Progettisti: Resp. del progetto - Prog. arch. e coordinam. Von Gerkan, Marg und Partner - gmp GmbH Arch. Volkwin Marg Progettazione impianti Studio TI Soc. Cooperativa Ing. Ennio Menotti Geologo Dott. Aldo Antoniazzi Progettazione strutture Werner Sobek Stuttgart GmbH e Co. Ing. Michael Duder Progettazione del verde LAND Milano srl Arch. Andreas Kipar Coordinam. operativo Arch. Clemens Kusch RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI 10.04.2015 D06_REL_RETI_IMP_ELETT D.06 REGIONE EMILIA ROMAGNA Tecnopolo di Bologna FASE ”1” RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI AFFINI Aprile 2015 ED TECNOPOLO BOLOGNA INDICE 1 PREMESSA LIMITI DI BATTERIA 1.1 2 CONSIDERAZIONI INIZIALI CRITERI DI SCELTA GENERALI COMFORT AFFIDABILITÀ ISPEZIONABILITÀ IGIENICITÀ E SICUREZZA FLESSIBILITÀ PARZIALIZZAZIONE D’USO RISPARMIO ENERGETICO COSTO DI MANUTENZIONE E STANDARDIZZAZIONE DEI COMPONENTI COSTI DI GESTIONE 2.1 2.2 2.3 2.4 2.5 2.6 2.7 2.8 2.9 2.10 3 NORMATIVA DI RIFERIMENTO NORME PER AMBIENTI DI LAVORO O ASSIMILABILI NORME IMPIANTI PER SUPERAMENTO BARRIERE ARCHITETTONICHE NORME DI CARATTERE GENERALE NORME PER IMPIANTI DI ILLUMINAZIONE ORDINARIA NORME ILLUMINAZIONE DI EMERGENZA NORME PER STRUTTURE CON RISCHIO DI INCENDIO ED ESPLOSIONE NORME IMPIANTI TELEFONICI NORME IMPIANTI DI TELECONTROLLO NORME IMPIANTI DI ANTINTRUSIONE E CONTROLLO ACCESSI NORME IMPIANTI DI RIVELAZIONE AUTOMATICA DI INCENDIO NORME IMPIANTI DI DIFFUSIONE SONORA NORME PER IMPIANTI DI CABLAGGIO STRUTTURATO NORME PER IMPIANTI FOTOVOLTAICI NORME PRODUZIONE E TRASFORMAZIONE ENERGIA NORME SULLE INTERFERENZE ELETTROMAGNETICHE 3.1 3.2 3.3 3.4 3.5 3.6 3.7 3.8 3.9 3.10 3.11 3.12 3.13 3.14 3.15 4 IMPIANTI ELETTRICI DI POTENZA 4.1 4.2 4.2.1 4.2.2 4.2.3 4.2.4 4.2.5 4.3 4.4 DATI DI PROGETTO CRITERI DI SCELTA DELLE PROTEZIONI Protezione contro le sovracorrenti e i corto circuiti Condizione di corto circuito Protezione contro i contatti indiretti nei sistemi TN Protezione contro i contatti diretti Misura di protezione addizionale mediante interruttore differenziale SCELTE PROGETTUALI DISTRIBUZIONE ENERGIA ELETTRICA TECNOPOLO D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI 5 5 7 7 7 7 7 7 8 8 8 8 9 10 10 10 10 11 13 13 13 14 14 16 16 17 18 19 20 21 21 21 21 22 22 22 24 25 25 PAGINA 2 DI 66 TECNOPOLO BOLOGNA 4.4.1 4.4.2 4.4.3 4.4.4 4.4.5 4.4.6 4.4.7 4.4.8 4.4.9 4.4.10 4.4.11 Dimensionamento impianto elettrico Tecnopolo Stima delle potenze contemporanee 26 Sistema Efficiente d’Utenza (SEU) Rete utente MT Tecnopolo Centrale di produzione energia di riserva (GE) Produzione di energia Distribuzione BT generale Bilancio energetico ipotizzato per il Tecnopolo Trasformatori MT/BT Sequenza energizzazione trasformatori MT/BT RIFASAMENTO QUADRI ELETTRICI 4.5 4.6 4.6.1 4.6.2 4.6.3 Power center Quadri elettrici di distribuzione principale Quadri elettrici di distribuzione secondaria DISTRIBUZIONE DI ENERGIA PRINCIPALE DISTRIBUZIONE DI ENERGIA PER LUCE E F.E.M. SECONDARIA 4.7 4.8 4.8.1 4.8.2 4.8.3 4.8.4 4.8.5 4.8.6 Cavidotti principali Impianto incassato sotto traccia Impianto in vista IP4X Impianto in vista IP44/IP55 Cavi di energia Barriere tagliafuoco IMPIANTO DI MESSA A TERRA IMPIANTO DI ILLUMINAZIONE ORDINARIA 4.9 4.10 4.10.1 Premessa 4.10.2 Dati di progetto 4.10.3 Scelte progettuali IMPIANTO A SERVIZIO DEGLI IMPIANTI MECCANICI IMPIANTO FOTOVOLTAICO 4.11 4.12 4.12.1 Convertitori statici CC/CA 4.12.2 Cavi elettrici e cablaggio 5 IMPIANTI DI SICUREZZA 5.1 5.2 5.3 5.3.1 5.3.2 5.3.3 5.3.4 5.3.5 5.4 5.4.1 5.4.2 5.4.3 5.4.4 5.4.5 5.4.6 PREMESSA SCELTE PROGETTUALI IMPIANTO DI RIVELAZIONE FUMI Premessa Dati di progetto Scelte progettuali Descrizione delle opere Configurazione funzionale dell'impianto IMPIANTO DI DIFFUSIONE SONORA EVAC EN54 Premessa Impianto di diffusione sonora (Norma CEI 100-55) Dati di progetto Criteri di scelta Descrizione delle opere Architettura del sistema D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI 25 26 27 27 28 29 29 31 33 34 34 35 35 35 35 36 36 37 37 38 38 39 40 40 42 42 42 42 44 44 45 45 46 46 46 46 46 49 50 50 51 51 51 51 54 54 56 56 PAGINA 3 DI 66 TECNOPOLO BOLOGNA 5.4.7 5.4.8 IMPIANTO DI ILLUMINAZIONE DI SICUREZZA 5.5 5.5.1 5.5.2 5.5.3 5.5.4 5.5.5 5.5.6 5.5.7 6 Distribuzione cavi Suddivisione in zone e in settori di evacuazione Premessa Dati di progetto Apparecchi per segnalazione di sicurezza Apparecchi per l’illuminazione di sicurezza Controlli Scelte progettuali Descrizione delle opere IMPIANTI AUSILIARI 6.1 6.2 6.3 6.4 6.5 6.5.1 6.5.2 PREMESSA SCELTE PROGETTUALI IMPIANTO DI ANTINTRUSIONE, CONTROLLO ACCESSI E SORVEGLIANZA TVCC IMPIANTO DI TRASMISSIONE DATI E FONIA SISTEMA DI SUPERVIZIONE (BMS - BUILDING MANAGEMENT SYSTEM) Supervisione impianto elettrico e meccanico Automazione e controllo rete MT e BT D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI 57 57 57 57 57 59 59 60 60 61 62 62 62 62 62 63 64 64 PAGINA 4 DI 66 TECNOPOLO BOLOGNA 1 PREMESSA Oggetto del presente intervento è la esecuzione delle opere relative alla 1° fase di realizzazione del Tecnopolo di Bologna. L’area di intervento è quella della ex manifattura tabacchi ed è compresa tra via della Manifattura, via Ferrarese, via Stalingrado e la linea ferroviaria. Nella prima fase è prevista la realizzazione dei nuovi edifici F1 ed F2, la ristrutturazione dell’edificio C1, la nuova centrale tecnologica ed il tratto di tunnel tecnologico per il collegamento delle reti dalla centrale ai nuovi edifici. Nella prima fase è inoltre prevista la realizzazione della nuova cabina Enel di via della Manifattura, le centrali per i gas tecnici e la sistemazione delle aree esterne comprese nell’area di intervento. La presente relazione tecnica vuole dare una descrizione degli impianti elettrici e speciali che saranno realizzati a servizio del nuovo Tecnopolo di Bologna. A Servizio del Tecnopolo sono previste le seguenti dotazioni impiantistiche: Impianti Elettrici di Potenza Rete di distribuzione MT - Anello di Media Tensione; Distribuzione principale in Bassa Tensione – Privilegiata – Continuità assoluta; Distribuzione secondaria – Privilegiata – Continuità assoluta; Distribuzione terminale in Bassa Tensione – Privilegiata – Continuità assoluta; Rete alimentazione impianto d’illuminazione e segnaletica di sicurezza; Gruppi di Continuità Assoluta; Impianto di terra e protezione scariche atmosferiche; Impianto d’illuminazione normale; Impianto forza motrice; Impianti Ausiliari Impianto TVCC; Impianto antintrusione e controllo accessi; Impianto di supervisione; Impianto di trasmissione dati e telefonia; Impianti di Sicurezza Impianto di rivelazione incendi; Impianto d’illuminazione di sicurezza; Impianto di diffusione sonora di emergenza; Nella redazione del progetto si è cercato, per quanto possibile, di standardizzare le apparecchiature da installare in modo da contenere al massimo la dotazione di ricambi e di apparecchiature di riserva necessarie al funzionamento dell’impianto. 1.1 LIMITI DI BATTERIA Sono espressamente esclusi dal progetto Impianti Elettrici ed Affini e sono a carico dell’Impresa Civile: Opere da fabbro, per griglie di protezione trasformatori, lamiere striate, cunicoli ecc. Sono espressamente esclusi dal progetto Impianti Elettrici ed Affini e sono inclusi nel progetto Architettonico e Strutturale: gli impianti di sollevamento e trasporto, quali ascensori, montacarichi; gli eventuali impianti di evacuazione di fumo e di calore EFC, esclusi i collegamenti per il comando dall'impianto di rivelazione incendio; la segnaletica di qualsiasi tipologia tranne la cartellonistica di sicurezza (solo quella specificata di seguito); botole, porte ecc. di ispezione ed accesso a tutti i cavedi e/o controsoffitti; infissi e porte delle cabine MT/BT, delle centrali tecnologiche e dei locali tecnici in genere; D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI PAGINA 5 DI 66 TECNOPOLO BOLOGNA - elettroserrature da prevedere su porte comandate da citofoni/videocitofoni e/o lettori di badge; eventuali motorizzazioni di porte; portoni REI e relativi fermi elettromagnetici; eventuali insonorizzazioni dei locali tecnologici (locali quadri, ecc.), dei cavedi e degli attraversamenti in genere; compartimentazioni REI in genere ad esclusione degli attraversamenti dei canali e/o tubazioni. Sono espressamente esclusi dal progetto Architettonico e Strutturale e sono inclusi nel progetto Impianti Elettrici ed Affini: cartellonistica di sicurezza riferita solo alla segnalazione dei locali tecnici e dei pulsanti allarme incendio; barriere REI degli attraversamenti dei canali e/o tubazioni; D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI PAGINA 6 DI 66 TECNOPOLO BOLOGNA 2 CONSIDERAZIONI INIZIALI 2.1 CRITERI DI SCELTA GENERALI L'impostazione generale della progettazione degli impianti elettrici, ausiliari e di sicurezza, è stata rivolta al raggiungimento di un sistema tecnologico generale di estrema affidabilità e funzionalità. Particolare importanza è stata data alla componente della funzionalità di tutte le tipologie impiantistiche proposte che a nostro avviso, suffragato dall'esperienza maturata nella progettazione e realizzazione di altre opere, devono anche essere tecnologicamente flessibili per potersi adattare al continuo evolversi delle moderne esigenze. Tutti gli apparecchi dovranno essere costruiti e/o montati a regola d'arte secondo la normativa vigente, in particolare essere conformi alle Norme UNI–CEI, alle tabelle UNEL ed essere provvisti del marchio IMQ in tutti i casi in cui ne sia previsto il regime di ammissione o di equivalente contrassegno qualitativo, se di produzione estera; tutto il materiale dovrà comunque essere dotato della marcatura CE per le apparecchiature soggette alla direttiva di Bassa Tensione (73/23/CEE, 93/68/CEE e successive direttive o varianti) e alla direttiva Compatibilità elettromagnetica (89/336/CEE e successive direttive o varianti). Di seguito vengono illustrati sinteticamente i criteri posti alla base della progettazione che sono il riferimento essenziale per qualificare le scelte impiantistiche. 2.2 COMFORT Per quanto riguarda l’impianto elettrico saranno soddisfatte, oltre alle norme CEI le prescrizioni delle norme UNI 12464-1 relative all’illuminazione con luce artificiale, in particolare dovranno essere privilegiate le soluzioni tecniche che prevedono livelli di illuminamento adeguati con elevata uniformità, limitazione dei fenomeni di abbagliamento e ottima resa dei colori. Anche se per il posizionamento degli apparecchi si è dovuto tener conto delle esigenze architettoniche di pulizia e geometria degli ambienti, non si è trascurata la necessità di rispettare i criteri minimi di uniformità, suddivisione dei circuiti, e tonalità di luce e resa cromatica adatta all’ambiente ed all’utilizzo. 2.3 AFFIDABILITÀ La scelta dei componenti degli impianti, come peraltro le soluzioni tecniche adottate, sono mirate ad ottenere un impianto, che nella sua semplicità di funzionamento e nella qualità dei componenti, incide sensibilmente sulla riduzione dei costi di gestione e manutenzione della struttura. Sia nelle scelte dei materiali sia nella progettazione circuitale dei comandi e del controllo degli impianti è stata data molta importanza all’affidabilità dell’intero impianto, aspetto che si riflette sensibilmente sui costi di gestione e manutenzione della struttura. L’affidabilità dei componenti elettrici sarà garantita dal Marchio di Qualità, non saranno utilizzati materiali sprovvisti di marchio IMQ, e dalla marcatura CE. 2.4 ISPEZIONABILITÀ Grazie alle soluzioni adottate, gli impianti risulteranno facilmente accessibili, con particolare attenzione alle dimensioni dei componenti e alle misure dei relativi scartamenti, per consentire agevole accesso, manutenzione, sostituzione di parti. L’impiantistica elettrica sarà generalmente realizzata in vista o entro opportuni spazi tecnici (camerette, pozzetti e cunicoli) in modo da garantire la massima ispezionabilità, provvedendo alla posa in vista all’interno dei controsoffitti, sotto traccia in parete, sotto traccia a pavimento. 2.5 IGIENICITÀ E SICUREZZA Sono stati adottati quegli accorgimenti che oltre a garantire il miglior comfort come detto, siano in grado di garantire la sicurezza delle persone, la facile pulizia dei vari componenti preservandoli da prematuri inconvenienti. D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI PAGINA 7 DI 66 TECNOPOLO BOLOGNA 2.6 FLESSIBILITÀ Quanto previsto nel presente progetto, è tale da consentire, anche dopo l’ultimazione dei lavori, la realizzazione di modifiche, in tempi successivi con ridotti costi impiantistici, in quanto secondo quanto richiesto dal Committente, sono stati approntate tutte le opere provvisionali di predisposizione per eventuali futuri arricchimenti della dotazione impiantistica e/o ampliamenti. 2.7 PARZIALIZZAZIONE D’USO La distribuzione dell’energia è tale da consentire nei limiti del possibile una sufficiente parzializzazione di funzionamento suddivisa per zone, come pure in caso di guasto, riducendo al minimo il disservizio solo alla zona interessata dal guasto. 2.8 RISPARMIO ENERGETICO Sono state attentamente analizzate tutte le possibili soluzioni che la tecnologia mette oggi a disposizione per il contenimento dei consumi e l’ottimizzazione degli impegni di potenza elettrica, quali ad esempio la possibilità mediante multimetri di monitorare i consumi per offrire il mezzo per l’applicabilità della riduzione dei picchi di carico agendo sullo spegnimento o regolazione parziale dell’apparecchiature meccaniche, quali gruppi frigo, macchine di trattamento aria ecc. Inoltre per quanto concerne l’impianto di illuminazione, che in tipologie di edificio come queste risulta avere un peso importante nei consumi energetici globali, si è adottato un sistema di gestione che sfrutta l’integrazione dell’illuminazione artificiale con l’illuminazione naturale andando a ridurre notevolmente i consumi. Oltre ai suddetti sistemi di Building Automation, al fine di ridurre i consumi energetici, i componenti dell’impianto elettrico sono stati scelti in relazione al contenimento dei consumi energetici privilegiando componenti con consumi elettrici inferiori ed elevata efficienza. Di seguito si riportano le principale scelte fatte: Tutti i trasformatori MT/BT saranno a perdite ridotte; L’impianto di rifasamento sarà del tipo misto: centralizzato con quadri automatici per i powercenter principali e localizzato con quadri di rifasamento fissi per i trasformatori e per le singole apparecchiature con carichi elettrici elevati; Le sorgenti luminose, sono state scelte in ragione delle migliori soluzioni di illuminazione sia sotto il profilo scenografico che funzionale, privilegiando LED e lampade fluorescenti; L’impianto di gestione dell’illuminazione sarà costituito da sensori di presenza e luminosità che andranno a comandare gli apparecchi di illuminazione dimmerandoli da 0 a 100% a seconda dell’illuminazione naturale presente all’interno di ogni singolo ambiente e dei valori di illuminamento richiesto dalla normativa. 2.9 COSTO DI MANUTENZIONE E STANDARDIZZAZIONE DEI COMPONENTI Particolare rilievo merita l'aspetto della facilità di manutenzione ordinaria e della possibilità di efficace individuazione degli eventuali guasti e rapidità di intervento, spesso fonte di gravissimi disagi anche per impianti correttamente dimensionati. La letteratura degli ultimi anni è ricca del cosiddetto fenomeno "S.B.S." ( Sick Bulding Syndrome) sindrome da edifici malati, spesso causato da scarsa od inesistente manutenzione, anche per impianti correttamente dimensionati ed eseguiti a regola d'arte. Particolare riguardo è stato dato, come sottolineato ai punti precedenti, a questo aspetto di primaria importanza, consentendo facili accessi, totale ispezionabilità ed in particolare dotando gli impianti di un sistema di supervisione, standardizzando il più possibile le apparecchiature, concentrando le macchine in appositi vani dedicati ecc. In sintesi risolto ogni problema tecnico progettuale è necessario tenere presente, che se la realizzazione è tale da non consentire facili ed immediate manutenzioni e pulizie l'impianto stesso diventa causa di inquinamento vanificando l'intero investimento.. D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI PAGINA 8 DI 66 TECNOPOLO BOLOGNA 2.10 COSTI DI GESTIONE Lo sviluppo della progettazione in accordo ai criteri di progettazione sopraddetti, contribuisce in maniera consistente al contenimento dei consumi energetici, che risulta uno dei risultati fondamentali di una buona progettazione. D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI PAGINA 9 DI 66 TECNOPOLO BOLOGNA 3 NORMATIVA DI RIFERIMENTO Gli impianti elettrici ed affini (comprendenti impianti ausiliari quali telefono, citofono, sonorizzazione ecc. e speciali quali rivelazione incendi, ecc.), di seguito più dettagliatamente descritti, da realizzare al servizio del predetto edificio, saranno realizzati allo scopo di ottenere le migliori condizioni d’utilizzo e sicurezza, nel pieno rispetto delle vigenti leggi, normative, e disposizioni particolari degli Enti competenti per Zona e Settore Impiantistico, di cui di seguito si riportano le principali: 3.1 3.2 3.3 NORME PER AMBIENTI DI LAVORO O ASSIMILABILI D.P.R. n° 547 D.Lgs. n° 81 del 27 aprile 1955 - Norme per la prevenzione di infortuni sul lavoro; del 9 aprile 2008 - Attuazione dell'articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro NORME IMPIANTI PER SUPERAMENTO BARRIERE ARCHITETTONICHE Legge n° 13 D.P.R. n° 503 del 9/01/89 e D.M. 14/6/89, n° 236: Disposizioni per favorire il superamento e l’eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati; del 24/7/96: Regolamento recante norme per l’eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici, spazi e servizi pubblici. NORME DI CARATTERE GENERALE Norma CEI 3-23 Norma CEI 99-2 Norma CEI 99-3 Norma CEI 17-13/1 Norma CEI 17-13/2 Norma CEI 17-13/3 Norma CEI-UNEL 35024/1 Norma Norma CEI 20-22 CEI 23- 3 Segni grafici per schemi e piani di installazione architettonici e topografici Impianti elettrici con tensione superiore a 1kV in corrente alternata Messa a terra degli impianti elettrici a tensione superiore a 1 kV in c.a. Apparecchiature assiemate di protezione e di manovra per bassa tensione (quadri BT). Parte 1: prescrizioni per apparecchiature di serie (AS) e non di serie (ANS). Apparecchiature assiemate di protezione e di manovra per bassa tensione (quadri BT). Parte 2: prescrizioni particolari per i condotti sbarre. Apparecchiature assiemate di protezione e di manovra per bassa tensione (quadri BT). Parte 3: prescrizioni particolari per apparecchiature assiemate di protezione e di manovra destinate ad essere installate in luoghi dove personale non addestrato ha accesso al loro uso. Quadri di distribuzione (ASD). Cavi elettrici isolati con materiale elastomerico o termoplastico per tensioni nominali non superiori a 1000V in corrente alternata ed a 1500V in corrente continua. Portate di corrente in regime permanente per posa in aria. Prova dei cavi non propaganti l’incendio Interruttori automatici di sovracorrente per usi domestici e similari per tensione nominale superiore a 415 V in corrente alternata; D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI PAGINA 10 DI 66 TECNOPOLO BOLOGNA 3.4 Norma CEI 23-17 Norma CEI 23-51 Norma CEI 34-22 Norme CEI 64-8 Norma CEI 64-12 Norma CEI 64-50 Norma CEI 81-10/1 Norma CEI 81-10/2 Norma CEI 81-10/3 Norma CEI 81-10/4 Norma CEI 81-3 D.P.R. n° 1497 Legge n° 186 Legge n° 791 D.M. Ufficio Ufficio Ufficio 37 VV.F. DEVAL TELECOM. Tubi protettivi pieghevoli autorinvenenti di materiale termoplastico non autoestinguenti; Prescrizioni per la realizzazione, le verifiche e le prove dei quadri di distribuzione per installazioni fisse per uso domestico e similare; Apparecchi d’illuminazione. Parte 2A: requisiti particolari. Apparecchi per illuminazione di emergenza; Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a 1000 V in corrente alternata, e a 1500 V in corrente continua; Guida per l’esecuzione dell’impianto di terra negli edifici per uso residenziale e terziario. Edilizia residenziale. Guida per l’integrazione nell’edificio degli impianti elettrici utilizzatori, ausiliari e telefonici Protezione contro i fulmini. Parte 1: Principi generali Protezione contro i fulmini. Parte 2: Valutazione del rischio Protezione contro i fulmini. Parte 3: Danno materiale alle strutture e pericolo per le persone Protezione contro i fulmini. Parte 4: Impianti elettrici ed elettronici nelle strutture Valori medi del numero dei fulmini a terra per anno e per chilometro quadrato dei comuni di Italia, in ordine alfabeticoElenco dei Comuni del 29/05/1963: approvazione del regolamento per gli ascensori ed i montacarichi in servizio privato del 01.03.1968 - Disposizioni concernenti la produzione di materiali, apparecchiature, macchinari, impianti elettrici a regola d’arte; del 18.10.1977 - Attuazione delle direttive del Consiglio delle Comunità Europee relativa alle garanzie di sicurezza che deve possedere il materiale elettrico destinato ad essere utilizzato entro alcuni limiti di tensione del 22 gennaio 2008 - Norme per la sicurezza degli impianti; Disposizioni particolari; Disposizioni particolari; Disposizioni particolari; NORME PER IMPIANTI DI ILLUMINAZIONE ORDINARIA NORME GENERALI C.I.E. Norma Raccomandazioni CIE (Commission l’Eclairage) Apparecchi di illuminazione Parte 1: Prescrizioni generali e prove CEI 34-21 Internationale de NORME PER IMPIANTI DI ILLUMINAZIONE ESTERNA Norma L.R. Valle D’Aosta CEI 64-7 N°17 1998 del Impianti elettrici di illuminazione pubblica. Norme in materia di illuminazione esterna D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI PAGINA 11 DI 66 TECNOPOLO BOLOGNA Norma 10819 Norma UNI EN 40-1 Norma UNI EN 40-2 Norma UNI EN 40-31 Norma UNI EN 40-32 Norma UNI EN 40-33 Norma UNI EN 40-5 Norma UNI 11248 Norma UNI 13201-2 Norma UNI 13201-3 Norma UNI 13201-4 Norma CEI 34-33 Luce e illuminazione Impianti di illuminazione esterne Requisiti per la limitazione della dispersione verso l’alto del flusso luminoso Pali per illuminazione Termini e definizioni Pali per illuminazione pubblica Parte 2: Requisiti generali e dimensioni Pali per illuminazione pubblica Progettazione e verifica verifica tramite prova Pali per illuminazione pubblica Progettazione e verifica verifica tramite prova Pali per illuminazione pubblica Progettazione e verifica verifica mediante calcolo Pali per illuminazione pubblica Specifiche per pali per illuminazioni pubblica di acciaio Illuminazione stradale Selezione delle categorie illuminotecniche Illuminazione stradale Parte 2: Requisiti prestazionali Illuminazione stradale Parte 3: Calcolo delle prestazioni Illuminazione stradale Parte 4: Metodi di misurazione delle prestazioni fotometriche Apparecchi di illuminazione Parte 2-3: Prescrizioni particolari Apparecchi per illuminazione stradale NORME PER IMPIANTI DI ILLUMINAZIONE INTERNA Norma UNI 12464-1 EN Norma UNI 12464-2 EN Norma UNI 10530 Norma UNI 12665 Norma UNI 13032-1 Norma UNI 13032-2 Norma UNI 11142 Luce e illuminazione Illuminazione dei posti di lavoro in interno Parte 1: Posti di lavoro in interni Luce e illuminazione Illuminazione dei posti di lavoro in esterno Parte 2: Posti di lavoro in esterno Principi di ergonomia della visione Sistemi di lavoro e illuminazione Luce e illuminazione Termini fondamentali e criteri per i requisiti illuminotecnici Luce e illuminazione Misurazione e presentazione dei dati fotometrici di lampade e apparecchi di illuminazione Parte 1: Misurazione e formato dei file Luce e illuminazione Misurazione e presentazione dei dati fotometrici di lampade e apparecchi di illuminazione Parte 2: Presentazione dei dati per posti di lavoro in interno e in esterno Luce e illuminazione Fotometri portatili Caratteristiche prestazionali NORME SPECIFICHE D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI PAGINA 12 DI 66 TECNOPOLO BOLOGNA 3.5 3.6 3.7 Norma UNI 10840 Norma UNI 11095 Norma Norma UNI EN 12193 UNI 9821 Norma UNI 9316 Norma UNI 15193 Luce e illuminazione Locali scolastici Criteri generali per l’illuminazione artificiale e naturale Luce e illuminazione Illuminazione delle gallerie Luce e illuminazione Illuminazione di installazioni sportive Impianti sportivi Collaudo illuminotecnico Impianti sportivi Illuminazione per le riprese televisive a colori Prestazioni Prestazione energetica degli edifici - Requisiti energetici per illuminazione NORME ILLUMINAZIONE DI EMERGENZA Norma CEI 34-22 Norma UNI EN 1838 Norma Norma CEI EN 50171 EN 50172 Norma EN 50272-2 DLgs 493/96 Apparecchi di illuminazione Prescrizioni particolari Apparecchi di emergenza Applicazione dell’illuminotecnica illuminazione di emergenza Sistemi di alimentazione centralizzati Sistemi di illuminazione di emergenza Manutenzione e verifiche Prescrizioni di sicurezza per batterie di accumulatori e loro installazione Parte 2: Batterie stazionarie Attuazione della direttiva 92/58/CEE concernente le prescrizioni minime per la segnaletica di sicurezza e/o di salute sul luogo di lavoro NORME PER STRUTTURE CON RISCHIO DI INCENDIO ED ESPLOSIONE Norma CEI 64-8/7 Norma CEI 31-30 Norma CEI 31-33 Norma CEI 31-35 D.M. n° 74 D.M. n° 38 Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a 1000 V in corrente alternata, e a 1500 V in corrente continua. Parte 7: ambienti ed applicazioni particolari Costruzioni elettriche per atmosfere esplosive per la presenza di gas. Parte 10: classificazione dei luoghi pericolosi Costruzioni elettriche per atmosfere esplosive per la presenza di gas. Parte 14: Impianti elettrici nei luoghi con pericolo di esplosione per la presenza di gas (diversi dalle miniere) Costruzioni elettriche per atmosfere esplosive per la presenza di gas. Guida alla classificazione dei luoghi pericolosi del 12/4/96: Approvazione regola tecnica di prevenzione incendi per la progettazione, la costruzione e l’esercizio di impianti termici alimentati da combustibili gassosi del 1/2/86: Norme di sicurezza antincendio per la costruzione e l’esercizio di autorimessa e simili NORME IMPIANTI TELEFONICI Norma CEI 103-1 Impianti telefonici interni; D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI PAGINA 13 DI 66 TECNOPOLO BOLOGNA Ufficio 3.8 Prescrizioni particolari. NORME IMPIANTI DI TELECONTROLLO Norma Norma Norma 3.9 Telecom CEI 57-4 CEI EN 60870-2-1 CEI EN 61334-4-x Sistemi di apparecchiature di telecontrollo. Sistemi ed apparecchiature di telecontrollo. Automazione della distribuzione comunicazione su linee elettriche. mediante sistemi di NORME IMPIANTI DI ANTINTRUSIONE E CONTROLLO ACCESSI Norma CEI 79-x Ufficio Forze Ordine Impianti antieffrazione, antintrusione, antifurto e antiaggressione. Prescrizioni particolari delle forze dell'ordine sulle modalità di segnalazione dell'allarme. D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI PAGINA 14 DI 66 TECNOPOLO BOLOGNA • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • ED IN PARTICOLARE: CEI 79- 2: Impianti antieffrazione, antintrusione, antifurto e antiaggressione - Norme particolari per le apparecchiature; CEI 79- 3: Impianti antieffrazione, antintrusione, antirapina e antiaggressione - Norme particolari per gli impianti antieffrazione e antintrusione; CEI 79- 4: Impianti antieffrazione, antintrusione, antifurto e antiaggressione - Norme particolari per il controllo degli accessi; CEI 79- 5: Protocollo di comunicazione per il trasferimento di informazioni di sicurezza (allarmi) Parte 1: Livello di trasporto; CEI 79- 6: Protocollo di comunicazione per il trasferimento di informazioni di sicurezza (allarmi) Parte 2: Livello applicativo; CEI 79- 7: Protocollo CEI 79-5. Guida all'applicazione; CEI EN 50130-4 (CEI 79- 8): Sistemi di'allarme Parte 4: Compatibilità elettromagnetica Norma per famiglia di prodotto: Requisiti di immunità per componenti di sistemi antincendio, antintrusione e di allarme personale; CEI EN 50130-4/A1 (CEI 79-8;V1): Sistemi di allarme Parte 4: Compatibilità elettromagnetica Norma per famiglia di prodotto: Requisiti di immunità per componenti di sistemi antincendio, antintrusione e di allarme personale; CEI EN 50132-7 (CEI 79- 10): Impianti di allarme. Impianti di sorveglianza CCTV da utilizzare nelle applicazioni di sicurezza. Parte 7: Guide di applicazione; CEI 79- 11: Centralizzazione delle informazioni di sicurezza. Requisiti di sistema; CEI R079-001 (CEI 79- 12): Guida per conseguire la conformità alle direttive della CE per i sistemi di allarme; CEI 79 – 13: Impianti antieffrazione, antintrusione, antifurto e antiaggressione - Norme particolari per le apparecchiature. Linee guida per l'installazione di sistemi di controllo accessi; CEI EN 50133-1 (79 - 14): Sistemi di allarme - Sistemi di controllo d'accesso per l'impiego in applicazioni di sicurezza. Parte 1: Requisiti dei sistemi; CEI EN 50131-1 (CEI 79- 15): Sistemi di allarme - Sistemi di allarme intrusione Parte 1: Prescrizioni generali; CEI 79- 16 V1: Requisiti per apparecchiature e sistemi di rilevazione e segnalazione di allarme intrusione, antifurto e antiaggressione "senza fili" che utilizzano collegamenti in radiofrequenza; CEI EN 50136-1-1 (CEI 79-18): Sistemi di allarme - Sistemi ed apparati di trasmissione allarmi Parte 1-1: Requisiti generali per sistemi di trasmissione allarmi; CEI EN 50136-1-2 (CEI 79-19): Sistemi di allarme - Sistemi ed apparati di trasmissione allarmi Parte 1-2: Requisiti per sistemi che usano collegamenti dedicati; CEI EN 50136-1-3 (CEI 79-20): Sistemi di allarme - Sistemi ed apparati di trasmissione allarmi Parte 1-3: Requisiti per sistemi con dispositivi di comunicazione digitale che usano la rete telefonica pubblica commutata; CEI EN 50136-1-4 (CEI 79-21): Sistemi di allarme - Sistemi ed apparati di trasmissione allarmi Parte 1-4: Requisiti per sistemi con dispositivi di comunicazione vocale che usano la rete telefonica pubblica commutata; CEI EN 50136-2-1 (CEI 79-22): Sistemi di allarme - Impianti ed apparati di trasmissione allarmi Parte 2-1: Requisiti generali per gli apparati di trasmissione allarmi; CEI EN 50136-2-2 (CEI 79-23): Sistemi di allarme - Sistemi ed apparati di trasmissione allarmi Parte 2-2: Requisiti per gli apparati utilizzati in sistemi che usano collegamenti dedicati; CEI EN 50136-2-3 (CEI 79-24): Sistemi di allarme - Impianti ed apparati di trasmissione allarmi Parte 2-3: Requisiti per gli apparati utilizzati in sistemi con dispositivi di comunicazione digitale che usano la rete telefonica pubblica; CEI EN 50136-2-4 (CEI 79-25): Sistemi di allarme - Sistemi ed apparati di trasmissione allarmi. Parte 2-4: Requisiti per gli apparati utilizzati in sistemi con dispositivi di comunicazione vocale che usano la rete telefonica pubblica; CEI EN 50132-2-1 (CEI 79-26): Sistemi di allarme - Impianti di sorveglianza CCTV da utilizzare nelle applicazioni di sicurezza Parte 2-1: Telecamere in bianco e nero; CEI EN 50131-6 (CEI 79-27): Sistemi di allarme - Sistemi di allarme intrusione Parte 6: Alimentatori; CEI EN 50130-5 (CEI 79-29): Sistemi di allarme - Parte 5: Metodi per le prove ambientali; CEI EN 50133-7 (CEI 79-30): Sistemi di allarme - Sistemi di controllo d'accesso per l'impiego in applicazioni di sicurezza. D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI PAGINA 15 DI 66 TECNOPOLO BOLOGNA 3.10 NORME IMPIANTI DI RIVELAZIONE AUTOMATICA DI INCENDIO Norma UNI 9795 Norme Ufficio EN 54 VV.F. Sistemi fissi di rivelazione e di segnalazione manuale d’incendio Componenti dei sistemi di rivelazione automatica d’incendio Prescrizioni particolari ED IN PARTICOLARE: • • • • • • • • • • • • • • • • • 3.11 UNI EN 54-1: sistemi di rivelazione e di segnalazione di incendio – Parte 1: introduzione; UNI EN 54-2: sistemi di rivelazione e di segnalazione di incendio – Parte 2: centrale di controllo; UNI EN 54-3: sistemi di rivelazione e di segnalazione di incendio – Parte 3: dispositivi sonori di allarme incendio; UNI EN 54-4: sistemi di rivelazione e di segnalazione di incendio – Parte 4: apparecchiatura di alimentazione; UNI EN 54-5: componenti dei sistemi di rivelazione automatica di incendio – Parte 5: rivelatori di calore – rivelatori puntiformi con un elemento statico; UNI EN 54-6: componenti dei sistemi di rivelazione automatica di incendio – Parte 6: rivelatori di calore rivelatori velocimetrici di tipo puntiforme senza elemento statico; UNI EN 54-7: componenti dei sistemi di rivelazione automatica di incendio - Parte 7: rivelatori puntiformi di fumo – rivelatori funzionanti secondo il principio della diffusione della luce, della trasmissione della luce o della ionizzazione; UNI EN 54-8: componenti dei sistemi di rivelazione automatica di incendio – Parte 8: rivelatori di calore a soglia di temperatura elevata; UNI EN 54-9: componenti dei sistemi di rivelazione automatica di incendio – Parte 9: prove di sensibilità su focolari tipo. UNI EN 54-11: Sistemi di rivelazione e di segnalazione d'incendio - Parte 11: Punti di allarme manuali. UNI EN 54-12: Sistemi di rivelazione e di segnalazione d'incendio – Parte 12: Rivelatori di fumo Rivelatori lineari che utilizzano un raggio ottico luminoso. UNI EN 54-14: Sistemi di rivelazione e di segnalazione d'incendio - Parte 14: Linee guida per la pianificazione, la progettazione, l'installazione, la messa in servizio, l'esercizio e la manutenzione. UNI EN 54-17: Sistemi di rivelazione e di segnalazione d'incendio - Parte 17: Isolatori di corto circuito. UNI EN 54-18: Sistemi di rivelazione e di segnalazione d'incendio - Parte 18: Dispositivi di ingresso/uscita. UNI EN 54-20: Sistemi di rivelazione e di segnalazione d'incendio - Parte 20: Rivelatori di fumo ad aspirazione. UNI EN 54-21: Sistemi di rivelazione e di segnalazione d'incendio - Parte 21: Apparecchiature di trasmissione allarme e di segnalazione remota di guasto e avvertimento. UNI EN 54-25: Sistemi di rivelazione e di segnalazione d'incendio - Parte 25: Componenti che utilizzano collegamenti radio. NORME IMPIANTI DI DIFFUSIONE SONORA Norma Norma EN 60849 CEI 100-55 EN 60065 (CEI 92-1) EN 54-16 Norma EN 54-24 Norma EN 54-4 Norma UNI ISO 7240-19:2010 Ufficio VV.F. Norma Sistemi Elettroacustici applicati ai servizi di emergenza. Apparecchi audio, video e apparecchi elettronici similari – Requisiti di sicurezza. Sistemi di rivelazione e di segnalazione d’incendio apparecchiatura di controllo e segnalazione per i sistemi di allarme vocale. Sistemi di rivelazione e di segnalazione d’incendio componenti di sistemi di allarme vocale - altoparlanti. Sistemi di rivelazione e di segnalazione d’incendio Apparecchiatura di alimentazione. Sistemi fissi di rivelazione e di segnalazione allarme d'incendio Progettazione, installazione, messa in servizio, manutenzione ed esercizio dei sistemi di allarme vocale per scopi d'emergenza. Prescrizioni particolari. D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI PAGINA 16 DI 66 TECNOPOLO BOLOGNA NORME SPECIFICHE 3.12 D.M. 10.03.98 D.M. D.M. 26.08.92 19.08.96 D.M. D.M. 11.01.88 18.03.96 D.M. 18.09.02 D.M. 22.02.06 Criteri generali di sicurezza antincendio e per la gestione dell'emergenza nei luoghi di lavoro. Norme di prevenzione incendi per l'edilizia scolastica. Approvazione della regola tecnica di prevenzione incendi per la progettazione, costruzione ed esercizio dei locali di intrattenimento e di pubblico spettacolo. Norme di prevenzione degli incendi nelle metropolitane. Norme di sicurezza per la costruzione e l'esercizio degli impianti sportivi. Approvazione della regola tecnica di prevenzione incendi per la progettazione, la costruzione e l'esercizio delle strutture sanitarie pubbliche e private. Approvazione della regola tecnica di prevenzione incendi per la progettazione, la costruzione e l’esercizio di edifici e/o locali destinati ad uffici. NORME PER IMPIANTI DI CABLAGGIO STRUTTURATO Standa rd Standa rd Standa rd Standa rd Standa rd Standa rd Norma TIA/EIA 568-B Commercial Building Telecommunications Cabling Standard TIA/EIA 569-A Commercial Building Standard for Telecommunications Pathways and Spaces. Administration Standard for the telecommunication infrastructure of commercial buildings. Commercial Building Grounding and Bonding Requirements for Telecommunications. Residential Telecommunications Cabling Standard. Norma CEI 50173-2 Norma CEI 50173-3 Norma CEI 50173-4 Norma CEI 50173-5 Norma CEI 50310 Norma CEI 50174-1 Norma CEI 50174-2 Guida CEI 306-2 TIA/EIA 606 TIA/EIA 607 TIA/EIA 570-A ISO/TEC IS 11801 CEI 50173-1 Information Technology – Generic cabling for customer premises Cabling. Tecnologia dell'informazione - Sistemi di cablaggio strutturato Parte 1: Prescrizioni generali. Tecnologia dell'informazione - Sistemi di cablaggio strutturato Parte 2: Locali per ufficio. Tecnologia dell'informazione - Sistemi di cablaggio strutturato Parte 3: Ambienti industriali. Tecnologia dell'informazione - Sistemi di cablaggio strutturato Parte 4: Abitazioni. Tecnologia dell'informazione - Sistemi di cablaggio strutturato Parte 5: Centri dati. Applicazione della connessione equipotenziale e della messa a terra in edifici contenenti apparecchiature per la tecnologia dell'informazione. Tecnologia dell’informazione - Installazione del cablaggio – Parte 1: Specifiche ed assicurazione della qualità Tecnologia dell'informazione – Installazione del cablaggio – Parte 2: Pianificazione e criteri di installazione all’interno degli edifici. Guida per il cablaggio per telecomunicazioni e distribuzione multimediale negli edifici residenziali. D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI PAGINA 17 DI 66 TECNOPOLO BOLOGNA 3.13 NORME PER IMPIANTI FOTOVOLTAICI Norma CEI 82-1 Norma CEI 82-2 Norma CEI 82-3 Norma CEI 82-4 Norma CEI 82-5 Norma CEI 82-6 Norma (CEI EN 61215) CEI 82-8 CEI 82-9 Norma Norma Norma Norma (CEI EN 61215) CEI 82-12 CEI 82-14 CEI 82-15 Norma CEI 82-16 Norma CEI 82-17 Norma CEI 82-18 Norma CEI 82-20 Norma Norma (CEI EN 50380) CEI 82-22 CEI 82-24 Norma CEI 82-25 Norma UNI 8477 Norma UNI 10349 Dispositivi fotovoltaici Parte 1: Misura delle caratteristiche fotovoltaiche corrente tensione Dispositivi fotovoltaici Parte 2: Prescrizioni per le celle solari di riferimento Dispositivi fotovoltaici Parte 3: Principi di misura per sistemi solari fotovoltaici (PV) per uso terrestre e irraggiamento spettrale di riferimento Protezione contro le sovratensioni dei sistemi fotovoltaici (FV) per la produzione di energia Caratteristiche I-V di dispositivi fotovoltaici in silicio cristallino Procedure di riporto dei valori misurati in funzione di temperatura e irraggiamento Dispositivi fotovoltaici Parte 6: Requisiti dei moduli solari di riferimento Moduli fotovoltaici (FV) in silicio cristallino per applicazioni terrestri Qualifica del progetto e omologazione del tipo Sistemi fotovoltaici (FV) Caratteristiche dell'interfaccia di raccordo alla rete Moduli fotovoltaici (FV) a film sottili per usi terrestri Qualificazione del progetto e approvazione di tipo Prova all'UV dei moduli fotovoltaici (FV) Rilievo delle prestazioni dei sistemi fotovoltaici Linee guida per la misura, lo scambio e l'analisi dei dati Schiere di moduli fotovoltaici (FV) in silicio cristallino Misura sul campo delle caratteristiche I-V Sistemi fotovoltaici (FV) di uso terrestre per la generazione di energia elettrica Generalità e guida Prova di corrosione da nebbia salina dei moduli fotovoltaici (FV) Sistemi fotovoltaici Condizionatori di potenza Procedura per misurare l'efficienza Fogli informativi e dati di targa per moduli fotovoltaici Componenti di sistemi fotovoltaici - moduli esclusi (BOS) Qualifica di progetto in condizioni ambientali naturali Guida alla realizzazione di sistemi di generazione fotovoltaica collegati alle reti elettriche di media e bassa tensione Energia solare – Calcolo degli apporti per applicazioni in edilizia – Valutazione dell’energia raggiante ricevuta. Riscaldamento e raffrescamento degli edifici – Dati climatici. NORMATIVA COMUNITARIA E STATALE: • • • Direttiva 2001/77/CE - Promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell'elettricità; DECRETO LEGISLATIVO 29 dicembre 2003 n. 387 - Attuazione della Direttiva 2001/77/CE sulla promozione delle fonti rinnovabili; LEGGE 23 agosto 2004, n. 239 - Riordino del settore energetico, nonché delega al Governo per il riassetto delle disposizioni vigenti in materia di energia; D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI PAGINA 18 DI 66 TECNOPOLO BOLOGNA • • • • • • DM 28/07/2005 - Criteri per l'incentivazione della produzione di energia elettrica mediante conversione fotovoltaica della fonte solare; DM 06/02/2006 - Criteri per l'incentivazione della produzione di energia elettrica mediante conversione fotovoltaica della fonte solare; DM 19/02/2007 - Criteri e modalità per incentivare la produzione di energia elettrica mediante conversione fotovoltaica della fonte solare, in attuazione dell'articolo 7 del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387; DM 06/08/20010 - Incentivazione della produzione di energia elettrica mediante conversione fotovoltaica della fonte solare; DECRETO LEGISLATIVO 3 marzo 2011, n. 28 - Attuazione della direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili, recante modifica e successiva abrogazione delle direttive 2001/77/CE e 2003/30/CE; DECRETO 5 maggio 2011 .- Incentivazione della produzione di energia elettrica da impianti solari fotovoltaici. DELIBERE AUTORITÀ ENERGIA ELETTRICA E GAS (AEEG) • • • • Delibera n. 201/04 - Modifica ed integrazione delle deliberazioni dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas 19 marzo 2002, n. 42, e 30 dicembre 2003, n. 168, in materia di riconoscimento della produzione combinata di energia elettrica e calore come cogenerazione e di dispacciamento delle unità di cogenerazione; Delibera n. 296/05 - Aggiornamento dei parametri di riferimento per il riconoscimento della produzione combinata di energia elettrica e calore come cogenerazione ai sensi dell’articolo 3, comma 3.1, della deliberazione dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas 19 marzo 2002, n. 42/02; Delibera n. 88/07 - disposizioni in materia di misura dell’energia elettrica prodotta da impianti di generazione; Delibera n. 89/07 -condizioni tecnico economiche per la connessione di impianti di produzione di energia elettrica alle reti elettriche con obbligo di connessione di terzi a tensione nominale minore o uguale ad 1kV; • Delibera n. 91/07 - avvio di procedimento ai fini dell’attuazione del decreto legislativo n. 20/07 in materia di cogenerazione ad alto rendimento; • Delibera n. 90/07 - attuazione del decreto del ministro dello sviluppo economico, di concerto con il ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare 19 febbraio 2007, ai fini dell’incentivazione della produzione di energia elettrica mediante impianti fotovoltaici; Deliberazione 23 luglio 2008 - ARG/elt 99/08 - Testo integrato delle condizioni tecniche ed economiche per la connessione alle reti elettriche con obbligo di connessione di terzi degli impianti di produzione di energia elettrica (Testo integrato delle connessioni attive - TICA); Allegato A - Deliberazione 23 luglio 2008 - ARG/elt 99/08 Testo integrato delle condizioni tecniche ed economiche per la connessione alle reti elettriche con obbligo di connessione di terzi degli impianti di produzione di energia elettrica (Testo integrato delle connessioni attive - TICA); Delibera ARG/elt 123/08 - Procedura per la risoluzione delle controversie tra produttori e gestori di rete, ai sensi dell'articolo 14, comma 2, lettera f-ter), del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387/03; • • • • • • • • 3.14 Allegato A - Delibera ARG/elt 123/08 - Procedura per la risoluzione delle controversie tra produttori e gestori di rete, ai sensi dell'articolo 14, comma 2, lettera f-ter), del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387/03; Delibera n. 74/08 - Testo Integrato Scambio sul posto; Delibera n. 74/08 - Testo Integrato Scambio sul posto - Allegato A; Delibera n. 181/10 - Attuazione del decreto del Ministro dello Sviluppo Economico, di concerto con il Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare 6 agosto 2010, ai fini dell'incentivazione della produzione di energia elettrica mediante conversione fotovoltaica della fonte solare; Delibera n. 181/10 - Attuazione del decreto del Ministro dello Sviluppo Economico, di concerto con il Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare 6 agosto 2010, ai fini dell'incentivazione della produzione di energia elettrica mediante conversione fotovoltaica della fonte solare - Allegato A. NORME PRODUZIONE E TRASFORMAZIONE ENERGIA Norma CEI 0-16 Norma CEI 3-18 Norma CEI 11-1 Regola tecnica di riferimento per la connessione di Utenti attivi e passivi alle reti AT ed MT delle imprese distributrici di energia elettrica Segni grafici per schemi produzione, trasformazione e conversione energia elettrica Impianti elettrici con tensione superiore a 1kV in corrente alternata D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI PAGINA 19 DI 66 TECNOPOLO BOLOGNA Norma Norma 3.15 CEI 11-35 CEI 14-4 Guida all’esecuzione delle cabine elettriche d’utente Trasformatori di potenza; NORME SULLE INTERFERENZE ELETTROMAGNETICHE Norma CEI 64-16 D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a 1000 V in corrente alternata, e a 1500 V in corrente continua. Protezione contro le interferenze elettromagnetiche (EMI) negli impianti elettrici PAGINA 20 DI 66 TECNOPOLO BOLOGNA 4 IMPIANTI ELETTRICI DI POTENZA 4.1 DATI DI PROGETTO L’impianto è stato progettato assumendo, alla base dei calcoli, i seguenti dati: FORNITURA TECNOPOLO SISTEMA FORNITURA ENERGIA MT TRIFASE IT TENSIONE FORNITURA ENERGIA kV 15 TENSIONE A VALLE DEI TRASFORMATORI V 400 CORRENTE c.to c.to FORNITURA ENERGIA kA 12,5 FREQUENZA Hz 50 TENSIONE CIRCUITI FEM V 3x400∼ TENSIONE CIRCUITI ILLUMINAZIONE V 1x230∼ ∆V% 4 IP 2X BT MONOFAS E TT TENSIONE FORNITURA ENERGIA V 400 CORRENTE c.to c.to FORNITURA ENERGIA kA 16 FREQUENZA Hz 50 TENSIONE CIRCUITI FEM V 3x400∼ TENSIONE CIRCUITI ILLUMINAZIONE V 1x230∼ ∆V% 4 IP 2X CADUTA DI TENSIONE max GRADO DI PROTEZIONE IMPIANTO min FORNITURA UNITA’ COMMERCIALE SISTEMA FORNITURA ENERGIA CADUTA DI TENSIONE max GRADO DI PROTEZIONE IMPIANTO min 4.2 CRITERI DI SCELTA DELLE PROTEZIONI 4.2.1 Protezione contro le sovracorrenti e i corto circuiti Gli interruttori per la protezione contro i sovraccarichi ed i corto circuiti sono dimensionati in modo da soddisfare le seguenti relazioni: - Condizione di sovracorrenti If ≤ 1,45 Iz D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI PAGINA 21 DI 66 TECNOPOLO BOLOGNA Ib ≤ In ≤ Iz dove: Iz = If = In = Ib = portata massima del conduttore correlata alle condizioni di posa [A]; corrente convenzionale di funzionamento dell'interruttore [A]; corrente nominale o di taratura dell'interruttore [A]; corrente di impiego dell'utilizzatore [A]; Dalle condizioni di coordinamento sopra citate, ne consegue che il conduttore non risulta protetto se il sovraccarico è compreso tra Iz e If in quanto esso può permanere a lungo senza provocare l’intervento della protezione. Ciò può essere evitato fissando il valore di Ib in modo che Iz non venga superato frequentemente. 4.2.2 Condizione di corto circuito I²t ≤ K²S² I²t K²S² dove: = energia passante; = energia specifica tollerabile dal cavo in condizioni adiabatiche (K costante caratteristica dei cavi in funzione del materiale conduttore e del tipo di isolante, S sezione del conduttore). 4.2.3 Protezione contro i contatti indiretti nei sistemi TN La protezione contro i contatti indiretti, nel caso specifico di un sistema TN, consiste nel prendere misure intese a proteggere le persone contro i pericoli risultanti dal contatto di parti conduttrici che possono andare in tensione in caso di cedimento dell'isolamento principale. Gli utilizzatori per i quali è prevista la protezione contro le tensioni di contatto mediante il collegamento a terra, saranno collegati al conduttore di protezione. La protezione sarà coordinata in modo tale da assicurare la tempestiva interruzione del circuito se la tensione di contatto assume valori pericolosi, e ciò sarà ottenuto mediante l'installazione di dispositivi di massima corrente a tempo inverso o dispositivi differenziali di caratteristiche tali da avvalorare la seguente relazione: Zs x Ia ≤ U0 U0 Ia Zs dove: = tensione nominale in c.a., valore efficace tra fase e terra [V]; = corrente che provoca l’interruzione automatica del dispositivo di protezione entro il tempo definito in tabella in funzione della tensione nominale U0 oppure entro un tempo convenzionale non superiore a 5s; se si usa un interruttore differenziale Ia è la corrente differenziale nominale Idn [A]; = impedenza dell’anello di guasto che comprende la sorgente, il conduttore attivo fino al punto di guasto ed il conduttore di protezione tra il punto di guasto e la sorgente [Ω]. U0 [V] 120 230 400 > 400 4.2.4 Tempo di interruzione [s] 0,8 0,4 0,2 0,1 Protezione contro i contatti diretti Si attua la protezione contro i contatti diretti ponendo in essere tutte quelle misure e accorgimenti idonei a proteggere le persone dal contatto con le parti attive di un circuito elettrico. La protezione può essere parziale o totale. La scelta tra la protezione parziale o totale dipende dalle condizioni d’uso e d’esercizio dell’impianto (può essere parziale solo dove l’accessibilità ai locali è riservata a persone (1) addestrate) . D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI PAGINA 22 DI 66 TECNOPOLO BOLOGNA La Norma CEI 64-8 prevede inoltre quale misura addizionale di protezione contro i contatti diretti l’impiego di dispositivi a corrente differenziale. - Misure di protezione totali Sono destinate alla protezione di personale non addestrato e si ottengono mediante: Isolamento delle parti attive Devono essere rispettate le seguenti prescrizioni: parti attive ricoperte completamente con isolamento che può essere rimosso solo a mezzo di distruzione; altri componenti elettrici devono essere provvisti di isolamento resistente alle azioni meccaniche, chimiche, elettriche e termiche alle quali può essere soggetto nell’esercizio. Involucri o barriere Devono essere rispettate le seguenti prescrizioni: parti attive contenute entro involucri o dietro barriere con grado di protezione almeno IP2X o IPXXB(2); superfici orizzontali delle barriere o involucri a portata di mano, con grado di protezione almeno IP4X o IPXXD; involucri o barriere saldamente fissati in modo da garantire, nelle condizioni di servizio prevedibili, la protezione nel tempo; barriere o involucri devono poter essere rimossi o aperti solo con l’uso di una chiave o di un attrezzo speciale; il ripristino dell’alimentazione deve essere possibile solo dopo sostituzione o richiusura delle barriere o degli involucri. Note: Le Norme CEI danno la seguente definizione di persona addestrata: persona avente conoscenze tecniche o esperienza, o che ha ricevuto istruzioni specifiche sufficienti per permetterle di prevenire i pericoli dell’elettricità, in relazione a determinate operazioni condotte in condizioni specificate. il termine addestrato è pertanto un attributo relativo: – al tipo di operazione; – al tipo di impianto sul quale, o in vicinanza del quale, si deve operare; – alle condizioni ambientali contingenti e di supervisione da parte di personale più preparato. (1) (2) Il grado di protezione degli involucri delle apparecchiature elettriche viene identificato mediante un codice la cui struttura viene indicata dalla Norma CEI EN 60519. - Misure di protezione parziali Sono destinate unicamente a personale addestrato; si attuano mediante ostacoli o distanziamento. Impediscono il contatto non intenzionale con le parti attive. Nella pratica sono misure applicate solo nelle officine elettriche. Devono essere rispettate le seguenti prescrizioni: Ostacoli Devono impedire: l’avvicinamento non intenzionale del corpo a parti attive; il contatto non intenzionale con parti attive durante lavori sotto tensione nel funzionamento ordinario. Gli ostacoli possono essere rimossi senza una chiave o un attrezzo speciale, ma devono essere fissati in modo da impedirne la rimozione accidentale. Distanziamento Il distanziamento delle parti simultaneamente accessibili deve essere tale che esse non risultino a portata di mano. La zona a portata di mano inizia dall’ostacolo (per es. parapetti o rete grigliata) che abbia un grado di protezione < IPXXB. D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI PAGINA 23 DI 66 TECNOPOLO BOLOGNA 4.2.5 Misura di protezione addizionale mediante interruttore differenziale La protezione con interruttori differenziali con Idn ≤ 30mA, pur eliminando gran parte dei rischi dovuti ai contatti diretti, non è riconosciuta quale elemento unico di protezione completa e richiede comunque l’abbinamento con una delle misure di protezione di cui ai precedenti paragrafi. L’uso dell’interruttore differenziale da 30mA permette inoltre la protezione contro i contatti indiretti in condizioni di messa a terra incerte ed è sicuramente una protezione efficace contro i difetti di isolamento, origine di piccole correnti di fuga verso terra (rischio d’incendio). A questo proposito vale la pena ricordare che non sempre le correnti di forte intensità sono responsabili di innesco d’incendio; spesso invece lo sono quelle di bassa intensità. Gli incendi che hanno origine nei vari ambiti dell’impianto elettrico (quadri di distribuzione primaria o di subdistribuzione, cassette di distribuzione, motori, cavi) sono dovuti in buona parte dei casi al cedimento dell’isolamento, per invecchiamento, per surriscaldamento o per sollecitazione meccanica delle parti isolanti, con il conseguente fluire di deboli correnti di dispersione verso massa o tra le fasi che, aumentando di intensità nel tempo, possono innescare “l’arco”, sicura fonte termica per l’inizio di un incendio. Il guasto però non sempre si evolve in questo modo: a volte la “debole corrente di dispersione” al suo nascere è sufficiente ad innescare un focolaio di incendio se esso interessa un volume ridotto di materiale organico. Per esempio una corrente di 200mA alla tensione di fase di 220V, sviluppa una potenza termica di 44W cha paragonata a quella di circa 35W della fiamma di un fiammifero dà un’idea della possibilità di cui sopra. L’esperienza dimostra che pericoli di incendio possono presentarsi, in alcune condizioni, già quando la corrente oltrepassa i 70mA a 220V (15,5W). Pertanto per un’efficace protezione contro l’incendio è necessario che il guasto venga eliminato al suo insorgere. Questo è possibile solo con l’impiego di dispositivi di protezione che intervengano in corrispondenza dei suddetti valori di corrente, cioè gli “interruttori differenziali”. - Coordinamento della selettività differenziale In un impianto elettrico come il nostro, che risulta essere molto vasto con un gran numero di utilizzatori, si è optato di installare, onde evitare spiacevoli disservizi, in luogo di un solo interruttore generale differenziale, diversi interruttori differenziali sulle derivazioni principali, con a monte un interruttore generale non differenziale. Così facendo si realizza una certa “selettività orizzontale”, evitando che con un guasto a terra in un punto qualunque del circuito o per effetto di quelle piccole dispersioni, comunque presenti, si abbia un intervento intempestivo dell’interruttore generale con la conseguente messa fuori servizio di tutto l’impianto. Per garantire oltre alla “selettività orizzontale” anche una “selettività verticale” tra le varie protezioni differenziali poste in serie, bisogna coordinare l’intervento dei vari dispositivi per non compromettere la “continuità del servizio” e “la sicurezza”. La selettività in questo caso può essere amperometrica (parziale) o cronometrica (totale). Selettività amperometrica (parziale) La selettività amperometrica si può realizzare disponendo a monte interruttori differenziali a bassa sensibilità e a valle interruttori a sensibilità più elevata. In questo caso la selettività è parziale. Difatti se la Idn dell’interruttore posto a monte (interruttore generale) è maggiore a tre volte la Idn dell’interruttore posto a valle (condizione necessaria per avere un coordinamento selettivo), per correnti di guasto verso terra maggiori della Idn dell’interruttore a valle, si avrà l’intervento sia dell’interruttore a monte che dell’interruttore a valle, salvo il caso in cui il guasto verso terra non sia franco, ma evolva lentamente. Selettività cronometrica (totale) Per ottenere una selettività totale è necessario quindi realizzare oltre ad una selettività amperometrica anche una selettività detta cronometrica. Tale selettività si ottiene utilizzando interruttori differenziali ritardati intenzionalmente o del tipo “selettivi”. I tempi di intervento dei due dispositivi posti in serie, devono essere coordinati in modo che il tempo “t2” di quello a valle sia inferiore al tempo limite di non risposta “t1” dell’interruttore a monte, per D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI PAGINA 24 DI 66 TECNOPOLO BOLOGNA qualsiasi valore di corrente, in modo che quello a valle abbia concluso l’apertura prima che inizi il funzionamento di quello a monte. Ovviamente i tempi di intervento ritardati dell’interruttore posto a monte, ai fini della sicurezza, dovranno collocarsi sempre al di sotto della curva di sicurezza. 4.3 SCELTE PROGETTUALI Di seguito riportiamo sinteticamente le principali scelte progettuali fatte per la realizzazione degli impianti elettrici ed affini all’interno dei fabbricati: Quadri elettrici distribuiti per le diverse zone; Cavi elettrici del tipo a bassissima emissione di gas e fumi tossici LS0H; Utilizzo di canali forati con coperchio in acciaio zincato a caldo per la distribuzione in esterno; Utilizzo di canali chiusi con coperchio in acciaio zincato sendzimir per la distribuzione interna principale; Utilizzo di canali forati senza coperchio in acciaio zincato sendzimir per la distribuzione terminale all’interno dei reparti; Tutte le tubazioni installate in vista sopra controsoffitti o sotto pavimenti galleggianti saranno del tipo in PVC autoestinguente rigido con grado di protezioni minimo IP40. Tutte le tubazioni installate in vista in ambienti ordinari (es. depositi) saranno del tipo in PVC autoestinguente rigido con grado di protezioni minimo IP55. Tutte le tubazioni incassate nei getti di calcestruzzo saranno del tipo in PVC pieghevole autoestinguente e autorinvenente con sonda tiracavo. Per le tubazioni incassate ogni tipologia di impianto sarà contraddistinta da tubazioni di colore diversificato; Utilizzo di apparecchi illuminanti equipaggiati con reattori elettronici se non previsti sotto sistema di gestione altrimenti saranno equipaggiati con reattori elettronici dimmerabili DALI; Realizzazione di un sistema di automazione per il controllo e la gestione del livello di illuminazione; 4.4 DISTRIBUZIONE ENERGIA ELETTRICA TECNOPOLO Il progetto prevede la realizzazione di una nuova centrale tecnologica autonoma a servizio di tutte le aree costituenti il Tecnopolo destinata alla produzione dell’energia termo-frigorifera associata ad una centrale di cogenerazione. All’interno dell’edificio di centrale, si è previsto di predisporre il punto di connessione alla rete di media tensione per l’alimentazione dell’intero Tecnopolo (ad esclusione delle attività commerciali per le quali si prevedono punti di connessione e forniture di energia indipendenti). La rete MT interna del Tecnopolo sarà dotata di alimentazione di riserva prodotta da 2 gruppi elettrogeni installati nei locali della nuova centrale tecnologica. All’interno del complesso verrà distribuita un’unica rete di media tensione privilegiata (alimentata in mancanza rete dai gruppi elettrogeni) che a partire dalla cabina di ricezione MT andrà ad alimentare in entra-esci seguendo un percorso ad anello tutte le sottocentrali elettriche di edificio. In ogni sottocentrale, sarà prevista l’installazione dei trasformatori MT/BT, dei quadri elettrici generali di bassa tensione e degli UPS necessari per alimentare le utenze che richiedono continuità di servizio. A partire dai quadri elettrici generali di bassa tensione, si prevede di realizzare una distribuzione principale su due sezioni (Privilegiata e continuità) fino ai quadri di zona e da questi alle utenze finali. 4.4.1 Dimensionamento impianto elettrico Tecnopolo La stima preliminare dei carichi, eseguita su una parametrizzazione per ogni macro destinazione d’uso ed in funzione delle specifiche richieste dei singoli enti prevede i seguenti fabbisogni in termini di potenze installate. Denominazione Superficie lorda indicativa m² D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI Potenza prevista kW Lotto di intervento PAGINA 25 DI 66 TECNOPOLO BOLOGNA C1 – Edificio “Lavorazioni” F1 – Edificio nuovo 11.200 800 Lotto 1 14.800 1.100 Lotto 1 F2 – Edificio nuovo 14.500 700 Lotto 1 L – Edificio “officine” CT – Centrale tecnologica D – Edificio Nuovo 2.300 1500 4.300 2700 4.000 300 Lotto Lepida Lotto 1 (Parziale) Lotto 2 Lotto 2 E – Edificio Nuovo 1.7000 200 A – Edificio “Ballette” 27.000 1.800 Futuro B – Edificio “Botti” 17.000 1.500 Futuro C2 – Edificio “officine” 3.800 400 Futuro C3 – Edificio Nuovo 2.200 150 Futuro F3 – Edificio nuovo 14.400 800 Futuro G1 – Edificio nuovo 5.800 350 Futuro G2 – Edificio nuovo 4.000 700 Futuro Considerando un coefficiente medio di utilizzo del singolo fabbricato pari all’ 80% ed una contemporaneità generale delle attività pari a circa 80%, si è stimato pertanto che il fabbisogno in termini di potenza elettrica per l’intera area del Tecnopolo sia di circa 9MW. 4.4.2 Stima delle potenze contemporanee A partire dalle ipotesi del paragrafo precedente, considerando le superfici previste per i singoli fabbricati ripartite per le diverse destinazioni d’uso, si sono stimati i seguenti valori di potenza elettrica contemporanea da prevedere per ogni fabbricato. Fabbricato "F1" Fabbricato "F2" Fabbricato "C1" Fabbricato "D" Fabbricato "E" Servizi Esterni 1100 700 800 300 200 200 pot. Totale contempora nea kW 900 600 700 200 200 100 Edifici Lotto 1 e 2 3.300 2.700 Destinazione d'uso pot. Totale kW 4.4.3 Potenze Centrale Tecnologica (CT) Il polo tecnologico (edificio CT – Centrale Tecnologica) è stato dimensionato per soddisfare, nella fase finale, le esigenze in termini energetici di tutti gli edifici costituenti l’area. Si è previsto pertanto in una prima fase (Lotto 1) l’installazione solo delle apparecchiature di centrale necessarie a soddisfare le esigenze degli edifici costituenti il lotto 1 e 2. Possiamo ipotizzare per la centrale le potenze riepilogate nelle seguenti tabelle e suddivise tra usi di centrale ESCO ed usi di centrale Tecnopolo. D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI PAGINA 26 DI 66 TECNOPOLO BOLOGNA Destinazione d'uso pot. Totale kW Esco Fase 1 ESCO Integrazione Tecnopolo 1.500 2.000 300 pot. Totale contemporan ea kW 1.100 1.400 200 Totale Centrale Tecnologica 3.800 2.700 Potenze DataCenter Lepida (L) Si è ipotizzato per l’edificio “L” l’insediamento di un data center di Lepida che da un punto di vista elettrico risulta di rilevante importanza in quanto le apparecchiature in esso contenuto hanno degli assorbimenti elevati sia in termini di potenza elettrica e frigorifera, sia in termini di energia consumata. In termini di potenza richiesta, è stato comunicato che la capacità di calcolo massima del data center sarà di 1MW di potenza elettrica, che la potenza frigorifera necessaria sarà di 1MW (con macchine di capacità doppia per garantire la ridondanza). Conseguentemente è stata richiesta una disponibilità di potenza elettrica complessiva di circa 1,5MW elettrici per il funzionamento di tutto il data center. Per il data center è stata predisposta una partenza MT a livello del quadro di Ricezione all’interno del polo tecnologico. 4.4.4 Sistema Efficiente d’Utenza (SEU) Al fine di valutare le diverse opportunità tecniche ed economiche di realizzazione della nuova centrale tecnologica a servizio del Tecnopolo, anche nell’ottica di poterne affidare la realizzazione e la gestione pluriennale ad una ESCO, si è ipotizzata una soluzione impiantistica che preveda la possibilità di configurare un Sistema Efficiente di Utenza (SEU) come previsto dalla Delibera AEEG 578/2013. Tale soluzione prevede di realizzare un sistema di impianto “unico” in cui siano individuabili due soggetti distinti il “produttore” di energia elettrica (ESCO) ed il “cliente utilizzatore finale” (Tecnopolo) eventualmente anche coincidenti che andranno a condividere il medesimo punto di connessione alla rete. In queste condizioni il “produttore” potrà vendere energia all’unico “cliente finale” evitando i costi dei corrispettivi tariffari di trasmissione e distribuzione, nonché quelli di dispacciamento e quelli a copertura degli oneri generali di sistema in modo da massimizzare la valorizzazione della energia elettrica prodotta tanto per il produttore (ESCO) che per l'utilizzatore (Tecnopolo). Il sistema di impianto ipotizzato dovrà essere dotato di una serie di contatori di energia in grado di contabilizzare l’energia prodotta (contatori posto sui singoli rami di produzione dell’impianto), l’energia consumata dalla ESCO, l’energia consumata dal Tecnopolo, l’energia scambiata con la rete pubblica. Per la produzione di energia elettrica sono previsti gruppi di cogenerazione posti nel nuovo polo tecnologico ed impianti fotovoltaici posti ove possibile sui singoli edifici. Vincoli per la realizzazione di un SEU Si evidenzia che la legislazione vigente in materia di SEU definisce che all’interno del sistema (impianto) deve esistere un solo “cliente utilizzatore finale” ed in particolare una sola “unità di consumo” ovvero il prelievo complessivo di energia delle utenze collegate a quel punto di fornitura, deve essere utilizzato per un singolo impiego o finalità produttiva. 4.4.5 Rete utente MT Tecnopolo Dalla cabina di ricezione (posta al piano terra della centrale tecnologica) verranno derivate 3 linee MT principali: Linea MT centrale ESCO. Tale linea è prevista per alimentare le utenze della centrale ESCO e per immettere sulla rete MT interna al Tecnopolo l’energia prodotta dai cogeneratori ; D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI PAGINA 27 DI 66 TECNOPOLO BOLOGNA Linea MT centrale Data Center Lepida. Tale linea è predisposta per l’alimentazione del data center Lepida. Essa è derivata a monte del quadro di commutazione RETE-GE in MT del Tecnpopolo per evitare in caso di mancanza rete un sovraccarico dei GE. Il data center sarà alimentato pertanto solo da linea normale dall’impianto del Tecnopolo mentre la sorgente privilegiata sarà locale al data center e ad esso dedicata. Linea MT quadro commutazione Tecnopolo. Si prevede di alimentare l’intero anello MT del Tecnopolo (ad esclusione delle utenze sopra indicate) a valle di un quadro di commutazione RETE-GE in media tensione. Tale quadro sarà alimentato in condizione di presenza rete Enel dalla linea MT derivata dal quadro di ricezione MT del Tecnopolo. Al mancare della tensione di rete sarà comandato l’avviamento dei gruppi elettrogeni e l’alimentazione dell’anello MT sarà previsto dal quadro di cabina MT Gruppi elettrogeni. o o A partire dal quadro MT di commutazione RETE-GE, collocato in locale dedicato posto all’interno della nuova centrale tecnologica (CT), si prevede di realizzare una rete utente di distribuzione principale in media tensione, che andrà ad alimentare le diverse sottocentrali previste per i singoli edifici (o gruppi di edifici) in entra/esci con un percorso ad anello (nella configurazione finale). Nella Fase 1 si prevede di alimentare da tale anello le seguenti cabine: Cabina MT/BT Polo tecnologico: Tale cabina posta al piano primo della centrale tecnologica (CT) andrà ad alimentare tutte le utenze di bassa tensione del polo tecnologico di pertinenza del Tecnopolo (servizi locali elettrici, servizi locali gruppi elettrogeni, servizi locali impianti speciali, utenze centrale antincendio) e le utenze esterne previste nella medesima area oltre agli impianti del tunnel tecnologico. Cabine MT/BT Centrali edifici “C ed “F”: Tali cabine posta al piano interrato nella zona tecnica compresa tra gli edifici “C” ed “F”, andrà ad alimentare tutte le utenze di bassa tensione degli edifici C1, F1, F2, e delle aree comuni interne (sale conferenze, portineria, autorimessa interrata) ed i servizi esterni (illuminazione, punti informativi, punti di ricarica veicoli, ecc.) Nella Fase 2 si prevede che la rete MT del Tecnopolo sia estesa per il collegamento del nuovo edificio “D” e della relativa cabina MT/BT la cui realizzazione è prevista in prossimità della nuova cabina Enel di via della Manifattura. Da qui verrà predisposto anche il tratto di rete MT necessario per l’estensione futura (in direzione degli edifici G, A, B, ecc.) fino all’effettiva chiusura con percorso ad anello della rete nell’edificio centrale tecnologica (CT). Per evitare l’intervento intempestivo delle protezioni dell’Ente Distributore, in caso di mancanza e successivo ritorno della rete, e in rispetto di quanto richiesto dal CEI 0-16 si provvederà ad effettuare, per mezzo del sistema di supervisione, l’inserzione dei trasformatori presenti nelle cabine elettriche secondo una sequenza che sarà coordinata con i valori delle protezioni fornite dall’Ente Distributore. Per sopperire alla mancanza di alimentazione da rete, il sistema di supervisione provvederà anche a ritardare lo spegnimento dei gruppi elettrogeni fintanto che non sarà ripresa in carico l’intera potenza da parte della rete. Tutti i trasformatori MT/BT installati nelle cabine sono protetti da appositi interruttori motorizzati controllati da sistema di supervisione in grado di automatizzare le procedure di energizzazione delle diverse macchine elettriche, in modo da evitare l’intervento delle protezioni dell'Ente Fornitore; in particolare il sistema rileva la mancanza di tensione sulla rete e/o sulle singole sbarre del quadro di Media Tensione, procede all'apertura delle protezioni dei trasformatori non più alimentati ed al ritorno della tensione, ad intervalli di tempo prestabiliti, procede alla richiusura degli interruttori dei singoli trasformatori. 4.4.6 Centrale di produzione energia di riserva (GE) Prevedendo la realizzazione di un polo tecnologico a servizio dell’intero Tecnopolo si è ritenuto opportuno centralizzare all’interno della medesima centrale, anche la produzione di energia da gruppi elettrogeni, necessaria per l’alimentazione delle utenze degli edifici in condizioni di mancanza rete MT del gestore. In condizione di assenza dell’alimentazione di rete si prevede l’avvio automatico dei gruppi elettrogeni che attraverso una trasformazione BT/MT saranno in grado di erogare la potenza in media tensione. A D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI PAGINA 28 DI 66 TECNOPOLO BOLOGNA livello di quadro MT generale del Tecnopolo verrà attivata una commutazione dell’intero anello MT da linea normale a linea sotto gruppi elettrogeni. Per limitare entro il valore erogabile dai gruppi la potenza assorbita, verrà prevista una gestione automatica delle principali utenze a livello di supervisione. La soluzione proposta prevede le seguenti scelte progettuali: Realizzazione al piano terra della centrale Tecnologica di 2 locali per i gruppi elettrogeni ciascuno dei quali è stato dimensionato per l’installazione di 2 macchine da 2500 kVA (2000 kW di potenza attiva). Nella fase 1 si prevede l’installazione delle prime due macchine per una potenza massima erogabile da GE di circa 3MW (4000kW con carico al 75% dei gruppi). Nella configurazione finale è stato previsto di installare fino ad un massimo di 4 gruppi elettrogeni da 2500kVA ottenendo una potenza complessiva privilegiata di circa 6MW. Realizzazione al piano 1° della centrale della cabina di conversione BT/MT dell’energia prodotta dai gruppi elettrogeni ed del locale quadri MT di parallelo gruppi. Tali locali saranno allestiti al 50% prevedendo nella fase 1 solo l’installazione dei trasformatori e del quadro MT-GE per solo 2 gruppi elettrogeni. I locali sono stati comunque dimensionati per accogliere le apparecchiature previste nel futuro completamento della centrale. Realizzazione per ciascuna coppia di gruppi elettrogeni di un serbatoio per il gasolio con capienza di 3 10m . I gruppi elettrogeni previsti, al 75% della potenza nominale sono caratterizzati da un consumo pari a circa 330 litri/ora ciascuno. Pertanto si prevede di garantire in queste condizioni un’erogazione di 3MW di potenza per circa 15 ore di autonomia. 4.4.7 Produzione di energia Per soddisfare il fabbisogno energetico del complesso si prevede di integrare nell’impianto di produzione di energia termo-frigorifera, un impianto di cogenerazione ad alto rendimento costituito da un motore alternativo alimentato a gas naturale. Si è previsto di installare nella fase 1 un cogeneratore da 800 kW di potenza elettrica ed è stato predisposto a livello si spazi di centrale l’installazione di ulteriori 3 cogeneratori per una potenza complessiva massima erogabile di circa 3.2MW. Il cogeneratore sarà collegato a partire dal quadro bordo macchina (fornito con il cogeneratore stesso) in bassa tensione al quadro elettrico generale BT ESCO utilizzando una Blindosbarra in alluminio di adeguata portata. Inoltre per aumentare la quota di produzione di energia da fonte rinnovabile per il Tecnopolo, si prevede di realizzare sugli edifici oggetto di intervento, compatibilmente con i vincoli paesaggistici e con i layout dei piani di copertura, impianti fotovoltaici connessi in bassa tensione a livello di quadro generale di edificio. Nella fase 1 e 2 si è previsto di installare impianti fotovoltaici utilizzando le superfici disponibili sugli edifici F1, F2, D ed E destinando agli impianti una superficie totale di circa 1300m² per una potenza di picco installabile pari a circa 100 kW. Tutti gli impianti di produzione, dovranno essere dotati di opportuno contatore fiscale omologato UTF per la contabilizzazione dell’energia prodotta e dovranno essere realizzati e gestiti dalla società ESCO che andrà a rivendere l’energia prodotta al cliente finale Tecnopolo. Gli impianti di produzione dovranno essere dotati singolarmente o a gruppi, di dispositivi di interfaccia con la rete regolati e gestiti da una rete di protezioni di interfaccia conformi alla norma CEI 0-16. 4.4.8 Distribuzione BT generale La distribuzione principale e secondaria degli impianti elettrici sarà realizzata con canalizzazioni metalliche e cavi a basse emissioni di fumi e gas tossici tipo FG7-M1. Le utenze antincendio e gli impianti i sicurezza saranno alimentati con cavi a bassa emissione e resistenti al fuoco di tipo FTG10M1. Gli impianti elettrici della centrale ESCO, non potendo essere collegati ai gruppi elettrogeni del Tecnopolo, saranno alimentati solamente da linea normale. CENTRALE TECNOLOGICA – CABINA ESCO D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI PAGINA 29 DI 66 TECNOPOLO BOLOGNA L’edificio Centrale Tecnologica, sarà funzionalmente suddiviso tra pertinenze della centrale ESCO (che realizzerà e gestirà la centrale di trigenerazione) e pertinenze TECNOPOLO che di fatto rappresenta l’utilizzatore finale di tale punto di fornitura. Gli impianti elettrici dei due soggetti (produttore ed utilizzatore) saranno collegati in parallelo a livello di quadro MT di ricezione ed andranno ad alimentare due distinte cabine di trasformazione MT/BT. Al piano terra dell’edificio CT è previsto il locale cabina elettrica MT/BT ed il quadro elettrico generale di tipo power center della ESCO. La cabina elettrica, dimensionata per coprire i fabbisogni previsti nell’allestimento finale della centrale di trigenerazione, dovrà contenere: Quadro di media tensione con protezioni di linea di 4 trasformatori; N° 4 Trasformatori MT/BT da 2000kVA (2 previsti per la fase 1 e 2 previsti per il completamento); Quadro generale BT con spazio predisposto per l’espansione futura delle utenze Il collegamento tra quadro generale BT e trasformatori sarà previsto con Blindosbarre in alluminio da 4000A. Dal quadro generale si andranno ad alimentare tutte le utenze di centrale previste dal progetto ed in particolare: quadro centrale idrica; quadri gruppi frigo quadro pompa di calore quadro assorbitori quadri pompe di circolazione quadri centrale termica quadri di servizio centrale di cogenerazione quadri torri evaporative ed apparecchiature meccaniche di copertura quadro di rifasamento Al piano primo dell’edificio è stato previsto un locale tecnico a disposizione della ESCO per l’installazione dei quadri elettrici a servizio degli impianti di copertura e delle centrali degli impianti speciali. CENTRALE TECNOLOGICA – CABINA ANELLO 1 (Centrale Tecnologica) Al piano primo dell’edificio CT è previsto il locale cabina elettrica MT/BT ed il locale BT del polo tecnologico. La cabina elettrica ed il locale quadri, sono stati dimensionati per il contenimento di: Quadro di media tensione con protezioni di linea di 2 trasformatori; N° 1 Trasformatore MT/BT da 1600kVA (con possibilità di inserire un eventuale futuro trasformatore); Quadro generale BT con spazio predisposto per l’eventuale espansione futura; UPS per utenze in continuità della centrale tecnologica Dal quadro generale BT si andranno ad alimentare tutte le utenze di centrale e del tunnel tecnologico ed in particolare: pompe antincendio quadro servizi centrale antincendio quadro servizi locale gruppi elettrogeni (un locale sarà allestito nella prima fase mentre il secondo sarà solo predisposto per l’installazione futura dei gruppi) quadri servizi locali MT e misura piano terra quadro servizi locali cabine MT/BT gruppi elettrogeni quadro locale impianti tecnologici Tecnopolo quadri servizi tunnel quadri pompe vasca di laminazione quadri pompe vasca di irrigazione EDIFICIO “F” - CABINA ANELLO 2 (Edificio F2 e parti comuni) - CABINA ANELLO 3 (Edificio F1 e C1) Al piano interrato dell’edificio F è prevista un’area dedicata all’installazione delle cabine elettriche di trasformazione MT/BT ed i locali di bassa tensione dedicati alle seguenti sottosezioni di impianto: Edificio F1; Edificio F2; D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI PAGINA 30 DI 66 TECNOPOLO BOLOGNA Edificio C1; Condominiale (autorimessa, servizi esterni,sale conferenze, incubatore d’impresa) I locali sono stati dimensionati per il contenimento di: Cabina Anello 2 Quadro di media tensione con protezioni di linea di 4 trasformatori; N° 3 Trasformatore MT/BT da 2000kVA (con possibilità di inserire un eventuale futuro trasformatore); Quadro generale BT con spazio predisposto per l’eventuale espansione futura; Cabina Anello 3 Quadro di media tensione con protezioni di linea di 4 trasformatori; N° 3 Trasformatore MT/BT da 2000kVA (con possibilità di inserire un eventuale futuro trasformatore); Quadro generale BT con spazio predisposto per l’eventuale espansione futura; Locale BT – F1 Quadro generale BT con doppia sezione; UPS per utenze in continuità di edificio; Locale BT – F2 Quadro generale BT con doppia sezione; UPS per utenze in continuità di edificio; Locale BT – C1 Quadro generale BT con doppia sezione; UPS per utenze in continuità di edificio; Locale BT – Condominiale Quadro generale BT con doppia sezione; UPS per utenze in continuità; Dal quadro generale BT di ciascun edificio si andranno ad alimentare tutti i quadri elettrici di zona previsti nei singoli edifici. 4.4.9 Bilancio energetico ipotizzato per il Tecnopolo Di seguito vengono esposti i risultati emersi dalle analisi descritte nei paragrafi precedenti tenendo conto delle stime energetiche presunte e delle scelte progettuali adottate. Tali risultati, derivati da ipotesi di massima e stime parametriche, sono da ritenere puramente indicativi. Configurazione Iniziale (fase 1 e 2) La configurazione iniziale prevede la realizzazione di: edifici F1, F2, C1, D, E e delle relative pertinenze esterne; edificio centrale tecnologica (CT) con allestimento al 50% della potenzialità elettrica da GE; centrale tecnologica ESCO allestita al 40% della potenzialità massima elettrica; Potenza kW Energia anno MWh Ente di Pertinenz a 2.500 4.400 Tecnopolo Totale valori di potenza ed energia per gli usi di centrale tecnologica del Tecnopolo 200 50 Tecnopolo Totale valori di potenza ed energia per gli usi di centrale tecnologica ESCO 1.100 1.750 ESCO Condizioni normali (RETE) Totale valori di potenza ed energia per gli edifici costituenti il lotto 1 e 2 (F1, F2, C, D) D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI PAGINA 31 DI 66 TECNOPOLO BOLOGNA Totale potenza ed energia prevista nel punto di fornitura 3.800 6.200 Tecnopolo + Esco Totale valori di potenza ed energia prodotti dall'impianto di cogenerazione 800 3.200 ESCO Totale valori di potenza ed energia prodotti dagli impianti fotovoltaici 100 120 ESCO Totale potenza ed energia autoprodotta nell'impianto 900 3.300 ESCO In condizioni normali si evince, esaminando i dati riportati in tabella e ricavati dalle stime presentante, che nella configurazione iniziale è necessario richiedere una fornitura di energia al gestore di rete di circa 3800 kW con un consumo stimato di circa 6200 MWh /anno di cui 1750 MWh /anno risultano essere previsti per la centrale ESCO. In condizioni di pieno funzionamento degli impianti di produzione si stima una potenza massima erogata di circa 900 kW con una produzione di circa 3300 MWh /anno pari a circa il 50% del fabbisogno energetico previsto. Condizioni privilegiate (GE) Totale potenza erogabile in emergenza dai gruppi elettrogeni previsti Potenza kW Energia anno MWh 3.000 Ente di Pertinenz a Tecnopolo Nella configurazione iniziale si prevede che il Tecnopolo possa assorbire una potenza pari a circa 2700 kW totalmente erogabili in condizioni di mancanza rete dai due gruppi previsti che lavoreranno in parallelo. Il guasto di uno dei gruppi permetterà comunque il funzionamento del Tecnopolo al 50% del carico previsto. Configurazione Finale La configurazione finale prevede la realizzazione e l’occupazione di tutti gli edifici del Tecnopolo con l’allestimento completo delle centrali. In tale configurazione si può stimare indicativamente un raddoppio delle potenze necessarie sia per gli edifici collegati alla rete MT del Tecnopolo, sia per gli usi di centrale. A questi va sommata la potenza elettrica necessaria per alimentare le utenze del data center di Lepida (circa 1.500kW) Condizioni normali (RETE) Totale valori di potenza per gli edifici 5.000 Edificio Lepida 1.500 D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI Ente di Pertinenz a Potenza kW (Da verificare in fasi successive) Tecnopolo Tecnopolo PAGINA 32 DI 66 TECNOPOLO BOLOGNA Totale valori di potenza per gli usi di centrale tecnologica ESCO 2.700 ESCO Totale potenza prevista nel punto di fornitura 9.000 Tecnopolo + Esco Totale valori di potenza erogati da impianti di produzione 3.500 ESCO In tali condizioni si prevede la necessità di attivare una fornitura complessiva di energia di circa 9MW. Si prevede inoltre un ampliamento e potenziamento degli impianti di produzione di energia interni al complesso per raggiungere una potenza massima erogabile di circa 3500 kW. Condizioni (GE) privilegiate Totale potenza erogabile in emergenza dai gruppi elettrogeni Potenza kW Ente di Pertinenz a 6.000 Tecnopolo Nella configurazione finale si prevede che il Tecnopolo possa assorbire una potenza pari a circa 5MW totalmente erogabili in condizioni di mancanza rete dai 4 gruppi previsti nell’ampliamento che lavoreranno in parallelo. Il guasto di uno dei gruppi permetterà comunque il funzionamento del Tecnopolo al 80% del carico previsto. 4.4.10 Trasformatori MT/BT Nella cabina di trasformazione dei diversi edifici sono previsti i seguenti trasformatori MT/BT: Cabina Anello 1 – Polo Tecnologico N° 1 trasformatore trifase da 1600kVA del tipo isolato in resina. Cabina Anello 2 – Edifici F2 e Parti comuni N° 3 trasformatori trifase da 2000kVA del tipo isolato in resina più lo spazio per un 4° trasformatore. Cabina Anello 3 – Edifici F2 e Parti comuni N° 3 trasformatori trifase da 2000kVA del tipo isolato in resina più lo spazio per un 4° trasformatore. Cabina gruppi elettrogeni - Polo Tecnologico N° 2 trasformatore trifase da 2500kVA del tipo isolato in resina più due predisposti per l’ampliamento futuro della centrale gruppi elettrogeni. Le caratteristiche elettriche e prestazionali delle macchine saranno le seguenti: tensione al primario 15KV; tensione sul secondario a vuoto400V; tensione di isolamento 24kV; classi di riferimento F1, E2, C2; tensione di c.to c.to 6%; Tensione di c.c. a 120° C 6%; Corrente a vuoto 1,2%; Valore delle scariche parziali <10 pC; D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI PAGINA 33 DI 66 TECNOPOLO BOLOGNA I trasformatori, installati su guide metalliche ancorate al pavimento, saranno posizionati all’interno di box di contenimento con griglie metalliche di protezione e porta frontale di accesso incernierata e grigliata per facilitare lo smaltimento del calore prodotto. Sulla porta oltre ad un blocco chiave meccanico con il relativo interruttore di media tensione è prevista l’installazione di un fine corsa per lo sgancio in sicurezza dell’interruttore relativo. All’interno del box è prevista l’installazione della batteria di rifasamento fissa protetta con fusibili. Ogni macchina sarà completa dei seguenti accessori: attacchi lato MT su isolatore fisso solidale con la fase. attacchi lato BT in piatto e piastre di accoppiamento con le barre di uscita dell’impianto. attacchi per la traslazione orizzontale e golfari di sollevamento. morsettiera cambio tensione a trasformatore disinserito, campo di regolazione ±2x2,5%. ruote di scorrimento orientabili di 90°. attacchi di messa a terra. targa caratteristiche a Norme CEI. termoresistenza al platino PT 100 Ohm (una per ciascuna colonna BT ed una per il nucleo magnetico). apparecchiatura di controllo con visualizzazione della temperatura delle tre fasi e del nucleo magnetico, fornita come parte staccata da installare sul quadro. La prima soglia della centralina termometrica di ciascuna macchina provvederà ad attivare l’impianto di estrazione dell’aria, la seconda provvederà allo sgancio dalla rete della macchina stessa. 4.4.11 Sequenza energizzazione trasformatori MT/BT La norma CEI 0-16 prescrive e definisce i criteri e le modalità per la connessione degli utenti attivi e passivi. Queste prescrizioni si applicano in modo specifico agli allacciamenti alla rete MT a tensione nominale di 15kV e 20kV. Il Distributore, all’atto della richiesta di connessione, deve comunicare il limite alla potenza massima del singolo trasformatore e/o di più trasformatori in parallelo sulla stessa sbarra BT riferita alle tensioni di cortocircuito tipiche riportate nella Norma CEI EN 60076-5 (ucc = 6% per trasformatori con potenza nominale maggiore di 630kVA), che l’Utente può installare nel proprio impianto al fine di evitare l’intervento della protezione di massima corrente installata sulla linea MT che lo alimenta in caso di cortocircuito sulle sbarre BT del trasformatore. Tale limite alla potenza massima (comunicato dal Distributore) non deve essere generalmente inferiore a 2000kVA (reti a 20 kV) e 1600kVA (reti a 15 kV). Oltre ai limiti sulle sezioni dei trasformazione MT/BT la norma CEI 0-16 prescrive i limiti sull’energizzazione contemporanea dei trasformatori installati. L’Utente non può installare trasformatori per una potenza complessiva superiore a tre volte i limiti indicati precedentemente per ciascun livello di tensione, anche se con sbarre BT separate. In caso di installazione di trasformatori di potenza complessiva eccedente la predetta potenza limite, si devono prevedere nel proprio impianto opportuni dispositivi al fine di evitare la contemporanea energizzazione di quei trasformatori che determinano il superamento delle limitazioni suddette. Tali dispositivi devono intervenire in caso di mancanza di tensione superiore a 5s e provvedere alla rienergizzazione dei trasformatori secondo quantità complessive non superiori ai limiti sopra determinati, con tempi di rientro intervallati di almeno 1s. Al mancare della rete si apriranno indipendentemente tutti gli interruttori di partenze dei vari trasformatori, per poi essere richiusi sequenzialmente in automatico tramite il sistema di supervisione. 4.5 RIFASAMENTO Il rifasamento previsto è di tipo misto, con installazione di rifasatore fisso per i trasformatori e con l’installazione di quadri di rifasamento automatici sulle diverse barrature del quadro generale di fabbricato. D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI PAGINA 34 DI 66 TECNOPOLO BOLOGNA I trasformatori avranno un sistema fisso di rifasamento in cassetta metallica completa di sezionatore e fusibili di protezione; 4.6 QUADRI ELETTRICI 4.6.1 Power center Il quadro elettrico generale di bassa tensione ed il quadro elettrico generale fabbricato per le diverse barrature saranno del tipo Power center realizzati in forma 3b, ed equipaggiati con interruttori di tipo aperto o scatolato installati su basi estraibili. Tutti gli interruttori installati su questi quadri saranno del tipo estraibile e motorizzato completi di bobine di chiusura ed apertura, di contatti di stato e di scattato relé per il completo interfacciamento con il sistema di supervisione e telecontrollo dell’impianto. Inoltre gli interruttori saranno equipaggiati con relé di protezione di tipo elettronico 4.6.2 Quadri elettrici di distribuzione principale I quadri elettrici principali di distribuzione saranno realizzati in forma 2, ed equipaggiati con interruttori di tipo aperto o scatolato installati su basi estraibili. I quadri da realizzare con questa tipologia saranno i quadri di zona posti ai vari piani. Il quadro adottato per la distribuzione principale sarà generalmente in lamiera di acciaio 20/10mm autoportante verniciata con smalto a polveri epossidiche previo trattamento di sgrassaggio, decappaggio e fosfatizzazione. Sarà dotato di sportello anteriore esterno (telaio in acciaio e schermo in cristallo) apribile a cerniera del tipo invisibile e chiusura a chiave Dovranno essere dotati di pannelli anteriori chiusi a mezzo di viti per la copertura delle parti in tensione, e dotati di asolature per l'azionamento delle apparecchiature. Le apparecchiature saranno dotate di targhette serigrafate per l'identificazione dell'utenza. Le morsettiere di ingresso e i morsetti dell'interruttore generale dovranno avere schermi con protezione IP 4X. 4.6.3 Quadri elettrici di distribuzione secondaria Il quadro adottato per la distribuzione sarà generalmente in lamiera di acciaio 20/10mm autoportante verniciata con smalto a polveri epossidiche previo trattamento di sgrassaggio, decappaggio e fosfatizzazione. Sarà dotato di sportello anteriore esterno (telaio in acciaio e schermo in cristallo) apribile a cerniera del tipo invisibile e chiusura a chiave Dovranno essere dotati di pannelli anteriori chiusi a mezzo di viti per la copertura delle parti in tensione, e dotati di asolature per l'azionamento delle apparecchiature. Le apparecchiature saranno dotate di targhette serigrafate per l'identificazione dell'utenza. Le morsettiere di ingresso e i morsetti dell'interruttore generale dovranno avere schermi con protezione IP 4X. I conduttori di collegamento tra la barra collettrice a valle dell'interruttore generale e gli interruttori derivati e tra questi e le morsettiere di uscita dovranno avere le seguenti sezioni minime: 6 mm² per interruttori fino a 25A: un calibro superiore a quello della linea in uscita corrispondente per quelli superiori. Il tipo di installazione, ( es. incasso, sporgente, ecc.) sarà stabilito in accordo alla destinazione d'uso del locale, alle dimensioni del quadro stesso e alle richieste della D.L., per i quadri ad incasso dovrà essere prevista una cornice coprifilo. Tutti gli interruttori saranno provvisti di contatto ausiliario di scattato relé, in ogni quadro, cumulativo per sezione (Normale, Privilegiata e UPS) rendendo disponibile in morsetteria un contatto pulito per la supervisione; gli interruttori dei circuiti di sicurezza saranno provvisti anche di contatto ausiliario di stato e saranno distinti come segnalazione dai circuiti normali. D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI PAGINA 35 DI 66 TECNOPOLO BOLOGNA Tutti i comandi di accensione saranno eseguiti da supervisione e potranno essere associati ad ogni singolo circuito. Tutti i circuiti saranno protetti, per gruppi, con protezione di tipo differenziale ad alta sensibilità. Nella scelta degli, interruttori si è tenuto conto anche della necessità di garantire la selettività termomagnetica tra i vari interruttori in cascata, in modo da limitare l’intervento per corto circuito solo all’interruttore a protezione della linea stessa; questo è stato possibile utilizzando interruttori scatolati con relé termomagnetici di tipo elettronico e verificando il coordinamento selettivo anche con gli interruttori con relé non elettronico o magnetotermici modulari. Anche nella scelta delle protezioni differenziali si è cercato di garantire la completa selettività tra relé regolabili in tempo e corrente, tra questi ed interruttori selettivi e tra questi e quelli istantanei a protezione dei circuiti terminali. Il grado di protezione dovrà essere non inferiore a IP4X (IP55 per i quadri al servizio degli impianti meccanici); potranno essere utilizzati anche quadri con carpenteria in resina che garantiranno un grado di protezione non inferiore a IP 55. Per tutti i quadri in copertura prevedere una tettoia coibentata di protezione per i quadri elettrici di smistamento estrattori/UTA con pannelli sandwich. Circuitalmente le singole sottosale saranno gestibili in modo separato sia per l’impianto di illuminazione sia per quello di distribuzione f.e.m. agli stand. Per ogni sala la linea di alimentazione dell’impianto luce e f.e.m. sarà diversa da quella riservata alla regie audio-video e traduzione simultanea, per evitare che i disturbi sulla rete sporchino il segnale audio. E’ previsto un sistema di automazione per gli interscambi di barratura sui quadri principali, garantendo un elevato livello di continuità sul servizio elettrico, alimentato da linee in doppio radiale. 4.7 DISTRIBUZIONE DI ENERGIA PRINCIPALE La distribuzione dell’energia sarà realizzate utilizzando la linea in cavo di media tensione chiuso tra le seguenti cabine: Cabina di commutazione (A0) – Cabina polo tecnologico (A1) – Cabina edifici F2 e condominiale (A2) – Cabina edifici F1 e C1 (A3). Per la realizzazione degli edifici futuri si prevede di aprire tale anello inserendo le nuove cabine in entra-esci. Dalle cabine di trasformazione la distribuzione BT verso i locali generali di edificio (power center) sarà realizzata in blindo compatto in alluminio di adeguato amperaggio. Tutti i quadri di bassa tensione del polo tecnologico previsti nel presente appalto saranno alimentati dall’anello MT a valle del quadro di commutazione e pertanto le relative sezioni saranno di tipo privilegiato. Ogni edificio sarà dotato di UPS dedicati per l’alimentazione delle utenze in continuità. I quadri di piano saranno alimentati da entrambe le sezioni con linee dedicate derivate dal quadro elettrico generale di edificio. 4.8 DISTRIBUZIONE DI ENERGIA PER LUCE E F.E.M. SECONDARIA La distribuzione di energia per l’alimentazione dei sottoquadri, per le dorsali luce e prese, sarà realizzata con utilizzo di: Cavi multipolari isolati in gomma a bassissima emissione di gas tossici e corrosivi tipo FG7(O)M1 se posati: In canali forati senza coperchio in acciaio zincato sendzimir all’interno dei controsoffitti nelle zone interne; In canali forati con coperchio in acciaio zincato a caldo nelle zone esterne; Cavi unipolari isolati in PVC a bassissima emissione di gas tossici e corrosivi tipo N07G9-K se posati: Tubazioni in PVC incassate; Tubazioni in PVC rigide installate in vista; D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI PAGINA 36 DI 66 TECNOPOLO BOLOGNA Il grado di protezione minimo sarà IP55 per i locali tecnici e IP40 per le zone al di sopra dei controsoffitti; Note distribuzione generale: In corrispondenza dei giunti sismici strutturali, nelle passerelle e nei canali dell'impianto di illuminazione, F.E.M. e speciali si dovranno prevedere elementi flessibili e staffe tali da garantire spostamenti trasversali e longitudinali accettabili. All'interno dei canali e passerelle i singoli circuiti dovranno essere identificati mediante cartellini in arrivo, in partenza e lungo il percorso con una interdistanza di non più di 20m e sempre in corrispondenza delle derivazioni e dei pozzetti. Per la formazione dei cavi PE dovrà essere utilizzato cavo a doppio isolamento FG7OM1; i cavi PE e N a doppio isolamento dovranno riportare fascette o nastrature di identificazione ogni 20m, dentro i pozzetti e in corrispondenza delle derivazioni. 4.8.1 Cavidotti principali I cavidotti, necessari per la realizzazione dell’impianto elettrico di distribuzione, completamente sfilabile, saranno costituiti, in relazione alle condizioni di posa, come appresso indicato: per i percorsi realizzati in vista, principalmente passerelle o canale metallico, tubazioni in ferro zincato o in PVC filettabile, dovranno essere completi delle mensole di sostegno in ferro zincato fissati con tasselli ad espansione o direttamente murate o ancorate stabilmente attraverso morsetti di serraggio alle strutture metalliche; per i tratti realizzati incassati si dovranno utilizzare idonee tubazioni flessibili corrugate di PVC del tipo autoestinguente; per i tratti realizzati interrati si dovranno utilizzare tubi di PVC pesante, posate in apposito scavo con letto di sabbia e copertura sul tubo con malta di cemento, con il posizionamento di pozzetti rompitratta sulle tirate rettilinee di notevole lunghezza, sulle deviazioni, sulle derivazioni e alla base del sostegno di illuminazione esterna da alimentare dove saranno realizzati i collegamenti. Sia le tubazioni che i canali dovranno essere provviste del marchio IMQ. Saranno realizzati cavidotti distinti per i vari impianti, in modo da non creare interferenze sia dal punto di vista esecutivo sia da quello funzionale, infatti si provvederà al fine di avere cavidotti per energia, luce, telefono, ausiliari, ecc... Non dovranno mai essere realizzati cavidotti comuni per sistemi di tensione diverse. A tale scopo saranno utilizzati idonei setti divisori da porre nei canali principali, così da creare scomparti fisicamente distinti per i vari impianti a tensione diversa. Le tubazioni e i canali impiegati nella realizzazione dell'impianto dovranno essere conformi alle norme richiamate. In particolare per le singole pose ci si dovrà attenere a quanto segue: 4.8.2 Impianto incassato sotto traccia L'impianto incassato sotto traccia sarà utilizzato per i locali: a) servizi igienici; b) ovunque le strutture edili lo permettano. I cavidotti incassati in traccia sotto intonaco o sotto pavimento, saranno costituiti da tubazioni corrugate flessibili di PVC autoestinguente. Le tubazioni predette si attesteranno a cassette di derivazione da incasso del tipo in PVC pesante autoestinguente complete di coperchio in PVC bloccato con viti. Le cassette da incasso saranno installate in modo da avere il coperchio a filo dell'intonaco. Durante la esecuzione dei lavori, si porrà particolare attenzione all'innesto dei cavidotti che si attestano alle cassette , ai quadri, in modo che questi siano tagliati a filo interno onde non danneggiare la guaina isolante dei conduttori durante le operazioni di infilaggio. D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI PAGINA 37 DI 66 TECNOPOLO BOLOGNA Tali apparecchi dovranno essere contenuti in idonee cassette da incasso e supportati da apposita staffa con bloccaggio a vite alla cassetta stessa, e coperti da apposita placca di materiale plastico bloccata anch'essa alla cassetta a mezzo di idoneo sistema ad incastro o con viti. Gli apparecchi di comando, serie civile, quali interruttori, commutatori, pulsanti, invertitori, nonché le prese ed i corpi illuminanti interni ed esterni, saranno dotati del Marchio di Qualità I.M.Q.. Il tubo sarà provvisto del marchio I.M.Q. Saranno previsti cavidotti distinti per i vari impianti, in modo da non creare interferenze sia dal punto di vista esecutivo sia da quello funzionale. Infatti si provvederà al fine di avere cavidotti per: ENERGIA, LUCE, TELEFONO, AUSILIARI, ecc.. Non saranno mai realizzati cavidotti comuni per sistemi a tensioni diverse. In presenza di luoghi MARCI, tutti i componenti elettrici da incasso devono essere di materiale resistente alla prova del filo incandescente a 550°C. 4.8.3 Impianto in vista IP4X L'impianto in vista con grado di protezione minimo IP4X sarà utilizzato principalmente all’interno dei controsoffitti o sotto pavimenti galleggianti e quindi per i locali: a) zone comuni; b) uffici; c)in genere dove è presente controsoffitto; I cavidotti realizzati in vista, utilizzeranno principalmente tubazioni di PVC autoestinguente di tipo rigido o flessibile serie pesante e canali forati metallici o a filo. Le tubazioni predette si attesteranno a cassette di derivazione in vista del tipo in PVC pesante autoestinguente complete di coperchio in PVC bloccato con viti. Il collegamento fra cassetta e tubazione sarà realizzato con opportuni raccordi in PVC autoestinguente. Per le derivazioni, da eseguire dal predetto canale, le scatole e le cassette potranno essere fissate alla canaletta stessa, oppure alla parete e sarà eseguito un doppio collegamento fra canaletta e scatola allo scopo di realizzare un entra/esci, per la realizzazione delle giunzioni e derivazioni esclusivamente all'interno delle scatole. Tutti i componenti avranno grado di protezione minimo IP4X. Sia il tubo che il canale saranno provvisti del marchio I.M.Q. Saranno previsti cavidotti distinti per i vari impianti, in modo da non creare interferenze sia dal punto di vista esecutivo sia da quello funzionale. Infatti si provvederà al fine di avere cavidotti per: ENERGIA, LUCE, TELEFONO, AUSILIARI, ecc.. Non saranno mai realizzati cavidotti comuni per sistemi a tensioni diverse. A tale scopo saranno utilizzati idonei setti divisori da porre nel canale, così da creare scomparti fisicamente distinti per i vari impianti a tensione diversa. Per i luoghi MARCI tutti i componenti in vista dovranno essere di materiale resistente alla prova del filo incandescente a 650°C ed in particolare nel caso di condutture realizzate con cavi unipolari o multipolari sprovvisti e di conduttori di protezione contenute in tubi protettivi o canali si deve assumere per la prova del filo incandescente 850°C; ne deriva quindi che per tutti i canali o tubi in PVC installati all’interno dei controsoffitti il grado di protezione minimo dovrà essere IP4X e per la prova del filo incandescente si dovrà assumere 850°C nel caso in cui verranno utilizzati esclusivamente conduttori unipolari del tipo N07G9-K. 4.8.4 Impianto in vista IP44/IP55 L'impianto in vista con grado di protezione minimo IP44 sarà utilizzato principalmente per i locali: a) locali tecnici; b) esterno; c)Laboratori; I cavidotti realizzati in vista, utilizzeranno principalmente tubazioni di PVC autoestinguente di tipo rigido o flessibile serie pesante, tubazioni metalliche in acciaio zincato e canali forati metallici. Le tubazioni predette si attesteranno a cassette di derivazione in vista del tipo in PVC pesante autoestinguente o in alluminio complete di coperchio bloccato con viti. Il collegamento fra cassetta e tubazione sarà realizzato con opportuni raccordi. D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI PAGINA 38 DI 66 TECNOPOLO BOLOGNA Per le derivazioni, da eseguire dal predetto canale, le scatole e le cassette potranno essere fissate alla canaletta stessa, oppure alla parete e sarà eseguito un doppio collegamento fra canaletta e scatola allo scopo di realizzare un entra/esci, per la realizzazione delle giunzioni e derivazioni esclusivamente all'interno delle scatole. Gli apparecchi di comando e le prese dovranno essere contenuti in idonee cassette in vista e supportati da apposita staffa con bloccaggio a vite alla cassetta stessa, e coperti da apposita placca di materiale plastico con membrana di silicone, bloccata anch'essa alla cassetta con viti. Gli apparecchi di comando, serie civile, quali interruttori, commutatori, pulsanti, invertitori, nonché le prese ed i corpi illuminanti interni ed esterni, saranno dotati del Marchio di Qualità I.M.Q.. Gli apparecchi di comando e di utilizzo della serie industriale quali interruttori a bordo macchina, sezionatori, prese interbloccate oltre al Marchio di Qualità saranno rispondenti ai requisiti richiesti dalla normativa C.E.E. e avranno l'involucro in materiale plastico autoestinguente. Tutti i componenti avranno grado di protezione minimo IP44/55. Sia il tubo che il canale saranno provvisti del marchio I.M.Q. Saranno previsti cavidotti distinti per i vari impianti, in modo da non creare interferenze sia dal punto di vista esecutivo sia da quello funzionale. Infatti si provvederà al fine di avere cavidotti per: ENERGIA, LUCE, TELEFONO, AUSILIARI, ecc.. Non saranno mai realizzati cavidotti comuni per sistemi a tensioni diverse. A tale scopo saranno utilizzati idonei setti divisori da porre nel canale, così da creare scomparti fisicamente distinti per i vari impianti a tensione diversa. Per i luoghi MARCI tutti i componenti in vista dovranno essere di materiale resistente alla prova del filo incandescente a 650°C ed in particolare nel caso di condutture realizzate con cavi unipolari o multipolari sprovvisti e di conduttori di protezione contenute in tubi protettivi o canali si deve assumere per la prova del filo incandescente 850°C; ne deriva quindi che per tutti i canali o tubi in PVC installati all’interno dei controsoffitti il grado di protezione minimo dovrà essere IP4X e per la prova del filo incandescente si dovrà assumere 850°C nel caso in cui verranno utilizzati esclusivamente conduttori unipolari del tipo N07G9-K. 4.8.5 Cavi di energia Le linee di alimentazione delle varie utenze saranno costituite principalmente da cavi multipolari di rame non propaganti la fiamma e l’incendio e a bassissima emissione di fumi e gas tossici e corrosivi LSOH. Saranno utilizzati cavi multipolari per sezioni fino a 16mm² ed unipolari per sezioni superiori. Per le linee con grosse portate si adotteranno cavi unipolari in parallelo su ogni fase con una sezione massima di ogni conduttore di 300mm². Qualora si utilizzino cavi unipolari si predisporrà l’interlacciamento degli stessi al fine di limitare l’effetto delle mutue induzioni ed il riscaldamento delle parti metalliche a contatto con i cavi. Per le dorsali luce sarà adottata la sezione minima di 2,5mm². Per le dorsali prese sarà adottata la sezione minima di 4mm². Per la realizzazione dei collegamenti ai singoli utilizzatori derivati dalle dorsali si adotterà cavo multipolare nelle seguenti sezioni minime: 1) Punti luce o prese luce sez. 1,5mm²; 2) Punti prese f.e.m. sez. 2,5mm²; Conformemente a quanto specificato nelle Norme per i cavi di alimentazione saranno utilizzati i seguenti colori: Colore Nero Marrone Grigio Azzurro Giallo/verde D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI Conduttore Fase Fase Fase Neutro Terra PAGINA 39 DI 66 TECNOPOLO BOLOGNA Per i restanti conduttori di sistemi ausiliari, di regolazione e sicurezza si utilizzeranno cavi di pari caratteristiche cavi multicoppie dove ogni singolo conduttore è già numerato. Le giunzioni fra i vari conduttori saranno eseguite esclusivamente all’interno delle scatole di derivazione o con morsetti a cappuccio isolante o con morsetti fissati sul fondo delle scatole stesse e comunque con grado di protezione IP20. I conduttori che faranno capo a quadri ed apparecchiature si attesteranno ai morsetti predisposti sulla apparecchiatura stessa, e dovranno essere marcati singolarmente, come pure i morsetti sui quadri, allo scopo di identificare esattamente il circuito o l’utenza che servono. I conduttori sulla guaina isolanti riporteranno il Marchio di Qualità IMQ Le tipologie dei cavi saranno scelte in relazione ai locali attraversati ed in particolare: Se posati in canale saranno utilizzati cavi uni/multipolari tipo FG7(O)M1 0,6/1kV, del tipo non propagante l’incendio e la fiamma ed a bassissima emissione di fumi e gas tossici e corrosivi LSOH ( tipo FTG10OM1 come cavi resistenti al fuoco per i servizi di sicurezza); Se posati in tubazione cavi unipolari tipo FM9, del tipo non propagante l’incendio e la fiamma ed a bassissima emissione di fumi e gas tossici; Se posati in tubazioni interrate esterne saranno utilizzati cavi uni/multipolari tipo FG7(O)R 0,6/1kV, del tipo non propagante l’incendio e la fiamma. Tutte le linee elettriche posate dovranno essere dotate di cartellini identificatori recanti il nome del circuito di appartenenza. Tali cartellini dovranno essere dislocati ogni 20m lungo tutta la lunghezza della tratta della linea in oggetto. Il calcolo delle linee elettriche è stato effettuato per via informatica tramite software specifici e i fattori di correzione per fascio o strato sono stati calcolati supponendo che i fasci siano costituiti da cavi simili e uniformemente caricati. Un gruppo è considerato di cavi simili quando il calcolo della portata per tutti i cavi è basato sulla stessa temperatura massima permissibile di esercizio e quando la variazione della sezione dei conduttori risulta compresa entro tre sezioni adiacenti unificate. Nel qual caso all’interno della stessa canalizzazione fossero presenti cavi con sezioni nominale non comprese entro tre sezioni adiacenti unificate, onde evitare di applicare coefficienti di riduzione troppo stringerti si è optato per installare all’interno di suddetti canali setti separatori in modo da creare una separazione fisica. 4.8.6 Barriere tagliafuoco Tutti gli attraversamenti di solai e pareti tagliafuoco dovranno essere isolati con materiali atti ad impedire la propagazione della fiamma da un lato all'altro dell'attraversamento o meglio atti a garantire il mantenimento delle caratteristiche REI della struttura, secondo una delle seguenti soluzioni: attraversamento con tubazioni: ai due lati della parete la conduttura (tubazione) andrà interrotta con scatole che, dopo la posa dei conduttori, andranno riempite con materiale intumescente adeguatamente compattato (l’intervento di tamponatura REI non è richiesto nel caso di attraversamento di un solo tubo con diametro < 30mm); attraversamento con canale: nel punto di attraversamento la canala, dopo la posa dei conduttori, andrà riempita con materiale come sopra adeguatamente compattato, ed il foro andrà chiuso e riquadrato attorno ai canali utilizzando idonei pannelli, mattoncini intumescenti ed espandenti; attraversamento con cavo: il foro di passaggio andrà richiuso a perfetta tenuta con materiale come sopra adeguatamente compattato ed eventualmente trattenuto con piccola cassaforma in lamiera. In corrispondenza dei cavedi, anche se tra un solaio e l’altro non vengono oltrepassati dei compartimenti, dovranno essere realizzate comunque delle barriere tagliafuoco ad ogni piano. Ogni barriera dovrà essere certificata ed identificata con apposito cartello metallico riportante le caratteristiche necessarie, a riguardo dei prodotti utilizzati e delle modalità di posa. 4.9 IMPIANTO DI MESSA A TERRA L’impianto di messa a terra prevede l’utilizzo dei dispersori naturali costituiti dai plinti di fondazione dei pilastri, per le quali sono previste idonee connessioni e legature in conformità alla norma CEI 64-12, D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI PAGINA 40 DI 66 TECNOPOLO BOLOGNA predisponendo sull’esterno del getto di calcestruzzo le opportune piastre di collegamento agli impianti di messa a terra interni. La trave di fondazione che collega i pilastri fra loro, realizzata con le stesse modalità sopra citate, provvederà alla equalizzazione del potenziale dei vari pilastri. Inoltre sarà previsto un anello di terra perimetrale costituito da una corda di rame nuda posata direttamente nel terreno che correndo tutto attorno al fabbricato andrà a collegare i ferri di armatura . Per la cabina di trasformazione è stata inoltre realizzata una rete di terra autonoma collegata con l’impianto generale di terra. La sezione del conduttore di terra sarà coordinato con il valore della corrente di guasto dell’impianto in MT; dall’Allegato della Norma CEI 99-3. Per il collegamento del centro stella al collettore di cabina si rispetterà la sezione utilizzata per il conduttore di neutro. Dimensioni trasversali minime per la protezione meccanica e contro la corrosione come previsto dalle norme CEI 64-8 e CEI 99-3 come di seguito riportato. Sezioni minime dei conduttori di terra Caratteristiche di posa del conduttore Protetto dalla corrosione ma non meccanicamente Non protetto contro la corrosione Sezione minima [mm²] 16(Cu) 16(Fe) 25(Cu) 50(Fe) Sezioni minime dei conduttori di protezione Sezione del conduttore di fase S Sezione minima corrispondente del conduttore di protezione Sp [mm²] [mm²] S ≤ 16 Sp = S 16 < S ≤ 35 16 S >35 Sp = S/2 - I valori della tabella sono validi soltanto se il conduttore di protezione è costituito dello stesso materiale del conduttore di fase. in caso contrario, la sezione del conduttore di protezione deve essere determinata in modo da avere conduttanza equivalente. - Quando il conduttore di protezione non fa parte della stessa conduttura dei conduttori di fase, la sua sezione deve essere deve essere minore di: 2,5mm² se è prevista una protezione meccanica; 4mm² se non è prevista un a protezione meccanica - Quando la sezione ricavabile dalla relazione Sp=S/2 non risulta valore unificato è ammesso adottare la sezione unificata più prossima a quella calcolata; - Quando un unico conduttore di protezione deve servire più circuiti utilizzatori, si deve far riferimento al conduttore di fase di sezione più elevata In realtà date le notevoli distanze in gioco, che hanno determinato un sovradimensionamento delle linee più per la caduta di tensione che per la portata effettiva, sono state fatte verifiche dimensionali dei conduttori di protezione seguendo la formula: I 2t S= K dove: I = K= t = S= valore efficace della corrente di guasto che percorre il conduttore [A]; fattore dipendente dal tipo di conduttore (Cu o Al) (deducibile dalla CEI 64-8); tempo di intervento dei dispositivi di protezione [s]; sezione del conduttore [mm²]; D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI PAGINA 41 DI 66 TECNOPOLO BOLOGNA Questo permetterà di ridurre notevolmente la sezione del PE rispetto ai valori dedotti dalla tabella precedente. 4.10 IMPIANTO DI ILLUMINAZIONE ORDINARIA 4.10.1 Premessa Il fabbricato oggetto del presente appalto è stato dotato di un impianto di illuminazione ordinaria che risponde a tutte le normative in vigore e che si compone come di seguito descritto. 4.10.2 Dati di progetto La continua e crescente richiesta di un ambiente con elevata qualità, unita al sempre maggior tempo trascorso dall’uomo in ambienti “chiusi”, comporta la necessità di creare un microclima interno in grado di soddisfare le esigenze degli occupanti. In particolare sotto l’aspetto dell’illuminazione ciò comporta la necessità di assicurare adeguate condizioni visive, realizzando condizioni di comfort visuale nei riguardi dell’ambiente occupato. Il controllo energetico ed ambientale delle soluzioni adottate costituisce inoltre un aspetto della progettazione dal quale al giorno d’oggi non è ormai più possibile prescindere. Il presente progetto illuminotecnico è volto a studiare e risolvere i problemi relativi all’illuminazione, nell’ottica di assicurare all’uomo adeguate condizioni visive. In particolare in un ambiente interno l’illuminazione sarà tale da garantire l’espletamento dei compiti visivi svolti e realizzare condizioni di comfort visuale. Tali requisiti sono soddisfatti se tutti gli elementi interni possono essere distinti chiaramente senza difficoltà ed i compiti svolti senza sforzo. Il presente progetto illuminotecnico si pone come obiettivo l’identificazione del tipo, del numero, della potenza e della distribuzione dei corpi illuminanti necessari per ottenere sulle diverse zone del compito visivo un livello di illuminamento prestabilito e realizzare condizioni di comfort visuale in relazione alle attività che devono svolgersi nell’area da illuminare. Il calcolo illuminotecnico sarà condotto per via informatica tramite l’ausilio di software specifici; comunque in questo capitolo si mettono in evidenza i requisiti fondamentali che vengono analizzati per realizzare il progetto dell’impianto di illuminazione. 4.10.3 Scelte progettuali Per la realizzazione dell’impianto di illuminazione, è stato essenziale, oltre al valore di illuminamento richiesto dalla norma UNI EN 12464-1, soddisfare le esigenze qualitative e quantitative. I principali parametri da valutare in fase di progettazione e che caratterizzano un ambiente sono: distribuzione delle luminanze; illuminamento; abbagliamento; direzione della luce; resa dei colori e colore apparente della luce; sfarfallamento; luce diurna. La progettazione si è prefissata, come scopo primario, quello di garantire in ogni ambiente il giusto livello di illuminamento. I valori di illuminamento da adottare sono stati scelti in relazione al tipo e alla durata dell’attività prevista nell’ambiente preso in considerazione (cap. 5 norma UNI EN 12464-1) e sono influenzati dal potere di assorbimento e di riflessione del flusso luminoso da parte dei materiali presenti nell’ambiente e dal loro colore. Nella scelta del sistema di illuminazione, specialmente nei locali destinati ad attività particolari, si è tenuto conto del fatto che tutte le fonti luminose alterano il reale colore degli oggetti. Un altro aspetto fondamentale di cui si è tenuto conto nell’eseguire i calcoli illuminotecnici è stato quello di scegliere sistemi di illuminazione (diretta, indiretta, mista ecc\) tali da garantire valori di luminanze e contrasti né troppo elevati che sono causa di abbagliamento e affaticamento né troppo bassi che rendono l’ambiente monotono e poco stimolante. D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI PAGINA 42 DI 66 TECNOPOLO BOLOGNA Altri fattori, non meno importanti, che sono stati attentamente valutati sono l’abbagliamento molesto che dovrà risultare minore a quanto previsto dalla normativa UNI EN 12464-1, la direzionalità dell’illuminazione che non sarà né troppo accentuata per non produrre ombre dure, né troppo diffusa per non rendere monotono l’ambiente, il minor sfarfallamento possibile che è causa di effetti fisiologici quali, per esempio, cefalee e un’uniformità sulla zona del compito visivo e delle zone immediatamente circostanti che non dovrà mai essere inferiore ai valori forniti dal prospetto 1. Prospetto 1 Rapporto tra illuminamenti e uniformità nelle zone immediatamente circostanti e nelle zone del compito Illuminamento del compito Illuminamento delle zone circostanti [lx] [lx] b) c) d) e) ≥750 500 500 300 300 200 200 150 150 Ecompito 100 Ecompito ≤50 Ecompito Per ottenere quindi, quanto prefissato precedentemente, si sono valutati attentamente alcuni parametri caratteristici dei locali e fatte delle scelte che di seguito riportiamo: a) Valutazione della reale destinazione d’uso di ogni singolo locale, se questo è un ufficio oppure un archivio o una sala riunioni e così via. Una volta stabilito quali sono le funzionalità di ogni locale si è verificato se all’interno di esso vi si utilizzano attrezzature che richiedono un certo livello di comfort visivo quali possono essere dei videoterminali. Un importanza notevole, negli uffici con videoterminali, la riveste anche il tipo di software che si utilizza durante la normale attività lavorativa; infatti se durante l’arco della giornata per la maggior parte del tempo si utilizzano software a contrasto positivo (es. pacchetto Office) si potranno scegliere apparecchi illuminanti con limiti di luminanza più elevati mentre se si utilizzano software a contrasto negativo (es. postazioni cad) si dovranno scegliere apparecchi illuminanti con limiti di luminanza più contenuti, tutti però con valori comunque entro i limiti posti dalle norma UNI EN 12464-1 (vedi prospetto 2). Queste prime valutazioni permettono così di inquadrare ogni singolo locale a livello normativo (cap. 5 norma UNI EN 12464-1) e assegnargli dei requisiti minimi di illuminamento e comfort. Valutazione in maniera più puntuale e precisa possibile dei reali fattori di riflessione delle parete nonché del soffitto e del pavimento del locale in esame che influiscono notevolmente sulla distribuzione delle luminanze; Individuazione chiara, dove possibile, della zona del compito visivo (Task area), dell’altezza del piano di lavoro e della sua eventuale inclinazione, in modo da concentrare l’illuminazione e quindi i livelli di illuminamento necessari solo in quel punto evitando inutili sprechi energetici e quindi economici; Individuazione chiara, dove possibile, delle zone circostanti al compito visivo; Valutazione del fattore di manutenzione generale determinato in base alle caratteristiche della lampada, dell’alimentatore, dell’apparecchio di illuminazione, dell’ambiente circostante e dal programma di manutenzione. In particolare per ogni tipologia di ambiente si preparerà un programma di manutenzione completo che comprenda la frequenza del ricambio delle lampade, gli intervalli di pulizia degli apparecchi di illuminazione, del locale ed il metodo di pulizia più adeguato; Considerato l’impossibilità nella fase progettuale di conoscere la reale disposizione di ogni singolo posto operatore e quindi l’individuazione precisa delle varie zone del compito visivo e comunque per garantire un’estrema flessibilità degli spazi, si è optato in alcuni casi, nell’eseguire i calcoli illuminotecnici, di considerare tutta l’area del locale in oggetto, esclusa un porzione perimetrale, come zona del compito visivo. Questo come detto consente una notevole flessibilità delle varie postazioni di lavoro la cui posizione non sarà mai vincolata all’illuminazione; Di contro comporta un aumento dei valori di illuminamento medio del locale e un aumento del numero degli apparecchi illuminanti. Per ovviare ed ottimizzare il D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI PAGINA 43 DI 66 TECNOPOLO BOLOGNA conseguente maggior impiego di energia elettrica si è pensato di dotare ogni singolo apparecchi di un reattore “intelligente” cioè in grado di essere programmato per poter erogare il flusso realmente necessario e quindi di risparmiare a livello energetico pur garantendo sempre i valori di minimi imposti della norma UNI EN 12464-1. Prospetto 2 Limiti delle luminanze degli apparecchi che possono riflettersi nello schermo Schermo ad elevata Schermo a media Schermo ad alta luminosità luminosità luminosità -2 -2 L > 200 cd m L ≤ 200 cd m Caso A (polarità positiva e normali esigenze relative 2 2 ≤ 3.000 cd/m ≤ 1500 cd/m al colore e dettagli degli elementi visualizzati, ad esempio per uffici, luoghi di insegnamento, ecc..) Caso B (polarità negativa con esigenze maggiori 2 2 riguardo a colore e dettagli degli elementi ≤ 1.500 cd/m ≤ 1000 cd/m visualizzati come per esempio per l’ispezione CAD a colori, ecc..) 4.11 IMPIANTO A SERVIZIO DEGLI IMPIANTI MECCANICI Gli impianti tecnici di climatizzazione, nonché gli impianti idrici, necessitano di proprio impianto elettrico di alimentazione di tutte le apparecchiature installate (pompe, bruciatori, CTA, estrattori, split, fan-coil, boiler, asciugamani, termosifoni e lavandini elettrici, valvole, regolatori, termostati, ecc.), pertanto saranno realizzati opportuni quadri di centrale, in accordo alle modalità già espresse per i quadri elettrici di distribuzione. Nel presente progetto sono stati previsti non solo i punti di alimentazione dei quadri elettrici e dei quadri di regolazione ma anche i punti di intercollegamento: tra elementi in campo e quadro elettrico di centrale tecnologica o di CTA tra elementi in campo e quadro di regolazione tra quadro di centrale tecnologica o di CTA e quadro di regolazione tra termostati, sonde o regolatori ed i fan-coil. Tutti i motori elettrici saranno provvisti di sezionatore dell'alimentazione per garantire la necessaria sicurezza durante i lavori di manutenzione; in particolare tutti gli estrattori e tutti i ventilatori delle CTA saranno sempre provvisti di sezionatori locali. Per il controllo di tutte le apparecchiature di trattamento aria si è quindi ricorsi a delle centraline di controllo a microprocessore collocate all’interno di apposito quadro; tutti i collegamenti tra le sonde ed i sensori in campo con le centraline di controllo dovranno essere realizzate con cavi schermati posati in cavidotti separati da quelli degli altri impianti. Lungo i canali di areazione sarà installato un certo numero di serrande tagliafuoco che dovranno essere collegate al sistema di rivelazione incendio ed al quadro CTA relativo. Sulle tavole di progetto degli Impianti Elettrici ed Affini sono stati riportati tutti i punti di alimentazione di CTA, estrattori, pompe, bruciatori, fan-coil, boiler, ecc. cioè tutti i punti che richiedono alimentazione elettrica; non sono invece stati riportati tutti i punti relativi a sonde, termostati, ugelli motorizzati, serrande di regolazione, serrande tagliafuoco, ecc., cioè tutti i punti che richiedono in generale solo un collegamento di comando e segnale. Per il posizionamento dei punti di cui sopra, sia quelli riportati sia quelli non riportati, si rimanda alle tavole del progetto degli Impianti Meccanici. 4.12 IMPIANTO FOTOVOLTAICO Sulla copertura dell’edificio F1 ed F2 verrà installato un impianto solare fotovoltaico per una potenza di picco pari a 100 kw realizzato utilizzando moduli in silicio policristallino montati su struttura metallica D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI PAGINA 44 DI 66 TECNOPOLO BOLOGNA inclinata a 15° esposta a sud-ovest realizzata sulle coperture dei locali tecnici. L’impianto fotovoltaico sarà collegato al quadro elettrico generale delle zone condominiali e sarà dotato di protezione di interfaccia conforme alla norma CEI 0-16. Tale protezione dovrà dialogare con la PDI installata nella centrale ESCO per gli opportuni coordinamenti tra tutti gli impianti di produzione di energia. 4.12.1 Convertitori statici CC/CA Il sistema di condizionamento della potenza è costituito da un gruppo di conversione a commutazione forzata operante con tecnica PWM e dotato del dispositivo per l’inseguimento del punto di massima potenza del generatore fotovoltaico (MPPT); il convertitore ha come riferimento la tensione di rete, senza la quale non può erogare energia, è collegato al generatore fotovoltaico per mezzo della sezione di arrivo, che realizza la connessione al generatore fotovoltaico, e alla rete elettrica in bassa tensione tramite il gruppo di consegna. Il convertitore sarà dotato di doppio inseguitore MPPT in grado di gestire in modo completamente indipendente due gruppi di stringhe. La sezione di ingresso del convertitore DC/AC sarà dotata di sezionatore di ingresso generale per ogni MPPT e di 3 ingressi stringa ogni inseguitore ciascuno dei quali sarà completo di fusibili onnipolari di protezione stringa da 12A. La sezione di ingresso dell’inverter sarà dotata di scaricatori di sovratensione per corrente continua su ciascun ingresso MPPT. Tra tutte le misure il sistema memorizza e visualizza la quantità di energia prodotta (cumulata) dall’impianto e le rispettive ore di funzionamento dell’impianto. 4.12.2 Cavi elettrici e cablaggio I cavi, sono dimensionati e concepiti in modo tale da semplificare e ridurre al minimo le operazioni di posa in opera, con particolare riguardo al contenimento delle cadute di tensione. Queste saranno, indicativamente, contenute entro il 2% del valore nominale. I cavi avranno la guaina in PVC non propagante la fiamma e l'isolante in PVC o in gomma etilenpropilenica. La tensione nominale sarà di 0,6 / 1 kV e la tensione d'isolamento 4 kV. I conduttori saranno di corda di rame ricotto, in accordo alle norme CEI 20-32/1980. I cavi di collegamento dei quadri di campo con il quadro di parallelo situato nel locale quadri saranno posati in appositi cavidotti, costituiti da canalina/tubi. D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI PAGINA 45 DI 66 TECNOPOLO BOLOGNA 5 IMPIANTI DI SICUREZZA 5.1 PREMESSA Gli impianti di sicurezza previsti nel presente progetto sono: Impianto di rivelazione incendio secondo EN54; Impianto di diffusione sonora di evacuazione EVAC secondo EN54; Impianto di illuminazione di sicurezza; Impianto di rivelazione benzene e CO2 (solo nel parcheggio multipiano): Pulsanti di sgancio; Alimentazione pompe antincendio; Alimentazione ascensori antincendio. 5.2 SCELTE PROGETTUALI Di seguito riportiamo sinteticamente le principali scelte progettuali fatte per la realizzazione degli impianti di sicurezza all’interno dei fabbricati. Cavi elettrici del tipo a bassissima emissione di gas e fumi tossici LS0H; Utilizzo di canali forati con coperchio in acciaio zincato a caldo per la distribuzione in esterno; Utilizzo di canali chiusi con coperchio in acciaio zincato sendzimir con setti separatori; Tutte le tubazioni installate in vista sopra controsoffitti o sotto pavimenti galleggianti saranno del tipo in PVC autoestinguente rigido con grado di protezioni minimo IP40. Tutte le tubazioni installate in vista in ambienti ordinari (es. depositi) saranno del tipo in PVC autoestinguente rigido con grado di protezioni minimo IP55. Tutte le tubazioni incassate nei getti di calcestruzzo saranno del tipo in PVC pieghevole autoestinguente e autorinvenente con sonda tiracavo. Per le tubazioni incassate ogni tipologia di impianto sarà contraddistinta da tubazioni di colore diversificato; Illuminazione di sicurezza ottenuta tramite l’utilizzo di quadri di alimentazione, gestione e controllo dislocati in campo dotati di batterie tampone e da apparecchi illuminanti distinti da quelli ordinari equipaggiati con LED per tutti i locali di gruppi 0 e 1; Per tutti i livelli ad esclusione del livello -1 utilizzo di centrali di illuminazione di sicurezza con tensione di alimentazione degli apparecchi di emergenza a 24Vdc; Per il livello -1 utilizzo di una centrala di illuminazione di sicurezza con tensione di alimentazione degli apparecchi di emergenza a 230Vdc; Illuminazione di sicurezza ottenuta tramite l’utilizzo del 50% degli apparecchi illuminanti utilizzati per l’illuminazione ordinaria ed alimentati dall’UPS dei medicali per tutti i locali di gruppi 2; Utilizzo di sistemi a tubi aspiranti per la rivelazione incendi all’interno delle centrali tecnologiche, nei cavedi verticali e nei controsoffitti delle zone sterili; Utilizzo di un sistema completamente digitale e certificato EN 54 per la diffusione sonora; 5.3 IMPIANTO DI RIVELAZIONE FUMI 5.3.1 Premessa La normativa che regolamenta la realizzazione di impianti automatici di rivelazione incendi e dei sistemi fissi manuali di segnalazione di incendio è la UNI 9795. La presente norma prescrive i criteri per la realizzazione e l’esercizio dei sistemi fissi automatici di rivelazione, di segnalazione manuale e di allarme incendio. Essa si applica ai: sistemi fissi automatici di rivelazione e di allarme di incendio, dotati di rivelatori puntiformi di fumo e di calore, collegati o meno ad impianti di estinzione o ad altro sistema di protezione; sistemi fissi di segnalazione manuale e di allarme di incendio; D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI PAGINA 46 DI 66 TECNOPOLO BOLOGNA destinati ad essere installati in edifici adibiti ad uso civile ed industriale. I principi fondamentali su cui si deve basare la distribuzione dei rivelatori è indicata nei seguenti prospetti. Prospetto 1 Distribuzione dei rivelatori puntiformi di calore Altezza (h) dei locali (m) h≤6 6<h≤8 8<h≤12 Tecnologia rivelazione Raggio di copertura [m] Rivelatori puntiformi 4,5 4,5 NU di calore (UNI EN 54-5) 12<h≤16 NU NU= Non Utilizzabile Prospetto 2 Distanze dei rivelatori puntiformi di calore D Distribuzione dei rivelatore di calore nei riquadri D>0,25 (H-h) Rivelatore in ogni riquadro D<0,25 (H-h) Rivelatore ogni 2 riquadri D<0,13 (H-h) Rivelatore ogni 3 riquadri D = Distanza fra gli elementi sporgenti misurata da esterno a esterno (m) H = Altezza del locale (m) h = Altezza elemento sporgente (m) Prospetto 3 Distribuzione dei rivelatori puntiformi di calore Soffitti piani o con α<20° , senza elementi sporgenti Altezza (h) dei locali (m) h≤6 6<h≤8 8<h≤12 Tecnologia rivelazione Raggio di copertura [m] Rivelatori puntiformi 6,5 6,5 6,5 di fumo (UNI EN 54-7) 12<h≤16 AS AS = Applicazioni Speciali previste in ambienti particolari dove è ipotizzabile l'utilizzo della tecnologia dei rivelatori di fumo, solo ed esclusivamente, se l'efficacia del sistema viene dimostrata con metodi pratici quali, per esempio, quelli riportati nel punto 8 (verifica dei sistemi) oppure mediante l'installazione di rivelatori a piani intermedi. Prospetto 4 Distribuzione dei rivelatori puntiformi di fumo Soffitti con α<20° , senza elementi sporgenti Altezza (h) dei locali (m) h≤6 6<h≤8 8<h≤12 Inclinazione Raggio di copertura [m] 20°≤ α≤45° 7 7 7 α >45° 7,5 7,5 7,5 12<h≤16 AS AS AS = Applicazioni Speciali previste in ambienti particolari dove è ipotizzabile l'utilizzo della tecnologia dei rivelatori di fumo, solo ed esclusivamente, se l'efficacia del sistema viene dimostrata con metodi pratici quali, per esempio, quelli riportati nel punto 8 (verifica dei sistemi) oppure mediante l'installazione di rivelatori a piani intermedi. Prospetto 5 Distanze dal soffitto (o dalla copertura) dei rivelatori puntiformi di fumo Altezza h del Distanza dell’elemento sensibile al fumo dal soffitto (o dalla copertura )in locale funzione della sua inclinazione rispetto all’orizzontale Sorvegliato α > 30° α ≤ 15° 15° < α ≤ 30° [m] min. max. min. max. min. max. cm cm cm cm cm cm h≤6 3 20 20 30 30 50 6<h≤8 7 25 25 40 40 60 8 < h ≤ 10 10 30 30 50 50 70 10 < h ≤ 12 15 35 35 60 60 80 Prospetto 6 Distanze dei rivelatori di fumo nei riquadri D Distribuzione dei rivelatore di calore nei riquadri D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI PAGINA 47 DI 66 TECNOPOLO BOLOGNA D>0,25 (H-h) D<0,25 (H-h) D<0,13 (H-h) Rivelatore in ogni riquadro Rivelatore ogni 2 riquadri Rivelatore ogni 3 riquadri D = Distanza fra gli elementi sporgenti misurata da esterno a esterno (m) H = Altezza del locale (m) h = Altezza elemento sporgente (m) L’altezza dei rivelatori puntiformi di fumo rispetto al pavimento non deve essere maggiore di 12m. Fatto salvo il caso di altezze fino a 16 m, considerate applicazioni speciali (vedere prospetto 3). Nei locali bassi (h < 3 m) è necessario adottare tutte le precauzioni possibili per evitare il generarsi di allarmi a causa del fumo prodotto nelle normali condizioni ambientali (es. fumo sigarette). Nei locali con forti correnti d’aria, per evitare falsi allarmi dovuti ad esempio a turbini di polvere, si devono installare apposite protezioni per i rivelatori (schermi), a meno che i rivelatori siano adatti a funzionare in tali condizioni. Nei locali in cui si possono avere stratificazioni di fumo a distanza dalla copertura (ad es. capannoni alti 6-7 m con copertura leggera con sensibile irraggiamento solare), i rivelatori possono installati a 2 livelli (metà a soffitto e metà ad almeno 1 m al di sotto del soffitto) sempre nei limiti del raggio di copertura. Le aree sorvegliate devono essere interamente tenute sotto controllo dal sistema di rivelazione. Devono essere direttamente sorvegliate da rivelatori anche le seguenti parti, con le eccezioni di cui al paragrafo successivo: locali tecnici di elevatori, ascensori e montacarichi, condotti di trasporto e comunicazione, nonché vani corsa degli elevatori, ascensori e montacarichi; cortili interni coperti; cunicoli, cavedi e passerelle per cavi elettrici; condotti di condizionamento dell'aria e condotti di aerazione e di ventilazione; spazi nascosti sopra i controsoffitti e sotto i pavimenti sopraelevati. Possono non essere direttamente sorvegliate da rivelatori le seguenti parti qualora non contengano sostanze infiammabili, rifiuti, materiali combustibili e cavi elettrici ad eccezione, per questi ultimi, di quelli strettamente indispensabili all'utilizzazione delle parti medesime: - piccoli locali utilizzati per servizi igienici, a patto che essi non siano utilizzati per il deposito di materiali combustibili a rifiuti. condotti e cunicoli con sezione minore di 1m², a condizione che siano correttamente protetti contro l'incendio e siano opportunamente compartimentati; banchine di carico scoperte (senza tetto); spazi nascosti, compresi quelli sopra i controsoffitti e sotto i pavimenti sopraelevati, che: o abbiano altezza minore di 800mm o abbiano superficie non maggiore di 100m² o abbiano dimensioni lineari non maggiori di 25m o • siano totalmente rivestiti all'interno con materiale di classe A1 e A1FL secondo la UNI EN 13501-1 o • non contengano cavi che abbiano a che fare con sistemi di emergenza (a meno che i cavi non siano resistenti al fuoco per almeno 30min) secondo la CEI EN 50200; vani scale compartimentati; vani corsa di elevatori, ascensori e montacarichi purché facciano parte di un compartimento sorvegliato dal sistema di rivelazione. I rivelatori di fumo saranno posizionati in modo da monitorare sia quei locali uso ripostiglio o piccoli vani tecnici sia gli spazi individuati dai controsoffitti e nei sottopavimenti e comunque secondo la norma UNI 9795. I rivelatori installati in spazi nascosti (sotto i pavimenti sopraelevati, sopra i controsoffitti, nei cunicoli e nelle canalette per cavi elettrici, nelle condotte di condizionamento dell’aria, di areazione e di ventilazione, ecc.) devono appartenere a zone distinte. Deve inoltre essere possibile individuare in modo semplice e senza incertezze dove i rivelatori sono intervenuti. Si deve prevedere localmente una segnalazione luminosa visibile. D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI PAGINA 48 DI 66 TECNOPOLO BOLOGNA Gli spazi nascosti sopra i controsoffitti e sotto i pavimenti sopraelevati (nel caso di locali con circolazione d’aria elevata tipo CED e sale quadri) devono essere sempre direttamente sorvegliati, qualunque sia la loro altezza e dimensione, se contengono cavi elettrici e/o reti dati e/o presentano rischio di incendio. Nel caso in cui tali spazi abbiano altezza non maggiore di un metro, il numero di rilevatori da installare, calcolato secondo i normali criteri di dimensionamento sopra esposti, deve essere incrementato secondo i coefficienti maggiorativi del seguente Prospetto 8. Prospetto 8 Rivelatori puntiformi di fumo negli spazi nascosti (controsoffitti e pavimenti sopraelevati) con circolazione d'aria elevata Spazio nascosto h<1m Coefficiente maggiorativo Senza ripresa d’aria 2 Con ripresa d’aria 3 In detti spazi, se la loro altezza non è superiore ad 1m, il numero dei rivelatori da installare è quello determinato secondo il punto 5.4.3. della norma UNI 9795 moltiplicato per i coefficienti riportati nel prospetto 8; se la loro altezza è maggiore di 1 m, il numero dei rivelatori necessari deve essere calcolato secondo quanto specificato nel punto 5.4.4.2 , cioè se si tratta di un locale. Nel progetto in oggetto ad ogni rivelatore in vista ne corrisponde uno nel controsoffitto; in realtà dato il valore di area a pavimento specifica sorvegliata (Amax) dal singolo rivelatore concesso dalla Norma, l’aver considerato il rapporto 1:1 tra rivelatori in vista e quelli nel controsoffitto risulta un valore più che sufficiente. Nei locali in cui la circolazione d’aria risulta elevata, il numero dei rivelatori di fumo installati a soffitto, o sotto eventuali controsoffitti, deve essere opportunamente aumentato per compensare l’eccessiva diluizione del fumo stesso. Detto numero deve essere determinato moltiplicando quello calcolato secondo il punto 5.4.3.4 o 5.4.3.5, per il numero indicato nel prospetto 7. Prospetto 7 Rivelatori puntiformi di fumo in ambienti con circolazione d'aria elevata Prodotto raggio rivelatori per il numero di Coefficiente maggiorativo ricambi/h ≥40 2 Se il prodotto è particolarmente elevato è necessario effettuare valutazioni specifiche che possono portare ad un aumento dei rivelatori da installare e/o all'installazione di un sistema di rivelazione supplementare a diretta sorveglianza dei macchinari. Quando i rivelatori di fumo non saranno direttamente visibili (se installati nel controsoffitto o nascosti alla vista diretta o in locali non presidiati) occorrerà provvedere all’installazione di ripetitori ottici di allarme in posizione visibile in modo tale da poter individuare il punto in cui verrà segnalato lo stato di allarme. L’allarme del rivelatore sarà chiaramente visibile dall’esterno grazie alla luce rossa lampeggiante emessa dal led di bordo che coprirà un angolo di campo visivo di 360 gradi. 5.3.2 Dati di progetto L’area sarà suddivisa in zone secondo una logica di suddivisione funzionale legata alla particolare suddivisione funzionale degli ambienti stessi, avendo cura di rispettare la suddivisione dei compartimenti per facilitare la diffusione dell’allarme di evacuazione alle zone del singolo compartimento o da quelli interessati. Il rispetto della suddivisione in zone secondo l’art. 5.2 della Norma UNI 9795 è garantito per la rivelazione automatica in quanto ogni rivelatore è univocamente indirizzato, per cui, dalla programmazione della centrale viene immediatamente individuato il rivelatore allarmato e la zona di pertinenza. Per quanto riguarda i pulsanti di allarme manuale si è rispettato il limite dei 1600m² per la singola zona ad una distanza massima da ogni punto di 40m. D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI PAGINA 49 DI 66 TECNOPOLO BOLOGNA 5.3.3 Scelte progettuali Essenzialmente, data l’assenza di grandi spazi aperti ma al contrario di tanti piccoli locali, si è deciso di utilizzare rivelatori puntiformi di diverse caratteristiche per tutte le zone da esclusione delle aree di difficile intervento quali zone con controsoffitti sterili, cavedi e centrali tecnologiche dove si è scelto di utilizzare sistemi con tubi aspiranti. Il Responsabile del Servizio di Protezione e Prevenzione, dovrà farsi carico di rendere idonei, utilizzabili e gestibili alcuni strumenti tecnici, personalizzandoli ai fini della sicurezza all’attività specifica; in particolare si fa riferimento a : messaggistica tramite impianto di diffusione sonora, da azionare manualmente secondo le procedure in essere nell’Azienda Sanitaria, per l’evacuazione dei locali e/o delle singole zone interessate dall’allarme; attivazione dei dispositivi ottici e acustici di allarme incendio (compresi azionamenti indiretti di evacuatori, portoni REI ecc.), da azionare in automatico e/o manualmente per l’evacuazione dei locali e/o delle singole zone interessate dall’allarme; parzializzazione dell’alimentazione elettrica nelle diverse zone, mediante azionamento manuale di interruttori di emergenza; gestione di allarmi tecnologici vari, importanti ai fini della sicurezza (gas tecnici, impianti di pressurizzazione antincendio, ecc.). Il sistema comanderà a livello di singola area compartimentata, in caso di incendio: la chiusura delle porte taglia fuoco per circoscrivere l'incendio; la chiusura delle serrande di ventilazione; il fermo della ventilazione per non alimentare la combustione; l'interruzione dell'alimentazione elettrica (se necessario). Ed inoltre attiverà: Le targhe ottico acustiche "Allarme incendio"; Le schermate con mappe grafiche su PC; La stampa degli eventi; Il messaggio di evacuazione preregistrato della centrale di diffusione sonora EVAC secondo le procedure in essere. Infine per ottemperare a quanto richiesto dal DM 18/09/2002 sono stati previsti, nei filtri in corrispondenza degli accessi ai reparti, appositi pannelli di visualizzazione degli allarmi relativi al reparto e pulsanti di comando poter effettuare il sezionamento di emergenza delle alimentazioni presenti all’interno del reparto. 5.3.4 Descrizione delle opere L'impianto di rivelazione incendi di ogni edificio comprende i seguenti componenti principali: centrale di rivelazione, gestione e segnalazione allarmi; personal computer dedicato, con software applicativo; rivelatori automatici d'incendio; pulsanti d'allarme; targhe ottico-acustiche; interfacce di acquisizione e comando alimentazioni Il sistema di rivelazione incendio sarà del tipo analogico autoindirizzante al fine di garantire: identificazione puntuale del rivelatore; segnale di manutenzione sensore; non necessità di codificare il sensore con dip switches, né con commutatori rotativi; continuità di servizio anche in caso di taglio/c.c. di linea, tramite loop ad anello con isolatori su tutti i dispositivi. D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI PAGINA 50 DI 66 TECNOPOLO BOLOGNA - comando porte tagliafuoco, targhe e sirene mediante relé programmabili posti in campo direttamente nelle basi dei sensori, nelle elettroniche dei pulsanti e raccolti in opportune interfacce di acquisizione/comando. I componenti in campo saranno collegati in linee ad anello (loop) a due conduttori con cavi non propaganti la fiamma secondo la Norma CEI 20-22 e resistenti al fuoco RF31-22, contenuti in canaline con separatori o tubazioni dedicate. Andata e ritorno del loop dovranno essere in percorsi separati al fine di evitare che un guasto sulla linea lasci il loop intero isolato. 5.3.5 Configurazione funzionale dell'impianto Tutte le centrali saranno di tipo modulare per garantire che l'eventuale fuori servizio di un area o di un intero loop di rivelazione non pregiudichi il buon funzionamento del resto dell'impianto. A tale scopo ogni linea ad anello sarà alimentata e gestita da propria scheda elettronica indipendente dalle altre. Le schede elettroniche dei loop saranno alloggiabili in una slot dedicata in centrale al fine di semplificare le eventuali operazioni di cambio o manutenzione. Ciascuno slot di espansione della centrale dovrà poter alloggiare una qualsiasi scheda di espansione fra quelle impiegabili in centrale. Questo al fine di garantire una composizione della centrale flessibile ed adattabile alle esigenze d’impianto, anche future. La centrale di rivelazione dovrà essere conforme alla norma EN54-2. L'alimentazione di rete sarà integrata con un'alimentazione di soccorso tramite batterie al Pb, sigillate, mantenute in carica mediante carica batterie con controllo dello stato di carica e della corrente di carica delle stesse batterie, che entrerà in funzione automaticamente in caso di mancanza energia di rete 220Vac 50Hz. L’alimentatore della centrale dovrà essere conforme alla norma EN54-4. Le alimentazioni (rete + soccorso) saranno così distribuite ai fini di non appesantire la struttura dell'impianto: Alimentazione della centrale: alimenta la centrale stessa e le linee di rivelazione di parte del livello -2 Alimentazione del campo: alimentano le targhe, i ripetitori, le sirene, gli elettromagneti Le alimentazioni di campo, se attraversano più settori o compartimentazioni ed alimentano dispositivi non autoalimentati dovranno essere realizzate con cavo resistente al fuoco per 30 min. 5.4 IMPIANTO DI DIFFUSIONE SONORA EVAC EN54 5.4.1 Premessa I fabbricati C1, F1 ed F2, oggetto di intervento nella fase 1 saranno dotati di un impianto di diffusione sonora finalizzato oltre che al pubblic address anche alla sicurezza ed all’evacuazione secondo la Norma CEI 100-55 e quindi essere cablato con cavi resistenti al fuoco, alimentato da sorgente di sicurezza ed interfacciato con la centrale di rivelazione incendio. 5.4.2 Impianto di diffusione sonora (Norma CEI 100-55) La normativa che regolamenta la realizzazione di Sistemi Elettroacustici applicati ai servizi di emergenza è la CEI 100-55 dell’Aprile del 1998; qui ne riportiamo i requisiti essenziali. Tale Norma stabilisce che il sistema di diffusione sonora per l’emergenza deve diffondere messaggi sufficientemente udibili e chiari, al fine di mettere in atto le misure idonee per la protezione delle persone in una o più zone, all’interno degli edifici o all’aperto. Il sistemi elettroacustico può essere utilizzato non solo per diffondere messaggi di allarme, ma anche per altre comunicazioni sonore ordinarie per il pubblic address, le quali però avranno priorità inferiore ai messaggi di allarme. L’impianto deve essere diviso in zone per limitare i messaggi di allarme alle sole zone interessate all’evacuazione. D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI PAGINA 51 DI 66 TECNOPOLO BOLOGNA Il sistema deve essere sempre disponibile, entrare in funzione entro 10s dal momento in cui riceve un segnale di allarme; deve inoltre entrare in funzione 10s dal momento in cui viene alimentato dall’alimentazione elettrica ordinaria o da sorgente secondaria di energia elettrica. Il sistema deve essere dimensionato per poter diffondere il messaggio contemporaneamente in tutte le zone; devono esser previsti messaggi diversi nelle differenti zone, in funzione delle procedure di evacuazione. Il guasto di un amplificatore o del circuito di un altoparlante non deve provocare la perdita totale del messaggio nella zona d’altoparlante servita. La norma individua anche la tipologia dei messaggi, per cui un segnale di attenzione deve precedere il primo messaggio di allarme e deve durare un tempo variabile da quattro a dieci secondi; se l’intervallo tra due messaggi d’allarme successivi supera 10s deve essere diffuso un ulteriore segnale di attenzione. L’intervallo di tempo tra due messaggi di allarme successivi non deve comunque superare 30 s e se si utilizzano più segnali di attenzione, ad esempio per diversi livelli di emergenza, ogni segnale deve essere chiaramente distinguibile dagli altri. I messaggi devono essere brevi, chiari e se possibile, già preparati; se si utilizzano messaggi registrati, essi devono essere conservati in forma non volatile, preferibilmente con un sistema di memorizzazione allo stato solido, e continuamente monitorati per assicurarsi che siano disponibili. Il messaggio registrato non deve essere alterabile o cancellabile da una sorgente esterna. Deve essere stabilito, infine, l’ordine di priorità in cui vengono diffusi i messaggi; Messaggi di evacuazione: la situazione di pericolo è tale da richiedere l’immediata evacuazione delle persone; Messaggi di allerta: la situazione è pericolosa e l’ordine di evacuazione potrebbe essere prossimo; Messaggi non di emergenza ma operativi, ad esempio per invitare i presenti ad eseguire una prova di evacuazione. Se si ricorre ad una programmazione automatica dei messaggi, deve essere comunque possibile controllare: I messaggi registrati; La diffusione dei messaggi nelle diverse zone; Le istruzioni in tempo reale, o le informazioni da dare, per mezzo dell’eventuale microfono di emergenza. A tale scopo, dalla centrale di controllo e di gestione dell’emergenza (ed eventualmente da uno o più posti di controllo a distanza) deve essere possibile: Attivare o fermare i messaggi di allarme registrati; Selezionare il messaggio di allarme appropriato Selezionare ed attivare/disattivare le zone d’altoparlante, Diffondere messaggi dal vivo attraverso un eventuale microfono. In particolare, tale microfono deve avere la massima priorità di accesso al sistema di allarme a voce, con la possibilità di prevalere su ogni altra comunicazione. Deve pertanto essere prevista l’esclusione manuale della programmazione automatica dei messaggi, per consentire al personale preposto alla gestione dell’emergenza di intervenire direttamente sulla natura dei messaggi registrati e sulla modalità della loro diffusione, in funzione del comportamento e della percezione del rischio da parte degli occupanti dell’area da evacuare. I segnali d’allarme ed i messaggi devono essere udibili, ed i limiti sonori forniti per i segnali di attenzione, sono riportati in tabella B: Tabella B- Limiti sonori per segnali di attenzione Livello sonoro minimo Livello sonoro minimo nelle zone dove le persone dormono (alla testata del letto) Livello sonoro al di sopra del rumore di disturbo in condizioni D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI 65 dBA 75 dBA da 6 dBA a 20 PAGINA 52 DI 66 TECNOPOLO BOLOGNA ordinarie (rumore di fondo) Livello sonoro massimo dBA 120 dBA Una chiara segnalazione, riportata nei posti di controllo, deve indicare: La disponibilità del sistema La disponibilità dell’alimentazione Ogni condizione di guasto Per i sistemi con più zone d’altoparlante, quali zone sono state selezionate e il modo di operazione di ogni zona (ad es. evacuazione, oppure allarme e preselezione del microfono di emergenza) Dove sono previsti diversi messaggi di allarme, che dipendono dai requisiti di evacuazione, un’indicazione deve mostrare quale messaggio è diffuso e in quale zona; questa informazione deve essere continuamente mostrata e aggiornata. Inoltre, devono essere chiaramente indicati i seguenti eventi, entro 100s da quando si sono manifestati: Mancanza dell’alimentazione ordinaria; Mancanza dell’alimentazione di sicurezza; Cortocircuito, sezionamento o guasto di ogni caricabatteria associato all’alimentazione ordinaria o di sicurezza; Intervento di qualsiasi dispositivo di protezione che possa impedire una comunicazione di emergenza; Guasti che impediscono il funzionamento del sistema, ad esempio a microfoni, amplificatori o preamplificatori, al generatore dei segnali di emergenza, al circuito di un altoparlante, ecc. Ciò comporta il monitoraggio dei principali componenti del sistema; compresi i circuiti degli altoparlanti (sulle linee degli altoparlanti devono essere installati dispositivi in grado di verificare le funzionalità delle linee stesse e di colloquiare con la centrale). Ogni guasto deve attivare una singola segnalazione luminosa ed un cicalino che dia un segnale per almeno 0,5s ogni 5s; quando tutti i guasti sono stati eliminati il cicalino può essere spento automaticamente o manualmente. Il corretto funzionamento dei software, installati sui microprocessori che gestiscono il sistema, deve essere verificato da un sistema interno di autocontrollo del singolo processore, abbinato ad un apposito circuito esterno di monitoraggio del funzionamento dei microprocessori dell’intero sistema (circuito “watch dog”), per segnalare le loro eventuali condizioni di guasto. Tale circuito deve poter operare correttamente anche in caso di guasto di un qualsiasi microprocessore del sistema. Se un microprocessore non funziona in modo corretto, il circuito di monitoraggio deve reinizializzare il processore e riavviare il programma; se tale tentativo fallisce, il circuito deve: Memorizzare che si è verificato un guasto, oppure Resettare automaticamente il processore e attivare una segnalazione visiva e sonora. Nella centrale di controllo del sistema di rivelazione di emergenza, ad esempio di rivelazione ed allarme antincendio, devono essere segnalati da un segnale ottico e acustico: I guasti che possono verificarsi nel collegamento tra il sistema di rivelazione di emergenza ed il sistema di diffusione sonora; Uno qualsiasi dei guasti che possono interessare il sistema di diffusione sonora (può essere prevista un’unica indicazione di “sistema sonoro guasto” per tutti i suddetti guasti). Inoltre, il sistema di diffusione sonora, una volta attivato dal sistema di rivelazione ed allarme antincendio, deve continuare a diffondere i messaggi di allarme anche se il collegamento tra i due viene a mancare, ad esempio a causa di un guasto o di un incendio. Ai circuiti di alimentazione elettrica del sistema di diffusione sonora si applica la norma CEI 64-8; se l’edificio deve essere evacuato in caso di mancanza dell’alimentazione elettrica ordinaria, una sorgente secondaria (di sicurezza) deve alimentare il sistema di diffusione sonora per un periodo di tempo pari D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI PAGINA 53 DI 66 TECNOPOLO BOLOGNA ad almeno il doppio del tempo necessario per l’evacuazione dell’edificio, garantendo almeno 30 minuti di funzionamento operativo. I circuiti che collegano la sorgente secondaria al sistema sono in genere da considerare circuiti di sicurezza. Se l’edificio non deve essere evacuato in caso di mancanza dell’alimentazione ordinaria, la sorgente secondaria deve alimentare il sistema di diffusione sonora per almeno 24h, oppure 6h se è disponibile un gruppo di emergenza, garantendo almeno 30min di funzionamento operativo. La sorgente secondaria non deve alimentare funzioni diverse da quelle di emergenza, ad esempio musica di fondo, se questo riduce la sua capacità di funzionamento operativo al disotto dei limiti su indicati. Per l’alimentazione secondaria, possono essere utilizzate batterie di accumulatori. In tal caso, il carica batteria deve assicurare entro 24h la carica delle batterie completamente scariche fino all’80% dell’autonomia prevista. Chi gestisce gli edifici o le aree esterne coperte dal sistema deve nominare un responsabile qualificato (persona o impresa) che deve garantire un’adeguata manutenzione/riparazione del sistema in modo che continui a funzionare come previsto. La norma suggerisce almeno due ispezioni di manutenzione e di verifica del funzionamento del sistema all’anno, condotte da persone competenti. Istruzioni per il corretto funzionamento del sistema devono essere disponibili e facilmente consultabili presso ogni punto di controllo del sistema stesso, preferibilmente visualizzate su schermo. L’utilizzatore finale del sistema e/o l’impresa che effettua la manutenzione devono disporre della seguente documentazione: Schemi di installazione e risultati delle verifiche e delle misure effettuate nel sistema (in particolare quelle audiometriche); Libretto di istruzioni sul quale siano riportati le date ed i tempi di funzionamento del sistema, i guasti, ecc; Istruzioni per la corretta manutenzione del sistema. Tutti i componenti del sistema devono riportare etichette con le informazioni sulla loro funzione e caratteristiche. 5.4.3 Dati di progetto L'impianto è stato progettato assumendo, alla base dei calcoli, i seguenti dati: L’area sarà suddivisa in zone secondo una logica funzionale legata alla destinazione d’uso degli ambienti stessi, avendo cura di rispettare le compartimentazioni per facilitare l’associazione della diffusione dell’allarme di evacuazione alle zone del singolo compartimento e/o alle zone della rivelazione incendi; La suddivisione in zone ai fini dell’evacuazione, è stata eseguita compatibilmente con quelle di attuazione degli avvisatori ottico acustici dell’impianto di rivelazione incendio ed allarme; può permettere inoltre, se la centrale viene appositamente programmata, di attuare l’evacuazione totale o quella in due fasi o quella a fasi successive, in funzione delle caratteristiche di luoghi in oggetto, così come descritto nell’Allegato IV par. 4.4 del decreto DM 10/03/98 (Criteri generali di sicurezza antincendio e per la gestione dell’emergenza nei luoghi di lavoro). 5.4.4 Criteri di scelta L'impostazione generale della progettazione degli impianti di diffusione sonora è stata rivolta al raggiungimento di un sistema tecnologico generale di estrema affidabilità e funzionalità. Ai fini dell’utilizzo dell’impianto per inviare messaggi si evacuazione, ai sensi del D.M. del 10/03/1998, in merito alle procedure di allarme (art. 4.4.C) si considera la scelta di dare un allarme iniziale riservato ai lavoratori addetti alla gestione dell’emergenza ed alla lotta antincendio, tramite le campane e gli avvisatori ottico acustici, e successivamente inviare un messaggio preregistrato tramite l’impianto di diffusione sonora, prevedendo di inibire il primo allarme acustico ma lasciando la parte di allarme ottica. D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI PAGINA 54 DI 66 TECNOPOLO BOLOGNA Particolare importanza è stata data alla componente della funzionalità di tutte le tipologie impiantistiche proposte, in quanto a nostro avviso, e suffragato dall'esperienza maturata nella progettazione e realizzazione di altri edifici, in tali attività si presentano diverse problematiche dal punto di vista acustico, “in primis “ il problema del riverbero, unito anche alla rumorosità di fondo. Il sistema è dotato di un dispositivo, Analizzatore, che provvede al supervisionamento dello stato degli amplificatori, linea dei diffusori, capsula e base microfonica e finali. Un generatore di messaggi preregistrati garantirà la diffusione di messaggi di evacuazione o altro. Infatti quando viene valutato un sistema di amplificazione, tra i diversi parametri che si possono valutare, uno dei più importanti è “l’indice di intelligibilità”; questo indice è valutato nel contesto di un sistema di amplificazione in ambiente chiuso, e valuta la bontà del sistema abbinato all’ambiente. A seconda se l’ambiente ha pareti, pavimenti e soffitto molto riflettenti o poco riflettenti (e quindi un tempo di riverbero più o meno lungo), ad un ascoltatore giungerà il suono diretto più il suono riflesso, questo suono riflesso può essere più o meno forte; nel caso di un parlato, la presenza di riflessioni del suono determina una peggiore comprensione delle parole. L’intelligibilità è il parametro che giudica la facilità di comprendere un parlato in un ambiente riverberante. Un ascoltatore avrà più facilità a comprendere il messaggio quando il suono diretto è considerevolmente più forte di tutti gli altri suoni (rumore e suoni riflessi), quindi quando il sistema ha un buon rapporto tra l’energia del suono diretto e del suono riflesso. Per la misura della comprensibilità del parlato si può ricorrere a più metodi di misura, tra i quali: Indice di trasmissione del parlato STI Indice di trasmissione acustica rapida del parlato RASTI L’indice STI si ricava da calcoli basati sulle misure della funzione di trasferimento della modulazione (MTF), mediante l’uso di idonei sistemi informatici; l’indice RASTI si ricava da una semplificazione del metodo di calcolo utilizzato per l’STI, utilizzando due onde in banda d’ottava e 4 o 5 frequenze di modulazione, secondo il metodo descritto nella CEI EN 60268-16. Tabella di riferimento ai valori STI: STI Intelligibilità della parola <0,3 molto scarsa 0,3-0,45 scarsa 0,45-0,6 buona 0,6-0,75 molto buona 0,75-1 eccellente Per i coefficienti di assorbimento si possono considerare i seguenti intervalli di valori (nel range di frequenze comprese tra 125Hz e 4kHz): - Pavimento in cemento 0,02-0,04 Tetto in legno trattato acustic. 0,20-0,55 Travi lamellari 0,05-0,15 Pareti prefabbr. cemento 0,02-0,04 Travi cemento trattate acustic. 0,20-0,60 Travi acciaio trattate acustic. 0,15-0,60 Vetrate trattate acustic. 0,16-0,30 Aria 0,003-0,020 Per quanto riguarda la programmazione della centrale e la gestione della stessa ai fini della procedure di allarme, è fondamentale tenere conto di quanto descritto nei punti seguenti: D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI PAGINA 55 DI 66 TECNOPOLO BOLOGNA Il Responsabile del Servizio di Protezione e Prevenzione dovrà farsi carico di rendere idonei, utilizzabili e gestibili alcuni strumenti tecnici, personalizzandoli ai fini della sicurezza all’attività specifica; in particolare si fa riferimento a : Messaggistica tramite impianto di diffusione sonora, da azionare in automatico (per comando da rivelazione incendio) e/o manualmente per l’evacuazione dei locali e/o delle singole zone interessate dall’allarme Attivazione dei dispositivi ottici e acustici di allarme incendio (compresi azionamenti indiretti di evacuatori, portoni REI ecc.), da azionare in automatico e/o manualmente per l’evacuazione dei locali e/o delle singole zone interessate dall’allarme Il Responsabile del Servizio di Protezione e Prevenzione, dovrà inoltre prendere atto della relazione funzionale di programmazione della centrale di rivelazione incendio e di diffusione sonora, verificando con il Comando dei Vigili del Fuoco le impostazioni fatte in merito a: tempi di ritardo impostati per l’avvio in automatico degli avvisatori ottico/acustici, messaggistica di evacuazione, chiusura portoni tagliafuoco, apertura lucernari per evacuazione fumi, azionamento EM e EFC ecc suddivisione in zone per allarme incendio e per diffusione sonora per la messaggistica di evacuazione programmazione combinatore telefonico eventuale linea telefonica in uscita riservata alle segnalazioni allarme incendio e chiamata soccorso ascensori Abbiamo volutamente riportato le indicazioni relative alla rivelazione incendi in quanto rappresenta l’impianto di allarme a cui quello di diffusione sonora è strettamente legato. Inoltre il Responsabile del Servizio di Protezione e Prevenzione deve definire nelle procedure di allarme, se attuare l’evacuazione totale o quella in due fasi o quella a fasi successive, in funzione delle caratteristiche di luoghi in oggetto, così come descritto nell’Allegato IV par. 4.4 del decreto stesso. 5.4.5 Descrizione delle opere Il progetto prevede la realizzazione di un impianto di diffusione sonora EVAC al servizio degli occupanti del fabbricato. Il progetto è basato su un sistema che è conforme alla normativa EN60849. La configurazione del sistema audio avrà una elevata funzionalità. Lo stesso deve rispondere a requisiti di prestazioni derivanti dalle diverse funzioni che è destinato ad assolvere o supportare; nel dettaglio , in ordine d’importanza, le stesse possono essere classificate come segue: Gestione delle evacuazione ed emergenze; Emissione di comunicati informativi generali; Emissione di comunicati informativi locali; Il sistema deve permettere inoltre le seguenti funzioni primarie all’interno delle zone: la trasmissione di un messaggio a singole zone; la trasmissione di un messaggio a più zone o a tutte le zone; la trasmissione simultanea di più annunci o messaggi emessi da posti annuncio diversi e diretti in zone differenti; dovrà prevedere una funzione per annunci automatici di routine e di emergenza o di attività pianificate; sarà liberamente programmabile e interfacciato al sistema di Rivelazione Incendi per consentire un ‘azione congiunta di gestione dell’emergenze; controllerà ed eseguirà chiamate ed altre attività in base ai livelli di priorità impostati; potrà essere facilmente espanso aggiungendo nuovo hardware e riprogrammando i dati di configurazione. 5.4.6 Architettura del sistema L’architettura del sistema prevede centrali distinte per i singoli edifici ed una centrale per le parti condominiali. Le centrali di controllo saranno in grado di interconnettere tutte le parti di amplificazione D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI PAGINA 56 DI 66 TECNOPOLO BOLOGNA di potenza e di controllo e saranno racchiuse in uno o più armadi RACK configurati come da specifiche. Le centrali audio saranno dotate di contatti liberamente programmabili per l’interfaccia con sistemi esterni quali la centrale di rilevazione fumi. I sistemi saranno in grado tramite opportuna programmazione del controller di rilevare il guasto di un singolo amplificatore di centrale e di attivare in automatico l’amplificatore di scorta. I sistemi saranno inoltre in grado di monitorare e supervisionare ogni linea altoparlanti attraverso una scheda di monitoraggio posta nell’amplificatore che colloqui con la rispettiva scheda gemella montata sull’ultimo altoparlante della linea. Questa tipologia di configurazione consente di utilizzare lo stesso cavo altoparlanti per il segnale audio e per i segnale di monitor. Questa architettura necessita un cablaggio di tipo monofilare, non è possibile cioè creare ramificazioni a stella dalle uscite altoparlanti dei singoli amplificatori. 5.4.7 Distribuzione cavi Tutti i cavi, sia quelli di potenza per i diffusori, sia quelli di segnale, di rete e di comando tra le centrali, dovranno essere del tipo a doppio isolamento in modo da possedere una guaina esterna idonea alla posa in canale ed atta a resistere ad abrasioni ed a condizioni di posa in ambienti umidi. A causa delle richieste in termini di sicurezza al fine di garantire la continuità di servizio in caso di incendio e quindi ai fini delle evacuazioni in emergenza, occorre che i cavi delle basi microfoniche, delle linee di potenza ai diffusori, siano del tipo resistente al fuoco. Saranno quindi utilizzati solo: cavi multipolari tipo FTG10(O)M1 0,6/1 kV, del tipo non propagante l’incendio e la fiamma a doppio isolamento ed a bassissima emissione di fumi e gas tossici e corrosivi e resistenti al fuoco. Anche altri eventuali cavi di rete dovranno essere del tipo resistente al fuoco. Saranno previsti cavidotti distinti per i vari impianti, in modo da non creare interferenze sia dal punto di vista esecutivo sia da quello funzionale; infatti si provvederà al fine di avere cavidotti per: ENERGIA, LUCE, TELEFONO, RIVELAZ. INCENDIO, ecc., non saranno mai realizzati cavidotti comuni per sistemi a tensioni diverse. 5.4.8 Suddivisione in zone e in settori di evacuazione L’impianto è stato suddiviso in zone, in funzione della diversa destinazione degli ambienti, della dislocazione degli stessi e in modo da essere raggruppate in settori per la gestione dell’evacuazione. Si rimanda alla tavola grafica. 5.5 IMPIANTO DI ILLUMINAZIONE DI SICUREZZA 5.5.1 Premessa Il fabbricato oggetto del presente appalto è stato dotato di un impianto di illuminazione di emergenza e segnalazione delle vie di fuga che risponde a tutte le normative in vigore ed in particolare alla norma CEI 64-8 Sez. 710 e al D.M. 18/09/02 e che si compone come di seguito descritto. 5.5.2 Dati di progetto Quando l'illuminazione ordinaria viene a mancare in un ambiente o in un edificio frequentato da persone, le leggi e le norme richiedono che immediatamente sia fornita un'illuminazione ausiliaria. L'illuminazione di emergenza viene suddivisa (IEC 458) in illuminazione di riserva e illuminazione di sicurezza. - Illuminazione di riserva L’illuminazione di riserva serve per poter continuare, senza sostanziali cambiamenti, le stesse attività che si stavano svolgendo durante il funzionamento dell’illuminazione normale. E’ evidente quindi che il D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI PAGINA 57 DI 66 TECNOPOLO BOLOGNA livello di illuminamento che occorre raggiungere con l’illuminazione di riserva deve essere almeno pari a quello dell’illuminazione ordinaria, perché se così non fosse, non sarebbe possibile continuare il lavoro precedente. Solo in un caso è consentito avere un livello di illuminazione di riserva inferiore a quello dell’illuminazione normale: se viene utilizzata solo per terminare e chiudere l’attività in corso e non per continuarla indefinitamente. Poiché l’illuminazione di riserva non riguarda la sicurezza, ma solo la continuità di servizio, leggi e norme non se ne occupano in modo esplicito. Se però, come è possibile, l’illuminazione di riserva viene utilizzata anche come illuminazione di sicurezza, allora ad essa si applicano, come è evidente, tutte le leggi e le norme applicabili all’illuminazione di sicurezza. - Illuminazione di sicurezza L’illuminazione di sicurezza serve per fornire un livello di sicurezza adeguato alle persone che si vengono a trovare in una situazione di mancanza dell’illuminazione ordinaria e ad evitare quindi che accadano incidenti o situazioni pericolose. Non è un tipo di illuminazione che può essere utilizzata per svolgere mansioni ordinarie, ma è unicamente funzionale alla mobilità in sicurezza delle persone. L’illuminazione di sicurezza, essendo preposta alla evacuazione di una zona o di un locale, deve garantire una buona visibilità. Inoltre l’illuminazione di sicurezza deve illuminare anche le indicazioni segnaletiche poste sulle uscite e lungo le vie di esodo, in modo da identificare in maniera immediata il percorso da seguire per giungere in un luogo sicuro. Gli apparecchi di illuminazione utilizzati devono rispondere alla norma EN 60598-2-22 (CEI 34-22) e devono essere installati almeno nei seguenti punti (queste sono indicazioni minime che possono essere integrate dal progettista in base alle singole situazioni): 1 In corrispondenza di ogni uscita di sicurezza; 2. In corrispondenza di ogni porta di uscita prevista per l’uso in emergenza; 3. Vicino ad ogni rampa di scale in modo che ognuna di esse riceva luce diretta; 4. Analogamente vicino ad ogni cambio di livello o gradino; 5. In corrispondenza dei segnali di sicurezza; 6. In corrispondenza di ogni cambio di direzione lungo la via di esodo; 7. In corrispondenza di ogni intersezione di corridoi, cioè quando ci si trova di fronte ad una diramazione o bivio che comporta una scelta di direzione; 8. Immediatamente all’esterno di ogni uscita che porta in un luogo sicuro; 9. Vicino ad ogni punto o locale di pronto soccorso; 10. Vicino ad ogni dispositivo antincendio (estintore, manichette, pulsanti di allarme, etc.) e ad ogni punto di chiamata telefonica per pronto soccorso o per interventi antincendio; Ricordiamo che i livelli di illuminazione di cui parliamo (EN 1838) non devono tenere conto dei contributi dati dagli effetti di riflessione della luce e che sono sempre valori intesi come requisiti minimi. Inoltre è importante sottolineare che i livelli di illuminazione minimi devono essere garantiti lungo tutto l’arco di vita degli apparecchi di illuminazione di emergenza. Le ultime normative a livello Europeo (CEN, CENELEC) hanno introdotto un'ulteriore suddivisione dell'illuminazione di sicurezza: illuminazione di sicurezza per l'identificazione delle vie di esodo; illuminazione di sicurezza antipanico; illuminazione di sicurezza per luoghi ad alto rischio. Uscite di emergenza L'illuminazione delle uscite di emergenza deve garantire una sicura uscita dall'edificio attraverso vie di fuga opportunamente segnalate ed individuabili con assoluta certezza; deve essere assicurata inoltre la pronta identificazione degli allarmi e delle attrezzature antincendio lungo le vie di uscita. Antipanico Illuminazione prevista per evitare l'insorgere dei panico in zone particolarmente ampie ed in quelle attraversate dalle vie di esodo. Anche in questo caso è opportuno che l'illuminamento non sia inferiore a 2 lux. Alto rischio D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI PAGINA 58 DI 66 TECNOPOLO BOLOGNA Illuminazione che consenta un'adeguata procedura di sicurezza agli operatori, ed agli altri occupanti dell'ambiente, coinvolti in processi potenzialmente pericolosi; l'illuminamento minimo previsto deve essere pari al 10% di quello normale e comunque non inferiore a 15 lux e deve essere disponibile entro 0,25 sec. (EN 1838). 5.5.3 Apparecchi per segnalazione di sicurezza Per segnalare in maniera adeguata le vie di esodo si dovranno utilizzare una serie di segnali di sicurezza che dovranno garantire un’elevata efficienza. Tale efficienza dipende essenzialmente da quattro fattori: Dimensioni; Colore; Posizione; Visibilità dei segnali; Massima distanza di visibilità: E' importante assicurarsi che i segnali destinati alla segnalazione delle vie di esodo siano visibili da ogni punto. Ciò dipende, oltre che dalla posizione del segnale, anche dalle dimensioni dello stesso e dell’ambiente in cui sono installati. Per gli ambienti ordinari la EN 1838 fornisce la seguente formula: d = s× p dove d= p= s= distanza massima di osservazione [m]; altezza dei pittogramma [cm]; uguale a 100 per i segnali illuminati esternamente; 200 per i segnali illuminati internamente. Per i luoghi di lavoro si applica il D.Lgs 81/08 che fornisce la seguente formula: d = 2000 × A dove d= A= distanza massima di osservazione [m]; superficie del cartello [m²]; Nel nostro caso specifico, essendo un luogo di lavoro, utilizziamo la formula indicata dal D.Lgs 81/08 5.5.4 Apparecchi per l’illuminazione di sicurezza Oltre alla segnalazione delle vie di esodo è necessario che siano previsti apparecchi addizionali per garantire gli illuminamenti minimi già citati precedentemente. Gli apparecchi illuminanti destinati all’illuminazione di sicurezza si distinguono in due tipologie. Apparecchio di emergenza autonomo La fonte di alimentazione per la lampada (batteria) è interna all’apparecchio, come lo sono anche l’unità di controllo, la lampada stessa e gli eventuali dispositivi di prova e segnalazione. Apparecchio di emergenza ad alimentazione centralizzata La fonte di alimentazione per la lampada non risiede nell’apparecchio, ma proviene da una sorgente indipendente dall’alimentazione ordinaria (in genere UPS o gruppo elettrogeno oppure una combinazione delle due soluzioni). Sia gli apparecchi autonomi che quelli centralizzati comunque possono essere di diverso tipo. Apparecchio di emergenza permanente In questo caso le lampade sono sempre alimentate, e quindi la sorgente è sempre accesa, sia in condizioni di presenza di rete che in condizioni di emergenza. Una variante di questa soluzione D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI PAGINA 59 DI 66 TECNOPOLO BOLOGNA consiste nell’illuminazione permanente a luminosità ridotta, nella quale gli apparecchi mantengono una luminosità ridotta in presenza di rete ed una luminosità più elevata in emergenza. Apparecchio di emergenza non permanente In questo caso le lampade di un apparecchio di questo tipo, sono normalmente spente in presenza della rete di alimentazione e si accendono solo quando viene a mancare l’alimentazione ordinaria. Apparecchio di emergenza combinato In questo caso siamo in presenza di un apparecchio che contiene al suo interno due o più lampade, delle quali una dedicata all’emergenza e la/le altre dedicate all’illuminazione normale. All’interno dell’apparecchio vanno tenuti separati i due circuiti, normale ed emergenza, attraverso l’uso di doppio isolamento, isolamento rinforzato o uno schermo metallico collegato a terra. Gli apparecchi combinati possono essere sia di tipo permanente che non permanente. 5.5.5 Controlli Disposizione legislative vigenti impongono controlli periodici da riportare su apposito registro, per verificare il corretto funzionamento degli apparecchi di illuminazione di emergenza. Verifiche necessarie: Controllo del livello di illuminamento; Controllo dell'autonomia delle batterie; 5.5.6 Scelte progettuali Il presente progetto illuminotecnico è volto a studiare e risolvere i problemi relativi all’illuminazione di sicurezza, nell’ottica di assicurare all’uomo adeguate condizioni visive in caso di emergenza. Per ottenere un tale risultato l’illuminazione da realizzare sarà ottenuta essenzialmente sfruttando uno o più armadi centralizzati dotati di batterie tampone per l’alimentazione degli apparecchi illuminanti destinati all’illuminazione di sicurezza. Il presente progetto illuminotecnico si pone come obiettivo l’identificazione del tipo, del numero, della potenza e della distribuzione dei corpi illuminanti necessari per ottenere sulle diverse zone un livello di illuminamento prestabilito e realizzare condizioni di sicurezza. Il calcolo illuminotecnico sarà condotto per via informatica tramite l’ausilio di software specifici; comunque in questo capitolo si mettono in evidenza i requisiti fondamentali che vengono analizzati per realizzare il progetto dell’impianto di illuminazione di sicurezza. Le scelte progettuali più significative che riguardano l’impianto di illuminazione di sicurezza, che si approfondiranno nel capitolo “descrizione delle opere” sono le seguenti: Alimentazione di sicurezza ad interruzione breve (minore o uguale a 0,5sec.); Autonomia minima garantita 2 ore; Tempo massimo di ricarica 12 ore; Illuminamento minimo non inferiore a 5Lux ad 1m di altezza dal piano di calpestio, lungo le vie di uscita e nelle aree di tipo C e D secondo quanto previsto dal DM 18/09/02; Nei locali ad uso medico di gruppo 1. In ciascun locale, almeno un apparecchio di illuminazione deve essere alimentato dalla sorgente di sicurezza come da Norma CEI 64-8 Sez. 710; Nei locali ad uso medico di gruppo 2. In ciascun locale, almeno il 50% degli apparecchi di illuminazione deve essere alimentato dalla sorgente di sicurezza come da Norma CEI 64-8 Sez. 710; Utilizzo di cavi a bassissima emissione di fumi e gas corrosivi per l’alimentazione di tutti i circuiti di emergenze e sicurezza all’interno dello stesso comparto; Utilizzo di cavi a bassissima emissione di fumi e gas corrosivi e resistenti al fuoco per l’alimentazione di tutti i circuiti di emergenze e sicurezza che attraversano più comparti; Le luci sicurezza si accendono alla mancanza di tensione sul circuito normale di quella zona, anche in caso di mancanza di tensione sul circuito generale luce e per allarme incendio. D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI PAGINA 60 DI 66 TECNOPOLO BOLOGNA 5.5.7 Descrizione delle opere Per ottenere un tale risultato viene proposto un sistema centralizzato con sorgenti a batterie del tipo CPS - Central Power Supply secondo la norma EN 50171 (Sistemi di alimentazione centralizzati). Per il seguente progetto sono state considerate una serie di centrali dislocate in campo. Si è scelto, inoltre, di utilizzare il più possibile apparecchi con tecnologia POWER LED, con grandi vantaggi per quanto riguarda la durata di vita delle sorgenti luminose, ed in particolare su queste viene offerte una garanzia di 5 anni anziché di due come la normativa impone. Il sistema CPS è stato considerato per avere un’autonomia di 120min e con batterie con vita media di 10 anni. Per la supervisione e la manutenzione dell’impianto è previsto l’utilizzo dell’applicativo software che permette di creare pagine grafiche personalizzate con le planimetrie degli impianti, sulle quali vengono rese disponibili tutte le informazioni ed i comandi necessari per svolgere le attività di gestione del sistema. Il software verrà installato su un PC con sistema operativo Microsoft Windows interfacciato al sistema tramite apposita interfaccia USB o gateway Ethernet. D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI PAGINA 61 DI 66 TECNOPOLO BOLOGNA 6 IMPIANTI AUSILIARI 6.1 PREMESSA Gli impianti ausiliari previsti nel presente progetto sono: Impianto di TV C.C.; Impianto di controllo accessi; Impianto antintrusione; Impianto di trasmissione dati e fonia; Impianto di supervisione/regolazione; 6.2 SCELTE PROGETTUALI Di seguito riportiamo sinteticamente le principali scelte progettuali fatte per la realizzazione degli impianti ausiliari all’interno del fabbricato. Cavi di segnale del tipo a bassissima emissione di gas e fumi tossici LS0H; Utilizzo di canali forati con coperchio in acciaio zincato a caldo per la distribuzione in esterno; Utilizzo di canali chiusi con coperchio in acciaio zincato sendzimir per la distribuzione interna con setti separatori; Tutte le tubazioni installate in vista sopra controsoffitti o sotto pavimenti galleggianti saranno del tipo in PVC autoestinguente rigido con grado di protezioni minimo IP40. Tutte le tubazioni installate in vista in ambienti ordinari (es. depositi) saranno del tipo in PVC autoestinguente rigido con grado di protezioni minimo IP55. Tutte le tubazioni incassate nei getti di calcestruzzo saranno del tipo in PVC pieghevole autoestinguente e autorinvenente con sonda tiracavo. Per le tubazioni incassate ogni tipologia di impianto sarà contraddistinta da tubazioni di colore diversificato; Utilizzo della rete di cablaggio strutturato come dorsale principale di comunicazione di tutti i sottosistemi quali: TVCC, BMS, Gestione Illuminazione, controllo accessi, ecc\. Impianto di TV C.C. realizzato interamente con telecamere HD Over IP PoE e sistema di registrazione iSCSI, con dischi SATA; 6.3 IMPIANTO DI ANTINTRUSIONE, CONTROLLO ACCESSI E SORVEGLIANZA TVCC Gli edifici oggetto di intervento saranno dotati di un impianto di antintrusione costituto da una centrale di edificio alla quale verranno collegati su linea bus i contatti magnetici (porte perimetrali) ed i rivelatori volumetrici posti a trappola sulle aree di transito comuni. L’impianto sarà attivabile e parzializzabile andando ad agire su tastiere o lettori di badge posti sulle singole aree funzionali e di pertinenza dei singoli enti. Per regolare e monitorare l’accesso a locali o aree specifiche, saranno previsti moduli di gestione varco da inserire secondo le logiche da concordare nelle fasi successive con i singoli enti. A servizio delle pertinenze esterne sarà realizzato un impianto di videocontrollo a TVCC realizzato con telecamere IP ed integrato nella rete di di cablaggio strutturato dell’intero Tecnopolo. Tutti gli impianti di sicurezza saranno connessi sfruttando l’infrastruttura di rete del Tecnopolo al fine di una gestione completa ed integrata degli allarmi. Tal gestione potrà essere effettuata nelle postazioni predisposte al monitoraggio dell’area ai fini della sicurezza che potrà essere effettuata sia in locali dedicati del Tecnopolo (locale vigilanza e gestione delle emergenze) sia da postazioni remote. Tali aspetti di gestione dovranno essere sviluppati ed esplicitati da parte dell’ente gestore in fasi successive di progettazione. 6.4 IMPIANTO DI TRASMISSIONE DATI E FONIA All’interno dell’area del Tecnopolo si è prevista la realizzazione di una rete di cablaggio strutturato di Campus che andrà ad interconnettere le reti di edificio. Tale rete, completa di parti attive ed D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI PAGINA 62 DI 66 TECNOPOLO BOLOGNA indipendente da quella prevista per i singoli utenti, sarà utilizzata come infrastruttura per l’interconnessione degli impianti tecnologici dei singoli edificio dell’area Tecnopolo al fine della gestione e della manutenzione. Tale rete, utilizzerà come percorso di distribuzione principale il tunnel tecnologico ed andrà a collegare tutti gli armadi dati di edificio per l’interfacciamento degli impianti ai sistemi di gestione e supervisione. Per la centrale ESCO si prevede di realizzare una rete di trasmissione dati indipendente collegata come utenza indipendente alla rete pubblica ma interfacciata anche con la rete dati del Tecnopolo, ai fini gestionali e manutentivi. La proposta di progetto prevede la realizzazione di un’infrastruttura di rete in grado di garantire all’intero Tecnopolo servizi avanzati di connettività fonia e dati quali: Rete Internet e LAN Wired e Wi-Fi Rete Fonia Voip Rete Impianti Il cablaggio strutturato verrà distribuito in maniera tale da garantire una distribuzione capillare delle prese in tutte le varie postazioni, in tutti i quadri/centrali collegati su rete TCP/IP ed in tutti i locali in cui sia risultato necessario questo tipo d’impianto. L’impianto sarà di CAT. 6A e per ogni zona funzionale verrà installato un armadio di permutazione per avere garanzie sulla massima lunghezza di 90m alla singola presa. Nel caso non si riesca a contenere la lunghezza dei cavi nei 90m saranno previste per quelle prese una connessione tramite fibra ottica e convertitore locale rame/FO. Per l’utenza Tecnopolo, i diversi edifici o aree di pertinenza, saranno dotati di armadi “centro stella” connessi fra loro utilizzando linee ridondanti in fibra ottica che utilizzeranno come percorso privilegiato il tunnel tecnologico. A livello di singolo edificio saranno previsti armadi di zona o piano in funzione della suddivisione delle aree, delle postazioni da servire e delle caratteristiche architettoniche. Tutti gli impianti tecnologici convergeranno ad un unico sistema di supervisione con software di gestione dedicati utilizzando la medesima infrastruttura di rete Ethernet. Le soluzioni proposte per le tecnologie ICT sono mirate ad ottenere un sistema che nel suo complesso si possa ritenere altamente efficiente al fine di: Risparmiare Energia attraverso la riduzione dei costi di funzionamento; Utilizzare esclusivamente materiali rispettosi dell’ambiente (RoHS compliant); Verranno adottate a tale scopo tecnologie che: Permettano il supporto di nuove apparecchiature a basso consumo di potenza; Siano compatibili con le tendenze di realizzazione dei Data Center; Utilizzino dei connettori che siano compatibili con le interconnessioni di nuova generazione; Abbiano un impatto positivo nel conflitto potenza/Banda Passante. 6.5 SISTEMA DI SUPERVIZIONE (BMS - BUILDING MANAGEMENT SYSTEM) Il sistema di supervisione sarà basato su un’architettura multilivello (livello di campo, automazione e gestione) ed avrà una struttura modulare, scalabile ed aperta ad integrazioni anche con altri sistemi utilizzando i più diffusi protocolli standard. I principali componenti del sistema saranno: la workstation di gestione, per le funzioni operatore e la visualizzazione dei dati, basata su un interfaccia grafica, con la distribuzione automatica degli allarmi e una vasta gamma di applicazioni per l’analisi dei dati. il sistema di automazione e controllo per il controllo e la gestione degli impianti tecnologici primari, gestione integrata dei singoli ambienti o sottosistemi (illuminazione, impianti di sicurezza, ecc.) gli elementi in campo Il sistema basato su componenti ad intelligenza distribuita, potrà operare localmente in maniera autonoma, interagendo e scambiando informazioni in tempo reale con tutte le altre periferiche. In rete, il sistema di supervisione e controllo utilizzerà : D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI PAGINA 63 DI 66 TECNOPOLO BOLOGNA - protocolli di comunicazione standard e principalmente il protocollo TCP/IP su rete Ethernet per il livello gestionale e di automazione - protocolli di comunicazione standard quali LONBUS e MODBUS su rete seriale RS485 e per il livello di campo. I sottosistemi gestiti dall’impianto saranno essenzialmente: Sottosistema meccanico Sottosistema Elettrico Sottosistema illuminazione normale Sottosistema illuminazione di emergenza Sottosistema Controllo Accessi Sottosistema Intrusione Sottosistema antincendio Sottosistema diffusione sonora Sottosistema TVCC 6.5.1 Supervisione impianto elettrico e meccanico Tale sistema dovrà consentire la regolazione, comando, controllo e gestione centralizzata di tutte le componenti tecnologiche in esso comprese. L’impiego di tale sistema deve consentire di ridurre i costi di gestione, i costi energetici, i costi di manutenzione oltre a quelli relativi alle risorse umane utilizzate. La raccolta dei punti elettrici e meccanici controllati sarà gestita mediante l’uso di controllori di automazione dedicati collocati in maniera capillare all’interno dell’edificio in quadri di supervisione. Saranno posizionati quadri di supervisione nei locali elettrici per: allarmi e stati interruttori, centraline comando interruttori motorizzati gestione e controllo dei gruppi di continuità gestione e controllo della centrale GE allarmi rete MT (vedi paragrafo successivo) gestione della centrale di illuminazione di emergenza e di tutte le centrali degli impianti speciali con pagine grafiche atte a garantire un completo e continuo monitoraggio di tutti gli impianti Saranno posizionati quadri di supervisione nei locali meccanici per la gestione degli impianti secondo le specifiche di funzionamento dell’impiantista meccanico: regolazione e comando pompe di circolazione raccolta di allarmi pompe sprinkler e UNI 45 e pompe di sollevamento regolazione e gestione gruppi frigo e pompe di calore gestione caldaie e centrale termica gestione centrale di cogenerazione allarmi e regolazione centrale idrica allarmi e regolazione centrale termo frigorifera Il Sistema di supervisione dovrà includere : - Licenza d’uso e pagine grafiche per il monitoraggio dei suddetti impianti. - Schede di interfacciamento con altri sistemi - Moduli controllori di sistema - Controllori a microprocessori compatti e modulari - Quadri di supervisione. - Linee di collegamento - Programmazione, attivazione e messa in servizio di tutti gli apparati forniti, compreso corso di formazione. 6.5.2 Automazione e controllo rete MT e BT Si è previsto di integrare il sistema di distribuzione dell’energia di media e di bassa tensione (solo a livello di quadro generale di edificio) con un sistema di automazione e supervisione in grado di D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI PAGINA 64 DI 66 TECNOPOLO BOLOGNA monitorare e gestire in tempo reale le differenti situazioni di carico. L’impianto di automazione elettrica delle cabine MT e dei quadri di distribuzione generali, comprenderà tutte le apparecchiature Hardware e tutto il Software applicativo necessario per la realizzazione del sistema di supervisione, controllo e telecomando dell’impianto elettrico. Esso consentirà di operare manualmente, con lo scopo di sorvegliare il buon funzionamento dell'impianto garantendo continuità d’esercizio, sicurezza verso il personale e verso i beni. Questa soluzione permette di mantenere operativa la rete interna anche in caso di guasto di un tratto di linea MT compreso tra cabine successive che potrà essere isolato a monte e a valle operando automaticamente sulle protezioni. Per la rete BT è prevista l’installazione di una rete di multimetri digitali installati sui quadri elettrici di zona, attraverso i quali potrà essere monitorato e gestito anche il consumo delle singole attività. L’impianto di media e bassa tensione dell’edificio “CT” collegato alla rete MT del Tecnopolo, dovrà prevedere un sistema di automazione e supervisione completamente integrabile con quello previsto per la Fase “1”. L’automazione e la supervisione del sistema elettrico di distribuzione è parte determinante nella gestione globale dell’infrastruttura impiantistica del complesso ed ha lo scopo ottimizzare e coordinare la produzione locale di energia (fotovoltaico e cogenerazione) e gli assorbimenti delle utenze. Il sistema di supervisione del Tecnopolo utilizzerà come infrastruttura di rete una LAN tipo Ethernet su protocollo TCP/IP. La centrale tecnologica dovrà essere dotata di un armadio di trasmissione dati “centro stella edificio” interconnesso con una rete in fibra ottica all’armadio centro stella generale Tecnopolo collocato nel locale “Gestione Tecnopolo” andando a costituire un’unica rete di “Campus” per l’intera area. Il sistema sarà composto delle seguenti apparecchiature: una postazione operatore; - infrastruttura di rete secondo le specifiche del fornitore del sistema; - unità periferiche per l’acquisizione dati (relé a microprocessore per la protezione delle apparecchiature e delle linee in media tensione, relé elettronici per la protezione delle linee derivate dai quadri generali, gruppi di contatti per l’acquisizione dello stato e/o scatto interruttore). In particolare dovranno essere possibili le seguenti funzioni: • supervisione impianto; • visualizzazione stati interruttori; • visualizzazione variabili di sistema; • segnalazione anomalie; • segnalazione allarmi; • Trend variabili elettriche; • stampa eventi; • stampa allarmi; • autodiagnosi; • telecomando interruttori Le unità periferiche a microprocessore, installate negli scomparti di MT interessati dalla supervisione, saranno dotate di un sistema di controllo e misura a microprocessore. Il sistema sarà programmabile ed in grado di realizzare in modo integrato le funzioni di protezione, di misura e di comando di un’apparecchiatura. L'unità periferica di MT sarà dotata di una tastiera funzionale posta sul fronte e display con caratteri alfanumerici. Attraverso l'apparecchiatura si potranno realizzare le funzioni di: - protezione; - misure; - teletrasmissione; - autodiagnosi. Le unità periferiche a microprocessore abbinate agli interruttori di BT interessati dalla supervisione, saranno idonee per la protezione, l'acquisizione delle misure, degli stati delle apparecchiature ed il D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI PAGINA 65 DI 66 TECNOPOLO BOLOGNA comando delle stesse. Gli interruttori di BT aperti e scatolati interessati dalla supervisione saranno dotati di opportuni pacchetti di contatti, per l’acquisizione degli stati con le seguenti caratteristiche: Segnalazioni: segnalazione di aperto; segnalazione di chiuso; scattato; inserito/estratto. 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