Review n. 12 - Italus Hortus 17 (4), 2010: 43-55 Utilizzo dell1-metilciclopropene (1-MCP) per lo studio della fisiologia postraccolta e della maturazione dei frutti Roberta Tosetti1, Wendy C. Schotsmans2, Robert K. Prange3, Pietro Tonutti 1 e Claudio Bonghi4* 1 Scuola Superiore SantAnna , piazza Martiri della Libertà 33, 56100 Pisa 2 IRTA, Postharvest Department, Av. Alcalde Rovira Roure, 191, 25198 Lleida (Spagna) 3 Agriculture and Agri-Food Canada, Atlantic Food and Horticulture Research Centre, Main Street 32, Kentville, Nova Scotia B4N 1J5 (Canada) 4 Dipartimento di Agronomia Ambientale e Produzioni Vegetali, Università di Padova, viale dellUniversità 16, 35020 Legnaro (PD) Ricezione: 3 maggio 2010; Accettazione: 5 luglio 2010 Postharvest use of 1-Methylcyclopropene (1-MCP) and fruit ripening physiology Abstract. The discovery of 1-methylcyclopropene (1-MCP) as an inhibitor of ethylene action has provided an important tool in understanding fruit ripening physiology as shown by the huge amount of 1-MCPtargeted research carried out particularly, although not exclusively, in postharvest science. It has been clearly demonstrated that 1-MCP is able to improve the handling procedures and storage life of a number of commodities. In fact, 1-MCP can reduce ethylene biosynthesis, respiration, softening color changes, aroma production, and the occurrence of physiological disorders and stress responses. These effects are related to the interference of 1-MCP on the ethylene receptor functioning (1-MCP-receptor binding is irreversible) and for some of them in their transcription rate and protein stability. However, the efficacy of this olefin strongly depends upon the concentration used, the species and variety, storage condition and duration, and maturity of the fruit before the 1-MCP application. A marked effect of 1-MCP occurs in climacteric fruit, although studies carried out in nonclimacteric fruit demonstrates that this olefin can also alter specific ripening processes in these fruit types. The research results obtained by applying 1-MCP confirms the very well-known ethylene-dependent ripening processes as well as allowed the identification of previously unrecognized responses to ethylene. Molecular studies performed on 1-MCP-treated fruit have provided new insights into the role of ethylene in the regulation (mainly at the transcriptional and, to a lesser extent, at the translational level) of genes involved in ripening processes such as cell wall metabolism, and pigment and aromatic compound biosynthesis, as well as the signal transduction pathway of the gaseous hormone. Postharvest use of 1-MCP has improved our under* standing of ethylene effects on the development of physiological disorders (e.g. superficial scald, internal breakdown) and stress responses (e.g. chilling injury and pathogen attack). This extensive information base will be extremely useful in the future development of innovative and more efficient postharvest strategies where the effect of 1-MCP could be enhanced by the concomitant applications of other storage technologies. Key words: antioxidants, aromas, ethylene, firmness, physiological disorders, pigmentation, receptors. Introduzione L’interesse suscitato dall’1-metilciclopropene (1MCP) come regolatore della maturazione dei frutti (principalmente climaterici, ma non solo) è testimoniato dal rilevante numero di pubblicazioni (più di 560 articoli a partire dal 2000 ad oggi) riguardanti sperimentazioni condotte con questo inibitore dell’azione dell’etilene. Queste ricerche hanno dimostrato che l’1-MCP può rallentare il decorso della maturazione riducendo la biosintesi di etilene e conseguentemente la perdita di consistenza della polpa, l’accumulo di pigmenti (come antociani e carotenoidi) e la produzione di aromi (come lattoni e terpeni) nonchè l’incidenza di disordini fisiologici. Tuttavia, l’efficacia del trattamento con 1-MCP nel rallentare il processo di maturazione è fortemente condizionata dalla specie e dalla cultivar, dalla durata della fase di conservazione e, soprattutto, dallo stadio di sviluppo del frutto al momento dell’applicazione, l’ambiente di coltivazione e la presenza di trattamenti e/o tecnologie postraccolta aggiuntive all’1-MCP. L’elevata variabilità dei risultati ottenuti in seguito all’applicazione dell’1MCP ha indotto a riconsiderare il ruolo dell’etilene [email protected] 43 Tosetti et al. nel processo di maturazione dei frutti. La presente review, focalizzando l’attenzione sull’uso dell’1-MCP come modulatore del livello dei recettori dell’etilene, riporta le più recenti informazioni dei suoi effetti sui processi della maturazione dei frutti e su alcuni meccanismi di regolazione etilene-dipendenti. La scoperta dell1-MCP La scoperta che i ciclopropeni, tra cui l’1-MCP, potevano funzionare come inibitori dell’azione dell’etilene fu dovuta alla ricerca di molecole in grado legarsi in maniera stabile ai suoi recettori al fine di rendere più facile l’identificazione di quest’ultimi. La scelta cadde sull’1-MCP essendo più attivo del 3metilciclopropene e del 3,3-dimetilciclopropene e più stabile del ciclopropene (Sisler e Serek, 1999; Sisler et al., 2001). L’1-MCP è stato inizialmente commercializzato come polvere stabile (in cui è complessato con γ-ciclodestrina) (Watkins, 2006) e, più recentemente, in una formulazione liquida che ne ha agevolato l’applicazione (Elfving et al., 2007). Il Meccanismo di azione dell1-MCP Il sistema recettoriale delletilene Come ricordato precedentemente l’1-MCP è in grado di inibire l’azione dell’etilene legandosi ai suoi recettori e in questa review verranno riportate le più recenti informazioni sul meccanismo di percezione dell’ormone rimandando per una trattazione più completa sulla sua catena trasduttiva a quanto descritto da Cho e Yoo (2009). In Arabidopsis, l’etilene, prodotto in seguito a segnali endogeni ed esogeni (stress o patogeni), è percepito a livello cellulare attraverso una serie di recettori [fig. 1, ETHYLENE RESPONSE1 (ETR1), ETR2, ETHYLENE RESPONSE SENSOR1 (ERS1), ERS2, e ETHYLENE INSENSITIVE4 (EIN4) (Bleecker et al., 1988; Chang et al., 1993; Hua et al., 1998; Sakai et al., 1998)], localizzati sul reticolo endoplasmatico. Il più accreditato meccanismo di azione dell’etilene imputa ai recettori un ruolo di regolatori negativi (Binder e Bleecker, 2003). Infatti, in assenza dell’ormone questi recettori attivano la proteina citoplasmatica CTR1 (CONSTITUTIVE TRIPLE RESPONSE1), una putativa proteina chinasica (Raf-like mitogenactivated protein kinase kinase kinase, MAPKKK, identificata da Kieber et al., 1993), che esercita una azione repressiva sui componenti della catena trasduttiva (Kieber et al., 1993; Huang et al., 2003). In presenza di etilene la stabilità del complesso recettoreCTR1 è ridotta e con essa la sua azione repressiva 44 sulla trasduzione dell’ormone (Wang et al., 2006). La rimozione del blocco determina l’accumulo di EIN2 (ETHYLENE INSENSITIVE 2), un trasportatore di membrana, attraverso cui avviene la canalizzazione del segnale ormonale verso il nucleo (Alonso et al., 1999; Guo e Ecker, 2003) dove vengono attivati fattori di trascrizione (tipo EIN3, ETHYLENE INSENSITIVE 3 o EIL EIN3-like, ETHYLENE INSENSITIVE 2) (Chao et al., 1997) in grado di indurre a loro volta la trascrizione di ETHYLENE RESPONSIVE FACTORS (tipo ERF1; Alonso et al., 2003). Gli ERF possono, legandosi a regioni ricche nella sequenza GGC, stimolare la trascrizione di geni coinvolti nei processi etilene-dipendenti. La possibilità di regolare la sensitività all’etilene dipende, oltre che dal livello di recettori (vedi paragrafo successivo), dalla stabilità proteica di EIN2 e di EIN3 ottenuta, rispettivamente, attraverso l’attivazione di complessi EIN2 TARGETING F-box PROTEIN1 (ETP1) e ETP2 (Qiao et al., 2009) e di EIN3 BINDING F-BOX PROTEIN1 (EBF1) e EBF2 (Gagne et al., 2004) con il proteosoma 26S. Controllo del livello dei recettori Il modello che assegna ai recettori un controllo negativo sull’azione dell’etilene suggerisce che la sensibilità all’ormone aumenti quando la quantità di recettori liberi diminuisce. Questa assunzione riconosce nella dinamicità - intesa come frequenza degli eventi di sintesi e degradazione- del complesso recettoriale il principale elemento del controllo della sensitività all’ormone. Sulla base di tale lettura sono stati condotti numerosi studi aventi come oggetto analisi di espressione in frutti in via di sviluppo e maturazione. L’analisi comparata dei dati pubblicati mette in evidenza che il livello di espressione dei geni codificanti per le proteine recettoriali varia in maniera significativa da specie a specie e, all’interno di queste, da cultivar a cultivar e con esso l’efficacia del trattamento con 1-MCP (Watkins, 2006). Infatti, Dal Cin et al. (2006) hanno osservato che durante la maturazione della mela e della pesca si verifica, parallelamente all’incremento di etilene, l’aumento dei trascritti dei recettori di tipo ETR1 ed ERS1, ma che in seguito al trattamento con 1-MCP si assiste a una diminuzione consistente del livello di questi trascritti solo in mela. L’applicazione dell’1-MCP produce effetti simili a quelli ottenuti nella mela in altri frutti climaterici come l’avocado (Owino et al., 2002), ma anche nei frutti non climaterici come quello della vite (Chervin et al., 2005). Particolarmente interessanti appaiono anche le differenze in termini di livello di trascritti e di effetto dell’1-MCP in due cultivar di susino caratterizzate dalla presenza (cv Early Gold, EG) o assenza (cv 1-MCP per la fisiologia postraccolta e la maturazione dei frutti Fig. 1 - Modello di recezione e trasduzione del segnale dell’etilene in Arabidopsis. L’etilene è sintetizzato a partire dalla metionina attraverso, nelle fasi finali, l’azione sequenziale dell’1-amminociclopropanocarbossilato sintetasi (ACS) ed ossidasi (ACO). Il suo complesso recettoriale è formato da cinque membri che, in assenza di etilene, interagiscono in modo differenziale con la proteina citoplasmatica CTR1. CTR1 è una putativa chinasi (MAPKKK) che può attivare a cascata delle altre chinasi (MKK e MPK) in grado di fosforilare, a livello nucleare, EIN3 e EIL. La fosforilazione incrementa l’affinità di EIN3 ed EIL1 a EBF1 ed EBF2, due F-box protein che promuovono la degradazione delle proteine attraverso il proteosoma 26S e, conseguentemente, la soppressione della risposta all’etilene. In presenza di etilene, i recettori si dissociano da CTR1 e viene attivato il complesso MKK9-MPK 3/6 che fosforila i fattori EIN3 ed EIL1. In questo caso la fosforilazione rende meno affini EIN3 ed EIL1 a EBF1 ed EBF2 impedendo, in tal modo, la loro degrdazione via proteosoma. Non è ancora chiaro se il complesso MKK9-MKP3/6 è attivato da una MAPKKK diversa da CTR1. EIN2 è una proteina di membrana che canalizza il segnale dell’etilene al nucleo. La sua stabilità è sotto il controllo di due F-box protein: ETP1 ed ETP2. La funzionalità di EIN2 è cruciale per l’accumulo di EIN3. (Ridisegnato da Cho e Yoo, 2009). Fig. 1 - Model for ethylene perception and transduction in Arabidopsis. Ethylene is synthesized starting from methionine through, in the last steps, the sequential action of 1-aminocyclopropane-1-carboxylate synthase (ACS) and oxidase (ACO). Ethylene receptor complexes comprise five partially redundant members that, in absence of ethylene, are able to differentially interact with the cytoplasmatic protein CTR1. CTR1 is a putative kinase (MAPKKK) that might activate multiple MKKs and MPKs as cascade and phosphorylate EIN3 and EIL1 in the nucleus. This might enhance their affinity toward EBF-1 and -2, two F-box proteins that promote protein degradation through 26S proteasome and, thus, the suppression of ethylene signaling. Upon ethylene binding to receptors, the receptorCTR1 complexes are inactivated, resulting in activation of MKK9MPK3/6 cascade, which phosphorylates EIN3 and EIL1 in the nucleus. MKK9MPK3/6dependent phosphorylation of EIN3 and EIL1 probably increases their stability by reducing their affinity toward EBF-1 and -2. It is unclear whether MKK9MPK3/6 is activated by a MAPKKK that differs from CTR1. EIN2 is a membrane protein that accumulates upon ethylene signaling. Its stability is under control of two F-box proteins: ETP1 and -2. Intact EIN2 functioning is crucial for accumulation of EIN3. (Modified from Cho e Yoo, 2009). 45 Tosetti et al. Shiro, SH) del picco di etilene durante la maturazione (El-Sharkawy et al., 2007). Nelle due cultivar, infatti, il livello dei recettori di tipo ETR1 aumenta in maniera significativa (sebbene più abbondante in EG) mentre per i recettori di tipo ERS1 si assiste ad un aumento solamente nella cv EG. Il trattamento con 1-MCP determina una diminuzione dei trascritti di entrambi i recettori solo nella cv EG, mentre nella cv SH non si osserva alcun significativo effetto depressivo sulla loro trascrizione. Questi dati suggeriscono che il livello di etilene raggiunto durante la maturazione sia un fattore essenziale per l’evoluzione del complesso recettoriale e per la risposta al trattamento con 1MCP. L’importanza di tale relazione è stata ribadita da Zhang et al. (2009) che hanno osservato, sottoponendo frutti di pomodoro a trattamenti combinati o in sequenza di etilene ed 1-MCP, che elevati livelli di etilene e perdita della sensibilità all’1-MCP sono positivamente correlati. Questo risultato è congruente con l’osservazione che frutti di avocado (Adkins et al., 2005) e melo (Toivonen e Changwen, 2005), se trattati con 1-MCP nella fase finale della maturazione, quando si registrano livelli di etilene elevati, sono insensibili all’1-MCP. Reid e Çelikel (2008) hanno ipotizzato un modello del meccanismo di azione dell’1-MCP, basato sulle risposte del garofano a questa molecola, che può fornire una possibile spiegazione dell’insieme dei dati sopra riportati (fig. 2). In questo modello, a livello dei recettori, si postula l’esistenza di due distinti siti di aggancio per l’etilene e per l’1-MCP e che quello per l’inibitore diventi accessibile, in seguito a modifiche allosteriche, quando i recettori, in assenza di etilene, sono agganciati a CTR1 (fig. 2A). L’ 1-MCP si aggancia, in modo irreversibile, al suo specifico sito sul complesso recettore-CTR1 impedendo, attraverso un’altra modifica allosterica, l’esposizione del sito di legame dell’etilene (fig. 2B). Se il trattamento con 1-MCP è effettuato in presenza di elevati livelli di etilene, la maggior parte dei recettori è dissociata da CTR1 e il sito di aggancio per l’inibitore non è più accessibile (fig. 2C). Un ulteriore meccanismo di controllo del livello dei recettori risiede nel controllo della stabilità delle proteine recettoriali. Kevany et al. (2007) hanno dimostrato che, in frutti di pomodoro, la degradazione delle proteine recettoriali viene attuata attraverso l’attivazione di proteosomi (fig.1). Gli stessi autori hanno dimostrato che l’aggancio dell’etilene è necessario per avviare il processo di degradazione in quanto trattamenti con l’1-MCP, che si lega ai recettori al posto dell’etilene, sono in grado di ridurre l’entità della degradazione. Questa informazione consente di supporre che, in presenza di elevati livelli di etilene, il 46 meccanismo di controllo negativo della sensibilità all’ormone, che è correlato alla presenza di recettori di neosintesi, non sia più funzionante. Il recupero della sensitività alletilene dopo il trattamento con 1-MCP Il prolungamento dell’effetto inibitorio dell’1MCP, a seguito di applicazioni ripetute in successione alla prima, osservato in specie quali melo (Hoeberichts et al., 2002) e pesco (Mathooko et al., 2001) ha confermato l’ipotesi che il recupero della sensitività all’etilene sia dovuto alla comparsa di nuovi recettori (Blankenship e Dole, 2003). La prima conferma della rigenerazione del livello recettoriale è venuta dagli esperimenti condotti da Tassoni et al. (2006) su pomodoro. Questi autori, infatti, hanno osservato che il trattamento con 1-MCP inizialmente induce una riduzione della trascrizione dei recettori associati alla maturazione (LeETR4, 5 e 6), ma dopo 8 giorni il livello di questi trascritti è paragonabile a quello dei frutti di controllo. Il fattore che innesca l’avvio della rigenerazione va ricercato nelle diversità fisiologiche delle varie specie. Per quanto riguarda le pesche, che recuperano assai velocemente la sensibilità all’etilene al termine del trattamento con 1-MCP, è stato osservato (Ziliotto et al., 2008) che il ritorno ad un normale decorso della maturazione è parallelo alla rapida riattivazione della percezione e della trasduzione dell’etilene, come attesta l’aumento della trascrizione di un recettore ETR2-simile e di fattori di trascrizione di tipo ERF a 48 ore dalla fine del trattamento. La rapida ripresa della trascrizione di ETR2 e degli ERF, identificati come geni etilene-dipendenti (Trainotti et al., 2007), è spiegata dagli autori con il blando effetto inibitorio dell’1-MCP sull’accumulo dei trascritti dei geni chiave della biosintesi dell’etilene (ACC ossidasi e, in particolare ACC sintetasi, vedi Fig. 1), già evidenziato da Mathooko et al., 2001, e da Dal Cin et al., 2006, che comporta il mantenimento di discreti livelli dell’ormone anche durante il trattamento con l’1-MCP. Le differenze osservate fra diverse tipologie di frutti nella risposta all’1-MCP sarebbero quindi da imputare anche a peculiari meccansimi strutturali e funzionali (famiglie geniche, regolazione della trascrizione dei singoli membri) della via biosintetica dell’etilene. Effetti dell1-MCP sui più importanti processi della maturazione dei frutti Una delle più importanti conseguenze dell’impiego dell’1-MCP sui frutti in via di maturazione è l’inibizione della sintesi di etilene (vedi voci bibliografiche 1-MCP per la fisiologia postraccolta e la maturazione dei frutti Fig. 2 - Modello del meccanismo di azione dell’1-MCP proposto da Reid e Çelikel (2008). A) In assenza di etilene, i recettori (ETR1) interagiscono con CTR1 permettendo anche l’esposizione del sito di aggancio dell’1-MCP; B) quando l’1-MCP (coni) è agganciato, le modificazioni allosteriche non rendono disponibile il sito di legame per l’etilene e, conseguentemente, consentono il mantenimento dell’azione negativa del complesso recettore-CTR1 sulla trasduzione del segnale dell’etilene; C) In presenza di elevati livelli di etilene (sfere), CTR1 è rilasciato e il sito di aggancio per l’1-MCP non risulta più disponibile. Fig. 2 - Schematic model for the action mechanism of 1-MCP proposed by Reid e Çelikel (2008). A) When ethylene is absent, receptors (ETR-1) interact with CTR1 and reveal a domain to which 1-MCP can bind. (B) When 1-MCP (cones) binds, for allosteric changes the ethylene-binding pocket is not exposed thus the negative action of complex receptor-CTR1 on ethylene transduction kinase is irreversibly turned ON. (C) In presence of high level of ethylene (spheres), the complex receptor-CTR1 is turned OFF and the 1-MCP-binding pocket is therefore not exposed. riportate in Watkins, 2006) e, con essa, di quei processi regolati dall’ormone che caratterizzano la sindrome della maturazione sia nei frutti climaterici che non climaterici. Questi processi riguardano, in particolare la perdita di consistenza, il viraggio del colore, lo sviluppo di sostanze aromatiche e il metabolismo di composti con proprietà antiossidanti. Metabolismo della parete cellulare Il metabolismo parietale dei frutti in maturazione (e la conseguente perdita di consistenza) è uno degli aspetti che, con maggiore intensità, si è cercato di con- trollare con l’applicazione di 1-MCP. Il rammollimento e la perdita di consistenza che si verificano durante la maturazione in un frutto sono il risultato di una complessa serie di processi di biosintesi e degradazione che avvengono secondo una precisa scansione temporale a livello dei vari componenti e dei domini della parete cellulare; nonostante siano simili, questi processi possiedono meccanismi di regolazione e di interazione variabili che, anche a causa della diversa composizione delle pareti cellulari, determinano andamenti diversi di perdita di consistenza nelle varie tipologie di frutto (Huber et al., 2003). Va sottolineato che per 47 Tosetti et al. quanto riguarda la consistenza, importante è anche il ruolo svolto dal turgore cellulare. Alcuni dati indicherebbero che l’1-MCP possa esercitare un’influenza positiva nella riduzione della perdita di acqua durante la conservazione di mele e pere (Baritelle et al., 2001), ma questo aspetto deve ancora essere indagato in modo approfondito. I principali attori che entrano in gioco durante il metabolismo parietale sono gli enzimi di parete e le proteine strutturali, in particolar modo le poligalatturonasi (PG) e le pectin metilesterasi (PME) che agiscono sulla matrice pectica della parete, ma un ruolo importante è anche svolto da endoglucanasi (EG), pectato liasi (PL), pectin esterasi (PE), glicosidasi ed espansine (EXP). In letteratura si trovano diversi lavori che mettono in relazione gli effetti dell’1-MCP con l’espressione dei geni e/o l’azione degli enzimi sopracitati, e in generale si può affermare che il trattamento con l’inibitore dell’azione dell’etilene rallenta il processo di rammollimento nel frutto, anche se ciò avviene in maniera e con una intensità ed efficacia differenti a seconda del frutto e degli aspetti tecnici del trattamento (Lurie et al., 2002; Hiwasa et al., 2003; Itai et al., 2003; Lohani et al., 2004; Mwaniki et al., 2005). Nel caso delle mele, frutto su cui l’1MCP viene ampiamente utilizzato, la cv Golden Delicious risponde meglio della cv Fuji in termini di mantenimento della consistenza e ciò sarebbe da imputare ad una diversa regolazione dell’espressione di specifici geni del metabolismo parietale. Nella cv Golden Delicious la riduzione dell’espressione di PG, PME, β-galattosidasi e α-L-arabinofuranosidasi indotta da 1-MCP è infatti più marcata che in quella Fuji (Wei et al., 2010). Questi autori ipotizzano che, rispetto alle PG e alle PME, le glicosidasi siano più strettamente collegate con la conservabilità delle mele e che le PME agiscano nei primi stadi di rammollimento, mentre le PG siano coinvolte in quelli successivi. Differenti risposte tra cultivar sono state anche osservate in albicocca: comparando le cv Ceccona e San Castrese si è notato che in quest’ultima il trattamento con 1-MCP inibisce l’azione solo delle PME e della glicosidasi α-mannosidasi mentre nella cv Ceccona risultano inibite le attività di tutte le glicosidasi esaminate (α-galattosidasi, α-glucanasi, α-mannosidasi, β-galattosidasi, β-glucanasi e β-xylanasi), ma non delle PME (Botondi et al., 2003). Ciò è stato messo in relazione al diverso effetto tecnologico dell’1-MCP che è risultato essere più efficace nel ritardare il processo di maturazione nella cv Ceccona. Uno studio svolto su nettarine, tramite un’analisi trascrizionale con il microarray PEACH1.0, ha confermato che alla fine del periodo di incubazione (24 h), 48 il mantenimento della consistenza nei frutti trattati è accompagnato da una significativa alterazione dei profili trascrizionali rispetto ai frutti controllo (Ziliotto et al., 2008). Infatti, tra i geni sottoregolati sono presenti alcuni con funzione a livello di parete cellulare, inclusi quelli delle endoPG, enzima chiave nel processo di rammollimento (melting), di pesche e nettarine. In frutti di avocado trattati con 1-MCP è stata rilevata una soppressione dell’attività delle PG che si manifesta per 24 giorni con positivi riflessi sul mantenimento della consistenza (Jeong e Huber, 2004) ad ulteriore dimostrazione della diversa fisiologia della maturazione che caratterizza le differenti tipologie di frutto. Questa olefina quindi inibisce i processi stimolati dall’etilene e, parallelamente, stimola quelli che vengono inibiti dall’ormone, come ad esempio l’espressione di una EG, una EXP e di endo1,4-β-mannosidasi in nettarina (Lurie et al., 2002; Ziliotto et al., 2008) e di α-arabinosidasi in pomodoro (Itai et al., 2003) che sono negativamente regolate dall’etilene. Considerato che nei processi di rammollimento spesso sono coinvolte famiglie multigeniche caratterizzate da diversi fattori e meccanismi di regolazione della trascrizione dei singoli membri, l’uso di questa olefina permette di esaminare in modo più approfondito il ruolo regolativo dell’etilene, come è stato fatto ad esempio per le galattosidasi in pera (Mwaniki et al., 2005), avocado (Tateishi et al., 2007) e melone (Nishiyama et al., 2007). Da un punto di vista più strettamente applicativo, dai numerosi lavori pubblicati emerge che l’uso del solo trattamento di 1-MCP non risulta essere sempre sufficiente per indurre un rallentamento marcato della perdita di consistenza e che in molti casi è importante affiancare a questa metodica anche altri trattamenti, come ad esempio l’applicazione di AVG (aminoetossivinilglicina, inibitore della sintesi dell’etilene) in pesca (Hayama et al., 2008), o la conservazione refrigerata in kiwi e susine (Larrigaudière et al., 2009; Ilina et al., 2010), o l’uso di atmosfere controllate durante la conservazione di pere e mele (Fawbush et al., 2009; Arias et al., 2009). Metabolismo dei pigmenti Assieme alla consistenza, il parametro della colorazione è fondamentale per stabilire un determinato grado di qualità nel frutto, sia dal punto di vista del consumatore sia da quello del produttore. Infatti, il viraggio del colore di fondo rappresenta un chiaro indice dell’evoluzione della maturazione e, per alcune tipologie di frutto, viene usato come parametro per stabilire l’epoca di raccolta. Il colore dei frutti dipende dalla presenza di tre principali pigmenti, le cloro- 1-MCP per la fisiologia postraccolta e la maturazione dei frutti fille, i carotenoidi e i flavonoidi ma può anche essere influenzato dall’ossidazione dei composti fenolici. Nonostante il cambio di colorazione sia stato diffusamente analizzato negli studi con 1-MCP, solo parzialmente si è indagato sul metabolismo specifico di ogni pigmento. Per quanto riguarda la diminuzione del contenuto di clorofilla e il corrispettivo smascheramento dei pigmenti è stato visto come l’uso dell’1-MCP rallenti questo processo attraverso l’inibizione dell’espressione e dell’azione di clorofillasi e perossidasi (POX). La degradazione della clorofilla nella pera giapponese è rallentata dalla conservazione refrigerata ma il miglior risultato si ottiene combinando il trattamento con 1-MCP e refrigerazione (Itai e Tanahashi, 2008). Il trattamento con 1-MCP rallenta quindi lo smascheramento dei pigmenti e la degradazione della clorofilla e ciò può essere molto utile per i prodotti che mantengono una colorazione verde, ma per molti altri è importante che questo processo non si arresti completamente per far si che venga raggiunto il colore ricercato dal consumatore L’1-MCP è risultato efficace nel ritardare la sintesi di carotenoidi in frutti di pesco (Cecchi et al., 2005) e pomodoro (Moretti et al., 2001). Considerando le diverse tappe della biosintesi di questa categoria di pigmenti, è stato visto che, in nettarine, il trattamento con 1-MCP riduce l’espressione della β-carotene idrossilasi, responsabile della formazione delle xantofille (Ziliotto et al., 2008). L’analisi dei trascritti via microarray delle nettarine trattate conferma che alcuni geni coinvolti nella via biosintetica dei carotenoidi sono etilene-dipendenti (Trainotti et al., 2006), mentre altri sono regolati dallo sviluppo così come riportato anche in albicocca (Marty et al., 2005). In quest’ultimo frutto, l’ espressione della fitoene desaturasi è ridotta dal trattamento con 1-MCP che non altera, invece, la trascrizione della licopene ciclasi (Marty et al., 2005). L’espressione etilene-dipendente della βcarotene idrossilasi è stata osservata anche in arancia, un’altra specie che accumula xantofille alla maturazione (Rodrigo e Zacarias, 2007), ma non nel pomodoro, dove la β-carotene idrossilasi e la fitoene sintasi (PSY) sono espresse in modo etilene-indipendente (Alba et al., 2005). Per quanto riguarda i flavonoidi è stata rilevata un’inibizione nell’accumulo delle antocianine nella buccia dell’uva in seguito al trattamento con 1-MCP effettuato in campo all’invaiatura (Chervin et al., 2005) e si ipotizza che questo aspetto sia legato al calo di accumulo del saccarosio, che in Arabidopsis sembra essere responsabile della induzione della biosintesi di antocianine (Solfanelli et al., 2006). Un trattamento con 1-MCP nella fase postraccolta in uve della cv Aleatico riduce l’aumento di antocianine e polifenoli indotto da un trattamento con etilene (Bellincontro et al., 2006). Anche in fragola, altro frutto non-climaterico, è stata rilevata un’inibizione nell’accumulo delle antocianine a seguito del trattamento con 1-MCP, mentre ciò non avviene in mele cv Fuji (Mattheis et al., 2004) ed in pere cv Red d’Anjou (MacLean et al., 2007). Anche se la concentrazione di flavonoidi non è modificata nelle pere trattate con 1-MCP, la trascrizione degli enzimi fenilalanina ammonio liasi (PAL) e calcone sintasi (CHS) è ridotta e ciò indicherebbe che, in questa specie, la biosintesi di flavonoidi non avviene nella fase post raccolta, quando viene effettuato il trattamento con 1-MCP. Gli studi sull’imbrunimento enzimatico sono stati per lo più condotti in quelle cultivar che possono essere soggette a lavorazioni per preparati di IV gamma. Infatti i danni fisici prima, durante e dopo il taglio contribuiscono largamente alla perdita del succo, all’imbrunimento e al rapido deterioramento del tessuto (Kader, 2002). L’operazione di taglio promuove molti dei processi indotti dall’etilene (inclusa la sua stessa biosintesi) e quindi il conseguente uso di 1MCP dovrebbe rallentare il decadimento della qualità. Nel caso dell’imbrunimento enzimatico, bisogna innanzitutto considerare il contenuto di substrato (i composti fenolici) dei vari frutti e il contenuto dell’enzima polifenolossidasi (PPO), responsabile dell’ossidazione del substrato e della formazione di polimeri di colore scuro; in condizioni normali i polifenoli restano confinati nel vacuolo, mentre in situazioni in cui l’integrità delle membrane è compromessa entrano in contatto con l’enzima PPO e danno luogo alla reazione di ossidazione (Franck et al., 2007). Nelle pere sono presenti grandi differenze nel contenuto dei composti fenolici all’interno delle varie cultivar che così rispondono in modo differente all’ossidazione. Ad esempio, la cv Blanquilla, che ha un contenuto di composti fenolici superiore di circa cinque volte rispetto alle cv Conference e Williams, è molto più suscettibile all’imbrunimento enzimatico. Nel caso del trattamento con 1-MCP della cv Blanquilla si ottiene un ritardo dell’imbrunimento enzimatico di circa 5 giorni rispetto al controllo (Arias et al., 2009). L’imbrunimento enzimatico e la perdita di qualità visiva in porzioni tagliate di ananas sono ridotti a seguito di un trattamento con 1-MCP e ciò è dovuto ad un mantenimento dei livelli endogeni di acido ascorbico (Budu e Joice, 2003). Antiossidanti La relazione tra l’1-MCP e il livello di antiossidanti nel frutto non è ancora stata chiaramente delucidata: 49 Tosetti et al. in letteratura sono disponibili dati che indicano, come sopra riportato, che il trattamento con l’olefina riduce la perdita di acido ascorbico in mango (Budu e Joyce, 2003) mentre in mela (cv Golden Smoothee) dopo un mese di conservazione all’aria il contenuto di acido ascorbico nella polpa dei frutti trattati è minore rispetto a quelli controllo (Vilaplana et al., 2006). Nel caso della cv Empire, invece, è stato rilevato come il contenuto di antiossidanti totale sia lievemente maggiore nei frutti trattati rispetto al controllo (Fawbush et al., 2009). In pera, come già accennato, il trattamento con 1-MCP aumenterebbe significativamente la capacità antiossidante del tessuto, ma il meccanismo con cui questo avviene resta ancora sconosciuto (Arias et al., 2009). Da un recente studio svolto in susina (cv Larry Ann) è stato messo in luce come l’attività dell’enzima perossidasi (POX) sembrerebbe essere regolata dall’azione dell’etilene, come anche rilevato in avocado e pesca (Hershkovitz et al., 2005), mentre gli enzimi superossido dismutasi (SOD) e catalasi (CAT) non vengono influenzati dall’applicazione di 1-MCP e risulterebbero quindi essere etilene-indipendenti (Larrigaudière et al., 2009); dati simili sono stati rilevati anche per le medesime attività enzimatiche in mela (Vilaplana et al., 2006). Metabolismo delle sostanze aromatiche L’etilene è considerato uno dei fattori principali scatenante lo sviluppo dell’aroma nei frutti climaterici e i componenti dell’aroma correlati alla maturazione sono sintetizzati solo quando la sindrome viene instaurata dalla presenza dell’ormone. L’utilizzo dell’1-MCP è stato di grande rilevanza per identificare i meccanismi fisiologici legati allo sviluppo degli aromi e il ruolo dell’etilene nella regolazione della sintesi dei composti volatili. Durante la maturazione delle mele gli esteri acetato e butirrato aumentano in maniera significativa, mentre gli alcoli e le aldeidi diminuiscono; questo processo però viene bloccato dall’applicazione di 1-MCP e nei frutti trattati si riscontra una maggiore quantità di alcoli e aldeidi a discapito degli esteri (Kondo et al., 2005). Una riduzione degli esteri a seguito di un trattamento con 1MCP è stato anche osservato nella cv Gala (Marin et al., 2009). Ciò dimostra che l’azione dell’etilene è necessaria per un adeguato sviluppo dei composti aromatici tipici del frutto maturo. I risultati ottenuti dai numerosi studi mostrano come vi sia una regolazione strettamente etilene-dipendente dell’espressione di geni coinvolti nella produzione di esteri e nella attività dell’enzima alcool acyl-coenzimaA trasferasi sia in mela (Defilippi et al., 2004) sia in melone (Flores et al., 2002). In quest’ultimo frutto (tipo Charentais) è 50 stato osservato che l’ultima tappa dell’acetilazione degli alcoli possiede caratteristiche sia etilene-dipendenti sia etilene-indipendenti, probabilmente attraverso diverse regolazioni delle alcool acetiltransferasi (Flores et al., 2002). La produzione degli esteri viene inibita in modo differenziale dall’1-MCP che riduce maggiormente gli esteri con catena lineare rispetto a quelli con catena ramificata (Mattheis et al., 2005). In generale si può affermare che l’applicazione di 1MCP inibisce la produzione di aromi e ne impedisce il pieno recupero anche dopo il trattamento. In un recente studio svolto su frutti di melo (cv Gala) trattati e non trattati, è stato notato come il consumatore non esperto privilegi il mantenimento della consistenza a discapito delle caratteristiche aromatiche del frutto (Moya-Leon et al., 2007), mentre coloro che consumano abitualmente frutti di questa varietà preferiscono i frutti non trattati con 1-MCP a causa del calo delle caratteristiche organolettiche presente in quelli trattati (Marin et al., 2009). Effetto dell1-MCP sullincidenza di disordini fisiologici e sulla risposta agli stress Durante la fase di conservazione dei frutti si possono instaurare cambiamenti fisiologici (fisiopatie) che provocano più o meno consistenti scadimenti qualitativi o, nei casi più gravi, la completa perdita del prodotto. Questi cambiamenti, sono in larga misura indotti, in genotipi suscettibili, da condizioni di conservazione prolungate e/o non appropriate. Oltre alle fisiopatie, perdite di qualità parziali o dell’intero prodotto sono anche indotte da stress fisici, biotici o meccanici a cui viene sottoposto il frutto durante la fase postraccolta. Disordini fisiologici Riscaldo superficiale. Il riscaldo superficiale si presenta come un irregolare imbrunimento della buccia ed è causato dalla presenza dei prodotti dell’ossidazione dell’α-farnesene, probabilmente trieni coniugati, che intaccano l’integrità della parete cellulare. L’incidenza del riscaldo superficiale può essere diminuita con il trattamento con 1-MCP, il quale inibisce l’induzione etilene-dipendente dell’enzima α-farnesene sintasi (AFS), l’enzima limitante della via di biosintesi dell’α-farnesene. In mela e in pera, l’applicazione dell’1-MCP si è rivelata essere molto utile sia per cercare di prevenire l’instaurarsi di questa fisiopatia, sia per rallentarne e controllarne lo sviluppo (Lurie et al., 2005; Itai e Tanahashi, 2008). Disfacimento interno. Il disfacimento interno è dovuto, oltre a predisposizione genetica, a diversi fat- 1-MCP per la fisiologia postraccolta e la maturazione dei frutti tori postraccolta, come, ad esempio, inadeguate condizioni termiche, elevate concentrazioni di CO2 e prolungata conservazione. Questi fattori si sommano ai normali processi di maturazione e senescenza che avvengono nei frutti, come, nel caso delle pere, in cui i frutti che vanno incontro a questa fisiopatia presentano un calo della concentrazione degli antiossidanti (Franck et al., 2007). In generale è stato osservato che l’uso dell’1-MCP può prevenire o rallentare l’instaurarsi di processi di deterioramento, se questi sono in qualche modo controllati (indotti) direttamente o indirettamente dall’etilene. E’ questo il caso delle pere e delle mele in cui l’1-MCP agisce positivamente sull’inibizione dello sviluppo del disordine fisiologico e della senescenza in genere (DeLong et al., 2004; Larrigaudière et al., 2004). Nelle pere della cv Yari l’inibizione dello sviluppo della fisiopatia esercitata dall’1-MCP è associata all’attività degli enzimi antiossidanti CAT, SOD e POX (Fu et al., 2007). Poiché questi disordini fisiologici sono causati da una molteplicità di fattori, spesso i risultati riportati non sono concordanti ed univoci. E’ questo il caso della mela cv Empire che, in alcuni studi, sembra aumentare l’incidenza del disfacimento interno a seguito del trattamento con 1-MCP (Watkins, 2008), mentre in altre varietà non è stato osservato alcun effetto dell’olefina sul manifestarsi di questo disordine fisiologico (Fawbush et al., 2009). Risposta agli stress Danni da freddo. L’effetto dell’1-MCP rispetto ai danni da freddo varia in base al comportamento dei singoli frutti: alcuni rispondono in modo positivo in seguito all’applicazione dell’olefina e questo è il caso, ad esempio, di avocado, ananas, pompelmo, clementine, susine, pere (Hershkovitz et al.2005; Selvarajah et al., 2001; Dou et al., 2005; Larrigaudière et al., 2009). In avocado il trattamento risulta efficace nella riduzione della comparsa dei sintomi che si sviluppano all’interno del frutto ma non su quelli esterni, ciò suggerisce la presenza di diversi meccanismi di azione dell’etilene sui processi legati alla manifestazione del danno nei due tessuti (Woolf et al., 2005). La riduzione dei sintomi del danno da freddo (minore intensità di decolorazione) a seguito di trattamento con 1-MCP in avocado è associato ad una riduzione delle attività delle PPO e POX (Hershkovitz et al., 2005). Nella susina l’effetto positivo dell’1-MCP sembra essere dovuto ad una induzione del processo di coniugazione (malonilazione) dell’ ACC, l’immediato precursore dell’etilene. A seguito del trattamento con l’olefina si riscontra infatti un accumulo di M-ACC, con una conseguente minore disponibilità di ACC per la biosintesi dell’eti- lene (Larrigaudière et al., 2009). Rispetto ai casi sopra citati la banana mostra un comportamento diverso: in seguito ad un trattamento con 1-MCP i danni da freddo infatti si aggravano, mentre per l’arancia non sembra esserci influenza da parte dell’olefina nel manifestarsi dei sintomi del danno (Jiang et al., 2004; Dou et al., 2005) Attacco di patogeni. L’etilene agisce come segnale nelle piante in molti processi legati alla difesa, come la produzione di fitoalessine e di proteine PR, (Pathogenesis-Related), l’induzione della via di biosintesi dei fenilpropanoidi e i cambiamenti nella parete cellulare (Diaz et al., 2002). L’etilene inoltre può stimolare lo sviluppo di necrosi e del meccanismo di difesa conosciuto come risposta ipersensibile; in quest’ultimo caso il meccanismo di difesa è costituito da una rapida necrosi nel sito di attacco del patogeno, indotta da un accumulo di H2O2, che viene seguita dall’attivazione sistemica di geni connessi con i meccanismi di difesa per limitare la diffusione e la crescita del patogeno (Ciardi et al., 2001; Diaz et al., 2002). Nel caso di patogeni biotrofi questo tipo di risposta è sicuramente efficiente, ma nel caso di patogeni emibiotrofi o necrotrofi questa strategia di difesa risulta altamente inefficace. In base al tipo di patogeno quindi, l’azione inibente dell’1-MCP può dare differenti risultati nel modulare la risposta ad un attacco. L’etilene stimola la produzione delle proteine PR, che non agiscono come difesa dall’infezione, bensì limitano la diffusione del patogeno e agiscono in modi differenti. La comparsa di marciumi su frutti trattati con 1-MCP, come banana e avocado viene spesso associata all’azione inibitoria dell’olefina sui meccanismi di difesa regolati dall’etilene, ma la comparsa di contaminazioni sembra essere più strettamente collegata con il prolungato periodo di stoccaggio, che permette un periodo di crescita più lungo al patogeno piuttosto che all’azione dell’1-MCP. In fragola è stato però osservato che la produzione di CO2 stimolata dall’1MCP sia associata con la comparsa di marciumi che è anche correlata con bassi livelli di composti fenolici (Jiang et al., 2001). Alte concentrazioni di 1-MCP accelerano lo sviluppo di marciumi in alcune cultivar di clementina, arancio e pompelmo (Dou et al., 2005). In letteratura sono anche riportati, tuttavia, casi di effetti positivi dell’1-MCP nel controllo dello sviluppo di patogeni. Nelle pere il trattamento riduce l’incidenza della senescenza precoce e il decadimento (Calvo, 2003) ed effetti positivi sono anche stati osservati nelle pesche (Liu et al., 2005). In quest’ultima tipologia di frutto, l’1-MCP stimola l’attività di PPO, PAL e POX in frutti inoculati con P. expansum. Sulla base della letteratura pubblicata sull’argomento, 51 Tosetti et al. risulta evidente che gli effetti dell’1-MCP sulla incidenza degli attacchi di patogeni possono variare, anche per la stessa tipologia di frutto, in relazione alle concentrazioni usate e alle differenze nel protocollo sperimentale utilizzato Ferite. Pochi sono i dati disponibili relativi a possibili effetti dell’1-MCP sui processi indotti da stress da ferita. Il trattamento con 1-MCP in lattuga induce un calo dei composti fenolici e la conseguente decolorazione del tessuto, ma non interferisce con l’accumulo di composti fenolici indotto da ferita. Questo fatto dimostrerebbe come il danno da ferita e l’etilene agiscano indipendentemente nell’induzione del metabolismo dei fenilpropanoidi e nell’accumulo di composti fenolici (Dou et al., 2005). Prospettive future Gli studi effettuati sull’azione dell’1-MCP hanno messo in luce come vi sia una grande variabilità nelle risposte al trattamento in base al tipo di frutto e alla cultivar in esame. L’utilizzo dell’1-MCP, o l’accoppiamento di questa tecnologia ad altre metodiche di conservazione, permette in alcuni casi di ottenere dei benefici in termini di durata della conservazione e mantenimento della qualità del frutto, mentre in altri casi i benefici ricavabili sono minori. I risultati che talvolta appaiono contraddittori stanno ad indicare quanto ancora sia scarsa la nostra conoscenza di alcuni meccanismi di base che regolano la maturazione dei frutti. E’ quindi necessario un approfondimento delle conoscenze relative alla interazione dei fattori che possono modulare ed ottimizzare l’ effetto dell’applicazione pratica dell’1-MCP, ma anche del suo utilizzo come strumento per studi fisiologici (concentrazioni, durata del trattamento, stadio fisiologico dei frutti da trattare). Questa olefina rappresenta, ancora di più in una realtà di ricerca scientifica che si dota sempre più rapidamente di approcci e tecniche di indagine avanzate, un elemento chiave per la delucidazione del ruolo dell’etilene in campo vegetale e non solo nel settore del postraccolta. Bisogna però ricordare che, ad oggi, negli studi svolti sull’1-MCP ci si è concentrati particolarmente su alcuni aspetti, quale ad esempio il mantenimento della consistenza, mentre rimangono ancora da indagare più approfonditamente ed in dettaglio gli altri processi fisiologici del frutto responsabili delle variazioni di molti dei parametri qualitativi utilizzati nella catena di commercializzazione. Riassunto L’1-metilciclopropene (1-MCP) è un’olefina in 52 grado di competere per i siti recettoriali dell’etilene ed è diffusamente utilizzato per prolungare la conservazione di alcune tipologie di frutto. Grazie al suo meccanismo di azione, l’1-MCP è stato ampiamente utilizzato anche per studiare aspetti della fisiologia postraccolta e la regolazione di processi tipici della maturazione di frutti climaterici e non-climaterici. Le ricerche condotte hanno consentito di chiarire meglio il ruolo dell’etilene nel controllo e nella regolazione di meccanismi coinvolti nella biosintesi e trasduzione del segnale dell’ormone, nel rammollimento della polpa, nel cambio di pigmentazione, nello sviluppo degli aromi, nel metabolismo dei composti antiossidanti e nella incidenza di fisiopatie di conservazione. Parole chiave: antiossidanti, aromi, consistenza, etilene, fisiopatie, pigmentazione, recettori. Bibliografia ADKINS M.F., HOFMAN P.J., STUBBINGS B.A., MACNISH A.J., 2005. Manipulating avocado fruit ripening with 1-methylcyclopropene. Postharvest Biol. Tech. 35(1):33-42. ALBA R., PAYTON P., FEI Z, MCQUINN R., DEBBIE P., MARTIN G.B., TANKSLEY S.D., GIOVANNONI J.J., 2005. Transcriptome and selected metabolite analyses reveal multiple points of ethylene control during tomato fruit development. The Plant Cell 17:2954-2965. ALONSO J.M., HIRAYAMA T., ROMAN G., NOURIZADEH S., ECKER J.R., 1999. 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