Ricerca Guido Magenes*, Paolo Morandi* La progettazione sismica degli edifici in muratura Si illustrano e si discutono sinteticamente i principali elementi di novità presenti nell’allegato 2 dell’OPCM n. 3274 così come modificato dall’OPCM n. 3431 per quel che riguarda la progettazione sismica degli edifici in muratura, con particolare riferimento al problema cruciale del fattore di struttura e ai metodi di analisi per la verifica sismica ’emanazione dell’O.P.C.M. n. 3431 del 3/5/2005 [1], ad integrazione e modifica dell’O.P.C.M. n. 3274 del 20/3/2003 [2],ha segnato sicuramente un momento importante per il futuro della progettazione sismica degli edifici in muratura in Italia, e, auspicabilmente, in Europa. Gli allegati 2 e 3 alla “ordinanza sismica”, come noto, erano stati concepiti come normative di transizione che facessero da ponte fra il vecchio sistema normativo nazionale e il futuro (meglio dire imminente) assetto normativo basato sugli Eurocodici. Questa impostazione di fondo richiedeva naturalmente che gli allegati si ispirassero in maniera sostanziale agli Eurocodici, in particolare all’Eurocodice 8 (eurocodice “sismico”) [3]. Si ricorda in questa sede come la prima versione dell’allegato 2 alla O.P.C.M.n.3274 (marzo 2003) avesse introdotto una serie notevole di innovazioni per quel che riguarda le regole di progettazione degli edifici in zona sismica.Alcune di queste innovazioni avevano dato origine ad una serie di problemi con una possibile ricaduta negativa sull’industria delle costruzioni, in particolare per gli edifici in muratura. I principali punti controversi erano sostanzialmente i seguenti: • a) un aumento notevole dell’azione sismica di progetto da utilizzare nell’analisi elastica; • b) l’introduzione di vincoli costruttivi/geometrici eccessivamente penalizzanti,in generale e,soprattutto,per il caso di “edificio semplice”. Per quel che riguarda il primo punto, l’adozione delle azioni di progetto, e del relativo fattore di struttura, derivava direttamente dall’Eurocodice 8, parte 1, ormai votato nella sua versione definitiva.È bene ricordare come il valore q = 1,5 del fattore di struttura per le costruzioni in muratura ordinaria adot- L 60 tato dall’O.P.C.M. n. 3274 (e raccomandato dall’Eurocodice 8) circolasse da più di vent’anni in ambito tecnico-normativo nazionale ed europeo, e come tuttavia, nell’applicazione della norma con questo livello di azione sismica,emergesse in modo evidente la constatazione che con i metodi di analisi elastica lineare non fosse sostanzialmente possibile soddisfare le verifiche di sicurezza di qualunque edificio che non fosse in zona 4 (ex zona “non sismica”), in contraddizione con l’esperienza a lungo consolidata e con le evidenze sperimentali. Per quel che riguarda il secondo punto, le prescrizioni geometrico/costruttive riportate,in particolare quelle riguardanti l’interasse massimo dei muri e le intersezioni delle pareti, rendevano la progettazione architettonica estremamente difficoltosa, a tal punto da poter indurre alla scelta di altri sistemi costruttivi che consentono maggiore libertà nella divisione degli spazi. L’attuale revisione della normativa, pubblicata con l’O.P.C.M. n. 3431, è il risultato di un confronto serrato fra il mondo accademico, professionale, industriale e istituzionale, e di una intensa attività di ricerca che è stata svolta a verifica e a supporto della normativa. In tale attività, un ruolo chiave è stato sicuramente svolto dalla collaborazione instauratasi tra ANDIL,EUCentre (Centro Europeo di Formazione e Ricerca in Ingegneria Sismica,con sede in Pavia) ed Università di Pavia,in particolare per quel che riguarda il problema della definizione dei fattori di struttura e dei metodi di analisi e verifica. Già in occasione di corsi di aggiornamento, assemblee, tavole rotonde tenutesi nel corso del 2004 (si cita ad esempio [4]) gli scriventi avevano avuto occasione di esporre una serie di sviluppi che avrebbero portato ad una ridefinizione a livello normativo di alcuni importanti criteri progettuali e di calcolo. In questo CIL 110 Le principali novità dell’O.P.C.M. n. 3431 Materiali Nell’Ordinanza n. 3431 viene ulteriormente chiarito come le disposizioni concernenti i materiali siano relative alla tipologia di muratura normata anche dal D.M. 20/11/1987 concernente le costruzioni in muratura [6], e cioè con giunti (anche verticali) interamente riempiti di malta. Questa importante precisazione scaturisce dal fatto che gran parte delle ipotesi di calcolo si basano su validazioni sperimentali che si riferiscono a muratura con giunti integralmente riempiti di malta (in particolare, i fattori di struttura, legati alle capacità deformative e dissipative del sistema). Tuttavia, nell’ottica della filosofia prestazionale che si cerca di perseguire nelle moderne normative, si precisa che "l’utilizzo di materiali o tipologie murarie aventi caratteristiche diverse rispetto a quanto specificato deve essere supportato da adeguate prove sperimentali che ne giustifichino l’impiego".Si ammette quindi che possano essere utilizzati materiali o tipologie diversi sulla scorta di una documentazione sperimentale della loro idoneità.E’evidente la rilevanza di questa precisazione nel contesto attuale in cui si sta procedendo alla verifica sperimentale sistematica del comportamento ciclico di murature quali ad esempio quelle a blocchi ad incastro o a giunti sottili [7]. 61 Forza [kN] breve articolo si illustrano i principali elementi di novità introdotti nella O.P.C.M. n. 3431 e si delineano le problematiche ancora aperte e i possibili sviluppi nell’ambito della progettazione degli edifici in muratura di nuova costruzione in zona sismica. Il travagliato e confuso quadro legislativo attuale concernente le norme sulle costruzioni nel nostro Paese rende ancora difficile prefigurare chiaramente l’assetto normativo nel breve termine, ma ciò non deve distogliere l’attenzione da quello che sarà inevitabilmente, presto o tardi, l’assetto definitivo che prevede il recepimento degli Eurocodici.Al momento della stesura di questo testo, le recenti nuove “Norme tecniche per le costruzioni (D.M. 14/9/2005 [5]) citano, accanto a generici “codici internazionali” e alla “letteratura tecnica consolidata”, gli allegati 2 e 3 dell’Ordinanza n. 3274 come possibile riferimento per il conseguimento dei requisiti prestazionali prescritti. È opinione degli scriventi che, per quanto riguarda gli edifici in muratura, gli unici strumenti operativi che consentano una piena conformità della progettazione sismica ai requisiti prestazionali prescritti dalle “Norme tecniche” siano l’Eurocodice 8 o l’allegato 2 alla O.P.C.M.n.3274.In tale contesto, e in assenza di un Documento di Applicazione Nazionale dell’Eurocodice 8, tuttora in fase di stesura, l’attuale versione dell’allegato 2 costituisce il riferimento principale e più agevole per una corretta progettazione secondo un’impostazione prestazionale basata sul metodo agli stati limite. Si procede ora alla descrizione delle più importanti modifiche e novità introdotte dalla O.P.C.M.n.3431 per gli edifici in muratura di nuova costruzione. 1. Rappresentazione della risposta taglio alla base-spostamento in sommità di un edificio in muratura sottoposto ad una “analisi di spinta” (pushover). Si introducono inoltre requisiti più razionali sulle caratteristiche geometriche dei blocchi, quali ad esempio i limiti alle dimensioni massime dei fori dei blocchi.Le modifiche apportate consentono tra l’altro la realizzazione di fori che possono rendersi idonei anche all’alloggiamento dell’armatura per la muratura armata. Infine, le caratteristiche meccaniche minime della malta vengono espresse in termini di resistenza media e non più caratteristica (5 N/mm2). Fattore di struttura e metodi di analisi L’Ordinanza n. 3431 introduce una modifica importante nella definizione dei valori da adottare per il fattore di struttura q nell’analisi elastica lineare,come anticipato in [2].L’importanza della modifica è di ordine sia concettuale che pratico. Si introduce infatti, per la prima volta nell’ambito delle costruzioni in muratura, il “rapporto di sovraresistenza” che maggiora il fattore di struttura “di base”.Tale innovazione porta ad un innalzamento significativo del valore del fattore di struttura che, a titolo di esempio,per edifici multipiano regolari in muratura ordinaria, sale fino a 3.6, ottenuto come prodotto di un rapporto di sovraresistenza di 1.8 moltiplicato per un q di base di 2.0. L’introduzione del rapporto di sovraresistenza anche per gli edifici in muratura trae la giustificazione da un esteso lavoro di simulazione numerica con metodi lineari e non lineari eseguito presso l’EUCentre di Pavia, che ha chiarito il rapporto che sussiste fra la verifica di resistenza eseguita mediante il calcolo elastico lineare ed il comportamento allo stato limite ultimo sotto l’azione sismica. Sinteticamente, con riferimento alla figura 1, il valore di forza Fel rappresenta il valore del taglio totale alla base corrispondente alla “rottura” del primo elemento murario in una analisi lineare, laddove per "rottura" si intende il raggiungimento della massima resistenza, in termini di forze interne, che l’elemento può opporre alla deformazione richiesta.Tale situazione in realtà non rappresenta una condizione ultima della struttura, in quanto l’elemento in muratura “rotto” non ha un comportamento perfettamente fragile, ma ha una capacità deformativa ulteriore, sufficiente per consentire alla struttura di sostenere forze crescenti incremen- RICERCA blocchi categoria “A” soletta di calcestruzzo solaio rasato t ≤ 52 cm s media: 2.4 st. dev.: 0.62 n ≤ 8 cm h i i ≤ 15 s (soletta in calcestruzzo) i ≤ 15 t (soletta rinforzata blocco) t blocchi categoria “B” soletta rinforzata del blocco 2. Valori del fattore di sovraresistenza (FRS) calcolato per 40 configurazioni di edifici in muratura ordinaria di 2-3 piani. 3. Regole costruttive per solai a travetti in c.a.n. e in c.a.p.: il solaio può essere considerato infinitamente rigido nel piano in presenza di soletta armata con s ≥ 4 cm. tando le sollecitazioni su altri elementi strutturali.La “resistenza ultima” della struttura in termini di forze resistenti (Fmax oppure Fy, nel caso si adotti una idealizzazione bilineare della curva taglio alla base-spostamento), viene raggiunta per valori ben superiori a Fel. Una serie di analisi parametriche su numerose configurazioni di edifici correnti ha consentito di valutare il valore del rapporto di sovraresistenza Fy/Fel (o, equivalentemente, usando la simbologia della O.P.C.M. e dell’EC8, αu/α1, figura 2) per soluzioni in muratura ordinaria e armata, mettendo in evidenza una grande variabilità di tale rapporto, con valori che nella maggioranza dei casi degli edifici in muratura ordinaria sono superiori a 2. Il valore numerico del rapporto dipende fondamentalmente dalla possibilità di ridistribuzione delle azioni interne, e quindi dalla configurazione strutturale, ovvero dalla geometria e disposizione di muri ed aperture, nonché da altri fattori quali la presenza e le proprietà di elementi orizzontali di accoppiamento fra i montanti murari, quali solai e cordoli (si ricorda a tal fine che viene sempre richiesta la realizzazione di cordoli di collegamento in c.a.), e dai criteri di resistenza adottati nella normativa e quindi nel modello. È importante ricordare come la presenza della sovraresistenza negli edifici in muratura sia stata recentemente giustificata anche da Benedetti [8] mediante un attento riesame critico delle sperimentazioni dinamiche su edifici. La ricerca eseguita presso EUCentre ha inoltre consentito di approfondire ulteriormente le problematiche legate all’analisi elastica lineare degli edifici in muratura portante, mettendo in evidenza come spesso la distribuzione delle azioni interne allo stato limite ultimo di questi tipi di edifici differisca in modo molto apprezzabile dalla distribuzione ottenuta dall’analisi lineare, come conseguenza della ridistribuzione delle azioni che avviene a seguito del progressivo raggiungimento della capacità resistente dei diversi elementi strutturali. L’utilizzo di un unico coefficiente di sovraresistenza cautelativo per tutti gli edifici non risolve il problema della verifica elastica di quelle configurazioni strutturali caratterizzate da fattori di sovraresi- stenza elevati, superiori a 2. Risulta quindi opportuno e pienamente accettabile l’uso della analisi elastica con ridistribuzione,come peraltro già previsto sia nella O.P.C.M.n.3274 che nell’EC8. Tuttavia, i limiti imposti alla ridistribuzione nell’O.P.C.M. n.3274 e nell’Eurocodice 8 sono molto forti, per quanto senza base razionale. Essi hanno infatti origine da studi relativi a strutture intelaiate in cemento armato e non sussiste quindi una giustificazione per la loro adozione nel caso degli edifici in muratura. L’O.P.C.M. n.3431 introduce limiti più ampi,che consentono maggiore libertà di ridistribuzione delle azioni, in migliore accordo con le risultanze delle analisi non lineari svolte.In sintesi,la definizione dei nuovi fattori di struttura, unitamente ai nuovi limiti per la ridistribuzione delle azioni a seguito dell’analisi lineare, consente finalmente di ottenere anche con l’analisi lineare dei risultati che sono maggiormente coerenti con quelli ottenuti con i metodi non lineari, per quanto mediamente più cautelativi. I notevoli limiti dell’analisi elastica lineare, quando applicata agli edifici in muratura, mettono in forte dubbio l’effettiva maggiore accuratezza di una analisi lineare dinamica multimodale rispetto all’analisi lineare statica equivalente. Per tale motivo, il nuovo documento normativo consente la possibilità di applicare l’analisi statica lineare anche nel caso di edifici in muratura irregolari in elevazione, a patto che si consideri come massa partecipante l’intera massa dell’edificio (ovvero che si ponga nell’equazione 4.2 del capitolo 4 il coefficiente λ = 1.0). L’inadeguatezza dell’analisi elastica lineare nel cogliere la realtà fisica del comportamento ultimo delle strutture murarie, la tendenza dell’analisi lineare a fornire risultati penalizzanti e sovente irrealisticamente cautelativi, la conseguente necessità di fare ricorso alla ridistribuzione, rendono i metodi non lineari particolarmente attraenti anche per la pratica professionale, soprattutto quando i metodi a macroelementi attualmente disponibili e consentiti dalla normativa, fra i quali l’approccio a telaio equivalente, rendono ormai possibile l’analisi statica non lineare di interi edifici con un onere computazionale modesto 62 CIL 110 4. Modellazione a telaio equivalente (con rappresentazione degli assi baricentrici degli elementi) di una struttura in muratura. e comunque alla portata dei comuni PC.È ormai appurato che la disponibilità di software adeguati di tipo non lineare costituisce il presente e il futuro delle costruzioni in muratura in zona sismica, così come nel passato i metodi non lineari semplificati di tipo “POR” hanno costituito (nel bene e nel male) uno strumento di ampio utilizzo in ambito professionale, proprio in conseguenza dei limiti dell’analisi elastica lineare. In tale ambito, il nuovo documento meglio definisce e chiarisce la modalità di applicazione dell’analisi statica non lineare agli edifici in muratura, nel contesto del procedimento generale definito al capitolo 4 dell’allegato 2. Si ribadisce in modo più esplicito come i metodi non lineari basati sull’analisi separata “piano per piano” siano applicabili per edifici con numero di piani non superiore a due (escludendo dal computo l’eventuale piano cantinato o seminterrato in pareti di c.a.), e come per edifici con tre o più piani sia,quindi,necessario fare ricorso a modelli più completi rispettosi degli equilibri globali e locali. Edifici semplici Sono state introdotte modifiche alla definizione di edificio “semplice” e alla corrispondente tabella relativa alle percentuale minime di muri resistenti, modulando le percentuali non più in base alla zona sismica ma all’accelerazione di ancoraggio dello spettro elastico, che tiene conto anche delle caratteristiche del terreno e dell’eventuale fattore di amplificazione topografica. In generale, le modifiche introdotte in questa sezione e nei criteri per l’analisi elastica lineare rendono in definitiva sostanzialmente coerenti tra di loro i risultati delle analisi lineari,delle analisi non lineari e i requisiti degli edifici semplici. Si ricorda infatti la situazione alquanto contradditoria riscontrabile nell’applicazione dell’O.P.C.M. n. 3274, e cioè che un edificio “semplice” che soddisfaceva i requisiti per la zona 1, e che poteva quindi essere costruito in zona 1 senza dover ricorrere al calcolo e alla verifica di sicurezza, se sottoposto a verifica con i metodi del calcolo lineare elastico (senza rapporto di sovraresistenza e con forti limiti alla ridistribuzione) 63 non risultava verificato neppure in zona 3. Un problema analogo può tuttora essere rilevato nell’attuale formulazione dell’Eurocodice 8, qualora si utilizzasse il valore di q “raccomandato” di 1.5. Solai Alcune modifiche introdotte al punto 8.1.5.2 meglio chiariscono le condizioni in cui è possibile assumere, nella modellazione,l’ipotesi di infinita rigidezza dei diaframmi.Si precisa che i solai possono essere considerati infinitamente rigidi nel loro piano, a condizione che le aperture presenti non ne riducano significativamente la rigidezza, se realizzati in cemento armato, oppure in latero-cemento con soletta in c.a. di almeno 40 mm di spessore, o in struttura mista con soletta in cemento armato di almeno 50 mm di spessore collegata da connettori a taglio opportunamente dimensionati agli elementi strutturali di solaio in acciaio o in legno.Si chiarisce inoltre che,nel caso di altre soluzioni costruttive, diverse da quelle su elencate, l’ipotesi di infinita rigidezza dovrà essere valutata e giustificata dal progettista. Si rammenta in questa sede che l’infinita rigidezza dei diaframmi non è un requisito da rispettare in senso generale,ma è, da un lato, una ipotesi relativa alla modellazione strutturale e, dall’altro, interviene come elemento che concorre a definire la regolarità strutturale in pianta (richiesta per gli edifici semplici). Particolari costruttivi Una prima significativa modifica riguarda la rimozione del requisito dell’interasse massimo dei muri applicato in modo generalizzato a tutti gli edifici.Tale limite, di 7 metri per gli edifici in muratura ordinaria e di 9 m per quelli in muratura armata, è ora esteso solamente agli edifici “semplici”. Inoltre, per gli edifici “semplici” il requisito è formulato in modo diverso rispetto alla O.P.C.M. n. 3274, nel senso che non si richiede che ciascun muro resistente alle azioni orizzontali debba essere “intersecato da altri muri ad esso perpendicolari ad interasse non superiore a ...” ma che, in ciascuna delle due direzioni RICERCA guaina impermeabile pavimento massetto cls alleggerito tegole solaio in laterocemento (12+4) strato isolante (6 cm) barriera al vapore solaio in c.a. (14 cm) cappa in c.a. solaio in latero-cemento (20+4) cappa armata solaio in latero-cemento (20+4) intonaco intonaco 5. Alcuni esempi di collegamento solaio-parete mediante cordolo in c.a. (misure in cm). principali dell’edificio, “siano presenti pareti resistenti alle azioni orizzontali con interasse non superiore a ...”.Si rimuove quindi il requisito dell’“intersezione” fra muri, fortemente limitante e scarsamente realistico se interpretato in modo rigido e letterale, e si mantiene invece il concetto fondamentale di limitare le luci libere dei solai non collegati a pareti strutturali resistenti al sisma. Un’ulteriore modifica, significativa per quanto minima, riguarda gli incroci dei muri perimetrali e pone sperabilmente fine ad una serie di interpretazioni arbitrarie e discutibili di un requisito il cui scopo è quello di rendere meno vulnerabili le pareti tipicamente più esposte al danneggiamento. Il requisito riprende ora la dicitura del D.M. 16/01/96 [9], e cioè: in corrispondenza di incroci d’angolo tra due pareti perimetrali sono prescritte, su entrambe le pareti, zone di parete muraria di lunghezza non inferiore a 1,0 m, compreso lo spessore del muro trasversale. Per la muratura armata è possibile derogare da tale requisito in quanto, ai fini della riduzione della danneggiabilità del muro perimetrale, l’armatura verticale di estremità svolge un compito analogo al risvolto in muratura. Restando nell’ambito della muratura armata, vengono aggiunte alcune indicazioni, assenti nella versione precedente della normativa, riguardanti l’ancoraggio delle barre, le giunzioni per sovrapposizione e la necessità di cautelarsi nei confronti della corrosione. La percentuale minima di armatura orizzontale viene ridotta a 0.04%, valore che consente, ad esempio, l’utilizzo, su un muro di spessore 300 mm, di una soluzione tipica con due barre da 6 mm disposte a corsi alterni (passo verticale di circa 400 mm). Edifici misti con pareti in muratura L’introduzione del capitolo 8.5 “Strutture miste con pareti in muratura ordinaria o armata” fornisce indicazioni in merito alle soluzioni miste, “dimenticate” dall’O.P.C.M. n. 3274. In particolare, risultano di grande interesse le soluzioni con pareti murarie perimetrali e pilastri in calcestruzzo armato, piuttosto frequenti negli edifici in muratura. Nel testo si ribadisce so- 64 stanzialmente quanto già proposto dal D.M.16/1/96 [9] e cioè che,nell’ambito delle costruzioni in muratura,è consentito utilizzare strutture di diversa tecnologia per sopportare i carichi verticali, purché la resistenza all’azione sismica sia integralmente affidata agli elementi realizzati con la stessa tecnologia. Un elemento di novità è tuttavia costitutito dalla precisazione che è possibile considerare la collaborazione delle pareti in muratura e dei sistemi di diversa tecnologia nella resistenza al sisma, purchè quest’ultima sia verificata utilizzando i metodi di analisi non lineare (statica o dinamica).La necessità di considerare la collaborazione fra elementi di diversa tecnologia potrebbe essere riscontrata ad esempio quando si abbia la compresenza di pareti in c.a. e muratura, tecnica peraltro da utilizzare con estrema cautela proprio per le diverse caratteristiche di rigidezza e capacità deformativa delle diverse strutture,e per l’assenza di riferimenti sperimentali consolidati sul comportamento sismico di queste soluzioni. Si ribadisce che i collegamenti fra elementi di tecnologia diversa dovranno essere espressamente verificati,e che particolare attenzione dovrà essere prestata all’accertamento della efficace trasmissione dei carichi verticali.Inoltre sarà necessario verificare la compatibilità delle deformazioni per tutte le parti strutturali. Si introducono infine disposizioni riguardanti edifici costituiti da struttura muraria nella parte inferiore e sormontati da un piano con struttura in cemento armato o acciaio o legno o altra tecnologia. Commenti conclusivi La pubblicazione dell’O.P.C.M. n. 3431 costituisce un notevole miglioramento dell’impianto normativo introdotto dall’O.P.C.M. n. 3274, in particolare per quel che riguarda le costruzioni in muratura. Nell’ambito di questa specifica tecnologia, l’intenso lavoro di verifica dell’adeguatezza della normativa a livello applicativo ha costituito un’occasione per l’analisi critica di alcune impostazioni comuni all’O.P.C.M. n.3274 e all’Eurocodice 8. Il problema della definizione di una procedura coerente per l’applicazione dell’analisi lineare,con o senza ridistibuzione,ha richiesto una revisione ab- CIL 110 pilastro in c.a. trave in c.a. pilastro in c.a. trave in c.a. 6. Esempi di edifici misti con pilastri centrali in c.a. e struttura portante esterna in muratura (misure in cm). bastanza radicale di principi apparentemente ritenuti consolidati, ma che alla luce di un attento approfondimento si sono rivelati viziati da un errore concettuale con ricadute applicative estremamente rilevanti. È convinzione degli scriventi che, per quanto riguarda le murature, l’O.P.C.M. n. 3431 sia una normativa sismica che,nella sua veste di documento di transizione, coniuga nel miglior modo possibile, allo stato attuale delle tecniche e delle conoscenze, le esigenze di sicurezza e di capacità prestazionali, oltre a valorizzare le possibilità realizzative del mondo delle costruzioni italiano. Non è azzardato affermare che per alcuni aspetti riguardanti le murature,nuove ed esistenti, la nuova O.P.C.M.n.3431,per quanto perfettibile (come del resto tutte le normative), si pone anche come valido documento di riferimento per un possibile miglioramento degli Eurocodici. È tuttavia indubbio che nel quadro normativo nazionale esistano ancora diverse lacune, quali ad esempio l’assenza di una normazione di carattere generale sulla muratura armata, che "esiste" solamente nell’ambito della normativa sismica (le nuove “Norme tecniche” non hanno apportato sostanziali cambiamenti a questa situazione), nonché sulla muratura intelaiata. Queste lacune sono comunque destinate ad essere colmate con la futura adozione degli Eurocodici. Esistono comunque anche numerosi problemi aperti, su cui non esistono opinioni concordi in ambito nazionale ed europeo.A titolo di esempio, è ancora necessario affermare che la realizzazione di un cordolo in cemento armato sia l’unico modo per garantire un buon collegamento tra solaio e pareti e un buon “incatenamento” dell’edificio? È indispensabile che un edificio di uno o due piani per essere dichiarato “semplice” debba avere dei diaframmi “infinitamente rigidi”? I procedimenti di verifica per azioni al di fuori del piano correntemente proposti nell’Eurocodice 6 sono idonei alla verifica sotto azioni sismiche? Più in generale, sappiamo abbastanza del comportamento dinamico fuori piano di pareti soggette ad azione sismica? L’elenco dei problemi aperti potrebbe continuare a lungo.Quello che si ritiene sia importante sottolineare è la necessità di una continua attività di ricerca e sviluppo tale da con- 65 sentire un progresso tecnologico che mantenga la costruzione in muratura competitiva con le altre tipologie costruttive, svolga un rigoroso controllo dei requisiti prestazionali e di sicurezza dei sistemi costruttivi, alimenti un continuo aggiornamento delle normative e degli strumenti a supporto della progettazione, permettendo nel contempo un continuo aggiornamento professionale. Nell’ultimo decennio qualcuno di questi elementi è venuto a mancare nel mondo delle costruzioni in muratura, in ambito nazionale ed europeo.Forse,quanto avvenuto recentemente in Italia, a seguito della emanazione della O.P.C.M. n. 3274, può costituire l’occasione per dare un nuovo impulso a questa fondamentale attività di ricerca e sviluppo. ¶ Riferimenti [1] Ordinanza Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3431, Ulteriori modifiche ed integrazioni all’Ordinanza n. 3274 del 20/3/2003, recante “Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica”, Suppl. Ord. n. 85 alla G.U. n. 107 del 10/5/2005. [2] Ordinanza Presidente del Consiglio dei Ministri n.3274,Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica, Suppl. Ord. n. 72 alla G.U. n. 105 dell’8/5/2003, e successive modifiche ed integrazioni. [3] EN 1998-1:2005 Eurocode 8:Design of structures for earthquake resistance,Part 1: General rules, seismic action and rules for buildings, 2005. [4] Magenes G., Prospettive per la revisione della normativa sismica nazionale con riguardo alle costruzioni in muratura, Assemblea ANDIL Sezione “Murature”, Isola Vicentina, 22 aprile 2004. [5] D.M. 14 settembre 2005 del Ministero Infrastrutture e Trasporti “Norme tecniche sulle costruzioni”Suppl.Ord.n.159 alla G.U.n.222 del 23/9/2005. [6] Ministero dei Lavori Pubblici,Norme tecniche per la progettazione,esecuzione e collaudo degli edifici in muratura e per il loro consolidamento, D.M. del 20/11/87, G.U. 5/12/1987, n. 285, S., 1987. [7] Modena C., Da Porto F., Garbin E., Grendene M., Mosele F., Ricerca sperimentale sul comportamento di sistemi per muratura portante in zona sismica, Università di Padova, Dipartimento di Costruzioni e Trasporti, 2005. [8] Benedetti D., Costruzioni in muratura: duttilità, norme ed esperienze, Ingegneria Sismica n. 3, settembre-dicembre 2004, pp. 5-18. [9] Ministero dei Lavori Pubblici, Norme tecniche per le costruzioni in zone sismiche, D.M. 16/1/96, Suppl. Ord., G.U. 5/2/1996, n. 29, 1996. * Università di Pavia ed EUCentre (Pavia). RICERCA