lunedì 26 ottobre 2015 ore 20:45 concerto inaugurale in memoria del Marchese Giuseppe Roi BENEDETTO LUPO pianoforte “ “ PROGRAMMA BENEDETTO LUPO Robert Schumann (1810-1856) Blumenstück op. 19 Leise bewegt Ein wenig langsamer Ein wenig langsamer Ein wenig langsamer Lebhaft Tre Romanze op. 28 Sehr markirt Einfach Sehr markirt Sonata n. 2 in sol minore So rasch wie moglich Andantino Scherzo. Sehr rasch und markirt Rondò. Presto *** Aleksandr Skrjabin (1872-1915) Ventiquattro Preludi op. 11 I.Vivace II. Allegretto III. Vivo IV. Lento V. Andante cantabile VI. Allegro VII. Allegro assai VIII. Allegro agitato IX. Andantino X. Andante XI. Allegro assai XII. Andante XIII. Lento XIV. Presto XV. Lento XVI. Misterioso XVII. Allegretto XVIII. Allegro agitato XIX. Affettuoso XX. Appassionato XXI. Andante XXII. Lento XXIII. Vivo XXIV. Presto Il marchese Giuseppe “Boso” Roi è una figura fondamentale nella storia della Società del Quartetto di Vicenza della quale è stato per anni Presidente e Consigliere. Persona squisita, gentiluomo di stampo antico e raffinato intenditore d’arte e di musica, il marchese Roi ha sempre sostenuto con entusiasmo le attività della Società del Quartetto e continua a farlo ai nostri giorni attraverso la Fondazione che porta il suo nome. In tempi nei quali termini come fenomeno, talento, eccellenza, prodigio vengono spesi con eccessiva generosità anche nel mondo della musica, c’è un modo sicuro per stabilire se un pianista è realmente di caratura internazionale: guardare sulle sue note biografiche dove ha suonato in carriera e con quali orchestre. In sale come la Wigmore Hall di Londra, la Salle Pleyel di Parigi o la Philharmonie di Berlino non si ha la chance di suonare senza vantare un “pedigree” di tutto rispetto; e che orchestre come la Chicago Symphony, la Los Angeles Philharmonic, la Gewandhaus di Lipsia, la Deutsches Symphonie-Orchester o la London Philharmonic non mettono a repentaglio il prestigio raggiunto invitando ad esibirsi con loro pianisti mediocri. Benedetto Lupo, pugliese di Bari, in quelle (e molte altre) sale ha suonato più volte e con quelle (e molte altre) orchestre si è esibito più volte. Considerato dalla critica internazionale come uno dei talenti più completi della sua generazione, Lupo ha studiato al Conservatorio “Piccinni” di Bari dove si è diplomato con il massimo dei voti, la lode e la menzione speciale. Ha studiato successivamente con Marisa Somma, Sergio Perticaroli, Aldo Ciccolini e frequentato le masterclass di Carlo Zecchi, Nikita Magaloff, Jorge Bolet e Murray Perahia. Dopo il debutto sulle scene a soli 13 anni (con il Primo Concerto di Beethoven), il pianista barese si è distinto in numerosi concorsi internazionali tra i quali il “Cortot” ed il “Ciudad de Jaén” in Europa ed il “Robert Casadesus”, il “Gina Bachauer” ed il “Van Cliburn” negli Stati Uniti. Nel 1992 ha vinto a Londra il Premio “Terence Judd”. Oltre ad aver registrato per numerose radiotelevisioni europee e statunitensi, Lupo ha inciso per Teldec, Bmg, Vai, Nuova Era e l’integrale delle composizioni per pianoforte e orchestra di Schumann per Arts. Nel 2005 è uscita una nuova incisione del Concerto Soirée di Nino Rota per Harmonia Mundi che ha ottenuto ben cinque premi internazionali, tra i quali il “Diapason d’Or”; nel 2011, in occasione del centenario della nascita di Rota, ha eseguito più volte il Concerto Soirée con orchestre di tutto il mondo. Nonostante gli importanti successi internazionali Benedetto Lupo è rimasto molto legato all’Italia e alla Puglia in particolare. Nel nostro Paese si esibisce regolarmente – anche in veste cameristica – per le maggiori istituzioni concertistiche e a fianco delle principali orchestre; nella sua regione d’origine si dedica da tempo all’insegnamento, con una cattedra di pianoforte al Conservatorio di Monopoli. Sempre in ambito didattico sono da segnalare le numerose masterclass presso importanti istituzioni internazionali e la cattedra di pianoforte nell’ambito dei corsi di alto perfezionamento dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma. “ NOTE AL PROGRAMMA Quella fra Robert Schumann e Clara Wieck è una delle più romantiche storie d’amore di tutti i tempi. Lui è un musicista “che lavora tanto per guadagnar così poco”, lei è la giovane figlia del suo insegnante di pianoforte; lui scrive musica sublime, lei è la più promettente pianista-donna dell’epoca; lui ha perso prematuramente l’amatissima madre, lei – più giovane di 9 anni – ha un rapporto conflittuale con un padre-padrone che dispone completamente della sua vita e che osteggia la relazione con l’oscuro compositore. La musica di Schumann è sempre strettamente legata agli accadiAleksandr Skrjabin menti della sua vita. Ne sono un esempio anche i brani in programma questa sera, che appartengono ad un periodo – travagliato ma ricco di speranze (siamo fra il 1833 ed il 1839) – che prelude al coronamento della tormentata storia d’amore con Clara. Schumann cesellò i cinque brevi “fiori” che appartengono alla raccolta Blumenstück nel 1839 a Vienna, dedicandoli a Frau Majorin Friederike Serre auf Maxen. Poche settimane prima aveva dato alla luce una serie di altri frammenti leggeri e fantastici, dal titolo Arabeske, che molti musicologi accomunano in qualche modo ai Blumenstück per la visionarietà, il candore, l’eleganza che li contraddistinguono. Secondo alcuni non siamo di fronte allo Schumann dei tempi migliori (complice anche il giudizio dello stesso autore, che definì il suo lavoro “debole e per signore”); secondo altri, invece, in questi brevi pezzi è possibile cogliere l’originalità della sua poetica, che fornirebbe i momenti più alti proprio nel frammento, nell’ispirazione breve. Sta di fatto che la raccolta ebbe un buon successo fra i pianisti dell’epoca, anche per la sua accessibilità a musicisti non professionisti. Schumann completò la stesura delle tre Romanze op. 28 nell’autunno del 1839 e pare certo che le donò a Clara quale regalo per il Natale di quell’anno. Il 30 dicembre, però, Robert scrisse all’innamorata per comunicarle che voleva in qualche modo “ritirare” il regalo perché ripensandoci, non mi paiono poi così belle e soprattutto degne della tua bravura. Clara replica stizzita dicendo – invece – che sono molto belle, soprattutto la seconda. Piccole schermaglie fra innamorati che preludono al tanto sospirato matrimonio dell’anno successivo, il giorno del ventunesimo compleanno di Clara. Qualche anno più tardi, nel 1843, il compositore rivedrà il suo severo giudizio su queste Romanze confessando, in una corrispondenza epistolare con un collega, che esse invece appartengono ai suoi lavori per pianoforte meglio riusciti, assieme a Kreisleriana, Fantasiestücke e alle 8 Novelletten. Ci mise un bel po’, Schumann, per considerare ultimata la Sonata in sol minore, pagina tanto impetuosa, originale, passionale nel primo movimento quanto trasognata e placida nell’Andantino che segue, in realtà derivante da un Lied composto una decina d’anni prima. Clara, alla quale Schumann sottopose una prima bozza della Sonata nel 1835, bocciò l’ultimo movimento ritenendolo eccessivamente difficile da suonare. Così il lavoro rimase nel cassetto ancora per qualche anno e fu eseguito in pubblico per la prima volta a Berlino, con un nuovo finale, proprio da Clara Wieck nel frattempo divenuta Signora Schumann. Aleksandr Skrjabin, del quale si celebrano i cent’anni dalla morte, ebbe un’infanzia molto difficile – fu cresciuto dalla nonna e da una zia perché la madre si ammalò gravemente subito dopo il parto – e ciò influì in maniera determinante sulla sua personalità. Avviato giovanissimo agli studi musicali, dai 13 ai 17 anni produsse una quantità incredibile di lavori, gran parte dei quali ispirati a Chopin. È in questo periodo che inizia a scrivere preludi, anche qui sull’esempio chopiniano, con l’idea di completarne due serie da 24 ciascuna. Vi lavorò per nove anni (dal 1888 al 1896) ma non riuscì mai a completare il ciclo completo che è dunque arrivato fino a noi con una sola serie completa (l’op. 11), più qualche spezzone isolato di una seconda rimasta incompiuta. Anche se non si avvicinano allo status di capolavoro assoluto raggiunto dai Preludi op. 28 di Chopin, quelli di Skrjabin non solo sono la sua opera giovanile più significativa in assoluto, ma evidenziano dei tratti stilistici originali molto interessanti ed innovativi nel linguaggio musicale di tutti i tempi: nel trattamento del ritmo, nell’armonia, nell’uso del pedale e nella scrittura per la mano sinistra. lunedì 2 NOVEMBRE ore 20:45 IL PROSSIMO CONCERTO QUARTETTO HERMèS archi musiche di Lalo e Fauré Biglietti: INTERO euro 20 / RIDOTTO OVER65 euro 15 / RIDOTTO UNDER30 euro 10,60 La 106a Stagione Concertistica della Società del Quartetto è realizzata grazie a main sponsor sponsor PAOLO MARZOTTO PARTNER SUPPORTER ENTI ISTITUZIONALI Per le attività culturali SOCIO MEDIA PARTNER AIAM Associazione Italiana Attività Musicali Il servizio TAXITEATRO70 è svolto in collaborazione con COMUNE DI VICENZA Assessorato alla Comunità e alle famiglie