Storia dell’Astrattismo in Italia SWINGEDIZIONI S WING EDIZIONI Collana-Igioiellidell’arte C ollana - I gioielli dell’ arte 22015 015 Storia dell’Astrattismo in Italia Collana - I gioielli dell’ arte - INDICE ARTISTI Balla Giacomo Boccioni Umberto Prampolini Enrico Pannaggi Ivo Depèro Fortunato Oriani Giuseppe Rho Manlio Radice Mario Licini Osvaldo Soldati Anastasio Capogrossi Giuseppe Burri Alberto Cagli Corrado Anastasia Antonio Cacciatori Flavio Cruceriu Marius Da Montefeltro Andrea Filippi Paolo Lucato Roberto Margari Franco Marturano Marco Perrone Nino Santangelo Mario pag. 7 11 14 16 20 22 24 25 28 32 34 37 40 43 47 49 51 55 59 63 67 69 73 Introduzione In Italia la tendenza astratta si afferma nel corso degli anni'30, anche se la sua prima apparizione si può scorg ere nelle opere e nella pubblicistica dei futuristi. Infatti già Boccioni nel 1910 formula in una lettera per la prima volta l'ipotesi di arte astratta italiana, più decisamente nel Manifesto della Ricostruzione Plastica dell'universo del 1915, Balla e Depero parlano di stile futurista come astrattismo complesso plastico-rumorista. Intorno al 1913 Boccioni tenta di realizzare le proprie ipotesi di resa dinamica ed emozionale dell'immagine in quadri quasi interamente non figurativi; Balla nelle Compenetrazioni iridiscenti del 1912-13 raggiunge il massimo approdo in senso astratto del futurismo. Giacomo Balla - studio composizioni iridiscenti 3 Coeva a queste è l'esperienza di A. Magnelli che, a Parigi, inizia una coerente ricerca non figurativa. A partire dagli anni 20, gli artisti del Secondo futurismo Italiano. Balla, Prampolini, Pannaggi, Depero, Fillia, Oriani, Rosso, ecc., ricercano soluzioni vicine alle tendenze astratte soprattutto nell 'ambito dell 'arredo e della decorazione, mentre la pubblicazione di numerose riviste del movimento contribuise alla diffusione in Italia delle opere degli artisti delle avanguardie astratte. Ma è soprattutto in Lombardia negli anni'30 che matura la tradizione astratta italiana attraverso due gruppi di artisti operanti a Como e a Milano. A Como,in sintonia con le ricerche razionaliste degli architetti Terragni, Lingeri e Cattaneo, lavorano pittori come Rho e Radice che pervengono a notevoli risultati soprattutto nelle decorazioni di edifici (Casa del Fascio, Como,1934-36). A Milano la Galleria Il Milione (aperta nel 1930 da Gino e Peppino Ghiringhelli e inizialmente diretta da E.Persico),dopo la prima personale astratta di Soldati (1933),presenta nel 1934 una collettiva con opere di Bogliardi, Ghiringhelli e Reggiani che fornisce l'occasione per pubblicare una Dichiarazione degli espositori considerata il primo manifesto dell'astrattismo italiano. A queste due seguono una serie di mostre di Licini, Soldati,Veronesi, Melottimelotti. Mario Radice Mario Radice Il Milione diventa in breve il centro delle esperienze astratte italiane, che procedono sulla linea di ricerca del Bauhaus e del costruttivismo russo. In quest ambito non è possibile assimilare in un movimento unitario tutti gli artisti poichè alcuni si avvicinano alle tendenze di tipo espressionista che prendono spunto da Kandinsky e Klee (il caso di Licini, Fontana, Melotti),altri al rigore geometrico e alla semplificazione formale più razionale,tipica di Mondrian e del razionalismo in genere (Reggiani, Soldati, Radice). E' ovvio che la conoscenza delle opere degli astrattisti europei agisce da forte stimolo su questi artisti: i viaggi,la circolazione di riviste straniere, le mostre organizzate al Milione (nel 1934 espongono Kandinsky, VordenbergeGildewart e Albers) favoriscono questi contatti. La generale aspirazione a realizzare un arte intesa come simbolo di un nuovo ordine e di una nuova razionalità senza fini illustrativi e cronachistici teorizzata da Carlo Belli (uno dei fondatori del Milione),autore nel 1935 di KN ,il primo testo teorico sull'astrattismo italiano. 5 Fausto Melotti Intanto gli artisti operanti nell'ambito di questa tendenza trovano sempre maggiore spazio in seno alle manifestazioni della cultura ufficiale (partecipano infatti alle quadriennali del 1935 e del 1939) e sullo scorcio del decennio riescono a superare la polemica esistenzialista che li oppone agli espressionisti di Corrente. Dopo il 1945 la questione dell'astrattismo si viene a porre come questione centrale dell'arte contemporanea diventando, in breve, una componente che si oppone al discorso antitetico del realismo. Dalla fondazione del Fronte Nuovo delle Arti (Venezia 1946) alla polemica suscitata dalla mostra all'alleanza della Cultura di Bologna (1948) attraverso il manifesto di Forma 1 (Roma 1947), è un susseguirsi di eventi in cui l'alternativa astratto-figurativo travalica la questione puramente formale ed estetica e investe il problema più vasto dei rapporti tra arte e società e arte e politica. Intanto la fondazione a Roma dell'art Club (1945), guidata da Prampolini e indirizzata tanto sul fronte della divulgazione che della formazione dei giovani astrattisti romani, e la grande mostra Arte astratta e concreta, allestita a Milano nelle sale di Palazzo Reale (1947-48), sono le tappe fondamentali per l'articolazione della poetica astratta che risulta ancora in questa fase fortemente legata alle esperienze geometrico razionaliste degli anni '30. L'art Club nel 1948 organizza la mostra Arte astratta in Italia (Roma, Galleria di Roma) dove espongono insieme ad alcuni maestri degli anni'30 giovani astrattisti romani che andavano riscoprendo e rivalutando il futurismo. In parallelo a questi avvenimenti la capillare estensione della tendenza astratta in Italia è testimoniata dalla fondazione di numerosi gruppi operanti in diverse città (Gruppo 7 a La Spezia; Manifesto dell'astrattismo classico redatto a Firenze nel 1950) e dalla ripresa a Milano, con l'appoggio del critico Gillo Dorfles, del gruppo astratto tramite la fondazione del Mac, che estende ben presto la sua influenza a diverse città italiane. Sul piano critico,mentre si moltiplicano gli interventi, a vari livelli, sulla polemica astratto-figurativo, Lionello Venturi nel presentare alla Biennale di Venezia del 1952 il Gruppo degli Otto parla di astratto-concreto, indicando così il superamento dell'estetica di origine neoplastica. Sullo scorcio del decennio, particolarmente significative sono le esperienze degli spazialisti a Milano (manifesto 1948), mentre a Roma viene fondato il Gruppo Origine (1950) formato da Capogrossi, Ballocco, Burri e Cagli. Questi ultimi pervengono singolarmente a soluzioni affatto originali per l' arte astratta, aprendo la porta alle ricerche informali degli anni'50. Balla Giacomo Balla, Giacomo. - (Torino 1871 - Roma 1958). Si formò a Torino e a Roma, dove si trasferì nel 1893, in un ambito culturale partecipe del socialismo umanitario e del positivismo scientifico, affrontando tematiche come il paesaggio urbano e le condizioni umane (ciclo Dei viventi, 19021905), in un linguaggio che trae elementi dal verismo, dal liberty e dal neoimpressionismo. Artista maturo e affermato, nel 1910 firmò, con i suoi allievi Boccioni e Severini, il Manifesto dei pittori futuristi e il Manifesto tecnico della pittura futurista, ma il suo più originale contributo iniziò dal 1912 con la serie di studî sul movimento (dal Dinamismo di un cane al guinzaglio, 1912, Buffalo, Albright-Knox Gal., alle serie sulla "velocità d'automobile", sul "volo di rondine", ecc.) e sulle "compenetrazioni iridescenti". L'interesse per la forma pura e soprattutto per il colore sfociarono in ricerche di rigorosa astrazione. Partecipò intensamente alle manifestazioni futuriste, creando e interpretando azioni sceniche, disegnando vestiti, costumi, mobili, progettando complessi plastici. La sua posizione critica nei confronti del secondo futurismo, latente a metà degli anni Venti, si accentuò all'inizio degli anni Trenta, portandolo a un isolamento e a un ripiegamento su una ricerca di figurazione naturalistica. 7 Balla Giacomo Balla Giacomo 9 Balla Giacomo Boccioni Umberto Nato a Reggio Calabria nel 1882, dopo un'infanzia trascorsa in varie città italiane, nel 1901 Boccioni giunge a Roma e si iscrive all'Accademia di belle arti. Qui conosce il pittore Gino Severini e insieme frequentano lo studio di Giacomo Balla, artista già affermato. Boccioni vi apprende la cosiddetta tecnica divisionista: un tipo di pittura basata sull'uso di colori puri, non mescolati tra loro e disposti sulla tela in piccole pennellate affiancate densamente. Nel 1910 incontra il poeta e scrittore Filippo Tommaso Marinetti: un carattere rivoluzionario che l'anno prima aveva pubblicato a Parigi il Manifesto del futurismo, un vero e proprio programma per rinnovare l'arte, la letteratura e la vita. Dalle discussioni con questi amici, prende avvio il futurismo in pittura e in scultura e Boccioni ne diventa uno dei maggiori interpreti. 11 Boccioni Umberto Nel 1910 Boccioni firma il Manifesto dei pittori futuristi e La pittura futurista: manifesto tecnico, nei quali si legge: "Tutto si muove, tutto corre, tutto volge rapido"; e ancora: "le cose in movimento si moltiplicano, si deformano, susseguendosi, come vibrazioni, nello spazio che percorrono". Il pittore del nuovo secolo si trova di fronte a una realtà diversa: la città è una metropoli affollata, con tensioni politiche, automobili e biciclette che corrono. E poi ci sono i treni, i primi aerei e insieme il rumore, la concitazione. Come rappresentare tutto ciò? Nelle opere futuriste di Boccioni troviamo proprio questi temi: la velocità delle macchine, degli uomini e anche dei cavalli ("un cavallo in corsa non ha quattro gambe: ne ha venti"); la simultaneità, ossia la presenza di situazioni fisiche o temporali diverse nella stessa scena; lo stato d'animo. Intorno al 1914 Boccioni attraversa un periodo di profonda crisi, provocata dal suo coinvolgimento attivo nella vita politica. Come molti altri futuristi, affascinati dagli aspetti eroici e dinamici della guerra, si schiera a favore della partecipazione italiana alla Prima guerra mondiale. Inizia una nuova fase artistica. L'artista torna a rappresentare figure piene, modellate secondo un tradizionale stile continuo. Di questo periodo è il Ritratto del maestro Ferruccio Busoni: un celebre musicista dell'epoca, teorizzatore di nuove frontiere musicali, precursore per certi aspetti anche della musica elettronica. Nel luglio del 1915 Boccioni si arruola volontario e parte per il fronte. L'anno successivo muore, presso Verona, per una caduta da cavallo. Boccioni Umberto 13 Prampolini Enrico Pittore, scenografo, scrittore d'arte italiano (Modena 1894 - Roma 1956). Fu uno dei più noti rappresentanti del futurismo, cui aderì dal 1912, contribuendovi con «manifesti» e scritti polemici, caratterizzando fin dall'inizio la sua ricerca col prediligere come mezzo espressivo il collage polimaterico. Dopo un periodo preparatorio in cui assimilò, assieme agli elementi futuristi, quelli del cubismo e dell'astrattismo (es. Architettura della tarantella, 1922, Łodź, Museo d'arte; Danza meccanica, 1924), P. si avviò gradatamente attraverso forme puramente astratte e mezzi polimaterici, verso una rappresentazione di visioni fantastiche di forte luminosità, oggetti e corpi cosmici, che simboleggiano di fatto il potere dello spirito umano sulle forze naturali, attraverso i mezzi della civiltà moderna e la sua compenetrazione con esse (es. La magia della stratosfera, 1931; Metamorfosi geologica, 1933; Pittura solare, 1939, ecc.). In contatto con i maggiori movimenti d'avanguardia del Novecento, svolse un importante ruolo come organizzatore di eventi. Interessante fu anche il suo contributo teorico nel campo della scenografia teatrale. Prampolini Enrico 15 Ivo Pannaggi Nasce a Macerata nel 1901 e sin dai primi anni di vita si dedica all'arte. Nel 1922 scrive insieme a Vinicio Palladini, e con la supervisione di Filippo Tommaso Marinetti, "Il Manifesto dell'Arte Meccanica Futurista". Nel 1920 crea i collages postali, divenendo così inconsapevolmente un antesignano della moderna mail art. Si iscrive in due occasioni alla Scuola di Architettura prima a Roma poi in quella di Firenze, senza tuttavia terminare il corso di studi. Nel 1926 partecipa alla XV Biennale di Venezia con opere aniconiche dal titolo "Funzioni architettoniche e Funzioni geometriche". Successivamente si staccò dal movimento futurista avvicinandosi, soprattutto ideologicamente, alle avanguardie comuniste sovietiche, come Malevic e El Lissitzky. Negli anni '30 si trasferisce in Germania dove frequenta, fino alla chiusura voluta da Adolf Hitler, il Bauhaus. Nel 1933 torna a Macerata dove rimane fino alla fine della seconda guerra mondiale. Dal 1949 al 1960 vive in Norvegia dove realizza come architetto dello Stato tre opere: Villa Rund, Villa Olsen e Villa Feinberg. Tornato a Macerata, trasforma in ironia anche la sua vita privata, arrivando a pubblicare il suo annuncio mortuario alla rivista "Futurismo Oggi". Si spegne nella sua amata città natale nel 1981. Nel 1985 viene intitolato a suo nome l'allora Istituto professionale femminile (oggi Istituto Professionale di Stato "Ivo Pannaggi") Ivo Pannaggi 17 Ivo Pannaggi Ivo Pannaggi 19 Depèro Fortunato Depèro, Fortunato. - Pittore italiano (Fondo 1892 - Rovereto 1960). Aderente al movimento futurista, fu tra i firmatarî del manifesto dell'"aeropittura" (1926) e, con E. Prampolini, tra i più vivaci rappresentanti del "secondo futurismo" (La rissa, Roma, Galleria d'arte moderna; Nitrito in velocità, 1932, Genova, collezione Della Ragione). Egli apportò al futurismo un gusto spontaneo per la battuta sapida, di carattere popolare e più precisamente radicato nel folclore dell'Alto Adige (Sbornia monumentale, 1946, Milano, collezione A. Palazzolo) e con Balla e Prampolini studiò le applicazioni del futurismo alle "arti applicate" (tipografia, pubblicità, e, soprattutto, arazzi, cui si dedicò per venti anni). Esercitò anche con successo la scenografia. Depèro Fortunato 21 Oriani Giuseppe Oriani, Giuseppe (Pippo). - Pittore, architetto e scenografo italiano (Torino 1909 - Roma 1972). Dopo avere intrapreso gli studi di architettura si avvicinò alla ricerca pittorica, aderendo nel 1928 al gruppo futurista torinese ed esordendo con due quadri fuori catalogo presentati al Parco del Valentino di Torino su invito di E. Prampolini. In quegli anni fu presente nelle principali esposizioni del gruppo, dalla mostra milanese del 1929 alla galleria Pesaro all’Esposizione Internazionale di Barcellona dello stesso anno, dove ottenne il primo riconoscimento ufficiale per la scenografia. Trasferitosi a Parigi su stimolo dell’amico Fillìa, che lo aveva convinto della necessità di prendere contatto con le avanguardie europee, vi soggiornò tra il 1930 e il 1935, frequentando lo stesso Prampolini, G. Severini e gli astrattisti, e realizzando in collaborazione con gli scrittori T. Cordero e G. Martina il lungometraggio Vitesse (1930-31), unica testimonianza rimasta delle sperimentazioni cinematografiche del movimento. Presente alla Biennale di Venezia del 1932, O. vi espose opere dal tratto sintetico e dalle forme epurate, pienamente ascritte ai canoni dell’astrattismo. Dopo una breve parentesi aeropittorica, tornò ad aderire nuovamente ai canoni espressionisti, mentre a partire dal secondo dopoguerra sperimentò un linguaggio pittorico dalle cifre stilistiche arcaiche e primitiviste. Nel dopoguerra svolse l’attività di architetto ed arredatore, per ritornare negli anni Cinquanta alla pittura con una particolare rivisitazione del periodo parigino e con la creazione di un nuovo ciclo, quello delle "presenze umane". Tra gli anni Cinquanta e Sessanta sue opere vennero esposte in numerose personali, tra le quali vanno citate la mostra tenutasi alla Galleria Medusa di Roma (1964), l’antologica allestita presso la Galleria Rizzato-Whitwort di Milano (1966) e l’esposizione dei lavori del periodo parigino ospitata alla Galleria Donatello di Palermo (1971). Intensa anche la sua attività editoriale: caporedattore delle riviste Città nuova, Natura e Città futurista, fu collaboratore di quotidiani quali Il Secolo XIX e L’Ambrosiano. Un Catalogo generale delle opere di Giuseppe (Pippo) Oriani è stato pubblicato nel 2009 a cura di G. Lista e M. Margozzi. Oriani Giuseppe 23 Rho Manlio Rho, Manlio. - (Como 1901 - ivi 1957). A Como, parallelamente all'attività di grafico industriale, si dedicò da autodidatta alla pittura, affermandosi tra i protagonisti dell'avanguardia lombarda. Attento alle contemporanee esperienze europee e alle nuove istanze razionaliste, dai primi anni Trenta si volse a soluzioni astratte di matrice geometrico-costruttivista, che continuò a elaborare con coerenza anche negli anni successivi (Composizione, 1933, coll. priv.; Composizione 55-10, 1955, Torino, Galleria d'arte moderna; ecc.). Tra i promotori, nel 1938, del gruppo "Valori primordiali", nel 1940 firmò il Manifesto del gruppo primordiali futuristi Sant'Elia. Dal 1942 insegnò disegno e ornamentazione presso l'Istituto nazionale di setificio di Como. Radice Mario Radice, Mario. - Pittore italiano (Como 1898 - ivi 1987). A Como, dove si formò da autodidatta, fu in stretto contatto con M. Rho e G. Terragni con i quali condivise le proprie ricerche orientate entro un campo di rigorosa astrazione geometrico-costruttivista (Ritratto segreto, 1936, Torino, Galleria d'arte moderna). Tra i fondatori, con M. Bontempelli, del gruppo e dell'omonima rivista Quadrante (1932-36), nel 1934 sottoscrisse, con O. Licini, M. Fontana e F. Melotti, il primo manifesto di poetica astratta. Primo in Italia a eseguire decorazioni murarie astratte (casa del Fascio di G. Terragni, 1934-36; fontana della Camerlata progettata nel 1936 e realizzata nel 1960, entrambe a Como), nel 1938 aderì al gruppo Valori Primordiali firmando, nel 1939, il manifesto del Gruppo Primordiali Futuristi Sant'Elia. Dopo la guerra le sue opere, che si mantengono coerentemente nell'ambito non figurativo, appaiono caratterizzate da un maggior dinamismo e da valori cromatici più accesi (mosaici, villa Bini, Como, 1952-53; Composizione G.R.A., 1955, Torino, Galleria d'arte moderna). 25 Radice Mario Radice Mario 27 Licini Osvaldo Pittore astrattista, nasce nel 1894 a Monte Vidon Corrado, un piccolo paese dell'entroterra marchigiano, nell'allora provincia di Ascoli Piceno. Cresce lontano dai genitori, il padre è un abile disegnatore e la madre direttrice di una casa di moda, i quali lo affidarono alle cure del nonno Filippo. Compie i suoi studi primari prevalentemente dislocandosi tra il suo paese natale e la città di Fermo. Nel 1911 si iscrive all'Accademia di Belle Arti di Bologna dove inizia assai presto a stupire: i suoi primi ritratti già riportano una grande capacità di spaziare e molti gradi di libertà di visione. Nel 1913 scrive "i racconti di Bruto", raccolta di storie musicate da una prosa molto ricercata, con molte assonanze poetiche. Si riconoscono tra i personaggi di questa raccolta tratti che possono essere ricondotti ai suoi compagni di vita e d'arte. Questo lascia intravedere che Licini non è un artista limitato ma può spaziare anche verso i vari campi dell'arte. Nel 1914 si diploma presso il corso di pittura, ove tra i suoi compagni di corso più illustri si ricorda Giorgio Morandi. In seguito si trasferì a Parigi dove prese ispirazione dalla pittura di Henri Matisse. Nel 1958 a sorpresa vinse il premio della Biennale di Venezia. Negli anni venti Licini si rivolge ad una pittura di paesaggio postimpressionista e fauve, con una riflessione su Morandi, ma la prima esposizione risale al 1914, all'Hotel Baglioni di Bologna. La sua fama è dovuta al fatto di essere stato uno dei primi in Italia a muoversi negli anni '30 verso l'astrattismo, inteso in senso europeo. Nel 1935 infatti è a Parigi e visita lo studio di Kandinsky e la mostra di Man Ray alla Galleria di Cahiers d'Art. L'astrattismo di Licini è comunque sia lontano dagli altri italiani, di Como e Milano. La sua pittura astratta è poesia[senza fonte], è potentemente lirica: è l'unico che si libera dalle gabbie del razionalismo geometrico attraverso il colore, la fantasia e un segno che lo conduce in un clima decisamente espressionistico e quindi pre-informale. L'unico artista a cui può essere avvicinato è Klee[senza fonte]. Gli anni '40 segnano l'abbandono di ogni dogma e la sua arte entra nel campo di un surrealismo fantastico sui generis, in cui influenze nordiche (la moglie era svedese), poesia simbolista e post-simbolista, proprie riflessioni e motivazioni poetiche si fondono in serie di straordinaria intensità che arriveranno negli anni cinquanta a una totale immersione in un mondo non sognato, ma fantastico e fatto di sola arte e di una riflessione sulla propria pittura. Licini Osvaldo 29 Licini Osvaldo Licini Osvaldo 31 Soldati Atanasio Soldati, Atanasio. - (Parma 1896 - ivi 1953). Conclusi gli studî in architettura a Parma, si stabilì nel 1925 a Milano dove, dopo un esordio figurativo di matrice purista, si volse alla ricerca astratta della quale fu, in Italia, tra i principali esponenti. Sostenuto da C. Belli e in contatto con l'ambiente artistico raccoltosi intorno alla Galleria il Milione, nei primi anni Trenta S. cominciò a elaborare, indagando le potenzialità espressive della forma e del colore, opere di un rigoroso astrattismo geometrico (Composizione in nero, 1935, Torino, Gall. civica d'arte moderna); dopo il 1939 tornò ripetutamente alla figurazione (La casa rossa, 1943 Torino, Gall. civica d'arte moderna). Dal 1943 al 1945 partecipò alla Resistenza interrompendo l'attività pittorica; riprese a dipingere nel dopoguerra seguendo con coerenza una ricerca rigorosamente astratta. Insegnò all'accademia di Brera (1946-48) e fu, nel 1948, tra i promotori del Movimento per l'arte concreta. Soldati Atanasio 33 Capogròssi Giuseppe Capogròssi, Giuseppe. - (Roma 1900 - ivi 1972). Iniziò a dipingere sotto la guida di F. Carena. Fu più volte a Parigi (1927, 1933), dove il suo nome fu legato dalla critica alla scuola romana e alla pittura tonale, ma, nonostante i contatti con l'ambiente di Scipione e di Mafai, la sua pittura se ne discostava per una esigenza di rigore compositivo e per l'interesse alla scomposizione cubista. Più intensa si fece poi nelle sue opere la ricerca cromatica e la tessitura di ritmi spaziali, preludendo così alle esperienze che lo impegnarono dall'immediato dopoguerra. Nel 1951 C. partecipò alla fondazione/">fondazione del gruppo romano Origine e nel 1952 aderì al Gruppo Spaziale milanese. Abbandonato ogni riferimento al mondo oggettivo, concepì uno spazio coscientemente strutturato da un segno dalla semplicità quasi archetipica, sempre riconoscibile ma riproposto in continue varianti e valori sempre nuovi. Nel 2012, nella ricorrenza del quarantennale della morte, una grande retrospettiva della sua produzione pittorica è stata allestita a Savona presso la Pinacoteca Civica di Palazzo Gavotti. Capogròssi Giuseppe 35 Capogròssi Giuseppe Burri Alberto Burri, Alberto. - (Città di Castello 1915 - Nizza 1995). Laureato in medicina, ha iniziato a dipingere mentre era prigioniero, durante la seconda guerra mondiale, negli Stati Uniti e, dedicatosi poi completamente alla pittura, si è presto rivolto (1947) a ricerche astratte con l'impiego di particolari materiali: sabbie, catrami, pomice, smalti divengono mezzi di un rinnovamento del linguaggio pittorico e un originale contributo alla poetica informale. Nel 1951 ha partecipato alla fondazione/">fondazione del gruppo romano Origine. Alle serie dei Neri, dei Gobbi (la superficie del dipinto è deformata da rigonfie protuberanze inserendo da dietro il telaio rami nodosi), delle Muffe, dei Sacchi (i primi risalgono al 1950), seguono le Combustioni (1957), i Ferri (1958), i Legni (1959) e poi, passando alla manipolazione di materie artificiali, le Plastiche degli anni Sessanta. I materiali (la iuta grossa e consunta dei Sacchi è materiale pittorico alla stessa stregua del catrame, del colore ad olio o sintetico, delle plastiche trasparenti ripiegate o combuste), il collage, le lacerazioni, le cuciture, le bruciature si presentano in una drammatica e violenta immagine (a volte, tuttavia, segnata da una grazia e raffinatezza apparentemente contraddittorie), sempre controllata e orchestrata dal pittore. Tipiche degli anni Settanta sono le serie dei Cretti, dalle vaste superfici screpolate, e dei Cellotex, dove la ricerca di B. sembra indirizzarsi sempre più verso una pittura pura in un ordinamento della composizione ora segnata dalla severità di una "divina proporzione" ora più allusiva nelle forme e nei colori. Una progressiva tendenza alla monumentalità caratterizza la sua produzione dalla fine degli anni Settanta, a partire dai cicli pittorici, nei quali tornano le relazioni fra materia pura e intervento pittorico (Il viaggio, 1978-79; Sestante, 1983; Annottarsi, 1985-86; Metamorfotex, 1991; Nero e oro, 1993), fino alle grandi sculture in ferro (Grande ferro sestante, 1982; Ferro U, 1990; ecc.). Nell'ambito del laboratorio di progettazione del Belice ha ideato il grande Cretto di cemento bianco (iniziato nel 1985) che ricopre le macerie di Gibellina. L'artista ha lasciato molte opere alla fondazione da lui costituita nel 1978 a Città di Castello, sua città natale (Palazzo Albizzini, aperto nel 1981, ed ex Seccatoi del tabacco, 1990). Tra le numerose mostre che hanno presentato la sua opera si ricordano: la grande antologica tenuta a Roma al Palazzo delle esposizioni, e quindi a Monaco e Bruxelles (1996-97); la mostra Burri inedito, ospitata dalla Fondazione Burri a Città di Castello (2000) e, più recentemente, la retrospettiva Alberto Burri (2008), organizzata dalla Triennale di Milano, e Alberto Burri. Opera al nero. Cellotex 1972-1992, esposizione dei lavori sul materiale industriale prediletto dall'artista allestita a Verona presso la Galleria dello scudo nel 2012. Tra i numerosi riconoscimenti ricevuti da B., ricordiamo il premio AICA alla Biennale di Venezia del 1960, il premio Marzotto 1964, il Gran Premio della Biennale di San Paolo nel 1965, il premio Feltrinelli per la grafica nel 1973. 37 Burri Alberto Burri Alberto 39 Cagli Corrado Cagli, Corrado. - Pittore italiano (Ancona 1910 - Roma 1976). Formatosi a Roma, soggiornò a lungo a Parigi e a New York. Partecipò attivamente al movimento pittorico moderno, sperimentando tutte le tecniche pittoriche, compreso l'encausto e il mosaico, dapprima nell'ambito della "scuola romana", poi attraverso sottili ricerche formali di una prospettiva quattrocentesca, scandita in senso quasi metafisico nei valori cromatici e di movimento, fino a giungere a composizioni astratte. Si orientò poi verso motivi realistici per tornare quindi a una ricerca di ritmi spaziali e geometrici. Notevole la sua attività grafica e il suo impegno nell'arte monumentale e applicata che lo condusse a importanti realizzazioni (fontana di Terni, 1931-35) e a partecipare con originalità al risorgere della scuola dell'alto liccio in Italia (arazzi di Asti). Cagli Corrado 41 Contemporanei Anastasia Antonio Antonio Anastasia Via Leone IV, 38- 00192 Roma Studio: 06 397 42091 Mobile: 329 4047 918 - e -mail: [email protected] Sito Web: www.antonioanastasia.com Antonio ANASTASIA, un artista poliedrico, nato a Maglie ( Lecce) il 15.01.1948. Fin da bambino ha sempre avuto un contatto fisico quasi giornaliero con i colori: amava infatti andare di nascosto nel laboratorio del padre Salvatore, pittore/decoratore, dove si divertiva a miscelare i vari barattoli di colore, smalti o tempere, per scoprirne gli effetti cromatici durante l’amalgama e le molteplici tonalità di colore che riusciva ad ottenere. Finiva, in genere, con il pitturare parti delle pareti o degli infissi del laboratorio scampando, divertito, alle imprecazioni del padre. Questa connaturata vena artistica ed amore per il colore percepita nel suo DNA, lo hanno portato in modo naturale a scegliere di continuare l’indirizzo artistico. Ha iniziato a dipingere su tela sin dall’età di 14 anni. Nel 1965 consegue il Diploma di Maestro D’Arte presso l’Istituto Statale D’Arte di Lecce. Nel 1969 consegue il Diploma di Laurea dell’Accademia di Belle Arti di Roma con il privilegio di avere come Docenti gli illustri Artisti: Renato GUTTUSO, Franco GENTILINI, Piero GUCCIONE e Mino MACCARI. Dal 1968 al 1973 collaboratore presso lo studio grafico/pittorico/pubblicitario dove si occupa della progettazione e l’esecuzione di opere destinate alla decorazione interna di tutte le agenzie Alitalia nel mondo. Nel 1971 partecipa con successo al Concorso “ Venticinquennale Alitalia” per l’emissione di un francobollo. Collabora presso lo studio grafico 70sigla alla ideazione, progettazione ed esecuzione di nuovi loghi aziendali.Dal 1974 al 2005 affianca all’attività professionale artistica quella di grafico nella compagnia di bandiera Alitalia, Ufficio Cartografia. Si occupa della produzione delle Carte di Navigazione Aerea e relative fasi di stampa, della progettazione ed esecuzione di molti depliant per i Viaggi del Papa nel Mondo e l’Agenda Operativa per il personale di volo. Nel 1990 diventa responsabile del gruppo ICARUS, per la produzione della Cartografia Computerizzata, contribuendo a dare concretamente nel campo specifico notevole prestigio Europeo alla Compagnia Aerea Italiana. Infatti le carte prodotte al computer vengono distribuite e venduteanche a varie compagnie Europee.Partecipa a varie mostre collettive aziendali a livello Internazionale. Nel 2005 dà le dimissioni dall’ Alitalia.Dal 2009, a seguito della dolorosa e prematura scomparsa della moglie Rita si rifugia nel suo studio dedicandosi esclusivamente con più energia e immutata passione alla sua primaria professione artistica continuando a sviluppare una attività di ricerca personalissima iniziata sin dagli anni 70 - (CONTINUA) Incontri Planetari – 2014, Smalto sintetico su legno cm.108 x 60 43 Anastasia Antonio finalizzata a perfezionare tecniche che diano vita alle sue idee, ai sogni ed alle emozioni con nuove forme espressive attraverso l’uso di smalti ed altro senza l’ausilio dei pennelli distribuendo con inusitata maestria il colore con la sola spatola riuscendo a creare irripetibili e straordinari effetti cromatici. In queste opere astratte/informali esprime tutta la sua forte e densa carica espressiva densa di energia vitale. Inizia così un periodo di intenso lavoro ricchissimo di importanti opere, con la partecipazione a moltissimi eventi artistici in Italia ed all’estero ottenendo numerosi ed importanti premi, nomine Accademiche ed apprezzati riconoscimenti da parte di molti professionisti, galleristi e noti critici d’Arte. Segnalato ed inserito in molte copertine e prestigiose pubblicazioni artistiche ed Annuari d’Arte Moderna e Contemporanea. Viene costantemente invitato a partecipare a mostre personali e collettive Internazionali ( Stati Uniti, Sudamerica, Canada, Australia, Giappone, California, Emirati Arabi oltre che in tutta Europa). Molte opere sono in varie collezioni private. Alcune in permanenza all’ l’Hotel Fabio Massimo a Roma. Recentemente selezionato dal noto Critico e Storico d’Arte Prof. Vittorio SGARBI è stato inserito sul volume “Porto Franco gli artisti sdoganati da V. Sgarbi” con una sua recensione critica. Inserito nel sito internazionale di Sgarbi www.bebopart.com . Scelto dal celebre Storico e Critico d’Arte Contemporanea Achille Bonito Oliva per partecipare alla“Esposizione Triennale di Arti Visive a Roma 2014 “, presso l’Università La Sapienza di Roma . Presente sul volume della Triennale, edito dalla Mondadori con una lunga recensione del Prof. Sergio Rossi, docente di Storia dell’Arte Moderna. Pensiero d’Amore – 2012, Smalto sintetico su legno, 64 x 64 Il fuoco della Passione – 2015, Smalto sintetico e tempera su vetro, 56 x 54 Anastasia Antonio Esplosione in volo – 2015, Smalto sintetico su legno, 54 x 69 Il buco nero del debito pubblico Italiano – 2014, Smalto sintetico su legno, 56 x 50 C’è Vita su altro Pianeta – 2015, Smalto sintetico su faesite, 80 x 100 Abbraccio cromatico – 2015, Smalto sintetico su legno, 66 x 48 Falde inquinate – 2015, Smalto sintetico su alluminio, 49 x 63 45 Anastasia Antonio Impatto Galattico – 2015, Smalto sintetico su faesite, 80 x 100 Psicofollia – 2014, Smalto sintetico su legno, 60 x 76 Visione Autunnale – 2015, Smalto sintetico su legno, 80 x 50 Universo in festa – 2015, olio su tela esagonale, 35 x 40 Cacciatori Flavio Flavio Cacciatori nasce a Torino da una famiglia come tante, papà operaio Fiat, mamma casalinga, dopo gli studi statali decide che di scuole ne ha già viste troppe e va a lavorare. Diviene così decoratore di interni poi carpentiere fabbro. Dal 2013 abbandona tutto si dedica a tempo pieno alla sua arte “ Cromodinamica” parola che lo rapisce, così da libero pensatore effettua su di se i suoi studi quantistici, la sua arte muta in nuove dimensioni portando alla luce ciò che non si vede. Egli afferma che il non "vedere" deriva da una non consapevolezza di ciò che ci circonda. Le sue opere sono intese come mappe del territorio, per dare a tutti la possibilità di vederene il proprio, sotto una nuova veste. Per questo il suo nome d'arte è Il Pittore del Mistero. ARCONTI tela cm. 100x50 acrilico olio collage stratificato 47 Cacciatori Flavio NO TAV - acrilico stratificato collage - cm. 100x50 ISABELLE 120per 80 tecnica mista collage stratificato vinilico POTERE OCCULTO tecnica stratificata collage cm. 60xr40 acrilico Cruceriu Marius Marius Cruceriu nasce a Iaşi (Romania) nel 1986, attualmente vive e lavora a Paderno del Grappa (Treviso). Cruceriu si avvicina al mondo dell’arte da autodidatta, inizialmente si dedica alla fotografia per giungere oggi ad uno stile pittorico personale che si sviluppa attraverso una creatività dalle caratteristiche astratto-informali. Le sue prime esperienze nascono da una forte aspirazione che gli permette di sperimentare le numerose tecniche pittoriche; i suoi primi lavori sono realizzati su tavole di legno dimostrando una capacità pittorica che oggi rivela essere un interessante lavoro artistico. L’artista plasma la materia, modella con le sue mani materiali ed elementi diversi, quali legno, sabbie di isole lontane, sabbie vulcaniche che richiamano calore e leggerezza sono accostate al metallo capace di riflettere la luce, ma anche gessi lisciati, lavorati e dipinti che creano stati di rilievo. Una pittura incisiva e materica diventa metafora della sua personalità, le macchie cromatiche incise sulla tela rivestono ruolo fondamentale in quanto diventano portatrici di significati e di una comunicazione diretta con l’individuo. Le opere dell'artista Marius Cruceriu offrono al pubblico l’essenza della sua attività pittorica, un percorso artistico che coinvolge l'amatore d'arte per la cangiante raffinatezza cromatica e per l'audace composizione di elementi, colori, luci e linee. L’astrazione nelle opere di Cruceriu diventa un'espressione poetica artistica, i materiali, gli elementi e gli oggetti dialogano con l'osservatore esprimendo un segno creativo di forte suggestione. Le sue opere sono esposte in mostre e pubblicate su riviste e libri d'arte, sono presentate al pubblico di visitatori che si sente trasportato in ambientazioni dalle atmosfere particolari. Una vita segnata - cm. 40x40 tecnica mista su tela - 2015 49 Cruceriu Marius La storia grigia del muro - cm. 50x50 tecnica mista su tela - 2014 Un mondo freddo - cm. 50x50 tecnica mista su tela - 2014 Reazione molecolare 2 - cm. 40x40 tecnica mista su tela - 2015 Da Montefeltro Andrea Andrea da Montefeltro (Rimini, 4 marzo 1984), giovane scultore originario di Carpegna, laureato in biologia molecolare, crea opere ad un unico esemplare in base a sogni notturni. Ritroviamo le sue opere in collezioni pubbliche e private in Australia, Inghilterra, Messico, Stati Uniti, Emirati Arabi e su tutto il territorio italiano. La pietra che Andrea da Montefeltro leviga e cesella con delicata maestria, traforandola, entrando nel suo interno, ricavandone leggerezze ariose , quasi – a volte – sospese nel nulla. Una simbiosi perfetta- tra pietra e mano d’artista – che sottolinea, direi, l’abilità di chi quella pietra ora la assume come “materia/simbolo” di altri messaggi. Profondi, poliversi, pungolanti: perché ogni tema affrontato, ogni opera sono “lezioni” interdisciplinari. Ma al fondo c’è sempre un incontro con l’Uomo e con lo Spirito. Occorre entrarci lentamente dentro l’opera esposta, perché non è tanto l’estetica – che comunque attrae lo sguardo e spesso ammalia per il contenuto e l’eleganza - ma sarebbe, forse, solo un percorso tra “reperti”. L’artista ha sempre qualcosa da raccontare, non solo da mostrare. E per questo, credo, Andrea da Montefeltro, è artista moderno ma senza perdere il senso profondo del significato dell’arte. Forse ieri era più immediata la lettura di un Michelozzo o di un Caravaggio: eppure una lezione non soltanto prospettica vi era e non sempre immediata . Davanti ad Andrea da Montefeltro occorre l’apporto di una cultura che ogni “movimento” della pietra esprime. Teologia, religione/religioni, alfabeto di “verbi” dall’ origine annebbiatasi nel tempo; letture oggi forse dimenticate nell’allontanarsi da quelle origini che avevano “scolpito” i valori e il senso quotidianamente vissuti dei testi biblici, delle “cratos” elleniche, sofoclee o demostoniane.. Per questo Andrea da Montefeltro è artista moderno ma non nel senso generalmente inteso della semplice contemporaneità. Anzi le sue distanze da tanti movimenti germinati già nel Novecento sono stellari. Davanti a queste sculture diventa impossibile dire “Che ci vuole, potevo farlo anch’io”( cfr: F.Bonami, 2009). Se arte- oggi – non è tanto ciò che è bello ma ciò che piace; se arte è ciò che fa commercio – come per i tanti “movimenti” spesso nati lontano da noi, Andrea da Montefeltro- alias Chiarabini- rientra poco in questi schemi classificatori: è un po’ navigatore solitario, un po’ genio che con la stella polare volta alle radici profonde dell’arte, vista come un “paniere” di valori e culture. I temi affrontati, incisi - si dovrebbe dire - nella pietra, sprigionano una visione del mondo tutt’altro che localistica, anzi in linea con la stagione globale in cui viviamo ma l’affronta con sguardo alle radici. Un tema, con il tempo, emerge, quasi a testimoniare questa capacità di leggere la universalità del momento storico mai limitandosi ad una lettura del quotidiano e fugace, lontano dal “carpe diem”. E questo tema cresciuto nel frattempo, di opera in opera, è , potremmo dire, l’ammirazione e la trepidazione per il Creato, che non è più ormai uno schema ideologico ma è diventato un fattore di preoccupata e consapevole attenzione per la Umanità, in quell’Eden, che è la culla delle generazioni cui lasciare il messaggio della continuità nella consapevolezza del bene e del buono e del bello. Le opere di Andrea da Montefeltro, quindi, hanno la capacità di essere “contemporanee” nella consapevolezza che anche l’arte è chiamata a dare contributi non peregrini, non semplicemente suggestioni o pedissequamente stesi sulle anemie quotidiane, ma alla cultura di una esistenza consapevole. E’ arte, dunque, che contiene , come la grande arte sempre ha fatto, messaggi non solo di estetica ma di valori, ora religiosi, ora, anche, di estrema attualità nella dimensione di un conflitto, mai sopito, tra male e bene che è alle origini dell’uomo. Prof. Giancarlo Renzi www.andreadamontefeltro.it 51 Andrea da Montefeltro Circinus - collezione privata eseguita a mano su pietra L’arco di nessuno - eseguita a mano su pietra Andrea da Montefeltro Lumen gentium - eseguita a mano su pietra De Coelestis Hierarchia- eseguita a mano su pietra , con implementazione movimento e tecnologia a modulazione led 53 Andrea da Montefeltro Old ritual - eseguita a mano su pietra , con implementazione movimento e tecnologia a modulazione led Croce dell’Apocalisse - Musei Vaticani , eseguita a mano su pietra Filippi Paolo Paolo Filippi, nato a Roma il 12 novembre 1951 residente a Roma, docente della cattedra di grafica pubblicitaria della Provincia di Roma. Dopo aver svolto la professione di Art director presso alcune agenzie pubblicitarie della capitale, si laurea in D.A.M.S. (Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo Indirizzo Arti ) conseguita presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Bologna nel 1984, con votazione 110/110 e abbraccia la carriera di insegnante. Ha al suo attivo una lunga serie di mostre personali che hanno riscontrato un grande interesse di pubblico e critica. La poetica che ispira i miei lavori è legata alle fonti primarie dei fenomeni naturali. La cosmologia dell’universo. L’universo visto come “insieme”, “corpo vivo” in perpetuo divenire, in mutazione continua di materia, forze, energie profonde. Fenomeni cosmici, planetari. Spazi siderali. Buio e gelo, fuoco e magma lavico. Alchimia della vita: forma e struttura, ma soprattutto corpo, energia e materia in rigenerazione e trasformazione senza fine. Primordio dell’esistenza. Caos e ordine predefinito: sempre diverso, sempre immutabile. “Pattern” infinito: ogni “frame” è evento irrpetibile, uguale solo a sé stesso, ma al contempo riprodotto in un “continuum” di unità e multiplo infinito. Frammento, modulo di trasformazione e corpo unico. Il cosmo come fenomenologia di eventi: organici, magnetici, materici. Primari. 55 Filippi Paolo Filippi Paolo 57 Filippi Paolo Lucato Roberto E’ sorprendente notare quanto il contesto natale influisca in maniera determinante sul linguaggio espressivo dell’artista, che onora questo legame ancestrale nella vivacità dello scenario cromatico. Nella provincia trevigiana di Castelfranco Veneto nasce nel 1966 Roberto Lucato, che sin da subito si è interessato alle cosiddette “belle arti”. Una sensibilità innata influenza notevolmente il suo avvicinamento all’universo creativo con una curiosità che spazia con disinvoltura dalla musica alla pittura. Dal 1978 l’artista si avvicina alla musica, formandosi nello studio del fagotto e diplomandosi con il massimo dei voti nel 1986 al Conservatorio di Musica “B. Marcello” di Venezia sotto l’egida del maestro Oscar Trentin. Successivamente al diploma, inizia per Roberto Lucato un periodo particolarmente intenso di impegni per l’attività concertistica sia in Italia che all’estero. Numerose e prestigiose sono state le collaborazioni artistiche e le esperienze maturate negli anni, ha collaborato con l’Orchestra del Teatro La Fenice di Venezia, I Solisti Veneti, l’Orchestra Giovanile Italiana, l’Orchestra da Camera di Padova e del Veneto, l’Orchestra Regionale Filarmonia Veneta etc. con direttori quali Riccardo Muti, Gustav Kuhn, Krzysztof Penderecki, Peter Maag, Eliahu Inbal etc. e artisti quali Montserrat Caballé, Marilyn horne, Chris Merritt, Salvatore Accardo, Mario Brunello, Amii Stewart, Malika Ayane, Buena Vista Social Club etc. La sua passione per la musica sfocia nell’insegnamento, divenendo a sua volta docente di fagotto al Conservatorio di Musica di Trento, di Messina e di Perugia, mentre dal 1999 diviene titolare della cattedra presso il Conservatorio di Musica a Cagliari. Non lontana dalla musica, la pittura si affaccia all’orizzonte, un’espressione creativa che Roberto Lucato ha sempre coltivato con sincera passione, realizzando peraltro nel corso del tempo anche quattro cicli pittorici dedicati alle orchestre, alle cortecce, agli uomini pensanti fino alla serie intitolata “la mia isola”, porto sicuro per un approSenza titolo do emotivo. L’autore risente della ricca eredità culturale tramandata, quale testimonianza del significativo periodo artistico dell’avanguardia italiana del dopoguerra. Dall’erede della pop art italiana (Schifano) al precursore della psicologia della forma (Biggi), fino al surrealismo metallico (Pozzati), Lucato ripercorre i più immediati canali espressivi nella divulgazione di un accorato dissenso verso l’attuale situazione socio-politica, gettata sotto le putride acque della corruzione. Il motivo delle orchestre nasce dopo l’incendio del Teatro La Fenice di Venezia, nel quale ha avuto modo di esibirsi più volte. Nell’ambito di questo ciclo il connubio tra la musica e la pittura è oltremodo tangibile. La seconda serie legata alle cortecce rappresenta suggestioni arboree, elevate a metafore che raccontano il disagio del genere umano, le difficoltà dell’uomo verso il mondo esterno. Nell’ambito di uno studio iconologico la corteccia si trasforma in grembo materno, assumendo una simbologia fondata sul principio dell’ἀρχή (dal greco “genesi”), riferendosi all’origine ontologica dell’essere. Il terzo ciclo pittorico è dedicato alla fragilità della mente umana e dunque agli uomini pensanti, raffigurati in maniera stilizzata riversi su se stessi. La posizione delle figure a testa china è emblematica dell’atto di pensare e della subordinazione al volere di natura, che ha reso l’uomo “debole” davanti al mondo sia nel corpo che nella mente . 59 Lucato Roberto Uomo Pensante Ambiente paludoso 1 L’ultima serie riprende il linguaggio metaforico, già impiegato nel secondo ciclo, associando l’aspetto frastagliato delle coste di ogni isola all’iter dell’esistenza umana, mai lineare e spesso percorso da difficoltà. La produzione pittorica di Roberto Lucato è stata esposta in mostre personali e collettive, destando l’attenzione della critica nazionale e del pubblico, ma soprattutto risvegliando le coscienze a lungo sopite. Sue opere si trovano in permanenza al Museo Civico “Giuseppe Sciortino” di Monreale (PA), alla Pinacoteca del Comando Regionale Carabinieri Regione Puglia, al Museo Civico “Federico Eusebio” di Alba (CN), una scultura dal titolo Uomo Pensante alta più di 3 metri è installata nei giardini Scipione Sacrati del Liceo Statale “Ludovico Ariosto” di Ferrara. E’ rappresentato a livello internazionale dalla Gagliardi Gallery King’s Road di Londra. Sull’orlo del precipizio Lucato Roberto Prigionieri dei propri pensieri Staccare la spina Strani sogni In bilico 61 Lucato Roberto Pensando al mondo che abbiamo fatto Il pensante Conoscenza interrotta vince la cultura del calcio I profughi del pensiero Margari Franco Vive e lavora a Firenze: dopo una lunga esperienza in campo grafico dove si è specializzato in tecniche incisorie, passione che lo accompagna da sempre, da 30 anni si dedica anche alla pittura. In questo arco di tempo ha qualificato la sua attivita’ espositiva partecipando a numerose collettive di prestigio e ha allestito molte personali, tra le più importanti quelle del 2000 alla Galleria Art Point Black con la quale ha presentato per la prima volta il suo ciclo “orizzonti”,così come in quelle al Centro d’Arte Puccini e alla Villa Medicea di Poggio Imperiale. Si ricorda inoltre la mostra del 2004 al Museo Diocesano di Firenze con 12 lavori ispirati al Vangelo di Giovanni uno dei quali è presente nella collezione contemporanea del Museo e quella al Consiglio della Regione Toscana, dove ha esposto 20 lavori di intenso astrattismo evocativo, uno dei quali fa parte della Pinacoteca Regionale. Sempre nel 2004 ha partecipato al Concorso Internazionale Firenze e ha vinto il primo premio fiorino d’oro per la pittura. Ha fatto parte, nel 2006 del movimento “NE5” con altri 4 artisti fiorentini, coi quali ha partecipato a vari eventi fra i quali il più importante la mostra al Palagio di Parte Guelfa a Firenze. Nel 2008 è presente al padiglione arte italiana a Pechino in occasione delle Olimpiadi, una sua opera fa parte della collezione del CONI. Nel 2010 inizia una collaborazione con la galleria americana Damoka Gallery che lo porta a fare due personali importanti a Los Angeles e a New York. Altra importante personale è stata nel 2011 nei prestigiosi spazi del Circolo degli Artisti Casa di Dante a Firenze in occasione dei 150 anni dell’unità d’Italia. Si ripete nel 2013 sempre negli stessi spazi presentando i suoi ultimi lavori del ciclo “ respiri degli elementi“. Il pittore ha partecipato, inoltre, alle Fiere d’Arte di Strasburgo, Pordenone, Padova, Reggio Emilia, Parma, Udine e Roma. Numerose sono le presenze in collezioni pubbliche e private. Abbraccio cosmico - tela cm. 70x100 63 Margari Franco La porta del risveglio - tela cm. 100x100 La prigione della mente - tela cm. 80x80 Margari Franco Cattedrale nel deserto Orizonte fragile - tela cm. 60x60 65 Margari Franco Profondo blu - tela cm. 70x100 Orizonte fragile 2 - tela cm. 60x60 Marturano Marco Mare calmo pastelli a cera su cartoncino – anno 2013 – 24x33 Marco Marturano è nato a Cagliari nel 1953, dove tutt’ora risiede . Ha compiuto studi classici e fin da giovane ha coltivato un grande interesse per l’arte in ogni sua forma. Completata la sua formazione giuridica si laurea entrando a far parte dell’Amministrazione dello Stato come funzionario in vari centri dell'isola, giungendo sino alla carriera direttiva, ottenendo vari riconoscimenti tra cui il Premio Basile e la nomina ad esperto nel proprio settore. Il suo tempo libero è catalizzato da ulteriori e qualificati studi giuridici e dalla lettura dei testi classici e storici che alterna ai classici della fantascienza. Proprio da quest'ultimi trae originali spunti creativi per la sua produzione artistica, che convivendo con le tecniche paesaggistiche tradizionali, si trasformano in elaborazioni personali aventi carattere sempre più astrattistico, sino alle sue ultime opere in cui si cimenta nell’astrattismo puro. Con questi paesaggi , affinati da lunga pratica oltre che dallo studio dei contemporanei, si è presentato nel sito “Pittori e quadri”, per mezzo del quale è stato contattato dai migliori critici ed espositori del settore. Aderendo a tali inviti ha conseguito il primo premio della critica nel concorso “Modern art 2015” indetto dall’Accademia Santa Sara, successivamente ha partecipato con successo al 32° concorso AD-ART conseguendo l’attestato di merito artistico. Nel frattempo coordina un gruppo di facebook “ASTRATTISMO NATURALISTICO” con la presenza di firme prestigiose della pittura prevalentemente astratta. Altopiano olio su cartoncino – anno 2006 – 33x24 Uno sguardo dall’altipiano (attestato di merito artistico) misto olio/acrilico su cartoncino anno 2015 – 47x33 Canne al vento -misto olio/acrilico su cartoncino – anno 2015 – 47/33 67 Marturano Marco Andando al mare (1 premio Modern art 2015) pastelli ad olio su cartoncino – anno 2014 – 33x47 Campuomu - pastelli a olio su cartoncino – anno 2014 – 33x47 Mari del sud misto olio/acrilico su cartoncino – anno 2015 – 33x47 Perrone Nino Bozzetto 3 Nino Perrone è nato a Bari, dove lavora nel suo studio in Piazza Chiurlia 4. Diplomatosi presso l’Istituto Statale d’Arte di Bari e perfezionatosi con i maestri A. Bibbò, V. Stifano, A. Bona, F.Calzi, F.Spizzico, ha conseguito numerosi premi e partecipato a varie estemporanee e molteplici collettive e personali, fra cui: galleria Michelangelo di Bari; personale galleria Le Muse di Bari ; personale galleria d’Arte Moderna Alba di Ferrara; galleria Nuova Vernice Bari; personale galleria Bonan Studio D’Arte Due a Venezia. Vincitore nel 1984 di un concorso di pittura nazionale indetto da Giorgio Mondadori, giudicato da Oreste Del Buono, Alberico Sala, Giorgio Soavi, Mario Spagnol, espone come vincitore del concorso nella galleria “Rizzardi” in via Brera a Milano, e successivamente nella galleria “Il Parametro” in via Margutta a Roma. Ripete il concorso nel 1986 e, giudicato da Carlo Castellaneta, Raffaele Crovi, Raffaele De Grada, Mario De Micheli, Bruno Munari, vince nuovamente esponendo prima nelle gallerie “Salomon Auguston & Algranti” via Sant’Eufemia a Milano e, ancora una volta, nella galleria “Il Parametro”a Roma. Fra le numerose collettive si menzionano: Expo Arte di Bari, esposizione in vari Castelli pugliesi - tra cui Bitritto, Trani,Valenzano - e in quello Svevo di Bari, nella importante collettiva Arte in Regione”. Di Lui hanno scritto Pietro De Giosa, Luigi Paolo Finizio, Guido Folco, Andrea Domenico Taricco, Franco Santamato, Raffaele Nigro, Maurizio Vitiello, con il quale ultimamente è stato ed è presente in varie collettive in tutta Italia, Salvo Nugnes, Elena Gollini , Vittorio Sgarbi, Nell’ultimo anno ha collaborato attivamente con l’associazione internazionale Incisori di Roma, con cui ha esposto nella “Casetta della Musica” a Latina e, successivamente, per la Fondazione “Luigi Faccioli” a Roma. Recentemente ha partecipato dal 27 giugno al 24 luglio alla collettiva “Spoleto Arte” a cura di Vittorio Sgarbi, presso il Palazzo Leti Sansi, allestita nel contesto del Festival dei 2 Mondi di Spoleto, il 23 ottobre alla collettiva internazionale “La Grande Exposition Universelle – La mostra dentro la Torre Eiffel” al Salon Gustave Eiffel a Parigi (quadro esposto: MAROSO – olio su tela 100x80 - 2013), ad ottobre 2014 alla collettiva internazionale “Spoleto incontra Venezia” presso Palazzo Falier di Venezia, a gennaio 2015 alla Biennale Internazionale di Palermo presso il Loggiato S. Bartolomeo (quadro esposto: CONNESSIONE – olio su cartapesta 70x66,5 – 2004) e presso il Museo Canova di Possagno (TV) .Il lavoro artistico di Nino Perrone è presente in due diverse pubblicazioni edite nel 2014 : “ASTRATTISMO “ storia ed evoluzione dalle origini ad oggi per la collana “I gioielli dell’Arte “Swing edizioni – Roma e percorsi d’Arte a cura di Enzo Le Pera, casa editrice “Rubettino” A settembre 2015 parteciperà alla rassegna internazionale d’Arte “Premio Sulmona” e a Dicembre a Vienna presso la galleria “Burn in gallery “ Connessione - olio su cartapesta cm. 70x66,50 - 2004 69 Perrone Nino Bozzetto 4 L’arte pittorica di Nino Perrone - di Vittorio Sgarbi - La sorprendente abilità nell’arte pittorica di Nino Perrone consiste nel saper coniugare lo stile classico tradizionale al Surrealismo più spontaneo e fantasioso. I temi spettacolari e le variazioni virtuosistiche seguono un vertiginoso percorso di aderenza alla realtà, nel trionfo dell’illusione. L’impressione, che scaturisce da Perrone è, che con il suo mestiere possa riuscire a raffigurare qualunque cosa, a fare di tutto tramite la pittura. Con ricca sapienza rappresentativa si cimenta con il pennello, padroneggiandolo al punto tale da immaginarlo mentre realizza le sue visioni ad occhi chiusi, quasi come un rabdomante. Nei quadri crea voli pindarici misurati sull’attendibilità dei dati percettivi, che le pennellate riconducono a rifiniture precise e dettagliate, nella consapevole adesione sentimentale all’immagine riprodotta. Emerge l’intento di rievocare, come in uno specchio, un’esauriente proiezione di esperienze personali vissute, nel desiderio di percorrere i sentieri emozionali delle avventure esistenziali e fantastiche. All’inganno dell’occhio si conforma la sua favola di linee e di colori, nella quale è interessante e piacevole soffermarsi ad apprezzare l’evoluzione narrativa originata dallo straordinario potere del racconto e dall’intrattenimento immaginario, evocato nelle tele. Non la storia, non la citazione emulativa di maestri antichi, ma bensì la prorompente ed esaltante fantascienza onirica, con la quale gioca, sogna, inventa effetti speciali dove ogni elemento sta al posto giusto, in un ritmo implacabile ed esatto. La sua poetica artistica si depura da ogni corpo estraneo, stupendo e chiamando l’applauso. La complessa e articolata ricerca di Perrone lo rende un coraggioso combattente sul campo dell’arte contemporanea, al quale bisogna meritatamente attribuire l’onore delle armi. Sensazioni - olio su tela cm. 60x50 - 2011 Perrone Nino Immensità - olio su cartone cm. 16x15 - 1999 Intreccio - olio su cartone cm. 20x15 - 2011 71 Perrone Nino Terrae olio su cartone cm. 15x15- 2012 Incandescenza mediterranea - olio su tela cm. 100x100 - 2015 Perseidi - olio su cartapesta cm. 66x65,50- 2006 Scorie spaziali- olio su cartoncino cm. 15x10- 2011 Santangelo Mario PITTORE : MARIO SANTANGELO , nome d'arte acronimo " MASAN "indirizzo : via Nazionale Appia Montedecore N°117- 81024 - Maddaloni (CASERTA) email : [email protected] tel. 320-3536690 -siti web: www.ioarte.org---www.astroarte.it. MARIO SANTANGELO , nasce a Maddaloni (CASERTA) il 15-04-1952 - Professionista ingegnere strutturista , selezionato in ambito europeo per propri lavori eseguiti nel 1990 dal Gruppo I.R.I. ( Istituto Ricostruzione induatriale ) a Milano nel Salone delle Arti per la rappresentazione delle nuove leve della architettura edile in Europa. Nel 1987 riresplode in me L'ANTICO AMORE per l'arte pittorica che in età giovanile abbandonai per il conseguimento degli studi tecnici di ingegneria all'Università degli studi di Napoli . Quindi iniziai a disegnare e dipingere prevalentamente ritratti di persone , paesaggi , successivamente iniziai a dipingere una pittura automatica di incoscio surrealista , una pittura di impulso , di getto , automatica , in cui il quadro veniva disegnato e dipinto in linea continua , come i circuiti circoscritti su un foglio dal VOLO DI UNA MOSCA , dipingendo in colori diversi le varie parti delimitate dal disegno sulla tela . Una pittura geroglifica con un li guaggio pittorico , di ribellione a tutto ciò che era artefatto e precostruito , una pittura che nasceva dal profondo dell'anima, dall'incoscio , una ribellione all'arte grafica di ritocco e pennellature , un modo di dipingere reazionario che io ho chiamato " MASANISMO". in onore a Masaniello il popolano della reazione del seicento napoletano . Questa arte masanista mi ha accompagnato per molti anni , risentendo in essa anche l'influenza dell'armonia pittorica della pittura figurativa presente sugli antichi vasi ceramici greci ed etruschi . Successivamente la mia ricerca si è estesa alle origini dell'essere della vita , alle forme primordiali in metamorfosi degli esseri viventi , ad una scomposizione particellare della pittura stessa. Cercando di proiettare sulla tela quelle microparticelle che sono i mattoni della vita nell'universo Maddaloni , li 29-ottobre-2015 - dott.ing. Mario Santangelo 73 Santangelo Mario Madre negra con bambini - dipinto su tela - misure: cm. 140x180 - anno 2000 Ritratto regina Elisabetta - dipinto su tela - misure: cm. 120x120- anno 2005 Ritratto di Carmine Sgambato - dipinto su cartoncino - misure: cm. 40x60 -anno 2006 Santangelo Mario Danza del sole e della luna - dipinto su tela - misure: cm. 70x100 -anno 1987 Discussioni d’amore - dipinto su tela - misure: cm. 50x70 -anno 1995 75 Santangelo Mario Forme di vita nello spazio - dipinto su tela - misure: cm. 50x70 -anno 2014 INDICEARTISTI BallaGiacomo BoccioniUmberto PrampoliniEnrico PannaggiIvo DepèroFortunato OrianiGiuseppe RhoManlio RadiceMario LiciniOsvaldo SoldatiAnastasio CapogrossiGiuseppe BurriAlberto CagliCorrado AnastasiaAntonio CacciatoriFlavio CruceriuMarius DaMontefeltroAndrea LucatoRoberto MargariFranco PerroneNino SantangeloMario ISBN978-88-941420-0-6 €30,00