratorio di Sociologia Visuale Jon Wagner in Images of Information (1979) individua alcuni metodi propri della sociologia visuale 1. Le interviste foto-stimolo 2. La registrazione sistematica delle interazioni sociali 3. L’analisi del contenuto delle fotografie prodotte dai soggetti dell’indagine 4. La produzione soggettiva di immagini 5. La ricerca video-fotografica sul campo Nel 1988, Douglas Harper, in Visual Sociology: Expanding Sociological Vision, identifica due branche principali della sociologia Visuale, che potremmo chiamare: 1. Sociologia SULLE immagini: i ricercatori analizzano le immagini prodotte all’interno di una cultura 2. Sociologia CON le immagini: i ricercatori stessi producono le immagini, ovvero costruiscono dei dati visuali ai fini della ricerca sociale Laboratorio di Sociologia Visuale Harper Definizione in cui si mette a fuoco lo "scopo analitico" "tipo di conoscenza" che il ricercatore cerca di portare alla luce con "metodi visuali" egli include ogni progetto nel quale i ricercatori "fanno" fotografie (e, per estensione, film o video) per studiare i mondi sociali un approccio di "studi visuali" i ricercatori "analizzano" immagini prodotte dalla cultura - i sociologi esplorano tipicamente la semiotica, o il sistema di segni, dei diversi sistemi di comunicazione visuale» In questa definizione il ruolo della macchina fotografica è ancora privilegiato Laboratorio di Sociologia Visuale TIPOLOGIA DEI METODI durante la produzione visiva (HARPER) 1) SCIENTIFICO I sociologi categorizzano parti del mondo, creando dei dati – I sociologi cercano i dati al di fuori della loro esperienza 2) NARRATIVO I sociologi strutturano i loro dati in resoconti - Il narratore struttura i dati per analizzare la vita sociale come un processo sociale 3) RIFLESSIVO I sociologi costruiscono dati dal punto di vista dei loro soggetti - il sociologo riflessivo cerca i dati nell' espressione del soggetto 4) FENOMENOLOGICO I sociologi utilizzano la loro esperienza soggettiva come una fonte di dati - Il sociologo cerca la conoscenza dentro sé stesso Spostamento dal definire la sociologia visuale come un inventario di tecniche di ricerca a un ambiente interrelato di modi analitici Laboratorio di Sociologia Visuale John Grady (1996;1999) Più recentemente ha sostenuto che ci sono tre aspetti (tre aree principali di studio) che definiscono e legittimano la Sociologia Visuale 1. Il vedere (seeing), cioè il ruolo dello sguardo e della vista nel processo di costruzione dell’organizzazione sociale e dei significati 2. La comunicazione attraverso immagini, intenzionali o meno (communicating with icons), tra persone, gruppi, culture, istituzioni e nazioni 3. Le tecniche di produzione e decodifica dei messaggi visuali, che possono essere usate per l’investigazione empirica dei processi sociali e psicologici (doing sociology visually). Quest’ultima area è articolata in diverse sub-aree: visualizing (mappe, grafici, etc), reserching, producing (fotografie, video, composizioni, etc) , teaching (come mezzo per testare idee e e scoperte, oltre che come fonte di ispirazione), interpreting (significato simbolico di immagini prodotte all’interno di un’attività) and explicating ( identificare e spiegare i significati simbolici di immmagini prodotte per raccontare una storia) DEFINIZIONI Laboratorio di Sociologia Visuale La critica principale di GRADY ad Harper I quattro modi di ricerca visuale elencati da Harper non sono metodologie, piuttosto i modi "scientifico", "narrativo", "fenomenologico", e "riflessivo" sono meglio definiti come impegni intellettuali nei confronti di: 1) come dovrebbe essere comunicata la ricerca (il modo narrativo) 2) quali dovrebbero essere gli obiettivi della ricerca (scientifici, fenomenologici, o riflessivi); 3) che tipo di informazioni, o dati, dovrebbero essere considerati accettabili Laboratorio di Sociologia Visuale JOHN GRADY The Pragmatic Organization of Visual Sociology EXISTENCE – Il mondo, noi, l’esistenza e la presenza di icone SEEING – Lo studio del ruolo della vista e della visione nella costruzione dell'organizzazione e del significato sociale COMMUNICATING WITH ICONS Studia come le costruzioni di immagini e l'uso delle immagini spontanee o deliberate comunicano informazioni e possono essere usate per gestire le relazioni sociali nella società DOING SOCIOLOGY VISUALY - Come le tecniche di produzione e decodifica dei messaggi possono essere usate per investigare empiricamente l'organizzazione sociale, il significato culturale e i processi psicologici SEEING – processo umano universale COMMUNICATING WITH ICONS - processo più o meno intenzionale articolato culturalmente e collocato nello spazio e nel tempo DOING SOCIOLOGY VISUALYY - una forma ristretta di "comunicazione iconica" nella quale gli scienziati sociali usano le immagini visuali per scopi analitici Laboratorio di Sociologia Visuale JOHN GRADY The Pragmatic Organization of Visual Sociology Queste modalità si possono definire anche attraverso cinque criteri che abbracciano molte delle domande o preoccupazioni già familiari ai sociologi visuali 1) Che cosa vogliamo dall'immagine? Definisce gli scopi di coloro che indagano e il modo in cui vengono utilizzate svariate immagini per render conto o testimonianza dell' esperienza e dell 'organizzazione sociale. 2) Che tipo di informazioni possiamo realmente ottenere dall'immagine? Identifica i limiti e le opportunità che la qualità fisica delle immagini stesse, può concedere all’interpretazione. 3) Che cosa è stato fatto con l'immagine? Delinea la storia sociale di come un'immagine è stata prodotta e consumata. 4) Cos'altro è rilevante? Stabilisce l'utilità di tradizioni e di indagini preesistenti, includendo, ma non limitandosi, alla sociologia come disciplina. 5) Che cosa abbiamo scoperto e quanto ancora abbiamo bisogno di sapere? Il "vedere" in quanto processo è antecedente ad un "mondo di icone", pertanto il suo studio comprenderà una propria e particolare serie di pratiche di ricerca Laboratorio di Sociologia Visuale SEEING Studio del ruolo della vista nella costituzione dell’organizzazione sociale e del significato culturale. Quanto più le società sono diventate complesse, tanto più la comunicazione, l'interpretazione e la negoziazio- ne di suggerimenti visuali sono diventate funzioni importanti nella vita quotidiana. GIBSON: lo studio della "visione" è di natura diversa dallo studio delle icone (modi e momenti congelati di percezione o ricordi solitamente scolpiti su una superficie piatta: cose che ti fermi a guardare e non quelle che scorri in fretta durante le tue occupazioni quotidiane). Ci sono molti verbi differenti dell'orientamento visuale alcuni dei quali possono unirsi a verbi complementari, sottolineando diverse modalità percet- tive nella sfera della visione: Assistere, osservare, curiosare, scorgere, controllare, discernere, discriminare, distinguere, esaminare, provare, guardare qualcosa (attraverso, sopra, intorno, dentro), gettare uno sguardo (a, sopra, attraverso, intorno, dentro), dare un'occhiata fugace, avere in vista, tenere in vista, ispezionare, sbirciare (a), guardare (qualcosa), cercare (sopra, dentro, attraverso, su, sotto, intorno), riuscire a scorgere, notare (che), osservare ( che, attraverso), lanciare sguardi, guardare furtivamente, accorgersi, scrutare, etc. Testimoniano i significati che attribuiamo ai vari modi di agire nel nostro ambiente e sopra ad esso. Documentano com'è differente il nostro orientamento visuale a seconda del significato delle cose, persone ed eventi che ci interessano. Significato cognitivo delle espressioni e conseguenze per l' azione Laboratorio di Sociologia Visuale COMMUNICATING WITH ICONS Lo scorrere della vita quotidiana coinvolge la costruzione spontanea e deliberata di immagini per comunicare informazioni e gestire le relazioni sociali. • IMAGINING (coscienza, sogni, fantasia) Il prodotto di una comunicazione del self con sé stesso. Sebbene intensamente personale, è ancora intrinsecamente sociale e meglio visto come un "mondo sociale interiore" • CREATING Quei processi attraverso i quali l'immaginario visuale e la tecnologia sono attivamente inseriti nei modelli quotidiani di espressività. Ogni costruzione ed insieme di artefatti che abbelliscono il processo e i prodotti della vita quotidiana (Richard Chalfen studi sulla "Kodak culture“) • MYTYHOLOGIZING Il processo di comunicazione istituzionalmente organizzata (la pubblicità, le industrie dei film e della televisione e i mondi dell'arte specializzata). Considerazioni economiche e politiche sull’influenza nella vita quotidiana di coloro che comunicano per vivere, ma anche sulle modalità in cui le audiences partecipano al processo Laboratorio di Sociologia Visuale DOING SOCIOLOGY VISUALY VISUALIZING IMAGINING Il processo di costruzione messo in atto per rappresentare concetti o organizzare informazioni (mappe, grafici, tabelle, diagrammi, e modelli). Visualizziamo per creare nuovi concetti; per identificare e ordinare relazioni metaforiche e logiche fra i concetti esistenti e per rendere chiare le espressioni. La visualizzazione richiede che i sociologi prestino più attenzione alla logica e all' estetica visuale. Queste includono l'abilità di concretizzare concetti, mettere le informazioni nel contesto, e applicare principi di disegno grafico, di disegno e di composizione ai modelli. RESEARCHING Il processo di produzione o all'uso di immagini già esistenti come dati per l'analisi comportamentale. Importante sviluppare, migliorare l'abilità tecnica. PRODUCING CREATING Fotografare (filmare) e montare (editing) immagini visuali per comunicare un messaggio riguardante il fine e il significato del comportamento. - Film documentari e il foto-giornalismo – cfr. Saggi Visuali. Imparare le basi della fotografia e della produzione video e saper integrare le necessità estetiche di un buon racconto con le esigenze scientifiche di prova. TEACHING Interazione tra studenti e docente, studenti e studenti, etc. INTERPRETING MYTHOLOGIZING Identificare i significati simbolici delle immagini che sono state prodotte come sottoprodotto di un' attività. Analisi del contenuto e del contesto. EXPLICATING Identificazione e spiegazione dei significati simbolici di immagini già esistenti che sono state prodotte per raccontare una storia. Le storie devono essere plausibili, non importa quanto siano fantastiche. Messa in relazione degli elementi visuali prodotti con altre forme di comunicazione. Laboratorio di Sociologia Visuale IMPIANTO PROCEDURALE Gli strumenti fondamentali della sociologia visuale sono le immagini: in particolare si orienta su fotografia e videotape, il loro utilizzo è legato agli scopi e all’oggetto della ricerca. La prima può essere più facilmente rappresentativa e per la sua staticità si presta a una più attenta osservazione, il secondo però ricolloca l’immagine nel suo contesto più generale, permette di analizzare relazioni e interazioni coinvolgendo anche il suono e il movimento nel tempo. Mattioli (1986 e 1997) e Cipolla (1993) definiscono i criteri metodologici che garantiscono la funzione conoscitiva dell’immagine (vedi scheda) 6. Background culturale 7. Livello di approfondimento dell’informazione (Faccioli, 2003) 1. 2. 3. 4. 5. Validità Attendibilità Comparabilità Coerenza Convergenza Laboratorio di Sociologia Visuale Fotografia 1. Specchio del reale, l’immagine appare in modo automatico, quasi naturale 2. Mezzo che trasforma la realtà secondo un suo proprio codice (sia tecnico che culturale) 3. Indice, ovvero segno indelebile della realtà che ritrae indicatore di un oggetto in quel preciso istante Vantaggi: 1. Capacità di isolare settori della realtà, che si offrono ad osservazioni successive e più dettagliate 2. Capacità di sintesi emblematica 3. Grande fruibilità Limiti: 1. Autocertificazione rispetto all’attendibilità 2. Presenza di coloriture espressive nella costruzione dell’immagine 3. Decontestualizzazione, mancanza di riferimenti Consigli: 1. Accompagnare le foto con altre che rendano il contesto 2. Fare riprese con obiettivi che allarghino il campo visuale e riproducano il campo visivo umano 3. Riprese con prospettive diverse 4. Riprese dell’insieme di cui le foto sono solo un dettaglio 5. Illuminazione diffusa 6. Annotazione di tempo e luogo, e caratteristiche tecniche (ottica e formato) Laboratorio di Sociologia Visuale Videotape Il suo utilizzo è strettamente collegato al lavoro etnografico. Costituisce un grosso apporto informativo alla ricerca, permette infatti di: 1. Raccogliere informazioni sull’agire sociale in atto 2. Rivedere il comportamento dell’attore e avere un feedback 3. Duttilità e capacità di performance sia dello strumento sia del documentario 4. Intervenire in tempo per ridefinire l’ambito della ricerca 5. Gli svantaggi riguardano sempre il fatto che è il ricercatore a selezionare, cosa, quando, e come riprendere l’oggetto di studio IMPORTANTE Una volta tenuto conto dei criteri metodologici, grazie a una profonda conoscenza dello strumento e alla consapevolezza degli effetti che producono i mezzi di raccolta dei dati visivi il ricercatore dovrebbe quindi annotare le varie fasi e le reazioni dei soggetti, in modo da essere consapevole delle distorsioni. La sua abilità starà nella capacità di coinvolgere l’osservato e di introdurre il mezzo di registrazione nel modo più naturale possibile all’interno della relazione Laboratorio di Sociologia Visuale SINTESI dei CRITERI METODOLOGICI da applicare sui dati visuali VALIDITA’ Corrispondenza fra immagine e concetto, la didascalia, il testo, la riflessione teorica è pertinente alla foto ATTENDIBILITA’ Vengono soddisfatti i criteri tecnico-stilistici dell'immagine, ossia vi è corrispondenza fra intento comunicativo e immagine. Principio della credibilità tecnica, che rinvia ad una preparazione professionale e ad una strumentazione operativa del massimo livello. COMPARABILITA’ Principio di confrontabilità secondo codici definiti, che apre le porte ad una logica e ad un agire di tipo relazionale ad esempio fra immagine, messaggio e codice comunicativo: misura l'appropriatezza della rappresentazione visuale rispetto all'intento comunicativo. Può essere applicato a più immagini contemporaneamente. COERENZA Principio di compatibilità dentro una determinata strategia euristica, che connette le icone alla rete complessiva delle ipotesi della ricerca. Ad esempio corrispondenza fra immagine e input di lavoro, si mette a confronto lo stile usato dal fotografo e quello individuato dai ricercatori. CONVERGENZA Principio di congruenza con immagini collaterali, il quale ci impone che il senso di un'icona non sia incrinatoda immagini da essa distanti, successive ed esterne alla ricerca. Ad esempio in un’analisi sugli album di famiglia si ritrova nel contesto della struttura narrativa (l'intero album), la foto deve essere congruente con le altre. Laboratorio di Sociologia Visuale BACKGROUND CULTURALE Indice numerico. Misura il livello di conoscenza necessario al fruitore della foto per poterne cogliere il significato. Si basa su una scala di conoscenza del fenomeno rappresentato che va da 1 a 3, i cui valori corrispondono ad una conoscenza comune e diffusa (1) rispetto all'oggetto della discussione, ad una conoscenza specializzata (2) ed infine ad una approfondita (3) e spesso coincidente con il vissuto soggettivo dell 'autore. LIVELLO DI APPROFONDIMENTO DELL’INFORMAZIONE Codice numerico. Indica in quale rapporto sta la comunicazione su un evento rispetto al vissuto soggettivo dell'autore. Tale codice numerico è basato su un rapporto crescente: da quello di tipo descrittivo (1), a quello opinionistico (2) ed infine a quello, più profondo, emotivo (3) dove chi comunica si apre verso l'altro mettendo allo scoperto le parti più profonde di sé. Laboratorio di Sociologia Visuale BIBLIOGRAFIA • Augé’ M., “Les non-lieux”, Edition du Seuil, 1995 • Becker H., Exploring Society Photographically, University of Chicago Press, Chicago, 1981 • Becker H., Visual Sociology, Documentary Photography and Photojournalism: it’s almost (all) a matter of context, in “Visual Sociology”, 10, n. 1-2: 5-14, 1995 • Berger J. e Mohr J., Another Way of Telling,Vintage Books-Random House, New York, 1995 • Barthes R., L’ovvio e l’ottuso, Einaudi, Torino, 1985 • Chaplin E., Sociology and Visual Representation, Routledge, London, 1994 • Cipolla C., L’apporto della comunicazione iconica alla conoscenza sociologica: un bilancio metodologico, in Cipolla C. e Faccioli P. (a cura), Introduzione alla sociologia visuale, Franco Angeli, Milano, 1993 • Faccioli P., Losacco P., Manuale di sociologia visuale, Franco Angeli, Milano, 2005 • Collier J. E Collier M., Visual Anthropology. 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